CONTROCOPERTINA
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Hundredrooms, startup spagnola che ha realizzato l’omonimo motore di ricerca che aiuta gli utenti a trovare l’appartamento ideale per le proprie vacanze, ha stilato una lista delle 15 imperdibili cascate d’Italia. Tra queste, troviamo ben due cascate della Locride: la Cascata di Salino e la Cascata del Marmarico. Segnalata come “la più fruttuosa” la Cascata di Salino, situata nel Parco Nazionale dell'Aspromonte, è stata anticamente al centro delle attività produttive dei vicini abitanti di Mammola. Lungo il torrente da cui si origina la cascata, infatti, venivano messi a macerare il lino e la ginestra, che in seguito lavorati al telaio dalle tessitrici. Ai lati, poi, l’abbondanza di pietra granitica dava lavoro ai marmisti, che la utilizzavano per farne gradini e portali per le case, ma anche macine per mulini e frantoi. La Cascata del Marmarico è, invece, considerata “la più lucente”. Secondo una delle interpretazioni più accreditate, questa cascata dell’Appennino calabrese, situata a Bivongi è così chiamata per il suo carattere “scintillante”. La parte iniziale “mar”, infatti, in sumero significa lucente, ma tale radice potrebbe anche riferirsi al termine latino “mar” e, quindi, al carattere scintillante del mare. Quale che sia l’origine della denominazione, di sicuro la Cascata del Marmarico rientra tra le più belle d’Italia, assolutamente da non perdere.
Due cascate della Locride segnalate tra le più affascinanti d’Italia
a s s e t n e d Una stu ide crea r c o L a l del o r u t u f l il cibo de EcoTrophelia Italia, concorso organizzato da Federalimentare con l’obiettivo di favorire l’eco-innovazione nello sviluppo di nuovi prodotti alimentari industriali e nato dall’idea di limitare l’impatto ambientale dei processi di produzione e di favorire il riciclo dei sottoprodotti, ha premiato un prodotto presentato da una studentessa della Locride. Si tratta di FunctionAloe, una composta di frutta prodotta a partire da gel d’Aloe, uva sultanina, prugna e buccia di arancia ideato da Federica Angilletta, laureanda in Scienze e tecnologie alimentari in compagnia di Martina Sarnataro ed Elias Fadda, studenti della magistrale in Agricultural and Food Economics, sede di Cremona. Il prodotto, premiato nella sede romana di Eataly, ha un gusto caratteristico e gradevole, legato alla presenza del gel di Aloe finemente bilanciato con frutta tipicamente utilizzata nelle composte o marmellate; queste caratteristiche rendono il prodotto unico, non confrontabile con le comuni composte di frutta. FunctionAloe incontra appieno le richieste del mercato in termini di cibi salutari in quanto è 100% naturale e biologico, senza additivi, stabilizzanti o conservanti, e senza zuccheri aggiunti. Inoltre, l’uso del gel di Aloe, un ingrediente ricco in fibra solubile, lo rende un alimento funzionale. Federica, Martina ed Elias hanno vinto un premio di 3mila euro e voleranno alla finale internazionale EcoTrophelia Europe 2017 che si svolgerà al Food Matters Live di Londra nei giorni 22-23 novembre 2017.
Si chiama Federica Angilletta, viene dalla Locride, studia scienze e tecnologie alimentare e ha inventato una marmellata “funzionale”, che le ha permesso di vincere il premio EcoTrophelia Italia.
Il Porto delle Grazie salpa verso il domani producendo energia pulita dalle onde del mare
È il progetto più innovativo del mondo e sarà realizzato al Porto delle Grazie, a Roccella Ionica. Si tratta del Rewec3, brevettato dall’Università Mediterranea di Reggio Calabria e frutto del lavoro di un ricercatore che ha condotto per anni esperimenti sugli spettri direzionali del moto ondoso del mare per comprendere come ricavarne energia pulita. Il progetto sarà realizzato con un finanziamento regionale di 5 milioni, che garantirà uno sviluppo dell’area portuale attraverso la realizzazione di una banchina di 70 metri per l’attracco delle navi. Ma la vera novità sarà nei cassoni sui quali questa banchina poggerà. All’interno di essi, infatti, per come progettato dall’ingegnere Paolo Boccotti, una turbina in grado di azionarsi con il movimento del mare produrrà un movimento di compressione e decompressione dell’aria in grado di produrre energia rinnovabile, rendendo il Porto, che ha potuto issare nella serata di ieri la Bandiera Blu, ancora più all’avanguardia in quanto a salvaguardia dell’ambiente e innovazione tecnologica. Una volta realizzato tutto questo, verrà dato il via libera alla riqualificazione dei servizi portuali e dell’hub turistico, cui seguirà la realizzazione di un polo ambientale che ospiterà un centro di recupero delle tartarughe marine, la sede di Legambiente e quella del Gruppo di Azione Costiera.
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ATTUALITÀ
È sidernese il sindaco eletto per la seconda volta in un comune del veneziano Nicola Fragomeni: “Torno a Siderno per le vacanze estive e per me è come far benzina: dopo un anno di fatiche, recupero le energie necessarie ad affrontare un altro anno”. Con una lista di centrodestra, Nicola Fragomeni, nato a Siderno il 25 novembre del 1961, ha letteralmente asfaltato i suoi tre avversari ottenendo il 64,26 % delle preferenze e diventando per la seconda volta sindaco di Santa Maria di Sala, comune di 18 mila abitanti, tra le zone industriali più importanti della provincia di Venezia. “Non mi aspettavo assolutamente di essere eletto con queste percentuali; nel 2012, quando sono diventato sindaco per la prima volta, avevo conquistato il 28% delle preferenze. Vuol dire che il lavoro che è stato fatto in questi cinque anni è stato ben apprezzato. I miei concittadini mi hanno confessato che a guidarli nella scelta è stato il modo con cui ci siamo relazionati con loro: hanno percepito la nostra vicinanza, hanno notato che via via che si presentava un problema, il Palazzo era pronto ad ascoltarli e, quando possibile, ben contento di aiutarli”. Nel 2012 Nicola Fragomeni aveva corso alle elezioni senza il contributo della Lega che in questa tornata, invece, è stato rilevante, dal momento che ha incassato il 14,2 % dei voti. Un calabrese che si è deciso a indossare la
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I dato rea e
camicia verde? “Siamo assolutamente moderati. La Lega è un partner di governo, persone serie che conosciamo da anni e che condividono i nostri stessi principi. Molti di loro sono scesi con me a Siderno in vacanza: li ho portati affinché potessero apprezzare la mia terra. Qui ho trascorso i primi 7 anni della mia esistenza: vivevo in via Santa Caterina n.33 ed ero figlio di macellaio. Nel ’68 mio padre, tramite un sacerdote in missione a Siderno Superiore, Don Giuseppe Marinetto, ha avuto modo di conoscere questa zona del Veneto che a quei tempi necessitava di manodopera: un eldorado per una famiglia numerosa come la nostra”. Ma Nicola Fragomeni non ha mai dimenticato la sua terra. “Tornare a Siderno per me è come far benzina: dopo un anno di pene, faccio ritorno nel mio paese per recuperare le energie necessarie ad affrontare un altro anno. Siderno per me è trovare la pace interiore, è poter stare con quelle persone che quando le incontri al mattino ti sorridono. Persone che ti trasmettono benessere puro, e così è come andare alle terme”. mgc
di Franco Crinò
Non si vede un migliore funzionamento delle istituzioni, chi dobbiamo accusare? I partiti hanno perso da molto tempo la loro missione e nei comuni anche la loro presenza. Da Orlando a Pizza rotti, passando per tutta la Penisola, vincono, e da anni ormai, liste civiche. Dobbiamo accusare loro? Impossibile, continuano ad avere consenso, I cittadini li preferiscono ai partiti. Con i partiti dovevi seguire la linea ufficiale, piu' o meno vincolante, con le liste civiche una linea confusa. Con i partiti cambi gradualmente lo scenario(frequentemente in peggio), con le liste civiche lo sconvolgi del tutto. Il punto vero resta la partecipazione dei cittadini, i quali devono percepire che si vuole cambiare davvero, non la rottamazione di Renzi, "più virtuale che virtuosa", per intenderci, ma una nuova stagione nella quale contino i cittadini-elettori. Togliatti, difronte ad una situazione oscillante, scrisse " Siamo ad una svolta, forse ad un tramonto". Liste di partito o liste civiche, pensiero omologato o sconfermato ad ogni pie'? Limitandoci al M5S, appuntiamo le giravolte su immigrazione, Ius soli, Europa, economia globale, legge elettorale. Nei comuni, i pentastellati fanno una politica ancora piu' fluida. E vengono bocciati. A livello nazionale sono in corsa per vincere, però. Sono avversari o nemici politici per destra e sinistra, possono essere attaccati nelle loro tante debolezze, ma non si battono urlando. Loro sono forti perché la destra non ha davvero diminuito le tasse, riformato la giustizia, privilegiato il merito. Perché la sinistra ha lasciato la ricchezza in poche mani, ha fallito le attese. Con le liste civiche non si è trovata la soluzione alla crisi degli enti locali. Che non si possono abbandonare. Bisogna far funzionare il collegamento tra cittadini, livello politico, istituzioni. L'euforia per la novità passa al vaglio dei fatti. Molti sindaci hanno fatto la campagna elettorale usando i sogni. "Il bisogno di suggestione è una grande forza. Ma lo è anche la verità,se si lotta per essa (Popper)". La verità sono i fatti.
Liste civiche salvavita?
