Riviera nº 26 del 23/06/2018

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scrivici

Antonio Strangio replica alla copertina della scorsa settimana

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San Luca, lo scorpione di Saviano e il film che si deve girare a tutti i costi

Il

rispetto e la stima che nutro per il direttore editoriale m’impedisce di rispondere per le rime a chi, molto frettolosamente, si è assunto l’onore di muovermi alcuni appunti a proposito del mio articolo apparso su Gazzetta del Sud, sabato 9 c.m., avente per titolo: “A San Luca sono tutti tatuati. Saviano nel mirino dei social”. L’autore delle rimostranze giornalistiche, deplorevoli perché illegittime e gratuite; assurde perché non corrispondenti al senso del mio articolo, avrebbe fatto bene a contare almeno fino a tre prima di ergersi a paladino di un teorema che sta portando sempre più sull’orlo del precipizio la Locride e soprattutto i paesi come San Luca. Ma andiamo per ordine. Ho scritto di Saviano e della fantomatica leggenda dei tatuaggi dei ragazzi di San Luca appena saputo delle assurde e gratuite esternazioni del famoso paladino napoletano. E poco conta che si tratta di un programma datato ottobre 2017. L’atto di difesa, non può essere sottoposto a condizioni e men che meno può essere datato o essere sottoposto a scadenze. Si può credere o no, personalmente ho saputo delle esternazioni di Saviano giusto una ventina di giorni fa, in seguito a un messaggio di un cittadino di San Luca che mi invitava ad andare su YouTube e verificare di persona quanto raccontato dal famoso autore napoletano nel corso di una delle puntate del programma, “Kings of Crime”, prodotto da ZeroStories per conto di Discovery Italia, andata in onda nel mese di ottobre 2017 sul Canale 9, Sono rimasto allibito e anche profondamente incazzato perché ancora una volta è stato trovato il mondo e la maniera per sparare a zero su un paese e una comunità i cui problemi sono sotto gli occhi di tutti e nessuno pensa o vuole nascondere, ma la fretta e il metodo, quasi scientifico, con il quale si inveisce contro i suoi abitanti mi fanno pensare che San Luca deve passare per forza di cose come “l’atomo opaco” di pascoliana memoria. Io non ci sto, né come giornalisti, che da anni cerca di raccontare le cose buone di un territorio maltrattato fino alla noia e tanto meno come padre di tre splendidi ragazzi, che per tentare di costruirsi un futuro e liberarsi di un etichetta

che gli è stata appiccicata addosso in quanto nati e cresciuti a San Luca, sono stati costretti a fuggire altrove, nella speranza di evitare e tenere il più lontano possibile tutti i Saviano del mondo. Che

poi questo mio atto di difesa raccontato su Gazzetta del Sud, secondo il collaboratore di “Riviera”, è sospetto perché arriva a distanza di mesi e quando la cosa era stata di già discussa e archiviata, mi interessa poco, anche perché dalle ricerche effettuate non mi sembra che chi ha saputo delle esternazioni di Saviano si sia preoccupato di difendere le tante persone oneste di San Luca. E se è stato ha fatto, la difesa è stata talmente debole che agli occhi dei molti, e tra questi mi ci metto anch’io, è passata inosservata. Che poi il mio attacco possa aver messo in pericolo il casting e il possibile film a puntate, que-

sto mi interessa molto poco perché io questo film non lo condivido né tanto meno ho intenzione di perorare. Perché butterebbe ancora fango sui paesi come San Luca e perché non capisco che tipo di ritorno economico e sociale possa scaturire da un’azione filmografica che farà di tutto per raccontare le cose brutte del nostro territorio. E smettiamola con la favola di “Anime nere”, non mi è piaciuto il contenuto del libro pur dovendo riconoscere la cifra letteraria del bravo Gioacchino Criaco e ancora di più, non mi è piaciuta la trasformazione cinematografica nella quale Africo e gli africesi diventano personaggi senza anima perché nessuno sorride mai e perché in nessuna delle azioni girate si riesce a scorgere la bellezza materiale e immateriale delle nostre zone. Ancora più difficile mi riesce capire i benefici e i ritorni economici. Le persone da me interpellate non sono riuscite a spiegarmi niente di quanto asserito da chi non la pensa come me. A meno che non vogliamo considerare ritorno economico il rimborso ricevuto da chi è stato chiamato a indossare i panni della comparsa, o ha messo a disposizione la propria casa per le varie riprese. E chi vuole il film sulla falsa riga dell’abominevole Gomorra, si adoperi per farlo girare in casa propria e non nella casa di altri e lasci stare Polsi e le magie dell’Aspromonte ai quali la fantasia di un pur bravo regista non potrebbe fare altro che riaprire una ferita che già sanguina di per sé. Sottolineando che Gazzetta del Sud non ha intentato niente di niente ma come fa da anni, racconta i giorni e le ore dei nostri paesi attraverso il lavoro umile ma non per questo meno importante dei modesti collaboratori come il sottoscritto. Collaboratori che sono anche, e soprattutto, cittadini e padri di famiglia che hanno il diritto - dovere d’incazzarsi, quando qualcuno o qualcosa cerca di sporcarli più di quanto è stato già fatto. E questo vale anche per Saviano le cui esternazioni sotto forma di racconto letterario valgono quanto il titolo di un suo famoso libro: Zero, Zero, Zero! E anche questa è una mia riflessione e non di Gazzetta del Sud! Antonio Strangio

La Risposta Il rispetto e la stima che nutre nei confronti del nostro direttore editoriale devono essere ben poca cosa considerato che, a differenza di quanto afferma nel primo paragrafo della sua riflessione, non solo mi risponde per le rime lasciando intendere che mi sarei macchiato del reato di lesa maestà, ma bolla come “deplorevole, illegittimo, gratuito e assurdo” un articolo che (lo rilegga!) sostanzialmente le dà ragione. Sono d’accordissimo con lei, infatti, in merito al fatto che le esternazioni di Saviano valgano “Zero” e che sia giusto indignarsi e incazzarsi per le falsità dette di un paese che in questi anni (nei miei articoli l’ho sottolineato più volte) ha dimostrato una dignità invidiabile. Tuttavia penso anche che il modo migliore di uscire da un’impasse socioeconomica che ci perseguita da troppi decenni sia fare di necessità virtù e creare dunque opportunità di sviluppo a partire da ciò che ci viene offerto. Per quanto possa avere infatti presentato un ritratto angosciante di Africo, “Anime Nere”, che ci piaccia o no, è stato un’importante vetrina per la Locride e lo stesso potrebbe essere “ZeroZeroZero”, che progetta di portare lavoro sul nostro comprensorio per almeno un paio d’anni. È il modo ideale di raccontare San Luca? Certamente no, ma, come si suol dire, “Se la vita ti offre limoni…” Mi prendo “l’onore” di affermare, invece, che mantenendo il suo genere di atteggiamento, non solo stiamo dichiarando che il limoni non ci piacciono, ma stiamo addirittura tagliando gli alberi! Jacopo Giuca

L’Osservatorio Ambientale scrive al sindaco Calabrese Unus pro omnibus, omnes pro uno è una locuzione latina che significa "uno per tutti, tutti per uno". Adottato in via ufficiosa (non ufficiale) quale motto dalla Svizzera, è tuttavia spesso più noto quale motto dei tre moschettieri di Alexandre Dumas, pur se nella forma invertita "tutti per uno, uno per tutti". Questo motto è un chiasmo. Il chiasmo o chiasma è la figura retorica in cui si crea un incrocio immaginario tra due coppie di parole, in versi o in prosa, con uno schema sintattico di AB, BA. Locri per tutti! (Quasi) Tutti per Locri! Non vi è nulla di inespugnabile per chi sa osare! Questo aforisma di Plutarco è stato impresso nella quarta di copertina del programma elettorale della compagine guidata dal rieletto Giovanni Calabrese. Noi ci sentiamo una comunità e in questo spirito vogliamo rivolgere alla nuova amministrazione comunale, pur nelle diverse visioni e con diverse opinioni, un sincero augurio di buon lavoro. Nessuno può negare la vittoria schiacciante di questa maggioranza ma proprio in virtù di tali consensi la responsabilità dell’amministrare è più pressante. Abbiamo sempre tanta considerazione per chi amministra, di qualsiasi schieramento sia, perché conosciamo l’enormità dei problemi e anche le difficoltà per risolverli. Crediamo però che un’amministrazione si distingua soprattutto per quanto “saprà osare” nella sua opera. Abbiamo volutamente riportato la locuzione nel suo ordine latino: Locri per tutti! L’auspicio che dall’azione amministrativa dei prossimi anni cresca la consapevolezza di una Locri a misura di tutti i cittadini che ritrovino lo spirito della comunità nel segno di una visione non riduttiva ma orgogliosamente estensiva. Teniamo a portata di mano il programma della vostra compagine e lo rileggeremo a ogni vostra azione amministrativa per vedere come agirete e se è in linea con le aspettative. Nei prossimi anni non ci saranno alibi da esibire, si vedranno i frutti di ciò che siete stati capaci di progettare. Sviluppo autosostenibile è un’assunzione di responsabilità di grande spessore ma senza

la partecipazione della cittadinanza potrebbe rivelarsi una vera utopia o solo uno spot. Coinvolgere i cittadini vuol dire mettere a loro disposizione tutti gli strumenti di verifica. Si pagano malvolentieri i tributi ma si accetterebbero più di buon grado se ci fosse all’albo il ruolo da consultare, altrimenti resta sempre il dubbio che non ci sia equità nella tassazione e soprattutto che essa non sia spalmata su tutti gli abitanti. Avete promesso che a settembre partirà la raccolta differenziata porta a porta, ci crediamo fino a prova contraria. Ma i tempi per la preparazione sono già scaduti. L’informazione alla cittadinanza deve avvenire molto prima che il servizio inizi, se si vuole farla partire col piede giusto. Un team di esperti che riunisca la popolazione per quartieri e che spieghi nel dettaglio come si deve agire e che siano in condizioni di rispondere ai quesiti e ai dubbi degli utenti. L’esperienza c’insegna che se questo non sarà fatto, si partirà con una disaffezione al servizio. Siamo tra i maggiori consumatori di acqua e per fortuna ne abbiamo tanta ma la rete idrica è talmente vecchia che ne disperde una gran quantità ma non è l’unica causa, si metterà mano agli abusi? Almeno qualche fontana pubblica sarebbe sicuramente gradita. Certo la “Saliera” di piazza De Gasperi potrebbe essere resa funzionante e pulita. Vi sono interi quartieri del centro storico che sono in un

degrado vergognoso, anche edifici di una certa importanza. Il censimento e uno stimolo verso la proprietà soprattutto se vi sono situazioni di reale pericolo. Ci sembra di non aver visto nessun accenno alla depurazione forse perché si crede che questo è un problema risolto col megadepuratore consortile di Siderno. È un assurdo collettare i popolosi nuclei interni come Moschetta i cui reflui vengono portati a 200 metri dalla battigia per poi essere spinti con pompe a energia elettrica fino al depuratore che si trova a circa tre chilometri, nell’interno. Criticità a parte è un sistema assurdo di far viaggiare i reflui con enormi consumi di elettricità. Bastano piccoli impianti di fitodepurazione che costano poco e funzionano. La prima manutenzione di un impianto di tal genere si effettua dopo dieci anni. Non avere distinto le acque meteoriche dai reflui comporta una criticità difficilmente superabile, quando piove nessun depuratore riesce a gestire la mole di acque che arrivano e allora si scarica direttamente nelle fiumare. Non ci sarà mai una depurazione ottimale se non s’interviene in tal senso, rischiamo di avvelenare il nostro ambiente. Non ritengo di dover intervenire sugli altri temi del programma per non andare fuori traccia, l’ambiente è il campo su cui mi sento più stimolato e in sintonia perché lotto, con l’Osservatorio Ambientale, continuamente per risvegliare le coscienze sulla salvaguardia dell’ambiente , ultima carta per lo sviluppo sostenibile che ci è rimasta. Lottiamo soprattutto per scoraggiare l’acquisto di acqua che viene da migliaia di chilometri e limitare quindi il consumo di plastica che tanti danni sta provocando all’intero pianeta. Il coinvolgimento delle associazioni è una priorità se si vuole la vicinanza dei cittadini. La lode fa parte dell'amicizia tanto quanto una sgridata. Questo è un altro aforisma, sempre di Plutarco. Sinceramente Buon lavoro Arturo Rocca- Presidente Osservatorio Ambientale “Diritto per la Vita”


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IN BREVE

la vetrina

ROSARIO VLADIMIR CONDARCURI

elle notti di inizio estate faccio fatica a prendere sonno, mi succede ogni anno, e ogni anno in questo spazio temporale imprevisto mi succede anche spesso di avere pensieri e visioni fuori del comune. La scorsa sera, infatti, ero ancora arrabbiatissimo perché avevo visto in televisione il filmato dei bambini messicani che piangevano, e in questo preciso momento mi è venuto da pensare cosa avrebbe scritto Pasquino di questo imbabarimento della razza umana. Perché Pasquino? Perché negli anni in cui è stato direttore de “la Riviera” il pensiero di Pasquino sui fatti di cronaca era sempre diverso dal sentire comune. Per chi non avesse capito chi sia Pasquino Crupi, faccio un rapido ricordo. Pasquino Crupi è stato uno dei maggiori critici letterari del 900 calabrese, soprattutto della letteratura calabrese, oltre ad essere uno degli ultimi meridionalisti di sinistra, uomo impegnato nel sociale nella politica e nel giornalismo calabrese. Per me è stata una delle persone che più mi ha formato, insieme a mio padre, a Nicola, Mario, Diego e altri, e che inoltre ha accompagnato una fase della mia vita molto difficile. Conoscevo Pasquino da sempre perché amico di famiglia, passava da casa nostra per cene e dopo cene. Rincontro Pasquino il giorno del funerale di mio padre, a gennaio del 2009, da quel giorno Pasquino mi ha aiutato sia nel lavoro - da lì a poco inizierà la collaborazione con la Riviera - che nel superare quel momento triste. Tra le tante cose che mi mancano del Professore, oltre il profumo dell'immancabile sigaro toscano, le mangiate, i convegni nei vari paesi dove lo conoscevano tutti, le soste ai bar dove improvvisava comizi e i rientri serali a Bova al gusto di grappa. Mi mancano soprattutto le telefonate mattutine con le quali Pasquino mi indicava la linea del giornale e commentava i fatti della giornata in un modo mai scontato e mai uguale a tutti i commentatori dei nostri giornali. Aveva il fiuto per la notizia e non si accontentava della facciata ma andava a cercare cosa nascondeva la stessa notizia. Il metodo era di giornalista vero, perché quando voleva approfondire andava al cuore dell’argomento. Mentre mi trovavo in questo stato di dormiveglia, la scorsa sera ho provato a chiedere qualche notizia a Pasquino come se lui fosse ancora vivo. Subito mi è venuto da chiedere cosa ne pensasse di questo governo, di Salvini e di questa deriva razzista. Il professore mette in bocca il sigaro, respira profondamente e mi dice: "Mondadori (mi ha sempre chiamato così), che ti devo dire? Gli Italiani vogliono essere comandati, abbiamo perso la battaglia del meridionalismo, perché combattevamo per un popolo senza coscienza. Tutte le battaglie da Salvemini a Dorso sono state sconfitte dalla promessa del reddito di cittadinanza, questo è l’Italia". "Ma professore - insisto io - Salvini è stato eletto in Calabria...". "Sì, perché lo hanno votato quelli che cercavano di trovare una loro collocazione, ti ricordi la copertina dove li avevo definiti ascari?". E aggiunge: "La sinistra ha perso il contatto con la gente, non si fanno più comizi, nessuno ha più una morale, si va avanti a slogan e finti personaggi... guarda cosa è successo a Reggio Calabria: hanno fatto sindaco una bella faccia, con un bel cognome e poi il vuoto". "Ma Pasquino - insisto io - ma tu ci segui?" "Certo - mi risponde - ho visto tutto, mai potevo pensare che Mario Oliverio facesse il presidente della Regione, anche se era un bravo ragazzo, solo che arrivava sempre in ritardo, non posso credere che Erculellu faci l’assessore alla Cultura, ho visto che il povero Giorgio Imperitura non è più il presidente dei sindaci, mentre è diventato presidente l’amico di Mantegna. Mi è dispiaciuto per la morte di Sisinio, mio grande amico che chiamavo amichevolmente “fumo di Londra”, mentre seguo con piacere il giornale, ho visto che è cresciuta bene Maria Giovanna, mia allieva attenta, e mi piace pure come scrive stu figghiolu i Novara, leggo gli articoli di Ilario, ho letto l’intervista di Saverio la scorsa settimana e mi diverto a vedere che questo giornale continua a essere letto. Mi raccomando continuate a combattere per questa nostra amata terra, combattete per San Luca, per Platì e per gli africoti. Sono rimasto stranito perché ho saputo che a Reggio Calabria mi hanno dedicato il Palazzo della Cultura, e rimango stupito da quel disgraziato di Mimmo Savica che, tra i tanti che hanno detto alla mia morte che mi volevano bene e mi volevano dedicare qualcosa, è stato l’unico a dedicarmi un premio. Mi sveglio e mi viene da ridere perché dopo aver parlato con Pasquino, ricordo che una volta nella sua rubrica “Scintille” scriveva “mi è venuto in sonno Giorgio Imperitura e…”.

