Riviera n° 22 del 28/05/2017

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CONTROCOPERTINA

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MARIA GIOVANNA COGLIANDRO e telecamere delle Iene a San Luca non hanno che mostrato la solita finta cortese cerimonia, lo studio sul campo per analizzare con un approccio pseudoantropologico le caratteristiche di un popolo “handicappato” - come lo definisce al microfono Antonio Nirta - e le sue reazioni. Al servizio di Giulio Golia mancava solo un sottofondo preso in prestito da Marcopolo e la voce impostata di un documentarista che da un momento all’altro annunciasse una danza vudù. Un popolo da scoprire i sanluchesi, da esaminare così come si farebbe con gli aborigeni. Ma al di là dei soliti occhi da Lévi-Strauss con cui ci si spinge in Calabria, una verità è emersa involontariamente dal servizio delle Iene: i sanluchesi sono stufi di compatirsi. Non solo, hanno persino voglia di scherzare su quanto fino ad oggi è stato detto di loro. Esorcizzano in questo modo quello che è il loro demonio: a San Luca “il reato non è più personale, il reato è allargato alla comunità”. Così, rinunciando a un mondo a cui non accederanno mai, chiedono di essere rappresentati da un uomo di Stato. “Ci tratta con educazione” - dichiara una dipendente del Comune, come se a essere trattati con educazione ci fosse da sorprendersi. E sempre facendo leva sui modi umani del commissario, i sanluchesi scrivono al Ministro dell’Interno: “Onorevole Marco Minniti il commissario prefettizio dott. Salvatore Gullì ha governato con gentilezza e fermezza. Non

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meritiamo di ripartire da zero ma di continuare a essere accompagnati da un Uomo di Stato su cui tutti abbiamo riposto fiducia”. Preferiscono una penombra che almeno garantisca loro degli itinerari, in un paese dove andare avanti si risolve sempre in un unico inevitabile tracciato passivo. “Tieni presente la nomea che abbiamo noi quando usciamo fuori da San Luca, quando andiamo negli uffici regionali: è meglio che vada un commissario che viene dal governo che almeno ottiene qualcosa...”. Oggi quello che Giulio Golia chiama piccolo regno dei clan ha accettato di delegare per ottenere qualcosa, perchè i suoi cognomi non glielo consentono. Una delega suggerita dall’intelligenza ma che pone distanze e garze alla libertà, garze che isolano l’anima dall’irritazione della nomea. La vita condizionata dall’intelligenza calcolatrice, la vita a base di paraurti e isolanti mi sembra la peggiore sputacchiera. La consolazione di una “protezione” garantita con doppio strato assorbente è la peggiore delle consolazioni. Riconosco i meriti del Commisario Gullì che in un anno ha preso San Luca per un braccio sostenendola dolcemente e indicandole una strada, una direzione propizia. Ma mentre Salvatore Gullì si prodigava con tutte le buone intenzioni a riempire San Luca di speranza, inconsapevolmente l’ha svuotata. San Luca sarà davvero libera e democratica solo quando i sanluchesi negheranno alle loro vite garze e impacchi di medicatori che vengono da fuori. Altrimenti tutti continueranno a sorprendersi del fatto che quella che è riconosciuta come “la capitale della ‘ndrangheta” abbia accettato la presenza di un uomo di Stato. E continuerà a emergere il profilo pericoloso di San Luca mentre ancora una volta l’ennesimo giornalista pseudo-antropologo inietterà nelle sue vene una dose di anestetico che gli conferirà un’immagine pallida ma allo stesso così nitida da poter essere spennellata insieme agli altri manifesti pubblicitari da affigere sui muri della Calabria.

San Luca UN PAESE IN CUI ilè nel destino cognome LO SCORSO 21 MAGGIO È ANDATO IN ONDA SU ITALIA1 UN SERVIZIO DELLE IENE GIRATO A SAN LUCADA CUI, OLTRE IL SOLITO SGUARDO DA PSEUDOANTROPOLOGO CON CUI LA STAMPA SI SPINGE IN CALABRIA, È EMERSA SENZA VOLERLO UNA VERITÀ: I SANLUCHESI SONO STANCHI DI COMPATIRSI.


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ATTUALITÀ

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GIUDIZIARIA

Gli imprenditori “collusi”

SIDERNO

Una giornata ecologica anticipa il censimento degli alberi monumentali Organizzata dal Comune e dall’Osservatorio Ambientale, la giornata di oggi, a Siderno, sarà completamente dedicata all’ecologia e all’annuncio dell’ormai imminente censimento degli alberi monumentali, che salverà il nostro verde dalla cementificazione

Tenendo fede agli impegni presi all’inizio dell’anno con la cittadinanza, la vicesindaco e assessore all’ambiente del Comune di Siderno Anna Romeo, in collaborazione con l’Osservatorio Ambientale Diritto per la Vita, ha organizzato una giornata di educazione ambientale e di conoscenza del territorio rivolta agli alunni delle scuole, alle famiglie e alla cittadinanza. Dopo il raduno, previsto per le ore 10:30 di questa mattina in località Trigoni, i partecipanti avranno la possibilità di fare una visita alle antiche Fontane Monumentali del nostro territorio, in seguito alla quale una passeggiata tra i sentieri di Siderno Superiore culminerà con l’osservazione di due ulivi secolari che potrebbero presto venire catalogati come “monumentali”. «L’escursione di oggi - ci racconta infatti l’assessore Romeo non serve solo a mostrare le bellezze e le potenzialità del nostro territorio alla cittadinanza, ma anche a promuovere l’ormai imminente censimento degli alberi monumentali, del quale siamo riusciti ad avviare tutte le pratiche previste dalla legge. «Il censimento - continua la vicesindaco - impone ai comuni di contare e valutare tutti gli alberi presenti sul territorio, iscrivendo nel registro dei “monumentali” quelli che rispondono a determinati standard di grandezza, bellezza e rarità che, a partire dal momento del censimento, dovranno essere preservati e tutelati. La nostra più grande soddisfazione e che saranno sottoposti al medesimo trattamento anche gli alberi con tali caratteristiche presenti su terreni privati, elemento che rende l’avvio di questa pratica una vera e propria rivoluzione culturale. Grazie alla collaborazione attiva della Consulta Cittadina e dell’Osservatorio Ambientale siamo riusciti a coinvolgere le scuole nel progetto, demandando agli studenti la prima segnalazione degli alberi potenzialmente monumentali. Il lavoro da svolgere, tuttavia, è ancora lungo e per que-

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I dato rea e

sto invitiamo tutti i cittadini a segnalarci gli alberi che ritengono possano essere di interesse per la comunità. Una volta terminato questo lavoro di preparazione sarà un esperto dei Carabinieri Forestali a svolgere una valutazione scientifica relativa alla potenziale monumentalità dei fusti sulla base delle stingenti caratteristiche indicate dalla legge, ma non si tema per gli alberi che all’esito delle analisi non risulteranno possedere i requisiti. Sarà infatti impegno dell’Amministrazione segnalare i più belli di essi come alberi di “interesse pubblico”, classificazione in grado di preservarli al meglio». Anche Rosario Rocca, presidente dell’Osservatorio Ambientale Diritto per la Vita, non cela la propria soddisfazione: «Dopo aver sollecitato per lungo tempo il censimento degli alberi monumentali non possiamo che accogliere l’iniziativa di oggi e le notizie che porta con sé con grande favore - ci racconta. «Collaborare a stretto contatto nella realizzazione dell’evento odierno ci ha garantito di unire alla giornata ecologica già promossa lo scorso anno anche la visita alle fontane. Durante la nostra escursione, infatti, ci soffermeremo presso di esse per illustrare ai cittadini un progetto di recupero che ci permetta di salvaguardarle e migliorarle. Eppure la strada da percorrere è ancora lunga: «La visita conclude Romeo - a due alberi che speriamo di vedere presto censiti come monumentali e delle fontane ci auguriamo che sia solo il primo passo di un lungo percorso di ulteriore sensibilizzazione alle tematiche che da sempre l’Osservatorio promuove. Non abbiamo accantonato, infatti, il progetto “Acqua in Piazza”, manifestazione attraverso la quale vorremmo promuovere la valorizzazione di tutte le fontane pubbliche e che riteniamo fondamentali per la salvaguardia dell’ambiente nella nostra città». Jacopo Giuca

di Franco Crinò

La benedizione data da Berlusconi per il Partito Animalista ha prodotto effetti : chi si interroga sulla ennesima "trovata" di B. ( in questi giorni la tv manda "1993", l'anno della sua discesa in campo e la stampa annota la sua ritrovata centralità, il successo alla Convention del Ppe a Malta, l'influenza che esercita sulla legge elettorale sulla quale ci si sta confrontando); chi contesta che la "campagna" animalista debba "produrre"?un partito o una strumentalizzazione, chi sottolinea il rapporto tra animali e religioni, chi richiama il fatto che i grandi problemi siano immigrazione, fame nel mondo(e, quindi, la catena alimentare), sicurezza, Isis. Amore vero nei confronti degli animali e strano modo di amare gli animali. Animali bersagli pressoché scontati della violenza. Si moltiplicano i video sul Web : il processo di Cosenza e l'indignazione enorme verso gli "animali" che hanno massacrato il cane Angelo, i pompieri che rischiano per recuperare in un anfratto gli anatroccoli, i maiali maltrattati negli allevamenti pur avendo "già " la sorte di diventare prosciutti, le galline ovaiole che non sanno camminare perche' non lo hanno mai fatto, l'abbraccio dell'oca alla sua umana (si chiama così,non "padroncina"). La forma, scrive Ferruccio de Bortoli, distingue i proprietari dai padroni. Figurarsi la sostanza! In ogni caso, Adriana Rebecchini su La Verità da un contributo importante alla discussione, un paginone sugli Asini. "Erano in via d'estinzione, oggi nel nostro paese sono di nuovo presenti.Sono preziosi per il latte e per le terapie mediche.Piu temerari dei cavalli, insegnano ad essere pazienti". I muli in servizio militare portavano i viveri in trincea e i morti a casa. Per l'architetto Paolo Portoghesi " Il raglio, tra le voci della natura, è una delle più intensamente drammatiche, espressione di un'urgenza irrimandabile, di una volonta' di non tacere piu' dopo aver troppo taciuto". Gianluigi Paracchini sul Corsera " Gli Asini si sacrificano, non tradiscono, si accontentano di poco. La verità è che ci sono pochi asini e troppo somari"

Amore (IM)puro

Gli imprenditori collusi sono quelli che di solito originariamente vittime di richieste estorsive - si sono resi disponibili a trovare con i mafiosi un accordo attivo – dal quale derivano obblighi reciproci di collaborazione e scambio – in guisa tale che tra le due parti vengano ad instaurarsi interazioni reciprocamente vantaggiose fondate sul conseguimento di interessi comuni. In altri termini, ciò che rende l’imprenditore colluso con la mafia è non già il fatto di avere eventualmente trovato un aggiustamento con i mafiosi al solo fine di limitare il danno derivante dalle pretese estorsive di costoro; ma è il fatto di avere stipulato un vero e proprio patto di collaborazione con i membri del sodalizio con cui egli è entrato in contatto, in termini tali che la carica di intimidazione diffusa propria di quel sodalizio ridondi a vantaggio di lui stesso e della sua impresa, sì che quest’ultimo vantaggio abbia a sopravanzare quel danno originario. (Sul punto G. TURONE, Il delitto di associazione mafiosa, Milano, 2008, pp. 462 ss.). E’ ragionevole considerare imprenditore «colluso» quello che è entrato in un rapporto sinallagmatico di cointeressenza con la cosca mafiosa, tale da produrre vantaggi (ingiusti in quanto garantiti dall'apparato strumentale mafioso) per entrambi i contraenti e tale da consentire, in particolare, all'imprenditore di imporsi sul territorio in po¬sizione dominante grazie all'ausilio del sodalizio, il cui apparato intimi¬datorio si è reso disponibile a sostenere l'espansione dei suoi affari in cambio della sua disponibilità a fornire risorse, servizi o comunque uti¬lità al sodalizio medesimo (quando non risulti addirittura la prova di una relazione trilaterale, tale da coinvolgere anche qualche esponente del ceto politico-amministrativo in una gestione spartitoria dei pubblici ap¬palti). Una volta provato il suddetto sinallagma criminoso, la condotta dell'imprenditore «colluso» sarà configurabile come partecipazione ov¬vero come concorso eventuale nel reato associativo, a seconda dei casi e conformemente ai parametri stabiliti dalla giurisprudenza. Al contrario, si dovrà considerare imprenditore «vittima» quello che, soggiogato dalla forza di intimidazione del vincolo associativo e dalla condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva, non tenti di venire a patti con la mafia per rivolgere a proprio vantaggio il relativo apparato strutturale-strumentale basato sull'intimidazione, ma ceda al¬l'imposizione mafiosa (versando tangenti alla cosca o piegandosi a prestazioni di altro tipo) e subisca il relativo danno ingiusto limitandosi a perseguire — se mai — un'intesa con il sodalizio criminale al solo fine di tentare di limitare tale danno”. Si può pertanto concludere che ciò che distingue la posizione di «soggiacenza» da quella di «compiacenza» è proprio il requi¬sito dell'ingiustizia del vantaggio che può essere conseguito dall'imprenditore attraverso il predetto «rapporto sinallagmatico». Ed è il caso di sottolineare che, come è stato giustamente osservato in dottrina, nel requisito dell'ingiustizia del vantaggio conseguito dal¬l'imprenditore colluso con la mafia è ravvisabile un parallelismo con la stessa definizione delle finalità dell'associazione mafiosa, tra le quali il terzo comma dell'art. 416-bis c.p. ricomprende, appunto, la finalità di ingiusto vantaggio.



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A I R O T S A T T U UNA BR

Nel gennaio del 2009 Francesco Richichi senza capirne il motivo, finisce tra i 109 arrestati dell’Operazione Giotto, un’operazione gigantesca che fa saltare una “holding di falsari” operante in Italia con diramazioni all’estero.Insieme alla madre inizia una lunga battaglia per dimostrare la sua innocenza. Lo scorso gennaio Francesco è stato assolto ma la madre non c’era a festeggiare con lui.

“Mi hanno

accusato ingiustamente e il cuore di mia madre

non ha retto” “Spesso le procure nell’affanno di fare giustizia buttano anche brava gente nel loro tritacarne. Non c’è più un distinguo. Viene inquisito un uomo e tutti quelli che portano il suo stesso cognome vengono inquisiti insieme a lui. Così ragionava la mafia: ti ammazzava se ti aveva visto parlare con chi non avresti dovuto. Erano quelli gli anni delle guerre di mafia... Adesso che anni stiamo vivendo?”