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GIUDIZIARIA
Il valore probatorio delle captazioni Quello del valore probatorio delle captazioni è un aspetto trattato nella recente sentenza della Corte di Cassazione che è intervenuta nel processo “Crimine” che si è definito con le forme del rito ordinario. I giudici della Seconda Sezione penale hanno richiamato, sul punto, le osservazioni, ritenute “del tutto condivisibili”, di un altro pronunciamento della Cassazione, la 55359/2016, che sulla lettura intrinseca della valenza dimostrativa delle captazioni, registrate, di colloqui riservati «è costante l'insegnamento per cui è possibile prospettare un’interpretazione del significato di una intercettazione diversa da quella proposta dal giudice del merito solo in presenza del travisamento della prova o in presenza di una manifesta illogicità e irragionevolezza della motivazione espressa sul punto; tra le molte Sez. II n. 35181 del 22.5.2013 rv 257784; Sez. VI n. 11189 del 8.3.2012, rv 252190 nonché di recente Sez. Un. n. 22471 del 26.2.2015, rv 263715; tale lettura è correlata proprio al fatto che i soggetti colloquianti sono ignari dell'ascolto operato da terzi e, pertanto, l'oggetto della prova è solo apparentemente rappresentato dalla singola emissione verbale della persona partecipante al colloquio. L'oggetto della prova è più articolato, in quanto è rappresentato dal contenuto complessivo del colloquio intervenuto, cui si unisce la considerazione delle modalità - riservate - in cui lo stesso è venuto in essere e della qualità soggettiva dei colloquianti (apprezzata sulla base del contesto complessivo dell'istruttoria, come richiesto, tra le altre da Sez.6 sent, n.2309 del 15.10.2013, rv 258784 e da Sez. I sent. n. 40006 del 11.4.2013 rv 257398)». Scrivono i giudici: «Si tratta, in effetti, di dover apprezzare - specie in caso di captazioni ambientali, come è nel presente processo - un contesto dimostrativo non già di tipo strettamente narrativo (i conversanti captati si conoscono tra loro, parlano di fatti vissuti o da vivere, in altre parole presuppongono una comunanza di conoscenza, almeno parziale, sui fatti oggetto di conversazione) quanto di tipo comportamentale ed effettuale, il che svincola l'attività espressiva da ogni formalizzazione rendendola da un lato tendenzialmente più genuina (e potenzialmente autosufficiente, lì dove sia rintracciabile chiarezza espressiva circa fatti vissuti in prima persona dal soggetto che li rappresenta) dall'altro più difficile da decifrare in termini storici (qui sta il compito essenziale del giudice del merito, teso alla attribuzione di significato al colloquio, con identificazione dei colloquianti e dell'oggetto della discussione, attraverso la verifica dei complessivi dati emersi)». In definitiva: «Anche nel caso di valutazione dei risultati di captazioni vanno osservate le cautele imposte dalla logica (i criteri di metodo, cui si riferisce il legislatore all'art. 192 co.1 cod. proc. pen.) ben espresse - peraltro - nelle decisioni di merito, con adozione di precauzioni tese a generare chiarezza sui contenuti della conversazione ed ad attribuire - lì dove si parli di terzi non conversanti – valore dimostrativo alle conversazioni esclusivamente lì dove la qualità soggettiva dei conversanti, il tenore della conversazione, l'esistenza di un contesto ulteriore di asseverazione dei contenuti del colloquio escludano - in modo assoluto - l'avvenuta comunicazione di un dato non rispondente al vero, per imprecisione, millanteria, interesse dell'autore della specifica emissione verbale (in tal senso, la già citata Sez. I n. 40006 del 11.4.2013, rv 257398)».
EMERGENZA AMBIENTALE
Loc Novecento tonnellate di materiali, che potrebbero causare una vera catastrofe ecologica, giacciono all’interno dell’ex Bp, la famigerata fabbrica “della puzza” di Siderno, che per la Locride intera significa "futuro malato". La manifestazione dell'8 luglio, alle ore 11 presso piazza Municipio a Siderno, rappresenta per noi l'ultima chiamata, una data da considerare come il primo giorno del resto della nostra vita.
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alvati ! MARIA GIOVANNA COGLIANDRO
“Ciò che si è presentato ai nostri occhi è una situazione al confine con la realtà” – dichiara esterrefatto Arturo Rocca, Presidente dell’Osservatorio Ambientale “Diritto per la vita”. La scorsa settimana, insieme ad Angela Bruna Cardile, dirigente Suolo e Rifiuti ArpaCal e a Franco Martino del Comitato a difesa della salute dei Cittadini di Siderno, ha effettuato un sopralluogo presso la ex Bp di Siderno. “Ci siamo fatti strada tra le sterpaglie mentre venivamo assaliti da un fetore talmente ripugnante da farci vacillare. Alla vista dei fusti, la dottoressa Cardile ha affermato che è impossibile procedere ad analizzare le sostanze, già catalogate come estremamente pericolose, in quanto si corre il rischio che i fusti appena sfiorati possano cedere”. Novecento tonnellate di materiali, che potrebbero causare una vera catastrofe ecologica, giacciono ancora all’interno dell’ex Bp di Siderno, la famigerata fabbrica “della puzza” che nel lontano 1979 ci fu rifilata da Treviglio, paesino del Bergamasco, che non gradì particolarmente la sua presenza. Siderno, invece, non le stese il tappeto rosso ma poco ci mancò. Sembrerebbe, infatti, che l’allora amministrazione comunale, guidata da Peppino Brugnano non volle o non seppe bloccare
la fabbrica chimica. Era stata, infatti, emanata un’ordinanza da un ufficiale di governo in cui si faceva richiesta di apporre i sigilli al manufatto abusivo, ordinanza a cui il sindaco non diede seguito. Questo quanto si legge dai verbali delle sedute di Consiglio comunale del 28 febbraio e 4 aprile 1980, riportati nel 2005 da Riviera a firma di Francesco Caridi, il rappresentante più vero e più convinto della Destra, culturale e politica, a Siderno negli anni ‘80-’90. Il consigliere Caridi, rivolgendosi al sindaco Brugnano: “Signor Presidente, penso che lei sia stato mal consigliato sui suoi diritti e suoi doveri di sindaco, per il semplice fatto che l’ordinanza, proprio perché fatta da un ufficiale di governo, andava comunque eseguita, apponendo anche i sigilli al manufatto abusivo; e ciò avrebbe impedito che gli operai e i titolari della ditta si introducessero per continuare l’attività. C’è un fatto importante che ho potuto apprendere da un medico: da lui si è presentato un operaio che lavorava abusivamente nella fabbrica (è tutto abusivo presso questa ditta!), con una vasta irritazione alla faccia e a un occhio; l’operaio ha detto che era stata la varechina a casa sua, invece era stato un prodotto chimico che gli era schizzato contro, perché in quella fabbrica non ci stanno nemmeno le più elementari precauzioni.
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Non dobbiamo consentire l’installazione di queste fabbriche chimiche né in zone industriali né in altre parti del territorio comunale. Noi dobbiamo garantire a Siderno uno sviluppo che escluda questo tipo di industria. Lei, signor sindaco, ha dei doveri nei confronti dei cittadini e quindi deve ordinare ai vigili urbani di eseguire immediatamente l’ordinanza, facendo apporre i sigilli al manufatto abusivo. Se non si vuole impedire la continuazione dell’attività di laboratorio, si può certo impedire che il manufatto sia utilizzato per questa attività. Non accettiamo nella zona industriale una fabbrica che non può usufruire di condotte fognarie e di depuratori adeguati allo scarico della lavorazione delle sostanze chimiche (dove si sta riversando? A mare? I prelievi sono stati fatti?). Lei, signor Sindaco, deve bloccare il manufatto abusivo, c’è una legge ben precisa; poi c’è anche la legge sugli scarichi inquinanti, che è molto rigorosa”. Il Sindaco Brugnano nella seduta successiva: “Ho una relazione dell’Ufficiale sanitario, perché io non posso personalmente, tecnicamente, stabilire se c’è o no inquinamento. Io ho fatto una richiesta all’Ufficiale sanitario per sapere se c’è o no inquinamento. Per quanto riguarda poi l’apposizione dei sigilli, io aspetto che passi lunedì di Pasqua, perché la Giunta nomini un avvocato, così che, insieme all’avvocato, possa stabilire con sicurezza che (nonostante il ricorso della ditta, fin che non si pronuncia il TAR) abbia il diritto e la facoltà di sigillare i locali. [Per quanto riguarda] l’altra considerazione che fa il consigliere Caridi, e cioè che non si vuole questo tipo di industria a Siderno, qui c’entra la volontà politica dell’amministratore, nel senso che per legge, a un certo punto, se questa industria dovesse attraverso accorgimenti tecnici evitare questo fastidio [il cattivo odore], credo che il Sindaco non potrebbe e non avrebbe l’autorità che nasce da una legge per impedire la lavorazione. Si tratta di un fatto squisitamente politico. Finché questo si verifichi, passeranno tanti mesi, per cui ritengo che non sarò più io a dover risolvere il problema. Saranno i nuovi amministratori di Siderno che ritorneranno sul problema per poter decidere come meglio crederanno. Posso dire quello che posso e che debbo fare oggi, in quanto responsabile dell’attuale Amministrazione; il problema di domani lo risolveranno gli altri che continueranno ad amministrare Siderno”. Praticamente ci si affidò con estrema leggerezza alla sorte. La soluzione dei problemi poteva essere rimandata, bellamente. A dare l’autorizzazione definitiva alla fabbrica sarà pochi mesi dopo la giunta socialista-democristiana guidata da Paolo Lanzafame. Iniziarono, quindi, le battaglie da parte dell’allora Comitato Ecologico Pantanizzi. Una