Riviera nº 19 del 6/05/2018

Page 1



R

IN BREVE

06 MAGGIO - 02

la vetrina

L’EDITORIALE

DEL DIRETTORE

Vietato allattare

vrebbero senz'altro trascorso una notte insonne gli studenti dell'Università di Parma che, malauguratamente, avessero posato lo sguardo su quella madre intenta ad allattare il suo bambino. Lo shock sarebbe stato troppo forte. A 20 anni vedere un seno nudo?! Roba che non ti riprendi più. In una società che ti considera ottuso e bigotto se batti ciglio di fronte a un topless, allattare il proprio bambino un gesto sano, tenero, d'amore, in cui una donna, senza esibizione, mostra un angolino di nudità - può "urtare la sensibilità". Questa la surreale motivazione con cui una guardia giurata una guardia giurata donna - avrebbe allontanato una mamma 27enne che si era fermata sotto un porticato dell'Università di Parma e, coprendosi con la sciarpa, avrebbe attaccato al seno il figlio per saziarlo. "Un'area universitaria non è adatta a queste scene" - avrebbe riferito la guardia. Pussa via! - verrebbe da aggiungere. La notizia della cacciata di mamma e bebè ha fatto il giro del web, arrivando alle principali testate nazionali. Le scuse ufficiali dell’ateneo non si sono fatte attendere. Prendendo le distanze dal "deplorevole episodio", l'ateneo ha annunciato l'avvio di un progetto per la creazione di tre spazi all’interno dell’Università in cui le studentesse, le dipendenti, ma anche le private cittadine potranno allattare e accudire i propri bambini. Dopo la dieta ideale da seguire durante l'allattamento, spunta il luogo giusto per allattare. Ma siamo seri? Siamo finalmente usciti dagli orari rigidi delle poppate tanto che pediatri e ostetriche consigliano l'allattamento a richiesta, almeno nei primi mesi di vita, e c'è chi propone un luogo ideale per farlo? Un'area riservata come si fa per i cani? Con tutto il rispetto per i cani. Ma sì, già che ci siamo, copriamo anche le statue della Madonna che allatta il Bambin Gesù, esposte in chiesa. Potrebbero urtare la sensibilità dei fedeli. Nel frattempo buon Grande Fratello a tutti! Maria Giovanna Cogliandro

A

www.larivieraonline.com

Rosario Rocca

Nelle ultime due settimane i primi cittadini della Locride sono stati protagonisti di altrettanti presidi democratici che hanno voluto concentrare la propria attenzione sulle difficoltà a far valere il diritto alla mobilità. Ne abbiamo parlato con il Presidente del Comitato dei Sindaci della Locride e promotore delle marce Rosario Rocca, che ci ha spiegato quale sia il significato delle iniziative e cosa ci si aspetta adesso dall’immediato futuro.

“Il nostro territorio deve tornare ad essere oggetto di programmazione” I due presidi democratici non saranno fini a se stessi. L’impegno dei sindaci continuerà infatti il 2 giugno quando, in occasione della Festa delle Repubblica si tornerà a parlare delle infrastrutture come volano di sviluppo per l’Area Metropolitana.

Dopo tre anni di temporeggiamenti e perdite di tempo, ANAS ha finalmente assicurato che il ponte sull’Allaro sarà completato entro la fine del prossimo anno. Si attendono risposte certe per la LocriArdore e la Bovalino-Bagnara.

Nelle ultime due settimane i sindaci della Locride sono stati protagonisti di altrettante manifestazioni per il diritto alla mobilità. Qual è il bilancio dei due eventi? Guardando al fronte dei sindaci, dei cittadini e delle parti sociali coinvolte, riuscire creare un contesto unitario è già un risultato che getta le basi utili a risolvere il problema per il quale abbiamo protestato. In termini concreti, il vero risultato ottenuto è che abbiamo finalmente fatto chiarezza. Dopo anni di informazioni sommarie, infatti, abbiamo saputo dai rappresentanti di ANAS che il ripristino del ponte sul fiume Allaro richiederà un altro anno e mezzo e, considerato che il vero problema non è tanto il tempo necessario al completamento dei lavori, ma i tre anni persi a causa di errori di valutazione e di un’effettiva incapacità di affrontare la questione palleggiando le responsabilità da un ente all’altro, vigileremo affinché la scadenza del 31 dicembre 2019 non slitti di un altro anno, o peggio. Per quanto riguarda la questione Locri-Ardore, invece, non dimentichiamo che non stiamo richiedendo la realizzazione di un nuovo progetto, ma che venga concluso il già finanziato Lotto 2, con il quale si fa riferimento al percorso che va da Marina di Gioiosa Ionica ad Ardore. Giunti a Locri, infatti, la strada è stata interrotta senza che venissero date informazioni convincenti relativamente al perché non ci sarebbero più i fondi necessari a completare un percorso per realizzare il quale erano state già effettuate tutte le bonifiche archeologiche del caso. Con la manifestazione della scorsa settimana, venerdì abbiamo ottenuto un incontro in Regione, grazie al quale adesso possiamo fare la giusta pressione su ANAS affinché ci spieghi per quale ragione un intervento di 200 milioni crei così tante difficoltà quando nel nord Italia sorgono dall’oggi al domani varianti inutili che rappresentano un vero spreco di denaro pubblico. Se non avremo risposte concrete in merito assisteremo all’ennesima mortificazione del nostro territorio, tanto più che i cittadini non possono continuare a essere abbindolati con prese per i fondelli, ma meritano notizie puntuali. Come mai avete dato tanta importanza allo sblocco dei lavori per la Locri-Ardore? Non perché il loro completamento possa radicalmente cambiare la vita dei residenti, ma perché non riusciamo a comprendere come sia possibile realizzare il Lotto Ardore-Palizzi se non si completa questo e, di conseguenza, come si possa porre la parola fine sui lavori del Megalotto1. Per questa ragione, ad Ardore, abbiamo sottolineato la nostra volontà non di focalizzare semplicemente l’attenzione sulle incompiute, ma di imporre a chi di

competenza di rendere il nostro territorio nuovamente oggetto di programmazione. Questo discorso mi pare che si ricolleghi a quello che facevamo lo scorso anno relativamente alla realizzazione della BovalinoBagnara. Sulla vostra agenda ci sarà spazio anche per quest’altra incompiuta? Abbiamo già programmato per il prossimo 2 giugno una manifestazione dedicata alla Bovalino-Bagnara, sulla quale è calato un silenzio imbarazzante. Eppure lo Statuto della Città Metropolitana contempla lo sviluppo e la realizzazione di diverse opere strategiche per l’Area, tra le quali, oltre naturalmente all’Aeroporto dello Stretto e al Porto di Gioia Tauro, vengono elencate anche l’ammodernamento della Ionio-Tirreno e la Bovalino Bagnara. È giunto il momento che questa volontà di crescere attraverso le infrastrutture della Città Metropolitana venga finalmente soddisfatta, tanto più che la BovalinoBagnara non sarebbe utile solo alla Locride, ma anche all’intera area metropolitana, considerato che avvicinerebbe la fascia Ionica all’Aeroporto Tito Minniti regalandogli finalmente nuove opportunità di crescita e darebbe un senso anche alla ZES, che può avere ricadute positive sulla Città Metropolitana solo se tutti vi possono accedere. Ma, come avevo affermato anche lo scorso anno, la Bovalino-Bagnara rappresenterebbe anche una liberazione democratica per il nostro comprensorio, in quanto renderebbe Platì, da sempre nota per la sua chiusura morale e per i fatti di cronaca, un punto di accesso privilegiato della Locride, trasformando il paese da luogo simbolo dei sequestri di persona a ponte ideale con l’Europa. In questi termini, la manifestazione del mese prossimo vuole essere una sorta di seguito ideale alla manifestazione dello scorso anno, con la differenza che in questa occasione godremo finalmente della sinergia con i sindaci della fascia tirrenica, a dimostrazione dell’acquisita consapevolezza che solo con la sinergia possiamo raggiungere risultati concreti. In occasione della manifestazione della scorsa settimana Monsignor Oliva, come sempre sensibile in tema di sviluppo del nostro comprensorio, ha dichiarato che la mobilitazione si è resa necessaria per evitare che queste opere rappresentino il tradimento della politica nei confronti della popolazione. Ma questo tradimento non si è già consumato? Si è già consumato e si consuma da 50 anni a questa parte. Ciò che dobbiamo fare adesso è ripartire da ciò che abbiamo e la presenza di alcune figure istituzionali alla nostra iniziativa, sotto questo punto di vista, non può che essere un segnale fortemente positivo. Anche se siamo su posizioni differenti e anche se ha dichiarato di dover approfondire la vicenda, non ho potuto che apprezzare la partecipazione del senatore Fabio Auddino, che ha dimostrato che la deputazione eletta in Calabria è attenta ai bisogni del nostro comprensorio. Allo stesso modo ho gradito la presenza di Maria Teresa Fragomeni, che ha voluto metterci la faccia a poco più di una settimana dalla sua nomina ad assessora regionale sottolineando il forte senso di appartenenza alla sua Locride. Il clamore generato da presenze illustri come le loro ci ha fatto comprendere una volta i più che è dai sindaci che deve partire l’idea di rilancio del territorio, ma anche che, senza una vera sinergia istituzionale, continueremo a restare nell’isolamento in cui siamo rimasti per lunghi decenni. Ecco perché dobbiamo continuare a ricercare la sinergia con la deputazione, ma anche con la Città Metropolitana, la Prefettura, il Governo, quali che siano le loro ideologie o posizioni politiche, perché sulle opere pubbliche che vanno a colmare il gap tra Calabria e resto del Paese non possono esserci divisioni di sorta. È per questo che, il 2 giugno, conto di incontrare nuovamente Auddino e la delegazione dei 5 Stelle, ma anche i rappresentanti del mio partito, del centro destra e persino Matteo Salvini che, eletto con i nostri voti, riceverà certamente un invito a partecipare. Nonostante quanto ci hai appena raccontato non sono state poche le critiche alla vostra iniziativa e qualcuno, come spesso accade, ha affermato che la vostra sarebbe stata solo l’ennesima passerella… Chiederei a questi detrattori “la passerella di chi?”. Quella che chiamiamo volgarmente “passerella politica” è sempre finalizzata a qualcosa, ma i sindaci che hanno partecipato non sono candidati a nessun ruolo istituzionale e dubito fortemente che Giovanni Calabrese o Salvatore Fuda abbiano tentato di rastrellare voti per le Amministrative sotto il ponte a Caulonia. Mi sembra piuttosto chi fa questo genere di polemiche a voler cercare di ritagliarsi uno spazio politico, quando noi abbiamo organizzato il nostro presidio democratico come sindaci che hanno accantonato l’appartenenza ai partiti e che vogliono soltanto dare voce a una difficoltà dei nostri cittadini. Jacopo Giuca


06 MAGGIO - 04

R

attualità www.larivieraonline.com

MARINA DI GIOIOSA

Duro colpo al “teorema” che ha portato allo scioglimento del Comune

Nei giorni scorsi un decreto del tribunale di Locri ha in buona parte smentito l’impostazione dei provvedimenti di scioglimento del consiglio comunale di Marina di Gioiosa Ionica, con riferimento ai procedimenti di incandidabilità. Il tribunale di Locri ha, infatti, giudicato candidabili i componenti dell’ex amministrazione comunale, ad eccezione dell’ex assessore ai Lavori pubblici Francesco Lupis. “Il provvedimento dei giudici di Locri assesta un duro colpo a tutto l’impianto accusatorio che ha portato allo scioglimento del Comune” – ha commentato Domenico Vestito nel corso della conferenza stampa convocata lunedì pomeriggio. “Ora – si chiede l’ex primo cittadino, – se il vertice politico è estraneo a ogni collusione, su cosa poggia l’addotto condizionamento mafioso?”. E poi ha aggiunto: “Noi continueremo, accanto a Francesco Lupis, la nostra battaglia legale. Questo è solo il primo step, adesso aspettiamo il verdetto del Tar”. Nelle scorse settimane è stato, infatti, depositato il ricorso al Tar contro la decisione del Consiglio dei Ministri del novembre scorso.

REGIONE

LOCRI

Non facciamoci cogliere impreparati dall’arrivo dell’estate Nonostante i lusinghieri dati turistici fatti registrare lo scorso anno, le inefficienze delle nostre infrastrutture rischiano ancora di minare la buona riuscita della bella stagione.

Nessun concorrente per Calabrese fino alla pubblicazione delle liste

A pochi giorni dall’ufficializzazione delle liste elettorali che concorreranno alle Elezioni Amministrative di Locri, ancora non emerge il nome del candidato a sindaco che guiderà la grande colazione che vuole intimidire l’uscente Giovanni Calabrese. L’aggregazione civica, che ha unito sotto un unico (ancora inedito) vessillo diverse realtà sociopolitiche della città di Nosside, ha mantenuto il più stretto riserbo attorno a un nome che fonti interne ci avevano rivelato

essere già stato individuato, anche se le ultime indiscrezioni indicherebbero una forte contesa attorno ad almeno due esponenti del movimento politico: Antonio Guerrieri e Dario Marando. A rendere ulteriormente più confuso un quadro che resta assai complicato da decifrare, poi, ci avrebbe pensato Pino Mammoliti, secondo alcune fonti giornalistiche impegnato, all’inizio della settimana, nel ritiro della modulistica necessaria a presentare una lista elettorale al prossimo agone amministrativo, al quale, a questo punto, si aggiungerebbe una terza lista di evidente ispirazione di centrosinistra. Nonostante abbia a tutti gli effetti iniziato la campagna elettorale, poi, anche la compagine capitanata da Giovanni Calabrese rimane parzialmente nell’ombra, considerato che non tutti i nomi dei sedici candidati sono ancora stati resi pubblici.

Con l’approssimarsi della stagione estiva ci siamo domandati se la Giunta Regionale abbia approntato un piano per il turismo che possa andare a implementare i dati turistici fatti registrare dalla nostra Regione nel 2017, certamente lusinghieri ma comunque non in grado di farla scalare oltre il 15º posto tra le regioni italiane per presenze. Il nostro sistema turistico, infatti, risulta ancora fortemente lacunoso e non riesce a sfruttare appieno quel bagaglio enorme di

potenzialità che ci potrebbe tranquillamente permettere di puntare su tipi differenti di turismo, da quello montano e marino a quello religioso ed escursionistico fino ad arrivare al tanto blasonato turismo esperienziale. La regione sconta ancora grave arretratezza in ambito infrastrutturale, che è necessario favorire con investimenti mirati, una più capillare copertura del territorio e un più agevole raggiungimento delle aree interne, senza dimenticare di puntare sui nostri disgraziati scali aeroportuali, a cominciare dal metropolitano “Tito Minniti” e i collegamenti ferroviari che diventano da terzo mondo sulla fascia ionica e sui quali la regione dovrà agire di comune accordo con il resto del Paese e con l’Europa al fine di integrare anche la nostra regione nei processi di sviluppo del vecchio continente. Non possiamo dimenticare, infine, che il turismo rappresenta il tassello fondamentale della nostra economia e l’industria ad esso collegata con l’indotto che ne può derivare. Ci auguriamo dunque che la Regione si sia già attivata per dare una spinta decisiva a questa macchina in grado di generare ricchezza, produzione e occupazione stabile e di non dover rimpiangere scelte scellerate come già avvenuto in passato.



06 MAGGIO - 06

R

IN BREVE

copertina www.larivieraonline.com

ERA DI MAGGIO…

Nel ’68 anche a Siderno, Locri, Caulonia e Roccella le donne cominciarono a indossare le minigonne pretendendo di essere rispettate per ciò che erano e non per come vestivano. Ma oggi siamo tornati indietro e nonstante le donne siano più emancipate, la democrazia non lo è più.

La democrazia è andata a farsi fottere!

