Riviera n° 24 del 09/06/2017

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CONTROCOPERTINA

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Voler vedere

“la Belva” stramazzare

in gabbia rende belve anche noi “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità”: lo afferma all’art.27 comma 3 quella Costituzione che difendiamo, anche se - sempre più spesso a corrente alternata.

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO Me lo sono detta subito: è una questione delicata e come in tutte le questioni delicate è difficile schierarsi in maniera netta. Ma questo non significa che non bisogna provare a farlo. Nei giorni scorsi la Cassazione ha aperto uno spiraglio alla liberazione di Riina. Non ha deciso nulla ancora. Ha solo annullato, con rinvio, l’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza di Bologna, il quale non ha accolto la richiesta avanzata dall’avvocato di Riina in merito alla concessione al suo assistito della sospensione della pena o almeno degli arresti domiciliari, dal momento che è gravemente malato. La Cassazione annulla la decisione rinviandola ai giudici bolognesi per “difetto di motivazione”. In particolare viene chiesto loro di essere più precisi e chiarire come la pericolosità di Riina possa manifestarsi, considerando la sopravvenuta precarietà delle sue condizioni di salute. La Cassazione ha, inoltre, ricordato che tenere una persona in carcere nonostante il decadimento fisico può essere contrario al senso di umanità e dignità, condizioni prescritte dalla Costituzione, senza eccezioni, e garantite dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. Ora è chiaro che pensare alla parola umanità e a Riina insieme in una stessa frase faccia imbufalire e non poco, però, ci piaccia o no, “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità”: lo afferma all’art.27 comma 3 quella Costituzione che difendiamo, anche se sempre più spesso - a corrente alternata. Bisognerebbe, pertanto, che chi si proclama difensore dei principi della Costituzione e delle leggi vigenti, abbia il coraggio di confessare che in alcuni casi la legge va rivista perché, ad esempio, l’efferatezza dei crimini rende chi li commette meno uguali agli altri, tanto da essere necessario stabilire delle eccezioni in peggio. Perché è impossibile giurare sulla Costituzione e poi sputarci sopra. Altra riflessione da fare riguarda la valutazione degli assassini e degli assassinii. Vi sono casi in cui lo Stato fa passi indietro ricevendo l’approvazione generale, senza suscitare clamore o imbarazzi. Lo Stato, infatti, quotidianamente, “scende a patti” con collaboratori di giustizia, anche pluriomicidi, ai quali, in cambio di informazioni, garantisce benefici processuali, penali e penitenziari (se si accetta di collaborare con la giustizia, ad esempio, il limite della pena viene ridotto a un quarto mentre, in caso di condanna all’ergastolo, la pena scende da 30 a 10 anni), oltre che sostegno economico e protezione per sé e per i propri familiari. Perché in questo caso si accetta che lo Stato passi sopra le vittime? Sono meno vittime perché il criminale diventa a un tratto meno criminale? La possibilità per Totò u curtu di tornare a casa, inoltre, ci ha fatto perdere di vista che dignità e rispetto della vità umana vengono prima del desiderio di vendetta. Nessuno resta indifferente nel ricordare la tragica fine del piccolo Giuseppe Di Matteo, sciolto nell’acido su ordine di Riina, ma voler vedere oggi la Belva stramazzare in gabbia renderebbe belve anche noi. Il compiersi della vendetta non si traduce in una pietà più vera nei confronti del piccolo Giuseppe nè tanto meno ci rende più umani. Anzi permetterebbe di affermare che quel senso di umanità non solo è estraneo alla barbara esistenza di Riina ma abita anche fuori da questo mondo. Altro punto che, a mio avviso, non deve assolutamente essere preso sottogamba: se il carcere non è in grado di garantire a un condannato all’ergastolo e a chiunque finirà lì i propri giorni una morte dignitosa, bisognerebbe iniziare a interrogarsi - senza rimandare oltre - su come rimediare per assicurare a tutti un’esistenza che non scenda al di sotto della soglia di dignità. A tutti e, se decidiamo di far parte di uno stato di diritto, anche a Riina. Lo so, fa rabbia. Ma siamo o no migliori?

Nei giorni scorsi la Corte di Cassazione ha aperto alla possibilità di un differimento della pena o della concessione degli arresti domiciliari per Salvatore Riina, in relazione alle sue condizioni di salute. Toto ‘u curtu, detto anche la Belva e il Capo dei capi potrebbe tornare a casa perché gravemente malato. Questa possibilità ha assunto toni paradossali, facendoci dimenticare che dignità e rispetto per la vita umana vengono prima del desiderio di vendetta.

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ATTUALITÀ

O N R E D SI

notte di ordinaria follia, si sono registrate l’aggressione a un cameriere del Melmoth Irish Pub di Piazza Portosalvo in seguito alla pretesa assurda di non pagare un conto, una rapina a mano armata conclusasi con il furto di due scooter ai legittimi proprietari e l’ennesimo incendio di auto. Che sia una mirata strategia della tensione o l’inquinante coincidere di fatti separati tra loro è innegabile che a Siderno ci sia un grave problema sociale. Infatti, se fosse vera la prima ipotesi ci domandiamo a chi interessa frenare il difficoltoso ritorno alla normalità di una città che ancora si lecca le ferite del commissariamento; se invece si trattasse di casi isolati da cosa deriva la sempre più pericolosa convinzione dei colpevoli che questa città sia una terra di nessuno in cui si può fare ciò che si vuole senza tema di essere puniti? Sarebbe il caso di prendere provvedimenti prima che la città si spopoli… o peggio. lr

Le capre “si mangiano” un progetto di recupero di piante rare A febbraio di quest’anno è cominciata l’attività dell’Associazione per la Ricerca della Biodiversità Autoctona (ARBA), che si pone l’obiettivo di salvaguardare le varietà vegetali e animali autoctone del nostro territorio. In questi mesi i suoi membri hanno messo in campo diversi progetti legati al recupero di piante oggi quasi del tutto scomparse, come il grano antico, la cicerchia della Locride, 42 differenti varietà di legumi e 4 varietà di melanzane. Grazie anche all’attività di Orlando Sculli, membro dell’associazione che ci parla settimanalmente di queste piante meravigliose dalle colonne del nostro giornale con la rubrica “I frutti dimenticati”, l’associazione aveva appena fatto attecchire gli innesti dell’ulivo del crisma e dell’ulivo leucocarpa, al centro di un progetto di recupero che avrebbe riguardato non soltanto la Locride ma anche la Grecia, della quale l’ulivo del crisma è originario. Gli innesti, infatti, sarebbero presto stati trasportati in barca a vela nell’isola di Krasos per garantire loro nuova diffusione, se non fosse stato per quanto subito nella giornata di mercoledì 7 giugno. Le piante, che si trovavano nella sede dell’associazione in Contrada Pellegrina, a Siderno, sarebbero state infatti mangiate dalle capre di un allevatore, che le avrebbe lasciate libere di pascolare dove non avrebbero dovuto, permettendo che gli animali distruggessero non soltanto gli ulivi, ma anche 70 varietà di piante di prugne locali, ritrovate giovedì mattina irrimediabilmente danneggiate dai membri dell’ARBA. Un incidente dovuto alla negligenza e all’abuso del proprietario degli animali che, lasciandoli liberi, ha obbligato i membri di ARBA a far slittare il progetto condiviso con la Grecia di un intero anno.

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I dato rea e

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GIUDIZIARIA

Deliquenza minorata In questi primi cinque mesi del 2017 Siderno è stata colpita da un’ondata di violenza che ha tolto il sonno ad amministratori e cittadini onesti, ristoratori e titolari di strutture ricettive, tabaccai e cassiere di supermercato. L’anno si è aperto con gli strascichi del caso del rapinatore dai pantaloni rossi, la cui cattura non ha purtroppo ridato serenità alla comunità sidernese, immediatamente sconvolta, il 27 febbraio, dall’incendio all’auto del consigliere comunale Giorgio Ruso. Quell’incendio doloso a sua volta, è stato solo il primo di una lunga serie, proseguita il 16 marzo con l’incendio di ben tre autovetture a Donisi e uno ulteriore la settimana successiva, il 21 dello stesso mese, in via Verdi. Negli ultimi 35 giorni, poi, le cose sono addirittura peggiorate. Il 9 maggio, infatti, è stato vandalizzato il furgoncino del proprietario di un minimarket, il 31 sono tornati all’attacco gli amanti del fuoco con l’incendio al gazebo dell’Hotel President e tra il 4 e il 5 giugno, in una sola

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di Franco Crinò

La Calabria è il fanalino di coda dei processi di cambiamento che investono la realtà economica degli ultimi anni. Domina un clima di totale sfiducia e di timore nell'investire, si tende a dissipare le poche risorse messe a disposizione dagli enti pubblici, c'è scarsa attenzione per le progettualità dell'Unione Europea, manca un servizio capace di seguire l'imprenditore nelle procedure. La cornice è quella che è: PIL basso, disoccupazione giovanile che continua ad aumentare vertiginosamente, fuga dalla regione, assenza di imprese internazionali e nazionali. Le start up innovative sono un volano fondamentale per lo sviluppo economico, lo sono altrove ma non in Calabria. La Personal Factoring Spa, fondata a Simbario, provincia di Vibo Valentia, opera con successo nel settore dell'Edilizia; Origami 4 è la prima fabbrica da 6 metri quadrati che crea tutto ciò che serve per costruire edifici. Nella nostra regione c'è poco altro, tanto per avere un'idea 1000 start up in meno della sola Milano, in Lombardia se ne contano 1700 attive.Che requisiti debbono avere le Start up innovative? Sede in Italia (se nell'Unione Europea almeno una filiale in Italia), attività avviata da non più di 60 mesi, non si dividono utili (gli amministratori si gratificano con indennità, i dipendenti eventualmente con bonus), obiettivi lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti e servizi tecnologicamente innovativi, il 15% almeno in ricerca, personale capace nella attività di ricerca (certificata), agevolazioni fiscali permanenti. Applix srl è stata fondata nel 2010 a Gorgonzola, ma ha sede a Cagliari, è specializzata nella creazione di applicazioni per tablet e smartphone. Durante la presentazione dell'Ipad 2 Steve Jobs aveva citato come caso di successo Roma Virtuale History, l'applicazione creata dall'azienda che mostrava in 3D le bellezze della capitale italiana. Le bellezze della Calabria non hanno molta attenzione sulla Rete.

in calabria non si investe - le start up

La figura “del tutto enigmatica” di un platiese nelle indagini sulle stragi del ’93 Parallelamente al consolidarsi del quadro indiziario circa una matrice mafiosa negli attentati di Roma, Firenze e Milano, avvenuti nel 1993, é andato rafforzandosi negli investigatori la sensazione che il nuovo indirizzo “stragistico” inaugurato dalla mafia perseguisse in realtà obiettivi che andavano al di là degli interessi esclusivi di "Cosa Nostra" o, per lo meno, tendesse al conseguimento di obiettivi comuni o convergenti con gruppi criminali di diversa estrazione con cui esistono rapporti stabili o che in passato avevano convissuto con la mafia. In questo contesto, secondo gli esiti investigativi condensati in un’informativa del marzo 1994, attraverso una rilettura delle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia sono emersi, dagli anni ’70 in poi, progetti di tipo eversivoseparatista delineatisi nello sfondo dell' intesa intercorsa tra la 'Ndrangheta calabrese e "Cosa Nostra" siciliana , a seguito della quale la mafia calabrese ha assunto una nuova struttura verticistica propria del modello siciliano. Quello che risalta nell’informativa della DIA è, per quanto riguarda la Locride, la figura definita “del tutto enigmatica” di un tale Papalia «per le inquietanti circostanze – si legge - che lo legano al mafioso G.A., morto suicida in carcere, e a quanto pare all'omicidio del giudice O. ad opera della destra eversiva. Infatti il G., senza apparente motivo, ha citato il Papalia nella lettera scritta prima di suicidarsi. Peraltro, nella medesima lettera il G., per motivi altrettanto poco chiari, ha inteso menzionare tale Bellini, …, ambiguo personaggio legato ad ambienti dell'estrema destra eversiva, sul conto del quale sono in corso accertamenti». Dagli esiti investigativi : «Nella circostanza è stata determinante l'opera di mediazione di "Cosa Nostra", già da tempo in stretto contatto con alcuni gruppi della 'ndrangheta. Con la costituzione della "commissione" calabrese i legami tra la 'ndrangheta e "Cosa Nostra" siciliana sono diventati talmente forti che, pur non potendosi parlare di una organizzazione unica, certamente è possibile pensare ad una strettissima alleanza». Sulla consistente presenza nel nord Italia dei sodalizi criminosi calabresi: «Vale la pena di soffermare l'attenzione sulle famiglie dei Barbaro - Papalia di Platì, individuate a Milano, ove operavano nel campo dei sequestri di persona e del traffico di stupefacenti, autonomamente e in raccordo con famiglie di "Cosa Nostra" siciliana». Nell'ambito del gruppo Papalia, la figura di un soggetto ritenuto dagli inquirenti appartenente a quel sodalizio con un ruolo apicale: «Appare di notevole interesse per una circostanza che ancora deve essere chiarita, ma che si ritiene certamente rilevante. Infatti di costui, come si è già accennato, ha parlato G. A., noto esponente della famiglia di Altofonte (PA), arrestato a seguito di una intercettazione ambientale dalla quale sono stati raccolti elementi che lo collegavano ad azioni stragiste compiute e in progettazione da parte di "Cosa Nostra", morto suicida per impiccamento il 28 luglio 1993 nel carcere di (…) . Il G. ha lasciato una lettera in cui smentiva il contenuto delle conversazioni intercettate e, tra l'altro, si prodigava senza apparente motivo per dichiarare l'innocenza di Papalia …, condannato per omicidio. Il G., infatti, affermava, con una giustificazione peraltro banale, che quando aveva detto di aver appreso in carcere dal Papalia stesso che in effetti era lui l'autore dell'omicidio per cui era stato condannato, aveva detto una cosa non vera e lo aveva detto al solo scopo di accreditarsi come un criminale al corrente di molte cose». Un altro passaggio dell’informativa porta in Lombardia: «A Milano si rinvengono canali di contatto tra la 'ndrangheta e la massoneria di L. G.. Ci si riferisce ancora al Papalia …, sul conto del quale ci si é già soffermati, il quale dalle recenti indagini condotte sulla attività criminale del suo sodalizio é risultato essere legato ad A. M., coinvolto in numerosi sequestri di persona, dedito in particolare ad attività di riciclaggio ed implicato nel traffico degli stupefacenti, nel cui ambito è risultato molto vicino a L. G., pregiudicato, romano, coinvolto col noto F. C. nella vicenda che ha visto per oggetto la borsa dello scomparso Calvi Roberto e compartecipe Monsignor H.M.P.».



