Riviera n°26 del 26/06/2016

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LA CONTROCOPERTINA

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DOMENICA 26 GIUGNO

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Ottantamila lire per una radio che ha fattola storia di Roccella PIETRO COMMISSO, DOMENICO LOMBARDO, LUCIANO E PINO MESITI, QUATTRO STORIE, UN’UNICA PASSIONE: LA RADIO. NEL ‘76 INVESTONO QUALCOSA COME VENTIMILA LIRE A TESTA E FONDANO RADIO ROCCELLA, CHE LO SCORSO 10 GIUGNO HA SPENTO 40 CANDELINE. ROSARIO ROCCA Immagina quattro ragazzi, felici, spensierati. Una 500 rossa e un’autoradio. Come quelle di una volta, estraibili. Quelle che, cantava Toto Cutugno, l’italiano medio teneva sempre nella mano destra. Immagina un giro in macchina, un tour, intorno alla metà degli anni Settanta. Ogni giovane della generazione beat è legato, in qualche modo, a un ricordo del genere. Magari in una giornata di vento, ancora caldo, appena settembrino, che dai finestrini aperti scompigliava le folte chiome di quei ragazzi, forse per renderli un po’ di più anticonformisti. Come le piazze italiane, colorate, in quegli anni, dalle bandiere della libertà e delle liberalizzazioni. Sempre più spesso sconvolte e insanguinate dal fuoco degli anni di piombo e della strategia della tensione. E ancora, immagina la statale 106 Ionica, i lungomari dei paesi costieri caratterizzati da file di palme e gelsomini, e anche le svariate curve a gomito delle strade che conducevano ai centri dell’entroterra. Pietro Commisso, Domenico Lombardo e i fratelli Luciano e Pino Mesiti, un pomeriggio, sul finire dell’estate del ’76, quarant’anni fa, percorrono quelle strade. Quattro storie e un’unica passione: la radio. Girano, paese per paese, tutta la Locride. Da Roccella a Bivongi, da Siderno a Canolo, poi Bovalino, Platì, fino a Palizzi. Salgono dal mare alla montagna, per riscendere ancora. Sono emozionati e tengono gli occhi e le orecchie puntati su una stazione radio. Modulazione di frequenza 94 punto 8. Stanno verificando la copertura sul territorio del segnale di Radio Roccella. La loro radio, che avevano fondato investendo qualcosa come ventimila lire a testa, quando gli stipendi base si aggiravano intorno alle centosessantamila. L’etere italiano aveva finalmente aperto alle emittenti private e, dopo le singolari e pioneristiche esperienze clandestine, irrompono le prime voci fuori dal sistema, ora improvvisate, a volte strampalate, politiche, o semplicemente musicali. È l’epoca delle radio libere. Mentre il Torino di Gigi Radice è campione d’Italia, nei cinema irrompe Lo squalo di Steven Spilelberg e Jimmy Carter è in corsa per la Casa Bianca. Radio Popolare a Milano, Controradio a Bari, Punto Radio a Bologna, o ancora l’impegno di frontiera della Radio Aut di Peppino

Impastato, danno voce, per la prima volta, all’Italia minore. Grazie al geniale abbinamento con il telefono, le dirette radiofoniche rendono partecipi milioni di italiani, nei programmi di approfondimento, nei giochi a quiz o semplicemente attraverso una dedica. Mi racconta Pino, uno dei quattro dell’avemaria, che la prima dedica in ogni programma era, sistematicamente, da Luca a Sonia con infinito amore. I nomi di fantasia che due innamorati si erano scelti per rimanere nell’anonimato. Luciano, il fratello di Pino, e la sua ragazza Rosalba, oggi marito e moglie. Sono le note di Non si può morire dentro di Gianni Bella, o ancora altri classici di quegli anni che fanno battere il cuore ai giovani sognatori della Locride. I telefoni delle emitten-

ti locali impazzano, anche di notte, da Radio Locri 102 di Tonino Commisso, dove Franco Pancallo conduceva un programma di musica classica, alla successiva Radio Studio Libero, famosa per il programma di satira politica, Satyricus, di Aldo Guerrieri. O ancora dagli studi di Radio Team 100 di Tony Belamina, alla storica emittente Radio Tele Jonica, oggi RadioVenere, di Bovalino, dove il programma A pranzo con la musica di Jimmy Castelvetere registrava ascolti record. Un giorno, era l’estate del ’77, Jimmy si inventa niente di meno che un’intervista con i Bee Gees, quando dai microfoni, con il suo inglese discreto che masticava grazie ad una permanenza in Australia durata qualche anno, annunciò “Ladies and gentelmen, I’m very happy, here

you are: The Bee Gees” un centinaio di giovani si riversarono nei pressi degli studi di Bosco Sant’Ippolito per strappare un autografo o una foto con la Polaroid che qualcuno si era portato dietro. Riuscì persino, all’uscita degli studi, sfrecciando con la sua sportivissima mini cooper, a inventarsi una fuga dalla sempre più numerosa folla di fans che credevano che quei due ragazzi inglesi fossero davvero i Bee Gees. In realtà era un ragazzo bovalinese figlio di emigrati in America che, quell’anno, era venuto insieme a un amico in vacanza a Bovalino. Nelle radio locali giravano i pezzi più in voga nelle classifiche italiane che si acquistavano, all’epoca, dalla mitica signora Esposito, a Locri, dove vendeva dischi e macchine da cucire Singer. Negli

studi di radio Roccella incontro Antonio La Palerma, presidente dell’associazione che gestisce la radio e Nicola Procopio, giovane conduttore che con il suo programma di attualità, Radio Grafia Sciò, è tra i più ascoltati del sabato pomeriggio. Oggi Radio Roccella ha scelto per l’informazione la rete Popolare Network, “perché la nostra esperienza - mi spiega Antonio - è figlia di un’idea di informazione alternativa. Ci chiamavano i comunisti tecnologici, anche per il nostro modo di differenziarci. Gli altri erano più commerciali, noi invece mandavamo i pezzi Rock e Blues del momento”. Mentre le prime dirette dei campionati di calcio dilettantistico, mi racconta ancora Antonio, risalgono agli anni Ottanta. I collegamenti avvenivano grazie a dei radiotelefoni sistemati nei campi di calcio e alla mentalità cooperativa di diverse emittenti che, per garantire un servizio qualitativamente migliore, si misero a lavorare insieme. “Tutti i ripetitori delle altre radio erano collegati con i nostri studi, chiamavamo persino i carabinieri per sapere, prima degli altri, i risultati dei campi più lontani. Una volta, a San Luca, i fratelli Luciano, proprietari di Radio Orsa, ci lasciarono addirittura le chiavi della radio”. Un mondo, quello dove il senso della comunità era molto forte. Le radio libere infatti, anche qui da noi, nella Locride, negli anni ’70 e ’80 furono strumenti di emancipazione sociale, ma soprattutto centri di aggregazione giovanile. Oggi le cose sono chiaramente cambiate, quel mondo di bobine e di musicassette è ormai un sogno lontano. Come una 500 rossa che corre veloce, un’autoradio sintonizzata sui novantaquattro e otto … e quattro ragazzi felici e coi capelli al vento!


ATTUALITÀ

Politica

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La crisidelPDobbliga Oliverio a cercare le larghe intese affidando a GianniNucerala delega alle politiche giovanili a discapito di FedericaRoccisano

Il gioco delle tre carte LE POLITICHE GIOVANILI,DI COMPLICATA GESTIONE IN UN TERRITORIO CHE OFFRE POCO AI GIOVANI, ERANO LA PATATA BOLLENTE CHE LA ROCCISANO STAVA AMMINISTRANDO PEGGIO. JACOPO GIUCA La crisi nazionale del Partito Democratico ha avuto evidenti ripercussioni anche nella nostra Regione e non ci riferiamo soltanto ai netti risultati elettorali emersi dai ballottaggi della scorsa settimana che, ancora una volta, hanno visto uscire claudicante il PD, ma anche a un meno evidente “mini rimpasto” al quale è stata soggetta negli stessi giorni la giunta regionale guidata da Mario Oliverio. Protagonista in negativo delle ultime decisioni del governatore calabrese è la nostra Federica Roccisano, assessore che si sarebbe vista sottrarre in sordina una delle deleghe sulle quali aveva fondato il suo programma operativo fin dal giorno della sua nomina, meno di un anno fa. L’Assessore della Locride, fino a ieri con delega a scuola, lavoro, welfare e politiche giovanili, sarebbe stata privata della gestione proprio di quest’ultimo campo, affidato sorprendentemente a Gianni Nucera. Avete letto bene, proprio a Gianni Nucera, quel Gianni Nucera esponente di Sinistra Ecologia e Libertà che spesso si è rivelato essere una delle voci più critiche nei confronti del governo regionale all’interno della maggioranza di centrosinistra. Mettendo in pratica un sorprendente gioco delle tre carte, Oliverio, con un unico e fluido movimento della mano, ha messo da parte la regina Roccisano per mostrare al pubblico il re Nucera e tenere girato sul banchetto il Jack delle larghe intese, che dovrebbe oggi dargli maggiore solidità dinanzi agli agguati di un Nuovo Centrodestra sempre più fastidioso. E la povera Federica? Non le resta

che cercare di concentrarsi sulle deleghe che le rimangono cercando di riflettere su quali siano state le cause propedeutiche allo scippo che ha subito in settimana. Le politiche giovanili, di assai complicata gestione soprattutto in un territorio che, come il nostro, ai giovani offre veramente poco, erano in effetti la patata bollente che, forse, la Roccisano era stata in grado di gestire con minore intelligenza. I due scivoloni peggiori in questo ambito, probabilmente, sono stati la convocazione degli Stati generali delle Politiche per i giovani svoltisi a Feroleto lo scorso marzo e la criticissima gestione della questione Garanzia Giovani.

Oliverio ha affidato la delega a Nucera nella speranza che la collaborazione con SEL lo renda più resistente agli attacchi del Nuovo Centro Destra.

Propagandati per settimane come la panacea di tutti i mali della gioventù calabrese, gli Stati generali si sono tuttavia rivelati una due giorni inutile e ridondante, durante la quale sono stati prodotti interventi spesso di scarsa qualità e non c’è sicuramente stata la partecipazione che gli organizzatori si sarebbero aspettati. Non è un caso, in effetti, se del proclamato seguito di questo grande evento non solo non se ne sia sentita l’esigenza, ma non c’è n’è stata, fino ad oggi, alcuna traccia. Per quanto riguarda Garanzia Giovani, invece, pur non essendo il problema delle difficoltà organizzative e dei pagamenti in imbarazzante ritardo direttamente imputabile

all’assessore, dobbiamo riconoscere a Federica il coraggio di averci messo fin da subito la faccia cercando di dare quotidianamente risposta alle decine e decine di persone che le chiedevano spiegazioni e aggiornamenti in merito alla questione. Nonostante questo punto a suo favore, tuttavia, l’esposizione mediatica che l’assessore ha avuto in questi mesi ha certamente generato una pubblicità negativa nei confronti suoi e della giunta regionale che, politicamente, si è rivelata essere un boomerang per la maggioranza, già imputata per un altro mezzo migliaio di motivi di non essere in grado di portare a termine il proprio lavoro. Da questa serie di concause sarà dunque derivata la decisione di Oliverio di alleggerire il carico delle responsabilità per Federica, trovando un valido sostituto in qualcuno che, fino a ieri “nemico” della maggioranza, potesse oggi rivelarsi invece l’arma vincente per resistere agli attacchi dell’opposizione. Da qui la scelta di Gianni Nucera, al quale Oliverio ha affidato, oltre alle politiche giovanili, anche le deleghe allo sport e all’associazionismo, incarichi dal consigliere de La Sinistra ben accetti in vista di un prossimo salto qualitativo nella politica regionale e, sempre da qui, derivata anche la scelta del governatore di formalizzare la delega alle politiche agricole per Mauro D’Acri che, fino ad oggi, si era occupato della questione in modo ufficioso. Parafrasando I Due Liocorni: “Ci sono scuola e lavoro, welfare e politiche giovanili, la delega allo sport e all’associazionismo, alle politiche agricole, a Turismo e sanità… solo non si vede una delega alla cultura!”. Aveva ragione Tremonti…

GIUDIZIARIA

Il“Crimine Balcanico”