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO “Ho capito perché nelle foto che vengono pubblicate sui giornali tutti sembrano delinquenti: vengono scattate nel cuore della notte!”. Sono le 3 del mattino del 28 gennaio del 2009 quando i carabinieri piombano a casa di Francesco Richichi e lo prelevano, senza dire una parola. “Una situazione kafkiana. Arrivato in caserma, mi rilevano le impronte digitali dopodiché, alle 5 del mattino, mi consegnano un librone e mi dicono che mi avrebbero accompagnato a casa. Io ho risposto che abitavo lì vicino e che sarei potuto andare a piedi. A quel punto vengo informato che sono in stato di arresto”. Associazione a delinquere, spaccio di valori bollati falsi e spaccio di banconote false: questa l’accusa. Francesco Rechichi si ritrova senza capirne il motivo tra i 109 arrestati dell’Operazione Giotto, un’operazione gigantesca che fa saltare una “holding di falsari” operante in Italia con diramazioni anche in Germania, Spagna e Lituania. Il motivo? Secondo l’accusa Francesco avrebbe versato 1.080 euro a un tizio per acquistare marche da bollo false da rivendere nel suo tabacchino. “Con quei soldi ho comprato ricariche telefoniche da 5 euro! Presso il mio tabacchino non erano acquistabili valori bollati, bastava venire a controllare. E poi 1-0-8-0 – scandisce Francesco – pagati con assegno! Un pagamento tracciabile, ché se lo dico in giro che sono stato arrestato per questo non mi crede nessuno. Eppure il p.m. che ha condotto le indagini ha fatto carriera! Nessuno si è degnato di farmi una domanda: Signor Richichi, lei ha spacciato banconote false? In che veste ha avuto contatti con questa persona? Glielo avrei spiegato, per l’amor di Dio!”. A “incastrare” Francesco è stata una telefonata. “Linguaggio criptico! Parlare in maniera informale con una persona, senza stare attento a come componi la frase è linguaggio criptico. Tu magari non usi il soggetto e ce lo appiccicano loro!”. Il giudice dell’udienza preliminare condanna Francesco Richichi a 1 anno e 4 mesi di reclusione. “Ho vissuto quel giorno come il primo giorno di scuola, un mondo nuovo da cui mi sono sentito risucchiato. Annaspavo nell’assurdo”. Francesco si ritrova tutt’a un tratto catapultato nella farraginosa macchina della giustizia: a una velocità prodigiosa la logica aveva subito una battuta d’arresto mentre la sua mente veniva sopraffatta dall’andare e venire di qualcosa che non riusciva a essere pensiero. “Il GIP senza fornire una vera e propria motivazione ma limitandosi a fare un copia e incolla dell’istanza del Pubblico Ministero mi aveva condannato. Nessuna discussione, nessuna presa di coscienza seria circa il contenuto e le ragioni di quanto veniva deliberato. A valutare sembra ci sia stato un tribunale dell’Inquisizione! La macchina della giustizia ha degli ingranaggi privi di senso tanto che sei portato a tifare per la malavita, perché pensi che più malavita della giustizia non c’è” – dichiara sconfortato Francesco Richichi. “Io mi vergognavo a uscire di casa – prosegue – ma non per me, per mia madre. Lei ne ha sofferto tantissimo… suo figlio un delinquente? È stata un fulmine a ciel sereno anche per lei. Ha lottato con me per trovare un ponte, un contatto con un briciolo di sensatezza. Ma purtroppo, alla fine, il cuore di mia madre non ha retto: oggi sono cinque anni che non è più con me. Hanno ammazzato mia madre! La malagiustizia me l’ha portata via!”. Dopo 8 anni Francesco Richichi è stato assolto. Deve, però, rispondere del reato di evasione. “Quando ero agli arresti domiciliari ho chiesto un’ora di permesso perché mia madre si era aggravata. Quel giorno a Reggio era in corso la metanizzazione e per questo motivo ho portato un piccolo ritardo. Avrei dovuto telefonare mi hanno detto, ma essendo ignorante in materia di delinquenza – sorride amareggiato Francesco – non lo sapevo e sono caduto nell’inghippo”. Oltre al danno la beffa: la vita di Francesco Richichi continuava a incorniciarsi nell’assurdo. “Mai avrei potuto immaginare che un giorno potessi rischiare il carcere. Mi veniva da ridere solo a pensarci. Tuttavia, non mi sono mai proclamato innocente, mi sembra stupido: lo fanno tutti i colpevoli. Pertanto io mi dichiaro colpevole di cazzonaggine! Purtroppo non sono dotato di furbizia, questa è stata la mia disgrazia più grande”. “Le procure – continua Francesco – non riescono a capire che questi giochetti costano, che si rovinano le vite delle persone. C’è il malaffare a Reggio Calabria, certo che c’è, però la procura spesso nell’affanno di fare giustizia, butta anche brava gente nel suo tritacarne. Non c’è più un distinguo. Viene inquisito un uomo e tutti quelli che portano il suo stesso cognome vengono inquisiti insieme a lui. Così ragionava la mafia: ti ammazzava se ti aveva visto parlare con chi non avresti dovuto. Erano quelli gli anni delle guerre di mafia… adesso che anni stiamo vivendo? Siamo di fronte a due Moloch: da un lato la mafia, dall’altra la magistratura. Hanno lo stesso piglio e sono guidati dalla stessa ingiustizia. Anzi forse la mafia potrebbe sembrare più umana: ti fa fuori subito, la magistratura ti lascia in agonia”.


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Nei giorni scorsi sarebbe stata sgominata la potente cosca degli “Arena” accusata di aver messo le mani sul “Cara” di Isola Capo Rizzuto. Un coro di elogi si è alzato forte nei confronti del procuratore capo della DDA di Catanzaro, sempre più riconosciuto come leader indiscusso di un’enorme ondata populista cucinata ai fornelli delle procure.

Populismo in salsa Calabrese

ILARIO AMMENDOLIA Nei giorni scorsi, dopo l’operazione di Isola, s’è alzato forte e unanime un coro di elogi nei confronti del procuratore capo della DDA di Catanzaro. Il dottor Gratteri avrebbe sgominato la potente cosca degli “Arena” che, a sua volta, avrebbe messo le mani sul “Cara” di Isola Capo Rizzuto. Una cosa è certa, dal punto di vista mediatico l’operazione è scattata al momento giusto, cioè quando la questione “migranti” è al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica nazionale. Onore al merito a Gratteri ma qualcosa non torna! Sento parlare degli “Arena” da molto tempo, soprattutto da quando per uccidere uno di loro fu impiegato un bazooka. Da allora, ogni giorno, si ripete che gli Arena controllerebbero una parte consistente del territorio crotonese. Ora qualcuno ci dovrebbe qualche spiegazione. Non ho dati certi, ma mi dicono che in Calabria ci siano quasi ventimila appartenenti alle forze dell’ordine. Le procure sono state ampliate e, comunque, il numero degli addetti è altissimo. Un esercito che non trova riscontro in altri territori dell’Europa Occidentale. Forse neanche in zone di guerra. Con questi numeri avremmo dovuto sapere quando e a che ora gli Arena prendono il caffè, come hanno dormito la notte, quando vanno a cena, con chi si spostano, con chi parlano, che affari fanno. Scopriamo invece – sempre che quanto abbiamo letto corrisponda a verità – che erano liberi di gestire il Cara e di controllare finanche il respiro della gente. Presumibilmente gestiranno ben altri affari. Tuttavia – e secondo l’accusa – per dieci anni gli “Arena” hanno “lavorato” indisturbati infiltrandosi ovunque, Cara compreso. Poi come per incanto, e al momento “giusto”, un colpo di obice: 68 (sessantotto) arresti effettuati con uno spiegamento impressionante di uomini e mezzi. Scoppia uno scandalo di dimensioni nazionali. Però nessuno dice da chi furono – e se lo furono –

La Storia ci insegna che i “capo popolo” non nascono a caso.È il potere che li crea per poi utilizzarli al momento opportuno. Quando i governi non sono capaci di dare risposte alla gente, i“capi popolo” coprono un vuoto e riportano il dissenso all’interno del sistema.

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coperti gli Arena in questi decenni… Attraverso quali canali sono entrati nell’economia della zona? Nessuno lo sa e nessuno lo saprà! Nessuno lo spiega! E noi come allocchi gridiamo “Evviva”. Non sono affatto un dissacratore dell’opera delle procure ma qualcuno deve pur rifiutarsi di scrivere sui giornali la mera trascrizione delle loro veline. So bene che è pericoloso ma bisogna farlo! Accetterei scommesse “cento contro uno” che dei 68 arrestati il 90% saranno scagionati prima del processo o assolti nei diversi gradi di giudizio. Non sono un profeta. Mi limito a fare le “proiezioni” utilizzando le percentuali di assolti dopo “operazioni brillanti” avvenute in passato, e che hanno avuto vasta eco nazionale. Una cosa è certa: il giorno dopo l’operazione di Isola il procuratore Gratteri è andato in onda a reti unificate. Non s’è limitato a parlare dell’inchiesta ma ha spaziato dalla politica interna a quella internazionale. Come un abile surfista ha cavalcato le onde mediatiche con incredibile maestria. Gli arresti di Isola sembravano solo uno sfondo lontano, per consentire al Protagonista di entrare autorevolmente nel dibattito politico nazionale. Così, abbiamo avuto l’ennesima conferma: in Gratteri ha preso forma il leader indiscusso del nascente movimento populista calabrese. Giocherà in politica il suo “capitale”? Probabilmente non avrà alcun bisogno di passare attraverso libere elezioni per toccare il “traguardo”. C’è oltraggio nelle mie parole? Tutt’altro! Ci limitiamo solo a constatare come nel vuoto assoluto della politica, soprattutto al Sud, emergono novelli Masaniello, abili capi popolo, acclamati giustizieri, vendicatori solitari. È altrettanto evidente il fatto che in Calabria ci troviamo nel pieno di una enorme ondata populista seppure in salsa calabrese e cucinata ai fornelli delle procure. Non ho assolutamente nulla contro Gratteri, anzi come “politico” mi è finanche simpatico. Guardo con attenzione il suo populismo ruspante e penetrante come lo fu quello del primo Bossi o di Di Pietro; il suo fiuto mediatico, la sua prontezza nel trovarsi nel posto giusto al momento giusto. Trovo invece deprecabile l’atteggiamento prono, godente e ansimante tipico da vogliosi sodomiti, da parte di uno stuolo di servi politici, di cortigiani, di portatori di un pensiero debole, codino e subalterno. Comparse inutili che offendono e affossano la Calabria. La Storia ci insegna che i “capo popolo” non nascono a caso. È il potere che li crea per poi utilizzarli al momento opportuno. Quando i governi non sono capaci di dare risposte alla gente, i “capi popolo” coprono un vuoto e riportano il dissenso all’interno del sistema. Il populista di turno attacca la “politica”, muove guerra alla “burocrazia”, indirizza il malcontento verso le istituzioni; è genericamente critico verso il potere economico e finanziario, e finanche nei confronti della Chiesa, ponendosi come unico difensore del popolo, solo vendicatore dei torti subiti dalla gente. È un vecchio trucco che però funziona ancora. Tanto più il tessuto democratico si sfilaccia, tanto più il “Capo popolo” viene mitizzato. Di Pietro dimostra che i capi popolo possono diventare ministri ma nulla cambia perché il sistema resta lo stesso. Gratteri il ministero l’ha sfiorato ma sono sicuro che, prima o poi, varcherà la porta di via Arenula. La cosa in sé non contiene nulla di male, niente di scandaloso. Ribadisco, noi non combattiamo Gratteri né altre persone ma siamo assolutamente consapevoli che il populismo rappresenta una malattia senile, grave e mortale per la democrazia. Ed è il “populismo” che combattiamo e combatteremo! Si può tacere per paura, per comodità, per indolenza, per miopia o per vigliaccheria. Noi non lo faremo! Al dottor Gratteri auguriamo tanta felicità e tanto successo personale, ma non a prezzo della verità! Non sacrificando la democrazia! Non restando muti mentre la Costituzione viene ferita! Ristabilire la verità, o quantomeno tentare di farlo, rappresenta per noi un dovere. Dubito che ce la faremo o che ci lasceranno fare. Noi siamo una pagoda di uomini liberi che ci confrontiamo con una flotta di corazzate armate di testate nucleari. Tuttavia dobbiamo farlo, lo dobbiamo alla Calabria e al popolo calabrese!


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Locri: i resti della macchina della scorta di Falcone per ricordare la strage di Capaci Martedì è ricorso il 25° anniversario della strage di Capaci, in cui persero la vita la vita il giudice Giovanni Falcone, la sua compagna Francesca Morvillo e gli agenti Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. La città di Locri, per ricordare quell’evento tragico, ha accolto la vedova Montinaro e alcuni familiari delle vittime, per mantenere sempre vivo il coraggio di cambiare e sperare in un futuro migliore. Per questo, sabato 20 maggio, presso il Palazzo della Cultura di Locri, sono stati esposti “i resti della macchina della scorta” e, in seguito al saluto delle autorità, sono stati protagonisti gli studenti della Locride, convinti che sensibilizzare i giovani sia il primo tassello di un percorso di rinnovamento di una società in cui onestà e rispetto siano valori fondamentali del vivere civile.

Samuele Reggio, arbitro di pallavolo di Siderno è stato convocato per la kermesse in programma a Porto San Giorgio dal 29 Maggio al 5 Giugno 2017. I migliori Under 15 d’Italia saranno diretti dal giovane fischietto ionico in rapida crescita. Un bel passo avanti per un giovane della serie C Silver di Calabria della stagione 2013-14 che sta arbitrando la seconda fase di C tra le rappresentanti delle regioni. Una convocazione che segna un importante traguardo per il settore Sia presieduto da Giovanni Santucci.

Convocazione da lustro per un arbitro di Siderno

Nicola Romeo incontra Papa Francesco

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Grandissima emozione per Nicola Romeo e famiglia che, questa settimana, in visita a Roma, hanno avuto la possibilità di parlare con Papa Francesco. Dopo l’udienza generale, sua Santità è sceso dal pulpito per salutare i disabili e i loro familiari e, in un momento di grande intimità ai quali ormai Francesco ci ha abituati, ha accettato di donare a Nicola la papalina da lui indossata in quel momento. Un’emozione straordinaria che ha tolto il fiato ai genitori di Nicola, che hanno per questo deciso di consegnare una lettera al pontefice per comunicargli tutto ciò che non sono riusciti a dire durante il breve incontro.

Criaco e Voltarelli incantano il Salone Internazionale del Libro di Torino Durante il Salone Internazionale del Libro di Torino la Calabria ha sfruttato appieno la ghiotta occasione di far parlare di sé e lo ha fatto in grande stile grazie alla presentazione/concerto del nuovo libro di Gioacchino Criaco che, coadiuvato dalla presenza del sempreverde Peppe Voltarelli, ha parlato con sapienza di musica e minoranze, dialetto e rock nostrano. Un’impresa non semplice da compiere, ma in grado di accendere l’interesse del grande pubblico per il nostro territorio!