COPERTINA - SAN LUCA, PUNTO E A CAPO

FORTUNATO NOCERA

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ia beninteso che il sottoscritto non si vuole ergere a censore o critico delle istituzioni, che fanno il loro dovere secondo la legge e lottano il malaffare nella nostra Regione con impegno e competenza. Il tumore maligno che ha messo le radici da tempo nel corpo già malato della Calabria e, in quello di altre regioni della penisola, va combattuto ed estirpato; perché è il principale responsabile del declino morale, sociale, culturale ed economico del Mezzogiorno d’Italia, soprattutto. Le ragioni storiche che hanno ridotto la Calabria in queste condizioni sono state studiate e sono note: l’isolamento territoriale, l’abbandono del territorio al proprio destino e lo scippo, dopo l’Unità, delle risorse e delle poche realtà produttive industriali, la cattiva amministrazione, l’incompetenza dei rappresentanti politici e il loro cattivo esempio, la dilagante corruzione a tutti i livelli, la continuazione, nonostante la fine del feudalesimo, della mentalità medievale e servile del popolo, adottata dalla ’ndrangheta per asservire e terrorizzare i deboli, l’ignoranza coltivata con una cattiva scuola osannante a un Risorgimento mai capito e mai auspicato dal popolo. Le due guerre del secolo scorso e le oceaniche emigrazioni hanno fatto il resto. Infine la distribuzione degli abitati in più di 400 centri su un territorio in maggior parte montagnoso e poco produttivo. Questo è stato il brodo di coltura di cui si sono nutriti i mafiosi, per fondare nei paesi le loro consorterie delinquenziali, per terrorizzare e soggiogare le popolazioni, in genere pacifiche. Ora, lo Stato unitario, invece di cercare di capire i motivi che hanno determinato in tutto il Sud questa situazione sociale, ha tentato di affrontare il grave problema sociale con la forza, a cominciare dal periodo del cosiddetto brigantaggio, che altro non è stato che protesta per una maggiore giustizia sociale. Questa premessa per dire che una stampa nazionale prevenuta e ignara delle vicende che hanno determinato questo disastro sociale, si tiene sempre pronta per cogliere il momento opportuno per gettare fango su tutto il popolo calabrese, del tutto innocente, anzi vittima della situazione; perché le conseguenze più terribili le affronta la popolazione del luogo, sia sul piano sociale ed economico, che su quello delle offese alla dignità delle comunità. Così al tempo dei sequestri di persona, quando sono state versati fiumi di fango su intere popolazioni, anziché sui delinquenti che commettevano i crimini. E al tempo delle faide, vere guerre tra bande per conquistare i primati di comando nei paesi. Al tempo del fenomeno della droga. Le popolazioni invece di essere difese da questo morbo infestante, vengono accomunate ai delinquenti, e addirittura si inventano favole giornalistiche per coinvolgerle. Un ingenuo e certamente non molto sveglio cittadino di San Luca ha dato occasione, con un insano gesto (parole sue), alla stampa locale e nazionale di scagliarsi, ancora una volta, contro il paese e quindi contro l’intera Calabria. Certa stampa sembra appostata solo per cogliere i momenti critici per poi sbandierali come atteggiamenti comuni a tutto il popolo. Nessuno ha però sottolineato l’imprudenza delle forze dell’ordine nel far avvicinare ad un pregiudicato, ricercato per più di quattro lustri, curiosi nullafacenti. Ma tant’è. Nessuno ha sottolineato che molti sanluchesi hanno raccolto firme per chiedere al prefetto di mantenere al suo posto il commissario prefettizio a cui il popolo ha riconosciuto i meriti di una buona amministrazione. O che esiste, da qualche tempo a San Luca un Istituto scolastico Comprensivo di prim’Ordine, che lo stesso don Ciotti ha elogiato per efficienza, qualità di formazione e presidio di legalità; che esiste un’entità culturale come la Fondazione Corrado Alvaro che ha portato il nome di San Luca, come centro di cultura, nel mondo. Che, sempre per opera del Commissario Gullì, è stato aperto a San Luca il Centro Luce dell’ONG Save the Children. Abbiamo sentito la Sottosegretario Elena Boschi, in occasione della consegna del Campo sportivo (eccellente operazione) dire che oggi lo Stato ha dimostrato di esserci a San Luca. Ma non si è accorta, forse perché nessuno l’ha avvertita, che ai piedi del paese c’è un pericolo permanente, che lo minaccia da sempre: la fiumara Bonamico, che malgrado il nome ha procurato tanti lutti a San Luca. Ora la fiumara, in alcuni punti ha il letto più alto della strada provinciale che la costeggia. È un problema serio. Nel gennaio del 1946 il fiume è uscito dall’alveo e ha trascinato via una macchina con tre persone a bordo, il sindaco dell’epoca De Fiores ci ha lasciato la vita; l’alluvione del 1951 ha portato via più di cinque chilometri di strada, due vittime; quello del 1953, per poco non si è trascinato a mare un pulman con più di trenta persone a bordo. E poi il nubifragio del 1972 si è riportato alcuni pezzi di strada rifatti da poco, anche perché erano stati ricostruiti ancora più in basso di prima e più vicini al fiume, dove sono ora (con buona pace

La stampa nazionale prevenuta e ignara delle vicende che hanno determinato il disastro sociale nella nostra terra, sembra appostata per cogliere i momenti critici per poi gettare fango su tutto il popolo calabrese, che invece di essere difeso dal morbo infestante, viene accomunato ai delinquenti. Così è stato fatto nei giorni scorsi a San Luca.

La favola di San Luca del Genio Civile). Naturalmente la cosa è stata più volte segnalata, addirittura s’è fatto un convegno. Promesse e niente altro. Adesso aspettiamo il prossimo disastro. Quest’ultima alluvione ha distrutto il paese antico seicentesco, reso inabitabile, i cittadini sono stati sloggiati dalle loro case e mandati negli alberghi della marina, non ci sono più tornati. Nemmeno uno degli alloggi promessi agli sloggiati è stato ricostruito. Chi ha voluto una casa sua è partito per la Germania, la Francia, il Belgio, l’Australia. Quel giorno la sottosegretario avrebbe potuto chiedere ai cittadini (se ne avessero fatto parlare qualcuno!) quali erano le cose che il Governo avesse potuto fare per portare un poco di lavoro per i giovani, quali potevano essere le risorse locali sfruttabili per avviare un processo produttivo. Quali erano le necessità impellenti del paese per i servizi pubblici: strade interne, camposanti, strade di montagna. Il Santuario più importante della provincia, Polsi, aspetta da secoli una strada praticabile, ma siccome la buona stampa l’ha battezzato col termine blasfemo di Santuario della mafia, non si trovano i fondi. Niente si salva a San Luca tutto è mafia anche i santuari mariani millenari. Ora se la prendono anche con i bambini: il Vescovo della diocesi ha sospeso la cerimonia annuale della Cresima dei fanciulli, dopo lo storico baciamano: noi non riusciamo a vedere il nesso! Che cci azzecca avrebbe detto il politico molisano Di Pietro. Io credo che sia arrivato il momento di avvalersi dell’articolo 18 della Costituzione e fondare il Comitato permanente per la difesa dei diritti e della dignità dei cittadini, per riappropriarci della “sovranità” popolare ed esercitare, nei confronti di chi tenta di strumentalizzare il potere che gli deriva da una delega del popolo, un’azione di controllo civico e di forte contrasto democratico. A ciò si potrebbe obiettare che questo è un compito della Magistratura. Noi invece crediamo che il potere giudiziario abbia già il gravoso compito di occuparsi dei reati penali, delle mafie, delle inadempienze normative e della vigilanza dell’applicazione della legge. Il Comitato servirebbe per la sorveglianza sugli abusi dei poteri locali, sui diritti personali e collettivi conculcati, per la difesa della dignità della comunità, per la difesa dei beni comuni e per il sostegno all’Amministrazione comunale nella progettazione e realizzazione delle opere di pubblica utilità.


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San Luca, a letto senza cena! il paese negli anni ha dovuto far fronte all’abbandono dello Stato che ha giustificato la sua assenza lasciando intendere che san luca non si volesse salvare. Adesso ad abbandonarlo, senza preoccuparsi di comprenderlo, anche la Chiesa. Sono tutti colpevoli e per questo viene preso un provvedimento che è un po’ come quando vomiti e c’è chi si preoccupa se hai sporcato il pavimento anzichè chiederti come stai.

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO uecento euro dal gioielliere spesi a vuoto. Toccherà mettere via il pacchetto con il nastro boccoloso e arrivederci all’anno prossimo, baciamani permettendo. E ricordarsi di non nominare, non il nome di Dio invano, ma il “se non ti piace, puoi cambiarlo”, perchè si sarà fuori tempo massimo, da 350 giorni. Ora, stupidate a parte, alla faccia della chiesa comprensiva e caritatevole. Per “colpa” del baciamano di cui sarebbe macchiato il signor Vottari, il Vescovo di Locri ha sospeso le cresime agli adulti in programma per il 21 giugno prossimo e proclamato il digiuno di penitenza. Il signor Vottari dopo 24 anni rivedeva un suo vecchio amico e, a quanto ha dichiarato, voleva solo salutarlo - possiamo crederci o no, così come possiamo credere o no che alle forze dell’ordine non sia saltato in mente in tutti questi anni di latitanza di andarlo a cercare a casa sua. Vottari ha chiesto scusa all’Italia, di fronte alle telecamere del Tgr Calabria, sebbene il suo gesto non sia stato interpretato nel modo giusto: “io non avevo alcuna intenzione di baciare la mano a Giorgi - dichiara. - Chiedo scusa ai miei paesani per aver combianto questo casino”. Ancora una volta, a San Luca, la presunta colpa di uno diventa la colpa certa di tutti. La stampa nazionale ha, infatti, parlato del “baciamano dei cittadini di San Luca”, tutti, indistintamente. Vorrei un attimo soffermarmi sull’aspetto tecnico del baciamano. Il baciamano generalmente parte dalla persona che lo riceve, la quale porge il palmo guardando dall’alto colui che si genuflette per rico-

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noscerne l’autorità. Antonio Vottari non si è genuflesso, si è affacciato perchè si trovava al di là del muretto di recinzione della casa di Giorgi e da quella posizione non avrebbe potuto salutarlo in altro modo (poi che il boss non meritasse alcun saluto è un altro discorso). Inoltre, Vottari prende insieme entrambe le mani e il suo sembra piuttosto un gesto affettuoso e non il riconoscimento di un’autorità. So che, magari, è un tipo di saluto diffuso solo nei paesini dell’entroterra, ma quante anziane signore salutano così un ospite inatteso e gradito, mostrando il loro sorriso sdentato? Comunque, volendo ammettere che quello di Vottari sia stato un baciamano al boss, perchè macchiare di questo peccato imperdonabile l’intera comunità di San Luca e scegliere di punirla tutta? San Luca negli anni ha dovuto far fronte all’abbandono dello Stato che ha giustificato la sua assenza lasciando intendere che il paese non si volesse salvare. Adesso ad abbandonare San Luca, senza preoccuparsi di comprenderla, anche la Chiesa. Sono tutti colpevoli e per questo viene preso un provvedimento che è un po’ come quando vomiti e c’è chi si preoccupa se hai sporcato il pavimento anzichè chiederti come stai. Un provvedimento da Chiesa di Stato e non del popolo. Non ho visto alcun comportamento da buon samaritano, ma tanto formalismo, utile neppure come palliativo. Assente, dunque, a San Luca la Chiesa che un tempo si premurava di insegnarti ad affrontare la giornata nel migliore dei modi, sostituita da una chiesa che ti manda a letto senza cena. Così facendo si continua ad ammettere che i cittadini di San Luca non nascono con peccato originale: per loro il peccato è unico e solo.