L’attività investigativa diretta dalle Direzioni Distrettuali rileva la presenza sul territorio dello Stato di gruppi criminali composti da cittadini provenienti dai Balcani - considerando per tale area quella composta dagli Stati della ex Jugoslavia e da Albania, Grecia, Bulgaria -, i quali risultano aver assunto, nel corso degli anni, un peso significativo nel panorama criminale nazionale. Il quadro del “Crimine Balcanico” è sottoposto a monitoraggio e inserito in una relazione della procura nazionale antimafia, che nel periodo di interesse evidenzia che “Nei confronti di soggetti di origine albanese sono stati accesi 168 procedimenti penali che vedono indagati ben 610 soggetti. Il dato trova ulteriore conferma nella presenza di cittadini albanesi detenuti rispetto alla popolazione carceraria straniera in Italia. In tale quadro, al 31.05.2015, i detenuti albanesi, con il 13,8% del totale, si confermano il terzo gruppo etnico per presenze carcerarie. Tale trend risulta peraltro in linea con l’incremento demografico dei cittadini della nazionalità in parola e regolarmente presenti sul territorio nazionale. Si

tratta non solo di piccole bande composte da pochi elementi, non collegate tra loro, ma di vere e proprie organizzazioni che hanno assunto uno spessore criminale di assoluto rilievo, sia per quanto concerne la dimensione dei traffici, che per la capacità di agire a livello transnazionale”. Lo studio dei dati relativi alle iscrizioni nei Registri Generali Notizie di Reato delle Direzione Distrettuali nei confronti di soggetti indagati nati all’estero, evidenzia una capillare distribuzione su tutto il territorio di tali consorterie, anche in territori connotati storicamente dal controllo della criminalità autoctona. In tale panorama, la criminalità in argomento opera prevalentemente nel traffico di stupefacenti ed armi, nel favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, propedeutica anche allo sfruttamento della prostituzione e del lavoro nero, nel contrabbando di sigarette e nella commissione di reati predatori che, anche in ragione della violenza spesso esercitata nei confronti delle vittime, creano un elevato allarme sociale. I sodalizi albanesi hanno consolidato la propria posizione criminale avviando qualificate interazioni con

le organizzazioni criminali endogene e sviluppando significativi rapporti transnazionali. Questo salto di qualità è ormai particolarmente avvertito soprattutto nella gestione del mercato internazionale della droga, così come nell’immigrazione clandestina e la connessa tratta degli esseri umani. In particolare, nel traffico internazionale di sostanze stupefacenti, i gruppi criminali albanesi rivestono un ruolo di primo piano, assicurato, oltre che da una radicata presenza in molte Regioni del nostro Paese, da un costante collegamento con i clan della madrepatria e cellule operative stanziate in Spagna e nei Paesi del nord Europa. Come evidenziato dal contributo offerto dalle Forze di Polizia, di rilievo appare l’apparato organizzativo e logistico di cui dispongono le organizzazioni criminali balcaniche, in grado, tra l’altro, di trasferire dalle coste di Albania e Montenegro, a bordo di potenti motoscafi e gommoni d’altura, per sbarcare lungo le coste salentine, ma anche della Calabria jonica e del siracusano, ingenti quantità di marijuana. Per il trasporto della droga le indagini condotte hanno, altresì, acclarato

il ricorso ad autoarticolati, furgoni e autovetture artatamente modificate, provenienti dalla Spagna attraverso il confine di Stato di Ventimiglia (IM), dal nord Europa - principalmente attraverso il valico del Brennero, nonché dai porti della Grecia, dell’Albania e della Croazia, attraverso i principali scali dell’Adriatico. Inoltre, si evidenzia che le sopra menzionate rotte vengono utilizzate anche per l’introduzione in Italia di armi, clandestini e t.l.e. di contrabbando. La minaccia criminale albanese, in alcune aree del territorio nazionale, viene infatti accresciuta dalle cointeressenze con le tradizionali organizzazioni criminali autoctone, soprattutto quelle pugliesi, storicamente partner privilegiati nei traffici illeciti intercorrenti tra le due sponde dell’Adriatico. In particolare, le coste pugliesi si confermano interessate da un continuo e ingente transito di droga, confermandosi il principale punto d’ingresso marittimo dello stupefacente proveniente dall’Albania.



Politica

Dicevano gli antichi monaci che solo espiando la colpa si può salvare l’anima. Vedremo se i nostri politici ne saranno capaci! In caso contrario la classe“dirigente”calabrese di destra e sinistra sarà il vagone letto su cui arriverà il“grillismo”nella nostra regione. E non saranno i“5 stelle”a conquistare la Calabria, saranno i calabresi a invocarli a furor di popolo.

Rottamiamo la Sinistra del bunga bunga ILARIO AMMENDOLIA La vittoria dei grillini non mi entusiasma affatto ma non avrei fatto salti di gioia per la vittoria di Giachetti. Un pericoloso populismo contro un insopportabile immobilismo non è una bella alternativa. Matteo Renzi ha finito per difendere l’ “ordine” esistente, dimenticandosi degli ultimi e consolidando i privilegi di classe e di casta. Già la vecchia dirigenza di Sinistra aveva sbagliato, combattendo in maniera sciagurata una battaglia personale contro Berlusconi senza mettere mai in discussione il ventre che lo ha partorito. Lo scontro personale ha ucciso la “Politica”! Non mi piace una Sinistra che pensa di vincere cavalcando il “bunga bunga”. Non apprezzo chi pensa di utilizzare i PM e la peggiore stampa contro l’uomo nero, finendo col fare il servo dei poteri che utilizza. Non sono mai stato renziano ma le critiche a Renzi non mi portano ad associarmi ai vari Davigo e Travaglio. Purtroppo il bilancio del suo governo - soprattutto al Sud - è decisamente negativo. Renzi avrebbe dovuto rottamare l’immobilismo, l’inefficienza e i privilegi e ha finito col rottamare solo gli interessi e la fiducia del blocco sociale di riferimento, dagli insegnanti al Sud, dai precari ai disoccupati. E in Calabria, complice la classe dirigente, ha dato il peggio di sè, firmando un “patto” destinato solo a “gabbare” la gente. È successo! Adesso Renzi dovrebbe lasciar perdere il lanciafiamme e mettere il cilicio e il saio, quindi recitare il Confiteor ogni sera sino a quando durerà il suo impegno politico. In Calabria doppio cilicio! Io ho un sogno: veder Magorno e Mario Oliverio con saio e sandali da francescani, con un pane nella bisaccia, capeggiare la turba dei parlamentari con in testa la Bindi a piedi nudi e quindi tutti i parlamentari eletti in Calabria, i consiglieri regionali, i “dirigenti” di partito o pseudo tali. Nessuna punizione ma tanta umiltà nel percorrere la Calabria in lungo e in largo. Non trascurando nessun ospedale, nessun carcere, nessuna frazione interna. Evitando i “tutelati” e parlando con gli ultimi, con coloro che non hanno voce, battendosi il petto fintanto che non avranno capito che erano stati eletti per cambiare la Calabria e non per dormirci sopra. Dicevano gli antichi monaci che solo

espiando la colpa si può salvare l’anima. Vedremo se ne saranno capaci! In caso contrario la classe “dirigente” calabrese di destra e sinistra sarà il vagone letto su cui arriverà il “grillismo” nella nostra regione. Se non si cambia verso, non saranno i “5 stelle” a conquistare la Calabria ma saranno i calabresi esasperati a invocarli a furor

di popolo . Se inferno deve essere, diavolo venga! La medicina sarebbe peggiore del male ma se proprio bisogna morire che sia morte subitanea. L’alternativa è la discesa in campo di chi oggi è muto, mi riferisco ai normali cittadini che quotidianamente vengono umiliati

e oltraggiati negli uffici, negli ospedali, nelle carceri, sui luoghi di lavoro o meglio del “non lavoro”, nei tribunali, nelle strade. La palla passa a noi che individualmente siamo nessuno ma che insieme diventiamo un popolo. Se solo decidessimo di dedicare un millesimo del nostro tempo, della

Destra, sinistra e 5 stelle, la partita non è mai sta così aperta TERESA MUNARI Rottamare è facile, costruire… molto meno! È la prima considerazione che mi viene in mente a ben guardare la violenza del ciclone mediatico che si sta abbattendo sul Pd nazionale, segnando un punto di non ritorno. Da dove? Ma da quel palcoscenico invaso dai 5stelle, cui per primo Renzi sembra cedere il passo, quando dice: “Hanno vinto, ma non è voto di protesta!”. Certo è un attimo, perché subito dopo cinguetta: “ Vogliono il cambiamento! Ma io non mollo, anzi rilancio”. Diciamo che fa bene, perché se anche ogni nuova prospettiva sembra dipendere dall’assemblea romana fissata venerdì, Renzi ha pagato sul campo il mancato rilancio dell’economia, piuttosto che la lotta ad oltranza intrapresa dall’opposizione interna al suo partito. E dunque se il premier decidesse di abbandonare i massimi sistemi del Palazzo, rabberciati nella riforma costituzionale, per abbracciare le ragioni della gente, potrebbe anche imboccare quella inversione di marcia invocata dall’elettorato, partendo magari da una riforma fiscale complessiva che incominciando da un oculato condono seppellisca per sempre Equitalia e le sue ottuse angherie! Per poi proseguire con una seria riforma della scuola, più aderente alla strada del lavoro per i giovani, e continuare con una semplificazione strutturale dell’accesso al credito e agli investimenti per bilanciare meglio lavoro e consumi interni, includendo nella mappa magari l’intero Mezzogiorno. Si! perché se il vento della vittoria fa dire a Grillo “È l’ora del cambiamento! adesso voliamo alto verso il governo nazionale….”, è grande la sfida dei fatti che attende le giovani sindache di Roma e di Torino, ma anche di tutti gli altri 19 sindaci che, in nome del Movimento, hanno vinto il ballottaggio in realtà più periferiche. Infatti, per la verifica che si prospetta alle prossime politiche, non c’è il tempo che serve per dar modo ai 5 stelle di dimostrare le loro capacità di buon governo. In verità la partita di Renzi è ancora tutta da giocare, perfino… se continuasse a intestarsi il referendum! Qualunque sia la legge elettorale, che i 5 stelle per primi vorrebbero cambiare. Peraltro insieme al centrode-

stra che però, se pensa di insistere ancora sulla linea SalviniMeloni con il populismo sfrenato in pole position, perde o sparisce com’è successo a Bologna. Ma se si spostasse sulla via intestata ormai solo a Parisi, autore - ancorché perdente di misura - di proposte innovative per Milano e dunque per il Paese, forse qualche chance la potrà anche acchiappare: con o senza Berlusconi! Ovviamente c’è da scommettere che anche in questo caso, la destra calabrese, senza Scopelliti, scriverebbe una storia a parte, mantenendo fino alle estreme conseguenze… posizioni anacronistiche. E dunque veniamo alla Calabria che, grazie al Pd che la governa, sta soffrendo oltre ogni tolleranza l’insipienza del governo regionale, gestito dal primo partito calabrese. Qui ogni ragionamento sta a zero, visto che “impera” e soprattutto divide un governatore eletto con il 65% dei voti e che oggi si ritrova con 4 capoluoghi su 5, retti da un segno politico contrario! E anche al Consiglio regionale niente gira nel verso giusto: se è vero, come lo è, che il presidente, pur con buone prerogative quali ha Nicola Irto, per assolvere ai propri doveri di delega per il sottogoverno, è stato costretto a sfangare, tramite sorteggio, le pressioni sulle nomine che non riusciva a dirimere. E la città metropolitana di Reggio? Ormai è una realtà, se ne diano pace tutti. Il nodo però è che “inaugurata” dal sindaco Falcomatà con una presentazione plateale al Cilea, ha avuto come ospite d’onore il sottosegretario alla sicurezza nazionale Marco Minniti, ricalcando la prassi ricorrente del Pd in questo momento politico di forte oscurantismo. Un evento che è servito ancora una volta, dopo l’ultima apparizione per la chiusura della campagna elettorale di Guccione, a reiterare il pensiero minnitiano di grand commis, quello che non disvela certo il disegno del capo, né tanto meno il futuro che li sopravanza, ma che sa glissare, argomentandoli come se invece lo facesse, perfino gli argomenti più inquietanti… Certo la Calabria non è il Veneto, come ha detto una volta Renzi a Mestre, aggiungendo che se così fosse, anche da noi “sarebbe tutto risolto!”. Dunque lo sapeva fin da allora come giravano le cose a queste latitudini… allora aspettiamo di conoscere la capacità e il raggio d’azione del lanciafiamme che il premiersegretario ha deciso di mandarci contro!

nostra intelligenza, della nostra tensione alla Politica o comunque alla “cosa pubblica” le cose cambierebbero e di molto. Non sono per rottamare le persone perché dopo un tiranno arriva un altro ma sempre tirannia è! Nè può essere l’anagrafe a garantire l’adeguatezza di un dirigente politico. Il presidente Salvator Allende era anziano quando col fucile in mano scelse di morire combattendo contro i golpisti. In Italia non c’è stato presidente più giovane di Sandro Pertini, eppure aveva più di ottanta anni! Se anche potessi, non vorrei rottamare Renzi ma la sua scadente “politica”, così come manderei al macero l’indirizzo della giunta e del consiglio regionale che finora non hanno prodotto niente di concreto. È l’intero sistema da rottamare e con esso le disuguaglianze sociali, le leggi liberticide, lo sfruttamento degli esseri umani, gli attacchi alla Costituzione, l’indifferenza verso gli ultimi. Rottamare la nostra tendenza a delegare, la nostra rassegnazione, a volte, il nostro cinismo. Io ambisco a essere felice e spensierato al pari di tutti voi ma non ci si può girare dall’altra parte dinanzi alle ingiustizie e ai soprusi. Altrimenti che mondo lasceremo alle future generazioni? Così come non si può lasciare la Politica in mano ad avventurieri senza idee e senza progetti. Ognuno scelga se continuare ad aspettare ancora Godot. Nel 1992 abbiamo innalzato archi di trionfo ai PM protagonisti di tangentopoli, rafforzando il loro potere e le loro personali fortune. Sostanzialmente, nulla è cambiato se non a danno della gente comune. Poi, abbiamo acclamato per anni Silvio Berlusconi ma le cose sono andate ancora peggio! Esasperati, abbiamo invocato Renzi, il gran rottamatore, nella speranza di cambiare qualcosa. È andata molto peggio delle più nere aspettative. Ora aspettiamo le truppe cammellate della Grillo&Casaleggio? Ma non siamo stanchi? Per una volta possiamo non delegare? Possiamo rioccupare democraticamente le piazze, le strade, i partiti, i sindacati, le banche, i tribunali e chiedere rispetto per noi e per la nostra Costituzione? Il popolo è tutto e ognuno di voi è il POPOLO! Non restate a casa guardando la televisione, altrimenti, arriverà il giorno che non conterete niente neanche a casa vostra.