lotta che richiese anche diverse interrogazioni parlamentari, negli anni ‘80 da parte di Giorgio Nebbia, Stefano Rodotà e Vincenzo Fantò, negli anni ‘90 da parte del roccellese Mimmo Bova. Stando all’interrogazione del 31 gennaio 1984 di Nebbia, Rodotà e Fantò, la fabbrica produceva cianoguanidina (composto organico che si presenta in cristalli incolori, usati nella preparazione di materie plastiche, come intermedi dell’industria farmaceutica) e comportava per la popolazione di Siderno un fastidioso e nocivo odore attribuito a sostanze mercaptaniche. Inoltre, in seguito a indagini svolte dall’Università della Calabria e dall’Università di Catania, era stato accertato che la fabbrica immettesse nell’atmosfera, oltre ad altri gas, anche metilmercaptano, un gas incolore caratterizzato dall’odore fetido, simile al cavolo marcio. Di vero e proprio inquinamento ambientale si parlò nell’interrogazione parlamentare del 29 novembre 1994 a firma di Mimmo Bova, in cui si ribadiva che, a causa delle costanti esalazioni e immissioni di gas maleodoranti e tossici, i cittadini di Pantanizzi erano “frequentemente affetti da nausee, vomito, irritazioni, allergie e dunque costretti a vivere in condizioni intollerabili”. Si sottolineava, inoltre, che la situazione era da tempo oggetto di proteste ed esposti alle varie autorità competenti ma non aveva sortito concreti effetti. A causa della debolezza delle proteste la risoluzione del problema veniva sistematicamente rimandata. E il rinvio a data da destinarsi si è protatto fino ad oggi. I residui velenosi dell’impianto minacciano ancora la città. Novecento tonnellate di rifiuti continuano a immettere nel mare e nel cielo di Siderno e della Locride sostanze chimiche altamente dannose che, si è scoperto oggi, non provocano solo nausea e vomito ma ad esse è quasi sicuramente correlato l’aumento di tumori e leucemie registrato nella zona. In particolare, all’interno dell’ex Bp sono presenti 1400 fusti, 940 fustini e 17 prodotti contenenti 86 sostanze, di cui 21 cancerogene e 37 esplosive e infiammabili. Questi i dati all’indomani della parziale bonifica effettuata nel 2003 dalla ditta RE.AL. Service, intervento che non bastò a evitare i due incendi che si registrarono nel 2005, uno dei quali causò l’intossicazione di sette persone, cinque vigili del fuoco e due poliziotti, e lo sversamento di circa 8.000 litri di una miscela di alcool butilico e isopropilico contenuta in uno dei serbatoi, alcool che, oltre ad essere irritanti, possono provocare danni al sistema nervoso. “Il numero dei fusti da allora è rimasto invariato ma il tonnellaggio è sensibilmente diminuito per effetto delle perdite e dell’evaporazione – ci riferisce Franco Martino. – Molti fusti, infatti, hanno ceduto e presentano il fianco aperto e all’interno vi sono solo tracce delle sostanze contenute in quanto il liquido è evaporato o si è riversato sul suolo”. Oltre a essere cancerogeni e infiammabili, queste sostanze sono teratogeni (nuocciono al feto causando malformazioni congenite), mutageni (provocano mutazioni genetiche) ed ecotossici (causano rischi immediati o differiti per uno o più settori dell’ambiente). Lo scorso 21 giugno, a seguito della lettera che il sindaco di Siderno, Pietro Fuda, ha inviato a tutti i cittadini, si è tenuto un confronto con le associazioni, le organizzazioni e i commercianti della zona, che si è concluso con un accorato appello ai cittadini sidernesi affinchè l’8 luglio prossimo prendano parte in massa alla manifestazione indispensabile a scongiurare il pericolo di ulteriori casi di “mala salute” a Siderno. Solo la partecipazione massiccia, nell’ordine delle migliaia, consentirà alla manifestazione di ottenere la giusta risonanza nazionale e indurrà il Ministero dell’ambiente a intervenire accordando una bonifica totale e immediata dell’area. I proverbiali quattro gatti che negli anni passati hanno protestato per garantire a Siderno il diritto alla salute non sortiranno alcun effetto. Serve la mobilitazione di TUTTI i cittadini della Locride. L’8 luglio rappresenta per noi l’ultima chiamata, quella che in passato molti hanno rifiutato infischiandosene di chi sarebbe venuto dopo. L’8 luglio è una data decisiva per la Locride in cui avremo l’opportunità di cambiare il nostro futuro, una data da considerare come il primo giorno del resto della nostra vita. La salvezza di questa terra è interamente nelle nostre mani. Le conseguenze drammatiche che potrebbero subire i nostri figli saranno la “punizione” per non aver agito in tempo.
ATTUALITÀ
A Locri Un convegno sulla funzione della pena n un clima di “strana riforma” del processo penale, approvata a colpi di fiducia con l’Unione delle Camere Penali Italiane che proclamano l’astensione “mensile” si è registrato un ampio confronto su uno dei temi “caldi” che rientrano nel necessario confronto nel settore giustizia. Il tema affrontato del convegno studio organizzato dalla Camera penale di Locri “G. Simonetta” e dallo Sportello Antiviolenza di Siderno, è stato quello della «Funzione della pena: afflizione o rieducazione?». Sulla “funzione della pena” si sono confrontati alcuni rappresentati e operatori del settore giustizia, da magistrati ad avvocati. Sull’importanza della rieducazione delle
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pene è intervenuto l’avvocato Vincenzo Nico D’Ascola, in qualità di presidente della Commissione Giustizia del Senato, che ha evidenziato i contenuti della recente riforma dell’ordinamento penitenziario che portano benefici per i detenuti. I lavori sono stati coordinati dall’avvocato Eugenio Minniti, presidente della camera penale Locri, che ha richiamato l’attenzione all’articolo 27 della Costituzione, del quale non si può tralasciare alcun contenuto in particolare laddove si legge che “non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato” e questo per “cambiare volto alla pena”. Altro importante intervento è stato
quello dell’avvocatessa Caterina Origlia, responsabile dello sportello antiviolenza di Siderno, che ha ripercorso alcuni strumenti alternativi alla detenzione carceraria, quali l’affidamento in prova e il braccialetto elettronico. Tra i relatori da rilevare l’intervento dell’avvocato Giuseppe Bartolo, il quale ha evidenziato come attualmente la risposta all’interrogativo nel tema dell’incontro “è che la pena è solo afflittiva e la rieducazione e la risocializzazione sono solo alcuni dei tanti termini utilizzati ed abusati per farci continuare a credere che la nostra è una Costituzione democratica. E non dimentichiamo che la nostra Costituzione parla di pene al plurale, ricordando così che la detenzione non è l'unico modo per scontare una
sanzione penale”. Del resto il penalista locrese ha sottolineato. “Rieducazione della pena è un termine che non amo; è un termine che mi ricorda un trattamento rieducativo terribile: la rieducazione, appunto, dei lager di cui tutti noi abbiamo letto. Rieducazione, quella, che altro non era se non violenza, mortificazione per plasmare la personalità del condannato, proprio con la coercizione. Preferisco utilizzare il termine “reinserimento” nel tessuto sociale del condannato”. Altri interessanti interventi sono stati quelli della dottoressa Patrizia Delfino, direttrice della Casa Circondariale di Locri, del procuratore Luigi D’Alessio e del giudice Mario La Rosa.
roccella jonica quella macchia chiamata Zirgone La cittadinanza di Roccella reclama a gran voce la pulitura periodica del letto del torrente Zirgone. Come viene giustamente sottolineato, la bellezza della cittadina viene macchiata dalla bruttezza e dalla sporcizia del canale che l’attraversa, che finisce anche con il costituire un pericolo per l’incolumità dei passanti (siano essi a piedi o su mezzi di locomozione) soprattutto nei giorni di pioggia. Non sarebbe il momento di progettare interventi di pulizia annuali?
Limina, calvario finito: galleria sempre aperta al traffico dalla serata di ieri Grazie all'azione istituzionale portata avanti dall'Unione dei Comuni Valle del Torbido e dalle Amministrazioni che la costituiscono, dalla serata di ieri, sabato 24 giugno la galleria Limina della strada statale Jonio-Tirreno è regolarmente aperta al transito, sia di giorno che di notte, senza alcuna limitazione. Si è tuttavia ancora in attesa dell’annunciata ufficializzazione della notizia da parte di ANAS, che dovrebbe comunicare contestualmente se i lavori sono da considerarsi definitivamente chiusi o riprenderanno per un breve periodo dopo il 15 settembre.
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I nostri sindaci incontrano Brancati per confrontarsi sulle criticità dell’ospedale di Locri Domani, 26 giugno, alle ore 17:00, nei locali del Palazzo della Cultura di Locri, i Sindaci della Locride incontreranno il Direttore Generale dell'ASP di Reggio Calabria, Giacomino Brancati. L'iniziativa pubblica, organizzata dall'Associazione dei Comuni della Locride, sarà finalizzata a riportare l'attenzione delle Istituzioni sulla grave crisi che, ormai da tempo, ha messo in ginocchio l'Ospedale e il sistema sanitario della Locride. I sindaci, prime linee di uno Stato non sempre attento alle sofferenze dei territori e dei suoi cittadini, registrano che nella Locride il sacrosanto diritto alla salute viene tragicamente negato da uno stato di fatto che non può essere più accettato. L'obiettivo comune non può che essere quello di stabilire una condizione nuova di sinergia istituzionale volta all'affermazione, sul nostro territorio, dell'articolo 32 della Costituzione "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti".