A cinquant’anni dal “Maggio francese”, simbolo della rivoluzione socioculturale che travolse l’Europa nel 1968, ci siamo dimenticati quanto quello spirito rivoluzionario che nascondeva una disperata voglia di cambiare abbia travolto anche la Locride. È per questo colpevole oblio se, oggi, accettiamo una società che ci costringe a sottostare al volere dei politici-padroni, mentre ormai consideriamo normale che l’esercizio democratico del voto venga negato ai comuni del nostro comprensorio. Era di maggio. Che esplosione di sole, di fiori e di colori e, soprattutto, di sogni, in quel mese di Maggio di cinquant’anni fa. Noi l’abbiamo vissuto al Sud e dal Sud, innestandolo sulla pianta delle grandi utopie della civiltà mediterranea. Non a caso siamo la Patria del Campanella e“noi” fummo “ribelli”! Fu un bel sogno, forse fugace, a tratti faticoso e che, tra alti e bassi, ci ha accompagnato per tutta la vita. A quell’epoca i contadini del mio paese erano impegnati in aspre lotte, quasi disperate, spesso isolate dagli stessi operai nonostante il nostro grido di battaglia fosse: “Nord e Sud uniti nella lotta!”. I contadini cercavano un giovane studente per scrivere, affiggere i manifesti e distribuire volantini, e così mi sono ritrovato parte attiva di un mondo che comunque era anche il mio. E da quel “mondo” non mi sono mai più staccato. In quel Maggio del ’68 ero un giovanissimo consigliere comunale del PSIUP (partito custode di una presunta “purezza” dell’idea marxista) e segretario della Camera del Lavoro di Caulonia. Niente a che vedere con i sindacati attuali, perché avevano da offrire solo tanto lavoro gratuito, viaggi a passaggi, rischi altissimi, denunce e processi a volontà! Non fu solo una stagione di sole e di fiori, ma anche di errori, a volte gravi, di superficialità e di illusioni. Ma soprattutto di conquiste. Per esempio, per la prima volta nella nostra storia le ragazze (le nostre ragazze), abbandonando tradizioni millenarie, indossarono la minigonna. Non solo a Parigi o a Milano, ma anche a Siderno, Locri, Caulonia, Roccella… Non era una cosa di poco conto perché in un epoca in cui vigeva ancora il “delitto d’onore” la donne si riappropriavano del proprio corpo pretendendo di esser rispettate per quel che erano e non per come vestivano. La nostra solare civiltà mediterranea veniva fecondata da nuove idee di libertà, uguaglianza, fraternità e di pace. Le manifestazioni ci sfibravano, ci entusiasmavano, ci riempivano di vita e di speranze. Le riunioni si susseguivano senza posa alcuna. Molto più che delle elezioni ci interessava portare la “fantasia al potere” e sognare “una nuova Umanità”. Si leggeva tanto e sicuramente male. Anche nei nostri piccoli paesi - a notte fonda - qualche

In quel maggio anche i residenti della Locride pretesero quella uguaglianza e quella pari dignità che trasformò il “voi” svolto ai nonni in segno di rispetto in un più colloquiale “tu”.

mano “anonima” scriveva con la vernice rossa: “Vietnam Libero”. Cosa portò in concreto quel movimento? Qualche esempio: In quel periodo chiuse la vecchia mutua di Siderno destinata ai “poveri” e l’ospedale di Locri conobbe il suo momento migliore; si incominciò a discutere di medicina preventiva, medicina di base, di consultori. Le nostre lotte avevano contribuito a rendere il sistema sanitario “universale” e gratuito. Per la prima volta nella storia i figli dei lavoratori incominciarono a frequentare le scuole superiori, che diventavano di massa. Sorse istituti tecnici in tutta la Locride, soprattutto a Siderno e anche i licei si aprirono alle classi “popolari”. Era l’Uguaglianza attraverso l’istruzione. E “noi” pretendemmo, oltre all’uguaglianza, anche la pari dignità: a partire dal ’68, anche nei nostri paesi, gli anziani cominciarono a essere chiamati col “tu” persino dai bambini nati in famiglie agiate. Non era questione dell’abuso di un “pronome”, ma di pari dignità. Quel mondo crollò sotto i colpi di maglio che siamo riusciti a infliggere e la gente comune pretese di contare al pari del parroco, del proprietario terriero, del professionista, del pretore, del sindaco o del maresciallo dei Carabinieri. Non volevamo sentir parlare di guerra perché avevamo ancora la puzza orrenda delle persone bruciate nei campi di concentramento. Insultare una persona perché “straniera”, “ebrea”, “zingaro” o “sciancata” sarebbe stato per noi una inaccettabile vergogna. Vorrei dire ai nostri ragazzi: quando pensate al “68” non pensate solo a Parigi, Roma, Milano, Berlino o Londra, ma anche alla Locride, anzi, a ognuno dei nostri paesi. San Luca, Africo, Platì hanno avuto ottimi sindaci e sono stati protagonisti di entusiasmanti lotte per il cambiamento. Adesso a San Luca non si vota! Il consiglio comunale di Platì è stato sciolto come lo è stato la precedente amministrazione comunale di Africo. La democrazia è andata a farsi fottere! Provo sconforto quando penso che a San Luca il Prefetto (ripeto il Prefetto) promuove la manifestazione “San Luca in campo. Un anno dopo” escludendo la gente del Paese (tra cui il parroco) nel silenzio vile della “politica” calabrese. E le presunte (molto presunte) lotte antimafia sono le uniche manifestazioni che si svolgono nella nostra terra perché hanno il compito di sviluppare una difesa tour court dell’ordine costituito. La ‘ndrangheta è diventata alibi perché nulla cambi. Non in mio nome direi oggi come 50 anni fa! Il mugugno ha sostituito l’impegno! Non sono un nostalgico anche se mi sono lasciato andare ai ricordi. Perdonatemi. So bene che quello girato 50 anni fa non è stato un film a colori anche se oggi, guardandomi intorno, il colore dominante mi sembra il grigio e la temperatura è quella delle giornate brutte dell’inverno. Temo di diventare come tutti gli anziani che rimpiangono i tempi perduti ma che in verità hanno nostalgia della loro giovinezza. Tuttavia, quando vedo la gente chiusa nel proprio egoismo, mentre la nostra sanità va a pezzi e a Locri si “allagano” i documenti, forse, perché nessuno possa vederli, sono io a porre qualche domanda: vi piace questa nostra società che vi circonda? Vi piace la guerra scatenata contro gli ultimi? Approvate la tendenza in atto e che ai ricchi sia permesso di diventare sempre più ricchi mentre i poveri sono sempre più soli? Non temete di sentirvi complici del fatto che la dignità dei deboli venga calpestata ogni giorno? Non avete nulla da dire sul fatto che Salvini - ripeto, Salvini! - ci rappresenti in Senato? A me questa Italia e questa Calabria di vitalizi, strutture, parassitismo, politica e spettacolo, onestamente, non piace. A volte mi rifugio nei versi del Pascoli: “È, quella infinita tempesta, finita in un rivo canoro./Dei fulmini fragili restano cirri di porpora d’oro”. Ilario Ammendolia


LA POLEMICA

La scorsa settimana Massimo Giletti è tornato a parlare di Calabria, pretendendo di imputare le colpe dell’arretratezza della nostra terra agli amministratori locali, che permettono ai mafiosi di far pascolare liberamente le proprie mucche a discapito degli imprenditori onesti. Il servizio ha giustamente scatenato l’indignazione di Rosario Rocca, che ritiene che le difficoltà nell’affrontare il problema vacche sacre sarebbero invece imputabili a un altra categoria di politici.

Giletti perde il pelo, ma non il vizio risiamo. Il paladino dell’informazione senza paura Giletti torna a parlare della Calabria e intavola I primi cittadini, CiMassimo un intervento alla fine del quale, in maniera studiata, emergere una volta di più l’irredimibilità della secondo il possa nostra terra. Anche se il lupo ha perso il pelo (dal salotto “L’Arena” Rai siamo passati a “Non è l’Arena” su Presidente del deLa7) il vizio non è andato perduto e, benché la sanità e gli atterraggi in elicottero in pieno centro siano ormai passata, a farla da padrona sono sempre le stortuComitato dei acqua re di cui la nostra terra si rende protagonista. di cui si è parlato questa settimana è quello Sindaci della Ildellefenomeno vacche sacre, proprio in questi mesi oggetto di un di vite da parte della prefettura di Reggio Calabria Locride, sono giro che pare stia dando ottimi risultati. Ma all’informazione che deve far incazzare di Giletti questo particolare non soprattutto quando si hanno a disposizione due l’ultimo baluardo interessa, imprenditori vessati dalle mafie, Bruno Bonfà e Nino e due sindaci da mettere sulla graticola, dello Stato sui Cento, Giovanbattista Bruzzaniti, di Samo, e Stefano di Caraffa del Bianco. Con il procedere della trasmissione, i toni del conduttore territori e, come Marrapodi, di La 7 nei confronti dei due primi cittadini, già aspri in sono divenuti di vero e proprio astio, fino a far confermato apertura, passare l’idea, giustamente applaudita con entusiasmo pubblico a comando presente in studio, che i due rapdall’ex dal presentanti fossero conniventi o, comunque, non adeimpegnati nelle attività di contrasto all’odioso fenomeno del pascolo abusivo. E così, mentre l’Italia amministratore guatamente si indignava per le condizioni in cui pretende colpevoldi continuare a vivere il nostro comprensorio, la Ernesto Riggio, mente Calabria spettatrice lo faceva per l’ennesimo messaggio e parziale che veniva riservato alla nostra regiosono sempre sbagliato ne, chiedendosi il perché di un servizio così scadente e rabbioso nei nostri confronti. farsi questa domanda di certo è stato il Presidente del stati in contatto AComitato dei Sindaci della Locride Rosario Rocca che, mercoledì mattina, sulla propria pagina Facebook, ha con la Prefettura postato un argomentata riflessione sull’ospitata dei suoi in TV, sottolineando quanto assurda fosse l’idea per cercare di colleghi di un accordo con le mafie da parte dei due primi cittadini per chi, come lui, li conosce in prima persona. Con la dei tempi televisivi, le repliche di Bruzzaniti e risolvere il scusa Marrapodi, tutt’al più colpevoli di non aver previsto di dare risposte brevi, sono infatti state tagliate con problema. dover l’accetta, facendo credere al pubblico che un sindaco che non scende in campo in prima persona per cacciare i bovini a schioppettate dagli orti della povera gente non stia facendo abbastanza. Eppure, come ci ha raccontato l’ex primo cittadino di Bivongi Ernesto Riggio, è proprio dai sindaci che sono partite le numerose iniziative per arginare il fenomeno delle vacche sacre e non è certo per causa loro che le collaborazioni con la Prefettura sono state interrotte bruscamente. «Sulla scorta delle proteste dei contadini e degli agricoltori che risiedevano nel territorio di mia competenza, - ci ha raccontato Riggio, - tra il 2005 e il 2006 ho aperto personalmente un canale di dialogo con la Prefettura affinché si prendessero provvedimenti nei confronti delle vacche sacre, che stavano arrecando danni enormi ai vigneti della nostra zona. La risposta del Prefetto fu positiva e vennero impiegate diverse compagnie di Carabinieri per supervisionare la zona e, come previsto dalla legge, abbattere gli animali se si avvicinavano troppo alle strade costituendo così un pericolo per l’incolumità dei cittadini». Nonostante i risultati immediati, tuttavia, l’azione congiunta di Amministrazione e Prefettura ebbe vita breve.

«Alla notizia dell’abbattimento di un paio di bovini, - continua infatti Riggio, - le associazioni animaliste insorsero facendo pressione affinché gli animali non venissero uccisi. L’intera operazione di contrasto al fenomeno, con l’impossibilità di adottare la soluzione estrema, divenne di fatto perfettamente inutile nell’arco di poche settimane, perché gli animali, abituati a pascolare liberamente, si comportavano come delle grosse capre, in grado di saltare e nascondersi con un’agilità inimmaginabile o comunque sufficiente a farle fuggire dai tentativi di cattura». La totale omissione di questo resoconto sarebbe sufficiente da sola a far comprendere quanto Giletti, che pure ha dedicato un’intera ora del suo programma a questo argomento, abbia voluto ridurre all’osso la faccenda, ritornando sull’atavica omertà dei Calabresi e ignorando le difficoltà burocratiche e le problematiche a cui i nostri sindaci devono fare fronte ogni giorno per cercare di affrontare anche i più ridicoli problemi. Ma, come affermavamo in apertura, il servizio trasmesso su La7 ha anche dell’estemporaneo, considerato che proprio in queste settimane la Prefettura ha avviato delle operazioni di contrasto ai pascoli abusivi su assist proprio di un sindaco della Locride. «Già l’anno scorso avevo più volte messo sul tavolo il problema delle vacche sacre in qualità di sindaco di Benestare - ci racconta infatti Rosario Rocca. - Ricordo che si era discusso anche in merito all’emanazione di un’ordinanza che imponeva l’abbattimento di questi bovini ma che, in sede di pubblicazione, era emerso un problema che ne impediva l’applicazione da parte delle forze dell’ordine per non so quale problema di carattere normativo. Più di recente ho discusso della questione anche nell’ambito del Comitato per l’ordine e la sicurezza, ottenendo dal Prefetto che questo genere di attività venisse introdotto nelle operazioni di controllo del territorio denominate focus ‘ndrangheta. C’è da dire che, a causa della scarsità di mezzi a disposizione delle forze dell’ordine, che spesso si dovevano arrangiare con mezzi di fortuna, ogni denuncia o segnalazione in merito alla presenza di vacche sacre non ha avuto riscontro, tanto più che, ho scoperto recentemente, il reato di pascolo abusivo è stato depenalizzato e, nei rari casi in cui i proprietari dei bovini sono stati colti in flagrante, se la sono cavata con una sanzione amministrativa. Con l’azione più concreta condotta dal Prefetto nella Piana di Gioia Tauro continua Rocca, - contiamo di far estende-

re l’attività di controllo anche nella Locride, dove il fenomeno è meno invasivo ma comunque assai esteso, e il problema va affrontato con urgenza. Ciò che i sindaci non sono stati in grado di riferire a Giletti e che stiamo pianificando una riunione in Prefettura per poter affrontare l’argomento e analizzare le proposte utili a interrompere questa odiosa pratica. Già solo questo dato dovrebbe essere sufficiente a dimostrare che Bruzzaniti e Marrapodi non hanno rapporti con i locali di ‘ndrangheta, ma mi si permetta di dire che ho trovato doppiamente odioso l’atteggiamento del conduttore di La7 che, ignorando le problematiche legate agli aspetti normativi o alla mancanza di mezzi, ha messo sulla graticola due sindaci (che dovrebbero essere intesi come parte del fronte democratico che cerca di arginare il problema) colpevoli di non girare per il proprio paese ad abbattere animali vaganti come se fossero sceriffi.» Come troppo spesso accade, insomma, anche in questa occasione la stampa cerca colpevolmente di far passare un messaggio non veritiero nei confronti di una parte della popolazione ingiustamente criminalizzata. «È un atteggiamento - continua Rocca, - che sfrutta il format utilissimo del giornalismo d’inchiesta senza approfondire adeguatamente tutti gli aspetti della vicenda analizzata. Se non si compie questa operazione di approfondimento, tuttavia, non si può pretendere di fare chiarezza e tracciare un percorso che individui la soluzione del problema, ma ci si limita a cercare uno pseudo colpevole e a sparare nel mucchio. Il format di Giletti, in questo senso, finisce con l’essere controproducente proprio per l’azione di contrasto attuata dalla Prefettura e dalle amministrazioni locali, perché fa passare il messaggio che la Calabria non può progredire a causa di sindaci incapaci. Un sindaco non può, in alcun caso, passare per la controparte di un imprenditore che ha ricevuto minacce. È una mistificazione dei fatti. Durante la trasmissione si è tentato di dare ai primi cittadini una colpa che, a parer mio, sarebbe più che altro da ricercare tra i parlamentari che hanno proposto di depenalizzare il reato di pascolo abusivo e tra quelli che hanno votato a favore di questa proposta di legge senza pensare che, al meridione, il fenomeno delle vacche sacre è una delle manifestazioni più diffuse del dominio delle mafie sui territori». Ancora una volta, insomma, l’informazione relativa alla nostra terra preferisce dare spazio agli stereotipi, rendendo attuale una volta di più la tragica massima di Corrado Alvaro giustamente ripresa da Rocca nella sua riflessione: “La disperazione più grave che possa impadronirsi d’una società è il dubbio che vivere onestamente sia inutile”. Jacopo Giuca


06 MAGGIO - 08

R

intervista www.larivieraonline.com

L’appello di Tiziana e dei suoi amici ai giovani della Locride: "Non mollate mai, se avete un sogno e volete costruire qui il vostro avvenire, credeteci. Nel momento in cui ci si impegna definitivamente un intero flusso di eventi sgorga dalla decisione presa sollevando ogni genere di imprevisti favorevoli, incontri e aiuti materiali che nessuno avrebbe mai immaginato che avrebbero incrociato il proprio cammino”.

Samo sacra è la speranza

Dopo la puntata di "Non è l'Arena" di Massimo Giletti in cui è stata descritta la Samo delle vacche sacre, infarcita dei soliti luoghi comuni sulla Calabria e sul Sud, ci siamo recati personalmente nel piccolo comune della Locride. Davanti ai nostri occhi si è spalancato un mondo che, guarda caso, alle telecamere di La7 è sfuggito. Abbiamo incontrato Tiziana e i suoi amici che ci hanno mostrato il vero volto di Samo: quello della gente onesta, laboriosa, con il cuore pulito e le mani sporche di terra, la terra dell'Aspromonte.