REDAZIONALE

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DOMENICA 26 GIUGNO

Le Club, la Festa! Dio Che festa Chi va a Locri in estate ha un solo obiettivo: divertirsi fino all’alba. E arrivano in tanti nella stazione dei party, da Reggio, da Catanzaro e dal resto della Calabria. Sei serate su sette. 2016. Abbondanza per tutti i gusti. Vedere e farsi vedere, poco sonno, eccitazione, amici, amanti autentici della buona musica, splendidi protagonisti s’affacceranno sul lungomare della città in cerca del loro paradiso, della stazione del divertimento che si estende per mezzo ettaro e dove anche questa estate di riverseranno migliaia e migliaia di persone. Da martedì a domenica, compreso il più bel sabato del mar Jonio: #solocosebelle, la festa. Dio che festa. Esiste veramente? Ecco le anticipazioni. Solo tre, però, cari lettori. Roba tosta, etichette internazionali, addirittura Spinnin’Records. 6 agosto: Merk & Kremont, il ritorno. Non si torna mai al sud, se non in casi eccezionali. L’estate di Locri, le Club e #solocosebelle sono eccezionali, non sono sud. I due Dj avevano fatto 4.000 presenze due anni laggiù. Vale sempre la pena ritornare dove c’è competenza, grande pubblico,

organizzazione, sano senso dell’amicizia nei momenti dell’evasione. E ancora, 30 luglio Delayers, direttamente dalla via Emilia. Un trio di DJ e producers che stanno già riscuotendo successi su successi in giro per il mondo con le loro canzoni protagoniste nelle chart EDM d’Europa. Sono infatti i primi artisti della Repubblica di San Marino a firmare nientemeno che con la Universal di Fedez, Club Dogo, Vasco Rossi, Jovanotti. E infine una chicca, la fusione del sabato di #solocosebelle con il martedì della Serata Italiana in un unico evento. Martedì 9 agosto #solocosebelle e la Serata Italiana, per la prima volta insieme, ospiteranno Il Pagante. Si emigrerà dal modello Baleari, per approdare in Costa Smeralda e nella Milano che sa stare al mondo, grazie a una delle band rivelazione degli ultimi due anni, un fenomeno capace di portare milioni di visualizzazioni ai propri video su Youtube. Una band dagli enormi riscontri grazie all’idea di mettere in musica i luoghi comuni tipici della movida e della vita giovane milanese, con un'ironia e ritmi che hanno fatto breccia nel cuore di un esercito di giovani.

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ATTUALITÀ

IL CASO

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Un recente consiglio comunale a Marina di Gioiosa Jonicaha messo in evidenza un conflitto di interessi che potrebbe nascondere la malafede del sindaco Vestito o una (forse più preoccupante) mancanza di consapevolezza di ciò che si sta deliberando.

Malafede o ignoranza? JACOPO GIUCA Essere approssimativi sul lavoro non è mai bene, soprattutto se si esercita la politica e si deve rendere conto di ogni decisione dinanzi ai propri pari e cittadini. E di un caso di approssimazione, pare, si sarebbe macchiata la maggioranza di Marina di Gioiosa Jonica, rea di aver presentato una documentazione incompleta per la deliberazione del piano delle alienazioni e delle valorizzazioni degli immobili comunali che sarebbe dovuta avvenire lo scorso 28 maggio. Il consiglio comunale, che avrebbe dovuto determinare quali aree di sua competenza cedere o valorizzare sulla base del proprio bilancio nel corso del corrente anno solare, durante la seduta si sarebbe reso conto, grazie all’occhio vigile della consigliere Maria Teresa Badolisani, che i beni alienati non erano corrispondenti, in alcune particelle, a quelli presentati l’anno scorso e che, cosa ancora più grave, mancava agli atti la documentazione tecnica che avrebbe consentito l'individuazione materiale dei beni posti in vendita e del loro criterio di valutazione. Comprendendo la gravità della situazione, anche il consigliere Pasquale Mesiti avrebbe incalzato il primo cittadino domandando chiarimenti in merito a quanto si stesse deliberando e se la cooperativa “Oasi”, indicata in atti come termine di riferimento per alcune delle particelle in questione, non coincidesse

mare la faccenda, avrebbe chiesto al segretario di stralciare immediatamente dalla discussione le particelle che creavano conflitto di interessi, archiviando così una questione che, pure, meriterebbe un breve approfondimento. Il comportamento del sindaco Vestito ha dato infatti adito a dubbi che, a nostro parere, sarebbe opportuno fugare con la massima celerità: il piano delle alienazioni e della valorizzazione degli immobili, per sua stessa natura, dovrebbe essere una strategia dell’ente funzionale alla possibilità di fare economia eliminando al contempo l’impellenza di occuparsi di aree che non gli servono. Non avere consapevolezza di quali siano le aree di cui ci si sta cercando di sbarazzare, pertanto, è sintomo di un pressappochismo preoccupante, del quale il sindaco non dovrebbe essere messo in guardia dalla minoranza. Certo, ove dovesse emergere la fondatezza del dubbio sollevato in sede di consiglio, ovvero, che tra i beni che si stavano per alienare ci fosse il terreno su cui giacciono e di cui si circondano le abitazioni del sindaco e dell'assessore Napoli, ci si troverebbe dinanzi a un inquietante particolare che

aprirebbe la strada a due differenti scenari. Nel primo, quello al quale vogliamo dare minor credito, Domenico Vestito e Isidoro Napoli sono in malafede e, goffamente, hanno cercato di far approvare la delibera sperando che nessuno si accorgesse del conflitto di interessi che si stava portando a termine. Nel secondo, che non siamo sicuri sia il male minore, Domenico Vestito e Isidoro Napoli ignorano che terreni sottostanti e

siglio comunale del 28 maggio il rinvio dell’approvazione della delibera sarebbe stato giustificato con generici “dubbi giuridici”, mentre abbiamo già spiegato che i dubbi, più che altro, riguarderebbero l’appartenenza o meno dei beni in questione ad amministratori presenti in sala e, effettuandone un'attenta lettura, nel Documento Unico di Programmazione, si nota che le particelle in questione dovevano essere alienate già nel novembre del 2015, un’attestazione del tutto apocrifa,

Avviate le pratiche per deliberare l’alienazione o la valorizzazione di alcune aree di competenza del comune, il consiglio di Marina di Gioiosa si sarebbe reso conto di alcuni vizi formali solo grazie all’attenzione di un’esponente di opposizione.

con la stessa che ha realizzato le case in cui abitano lo stesso Domenico Vestito e l'assessore all'urbanistica, Isidoro Napoli. In evidente difficoltà, il sindaco, dopo aver mostrato una spiazzante ignoranza della questione ma dimostrando di voler siste-

confinanti con le proprie abitazioni siano tra i beni da alienare e, pur essendo in buona fede, dimostrano di non sapere per che cosa stanno deliberando mettendo conseguentemente in dubbio la loro stessa capacità amministrativa e facendoci presupporre che non siano in grado di attuare una programmazione che possa far stare sereni i cittadini. A rendere più intricata la vicenda ci pensano altri due particolari: nel verbale del con-

considerato che nella delibera del periodo cui si fa riferimento non vi sarebbe traccia di questa determinazione. Benché la vicenda non presenti risvolti giuridico/amministrativi, crediamo che Vestito e Napoli debbano una spiegazione ai propri cittadini e ci rendiamo fin da oggi disponibili a ospitare un’eventuale rettifica sulle pagine del nostro giornale. Il buon governo sa prendersi le proprie responsabilità.



ATTUALITÀ

Quella macchina qua devi metterla là... Tutte le mattine è la stessa storia. Un nostro lettore si reca al parcheggio disabili dell'ospedale di Locri e puntualmente lo trova occupato dalle stesse macchine. Nel parabrezza non espongono alcun tesserino invalidi; in compenso, esibiscono il logo dell'albo dei medici che, però - qualcuno dovrebbe informarli - non dà alcun diritto di parcheggiare lì.

Lo Sporting non è più di Locri Lo scorso 14 maggio era arrivato l’annuncio storico: dopo l’affliggente natale 2015, lo Sporting Locri, ancora intento a raccogliere i cocci della sua esistenza, aveva deciso di cambiare il proprio nome con qualcosa che esprimesse al meglio la sua natura di squadra di calcio a cinque femminile. Il risultato fu che la squadra, fondata nel 2010, cambiò veste diventando Sporting Women Futsal, una denominazione orfana del nome del paese che le aveva dato i natali. L’operazione di marketing, certamente ideata come una sorta di rito scaramantico che rimarcasse l’importanza che la nuova dirigenza stava dando a questa seconda vita del team, aveva già all’epoca avuto il sapore di una sorta di piccolo allontanamento da Locri, una tacita voglia di evitare l’immediata associazione che c’era tra la squadra di serie A e il paese più sedotto dalla cronaca nera nazionale e internazionale. Complice un’oggettiva inagibilità del palazzetto dello sport per cinque anni casa dello Sporting Locri di Ferdinando Armeni, questa settimana lo Sporting Women Futsal di Vittorio Zadotti ha preso un’altra decisione storica finendo con il trasferirsi a Sant’Andrea Apostolo dello Jonio, un piccolo centro affacciato sulla Strada Statale 106 che di Locride ha veramente poco, considerato che si trova già nel territorio di competenza della Provincia di Catanzaro. Questa semplice quanto dolorosa decisione della dirigenza, dettata, si legge nel comunicato, da cause di forza maggiore che Zadotti & Co. avrebbero fino all’ultimo minuto cercato di evitare, segna un’ulteriore svolta nella storia della squadra e del nostro territorio che, grazie a quella bruttissima quanto montata storia di dicembre, si ritrova adesso del tutto orfano di un’eccellenza sportiva che forse avevamo preso tutti un po’ troppo sotto gamba. Anche se lo Sporting resterà per sempre legato in qualche modo al territorio e alla città, resta il fatto che la squadra che cercherà di conquistare il campionato di Serie A di Categoria, nel quale militerà per il secondo anno consecutivo, sempre più difficilmente sarà ricollegata alla Locride e un presidente settentrionale, un nome nuovo e una sede completamente avulsa da Locri non faranno che favorire questo doloroso quanto inevitabile processo. Insomma, anche se si è soliti dire che l’abito non fa il monaco, questi innumerevoli e consecutivi cambiamenti nella natura della squadra finiranno irrimediabilmente per lasciare Locri senza abito e, viste le ultimissime novità, persino senza monaco. Jacopo Giuca