CALABRESE PER CASO * di Giuseppe Romeo
Se fare turismo è una novità... da anni Forse non tutti ci fanno caso, ma qualcuno si ricorda che la stagione turistica è alle porte. Di certo gli operatori liguri, come quelli romagnoli se non della Versilia e altri ancora sono lì pronti a guardare alla nuova estate come il momento per riprendere le attività da dove le hanno lasciate qualche mese fa. Attività che, tra venti di crisi e pronostici elettorali, in fondo sopravvivono e tengono fede ad una qualità sulla quale si sono costruiti anni di capacità imprenditoriale. Non che l’industria turistica nel suo complesso non abbia manifestato delle sofferenze. Tuttavia, a guardare le presenze invernali e quelle estive non così lontane, in fondo l’Italia, quella che organizza, costruisce, pianifica e conduce, è ancora una buona promotrice di se stessa potendo contare su un know how che regge alle più convenienti lusinghe che provengono da altre località del Nord Europa e del Mediterraneo. Ma non solo. L’offerta turistica è mutata nelle sue modalità modificando le abitudini degli italiani, favorendone una maggiore e più frequente mobilità attraverso una distribuzione da aprile a settembre di opportunità economicamente interessanti, dove la brevità del soggiorno si coniuga con il più contenuto costo della vacanza e con più frequenti periodi di ferie. Tutto questo, però, così come dimostra che l’industria turistica è, come ce lo ripetiamo da sempre, il volano dell’economia di un’Italia post-industriale, evidenzia come in alcune parti del Paese essa è ancora una volta una novità. Un argomento scontato nel chiacchiericcio pre-estivo, ma privo di una visione di insieme. Guardiamo cosa accade dietro l’angolo delle nostre case, o, meglio, delle nostre spiagge. Politicamente, il turismo è un buon cavallo di battaglia per la promozione di un’idea o per autoreferenziare il nostro orgoglio. Peccato, però, che alla fine, ancora una volta, non lo si possa considerare una industria o una
sorta di attività di impresa che coinvolge il territorio nella sua complessità. Ogni anno, nella locride, come nel resto della Calabria d’altronde, ci ricordiamo del turismo cecando tavoli di dialogo tra istituzioni e operatori turistici; tavoli, dove si decide poco e, quel poco convenuto, non solo diventa tardivo ma non si realizza. La dimostrazione che il turismo rimane un’araba fenice nella locride è che, come sempre, ci ricordiamo della stagione che verrà solo quando è già …arrivata!. Insomma, siamo consapevoli che puntiamo solo su due mesi all’anno relegando il nostro turismo ad un periodo nel quale si cerca di massimizzare i profitti senza investire, al contrario, su una offerta più diffusa che renda vitali le nostre coste dall’avvio della primavera sino all’inizio dell’autunno. Fare turismo si riduce, così, ad un momento nel quale tutto diventa urgente, dalla pulizia delle spiagge al cercare di come arginare i divieti di balneazione che di certo non creano fiducia nei pochi ardimentosi che sceglieranno le nostre coste. La verità, come scrivevo qualche anno fa, è che si tenta di nascondere dietro alcune eccellenze il fatto che non si riesca ad offrire ancora oggi un quotidiano turisticamente sostenibile. Un quotidiano che trasformi ogni comune calabrese in una piccola, ma fondamentale, parte di un mosaico vacanziero che valorizza le sue tipicità. Probabilmente dovremmo partire da un sano sentimento di umiltà e di riconoscimento delle nostre colpe prim’ancora che celebrare le cosiddette eccellenze che non fanno testo se non distribuiscono qualità al resto del territorio. Dovremmo fare turismo ogni giorno con le piccole cose, ovvero con la pulizia e il decoro delle nostre strade, delle nostre piazze, con la tutela delle spiagge e delle acque. Allora in questo senso potremmo guardare al turismo sotto un’ottica diversa, di ospitalità diffusa e di sinergie di servizi per poter finalmente credere che vivere di turismo sia, anche, vivere di noi stessi prima di tutto.
Prima seduta del consiglio comunale dell'era del sindaco donna Giusy Caruso, eletta nella cittadina di Ciminá lo scorso 11 giugno. Trentenne, insegnante precaria, coraggiosa, determinata e ambiziosa la Caruso è pronta a scendere in campo e lo farà, senza se e senza ma, con tutti i cittadini e coadiuvata dalla sua amministrazione e da tutti coloro che vorranno contribuire allo sviluppo socio economico nonché culturale di Ciminá. Il piccolo paese, dalle forti, radicate e bellissime tradizioni culturali, in questa tornata elettorale ha deciso che la fascia tricolore venisse indossata da una donna, una giovane donna che stamattina per la prima volta si è seduta sugli scranni della sala consiliare gremita di cittadini. Nel suo intervento ha già mostrato la propria determinazione e la voglia di lavorare in maniera costruttiva per il proprio paese, con la collaborazione dei propri concittadini . Dopo il giuramento, il sindaco ha comunicato i nomi dei componenti della nuova giunta: Felice Polifroni e Bruno Salinitri, quest'ultimo con la delega a vicesindaco. È stata nominata la C.E.C. , della quali sono stati chiamati a fare parte i consiglieri Zucco Felice, Caruso Domenico e Marando Barbara, quali componenti effettivi, mentre, i consiglieri Cervonaro Domenico, Messara Domenico e Siciliano Rocco come componenti supplenti. L'uscente amministrazione, anch'essa presente, in parte nella nuova amministrazione, é da lodare in quanto ha dato "spazio", invogliando questi giovani ragazzi a mettersi in gioco per la guida e il bene del proprio paese. Inoltre il sindaco si é mostrato ben predisposto anche verso i consiglieri della minoranza, rivolgendo loro gli auguri personali, con la speranza che vi possa essere una collaborazione al di là di eventuali critiche, siano esse costruttive o meno, nel corso di questo quinquennio. Infine il sindaco uscente, Polifroni Domenico, nonché oggi consigliere di maggioranza, ha affermato con grande soddisfazione, che vedere la sala consiliare così gremita di persone, altro non potrà essere che un sano, costruttivo e sincero augurio di buon auspicio per questa nuova amministrazione .
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DOMENICA 25GIUGNO
Fare rete, Fare impresa Quattro chiacchere con LucaTrapasso presidente di FenImprese Reggio Calabria Presidente ci parli di FenImprese… FenImprese è un’associazione di imprese su scala nazionale, senza fini di lucro, che ha come obiettivo primario quello di rappresentare e tutelare le aziende italiane. Pensiamo che l’utilità di una associazione come FenImprese stia nella propria capacità di erogare concretamente e tempestivamente - oltre alle tradizionali attività relative alla rappresentanza ed all’assistenza contrattuale e legale - servizi reali di qualità alle imprese associate. Oggi la competitività delle imprese, anche di quelle piccole e piccolissime, passa attra-
verso l’accesso a informazioni corrette e aggiornate e a servizi innovativi e di elevato standard qualitativo, per migliorare prodotti e processi di produzione, per rafforzare le reti di mercato e per internazionalizzarsi. In che direzione sta andando l’imprenditoria regionale? Le imprese della nostra Regione scontano più tutte le altre un gap importante sia per la carenza di infrastrutture che per l’annosa questione dell’accesso, o meglio del mancato accesso, al credito bancario. Questo si traduce nella difficoltà cronica di gestire correttamente servizi vitali per l’Impresa moderna, quali per fare degli esempi la comunicazione, l’internazionalizzazione, la formazione. Che contributo
può dare FenImprese per la soluzione di questi problemi? E’ nostra intenzione, costruire insieme ai nostri associati e a tutti gli attori del territorio provinciale, una conferenza programmatica per lo sviluppo territoriale della città metropolitana. Ci proporremo come soggetto positivo, propositivo e di stimolo verso le istituzioni, perché le risorse destinate allo sviluppo del nostro territorio vengano utilizzate in tempi brevi e in maniera efficiente . Ma FenImprese avrà una struttura adeguata rispetto a tali obiettivi ambiziosi? La differenza tra FenImprese e altre associazioni di imprese, anche storiche e blasonate, sta proprio nel modello originale di organizzazione e nelle procedure
FENIMPRESE via Cesare Battisti,15 - Siderno - Per informazioni 0964380793
smart di erogazione dei servizi alle imprese associate. FenImprese è una struttura innovativa e dinamica, che si avvale di competenze di eccellenze in grado di fornire servizi specialistici per la crescita delle imprese. Il nostro intento è quello di proporci come facilitatori e moltiplicatori di business per le imprese associate. Vi aspetta dunque una sfida importante… Ne siamo consapevoli ma abbiamo ben in mente un percorso che parte dalle esigenze delle imprese e attraverso un lavoro condiviso mira a raggiungere in tempi certi obiettivi realistici.
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POLITICA
Special Olympics: integriamo le persone con disabilità intellettiva Special Olympics è un programma internazionale di allenamenti e competizioni atletiche per persone con disabilità intellettiva. Lo sport, offrendo l'opportunità di infondere a queste persone coraggio e di sviluppare capacità, diventa un efficace e gratificante strumento di crescita ed inclusione sociale. I suoi programmi sono adottati in più di 170 nazioni. Durante la scorsa settimana si è svolto anche a Siderno il “Family Campus Special Olympics” che, con una serie di incontri e conferenze ha illustrato gli obiettivi perseguiti e le modalità operative dell'evento. Il progetto, promosso dalla responsabile regionale dell’area famiglia del Team Calabria Special Olympics Italia, Irma
Circosta, si è sviluppato su tre giorni in cui la “Sessualità”, “Legalità” e “Dopo di noi” sono stati argomenti topici dell’attività convegnistica e di dialogo. L’obiettivo che si è voluto raggiungere, nel solco dei principi ispiratori del movimento Special Olympics, è lo studio o l’approfondimento di particolari temi utili alla crescita della famiglia del disabile. A tal fine sono stati coinvolti i responsabili regionali Special Olympics, gli esperti, le Autorità civili, religiose e militari. Attenzione particolare è stata, poi, rivolta alla divulgazione della storia dei territori di Locri Epizephiri, prevedendo una serie di escursioni nei comuni di Gerace e Gioiosa Jonica.