CALABRESE PER CASO * di Giuseppe Romeo

Ancora Porto ... ma è troppo tardi. Scrivere a volte può essere un esercizio di vanità, altre volte un’esigenza personale per sentirsi parte di una scena nella quale in qualche modo ci si vuole interpretare come attori di una comunità. Altre perché, probabilmente e semplicemente forse, si ha qualcosa da dire e che magari riguarda un pò tutti. Ora, leggere che un Comitato si sorprenda della esclusione del porto di Gioia Tauro dal progetto “via della seta” che tende a legare soprattutto l’Oriente con il Nord Europa mi sembra - se si fossero seguite le vicende e ciò che da decenni si sta facendo in altre parti d’Italia alle spalle dello scalo di Gioia Tauro - tutto tranne che una “sorpresa”. Al di là della miopia governativa - che la dice lunga su quanto noi calabresi celebriamo i politici in visita che promettono il mondo, per poi verificare che in giro per il mondo, ovvero in Cina, essi promettono altro - la realtà portuale di Gioia Tauro si anemizza da sé e da tempo. Non si tratta, infatti, solo dell’esclusione dal progetto “via della seta”. Essa era già in discussione sulle capacità e sulla convenienza economica di un transhipment che guarda da anni al Nord Europa più che al Sud. Un transhipment consapevole di poter disporre a breve di nuovi attracchi a pescaggio utile per le Superpanamax che avrebbero reso Gioia Tauro, primo porto a disporre in passato di questo vantaggio, non più necessario in un modello economico che lega il Sud attraverso Tangeri direttamente al Nord verso Genova, ovvero Vado Ligure. Un transhipment che si dirige verso i mercati che “contano” e che a breve potrà fare affidamento su realtà retroportuali che da anni si sono man mano organizzate coinvolgendo non solo la Liguria, ma le province piemontesi attraverso una serie di terminal container – chiamati consorzi intermodali - con alta capacità di “lavorazione” oltre che di mobilità delle merci e ricollocazione sui mercati di destinazione. Da Genova a Rotterdam, insomma, ci si arriva prima senza fare scalo a Gioia Tauro e, se non vi sono altri motivi o “capacità, è “economicamente” più vantaggioso far proseguire una nave piuttosto che fermarla per poi tardare nella lavorazione delle merci da ritrasferire nuovamente verso i mercati con

un aumento dei costi e dei prezzi in un territorio privo non solo delle possibilità cargo, ma anche di una ferrovia ad alta capacità ( l’alta velocità delle merci per intenderci). Insomma, sorprese o meno, dovevamo capirlo da tempo, e non lo abbiamo capito, che un porto da sé non ha ragione di esistere se non vi è un “retroporto” capace di “lavorare” le merci non solo con le operazioni di sdoganamento, ma anche con capacità di analisi merceologiche e di trasferimento verso le destinazioni in tempi economicamente ragionevoli. Non aver considerato ciò che avveniva altrove, e aver gestito di fatto il porto di Gioia Tauro come una infrastruttura autoreferenziale, è stato l’errore principale dal momento che non ho mai letto, a riguardo dei corridoi 5 e 6 delle reti paneuropee, come e in che misura, in termini pratici e concreti, il Porto calabrese si sarebbe interfacciato con tali progetti ormai da anni ben noti, tranne che per la politica calabrese, per rendersi indispensabile nella corsa all’integrazione delle reti. Eppure, come scrivevo all’inizio, sembra che scrivere in Calabria sia inutile, perché è strano che ad articoli che descrivevano come gli “altri” si stavano “attrezzando” nessuna iniziativa è seguita. Così come, ricordo, ad un convegno a Siderno del settembre 2015 la realtà portuale di Gioia Tauro era stata presentata e rappresentata in tutti i suoi limiti ma, come sempre, alla fine è prevalsa l’autocelebrazione di una infrastruttura interpretata ancora una volta più come un ammortizzatore piuttosto che come un propulsore di sviluppo. Se il governo è, non casualmente, miope di certo chi in Calabria avrebbe dovuto rilanciare Gioia Tauro in termini diversi, al di là del progetto “via della seta” , forse avrebbe dovuto guardare altrove e da tempo con occhi, e con cultura diversa, forse con un pò più di umiltà. La competizione economica non ammette ritardi e, soprattutto, non giustifica logiche localistiche. Essa richiede previsione e volontà di mettersi in gioco. Ma, essa, non preclude neanche ad altri di correre offrendo quanto di meglio e più conveniente possono dare al cliente, sapendo che sconti e vie preferenziali nel mercato delle opportunità non li fa nessuno neanche la politica nazionale, meno che mai quella europea e per nulla le ragioni dell’economia internazionale.



POLITICA A CURA DI JACOPO GIUCA

ANTONIMINA LA SFIDA A DUE COINVOLGERÀ IL CAVALLO DI RITORNO LUCIANO PELLE, CHE PUNTA SULLA SINERGIA PER RILANCIARE IL CENTRO, E IL SINDACO USCENTE ANTONIO CONDELLI, CONVINTO CHE LA STRADA MIGLIORE PER SALVAGUARDARE IL PAESE SIA LASCIARLO NELLE SUE MANI.

LUCIANO PELLE

Scriviamo insieme nuove pagine ntonimina è stata colpita da un immobilismo sociale ed economico non imputabile esclusivamente all’amministrazione uscente. I servizi sono carenti, le Terme, nostro biglietto da visita, non sono valorizzate da un adeguato contesto edilizio e l’invasione delle strade da parte di buche e rifiuti ha fatto perdere il senso del decoro. Nostro obiettivo primario è riavvicinare le contrade per restituire al paese un senso di comunità. A partire da esso, cercheremo di avere un ruolo di primo piano nel comprensorio promuovendo una messa a sistema di tutte le nostre risorse, di modo che le Terme, la cucina di Ciminà, i servizi di Locri e la bellezza di Gerace siano percepiti come una cosa sola. Facendo rete e ascoltando le proposte dei giovani creeremo un PSC e un piano termale integrati nello sviluppo comprensoriale, offrendo servizi all’avanguardia a una comunità buona, tranquilla e generosa, la cui personalità è stata forgiata da personalità illustri come Mico Pelle o Rossella Staltari.

A

ANTONIO CONDELLI Campana

a nostra Amministrazione non ha ancora concluso il complesso lavoro che ci siamo impegnati a realizzare ormai cinque anni fa e, oltre a questo, non ci sembra giusto nei confronti dei nostri cittadini lasciare il paese nelle mani della stessa compagine uscita sconfitta dalle elezioni del 2012. Nonostante Antonimina sia un paese rinato da punto di vista finanziario e aggregativo, la nostra ricandidatura poggia sulle solide basi di un programma apprezzato dalla cittadinanza ed è dettata dalla volontà di vedere finalmente terminata l’area delle Terme e il processo di privatizzazione della loro gestione, concludere il consolidamento della frazione di Tre Arie, ridefinire i confini con il Comune di Ciminà, avviare la raccolta differenziata porta a porta, approvare il PSC, completare il percorso di accesso alla casa natìa di Rossella Staltari e migliorare nel complesso la viabilità comunale, tutti interventi per i quali abbiamo già posto basi durante il quinquennio che sta volgendo al termine.

L

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ELEZIONI AMMINISTRATIVE

DOMENICA 28 MAGGIO 10

CIMINÀ

#undicigiugno2017

I CANDIDATI DIMOSTRANO GRANDE

CANDIDATI a confronto

CONSAPEVOLEZZA DELLE NECESSITÀ DEL PAESE, PRESENTANDO PROGRAMMI FONDATI SUI MEDESIMI PRINCIPI. IL VICESINDACO USCENTE NICOLA POLIFRONI VUOLE DARE CONTINUITÀ, GIUSY CARUSO È SPINTA DAL DESIDERIO DI METTERSI IN GIOCO.

NICOLA POLIFRONI

A tre settimane dalle Amministrative, come di consueto, vogliamo offrire a voi (e) lettori la possibilità di consultare in maniera chiara e rapida le proposte dei candidati a sindaco della Locride. Ricordiamo che nel nostro comprensorio, dopo la scelta di San Luca di rinunciare ancora una volta alle urne, andranno al voto 11 comuni e saranno complessivamente 25 i candidati a sindaco tra i quali poter scegliere. Questa settimana diamo voce agli aspiranti sindaci di Antonimina, Ciminà e Placanica.

Colomba

ome vicesindaco uscente mi ricandido per dare continuità a un percorso iniziato dieci anni fa. Anche se siamo uno dei paesi economicamente più virtuosi della Locride le cose che non siamo riusciti a realizzare sono molte. Soffriamo lo spopolamento, che dobbiamo combattere valorizzando le identità locali e puntando sul turismo naturalistico. Anche se abbiamo fatto conoscere al mondo il nostro caciocavallo possiamo fare molto per migliorarne la diffusione e sollecitare il sorgere di attività imprenditoriali che gravitino attorno a esso. Dobbiamo migliorare la comunicazione, sfruttare la filiera del legno e valorizzare il turismo naturalistico. È necessario porre le basi per fare rete con i comuni limitrofi e rendere più partecipe la popolazione, con la quale ho comunque avuto la fortuna di confrontarmi per dieci anni. Vorrei soddisfare le richieste di lavoro e implementazione dei servizi sociali, accelerare sull’informatizzazione, sull’aiuto alle famiglie bisognose e sui servizi scolastici.

C

GIUSY CARUSO Spighe di grano

utro un grande amore per Ciminà e i miei concittadini e voglio mettermi al servizio del mio paese. Anche se la mia giovane età e il mio sesso possono generare perplessità, sono certa che la mia determinazione e i consigli dei membri della mia lista, che hanno amministrato per anni, mi daranno la grinta necessaria a migliorare il paese. Ciminà esce da una parentesi amministrativa davvero eccellente, ma necessita di interventi urgenti relativi alla viabilità, all’educazione ecologica da implementarsi attraverso l’introduzione della differenziata, di provvedimenti che fermino lo spopolamento e creino lavoro. Per migliorare il tessuto socioeconomico dobbiamo puntare sulla rivalutazione delle risorse interne, come l’agricoltura e la pastorizia, il turismo ecologico ed enogastronomico e incentivare le strutture ricettive. I progetti sono tanti ma con le nostre risorse e la collaborazione attiva dei cittadini sono certa che riusciremo a fare tutto questo e a soddisfare le richieste di tutti.

N

PLACANICA IL SINDACO USCENTE ANTONIO CONDEMI VUOLE CONTINUARE A MIGLIORARE LA QUALITÀ DELLA VITA DEI RESIDENTI, MENTRE GERARDO CLEMENO PUNTA AL RECUPERO DEL CENTRO STORICO. PUNTO DI CONTATTO: DIROTTARE I PELLEGRINI DELLA MADONNA DELLO SCOGLIO IN PAESE. ANTONIO CONDEMI Placanica rinata

uando la mia amministrazione si è insediata nel 2012 il Comune aveva le casse vuote e il bilancio in rosso. Nonostante fosse semplice dichiarare il dissesto abbiamo iniziato un percorso in salita che non ci ha impedito di realizzare opere pubbliche, dare risposte ai bisognosi e migliorare il rapporto spesa-servizi. Mi sono ricandidato perché ancora molto c’è da fare: dobbiamo recuperare il centro storico, attirare i pellegrini di Santa Domenica, relazionarci con la Regione per chiedere servizi, avvicinare il centro e le frazioni, migliore la qualità della vita dei nostri cittadini e dare la giusta attenzione alle strutture sportive e aggregative. Come già fatto in passato abbiamo già iniziato un confronto con i residenti, che ci hanno indicato quali dovranno essere le nostre priorità (corretto funzionamento della rete idrica e rivalutazione delle scuole in primis), alle quali vogliamo affiancare un recupero del patrimonio storico e un maggiore contributo nella crescita della Locride.

Q

GERARDO CLEMENO Riattiviamo Placanica

iattiviamo Placanica”, nome della lista con cui mi presento, esplicita il mio impegno. Il paese negli ultimi anni si è spento; bisogna trovare il modo di ripartire subito, altrimenti il declino sarà irreversibile. Per migliorare la situazione dobbiamo puntare sul turismo: anche se il Santuario della Madonna dello Scoglio attira migliaia di pellegrini nessuno transita a Placanica o vi soggiorna. Per dare una migliore immagine del paese dobbiamo riaprire i monumenti storici e gli edifici di valore culturale inutilizzati come il Castello al Convento dei Domenicano o la biblioteca e pensare al benessere dei cittadini dando l’accesso all’acqua a tutti e implementando la rete fognaria. Proprio ascoltando i cittadini, infine, abbiamo prodotto il nostro programma: con essi abbiamo discusso su come far fronte allo spopolamento e contrastare la morte socio-culturale che sta prendendo il sopravvento. Possiamo contrastare questi fenomeni insieme col voto: l’11 giugno riattiviamo Placanica. Insieme!