Il trionfo dello Stato passa dal dirottamento dell’attenzione mediatica La cattura di Sebastiano Giorgi a San Luca nel giorno della Festa della Repubblica è diventata un caso mediatico in seguito al baciamano al boss da parte del suo vicino di casa. Nonostante le spiegazioni e le giustificazioni del protagonista di questa incresciosa vicenda la frittata era ormai fatta, ma l’eccessivo focus su quel gesto di asservimento alla criminalità organizzata potrebbe nascondere qualcosa di diverso… UMBERTO LANDI

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a quando, la mattina della Festa della Repubblica, “U capra”, latitante da un quarto di secolo, è andato a foraggiare l’interminabile elenco di boss di ‘ndrangheta catturati nella propria abitazione, a occupare le prime pagine dei giornali non è stata la cattura del Giorgi in sé o il fatto che avesse vissuto per tutti questi anni in un buco in compagnia di 160mila Euro sottovuoto, ma il gesto impulsivo di Antonio Vottari, vicino di casa che ha fatto gridare allo scandalo un’intera Nazione. L’immagine del boss sorridente, che usciva trionfante e senza manette dalla propria abitazione stimolando la genuflessione dei suoi vicini di casa ha contribuito ad alimentare l’immagine di una mafia resa poetica, Gratteri non me ne voglia, non dall’inventiva di un cineasta d’oltreoceano, ma dallo Stato stesso. Le grandi operazioni delle forze dell’ordine, da che mondo è mondo, vengono condotte con il favore delle tenebre e durante i giorni lavorativi per due semplici ragioni: ridurre il rischio che il catturando possa darsela a gambe e garantire la pubblica sicurezza dei cittadini. Questa norma del buonsenso è stata invece violata almeno in due occasioni recenti. La cattura di Rocco Barbaro lo scorso 8 maggio (quando a fare noti-

zia fu, guarda caso, la presenza di tutta Platì in piazza per assistere all’operazione delle forze dell’ordine) e quella del suddetto Giorgi che, come scrivevo prima, non è nemmeno stato ammanettato. Perché proprio l’arresto di due superlatitanti di tal fatta, nei due paesi che più di ogni altro al mondo vengono considerati la casa della criminalità organizzata calabrese, rompono così platealmente gli schemi? Non si può negare che, se i cacciatori avessero fatto irruzione in casa di Giorgi alle 4 del mattino, tirandolo giù dal suo giaciglio mentre dormiva e trascinandolo in strada spaventato, pallido e ammanettato, oggi staremmo parlando di qualcosa di totalmente diverso. Invece, portando a termine l’azione investigativa nella mattina inoltrata di un giorno di festa ci si è assicurati che Sebastiano Giorgi non venga ricordato per gli atti criminali di cui si è macchiato, ma per il “baciamano” del vicino di casa, che finisce inconsapevolmente per etichettare sé stesso e tutti i suoi concittadini come ‘ndranghetisti, rendendo più piena e soddisfacente la vittoria dello Stato sulla criminalità organizzata. Si sarebbero insomma create le condizioni utili a ricordare all’Italia il potere della ‘ndrangheta sul nostro territorio, dimostrando che la criminalità fa facilmente presa su una popolazione ancora assoggettata e complice per scelta, e non perché

abbandonata dalle Istituzioni. Grazie alla partecipazione straordinaria della stampa, dunque, è partito l’ennesimo circo mediatico corredato da voci indignate, parole di rimprovero e persino intimidazioni velate; un turbinio di dita puntate e di “Pentitevi!” giuridici e divini che culmina con il candido “ho combinato un casino” di Vottari ai microfoni del TG3 Regione, trasferitosi per l’occasione a San Luca per un’intera settimana. Il successo ha superato ogni più rosea aspettativa: non solo è stato catturato un grosso criminale mostrando al mondo quanto fosse importante e rispettato, ma grazie al gesto inconsulto di Vottari è stato mostrato persino perché lo Stato non si impegna davvero a creare anche nel nostro territorio quelle condizioni di crescita che dovrebbero invece essere diritto costituzionale di ogni cittadino italiano. Un dirottamento dell’attenzione mediatica che contribuisce al mantenimento dello status quo, esattamente come la questione della “morte dignitosa” a Totò Riina ha fatto passare in secondo piano (ma forse anche in terzo, quarto o quinto) le ultime gravissime rivelazioni su “Mafia Capitale”. Ma questa è un’altra storia.

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ATTUALITÀ

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Bianco, Ceratti denuncia su fb il fallimento Ased Pasquale Ceratti vicesindaco di Bianco si lascia andare su fb a uno sfogo che ha come protagonista l'azienda di servizi ecologici Ased, con cui la precedente amministrazione ha firmato un contratto per ben 5 anni: "Vergogna... Servizio Ased improvvisato, inefficiente e troppo costoso per la comunità... 30.000 euro al mese frutto di un contratto di ben 5 anni assolutamente sbagliato e firmato dalla precedente amministrazione. Triste storia di compari e amici degli amici finita come sappiamo... in manette. Da Vicesindaco di Bianco ritengo esaurita l'esperienza Ased che oltre a non assicurare un servizio efficiente pretende pagamenti di centinaia di migliaia di euro con i quali il comune di Bianco potrebbe avere un servizio molto più adatto e su misura per la propria comunità. Bisogna fare di tutto per internalizzare il servizio. Sindaco, svegliati! Frequenti troppe riunioni istituzionali e di potere targate pd... internalizza il servizio e abbassa la Tari, difendi i più deboli... e ricordati che l'Ospedale di Locri sta chiudendo nel silenzio generale. I sindaci della Locride dovrebbero dimettersi in blocco, invece sfilano alla festa della Repubblica... solo per omaggiare i politici regionali di riferimento!! Il 2 giugno ho lavorato 14 ore in un Ospedale surreale dove la gente non ha punti di riferimento se non i pochi medici rimasti come me... fesso tra tanti fessi che si ostina a pensare che la salute sia un diritto costituzionalmente garantito....! Ora, cari bianchesi, tieniamoci la spazzatura di 2 giorni in casa e tiratela fuori quando Ased sospenderà la protesta. Allora il sindaco o qualche solerte consigliere o assessore vi avvertirà su Facebook che potete tirare fuori finalmente la spazzatura che pagate carissima..."

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Mugello: un locrese alla corte di re Dovizioso Il locrese Francesco Milicia è ormai da tempo parte integrante dello staff Ducati. La sua brillante carriera è stata segnata da una progressiva scalata di posizioni lavorative che lo hanno condotto a ricoprire ruoli di prestigio che lo collocano oggi estremamente vicino alla dirigenza. Forte della sua professionalità e della sua posizione lavorativa, domenica scorsa Milicia si è potuto godere dai box la splendida gara del Mugello di Moto GP, vinta da “suo” Andrea Dovizioso su una Ducati sempre più meritevole di conquistare il mondiale alla fine del campionato.

Una politica coi cofoni!

CALABRESE PER CASO * di Giuseppe Romeo

Amministrare o commissariare? Gustavo Zagrebelsky afferma che […] “…la democrazia, come la concepiamo e la desideriamo, in breve, è il regime delle possibilità sempre aperte perché […] a suo dire […] essa non si basa su certezze definitive, ma è sempre disposta a correggersi perché tutto può sempre essere rimesso in discussione…[…]. Ma non solo. Nel proseguire nella sua descrizione del modello democratico, pur riferendosi ad altri argomenti, sottolinea come l’affermazione definitiva ed indiscutibile di giudizi di valore come quelli sottesi alla distinzione tra giusto e ingiusto o tra bene e male se non sono considerati ripensabili o ritenuti modificabili poco hanno a che fare con la democrazia. Ora, riportando queste riflessioni in Calabria e riguardo alle prossime elezioni amministrative che sono già considerate sub judice in termini preventivi si potrebbe dire che, in fondo, i confini, e i giudizi, tra bene e male, tra giusto e ingiusto siano ancora molto netti e considerati insormontabili. Ovvero, alla ricerca di prossimità di vario genere si è rischiato di emettere delle “sentenze” di esclusione in virtù di un giudizio di valore piuttosto che conseguenza dell’applicazione di una norma di legge. Si è corso il rischio di confondere il diritto/dovere di amministrare con la necessità di commissariare, riproponendo quella sovrapposizione tra il diritto di una comunità di partecipare alla vita amministrativa con la volontà, spesso presunta, di escluderla secondo una ragione, a volte “ragionevole” ma non sempre, di tutela. La verità, per essere intellettualmente corretti, che la si voglia vedere o meno, è però una sola. Che si tratti di non saper amministrare o che si proceda al commissariamento alla fine si perde

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comunque e perdono, con i cittadini, amministratori e commissari. Amministrare male significa non saper esercitare un diritto e non avere a cuore le sorti di una comunità dove il gioco politico deve lasciare spazio all’interesse pubblico e alla condivisione, senza rintanarsi nelle solite beghe di lista che sopravvivono anche dopo il risultato elettorale. Commissariare significa chiudere ogni possibilità di fiducia tra Stato e cittadino. In entrambi i casi, che si amministri male o che si proceda al commissariamento, ci si trova di fronte ad un fallimento e il risultato che si ottiene è “democraticamente” un nulla di fatto. Ma, soprattutto, ciò che diventa drammatico è il rischio di far retrocedere ancora una volta ogni possibilità di crescita in Calabria e nella locride in particolare. Una ennesima retrocessione che può avere solo un effetto: far disamorare il già distaccato elettore dal suo quotidiano. Ciò svuoterebbe di significato ogni discorso, indicazione o iniziativa rivolta verso quella crescita civile che dovrebbe passare attraverso l’impegno, il diritto e poi il dovere di amministrare. Significherebbe attribuire alla legalità un significato diverso da quello che è in essa insito e che rifugge ogni pre-giudizio, magari fondato solo su una storia di famiglia che ognuno può condividere o dissociarsi e che, proprio per questo, andrebbe valutata con l’obiettività dei fatti e non solo per imbarazzo di un cognome o del luogo di residenza. Significherebbe, insomma, ricollocare ogni animo nella disaffezione e nell’indifferenza ottenendo, amministrando male o commissariando a prescindere e solo per intuitu personae e non per dati di fatto, ciò che la criminalità in fondo vuole: impossessarsi ancora una volta della sfiducia nelle istituzioni e nelle procedure a cui le istituzioni si richiamano.

Sparare su Angelo Cofone è come sparare sulla croce rossa... di democrazia cristiana. Eppure Cofone è l'emblema della deriva della politica locale, tutta. Con croci e senza croci. È la politica che si fa macchietta inconsapevolmente e a spese dei cittadini. Nessuna rivisitazione da parte della satira riuscirebbe a denunciare e far riflettere, smascherare e sbattere in faccia a suon di schiaffi la realtà della politica locale quanto la realtà stessa. La realtà non ha più bisogno di parodie. Il delirio della carica ha già le sue caricature. In ogni amministrazione locale zampettano da tempo i cromosomi "Cofone" e li si lascia agire indisturbati, in fondo danno colore al grigiume generale. Angelo Cofone, detto Frosparo (cosa vorrà dire?), ha solo avuto la sfiga di essere immortalato ed entrare nella bocca famelica dei social, che - come sempre - non ha avuto pietà. Il video del suo comizio finisce su Repubblica, sul Corriere della Sera, sul Fatto Quotidiano. Aspettiamo adesso che lo riprenda Crozza che ha già portato all'eccesso la caricatura di Razzi, il politico che con i suoi cromosomi "Cofone" è riuscito a conquistarsi una poltrona in Senato! mgc

FOTO NOTIZIA

L’ANGOLO DI PARRELLO

Che peccato!!!

Una nuova sala per il Consiglio Comunale di Marina di Gioiosa Il giorno della Festa della Repubblica si è svolta a Marina di Gioiosa Jonica l’inaugurazione della nuova sala del Consiglio Comunale, ribattezzata per l’occasione “Costituzione Italiana”. Alla presenza delle autorità e dell’assessore regionale Federica Roccisano, l’Amministrazione guidata da Domenico Vestito ha cercato anche attraverso questo gesto di sottolineare la sua vicinanza alle istituzioni, nonostante prosegua il complicato periodo di controlli da parte della Commissione d’Accesso.

“Che peccato Franco - mi ha detto un mio amico l’altro giorno - gli asini stanno scomparendo dalla faccia della terra...” “Davvero Antonio? Avevo letto e sentito, infatti, qualcosa… Povero asinello! Per secoli ha sempre aiutato l’uomo nei lavori più duri e faticosi e forse anche per questo è stato sempre amato... E adesso, come faremo senza più asini sulla terra?...” Franco Parrello



POLITICA A CURA DI JACOPO GIUCA

ELEZIONI AMMINISTRATIVE

CAULONIA

#undicigiugno2017

IL CONFRONTO A DUE TRA CATERINA BELCASTRO E FRANCESCO CAGLIUSO HA COME PAROLE D’ORDINE TRASPARENZA E POLITICA CONDIVISA. MA SE LA COLLABORAZIONE DELLA BELCASTRO È CON GLI ALTRI COMUNI, CAGLIUSO CERCA IL SUPPORTO E LE IDEE DEI CITTADINI. Caulonia Città Futura

al programma elettorale: La lista a sostegno di Caterina Belcastro si presenta come una compagine di cittadini, professionisti e attivisti desiderosi di mettersi al servizio della propria comunità con entusiasmo e passione. Oggi Caulonia vive l’allontanamento dei cittadini dalle istituzioni che, a loro volta, devono impegnarsi ad assicurare innovazione e trasparenza. Questi obiettivi saranno raggiunti grazie a una politica incentrata sullo sviluppo delle risorse agricole del territorio, il rilancio dei suoi prodotti, il sostegno all’imprenditorialità giovanile, una riqualificazione completa dell’urbanistica e del patrimonio culturale, sul quale poggerà le proprie basi un rilancio turistico che coinvolga allo stesso tempo cittadini, amministratori e associazioni di categoria. Grande attenzione, infine, viene assicurata alle politiche sociali e all’efficientamento della macchina amministrativa, che passerà attraverso il consolidamento dei rapporti con i comuni limitrofi e le istituzioni.

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Officina delle Idee

al programma elettorale: L’idea di Francesco Cagliuso e dei suoi candidati è quella di realizzare un’amministrazione condivisa con i cittadini, grazie alla quale contribuire insieme alla crescita di un paese stagnato per troppi anni nell’isolazionismo amministrativo. Caulonia ha bisogno di un progetto di rinascita forte, che passi attraverso l’incentivazione degli esercizi di ristorazione e dell’impiego e della promozione delle eccellenze locali. In parallelo allo sviluppo agricolo dovrà svilupparsi un programma di promozione del commercio locale, dell’artigianato e della micro impresa. Ma il lavoro non è l’unica cosa di cui il paese ha bisogno. Serve sostenibilità energetica, una campagna di sostenibilità ecologica che crei al contempo economia, il potenziamento della viabilità e una grande attenzione alle politiche sociali, (a partire dal delicato tema della salute) che andranno completate con il pareggio del bilancio comunale e l’implementazione della trasparenza amministrativa.