Sekene e la vittoria del partito dell'indifferenza LA BARA DEL RAGAZZO DI 27 ANNI UCCISO DUE SETTIMANE FA A ROSARNO DOPO ESSERE FUGGITO DALL’INFERNO, PROBABILMENTE PARTIRÀ PER IL MALI SENZA UN FUNERALE E SENZA UNA LACRIMA. LA CLASSE DIRIGENTE NON HA AVUTO UN SECONDO DI TEMPO PER INTERROGARSI SU UNA TRAGEDIA AVVENUTA IN UNA CAPANNA DI CARTONE. ILARIO AMMENDOLIA Chi volete che si ricordi più di Sekene, il ragazzo del Mali ucciso - appena due settimane fa nel lager di Rosarno? Di quel giovane che ha attraversato il deserto con l’illusione di incontrare la “civiltà occidentale” resta una bara in un freddo obitorio senza lacrime e senza un fiore! Per Sekene l’intera classe dirigente calabrese non ha speso una parola. Muti i parlamentari. In silenzio la Bindi, eletta in Calabria e solitamente così ciarliera contro l’omertà. Il “caso” è stato archiviato frettolosamente dalla stampa nazionale e regionale. Solo i compagni di lager ricordano e piangono Sekene ma le loro lacrime si riversano all’interno e sono invisibili e le loro parole se le porta via il vento. Così la bara di questo uomo in fuga dall’inferno, probabilmente partirà per il Mali senza un funerale e senza una lacrima. Ha vissuto da scarto dell’umanità e così si licenzia da questo orribile mondo che ha appena conosciuto. L’Italia “civile” non vede l’ora di rimuovere una morte ingombrante. Se volete capire lo stato di salute della nostra democrazia venite a Rosarno. Qui anche la pietà è morta. Qui la Costituzione viene ignominiosamente

ripudiata! Qui un popolo, un tempo, solidale registra la propria sconfitta e, in silenzio, piega la testa. Non esiste più la Calabria di Angelina Mauro uccisa sui campi di Melissa per rivendicare il riscatto degli ultimi. Se non ricordo male aveva 27 anni esattamente la stessa età di Sekene. Scomparsa la Terra di Giuditta Levato. Rimosso Peppe Valarioti il giovane segretario della sezione comunista di Rosarno ucciso dalla ndrangheta. Vicende e tempi diversi ma che appartengono a una Storia unica. La Calabria con il 70% dei giovani disoccupati, con gli ospedali ridotti a lazzeretti; ferita dalla ndrangheta pervasiva e crudele e dall’antindrangheta vacua e carrierista e, con centri storici ridotti a luoghi spettrali, con le campagne aride, sembra abbia indurito il proprio cuore nel tentavo di difendersi. La classe dirigente non ha un secondo di tempo per interrogarsi su una tragedia avvenuta in una capanna di cartone. Eppure ci vorrebbe poco per capire che la sorte di questi ragazzi del lager e quella dei disoccupati e degli emarginati della Calabria sono legati a un unico destino. Combattono - spesso senza saperlo - sullo stesso fronte e contro lo stesso “nemico”. Ovviamente sono assolutamente garantista nei confronti del carabiniere che ha

sparato e dei militari che erano con lui e rifuggo come lebbra la gogna mediatica e i processi sommari. Rivendico però il diritto al dubbio su una verità ufficiale che mi lacera ma non mi convince affatto. Tutto mi sembra avvolto in un cupo silenzio che sconfina nell’omertà!

Adesso il Ministero degli interni ha annunciato che costruirà una nuova tendopoli a qualche metro di distanza. Una scelta paradossale che tende a ghettizzare perché non si comprende quante competenze e quanta intelligenza si sperpera nel lager. Con le stesse somme, si potrebbero utilizzare gli stessi immigrati per recuperare le abitazioni abbandonate tanti anni fa dai nostri emigranti, nei tanti paesi della Calabria. Alla cultura del ghetto bisognerebbe sostituire quella della pacifica convivenza ridando vitalità a paesi che da lungo tempo ne sono privi. L’alternativa è disastrosa. Provate a guardarvi intorno muovendovi dall’inferno di Rosarno e vedrete con estrema chiarezza come si appresta a vincere il “partito” dell’indifferenza, della rassegnazione e dell’individualismo che potrebbe essere l’anticamera di un nuovo fascismo. Dalla Calabria si tocca con mano la decomposizione della nostra democrazia. C’è chi intorno al dramma di Sekene invoca il silenzio. Sarà lo Stato nelle sue varie articolazioni a stabilire la “verità”. Secondo costoro, lo “Stato” è di tutti ma Sekene, per tutta la breve durata della sua vita, è stato nessuno! E di inconsapevoli Sekene è piena la nostra Terra!

L’ANGOLO DI PRRELLO

Una Bionda all'Ufficio Postale di Siderno Marina

All'ufficio postale di Siderno, ad uno degli sportelli a diretto contatto col pubblico, c'è quasi sempre una Signora bionda e carina. Non conosco il suo nome, so che è lì da tantissimi anni e ho notato, tutte le volte che mi reco per fare una qualsiasi operazione, che tutti quelli che entrano cercano, quasi disinteressandosi del numero che hanno, di dirigersi verso di Lei. Forse perché ci consiglia come fare e ha tanta pazienza con noi pensionati, desiderosi di avere un aumento che, però, non arriva mai. Un ringraziamento allora a questa cordialissima Signora, oltre che a tutto il personale dell'Ufficio Postale. Franco Parrello


REDAZIONALE

Relatore d'eccezione lo chef e maestro pizzaiolo Marco Rufini, istruttore presso l'accademia del Gambero Rosso, che ha mostrato a tutti i presenti quanto sia orgoglioso della sua pizza“romana”, un prodotto nuovo ma che ha già ricevuto un incredibile consenso grazie alla sua croccantezza e sofficità ma soprattutto alla sua alta digeribilità.

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uesta volta all'aperto, in una singolare e suggestiva atmosfera hawaina cadenzata dai colori della nostra bandiera. Sergio della Minici Divisione Arte Bianca il 21 e 22 giugno scorsi ha dato il benvenuto all'estate con un incontro formativo e dimostrativo che ha avuto come star d'eccezione, lei la regina della cucina italiana... sua maestà la Pizza! Il corso è stato tenuto da un relatore di tutto rispetto: Marco Rufini, chef e maestro pizzaiolo, da qualche anno istruttore presso l'accademia del Gambero Rosso di Roma. Cresciuto tra i tavoli del ristorante di famiglia, a un certo punto della sua vita Marco si innamora delle farine macinate a pietra, del pane fatto in casa, della pizza con lunghe lievitazioni. Nella due giorni organizzata presso la Minici Dab ha mostrato a tutti i presenti quanto sia orgoglioso della sua pizza “romana”, dal bordo medio-alto, croccante e soffice nel contempo ma soprattutto altamente digeribile. A Roma la chiamano la “Scrocchiarella”, è un prodotto nuovo ma che ha già ricevuto un incredibile consenso: mette d'accordo fanatici esigenti, cultori discreti e mangiatori occasionali. Marco ha preparato un impasto molto

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semplice utilizzando solo farine 100% italiane, acqua (dal 70 all'85%), sale e pochissimo lievito. In particolare per realizzare la sua pizza romana alla pala, tonda e in teglia, Marco ha utilizzato le farine distribuite dai Campi Protetti Pivetti, il primo marchio (certificato dall'ente internazionale CSQA) che gestisce una filiera minuziosamente controllata e la totale italianità e salubrità dei grani utilizzati. "La pizza è una specialità italiana, l'alimento più mangiato al mondo e che nel settore gastronomico più caratterizza l'Italia. Noi vogliamo offrire un prodotto esclusivamente italiano - dichiara Adamo De Maro responsabile Pivetti - Con le farine Campi Protetti Pivetti un professionista che vuole restare fedele all'autentica ricetta della pizza ha finalmente la certezza di contare su un ingrediente frutto esclusivamente della macinazione dei migliori grani italiani, di qualità selezionata e sopratutto di salubrità ed origine certificata". I tecnici Pivetti valutano l’idoneità di ogni agricoltore per la coltivazione di frumento Campi Protetti Pivetti nel rispetto del disciplinare, esclusivamente nelle province di Ferrara, Bologna e Modena, l’area più vocata alla coltivazione dei grani di migliore qualità in Italia. "Per ridurre al minimo il rischio di contaminazione, il disciplinare prevede che il

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grano non venga coltivato laddove insistano zone industriali o strade a forte scorrimento di traffico - prosegue De Maro. Inoltre, viene fissato un utilizzo minimo di fitofarmaci" . Per quanto riguarda la cottura della pizza realizzata da Marco Rufini, sono stati utilizzati il forno a legna Pavesi e il forno elettrico Tagliavini Modular, sinonimo di progresso ed evoluzione nelle cotture. Il pubblico presente ha osservato con grande attenzione le metodologie di impasto che hanno previsto anche l'utilizzo di fibre e germe di grano - la parte interna del chicco più ricca di vitamine e più saporita - e di questi ingredienti preziosi ne sono state consigliate le dosi ideali. Inoltre, è stata ampiamente approfondita la tecnica di maturazione dell'impasto tramite la tecnologia a freddo, con tutti gli accorgimenti del caso. Le dimostrazioni organizzate dalla Minici Dab sono infatti una imperdibile occasione di primissimo livello per scambiarsi tecniche ed esperienze. "Dobbiamo imparare a confrontarci senza lasciarci sopraffare da questo alone di invidia che purtroppo spesso ci avvolge - dichiara convinto Sergio Minici - Per eccellere davvero bisogna camminare insieme, altrimenti siamo destinati a rimanere delle gocce nel deserto".

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L’INTERVISTA A MIMMO CAVALLARO

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Il grande chimico della

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tarantella Il 2 luglio Siderno sarà investita da quel mulinello di emozioni travolgenti che da anni fa scatenare nonni e nipoti, mettendo al bando la noia e accendendo quell’allegria assurda che non si spiega. Perchè la musica di Mimmo Cavallaro è anche questo: un'incursione irrefrenabile di molecole impazzite che irrompono come schegge da un'altra vita. MARIA GIOVANNA COGLIANDRO

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na sbornia solenne di musica è in programma per il 2 luglio a Siderno, in piazza Risorgimento. Dopo l’esibizione dei The Flyers e dei Marvanza e la proiezione dei quarti di finale del Campionato Europeo di calcio, sarà la volta del concerto di Mimmo Cavallaro, padre di quel fenomeno musicale e culturale esploso nel 2009, che ha ridato o forse finalmente dato - valore alla tarantella. I suoi ritmi sciogligambe mettono in moto una chimica infinitamente ricca e misteriosa che invoca mondi lontani. Un mulinello di emozioni travolgenti per sei lunghi anni ha fatto scatenare nonni e nipoti, mettendo al bando la noia e accendendo quell’allegria assurda che non si spiega. Perchè la tarantella è anche questo: un’incursione irrefrenabile di molecole impazzite che irrompono come schegge da un’altra vita. Questa settimana abbiamo intervistato per voi il grande chimico della tarantella calabrese, Mimmo Cavallaro. Iniziamo con una domanda che è un po’ una curiosità generale. I TaranProject sono stati un gruppo che ha investito le nuove e le vecchie generazioni con la stessa forza prorompente di un’onda anomala. Oggi quell’onda pare si sia ritirata. Cosa resta dei TaranProject? I TaranProject come gruppo iniziale non esistono più. Esiste il gruppo di Mimmo Cavallaro che aveva ideato il progetto da cui è partito quel movimento che ha, poi, portato a cavalcare l’onda della musica popolare in Calabria. Oggi abbiamo un progetto un po’ diverso che però prosegue sulla scia della ricerca sulla musica popolare. C’è una causa scatenante alla base dello scioglimento dei TaranProject? Cosimo in questo periodo ha un progetto discografico suo personale, ha l’esigenza di promuovereil suo nuovo disco e di conseguenza ha dovuto abbandonare il progetto dei TaranProject. Quindi non c’è stato alcun dissapore tra di voi, siete rimasti in buoni rapporti? Assolutamente sì, la separazione è dettata solo da esigenze di lavoro. C’è speranza che il gruppo si ricomponga? Le speranze ci sono sempre, non diamo mai niente per scontato e definitivo. Se in futuro ci sarà l’esigenza di realizzare qualcosa insieme, nessuno ce lo precluderà. I gruppi di musica etno-popolare devono lasciarsi contaminare da altri generi per trovare nuova linfa o hanno in sè la forza di creare sempre un nuovo sound, seppur ben ancorato alla tradizione? Penso che i gruppi di musica etnica debbano innanzitutto conoscere il panorama della musica popolare locale - i cantori, il modo di cantare e suonare di un tempo - ossia quella stella polare che ha accompagnato intere generazioni e che tanto ha della poesia. Quando sono in giro per la Calabria, appena giunto in