R





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SOCIETÀ

Il Capitalismo delle piattaforme Critiche alla sharing economy

Purtroppo nella vita la moviola non esiste,

ciao Stefano

SILVANA NIUTTA Siamo alla terza rivoluzione industriale, quella del web 2.0. La prima ebbe inizio in Inghilterra nella seconda metà del 700, con la privatizzazione delle terre, le nuove tecniche di coltivazione e l’agricoltura mista, quando si sviluppò il settore tessile-metallurgico, grazie alla macchina a vapore, e l’uomo si spostò dalla terra alla fabbrica. La rivoluzione industriale comportò una radicale trasformazione nel settore produttivo che modificò il sistema economico e sociale. La seconda rivoluzione industriale ebbe inizio nella seconda metà dell’800, con l’industria metallurgica, l’industria edile, il sistema delle comunicazioni e dei trasporti. Essa si caratterizzò per lo sfruttamento dei combustibili fossili, dell’elettricità, dei prodotti chimici e del petrolio. Nasce la classe operaia, che ebbe il suo culmine dal fordismo fino agli anni ’60, con l’intensificazione del lavoro e della produzione che ha stravolto in poco più di un secolo lo stile di vita dell’uomo. Con le nuove macchine la produzione aumentò di oltre il 10.000 volte. La tecnologia avrebbe dovuto essere a favore dei lavoratori, ma gli si è rivoltata contro. L’era delle telecomunicazioni, l’automazione, l’accumulo delle conoscenze scientifiche e tecnologiche viene definita la terza Rivoluzione industriale. Il Web 2.0, la libera circolazione dei capitali e la robotizzazione del lavoro hanno accentuato l’iniqua distribuzione della ricchezza, che comportò una progressiva e importante diminuzione della forza lavoro salariata, il disconoscimento dei diritti dei lavoratori e la privatizzazione del welfare. Con gli utenti digitali e i social network Google, facebook, twitter, whatsapp, skype, instagram, etc., si svilupparono nuove forme di economia condivisa. Inizia un “consumo partecipativo” che cambia il rapporto tra produzione, consumo e partecipazione. Si utilizzano oggetti di nuova generazione, smartphone, iPad, Kindle, che hanno un importante impatto sia sociale per la trasformazione del lavoro, sia ambientale per il consumo massiccio di materie prime e smaltimento del prodotto finale. Gli utenti digitali dedicano tempo libero, che si trasforma in tempo produttivo, con la creazione di informazioni e plusvalore aggiunto ai processi di produzione capitalistica del Web. L’utente produttivo contribuisce alla creazione di ricchezza, ma nella maggior parte dei casi non ne beneficerà. Infatti, il digital user non è riconosciuto come reale partecipante ai processi di produzione delle piattaforme online, di conseguenza la sua attività non viene vista come forza-lavoro e non gli viene corrisposta alcuna retribuzione. Però è l’utente che produce i contenuti da condividere con altri utenti, crea delle comunità per obiettivi o interessi comuni, ma non può accedere al valore prodotto da queste attività, che invece verrà corrisposto alle piattaforme digitali del capitale. Google sposta parecchi miliardi all’anno di pubblicità on line, ma fino a quando l’utente non si approprierà di parte del valore prodotto rimarrà un semplice utente, forse disoccupato, ma non potrà decidere le forme di economia sviluppate da questo sistema. L’uso collettivo e partecipativo del tempo libero dell’utente digitale viene assorbito e trasformato in tempo di lavoro non retribuito, a discapito dell’integrazione sociale degli individui che vivono in una solitudine cibernetica, vittime di uno sfruttamento economico che disumanizza l’attore, inconsapevole di essere creativo. L’utente incrementa le piattaforme con una serie di azioni che vanno dalla creazione di informazioni alla semplice visualizzazione, like, commenti e condivisione, genera reddito e flussi di dati in ambiente cibernetico. Questi dati contribuiscono al miglioramento e all’incremento del valore della produzione capitalistica e la loro raccolta determina le preferenze e le abitudini degli utenti/consumatori che servono al capitale per orientare gli investimenti e generare ulteriore profitto che non remunera questa “attività lavorativa” gratuita. La quotazione in borsa di questi colossi virtuali sale o crolla di parecchi miliardi al giorno ma la ricchezza si redistribuisce fra le stesse multinazionali. La finanziarizzazione dell’economia e la rivoluzione digitale, invece di migliorare il processo democratico, sottraggono democrazia e intensificano la concentrazione monopolistica di risorse e capitale nelle mani di pochi. Andrea Fumagalli, economista dell’Università di Pavia sostiene che siamo sottoposti ad un continuo processo di estrazione di valore in ogni momento della nostra vita, quando navighiamo su internet o guardiamo la pubblicità, quando paghiamo la spesa alle casse automatiche o ci riforniamo ai “self-service” garantiamo profitto a qualcuno, per questo i più poveri o disoccupati dovrebbero essere retribuiti con un reddito di base pari al 60% di un salario. Se i giganti delle piattaforme pagassero le tasse dovute, si potrebbe attuare una redistribuzione della ricchezza, affinché i più disagiati, nonostante in qualche modo la producano, non accettino indegne condizioni lavorative, dato che le imprese accumulano più ricchezza perché scavalcano l’intermediazione tramite internet, ma assumono sempre meno addetti nel processo produttivo globale e per più ore lavorative. Perciò, sarebbe ragionevole erogare un reddito di base e redistribuire il tempo lavoro a pari condizioni economiche e di diritti. John Maynard Keynes scrisse che nel 2028, grazie al progredire della tecnologia e alla perfezione delle macchine, l'uomo moderno non avrà bisogno di lavorare più di 3 ore al giorno. Vedremo cosa succederà da qui a 10 anni.

Ho avuto la fortuna negli anni di condividere aspettative, speranze e obiettivi con persone che mi hanno trasmesso tanto a livello umano e sportivo. Mi ritengo una persona fortunata, privilegiata quando si parla di sport e comunicazione. Comunicare sarà il concetto chiave di questo mio pensiero. Trasmettere agli altri le proprie emozioni senza paure di spingerci oltre e di sbagliare,sbagliare è la parola tanto odiata da noi arbitri. Giudicati, processati e magari assolti da moviola e moviolisti che del nostro "lavoro" ben poco sanno. La moviola però nella vita reale non esiste, non possiamo rallentare il nostro flusso vitale, lo possiamo solo arricchire. Stefano Farina ha arricchito di esperienza il mio. Pochi giorni fa ho appreso la notizia della sua dipartita, abbiamo trascorso 2 anni insieme in cui ho capito ancora di più cosa vuol dire fare parte dell'Aia nonostante la mia esperienza pluridecennale. Mi ha insegnato che nella vita non ci si deve mai fermare e che si ha bisogno sempre di apprendere e avere nuovi stimoli. Grazie Stefano, passeranno gli anni ma non il tuo ricordo. Chiudo con una tua frase che nella vita servirà a tutti,giovani e grandi : "Quando c'è una metà, anche il deserto diventa strada". Pasquale Muscatello, ex osservatore CAN PRO.

SIDERNO

Concluso il restauro della porta di bronzo realizzata da Giuseppe Correale Il portale della chiesa madre di Maria di Portosalvo è stato restaurato e splende come la stella di Maria e del grande Correale autore di questo meraviglioso dono che ci ha lasciato. Da lassù sicuramente è contento. Assieme a tutta la città di Siderno, in primis monsignore Femia, parroco della bellissima chiesa. Al figlio Francesco Correale tutti i giorni a osservare i lavori. Si è concluso il restauro della porta di bronzo realizzata nel 1987 da Giuseppe Correale. Il restauro è stato proceduto da un'attenta indagine analitica eseguita per comprendere la natura delle vernici inadeguate che avevano alterato le superfici metalliche. Il restauro è stato condotto da Pasquale Faenza con tecniche di intervento nuove e d'avanguardia che hanno visto prima l'eliminazione degli strati di vernice e delle ossidazioni e in seguito a interventi di microstuccatura e rifinitura estetica del prezioso manufatto. Si è, infatti, proceduto a patinare nuovamente il portale con la medesima tecnica utilizzata in origine dal grande Correale, grazie alla collaborazione dello scultore Rosario La Seta, allievo del grande maestro sidernese. Giuseppe Belligerante

IL LETALE E ANACRONISTICO OSSIMORO DEL PALAZZO - 16 Consideriamo ora l'altro elemento che concorre a dissanguare il cittadino- automobilista, vale a dire l'assicurazione. L'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato riferisce che in Italia i costi delle assicurazioni sono da record. Sono d'accordo che il contratto che si stipula con l'assicurazione è di natura privatistica ma, a mio modesto avviso, manca di un requisito essenziale: vale a dire è privo del requisito della spontaneità e della libertà. Cerco di spiegarmi. Con la legge 24.12.1969, n. 990 è stata introdotta l'obbligatorietà dell'assicurazione per le auto. Quindi, l'assicurazione discende, di fatto, da una coercizione. Il cittadino-automobilista non è libero dal contrarre o meno ma soltanto di scegliere con quale compagnia assicurarsi. Poi, il contratto che si stipula (ripeto non sono un giurista) è classificato come aleatorio. Che vuol, dire? L'incertezza che dipende da eventi dei quali non è sicuro l’effettivo avverarsi o non è determinato nel tempo il futuro avveramento. Lo stato dovrebbe tutelare il cittadino-automobilista per non consegnarlo nelle fameliche fauci delle compagnie assicurative. Quali sono i dati che incidono sulla polizza? Tra gli altri, la data di immatricolazione, la persona fisica e la residenza. Per quanto riguarda la prima, sbaglio o l'auto è soggetta a una obbligatoria revisione biennale, in base alla quale è abilitata alla circolazione? Come persona fisica il sesso influisce sul premio da pagare (non ho parole). Ma, soprattutto, è la residenza che mi fa girare i Cabbasisi. Ho effettuato una simulazione. Inserendo sempre i miei dati, è venuta fuori questa risultante: per un veicolo nuovo in provincia di Reggio Calabria si pagano €1.347,00 ed in provincia di Udine € 736,00, per un veicolo usato in provincia di Reggio Calabria € 1.934,00 contro € 1.030,00 in provincia di Udine. Il semplice fatto di essere nato o residente in provincia di Reggio Calabria è penalizzante! Ma l'art. 3 della costituzione non recita che:Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso , di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese? Continua Tonino Carneri

POESIA

CAMPAGNA ELETTORALI...

-"Chi ti offru, Peppiné?" -"Nenti, grazi 'mpari 'Ntoni!" -"Jamu, armenu 'nu café"... ..sentu aria d'elezioni!!! Bar, chjiazzi e ristoranti, chjin''i genti, pari pari, jorn''i festa o lavuranti, randi, picciuli e cotrari. E' periodu 'i "campagna", cu' si basa, cu' si mungi, cu' 'ndi cunta 'a stessa lagna e cu' nesci com''e fungi. Genti chi non vitti mai, sempri chjiusa, 'nta la casa; ora è tuttu "veni e vai", sim''o tempu d'i ciràsa. Cogghji a destra e cogghji a manca, mastru Peppi e 'mpari 'Ntoni: -"Chisti su' pa' donna Franca, ca 'ndi porta voti boni!" -"Pe', tu 'nda vot''i famigghjia?" Peppinegliu, si rispundi: -"Certu...lampu mu ti pigghjia! Ccuminciasti 'i ti cumpundi?" Gruppi, listi e schieramenti, sunnu già in competizioni; "tantu nugliu faci nenti", esti sempri 'a citazioni. Ed allura, chi facìmu? N''a mentìmu cchjiù glià cruci? Sarrìa ura 'i capiscimu, ca 'ndavimu 'i arzámu 'a vuci! E gliù jornu, a 'n attru misi, quandu simu 'nta cabina, chigliu votu è po' paisi, ch'esti ormai 'nta la rovina. "Simu chigliu chi votamu!" Quindi, nenti cchjiù casinu, se volimu 'i 'ndi sarbàmu, d''u degradu 'i Bovalinu. Giovanni Ruffo


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DOMENICA 28 MAGGIO 15

Il referendum del 2 giugno 1946: quando laVallata delTorbido scelse la Repubblica Con la caduta del fascismo e la fine della seconda guerra mondiale, in Italia i ricostituiti partiti politici si occuparono subito della questione del nuovo assetto istituzionale dello Stato. Dopo un costruttivo dibattito tra le forze politiche, con il governo De Gasperi subentrato il 10 dicembre 1945 al governo Parri si decise di risolvere il problema del nuovo assetto istituzionale dello Stato Italiano con un Referendum, per mezzo del quale il popolo italiano avrebbe scelto tra la Repubblica e la Monarchia; strumento che vedeva d’accordo i monarchici, i liberali e i repubblicani. A tal fine venne indetto per il 2 giugno 1946 il Referendum che avrebbe dato la possibilità a tutto il popolo italiano, comprese le donne, che votavano per la prima volta, di scegliere quale assetto istituzionale dare al paese: quello monarchico o quello repubblicano. Nello stesso giorno si votò per eleggere i membri dell’Assemblea Costituente che doveva dare all’Italia un testo con una nuova Costituzione con le leggi fondamentali del nuovo Stato. I partiti politici che presentarono le liste per l’Assemblea Costituente furono: Democrazia Cristiana, Partito Comunista Italiano, Partito Socialista di Unità Proletaria, Partito Repubblicano, Unione Democratica Nazionale (Liberali), Partito Comunista Internazionalista, Fronte dell’Uomo Qualunque, Blocco Nazionale delle Libertà (Monarchici), Partito d’Azione, Partito Laburista Italiano, Movimento Unionista Italiano, Combattenti Reduci Partigiani. Per quanto riguarda il Referendum Istituzionale, i partiti si schierarono in maniera diversa. Il partito socialista, il partito comunista, il partito d’azione, il partito repubblicano, il partito concentrazione democratica repubblicana e il partito cristiano sociale si schierarono a favore della Repubblica. La democrazia cristiana ebbe al suo interno varie posizioni, anche se nel congresso di aprile la maggioranza del partito si schierò a favore della Repubblica. Il partito liberale era a netta maggioranza monarchica. Vittorio Emanuele III, per cercare di salvare la

Monarchia, il 9 maggio 1946 abdicò a favore del figlio Umberto II, che passò alla storia come il “Re di Maggio”. Il 2 ed il 3 giugno 1946 circa 25 milioni di cittadini, pari al 89,1% degli elettori, si recarono alle urne per una delle più significative consultazioni elettorali nella storia dell’Italia unita. Il governo Bonomi nel 1945 aveva esteso il diritto di voto anche alle donne che così votarono il Referendum, avendo votato per la prima volta nella storia d’Italia alle elezioni amministrative della primavera del 1946. I risultati del Referendum, su un totale di voti validi di 23.427.442 in 35.040 sezioni scrutinate su 35.317, furono: 12.718.019 voti alla Repubblica pari al 54,29%; 10.709.423 alla Monarchia pari al 45,71%. Le schede bianche e nulle assommavano a 1.498.236.(comunicato ANSA 5 giugno 1946, ore 24,00.) I risultati evidenziarono una netta divisione negli orientamenti del paese. Il Nord e le regioni dell’Italia centrale votarono per la Repubblica, in alcuni casi in modo plebiscitario

(Ravenna 88%, Trento 85%, Forlì 84%, Grosseto, Reggio Emilia e Ferrara 80%). Il Mezzogiorno confermò la fedeltà all’istituto monarchico, soprattutto Lecce (85%), Caserta (83%), Napoli e Messina (77%). I risultati del Referendum vennero proclamati dalla Corte di Cassazione il 10 giugno 1946 e Alcide De Gasperi assunse provvisoriamente le funzioni di Capo dello Stato. Il giorno successivo vari mezzi di stampa diffusero la notizia della vittoria della Repubblica. Il 13 giugno, dopo la pubblicazione dei risultati, Umberto II lasciò volontariamente l’Italia dopo aver rivolto un proclama agli Italiani, con il quale contestava la decisione del governo, dichiarando di pensare all’Unità del paese, partendo per l’esilio di Cascais, cittadina del Sud del Portogallo. Il 18 giugno 1946, la Corte di Cassazione confermò la vittoria della Repubblica con 12.718.641 contro i 10.718.502 a favore della Monarchia e 1.498.136 voti nulli. Per il Referendum istituzionale, in Calabria le

sezioni totali furono 1.338 e tutte furono scrutinate. Su 900.635 votanti pari al 85,56%, i voti validi furono 853.303, le schede bianche 28.323, le schede nulle 47.332. La Repubblica ottenne 338.959 voti pari al 39,72%, mentre la Monarchia 514.344 pari al 60,28% (dati del Ministero dell’Interno - Archivio storico delle Elezioni - Referendum 2 giugno 1946). In provincia di Reggio Calabria su 287.312 votanti, i voti validi furono 273.221, le schede nulle 14.091. La Repubblica ebbe 94.080 voti pari al 34,43%, mentre la Monarchia 179.141 voti pari al 65,57%. Su 94 comuni della Provincia di Reggio Calabria soltanto in 13 vinse la Repubblica. In controtendenza fu il risultato del voto nei comuni tra la vallata del Torbido, nei quali vinse la Repubblica e, precisamente, a Gioiosa Jonica, Mammola, Grotteria, San Giovanni di Gerace, Siderno, Agnana Calabra e Canolo, a cui va aggiunto Ferruzzano e per pochi voti la Repubblica non vinse anche a Martone. A Siderno e Gioiosa Jonica i 2/3 della popolazione (circa il 65%) votarono per la Repubblica. Precisamente: a Siderno su 8.078 elettori, votarono 6.974; la Repubblica ottenne 3.964 voti, la Monarchia 2619. A Gioiosa Jonica su 8.664 elettori, votarono 7.167; la Repubblica ottenne 4.263 voti, la Monarchia 2.500. A Mammola su 5.813 elettori votarono 4.136; la Repubblica ottenne 2.503 voti, la Monarchia 1.312. A Grotteria su 5.043 elettori, votarono 3.710; la Repubblica ottenne 2.212 voti, la Monarchia 1.206. Ad Agnana su 792 elettori votarono 702; la Repubblica ottenne 424 voti, la Monarchia 231. A Canolo su 1.186 elettori votarono 980; la Repubblica ottenne 556, la Monarchia 384. A Ferruzzano su 1.179 elettori, votarono 1.061; la Repubblica ottenne 639 voti, la Monarchia 370. Gli altri comuni della Provincia di Reggio Calabria dove vinse la Repubblica furono: Rosarno, Cardeto, Santo Stefano d’Aspromonte, Sant’Alessio d’Aspromonte, Roccaforte del Greco.