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A 18 ANNI DALLA SUA AMMINISTRAZIONE TORNA IN CAMPO DOMENICO PIZZI, CHE

CANDIDATI a confronto

CATERINA BELCASTRO

FRANCESCO CAGLIUSO

FERRUZZANO VUOLE RILANCIARE IL PAESE ATTIVANDO L’AZIENDA TURISMO. PIÙ VASTA, INVECE, L’AREA DI AZIONE DI DOMENICO ROMEO, CHE PENSA A VIABILITÀ, ECOLOGIA E PRESSIONE FISCALE.

E’ tempo di votare, come di consueto, vogliamo offrire a voi (e) lettori la possibilità di consultare in maniera chiara e rapida le propostedeicandidatia sindaco della Locride. Ricordiamo che nel nostro comprensorio, dopo la scelta di San Luca di rinunciare ancora una volta alle urne, andranno al voto 11 comuni e saranno complessivamente 25 i candidati a sindacotra i quali poter scegliere. Questa settimana diamo voce agli aspiranti sindaci di Caulonia, Ferruzzano, Portigliola, Staiti.

DOMENICO SILVIO PIZZI Spighe di Grano

o scelto di ricandidarmi dopo 18 anni perché mi è stato chiesto di farlo, perché nel periodo in cui ho amministrato ho creato molte opere funzionali e funzionanti, perché amo il mio paese e voglio che rifiorisca. Oggi a Ferruzzano manca il lavoro, per questo mi impegnerò a crearne attivando “l’azienda turismo”, recuperando il centro storico e la nostra storia; a tal fine incentiveremo la realizzazione di strutture ricettive e di uffici preposti, cercheremo la collaborazione con i comuni limitrofi per trovare delle strategie di sviluppo condiviso e metteremo a disposizione dei cittadini centri culturali e aggregativi come una biblioteca. I residenti vogliono un miglioramento complessivo delle condizioni di vita e, per questo, è imperativo considerare nuovamente la solidarietà come valore irrinunciabile, mettendo il comune quotidianamente al servizio di tutti, recuperando così quel clima di serenità che distingue la nostra politica dalla campagna elettorale velenosa dei nostri avversari.

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DOMENICO ROMEO Noi Siamo

ogliamo donare al paese una gestione dinamica e più efficiente. Ferruzzano soffre un debito di diverse centinaia di migliaia di € per recuperare il quale servono sacrifici e un’attenta ristrutturazione degli uffici amministrativi, oggi non proporzionati alle esigenze del comune. I vigili, ad esempio, potrebbero salvaguardare il nostro bosco e, valorizzando noi la struttura urbanistica del centro storico, riusciremo a dare al paese una spinta turistica. Implementeremo le politiche sociali nei confronti di tutte le famiglie, che hanno bisogno di scuole e centri aggregativi. Avvieremo la differenziata per abbassare le tasse e migliorare le politiche ambientali, per salvaguardare le quali aiuteremo i privati nella rimozione dell’eternit. Agiremo sull’acquedotto, sulla rete fognaria e la depurazione, limitando dispersioni e allacci abusivi. Nel confronto con i cittadini, infine, è emersa la necessità di migliorare la rete stradale e di consolidare le abitazioni edificate in punti franosi.

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PORTIGLIOLA IL SINDACO USCENTE ROCCO LUGLIO SENTE DI NON AVER ANCORA FATTO TUTTO IL POSSIBILE PER MIGLIORARE IL PAESE MA, PRIMA DI POTER RIPRENDERE IL LAVORO, DOVRÀ SUPERARE L’OSTACOLO COSTITUITO DA PASQUALINO PANETTA, CHE PUNTA SULLE POLITICHE SOCIALI. ROCCO LUGLIO Nuove prospettive

Dal programma elettorale: La lista a sostegno di Rocco Luglio riprende il proprio lavoro esattamente da dove era stato interrotto e conta di attuare la propria politica su due differenti livelli: uno amministrativo e uno gestionale. Il nuovo impegno di Luglio sarà un’azione collegiale, serena e trasparente, che implementi i servizi scolastici e le politiche sociali, promuova il lavoro e l’azione cooperativa tra i giovani e dia un nuovo volto al paese attraverso la sistemazione della viabilità, un nuovo impianto di illuminazione a LED, il completamento di piazze e luoghi di ritrovo, della rete idrica, la riqualificazione del centro storico e, non da ultimo, un progetto di albergo diffuso per migliorare economia e turismo del centro. Grande attenzione anche al risparmio energetico e all’ambiente, con l’introduzione della differenziata porta a porta, la diffusione della fibra ottica e l’ampliamento dei progetti di salvaguardia e valorizzazione dei siti archeologici di competenza del comune.

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PASQUALINO PANETTA - Il “DOMANI” è il nostro impegno

al programma elettorale: La lista a sostegno di Panetta si fonda sui principi di trasparenza, impegno e responsabilità, da perseguire con spirito di servizio, ascolto e dialogo con i cittadini. Portigliola ha bisogno di centri aggregativi come una ludoteca, una biblioteca e un centro che si prenda cura degli anziani. Servono sevizi alle famiglie, una rete comunale attraverso la quale valorizzare e curare i siti di prestigio storico e ambientale, una completa rivalutazione del tessuto urbano che passi non solo dal consolidamento delle opere già presenti, ma anche dalla realizzazione di un collegamento con il lungomare di S.Ilario. Ma si dovrà dedicare anche attenzione alle energie rinnovabili, alla differenziata, alla promozione delle attività artistico-culturali, oltre a un generale miglioramento della vivibilità grazie alla reintroduzione del servizio dei vigili urbani, al miglioramento dei servizi cimiteriali e igienici e all’implementazione delle attività produttive e artigianali.

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STAITI

IL PICCOLO CENTRO CHE AFFACCIA SULLA VALLE DELLA FIUMARA DI BRUZZANO, DIMOSTRA GRANDE ATTIVISMO POLITICO GRAZIE ALLA PRESENTAZIONE DI BEN TRE LISTE ELETTORALI PER UN TOTALE DI 27 CANDIDATI TRA CONSIGLIERI E ASPIRANTI SINDACI, CHE COSTITUISCONO BEN IL 10% DELLA POPOLAZIONE DELL’INTERO PAESE. FORTUNATA FOSSO, CANDIDATA CON LA COMPAGINE “UNITÀ PER STAITI”, SI CONFRONTERÀ CON LA LISTA “IL FUTURO È NELLE RADICI” GUIDATA DA GIOVANNA PELLICANÒ E CON “I GIOVANI PER STAITI” A SOSTEGNO DEL SINDACO USCENTE ANTONIO DOMENICO PRINCIPATO. PICCOLA CURIOSITÀ: CONTRARIAMENTE A QUELLO CHE SI SAREBBE PORTATI A PENSARE, I CANDIDATI PIÙ GIOVANI NON MILITANO NELLA LISTA DI PRINCIPATO, BENSÌ ENTRAMBI IN QUELLA DELLA PELLICANÒ (CHE DETIENE ANCHE IL PRIMATO DI AVER PRESENTATO IN CANDIDATI CON L’ETÀ MEDIA EFFETTIVAMENTE PIÙ BASSA) E RISPONDONO AI NOMI DI BRUNO MARINO E FRANCESCA STELITANO (RISPETTIVAMENTE CLASSE ’94 E ’96). NONOSTANTE I NOSTRI SFORZI PER CERCARE DI CONTATTARE I CANDIDATI E DARE LORO LA POSSIBILITÀ DI ILLUSTRARE BREVEMENTE IL PROPRIO PROGRAMMA ELETTORALE, LA NOSTRA REDAZIONE NON È RIUSCITA IN ALCUN MODO A SENTIRE NESSUNO DI LORO, NÉ A REPERIRE I PROGRAMMI ELETTORALI DAI QUALI ESTRAPOLARE I PUNTI NODALI DELL’EVENTUALE AZIONE AMMINISTRATIVA CHE STANNO PROGETTANDO DI METTERE IN CAMPO.

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Lo Scialai Beach Restaurant & Distrazioni nasce dalla fusione de Il Veliero, grazioso lido&ristorante, e lo Scialai, elegante lounge bar, situati sul lungomare di Locri. Un ambiente accogliente e tranquillo, affacciato sullo splendido Mar Jonio a pochi metri dall’antica colonia greca di Locri Epizefiri fondata nel VII secolo a. C. Lo Scialai Beach Restaurant & Distrazioni è il luogo ideale per festeggiare con eleganza informale e raffinatezza ogni tipo di ricorrenza ed eventi privati di ogni genere: compleanni, anniversari, matrimoni, cene di gala e aziendali, concerti, mostre, sfilate di moda e qualsiasi altro evento. Spazi esclusivi, ambienti lounge, musica dal vivo e disco. Se siete alla ricerca di una location esclusiva lo Scialai vi dà la possibilità di scegliere e individuare autonomamente l’ambiente che più vi soddisfa. Le ambientazioni disponibili sono diverse e suggestive: dall’atmosfera chic del lounge bar alla meravigliosa atmosfera ed eccellenza del ristorante sul mare, di giorno oppure di sera, a lume di candela in riva al mare, in una atmosfera da mille e una notte.

Colori in armonia con la natura, tende bianche per i baldacchini che realizzano una cornice curata fin nei minimi dettagli dallo staff. Lo Scialai offre: wi-fi free, servizio in spiaggia, ombrellone e sdraio e possibilità di affittare baldacchini per le vostre giornate al mare ma anche per i vostri aperitivi e serate notturne. È presente, poi, un’area fitness, un campo di beach tennis, un’area bambini&baby sitters per i clienti del locale. È possibile inoltre prendere lezioni di windsurf e beach tennis. Troverai anche un piccolo chiosco per un servizio completo: pranzo, take away, bibite fresche e gelati, per allietare e rendere più comodo il vostro soggiorno. E per chi vuole godere dello splendido tramonto, il lounge bar offre una varietà di cocktail e drink serviti on the beach.

Lo Scialai è perfetto per incontrarsi con amici per colazioni, aperitivi e piccole pause di relax; ideale per gustosi spuntini ma anche per happy hour chic e rilassanti. Per un aperitivo con gli amici davanti a un ottimo cocktail, per un momento di relax dopo cena o durante il weekend, per un compleanno davvero trendy, per il tuo addio al celibato o al nubilato o ancora per qualsiasi festa privata. Un ambiente giovane e moderno all’interno, curato nei minimi dettagli con una splendida finestra direttamente sul mare.

Lo Scialai è ospitalità e creatività. Il pesce fresco del Mar Jonio si incontra con estro e gusto con la nostra tradizione e cultura. Le nostre pietanze sono preparate al momento con prodotti selezionati, rispettando la tradizione della cucina calabrese e la stagionalità. Se avete qualche intolleranza o allergia vi preghiamo di segnalarlo per tempo, sarà nostra cura trovare gli ingredienti sostitutivi per garantirvi la migliore esperienza di gusto. Quest’anno abbiamo deciso di privilegiare i prodotti che vengono dai presidi Slow Food e da produttori di prossimità territoriale. Un magnifico panorama marino alle spalle, un’incantevole sobria atmosfera attorno a voi: sono questi gli ingredienti impercettibili ma fondamentali che ritroverete nella pizza dello Scialai. Sapori fantastici che arricchiscono inequivocabilmente ogni alimento. La pizza allo Scialai non è solo un momento in cui soddisferete il bisogno di pranzo e cena, ma un’esperienza dei sensi. Lievitazione naturale, prodotti tipici provenienti dal territorio calabrese, uniti alla sapienza dei nostri pizzaioli garantiscono ai clienti dello Scialai la consumazione di un prodotto di qualità.