un qualsiasi paesino, chiedo di parlare con il più anziano del posto che ricordi ancora il testo e la melodia di qualche brano antico, e non di rado mi imbatto in scoperte davvero interessanti. Tuttavia è chiaro che per apportare delle innovazioni e creare un sound originale ognuno debba attingere dal proprio background che non si limita alla musica popolare. Il flamenco, come pure il tango, da balli etnici sono diventati generi musicali internazionali. Perchè questo processo non riesce a interessare anche la tarantella? Questo dipende dalle politiche nazionali che in passato hanno privilegiato gli altri generi musicali tralasciando la musica popolare. Se pensiamo che negli anni ‘50 per far conoscere la musica popolare italiana è dovuto arrivare un americano... Si tratta di Alan Lomax, il primo grande etnomusicologo che il mondo occidentale abbia conosciuto, un infaticabile collezionista di musica tradizionale. Seguendo la sua importante esplorazione nel mondo dei suoni è giunto negli anni ‘50 a registrare i repertori più vari della musica popolare italiana così da fare uno studio di grande spessore storico-culturale sulla nostra tradizione musicale. Ancora oggi abbiamo le sue registrazioni che sono punto di riferimento per chi si interessa di musica popolare. Nella Locride la musica che spazio ha? In Calabria la Locride è l’area che registra il maggior fermento, basti pensare al festival di Caulonia, ma anche a gruppi popolari che hanno fatto la storia della nostra musica come i Quartaumentata. Nella sua carriera cos’ha chiesto alla musica e che risposte le ha dato? Alla musica ho chiesto di accompagnarmi nella vita. Faccio musica da piccolissimo ed è stato per me il veicolo principale per esprimermi, lo strumento che mi ha permesso di superare tanti ostacoli e tante paure. Nietzsche diceva che senza musica la vita sarebbe un errore. Come sarebbe stata la vita di Mimmo Cavallaro se non avesse incontrato la musica? Mi è assolutamente impossibile immaginarla. La mia vita senza la musica? Non sarebbe stata vita. Qualche anticipazione sul nuovo album? Si tratta di un live in studio di brani più rappresentativi degli ultimi sei anni, assemblati in un unico progetto dando una rinfrescata a livello del sound. Ci sarà, inoltre, un inedito, una canzone d’amore. Come vede la musica popolare tra vent’anni? Visto come scorre velocemente il tempo non riesco ad avere un quadro chiaro di cosa potrebbe succedere tra vent’anni. Mi auguro che ci sia ancora attenzione per la musica popolare, non si smetta mai di rinnovarsi senza tuttavia perdere di vista la memoria storica, uno scrigno prezioso da cui attingere sempre. E poi spero che si trovi il modo di far conoscere questo nostro straordinario patrimonio a tutto il mondo.

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GERENZA

Registrata al Tribunale di Locri (RC) N° 1/14

Le COLLABORAZIONI non precedute dalla sottoscrizione di preventivi accordi tra l’editore e gli autori sono da intendersi gratuite. FOTOGRAFIE e ARTICOLI inviati alla redazione, anche se non pubblicati, non verranno restituiti. I SERVIZI sono coperti da copyright diritto esclusivo per tutto il territorio nazionale ed estero. GLI AUTORI delle rubriche in cui si esprimono giudizi o riflessioni personali, sono da ritenersi direttamente responsabili.

Direttore responsabile: MARIA GIOVANNA COGLIANDRO Direttore editoriale: ILARIO AMMENDOLIA COLLABORATORI: Jacopo Giuca, Lidia Zitara, Ilario Ammendolia, Franco Parrello, Domenico Spanò, Sara Leone, Sara Jacopetta, Katia Candido, Maria Verdiglione

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

L’Italia che non va... Siamo in mano a politici corrotti e incapaci, al centro di scandali che, impuniti, ci svuotano tutti i giorni tasche e mente! Le banche, più che da padroni, sono guidate da strozzini e la Boschi e Renzi ne sanno qualcosa! L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro (e chi l’ha visto?), ma utile solo a mantenere i parlamentari di Camera e Senato e a far mangiare le Regioni e le Province che non hanno più motivo di esistere! Dov’è finita la Costituzione giuridicamente migliore del mondo?! Abbiamo venduto o fatto fallire tutte le migliori fabbriche e firme del nostro Paese. La meccanica e l’elettronica, che facevano dell’Italia la quinta potenza mondiale, sono scomparse. Non ci mancava niente eppure oggi manca tutto. Ci rimangono solo i monumenti e la storia: sareste capaci di vendere anche questi? Allora sì che saremmo a posto! Gli unici uomini veri, Falcone e Borsellino, due magistrati con gli attributi, li abbiamo uccisi così come Moro o Walter Biagi. Dov’era lo Stato allora? Perché li abbiamo lasciati soli? Chi è stato a eliminarli davvero? Il problema immigrati è diventato un

business sul quale ormai mangiano tutti. Frontiere aperte anche di domenica… sconti speciali per ogni povero cristo che riesce ad arrivare a Lampedusa alla quale, pure, va il nostro grazie per tutti ciò che sta facendo! Legalizzatelo, questo traffico di uomini! Almeno vedremmo meno cadaveri in mare! Quei due bravi ragazzi di Prodi e Ciampi ci hanno portato l’Euro con la prospettiva di crescere, eppure, con tutto il rispetto, stiamo diventando un paese da terzo mondo. E la scuola? Oggi è solo per quelle persone che si sono arricchite sulla nostra pelle, sfruttando i sacrifici che abbiamo fatto per una vita e, anche se riesce a insegnare a qualcuno, l’unica scelta possibile è andare all’estero, come fanno i nostri migliori ricercatori che scappano perché ci siamo mangiati tutti fondi che erano destinati ai loro studi! Scusate, più che un articolo il mio è diventato lo sfogo di un italiano deluso. Non siamo stati capaci nemmeno di riscuotere le tasse e abbiamo dovuto inventarci un’istituzione odiosa come Equitalia. Ormai, se vediamo il postino, proviamo nei suoi confronti un odio assurdo solo perché fa il proprio dovere. Non siamo mai stati uniti… e non lo saremo mai! E il popolo cosa fa? Quello che ha sempre fatto: zitto e tira a campa’. Povera Italia! Giuseppe Belligerante

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Quale Forza Italia hanno in mente Crinò e i suoi amici? Con molta attenzione mi è capitato di leggere sulla Riviera del 5 giugno ed a firma FS, l'articolo riguardante le prossime azioni di uno dei "Kennedy" di Casignana, il Sen. Franco Crinò, ed anche le precisazione del "meno famoso" Giuseppe e in particolar modo della squadra che sinora ha messo in piedi, nel numero del 12 corrente mese. Senza entrare nel merito di quanto detto dal prof. Giuseppe Crinò, in quanto reputo siano, per molti versi, fatti non tanto pubblici quanto da chiarire in famiglia, mi preme invece cercare di capire meglio quanto asserito sia nel primo che nel secondo articolo. Intanto perché in un periodo così buio e in cui tanti fuggono da Forza Italia e dal centro destra in generale, porsi l'obiettivo di ricomporre i cocci di quanto fu, deve sembrare ai più, se non a tutti, opera meritoria. Certo ancora i contorni sono molto sfumati e lasciano molti dubbi su dove si voglia andare a parare e, cosa non secondaria, come e con chi, avendo invece capito che compito precipuo di questa "squadra" è un'opera di pressing muscolare sulla nostra commissaria regionale Jole Santelli, alla quale hanno già consegnato un "papello" di richieste politiche. Bene. Qualsiasi cosa aggreghi è sempre la benvenuta. Ma... Ma per quale progetto politico? Quale Forza Italia hanno in mente Crinò e i suoi amici? Quale sbocco vedono questi signori e soprattutto per fare quali future alleanze? E tale nuova impostazione del nostro Partito da loro immaginata, avrà connotazione regionale (e quindi con valenza nazionale) o la si vorrà relegare di nuovo nel retrobottega di una rinnovata lotta di potere a livello provinciale? E dico questo in quanto sia leggendo il primo articolo che le successive dichiarazioni mi è sembrato lampante, pur concordando sul fatto che il partito ha estrema necessità di una forte manutenzione, che questa deve essere posta su delle idee di base precise e forti e non su di un gruppo di amici, che pur animati da buone intenzioni, danno la

stura invece e solo a delle illazioni in quanto tutto ciò sembra il rinnovato tentativo di riciclarsi o quantomeno di restare il più possibile sul proscenio politico. In un convegno di amici più che di iscritti organizzato alcuni mesi fa dall'On. Nino Foti a Reggio Calabria, ho avuto modo di ascoltare gli interventi sempre puntuali e precisi di Franco Crinò e di Francesco Macrì, e nulla hanno fatto trapelare di tale progetto ma anzi mi sono sembrati su fronti opposti sul come riunire il nostro malandato centro destra soprattutto in provincia di Reggio Calabria. Ed al mio successivo intervento imperniato sull'antagonismo politico (ma necessariamente non elettorale) nei confronti di una destra leghista e lepenista, che non appartiene alle nostre tradizioni culturali, di rappresentanza sociale e di bacino elettorale, e nella mia motivata pretesa di occuparci prima della ricomposizione interna di Forza Italia in provincia di Reggio

Imprenditori, professionisti e istituzioni devono salvare il Paese! In occasione del trentennale dell’Ordine dei commercialisti di Locri si è tenuto un convegno nel quale è stato sviluppato un tema davvero ambizioso, relativo a come il rapporto tra imprenditori, professionisti e istituzioni dovrebbe creare una sinergia in grado di sovvertire le sorti del nostro paese. L’intera categoria ha avuto modo di confrontarsi su temi di stretta attualità grazie agli interventi dei colleghi, prima delle conclusioni affidate al presidente nazionale dell’ordine Gerardo Longobardi.

Calabria e poi, solo poi, di fare eventuali alleanze strategiche per ricomporre un centro destra con tanto di trattino per far capire che siamo due cose distinte, proprio da Crinò e Macrì sono stato attaccato con argomentazioni contrapposte ma che in fin dei conti ritenevano il mio intervento velleitario e fuori luogo. Da ciò devo arguire che da allora alcune cose sono cambiate se ora ritrovo assieme questi amici accomunati da un idem sentire di cui non abbiamo ancora piena e reale contezza. E certamente alcune cose sono cambiate se nel successivo incontro al Palazzo della Regione a Reggio Calabria, con lo scopo di riunire tutte le anime del centro e della destra nella nostra Provincia, la prima cosa che è stata fatta è stata quella di estromettere dal tavolo dei relatori proprio l'on. Nino Foti, vice commissario regionale di Forza Italia, a cui tanti guasti possiamo attribuire, ma a cui tutti dobbiamo tanto ed a cui è mancata la vicinanza pubblica e politica

proprio delle persone simbolo del nostro centro destra della locride come sono considerati Crinò e Macrì, tranne che non mi sia sfuggito qualcosa, ed anche degli altri amici che ora orgogliosamente si sottoscrivono in calce a questo novello progetto. E certamente alcune cose sono cambiate se al tavolo dei relatori abbondavano personaggi portatori di sigle le più varie con tanta boria e con non sappiamo quanti voti, ed i nuovi capataz di Forza Italia in provincia di Reggio Calabria assieme ai "vecchi" già pronti a trasmigrare in altre aggregazioni. Certo l'Italicum costringerà tutti in un novello abbraccio dove solo uno sarà il prescelto, (e tutti sappiamo chi sarà), mentre gli altri saranno il contorno al piatto forte, forte perché nelle grazie della cosentina e quindi del cerchio magico e quindi di Berlusconi (intervento al cuore permettendo: auguri Presidente!) che graziosamente e magnanimamente lo designerà come capolista. Ecco spero che in un futuro non molto lontano Franco Crinò ed i suoi nuovi e variegati compagni di viaggio sappiano e vogliano rispondere ai tanti dubbi che questa operazione appena iniziata può suscitare, anche perché avvertiamo tutti la forte necessità di un nuovo centro, ripeto centro, che sia anzitutto alternativo alla sinistra, che sia di aggregazione e che ritorni a fare politica per la gente e tra la gente, ma solo in presenza di un progetto ideale da perseguire al disopra di ogni interesse personale. Ecco di fronte ad un puntiglioso, valido e preciso progetto composto da tante idee guida che possano valere non solo nella nostra Provincia o nella nostra Regione ma anche a livello nazionale, (perché prima o poi Forza Italia si dovrà rinnovare e dovrà di nuovo fare politica occupando lo spazio che merita), ecco dicevo solo in questo modo il progetto di questi amici avrà un risultato ed avrà il concorso di tante altre persone. Dr Salvatore D'Agostino - Coordinatore Comunale F I - Bianco



SOCIETÀ Secondo un approfondito studio dell’Associazione“Symbola”per ogni euro investito in cultura, se ne sviluppa quasi il doppio in altri settori: 1,67 euro, per l’esattezza. Insomma un potere esponenziale inimmaginabile e purtroppo sconosciuto, perfino negato da chi in Calabria pratica la politica come uno sciacallo la savana.