ssibile” o “P i d e r a t en m la r pa e n L’interrogazio
e n e s o t a t S o L : ” a t e S a l l e “Nuova via d a i r b a l a C a l l e fotte d
sviluppo dei porti L’opportunità di ricevere capitali cinesi per lo la forbice tra italiani poteva diventare l’occasione di ridurre investire nel nord nord e sud ma Gentiloni e Delrio preferiscono a guardare… Italia. E gli amministratori regionali rimangono Il progetto della “Nuova via della Seta” viene varato nel 2013 dalla Repubblica Popolare Cinese e prevede la costruzione di una serie di corridoi commerciali marittimi e terrestri che garantiscano una migliore integrazione tra l’Asia e l’Europa. L’accordo che il Presidente Xi propone ai potenziali partner commerciali è molto semplice: “Noi cinesi investiamo capitali nello sviluppo dell’economia dei vostri Paesi e voi create un canale di smercio privilegiato per il Made in China (quello di qualità, non certo dei prodotti contraffatti)”. Dopo che, nell’ambito del progetto, la China Ocean Shipping Company ha acquisito il porto del Pireo facendo passare il numero di container
movimentati da 500mila a 3,1 milioni, l’Italia ha espresso il proprio interesse per entrare nella “Nuova via della Seta” ed evitare che il polo greco possa danneggiare l’economia dei nostri scali. Come ogni buon accordo politico all’italiana, tuttavia, dei tanti porti del sud Italia, Gioia Tauro in primis, che avrebbero dovuto essere presi in considerazione come punti di riferimento privilegiati per il progetto italo-cinese, il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Delrio e il premier Gentiloni hanno spinto affinché i fondi asiatici andassero a implementare l’opera dei porti di Genova, Venezia e Ancona adducendo la scusa che: “Storicamente - ha affermato Delrio - Via della Seta è
sinonimo di Venezia e poi l’investimento avrà ricadute positive su tutto il Paese”. Sarà, ma a noi questa scelta puzza (non diciamo di cosa) e ci dà l’impressione di una strategia volta all’esclusivo allargamento della forbice tra Settentrione e Meridione d’Italia. A rendere ancora più drammatica questa scelta, che poteva davvero risollevare le sorti dell’economia calabrese, il totale e imbarazzate immobilismo dei rappresentati politici regionali, che hanno supinamente accettato una scelta che avrebbe invece dovuto far rovesciare tavoli, minacciare scioperi e dimissioni. A questa condizione di sudditanza sta opponendo resistenza solo “Possibile” che, attraverso un’interroga-
zione parlamentare a firma di Andrea Maestri, Civati, Brignone e Pastorino, chiede che vengano chiarite le motivazioni per le quali Gioia Tauro è stato deliberatamente ignorato nelle strategie di sviluppo varate dal Governo, se tale accantonamento preveda un piano di potenziamento successivo e se, in tal caso, si possa auspicare la realizzazione della tanto agognata ZES per l’area della Piana, che avrebbe ricadute positive nell’economia di tutta l’Aerea Metropolitana di Reggio Calabria. Una lotta per la quale sono chiamati a raccolta i cittadini considerato l’immobilismo colpevole dei nostri politici. Jacopo Giuca
La “Carovana x la Giustizia” raccoglie consensi nella Locride Sono stati quindici giorni pieni quelli della “Carovana x la Giustizia”, iniziativa del Partito Radicale e dell’Unione Camere Penali che chiede la sottoscrizione di una legge di iniziativa popolare per la separazione delle carriere dei magistrati. Per portare avanti questa battaglia, la leader del Partito Radicale Rita Bernardini è al 31esimo giorno di sciopero della fame e, dalle piazze della Calabria, in cui ha fatto tappa negli ultimi giorni, ha invocato anche maggiore attenzione per la situazione delle carceri. I radicali hanno già raccolto moltissime firme, soprattutto a Siderno, dove hanno trovato il pieno sostegno del sindaco Pietro Fuda e di larga parte della cittadinanza. Nella Locride, Partecipati anche gli incontri di Locri, San Luca e Palmi.
Isidoro Napoli: dimissioni imposte dalla sfiducia nello Stato Aveva dato l’annuncio delle proprie dimissioni da Consigliere al Comune di Marina di Gioiosa Ionica la scorsa settimana, Isidoro Napoli, ma è stato solo lunedì che si è tenuta la conferenza in cui l’Assessore all’Urbanistica di Domenico Vestito ha spiegato dettagliatamente le motivazioni del suo gesto.La lunga attesa non è stata giustificata da una voglia di tenere sulle spine i cittadini aumentando al contempo l’attenzione mediatica ma, come traspare dal lungo documento poi diffuso dallo stesso Napoli agli organi di stampa, dall’estrema difficoltà che deve aver incontrato l’assessore nello scrivere su carta le sue sensazioni, le sue emozioni, la sua delusione nei confronti di uno Stato che aveva promesso di servire. Dopo aver ripercorso la storia politica del proprio paese, Napoli ha infatti sottolineato come il recente arrivo della Commissione d’accesso inviata dal Prefetto, che non ha ancora dato giustificazioni in merito alla gravissima decisione istituzionale, abbia reso del tutto vana l’opera fin qui portata avanti dall’Amministrazione, trattando tutti i suoi membri come criminali peggiori di Totò Riina, cui si sta pensando di concedere i domiciliari per le
precarie condizioni di salute. L’angoscia prodotta dalle indagini di questi mesi ha gettato sulla giunta una macchia che non verrà cancellata facilmente nemmeno qualora l’esito dei controlli fosse negativo, contribuendo a ripristinare, afferma Napoli, quello status quo politicosociale che qualche decennio fa aveva affossato il paese. L’intervento della commissione, spiega l’ex assessore, mina l’elezione democratica come ultimo baluardo della democrazia e assoggetta la popolazione costringendola a sottostare a un dominio tirannico che non rispecchia ciò che dovrebbe essere lo Stato Italiano.
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DOMENICA 25 GIUGNO 11
Il PD spreca un
poker D’assi N
Il PD è al governo centrale, alla Regione, alla città metropolitana. Con quali risultati? Solo i Giufà possono credere che verranno i giorni felici in cui dal cielo pioveranno fichi secchi e uva passa.
Cosa possiamo aspettarci da una classe dirigente che non è in grado di programmare un pullman per collegare la Locride con l’aeroporto di Lamezia? I nostri problemi si chiamano dignità e uguaglianza
ILARIO AMMENDOLIA
on si spreca un poker d’assi altrimenti si perde la partita. E quel che è più grave,: è tutto il Paese a perdere la partita. Il centrodestra il suo poker lo ha avuto e l’ha stracciato, il Partito democratico lo sta sprecando, anzi lo
ha già sprecato. Si fa poker quando una sola forza politica si trova , contemporaneamente a guidare i vari livelli di governo. Nel nostro caso il PD è al governo centrale, alla Regione, alla città metropolitana. Con quali risultati? Non occorrono laboriose statistiche, basta sfogliare il “libro” che è scritto intorno a noi! Mentre il governo si appresta ad impiegare i fondi dell’ex Banco di Napoli ( quindi “nostri”) per salvare le banche decotte, si tagliano dieci miliardi alla spesa sanitaria. Il risultato è che i nostri ospedali non hanno niente in comune con quelli di Parigi,
Berlino o Londra e neanche con Bologna, Torino, Potenza o Lecce. Locri può reggere il confronto- e non benecon il Cairo , Adis Abeba o Mogadiscio. I giorni passano e la gente crepa ! Nel frattempo una allegra brigata di politicanti saltella allegramente tra un paese all’altro pensando alle prossime elezioni. Lasciamo la sanità, andiamo alla creazione di nuovi posti di lavoro. Qualche posto di “ non lavoro” si è già creato nel sottobosco clientelare ma la realtà ci dice che nei prossimi anni la nuova grandiosa rivoluzione tecnologica già in atto, taglierà cinque milioni di posti di lavoro ai paesi dell’ Europa occidentale. Un fatto di crescita e di sviluppo che però si ritorce contro le Regioni che non crescono. La Calabria cresce meno della Grecia, molto meno di Slovenia o Croazia, sicuramente meno del Marocco e probabilmente meno dell’Egitto. In questi anni, grazie ai “patti per il Sud” ed altre simili amenità, non si è creato un solo posto di lavoro. Diminuisce il numero di occupati stabili impegnati nei settori tradi-
zionali e non si creano le condizioni per creare opportunità di lavoro nei settori di avanguardia.. Il problema viene rimosso, rinviato al futuro ! Solo i Giufà possono credere che verranno i giorni felici in cui dal cielo pioveranno fichi secchi ed uva passa. Noi calabresi non siamo Giufà! Ci indigniamo( o ci dovremmo indignare) perché scopriamo che chi è seduto al tavolo e si gioca la nostra fiducia , nella migliore delle ipotesi non sa giocare. Nell’ipotesi peggiore sta conducendo una sua partita personale diversa e contraria al destino del popolo calabrese. Nei giorni scorsi abbiamo avuto la protesta di alcuni sindaci per come sono stati distribuiti i fondi destinati alla città metropolitana. Protesta tardiva ma giusta! La logica ci porterebbe a dire che tali fondi erano propedeutici ad un disegno complessivo per delineare la Città del futuro. (Oggi inesistente) Invece abbiamo avuto stanziamenti a pioggia che non risolveranno assolutamente nulla. Più pennellate non gettate a casaccio non fanno un quadro ma solo un impiastro.
Era ineluttabile la scelta? Una amministrazione metropolitana forte ed autorevole avrebbe discusso con il governo con la forza degli argomenti e senza chinare la testa. Invece in un clima trionfalistico e con tronfia sicurezza si sprecano risorse senza creare futuro. In questi ultimi cinque anni i poveri sono diventati più poveri, gli emarginati, più emarginati, il Sud è sceso più a Sud, la Locride va alla deriva verso l’ Africa Sahariana . E’ questa la funzione storica della “Sinistra” o del Partito democratico? Questa la vicinanza agli ultimi ed alle classi lavoratrici? Del resto cosa possiamo ancora aspettarci da una classe “dirigente” che non è in grado di programmare un pullman per collegare la Locride con l’aeroporto di Lamezia? I nostri problemi si chiamano, oggi come ieri, Dignità ed Uguaglianza. Senza lavoro non c’è dignità! Senza gli stessi diritti non c’è uguaglianza! Dove mancano entrambi la Costituzione è tradita!
Ed a questo punto la palla passa a noi. Quasi due secoli fa Alessandro Manzoni definiva noi Italiani “..un volgo disperso che nome non ha..”. Oggi siamo noi a non essere popolo e a non aver nome. Noi calabresi, noi “metropolitani”, (una stupida trovata per rimuovere il problemi reali), noi cittadini di questa parte della Calabria. Decidiamoci: vogliamo farci “guidar da un “bambino” che non ha possa” e di cui ci potremmo disfare in un attimo? Vogliamo farci “regalare” quello che è nostro da parte di chi ci taglieggia e ci porta a fondo? A noi la scelta! Ma tenete conto che si tratta del futuro di una Terra che amiamo, del nostro futuro e di quello dei nostri figli. Quasi un secolo fa Qualcuno diceva più o meno queste parole :“ abbiamo bisogno della vostra forza, della vostra intelligenza, della vostra cultura, della vostra passione”. E’ ancora così……. se non vogliamo sprofondare nel l’Abisso.