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Negli anni in cui è stato direttore de “la Riviera” il pensiero di Pasquino Crupi sui fatti di cronaca era sempre diverso dal sentire comune. È per questa ragione che, se fosse stato ancora vivo, con ogni probabilità oggi avrebbe ritenuto che abbiamo perso la battaglia del meridionalismo, perchè svolta in favore di un popolo senza coscienza…

Questa notte ho parlato con Pasquino

Torna il Pericle d’Oro e il premio Pasquino Crupi per la Cultura È tutto pronto per la 34ª edizione del Premio Pericle D’Oro, che si svolgerà dal 27 al 28 Luglio al Castello Feudale di Ardore. Come ormai di consueto, anche quest’anno, nell’ambito della manifestazione organizzata dal maestro Savica, sarà consegnato un premio speciale alla Cultura nel ricordo giornalista, scrittore, intellettuale, strenuo meridio-

nalista e difensore appassionato della Calabria Pasquino Crupi. Ad essere insignito della prestigiosa onoreficenza, quest’anno, Antonio Pugliese, Ordinario di Clinica Medica Veterinaria dell’Università di Messina ma nativo del vibonese, che presiederà nei prossimi tre anni la Società Italiana delle Scienze Veterinarie.


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ROCCELLA JONICA

Economisti e giuristi insieme. Idee e proposte condivise per la crescita sociale ed economica del Paese I temi del convegno hanno toccato le più critiche difficoltà che economisti e giuristi affrontano oggi, in un sistema economico poco garantista.

CAULONIA

SAN LUCA

Ponte Allaro: il silenzio delle istituzioni dimostra quale sia l’interesse per la Locride

Il Ponte sulla fiumara Allaro continua a rimanere un sorvegliato speciale. Dopo le violente piogge dei giorni scorsi, infatti, il letto del torrente si è riempito d’acqua, cambiando ulteriormente la già friabile conformazione del terreno argilloso che lo compone e rendendo ancor più pericolante la struttura danneggiata dall’alluvione dell’ormai lontano 2015. A stagione estiva ormai iniziata, il traffico alternato dall’impianto semaforico mobile rischia di essere interrotto del tutto, in barba alle decine di appelli, mobilitazioni e richieste effettuate da amministratori locali e residenti. Particolarmente attiva sull’argomento, nelle ultime ore, l’ex assessore regionale al welfare Federica Roccisano, che ha aderito all’hashtag lanciato sui social #sosponteallaro, dimostrando come sempre grande sensibilità a una tematica che rischia più che mai di penalizzare il nostro comprensorio. Soddisfatte delle vaghe rassicurazioni diffuse a mezzo stampa dall’ANAS (che pure ha ulteriormente limitato la circolazione dei mezzi pesanti raccomandando di stringere i denti fino a settembre, data in cui dovrebbero iniziare i lavori di ripristino), le istituzioni regionali sovraordinate, evidentemente già entrate in “modalità ferie”, sembrano disinteressarsi completamente della possibilità

L’Auditorium di Roccella ha ospitato il 15 e 16 giugno una due giorni di aggiornamento e formazione per gli ordini di commercialisti, avvocati e notai, con un focus centrato sulle nuove tecnologie, la mediazione professionale, i legami che intercorrono tra professioni che spesso si sovrappongono e che devono poter contare su sostegno reciproco. “Economisti e giuristi insieme. Idee e proposte condivise per la crescita sociale ed economica del Paese” si è aperto il pomeriggio del 15 giugno, con i saluti del presidente ODCEC Locri, Ettore Lacopo, del sindaco Giuseppe Certomà, di Mario Oliverio, del presidente del Tribunale di Locri, Rodolfo Palermo, e dei presidenti regionali degli ordini del Commercialisti, Avvocati e Notai, Domenico Arcuri, Gabriella Mollica, Achille Giannitti, e del presidente dell’Unione Giovani Dottori Commercialisti Locri, Fabio D’Agostino. I temi del convegno hanno toccato le più critiche difficoltà che economisti e giuristi affrontano oggi, in un sistema economico poco garantista, inselvatichito e culturalmente decaduto, in cui le nuove tecnologie hanno un ruolo centrale e non possono essere ignorate. I numerosi relatori che si sono avvicendati nei due giorni, hanno affrontato le tavole rotonde con dovizia e calore partecipativo, dando suggerimenti, indirizzi e linee guida professionali per l’ottenimento di un semplice fine: la soddisfazione delle esigenze sociali e la protezione degli interessi del cittadino. Tra gli argomenti trattati la mediazione legale e culturale, che in parte ridefinisce il ruolo dell’avvocato nell’ambito di un tessuto sociale più liquido e meno strutturato, più cosmopolita e meno centralizzato. Altrettanto sentito e dibattuto il problema del sovraindebitamento e delle prassi per affrontare le crisi economiche

GAL: Positivo incontro su giovani e lavoro

che il nostro comprensorio venga letteralmente tagliato fuori dal resto della costa jonica. Nè abbiamo speranza che alla tematica si dimostri sensibile il governo nazionale, ancora troppo impegnato a riordinare la carte che gli permetteranno di divenire pienamente operativo o a combattere improbabili battaglie mediatiche sulla questione migranti, facendola passare come l’unica vera emergenza del Paese con il favore dei male informati. Insomma, troppo impegnati a credere a chi ci dice che il pericolo è l’uomo nero, non ci stiamo accorgendo di quanto menefreghismo circoli attorno alle condizioni di una strada (e di un ponte) che, come recita il nome, dovrebbe essere di competenza dello Stato e di quanto poco rispetto ci sia per la sicurezza di chi quel ponte lo attraversa ogni mattina e ogni sera rischiando più che mai di vederselo crollare sotto i piedi… Jacopo Giuca

Mercoledì 20 giugno, presso il palazzo comunale di San Luca, si è svolto il workshop “Giovani & lavoro”, organizzato da GAL “Terre Locridee” con la collaborazione di Confindustria Reggio Calabria e del Prefetto Michele Di Bari. Il presidente del GAL Francesco Macrì e il commissario prefettizio Salvatore Gullì, riconfermato per un altro anno alla guida del paese dal Prefetto, hanno parlato delle filiere alimentari come idea concreta per creare posti di lavoro e sviluppo per il paese, mentre il presidente di Confindustria Giuseppe Nucera ha anticipato l’apertura di uno sportello che illustrerà alla cittadinanza i progetti utili a promuovere le bellezze della nostra terra. Sono dunque stati illustrati nel dettaglio i progetti di agricoltura sociale e delle filiere animali e vegetali da parte del responsabile

del PAL dei Gelsomini Guido Migliori prima di lasciare spazio alla fase di partecipazione che visto la partecipazione attiva di diversi imprenditori locali. Ha concluso l’incontro il Prefetto di Reggio Calabria Michele Di Bari, che ha sottolineato l’importanza del workshop come tappa indispensabile a dare fiducia a una cittadinanza che non crede più nello Stato e per la quale è indispensabile portare a termine progetti di sviluppo concreti e in tempi brevissimi. L’azione del GAL proseguirà adesso lunedì 25 giugno, alle ore 17:00, presso la sala del palazzo comunale di Sant’Ilario, presso il quale si discuterà il tema: “Una strada per la Locride: Transumanze e sentieri. Rete di percorsi per la fruizione e il contrasto all’abbandono del territorio”.



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attualità

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QUESTA SETTIMANA È TORNATA NEL PAESE DI ORIGINE DEL SUO AMATO PAPÀ MARY CALVI, GIORNALISTA DI PUNTA DELLA CBS DI NEW YORK CHE NON HA MAI DIMENTICATO LE SUE ORIGINI CALABRESI.

RITORNI

Dalla Locride a New York con Martone nel cuore

Mary Calvi era accompagnata dal marito Mike Spano, primo cittadino di Yonkers, una delle città più popolose dello stato di New York

“Martone è sempre nel nostro cuore”. Ha esordito così Mary Calvi, figlia di emigrati martonesi e giornalista di successo negli Stati Uniti, intervenuta giovedì sera presso la sala del Consiglio comunale di Martone. Una sala gremita di cittadini e di rappresentanti dello Stato ha ascoltato dalla voce dei protagonisti l'ennesima storia di successo oltre i confini della nostra Penisola. Tra i presenti all'incontro il prefetto di Reggio Calabria, Michele Di Bari, per la prima volta nel paese del Torbido, il già procuratore della Repubblica di Catanzaro e martonese di nascita, Vincenzo Lombardo, il comandante del Gruppo Carabinieri di Locri, il capitano della Compagnia di Roccella Jonica, il capo di Gabinetto della Prefettura Antonella Adorno e la vicaria Aurosa Colosimo e il vice dirigente del Commissariato di Polizia di Siderno. La giornalista della CBS News di New York era accompagnata dal marito Mike Spano, primo cittadino di Yonkers, una delle città più popolose dello stato di New York, di origini pugliesi, dai genitori Gennarino e Rosa Calvi, dai tre figli e dai cugini Adalgisa, Piero e Giorgio. Nel suo saluto iniziale il sindaco ha voluto ringraziare i presenti oltre a ricordare i tanti emigranti che con sacrificio hanno costruito il loro futuro altrove, lontano dalle proprie origini e dalle proprie famiglie. Ricco di spunti di riflessione il contributo che ha offerto il procuratore Vincenzo Lombardo. Dopo aver ricordato i tempi in cui si andava nel bar di Gennarino (papà di Mary) “a farsi una giocata a carte, prima che partisse alla volta degli Stati Uniti”, Lombardo ha voluto soffermarsi sul fenomeno dell'emigrazione, che in questi ultimi tempi sta impegnando l'agenda politica dell'intera Europa. “Questo è un tempo di ritorno al passato”, ha detto l'ex capo della Procura della Repubblica di Catanzaro, che ha invitato tutti, cittadini compresi, a sforzarsi a capire le ragioni che stanno alla base del feno-

meno migratorio, di chi lascia la propria terra di origine, ragioni dettate soprattutto dalle guerre e dalla fame. Dal canto suo, il Prefetto Michele Di Bari, rimarcando il ruolo delle istituzioni in questo particolare momento storico, ha anche sottolineato il lato affettivo, e non solo, della storia che incarna la famiglia Calvi, emigrati negli anni Cinquanta, e che merita di essere raccontata alle

La visita della frontwoman a Martone è stata occasione per affrontare i temi dell’emigrazione, dello sviluppo sociale e della crescita di un territorio che vive ancora enormi difficoltà ma che ha grandi possibilità di crescita. generazioni future come esempio di unità, di un'Italia che lavora affermandosi nel mondo. Ma accanto alla storia dal bel finale, il rappresentante del Governo ha voluto descrivere agli ospiti d'Oltreoceano, la realtà che si sono lasciati alle spalle. “Qui non siamo in America - ha detto il Prefetto Di Bari rivolgendosi ai coniugi SpanoCalvi - chi è rimasto in Calabria e soprattutto in questo comprensorio ha affrontato difficoltà enormi, vive il disagio di territori difficili, ma si stanno facendo grossi sforzi per uscirne. In questo territorio la 'ndrangheta ha frenato lo sviluppo ma la squadra-Stato presente qui stasera, sta lavorando giorno e notte affinché ci si possa liberare dal peso della criminalità organizzata”. Durante la loro permanenza a Martone, Mary Calvi e Mike Spano, hanno incontrato anche molti altri sindaci della Locride che non hanno voluto mancare all'appuntamento, a rappresentanza e testimonianza di tanti loro concittadini emigrati negli Stati Uniti e, in particolare, a New York. Vincenzo Frascà


LA STORIA

IN BREVE

Cosa accadrebbe se nel cuore della notte qualcuno bussasse alla vostra porta e vi trascinasse via dalla vostra vita senza una spiegazione? È quello che è successo a Nunzia Fulco, per 1165 giorni rinchiusa in una sezione di massima sicurezza. Una vita affogata in galera per poi essere assolta.

La continuità che Giovanni Calabrese aveva assicurato a Locri in campagna elettorale si trasforma nella piena riconferma di deleghe e assessorati. Uniche new entry Vincenzo Panetta (assessore alla viabilità), Gessica Romeo (vicepresidente del consiglio) e Marco Cavaleri (capogruppo di maggioranza).

Prigioniera senza un motivo “Separata” con la forza dal compagno della sua vita e dai suoi figli, obbligata di notte ad ascoltare i colpi sulle sbarre, il tintinnio delle chiavi, a subire le improvvise ispezioni degli agenti penitenziari.

ILARIO AMMENDOLIA

Nunzia Fulco era una persona, una mamma, una sposa del tutto normale quando, nel cuore della notte, in casa sua entrarono i “ladri”. Non erano rom e neanche extracomunitari e non forzarono le finestre ma entrarono dalla porta principale. Le rubarono la vita: 1165 giorni rinchiusa in una sezione di massima sicurezza. Le sconvolsero la famiglia. Le presero il suo corpo e dovette combattere non poco per non farsi strappare l’anima. Mentre la sua vita affogava nella galera tra “intimità forzate”, arrivò il primo Natale e successivamente la Pasqua che Lei trascorse lontana dal “mondo di prima”. Notti insonni a pensare ai compleanni dei suoi bambini, ai loro giorni di scuola, alle loro lacrime per avere una mamma reclusa. “Separata” con la forza dal compagno della sua vita, e obbligata di notte ad ascoltare i colpi sulle sbarre, il tintinnio delle chiavi, a subire le improvvise ispezioni degli agenti penitenziari. E ci fu un secondo Natale e quindi un terzo e Lei ferma, quasi immobile a guardare la propria vita decomporsi nell’aria putrida della galera. Qualche volta ritornava a Reggio per seguire il “suo” processo segregata in un cellulare della polizia penitenziaria, rannicchiata in una “cella” di un metro quadrato. E poi? Assolta! Assolta perché innocente anche se il tempo impastato di celle, di sbarre, di psicofarmaci, di sofferenza le resterà per sempre attaccato sulla pelle. Non è successo nel secolo scorso ma sono passati solo pochi mesi da quando la Cassazione ha messo la parola fine a questa brutta vicenda.