Se di cultura n obbiamo ringraziare Giulio Tremonti per questa frase memorabile che ha giustificato anni di incuria deliberata, di malversazioni, di promesse mai mantenute, di degrado urbano e sociale. Tremonti mentiva sapendo di mentire: oltre al settore culturale, l’unico in grado di esser da traino per gli altri in modo così forte è quello scientifico, su cui si investe sempre meno. Secondo un approfondito studio dell’Associazione “Symbola” con il supporto di Unioncamere, per ogni euro investito in cultura, se ne sviluppa quasi il doppio in altri settori: 1,67 euro, per l’esattezza. Insomma un potere esponenziale inimmaginabile e purtroppo sconosciuto, perfino negato da chi pratica la politica come uno sciacallo la savana. La percentuale di “boost” su altri settori potrebbe aumentare se anziché tagliare, sulla cultura si investisse. Basti pensare che Germania e Olanda sono tra le nazioni europee che investono di più su attività creative o culturali, che portano poi a quel famoso “indotto” di cui tanto si parla ma che il Sud non vede neanche con il telescopio. Lo studio di “Symbola”, reperibile gratuitamente sul portale Isuu, è l’unico che quantifica il peso della cultura all’interno dell’economia nazionale. Secondo lo studio più recente (2015), la percentuale della ricchezza prodotta in Italia dalla cultura è 5,4, un numero apparentemente basso, ma sorprendentemente alto se si pensa a quanto devastanti siano stati i tagli in questi ultimi anni. In pratica questo 5,4 per cento viene da solo, senza che si faccia poco altro che staccare biglietti. Ma andiamo su dati ancora più tangibili: le aziende che hanno investito in cultura hanno visto crescere il loro fatturato del 3,2 per cento, mentre quelle che non lo hanno fatto hanno perso quasi un punto percentuale (0,9%). La cosa non è sfuggita alla Commissione Junker, che ha dato garanzia alla Banca Europea per gli Investimenti di diversi milioni di euro destinati ad attività culturali in grado di sollecitare altri settori economici, come il turismo, la moda, l’industria del mobile, l’architettura.

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I nostri politici non hanno certo la cultura di Junker, ma alcuni eventi macroscopici non dovrebbero passare inosservati: Matera alla ribalta come capitale europea della Cultura 2019 grazie anche a un ottimo lavoro della film commission, in grado di attirare major cinematografiche come DC Comics -Warner Bros., che ha prodotto il primo episodio di “Wonder Woman”, dovrebbe far capire che questo genere di visibilità internazionale non è né impossibile né - per certi versi - difficile per la Calabria, in quanto territorio in buona parte inesplorato e sconosciuto anche agli italiani. Se le esportazioni del sistema produttivo culturale di Veneto e Lombardia raggiungono cifre impensabili (8-9 mila milioni di euro nel 2012), quelle della Calabria, in totale, non coprono la cifra prevista per la ricostruzione del lungomare di Siderno. La logica secondo cui una regione che da sola detiene la più alta percentuale di beni archeologici d’Italia dovrebbe avere un introito direttamente proporzionale, è del tutto errata. E non vale solo per la Calabria, ma per regioni come il Lazio, la Campania, e più in grande, per l’Italia rispetto ad altre nazioni europee. La “versione” comune è che in Italia si fa fatica a gestire il patrimonio culturale perché è immenso, mentre altre nazioni faticherebbero meno a gestire pochi ma significativi luoghi di interesse. Ovviamente è una scusa: se fosse vero dovrebbe valere per Grecia, Spagna e Francia, che di beni artistici e archeologici non sono povere, e per gli Stati Uniti, che i beni archeologici, non avendoli, se li sono addirittura inventati. C’è quella pidocchiosa cattedrale di San Patrizio affogata in mezzo ai grattacieli, che avrà si e no 150 anni e se la tengono come una reliquia! Al contrario ciò che vale e che “fa mangiare” non è la presenza o meno di beni artistici, ma la capacità di realizzare, organizzare e promuovere attività economiche che esprimano originalità, creatività e soprattutto siano identitarie di un luogo, in un legame fittissimo e pionieristico con le nuove tecnologie. Ora, cari politici, se la lezione la volete somministrata come lo sciroppino perché da soli non ci arrivate, poi non dite che non ve l’abbiamo detto. Lidia Zitara


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L’EDITORIALE

L’OPINIONE

La Cultura in Calabria? Una cagata pazzesca!

Il governatore Oliverio e la tumulazione della cultura

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO - "Ah la nostra merdaccia. Venga venga, si accomodi! Chissà quale profondo giudizio estetico avrà maturato... Dica dica..." - "Per me la corazzata Cotionkin è una cagata pazzesca!". Preferiva vedere la partita della nazionale il ragionier Fantozzi, invece è stato costretto a sciropparsi un film non esattamente nelle sue corde. Una noia immane quella Corazzata Potemkin, una scocciatura delle più urticanti. È un po' l'effetto che ancora procura a molti il pensiero che la cultura possa divenire fonte di guadagno. La difficoltà principale è valutare le economie connesse alla cultura a causa della loro natura prevalentemente immateriale. Ma torniamo un attimo a Fantozzi. Chissà cosa avrebbe esclamato il ragioniere dalla mutanda ascellare se la sua Pina gli avesse portato in tavola un Henri Jayer Richebourg Grand Cru, tra i più pregiati vini rossi al mondo, soprattutto dopo averne scoperto il prezzo. Senz'altro anche quel rosso della straordinaria Côte d’Or sarebbe stato giudicato dal ragioniere "una cagata pazzesca" o magari una ciofe-

i viene il sospetto che il Signor Presidente Oliverio sia convinto che la Calabria ed i calabresi non abbiano bisogno della ‘Cultura’; o quantomeno che essa sia un lusso che non si possono permettere. O forse è convinto che nessun’altro della sua maggioranza di governo, o addirittura dei più di due milioni di calabresi, sia all’altezza di occuparsi di questo aspetto essenziale della vita civile. Non si spiega, se no, perché si tenga così stretto l’assessorato alla Cultura, che, se ben gestito, con programmi seri, lungimiranti e a lungo termine, da un assessore competente e motivato, più di ogni altro comparto, potrebbe contribuire stilare un trattato apposito; non basta, Signor allo sviluppo economico e all’occupazione Presidente, cambiare il nome all’Ente della forestaziodei giovani. ne! Siamo stupefatti come il Signor Presidente, con decine di Per tornare alla Cultura e ai beni culturali ignoriamo i funzioni attribuitegli dallo Statuto Regionale, dalla progetti presidenziali. Sappiamo però che Istituzioni Costituzione della Repubblica, dalle leggi ordinarie, man culturali, a suo tempo promosse anche dalla stessa mano che vengono promulgate; oltre ai doverosi e gravosi Regione, come la Fondazione Nazionale Corrado oneri di rappresentanza istituzionale e politica, possa anche Alvaro, che realizzava annualmente un Premio letterapensare, dico solo pensare, allo sviluppo culturale della rio tra i più prestigiosi in ambito nazionale, e che ha porRegione. Sì, siamo stupiti, ma non più di tanto, vista la sua tato il nome della Calabria e della sua cultura in varie predisposizione naturale ad accumulare più ruoli e potere parti dell’ Europa, che ha espresso una produzione edipossibile. L’ha dimostrato riservandosi, oltre che la Cultura, toriale su Alvaro di livello alto e celebrato decine di Istruzione, Università, anche Turismo sport e tempo libero, incontri culturali, è stata abbandonata al proprio destiPolitiche agricole e, niente meno che la politica sullo smaltino. E che per grandi personaggi della cultura calabrese mento dei rifiuti e su Ambiente e Territorio. (Raf Vallone – centenario della nascita il 17 febbraio Partendo da quest’ultima, non so se il Presidente sia a cono2016, Corrado Alvaro sessantesimo della morte 11 giuscenza della situazione delle fiumare del versante ionico gno 2016,Il centenario della morte di Umberto come Verde, Bonamico, Careri, e se la Regione intenda Boccione cade il 17 agosto 2016) l’Assessorato alla intervenire prima del prossimo e sicuro disastro; il Cultura della Regione, non solo non ha fatto nulla, ma Bonamico, in alcuni tratti ha il letto più alto della vicinissima ha contribuito alla loro cancellazione dalla memoria strada provinciale. Non parliamo della questione dei rifiuti e collettiva. Fino a quando, signor Presidente, i calabresi dei depuratori, per carità di patria. In alcuni tratti di spiaggia potranno tollerare la Sua insensibilità per la cultura in ionica, tra i più belli del Mediterraneo, è proibita la balneagenerale e per quella calabrese in particolare? zione per il mancato funzionamento dei depuratori. Quanto Fortunato Nocera all’Agricoltura e alle foreste dell’Aspromonte bisognerebbe

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non si mangia ca. A quei tempi, infatti, non era stata ancora creata una vinificazione di qualità poichè i consumatori non erano ancora maturi per riconoscere, accogliere e apprezzare i prodotti. Negli ultimi vent'anni, invece, il settore della vinificazione ha conosciuto una graduale e inesorabile crescita, caratterizzata dal miglioramento della qualità dell’offerta accompagnata da una maggiore competenza della domanda; quindi da un lato il vinificatore esperto ed entusiasta, dall'altro il consumatore che dà valore al lavoro e alle scelte del primo. Pertanto il giudizio del povero Fantozzi sarebbe stato dettato dalla mancata conoscenza non dal mancato apprezzamento. Lo stesso ragionamento vale oggi per il settore della cultura, snobbato soprattutto nel Mezzogiorno e ancora di più, ahinoi, in Calabria. Sarà difficile veder nascere delle economie significative intorno alla cultura finchè si continuerà a pensare che alla maggior parte dei cittadini la cultura provochi, nella migliore delle ipotesi, una noia pazzesca. Nel caso in cui, invece, i cittadini vengano messi nelle condizioni di inserire - così com'è successo per il vino - la cultura in un contesto di esperienza che le attribuisca valore e significato, potremmo sorpenderci che quanto finora disprezzato possa finalmente iniziare ad essere guardato con interesse. La prima mossa è, quindi, la creazione di un contesto di esperienza che, permettendo all’individuo di valutare e "degustare", faccia sì che si inneschi un’interazione sinergica tra domanda e offerta che porti alla graduale emergenza di un mercato oggi inesistente. Questo non sarà possibile in Calabria se non prima ci si libera di due preconcetti deleteri: da un lato la sindrome del bene limitato, dall'altro il deficit di funzionamento delle istituzioni pubbliche. Noi calabresi siamo tormentati dalla limitatezza dei beni e delle risorse, perciò siamo portati a bocciare tutte quelle iniziative giudicate troppo intraprendenti e individualistiche che li azzererebbero definitavemente. Per noi il guadagno degli uni è necessariamente ottenuto a spese degli altri. Questo spiega perchè, sebbene in Calabria, con particolare riferimeno alla Locride, si sia assistito negli ultimi anni a un fiorire di associazioni e centri culturali, purtroppo non basta la loro presenza per affermare che il territorio è socialmente attivo. I cittadini considerano questo fermento culturale una sanguisuga e ritengono che segua - il che in alcuni casi è anche vero - delle logiche autoreferenziali, se non addirittura autocelebrative. Ciò in parte viene automaticamente addebitato al deficit di funzionamento delle istituzioni che crea il terreno fertile alla perpetuazione di comportamenti sociali egoistici. E così quando ciascuno di noi inizia ad avvertire di essere stato superato da un altro non perchè dotato di maggiori capacità ma perchè favorito dal funzionamento perverso di istituzioni incapaci, scatta la cosiddetta invidia sociale, che sterilizza ogni tentativo di cambiamento. Eppure statistiche ufficiali attribuirebbero alla Calabria quote esorbitanti del patrimonio culturale nazionale. E all'interno di questo stock non rientrano solo monumenti, insiemi architettonici, reperti archeologici, dipinti e sculture ma anche le testimonianze della cultura materiale, i riti, le forme di canto popolare. Ma finchè ci daremo volontariamente in pasto all'invidia e al complesso di inferiorità, tutti i bei discorsi sulla cultura come fonte di valore aggiunto resteranno in Calabria lettera morta.