SOCIETÀ
Caro Jacopo, vorrei solo segnalarti che non ti è riuscita la "connessione" tra le questioni che rilevi nelle elezioni amministrative di Bovalino e il sottoscritto insieme al gruppo dirigente di Nuova Calabria. Rispetto al merito, infatti, credo abbiate trovato le risposte nella conferenza stampa alla quale Nuova Calabria ha invitato Riviera. Sui nuovi sindaci, in generale, la si può indovinare oppure prendere cantonate. Come in amore, come scrive Paolo Crepet. Infatti "lì può capitare che all'inizio si possa rimanere abbagliati, sbagliare la valutazione di una persona, vedere poi il progetto trasformato, pieno di errori… Può capitare…". A Bovalino, Maesano ha vinto perché evidentemente ha indovinato le mosse giuste, non conta nemmeno dire a questo punto che i suoi confronti pubblici, sotto i gazebo, per intenderci, non apparivano così "ricchi" di persone e di interesse e che in realtà gli avranno "fruttato" le altre iniziative. Tu di questo ne hai parlato superficialmente, per la voglia forse di andare rapido all'altra "sensazionale" scoperta, la "grandeur"(!) del suo programma (che come tutti programmi andrà giudicato in rapporto ai fatti). Le cose che, a tuo avviso, sono mancate a noi, insomma. Non mi ci soffermo, debbo soltanto dirti che non potremmo mai essere io e i miei amici (con i quali lavoriamo collegialmente) quei politici che non incontrano la gente e che non mettono estrema cura nei programmi. Perché è proprio incontrando costantemente la gente - conto a memoria almeno 20 iniziative di Nuova Calabria a dimensione regionale negli ultimi 3-4 anni - e scrivendo ottimi programmi che alcuni di noi hanno avuto ottimi risultati in politica. Franco Crinò
Franco Crinò risponde alla nostra analisi delle elezioni
“Avete parlato di Nuova Calabria troppo superficialmente” Secondo crinò con le nostre considerazioni sulle elezioni a bovalino abbiamo preso una cantonata… ma bisogna fare gli oppoortuni distinguo.
La risposta Gentile senatore, Mi spiace sinceramente che la mia superficiale lettura della tornata elettorale di Bovalino (che, ahimè, considerati gli spazi concessi dalle pagine del nostro giornale, non aveva pretesa di essere esaustiva di tutte le variabili di voto nella Locride) abbia generato tanti malumori nella compagine di Nuova Calabria (non sono solo sue le puntualizzazioni ricevute in merito nei giorni scorsi). A una successiva rilettura del mio pezzo mi rendo conto di aver usato inopportunamente il termine “oculatezza”, che è andato contro il mio tentativo di giustificare con obiettività la scelta operata dai bovalinesi all’esito delle votazioni dello scorso 11 giugno (avrei dovuto sostituire il termine con l’espressione “ha dimostrato fiducia nel programma…”) e devo scusarmi con chi ha scritto il programma elettorale per la considerazione relativa alla sua stesura, evidentemente fraintendibile per come formulata. Quel “differentemente”, infatti, non voleva significare che i programmi elettorali presentati dagli oppositori di Agave fossero stati arraffazonati tanto per presentare un candidato, ma più semplicemente che, almeno sulla carta, davano meno risposte immediate alle questioni che i cittadini ritengono più urgenti (il che non significa che non ne dessero affatto). Il mio più che modesto parere, insomma, è
GERENZA
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che Maesano abbia vinto proprio adottando una politica “populista” che, partendo dalla tabula rasa del suo impegno politico, ha fatto ideare alla sua compagine un programma elettorale cucito addosso all’elettorato, differentemente da quanto fatto dall’esperienza comprovata degli statisti di Nuova Calabria che, dall’alto dell’esperienza regionale cui lei fa riferimento, è probabilmente uscita sconfitta anche per quella generale sfiducia nei partiti che denunciavo in apertura del mio articolo. Ciò detto, l’idea del mio intero scritto non era certo giudicare a priori l’operato dei nuovi sindaci della Locride, ma solo fare il punto della situazione sulla base dei programmi elettorali che mi hanno tenuto compagnia durante il lavoro nelle ultime quattro settimane. Non credo, dunque, che Maesano sarà il sindaco perfetto, così come non credo che Felice Valenti rimarrà per cinque anni distante dai suoi cittadini o che Vincenzo Loiero non realizzerà nulla. Per giudicare il lavoro dei neoeletti in rapporto ai fatti attenderemo naturalmente il termine dei mandati. Nel frattempo ci limitiamo a esortare i primi cittadini a realizzare quanto promesso e a invitare voi oppositori a riorganizzarvi per poter tornare più forti di prima durante le prossime elezioni… Jacopo Giuca
Agnana Calabra
Lo zigzagare dell’amministrazione Chi non ricorda le avventure di Don Camillo e Peppone? Quando Don Camillo, per non far sentire le parole di Peppone si metteva a suonare le campane!!! Quanto ci vorrebbe un Don Camillo anche oggi, ma non per evitare che si sentano dei discorsi, ma per evitare a farlocchi politici dell’ultima ora, di fare figure meschine. Capita che: Approvato (senza il mio voto) il nuovo Regolamento Cimiteriale, il Sindaco cui vanno indirizzate le domande, il responsabile dell’Area Tecnica, garante del parere e la Giunta ente delle concessioni, i tre organi di controllo con faciloneria bypassano l’Art. 43, dello stesso, che tra l’altro recita: (Le concessioni verranno effettuate solo a persone con età superiori a 65 anni nati e residenti nel comune di Agnana Calabra). Domanda? In quest’ambiente, come s’inserisce la sequela di concessioni accordate? La spiegazione più plausibile, a mio avviso, e che, in piena autarchia si prendeva il largo e si rimescolavano le carte per continuare a confondere i cittadini, quando invece le assegnazioni sembrano ben chiare e le intenzioni definite e tacitamente autorizzate, per parenti, amici e commensali, rilasciando le stesse, senza mai determinare. Quanto sopra mi viene anche da pensare alle cosiddette “cambiali elettorali” che, forse devono essere pagate per continuare, in ottemperanza a un certo tacito accordo a mantenere la quiete nell’ambiente, oppure… (!!!). Così, quando ha fatto capolino l’unica richiesta della parte politica opposta, con una dicotomia senza eguali, la macchina a controllo numerico, appisolata e distratta fino a quel momento, si è messa in moto a pieno regime, che, sbadata si dimenticava dell’esistente, e andava a impattare proprio sull’Art. 43, del regolamento. Quando si dice la malasorte! I latini dicevano “ubi maior minor cessat”, poche parole per esprimere un concetto
importante, un principio che potrebbe essere tradotto, e lo faccio volentieri come segue, in considerazione della poca cultura dominata dai destinatari principali di quest’articolo, «alla presenza di quel che possiede più valore e importanza, quel che ne tiene meno perde la propria rilevanza». Si capisce il disastro consumato a danno dei cittadini più deboli. A vuoto, il peregrinare nella sede Comunale, proponendomi nella rettifica di un regolamento incomprensibile, consapevole di dare a ogni cittadino, la possibilità di offrire una degna sepoltura al proprio congiunto. Ho riscontrato solo un bieco lassismo e la più becera arroganza. In data 09/05/2017, inviavo un esposto alla Procura della Repubblica e al Prefetto, con le prove documentate delle stravaganti concessioni. Convocato il C.C. per l’8-06-2017, in seduta straordinaria, dove al quarto punto prevedeva la (Modifica al Regolamento Cimiteriale), il Sindaco, con il suo ancestrale distacco, si è limitato a leggerlo, senza argomentare sul ritocco, che, sostanzialmente è rimasto lo stesso. Presa la parola, e riportando ai presenti le tante criticità riscontrate, ho proposto una risoluzione migliorativa, che, non ha sortito effetto. Smontato anche il tentativo, di farlo rinviare ad altra data, per armonizzarlo in modo più oggettivo. Assessori e Consiglieri, con uno stereotipo ormai ben collaudato, non hanno proferito parola, limitandosi come automi a dare il loro assenso. Oggi come ieri, se il Padre Eterno reclamerà l’esistenza di un cittadino, nel ventaglio delle scelte dovrà angosciarsi per la sua tumulazione, lo stesso se desidererà una degna sepoltura, dovrà “adottare” un/a sessantacinquenne, per la richiesta, altrimenti saprà già da vivo che si dovrà arrangiare. In questo zigzagare, i cittadini che hanno beneficiato delle concessioni senza i requisiti, e accordate dall’amministrazione, scalzati, sono rimasti col cerino in mano, come
potranno risanarle? E le concessioni contestate? E quelle revocate? Tante domande per amministratori de-pensanti e avventati! Serpeggia nella cittadinanza una grande insoddisfazione, nutrendo disistima, sentendosi etichettati come popolo bue e sudditi, proni e genuflessi solo a saldare le bollette, e a migliorare l’incedere dell’economia del paese. Chi governa dovrebbe tutelare la comunità, agire in maniera equa e imparziale, garanzia e fulcro di una corretta e trasparente gestione, rifuggendo da ogni forma di favoritismo e soprattutto non speculare con fisionomie clientelari, con trovate di bassa lega e a
convenienza. I morti sono morti! E perché tali, non ostentano colore politico o ceto sociale, a differenza di certi lacchè, che, canonizza solo il tornaconto elettorale alternato e da sempre poco incline ad accettare responsabilità individuali. Vedremo! Vigilerò su quanto a ccade, su un territorio che vorrebbero condurre da padri padroni, in forma feudale, ma con dubbie capacità amministrative e ancor di più, amor patrio. Giuseppe Lupis Capogruppo della lista “Patti Chiari”
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DOMENICA 25GIUGNO 15
la raccolta differenziata a bianco