Lo Scialai e il suo staff amano diffondere la bellezza della musica e dell’arte per creare magici momenti da condividere con i nostri ospiti, per questo diventa scenario di diversi eventi. Organizziamo concerti, mostre e dj-set selezionando artisti, visioni e sonorità nuove e tradizionali per rendere unica l’esperienza vissuta allo Scialai. Il nostro staff è al vostro completo servizio in qualsiasi momento, per qualsiasi info e richieste visitate la nostra pagina fb Scialai. Buona stagione 2017

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SOCIETÀ

Addio illusioni E allora, allora continuiamo... si continua a vivere, anche se le relazioni con i presunti amici sono finiti! Ti illudi che gli altri hanno tanto da insegnare, ma poi ti accorgi che il più grande è ancora alle elementari… Momenti persi per studiarli, per assecondarli, per favorirli nei modi migliori e si constata che il più distinto di loro deve ancora comparire! Servilismi, ipocrisie a destra e a manca…: “Sapessi chi è la signora, e chi è il personaggio! Non sai con chi ti trovi, è un onore se stasera alla manifestazione ci sia la tale, viene anche il super!” Chi sei per stare vicino a cotanta gente? Sono famosi per censo, per possesso di tutto… atavico senso del potere e superiorità, con disprezzo del prossimo. Tutti vegetano, felici di aver raggiunto un certo status, e vivono sentendosi sempre grandi, di quella superiorità basata sul nulla! Giudicano i simili esseri inferiori, solo loro eccellono in tutti i campi dello scibile umano! L’umiltà sconosciuta, per loro non ha significato! La sostituiscono sempre, agendo con smodata arroganza! Bisogna fermarsi, guardare, scrutare, senz’altro si noterà che mancano di quel minimo di cervello che fa di un individuo una persona. La megalomania è un difetto,i beni posseduti sono orpelli esterni, forniscono comodità per vivere, ma nient’altro. Se si cerca un essere con sensibilità e coscienza, all’altezza di coesistere insieme agli altri, senza offendere e calunniare sarà un’impresa difficile. Gli onniscienti, allora, appariranno in una sfilata di lavandai incoronati, facenti parte di una teoria senza fine, manichini, esposti nella vetrina della vita! Brown Jo

GERENZA

La rettifica di Renato Bellofiore In relazione all'articolo a firma di Maria Giovanna Cogliandro pubblicato in data 04.06.2017 sul giornale "La Riviera on line" edizione telematica dal titolo: "Politica, altissima, purissima, levissima", l'avv. Renato Bellofiore smentisce categoricamente il suo coinvolgimento o la sua complicità in ordine a quanto affermato in proposito dal Furfaro; per tali fatti evidenzia di aver immediatamente sporto denuncia querela nei confronti di quest'ultimo per i reati di calunnia e di quant'altro ritenuto ravvisabile dalla Procura della Repubblica competente. Corre l'obbligo di riferire che la dichiarazione del Furfaro è certamente falsa essendo l'avv. Bellofiore assolutamente estraneo a qualsiasi ipotesi di complicità nell'incendio della sua autovettura; non volendo e non potendo entrare in maggiori dettagli che a

livello mediatico lasciano il tempo che trovano e per il dovuto rispetto nei confronti della Magistratura, l'avv. Bellofiore rileva che il mezzo incendiato era dotato di impianto a gas (gpl), privo di assicurazione incendio e furto, ed era parcheggiato sotto i balconi dell'appartamento del medesimo vicino la cameretta delle bimbe, e che mai e per nessun motivo avrebbe messo a repentaglio la incolumità delle stesse e dell'intera sua famiglia e certamente non rientra nella moralità dell'avvocato Bellofiore acquisire consensi utilizzando metodi che definire impropri è un eufemismo. A Gioia Tauro ognuno ha la sua Storia". Con riserva di ogni migliore azione e tutela. Avv. Renato Bellofiore Avv. Domenico Dato

Un incidente d’auto ci porta via troppo presto Giuseppe Pelle Lo scorso 4 giugno è rimasto coinvolto in un incidente mortale, verificatosi a Rimini, Giuseppe Pelle, 33 anni, originario di Antonimina ma residente a Siderno. Qui, infatti, lavorava come titolare del noto ombrellificio Furfaro, che conta una sede anche nel popoloso centro della riviera romagnola. Giuseppe Pelle lascia la moglie e due figli. La grande partecipazione ai funerali svoltisi mercoledì 7 giugno, nella Chiesa S. Maria di Portosalvo, a Siderno, ha dimostrato una volta di più quanto il professionista fosse amato dalla nostra comunità e quanto mancherà non solo ai propri familiari, ma a tutti coloro che lo hanno conosciuto.

Lettera aperta al Sindaco Polifroni di Ciminà Egregio Signor Sindaco,

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Nel leggere il Suo, inaspettato saluto ai Ciminesi, ho avvertito una nota di tristezza. Così, non ho potuto fare a meno di ripercorrere, col pensiero e non solo, tutti quei momenti del vissuto trascorso che hanno favorito incontri, instaurato rapporti, decretato collaborazione, stima e rispetto del Sindaco, ma anche della Persona. Il Suo primo e grande estimatore è stato Rocco e poi, non poteva essere altrimenti, di riflesso, l'intera famiglia. Dice di possibili errori che potrebbe aver fatto durante i Suoi mandati? Beh! Ciò che balza agli occhi di Una Ciminese "fuori mano" è che ha avuto la grande capacità intellettuale e umana, di rendere partecipi, coinvolgendo in qualche modo, anche chi, come noi che, per scelta o necessità ha strutturato la propria vita, lontano dal Paese. Al di là delle iniziative messe in atto durante la Sua

amministrazione, che possono essere state premiazioni o riconoscimenti, apprezzate e ricevute con onore, vi è l'intuizione di essere riusciti a fare "rete " tra i nati, o comunque originari del nostro Paese; riunire idealmente i paesani che vivono lontano, al Nord e/o fuori d'Italia e che hanno dato, e danno lustro al nostro Paese, grazie alla loro opera e al loro ingegno. Mantenere viva la storia, le tradizioni e la cultura del nostro territorio, rafforzando i legami con la terra d'origine, agevolando una partecipazione attiva è importante per mantenere salde le proprie radici, l'appartenenza, perché, ovunque la vita ci possa aver portato, Noi siamo e restiamo "essenza" di Cimina '. Sono lusingata di aver fatto la Sua conoscenza, un Grazie di cuore da parte di tutta la mia famiglia e, con i migliori auguri per quelli che saranno i Suoi prossimi interessi, La saluto cordialmente. Lina Martelli/Rocco Mina

Il letale ed anacronistico ossimoro del Palazzo –18 Nelle abituali riunioni fra tutti i consiglieri del comune di Sant'Ilario dello Jonio, il sindaco Pasquale Brizzi ci raccomanda di non limitarci soltanto ad evidenziare i problemi ma, soprattutto, di proporre la relativa soluzione. Ci proverò. Abbiamo visto la disparità di trattamento fra il cittadino della provincia di Reggio Calabria e l'omologo friulano. A dire il vero vi è stata una proposta di legge: la tariffa unica Italia che si proponeva di uniformare i prezzi della RCAuto su tutto il territorio nazionale e, soprattutto nelle regioni dove l'assicurazione dell'auto è più cara. Questo abbattimento delle tariffe assicurative sarebbe stato possibile grazie alla correttezza ed al virtuosismo di molti automobilisti che non hanno fatto incidenti negli ultimi 5 anni ed hanno installato sulla propria vettura la famosa scatola nera. La percentuale di sconto sarebbe stata decisa dall’Ivass, ovvero l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni (esiste!) che, dopo aver confrontato le tariffe assicurative delle regioni e province italiane, avrebbe stabilito una media. Questa media avrebbe dovuto tenere in considerazione anche la classe di merito ed altri fattori virtuosi. Però, la “Tariffa RC AUTO unica” ha trovato sfavorevole l’Ania (Associazione delle Assicurazioni) che dichiara testualmente:”Queste nuove norme, concepite per ridurre il costo dell’assicurazio-

ne per gli automobilisti delle aree particolarmente a rischio, comporterebbero l’aumento dei premi a carico degli assicurati di zone d’Italia in cui la possibilità di causare un incidente è meno elevata. La tariffa unica dell’assicurazione non tiene conto delle condizioni di rischio oggettive, quali la qualità del traffico, le condizioni di manutenzione delle strade ( sarebbe il caso di dire cornuti e mazziati in quanto, oltre a essere penalizzati per non avere strade periodicamente interessate alla manutenzione, lo siamo ulteriormente in quanto questo incide negativamente sul premio!), e la frequenza dei sinistri”. Altro punto della proposta di legge in materia di Rc auto a favore degli automobilisti era sicuramente quello che prevedeva il bonus per l’allineamento della polizza alla media nazionale. Con questo non vi sarebbe stata più la disparità territoriale tra i premi tra automobilisti virtuosi in base alla città di residenza. Ma questa disparità di trattamento ai nostri parlamentari, se fra gli altri privilegi è contemplato anche lo sconto, in testa la Bindi e Scilipoti,( la prima toscana e l'altro siciliano) non interessa. C'è un'altra proposta, ne parleremo. Continua Tonino Carneri

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AttuALità

PROPOSTA DI LEGGE PER LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE

Da Locri a Siderno una battaglia di civiltà Mercoledì si è svolta a Locri una cerimonia che, come segnalato dai sottoscrittori con una nota stampa, “tende a esaltare la ‘sacralità’ della funzione del giudice, che non può e non deve essere condizionato da alcuno”

Lo sbilanciamento del sistema del giudizio penale venne denunciata in tempi non sospetti da Giovanni Falcone, che già nel lontano 1989 scrisse: «Comincia a farsi strada faticosamente la consapevolezza che la regolamentazione delle funzioni e della stessa carriera dei magistrati del pubblico ministero non può essere identica a quella dei magistrati giudicanti, diverse essendo le funzioni e, quindi, le attitudini, l’habitus mentale, le capacità professionali richieste per l’espletamento di compiti così diversi: investigatore a tutti gli effetti il pubblico ministero, arbitro della controversia il giudice. Su questa direttrice bisogna muoversi, accantonando lo spauracchio della dipendenza del pubblico ministero dall’esecutivo e della discrezionalità dell’azione penale che viene puntualmente sbandierato tutte le volte in cui si parla di differenziazione delle carriere. «Disconoscere la specificità delle funzioni requirenti rispetto a quelle giudicanti, nell’anacronistico tentativo di continuare a considerare la magistratura unitariamente, equivale paradossalmente a garantire meno la stessa indipendenza ed autonomia della magistratura». Accogliendo l’appello dell’Unione Camere Penali e nello spirito che ha animato la battaglia di Giovanni Falcone è stata firmata la proposta di legge di iniziativa popolare, che tende a esaltare la “sacralità” della funzione del giudice che non può e non deve essere condizionato da alcuno. L’augurio dell’Unione delle Camere Penali è che nella Calabria siano molti i cittadini che andranno a firmare in nome di una Giustizia giusta e per tutelare le garanzie costituzionali.

In concomitanza con la partenza della “Carovana per la giustizia”, promossa dal Partito Radicale Nonviolento Transnazionale Transapartito d'intesa con l'Unione delle Camere Penali Italiane finalizzata a una proficua raccolta firme sulla proposta di legge costituzionale per la separazione delle carriere nella magistratura, a Locri si è svolta mercoledì pomeriggio una cerimonia particolare. Dinanzi al Sindaco, Giovanni Calabrese, e al segretario comunale si sono presentati, fra gli altri, Giovanni Mario Filocamo, magistrato, già Presidente del Tribunale di Locri, Francesco Carnuccio e il direttore editoriale del giornale “Riviera”, Ilario Ammendolia. Una cerimonia che, come segnalato dai sottoscrittori con una nota stampa, “tende a esaltare la ‘sacralità’ della funzione del giudice, che non può e non deve essere condizionato da alcuno”. Una cerimonia in favore di una battaglia di civiltà e di democrazia… Sì! Proprio così. Immaginare di avere un giudice terzo e imparziale e garantirne la sua autonomia e la sua indipendenza rispetto all'attuale uniformità di carriere vuol dire garantire i principi di un giusto processo consacrati nell'art. 111 della Costituzione. Oggi, come affermano i protagonisti della cerimonia, abbiamo “da una parte un giudice e un pubblico ministero accomunati da esperienze, concorsi e carriere professionali intrecciate, dall’altra un difensore isolato dal contesto e posto in una situazione di obbiettiva difficoltà nel far valere i diritti del suo assistito.” E allora ben venga la “Carovana per la giustizia” promossa dal Partito Radicale e guidata da Rita Bernardini e Sergio D'Elia. Una carovana nazionale che parte proprio da Reggio Calabria, per toccare, supportata dalle camere penali territoriali di volta in volta presenti, le varie

Lo disse anche Giovanni Falcone...

province calabresi. Una carovana nella Calabria afflitta da una grave forma di desertificazione democratica, civile e politica. Reggio (9/10/11 Giugno), Melito Porto Salvo (9 giugno), Locri (12 giugno), Platì (11 giugno), Africo e San Luca (14 giugno), Siderno (12 giugno), Palmi (13 giugno) e poi Catanzaro (15 giugno), Scalea (16 giugno), Cosenza (17 giugno). Tra piazze e istituti penitenziari per consentire a chiunque, non solo avvocati, di dare una spinta alla proposta di legge per la separazione delle carriere promossa dall'Unione delle Camere Penali, privilegiando i luoghi simbolo dell'arretramento dello Stato di Diritto, dello Stato democratico e del degrado sociale, economico, civile e politico. Andremo anche dentro le carceri per consentire, grazie alla autorizzazione e alla sensibilità del Dipartimento per l'Amministrazione Penitenziaria, a chi non può esercitarlo per la condizione detentiva, giusta o sbagliata non importa, l'esercizio di un diritto costituzionale, la conquista avanzata di partecipazione e di cittadinanza democratica per la quale tanti calabresi, tanti reggini, tanti cittadini, giovani e vecchi, uomini e donne, negli anni passati hanno speso, a volte sacrificandola, la loro esistenza. Lo faremo convinti che non servono solo le 50.000 firme previste dalla Costituzione per la proposta di legge, ma servono i contributi e l'impegno di centinaia di migliaia di uomini e donne che con la loro firma sulla nostra proposta di legge vorranno rompere il muro di gomma che circonda un Parlamento di nominati senza midollo. Gianpaolo Catanzariti Avvocato socialista e radicale

Separazione delle Carriere: Il 12 giugno a Siderno l’evento di presentazione della raccolta firme

L'Unione delle Camere Penali Italiane è promotore della Proposta di legge costituzionale d'iniziativa popolare “Norme per l'attuazione della separazione delle carriere giudicante e requirente della magistratura". La campagna di raccolta firme ha avuto inizio in tutta Italia il 4 maggio scorso e in un mese sono state raccolte più di 30mila sottoscrizioni. La Camera Penale di Locri "Giuseppe Simonetti" partecipa, in qualità di aderente all'Unione, alla campagna di raccolta e per l'occasione ha organizzato un incontro dibattito sul tema "Separazione delle Carriere tra Giudici e Pubblici Ministeri", al quale parteciperanno l'avvocato Eugenio Minniti, presidente della Camera Penale di Locri, il professore Ilario Amendolia, direttore editoriale della "Riviera", l'avvocato Giampaolo Catanzariti, coordinatore territoriale del Comitato Promotore per il circondario di Reggio Calabria e una delegazione del Partito Radicale composta da Rita Bernardini e Sergio D’Elia. L’evento si terrà lunedì 12 giugno 2017 alle ore 18:30, in Piazza Vittorio Veneto, a Siderno Marina. Il coordinatore territoriale del Comitato avv. Riccardo Errigo


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Baciamo le mani aVossignoria È sacrosanto indignarsi dinanzi al baciamano nei confronti di un capo mafia ma bisognerebbe esser conseguenti tenendo la fronte alta dinanzi a chiunque soprattutto se “Potente”. In caso contrario l’indignazione non è autentica ma strumentale.