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO entre il re dell'Arena, che arena più non è, prolungava un piacere indefinibile, che aveva qualcosa di ripugnante in quella lenta immersione, scalino dopo scalino, verso l'abisso in cui si vuole piazzare la Calabria, a Samo cinque ragazzi facevano a cazzotti con la rabbia. La Samo tracciata da Giletti in un'arena trasformata nella peggiore sputacchiera non è la Samo in cui sono cresciuti e in cui vivono quotidianamente. "Le telecamere di La7 hanno mostrato un' immagine deforme - ci racconta Tiziana Pizzati, 27 anni - quella che è trasparsa non è la vera Samo. Qui non si vive il clima di paura e di sottomissione che ha voluto descrivere l'inviata. I ragazzini che si sono dileguati di fronte alla telecamera, scappavano per vergogna. Non sono abituati alle telecamere e ai giornalisti. A Samo non siamo 'ndranghetisti, nè tantomeno omertosi. Qui non ci sono persone arrestate per associazione mafiosa. La gente dorme con le chiavi attaccate alla porta, lascia le auto aperte con le chiavi inserite. Non si vive quel clima di terrore che ha lasciato intendere il signor Giletti. La giornalista è venuta a Samo in un giorno feriale durante l'ora di pranzo, non sabato o domenica quando magari ci sarebbe stato più movimento. Noi lavoravamo quel giorno, non saremmo scappati, avremmo raccontato la Samo reale. Tra l'altro, non erano neppure cittadini di Samo alcuni tra gli intervistati. La nostra comunità non si merita questo". È indignata Tiziana e con lei il resto del gruppo con cui da due anni ha fondato la cooperativa "Aspromonte". Un gruppo formato da cinque giovani instancabili e pieni di speranze: oltre lei, Mariantonietta Bonfà, Vincenzo Carrà, Vincenzo Ferraro e Antonio Micchia. Insieme vogliono creare una reale opportunità lavorativa e di sviluppo per il loro territorio, soprattutto per l'antica Precacore: il loro sogno è quello di far letteralmente rivivere il Borgo, parzialmente distrutto dopo il terremoto del 1908. Altro obiettivo è quello di far conoscere e mantenere vive le loro tradizioni, promuovendo anche i prodotti tipici. A questo proposito la prossima estate avvieranno un laboratorio di prodotti biologici, primo tra tutti il liquore di mirto. Di recente, hanno inoltre contribuito a importanti progetti, tra cui “Il Telaio nell’Aspromonte”, in collaborazione con l'Ente Parco guidato da Giuseppe Bombino, che da sempre si batte per il riscatto della nostra montagna, un progetto ideato per conservare e promuovere questa antichissima arte che ha reso Samo, nei secoli scorsi, e fino a pochi anni fa, un’eccellenza. Un'idea che ha illuminato l’Aspromonte con dimostrazioni pratiche, anche nelle scuole, sulla trasformazione della ginestra e il lino in fibre tessili e dunque in filati pronti per essere tessuti, fino alla ‘ncannatura del filo. Lo scorso marzo, invece, sempre in collaborazione con l'Ente Parco, hanno collaborato alla realizzazione di un workshop di progettazione per innovare e valorizzare il borgo antico di Precacore. I lavori hanno coinvolto oltre trenta progettisti con competenze diverse: architetti, conservatori, ingegneri, agronomi, dottorandi, dottori di ricerca e professori dell'università Mediterranea di Reggio Calabria. "Abbiamo sperimentato l'ospitalità diffusa - ci racconta Tiziana - i 30 partecipanti al workshop hanno pernottato nelle case messe a disposizione dalla gente di Samo, mentre la nostra cooeprativa ha provveduto a preparare pranzo e cena. Abbiamo messo in campo i valori che ci contraddistinguono: la genuinità, l'affetto, la condivisione. Il clima che si vive a Samo è questo. Siamo l'esempio di una Calabria onesta, che lavora sodo e non si arrende. Nei questionari anonimi che abbiamo sottoposto ai progettisti, c'erano messaggi di gratitudine: ci hanno confessato di essersi sentiti trattati come amici. Hanno percepito che per noi quell'accoglienza diffusa non è stato un lavoro ma una gioia". Di questa Samo fresca e pulita nella trasmissione di Giletti non vi è traccia. A "Non è l'Arena"

LA SETTIMANA

M

si è preferito trastullarsi nella solita brodaglia di luoghi comuni sulla Calabria, lanciando gli usuali ipocriti buoni propositi che, da anni, nascono e muoiono negli studi televisivi. In quei ring, dove la Calabria finisce sempre al tappeto, sono più i particolari che vengono taciuti di quelli rivelati. Per esempio, Giletti si è dimenticato di dire che l’imprenditore Bruno Bonfà si reca sporadicamente a Samo, vive sotto scorta ma a Roma. La cosa strana è che il fratello che, invece, vive stabilmente a Samo e si occupa dell'azienda di famiglia e di quei terreni, in cui a "Non è l'Arena" si è detto pascolino liberamente le vacche sacre, non ha una scorta. Dettagli volutamente glissati? Ma torniamo ai nostri ragazzi. Prima di lasciarci, Tiziana e i suoi amici ci tengono a lanciare un appello ai giovani della Locride e del Sud in generale: "Non mollate mai, se avete un sogno e volete costruire qui il vostro avvenire, credeteci. Quando siamo partiti non sapevamo cosa ci aspettasse e la strada è ancora in salita, ma possiamo affermare con convinzione che nel momento in cui ci si impegna definitivamente un intero flusso di eventi sgorga dalla decisione presa sollevando ogni genere di imprevisti favorevoli, incontri e aiuti materiali che nessuno avrebbe mai immaginato che avrebbero incrociato il proprio cammino. Iniziate il vostro percorso e vi sorprenderete di scoprire quante cose belle possono accadere. Grazie all’amministrazione comunale di Samo e soprattutto al Parco Nazionale dell’Aspromonte, nella persona del Presidente Giuseppe Bombino. Concludiamo con un suo pensiero che sentiamo anche nostro: Vogliamo essere presenti, apparire alla storia e restare nella storia per ciò che siamo veramente: una comunità onesta e laboriosa, con il cuore grande e le mani sporche di terra, quella terra d’Aspromonte che amiamo tanto e che fa parte della nostra anima".

La notizia della donna disabile maltrattata e derubata della pensione da madre e fratello a Belmonte è stata trasmessa dal TG3 Calabria infangando una volta di più Siderno, considerato che le immagini trasmesse a corredo erano del corso della Repubblica e del Borgo superiore della nostra città!

“Accipicchia, qui c'è un teatro fantastico. Siderno, Siderno, trascurato come te”. Questo lo stacchetto che immaginiamo abbiano intonato le caprette che mercoledì hanno scelto l'area del teatro comunale per un break “culturale”. Vedere il teatro ridotto a pascolo non può che procurare amarezza e sconforto.

Il Movimento Italia del Meridione e il Consigliere Regionale Orlandino Greco hanno realizzato un’iniziativa che, attraverso una proposta di legge, nelle prossime settimane coinvolgerà l’intera regione Calabria relativa alla necessità di mettere in campo dei provvedimenti che prevengano gli incendi estivi.

Questa settimana è nato il progetto civico “Caulonia rialza la testa!”, che ha l’ambizione di rivoluzionare la politica cauloniese spazzando via i vecchi metodi e portando all’amministrazione del comune capacità e competenze. Nel direttivo Suely Di Marco, Gloria Petrolo, Maria Teresa Niutta e Mirko Maiolo.



06 MAGGIO - 10

R

Questo spazio è riservato a te. 1200 battute per lamentarti o complimentarti con noi, fare segnalazioni, raccontarci le tue esperienze, potrai inviarci foto degli scorci del tuo paese o video se hai un talento nascosto. Saremo lieti di risponderti pubblicamente, daremo voce al tuo pensiero e ti daremo visibilità sui nostri social. Sii parte integrante di questa realtà

scrivici

Luci

Poesia dedicata ad Alice nata il 2 maggio

Ogni vota chi 'nto mundu, veni fora 'n'attra luci, quasi quasi mi cumpundu, penz' 'a vita quant'è duci e quant' esti meravigghja, gliù momentu di magìa, quandu 'llarga 'na famigghja, quand' 'u cori si ricrìja mentri vidi gliù trisoru, glià facciumi picciriglia, 'n attru frati, 'n' attra soru, 'n'attra luci, 'n'attra stiglia chi risplendi 'nta 'sta terra, chi ti 'nnorba a poc' a pocu, ch'esti paci, non è guerra, acqua chjara sup' 'o focu chi rifrisca cor' e testa, chi ti sarba d'ogni cruci, chi ti faci fari festa, quandu veni 'n'attra luci.

www.larivieraonline.com

larivieraonline@gmail.com

Davide in gita scolastica

La straordinaria gita scolastica di Davide, meraviglioso ragazzo down che ha dimostrato di essere perfettamente integrato con i suoi compagni quando gliene è stata data la possibilità.

Giovanni Ruffo

IN RICORDO DI FRANCO LOMBARDO

Il sogno meraviglioso Ciao Franco, mi manchi tanto. In questo mondo falso, fatto solo di conoscenze e non amici, tu eri un grande fisicamente e sentimentalmente. Ragazzo buono, bellissimo, forse un po’ fragile, come quasi tutti, eri forte nei valori e nei sentimenti veri. In amicizia abbiamo condiviso tutto, mangiato nello stesso piatto. Eravamo una sola persona. Potevo girare le spalle e tu eri lì a osservarmi; mi giravo e mi salutavi sorridendo finché non andavo via. Volevi stare tanto con me e lo stesso valeva per me. Il sogno di questa notte era lunghissimo. Non so quante ore, ma bellissimo. Ho sognato una parte della vita passata insieme, la nostra amicizia, anzi no, fratellanza. Per me e per te eravamo fratelli orgogliosi di aver passato quasi una vita assieme. Non abbiamo mai litigato, magari qualche piccola incomprensione, ma subito dopo ti mettevi a ridere. Mi conoscevi molto bene. Progettavamo il prossimo viaggio. Ricordo il giorno del tuo matrimonio con la bellissima Franca, in una chiesetta delle Marche dove tu vivevi per motivi di lavoro. Ti osservavo tanto, quasi geloso del poco tempo che successivamente avremmo passato insieme e, invece, ne siamo usciti più legati con le rispettive famiglie, su e giù per l’Italia. Mi volevi bene e te volevo anche io. Tanto! Un bene vero e senza interessi, mentre oggi solo conoscenze più false che buone. Un destino crudele ti ha portato via dalla tua cara e adorabile moglie Franca, dalla tua bellissima figlia Alessia, da tua madre e dalle tue sorelle Teresa e Tiziana. La vita, a volte, e così crudele con chi merita di rimanere per godersi i familiari. Ora ti tengono compagnia le stelle nel silenzio della notte. Ciao gigante buono. Ci manchi tanto! Dal tuo caro amico fraterno. Giuseppe Belligerante

Anche se nel mondo scolastico c’è una forma di discriminazione, e gli ultimi avvenimenti purtroppo lo manifestano, Davide è integrato perfettamente con la sua classe e tutto l’Istituto Tecnico Commerciale G. Marconi Siderno. L’opportunità di essere presente in questo viaggio mi ha dato conferma che Davide, nel gruppo, assume un ruolo aggregante, una positiva malta cementizia. Un viaggio d’istruzione nella splendida Sicilia: Trapani, Mothia, Saline, Marsala, Erice, Terrasini, Palermo. Il viaggio è stato atteso con manifesta gioia da parte di Davide e, nel contempo, tanta ansia da parte mia. Proprio per favorire un senso di autonomia, mi sono tenuta distante il più possibile e lasciato libero con i suoi compagni… Un viaggio bellissimo in cui mi sono goduta semplicemente mio figlio. Una conquista in più, istanti di felicità grazie al suo carattere gioioso e positivo… Vedere Davide più gratificato in quello che fa, non ha prezzo! Le sue capacità piano piano si rafforzano… la strada è lunga ma sono fiduciosa perché esiste un tessuto sociale intelligente e sensibile, vera speranza, rispetto a esempi negativi che spesso vengono dal mondo dei cosiddetti ‘normali’. Tutto il gruppo, composto da due classi, insieme ai professori, si è dimostrato maturo, affettuoso, corretto e splendidamente integrato con Davide. Davide non ha l’amico del cuore, quello con cui condividere momenti di allegria, felicità e spensieratezza, ciononostante riversa l’amore verso tutti e, proprio questo non limitare ma estendere l’amore a tutti, mi riempie di una gioia incommensurabile.

Gli amici spesso ci riempiono la vita di insegnamenti. A volte ci innalzano, altre volte ci deludono. E anche se sono a volte contingenti, voglio fare un plauso particolare ad Alessandro, Marco, Antonio, Amici speciali di Davide che, con il loro incantevole legame, mi hanno fatto toccare il cielo con un dito. Non per piaggeria, ma sento dal profondo del cuore di ringraziare la Dirigente Clelia Bruzzì, le insegnanti di sostegno, i professori e tutti gli altri ragazzi che con molto affetto hanno seguito Davide nell’esperienza. Giovanna Lombardo

In ricordo di Vincenzo Caro nonno, ti vorremmo dire tante cose, per esempio raccontarti di quando eravamo piccolini e con il tuo sorriso riempivi le nostre giornate di tanto amore o dei bei lunghi discorsi fatti insieme… le serate passate a giocare a carte. Quando ci dicevi “Ti dassavi u vinci apposta”. Quando, affacciandoti dal balcone, ci davi sempre raccomandazioni su quello che facevamo. Quante volte ci hai accompagnato a scuola riportandoci a casa sempre con qualche regalino. E, intanto, noi crescevamo… con te al nostro fianco era tutto più bello. Poi ci sono anche i tuoi nipotini più piccoli: Pio, Fatima e Vincenzino, che non ti hanno potuto vivere abbastanza per colpa di quel brutto male che ti ha strappato da noi troppo presto e non hanno potuto assaporare appieno la bontà del tuo cuore ma, giocando insieme a te, ti rendevano le giornate meno dolorose. Avremmo ancora tante cose da dirti, ma non ce n’è bisogno, tu sei nei nostri cuori e lì rimarrai per sempre. Ti siamo stati accanto fino all’ultimo respiro… mano nella mano. E anche se non riuscivi a parlare… ci parlavano i tuoi occhi… pieni d’amore… come sempre. Continua a sorriderci da lassù caro nonno… e ogni qualvolta vedremo brillare nel cielo la stella più luminosa sapremo che sei tu… ti amiamo, nonnino, e ti ringraziamo per tutti i preziosi valori che ci hai trasmesso. Il nostro non è un addio, ma un arrivederci… con amore immenso, i tuoi nipoti Mariangela, Salvatore, Alessia, Vincenzo, Melania, Pasquale, Vincenzo, Pasquale… Pio, Fatima e Vincenzino

Annuncio

Privato vende fabbricato di 180 metri quadrati con possibilità di costruirvi un piano superiore da adibire ad appartamenti. L'immobile si trova di fronte all'I.P.S.I.A. di Siderno. Per informazioni rivolgersi al numero 0964/381254





06 MAGGIO - 14

R

rubriche www.larivieraonline.com

LO ZIBALDONE

L'è tutto sbagliato, l'è tutto da rifare Puntuale come la scadenza della cambiale – i giovani probabilmente non la conoscono ma i loro genitori, nella quasi totalità, sono ricorsi a tale strumento per l'acquisto di ogni genere (nel diritto italiano, è un titolo di credito la cui funzione tipica è quella di rimandare il pagamento di una somma in denaro. In Italia la disciplina principale è contenuta nella legge cambiaria - Regio Decreto del 14 dicembre 1933, n. 1669), si è tenuto il concertone del primo maggio. Parata di artisti o, novelli Carneade, pseudo e sconosciuti. Insieme per celebrare la festa dei lavoratori o del lavoro. Non l'ho ben capito. In piazza San Giovanni, a Roma, c'erano moltissimi giovani, la quasi totalità estranei al mondo del lavoro. Con molta probabilità erano presenti molti rider – anglicismo per definire i fattorini che in bici o motorino consegnano il cibo a domicilio e vengono pagati € 3 a consegna-, molti che lavorano nei call center, Ma per l'Istat risultano occupati. Infatti, allo stato attuale è classificato come “occupato” chiunque, di età superiore ai 14 anni, abbia lavorato almeno un’ora nella settimana di riferimento, a fronte di una retribuzione. È, invece, considerato “disoccupato” chi soddisfa tutti i seguenti requisiti: non è “occupato” in base alla definizione precedente; ha cercato attivamente lavoro nelle quattro settimane precedenti la settimana di riferimento dell’indagine; è disponibile a lavorare nelle due settimane successive alla settimana di riferimento. Gli altri sono inattivi. Dalle definizioni sopra riportate, risulta evidente che la definizione di “occupato” tende ad essere molto ampia, mentre la definizione di “disoccupato” piuttosto ristretta, e questo può implicare che il tasso di disoccupazione sottostimi lo

stato di salute del mercato del lavoro. Mi ricordo Luciano Lama, la sua pipa, mirabile pendant con l'altra famosa e familiare, quella dell'amato Sandro Pertini. Mi ricordo la partecipazione di circa tre milioni di persone al Circo Massimo nel 2002 che risposero all'appello di Sergio Cofferati per la difesa dell'art. 18, allora minacciato dal governo Berlusconi. Mi ricordo le mobilitazioni di massa, la difesa strenua dei diritti inviolabili della dignità della persona, della libertà dal giogo del ricatto (cantava Giorgio Gaber che la libertà è partecipazione). Panem et circenses. Secondo Giovenale, il pane e il divertimento erano tutto ciò che desiderava ormai il decaduto popolo romano. Ora, purtroppo, invece di dare il panem, il lavoro, ci si limita a dare gratis il circenses, tanto che, invece di chiamarlo primo maggio lo si potrebbe definire primo omaggio. Generalmente, una festa è organizzata in favore di un particolare invitato, ma con la tristezza nel cuore, constato che, purtroppo, la persona più importante (il lavoro) è sempre più assente. Il Giro d’Italia del 2018 partirà da Israele. Gino Bartali è stato riconosciuto da Israele come ‘Giusto tra le Nazioni’. Un uomo pio, il peso della cui gloria non aveva scalfito minimamente umiltà, altruismo, coraggio. Gino continuava a pedalare, anche quando non era in gara. Non lo faceva per se stesso: nascosti nel tubolare della propria bici c’erano documenti che avrebbero salvato migliaia di ebrei da una deportazione nazista che in pratica avrebbe significato morte. Caro Gino, ricordo una tua tipica espressione, da toscanaccio: l'è tutto sbagliato, l'è tutto da rifare. Purtroppo, è di una sgomenta attualità. Tonino Carneri