Se la Calabria non riparte la colpa è dei suoi politici “Le responsabilità del mancato avvio del Sud, e in particolare della Calabria, sono da addebitare anche ai parlamentari meridionali che, in 157 anni di storia unitaria, non hanno saputo (o voluto) degnamente rappresentare la loro terra”.

Ho letto sul numero della settimana scorsa le brevi considerazioni della prof.ssa Mariolina Spadaro sulle consuete affermazioni che circolano ormai da anni e che hanno fatto la fortuna anche di alcuni giornalisti che, sull’onda emotiva di quanti ignorano alcuni fatti storici, continuano con il solito ritornello dei primati. La lettura del libro di José Mottola, “Il primato del Regno delle Due Sicilie”, illustra bene le esagerazioni proclamate dai simpatizzanti borbonici. Non esiste una verità assoluta e non si possono porre a fondamento della discussione storica mezze verità. Il periodo borbonico va preso per come è stato. Così come quello sabaudo. Oggi siamo (per fortuna, io dico) in una Repubblica e bisognerebbe parlare del passato con la dovuta pacatezza. Purtroppo, le responsabilità del mancato avvio del Sud (e in particolare della Calabria), sono da addebitare anche ai parlamentari meridionali che, in 157 anni di storia unitaria, non hanno saputo (o voluto) degnamente rappresentare la loro terra. Prendetevela con quei sindaci, con quei parlamentari che prima erano borbonici e che dopo l'Unità si sono adeguati al nuovo

sistema (a cominciare dal primo deputato del Regno, Gerardo Carafa, ex feudatario, eletto nel nostro Circondario alla prima legislatura al Parlamento di Torino, che nulla fece per le antiche terre da dove i suoi avi avevano drenato non poche risorse per il mantenimento di privilegi e vivere nel lusso a Napoli). Prendetevela con quei politici svendutisi per tornaconti personali, ieri come oggi. Spiegatemi in che modo una regione come il Veneto, che fino agli anni Cinquanta del secolo scorso rasentava una povertà endemica come o forse più della Calabria (anch’essa ha conosciuto ampiamente il fenomeno dell’emigrazione transoceanica), è riuscita ad essere una delle regioni più sviluppate della Penisola. Fosse stato per l'Unità sarebbe rimasta povera. Invece ha avuto una classe politica all'altezza della situazione. La Calabria, nel XVIII, nel XIX, nel XX nel XXI è stata (e purtroppo è) sempre la più emarginata: il Sud del Sud. L’istituzione del giorno della memoria per le vittime meridionali dell'Unità non tiene in considerazione il principio che nelle guerre non ci sono né vinti, né vincitori. Ci sono

solo morti, centinaia di migliaia. Specie civili. E ci sono solo vincitori politici. Chissà a quanti calabresi e meridionali perirono sotto la spada dei conquistatori di turno che hanno imperversato le nostre terre fin dai tempi più antichi. Considerato ciò, sarebbe allora più opportuno istituire la giornata della memoria per le migliaia di vittime calabresi cadute nel corso dei secoli. Un documento d’archivio, rintracciato da Pino Macrì, dovrebbe far riflettere anche i simpatizzanti borbonici, poiché la legge Pica è stata soltanto un epilogo di una serie di provvedimenti analoghi presi da Ferdinando II. Un esempio è il primo degli Editti emanati da un suo generale, il marchese Ferdinando Nunziante inviato in Calabria nel gennaio del 1850 a sterminare il brigantaggio. Proprio così: viene utilizzato questo termine finora legato all’azione dei piemontesi nella lotta a questo fenomeno dopo l’Unità. L'art. 2 dell’Editto borbonico permetteva l’uso immediato delle armi (fucilazione diretta, senza processo) non solo per i briganti catturati con le armi in mano, ma anche per i latori dei biglietti di “riscatto”, cioè dei sequestri di persona che

Domenico Romeo

erano, allora come anche in seguito, molto frequenti. L'art. 6, autorizzava la costituzione di milizie private per la difesa e per la caccia ai briganti. L'art. 8, proponeva ancora una volta la premialità per coloro che si fossero costituiti, e incentivava con ricche ricompense chi, fra loro, si fosse distinto per l'uccisione di altri briganti «e più ancora se Capi di comitiva armata». L’art. 10 dell’Editto minacciava «provvedimenti di più alto rigore» per parenti, amici e conoscenti dei briganti in caso di mancata cooperazione al loro arresto. L’art. 11 prometteva da una parte riconoscimenti e ricompense a chi si adoperava alla caccia ai malviventi, e nello stesso tempo minacciava «i più esemplari e severi castighi» a chi «non corrispondeva alle nostre mire». Non sappiamo quante persone furono arrestate o passate per le armi (siamo ancora allo stato nascente della ricerca). Di certo, il fenomeno criminale non fu estinto se ancora nei successivi anni 1855, '56, ‘57 e '59, altri provvedimenti legislativi furono emanati, ed altri Commissari speciali furono ancora inviati nelle Calabrie. Non si può ignorare, dunque, che la Calabria è stata sempre terra di conquista, terra martoriata, oltraggiata e vilipesa; e istituire una giornata della memoria può valere solo se riconosciamo queste occasioni come punto di partenza per un riscatto totale, attraverso un’opera di pacificazione che ponga le basi per una presa di coscienza dell’impegno che la politica deve avere nei confronti del futuro dei nostri giovani. I consigli comunali dovrebbero, più di ogni altra cosa, preoccuparsi di creare occupazione e di rendere la Locride più vivibile. Per una storia migliore di noi stessi. Enzo Cataldo


ATTUALITÀ

UNO SGUARDO AL FUTURO

Il 3 giugno la gestione Candia-Rocca dell’Assemblea dei sindaci della Locride compirà 100 giorni. In questi tre mesi l’Assocomuni ha dimostrato di fare fatica a carburare ma, come ogni buon diesel, nell’arco di poche decine di giorni ha avviato alcuni dei progetti che i sindaci di Stignano e Benestare ci avevano anticipato a febbraio. È presto per parlare di successo, ma se il buongiorno si vede dal mattino la nuova Assocomuni potrebbe davvero lasciare un segno positivo nella Locride che verrà.

Assocomun 100 giorni da ricord Rosario Rocca ci parla dell’incontro con l’assessore all’ambiente Rizzo, dell’impegno sui trasporti stradali e su rotaia, del nuovo distretto turistico-culturale e di un progetto sociale che rivela in anteprima al nostro giornale. Ultimo, ma non meno importante, il sindaco di Platì Rosario Sergi ci parla della Festa della Repubblica del 2 giugnoorganizzata dall’Assocomuni, un evento puramente istituzionale che lancia un segnale allo Stato e rende il paese una nuova porta d’ingresso per la Locride. JACOPO GIUCA La scorsa settimana si è finalmente riunita l’Assemblea dei Sindaci della Locride, convocata dal presidente Franco Candia per discutere del futuro del comprensorio. Oltre all’elezione del vicepresidente dell’Assemblea e di un componente del comitato direttivo dell’Associazione, infatti, sono state all’ordine del giorno le linee guida relative alla realizzazione del distretto turistico-culturale della Locride, le tematiche legate alla viabilità e ai collegamenti comprensoriali, l’organizzazione di una manifestazione di piazza a Platì in occasione della Festa della Repubblica e l’esito del confronto recentemente avvenuto a Siderno con l’assessore regionale all’ambiente Antonietta Rizzo. Nonostante un ritrovato dinamismo da parte dell’associazione, ripartita non senza difficoltà in seguito alla “defenestrazione” di Giorgio Imperitura, in apertura di incontro non sono mancate alcune polemiche relative alla partecipazione agli incontri da parte dei primi cittadini, ma Rosario Rocca, presidente del comitato che abbiamo voluto intervistare in proposito, preferisce concentrarsi su ciò che di positivo l’assemblea ha prodotto durante quell’incontro. «L’assemblea della scorsa settimana è la summa del lavoro sinergico che abbiamo cercato di produrre in questa prima fase della nostra gestione - ci racconta il primo cittadino di Benestare - In questo periodo, infatti, abbiamo cercato innanzitutto di creare un raccordo tra le forze positive che agiscono nella Locride, perché riteniamo che l’azione dei sindaci, per quanto generosa, se isolata non potrebbe mai raggiungere i medesimi risultati ai quali siamo oggi prossimi. «Fin dal primo momento abbiamo agito nella consapevolezza che un’azione di rilancio del territorio possa avvenire solo instaurando un rapporto sinergico con la gente e instillando in essa un nuovo senso di responsabilità civile. Per questa ragione abbiamo realizzato un nuovo assetto fatto di modifiche statuarie e stiamo organizzando una conferenza programmatica che ridefinisca gli ambiti di intervento necessari a superare efficacemente le criticità». Gli argomenti sui quali i nostri sindaci si sono confrontati appartengono a quattro differenti macroaree, le cui tematiche, se correttamente affrontate, contribuiranno tutte in egual misura a migliorare le condizioni economiche e di vivibilità del nostro comprensorio. «Argomento principe della nostra discussione è stato l’ambiente - afferma Rocca - Abbiamo affrontato il tema sia relativamente alla presenza e all’efficienza degli impianti di smaltimento dei rifiuti, sia in merito alle criticità presenti nelle reti consortili e nei depuratori. Lavorando in sinergia con l’assessorato regionale all’ambiente, poi, abbiamo affrontato il sempre attuale

tema dei progetti di raccolta differenziata in tutti quei comuni che ancora non l’hanno avviata, ottenendo la pubblicazione a breve di un bando regionale che incentiverà i centri con meno di 5mila abitanti ad avviare la raccolta porta a porta. Non solo: nuovi finanziamenti e incentivi daranno ai comuni la possibilità di legare la differenziata a iniziative sociali e imprenditoriali per lo smaltimento dei rifiuti, permettendo ai sindaci di dare l’assist ideale per la creazione di nuovi posti di lavoro». La sicurezza del presidente del comitato deriva dalla consapevolezza che gli impianti di smaltimento dei rifiuti, soprattutto i filoni dedicati al trattamento di carta e cartone, metalli e plastica, nel nostro comprensorio non sono poi tanti. «Avendo un bacino d’utenza così ampio - continua Rocca - le cooperative e i privati saranno spronati a investire nella Locride, sicuri di rispondere a un’esigenza del territorio e di poter soddisfare le loro necessità di guadagno. Noi sindaci avremo creato finalmente una prospettiva di lavoro e il rifiuto, annoso problema della nostra terra, non sarà più visto come uno scarto ma come una risorsa». Altro tema caldo sono i trasporti: «Salutiamo con enorme soddisfazione il progetto di ammodernamento della ferrovia Jonica presentato dal Ministro Graziano Delrio e dal governatore Mario Oliverio, e non solo per l’investimento, ma per la prospettiva. Tutti gli attori socioculturali ritengono che il potenziale immenso presente nella Locride non sia fruibile per un bacino d’utenza più ampio. Questa nuova ferrovia Jonica, invece, in qualità di metropolitana turistica (così definita dallo stesso Oliverio durante la sottoscrizione della scorsa settimana), favorirà l’arrivo dei visitatori nel nostro comprensorio dando linfa vitale allo sviluppo del distretto turistico-culturale, elemento in grado di migliorare l’economia complessiva del territorio. Dovremo sfruttare appieno i punti di forza della nuova linea Jonica e proporre, anzi, la creazione di fermate con sottopasso nei pressi dei nostri siti archeologici, Museo di Locri in primis. «I lavori per la ferrovia, comunque, non ci fanno dimenticare la 106. Alla presenza del vescovo ci siamo confrontati con Delrio relativamente al completamento della variante, che porterebbe benefici notevoli alle vallate del Careri e del Bonamico velocizzando i collegamenti con le zone centrali della Città Metropolitana. Anche in questo caso ci dà fiducia l’atteggiamento palesato non solo dal Ministro ma anche dalla Regione che, nella persona dell’assessore alle infrastrutture Russo sta promuovendo un imminente incontro con ANAS per definire i tempi e le modalità di completamento dell’arteria almeno fino a Bovalino. Non temano dimenticanze i residenti dell’area nord della Locride: una volta discusso dei macrolotti già progettati penseremo anche a come rendere maggiormente fruibile la Vallata dello Stilaro». Per due problemi che sembrano ormai di pros-