Ci sarà qualche ministro che proporrà di “schedare” i responsabili dei 1165 giorni di galera di Nunzia? Ci sarà qualcuno che passerà notti insonni a riflettere sugli errori commessi? Non fatevi illusioni. Tutto verrà ricordato con burocratico distacco, un mero errore molto meno grave della declinazione sbagliata di un congiuntivo. Non conosco Nunzia Fulco, non l’ho mai vista e mai sentita, mi è capitato di leggere la sua storia che non è unica e neanche la più terribile ma solo una delle tante storie di ordinaria ingiustizia che non fanno notizia. La chiave per comprendere il mondo attuale è l’indifferenza che si accompagna a una chiassosa solitudine. Non siamo “più buoni” di altri ma ai miei occhi Nunzia è un frammento di umanità sofferente a cui ancorarmi per restare umano. Una invisibile fibra della mia carne, una goccia del mio sangue.

Nunzia è l’ebreo, il siriano, il calabrese diffamato, lo schiavo, la zingara, il prigioniero, l’ammalato senza cure, l’Uomo privato della propria dignità, il bambino messicano che chiuso, in una gabbia, invoca la mamma a cui è stato portato via perché “clandestina”. È l’arroganza e la disumanità di un “potere” impazzito che dilaga travolgendo secoli di umanesimo. Un grido che si alza da un mondo che ha smarrito la Ragione e soprattutto il cuore e dove si muovono confusamente uomini e donne con tanta rabbia repressa e tanta crudeltà nell’anima e una voglia matta di avere un padrone. Un popolo debole e dalle “passioni tristi” invoca di essere comandato da un Uomo forte, “maschio” e capace di schiacciare gli ultimi del mondo in una specie di novella igiene dell’umanità. Ha ancora un senso scrivere con “il piede dell’indifferenza sopra il cuore”?

L’avvocato Giovanni Tringali, già dirigente amministrativo dell’ASP, ha ricevuto questa settimana l’incarico quinquennale di direttore della struttura complessa “Gestione sviluppo umane e formazione”, un compito che va ad arricchire un curriculum che ha visto l’avvocato ricoprire anche ruoli presso il CSM.

Questa settimana i gruppi di minoranza del Comune di Bovalino hanno richiesto e ottenuto dal Prefetto di Reggio Calabria che l’Amministrazione guidata da Vincenzo Maesano assegnasse loro dei locali all’interno del Palazzo Municipale la cui assegnazione, in violazione dello statuto, era stata finora rifiutata.

Questa settimana è stata data alle fiamme la casa di campagna del sindaco di Stilo. Non è noto il movente del gesto dai chiari connotati intimidatori, che rigetta pesanti ombre sul nostro comprensorio e che, per tale ragione è stato giustamente condannato del mondo politico e della società civile.

Nunzia Fulco è nata nel dicembre del 1965 a Scilla, in provincia di Reggio Calabria, dove ha sempre condotto la sua normale vita tra famiglia e lavoro. Dal maggio 2012 al luglio del 2015 ha subito il regime di carcerazione di massima sicurezza per reati connessi ad attività mafiose. Dopo un processo durato tre anni e mezzo è stata assolta perché estranea ai fatti. Ieri presso il Caffè Letterario Mario La Cava di Bovalino è stato presentato il suo libro “Prigioniera per caso”- Il Seme bianco.


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INTERVISTA A VINCENZO LINARELLO

Vincenzo Linarello è il Presidente di Goel, un gruppo cooperativo di imprese sociali e aziende agricole che ha creato nella Locride, e non solo, un'economia positiva, offrendo alla popolazione locale un'alternativa alla disoccupazione o alla collaborazione con il crimine organizzato.

Graziano Delrio e Giuliano Poletti alla Festa della Ripartenza di Goel dopo l’attentato all’azienda agricola “A Lanterna” di Monasterace

La ‘ndrangheta esiste ma non diventiamo il suo spot pubblicitario

In Calabria circolano due tesi: da un lato, c’è chi sostiene che se si parla sempre di ‘ndrangheta, si danneggia l’immagine della nostra terra con ricadute negative sul turismo; dall’altro, c’è chi è convinto che in Calabria sia tutto mafia e nulla funzioni. Vincenzo Linarello crede che siano sbagliate entrambe le posizioni.

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO Esistono in Calabria realtà ambiziose e coraggiose che dimostrano come sia possibile in una terra su cui in pochi scommetterebbero un centesimo promuovere filiere produttive di eccellenza, sottraendosi al giogo criminale. Goel opera prevalentemente nella Locride ma anche nella Piana di Gioia Tauro, in provincia di Vibo e in provincia di Catanzaro, ed è attiva in diversi ambiti: dall’agroalimentare biologico al turismo sostenibile, passando per la moda etica e i servizi sanitari. Ma Goel non è solo un insieme di imprese, è soprattutto una realtà positiva che promuove dei valori opponendo un forte contrasto alla ‘ndrangheta e al caporalato. A distanza di un anno abbiamo intervistato il presidente del Gruppo Cooperativo Goel, Vincenzo Linarello, per continuare a indagare su questa realtà virtuosa in costante evoluzione. Un anno fa Renzi ha fatto visita a Goel. Si è fatto più vivo da allora? Abbiamo sempre interloquito con chiunque mostrasse interesse per Goel. Nel momento in cui si è avvicinata la fase politico-elettorale, a cui noi non abbiamo mai preso parte né mai lo faremo, i rapporti sono stati messi in pausa. Quindi no, non ci sono stati sviluppi da allora. Qualche tempo dopo si è parlato di una sua candidatura alla Camera… Non appena venne fuori questa notizia mi sono subito premurato di precisare che non avevo alcuna intenzione di candidarmi. Non perché io creda che la politica sia una cosa sporca, da cui tenersi lontani, anzi, da cristiano, ritengo che la strada politica sia una strada di servizio. Tuttavia, credo che oggi in Calabria non ci siano le condizioni per poter realizzare qualcosa di efficace e produttivo insieme alla politica. Sono convinto che creare dal basso, come stiamo facendo noi, produca di più in termini di cambiamento.

È chiaro, però, che qualunque forza politica fosse interessata a esportare il nostro modello, noi non ci sottrarremo dal fornire ogni eventuale chiarimento. Il metodo Goel deve essere imitato, il nostro massimo successo è se veniamo copiati negli approcci. Nascerà a Siderno un Villaggio Goel, di che si tratta? Il progetto Villaggio GOEL sarà un polo dedicato al mondo imprenditoriale e sociale creato in questi 15 anni. A Siderno, GOEL farà divenire sua dimora una struttura simbolo della produttività etica ed efficace, un luogo che vuole diventare una rappresentazione del modello di impresa che sta innescando sviluppo e occupazione in Calabria. Sotto la gestione del Goel anche l’Ostello della Gioventù di Locri, quando entrerà in funzione? La struttura ci è stata consegnata perfettamente arredata; c’erano, però, dei problemi di sicurezza quindi abbiamo chiesto al comune di provvedere alle modifiche. Il comune si è attivato e qualche settimana fa abbiamo presentato la documentazione di legge per consentire la piena operatività su 45-50 posti letto. Parallelamente abbiamo voluto caratterizzare l’ostello: da un lato, abbiamo chiesto al comune di Locri di cambiare il nome, non semplicemente Ostello ma Ostello Locride, così da utilizzare il brand “Locride”; dall’altro, grazie a una collaborazione con “Fondazione con il Sud”, abbiamo deciso di trasformare l’ostello in una perfetta eco-residenza. Tutti gli allestimenti saranno biologici: la biancheria, gli asciugamani, i saponi, i detersivi, la colazione. Ogni camera avrà una tv in cui sarà possibile consultare il materiale informativo così da ridurre lo spreco di carta. Dovrà essere tutto perfettamente ecologico. L’Ostello sarà, dunque, veicolo del brand “Locride”. Quanto è importante per un territorio la creazione di un’identità? L’identità è fondamentale per creare sviluppo: un popolo che non è fiero della propria identità non potrà mai svilupparsi. Da tempo circolano due tesi: da un lato, c’è chi sostiene che se si parla sempre di ‘ndrangheta, si danneggia l’immagine della Calabria con ricadute negative sul turismo; dall’altro, c’è chi è convinto che qui sia tutto mafia e non funzioni nulla. Io credo che siano sbagliate entrambe le posizioni. Nel primo caso non si può nascondere il sole con un dito e i problemi, quando ci sono, vanno chiamati con il loro nome. Nel secondo caso, si rischia di diventare una sorta di spot pubblicitario per la ‘ndrangheta: la si descrive così forte, crudele e potente da convincere tutti che non ci sia speranza di abbatterla e di cambiare. E questo è l’errore in cui cade certa antimafia. Io ho sempre pensato che la posizione giusta è quella in cui viene detto chiaramente tutto quello che non va; parallelamente, però, si deve mettere in evidenza tutto quello che va. La Sicilia nell’immaginario collettivo non ne è uscita male e non ha sofferto per colpa di Cosa Nostra una crisi del turismo; questo perché la Sicilia è, sì, la terra di Cosa Nostra ma è anche la terra della Primavera di Palermo. La drammaticità dei problemi deve essere il trampolino di lancio per rafforzare le positività di questa terra. Su questa strategia si costruisce un’identità positiva dei calabresi. I calabresi non sono gli omertosi ma sono quelli che, malgrado la ‘ndrangheta, stanno a testa alta. Dopo l’ultimo attentato alla Lanterna di Monasterace avete inaugurato una nuova strategia: quando la ‘ndrangheta vi aggredisce, montate su una forte reazione con “le feste della ripartenza”… Esattamente, con gli anni ci siamo resi conto che Goel gode di un forte consen-

so sia in Calabria che nel resto d’Italia e tutte le volte che siamo stati aggrediti si è innescato un meccanismo di vicinanza che ci ha aiutati a superare quanto ci è capitato, consentendo il fiorire di opportunità che prima non c’erano. Questo, però, è stato chiaro a noi ma non alla ‘ndrangheta e così ci siamo inventati le “feste della ripartenza”. In questo modo abbiamo reso pubblici la solidarietà e il consenso che scaturiva dagli attentati. Dopo l’attentato di Monasterace e la conseguente festa della ripartenza ci siamo rivolti ai mafiosi e gli abbiamo detto: “Facciamo un bilancio dell’attentato? Prima avevamo un capannone vecchio e adesso ne abbiamo uno nuovo, avevamo un trattore usato e ora ne abbiamo uno nuovo, la precedente stagione abbiamo venduto pochi agrumi mentre adesso ne abbiamo venduti molti di più. Se questo è il risultato che volevate ottenere, complimenti! Anzi continuate, perché più ci colpite, più ci aiutate!”. Stessa cosa dopo il sabotaggio dell’impianto idrico dell’ostello di Locri. In quel caso, dopo la festa della consegna delle chiavi, scese Presa Diretta, scese Pif, e anche in quell’occasione ci rivolgemmo ai mafiosi: “I 15 mila euro di sabotaggio non valgono la campagna di lancio nazionale che avete permesso”. Questa strategia ci ha permesso di frenare l’assedio. Una delle attività principali su cui ha puntato Goel è l’agricoltura. Quale politica agricola bisognerebbe adottare per rendere la Calabria competitiva sui mercati mondiali? Goel crede che l’agricoltura, così come l’imprenditoria in generale, per essere competitiva deve essere etica. La scelta del biologico non è una scelta opzionale: oggi costruire una politica di sviluppo agricolo in Calabria fondata sul biologico, facendo della nostra regione il “distretto bio” più importante d’Italia è una delle scelte più intelligenti che possano essere fatte. Biologico non vuol dire solo salute per i consumatori finali ma anche rispetto dell’ecosistema. E il rispetto dell’ecosistema per noi si traduce in turismo ecosostenibile. Questo, a sua volta, va collegato con un altro tema molto caro a Goel: l’economia circolare. Quest’ultima è fortemente radicata nella nostra cultura: quando facevamo il maiale e non buttavamo nulla sperimentavamo già l’economia circolare. Economia circolare vuol dire valorizzazione economica degli scarti e quindi massimizzazione del ritorno economico di una produzione. Goel produce agrumi: il 50% hanno i requisiti per essere agrumi da tavola, la rimanente parte viene trasformata in marmellate, di cui però non c’è una richiesta enorme. Per questo abbiamo costruito un centro di spremitura di agrumi esclusivamente bio. Dalla spremitura degli agrumi si ottiene il 35% di succo, il 65% è pastazzo, uno scarto inquinante da cui però è possibile estrarre chimicamente gli oli essenziali, riducendolo a compost da utilizzare nei campi. Con gli oli essenziali miscelati all’olio vergine della Piana, invece, GOEL sta sviluppando una linea di bio-eco-dermocosmesi, grazie a un impianto di biocosmesi che abbiamo costruito a Polistena, in cui da questo autunno lavoreranno i ragazzi svantaggiati delle comunità di accoglienza per minori. Inoltre, dal momento che non buttiamo via niente, anche le foglie della potatura vengono lavorate in un laboratorio di distillazione a corrente di vapore per estrarne gli oli essenziali. La Calabria ha sbagliato politica dei prodotti agricoli: abbiamo due grandi colture, quella dell’olivo e quella degli agrumi, colture in cui siamo in grandissimo affanno perché subiamo una concorrenza che diventerà sempre più qualificata e sempre più aggressiva. Invece, dovremmo considerare che la Calabria ha una caratteristica unica: ha acqua in abbondanza, tutte le altitudini possibili e a parità di altitudine diverse distanze lineari dal mare. Se si incrociano le variabili oro geografiche, latitudine, altitudine e distanza lineare dal mare vengono fuori centinaia di microclimi diversi nella stessa regione. Tradotto vuol dire cha la Calabria è un mega giardino botanico a cielo aperto, dove non è un caso che cresca il bergamotto, tipico delle nostre zone, e decine e decine di specie botaniche che hanno vantaggi di produzione esclusivi. Se la Calabria è un giardino botanico, noi dobbiamo usare la biodiversità per ripensare a nuove strategie di sviluppo agricolo. Dobbiamo lavorare su sperimentazioni botaniche, ricerca nutraceutica, ricerca cosmetica e ricerca terapeutica delle specie botaniche. Abbiamo davanti un grande capitolo da scrivere.