ILARIO AMMENDOLIA Questa settimana avrei voluto parlare del “baciamano” di San Luca. Le dichiarazioni del protagonista hanno chiarito che voleva essere un gesto di affetto verso un vecchio amico che non vedeva da venti anni. Comunque e, al di là di San Luca, il baciamano è sempre degradante e avvilente perché nessuno dovrebbe baciare la mano a un altro uomo! Così come è mortificante rivolgersi a qualcuno col titolo di “ vostra eccellenza”, “vostra signoria” “cavaliere”, “conte” e altre simili amenità. Ancora peggio gli inchini e le genuflessioni verso le autorità (altra cosa è la Chiesa) Gli uomini aspirano naturalmente alla libertà e all’uguaglianza. Chi bacia la mano per scelta (o perché è costretto) rinuncia alla propria libertà e si riconosce inferiore ad un altro essere umano. Indignarsi è giusto! Ovviamente non solo con i mafiosi che baciano la mano al loro capo ma con tutti coloro che fanno molto peggio inchinandosi in maniera devastante al potente di turno. Qualche domenica fa ho scritto un articolo dal titolo “Populismo in salsa calabrese” . Non so quanti lo ricorderanno, comunque parlavo di un populismo giudiziario evidente, ancora una volta, dopo l’operazione “Jonny” di Isola e della subalternità o meglio complicità della classe politica. Un articolo opinabile come tutti gli altri. Anche se le prime sentenze del tribunale della libertà hanno già messo fuori dal carcere alcuni imputati. Non c’era nessuna accusa personale a Gratteri ma all’uso politico che normalmente si fa delle inchieste giudiziarie. Ci sono stati molti commenti e molte censure. Tra i commenti ne riporto solo uno, scritto da un alto magistrato già presidente di una sezione della Corte di Cassazione: “Condivido quanto hai scritto. Purtroppo da noi il coraggio di dire la verità non appartiene a molti. Politici e giornalisti tirano a campare preferendo populismo e antimafia da parata e dando visibilità ai molti ciarlatani sulla legalità”. Non sono coraggioso ma perché ci vorrebbe coraggio a scrivere le proprie opinioni? Eppure è così! In Calabria (e non solo) manca “il coraggio di dire la verità” per paura di rappresaglie che non sono monopolio della mafia. Possiamo concludere: è sacrosanto indignarsi dinanzi al baciamano nei confronti di un capo mafia ma bisognerebbe esser conseguenti tenendo la fronte alta dinanzi a chiunque soprattutto se “Potente”. In caso contrario l’indignazione non è autentica ma strumenta-

le. Un ultimo esempio: Nei giorni scorsi il prefetto di Reggio è stato ascoltato dalla commissione parlamentare antimafia. Riportiamo le sue parole: “Nei comuni di Bagnara Calabra, Bovalino e Campo Calabro, i singoli candidati hanno condizioni di candidabilità ed eleggibilità ma quasi tutti sono collegati con soggetti che hanno ‘controindicazioni’, o direttamente o indirettamente”. “Alcuni candidati consiglieri comunali – come io certificherò con una nota riservata alla commissione – hanno molte ‘controindicazioni’ che ho la vaga impressione che daranno molto lavoro alle prefetture”. Sono queste parole che, secondo me, introducono allo Stato di polizia e che minano dalle fondamenta i principi fondamentali della Costituzione. Non è costituzionalmente corretto che un prefetto, per quanto preparato e rispettabile, in assenza di una sentenza della magistratura, possa stabilire le “controindicazioni” per un candidato. Pensavo fossero finiti per sempre i tempi in cui per avere il certificato di “buona condotta” dovevi inchinarti ai notabili del paese. Anche perché oggi le “controindicazioni” potrebbero esserci per sospetta vicinanza ai criminali, domani qualcuno potrebbe pensare di estenderli a questioni politiche, religiose, razziali. Eppure dinanzi al progressivo e devastante attacco alle garanzie costituzionali, quasi nessuno reagisce. Un baciamano collettivo. In silenzio i partiti, gli intellettuali, i giornalisti calabresi. E poi ci meravigliamo che un taglialegna bacia la mano al vicino di casa diventato capo mafia? Del resto perché indignarsi? La ‘ndrangheta è un cancro criminale che non si vuole estirpare perché fa comodo alla “Grande Ndrangheta” che ci sta mettendo il basto e la mordacchia riportandoci al Medioevo. Ci sono mille prove in tal senso. Per esempio, la legge elettorale che si sta discutendo in Parlamento e contrabbandata come “tedesca” rappresenta un atto che ci priva della libertà di sceglierci i 2/3 dei parlamentari. Avremo, ancora una volta, un Parlamento composto per gran parte da nominati. Parlamentari obbedienti al “Capo” e scelti per essere complici delle grande rapina nei confronti dei ceti più poveri per mano di una minoranza di privilegiati. Testimoni muti di un vergognoso drenaggio di risorse soprattutto dalle zone sottosviluppate verso i territori ricchi. Eppure non c’è indignazione! Vige un baciamano di massa rispetto al quale il gesto di San Luca è solo un innocente petardo contro una devastante bomba atomica.

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CULTURA

La Giornata Nazionale dello Sport sbarca a Siderno con successo Oggi a Locri e Roccella la Giornata Nazionale dello Sport Locri e Roccella parteciperanno alla Giornata Nazionale dello Sport, che si svolgerà nella giornata di oggi per esigenze organizzative che hanno impedito ai due comuni di aderire all’evento lo scorso 4 giugno. La Giornata, indetta dal CONI sulla base di un decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri al fine di diffondere la pratica sportiva e i suoi valori, si svolgerà a Locri nell’area parco giochi (lungomare lato Sud) inaugurato lo scorso 2 Giugno e, a Roccella sul lungomare nord dove saranno allestite diverse aree attrezzate ad ospitare gli atleti delle varie discipline sportive partecipanti. Mentre a Locri parteciperanno più di trenta associazioni che presenteranno le discipline sportive nelle quali sono specializzate e Saranno presenti i rappresentanti del CONI ai quali va il ringraziamento di tutta l’Amministrazione comunale, a Roccella l’iniziativa prenderà il via alle ore 17.00 con gli interventi di saluto del Presidente della “Polisportiva Roccella”, Gabriele Alvaro, del Sindaco della cittadina, Giuseppe Certomà, dell’Assessore comunale allo Sport, Alessandra Cianflone e del fiduciario di zona del Coni, Salvatore Papa. Nel comune amministrato da Certomà seguirà dunque la sfilata delle società e federazioni invitate alla manifestazione, ognuna delle quali presenterà le proprie attività, con dimostrazioni a carattere ludico e aggregativo, offrendo ai cittadini e visitatori la possibilità di cimentarsi negli sport preferiti. A conclusione è prevista la consegna di medaglie per gli atleti più piccoli.

Ha avuto grande successo, domenica 4 giugno, la Giornata Nazionale dello Sport organizzata grazie alla collaborazione tra il consigliere delegato allo sport Gianluca Leonardo, la Consulta Cittadina e le associazioni sportive territoriali. L’evento, svoltosi sul lungomare delle Palme, è iniziato puntuale alle ore 10 con il coinvolgimento degli alunni delle scuole elementari, ai quali è stata data l’opportunità di cimentarsi in sport di gruppo o individuali, dall’atletica agli sport di difesa, dall’equitazione agli sport nautici e tanto altro ancora. Nel pomeriggio, come da programma, spazio alle associazioni nei pressi del palco ubicato dinanzi al

monumento al marinaio, presso il quale, dopo i saluti del sindaco e del delegato Zonale CONI Salvatore Papa, si è svolta la premiazione “Sportivo dell’anno”, dedicata a tutti i ragazzi e le società che hanno ottenuto importanti risultati nel corso della stagione appena conclusa. Con grande favore è stato inoltre presentato il sostegno del comune di Siderno alla manifestazione “La corsa di Miguel”, una gara podistica che si prefigge l'obiettivo di promuovere lo sport libero per tutti contro ogni forma di razzismo ricordando Miguel Benancio Sanchez, un argentino desaparecido vittima del regime totalitario di Videla.

Successo del gruppo teatro del Mazzini al Festival di Girifalco La quinta edizione del Festival Teatro Scuola, iniziata il 22 maggio si è conclusa il 30 maggio con la serata del Gran Galà di premiazione, ha registrato numeri da record: circa 800 studenti proveniente dalle scuole delle province calabresi, dalla Basilicata e dalla Sicilia. Oltre ai premi speciali, sono stati assegnati i migliori posti nelle tre sezioni: scuole primarie, scuole secondarie primo grado e scuole secondarie secondo grado. Il lavoro rappresentato dal Laboratorio Teatrale Mazzini dal titolo Da legame a legaccio è un adattamento drammaturgico ispirato alle riflessioni emerse durante un laboratorio di scrittura organizzato nelle classi IV A e IV E (anno scol. 2013/14),curato dalla prof.ssa Maria Pia Battaglia. Il testo, un atto unico per quadri con taglio registico peculiare del Teatro-Danza, è dedicato a storie che raccontano di amori malati. Terza A e Terza G sono state le classi coinvolte nel progetto che si è svolto in chiave sperimentale durante le ore curriculari grazie alla collaborazione dei docenti che hanno lavorato in compresenza. La Didattica Teatrale che incoraggia l’Educazione alla pratica Teatrale durante le ore curri-

culari, è indicata nelle linee guida del MIUR: “…In tale ottica si inserisce la ratio del legislatore con le previsioni contenute nella legge 13 luglio 2015, n. 107, la c.d. Buona Scuola. Per la prima volta nel panorama della legislazione scolastica il legislatore ha introdotto una norma di rango primario afferente le attività didattiche comunque connesse al Teatro. In particolare, il

comma 180 ribadisce il ruolo del MIUR nel fornire alle scuole indicazioni per introdurre il Teatro a Scuola. Difatti, il successivo comma 181 introduce la promozione, la diffusione, la valorizzazione della produzione teatrale attraverso l’accesso, nelle varie espressioni amatoriali e professionali, alla formazione artistica, consistente nell’acquisizione di conoscenze e nel conte-

stuale esercizio di pratiche connesse alle forme teatrali, mediante il potenziamento della formazione nel settore delle arti nel curricolo delle scuole di ogni ordine e grado, compresa la prima infanzia, nonché la realizzazione di un sistema formativo della professionalità degli educatori e dei docenti in possesso di specifiche abilitazioni”. Visto il successo ottenuto, soprattutto dal punto di vista della crescita personale di tutti gli alunni coinvolti, il dirigente Prof. Francesco Sacco ed i docenti ritengono proficuo dare continuità all’esperienza. Il Mazzini di Locri ha ottenuto i seguenti riconoscimenti: Premio Migliore Scenografia (caratterizzata da elementi scenografici ed oggetti di scena estremamente poveri, essenziali, ma di grande impatto simbolico); Premio Migliore Regia (Per una regia eccellente, sostenuta magistralmente da tutti i protagonisti). 1° classificato: Da legame a legaccio (Per aver messo in scena uno spettacolo emozionante che, con la delicatezza delle parole e la leggiadria dei movimenti, ha regalato uno squarcio di poesia di un amore malato, il tutto con una grande sapienza teatrale).