LA SCUOLA DI DANZA AJOD DI BIANCO FESTEGGIA IL SUO DECIMO COMPLEANNO. assione, gioia, emozione sono stati i connotati salienti del saggio di danza, patrocinato dal Comune di Bianco, presentato dalla scuola AJOD – Associazione Jonica Danzatori, domenica 19 giugno in un'affollatissima piazza Cinque Martiri. Lo spettacolo ha visto gli allievi cimentarsi in coreografie di danza classica, contemporanea e moderna fino al musical “Cats” sulle musiche di Webber e la rappresentazione della favola “Aladdin”, danzata sulle musiche del famoso cartone animato della Disney. Lo spettacolo offerto è stato di altissimo livello per la qualità delle performances degli allievi, per i magnifici costumi e per le magiche coreografie create dal maestro Natale Nucera, fondatore e direttore della scuola presente a Bianco e diventata ormai da dieci anni importante punto di riferimento per chi voglia avvicinarsi allo studio della danza. La scuola ha, infatti, raggiunto importanti risultati nel corso degli anni, ultimo dei quali, la scorsa primavera, la vittoria di una borsa di studio degli alunni al Concorso Nazionale “Maria Taglioni”. Molto apprezzata l'esibizione degli ospiti: la scuola “Dionysos” di Siderno, diretta dalla bravissima Ivana Sanci e i balletti e le coreografie curate dalla ballerina e coreografa Miriam Napoli. La serata si è conclusa con il “finalissimo” che ha visto danzare sul palcoscenico tutti gli allievi della scuola insieme al Maestro Natale Nocera e alla sua assistente di sala, l'eccellente maestra Antonella Accinni. L'augurio è che la AJOD possa festeggiare tantissimi compleanni raggiungendo traguardi sempre più ambiziosi.

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"The Flyers la band col ciuffo che volat SARA LEONE

seguirli, qualche altro si è fermato all'apprezzamento di quei giovanissimi così in gamba. Eppure loro, in silenzio e lontano dal clamore della folla, hanno lavorato, hanno migliorato loro stessi e la band, e poi sono tornati: più agguerriti di prima. Hanno saputo, casualmente, tramite un annuncio alla radio - mi racconta Salvatore di un concorso musicale indirizzato prevalentemente a studenti, il "CampusBand musica e matematica" la cui finale si sarebbe disputata a Milano e, senza troppe pretese, si sono iscritti. Sono stati selezionati, sono atterrati a Milano il 16 Giugno, si sono esibiti davanti alla giuria dopo mille raccomandazioni e numerosi incoraggiamenti da parte di chi è rimasto a casa. Hanno cantato e suonato un brano edito e un loro inedito. E poi... hanno vinto. Si sono classificati primi accaparrandosi un contratto con un'etichetta discografica che produrrà e pubblicherà un singolo contenente i due brani presentati al concorso ed eseguiti nella finale, e due borse di studio, una per compositori, autori o interpreti da usufruire presso il Centro Europeo di Toscolano, scuola fondata da Mogol e una per poter frequentare un corso per musicisti (chitarristi, batteristi, tastieristi, ecc) presso il CPM di Milano scuola musicale rappresentata da Franco Mussida.

È facile avere un sogno. Tutti ne hanno. Crederci profondamente, investire tempo, forza e passione, cadere e rialzarsi, sbagliare e riprovare, non mollare, sta in questo la vera differenza. In questo il vero valore e la più autentica bellezza. È facile credere in un progetto facendosi trascinare dalle amicizie, è complesso coltivarlo con dedizione e costanza. Ma una cosa è sicura: le soddisfazioni arriveranno. La pensavano così, quegli allora tredicenni che decisero di formare una band. Avrebbero potuto scegliere altro: una bici, una moto, uno sport, una fidanzatina, un bar, una pizzeria, un ristorante, il mare d'estate e il divano d'inverno. Eppure no, loro hanno scelto la musica. Si sono imbarazzati, sconfortati, rianimati e alla fine hanno vinto. Hanno nomi comuni, forse quelli dei lodo nonni; nomi semplici, come semplici sono le famiglie che li hanno tirati su così bene. Perché gran parte del merito è anche il loro. In arte sono i "The Flyers". Nella realtà sono ragazzi comuni, sono Michele Macrì, Salvatore Spadaro e Michele Panetta. Sono giovani leve sidernesi, eredi di un'arte importante, di una Calabria da portare in alto. Li avevamo lasciati all'esibizione in occasione della manifestazione "Vavalacircus" di qualche anno fa. Qualcuno ha continuato a

I Campionati Europei YMCA sbarcano a Siderno

Giro d'Italia in carrozzina, la sfida di Danilo e Luca fa tappa in Calabria Sono ripartiti. Danilo e Luca percorreranno anche quest'anno l'intera penisola, da Milano a Palermo, in carrozzina. La scorsa estate la vacanza era durata dieci giorni, quest'anno viaggeranno per un mese intero tra surf, parapendio e raccolta di pomodori. Danilo, 38 anni, è un designer e imprenditore torinese; Luca, 35 anni, anche lui torinese, è un architetto, tennista professionista e musicista. Sono partiti da Torino il 6 giugno scorso e concluderanno il loro viaggio il 6 luglio in Sicilia, passando ovviamente anche dalla Calabria. Faranno rafting sul fiume Lao e Papasidero a Cosenza e passeranno anche da Lamezia e Reggio Calabria. La loro storia è quella di una grande amicizia, iniziata quasi 20 anni fa a Torino in un’Unità Spinale. Il loro viaggio è una storia di coraggio, libertà e autonomia. Un inno all’amore per la vita e alla resilienza, un viaggio alla scoperta dei propri limiti con il

desiderio di superarli o anche solo di provare a farlo. Danilo e Luca si rivolgono a istituzioni, fondazioni, aziende e gente comune, futuri capi d’azienda, designer e scienziati per

invitarli a riflettere sulla possibilità di lavorare per sviluppare tecnologie e prodotti rivolti a questa categoria, che oggi conta ben 900 milioni di persone in tutto il mondo.

Per la seconda volta negli ultimi 4 anni la commissione europea per lo sport YMCA ha scelto Siderno come location per ospitare i Campionati Europei di Basket delle associazioni YMCA. Dal 6 al 10 luglio, tre delegazioni provenienti da Germania, Finlandia e naturalmente Italia parteciperanno con una squadra maschile e una femminile per delegazione, eccetto l’Italia che ne presenterà due per categoria. Il programma presentato dal comitato organizzatore prevede la cerimonia di apertura alle ore 21:30 del giorno 6 agosto e a seguire ci sarà il match di apertura che vedrà di fronte la nostra delegazione maschile affrontare la Finlandia. Un programma fitto di partite e di intrattenimento che avrà come centro principale l’YMCA a partire dal tardo pomeriggio, mentre durante la giornata le partite si disputeranno presso la palestra dell’ITC Marconi di Siderno. Uno staff di volontari internazionali, già giunti a Siderno, è a lavoro insieme a tutto lo staff YMCA per organizzare al meglio l’evento.

Euro2016: spopola la fisarmonica di Angelo Laganà Risuona negli spogliatoi degli Europei di calcio ed è la forza della condivisione mediatica. La fisarmonica midi di Angelo Laganà riesce a unire calcio e musica comunicando bellissime sensazioni. Il suono di Angelo Laganà diventa tormentone di un’estate segnata dai calci a un pallone. Il musicista calabrese ha composto dieci Valzer che portano il nome delle dieci città in cui si svolgono le partite degli Europei. Lo scopo è mettere in rete un suono d’altri tempi attualizzato al campionato.


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s" , ta da Locri ha conquistato Milano

Il gruppo rock formato da tre ragazzi giovanissimi di Locri ha trionfato al Campus Band Musica & Matematica, contest rivolto a tutti i gruppi musicali che si sono formati nelle scuole e nelle università italiane. Michele Macrì, Salvatore Spadaro e Michele Panetta si esibiranno il 2 luglio a Siderno in occasione di"Musica in Festa, allegria in piazza".

Li ho incontrati alla festa organizzata dalle famiglie al loro rientro da Milano. Una torta con il logo della band, tre bottiglie di spumante e lo striscione che li ha accolti all'arrivo a Lamezia su cui si leggeva "Vinceremo insieme" (che oltretutto è il titolo del loro inedito) facevano da sfondo all'intero festeggiamento. Insieme alle mamme e ai papà, ai nonni, agli zii, ai cugini e agli amici. A chi ha sempre creduto in loro e chi, giorno dopo giorno, ha imparato a crederci. "Hanno vinto i moscerini!"- ha esclamato il presentatore la sera del 16 Giugno. Erano i più giovani rispetto ai componenti delle altre band finaliste. Dei veri e propri moscerini che, esclusivamente con la loro semplicità e il loro imbarazzo, hanno portato a acasa la vittoria. Mi raccontano di telefonate a raffica, messaggi, post su Facebook, abbracci e complimenti vari che li hanno devastati e onorati, in questi giorni in cui i veri protagonisti sono stati loro. Hanno un tratto comune: un ciuffone che fa di loro ragazzi alla moda e che si pettinano di continuo con le dita delle mani. "Allora 'The Flyers' partiamo dal principio..." - introduco. "Io e Michele Macrì andavamo in classe insieme - racconta Michele Panetta. Eravamo appassionati di musica, abbiamo conosciuto Paolo Barsano, e abbiamo deciso di formare una band. Ci serviva un cantante.

Allora abbiamo pensato a Salvatore. Poi Paolo, un po' di tempo fa, ha deciso di prendersi del tempo per studiare e migliorarsi. Ci ha lasciati con la promessa che un giorno tornerà. Ci segue assiduamente e ha esultato per la nostra vittoria. È un grande amico." Mi sembrano (ma forse lo sono) delle piccole star e mi fa tenerezza il loro senso del "noi" che offusca completamente quello dell' "io". "Perché 'The Flyers'?" - chiedo curiosa. "Inizialmente non era una cosa studiata; volevamo qualcosa che avesse a che fare con il nostro sogno di volare. Abbiamo pensato a questo nome, e poi è rimasto quello effettivo." "E il vostro logo, invece? Perché un orsetto? Cosa rappresenta?" - incalzo. Si guardano, si scambiano sorrisi e sguardi d'intesa per poi rispondere: "Abbiamo visto quest'orsetto azzurro. Ci trasmetteva dolcezza. Al posto degli occhi abbiamo sistemato due "x" che fanno tanto rock. Abbiamo unito la dolcezza all'essenza rock. Un connubio perfetto, no?" - rispondono quasi all'unisono. Provo a immaginare l'emozione nel momento in cui hanno ricevuto la notizia di essere stati selezionati per la finale di Milano. Ma loro sconvolgono i miei pensieri: "Quando è arrivata al nostro indirizzo di posta la mail con la bella notizia, abbiamo notato che nel testo c'era scritto il nome di un'altra band, non quello della nostra. Non

Un ponte per la cultura È NATA LA SCORSA SETTIMANA L’ASSOCIAZIONE CULTURALE L’ARIETE. FONDATA DA LAURA DOMINICI E STRETTAMENTE LEGATA A FIMMINA TV, LA SUA SEDE DI VIA GRAMSCI SARÀ IL PORTO SICURO DI OGNI AMANTE DELL’ARTE, DELLA LETTERATURA E DELLA SCUOLA.

È iniziata sabato 11 giugno la storia dell’Associazione Culturale L’Ariete. In quell’occasione Laura Dominici, la presidente, ha spiegato come l’obiettivo del gruppo con sede in via Gramsci 17, a Siderno, sia quello di cercare di rafforzare l’offerta culturale delle nostre città, con iniziative originali e sorprendenti. Il nome dell’associazione deriva da un’esperienza personale della presidente: intenta a passeggiare per le strade di Cosenza durante il suo periodo di studi universitari, la Dominici s’imbatté quasi per caso nella vetrina di un negozio di animali, dall’interno della quale la osservava con curiosità un coniglio di razza Ariete con il quale fu amore a prima vista. Facendo un tributo al suo animaletto da compagnia, la Dominici ha dunque deciso di inaugurare questa sede per ospitare mostre e iniziative che siano aperte a tutti e possano diventare un punto di ritrovo per giovani e meno giovani che hanno voglia di discutere di società, scuola, arte e letteratura. La stessa mostra dell’artista locale Mariella Costa, che inaugura un lungo ciclo di eventi che la presidente vuole ospitare in via Gramsci, nasce con l’intento di avviare un percorso di conoscenza dell’arte locale attraverso appuntamenti che accompagneranno il pubblico mese per mese. Dopo la Costa, infatti, sarà la volta della pioniera della fiber art italiana Rosa Spina e del docente Massimiliano Farragina, che sarà il protagonista della mostra ospitata dall’associazione in agosto. A queste mostre, che integrano il programma DonnArte che Laura Dominici conduce per Fimmina TV, si aggiungeranno corsi ricreativi di ogni genere: manipolazione dell’argilla, di pittura, lettura e percorsi attinenti allo studio scolastico. Proprio per affrontare questa interessante sfida, la Dominici ha messo a disposizione dei locali di via Gramsci (e, conseguentemente, di chiunque vorrà esserne gradito ospite) una biblioteca di trecento volumi che potrà essere sfruttata dai giovani per studiare e che aspira a diventare un punto di ritrovo per giovani e adulti fino a quando la biblioteca comunale di Siderno non verrà finalmente completata. Ma l’Associazione L’Ariete sarà anche una vera e propria sede distaccata di Fimmina TV, la televisione al femminile del nostro territorio che avrà dunque da oggi la possibilità di essere più vicina alla realtà sidernese e che cercherà pertanto di usare questo ponte per raccontare al meglio le storie della nostra zona. L’intento dell’Associazione L’Ariete, come ci ha raccontato la stessa Laura Dominici, è insomma fare in modo che il cittadino possa partecipare attivamente alla vita culturale del territorio, divenendone attore protagonista e contribuendo a colmare le lacune che le istituzioni hanno ingenerato in questo campo nei lunghi anni in cui la priorità è stata data ad argomenti differenti. Sfruttando la propria conoscenza nell’ambito, la Dominici sta andando a colmare da sola un’enorme mancanza della nostra terra. Non ci resta che premiarla raccogliendo il suo assist. Jacopo Giuca