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ni: dare sima soluzione, tuttavia, ce n’è un terzo che crea non pochi grattacapi ad amministratori, residenti e ristoratori. «Abbiamo già espresso le nostre preoccupazioni in merito alla questione Limina - ci racconta Rocca - Con l’avvicinarsi della stagione estiva gli albergatori, gli operatori turistici e i ristoratori, che già tanti danni hanno subito dal transito a singhiozzo dei mezzi per consentire i lavori di ammodernamento, rischiano di patire problemi gravissimi, facendo perdere anche diversi già risicati posti di lavoro. ANAS non può continuare a giocare, ma deve dare risposte certe e permettere all’utenza del versante tirrenico di raggiungere senza difficoltà i nostri paesi. Continueremo a insistere sull’argomento e non escludiamo l’attuazione di proteste eclatanti a difesa della nostra economia se continueremo a rimanere inascoltati». Come già accennato dal sindaco, comunque, la questione trasporti è un’occasione unica per l’entrata a regime di un progetto rimasto in ghiaccio per troppo tempo. «Nato dallo sforzo di Civita già dopo l’omicidio Fortugno, il distretto turistico-culturale rimane un progetto valido, che va soltanto adeguato ai tempi correnti. I dipartimenti regionali ci stanno già lavorando e siamo fiduciosi che si possa arrivare a buoni risultati a medio e lungo termine nell’arco di poco tempo. Adesso, tuttavia, dobbiamo mettere in rete ciò che abbiamo e non è poco: possediamo risorse che devono rappresentare un itinerario turistico culturale unitario della Locride e delle quali dobbiamo far fruire l’utenza anzitutto creando una calendarizzazione razionale. Programmando con un anticipo di almeno sei mesi i grandi eventi che si svolgono nei nostri paesi eviteremo le concomitanze che non valorizzano gli investimenti fatti sul territorio e per realizzare questo dobbiamo lavorare in sinergia con gli operatori turistici e le associazioni culturali. Il distretto turistico-culturale, insomma, dovrebbe essere una costola dell’Assocomuni che non ragioni sulle criticità ma sulle potenzialità, promuovendo itinerari, poli museali ed eventi culturali di ogni genere». Ultimo, ma non meno importante, un progetto che Rocca rivela in anteprima assoluta al nostro giornale: «C’è una Locride che, storicamente, viaggia a due velocità diverse. Per implementare le politiche sociali e ridurre la forbice tra queste due fasce chiederò ai colleghi di appoggiare una mia idea personale, quella dell’istituzione di un distretto socio-sanitario unitario. Accordandoci sull’argomento, in merito al quale ho già ricevuto diversi confortanti consensi, avremo la possibilità di confrontarci in maniera inedita con la Regione Calabria, dando una svolta alla storia sanitaria del nostro comprensorio e riducendo le differenze tra i diversi poli presenti nel territorio». Accanto a questi punti, che testimoniano la grande volontà di fare e l’invidiabile propensione alla programmazione di cui si sta rendendo

protagonista l’Assocomuni guidata da Franco Candia e Rosario Rocca, c’è l’organizzazione della prossima Festa della Repubblica a Platì. «Sarà una festa - ci racconta il sindaco Rosario Sergi illustrandoci il programma - alla quale parteciperanno le istituzioni, i sindaci, il vescovo, l’Ente Parco dell’Aspromonte, le forze dell’ordine e i ragazzi delle scuole, ai quali distribuiremo una copia della Costituzione per dare loro contezza delle norme che regolano il nostro Stato.«Questo 2 giugno - continua Sergi - rappresenterà una sorta di completamento del calendario festivo del nostro paese, fino a ieri scandito solo dalle feste religiose. È la volontà di dare alla nostra popolazione un segnale forte, dimostrarle che l’atmosfera è diversa e che c’è la possibilità di creare un giusto sviluppo sociale della comunità camminando al fianco delle istituzioni». Sarà dunque una Festa della Repubblica ben diversa da quella di cui si rese protagonista, sempre a Platì, Anna Rita Leonardi nel 2015. «Innanzitutto perché non sarà una festa politica - chiosa Rosario Rocca - ma un segnale forte della Locride allo Stato. Mai come in questa occasione vogliamo ricordare che il rilancio del nostro territorio deve passare obbligatoriamente dalle istituzioni e che la questione meridionale, per essere davvero risolta, deve fare a meno dei populismi e delle paure propedeutici al raccoglimento dei consensi. Questo perché, secondo noi, Platì rappresenta la possibilità di rilancio del territorio. Quando è stato approvato lo statuto della Città Metropolitana, infatti, la sinergia dei sindaci della Locride ha permesso di contemplare tra le opere più urgenti la realizzazione della Bovalino-Bagnara con il beneplacito del sindaco Metropolitano Giuseppe Falcomatà. Questa via di comunicazione rappresenta non solo per il nostro comprensorio, ma per l’Italia intera, la liberazione strategica dell’Aspromonte. Aprire all’Aspromonte le porte dell’Europa, perché, non dimentichiamolo, la Bovalino-Bagnara collegherebbe Platì direttamente al porto di Gioia Tauro, è un fatto rivoluzionario, un grande segnale di apertura strategica e di democrazia. Ecco, il nostro 2 giugno rappresenterà tutto questo: renderà Platì la seconda porta della Locride dopo la Vallata del Torbido, anch’essa collegata al resto del Paese da una Strada di Grande Comunicazione, rendendo chiaro a tutti che questo processo viene attuato solo grazie all’impegno delle istituzioni. Per questo non ci saranno partiti ma solo fasce tricolori». Non resta che rimandare tutto a venerdì prossimo, alle ore 10, presso il Monumento ai caduti di Platì, quando la Festa della Repubblica e della democrazia Locridea sarà scandita dalle note della Banda di Samo e dalle parole della cantastorie Francesca Prestia, che esporrà a tutti i presenti i principi cardine della Repubblica. Buon 2 giugno a tutti!

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CULTURA Ardore: oggi un tour archeologico sulle sponde del torrente Trecarlini Oggi, ad Ardore, si terrà un evento/studio organizzato dal "Gruppo Archeologico Valle dell'Ammendolea" in collaborazione con "ToMa Casarcobaleno Trek”. Si tratta della 1ª Ricognizione archeologica lungo le sponde del Torrente Trecarlini ad Ardore (RC), che vede esperti ed appassionati di archeologia da tutta la provincia, che osserveranno la conformazione di alcune grotte naturali messe a confronto con altre datate di epoca Neolitica. Intorno al sito che si andrà ad esplorare erano state ritrovate due asce in silice levigata, datate appunto all'epoca neolitica. Altro interesse, sempre nella stessa giornata, è rivolto alla presentazione ufficiale di una gola geoformata conseguentemente a fenomeni idrogeologici. Tutti argomenti di interesse scientifico che verranno valorizzate con questo evento escursionistico.

TRACCE MEDITERRANEE

L'Associazione culturale "Ritrovarsi nell'Archetipo" riesce a darci ancora una volta nuove emozioni, raccontando la storia e restituendocela integra e senza manipolazioni perché, per fortuna, c'è ancora qualcuno in grado di farlo. È questo sicuramente un merito dell'Associazione culturale che è riuscita ad organizzare un evento importante nella città di Reggio Calabria. Dall’8 maggio scorso la città di Reggio ha ospitato per dieci giorni una mostra collettiva di artisti calabresi e non, presso un sito bello e fascinoso: il suo "Castello Aragonese" appunto, che si affaccia sulle acque dello stretto di Messina, e dai cui torrioni, socchiudendo gli occhi, si può volare su tutto il Mediterraneo. "Tracce Mediterranee" è infatti il titolo che si è voluto dare a questa mostra, evocando molto di quel percorso storico-culturale che tanti, prima di noi, hanno calcato e sulla cui scia ci siamo tutti. Se è vero che "la natura delle cose riposa nel profondo delle parole che le esprimono" come dice Massimo Angelini, è pur vero che le "Tracce Mediterranee" ci portano a un ricongiungimento con quel passato ricco di grandi eventi e di cui noi

Una mostra d’arte per far volare alto le emozioni

Possibileillustrerà a Siderno come intende far rientrare nella“Via della Seta”il Porto di Gioia Tauro Indignato dall’esclusione priva di motivazioni del Porto di Gioia Tauro da nuovo progetto commerciale della “Via della Seta”, il Comitato Costa dei Gelsomini di Possibile, nei prossimi giorni, ospiterà a Siderno il parlamentare Andrea Maestri e il giornalista Giulio Cavalli per una conferenza stampa in cui saranno spiegate le azioni istituzionali che il comitato intende intraprendere per salvaguardare il polo marittimo commerciale calabrese. L’appuntamento è per l’8 giugno, presso la Sala Consigliare del Comune di Siderno.

Siderno: un convegno per confrontarsi sull’unità a sinistra con Aldo Tortorella Il 10 giugno, alle ore 18, presso la Sala del Consiglio Comunale di Siderno, si terrà un convegno-dibattito organizzato dalla rivista “Critica Marxista”, Fattore Comune e Sinistra Italia, dal tema “Unità e Rinnovamento a Sinistra”. Parteciperanno Aldo Tortorella, già membro delle segreteria di Enrico Berlinguer e direttore dell’Unità dal 1970 al 1975 e Vincenzo Vita, presidente della rivista “Critica Marxista”.

Siderno: Martedì un incontro su delicati temi ambientali Martedì 30 maggio, alle ore 18:30 si terrà a Siderno, nella sala del Consiglio Comunale, un incontro-confronto organizzato dal Comitato a tutela della salute dei cittadini sidernesi e all’Osservatorio Ambientale Diritto per la Vita sui temi ambientali della città. L’incontro è rivolto alla cittadinanza, ai consiglieri comunali e a tutti gli organi istituzionali, ai partiti e movimenti politici, alla consulta delle associazioni e alle associazioni ambientaliste presenti sul territorio. Sarà presente il Sindaco Pietro Fuda. L’incontro è anche preparatorio del Tavolo Tecnico convocato per il 1° giugno alle ore 12:00 presso il Dipartimento Ambiente della Regione Calabria a Catanzaro. Il tavolo tratterà principalmente la problematica dell’impianto di trattamento dei rifiuti di località San Leo alla luce delle novità apprese dalle dichiarazioni dell’Assessore Regionale all’Ambiente, Antonietta Rizzo.

Per dieci giorni la città di Reggio ha ospitato una mostra collettiva di artisti calabresi e non, presso un sito bello e fascinoso: il suo "Castello Aragonese"

italiani dobbiamo andare fieri. Un'occasione del genere non va persa, va invece vissuta o se volete rivissuta con quell'orgoglio e umiltà che ha reso possibile il cammino dell'uomo sulla Terra. "Tracce Mediterranee" ci restituisce tutte quelle emozioni di cui l'anima ha bisogno per continuare a nutrirsi. Le emozioni ci fanno volare alto, allontanandoci, anche se per poco, dal vissuto quotidiano che il più delle volte ci crea disagio e disorientamento. I fatti

di cronaca attuale, spesso ci rendono tristi, e ci verrebbe voglia di gridare: "fermate il mondo, voglio scendere". Per fortuna però ci sono queste valvole di sicurezza che ci aiutano a guardare il tutto da un'altra angolazione: inseguire un sogno e realizzarlo, respirare aria pulita, guardare oltre e cogliere spunti di grande riflessione, per migliorare la qualità della nostra vita. "Tracce Mediterranee" per quanto ho potuto constatare entra in questo clima: Guardare avanti con la consapevolezza di un passato ricco di Storia, Arte, Cultura. Gli artisti presenti alla mostra sono stati: Fabrizio Atteritano, Xante Battaglia, Piera Angela Cutrì De Maio, Mimmo Centenari, Mimma Galluso, Domenico Ghin, Rosario La Seta, Alfredo Macrì, Séraphin Magnoli, Angela Mauro, Paola Militano, Antonio Ravese, Giuliano Zucco, e hanno testimoniato con le loro opere quanto finora è stato detto e scritto. Lo hanno fatto con il segno, il colore, la materia, con tutto quanto può lasciare una "Traccia", una significazione del loro passaggio trasmettendo contenuti e indicazioni che toccano tutte le sfere del nostro vivere. Un augurio alla Presidente dell'Associazione culturale "Ritrovarsi nell'Archetipo" prof.ssa Piera Angela Cutrì, ai suoi soci e collaboratori affinché continuino su questo percorso ricco, vario e interessante sotto ogni profilo. I questo nostro “Sud”, spesso dipinto a tinte fosche e cupe, avvengono quei miracoli in cui continuare a credere: dalla città di Reggio Calabria è partito il treno dell'Amore, con quella A privativa, AMORS, che vuole dire senza morte e quindi senza fine! L'Associazione Culturale Ritrovarsi nell'Archetipo ci dice anche questo, si assume la responsabilità che spesso altre agenzie educative non riescono a fare: educare alla cultura dell'amore e della pace… Guardare al nostro percorso di vita, uscendo dalle nebbie e dai pregiudizi, puntando gli occhi verso nuovi orizzonti e, perché no, se necessario dritti verso il Sole. Qui mi fermo e cerco di concludere: seguire le orme, emulare l'esempio, il ricordo di qualcuno, le testimonianze di una grandezza antica, di eventi registrati nella memoria sul cui sentiero l'uomo deve continuare per andare sempre più lontano. Le “Tracce Mediterranee” ci appartengono, sono la nostra storia, la storia di ognuno di noi, che va custodita ed amplificata inseguendo obiettivi sempre più fascinosi e belli. In questi ambiti bisogna navigare con la mente, il corpo e la parola: i futuri ci ricorderanno come noi ricordiamo i nostri predecessori. Questa è l'evoluzione vera, con i piedi per terra, ma guardando sempre in alto. GIULIANO ZUCCO

Siderno splendida cornice del congresso regionale di flebologia Si è svolto lo scorso fine settimana il congresso “Chirurgia e flebologia oggi, esperti a confronto”, un incontro regionale di alto livello professionale che ha avuto come location la suggestiva piazza del Borgo Antico di Siderno Superiore nella giornata di venerdì e la sala congressi dell’Hotel President sabato. Il direttivo regionale della società italiana di Flebologia, guidato da Anastasio Palmanova, si è avvalso del sostegno dei responsabili delle province calabresi, del consiglio della associazioni scienze chirurgiche, dell’Azienda Sanitaria Provinciale, della Regione Calabria, della Città Metropolitana di Reggio Calabria e dei Comuni di Siderno e Polistena. La giornata svoltasi a Siderno Superiore è stata interamente dedicata alle “varici degli arti inferiori” e alle “complicanze delle varici”, due argomenti di elevato profilo professionale che sono oggetto di evoluzioni nel campo delle cure preventive e terapiche. La giornata svoltasi al President, invece, hanno visto lo sviluppo di quattro sessioni scientifiche su “chirurgia epatica e del pancreas” e le “patologie tiroidee”. Il congresso è stato valorizzato dalla massiccia presenza di professionisti del settore arrivati da tutta Italia. A margine dello stesso, il dottor Palmanova ha rivolto la sua gratitudine a tutti i professionisti del campo medico che hanno relazionato dinanzi a un pubblico vasto in merito all’evoluzione medica nei campo di discussione.