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Inutilmente cerchi aiuto Strada mia aspetta aspetta, qua nessuno ti rispetta inutilmente cerchi aiuto. Ogni mese, ogni giorno, in ogni ora, in ogni minuto non si trova qualcuno che si prende cura di te. Nessuno prende posizione né il Comune, né la gente, per me sei povera e innocente. Siderno, Parisi Leonardo

All’amico Bruno

Dalle brume lontane, dalle nebbie, alternate con qualche giorno di pallido sole, ritorna finalmente allo splendore della sua amata terra, il fervente animatore D'Agostino! Ecco che come d’incanto la pineta si rianima! C’è un legame segreto, nascosto che trasmette il messaggio, e gli amici vengono a salutarlo. È tornato, è rientrato in mezzo a noi, il primus inter pares, possiamo riprendere a discutere amorevolmente? Ognuno esterna a proprio modo, cosa pensa sugli argomenti di politica o altro, se a volte la tonalità è alta, questo non inficia l’amicizia! La pace rimane inalterata, e dopo ogni duello sonoro, come bicchiere di rigeneratrice e fresca linfa, ritorna tra tutti i componenti a rinforzare il desiderio di ricominciare la verbale tenzone, alla ricerca di una irraggiungibile verità oggettiva! Uno di loro

Consorzi e no Consòrzio s. m. [dal lat. consortium «partecipazione alla stessa sorte; società; comunanza di beni» questo riporta il vocabolario Treccani. Noi abbiamo provato a credere alla partecipazione alla stessa sorte. Abbiamo sempre agito da stimolo per la soluzione del problema diga di Pantaleo perché crediamo che dopo l’enormità della spesa effettuata non ci si dovesse rassegnare ad avere un altro cadavere per mano della burocrazia e del pubblico disinteresse. Il consiglio in carica fino al luglio 2017 almeno ci riceveva e ci dava delucidazioni, il commissario nominato dalla giunta regionale non si degna neanche di rispondere a una richiesta di incontro formulata in data 10 maggio u.s. con lettera protocollata al n. 1091 dell’ufficio di contrada Melissari a Roccella. Un semplice cenno di diniego o di delega dell’incontro a un funzionario del ramo ci avrebbe dato l’idea che il consortium esiste. Così abbiamo il dubbio che col commissariamento la regione ha voluto replicare l’esperienza dell’omologo ex Consorzio Valle Lao di Scalea. Consorzio Bajr, se ci sei, batti un colpo. Arturo Rocca

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Al forno comunitario di Canolo: Chi cumbinasti Gui? Mercoledì 20 a Canolo si è svolta una cerimonia per l’inaugurazione di un murale realizzato da un artista brasiliano, Guillermo Zagonel, e commissionato dall’azienda Sapori Antichi d’Aspromonte per farne dono alla comunità dove i titolari, Laura Multari e Antonello Stilo vivono e lavorano. Questo dono assume un particolare rilievo in quanto ha voluto evidenziare due aspetti identitari della cittadina, il forno comunitario e il pane di farina di grano iermano. L’artista è brasiliano ma con antiche radici italiane ed è stato particolarmente colpito da questa tradizione al punto di aver voluto, con una sua personalissima tecnica, rappresentare una scena di vita con un’anziana che è intenta ad infornare il pane di grano iermano. L’artista nel realizzare l’opera veniva continuamente e scherzosamente apostrofato: chi cumbinasti Gui? È stato quindi omaggiato con una splendida torta confezionata da Laura con impressa la ricorrente domanda che egli non riusciva a comprendere. L’evento ha raccolto cittadini, amici e autorità che hanno festeggiato i donatori e l’artista. Arturo Rocca

Il cimitero dei rifiuti Gentilissima Dottoressa Cogliandro, una discarica a cielo aperto proprio al di fuori del Cimitero Comunale di Locri: è quanto si evidenzia dalle foto allegate alla presente. Vi sono cumuli di rifiuti di ogni genere ivi compreso miriade di topi di cui i signori amministratori di codesta Città (si fa per dire...) responsabili penalmente dello scempio dovranno pur dare conto al Nucleo Ambientale dei Carabinieri. Sulla Gazzetta del Sud in data 08 giugno 2018 a pag. 28 il Sindaco Calabrese dichiarava tra l’altro: “Accanto a questo progetto c’è quello di riqualificazione e ampliamento del Cimitero cittadino attraverso lo strumento del Project Financing... e poi... con tali interventi oltre a restituire la necessaria dignità al luogo sacro (sic!) saranno ristabilite regole certe e uguali per tutti, ponendo fine a note e scabrose situazioni che hanno mortificato e vessato per anni i cittadini...”. (Il riferi-

mento era per il progetto di ampliamento del Cimitero dove è previsto anche l’abbattimento di gran parte dei pini della pineta antistante la cui la gestione sarà affidata per ben 23 anni a una ditta esterna, che impiegherà circa 9 milioni di capitali privati). In tale opera è vero che la ditta appaltatrice realizzerà alcuni edifici che ospiteranno circa 3.000 loculi, ma nessuno sa o vuole dire quanto costeranno questi loculi ai cittadini locresi. Purtroppo c’è il rischio che morire a Locri possa anche diventare un lusso. Grato Le invio cordiali saluti. Rosario Piscopo (cittadino locrese) P.S. Mi auguro che Lei, sensibile a tale problematica, consenta di pubblicare sul settimanale che dirige le foto in questione, considerando che la stagione estiva è alle porte.

Il grande ritorno di Lisa, cantautrice di Gioiosa Ionica Dopo tanti anni di assenza, per un brutto male che l'ha tenuta lontana dallo spettacolo, (l’ha raccontato lei stessa), abbiamo rivisto Lisa nella trasmissione condotta da Amadeus “Ora o mai più”, il venerdì in prima serata su Rai Uno. La prima puntata è stata stravinta da Lisa, con due grandi performance e con due standing ovation, con la canzone “Sempre”, proprio quella che l'ha fatta conoscere al grande pubblico, arrivando terza fra i Big al Festival della canzone italiana, il Festival di Sanremo del 1998. Lisa ha conquistato anche la seconda puntata con una splendida versione di “Ci vorrebbe il mare” in coppia con Marco Masini. Otto in tutto sono i cantanti in gara che sono caduti nell'anonimato (chi per malattia, chi per abbandono dalle case discografiche, chi per varie ragioni) e che si sono rimessi in gioco, giudicati dai professionisti della musica italiana ancora in auge e dal pubblico in sala, con un telecomando in mano per votare da 1 a 9… Gli altri 7 cantanti in gara sono: Donatella Milani, Massimo Di Cataldo, Marco Armani, Stefano Sani,

i Jalisse, Alessandro Canino e Valeria Rossi. Nelle restanti puntate si decreterà un vincitore assoluto. Tutti e otto hanno partecipato a Sanremo, qualcuno più di una volta e anche con discreto successo. Durante la prima puntata di “Ora o mai più” Lisa, intervistata da Amadeus in merito alla lontananza dai riflettori, ha parlato della sua malattia, di questo male sconfitto con tanto coraggio, grazie alle cure ma soprattutto alla tanta fede in Dio. Finalmente ha rivisto la luce e le luci della ribalta televisiva. Forza e brava, non ci siamo assolutamente dimenticati di te, almeno io che sono sempre stato tuo fan, sin da quando eri ragazzina e ti esibivi al piano bar con tuo padre a Siderno. Dopo la grande paura ci hai regalato un sorriso e commosso. Grazie, ti seguiremo anche nelle altre puntate per ascoltare una delle più belle Voci della canzone italiana. Ora divertiti, hai vinto due puntate, ma… la vittoria più bella rimarrà comunque la sconfitta del male! Giuseppe Belligerante


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Nuove adesioni al progetto META Nella squadra di META sono entrati nuovi partner che vanno ad aggiungersi alla lista pubblicata su Riviera la scorsa settimana all’interno dell’inserto estraibile. Ecco tutte le loro promozioni esclusive.

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CALABRESE PER CASO

Estate tra Letteratura e Premi In una terra dove gli argomenti sono strettamente legati a capacità di impresa o a iniziative di sviluppo territoriale spostare l’attenzione solo su una cultura premiata in versi, in rime o in prosa non favorisce riflessioni tali da permettere una creazione di una cultura del fare

L’estate è alle porte e, come ogni estate che si rispetti, la ricerca di come e in che misura organizzare eventi che diano un senso al tempo del nostro riposo, o della nostra rigenerazione dalle fatiche invernali, rappresenta un esercizio di buon senso per chi intende fare dell’ospitalità – seppur breve – un argomento di crescita. In questo non vi sono solo le manifestazioni più goderecce condite da sagre, in verità non molte, e feste patronali che si sommano nel periodo del caldo leonino della locride. Vi sono anche appuntamenti culturali più o meno caratterizzati da una profondità d’animo sincera o da una promozione del ricordo. Di quel ricordo che diventa segno di una identità ricercata nell’oblio del politicamente corretto. Tra questi appuntamenti culturali vi è soprattutto la proliferazione dei premi letterari. Si!... premi alle opere che segnano, o dovrebbero segnare, un momento di approfondimento di sentimenti o di ricordi alla cui prosa o versi, conosciuta o meno, ci si affida per riempire il

contenitore estivo. Non è certo una novità rendersi conto che non vi è comune che non ha oggi un proprio premio letterario. Per alcuni rivolto a ricordare espressioni di stile e personalità a cui ci si affida per dimenticare la marginalità di ogni giorno che assume la cultura meridionale degli ultimi anni, eccezion fatta per la rilettura storica neoborbonica del mezzogiorno. Per altri perché, in fondo, consente di elevare l’estate ad un gradino più su delle solite feste ancorandone il meriggio alla lettura di un passo o di una poesia magari d’autore o prodotto di un neofita. Per carità, ben vengano gli incentivi alla produzione culturale e alla promozione. Ma in una terra dove gli argomenti sono strettamente legati a capacità di impresa o a iniziative di sviluppo territoriale credo che spostare l’attenzione solo su una cultura premiata in versi, in rime o in prosa non favorisca riflessioni tali da permettere una creazione di una cultura del fare, del recupero, del ricordo che si

manifesta nel restauro delle opere d’arte, nella elaborazione di un pensiero che esprima un supporto al domani. Ecco, a fronte dei premi per poeti e scrittori di novelle, forse un premio per chi ha salvato un’opera d’arte o di archeologia industriale, quest’ultima quale dimostrazione di un passato di lavoro che abbiamo archiviato senza futuro, potrebbe essere più originale. D’altra parte, tra le tante citazioni che si potrebbero rinvenire a riguardo dei premi letterari due mi sono sembrate aderenti. La prima di Helmut Qualtinger, scrittore e cabarettista austriaco per il quale gli scrittori si dividono in due categorie: persone produttive e vincitori di premi letterari. La seconda di Ennio Flaiano, scrittore regista e giornalista noto ai più. Per quest’ultimo, i grandi premi non vengono mai dati allo scrittore, ma ai suoi lettori. Qui, nel nostro piccolo, forse dovremmo inventarci anche i lettori e sperare che poi sappiano giudicare. Giuseppe Romeo

EVENTI

A Gioiosa Ionica “Calici di Natura” Vino naturale versus vino convenzionale, quale scegliere e, nello specifico, quali le differenze. Nella cornice del Teatro al Castello di Gioiosa Ionica, nel corso dell’incontro dal titolo “Calici di Natura”, Pierfrancesco Multari sommelier esperto di vini calabresi e il vignaiolo Cataldo Calabretta si sono confrontati su cosa significhi oggi parlare di vino naturale, ma soprattutto della filosofia che sta alla base di tutto. L’iniziativa, con partner Slow Food – Condotta Locride, è stata promossa dall’Associazione Don Milani, con il patrocino del Comune, realizzata nell’ambito del progetto “La Cultura al Centro … Storico”, rientrante nella misura ministeriale “Giovani per la valorizzazione dei beni pubblici”, lanciata dal Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale. In particolare il progetto punta alla realizzazione di attività socio-culturali dedicate ai giovani della Valle del Torbido e alla comunità, al fine di favorire la valorizzazione di un luogo di grande interesse storico-culturale, ovvero la struttura teatrale adiacente al Castello di Gioiosa Ionica, trasformandolo in luogo di incontro, scambio e ricerca culturale. Per Cataldo Calabretta, solo analizzando l’evoluzione storica si può capire ciò che è accaduto nel Mondo, in Italia e anche nella sua zona, Cirò, dove per molti anni la tendenza è stata quella di assecondare il mercato, spingendo al massimo la produzione, “consumando” i terreni, abbassando i prezzi, standardizzando tutto. Nessuna normativa che legiferi sul vino naturale in quanto tale, da intendere nell’accezione più semplice, ovvero di vino prodotto in modo genuino. Parlare, ma soprattutto produrre vino naturale significa ritornare alle origini, limitando al massimo l’intervento dell’uomo. Erano gli anni ‘80 e ‘90, per Multari il periodo barocco della produzione dei vini, durante il quale la tendenza era “costruire” vini irreali senza più nessun legame con il territorio. L’epoca, ha sottolineato Calabretta, dei guru del vino. Negli anni le prospettive sono cambiate: il vino ha sempre di più e con maggior vigore acquisito una funzione culturale importante e, in Calabria, in particolar modo negli ultimi decenni, si è verificata la stessa cosa.

«A Cirò io con un gruppo di piccoli produttori ci siamo trovati di fronte alla narrazione di una “leggenda” che parlava di un vino storico, con determinate e precise caratteristiche che a un certo punto non è andato più bene per il gusto che pretendeva il mercato. La visione internazionale esigeva altro! Per noi ora l’importante è che quello che produciamo venga apprezzato, non possiamo pretendere che piaccia e tutti. Il valore più grande è che questo tipo di lavoro crea la necessità di fare comunità, dove sapere ed esperienze vengono condivise. Per fare questi vini, per capirli, ci capita – ha proseguito Calabretta – sempre più spesso di sederci intorno a un tavolo, degustare, raccontare il lavoro che si fa. Ci siamo accorti di aree differenti di uno stesso territorio che con la tecnologia di cantina erano andate perse». Nella loro chiacchierata si è anche parlato di sensazioni fisiche ed energetiche differenti tra un vino convenzionale e un vino naturale, ed è stato ribadito che un vino naturale non è quello senza solfiti. A prevalere è la qualità del terreno, la tecnica che piano piano si affina, la fermentazione spontanea senza controllo della temperatura, l’espressione del vitigno e del vigneto.


GIUDIZIARIA

Sulla partecipazione al dibattimento a distanza: Profili di incostituzionalità

CONVERSANDO

Radici del Sud 2018: vini calabresi vincitori Si è conclusa la tredicesima edizione di Radici del Sud, il multievento aperto al pubblico al Castello Normanno Svevo di Sannicandro di Bari, dedicato ai prodotti da vitigno autoctono e agli oli extravergini del mezzogiorno d'Italia. Sette giorni, dal 5 all'11 giugno, in cui i produttori di Puglia, Basilicata, Campania, Calabria e Sicilia hanno esibito i loro vini agli importatori, provenienti da Cina, Olanda, Regno Unito, USA, Canada, Danimarca, Polonia, Corea del Sud, Svezia, Svizzera, Austria e Belgio, alla stampa italiana e internazionale e al consumatore finale in una serie di appuntamenti: incontri BtoB, wine tour, concorsi e degustazioni. Al concorso hanno partecipato oltre 300 vini divisi per categorie di uvaggio. A giudicarli quattro commissioni di degustazione: due composte da giornalisti, influencer e wine writers italiani e internazionali; due di buyers provenienti da Cina, Stati Uniti, Brasile, Olanda, Svezia e altri paesi europei. La Calabria porta a casa importanti riconoscimenti nella categoria Greco e Rossi da vitigno autoctono con due vini dell'azienda lametina Statti, il Greco e il Batasarro, e nella categoria degli spumanti rosati con il Centocamere di Barone Macrì e il Dovì Rosè di Ferrocinto. Concorde il giudizio dei commissari per una progressiva e costante crescita della qualità media dei prodotti negli ultimi anni che pongono i vini del Sud da vitigni autoctoni come un'opportunità di proposta alternativa a denominazioni più diffuse in molti mercati. Sonia Cogliandro

FRUTTI DIMENTICATI

Pero di maggio o “maiaticu” PIRUS COMMUNIS L.