CALABRESE PER CASO

Ultimi ma contenti… Il paradosso della sconfitta na volta la sanità: ultimi in Europa. Una volta l’occupazione giovanile: ultimi in Europa. Oggi la svolta: affidarci ad una Zes. Ora, per carità, chi mette in dubbio la bontà, e la sincerità, di ridefinire in termini competitivi un territorio. Tuttavia, Zes o non Zes partiamo da una certezza: siamo ultimi. E non si tratta di un momento del campionato di calcio nel quale si spera di poter risalire una classifica che condanna solo temporaneamente. Si tratta di quella che viene definita in termini generali come brand reputation, ovvero una condizione che si riferisce ad istituzioni che vorrebbero mirare ad esprimere un’identità competitiva, cioè a dotarsi a premessa di ogni volontà di crescita, di una reputazione territoriale che in termini economici uno Stato, come una regione dovrebbe avere. Al di là di ogni analisi macroeconomica, pur leggendo di eccellenze a vario titolo spese sui giornali o di progetti di Zone economiche speciali, sembra che magicamente la Calabria sia destinata a diventare una sorta di Dubai del Mezzogiorno, offrendo incentivi e condizioni economiche vantaggiose alle imprese esistenti sul territorio e a quelle che vi vorranno investire. Nessuna critica alle buone intenzioni del legislatore e del governo che ne ha emanato di recente il decreto attuativo, ci mancherebbe. Tuttavia mi chiedo a quali imprese ci si intende rivolgere e all’interno di quale piano imprenditoriale ci si voglia riferire, soprattutto guardando alla Calabria e alle sue possibili Zes in termini di capacità competitiva dal momento che né l’industrializzazione né una agricoltura di nuova concezione sono state riconsiderate all’interno di un modello economico che ancora oggi

U

D’amore e d’onore Lina è seduta sulla piccola veranda della sua casa sul lungomare del suo paese della Locride. Davanti a lei il mare cristallino della primavera inoltrata. Ha i capelli bianchi che una dolce brezza mattutina li accarezza dolcemente. Le sue mani non sono più quelli di un tempo. Ora tremano. Intorno a Lina corrono i suoi nipotini. In gioventù i ragazzi facevano a gara per cogliere lo sguardo di Lina. Ma Lina si girava solo quanto passava Mario. Quel giovanotto, che le aveva rubato il cuore, ha ricambiato per molto tempo. I due si sarebbero dovuti sposare. Questo fino a quando, un giorno di fine estate, Lina lo ha affrontato mentre Mario si trovava seduto in uno dei bar del paese, quello che sta nella piazzetta. Lina ha bisogno di capire se quello che ritiene essere il suo fidanzato ha intenzione o meno di portarla all’altare. Mario fa il gradasso e la deride davanti ai suoi amici. Davanti al paese. Lina si vede crollare addosso il mondo. È una ragazza caparbia. Non si arrende e ritorna a parlare con Mario. Non accetta di essere disonorata. E colpisce il giovane con un coltello. Non riescono a fermarla. Chi si mette in mezzo viene anche lui colpito. Lina ha lavato il disonore con il sangue. Nel giro di pochi minuti tutto il paese conosce la storia di Lina e Mario. Chi può aggiunge qualche dettaglio. Spesso a sproposito. Il giorno dopo tutti a leggere la cronaca del fatto che riporta il giornale del mattino, che si fa a gara a comprare, aspettando l’arrivo presso l’edicola della stazione. Quella che è la prima, ogni mattina, ad aprire i battenti per i viaggiatori che prendevano il primo treno. Qualche mese più tardi davanti alla Corte di Assise

sopravvive all’ombra di se stesso. Creare una Zes richiede non solo una chiarezza delle capacità produttive e di valorizzazione delle risorse territoriali. Essa richiede un livello di infrastrutturazione che abbatta tempi di lavorazione e di distribuzione dei beni prodotti che di fatto non sono paragonabili alle possibilità offerte da altre realtà nazionali e mediterranee. Non solo. La stessa qualità della vita in termini di servizi non mi sembra così fortemente attrattiva al punto da far si che – al di là dell’estemporaneità di qualche illuminato e sostenuto investitore – ciò possa rappresentare un motivo di allargamento della volontà di trasferire nella nostra regione anime ed intelligenze dall’esterno, per sostituirsi a quelle che ogni giorno perdiamo con i nostri ragazzi che affollano treni ed aerei con destinazioni diverse. D’altra parte non vi sono dubbi, tranne che non si voglia credere a visioni complottistiche di moda, che siamo ultimi. Terribilmente e incontrovertibilmente ultimi non solo in Italia ma in Europa, e non credo che una Zes faccia la differenza. Eppure, in questo record al negativo che ci viene attribuito ho notato un certo distacco. Una sorta di rassegnazione e di apatia alla non novità che mi fa riflettere sul commento di un mio amico. E, cioè, che essere ultimi diventa una rendita spendibile sempre. Ogni volta che si tratterà di doverci commiserare per il sentirsi abbandonati quando non sappiamo o non vogliamo dare delle risposte alle nostre inerzie. Ogni volta che ci sarà da chiedere qualcosa partendo dalla nostra condizione di comoda marginalità. Perché, sempre alla fine, essere ultimi è e rimane il miglior alibi spendibile per presentarsi con il collaudato piatto romano alla porta che conta.

Mario fa il gradasso e deride Lina davanti al paese. Lina si vede crollare addosso il mondo. Non accetta di essere disonorata. E colpisce il giovane con un coltello. di Locri si apre il processo che vede sul banco degli imputati Lina, accusata di omicidio e tentato omicidio plurimo. Ma allora il codice contemplava il “delitto d’onore”. E Lina ottiene una condanna mite. L’amore e l’onore si sono macchiati del rosso del sangue e del nero del lutto. Passano alcuni anni e Lina conosce una guardia penitenziaria. Enzo è un giovane “secondino” che rimane affascinato dalla ragazza. Da quando l’ha vista non riesce a pensare ad altro se non a lei. Se ne innamora. Lina ricambia. Per lei è sbocciato l’amore. I due giovani innamorati intrecciano una relazione che nel tempo si coronerà prima con una gravidanza, poi con la nascita di Caterina. La bambina per un periodo crescerà all’interno del penitenziario. Finché la madre ritorna in libertà e, con lei anche Caterina che potrà conoscere i profumi della sua terra senza l’odore di muffa che quasi in tutto l’anno proviene dalle mura della prigione. Enzo e Lina si sposano. Nasceranno altri figli. Nel paese sono rimasti in pochi a ricordare la storia di quella ragazza. Lina, ancora oggi che le sue mani tremano, custodisce i suoi ricordi. Mentre è seduta i suoi nipotini continuano a giocare. Da lontano appare uno stormo di gabbiani che si avvicina sempre di più alla riva e sembra accompagnare le barche dei pescatori con le loro reti sempre meno gonfie.


GIUDIZIARIA

CONVERSANDO

Da “Taureg 3” a “Crimine” a “Cumps”

Orange Wine: Il nettare arancione che affascina i palati

L'interesse per il nettare arancione cresce anche in Italia, ma in Giappone, Australia e Usa è già boom. Redivivo perché presumibilmente ricorda i vini prodotti dai nostri antenati che già cinquemila anni fa nelle zone della Georgia e della Crimea deponevano l’uva nelle cosiddette “Kvevri”, contenitori in terracotta di grandi dimensioni in cui dare luogo a lunghe macerazioni per ottenere vini concentrati e carichi di colore. Tuttora utilizzata dalle cantine della zona, questa tecnica è stata ripresa da diversi produttori del Friuli Venezia Giulia, Slovenia, Austria, Croazia e ha visto gli albori di etichette notevoli anche in Liguria, Toscana e Sicilia. L’ orange è un vino introverso, oggi considerato da boutique o di nicchia. Nettare il cui colore deriva da un processo naturale di macerazione in cui il mosto di uve bianche in fermentazione rimane a contatto con le bucce degli acini, da qualche giorno a diversi mesi, permettendo così l’estrazione di tutte quelle sostanze coloranti (i polifenoli) che conferiscono questa particolare nuance ambrata. Il risultato è un vino naturale, non filtrato, capace di esprimere sentori affascinanti che raccontano un lavoro ecosostenibile in vigna, senza alcun uso di pesticidi e lieviti in cantina. La brillantezza un po’ opalescente e le diverse nuances (arancio, mogano, mattone) ci consentono di anticipare la linea olfattiva, che s’allarga a ventaglio da aromi di fumo, al fruttato semi amaricante del litchi, dalle note di nocciola, spezie orientali, salsa di soia al miele amaro. Certi vitigni (ribolla gialla) riescono a offrire note di paglia secca, di confettura di nespole, di uva bianca appassita, di humus, di funghi. Il georgiano rkatsiteli (in anfora) ha spesso tono olfattivo di fumo, come paglia fumante, di foglia secca della vite, di chicco di caffè verde, di pera essiccata, di anacardo. Il bagaglio odoroso è quindi molto stimolante e lontano dai canoni convenzionali, a volte sembra di entrare in un antico negozio di coloniali, a volte in un bosco autunnale. Il sapore vira verso infusi e tisane fredde, con toni di ginger, rabarbaro e pompelmo rosa, contributo d’alcol a parte. Questi vini hanno alle spalle la volontà e l’amore di coraggiosi produttori, tanto lavoro manuale, molta cura del vigneto per ottenere uve sane, una costante attenzione in cantina. Una produzione molto interessante sia dal punto di vista storico che etico, dove il rispetto delle leggi della natura e il rispolvero delle tecniche risalenti all’antica Roma sono due punti cardine. Sonia Cogliandro

I BRIGANTI

FRUTTI DIMENTICATI

Lacrima bianca VITIS VINIFERA L.

Nei nostri territori, dalla Locride settentrionale fino a Palizzi e oltre verso sud, ogni comunità, nel settore viticolo, rappresentava una realtà diversa dal punto di vista varietale, perché i suoi componenti erano arrivati da mondi diversi e lontani da cui avevano portato molte essenze, com’era stato il caso di Pietrapennata, che era stata fondata da profughi maltesi, arrivati in Calabria dopo la caduta dell’isola Mediterranea in mano agli arabi nel corso del IX secolo d.C. Essi avevano portato le viti presenti a Malta, e infatti le essenze viticole di Pietrapennata sono diverse da quelle di Palizzi di cui è frazione, abitata ormai da circa 40 persone delle 900 che contava fino agli inizi degli anni sessanta. I profughi erano arrivati nella località chiamata poi Malta e vi fondarono Casali Jusu distrutta da un terremoto nel corso del XVII secolo. Man mano che i turchi avanzavano nella Grecia, molti profughi lasciarono la loro patria e si rifugiarono in Calabria, tanto che attorno al 1532, nell’area tra Bova e Bovalino, gli abitanti aumentarono di molto e quelli che arrivavano portavano con sé semi e probabilmente anche tralci delle loro viti. Anche dopo la caduta di Cipro in mano ai turchi, nell’estate del 1571, dei profughi arrivarono in Calabria, mentre l’ultimo flusso arrivò dopo la caduta di Candia o Creta nel settembre del 1669, strappata ai difensori veneziani dopo ventidue mesi d’assedio. Uno dei motivi, dunque, della notevolissima diversità varietale nel settore viticolo nella costa ionica reggina, erano le diverse provenienze di profughi dalla Grecia. Infatti, nell’area tra Bova e Brancaleone, alcuni cognomi corrispondono a villaggi della Grecia occidentale, come Rodà, Carteri, Sidari, e ciò significa che da quell’area provenivano i profughi che scappavano di fronte all’avanzata turca, mentre il cognome Politanò deriva da Costantinopolitano, ossia la denominazione dei profughi di Costantinopoli, caduta in mano ai turchi il 29 maggio del 1453; in seguito il cognome, per amore di brevità, si ridusse a Politanò. Naturalmente coloro che scappavano portavano le cose più preziose che possedevano e, tra questi, oggetti d’oro e pietre preziose, ma anche, ripetiamo, essenze che potevano essere utili nel mondo dell’agricoltura. Con sicurezza sappiamo che dalla penisola del Peloponneso, e precisamente dall’area di Monombasia, i veneziani diffusero le malvasie attorno al XVI secolo o addirittura prima nell’Italia. Di recente l’università degli studi di Bologna ha portato avanti degli studi sul DNN degli abitanti di Bova, Roghudi, Roccaforte e Gallicianò ed è emerso che loro hanno attinenza, a livello genetico, con i greci delle isole di Creta, Rodi e Cipro e non con la Grecia continentale, mentre non mancano neppure relazioni con i siriani e con il Caucaso; il riferimento caucasico si può attribuire agli Armeni che vennero in Calabria come sudditi combattenti dell’impero bizantino, specialmente al tempo di Niceforo Foca. In una ricerca sui vitigni condotta da Angelo Caputo del Centro sperimentale di Turi, è stata individuata a Ferruzzano una vite apirene corrispondente a un vitigno denominato Rodi B. Tutte le viti denominate con il nome di Greco bianco o nero si riferiscono probabilmente al periodo in cui, durante l’avanzata turca, molti greci arrivarono nella Jonica reggina. In un periodo precedente, dopo la conquista dell’Egitto da parte degli arabi nel 639 d.C., si ebbe la diffusione massiccia dei moscati grazie a dei profughi arrivati dall’Egitto, che portarono con sé il

Metà uomo, metà bestia: il satiro ai giorni nostri

Moscato d’Alessandria (zibibbo), Moscato bianco (moscatello) e Moscato giallo; una riprova dell’arrivo di profughi egiziani ce l’abbiamo nell’intitolazione di molte chiese a Santa Caterina d’Alessandria e addirittura a Gerace esistevano, fino a un ventennio addietro, i muri perimetrali della chiesa di Santa Maria Egiziaca, poi disastrosamente cancellati con le ruspe. Probabilmente proveniente dal Peloponneso e dall’area di Mantinea il mantonico (gr. Mantonicòs) di Mantinea: venne diffuso in Calabria e altrove, ed ebbe un successo consistente nella ionica reggina, specie nel circondario di Bianco, mentre notevole fu la propagazione delle cosiddette Lacrime, sia bianche che nere. Le nere furono adattissime a produrre dei rossi di pregio, ma quasi sempre furono mescolate ai Nerelli che erano prevalenti nelle vigne, mentre le bianche, dalla buccia delicata e dall’acidità totale non alta, furono utilizzate nella produzione di vini da dessert. Specialmente a Bianco, fino agli inizi del Novecento, alcune famiglie distinte, tra cui i Jelasi e i Medici, oltre che il Greco ed il Mantonico, producevano anche la Lacrima Bianca, piuttosto per uso familiare e per distinguersi dalle altre famiglie, che producevano Greco, Mantonico e sporadicamente l’Alicante, un passito rosso. Si raccontava che era delicato e, talvolta, migliore del Greco, in quanto le uve erano leggermente aromatiche, come del resto lo sono quelle del Greco. In altri ambiti, nel circondario di Bianco, la Lacrima bianca era presente a Ferruzzano dove, fino ai primi anni Cinquanta, i fratelli Cafari, in parte trasferiti a Bianco, mescolavano le sue uve a quelle del Greco, come pure facevano i Pulitanò. A Bianco, però, l’ultimo a mantenere in vita la Lacrima bianca fu Vincenzo Lucà ma, secondo quanto ha affermato il figlio Santino, durante l’espianto di un vecchio vigneto essa si è praticamente estinta. Fino a tre anni addietro, prima della morte rovinosa per il germoplasma del territorio, esistevano, nella vigna di Santo Mittica di Gerace, in contrada Scurzunara dello stesso comune, alcune decine di Lacrima bianca di Gerace dal grappolo elegante, dagli acini non fitti, punteggiati di nero, dalla buccia non spessa, dalla foglia pentalobata e glabra. La moglie Rosetta ne impedirà l’estinzione? A Ferruzzano il defunto Giuseppe Lipari aveva conservato due viti di Lacrima bianca, apparentemente diverse, in quanto una aveva la buccia più spessa e l’altra più delicata, ma ambedue avevano la foglia pentalobata e fortemente pubescente, lanata, come le Aminie di cui parlano le fonti classiche. Il figlio Salvatore ne conserva ancora una, quella dalla buccia più delicata, mentre, per aver recuperato i tralci dalla vigna di Salvatore Lipari, in contrada Saccuti di Ferruzzano, io stesso possiedo nella mia vigna catalogo di contrada Arie Murate di Ferruzzano, una decina di Lacrime dalla buccia delicata. I grappoli prodotti sono di grandezza media, dalla forma talvolta irregolare, dagli acini medio grossi dal colore giallo paglierino a maturazione; le foglie della vite sono pentalobate fortemente pubescenti, lanate. Anni addietro, il professore Cannavò, della Mediterranea di Reggio Calabria, prese delle foglie e le portò a Portici nella facoltà di agraria facendo il confronto con alcuni vitigni della Campania e pare che fossero identiche a quelle della Coda di volpe, un vitigno tipico di quella regione, dove alla viticoltura nell’antichità fu dato un contributo dai coloni di Sibari, che vi fondarono Posidonia, in seguito denominata Paestum dai Romani. Orlando Sculli