Bisi in visita nella Locride ricorda i Martiri di Gerace Venerdì scorso il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia Stefano Bisi è arrivato a Gerace in occasione del 170° anniversario della fucilazione dei Cinque Martiri avvenuta il 2 ottobre 1847. Come annunciato nei giorni precedenti all’incontro in pompa magna, con questa visita Bisi ha inteso onorare degnamente, alla presenza delle massime autorità, i cinque giovani intellettuali della Locride che pagarono con la vita il loro anelito di libertà e ricordare pagine di storia non sempre tramandate ai posteri con la dovuta cura. «Ai tempi del fascismo - ha dichiarato Bisi durante il suo intervento - venne dichiarata l’incompatibilità dei partiti con le Logge. Oggi, purtroppo, la storia si ripete e sono diversi i partiti che hanno fatto altrettanto. Come allora venne stabilito che la massoneria era il cancro d’Italia, oggi una commissione chiede l’accesso a tutti i nomi dei liberi muratori, per poi accontentarsi solo dei membri calabresi e siciliani: un’angheria nei confronti di queste terre pure buone a rastrellare voti! Noi non

vogliamo essere giustizialisti o garantisti, ma osservare i principi della Costituzione, che dà piena libertà alle forme di associazionismo e, nello spesso dimenticato articolo 2, tutela la libertà degli individui e dà doveri di solidarietà politica, economica e sociale. Noi siamo una comunità sociale e ci ribelleremo alla commissione che vuole schiacciarci per preservare quei principi di libertà che anche i Martiri di Gerace hanno cercato di salvare e preservare». La manifestazione della scorsa settimana, baciata dal sole primaverile di maggio, ha visto la partecipazione di tantissimi rappresentanti della Massoneria della nostra regione, tra cui il Presidente del Collegio dei Maestri Venerabili, Giuseppe Messina, nonché i sindaci dei Comuni che hanno dato i natali ai cinque eroi. Un’iniziativa proposta dalla Loggia “Michele Bello” di Siderno, guidata dal Maestro Venerabile Giuseppe Afflitto e condivisa dall’Amministrazione di Gerace, guidata da Giuseppe Pezzimenti.


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ECCELLENZE CULINARIE

Grande Successo dell’Istituto Alberghiero “Dea Persefone” di Locri alla 1ª Edizione del concorso“Un Dessert per l’estate” Brillante affermazione a Capo Vaticano per l’Istituto Alberghiero “Dea Persefone” di Locri, alla 1°Edizione del concorso“Un Dessert per l’estate”, che si è svolto lo scorso 12 maggio. Premiati gli allievi Sara Panetta e Alessandro Femia che, sotto la guida dei professori Cosimo Lizzi e Pasquale Reitano, si sono cimentati nella preparazione di un dolce e di un cocktail molto elaborati e raffinati. Sara Panetta, della classe 1E, ha conquistato il terzo posto con una “Crepe Juice” mentre Alessandro Femia, della 3 F, si è classificato secondo con il cocktail “Berga Spirit”. L’evento, organizzato dalla sezione A.m.i.r.a Calabria Sud, sotto le direttive del responsabile Marco Dolcetti, si è svolto presso il Ristorante Blu Bay Resort. Grande soddisfazione per i docenti accompagnatori dell’Istituto Alberghiero di Locri, a coronamento di un anno di lavoro molto intenso, anche a livello di attività laboratoriali; la soddisfazione deriva anche dal fatto che i vincitori del concorso sono allievi giovanissimi, e questo ha colpito positivamente la giuria composta da 6 membri in rappresentanza di altrettante associazioni (A.M.I.R.A -A.I.B.E.S – A.D.A – F.I.C – O.D.G.). “ Nonostante la giovane età, in particolare dell’allieva Panetta, che ha solo 14 anni- ha dichiarato il prof.Cosimo Lizzi- ho creduto in questi ragazzi fin dall’inizio ritenendoli, per il loro talento, all’altezza del concorso, anche se il compito non era dei più agevoli. E la fiducia è stata ricambiata, prova ne è il dolce vincitore, preparato con la tecnica della lampada flambè, che è difficile da realizzare e richiede alta professionalità”. Il successo di Capo Vaticano segue a breve

distanza di tempo quello di Taormina dove, lo scorso 29 aprile, altri due studenti dell’Alberghiero di Locri si sono aggiudicati il primo e il terzo premio in una gara di pasticceria presso il Museo del Cioccolato di Forza D’Argo. Il tema riguardava la realizzazione di Torte Moderne, in cui l’ingrediente principale doveva essere, appunto, il cioccolato. Gli allievi, sotto la guida dei docenti Cosimo Pasqualino e Pasquale Reitano, hanno ottenuto un meritato successo mettendo in campo le proprie esperienze di pasticceria. La Giuria, composta da illustri figure del settore dolciario, quali Paolo Caridi, Direttore della Scuola “Cucina in Corso” (CZ); Giuseppe Leotta, Presidente ConPait Regione Sicilia, e da Lillo Freni, Rappresentante Ducezio Messina, ha conferito, dopo aver valutato i 13 piatti partecipanti alla gara, il primo premio a Rossella Lucà, frequentante la classe V A, che ha realizzato un “dolce nero”, e il secondo premio a Gianluca Caforio, di 3^ B, con il suo “dolce dello stretto”, entrambi studenti dell’Istituto Alberghiero di Locri. “Stratosferici i nostri ragazzi, e grande merito ai professori- ha sottolineato la dirigente Maria Rosaria Russo. Il giusto riconoscimento a conclusione di un anno scolastico di grande lavoro”. Soddisfazione espressa anche da parte di tutto lo staff degli insegnanti del settore Tecnico Pratico dell’Alberghiero di Locri (Salvatore Marando, Piero Sgambelluri, Vincenzo Monterosso e Ilario Piscioneri), nonché dagli assistenti e collaboratori, per i premi conseguiti dagli studenti che consistono, oltre che in trofei, anche in borse di studio per corsi professionali di Pasticceria ed Enogastronomia.

Cittanova Floreale, città dei giardini Nuove e interessanti proposte dalla nona edizione di “Cittanova Floreale”, realtà ormai consolidata e avviata verso una decisa crescita. Oltre alle consuete presenze di vivaisti e artigianato, l’ “Associazione Carlo Ruggiero”, in collaborazione con l’Amministrazione comunale, organizza, per la sera di venerdì 2 giugno, una “Notte Verde”, durante la quale sarà possibile visitare alcuni giardini privati e piccoli spazi pubblici, che creano un percorso di giardini urbani. All’interno saranno ospitati eventi culturali, musicali e artistici. L’intenzione è di rendere permanenti queste esposizioni e di legarle a un progetto denominato “Cittanova, città dei giardini” che ha come sempre il suo focus nella Villa “Carlo Ruggiero”.

Sabato 3 giugno si svolgerà una giornata di studi sul paesaggio a cui parteciperanno l’Ordine degli Architetti e degli Agronomi. Domenica mattina si potrà prendere parte a un’escursione sull’antica via della seta, un tragitto che attraversa Cittanova. La seta sarà protagonista con numerosi espositori e artigiani. Tra gli espositori si aggiungeranno Filippo Marroccoli, agronomo e paesaggista specializzato in piante resistenti al freddo (rustiche) e alla siccità. Altro ingresso importante è quello del vivaio Rosso Tiziano, specializzato in rose antiche e orientali riprodotte da talea. Per tutte le informazioni 347 0733000 - 349 1035506 - ruggiero1880@gmail.com o sulla pagina Facebook “Carlo Ruggiero”. Redazione

Pericle d’Oro: conto alla rovescia per la trentesima edizione ormai ai nastri di partenza l’edizione 2017 del Premio Pericle d’Oro, giunto alla sua trentesima edizione. L’evento si svolgerà tra il 27 e il 29 luglio presso il Castello Feudale di Ardore e, anche se a un primo sguardo può sembrare che manchi ancora molto è già stato diffuso il nome di uno dei premiati: si tratta di sua Eccellenza Luigi Renzo, vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea il cui testo “Piccole storie di Periferia” darà insignito del premio libro dell’anno. Il volume, edito da Rubettino, vanta la prefazione del giornalista vaticanista Enzo Romeo, che ci spiega come Renzo abbia selezionato quarantaquattro storie di un vissuto antico ed attuale carico di umanità, di civiltà, di voglia di riscatto da raccontarci, dimostrando un grande amore per la Calabria e stimolando una riflessione per il presente e per il futuro. Monsignor Luigi Renzo è nato a Campana, in provincia di Cosenza il 28 giugno 1947. Ha compiuto gli studi nel Seminario Arcivescovile di Rossano e, successivamente, nel Seminario Teologico “San Pio X” di Catanzaro; si è laureato in Teologia alla Pontificia Università Lateranense ed in Pedagogia all’Università di Urbino. È stato ordinato sacerdote per l’arcidiocesi di Rossano-Cariati l’8 agosto 1971. È membro dell’Istituto Secolare dei Sacerdoti Missionari della Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo.

È

"AmicoAspromonte"incontra i ragazzi della scuola C.Alvaro Alcuni alunni della classe 2^B e tutti i ragazzi delle classi terze del plesso C.Alvaro di Siderno, giorno 11 maggio, hanno accolto "Amico Aspromonte" nella loro scuola. "Amico Aspromonte" è un progetto promosso dall'Avis provinciale di Reggio Calabria in collaborazione con il Miur e il Parco Nazionale dell'Aspromonte, rivolto alle scuole di ogni ordine e grado del territorio col patrocinio del Coni regionale e della Croce Rossa. È un percorso formativo pensato e promosso dal responsabile del settore scuola dell'associazione, Dott. Diego Geria, che ripercorre alcune pagine della storia recente: la battaglia in Aspromonte nel 1943. Gli obiettivi intorno a cui ruota il progetto sono il rispetto per l'ambiente, la conoscenza della storia e uno spirito di grande solidarietà. La DS dell'istituto Pascoli Alvaro, Dott.ssa Rosita Fiorenza, sa bene quanto questi principi siano importanti nella crescita di un giovane ed è per questo che ha fortemente voluto l'adesione della sua scuola a tale progetto. L'incontro, organizzato dalla sezione Avis di Reggio Calabria, si è svolto sotto forma di convegno al quale hanno preso parte lo stesso organizzatore del progetto, Dott.Diego Geria, il dott. Nicola Ritorto Vicepresidente dell'Avis provinciale di RC, la Dott.ssa Marina Leone Presidente Avis Locri, il Dott Felice Lombardo Presidente Avis Roccella, la DS Dott.ssa Rosita Fiorenza. Ha moderato l'evento la prof.ssa

Fabiola Morello, referente del progetto. Dopo i saluti iniziali, ha preso la parola il Dott Geria raccontando i tragici eventi bellici che hanno coinvolto il basso Ionio durante la Seconda Guerra Mondiale, in particolare quanto è accaduto sul nostro territorio. Con la proiezione di un PowerPoint da lui realizzato, includendo fotografie e documenti storici, ha raccontato ad esempio dell'affondamento di una nave americana a largo della costa di Siderno, della battaglia di

Roccella, della battaglia di Punta Stilo, dei bombardamenti a tappeto, dei bunker, della fucilazione dei disertori a Locri e tanto altro, risvegliando le coscienze e la memoria nazionale e personale di molti degli ascoltatori. Nei giorni che hanno preceduto l'incontro, la prof. Morello Fabiola, in qualità di referente del progetto, ha coordinato i lavori dei colleghi di lettere e arte per istruire gli allievi sulla tipologia di intervento da sviluppare.

I ragazzi hanno, quindi, partecipato al convegno con interesse ed entusiasmo preparando cartelloni e collage sulla tematica trattata, che hanno incuriosito e compiaciuto il Dott.Geria, presentando ricerche e ponendo domande. Alcuni ragazzi hanno portato da casa fotografie dei loro nonni vestiti da soldato e raccontato testimonianze dirette della guerra, di fatti vissuti sulla propria pelle dai loro nonni, non solo gli uomini che hanno combattuto con le armi, ma anche le paure e le angosce delle donne, all'epoca bimbe. È stato questo uno dei momenti più toccanti e significativi del convegno, che ha permesso di riscoprire il senso di appartenenza al territorio e la necessità di mantenere viva la memoria della propria storia e di questa terra. Il convegno è stato quindi soddisfacente per tutti i partecipanti. Il progetto si è concluso con una manifestazione finale, che si è tenuta giorno 25 maggio presso il Liceo Artistico Preti-Frangipane di Reggio Calabria: un concorso nel quale le scuole partecipanti, attraverso la coordinazione dei referenti del progetto, hanno presentato un video realizzato dagli alunni che ha lo scopo di esporre, dal loro punto di vista, un personaggio o un luogo del territorio. I video sono stati valutati da una giuria composta dai Dirigenti scolastici delle scuole aderenti, docenti e "Amici dell'Aspromonte". Professoressa Fabiola Morello Istituto comprensivo Pascoli Alvaro



CULTURA E SOCIETÀ

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I FRUTTI DIMENTICATI

A CURA DI ORLANDO SCULLI E ANTONINO SIGILLI

DOMENICA 28 MAGGIO 21

Le varietà dei peri erano numerosissime in tutta la Calabria e di esse molte sono sopravvissute agli incendi, che furono devastanti verso la metà degli anni sessanta del novecento quando i territori trascurati da circa un decennio , risultarono infestati da erbe secche d’estate, in quanto i vigneti e le chiuse collinari, ricche di tanti alberi da frutta vennero abbandonati o malamente coltivati.

Pirus communis l. / Fam. Rosacee

Il Pero di Gesù Bambino Le varietà dei peri erano numerosissime in tutta la Calabria e di esse molte sono sopravvissute agli incendi, che furono devastanti verso la metà degli anni sessanta del novecento quando i territori trascurati da circa un decennio, risultarono infestati da erbe secche d’estate, in quanto i vigneti e le chiuse collinari, ricche di tanti alberi da frutta vennero abbandonati o malamente coltivati. Infatti era avvenuto che a partire dalla fine degli anni 40 le persone più valide avevano cominciato ad abbandonare la Calabria per cui gli anziani e i vecchi ressero per poco tempo il peso della coltivazione dei campi. I peri avevano meglio retto il tormento del fuoco in quanto in prevalenza erano stati innestati su perastri notoriamente più resistenti di altre piante più delicate, ma gli esemplari pluricentenari andarono facilmente in fumo perché cavi e pieni dentro di Xalìa, la parte consumata del legno, morbidissima ed utilizzata come esca per gli acciarini (focalori). Esistevano degli esemplari di un metro di diametro, pieno di buchi, dentro cui nidificavano gli uccelli notturni, particolarmente esplorati dai ragazzi che amavano dotarsi di uccelli da allevare e nei tronchi cavi delle piante più vecchie , nidificavano i gufi comuni, gli allocchi, i barbagianni, gli assioli, mentre le cornacchie nidificavano sulle cime più alte degli ulivi o nelle siepi più intricate. Le taccole , i gheppi, i corvi imperiali costruivano i propri nidi negli anfratti rocciosi, quasi irraggiungibili dai monelli, di cui i più temerari si facevano calare dall’alto legati al cinto da lunghissime corde e rubavano i piccoli . Erano ricercati i Gheppi (jizzi) che erano però carnivori e i ragazzi che se ne procuravano uno, dovevano allevarlo da quando era implume e cibarlo costantemente di carne , per cui bisognava catturare le lucertole con i cappi d’avena o andare a caccia di grossi grilli, di cui erano pieni i campi dove era stato falciato il grano e di passerotti, rubandoli ai nidi. Venivano allevati assioli, barbagianni, gufi comuni e corvi che pure essendo onnivori ave-

vano bisogno di molto cibo che i ragazzi non possedevano. Avevano molto successo le cornacchie (carcarazze) e le taccole (ciavule) fra i ragazzi perché si affezionavano loro e a tutti i componenti della famiglia in cui erano allevate. Esse vivevano a lungo ed erano onnivore ossia mangiavano di tutto e d’estate i ragazzi le nutrivano con i grilli e con le pere, specialmente della varietà Melone e del Bombinuzzo (Gesù Bambino), molto profumate e appetibilissime anche dagli uccelli. Il massimo per un ragazzo era allevare un ghep-

pio, un falco di dimensione piccola, che si affezionava poco però, che ad un certo punto, alla fine dell’estate cominciava a sentire il richiamo dei propri simili e quando passava in volo qualcuno, esso lo raggiungeva lasciando colui che l’aveva allevato ed amato. D’estate nei paesi collinari dell’Aspromonte molti ragazzi si sentivano dei falconieri, pavoneggiandosi con un uccello di grosse dimensioni portato sulla spalla sinistra. L’estate rappresentava il paradiso per i poveri in quanto la frutta era a portata di tutti e con essa ci si poteva sfamare.