Tale varietà di pero occupava il pensiero dei bambini e dei ragazzi a partire ai primi di giugno, quando già i suoi frutti passavano da un verde intenso che denotava che essi ancora erano acerbi, al giallino tenue che significava che essi erano maturi. Le pere “maiatiche”, che in effetti maturavano ai primissimi giorni di giugno, rappresentavano uno dei simboli della fine della mancanza di frutti che aveva caratterizzato tutto il periodo invernale, tranne le arance, i mandarini e le mele invernali raccolte al tempo della vendemmia e prima di esse avevano fatto la loro fugace e rara apparizione, le nespole. Pertanto si era vicini alla “bella stagione”, generosa con i poveri e con i bambini, con il tripudio di frutta a portata di tutti e anche dei poveri appunto. Il periodo di riferimento durissimo è il secondo dopoguerra che segnò la fine della civiltà contadina, che si era mantenuta intatta, anno dopo anno, stagione dopo stagione, per millenni e nei miei ricordi sono scanditi intatti i periodi di carenza o di abbondanza di frutta. I bambini o ragazzini però, già maestri di vita e di sopravvivenza, riuscivano a percorrere il periodo difficile del pieno inverno, riuscendo a individuare le erbe di cui fare uso, quando aggiungevano al loro magrissimo vitto giornaliero, fatto di pane (scarso) e olive o di cacio o lardo, quando si recavano a pascolare, già in tenerissima età, qualche capra assieme ad altri coetanei del paese. Ogni famiglia non ricca allevava, nei paesi collinari, una capra per il latte che serviva a produrre una piccola scorta di formaggio per tutto l’anno, utilizzando un’efficientissima turnazione del fare il formaggio e la ricotta. Si cominciava con una signora nei pressi della cui casa la sera del suo turno, arrivavano tutte le vicine del rione portando la propria capra che veniva munta sotto gli occhi vigili della donna a cui era toccato il turno appunto; si poteva sospettare che il latte munto altrove potesse contenere un po’ di acqua. Si raggiungeva la quota sufficiente per quella serata, ma i prestiti venivano rigorosamente annotati su pezzi di carta reperiti avventurosamente, su cui si scriveva: dare ed avere. Le misure erano costituite da una “cannata” (misura in uso al tempo dei Borbone corrispondente a cinque quarti di un litro) e da una più piccola, chiamata “menzanella” (mezza cannata). La sera successiva il turno passava ad un’altra con il solito rituale, mentre i bambini o ragazzini addetti al pascolo delle proprie capre, con serietà e responsabilità seguivano lo svolgersi del rituale, assieme alle proprie mamme. Intanto al mattino per tempo essi erano già nei campi, che esploravano per cercare le erbe utili con cui integrare il magro vitto quotidiano e già ai primi di dicembre, nei campi lasciati seminati a sulla (erba adatta alla fienagione), si potevano reperire gli steli dolci della stessa o “cannoli”, poi a partire da gennaio nei campi di grano erano presenti i “ filati “ o “barba di becco”, mentre a febbraio nei terreni grassi si reperiva il cardo asinino, il cardo triste (crocassi), il cardo santo (sculim-

I BRIGANTI

Dalle stalle alla melma putrida

briu). Già ai primi di marzo, specie nei seminati, veniva reperito il sedano selvatico (acciara) e poi alla fine dello stesso mese, gli steli invitanti del cardo corimboso (saietta) e nei campi coltivati l’aromatico aneto, di cui le mamme utilizzavano gli steli teneri, assieme a quelli del finocchio selvatico per aggiungerli ai legumi cucinati nelle pignatte di cotto. Aprile, che dava come dono anche le nespole, offriva nei teneri prati i minuscoli baccelli del loto cornicolato (cannavuci) e verso la metà dello stesso mese nei campi marnosi erano a portata di mano i carciofini selvatici, difficili da sbucciare, ma non per i “monelli” che avevano sempre a portata di mano, legati a catenine, avvinte ai passanti dei pantaloni, sempre rattoppati, i loro coloratissimi coltellini. A maggio le erbe spontanee erano ingiallite, mentre ancora le nespole, scaglionate in alcuni mesi, davano conforto ai ragazzini e solo giugno cominciava a elargire i suoi doni a pieni mani, con svariati tipi di frutta (pere, susine, albicocche, pesche e nettarine precoci, mele di giugno o “puma i grasta”,“i fichifiori” o “gotti”, le more di gelso) e tra questi doni aspettati con ansia, c’erano anche le pere “maiatiche”, che in effetti maturavano ai primi di giugno. I “monelli” conoscevano l’esatta “geografia” dei frutti desiderati, nei campi altrui ed era consentito, per norme non scritte rubarli più o meno impunemente, in quanto era consentito anche ai padroni dei campi, qualora li avesse sorpresi, picchiarli con moderazione, colpendoli con verghe solo alle gambe, mai alla testa. I padroni dei campi, per punire la monelleria o atto di “cotraranza”, inseguivano furiosamente i “monelli” che scappavano via, talvolta avvisati da uno di loro che veniva posizionato in posizione strategica per fungere da vedetta (guardia). Talvolta capitava che qualcuno dei meno svelti venisse raggiunto ed allora subiva una bella mano di vergate, sempre alle gambe; in aggiunta veniva avvisato il padre che la sera stessa somministrava una dose aggiuntiva, ma di solito a questo compito erano preposte le madri. Quasi in ogni campo c’erano le “pere maiatiche”, ma nel mio territorio esistevano due piante enormi nella proprietà di Domenico Romeo in contrada Coladiviri e due altrettanto maestose in contrada Saccuti, nella proprietà della famiglia Gullace, detta dei “Brunetti” di Bruzzano; queste quattro piante monumentali erano le più bersagliate dai monelli. Una frotta di otto dieci monelli recuperava velocemente tanti frutti che venivano messi nelle falde della camicia ripiegata verso il petto e alla fine tutti venivano riposti al centro del gruppo, che in maniera rituale, consumava il “bottino”. Le pere sono dolci, leggermente aromatiche, piccole (2,5 per 3), soffuse di un giallo paglierino, crescono a grappoli sui rami, ma sono in estinzione e una delle piante superstiti sopravvive a Motticella di Bruzzano in un campo della famiglia Pizzata e una componente, Silvana, ha fornito la foto. Orlando Sculli

L’anno scorso ho potuto assistere al seminario di Brian Weiss, il famoso psichiatra americano che da sempre si occupa di ipnosi regressiva. Ho letto i suoi libri e non vedevo l’ora di ascoltarlo dal vivo, per approfondire questi argomenti che mi affascinano. Per tre giorni ho potuto ascoltare, osservare mentre svolgeva queste pratiche meravigliose, ho potuto parlare con gli altri partecipanti e aprire nuovi mondi. E senza prendere nessuna droga! L’ingrediente che non può mancare è uno solo: l’apertura mentale. Senza quella non si può parlare di nulla. L’uomo è così perso nella quotidianità che non si rende più conto del suo potenziale. Ovviamente è scontato che da quel momento mi si aprissero davanti nuovi metodi di cura dell’anima, come lo yoga, la meditazione, e l’ascolto di maestri saggi come Yogananda e via dicendo. Dopo che impari a capire che non esiste solo il mondo fatto di lavoro, di stress, di soldi, di sfruttamento e guerre, ti chiedi se anche gli altri lo percepiscono, o se sei il solo a essere propenso a pensare che sia tutto sbagliato. L’era negativa sta pas-

Il maxiprocesso “Mandamento Ionico” prevede un dibattimento con almeno 160/170 imputati, molti dei quali si trovano in regime di detenzione carceraria, in molti casi anche fuori regione. Nei casi di processi con detenuti spesso i vari giudici fanno ricorso alla partecipazione a distanza degli imputati. Su questo tema, che è di sicura attualità di cronaca, è in corso un acceso dibattito tra le varie posizioni interne al compartimento giustizia. E’ intervenuto, nei giorni scorsi, anche il contributo dell’Osservatorio “Doppio Binario e Giusto Processo”, dell’Unione delle Camere Penali Italiane, composto dagli avvocati Maria Teresa Zampogna, Giuseppe Scazzola ed Eugenio Minniti, questo ultimo anche presidente della Camera Penale “G. Simonetti” di Locri, che al recente “Open day” di Rimini ha dissertato sui “Profili di incostituzionalità dell’art. 146 bis disp. Att. c.p.p.” sulla partecipazione al dibattimento a distanza”. Nella corposa relazione si rileva, in primo luogo, che: «La eccezione di legittimità costituzionale coinvolge la normativa sulla partecipazione a distanza al processo, laddove la presenza “virtuale” in udienza dell’imputato viene imposta d’ufficio e senza alcuna preventiva valutazione da parte del giudicante, per il sol fatto di trovarsi al cospetto di un soggetto in stato di detenzione per uno dei reati previsti dagli artt. 51 co. III bis e 407 co. II lett. a) n. 4 c.p.p. e/o sottoposto al regime di cui al 41 bis O.P. La questione è rilevante poiché nel caso di specie non trova applicazione la vacatio legis di un anno relativa alla nuova formulazione dell’art. 146 bis c.p.p., essendo l’imputato detenuto [regime di 41 bis] per il delitto previsto [artt. 270 bis co. I o 416 bis co. II c.p. o 74 co. I DPR 309/90]. La nuova normativa dovrà, pertanto, essere presa in considerazione dal giudice in via propedeutica alla definizione del giudizio, riguardando una questione preliminare attinente al diritto dell’imputato di intervenire ed assistere al processo nei suoi confronti, la cui violazione è sanzionata da nullità di ordine generale dall’art. 178, lett. c) c.p.p.». Altro caso esaminato è quello in cui « la eccezione di legittimità costituzionale investe la normativa sulla partecipazione a distanza dell’imputato/testimone in un’udienza civile o penale nella quale deve essere sentito quale teste, nella parte in cui la c.d. partecipazione virtuale viene imposta d’ufficio e senza alcuna preventiva valutazione da parte del giudicante, per il sol fatto di trovarsi al cospetto di un soggetto in stato di detenzione per uno dei reati previsti dagli artt. 51 co. III bis e 407 co. II lett. a) n. 4 c.p.p. e/o sottoposto al regime di cui al 41 bis O.P.. La questione è rilevante nel presente giudizio, poiché nel caso di specie l’imputato/testimone è detenuto [regime di 41 bis] per un delitto di criminalità organizzata. La nuova normativa dovrà, pertanto, essere necessariamente presa in considerazione dal giudice in via propedeutica alla definizione del giudizio, riguardando una questione preliminare attinente l’assunzione di un mezzo di prova». Infine il terzo caso riguarda «la eccezione di illegittimità costituzionale coinvolge la normativa sulla partecipazione a distanza al processo, laddove la presenza “virtuale” in udienza dell’imputato/testimone può essere disposta – a fronte di condizioni eterogenee ed indipendenti dalla volontà dell’imputato/testimone - qualora questi sia detenuto e a prescindere dalla natura del procedimento che ha originato lo status detentionis. La questione è rilevante poiché la nuova normativa dovrà essere necessariamente presa in considerazione dal giudice in via propedeutica alla definizione del giudizio, riguardando una questione preliminare attinente al diritto dell’imputato di intervenire ed assistere al processo nei suoi confronti, la cui violazione è sanzionata da nullità di ordine generale dall’art. 178, lett. c) c.p.p. oppure [ove debba rendere testimonianza in altro giudizio] attenendo all’assunzione di un mezzo di prova».

sando, è in arrivo quella della presa di coscienza. È in arrivo l’epoca della comprensione, della pacificazione. Ero convinta di tutto ciò. Poi, invece, vince le elezioni un certo Salvini e all’improvviso mi rendo conto che è passata l’era oscura ed è arrivata l’era delle cazzate che saremo costretti a subire per un bel po’ di tempo. Ed è così che inizia la poesia: «Ognuno sta solo sul cuor della terra trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera». E così finisce subito il poema! Nella morte. Che in politica non ci fosse poesia già si sapeva, ma ora si tocca davvero il fondo. Non ci resta che risalire e liberarci da questa melma infestante, che avvelena l’animo umano, restìo al pensiero, perché l’uomo è debole quando china la testa e lascia che siano gli altri a fare per lui. L’unico modo per essere liberi è pensare, malgrado gli altri ti dicano che non c’è bisogno. Brigantessa Serena Iannopollo


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“ libRi

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attualità

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il leitmotiv dell’opera è l’uomo, l’umanità nel mondo d’oggi, che ha perso la strada ed è ancora vittima dei poteri statuali e occulti dei sistemi sociali, delle tradizioni di popoli in via di sviluppo, ma anche della cultura delle società industriali. e accanto all’accorato appello per la giustizia, la pace e la libertà vi è il racconto della genesi delle patologie sociali.

Pino Rotta è il Presidente del Co.Re.Com . Calabria, il Comitato Regionale per le Comunicazioni che quest’anno ha realizzato diverse attività volte a rendere consapevoli i destinatari, soprattutto i minori, di un uso corretto del web e dei social network.

Fake news, cyberbullismo e pubblicità aggressiva: il bilancio del Co.Re.Com.

Attraverso fake news e hate speech, che rappresentano distorsioni dell’informazione, si mira a procurare delle reazioni emotive che sfociano nell’odio razziale, nell’omofobia. Ciò è possibile poiché c’è un’incapacità a distinguere la fonte dell’informazione

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO Allo scadere del primo semestre 2018 abbiamo discusso con il presidente del Comitato Regionale per le Comunicazioni della Calabria, Pino Rotta, per una valutazione dei risultati e in particolare delle attività riguardanti il campo della Web Education e della Web Reputation. Qual è lo stato di salute dell’informazione in Calabria? Ci sono nuovi player che si affacciano sul mercato o si tratta di un mercato fermo? La salute dell’informazione in Calabria sembra buona. C’è una presenza costante di testate sia televisive che cartacee – abbiamo un nuovo quotidiano quest’anno - ma soprattutto testate online. Queste ultime sono meritevoli di un approfondimento perché è del tutto evidente che sono punti di riferimento importanti per i calabresi. Fake news e hate speech. Che poteri ha il Co.Re.Com. nei confronti della rete e delle sue derive? Quando si parla di fake news o linguaggi d’odio bisogna tenere in considerazione che si tratta di fenomeni che si manifestano soprattutto sui social network e sulle testate online e che stanno alla base di un inasprimento dei comportamenti sociali: attraverso distorsioni dell’informazione si mira a procurare delle reazioni emotive che sfociano nell’odio razziale, nell’omofobia. Ciò è possibile poiché c’è un’incapacità a distinguere la fonte dell’informazione. Ci sono siti che clonano in maniera ridicola note testate, ad esempio Il Corriere della Pera. Su questo il Co.Re.Com. sta lavorando moltissimo con attività volte a rendere consapevoli i destinatari di un uso corretto del web, dei social network e delle possibili distorsioni che possono scaturire in caso contrario. Da quest’anno abbiamo una delega alla Web Reputation e alla Web Education. Stiamo portando avanti delle iniziative gestite dai componenti del comitato ma abbiamo anche accolto delle proposte progettuali di associazioni che hanno delle competenze specifiche; continueremo ad avere grande attenzione per questi fenomeni dal momento che il nostro obiettivo è quello di tutelare la persona e in particolar modo i minori che hanno una maggiore tendenza alla suggestione. Per quanto riguarda, invece, cyberbullismo e molestie su internet, come può intervenire il Co.Re.Com.? Il cyberbullismo è una delle attività che hanno caratterizzato non soltanto il Co.Re.Com. Calabria ma l’intera organizzazione dell’Agcom e tutti i Co.Re.Com. nazionali negli ultimi 4-5 anni. Abbiamo accompagnato l’approvazione della legge 71, la legge contro il cyberbullismo, di cui prima firmataria è l’ex senatrice Elena Ferrara. Abbiamo messo in campo una serie di iniziative di Web Education per sensibilizzare i ragazzi delle scuole nei confronti di questo fenomeno. L’ultima iniziativa che abbiamo contribuito a realizzare è quella conclusasi il 5 giugno al PalaValentia di Vibo organizzata dal Tribunale dei Minori della Calabria, a cui hanno partecipato oltre 1800 studenti calabresi. Abbiamo contribuito finanziando la giornata conclusiva del progetto ed è stata una grande soddisfazione vedere l’entusiasmo con cui i ragazzi vi hanno partecipato. Tutte le volte che ci rechiamo nelle scuole, il cyberbullismo è l’argomento che più ci viene chiesto di affrontare. I meccanismi di base rimangono quelli del bullismo della vita reale trasposti nella realtà virtuale: una persona viene presa di mira da uno o più individui per le sue fattezze fisiche o per le sue opinioni o i suoi orientamenti sessuali o religiosi. Ad aggravare la situazione, si aggiunge un dato: il web moltiplica in maniera vistosa il pubblico che assiste a questo triste spettacolo, rischiando di attivare dei processi di emulazione. Uno dei compiti del Co.Re.Com. è quello di risolvere le controversie con gli operatori di telemarketing (compagnie telefoni-

che, elettriche, del gas, della pay tv). Un bilancio dell’attività svolta? L’attività di risoluzione delle controversia tra l’utenza e gli operatori delle telecomunicazione che possono essere telefoniche o televisive è la nostra principale attività in termini di impegno lavorativo. In Calabria, nonostante la cattiva fama della regione, siamo una delle eccellenze in Italia, lo dico ringraziando sia i comitati che ci hanno preceduto ma soprattutto gli operatori che riescono a gestire l’attività anche in videoconferenza. Lo scorso anno sono state istruite 5700 richieste di risoluzione di controversie: il 73% sono andate a buon fine e pertanto sono stati restituiti i soldi agli utenti (il valore complessivo delle controversie si aggirava attorno agli 860 mila euro). Inoltre, dobbiamo ricordare che il Co.Re.Com. Calabria, tra i primi d’Italia, ha un sistema di monitoraggio delle televisioni locali, inclusa la Rai regionale, che riesce a registrare 24 ore su 24 tutte le trasmissioni di informazione e i talk show nell’ambito della tutela dell’utenza. Operazione che facciamo grazie a un sistema di software creato dal nostro personale dalle altissime capacità professionali. Il Co.Re.Com. Calabria può contare su sedi decentrate su tutto il territorio regionale. Un cittadino che abita lontano dalla sede centrale di Reggio Calabria, adesso può recarsi in una delle 10 postazioni collocate nei comuni o nelle sedi delle ex province. Dal prossimo mese di luglio ammoderneremo ulteriormente questo sistema, gli enti diventeranno una specie di URP del cittadino che non ha dimestichezza con il mezzo telematico. È impensabile che per la risoluzione di una controversia del valore di 200-300 euro si debbano fare i chilometri. Più postazioni offrono un aiuto concreto a tutti gli utenti. Non tutte le regioni hanno questo servizio e in molti stanno studiando il nostro modello. Siamo un esempio da esportare.