Nell’ambito del procedimento denominato “Cumps-Banco Nuovo” gli inquirenti ricostruiscono gli assetti territoriali della parte sud della Locride, in particolare, le vicende afferenti l’area che da Bianco arriva fino a Brancaleone. Di interesse investigativo è la cosiddetta “pace” venutasi ad instaurare tra le diverse cosche dopo la sanguinosa faida di Africo-Motticella. A riguardo viene richiamata, con particolare riferimento alle cosche che vi parteciparono, ovvero la cosca “Morabito-Mollica” contrapposta a quella costituita dalle famiglie “Speranza-Palamara-Scriva”. A tali fini, di riporta quanto evincibile dagli atti della cd. operazione “Tuareg 3”: «…nel comprensorio di Africo, Bruzzano Zeffirio, Motticella, Brancaleone e nei paesi limitrofi, gravitava in origine un’unica organizzazione criminale, denominata “Scriva-Mollica”, che esercitava il predominio assoluto ed incontrastato su una vasta area della fascia Jonica calabrese, mantenendo stretti contatti d’affari e di reciproca assistenza con altre cosche mafiose operanti nella provincia di Reggio Calabria (ad es. San Luca e Cittanova). Al vertice di questo clan vi erano le famiglie dei MOLLICA e degli SCRIVA, entrambe di Motticella, alle quali competeva in via esclusiva la decisione sulle strategie criminali da seguire, sulle alleanze da stringere con altre consorterie, sulle attività illecite da porre in essere e la conseguente designazione delle vittime da colpire, nel quadro delle estorsioni, dei sequestri di persona, delle rapine, ecc. A capo degli “Scriva-Mollica” vi erano Scriva P., cl.1953, ucciso il 31 gennaio 1985, e Mollica A., cl.1952, soprannominato il “biondo”, ucciso il 2 ottobre 1986 a seguito di un agguato mafioso, nel cui contesto morì anche Vottari G., cl.1945, appartenente all’omonima cosca di San Luca. Prima del sequestro della Dott.ssa I. C., avvenuto il 25.01.1983, le due cosche degli Scriva e dei Mollica inizialmente costituivano un unico clan, capeggiato dai defunti Mollica A. e Scriva P.». E ancora oltre: «Tale consorteria era dedita prevalentemente al traffico di armi e stupefacenti, al controllo degli appalti pubblici ed alle estorsioni in danno di commercianti di Bruzzano, Brancaleone, Motticella e Ferruzzano, nonché delle ditte appaltatrici. Attorno a costoro, legati da stretti vincoli di parentela e comparato, nonché da comunanze di interessi naturalmente illeciti, vi erano altre famiglie piuttosto numerose che rappresentavano i “gruppi operativi” dell’organizzazione criminale, ai quali era affidato il non meno importante compito di portare a termine tutte le azioni delittuose rientranti nella più ampia strategia mafiosa delineata precedentemente dai citati capi bastone». «Tali gruppi di intervento – si legge in sentenza erano costituiti prevalentemente dalle stesse famiglie che, a seguito della scissione in due tronconi distinti e contrapposti, verificatasi a causa della conflittualità, degenerata poi nella cosiddetta “faida di AfricoMotticella”, si schierarono rapidamente con l’una o l’altra fazione, tra loro in lotta per l’affermazione del predominio territoriale». La faida di Motticella causò la deliberata uccisione di oltre 50 persone e portò l’organizzazione a decretare la chiusura della “locale” di ‘ndrangheta. Le indagini, poi, consentirono l’individuazione dei soggetti appartenenti alle cosche “Speranza-Palamara-Scriva” e “Mollica-Morabito”. Le attuali risultanze investigative hanno posto in evidenza dei contrasti in seno a quest’ultimo sodalizio, dovuti, in sostanza, alle mire “espansionistiche” ed autonomiste di Mollica S.. Questa circostanza è emersa in altri procedimenti e conferma l’intenzione di effettuare una scissione in seno alla stessa cosca, da parte di tale Mollica S., funzionale alla apertura di una sua “locale” di ‘ndrangheta a Motticella (frazione di Bruzzano Zeffirio) al fine di acquisire una propria autonomia, in particolare per quanto concerne la gestione degli appalti pubblici. Del resto, il progetto del Mollica S. di aprire una propria “locale” di ‘ndrangheta, trova pieno e documentale riscontro nell’operazione denominata “il Crimine”: dal contenuto di alcuni dialoghi intercettati nell’ambito della sottostante attività investigativa ed, in particolare, in quelli censurati all’interno della ormai “famosa” lavanderia di Siderno, è emersa chiaramente l’intenzione di riaprire il “locale” di Motticella, nel comune di Bruzzano Zeffirio.

Accade in Spagna, ma accade tutti i giorni, ovunque. Una ragazza raggirata sui social, appena maggiorenne, da 5 uomini (uomini?) di 10 anni più grandi. Abusano di lei e la abbandonano al suo destino. I giudici spagnoli (giudici?) non condannano per stupro ma per abuso, perché nel video non si evinceva che la vittima si rifiutasse, visto che era immobile. Immobile. Proprio come il cervelletto di alcuni giudici; addirittura uno di questi ha votato per farli assolvere. Mi piacerebbe sapere cosa pensano le mamme di questi giudici, che riducono pene, assolvono crimini contro la dignità della persona, della donna, che non è libera neanche di fare una passeggiata di notte, perché potrebbe essere scambiato per altro e molestata, o peggio. “Ya basta”, dicono in Spagna. Sono scesi per strada in moltissimi, hanno fatto una bella cosa. Purtroppo le cose non cambieranno finché la mentalità non cambierà, finché dal profondo di noi non si eleverà la coscienza. Finché le donne stesse saranno derise e umiliate da donne, maschiliste come pochi. “Ya basta con los malos tratos” lessi vent’anni or sono a Còrdoba, in una vacanza. Mi restò impresso nell’anima. A distanza di tanto tempo non riesco a capire se le cose si evolvono in peggio oppure sono le donne che denunciano di più. Sta di fatto che essere donna non è per niente facile. Porti dentro le speranze dell’umanità, sai che senza di te il mondo andrebbe a rotoli, sei un pezzo di divinità incarnata perché consenti al mondo di continuare a vivere. E loro che fanno? Combattono, sparano, fanno guerre, e ti guardano con disprezzo, e ti umiliano tutti i santi giorni. Ma a che serve generare mostri? Meglio l’estinzione, le bestie, senza l’uomo, riporterebbero l’equilibrio che manca. Brigantessa Serena Iannopollo


06 MAGGIO - 16

R

“ libRi

Attualità

TiTolo libRo: di fiGliA in PAdRe. AuToRi del libRo: GiuSePPe iAConiS e fRAnCeSCA iAConiS CATeGoRiA:

www.larivieraonline.com

SAGGiSTiCA

CASA ediTRiCe CiTTà del Sole edizioni

PRezzo € 10,00

Precariato lavorativo, la salute mentale dei nostri giovani è in pericolo l'ordine degli Psicologi dell'emilia Romagna nei giorni scorsi ha lanciato un allarme: il precariato lavorativo mina la salute mentale dei nostri giovani, costretti a vivere una sorta di "adolescenza sospesa". d'accordo con i colleghi romagnoli, il calabrese Roberto zappone, psichiatra e psicoterapeuta da noi intervistato: "Trovarsi con un contratto a tempo determinato o con un lavoro senza contratto o sottopagato, determina un aumento della vulnerabilità individuale, che in persone particolarmente fragili può addirittura trasformarsi in patologia".

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO L’Ordine degli Psicologi dell’Emilia Romagna, in occasione della Festa dei Lavoratori, ha voluto porre l’accento sul profondo disagio esistenziale che affrontano i giovani tra gli anni ‘80 e il 2000, comunemente definiti “Millenials”, a causa dell’assenza di prospettive esistenziali dovute all’incertezza del futuro. Preoccupante l’allarme lanciato: il precariato lavorativo mina la salute mentale dei nostri giovani, costretti a vivere una sorta di “adolescenza sospesa”. Ne abbiamo discusso con Roberto Zappone, psichiatra e psicoterapeuta. Dott. Zappone, quali potrebbero essere gli effetti psicologici che si determinano quando non si riesce a intravedere un futuro? Tra le tante parole pronunciate lo scorso primo maggio, festa dei avoratori, la parola dignità è stata la più gettonata. “Il 1 maggio non è una festa qualunque: è la festa della dignità e ognuno di noi ha il diritto di festeggiarla con le mani che profumano di lavoro”. Anche Papa Francesco ha voluto sottolineare come il lavoro si coniughi con la dignità e l’autonomia. Avere un lavoro è benefico per la salute mentale. Il precariato lavorativo, come la disoccupazione, determina sicuramente disagio psichico. Molti studi dimostrano come ansia e depressione siano in aumento tra persone inoccupate o con un lavoro precario. Trovarsi con un contratto a tempo determinato o con un lavoro senza contratto, determina un aumento della vulnerabilità individuale, che in persone particolarmente fragili può addirittura trasformarsi in patologia. L’alternanza di disoccupazione e lavoro precario determina sensazioni di incertezza personale e incertezza progettuale. Spesso ci si sente impotenti e disorientati. Appare chiaro che questa sorta di limbo di “precarietà” prolunga la mancanza di indipendenza dai genitori, “sospendendo” e prolungando l’adolescenza. I cosiddetti “Millennials” devono confrontarsi costantemente con la mancanza di certezze. Non avendo ancora una reale indipendenza economica per staccarsi dalla famiglia di origine, si trovano ad affrontare sentimenti di frustrazione e a volte un vero e proprio disagio psicologico. Nonostante le competenze e le potenzialità, hanno poche possibilità di iniziare un lavoro, e quando lo trovano, sono spesso sottopagati e con contratti a termine. Molti resistono, lottano, e sono quelli che hanno grandi capacità di adattamento e che sanno affrontare con equilibrio le difficoltà. Altri si abbattono, si demotivano, percepiscono la mancanza di lavoro come una sensazione di inadeguatezza che spesso sfocia in depressione e ansia. Il lavoro precario è naturalmente vissuto in maniera diversa in base all’età. A 20 anni avere un lavoro temporaneo può non costituire un problema ma a 30 e 40? A venti anni si è carichi, entusiasti, motivati. Le capacità di adattamento alla precarietà sono maggiori. L’entusiasmo dei primi soldi guadagnati, spesso da la carica per “sopportare” al meglio l’incertezza del domani. A vent’anni ci si riorganizza, si utilizzano al meglio le proprie capacità. L’entusiasmo rende più ottimisti, e l’ottimismo viaggia con le ali della speranza di nuove e migliori opportunità . La precarietà e l’insicurezza in cui versano molti lavoratori sopra i 30 e 40 anni, anche regolari, ha delle ripercussioni sulle biografie delle persone, le quali, subendo involontariamente gli effetti perversi del sistema, finiscono per interiorizzare i riflessi negativi della precarizzazione del lavoro, fino all’auto colpevolizzazione. La precarietà si fa sentire soprattutto tra queste fasce di età, con un impatto esteso e a volte devastante su aspetti differenti della vita di una persona. Le capacità di adattamento sono sicuramente inferiori, così come le opportunità di un reinserimento lavorativo. Le agevolazioni fiscali favoriscono soprattutto i giovani e dimenticano gli over 40, che improvvisamente, si trovano spiazzati, magari con una famiglia, con dei mutui da pagare, e con dei figli da sostenere. Quanti suicidi interrogano la nostra coscienza. Quanti atti dimostrativi fino alle estreme conseguenze annoverano le cronache. La cosiddetta resilienza, risorsa che permette di reagire alle sfide esistenziali e di riorganizzarsi quando ci si trova in difficoltà, è sicuramente meno efficiente in questa fascia di età. Spesso prevale un senso di inutilità e la depressione è dietro la porta. Quanto avere un lavoro stabile può preservare i meccanismi di costruzione della propria identità? L’importanza del lavoro va considerata su due fronti: come mezzo per sostenersi e sopravvivere, come mezzo per definirsi, per diventare autenticamente se stessi. Il lavoro è essenziale per la costruzione di una propria identità personale. Il lavoro che facciamo è una specie di carta di identità delle nostre qualità personali e sociali. Il chi siamo e cosa facciamo quando ci presentiamo alle persone, necessariamente ha a che fare con il nostro lavoro. E chi non lavora? Chi fa un lavoro non soddisfacente? Appare inevitabile, non avendo un ruolo e avendone la consapevolezza, una crisi sul piano personale. Ecco perché il lavoro stesso influenza l’individuo e lo sviluppo della sua personalità ed è l’elemento essenziale per costituire la propria identità individuale. La disoccupazione e la precarietà spesso ali-

mentano un senso di inadeguatezza personale e un senso di non realizzazione di sé. La nostra immagine è legata al nostro ruolo professionale. Le persone con un alto livello di autostima sono in grado di affrontare più facilmente le difficoltà che possono sorgere nell’attività lavorativa. Al contrario, le persone che hanno una bassa considerazione di sé sono più portate a deprimersi e a fallire, sia nell’adattamento alle diverse condizioni lavorative, sia nella ricerca di una nuova occupazione. Basti pensare alle persone che vanno in pensione e improvvisamente perdono riferimenti e prestigio. La flessibilità, che è stata presentata come un’opportunità per sperimentare ampi margini di libertà, può diventare quindi una condanna? Nell’era digitale avere assicurato un posto di lavoro per sempre, appare ormai una chimera. Flessibilità e precarietà non sono, automaticamente, assimilabili. Flessibilità può anche avere significati positivi: capacità di adattarsi, prontezza nell’adeguarsi alle situazioni, duttilità. Dal punto di vista delle imprese, la flessibilità dei rapporti di lavoro non genera di per sé precarietà. Dal punto di vista del lavoratore spesso la flessibilità è sinonimo di precarietà, nel senso che una vera mancanza di regole e di tutela spesso determina perdita del posto di lavoro. Il mercato del lavoro non può essere regolato unicamente dal libero incontro della domanda e della offerta. Nel rapporto di lavoro deve esserci un piano di protezione sociale, un welfare che possa rassicurare e proteggere nei limiti del possibile gli effetti distorsivi del mercato. La salute mentale passa anche dalle tutele per i lavoratori precari e per chi ha perso il lavoro. La flessibilità ha senso, a mio parere, solo se diventa strumento per aumentare gli occupati, declinando una migliore qualità della vita e un dignitoso livello di benessere economico. In una regione come la Calabria, che non è economicamente tra le più dinamiche, quanto sono a rischio i nostri giovani? La Calabria è la regione europea che negli ultimi anni ha fatto registrare il maggior tasso di disoccupazione giovanile, pari al 58,7%. Al di là dei numeri, comunque, quello che purtroppo spaventa di più è l’assenza di un’adeguata politica del lavoro che sia in grado di fornire le risposte giuste per invertire radicalmente la tendenza e creare una crescita dei livelli occupazionali. Se non costruiamo per le nostre generazioni più giovani un nuovo mercato del lavoro, il nostro Paese non potrà ovviamente avere un futuro. In Calabria e nel Sud in generale, è molto probabile che un giovane istruito, alla ricerca di prima occupazione, rimanga a lungo in attesa del posto di lavoro desiderato. Il rischio di una lunga permanenza in famiglia è maggiore rispetto ai coetanei del Nord. Il senso di incertezza e di insicurezza costringe i nostri giovani a rinviare continuamente le decisioni cruciali della vita adulta, quali per esempio il matrimonio e l’avere figli, ritardando quindi l’ingresso nella vita adulta. Tale situazione può mettere in crisi non solo la possibilità di sviluppare un’adeguata mentalità lavorativa, ma impedisce loro di sviluppare un certo senso di responsabilità che sarà utile per il futuro e per affrontare qualsiasi stadio della vita. In questo quadro complesso, lo smarrimento dei giovani calabresi non riguarda solo l’ambito occupazionale ed economico, ma l’inquietudine e il senso di incertezza pervadono ogni sfera della loro vita e delle loro relazioni sociali. E in una terra dove la sottocultura mafiosa è pregnante, diventa una complicanza aggiuntiva.

l'universo adolescenziale è quello più enigmatico, il più incidentato, il più problematico. francesca e Peppe iaconis nel loro libro cercano di scrutare questo universo mettendo entrambi le mani avanti: il timoniere non è l'autore adulto, ma si tratta di una navigazione condivisa con il protagonista del racconto che, una volta tanto, non delega al "navigato" la gestione della traversata, ma si fa cogestore del battello. e quest'ultimo condurrà il lettore ad un sicuro approdo, quello di un dialogo a due voci di pari peso che nel labirinto dello status adolescenziale rappresenta il passe-partout per catturare comprensione. TiTolo libRo: il Cielo CoMinCiA dAl bASSo

AuToRe del libRo: SoniA SeRAzzi CATeGoRiA: nARRATivA CASA ediTRiCe: RubbeTTino ediToRe

PRezzo €10,20

Rosa Sirace è una che impara a fiorire nel posto che ha, e fiorendo scrive la sua vita di cose piccole su un'agenda: fogli con sopra il numero del giorno, e la carta che tiene il conto ripete quotidianamente che una storia non ha tutto lo spazio e il tempo che vuole. Così Rosa Sirace disciplina fatti, incontri e volti costringendoli sulle righe, e sceglie di essere sincera su quello che c'è intorno: la verità resiste a ogni poco. il cielo comincia dal basso è un libro che mastica duro cercando il bene, e lo trova.