BARBARISMI La minoranza non informa correttamente i cittadini Una recente aspra polemica sulla raccolta differenziata tra la precedente e l’attuale Amministrazione comunale, polemica passata dalle pagine di facebook a quelle di Riviera e viceversa, non riteniamo essere stata del tutto superata, nonostante l’ultima pacata e parzialmente chiarificatrice nota del vicesindaco. Occorre infatti, anche per una corretta informazione da fornire ai nostri concittadini, precisare alcuni aspetti rimasti in ombra, ma che è necessario rendere noti per la loro particolare importanza. Il costo del servizio. La gara d’appalto è stata espletata dalla Stazione appaltante della Provincia, dopo che una precedente era andata deserta. In questa sede, dove potevano partecipare tutte le aziende interessate, il servizio è stato assegnato al migliore offerente e al più conveniente per l’Amministrazione. Il costo annuo - comprensivo dello spazzamento stradale, del mercato, della festa di mezzagosto, della pulizia della spiaggia e di altro ancora - è di circa 80 € a persona. In linea, per esempio, con gli 82 €di Ardore. La differenza è che lì il vecchio e il nuovo Sindaco hanno seguito con costanza e impegno l’andamento del servizio, con contestazioni appropriate e pretendendo l’osservanza del contratto (simile al nostro). Dopo tre anni tutto ha funzionato bene e la tassa sui rifiuti è stata diminuita, per cui i 410.000 € annui sono ottimamente spesi. A Bianco è tutta un’altra storia, gli attuali amministratori avrebbero dovuto fare la stessa cosa, come prevede esplicitamente il contratto, invece si sono completamente disinteressati del problema, del quale hanno preso coscienza dopo due anni e a seguito delle minacce dell’Ased. Con il conseguente aumento della tassa sui rifiuti. D’altra parte ci risulta che l’Ased era creditrice di ben otto mensilità e quindi inadempienza chiama inadempienza. Sorge spontanea la domanda: che fine hanno fatto i soldi pagati dai
bianchesi ad Equitalia? Rimane comunque il fatto cha la raccolta differenziata rappresenta un salto della qualità della vita, un salto di civiltà, e, se realizzata come si deve, ci farebbe dopo qualche anno spendere meno della tradizionale raccolta indifferenziata. Internalizzare il servizio. Di per sé sarebbe una buona idea, se di facile ed economica attuazione. Sta di fatto che tra i Comuni medio-piccoli della Locride lo ha potuto fare solo Roccella, in presen-
za di due favorevoli condizioni (non presenti a Bianco) e, soprattutto, per le capacità degli amministratori, per altro da noi più volte utilmente consultati. Non lo ha fatto, per esempio, Ardore e nemmeno Siderno, al cui Sindaco tutti riconosciamo notevoli capacità organizzative e amministrative, tanto da riuscire in un solo anno, con un forte impegno personale, a raggiungere il 65-70 % di differenziata. Con i nostri amministratori noi ce lo sogniamo! Un contratto di cinque anni troppo lungo. Da quanto ci risulta in tutti i Comuni le gare d’appalto per la differenziata non sono mai di un anno, ma almeno di tre o quattro anni, come nel capitolato standard della Provincia. Questo per due semplici e validi motivi: si spalmano nel tempo le spese iniziali d’investimento e si ha la possibilità di migliorare anno dopo anno, senza ricominciare ogni volta daccapo e risparmiando sempre più con i benefit. A condizione che il servizio venga seguito giorno per giorno. Noi siamo andati più volte nelle scuole e abbiamo distribuito personalmente i mastelli alle famiglie con le dovute raccomandazioni e gli opportuni consigli. Poi più nulla. Non c’è dubbio che si sarebbe potuto fare una gara per tre o quattro anni, ma da qui a dover provare vergogna ci pare che il salto sia per lo meno improponibile, solo per usare toni pacati. Ben altri sarebbero i casi per cui sarebbe giusto vergognarsi. La vicenda suggerisce due suggerimenti. Sebbene quello della politica sia diventato un mondo di parolai, è sempre opportuno dare il giusto peso e la giusta chiarezza alle parole, affinché non si trasformino in pietre e poi in boomerang. Quando si affrontano problematiche complesse e delicate è necessario possedere adeguatamente i termini della questione e avere le giuste informazioni. Così, tano per non avere delle spiacevoli sorprese. La Maggioranza consiliare
All’epoca di Roma, Caput Mundi, gli stranieri che arrivavano in città, non tutti erano colti, ma c’erano gli schiavi, i prigionieri di guerra e tanti altri, pochi conoscevano la lingua latina parlata dai romani. Si confondevano e i suoni che uscivano dalle loro bocche erano barbuglie incomprensibili. Spesso ripetevano bla bla, bir o bar ecc. Per cui giorno dopo giorno il popolo incominciò a indicarli come quelli che balbettavano. Infatti, barbaro è un termine greco che significa balbettante... Questa l’origine della parola, a cui poi si accoppiò il terrore per le atrocità compiute in guerra. Comunque per i romani barberi erano tutti quei popoli che vivevano al di fori dei loro confini, questi popoli venivano considerati incivili e rozzi. Vivevano nel Nord Europa: oltre il Reno c’erano i Vandali, gli Alemanni, i Franchi e i Burgundi. Poi c’erano le popolazioni oltre il Danubio. Passano i secoli e questa parola acquista sempre più il significato di incivile, di terribile crudeltà e orrida nefandezza. Tempo fa, durante la giornata della memoria, per ricordare le atrocità commesse dai nazisti, la nostra Rai trasmise un film che trattava delle camere a gas, in cui fu rinchiuso e poi gassificato, per errore, un giovanissimo tedesco, figlio di un comandante, diventato amico di un coetaneo ebreo, del quale volle condividere la sorte! Subito, il film, venne classificato strappa lacrime! Veramente provocò tanta commozione! Oggi, assistiamo, quasi in diretta televisiva a molti episodi, se ci fosse una scala, potremmo dire più terribili, ma la gente non si commuove! Basta pensare ai bambini di Nizza, e a tanti altri. Qualcuno afferma che ormai s’è fatto il callo. Ma com’è possibile abituarsi a tanto male! Vedere i giovani bruciati vivi! Persone decapitate come agnelli! Nessuno li classifica strappa…cosa? Strappa cuore! Accanto a questi episodi, proprio in occasione della giornata del rispetto degli esseri umani, è doloroso notare come abitudini di stupida cattiveria, si vanno diffondendo tra individui di non educazione signorile. Questi vezzi, anche se non cruenti, sono rivolti, secondo chi l’invia, a persone diverse. Causano molto dispiacere. Sono veri e propri insulti, danno la patente d’incivile, qui, è il caso di dire, di origine bassa e barbara ai pronuncianti! Brown Jo
La riflessione sul 2 Giugno:
“Gli italiani s’hanno ancora da fare…” Egregio Direttore, in anni ormai andati (avevamo qualche capello in più e di colore più scuro) ho chiesto, talora, al Suo giornale, ospitalità, che mi è stata data,per esprimere il mio sentire su questioni in quei momenti dibattute. Niente di cui l'universo mondo non potesse fare a meno. Tuttavia… Fiducioso che anche questa volta otterrò medesima accoglienza, non fosse altro che per rispetto alla pluralità di espressione che so a Lei stare parecchio a cuore, Le porgo fin da subito i sensi della mia stima e La ringrazio. Nella giornata del 2 giugno, nella sala del Consiglio Comunale di Siderno Marina, si è tenuta una partecipata adunanza per festeggiare il natale della Repubblica Italiana. Io c’ero, tra i tanti. Inutile dirLe che tutto, ma proprio tutto, è stato molto interessante e che ne ho tratto profitto per arricchire la mia conoscenza relativamente al processo che ha portato alla nascita della nostra giovane Repubblica. Verrebbe da domandarsi, naturalmente e per inciso, come mai una Repubblica nata
nel '48 sia giovane dato che è, ahimè, vecchio un uomo nato nel'49; ma a noi non è dato sviscerare così profondi misteri. Al contempo, tornando seri, ho dovuto prendere atto, una volta ancora, che non sempre la storia viene narrata facendo la giusta tara delle appartenenze politiche e che queste ultime, spesso, si adattano al contingente come la plastilina. Apprezzerà che per non metterLa in difficoltà non faccio riferimento alle caratteristiche proprie della pelle di uno specifico organo. Se non avesse già detto James Russell Lowell il famoso aforisma "Solo i morti e gli stupidi non cambiano mai opinione" quella genialata avremmo potuto dirla Lei e io e dieci milioni di terrestri. Tuttavia, la velocità con cui certe inversioni (o conversioni?) avvengono e inducono questi novelli "pasionari" a mettere cappello sulla festa fanno specie. Sono come quelli che, al secondo giorno che hanno smesso di fumare, sfrantumano i cosiddetti a chi non chiede che di essere lasciato libero di fumare in santa pace.
Oggi, dunque, nel senso di lasso di tempo, siamo tutti a festeggiare i settant'anni della nostra Repubblica: tutti osanniamo alla scelta che, al di là del fatto che sia stata taroccata o meno, ha diviso, comunque e come sempre, l'Italia in due fazioni contrapposte di nuovi guelfi e ghibellini; a tutti vengono i lucciconi agli occhi a cantare l'Inno di Mameli del quale nessuno o quasi conosce la seconda strofa, la più attuale, quella che dice "perché non siam popoli, perché siam divisi". E, indovini, chi canta e si commuove più di chiunque altro? Glielo dico io: gli stessi policy makers che, nel 1977, accampando la scusa di volere ridurre le spese a causa di una crisi economica risibile a confronto dell’attuale, della quale non si vede la fine, decisero di togliere dal calendario il 2 giugno, nel senso di festa della Repubblica. Si sarebbe potuto abolire ferragosto o (che so io?) i Santi Pietro e Paolo del 29 giugno come si era fatto con il San Francesco del 4 ottobre e con l'11 febbraio del vecchio Concordato tra Stato e Chiesa, e invece no.