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È la storia di un giovane ebreo che lascia la sua famiglia a leopoli in Polonia, intorno al 1930, e giunge in italia, a Padova, dove si laurea in ingegneria. ben presto, a causa delle leggi razziali, vive la tragedia di perdere lavoro e sicurezze, nonché, divenuto apolide, di venire imprigionato in un campo di internamento a Ferramonti di Tarsia. Questa prigionia, paradossalmente, gli salverà la vita... TiTolo libRo: il Filo di PoRPoRA AuToRe del libRo: VAnessA CRiConiA

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Quando nasciamo veniamo accolti... e chi ci accoglie per primo è l’affetto di una donna. Quella stessa donna che ci ha portato con sé ora si separa da noi e ci rende individui. Ma siamo ancora completamente dipendenti e quella dipendenza ci serve ed è la sola al mondo che ci farà bene nella vita. Cosa succede se non c’è accoglienza? Cosa capita in natura se questo immenso compito materno non viene portato a termine?


Più volte Medaglia d’oro all’Architettura, Alfonso Femia, originario calabrese, ha visitato nei giorni scorsi la costa jonica, facendo tappa nella città dei bronzi, a Mammola, nei borghi dell’Amendolea, Pentedattilo e gallicianò, con uno sguardo verso brancaleone Vetus.

l'archistar Alfonso Femia in tour nella Calabria dei Mediterranei invisibili “L'architettura è un fatto d'arte, un fenomeno che suscita emozione, al di fuori dei problemi di costruzione, al di là di essi. La costruzione è per tener su: l'Architettura è per commuovere.“ Con queste parole Le Corbusier, descriveva cosa rappresenti l’Architettura. Nell’era contemporanea questa legge è ancora vigente, e quando trova un riscontro reale “far commuovere di bellezza”, vuol dire per chi crea architettura aver centrato il bersaglio. Tra i creatori di bella architettura contemporanea, nazionale e internazionale, emerge senza dubbio il nome di Alfonso Femia - Atelier(s) Femia. Autorevole architetto di origine calabrese, nato a Taurianova, nella sua lunga e affermata attività professionale ha disseminato il territorio di mirabili edifici avveniristici; strutturato intere porzioni di città rendendoli funzionali e vivibili; integrato, con il recupero, edifici antichi nel tessuto urbano contemporaneo ridandone smalto e verve. Alfonso Femia, insieme al suo team e soci, ha ricevuto negli anni molteplici premi per le opere realizzate: Medaglie d’oro all’Architettura, Leone d’Oro alla Biennale di Venezia, Premio europeo dell’Architettura, Premio Internazionale Gran Prix ed il Chicago Athnaeum, MIPIM Awards, e varie menzioni speciali tra cui agli AIT International Awards. Poliedrico artista, dopo la scissione di 5+1AA, si divide oggi tra le sue Atelier(s) di Genova, Milano, Parigi. A frutto di intensi e approfonditi studi, ricerche, intuizioni e idee, ha saputo negli anni dare nuova visione di spazio, forma, materia, funzione, a diverse categorie di edifici. Reinventando il modo funzionale di creare e vivere gli spazi. Promotore della bellezza del territorio e dell’innovazione nell’architettura ha sviluppato negli anni grandi progetti di edifici Direzionali (citando alcuni: nuova sede BNLBNP Paribas, Roma; Agenzia Spaziale Italiana, Roma; Blend Tower e Blend Building, Milan; Dallara Motorsport Acadamy) edifici a destinazione per lo Sport, Retail & Hotel (I Docks di Marsiglia, EuropaCity 2.0 Grand Paris). Poi ancora grandi progetti per musei, edifici culturali, edifici per l’istruzione, masterplan, residenze. Un ventaglio ampio e appassionante che rappresenta l’attività pluriennale svolta solo da grandi Archistars Contemporanei. Alfonso Femia ha svolto docenza presso alcune Università di Architettura, curatore e ideatore di mostre d’arte e design, riviste di architettura, tra queste, IQD – Direttore Roberta Busnelli – di cui ha curato l’intero numero con un percorso magico di storie, ospiti illustri, segni e forme, legati al tema rintracciabile nel suo spirito navigante “Mediterranei Invisibili”. Questo è stato anche il tema della recente tappa in Calabria del Talk City itinerante di Architettura 500x100, di cui è fondatore e conduttore insieme al giornalista Giorgio Tartaro. Il ritorno alle origini, alla bellezza della terra calabra, a quel “poco” ma ricco di tanta storia, arte, tradizione. Tutto ciò ha riportato Alfonso Femia nuovamente nella sua terra natia, tra ricordi e magiche suggestioni, nel profondo Sud, tra gli scenari di un Mediterraneo che ha necessità di emergere e non essere più “invisibile agli occhi”. L’Architetto ha svolto un vero e proprio Tour della costa jonica-reggina: è stato insignito nella sua città natale, alla presenza del Sindaco Fabio Scionti, dell’onorificienza delle Chiavi della Città come maestro dell’architettura che ha conquista-

to un ruolo importante sulla scena internazionale, come figlio e artista promotore anche della terra di Calabria nel mondo. Evento organizzato dal Comune di Taurianova e in collaborazione con l’Ordine Ingegneri e Architetti della provincia di Reggio Calabria. Il viaggio nello stretto è proseguito nella Città reggina con 500x100 City Talk con intervista del Vicesindaco Armando Neri, discutendo di obiettivi, interventi, recupero, della città metropolitana e di tutto il versante jonico-tirrenico; ricordando che “Ciò che ci delizia in una bellezza visibile è l’invisibile”. Ambasciatori d’eccezione nella città dei Bronzi, gli archietetti Santo Marra, Michelangelo Pugliese, Antonio Cogliandro, Benedetta Genovese, l’agronomo Rosario Previtera. A seguire, il Viaggio in Caronte nello stretto di Messina, infilati tra una fessura di Mediterraneo, tra mito e leggenda, insieme a tanti altri ospiti del Tour: Luciano Marabello, Francesca. Oddo, Nello Calabrò, Fabrizio Ciappina, Giovanni Multari, Francesco Messina, Francesca Agostino, Salvatore Greco. Un viaggio che è proseguito con la lectio magistralis del “Realismo Immaginario” presso il Palazzo della Cultura di Messina in collaborazione con l'Ordine degli Architetti di Messina. Altra tappa significativa è stata la visita al MUSABA, il Parco Museo di Santa Barbara a Mammola. Alfonso Femia è stato ospite di Nik Spatari e Hiske Maas. Ha potuto ammirare la bellezza, i colori, le opere, le magie, le storie di questo luogo fiabesco, fuori dal tempo, curato e costruito pezzo dopo pezzo da mani sapienti di artista. Quando Arte e Architettura contemporanea si incontrano non ci sono parole, non ci sono forme, non ci sono luoghi, né segni, né gesti o colori. C’è solo “Amore per la bellezza del mondo” che ci avvolge e ci stupisce sempre di più anche nel profondo e sconosciuto Sud. Alfonso Femia e Nik Spatari a dialogo, due artisti fiori dell’arida terra di Calabria, che raccontano ognuno a suo modo la bellezza del mondo. Mediterranei Invisibili, infine, approda nel cuore dell'Area Grecanica, nei borghi dell’Amendolea, Pentedattilo e Gallicianò, con uno sguardo verso Brancaleone Vetus. Borghi antichi a pochi chilometri da Reggio Calabria. Un mondo dove il tempo si è fermato e lo sguardo mira a quell'oriente greco da dove, a successive ondate, l'impulso culturale prima magno-greco e successivamente bizantino e armeno, ha preso il mare per poi attecchire e piantare profonde radici in terra Calabra. La troupe di 500x100 Talk City si è trovata catapultata nel passato accompagnata da Domenico Guarnà, Presidente dell'Associazione "Il Giardino di Morgana" e da Rosy Rodà Presidente dell'Associazione Gallicianò Centro Studi Grecofono, con i quali Alfonso Femia e Giorgio Tartaro hanno potuto discutere sia delle peculiarità storiche ma anche delle prospettive future di quest'area oggi in fase di riscoperta e valorizzazione grazie anche alle giornate evento di visita organizzate in collaborazione con Kalabria Experience. Paesaggi, antropizzazione, resistenza e resilienza del popolo Greco-Calabro sono stati i temi trattati durante il viaggio tra i tornanti del Gigante d'Argento, la Fiumara Amendolea che con i suoi contrasti forti, tipici anche degli abitanti di queste zone, ha saputo rapire e stupire tutti, compreso il grande architetto. Domenico Spanò

in alto l’hotel realizzato da Alfonso Femia per il progetto europaCity, il nuovo eco-quartiere della grand Paris; sopra alcuni momenti del tour in Calabria di Alfonso Femia compresa la premiazione da parte del sindaco di Taurianova, Fabio scionti; in basso la nuova sede bnl-bnP Paribas a Roma, una "nave" fatta di specchi disegnata da Alfonso Femia e gianluca Peluffo.


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Locri: il successo della Ionicup Arena diventa un’occasione per fare turismo

Il torneo nazionale FIP di Minibasket riempie alberghi e ostelli rappresentando così non solo un momento di svago per i giovani giocatori di basket, ma anche un’occasione per far conoscere le eccezionali qualità del nostro comprensorio.

Si è svolto lo scorso fine settimana, a Locri, la 6ª edizione del torneo Nazionale FIP di Minibasket organizzato dall’ASD Eutimo del Presidente Enzo Schirripa. Un’edizione da incorniciare, nonostante l’avvio infastidito dalla pioggia, con tantissime sorprese che rispecchiano quale sia il leit motiv della Ionicup Arena, ovvero il tentativo di far divertire i bambini e le bambine offrendo loro un programma fatto di minibasket, relax al mare e buona cucina per la gioia di accompagnatori e delle loro famiglie, che hanno cos’ì la possibilità di vivere un weekend scoprendo le bellezze della Costa dei Gelsomini.

Tanti gli operatori coinvolti, dall’Hotel President al Kennedy e al Sideroni, rimasti senza posti disponibili, passando attraverso l’Ostello gestito da Goel, che ha collaborato con l’Eutimo e le camere del seminario vescovile, tutte al completo grazie alle 15 squadre provenienti non solo dalla Calabria, ma anche dal resto d’Italia, tra cui annoveriamo Hsc Roma, Aurora di Brindisi, Pgs Canaletto La Spezia e la blasonata Armani Jeans di Milano, fresca di scudetto in Serie A1 con la prima squadra. Una manifestazione che, con il tempo, ha cominciato a rappresentare potenziale turistico non indifferente, a cui quest’anno è stata aggiunta una visita nel borgo medievale centenario di Gerace, che ha visto sfidarsi, in Piazza delle Tre Chiese, tanti bambini coinvolti nelle gare individuali, che hanno incoronato vincitrice Francesca Persico della Basketball Lamezia Academy, mentre la Mini Olimpia Milano si è aggiudicata la gara a squadre. Ospiti della Ionicup Arena, in occasione della Cerimonia Inaugurale, i Damove, che hanno elettrizzato i presenti con giocate e schiacciate acrobatiche. Una 3 giorni che, anno dopo anno, sta diventando un appuntamento da non perdere, in grado di diventare una vetrina per il bacino ionico, che merita le attenzioni da parte di tutti gli enti istituzionali locali e regionali dando un’immagine migliore della nostra terra.

Appuntamento con il signor Vincent Van Gogh

Dopo essere approdata in città come Berlino, Atene, San Pietroburgo, Shangai, Dubai e numerose altre, è arrivata anche a Cosenza, presso il nuovo Museo Multimediale di Piazza Bilotti, quella che già è stata definita la mostra multimediale più visitata al mondo, parliamo di “Van Gogh Alive - The experience”, una vibrante sinfonia di luci, colori e suoni, combinati e amplificati capaci di creare un’atmosfera indimenticabile. Si tratta di un nuovo modo di approcciarsi all’arte: il visitatore è completamente avvolto nei colori dei quadri e si inabissa nella tempestosa anima dell’artista olandese. In ogni lato sono presenti immagini di grandi dimensioni che esplorano il lavoro del pittore svolto tra il 1880 e il 1890, nel periodo compreso ad Arles, Saint Rèmi e Auvers-sur-Oise, tutto questo accompagnati da una suggestiva colonna sonora classica. Inizio, luci spente e improvvisamente un giallo potente illumina gli occhi e l’anima di chi è presente. Van Gogh amava, particolarmente, questo colore perché gli ricordava il sole e le stelle, da lui tanto ricercate. Colore ed emozione si intrecciano, man mano che si procede con la vita tumultuosa dell’artista, dove è chiaro il suo desiderio di aggrapparsi a quel giallo - sole per non sprofondare nel buio. Ben presto tutto si trasformerà in blu, un blu così intenso, da essere paragonato ad un’onda energica capace di immergere lo spettatore. Così si è avvolti nel mondo interiore di quest’uomo, caratterizzato da tristezza, solitudine, ma anche da forza e determinazione. Si è aggrappato a qualsiasi spiraglio di luce per rimanere a galla e non sprofondare negli abissi del non ritorno e due delle sue frasi ne sono la prova: “Come il colore sta al dipinto, l’entusiasmo sta alla vita”, e

ancora “L’amore è una cosa eterna. Il suo aspetto può cambiare, ma non l’essenza”. Il suo ultimo dipinto “Campo di grano con volo di corvi” esprime i sentieri mentali della sua breve esistenza. Il cielo pronto a trasformarsi in una tempesta e lo stormo di corvi che sovrastano il grande campo di grano trasmettono inquietudine. Quindici giorni dopo la sua realizzazione, si spara in quello stesso campo, desideroso forse di volare verso il suo tanto sognato blu. Egregio signor Van Gogh, nonostante la sua vita sia stata traballante, vissuta tra tormenti e passioni intense, lei ci ha lasciato un grande insegnamento: occorre sempre e comunque crearci una vita degna di essere vissuta, mai accontentarci, mai smettere di lottare, mai rinunciare ai propri sogni. Le sue parole sono in grado di offrire una grande forza nell’affrontare questo misterioso viaggio chiamato vita: “Bisogna aver sempre presente la meta da raggiungere e che la vittoria ottenuta dopo un’intera vita di laboriosa fatica vale più di un facile successo. Chiunque viva sinceramente e affronti senza piegarsi dolori e delusioni è assai più degno di chi ha sempre avuto il vento favorevole, non conoscendo altro che una relativa prosperità”. È stata un’immensa emozione entrare nel profondo mondo interiore del signor Van Gogh e volteggiare, insieme a lui, tra i campi di grano e le notti stellate. Rosalba Topini