sapevamo cosa pensare. Se fosse stato un errore l'invio della mail a noi, o se avessero confuso il nome della nostra band con un'altra. Sono stati attimi di ansia..." Ma non riescono a finire di raccontare che prontamente interviene il papà di Michele Macrì: "ero tranquillo in casa quando Michele mi raggiunge e mi dice 'Pa, dobbiamo andare a Milano'. Insomma, ha sorpreso anche me" - afferma. E dopo aver compreso il lieto fine, chiedo informazione sulla loro sala-prove: "Avete un posto tutto vostro per provare prima dei concerti?" "All'inizio, sprovvisti di qualsiasi spazio, abbiamo optato per una soluzione momentanea: a turno la nostra sala prove sarebbe stata casa dei nostri genitori. E andava anche bene. Le mamme ci preparavano la merenda a base di torta al cioccolato e succo di frutta energizzante. Dopo poco tempo non sono mancate le lamentele di quei vicini di casa che ci accusavano di tenere il volume troppo alto e, nonostante i nostri sforzi per fargli capire l'importanza della musica, sono rimasti fermi sulle loro posizioni. Così ci siamo armati di buona volontà e abbiamo costruito una sala prove insonorizzata nella soffitta di Michele Panetta grazie soprattutto all'aiuto e alla pazienza di suo padre che, con estrema cura, ha edificato il nostro piccolo mondo. Ora

proviamo a volumi così alti da perdere l'udito ed è vietato l'accesso ai non autorizzati. Concediamo il 'pass' solo a chi viene a trovarci munito di cibo" - affermano fra tante risate. "Ma una curiosità su di voi?" - chiedo. Si affretta, dopo pochi secondi di esitazione, a rispondere Michele Panetta: "Ehm... che io e Salvatore siamo cugini vale come curiosità?". "Perché no! Due artisti nella stessa famiglia non è mica una cosa comune!" - esclamo. "Ma...litigate?" - domando. "Sì. Litighiamo! Soprattutto quando dobbiamo organizzare il lavoro - afferma Michele Macrì - però poi ci calmiamo, scoppiamo a ridere e ci passa subito." Numerosi abbracci e complimenti continuano ad arrivare insieme ad altri fan. E poi qualcuno chiede qualche pezzo live, lì improvvisato. In un batter d'occhio si sono muniti degli strumenti, il legno della chitarra funge da batteria ed è subito un successo. Tutti canticchiavamo il loro inedito, e le nonne si asciugavano il viso. Eccoli i veri vincitori. Eccolo il vero talento. Quello che si palesa nella semplicità e nella nobiltà d'animo, quello che li porta ad affermare: "quando abbiamo capito di aver vinto eravamo increduli. Non era possibile. Ci siamo abbracciati. Noi così piccoli e semplici moscerini nella grande Milano, ce l'avevamo fatta."



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LA SCOMPARSA

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L’EVENTO

Pericle d’Oro: quest’anno il Premio Pasquino Crupi andrà all’avvocato Veneto

L’indomito militante Il professore Giuseppe Reale ha saputo attraversare con lealtà ed eleganza le contraddizioni umane e politiche del secolo andato al fondo ormai poco esplorato delle antiche memorie sidernesi emergono, di tanto in tanto, tramandati dall’oralità residuale, i ricordi della baldanza giovanile degli anni Trenta e Quaranta del Novecento, quando nel campetto prospiciente la marina, adesso occupato dal YMCA, i ragazzi e le ragazze della GIL (Gioventù Italiana del Littorio, organizzazione che educava all’agone sportivo) si esercitavano da ginnasti. Tra questi spiccavano per preparazione Giuseppe Reale e Antonietta Figliomeni, che più tardi si sarebbero sposati e dedicati entrambi all’insegnamento. Giuseppe Reale, morto il 23 giugno (il 2 agosto avrebbe compiuto 94 anni, mentre l’amata moglie è spirata più di dieci anni fa), ha conservato fino alla fine l’aplomb dell’uomo atletico, la cui galanteria aveva sedotto parecchi cuori non impedendogli di mantenere

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però l’irruenza del militante comunista che, fino alla fine degli anni Settanta, rappresentò il suo partito nei consigli comunali e provinciali, anche con incarichi assessoriali. In vecchiaia fondò il Comitato per la difesa della memoria storica, quasi a voler esorcizzare il rischio più dannoso per il riconoscimento e per la sopravvivenza di una comunità: la dimenticanza dei fatti, delle idee e delle persone che anche in una piccola dimensione territoriale hanno contribuito a formare una coscienza politica. Infine, Reale si era avvicinato, con discrezione, alla tradizione spirituale cattolica, ma rifuggiva dal parlarne, per difendere la sua sfera interiore da banali intromissioni. Ultimo sopravvissuto di una genìa sidernese nata e cresciuta sotto il regime fascista e divenuta “rossa” nel dopoguerra, Reale si mostrava semplice nelle proposizioni ideologiche (che comunque erano sostenute da un denso sostrato culturale). Era pratico nella ricerca di soluzioni e accomo-

dante quel tanto che bastava, ad esempio, a non far rompere l’unità delle sinistre in un periodo di forte competizione tra socialisti e comunisti, oppure a dialogare con i democristiani, fra i quali contava molti amici. Nonostante la fedeltà all’ortodossia comunista, non era un dogmatico, grazie a uno scetticismo ben dissimulato per non urtare troppo la suscettibilità dei “puri & duri”. Come uomo politico affiancò tutte le battaglie per la salvaguardia degli interessi comunali e del suo partito; come insegnante di italiano allenò generazioni di studenti al ragionamento con una metodologia che sostiene la migliore finalità dell’apprendimento: il sapere rende liberi. Ora che Giuseppe Reale non c’è più, si abbruni la bandiera della città in segno di riverenza verso l’indomito “compagno” che seppe attraversare con lealtà ed eleganza le contraddizioni umane e politiche del secolo andato. F.D.C.

Sta per partire la 31ª edizione del Premio Pericle D’Oro, che si svolgerà ad Ardore. Anche quest’anno, nell’ambito della manifestazione, verrà consegnato il “Premio Pasquino Crupi per la Cultura” giunto alla sua terza edizione. Come sempre grande emozione comporterà la consegna del premio istituito in ricordo del professore Pasquino Crupi, compianto direttore de La Riviera. Dopo Sansonetti e Calabrò, quest’anno il premio sarà consegnato all’avvocato Armando Veneto, residente a Palmi della quale è stato sindaco dal 1994 al 2001. Iscritto al Partito Popolare Italiano, Veneto è stato eletto deputato nel 1996 per la coalizione di centrosinistra L’Ulivo, diventando sottosegretario al Ministero delle Finanze. Nel 2004 aderisce ai Popolari UDEUR e viene candidato alle elezioni europee per la circoscrizione Sud. A maggio 2006 entra a far parte del Parlamento europeo e fa parte della Commissione per i trasporti e il turismo e della Delegazione all'Assemblea parlamentare relativa ai rapporti con i Paesi dell’Africa e dell’Oceania. In tale qualità ha lavorato in Ruanda, Nuova Guinea, Sud Africa, Nigeria. Nell'ottobre 2007 lascia l'UDEUR e fonda il "Movimento dei Moderati per la Democrazia e la Legalità", che sceglie un'alternativa di centro, rifiutando l'ipotesi di confluenza nel PD. Nel settembre 2009 aderisce all'Unione di Centro. Nel mondo dello sport, Veneto è stato anche presidente della Unione Sportiva Palmese 1912. È impegnato anche nel mondo del volontariato. Conferenziere di fama e rinomato saggista, ha pubblicato Rosso d’Africa nel 2007 e La mafia nella letteratura calabrese nel 2014. Fondatore del “Premio letterario Palmi” del Premio “I Sud del mondo” e cofondatore della “Fondazione Armando e Anna Maria Veneto”, Armando Veneto è considerato uno dei più importanti Avvocati penalisti italiani. Alla sua scuola si sono succeduti moltissimi avvocati, alcuni magistrati anche di Cassazione e alti gradi della pubblica amministrazione, fra i quali prefetti della Repubblica.


RIVIERA

Cratena Peregrina Durante un'immersione pomeridiana nei fondali del nostro mare ho potuto fotografare questa coloratissima Cratena Peregrina, un mollusco insolito per i nostri fondali prettamente sabbiosi in quanto predilige gli ambienti rocciosi. Sintomo questo che la morfologia del fondale sta cambiando e con essa anche l'ecosistema. (Carlo Codispoti)

Musica e Spettacolo Il nostro Santino Cardamone, durante il suo infinito giorovagare, ha avuto l’opportunità di incontrare un mostro sacro del cinema italiano: la sempre verde Caterina Caselli!

Feste anni ‘70 In questo bello scatto di ormai molti anni fa, un giovanissimo quanto affascinante Ilario Ammendolia posa con una sua studentessa durante una festa.

Un ricordo senza tempo Elia Fiorenza posa in questo scatto B/N in compagnia dell’arcivescovo metropolita di Campobasso-Boiano Giancarlo Bregantini, sempre affettuosamente ricordato anche nella nostra amata Locride.

Culture diverse Abbiamo pizzicato Giampiero Fraietta durante un’animata discussione con Alì appena fuori dall’MD. Il confronto sui massimi sistemi non conosce limiti geografici!

Chef d’eccellenza Enzo Belcastro posa in compagnia del grande chef del Ranch Sound prima di rituffarsi nel lavoro. I piatti sono pronti, è ora di servirli!

50 anni di buona compagnia Domenico Congiusta e Rita Sansalone festeggiano la cinquantesima primavera del loro matrimonio, delle felicissime nozze d’oro che vogliamo vedere diventare di Platino!

L’Italia s’a da destare! Questo giovane e nazionalista coro studenti, sfoggiando i colori della nostra bandiera, intona meravigliosamente un inno di Mameli che vogliamo sia di buon auspicio per la partita di domani. Forza Azzurri!


SETTIMANALE

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Inizia lo show Antonio Scordino e il sindaco di Roccella Jonica Giuseppe Certomà si tengono reciproca e graditissima compagnia in attesa di un covegno dalla platea nutritissima!

Carabinieri sull’attenti! Domenica 19 Giugno, a Milano, in occasione del Raduno nazionale della Associazione Nazionale Carabinieri, era presente anche la Sezione A.N.C. di Siderno che, nella stessa occasione, ha festeggiato anche il 130° anniversario della sua fondazione!

Anche io ho un desiderio! Il sindaco di Ciminà Mimmo Polifroni passa sottobanco una letterina dei desideri al postino Rinaldis ma, colto sul fatto, finge di stringergli la mano!

Giovani alla riscossa Sono in corso in questi giorni gli europei di Basket presso l’YMCA di Siderno. Per festeggiare l’evento, vi presentiamo tre dei giovani volti che stanno rendendo possibile tutto questo!

Uno staff impeccabile L’affiatato gruppo dell’Ordine dei Commercialisti di Locri guidato da Enzo Lacopo si riunisce per questa bellissima foto di gruppo durante una serata che hanno trascorso tutti assieme. La p ro fe s s i o n a l i t à merita una pausa, ogni tanto!

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Più Festa per tutti La Festa Europea della musica è stata festeggiata proprio dappertutto (tranne che in Inghilterra) anche quest’anno e, presso il Carcere di Locri, ha avuto una madrina d’eccezzione: l’assessore regionale Federica Roccisano!

Giornalisti fòrmasi Questi cinque baldi giovani sono il materiale umano con cui il nostro giornale sta lavorando in questi giorni: i quattro in primo piano sono i due Domenico, il Vincenzo e l’Azem che stiamo formando nell’ambito del progetto alternanza scuola-lavoro, sullo sfondo, invece, potete notare il nostro radioso direttore Maria Cogliandro!



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