INFIORATA 2017 A MONASTERACE

“Costruiamo la pace con i colori dell’arcobaleno“ Giugno, non solo mese di sole, di mare ma quest’anno anche mese delle infiorate. L’infiorata del Corpus Domini: una tradizione secolare; l’unione tra cultura, arte e religione. Per un fine settimana le vie dei centri storici si trasformano in piccoli musei all’aria aperta. Tripudio di colori di cui, però, sono artefici gli abitanti del posto. Insomma, una grande festa di popolo. In occasione delle celebrazioni del Corpus Domini (la nona domenica dopo Pasqua), tantissimi paesi d’Italia – ma ormai le infiorate sono presenti in ogni angolo del Pianeta – fanno a gara per organizzare le opere d’arte più belle realizzate con fiori, semi, sabbie, legni ed elementi naturali. Genzano: l’infiorata conosciuta in tutto il mondo.. Spello: la sfida artistica si combatte a colpi di fiori. Noto: tripudio di colori nella perla del barocco Monasterace: la più bella infiorata della costa ionica. Un’armonia impareggiabile di colore e di tecnica esecutiva danno vita a dei grandi quadri a sfondo sacro per onorare il passaggio del Santissimo. Al nostro Signore, che passa sopra questi tappeti, offriamo la bellezza delle opere e dei colori, l’ingegno, il lavoro e i sacrifici di tanti volontari impegnati in questo avvenimento. Ed e’ con grande gioia e con un po’ di orgoglio che annunciamo di essere partner del progetto “l’Infiorata

del Corpus Domini” di Taverna dove siamo stati invitati come ospiti alla conferenza stampa tenutasi presso la sala del consiglio, palazzo S. Domenico il 4 maggio scorso. In quella sede abbiamo dato dimostrazione delle tecniche da noi sperimentate per la realizzazione dei tappeti floreali, dando loro consigli su come affrontare le varie fasi di un’infiorata. Arte effimera è stata chiamata: vere e proprie opere d’arte, destinate a durare pochissime ore. Eppure, a dispetto della loro breve esistenza, richiedono mesi e mesi di progettazione. Nel corso delle 11 edizioni dell’in-

fiorata abbiamo acquisito una manualità che ci ha portati, e ci porta ancora, alla ricerca di nuove idee al fine di rendere sempre più belli e preziosi i tappeti artistici. Questa ricerca ci ha spinti a sperimentare l’utilizzo di nuovi materiali che, in certe situazioni, si sono rivelati preziosissimi ed efficaci, sia per l’effetto cromatico, sia per la loro versatilità. Dall’accostamento dei colori e dalla sapiente mescolanza dei vari materiali, le vie di Monasterace si trasformano in una ricca tavolozza che ogni pittore vorrebbe possedere. La XII edizione si terrà nei giorni 16, 17, 18 e 19 giugno:

si inizia alle 21.00 di venerdì con la cerimonia di apertura; tutta la notte si potranno ammirare centinaia di volontari, di tutte le età, intenti a realizzare a terra i tappeti colorati, si continua per tutta la giornata di sabato fino al completamento dei lavori; culminerà domenica pomeriggio con la S. Messa e la solenne processione. Il complesso ma inscindibile rapporto tra arte e religione è il fulcro tematico intorno al quale viene realizzata l’infiorata 2017: minuziosa la ricerca iconografica che ripropone soggetti a sfondo sacro ma incastonati dentro un mandala, immagine simbolica basata su figure geometriche come il cerchio e il quadrato che rimanda alla sfera spirituale. Il tema di questa edizione è: “COSTRUIAMO LA PACE CON I COLORI DELL’ARCOBALENO”. Nel racconto tratto dalla Bibbia, nell’Antico Testamento, del diluvio universale, Dio mette l’arcobaleno come sigillo della sua alleanza con gli uomini e la natura, promettendo che non ci sarà mai più un altro giudizio universale. L’arcobaleno è diventato così il simbolo della pace tra terra e cielo e, per estensione, tra tutti gli uomini. La pace è un bene di tutti ed ognuno deve impegnarsi in prima persona per realizzarla. Come i colori dell’arcobaleno illuminano il cielo in un giorno sereno, così la pace ha il compito di illuminare la vita.


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SCUOLA

I ragazzi dell’Artistico abbelliscono la struttura di recupero neurologico dell’Ospedale Nell’ambito del progetto di alternanza scuola-lavoro le sedi del Liceo Artistico di Locri e Siderno hanno avuto la possibilità di sottoscrivere una convenzione con l’ASL RC che ha consentito ai ragazzi di familiarizzare con i pazienti della struttura di recupero neurologico dell’Ospedale e di avviare con essi un’opera di recupero dell’edificio stesso. «A una fase iniziale di conoscenza degli ospiti - ci ha raccontato la responsabile della sede sidernese del Liceo Giovanna Panetta - i ragazzi hanno affiancato un periodo di progettazione dei lavori di abbellimento della struttura, durante il quale si sono fatti aiutare dai pazienti che potevano essere impiegati nelle nostre attività». La gestazione di questo progetto di “restauro” è culminata lo scorso mercoledì nell’inizio dei lavori, che stanno impegnando i ragazzi della sede di Siderno nel refettorio e quelli di Locri nell’atrio dell’edificio. «L’obiettivo primario di questa nostra attività - continua la Panetta - è educare i ragazzi alle problematiche sociali, indicando loro il percorso utile a conoscerle, affrontarle e quindi risolverle. Al raggiungimento di questo scopo abbiamo affiancato le nostre capacità artistiche, trovando il modo migliore di applicarle in maniera inerente al contesto. Questo nostro progetto, fondamentale per la crescita dei ragazzi, si sta svolgendo con successo grazie all’impegno della professoressa Maria Amalia Marando, che mi affianca in qualità di referente, del professore Nicola Sacco e della dirigente scolastico Giovanna Maria Autelitano. Un grande ringraziamento, infine, va a Francesco Macrì dell’UNITALSI, che ci ha permesso di avviare questo percorso».

Santoro Romeo: quando la poesia non può che addolcire l’animo Africo sta conoscendo un’eccezionale stagione di fioritura letteraria e artistica. Molte sono le opere di autori di questo paese della Locride che hanno avuto un successo nazionale. In questo contesto germoglia una raccolta di poesie di assoluto valore, opera prima, di Santoro Romeo. Sindacalista impegnato a difendere i più deboli ma poeta autentico sin dall’adolescenza. Santoro Romeo, di anni 64, è nato a Reggio in seguito all’alluvione che due anni prima ha sconvolto Africo Vecchio e la Calabria. La sua famiglia, come tutti gli abitanti dell’antico Paese, hanno peregrinato in vari centri della provincia, prima di trovare una residenza stabile ad Africo Nuova. Già socialista, e non a caso dedica versi appassionati al “compagno” presidente Sandro Pertini: “… hai sempre lottato/ per questo hai commesso un grave reato/ degno di essere incatenato e condannato”, è stato assessore nella giunta di sinistra di cui fu sindaco Gianni Bruzzaniti e sindacalista per tutta la vita. Oggi, come da uno scrigno tenuto gelosamente custodito per decenni, vengono fuori versi di amore verso la propria Terra e la sua gente, velate dalla nostalgia del passato : “le piazze, le scuole, la Casa del Signore,/ dove nascevano le amicizie vere/ ed, a volte, anche l’amore.” Sono versi sussurrati appena da parte di un giovane che è stato impegnato ad aiutare i genitori nel lavoro dei campi e che oggi ha nostalgia di una comunità dove fiorivano le “amicizie vere” e che non esiste più se non nella sua memoria e oggi nei suoi versi.

Improvvisamente le parole di Santoro diventano sdegnose quando affronta il dramma della violenza che ha sconvolto e sconvolge ancora i nostri paesi: “… per le strade non si può camminare/ per il continuo scoppiettar di lupare/ non ci sono più amici, tanto meno compari/non c’è più nessuno di cui potersi fidare.” Per poi ritornare dolci e delicati al ricordo della mamma, del padre, della donna amata. Nella poesia dedicata al padre si legge “… così ha voluto l’ingrata sorte/ quello era il vostro letto di morte/ Quella triste immagine sbiadita/ mi accompagnerà per tutta la vita.” Quella di Romeo è una raccolta importante in cui si fondono sentimenti diversi: nostalgia del passato, voglia di riscatto, affetto per la propria Terra, per il mondo del lavoro, per il suo sindacato, la UIL, e soprattutto un amore profondo per le persone care. Di se stesso, Santoro dice: “Nella mia vita/ ho sempre amato/ tanto amato solo amato/ ho amato chi mi ha amato/ anche se forse mi ha odiato.” Che dire? La vena poetica c’è tutta. Non possiamo che auguraci che Santoro Romeo continui a scrivere per se stesso, per la nostra terra, per tutti noi. La poesia non può che addolcire l’animo e renderci migliori. Un grazie e un augurio di tutto cuore a questo nuovo poeta della nostra terra che si affaccia all’orizzonte.

33ª EDIZIONE DEL PREMIO PERICLE

Anche quest’anno il premio “Pasquino Crupi”per la cultura Poco tempo e si accenderanno nuovamente i riflettori sulle serate estive dedicate alla XXXIII° edizione del Premio Pericle D’Oro, che si svolgerà presso l’incantevole scenario del Castello Feudale di Ardore e assegnerà il Premio Pasquino Crupi per la Cultura, designato dalla commissione. Il premio è stato istituito per ricordare Pasquino Crupi, giornalista e direttore responsabile de la Riviera. «Le ragioni di questo premio sono molte», dichiara il fondatore del Premio Pericle, il maestro Domenico Savica, «fra le prime sicuramente vi è il sentimento d’affetto e di stima che nutrivo nei confronti de “il Professore”, così chiamato da tutti, ma come era giusto che fosse per uno scrittore, saggista, critico, storico, meridionalista. L’altra ragione, senza dubbio più importante della nostalgia verso chi purtroppo non c’è più, è la grande volontà di non dimenticare e di perpetuare il ricordo sia per i contemporanei che hanno o non hanno potuto conoscere Pasquino, sia per le generazioni future». «Il Professore», continua il maestro Savica, «oltre ad essere stato un grande uomo, era un amico sempre presente nelle mie perenni difficoltà nella realizzazione del Premio Pericle, che tuttavia è giunto al trentatreesimo anno.. Mi è stato sempre vicino con suggerimenti preziosi sulla validità dei personaggi che dovevano essere selezionati per ricevere i Premi Ellade o Gino Gullace o ancora il Pericle D’Oro”. Lo stesso Professore Crupi

era stato premiato nel 1998 con il Premio Ellade “per aver impiegato con successo le sue energie e la sua intelligenza nella ricerca sulla letteratura calabrese, delineando nuovi orizzonti nella comprensione delle tradizioni culturali, regionali e italiane; per le sue qualità umane di perseveranza, coraggio e generosa dedizione che lo accompagnano nella professione di ricercatore e di intellettuale impegnato nella rinascita culturale della Calabria.» Il maestro Savica ricorda con grande affetto la completa disponibilità di Pasquino Crupi, che ogni anno presentava, nel corso della manifestazione, il libro

dell’anno. La sua presentazione era sempre un racconto, una scoperta, una storia affascinante che incantava il pubblico creando un’armonia fra se stesso, l’affascinante libro e la piazza gremita. Pasquino Crupi, nato a Bova Marina, è uno dei maggiori intellettuali e studiosi della cultura meridionale e calabrese. Appassionato oratore e giornalista, vicino alla sinistra, è stato un’icona della cultura e letteratura calabrese, una delle colonne portanti della nostra realtà. Fu operatore del meridionalismo e “delle ideologie che in esso si incentrano”. Dalla penna pungente e in qualche modo rivoluzionaria è riuscito a varcare i paradigmi di una “letteratura accomodante e di un giornalismo da tastiera” come ricorda la sua redazione in un articolo a lui dedicato. E adesso, a quattro anni dalla sua scomparsa, ancora una volta viene ricordato all’interno della manifestazione del Premio Pericle in cui la sua definizione di memento sarà nuovamente riportata alla luce. Pasquino Crupi diceva infatti: “memento non significa solo ‘ricordare’, ma anche ‘assolvere il dovere’, impegnandoci in una difesa dialettica della Calabria da uomini e da giornalisti”. E’ questo il senso del “Premio Pasquino Crupi per la Cultura”; consegna di un solo premio annuale, che il Circolo Ellade, pur nelle sue dimensioni operative limitate, con modestia, ma con dignità e impegno civile ha voluto istituire. M. Cristina Caminiti

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CULTURA E SOCIETÀ

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I FRUTTI DIMENTICATI

A CURA DI ORLANDO SCULLI E ANTONINO SIGILLI

Vitis vinifera L. (CLONE CLASSICO)

Greco di Bianco La vite indicata nella fotografia rappresenta il clone classico del greco di Bianco ormai quasi estinto in quanto sopravvive in due o tre esemplari presenti solo nella vigna del defunto Francesco Mezzatesta e di suo fratello Bruno in contrada Lacco del Muro a Bianco a ridosso dell’abitato; lo stesso clone era presente anche nella vigna D’Aguì a Pardesca . Lo scrivente ha tentato senza successo svariate volte di salvare la vite dall’estinzione, ma per motivi vari ciò non è avvenuto, l’ultima volta per scambio di posizione nella vigna; i suoi grappoli hanno gli acini più tondeggianti rispetto a quelli dei cloni più usati e a maturazione essi diventano dorati. Evidentemente per la scomparsa ha giocato a suo sfavore la scarsa consistenza del grappolo, costituito da meno di quaranta acini, sostituito nel tempo da cloni molto grandi usati ora nei vigneti di Bianco. Esso però offriva un vino sublime non più riscontrabile, specie se le sue uve venivano essiccate con un’esposizione al sole meno lunga di quanto stia avvenendo adesso, in parte riconducibile all’uso indicato da Esiodo, scrittore greco dell’VIII secolo a.C. nella sua opera “ I Lavori e i giorni “: “Quando Orione e Sirio giungono a mezzo del cielo ( 20 settembre ) e l’Aurora dalle rosee dita vede Arturo, allora, o Perse , spicca e porta a casa tutti i grappoli: li terrai al sole ( all’aperto ) per dieci giorni e per dieci notti , per cinque invece all’ombra; al sesto, poi, porrai nei tuoi vasi i doni di Dionisio che danno tanta gioia “. Infatti si sa che la qualità di un vino deriva anche dalla scarsa consistenza dei grappoli e per giunta spargoli di una varietà e di conseguenza più grandi essi sono, peggiore risulterà il vino da essi ricavati. Infatti il principe dei passiti in Italia, è considerato il Picolit del Friuli che viene prodotto con grappoli molto piccoli; talvolta ogni grappolo è composto da 10-15 acini, sottoposti però ad una procedura particolare in quanto essi prima della premitura vengono fatti ammuffire; essi infatti producono la “ muffa nobile o “ botrytis cinerea “ che

migliora il vino. L’antico clone poco produttivo con il passare del tempo è stato sostituito con altri molto più grandi e di conseguenza più redditizi , sottoposti ad una procedura di essicazione più rapida che prevede l’esposizione dei grappoli per otto giorni al sole e coperti durante la notte da teli di plastica; tale pratica danneggia molto i profumi, di cui restano pochi. Anche a Bianco e nei paesi limitrofi, dove si produceva passito in piccole quantità per uso familiare ed addirittura medicinale, in quanto veniva usato per curare la bronchite e la polmonite ,l’ap-

passimento avveniva per due tre giorni al sole e poi rigorosamente nei bassi, arieggiati, però, dove ci fosse “ frussu e rifrussu “ e i grappoli venivano posti su cannicciate o meglio ancora su “ prazzine “ ( cannicciate ) costituite da steli di ginestra. La procedura durava più di quindici giorni , ma la qualità era di gran lunga superiore di quello che offrono oggigiorno i prodotti offerti, meno ricchi di preziosi effluvi. Qualcuno dei cloni usati offre dei grappoli debolmente aromatici che vinificati normalmente danno esiti molto interessanti, un altro poi risulterebbe riconducibile alla malvasia delle Lipari , ma pare che non ci sia stato un riscontro scientifico, mentre tutti quanti, in modo non uniforme sono vinificati secondo procedure non omogenee, per cui ogni azienda esibisce un prodotto diverso da un’altra . Nel campo di conservazione dello scrivente è presente un clone del Greco di Bianco, prelevato nella vigna della famiglia Baccellieri, sottoposto ad analisi del DNA dal Centro Sperimentale di Turi, per interesse del dott . Angelo Caputo che , il giorno 1 giugno è ritornato per il secondo anno consecutivo a fotografare i germogli apicali dei 69 viti dal profilo molecolare unico al mondo . La signora Maria Baccellieri ha voluto conoscere il dott. Angelo Caputo da cui è stata gratificata in quanto ha potuto sapere che il clone o forse genotipo di greco che abbellisce le sue vigne non è riconducibile alla Malvasia di Lipari e di questo può andare fiera in quanto esso difende l’assoluta identità colturale oltre che culturale di Bianco; tale notizia dà rilievo al fatto che quasi sicuramente la diceria che il greco di Bianco sia identico alla malvasia di Lipari, è destituita di fondamento. A questo punto è assolutamente necessario ritrovare, nella vigna dei fratelli Mezzatesta il clone classico del greco di Bianco, di modo che possa essere prima messo in sicurezza , contemporaneamente testato e poi in prospettiva riproposto alla coltivazione, ricordando ancora una volta ai viticoltori che la qualità non deriva mai dalla quantità.