Era consuetudine cogliere la frutta di tutti gli alberi pendenti sulle strade e naturalmente anche dalle siepi di ficodindia che delimitavano i poderi sulle strade, da cui ognuno poteva prendere i frutti. I maggiori esperti erano i ragazzi che dalla più tenera età imparavano a conoscere la geografia di ogni campo, allettante per i frutti che conteneva. Numerosissime erano le varietà di “ sorta “ ossia speciali che cominciavano a maturare negli ultimissimi giorni di maggio con le Maiatiche e che terminavano ai primi di ottobre con le Malune d’Inverno. Tra le specialissime erano collocate le pere di Gesù Bambino, molto desiderate e rarissime, le pere totemiche della famiglia Politanò, i discendenti di profughi provenienti da Costantinopoli ossia i Castantnopolitani, che per amore di brevità furono detti semplicemente Politani, provenienti dalla città per eccellenza che era Bisanzio. Una pianta originaria la detiene Mimmo Politanò, figlio del defunto Francesco che ha mantenuto fino alla fine, tra le insidie degli incendi, la pianta degli antenati. Il pero di Gesù Bambino, sopravvive in un solo esemplare originario in contrada Saccuti del comune di Ferruzzano e su tre riprodotti, due a Ferruzzano stesso e uno nel comune di Stalettì in contrada la “Pezzotta delle Puttane” (dove al tempo di un’importante fiera di bestiame, si appartavano le povere prostitute in tempi ormai remoti, usanza di cui resta traccia nella toponomastica) a Copanello, nella proprietà di Giovanni Gatti, innestato dallo scrivente. La qualità è insuperabile , con i frutti belli da vedere, di media pezzatura, soffusi di rosso tenue nella parte offerta al sole, gialla nell’altra, profumati di spezie , dolce al punto giusto . Le pere maturano a cominciare dal venti di luglio fino ai primissimi giorni di agosto e per la maggior parte di esse risultano intatte senza bisogno di essere trattate con sostanze anticrittogamiche; nel gusto ricordano le Pere Angeliche o degli Angeli, che arrivano a maturazione ai primi di luglio, fino al venti, all’incirca.

AlTribunalediLocriProcessoCivilesimulato coniragazzidelLiceoScientifico"Zaleuco" Martedì 16 maggio presso il Tribunale di Locri si è svolta la prima edizione del PROCESSO CIVILE SIMULATO, organizzata dal Tribunale di Locri con la collaborazione della Sezione AIGA di Locri. L'iniziativa, coordinata dalla Dr.ssa Antonella Stilo, Presidente della Sezione Civile di Locri, ha coinvolto in prima persona gli studenti del Liceo Scientifico Zaleuco di Locri. L'inizio dei lavori è stato introdotto dal Presidente del Tribunale, Dr. Rodolfo Palermo, che ha accolto con entusiasmo l'iniziativa, ricordando anche il processo penale simulato, svoltosi pochi giorni prima proprio

con gli studenti della stessa scuola. Il processo è stato diretto dalla Dr.ssa Antonella Stilo, che ha svolto le funzioni di giudice presidenziale, mentre il ruolo di giudice istruttore è stato assegnato alla Dr.ssa Roberta Rando (Magistrato presso il Tribunale civile di Locri); all'udienza ha partecipato anche, con le funzioni di P.M., la Dr.ssa Mariagrazia Galati, mentre la composizione del Collegio giudicante è stata la seguente: Dr.ssa Antonella Stilo, Dr.ssa Roberta Rando, Dr.ssa Elisa Vicenzutti. Sia i Giudici monocratici che il Collegio sono stati assistiti nell'esercizio delle loro funzioni dalla Dr.ssa

Franca Rijillo, Cancelliere presso il Tribunale di Locri – Sezione Civil. Le funzioni di Avvocato difensore dei coniugi ed i ruoli dei testimoni, invece, sono stati ricoperti dagli Avvocati del Consiglio Direttivo di Sezione dell'Aiga di Locri. La simulazione ha avuto ad oggetto un delicato caso di separazione dei coniugi, ed ha abbracciato diverse problematiche sociali di particolare rilevanza, come i maltrattamenti in famiglia, la crisi economica, la situazione della donna, l'alcolismo e la ludopatia. La tematica è stata scelta con particolare attenzione dagli organizzatori proprio per l'importanza del mes-

saggio sociale da fornire alla giovane platea di studenti, i quali hanno anche partecipato attivamente al processo impersonando i coniugi separati e le figlie della coppia. Alla luce dell'ottimo riscontro ottenuto dagli studenti, considerato che il processo civile simulato è stato è stato realizzato per la prima volta presso il Tribunale di Locri, gli organizzatori auspicano in futuro il coinvolgimento di altre scolaresche, cui sottoporranno casi di particolare attualità, sempre con la massima attenzione ai problemi sociali che, purtropo, possono spesso interessare dal vivo proprio i più giovani.


RIVIERA

Confronto tra leoni Pino Macrì e Piero Multari fanno parte del gruppo dirigente dei Lions della Locride. In questa foto mentre sono nel pieno della loro attività quando, per strada, stavamo definendo i dettagli della loro prossima manifestazione.

È mai Possibile? In una tarda mattinata di maggio si svolgono piacevoli discussioni di ottimo livello politico nella piazzetta antistante al Comune di Siderno. Protagonisti del dibattito Gianni Lanzafame, Paolo Guarnaccia, Pino Sgambellone e Silvio Frascà.

Improbabili sindaci Anna Baldessarro, assessore del Comune di Locri, ha dovuto rappresentare il proprio Comune indossando la fascia tricolore per sopraggiunti impegni di Calabrese e Sainato. Che Locri sia finalmente pronta al suo primo sindaco donna?

Piccola gigante Anche se adora ancora essere circondata dall’affetto della sua splendida famiglia, giovedì scorso Andrea è finalmente entrata nel fatato mondo della maggiore età celebrando il proprio compleanno con una festa che sarà davvero difficile dimenticare!

Congratulazioni, Nausica! Il componente della segreteria nazionale della CISL Luigi Sbarra ritratto insieme alla sorella Nausica, appena eletta coordinatrice donne per la Calabria nel 12° congresso regionale della Confederazione.

Confratelli avellinesi I confratelli Francesco Siciliano, Nicola Paparo, Franco Guido e Nicola Gara sono stati i protagonisti indiscussi della processione a Mare di Monasterace, che ha radunato i devoti calabresi di Sant’Andrea di Avellino nel paesino locrideo. Improbabili sindaci 2 Durante una manifestazione a Gerace anche Giuseppe Figliomeni ha dovuto indossare la fascia tricolore per fare le veci del proprio sindaco e rappresentare la sua Siderno.

In religioso silenzio Durante la processione a mare, sulla spiaggia di Monasterace, un gruppo di devoti di Sant’Andrea da Avellino, tra cui riconosciamo Antonella e i due Nicola Ruga, Agostino Baggetta, Vincenzo Strati e Katia Cirillo ha seguito con attenzione ogni momento della cerimonia.

Innalzamento culturale La Biblioteca Comunale di Siderno comincia a svolgere il proprio ruolo di luogo in cui discutere di cultura. In questa foto lo fanno con ardimento Giuliano Ieraci, Amedeo Macrì, Tonino Cavallaro e Gianni Pedullà.

Pilastri inamovibili Mimmo Opera e Nino Sgotto, due colonne di una Siderno che fu! Dove le migliori generazioni hanno costruito un paese fatto di grandi opere ma anche di grande umanità

Bronzo di Siderno Benito Prochilo, famoso cantante sidernese, dopo un breve periodo di assenza dai palchi di tutta la nazione si è rimesso in forma e mostra con orgoglio il suo profilo statuario.


SETTIMANALE

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Locri: Il 2 giugno tornano a rombare i motori delle FIAT 500! Rombano i motori in quel di Locri. Avrà luogo infatti, venerdì 2 giugno p.v., il 10mo raduno delle Fiat 500 proprio nella città di Zaleuco, a livello regionale con una folta presenza da tutte e cinque le province calabresi, ma anche da fuori i confini regionali, come in alcuni casi da riferirsi alla Puglia ed alla Sicilia, e con delle belle sorprese che non si intendono anticipare per poterle vivere pienamente sul momento. Ad adoperarsi in tal senso sono in special modo il presidente del sodalizio di appassionati delle “quattro ruote” locresi, Roberto Longo; il suo vice, Mimmo Tallura, ed il segretario, Andrea Caroleo, “per una passione che è iniziata nell’ormai remoto 2007 e che nel corso degli anni è andata via via migliorando – afferma il vicepresidente Tallura – con questa iniziativa che è sensibilmente cresciuta, infatti le presenze sono aumentate in maniera considerevole grazie anche, è doveroso riconoscerlo, all’interesse manifestato dalle Amministrazioni comunali succedutesi

nel tempo a Locri, e grazie anche al prezioso sostegno di rappresentanti dell’imprenditoria locale, che si sono fattivamente adoperati per la buona riuscita di questa attività che, comunque, non è solo di Locri ma di tutta la Locride”. Che è dunque chiamata a dare il meglio di sé con una massiccia presenza a questo, importantissimo, evento che vedrà sin dalle 8 del mattino del 2 giugno il raduno con consequenziale iscrizione dei partecipanti in piazza dei Martiri, dopodiché ci sarà la rumorosa sfilata per le vie di Locri, per poi proseguire verso Sant’Ilario dello Jonio (ed esattamente a Condojanni) dove sarà lietamente consumato un aperitivo offerto dalla Pro loco; si riprenderà di lì a poco per dirigersi verso Bianco dove ci sarà congruo spazio per il pranzo e le premiazioni. Da segnalare, infine, che la mattinata locrese sarà arricchita dalla presenza artistica della band “IrcoLiberty” che intratterrà musicalmente i convenuti alla kermesse.

ConVersando...

Rubrica di enologia a cura di Sonia Cogliandro

Le stelle del firmamento enologico dell’antica Magna Grecia alla XXV edizione di Cantine Aperte Le eccellenze enologiche calabresi vanno in scena per la 25° edizione di Cantine Aperte, la kermesse nazionale promossa dal Movimento Turismo del Vino in programma sabato 27 e domenica 28 maggio. Nella terra del vino per antonomasia Cantine Aperte offre la possibilità agli enoturisti di percorrere una strada orientata a un approccio più intimo e totale con il sangue di Bacco, lastricata di storie di vigna, di batticuori e sensazioni, riscoprendo quella poetica del vino, fatta di terra e sudore, di ansie e frustrazioni, di amore e orgoglio, di convinzioni ed errori, di cocenti delusioni e inattesi successi. Visite in cantina, degustazioni, prelibatezze enogastronomiche, escursioni nei vigneti e picnic sono quindi gli ingredienti principali dei programmi delle cantine aderenti per vivere pienamente questo stuzzicante prodotto culturale calabrese. E ad aspettare gli enoappassionati ci saranno stelle del firmamento enologico dell’antica Magna Grecia: dal dorato con riflessi ambrati Greco di Bianco passito, al “vino ufficiale” delle Olimpiadi Cirò, al sopraffino Montonico bianco passito della Riviera dei Gelsomini, passando sull’arazzo tannico del Palizzi, verso il superstite moscato di Saracena. Non più fanalino di coda del settore vitivinicolo italiano, la Calabria si sta mostrando

all’altezza delle altre regioni italiane, investendo molte risorse nel recupero dei vigneti autoctoni della regione e mettendo in bottiglia piccoli e grandi capolavori. Non solo calici di vino calabrese nell’evento enoturistico più importante in Italia, ma anche passato, storia, tradizione, mitologia, cultura, arte verranno sorseggiati da un visitatore sempre più attento al territorio e alle sue attrattive che farà ritorno a casa con gli occhi stampati di bellezza, il palato intriso di vini incomparabili e il cuore colmo di emozioni.

Le vie della seta sono (in)finite! BRIGANTESSA SERENA IANNOPOLLO Finalmenti ‘ndavi a possibilità u si crea lavuru ‘nta Calabria, ‘nta Sicilia, ‘nto sud! Ci pensau Gentiloni ca jìu ‘nta Cina pemmu crea na nova “via della seta” chi poti jungìri l’interessi economici i l’Europa e i l’Asia. Mi veni u pensu a’ seta: a Sidernu supa ancora ‘ndavi telai antichi, e cocchiùnu lavura e tessi ancora. Mi veni u pensu a San Leucio, a randissima industria tessili ‘nto casertanu, chi producìa tessuti pe’ tutta l’ Europa. E mo u presidenti sicuru ca faci nu miraculu pe’ nui chi volarrìamu u nescìmu i sta crisi infinita. Già m’immaginu na ripresa immediata du benessere ‘nta Calabria, cuminciandu i Gioia Tauro, cu genti chi vaji e chi veni, chi lavura, chi poti vivìri… finalmenti. E u stessu pe’ fratelli siciliani chi ‘ndannu pe’ natura a predisposizioni o lavuru supa i costi. E tuttu chistu Gentiloni u sapi, e cui megghiu i d’igliu poti fari stu miraculu?(...) Chistu era u sognu chi ‘ndeppi aieri notti, ma quandu mi risbigghiài, u caru presidenti ‘ndavìa fattu accordi ca’ Cina ma… u sud è fora. U Mediterraneo è fora. Non è ‘na barzelletta, è a verità! Preferìu u faci accordi pe’ Genova e Trieste, ma Gioia Tauro è fora. A Sicilia mancu nominata. I soliti interessi u si portanu i sordi a nord, ca tantu u sud è sbalasciatu… propriu comu a fabbrica i San Leucio, chiusa doppu i l’unità d’itaGlia. Mi veni u mi pistu. Mi pistu sula, suffru sula, pecchì chi pozzu fari? U disegnu era già fattu comu dissi Bombrini ‘nto 1861: “il sud non dovrà essere mai più in grado di intraprendere”.



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