Palma Comandè al Salone del Libro di Torino ridà vita a Saverio Strati Durante la kermesse letteraria dello scorso mese la scrittrice ha presentato il suo ultimo libro, incentrato sulla figura di del compianto Saverio Strati. Durante l’ultima edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino, svoltasi dal 10 al 14 maggio, diversi autori calabresi hanno avuto

modo di farsi conoscere attraverso un ciclo di eventi molto partecipati e apprezzati dal vasto auditorio accorso all’evento letterario più atteso d’Italia. Una menzione speciale va fatta, a tal proposito, a Palma Comandè, che ha colto l’occasione offertale da Salone per presentare il suo ultimo libro, “Prima di tutto un uomo”, incentrato sulla vita privata di Saverio Strati. Attraverso la propria opera, la Comandè ha avuto modo non solo di far conoscere se stessa e il proprio stile letterario, ma anche di attingere a piene mani alla vasta letteratura del compianto scrittore di Sant’Agata del Bianco e di presentare, forse per la prima volta, la sua vita privata, ricordando, come recita il titolo del suo libro, come il meridionalista fosse “prima di tutto un uomo”.


in ilvia Turello, laureata S , io gl lu 10 o m si os 28 anni il pr i Beni architettonici ei de e on zi va er ns Co e i stud Storia ente impegnata negl ambientali e attualmttura, ha intervallato l’impegno magistrali in Archite di un manoscritto che, oggi, è didattico alla stesura romanzo. Avvincente storia d’amore divenuto il suo primo delle corse, “La strada verso il ambientata nel mondo prima ricca di spunti interessanti. traguardo” è un’operacuni direttamente con l’autrice. Ne abbiamo trattati al

Come Silvia tagliò il suo traguardo “La strada verso il traguardo” racconta la (im)possibile storia d’amore tra un campione del mondo e una semplice veterinaria ispirandosi equamente alle vicende del mondo delle competizioni a quattro ruote e ai temi cari a Silvia.

Il romanzo si fregia di un ricchissimo parterre di comprimari dalle caratteristiche disparate, in grado di regalare ai lettori una vicenda tridimensionale. Il richiamo a figure realmente esistenti dimostra cura nella costruzione di ogni personaggio.

Cosa spinge una ragazza impegnata con gli studi in architettura a scrivere un romanzo rosa? Non lo definirei rosa, ma più di narrativa. L’idea di base, comunque, nasce dalla passione per il mondo delle corse sviluppata nel periodo in cui studiavo per la laurea triennale. Seguendo le competizioni, quasi senza rendermene conto, ha preso forma la figura del protagonista Alain, attorno al quale ho costruito una storia che, con il tempo, ho affinato e rivisto senza mai avere la pretesa di pubblicarla. Il manoscritto, però, prima è finito tra le mani di mio cugino, che ha cominciato a farmi pressioni per mandarlo in stampa, quindi, durante il periodo in cui partecipavo a un master in Interior Design a Firenze, tra quelle di una mia insegnante che mi ha convinto dicendomi che “i manoscritti non sono fatti per rimanere nei cassetti”. Avevo una grande paura di intraprendere questo percorso, anzitutto perché lo scritto non era attinente ai miei studi universitari, ma oggi sono molto contenta di aver ceduto a quelle insistenze. Hai già accennato che la peculiarità de “La strada verso il traguardo” è la sua ambientazione nel mondo del corse, ma quali sono le radici di questa tua passione? Si tratta di una passione ereditata da entrambi i miei nonni, appassionati di motorsport e fanatici della Formula 1. In particolare il padre di mia mamma era un fedele tifoso della Ferrari, squadra che ha supportato ai tempi di Niki Lauda facendo accendere la passione in mia madre e, conseguentemente, anche in me. L’ambientazione rallistica del mio romanzo, invece, trae spunto dalla mia amicizia con una collega universitaria che ha un fidanzato impegnato nella categoria. Questa conoscenza mi ha permesso di vivere la singolare esperienza di salire su un’auto da rally durante la preparazione a una gara. Il protagonista della tua storia si chiama Alain, come Prost, è affascinante come James Hunt, al volante è impavido come Gilles Villneuve, è un calcolatore come Niki Lauda, ha un breve matrimonio alle spalle che gli procura grande dolore come Ayrton Senna… Complimenti, hai colto tutti i riferimenti! Ne ho un altro: si è ritirato dalla Formula 1 nel 2009 per andare a correre nel Rally come Kimi Räikkönen. Questa è una casualità, perché Räikkönen non mi piace molto. Ai tempi in cui correva in Ferrari io tifavo per Felipe Massa! Comunque durante la costruzione del protagonista, vero e proprio “cavaliere del rischio”, per utilizzare un termine familiare agli appassionati, avevi già in mente tutte queste caratteristiche o sono emerse durante la scrittura? No, si tratta di aspetti pianificati con attenzione, soprattutto i caratteri che accomunano il protagonista a Villneuve, un protetto di Enzo Ferrari esattamente come Alain lo è di Jack Hallingston, il cui carattere ricorda il Drake, ma anche Bernie Ecclestone o il Niki Lauda presidente non esecutivo del team Mercedes di Formula 1. Come Ferrari, Halligston è una figura autoritaria, che cerca di avvalersi dei più validi talenti del mondo delle corse per realizzare ciò che vuole e che, come lui, accetta il compromesso di perdere vetture e denaro pur di avere nella sua rosa un pilota in grado di farlo sognare. All’inizio del romanzo scrivi: “La razza umana è una produzione in serie di modelli programmati per distruggersi, fare scelte quasi mai facili, non dettate tanto dalle situazioni quanto da un desiderio interiore di cercare la felicità sempre altrove, sempre dietro l’angolo”. Questo approccio cinico alla vita è caratteristica esclusiva del tuo protagonista o è anche tua? Devo ammettere che in passato ho affrontato alcune difficoltà con questo approccio, ma oggi riesco a fare le medesime cose con più serenità, tanto da poter dire che questo pensiero, ormai, sia attribuibile esclusivamente ad Alain. Il protagonista, infatti, dopo la brusca fine del suo matrimonio, all’inizio del romanzo si trova a un bivio che lo convince a dedicarsi completamente alle corse per diventare irraggiungibile. Allo stesso tempo, tuttavia, gli manca una figura in grado di dargli stabilità, ragion per cui cambia moltissime donne, trovando solo dopo un lungo percorso l’equilibrio grazie a una persona che con il mondo delle corse non c’entra nulla. Un tentativo di avvicinarsi a uno stile di vita normale che non lo porterà certo a rinunciare a ciò che ha conquistato, quanto a dare un freno a uno stile di vita troppo estremo. Il rapporto tormentato tra Alain e la sua ex moglie la dice lunga sulla tua idea di matrimonio. Davvero ritieni che l’unione tra uomo e donna possa sopravvivere solo a condizioni determinate? Sì, perché due persone che si amano, pur pronte ad affrontare insieme qualunque cosa, non possono sopravvivere a intrusioni da parte di terzi o, addirittura, a un gossip selvaggio che condiziona il quotidiano. Alain lascia Sarah proprio perché non si sente più “Alain il pilota”, ma “Alain il marito della supermodella”, una situazione per lui insostenibile, tanto più che la sua compagna si impegna in prima persona a far parlare di sé. In questo il mio protago-

nista è estremamente simile a Senna, tanto riservato nella sfera privata da non aver mai rivelato al mondo di essere impegnato nel sociale. La tua protagonista femminile, Leila, è una giovane veterinaria che non esita a mettersi in gioco per difendere i diritti degli animali… Ma anche delle donne. Ti riferisci alla tematica della sua fuga dall’Afghanistan, suo Paese natale? Non la definirei una fuga. Leila parte da Kabul perché ha avuto la possibilità di scegliere, perché ha avuto a fianco persone che l’hanno aiutata nelle sue scelte. Come sua madre. Esatto. La mamma di Leila l’ha sempre lasciata libera di compiere le scelte che riteneva più opportune, cosa della quale lei le è molto grata. Anche nel parlare della sua esperienza, infatti, Leila spiega di non essersene andata dal proprio Paese perché c’era la guerra, ma perché voleva fare un’esperienza all’estero e costruirsi una vita in uno Stato in cui le condizioni socio-economiche potevano essere migliori, in cui avrebbe potuto essere sé stessa. Per superare la solitudine, poi, si butterà nello studio e nella ricerca, diventando bravissima in ciò che fa. Ecco, quanto c’è di te nel modo di comportarsi di Leila? Innanzitutto l’amore per gli animali. Infatti sono volontaria in un’associazione che cerca di dare una mano ad arginare il fenomeno del randagismo. Purtroppo, infatti, viviamo in un territorio in cui l’abbandono e il maltrattamento degli animali sono all’ordine del giorno, in cui c’è poca sensibilità al tema della sterilizzazione e in cui è troppo frequente vedere cuccioli buttati nella spazzatura o lasciati al loro destino sul ciglio della strada. Per questo cerco di fare delle vere e proprie campagne di sensibilizzazione in merito, premurandomi di circondarmi di persone che si preoccupano della salute di nostri amici a quattro zampe. Nel tuo romanzo è predominante una visione molto idealizzata delle figure maschili. Alain, Diego, Nicolas e Lucas si rapportano alle donne come cavalieri romantici sempre pronti a proteggerle e infondere loro sicurezza. Hai incontrato solo angeli, nella tua vita? In realtà ho incontrato molti uomini che hanno cercato di ostacolarmi. Nel romanzo, invece, ho cercato di dare spazio a quel genere di uomo che, spinto da un affetto sincero, cerca di essere presente per una donna, rivelandosi in grado di difenderla e prendersi cura di lei in qualunque momento. È questo sentimento a convincere Nicolas a dare una mano a Leila nel suo rapporto con Alain, anche se è stato un suo ex fidanzato. Di contro, nonostante Leila dimostri una forza d’animo ammirevole, la sua generale insicurezza, così come la timidezza di Renée, fanno saltare all’occhio la mancanza della figura di una donna forte e determinata, magari disposta a lasciare per strada qualche “cadavere” pur di raggiungere il proprio obiettivo. Le donne sono davvero il sesso debole, dunque? Più che altro tendono a non dimostrare quanta forza abbiano. Affermano di non riuscire a fare qualcosa, ma sono capaci di imprese più grandi di quelle di tanti uomini. Credo, infatti, che sia una caratteristica di noi donne porci in maniera disfattista dinanzi ai problemi per dimostrare in seconda battuta una capacità di resilienza che ci permette di compiere grandi cose. E lo dico anche per esperienza personale: questo libro l’ho completato poco prima di laurearmi, in un periodo in cui, conclusi gli studi fuoricorso, ero convinta che discutere la tesi avrebbe rappresentato una montagna impossibile da scalare. Alla fine ho affrontato questa prova senza problemi e oggi, che sto per discutere la tesi magistrale in architettura, ho messo da parte il pessimismo per affrontare le difficoltà con più serenità. La travagliata storia di Alain e Leila rischia di essere messa in discussione dall’apparizione di Adrian Metcaf, campione in decadenza che vuole sfruttare un tragedia per gettare ombre sul protagonista. Cosa ti ha ispirato nella scrittura dell’antagonista e della seconda parte del romanzo? La strategia di Metcaf, purtroppo, è stata utilizzata spesso nella storia delle corse. La maggiore ispirazione, tuttavia, penso che derivi dal contesto in cui è avvenuto l’incidente nel quale ha perso la vita Senna. In prossimità del Gran Premio di Imola del 1994, infatti, Senna era turbato dalla presenza in pista di un pilota emergente che sembrava poter raccogliere senza difficoltà la sua eredità, Michael Schumacher. Come il campione brasiliano, sentendo la pressione di un pilota emergente, lavorava con gli ingegneri a modifiche sulla propria auto, allo stesso modo, nel romanzo, Adrian sfrutta una tragedia per mettere in dubbio le capacità di Alain. Non c’è stata, insomma, un’inspirazione diretta per l’incidente, quanto per lo stato d’animo di Metcaf, un pilota che cerca di avere la sua rivalsa per invidia e tornare ad avere il successo che, secondo lui, gli spetta di diritto. Senza entrare nel dettaglio della trama, il finale lascia intendere che la storia di Alain e Leila sia ancora tutta da scrivere. Ci penserai tu o ti dedicherai ad altri progetti? In questo momento sto pensando a laurearmi, ma in tanti mi hanno detto che dovrei scrivere un seguito. Ci ho anche pensato, ma preferirei dedicarmi a un romanzo che tratti il mondo dell’architettura. Per ora sogno una carriera che mi permetta di operare nel mondo dell’architettura ecosostenibile, che potrebbe divenire una risorsa eccezionale per la nostra terra, ma chissà che non trovi il tempo per fare anche altro. Mai dire mai! Jacopo Giuca

EVENTI

Questa mattina, domenica 24 giugno, alle ore 10, presso Piazza XX Settembre di Ciminà, nell’ambito del Festival dei Rondoni, sarà allestito uno Stand del Parco Nazionale dell’Aspromonte durante il quale si parlerà di chi sono e come si riconoscono rondini e rondoni, di dome e perché vadano tutelati gli uccelli insettivori e delle bio e geodiversità dell’Aspromonte. L’evento sarà tenuto dalle Guide Ufficiali del Parco Nazionale dell’Asrpomonte.

Questo pomeriggio, domenica 24 giugno, alle ore 18:00, presso il Convento dei Minimi di Roccella Jonica, si terrà un convegno sulla figura di Rita Levi Montalcuni, dal tema “Una Donna al servizio della Scienza e dell’Umanità”. Seguirà, alle ore 20:00, l’intitolazione di Largo Colonne alla scienziata, ricercatrice e Premio Nobel, durante il quale interverranno le principali cariche amministrative della città.

Domani, lunedì 25 giugno, alle ore 18:00, presso la sede della Cooperativa “Felici da Matti”, si terrà la visita al laboratorio di sapone artigianale. Alla stessa ora, il Largo Colonne, si terrà la manifestazione “Giochi della tradizione”, organizzata dall’Amministrazione Comunale e da Fausto Certomà per permettere ai giovanissimi partecipanti di riscoprire gli antichi giochi di piazza organizzati dai nostri nonni.

Sabato 30 giugno, alle ore 18:00, presso la Sala Consiglio Comunale della città di Locri, si terrà il convegno “L’ambiente al centro appartiene a tutti”, organizzata dal Movimento “Calabria 2025”. Renato Bellofiore, Vincenzo Bombardieri, Alfonso Passafaro, Maria Polimeno e Margherita Tripodi, porteranno esperienza e proposte a confronto su una tematica di rilevanza sociale assieme al giornalista e moderatore Gianluca Albanese.



24 GIUGNO - 21

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arte&co

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Roccella Jonica

Lo scorso 27 maggio l’Auditorium di Rocella Jonica ha aperto le sue porte a “Sfilo x te”, singolare sfilata di moda durante la quale insospettabili professionisti si sono trasformarti in modelli per raccogliere fondi da destinare alla fondazione Angela Serra. A quasi un mese dall’evento abbiamo voluto fare un bilancio dell’evento benefico con l’organizzatore, Carmelo Scarfò.