STORIE DI EMIGRAZIONE CALABRESE...

Non sempre fu“sogno americano”... La tragedia di una sfortunata donna calabrese: Giuseppa Calarco. Era nata a Laganadi nel 1891. Fu assassinata, nel 1925, dal marito. La vicenda scosse l’opinione pubblica americana.

Giuseppa Calarco nacque a Laganadi (RC), in via San Giorgio, il 27 dicembre del 1891 da Domenico e Teresa Nunnari. I genitori si erano sposati il 7 febbraio del 1891. All’epoca Domenico, “falegname”, aveva 24 anni e Teresa, “filatrice”, di anni ne aveva 20. Oltre a Giuseppa nella famiglia Calarco arrivarono sicuramente almeno altri due figli Michele Angelo ed Eugenia Vincenza (n. 17 gennaio 1894). Michele nel 1913, aveva solo 19 anni, decise di emigrare per gli Stati Uniti e giunse ad “Ellis Island” con il piroscafo “Taormina”. Trascorsi sette anni, nel febbraio del 1920, il giovane fu nelle condizioni economiche per far giungere in America anche le sue due sorelle. Giuseppa ed Eugenia attraversarono l’oceano sulla nave “Residence” e raggiunsero Michele a Auburn, Contea di Cayuga, nello Stato di New York. Ora, finalmente, una parte della famiglia Calarco si era ricongiunta e tutto sembrò, almeno per qualche tempo, andare per il meglio. La vita a Auburn era decisamente migliore di quella lasciata nella piccola Laganadi. Il lavoro, anche se spesso duro, consentiva qualche agio sino ad allora sconosciuto ai Calarco. La comunità italo-americana era assai numerosa e oltre a tantissimi calabresi vi erano anche molti siciliani. Ed era siciliano Diego Iocolano con il quale Giuseppa fece, purtroppo, amicizia. All’amicizia farà seguito l’innamoramento e poi, probabilmente nel 1921, il matrimonio. Diego Iocolano lavorava presso le manifatture “Columbian Rope Company”. Diego e Giuseppa (ora però i due sono chiamati rispettivamente “Diege” e “Josephine”) andarono a vivere al n. 38 della South Division Steet. Nella stessa palazzina risiedeva, con la sua famiglia, Michael fratello di Diego. Era trascorso un solo anno dal giorno del matrimonio quando arrivò il primo bambino: Manuel. L’anno successivo “fiocco rosa” per la nascita di Vincenza (“Vincenzia”). Con la nascita della bambina in Giuseppa si manifestarono i primi disturbi cardiaci. All’inizio si pensò che il riposo potesse

bastare. Ma, purtroppo, non fu così. La malattia era seria e occorrevano per la povera Giuseppa riposo e medicine. La sorella Eugenia si trasferì da loro e si sobbarcò l’onere della casa e, soprattutto, dei bambini. Per le cure invece occorrevano soldi. Molte volte nella difficoltà si rafforzano i rapporti. Non fu così per la famiglia Iocolano. Diego divenne intrattabile e si lamentava continuamente per le spese costretto ad affrontare per la malattia della moglie. Poi il 17 agosto del 1925 la tragedia. Come siano andate realmente le cose e cosa scatenò la furia omicida di Diego non si saprà mai. Sta di fatto che a Eugenia quando entrò in casa, verso le 9 del mattino, si presentò una scena orribile. La sorella, oramai deceduta, riversa sul pavimento della cucina in una pozza di sangue e con atroci ferite in varie parti del corpo. La povera Eugenia urlò e chiese aiuto. Ma solo pochi istanti dopo Giuseppa cessò di vivere. Cosa era accaduto? Qualcuno parlò di una furibonda lite e di urla provenienti dall’abitazione dei Calarco. Ma il marito, dov’era? Lo cercarono alla “Columbian Rope Company” ma lì al lavoro, Diego, non era mai arrivato. Partirono le ricerche ma di lui nessuna traccia. Sparito nel nulla. I medici giunti sul posto certificarono che la morte di Giuseppa risaliva alle ore 7 del mattino. Fu ritrovata l’arma con la quale era stato assassinata la povera donna: un grosso coltello da cucina. Solo dopo diverse ore fu rintracciato Diego. Era lui l’assassino. Apparve debole la sola motivazione delle spese da sostenere e altre ne furono avanzate (un’altra donna?). Ma rimase il mistero di tanta orrenda follia omicida. I due piccoli furono destinati all’adozione. Sembra che uno dei due, la piccola Vincenza (nata il 24 agosto del 1923), sia stata adottata amorevolmente da una famiglia di New York e visse serenamente il resto della sua vita. L’opinione pubblica, rimasta scossa, seguì con attenzione e per diversi giorni la vicenda dai numerosi resoconti giornalistici. Geremia Mancini

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Sconfitta agrodolce Antonio “Plis”, milanista, e Michele Gentile, interista, confortano Michele Macrì (Vecchio), juventino, dopo l’indimenticabile notte di Cardiff. L’assuefazione alla vittoria talvolta è davvero deleteria!

Mezzotempo Ilaria Campisi, esponente di spicco di Confagricoltura, posa assieme al sindaco di Bianco ed esponente del GAL Aldo Canturi, testimoniando la difficoltà di trovare il giusto abbigliamento in queste prime serate di calura… Equilibrio ritrovato Nel rispetto della par condicio, il candidato a Sindaco Francesco Cagliuso ci risponde con una foto nella quale viene ritratto in compagnia di Arturo, “il Barone di Caulonia”.

Se musica e calcio si incontrano Il famoso virtuoso del contrabbasso Pino Delfino posa in compagnia dell’ex giocatore del Milan Peppe Galluzzo. La buona musica e il buon calcio garantiscono la perfetta riuscita di una serata unica.

Abbellimento artistico Il 6 giugno si è svolta alla Villa Comunale di Siderno la Giornata dell’Arte, durante la quale i più brillanti esponenti del Liceo Artistico hanno potuto deliziare i presenti con l’esposizione di propri meravigliosi lavori.

Ampliati Gli studenti del Liceo Scientifico “Zaleuco” di Locri posano con il consigliere della Città Metropolitana Demetrio Marino e il sindaco Giovanni Calabrese in occasione della consegna dei lavori di ampliamento dell’edificio che li ospita.

A suon di Fluo Stanno per ripartire gli eventi del Fluo al Maracuja che, com’è ormai da tradizione, vedranno DJ set a cura di Alfredo Vitale, Carlo “Krosta” Scordo, Carmelo Scordo, Andrea Scordo, Osvaldo Serra, Giulia Megna, Luana Buongiorno, Federica Mercuri, Paola Calvi e Francesco Barbaro.

Parenti presidenti Maurizio Misiti, proprietario de “Il Papero” e Pasquale Vozzo, politico molto “in” di Roccella, abbracciano il parente Pino Misiti, roccellese famoso per aver ricoperto il ruolo di vice presidente della provincia di Ancona. Un taxi per tutte le età È tornato a trovarci in redazione Ozzimo, storico “tassinaro” di Siderno che non ha mai smesso di prestare con serietà e onestà i propri servigi alla nostra comunità.

Visita di conoscenza L’associazione “Amicizia e Pace” di Siderno si è recentemente riunita in quel di Noto, in Sicilia, dove ha avuto la possibile di conoscere le bellezze siciliane

Target acquisito Graziella Muià, cultrice del tiro con l’arco, immortalata durante la recente Giornata Nazionale dello Sport svoltasi sul lungomare delle Palme di Siderno.


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ConVersando...

Rubrica di enologia a cura di Sonia Cogliandro

Azienda vinicola calabrese vuole comprare Alitalia Si è fatta avanti un’azienda calabrese, produttrice di vino e olio, come potenziale acquirente di Alitalia. Vorrebbe rilevarla tutta. Si tratta della iGreco, fornitrice di Mc Donald’s e in passato interessata allo scalo di Crotone. Negli ultimi anni è cresciuta in modo esponenziale tanto da superare i 400 milioni di euro di ricavi. Il titolare è Saverio Greco, uno dei sette fratelli che ai sette vini che producono danno il nome, declinandolo al vezzeggiativo. La storia della iGreco inizia nel 1963, quando Tommaso Greco, già produttore di olio e vino a Terravecchia, costruisce il primo frantoio oleario a Cariati. E così tra il turchese intenso del mare e una verde distesa di vigneti e possenti ulivi sorgerà negli anni una moderna e sobria struttura, incastonata in un’atmosfera da favola.

I sette vini ”figli” dell’Azienda hanno tutti caratteri e vocazioni diverse, e nascono dall’esperienza più antica coniugata alle conoscenze tecniche più all’avanguardia: si riesce così a “emozionare” il consumatore e garantire un livello crescente di qualità, che non tralascia mai la volontà di trasmettere “il senso della Calabria”. Bianchi fini ed eleganti con sentori di agrumi calabresi e fiori freschi, e un gusto equilibrato con ottima acidità. Rossi di grande personalità, armonici e di buon corpo, delle vere cape toste! Chissà se la iGreco riuscirà a spuntarla divenendo proprietaria di Alitalia... Magari un giorno solcheremo i cieli del mondo conVersando in compagnia di un buon vino di Calabria.

Cultura è sinonimu i libertà! BRIGANTESSA SERENA IANNOPOLLO U 5 giugnu passatu fu l'anniversariu da fondazioni i l'Università Federico II i Napoli, ad opera i l'omonimu imperaturi. Corrìa l'annu 1224, 'nta Sicilia regnava nu giuvani illuminatu, deditu a' cultura cchiù di' guerri pemmu espandi i confini, nu rre chi tenìa lontani tutti i nobili da' gestioni du regnu e 'mbeci mentìa perzuni i cultura 'nta ruoli importanti. Era u rre da Sicilia ma criau l'Università a Napoli pecchì 'nta chigli tempi (ma puru mo) era na città cu meravigliosi fermenti artistici e culturali, unici 'nta l'Europa. Permittìu u si iscrìvunu quanti cchiù sudditi possibili, e criau borsi i studiu pe' cchiù meritevoli, evitandu 'nta sta manera puru a fuga di cervegli du' regnu soi. 'Nzemi a l'Università criau puru a

È calabrese la migliore birra d’Italia

Sono state 147 le etichette di 57 birrifici operanti in tutte le regioni d’Italia, (più 50 per cento rispetto allo scorso anno) che hanno partecipato alla quinta edizione di Cerevisia, concorso nazionale che valorizza e promuove la produzione, il commercio e il consumo delle birre di qualità. Ad aggiudicarsi il Premio Eccellenza Cerevisia 2017 è stata la Birra Symphony del Birrificio Gladium di Zagarise (Catanzaro). Nel palazzo comunale di Deruta si è svolta cerimonia di premiazione del concorso istituito dal Banab (Banco nazionale di assaggio delle birre), fondato per volontà della Camera di commercio di Perugia e di cui fanno parte Regione Umbria, Cerb (Centro di ricerca sulla birra Università Perugia), Comune di Deruta e AssoBirra.

scola medica i Salernu e a "scola siciliana" caratterizzata i canzonetti d'amuri e sonetti. Fu n' imperaturi unicu 'nto modu i regnari, pecchì valorizzau i qualità da' terra sua. Era tantu tempu fa, e allura penzu ca cocchi cosa jìu stortu 'nta stu mundu, cocchi cosa di incompresibili capitàu e non 'ndi accorgimma? Comu è possibili ca 800 anni fa 'ndavìa sentimenti tantu randi, tanta sensibilità pa' cultura e tanta determinazioni pemmu s'aiuta nu regnu u crisci cu meritu e allontanandu addirittura i nobili i l'amministrazioni du regnu? Si volìa 'na machina du tempu pemmu si torna arretu e mu si estrapola chiglia rota marcia chi fici imputridìri tuttu u meccanismu da' storia. Tuttu chigliu chi fici Federico II 'ndavìanu mu fannu mò l'amministratori nostri, e non sulu du sud, ma du mundu interu. Ma a speraza mia ancora non voli u mori.

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