TiTolo libRo: Sull'oRlo dell'inviSibile AuToRe del libRo: RAffAele GAeTAno

CATeGoRiA: SAGGiSTiCA CASA ediTRiCe: lARuffA ediToRe PRezzo €49,00

viaggiare è da sempre uno dei fenomeni più singolari della moderna cultura europea, in cui si combinano effimero e duraturo, fatuità e gusto d’osservazione, curiosità e spirito d’avventura. dal ’700 la Calabria ne diviene uno degli approdi lungo le rive del Mediterraneo. Se infatti lazio, Campania, Sicilia seducono per le vestigia di un passato glorioso che i viaggiatori visitano come complemento del tratto personale, nella terra di Campanella si viene per scorci mozzafiato, plaghe incolte e selvagge, un’umanità ora affettuosa ora neghittosa e losca, che presto diventano lo stigma di un’arcana suggestione.


le considerazioni di Andrea Cuzzocrea, ingegnere e imprenditore del nostro territorio, in merito all’istituzione della zona economica Speciale in corrispondenza con l’area portuale di Gioia Tauro, che nasconderebbe più beghe burocratiche di quante Stato ed europa vogliono farci credere. a possibilità di individuare aree del territorio meridionale (cosiddette ZES - Zone Economiche Speciali) cui riconoscere particolari condizioni di vantaggio economico e procedurale alle aziende già insediate o che si insedieranno è stata prevista dal Decreto Mezzogiorno come possibilità di sviluppo per le regioni economicamente più arretrate e in transizione, tra cui la Calabria. Il decreto attuativo ha stabilito quali sono i i benefici fiscali ed esemplificativi cui hanno diritto le aziende che si insediano o che sono già insediate in aree delimitate dal cosiddetto Piano di Sviluppo (strumento Regionale attuativo delle ZES). In particolare la norma stabilisce che le agevolazioni fiscali cui le imprese potranno beneficiare siano accordate sotto forma di credito d'imposta in compensazione. A questo punto sorge spontanea la prima domanda: ma il credito di imposta non è già una misura prevista per le imprese che intendono investire nel Mezzogiorno? Risposta affermativa. Non solo: la norma istitutiva delle ZES sotto il profilo della concessione del credito di imposta rimanda alla stessa norma ordinaria (legge finanziaria 2016) che già la prevedeva, salvo allungare di un solo anno il periodo entro cui fare la spesa agevolabile (fine 2020 invece che 2019) e alzando il tetto di spesa. Ma le sorprese non finiscono qui, perché l’altra beffa si annida nel capitolo dotazione finanziaria, nel quale si può leggere che l’ammontare è pari a 206 milioni di € per tutte le ZES potenzialmente attivabili nelle cinque regioni meridionali. Se si tiene conto che il beneficio del credito di imposta in termini percentuali varia dal 25% per le grandi imprese al 45% per le piccole, la conseguenza di un elementare calcolo matematico porta a desumere che sono attivabili investimenti per un massimo di 600 milioni di € in 5 regioni e non so quante potenziali ZES. La stessa cifra che probabilmente, ammesso che il beneficio fiscale del solo credito di imposta venga considerato appetibile, sarebbe sufficiente sì e no per Gioia Tauro. Appare dunque evidente che la istituzione della ZES in Calabria, dal punto di vista dei benefici fiscali, non costituisce alcuna innovazione e, pertanto, non incentiva la nascita di nuove imprese. I benefici fiscali previsti erano e sono applicabili indipendentemente dalla ZES. Veniamo ora alla vera chicca. Il Decreto Legge istitutivo delle ZES dispone che alla dotazione economica si provvede mediante corrispondente riduzione del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione programmazione 2014-2020 (FSC, ex FAS). Quindi, per l’ennesima volta, vengono utilizzati i fondi del contenitore ex FAS nati per cofinaziare le misure europee per le aree in ritardo di sviluppo piuttosto che fare ricorso a fondi aggiuntivi. L’ultima nota critica riguarda il modello di Governance demandato a un Comitato di Indirizzo, tra i cui quattro componenti, per espressa previsione del DPCM, compare Il presidente dell'Autorità Portuale (che lo presiede), un rappresentante della Regione (individuato già in sede di presentazione del Piano di Sviluppo), un rappresentante della Presidenza del Consiglio dei Ministri ed un rappresentante del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Come si può vedere non sono rappresentate le Città Metropolitane, e la cosa è davvero incredibile se si pensa all’enfasi con cui erano state promosse come motore per lo sviluppo dei territori. Solo incisivi incentivi fiscali per un determinato periodo di tempo potrebbero, infatti, essere in grado di spingere nuove e importanti aziende a insediarsi nel comprensorio retro portuale vincendo la storica ritrosia a sfruttare le enormi potenzialità del transhipment a causa della pessima reputazione ambientale e socio politica che da sempre caratterizza quelle nostre aree, per niente attrattive per i nuovi insediamenti produttivi. Invece il provvedimento sulla ZES, forse per aggirare l’ostacolo dell’obbligo della notifica alla commissione europea prevista nel caso di aiuti di Stato dal Regolamento UE 651/2014, ha partorito misure incentivanti minime tali da essere ricomprese nelle soglie previste nei regolamenti comunitari, affinché non si possano considerare aiuti di Stato vanificando la misura e rendendola completamente sterile rispetto alle aspettative di rilancio economico attese e annunciate. Con l’aggravante che la dotazione economica, molto bassa, è attinta dal FSC della programmazione 2014-2020. Probabilmente si confida nelle facilitazioni amministrative previste in termini di snellimento burocratico. Non a caso, nei documenti istitutivi e di presentazione delle ZES, sono individuati prioritariamente la possibilità di “procedure semplificate derogatorie a carattere amministrativo” il “libero accesso alle infrastrutture esistenti” e, solo per ultimo, le agevolazioni fiscali. Mancando di appeal nel suo principale lato attrattivo, la misura può innescare qualche residuo processo virtuoso solo se la Regione e l’organo di Governance della ZES (Comitato di Indirizzo), in tempi molto rapidi, sapranno giocarsi la partita dal lato della semplificazione procedurale e burocratica. Certo, le esperienze meridionali e regionali, da questo punto di vista, sono drammatiche se si guarda, anche qui, agli effetti molto sotto le attese di strumenti già operanti quali gli sportelli unici per le attività produttive e le conferenze di servizi. Con il paradosso che, in definitiva, si introduce un organismo burocratico di nomina politica con il compito di snellire la burocrazia. Certo non parte con il piede giusto, atteso che chi lo dovrebbe Presiedere (Presidente dell’Autority portuale) è ancora in attesa di nomina. Andrea Cuzzocrea

L

la zeS è la soluzioni

di tutti i mali o l’ennesima occasione persa?


06 MAGGIO - 18

R

cultura www.larivieraonline.com

Lo scorso fine settimana è stata organizzata a Gioiosa Ionica una partecipatissima due giorni in cui illustri storici hanno tracciato le vicende feudali della nostra regione guidati dalla stella di Mario Pellicano Castagna.

FASTI DEL PASSATO

La storia feudale della Calabria stimola la riflessione sull’attualità Il convegno di studi organizzato dal Circolo di Studi storici “Le Calabrie” di Gioiosa Jonica per ricordare lo studioso gioiosano Mario Pellicano Castagna a trent'anni dalla sua scomparsa è stato da tutti riconosciuto come uno degli eventi culturali più importanti tenutosi in Calabria negli ultimi anni dal punto di vista scientifico. I relatori, tutti provenienti dal mondo accademico e da associazioni scientifiche di rilievo, hanno contribuito a delineare un quadro della società feudale nei rapporti con le civiltà mediterranee lungo un arco temporale che spazia dall'età

normanno-sveva a quella contemporanea. Nelle parole della presidente del Circolo “Le Calabrie” Marilisa Morrone, regista impeccabile del Convegno, la pregnanza di tale iniziativa: «L’occasione del trentennale della morte di Pellicano Castagna, i cui interessi storiografici hanno ruotato sempre intorno alla feudalità, ci è sembrata un momento opportuno per poter approfondire un lungo periodo della storia del Regno meridionale, di Sicilia prima, di Napoli poi, caratterizzato dal complesso sistema amministrativo, giurisdizionale ed

Siderno protagonista in Europa Ancora una volta il Sindaco Pietro Fuda lancia Siderno in Europa: questa volta attraverso un progetto dal titolo “Arising Citizenship: a Tighter-knit Europe”, un gemellaggio sotto l’azione Europa per i Cittadini, che vedrà la presenza, nel nostro comune, di delegazioni provenienti dalle città di Barcelos (Portogallo), Sebes (Romania) e Tarnowiec (Polonia). L’azione “Europa per i cittadini” è uno degli strumenti più potenti per il coinvolgimento dei cittadini dell’Unione Europea in attività, che favoriscono la partecipazione civica e democratica a livello di Unione, permettendo agli stessi di comprendere meglio il processo di elaborazione politica dell'Unione Europea e creando condizioni adeguate per favorire l'impegno sociale, il dialogo interculturale e il volontariato, promuovendo la storia e i valori condivisi dell’Europa stimolandone il senso di appartenenza alla comunità. Le delegazioni dei tre paesi coinvolti, sotto la guida del sindaco Fuda, parteciperanno a tavole rotonde e

economico, con fondamentali risvolti sociali, quale la feudalità stessa è stata». «Pellicano Castagna – ha aggiunto l’autorevole storico Aurelio Musi (Università di Salerno), nel fornire un quadro generale della feudalità in età moderna, – è uno dei tanti eruditi che hanno dato il loro contributo alla conservazione dell’identità storica, che costituisce una parte dell’identità nazionale». Oltre a ricordare la figura dello studioso Pellicano Castagna, le varie relazioni hanno centrato l’obiettivo di far conoscere a un vasto pubblico lo stato dei lavori sulla

incontri con decisori politici, stakeholders, docenti e studenti delle scuole superiori del territorio ionico, cittadini che stimolino la discussione sull’attuale situazione Europea e sui vantaggi delle sue politiche riconoscendone le difficoltà e le sfide future, nonché sul futuro dell'Europa unita. Per una settimana i delegati dei comuni partecipanti avranno inoltre la possibilità di conoscere molte delle eccellenze della nostra regione, venire a contatto diretto con le nostre tradizioni e instaurare un dialogo e un confronto tra la propria cultura e la nostra anche attraverso la degustazione di piatti tipici, di sapori e aromi caratteristici della nostra cultura enogastronomica. L’Amministrazione Comunale di Siderno sta così annullando le distanze tra i cittadini dell’Europa Unita, creando un ponte tra culture ed economie diverse, investendo nella capacità di sapersi rapportare considerando la distanza culturale non come mera differenza ma come una ricchezza, un patrimonio dal quale partire per confrontarsi e, nel caso, migliorarsi. Durante gli incontri programmati verrà inoltre mostrato il funzionamento della piattaforma Eurodesk, della quale il Comune di Siderno ha uno sportello locale a disposizione dei giovani interessati a un’esperienza scolastica o lavorativa all’estero. Per Siderno, infine, la presenza di delegazioni di comuni europei rappresenta un’opportunità: quella di poter presentare la nostra realtà cittadina all’estero gettando le basi per possibili sbocchi turistici, commerciali, culturali e solidali. Sara Leone

ricerca tesa a ricostruire le radici della storia di una Italia «una e diversa», come ha avuto modo di sottolineare più volte lo stesso Musi. Nell’auditorium comunale di Gioiosa Jonica, dopo i saluti istituzionali del sindaco Salvatore Fuda, si sono avvicendanti per due giornate 17 relatori che hanno proposto motivi di riflessione, ma anche di apprendimento, della storia del Sud Italia. Le tre sessioni programmate sono state condotte da Aurelio Musi, Pietro Dalena e Giuseppe Caridi. Dalena (Università della Calabria), nel suo intervento, si è

Gioiosa Ionica: presentato il volume che ricostruisce la storia del paese Lo studio di Carmine Laganà e Giovanni Pittari, presentato dinanzi a un pubblico numeroso grazie all’impegno del Club per l’UNESCO, ripercorre attraverso le fonti la storia del borgo e del suo Castello. Venerdì 27 aprile, presso la Biblioteca comunale “G. M. Pellicano” di Palazzo “Amaduri”, a Gioiosa Ionica, è stato presentato dal Club per l’UNESCO, dalla casa editrice Promocultura e da TeleMia il volume “Fonti per la storia di Gioiosa Jonica e del suo castello (XVI-XVIII secolo)”, scritto a quattro mani dall’architetto Carmine Laganà e dal Dirigente scolastico Giovanni Pittari. Il volume espone alcune fonti inedite

sulla storia di Motta Gioiosa e del suo castello, che si trovano nell’Archivio di Stato di Napoli e nell’Archivio storico del Comune di Arena (VV). Si tratta della Platea del 1545 dei beni posseduti dal nobile Simone Caracciolo, degli Apprezzi della Terra di Gioiosa fatti nel 1678 e 1679 e dell’Inventario del Castello di Gioiosa del 14 febbraio 1776. Dopo i saluti istituzionali da parte del sindaco di Gioiosa Jonica, Salvatore Fuda, il Presidente del Club per l’UNESCO, Nicodemo Vitetta, alla presenza di un pubblico numeroso e attento, ha ringraziato i convenuti, gli autori, l’Editore Salvatore Cataldo, i relatori e ha poi dato la parola alla docente di Lettere Maria Fuda. La professoressa ha illustrato i punti salienti del volume, che offre numerosi spunti di analisi. Dai documenti emerge con chiarezza uno spaccato della vita sociale e dell’economia dell’antica Gioiosa. Nell’opera viene evidenziata, tra l’altro, per la prima volta, la presenza in paese, all’interno del sistema di fortificazione, di una terza porta (la Porta Maggiore), guarnita di baluardi e difesa da cannoni. Successivamente l’ingegnere Giuseppe Macrì ha illustrato le sue considerazioni sul volume e ha parlato dell’importanza, per uno storico, di lavorare su fonti di prima mano, non filtrate da interpretazioni che potrebbero essere fuorvianti. A questo punto hanno preso la parola gli autori del libro. L’architetto Carmine Laganà ha istituito un interessante raffronto fra la più antica immagine che noi possediamo dell’abitato di Gioiosa Ionica (un acquerello appartenente al Codice Romano Carratelli, risalente al 1500) e la descrizione che del castello e dell’abitato viene fatta nell’Apprezzo del 1678/79. Inoltre ha fatto rilevare come la descrizione delle numerose chiese del territorio sia dovuta a un ingegnere, quindi a un laico e non, come di solito avveniva, a un ecclesiastico che la effettuava in occasione della visita pastorale vescovile. Infine, Giovanni Pittari ha illustrato il paziente lavoro di ricerca archivistica svolto e ha rivendicato il proprio attaccamento e il proprio amore per Gioiosa Jonica, presso la quale ha esercitato la sua attività di Dirigente scolastico per un lungo periodo. Richiamandosi alla scuola delle “Annales”, ha voluto ricordare come sia impossibile conoscere la storia nella sua completezza e pervenire a una verità che sia assoluta e definitiva. Pittari ha inoltre annunciato che, a breve, seguiranno le pubblicazioni di altri volumi, tra i quali figura un volume dedicato alla memoria di Francesco Modafferi. Dopo un intervento dell’onorevole Carratelli, che ha gentilmente fornito l’immagine sulla copertina del volume, ha concluso la serata l’Assessore alla cultura del Comune di Gioiosa Jonica Lidia Ritorto, che ha ringraziato tutti i presenti per la partecipazione.