Una sfilata di beneficenza risveglia le coscienze “Ideare e realizzare questa manifestazione nel nostro comprensorio è stata una scommessa che, con mia grande sorpresa, ha pagato, dimostrando che nella Locride si possono realizzare eventi di questo genere”

Come nasce “Sfilo x te” e con quale spirito avete deciso di realizzare il progetto? Ritengo che la genesi del progetto sia da ricercare nell’interesse che io e alcuni amici abbiamo sviluppato per le tematiche sociali. Quando, alla fine dello scorso anno, ho saputo dell’apertura dello sportello “No viaggi” da parte della sezione sidernese della Fondazione Angela Serra mi sono messo in contatto con il suo coordinatore, Attilio Gennaro, e ho cominciato a pensare a una raccolta fondi che ricalcasse un format che avevo visto a Messina. L’idea era realizzare una serata fuori dalle righe che unisse la tematica seria della beneficenza per la ricerca oncologica a un format simpatico, che coinvolgesse diversi ordini professionali. Qual è stato il funzionamento della raccolta fondi? È stata effettuata attraverso l’incasso dei biglietti d’ingresso, le donazioni degli ordini che hanno partecipato e quelle dei privati, che arrivano ancora oggi. Quali categorie di professionisti avete coinvolto? Abbiamo raggruppato i professionisti in sei categorie: professioni forensi, professionisti di economia e finanza, rappresentanti delle professioni sanitarie, sportivi, Club Service e quella composta da modelle, reginette e rappresentanti del “mondo della notte”, ovvero persone che esercitano una professione comunemente detta durante il giorno per poi fare i DJ o i gestori di locali durante le ore notturne. Come avete contattato gli ordini e come si sono posti nei confronti del progetto? Li ho contattati personalmente attraverso una richiesta di patrocinio e, in seconda battuta, chiedendo di selezionare chi potesse sfilare. Nonostante la richiesta insolita di fare i modelli in passerella, che ha generato iniziali imbarazzi e timidezze, la nobile causa della raccolta fondi ha convinto quasi tutti coloro che abbiamo interpellato. Come mai la scelta di realizzare l’evento all’Auditorium di Roccella Jonica?

Limitando il raggio d’azione dell’iniziativa al nostro comprensorio per non evitare difficoltà organizzative non erano moltissime le location sulle quali fare affidamento per un evento del genere. L’Auditorium di Roccella era il luogo che sposava meglio le nostre esigenze, tanto più che abbiamo incontrato il favore dell’Amministrazione Comunale, che ci ha dato il comodato d’uso gratuito della struttura acquistando anzi un carnet di biglietti, e il patrocinio della locale Pro Loco. Com’è stato strutturato l’evento e che bilancio senti di fare della serata? Abbiamo registrato un vero e proprio boom di presenze, che ci ha permesso di occupare tutti i posti e di incassare al netto 4.000 €solo con la vendita dei biglietti. Grazie alla presentazione di Michele Macrì e di Katia Aiello, da tempo impegnata a gestire eventi di moda sul nostro territorio, lo spettacolo è stato divertente e si è svolto senza intoppi, ma ciò che mi ha fatto maggiormente piacere è il risalto mediatico che ha avuto e ancora oggi ha. I social network hanno fatto da cassa di risonanza per la manifestazione, rendendo l’evento virale attraverso foto, link e commenti non solo di chi ha partecipato in prima persona, ma anche di professionisti e semplici internauti che già ci chiedono di organizzare una seconda edizione. Ci pare di capire che si sono create le condizioni migliori per realizzala, ma che prospettive di crescita ha questo genere di eventi nel nostro comprensorio? Direi una falsità se non ammettessi che la novità del format non ha fatto tirare indietro qualcuno. Il coinvolgimento di ordini professionali che poco hanno a che fare con il mondo della moda in una sfilata, per quanto realizzata per beneficenza, è qualcosa che si addice più alle serate mondane di una grande città che non a una realtà provinciale come la nostra. Ideare e realizzare questo genere di manifestazione nel nostro comprensorio, dunque, è stata una scommessa che, con mia grande sorpresa, ha pagato, dimostrando che nella Locride si possono realizzare eventi di questo genere credendo nelle capacità delle persone coinvolte e riuscendo a trasmettere entusiasmo a chi potrebbe partire prevenuto dinanzi alla proposta di fare qualcosa che, a livello professionale, non gli compete. Non credo che l’evento possa crescere ulteriormente per numero di spettatori, in considerazione degli spazi offerti dalla location, ma possiamo puntare sul tam tam dei social per far conoscere l’evento anche fuori provincia e implementare così l’incasso. Da parte mia, dopo questa prima edizione sperimentale, nelle prossime edizioni punto a rendere le boutique che ci hanno concesso i propri abiti degli sponsor a tutti gli effetti, e di cercare l’appoggio di marche di richiamo. Spostare la manifestazione in estate non potrebbe aiutarla a crescere? Mi è stato proposto di farlo già quest’anno, ma voglio valutare attentamente tutte le possibilità per evitare, prendendo decisioni affrettare, di permettere a chi ha altri interessi di speculare sulla risonanza dell’evento. Jacopo Giuca

Direttore responsabile:

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO Direttore editoriale: ILARIO AMMENDOLIA COLLABORATORI: Jacopo Giuca, Lidia Zitara, Franco Parrello, sara leone, Giuseppe Romeo, Orlando Sculli, Nino Sigilli, Sonia Cogliandro, serena iannopollo, Brown jo.

STAMPA: Se.Sta srl: 73100 Lecce

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Registrata al Tribunale di Locri (RC) N° 1/14 EDITORE - No così srl via D.Correale, 5 - 89048 Siderno

Le COLLABORAZIONI non precedute dalla sottoscrizione di preventivi accordi tra l’editore e gli autori sono da intendersi gratuite. FOTOGRAFIE e ARTICOLI inviati alla redazione, anche se non pubblicati, non verranno restituiti. I SERVIZI sono coperti da copyright diritto esclusivo per tutto il territorio nazionale ed estero. GLI AUTORI delle rubriche in cui si esprimono giudizi o riflessioni personali, sono da ritenersi direttamente responsabili.

ANGOLO FOOD LA RICETTA: CREPES RICOTTA E SPINACI INGREDIENTI PER 6 PERSONE: 125 gr di farina 00, 300 ml di latte, 2 uova, 350 gr di ricotta, 200 gr di spinaci, 50 gr di parmigiano grattugiato, sale, 1 spicchio di aglio, olio di oliva extravergine, 200 ml di besciamella. Crepes: Mettete la farina e il sale in una ciotola, aggiungete il latte a filo e mescolate fino a ottenere una pastella liscia. In una ciotola a parte sbattete le uova e aggiungetele al composto. Mettete un mestolo di impasto alla volta nella crepiera leggermente imburrata e cuocete 1 minuto per lato. Farcitura: In una pentola con acqua bollente cuocete gli spinaci per circa 5 minuti, quindi scolateli. Dopo aver fatto imbiondire lo spicchio d'aglio in un po' di olio, mettete gli spinaci con il sale e fateli insaporire in padella per 5 minuti. Trasferiteli in una ciotola e aggiungete il parmigiano e la ricotta. Farcite le crepes mettendo al centro un po' del composto di ricotta e spinaci. Richiudetele ripiegando su se stesse prima un lato e poi l'altro. Dopo aver rivestito di carta forno una teglia e averla ricoperta con un po' di besciamella, adagiate le crepes. Aggiungete la restante besciamella sulla loro superficie e cuocete in forno già caldo a 250 °C per 10 minuti.

IL COCKTAIL: BLOODY MARY Ingredienti per una persona: 6/10 di succo di pomodoro, 3/10 di Vodka ghiacciata, 1/10 di succo di limone, tabasco, Worcestershire Sauce, ghiaccio, sale, pepe, 1 gambo di sedano (facoltativo), qualche filo di erba cipollina (facoltativo) Ponete nello shaker i cubetti di ghiaccio, il succo di pomodoro, la Vodka e il succo di limone. Agitate energicamente, con un movimento avanti-indietro, per una decina di volte. Versate il cocktail shakerato in un tumbler alto, quindi spolverizzate con un pizzico di sale e una macinata di pepe. Aggiungete una goccia di Tabasco e una di Worcestershire Sauce; mescolate delicatamente con lo stir prima di servire. Se vi piace, potrete guarnire il Bloody Mary con un gambo di sedano o con qualche filo di erba cipollina.

IL DOLCE:

TORTA AL LIMONE Ingredienti: 300 gr di farina, 150 gr di burro, succo e scorza grattugiata di un limone, 3 uova Mettete i tuorli e lo zucchero in una ciotola e mescolate con una frusta fino a ottenere un composto spumoso e privo di grumi. Unite il succo di un limone e la scorza grattugiata. A parte, sciogliete il burro a bagnomaria e poi unitelo al composto nella ciotola. Continuate a mescolare finché il composto non sarà omogeneo. A quel punto, versate la bustina di lievito e, a poco a poco, la farina setacciata. In un altro recipiente montate gli albumi a neve e uniteli all’impasto della torta al limone, mescolando dal basso verso l’alto. Imburrate e infarinate una teglia e versateci dentro l’impasto della torta al limone. Fate cuocere a 180 gradi per 20-25 minuti.


24 GIUGNO - 22

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the blob

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Le opere della sidernese Emanuela Verbeni in una mostra a Venezia Nell’ambito della collettiva I LOVE ITALY dedicata ai talenti italiani, che verrà inaugurata sabato 21 luglio presso il Centro d’arte San Vidal di Venezia, sarà presente la sidernese Emanuela Verbeni, in arte Menna. All’interno della mostra che vuole celebrare il nostro Paese e la creatività in generale, Emanuela esporrà due opere straordinariamente significative: “Materia”, frutto di un momento difficile della sua vita, e “Tributo a Gualtiero Marchesi”, omaggio al grande chef italiano e ai suoi piatti.

Taranta domenicale La domenica mattina, presso la macelleria Giorgini, Massimo Diano e il suo cantastorie ci invitano a ballare una bella taranetella, naturalmente suonata rigorosamente live dal loro melodico organetto!

Riscatti da Blob Visto che Sergio Salomone ci ha scritto la scorsa settimana celando una certa invidia per aver visto sul nostro Blob la foto di un suo amico, lo ospitiamo questa settimana mentre posa in compagnia del sindaco di San Giovanni di Gerace Pino Vumbaca.

Commercialisti attenti Il gruppo dirigente dei commercialisti assiste al convegno tenutosi la scorsa settimana a Roccella Jonica. Riconosciamo Francesco Scordino, Vincenzo Saccà e Fabio D’Agostino.

Un augurio che vale doppio Auguri ai gemelli Francesco (ex assessore provinciale) e Giovanni Surace di Samo per il vostro cinquantesimo compleanno da parte dei vostri cugini!


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P O C S O L’OR

Cercate di fare tutto con calma e disponibilità, rischierete altrimenti di discutere. Al lavoro qualcosa vi infastidisce, la settimana andrà a rallentatore. Cercate di non fare passi falsi, soprattutto a livello economico e non passate dalla parte del torto.

Economie a confronto Fabio Mammoliti, presidente ASCOA, incontra il presidente della camera di Commercio della Provincia di Reggio Calabria Ninì Tramontana. Naturalmente si parla di economia.

Targhe d’amore A San Luca la professoressa Mantovani, rovighese impegnata, dell’università di Reggio Calabria consegna una targa assieme a una sua allieva di San Luca e al prefetto Michele Di Bari, al commissario Salvatore Gullì per l’affetto che ha dimostrato nei confronti del paese di Corrado Alvaro.

Impegnati nella lettura A Gioiosa Marina si legge Riviera e in questa foto abbiamo beccato alla lettura Valentina Femia, figlia del noto Geppo, Raffaele “Rarà” Moasterace dei tempi che fu Gennaro e Gli ex leader di Monasterace Teodoro Giuseppe Coluccio, Bocchino, della giunta Lanzetta e Antonio ex assessore comuBosco, risalente alla giunta precedente nale. ancora si fanno immortalare al termine del convegno dei commercialisti a Roccella.

Inizio settimana sottotono ma recupererete nella giornata di mercoledì. Periodo progettuale per le coppie, in cui le cose cominceranno a girare al meglio. Al lavoro ottime stelle, utili anche per superare un esame. Sole attivo per risolvere i problemi.

Disagi e discussioni questa settimana, ma saranno prese decisioni costruttive per le coppie. Avrete dubbi per quanto riguarda il vostro lavoro, non sapete se andarvene o restare. Quale che sia la decisione curate il lato economico, potrebbero esserci spese. Ritroverete la serenità, ma se un amore è concluso non cercate di tornare indietro. Farete scelte decisive e potrete mettere a posto questioni legali. Al lavoro ci saranno delle ottime occasioni, se avete avuto delle difficoltà potreste trovare mediazioni. Le coppie in crisi potranno recuperare il proprio rapporto e Giove e Saturno aiutano a risolvere problemi di soldi. Al lavoro situazione sottoposta a delle tensioni, soprattutto per l’aspetto economico. Pensate bene prima di accettare nuove proposte. È probabile che qualcuno decida di chiudere una storia, ma voi avrete un nuovo progetto. Al lavoro, se volete chiarire qualcosa di utile, le giornate ideali sono quelle di mercoledì e venerdì. Gli ultimi giorni del mese di giugno le giornate migliori.

I rapporti famigliari saranno più semplici da gestire. I progetti si sbloccheranno e qualcuno penserà di fare un lavoro con il proprio partner. Giornate sottotono sabato e domenica. Al lavoro gestite le cose con attenzione, vi sentite insoddisfatti. Situazioni nate sul lavoro hanno creato qualche disagio nel rapporto di coppia. Fate attenzione a prendere decisioni riguardo vendite o acquisti, soprattutto durante l’inizio della settimana. Al lavoro siete in attesa di una riconferma, che arriverà.

Millerighe di Siderno Andare in consiglio comunale e incontrare due giacche a righe: Salvatore Pellegrino e Giuseppe Figliomeni, appena rientrato dal suo matrimonio si coordina con il collega.

Abbracci all’americana Gigi Sarroino, Michele Bonavita e Paolo abbracciano Giorgio Calvi, cugino di Mary, entusiasta per la visita della cugina proveniente dall’America.

Premio produttività Viviana, Luana, Pietro e Simona, accompagnate da Francesca Iacopetta hanno fatto servizio hostess durante il convegno dei commercialisti e come premio per il loro impegno abbiamo deciso di metterle su Blob.

Una stagione da ricordare Con l’estate ormai iniziata Alfredo DJ augura una stagione di successi a tutto lo staff femminile e anche a Carlo, Carmelo e Andrea e ad Antonio, che movimenteranno le nostre lunghe notti con set in grado di farci ballare per ore e ore!

Le coppie che hanno superato una crisi nell’ultimo periodo sono molto forti e tranquille. Le ultime due giornate di giugno possono riservare delle sorprese. Al lavoro ci saranno dei cambiamenti, voi dovete contare sulla vostra creatività che non ha limiti. Sabato e domenica potrebbero nascere delle polemiche, i progetti del cambiamento sono però favoriti. Ci saranno questioni di soldi da risolvere. Evitate di discutere con il partner in questa settimana. Al lavoro non sono favorite le decisioni precipitose.

È necessario risolvere problemi con tranquillità. Prima parte della settimana agitata, le coppie che hanno dei progetti presto riprenderanno fiato. Al lavoro avanzate richieste, non è detto però che riceviate le risposte sperate. Presto un cielo migliore. È un periodo buono per fare progetti famigliari, come figli o cambiare casa. Dopo una separazione si può ricominciare. Al lavoro ci sono delle soddisfazioni, arriverà una buona risposta in questa settimana. Giovedì o venerdì potreste avere un contrattempo.



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