Nell’auditorium comunale di Gioiosa Jonica si sono avvicendanti 17 relatori che hanno proposto motivi di riflessione, ma anche di apprendimento, della storia del Sud Italia.

intrattenuto sulla nascita del feudalesimo, mentre Caridi (Università di Messina), sui cambiamenti avvenuti dall’età angioina in poi. A seguire, i relatori hanno dunque affrontato differenti temi riconducibili alla conoscenza degli eventi che hanno caratterizzato la storia del Mezzogiorno in una visione Mediterranea ed europea. Il numeroso pubblico intervenuto ha, dunque, potuto apprezzare le ricerche di Umberto Ferrari, Mirella Mafrici, Mario Panarello, Vincenzo Naymo, Alessio Bruno Bedini, Vincenzo Cataldo, Sebastiano Marco Cicciò, Roberto Fuda, Francesco Cuteri, Vincenzo De Nittis, Pasquale Lopretone e Filippo Racco. Storia, arte, architettura, archeologia, araldica, proposte di interventi di conservazione del notevole patrimonio architettonico che documenta il passato economico e sociale della Calabria: tutti questi temi si sono intrecciati e sviluppati al fine di far comprendere l’identità di un popolo e a tutelare i luoghi della loro attività del passato. Molti anche gli interventi da parte del pubblico, da cui sono scaturiti interessanti spunti di riflessione anche sull’attualità. Proprio l’attualizzazione della storia è stato il vero obiettivo degli organizzatori, visibilmente soddisfatti per la grande partecipazione e per l’alto spessore delle relazioni scientifiche. Aurelio Musi ha tratto le conclusioni del convegno di fronte a una numerosa platea di studiosi e appassionati provenienti da diverse parti della Calabria. Ha posto l’accento sulla «felice intuizione» avuta dagli organizzatori di far partire il convegno scientifico dal ricordo di un uomo che ha dedicato il suo tempo alla ricostruzione del passato, proprio perché «gli studiosi sono la radice della ricerca storica». Un momento di confronto interdisciplinare che ha consentito di mettere al centro del dibattito la storia unitamente all’attualità; proprio ciò che serve per non dimenticare da dove veniamo e poter costruire in maniera efficace, scientifica e non improvvisata, un futuro migliore. Nel corso dell'importante iniziativa è stata allestita a Palazzo Amaduri una mostra documentaria dedicata allo stesso Mario Pellicano Castagna, autore, tra l’altro, di una pregevole opera sulla storia dei feudi della Calabria. Presto, assicura la presidente Marilisa Morrone, saranno dati alle stampe gli atti del convegno. All’evento hanno dato il loro patrocinio il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la Deputazione di Storia Patria per la Calabria, la SISEM, l'Istituto Italiano dei Castelli e il Touring Club d’Italia. Circolo di Studi Storici “Le Calabrie”

Il Kiwanis Club della Locride festeggia i dieci anni di attività

Il Kiwanis Club Magna Grecia della Locride, dedicato a Luigi Giugno, ha compiuto dieci anni di attività solidale dedicata ai bambini disagiati sparsi nel mondo. L’appuntamento celebrativo, organizzato dal Presidente Giorgio Ruso, si è svolto presso la sala conferenze dell’Hotel Afrodite di Bovalino, e ha visto la partecipazione di tutti i soci del circolo territoriale unitamente al Luogotenente della Divisione 13 Mediterranea del Kiwanis Francesco Garaffa. La ricorrenza decennale è stata inaugurata dall’assemblea dei soci, durante la quale sono state pianificate le prossime iniziative di solidarietà. La prima di queste sarà “Gelato a Primavera”, dedicata ai bambini delle scuole elementari, seguita dal “classico” torneo di calcio a cui parteciperanno le squadre degli Avvocati del Foro di Locri, dei Commercialisti e degli Architetti. Il Kiwanis, quest’anno, parteci-

perà con un “undici” scelto tra i soci. A queste attività, che concluderanno l’anno sociale del Presidente Giorgio Ruso, si aggiungeranno quelle già programmate per l’inizio del nuovo anno sociale, che vedrà al timone del club service locrideo Alessandro Ciprioti. “Sono contento per i nostri dieci anni di attività – afferma Giorgio Ruso, – e tenendo conto dei nostri valori solidali vogliamo alimentare ulteriormente il valore di un servizio reso a soggetti deboli come lo sono i bambini. Sono soddisfatto che il nostro club abbia soci come Maria Teresa Fragomeni, nominata assessore regionale, e Pino Canzonieri, eletto Presidente dell’associazione dei commercianti di Siderno. È la dimostrazione della crescita del nostro circolo kiwaniano che, attraverso il servizio solidale, vuole diffonder i valori e gli ideali che costituiscono il nucleo fondante del club”.

Il 10 maggio le celebrazioni per i 50 anni dell’apparizione della Madonna dello Scoglio Sabato 7 aprile, il santuario mariano di Santa Domenica di Placanica è stato interessato da un evento particolare di preghiera. Infatti, come quasi ogni primo sabato del mese, al Santuario Diocesano Nostra Signora dello Scoglio è stato presente il vescovo della diocesi di Locri–Gerace monsignor Francesco Oliva che, come in tutte le occasioni particolari e/o speciali, ha presieduto le sacre funzioni religiose. A prendere parte all’evento spirituale, aperto con l'evangelizzazione di Fratel Cosimo e culminato con la solenne concelebrazione eucaristica, presieduta dal vescovo, attorniato dal rettore, padre Raffaele Vaccaro, e da altri sacerdoti della diocesi di Locri–Gerace, moltissimi pellegrini, provenienti da varie regioni italiane. Fra le autorità istituzionali e le personalità che non hanno voluto mancare all'incontro di preghiera presso il rinomato santuario: il Prefetto di Reggio Calabria Michele di Bari e l'ex vice presidente del CSM Michele Vietti, accompagnato dalla consorte, la notaia torinese Caterina Bima. Sia Vietti che il Prefetto hanno desiderato condividere, a conclusione della celebrazione, la loro esperienza presso il santuario mariano, ringraziando il vescovo Oliva per il suo attivo e importante impegno nella diocesi e nel territorio, e Fratel Cosimo, uomo di Dio, che rappresenta una vera testimonianza cristiana dato che ha speso la propria vita per il prossimo, per condurre

anime a Dio. Proprio il fondatore del santuario mariano, Fratel Cosimo, ha elevato al Signore una preghiera di intercessione per tutti gli ammalati e i sofferenti e ha esortato tutti ad amare la Vergine Santa e a seguire la via del bene, in umiltà, carità e amore. Ad animare la liturgia è stato il coro di Bivongi, accompagnato dal proprio parroco, che ha concelebrato, don Enzo Chiodo. A conclusione Giuseppe Cavallo, coordinatore generale del servizio d'ordine, della sicurezza e del volontariato presso il Santuario Mariano di Santa Domenica di Placanica, ha ricordato che il 10 e 11 maggio attendono grandi celebrazioni nel luogo santo, ricorrendo il mezzo secolo dalla prima apparizione di Nostra Signora dello Scoglio, e ha ricordato che gli incontri di preghiera hanno luogo, periodicamente, ogni mercoledì e sabato dalle ore 15:30 (Santa Messa ore 19:00). La domenica, la santa messa viene celebrata sia nella mattinata, alle ore 11:00, sia nel pomeriggio, alle 16:30, dopo la preghiera del santo Rosario, che ha inizio alle ore 15:30. Il servizio d’ordine pubblico è stato coordinato dal questore di Reggio attraverso il dirigente del Commissariato di Polizia di Stato di Siderno, con l’ausilio dei Carabinieri delle stazioni dipendenti dalla Compagnia dell’Arma di Roccella, guidati dal capitano Beringheli e appartenenti al Gruppo di Locri, comandato dal tenente colonnello De Pascalis.

EVENTI

Il GAL “Terre Locridee” continua il suo ciclo di workshop per definire e condividere i percorsi di sviluppo locale. Tema dell’incontro che si terrà domani, lunedì 7 maggio, alle ore 17:00, presso la Sala del Consiglio Comunale di Bianco, sarà “I Contratti di fiume nel territorio della Locride, Programma di attività e avvio dei momenti di partecipazione, Integrazione con i progetti del PAL dei Gelsomini, primo incontro”, introdotto dal presidente Macrì.

In occasione della festa dell’Europa, che si terrà il 9 Maggio, gli studenti dei 23 team calabresi che hanno partecipato al progetto “ A Scuola di OpenCoesione” presentano i risultati delle ricerche di monitoraggio civico. Le presentazioni si svolgeranno in tre diversi luoghi simbolo del progetto: il Palazzo della Cultura di Locri, alle ore 9; l’Auditorium Antonio Guarasci di Cosenza, alle ore 9:30, e all’Edificio “VILLA” di Limbadi, alle ore 10:30.

Venerdì 11 maggio, alle ore 18:30, presso il Teatro al Castello di via Caracciolo, a Gioiosa Ionica, si terrà l’evento “Calici di natura - Dialogo sull’evoluzione della viticoltura in Calabria, un modo diverso di pensare e produrre vino” durante il quale interverranno il vignaiolo Cataldo Carabetta e il sommelier esperto di vini Clabresi Pier Francesco Multari, i cui interventi saranno moderati dalla coordinatrice del progetto Cristina Briguglio.

Siderno fa da ponte tra la Calabria e l’Europa attraverso il progetto “Arising Citizenship: a Tighter-knit Europe”, un gemellaggio che vedrà la presenza, nel nostro comune, di delegazioni provenienti dalle città di Barcelos (Portogallo), Sebes (Romania) e Tarnowiec (Polonia) tra il 6 e il 14 maggio, durante il quale sono previsti tavole rotonde e incontri con decisori politici, stakeholders, docenti e studenti delle scuole del territorio ionico.


Rpubblicità istituzionale

06 Maggio 2018

SERVIZIO DI INFORMAZIONE PER I CITTADINI, numero verde:

INDIRIZZO

“ CALABRIA & Europa”

www.eurokomonline.eu Conclusa con l’assoluzione dell’UE la tappa calabrese del Processo all’Europa presso il Teatro al Castello di Gioiosa Jonica

Si è svolto con la partecipazione di 150 studenti, accompagnati dai rispettivi docenti la tappa calabrese per il 2018 del "Processo all'Europa" svoltosi presso la sede del teatro al Castello di Gioiosa Jonica. L’evento è stato presentato dal personale della Europe Direct “Calabria&Europa” diretto dal coordinatore Alessandra Tuzza, con la partecipazione degli esperti Loredana Panetta, Raffaella Rinaldis e Nicolò Palermo. A garantire il ruolo di Presidente della giuria il Prof. Virgilio Dastoli, Presidente del Movimento Europeo per l’Italia, già Direttore della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea. Approfondita la relazione introduttiva del dirigente dell’IIS “Zanotti Bianco”, Antonino Morfea, che ha posto l’attenzione alle misure europee per superare la crisi economica ed in particolare al Piano Junker per il rilancio degli investimenti, paragonato ad un nuovo piano Marshall per la vastità delle ricadute economiche previste in ambito comunitario. L’accusa, introdotta dalle presentazioni degli studenti degli Istituti del triennio del Liceo Scientifico di Gioiosa Jonica e dell’Istituto Tecnico per il Turismo di Marina di Gioiosa Jonica, ha posto l’attenzione sulla capacità di gestione dell’Europa del Mercato Unico e della sua realizzazione; sulle difficoltà connesse alla realizzazione dell’Unione economica e monetaria ed in particolare al varo della moneta unica. Quindi le politiche europee collegate allo Spazio Schengen e alla libera circolazione delle persone; ma soprattutto le politiche di gestione della crisi migratoria e la sicurezza delle frontiere; non in ultimo la gestione della crisi economica e le prospettive occupazionali dei giovani con Youth garantee. Tra gli interventi preparati con dovizia di particolari dagli studenti l’attenzione è stata posta alle politiche di genere nella strategia Europa 2020 ed al difficile connubio tra donne e lavoro, ancora oggi tutto da dirimere come segnalato dalla lobby europea delle donne, che ha evidenziato una mancata attenzione all’orientamento di genere e alle misure specifiche per le donne e l’occupazione femminile. Chiaramente rilevata la problematica della forte precarizzazione del mondo del lavoro e delle difficoltà di inserimento, così come la scarsa disponibilità

di impeghi lavorativi a lungo termine. I giovani della VC dell’IIS Zanotti Bianco ad esempio hanno sottolineato come pure in Germania la crisi economica si sia fatta, sentire con un incremento del 50% dei posti di lavoro negli ultimi tempi coperti da contratti a tempo determinato. In maniera generalizzata l’Europa sconta un peggioramento dei congedi parentali ed un ritardo crescente dell’età pensionabile. La crisi economica ha posto davvero in discussione il principio della parità di genere ponendo in crisi gli stessi obietti della strategia 2020. Prima della formulazione del verdetto finale della giuria popolare l’intervento del Presidente della Giuria Pier Virgilio Dastoli, che ha focalizzato l’attenzione dei giovani sulle 10 tematiche rilevate nella mattinata di lavoro chiedendo loro di puntualizzare se senza l’Europa queste stesse problematiche si sarebbero potute affrontare o meno da parte dei singoli stati. “Vi è bisogno di più Europa o meno Europa per risolvere i problemi?” è stato l’interrogativo del Presidente Nazionale del CIME. È seguito l’intervento del Sindaco Salvatore Fuda – Parte civile nel processo – che ha richiamato l’attenzione dei giovani sulla responsabilità dell’essere cittadini consapevoli e protagonisti delle nostre comunità. “Comunità – ha detto Fudache stanno insieme perché si condividono delle regole comuni altrimenti il diritto diviene una cosa vuota. Disattendere le regole - ha concluso il rimo cittadino gioiosano - provoca un danno generale!”. Infine la sentenza presentata da Sara Paciullo del Tecnico per il Turismo di Marina di Gioiosa Jonica, che da Giudice consapevole delle difficoltà connesse con la sentenza attesa ha affermato: “l’Europa è colpevole o innocente? Il nostro sarà un giudizio sospensivo. Essendo l’Europa per alcuni versi colpevole e per altri innocente. Ma alla fine chi può giudicare l’Europa, dovremmo valutare noi stessi. Cosa fanno i singoli Stati per l’UE? La Bandiera europea è una, ma tanti sono i modi di considerarla da parte di ogni singolo paese. Non sentiamoci italiani, francesi, spagnoli. Perché la nostra patria è una e si chiama Europa. Quindi sciogliamo la riserva e il giudizio è positivo pro-Europa”. Ale.T

800 678 910 11

Tutti i bandi sono disponibili sul sito dell’Unione Europea e della Commissione Europea Rappresentanza in Italia: www.europa.eu.int www.europa.eu.in/italia - Per maggiori informazioni è possibile contattare i nostri uffici: Centro di informazione dell’UE - Europe Direct “Calabria&Europa”

info: Palazzo Ameduri, piazza dei Martiri 89046 Gioiosa Ionica

Tel: 00 39 0964 412400 - fax 0964 342022 email associazioneeurokom@tiscali. it

Festa dell’Europa 2018 con A scuola di Opencoesione tre eventi collegati da tre luoghi di Calabria Nella giornata di celebrazione della pace e dell’unità in Europa tre appuntamenti con le scuole che hanno partecipato ad #ASOC17/18 e l’ufficializzazione del vincitore. Il 9 Maggio in Calabria, sarà occasione per gli studenti per presentare alle istituzioni e alle comunità locali i risultati dei progetti realizzati e, contestualmente, per conoscere il vincitore della quinta edizione di ASOC in Calabria. Per la Regione Calabria saranno presenti a Locri l’assessore al Bilancio Maria Teresa Fragomeni, l’assessore alla Cultura e all’Istruzione Maria Francesca Corigliano a Cosenza, l’assessore al Welfare Angela Robbe a Limbadi, quindi i dirigenti generali regionali Tommaso Calabrò e Paola Rizzo e la responsabile della comunicazione del POR Calabria Ivonne Spadafora. Tre gli appuntamenti organizzati sul territorio: - alle ore 9:00 presso il Palazzo della Cultura, via Trieste, a Locri (RC) - alle ore 9:30 presso l’Auditorium Antonio Guarasci, Piazza XV Marzo, a Cosenza (CS) - alle ore 10:30 presso l’Edificio “VILLA”, Località Santa, a Limbadi (VV) Mercoledì 9 maggio, per la Festa dell’Europa, si terranno gli eventi finali del percorso didattico innovativo ed interdisciplinare rivolto alle scuole secondarie superiori che, su scala regionale, vede l’adesione di 23 team (21 istituti) al fine di promuovere i principi di cittadinanza attiva e consapevole attraverso il monitoraggio civico dei finanziamenti pubblici. Promosso per il quinto anno consecutivo dall’Agenzia per la Coesione Territoriale su tutto il territorio nazionale ASOC ha raccolto, da ottobre ad ora, riscontri positivi in termini di partecipazione ed entusiasmo degli studenti calabresi. Un risultato possibile anche grazie al contributo attivo dei dirigenti e dei referenti delle istituzioni scolastiche e al rafforzamento della partnership della Regione Calabria con l’Agenzia e con l’USR, che ha visto questa amministrazione coinvolta in attività a supporto dei team, in affiancamento ai centri di informazione Europe Direct e agli Amici di ASOC. “Abbiamo accolto favorevolmente la volontà di coniugare le celebrazioni della festa dell’Europa e gli eventi conclusivi di A Scuola

di OpenCoesione 2017/18 - ha dichiarato il Presidente della Regione Mario Oliverio – poiché riteniamo sia il modo migliore per realizzare delle occasioni di riflessione e di valorizzazione dei temi che riguardano l’Unione Europea. I tre eventi, organizzati sul territorio regionale, segnano la conclusione del percorso di ASOC che l’amministrazione ha intrapreso al fianco delle scuole calabresi per offrire agli studenti opportunità formative e di crescita personale legate alla partecipazione civica e al controllo sociale. Ci siamo spesi in questa direzione, mettendo in campo diversi strumenti tra i quali anche il protocollo sottoscritto con l’Ufficio Scolastico Regionale, nella piena consapevolezza che le dinamiche di contaminazione e di scambio tra i giovani, a pieno titolo cittadini europei, siano i pilastri fondativi del progetto avviato con la dichiarazione di Schumann. Riteniamo indispensabile rivolgere la massima attenzione alla potenziale futura classe dirigente affinché le politiche e gli investimenti pubblici nella nostra regione siano parte di un processo partecipato, sia sul piano decisionale che su quello della valutazione della loro efficacia. È questa la chiave per avere una Calabria sempre più competitiva e capace di esprimere al meglio le proprie potenzialità di sviluppo anche grazie alle opportunità offerte dalle politiche di coesione”. Significativo, nell’edizione 2017/2018, in aggiunta al lavoro di formazione e accompagnamento condotto in questi mesi dal team ASOC, il ruolo svolto dall’amministrazione regionale nella produzione di contenuti didattici integrativi e nel trasferimento delle competenze relative all’uso degli open-data e all’impiego di tecnologie di informazione e comunicazione, con particolare attenzione ai social media. A Locri l’attenzione sarà tutta dedicata ai team protagonisti di Asoc delle classi degli istituti: Liceo Scientifico Zaleuco di Locri Team Freedam, Istituto Magistrale Mazzini di Locri Team Reisers, Liceo Scientifico La Cava Bovalino Team H2O, Liceo Raffaele Piria di Rosarno Team Polimedma, Liceo G. Rechichi di Polistena Team CUSTODI DELL’ARTE, Istituto Mazzone di Roccella Jonica Team Mazzone, ITT Trasporti Mario Ciliberto di Crotone Team Lost Flight, Istituto Tecnico Economico Raffaele Piria di Reggio Calabria Blockhouse Team - che hanno realizzato il project work previsto da A Scuola di Open coesione.


R

ANGOLO FOOD

06 MAGGIO - 21

arte&co

LA RICETTA: RIGATONI ALLA NORCINA INGREDIENTI per 4 persone: 360 gr di rigatoni, 2,5 dl di panna liquida, tartufo nero, 300 gr di salsiccia a nastro fresca, olio d’oliva extravergine, pepe (opzionale), parmigiano grattugiato (opzionale), sale q.b.

www.larivieraonline.com

I ritmi ancestrali della musica popolare hanno ormai travalicato i confini europei, permettendo a Cavallaro di allargare l’auspicio di un’Europa che danza a tutto il mondo.

Le melodie di Cavallaro travolgono l’Argentina In occasione della Giornata dell’Emigrante Calabrese svoltasi in Argentina, il mentore della tarantella Mimmo Cavallaro si è recato nel paese sud americano con il suo arsenale di ritmi e suoni della musica popolare. Le note della lira calabrese, del tamburello e della zampogna, hanno risuonato per Plaza de Mayo spingendo in una danza ancestrale non solo i calabresi ma tutti i presenti.

Suoni, melodie e danze. La Calabria d’oltreoceano è uno scrigno sepolto sotto generazioni di emigrati che ha bisogno delle tradizioni per essere aperto. Che sia Canada o Australia, USA o Argentina, il discorso non cambia, i nostri emigrati, quando lasciano la propria terra, portano un fagotto traboccante di usanze e costumi nella speranza di tramandarli alle nuove generazioni e farle apprezzare agli autoctoni di questi luoghi. Il risultato? Una perfetta integrazione dei due stili e una scoperta delle nostre radici, talvolta apprezzate al punto da farle proprie. La comunità calabrese in Argentina è una “istituzione” guidata da un Presidente reggino e composta non da persone ma da usanze, e una di queste è la “Giornata dell’Emigrante Calabrese”. In questa circostanza si festeggiano non solo i ricordi dei nostri avi e coloro che, per varie ragioni, hanno lasciato la nostra terra, ma la Calabria in tutte le sue sfaccettature. Divenuta un appuntamento annuale, all’ultima Giornata dell’Emigrante ha partecipato sia la politica calabrese, rappresentata dal Governatore Mario Oliverio, sia le tradizioni, con le musiche del maestro Mimmo Cavallaro, che abbiamo voluto intervistare in merito a questa esperienza unica. Vuole parlarci della sua trasferta argentina? È stato straordinario. Abbiamo avuto la possibilità di constatare che c’è un’altra Calabria che vive a Buenos Aires e nei dintorni. Una comunità calabrese ancorata alle radici della nostra cultura, che ha voglia di rafforzare questo legame con la propria terra d’origine. I ritmi e le musiche che abbiamo portato hanno fatto centro nell’animo della gente, suscitando emozioni e commovendo i nostri paesani. È stata inoltre, un’esperienza condivisa sia con il mio gruppo, composto da Andrea Simonetta, Gabriele Albanese, Michele Franzè, Valentina Donato e Francesco Leone, sia con la delegazione della Regione Calabria, che voglio ringraziare assieme alle agenzie di Massimo Bonelli e Mimmo Marino. Gli emigranti tendono a conservare le tradizioni e le usanze con più gelosia rispetto a coloro che rimangono nella propria terra. Lei

ha notato questa tendenza anche nella comunità calabrese emigrata in Argentina? Assolutamente. C’è gente che, nata e cresciuta lì, non ha mai avuto la possibilità di venire in Calabria a causa delle proprie condizioni economiche e, nonostante questo impedimento, ha comunque coltivato il desiderio d’amore e il senso d’appartenenza nei confronti della nostra Regione. I nostri migranti hanno portato un bagaglio culturale e di esperienze vissute nei paesi di appartenenza con le proprie famiglie che ancora oggi custodiscono gelosamente, rinnovando quotidianamente il sentimento d’amore per la Calabria. Grazie ai suoi ritmi e musiche è riuscito a travalicare i confini europei. L’Europa che danza è diventata il Mondo che danza? Il messaggio è proprio questo. Che i ritmi ancestrali della musica popolare partano dall’Europa per poi diffondersi in tutto il mondo, e lo si è potuto notare durante il mio concerto: le persone erano totalmente immerse nei suoni e nelle danze. Lei ha dichiarato che la musica calabrese merita di essere riconosciuta nel resto del mondo come un patrimonio di grande valore. Come si può accelerare questo processo? Dando la possibilità a questa musica di essere conosciuta nel mondo. Un ruolo decisivo può essere svolto dai mass media come Facebook e i programmi televisivi, che promuovono le musiche locali come la tarantella, la pizzica o la tamurriata. Altri veicoli di diffusione siamo ovviamente noi artisti, a cui spetta il compito di far apprezzare questo genere di musica. Ritengo, inoltre, che per agire efficacemente sul settore sarebbe utile realizzare dei laboratori di ricerca che coinvolgano il nostro territorio e le comunità calabresi sparse per il mondo, creando una rete che ci permetta di restare in contatto e di far capire ai nostri politici che devono avere il coraggio di investire in questo ambito. A tal proposito ci sembra che, con la sua presenza in Argentina, il governatore Oliverio abbia dimostrato l’attenzione che le istituzioni calabresi riservano alla nostra musica popolare. Verissimo. La presenza del Governatore in quell’occasione non solo ha rafforzato la rappresentatività della Regione Calabria, ma ha fatto sì che il messaggio arrivasse con più intensità a tutti noi. L’aiuto che le istituzioni possono dare alla promozione della musica popolare, però, non può limitarsi a questo e lo hanno capito molto bene in Sicilia o, meglio ancora, in Puglia. Quanto è indietro la Calabria, rispetto alle altre regioni del meridione, in questo ambito? Tantissimo. In Puglia hanno capito che la cultura popolare può essere un punto importante per lo sviluppo dei territori. Si prendano a esempio i comuni dell’area salentina-grecanica: in quelle zone gli investimenti regionali, nazionali ed europei non solo hanno accelerato il processo di sviluppo economico del territorio, ma hanno anche contribuito ad alimentare il settore turistico. In Calabria siamo invece parecchio indietro. I finanziamenti della Regione e delle Province a sostegno di eventi come il Kaulonia Tarantella Festival sono ancora esigui, e non danno agli organizzatori la possibilità di allargare le manifestazioni a tutti i comuni del comprensorio durante un periodo veramente esteso di tempo come accade invece in Salento. Gaetano Marando

Direttore responsabile:

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO Direttore editoriale: ILARIO AMMENDOLIA COLLABORATORI: Jacopo Giuca, Lidia Zitara, Franco Parrello, Tonino Carneri, Mario Nirta, Giuseppe Romeo, Orlando Sculli, Nino Sigilli, Tonino Carneri, Sonia Cogliandro

STAMPA: Se.Sta srl: 73100 Lecce

INFO-MAIL REDAZIONE:

0964342198 larivieraonline@gmail.com www.larivieraonline.com

Registrata al Tribunale di Locri (RC) N° 1/14 EDITORE - No così srl via D.Correale, 5 - 89048 Siderno

Le COLLABORAZIONI non precedute dalla sottoscrizione di preventivi accordi tra l’editore e gli autori sono da intendersi gratuite. FOTOGRAFIE e ARTICOLI inviati alla redazione, anche se non pubblicati, non verranno restituiti. I SERVIZI sono coperti da copyright diritto esclusivo per tutto il territorio nazionale ed estero. GLI AUTORI delle rubriche in cui si esprimono giudizi o riflessioni personali, sono da ritenersi direttamente responsabili.

Spellate la salsiccia e sbriciolatela con cura. Fate cuocere a fuoco basso la salsiccia sbriciolata con un po’ di olio. Quando la salsiccia sarà cotta unitevi la panna, una grattatina di noce moscata e una macinata di pepe (se lo usate). Cotta la pasta scolatela e conditela con il sugo di salsiccia e panna caldo. Completate con il parmigiano e il tartufo nero affettato.

IL COCKTAIL: COCKTAIL DAIQUIRI INGREDIENTI per 1 persona: 4,5 cl di rum, 2 cl di succo di lime o limone, 0,5 di sciroppo di zucchero. Spremete il succo di un lime o limone e filtratelo. Mettete 3 cubetti in una coppetta da cocktail e quando è bella ghiacciata buttate il ghiaccio. Mettete del ghiaccio in uno shaker, versate il rum e il succo e correggete con un filo di sciroppo di zucchero. Scuotete e versate nella coppetta, filtrando. Se volete guarnite con uno spicchio di lime o limone.

IL DOLCE:

APPLE CRUMBLE AL COCCO INGREDIENTI: 525 gr di farina, 250 gr di zucchero semolato, 64 gr di cocco grattugiato, 3 mele, ½ cucchiaino di cannella, 365 gr di burro, 175 gr di zucchero di canna, 4 uova, 1 bustina di lievito in polvere, sale q.b., zucchero a velo q.b. Versa in una ciotola 125 g di farina, lo zucchero di canna, 1/2 cucchiaino di cannella, il cocco essiccato grattugiato e 250 g di burro morbido a pezzetti. Impasta gli ingredienti fino a ottenere un composto di briciole. Sbuccia 3 mele e grattugiale con la grattugia a fori grossi. Monta 115 g di burro morbido con lo zucchero semolato e un pizzico di sale. Incorpora 4 uova, 1 per volta, poi unisci 400 g di farina in 2 volte, setacciata con 1 bustina di lievito per dolci.Versa metà del composto in uno stampo di 26 cm di diametro, foderato con carta da forno bagnata e strizzata. Distribuisci le mele grattugiate e metà del crumble preparato. Copri infine con il composto e il crumble rimasti. Cuoci il crumble al cocco in forno a 180° C per circa 1 ora e 10 minuti. Decora con zucchero a velo.


06 MAGGIO - 22

R

the blob

www.larivieraonline.com

Parco Aspromonte: si “illumina” Precacore L’Accordo di Programma tra Ente Parco Nazionale dell’Aspromonte e Amministrazione Comunale di Samo, siglato con l’obiettivo del recupero architettonico, della messa in sicurezza della rupe e della valorizzazione culturale di Precacore, “centra” un altro importante risultato. L’antico borgo, infatti, ha vinto il buio dei decenni riconquistando la luce grazie ad un innovativo impianto di illuminazione a risparmio energetico. Alla suggestiva cerimonia di inaugurazione, oltre al Sindaco di Samo Giovambattista Bruzzaniti e al Presidente del Parco Giuseppe Bombino, ha preso parte anche il Prefetto di Reggio Calabria Michele di Bari.

Lustri di lustri fa Questa settimana è circolata sui social questa foto di un giovane Peppe Panetta, membro della federazione del Partito Comunista di Locri, impegnato durante un comizio. Scorgiamo Gerardo Chiaromonte, all’epoca membro della segreteria nazionale del partito.

Il riposo del viaggiatore Gira che ti rigira, ogni tano bisogna anche riposare. Lo fa in questa foto Arturo Rocca, che durante una delle sue numerose escursioni (nello specifico al Monte Guardia ad Agnana), sfuma un’incavo naturale per stendersi un po’.

Mal comune mezzo gaudio La sindaca di Caulonia e consigliera Metropolitana Caterina Belcastro posa con il consigliere regionale Mauro D’Acri, affrontando questo periodo di tormento del Partito Democratico con un bel sorriso.


O

P O C S O L’OR

Abbandonate ogni indugio e approfittatene per farti avanti! Soprattutto sul lavoro, sarete favoriti nelle giornate di lunedì, martedì e venerdì, in cui nasceranno nuove opportunità. Fine settimana all’insegna del sentimento.

Attori emergenti All’anteprima della nuova serie TV di Sky scritta da Nicolò Ammaniti e girata da Francesco Munzi “Il Miracolo”, il figlio dell’assessore alla cultura Ercole Macrì, Carmelo, che ha recitato nella fiction, posa assieme ai colleghi Guido Caprino e Elena Lietti.

Quando le bocce erano una cosa seria Questa foto, scattata all’inizio degli anni ’60 sul lungomare di Siderno, dimostra quanto, nella nostra città, fosse popolare il gioco delle bocce, immortalato persino da una cinepresa.

Finalmente i vostri sforzi saranno premiati! A partire dalla giornata di domenica non mancheranno occasioni e incontri entusiasmanti. Portate pazienze se le giornate di lunedì e martedì vi creeranno qualche piccolo contrattempo…

Se avete cominciato a frequentare qualcuno potrebbe essere la persona giusta! Sul lavoro sono possibili novità interessanti nelle giornate di lunedì e martedì, mentre nella parte centrale della settimana potrebbe sorgere qualche difficoltà. Il cielo chiede di stringere i denti ancora per una settimana, dopodiché sarà tutto in discesa! Marte non vi farà più sentire stanchezza e Mercurio smetterà di esservi sfavorevole permettendovi di sbloccare situazioni sospese sul lavoro.

C’era una volta… Quando c’era il PCI c’erano anche i compagni: in questa foto quello che ci piace definire l’ultimo dei comunisti, Cosimo D’Agostino, posa in compagnia di Agatino Nicolosi, che ha appena ricevuto il premio “Civiltà e Lavoro” a Siderno.

Aspiranti compagni Anche Mimmo Panetta, in questa foto con Michele Crupi, vorrebbe rientrare nella nostra carrellata di comunisti di oggi ma, a nostro parere, non è abbastanza convinto nel sollevare il pugno…

La settimana comincia con un po’ di cattivo umore, ma mercoledì la situazione migliora permettendovi di portare a casa ottimi risultati sul lavoro e serenità dal punto di vista sentimentale, dandovi la possibilità di incontrare persone interessanti. L’amore non vi sorride e le giornate di mercoledì e giovedì saranno particolarmente cupe: la luna in opposizione potrebbe portare furiose litigate. Cercate di non oltrepassare il limite per non dovervene pentire. Resistete fino a domenica.

Finalmente la tortura sta per terminare! Nella giornata di domenica Mercurio cambierà segno e vivrete una vera e propria rivincita! Anche Marte tornerà a sorridervi e vi sentirete sereni e pieni di energie. Attenzione alla luna in opposizione…

Fine dei giochi Cosimo Giuliano e Raffaele Salerno festeggiano la fine del campionato e i risultati lusinghieri risultati della squadre di calcio locali.

La vostra sarà una settimana serena, e vi conviene approfittarne: da domenica, infatti, l’opposizione di Mercurio preannuncerà un periodo pieno di complicazioni. Cercate di sistemare il più possibile le questioni in sospeso.

Protagonisti politici Ilario Ammendolia, Piero Fuda, Ciccio Riccio, Isaia Sales, Mimmo Bova e Paolo Fragomeni, protagonisti tutti, con vari ruoli e in tempi diversi, della storia del vecchio PCI, si riuniscono per questo splendido scatto al termine della presentazione del libro del meridionalista salernitano.

Sarete messi a dura prova sul piano sentimentale e avrete bisogno di ritrovare un po’ di serenità. La luna facilita il dialogo nelle giornate di lunedì, martedì e nel fine settimana. Evitate di discutere tra mercoledì e giovedì.

Marte vi regala forza ed energia da vendere! Utilizzatela per non arrendervi sul lavoro anche se le cose non andranno come programmato, perché la prossima settimana tutto andrà per il verso giusto. L’amore vi sorride e vi regala tanto sostegno.

Vino al bergamotto Salvatore Agostino durante un’intervista effettuata allo stand allestito a Verona in occasione del Vinitaly, durante il quale ha potuto illustrare le qualità benefiche del nostro bergamotto e promuovere i suoi prodotti, tra cui l’ormai celebre BergaGum!

Sono possibili buone notizie o belle opportunità che potrebbero riguardare sia il lavoro che la vita privata. Venere favorevole rafforza rende i vostri sentimenti sempre più forti e intensi. Sfruttate al massimo l’energia di Mercurio.

L’arte del baffo Il sindaco Pasquale Brizzi assiste a un confronto tra baffuti storici (il sindaco di Gerace Giuseppe Pezzimenti) e neofiti (il presidente del GAL Francesco Macrì).

La vostra vita sentimentale si fa più complicata! Venere sfavorevole crea confusione e sta a voi cercare di capire come stanno davvero le cose. Sul lavoro non innervositevi troppo: le belle notizie arriveranno a partire dalla prossima settimana.



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.