Il 25 aprile men che meno e, allora, via il 2 giugno. Però, nello stesso periodo, come nel film “Il Compagno don Camillo”, - ¡Hasta Guareschi, siempre! - organizzavano i viaggi per presenziare alla parata del 1° maggio sulla Piazza Rossa; tenevano in piedi con lo sputo l'Arco Costituzionale per escludere dalla vita politica che contava -questa era la loro idea del confronto democratico- chi non rinnegava pur non volendo restaurare e chiedevano, nello stesso momento in cui l'Inghilterra si poneva il problema contrario, il disarmo delle forze dell'ordine. Incuranti (o complici?) del terrorismo d'ogni genìa e delle mafie che in quegli anni sequestravano e uccidevano giudici, commissari di polizia, sindacalisti, giornalisti. È sempre la vecchia storia: siamo un popolo di rancorosi, di accidiosi, di malmostosi e di tantissime altre cose. I Tedeschi e i Giapponesi, che hanno perso la guerra come noi, hanno regolato i loro conti con la Storia. Il 4 luglio, in America, è festa di tutti, bianchi e neri, latini e orientali. Stessa cosa il 14 luglio in Francia dove si
parla di Vichy alla maniera in cui si parlerebbe di Asterix e Obelix. Da noi, ogni anno, invece, assistiamo alla vergognosa pantomima dell'ANPI che non vuole nel suo corteo del 25 aprile la Brigata Partigiana Ebrea (qualcuno dovrebbe spiegarmi perché) e a ricorrenti episodi come quello occorso a Milano al padre, partigiano in carrozzina, di Letizia Moratti. Ecco perché ho detto, attribuendo erroneamente la frase a Cavour (quando, invece, mi ha fatto notare un gentile signore, all'uscita, che era di Massimo d'Azeglio) che, fatta l'Italia, bisognerebbe ancora fare gli Italiani. C'è voluto Carlo Azeglio Ciampi, era il 2 giugno del 2001, per rimettere il dentifricio nel tubetto ed esortare gli Italiani a non vergognarsi di cantare l'inno di Mameli che nessuno cantava più e che noi, Lei e io, abbiamo imparato a cantare alle elementari. E che pena quei calciatori, a parte Buffon che, dicono, sia di destra, i quali aprivano e chiudevano la bocca come tanti pesci nell'acquario! A noi (sta per plurale majestatis e non per saluto d'altri tempi) che in questi anni abbiamo continuato a esporre il Tricolore, in silenzio e in solitudine, non può che rinfrancare questo nuovo corso. Come si dice? noi con le braccia aperte voi con il cuore franco: "Raccolgaci un'unica bandiera, una speme." Ma, per l'amor del cielo, basta farci sempre la lezione! Sergio M. Salomone
Il letale ed anacronistico ossimoro del Palazzo – 20 Una elementare legge dell’economia, che non è scritta in nessun trattato, ma regola senza apparire ogni transazione fra aziende o esseri umani, è quella della domanda e dell’offerta. La domanda cerca un servizio o un prodotto, l’offerta si propone di fornirlo. Quindi, tranne nel caso di contestazione, non se ne parla più. A meno che non si tratti di compensi ai paperoni della politica, quelli che, grazie ai segretari di partito sono stati inclusi nelle liste e, quindi, di fatto nominati (non dimentichiamo la Bindi e Scilipoti due calabresi docg!) e si sono accomodati su uno scranno del Parlamento o di un consiglio regionale. Costoro incassano denaro e altri benefici. I viaggi, in treno o in aereo, l’auto di servizio, l’autista, e la scorta
che, a seguito del provvedimento varato da Berlusconi il 27 aprile del 2006 poco prima di lasciare il Palazzo a Prodi, spetta comunque ai capi di governo cessati dalle funzioni, anche in assenza di specifiche necessità (ne riparleremo). Costo due milioni e mezzo! Versano a loro volta dei contributi, quelli che a ogni lavoratore, al raggiungimento della vecchiaia, assicureranno (?) il diritto a una pensione. Qui casca l’asino, per una serie di ragioni. Anzitutto esiste, anche se non è scritta da nessuna parte, una stretta relazione fra compensi dei parlamentari e quelli dei regionali, con una incredibile corsa al rialzo tra gli uni e gli altri. Parliamo di qualcosa come 15/20 mila euro al mese, con talune esenzioni fiscali che in molti
casi fanno somigliare il lordo al netto. Difficile per il comune mortale accettare il principio che tal Luigi Rossi lascia per trattenute, incassando la busta paga, più di un terzo dell’importo, arrivando a un netto di 1200 euro. E, quindi, deve trascorrere un anno di lavoro prima di raggiungere i compensi che gli “onorevoli” incassano in un solo mese. Poi, “dulcis in fundo”, se qualcuno dei cosiddetti “onorevoli” al rinnovo non sarà candidato o sarà bocciato dagli elettori, potrà ricevere un “vitalizio”, come quello preteso dal senatore Razzi nelle comparsate di Crozza. Però in questo i nostri parlamentari sono stati lungimiranti. Infatti sono diritti acquisiti (da D’Alema e da Mastella più moglie, – tanto per fare due esempi
– che portano a casa circa 10 mila euro al mese ciascuno di vitalizi), per cui, se si dovessero cancellare sic et simpliciter tutti i vitalizi, i beneficiari si rivolgeranno alla magistratura, fatalmente avranno ragione, e quindi pagheremo loro gli eventuali arretrati corredati di interessi e spese legali. Diecimila euro ogni mese li porta a casa anche Publio Fiori, oggi quasi ottantenne, ex democristiano per 4 legislature e Alleanza Nazionale per tre. Sono reduce dal mesto funerale di una vecchietta del mio paese che viveva con 430 euro al mese di pensione; mi viene da pensare a questi strani vitalizi: non Fiori, ma opere di bene. Tonino Carneri
SATIRA DI LIDIA, JACOPO E MARIA GIOVANNA
tipi di colle
5 fastid 1
Condividiamo con loro, ogni giorno, una stanza di pochi metri quadrati. Siamo rassegnati alla loro presenza sebbene continuiamo a mal sopportarla. Di seguito una lista di tipologie di colleghi che ci siamo divertiti a individuare senza dimenticare che anche noi siamo i colleghi di qualcun altro! La petulante Pur ricoprendo ruoli di responsabilità, ancora non si è resa conto che il suo lavoro non consiste nel tenere acceso il sole con i cerini pur di garantire la sopravvivenza dell’umanità. Esige il massimo rigore dai suoi sottoposti perché non ha tempo da perdere “appresso ai picci di tutti”, eppure arriva sempre all’ultimo con le consegne che le competono. Fa sempre la prima della classe davanti al capo, dicendosi disponibile a sobbarcarsi contemporaneamente tutte e dodici le fatiche di Ercole eppure, una volta dietro la sua scrivania, inizia a elencare con fare isterico tutte le ragioni per cui gli incarichi che le sono stati appena assegnati sarebbero inutili. O stupidi. O entrambe le cose. E non le interessa se non la stai ascoltando, lei quelle ragioni te le elencherà tutte dalla prima alla 924esima… Due volte, giusto per rendere chiaro il concetto.
Il Fitwalker Tuta monocromatica, scarpa da ginnastica consunta e fascia in fronte nonostante la stempiatura, il fitwalker considera l’orario lavorativo una parentesi tra la colazione e il tenersi in forma. Prossimo alla sessantina, dopo una vita passata a mangiare junk food e a fumare come un turco, la cacazza presa in seguito a un principio di infarto lo ha convinto a perdere trenta chili e a convertirsi al salutarianesimo, che non consiste nel salutare tutte le persone che incontra (cosa che fa comunque), ma nel mangiare solo biscotti integrali, verdure e fettine di carne magre saltate in padella. Convinto che lavorare freneticamente gli permetta di uscire in anticipo, si immerge nel lavoro facendo ballare le gambe per “riscaldarle” in vista della corsetta serale e procurando il mal di mare ai suoi vicini di scrivania, parla solo di sport e cibo sano ed esce dall’ufficio già sudato, saltellando. Se fai una passeggiata serale dopo cena, lo vedi che vaga ancora sul corso con sguardo basso e fare ciondolante mentre emette versi gutturali che ti fanno credere di essere finito in un episodio di “The Walking Dead”.
Il perfezionista Lo User-friendly All’arrivo in ufficio tira fuori dalla sua 24ore tutti gli ultimi ritrovati tecnologici appena usciti sul mercato. È convinto di saperne tutto di software e hardware, usa solo prodotti Apple come i veri professionisti, come immagine del profilo di Facebook ha un meraviglioso primo piano B/N di Steve Jobs e passa le ore a parlare con Siri, eppure dice ancora “ho pubblicato un Twitter” o “ti ho mandato un WhatsApp”. Quando capisce che uno dei colleghi ne sa più di lui finge di essere ferratissimo in materia snocciolando una serie incomprensibile di termini inventati e ciclicamente se ne viene con qualche eccezionale scoperta su come implementare le visite del sito dell’azienda. Digita ancora con un solo dito e, quando ha un momento buco sfrutta tutte le potenzialità del suo ultimo MacBook Pro con TouchBar visitando il suo profilo Instagram…
La giudice Lavora nel più rigoroso silenzio, tanto che solo pochissimi colleghi hanno potuto sentire la sua voce mentre la restante parte è convinta che sia muta dalla nascita. Se osi disturbarla aspettati di essere perseguitato dal suo sguardo di gelo per le prossime 63 notti. Quando apre bocca lo fa solo per dire “Sì” o “No” o, se provocata, per uccidere senza pietà. Ogni sua parola è una sentenza di morte detta con un sorriso alla Satanik e persino il capo la tratta con reverenza per timore di essere raggiunto dalla sua grandissima vendetta e furiosissimo sdegno. Una leggenda metropolitana dice che il vicepresidente della multinazionale per cui lavora sia andato in pensione anticipata per problemi cardiaci dopo averle detto che il lavoro che aveva appena terminato faceva schifo. «Se sua madre ha cresciuto lei con orgoglio non vedo perché io non debba essere soddisfatta di un lavoro fatto con un computer obsoleto» gli avrebbe risposto. Non sappiamo se questa storia sia vera o no, quel che è certo che la giudice lavora sempre con l’ultimo supercomputer che l’azienda può permettersi.
Apparentemente è il sogno di ogni datore di lavoro. È attento ed efficiente, nulla sfugge al suo controllo e, se gli dai una scadenza, cascasse il mondo, troverà il modo di rispettarla al millesimo di secondo. Il problema, semmai, arriva dopo, e te ne rendi conto quando, sbirciando sul desktop del suo computer, noti che ha 18 versioni definitive di ogni documento elaborato. Il perfezionista, infatti, controlla e ricontrolla il frutto del suo lavoro centellinando le correzioni, che vengono puntualmente comunicate via sms o via mail non a chi deve revisionare il suo lavoro, ma a chi lo deve consegnare al grande capo. Così lui continua a essere circondato da un’aura di santità mentre sei tu che ogni 12 ore apri il suo documento, lo correggi e lo rinvii al tuo superiore che fai la figura dell’incompetente.
L’ipermalato Di fronte alla sua espressione afflitta, guai a porgli la fatidica domanda: “Ma cos’hai?”. Vi risponderà con una sequela di termini medici che finiscono in-ite o in -osi, spiegandovi gli effetti collaterali dei farmaci che sta assumendo, di cui conosce perfettamente molecole e principi attivi. Torna utile quando non sapete dove presentare un piano terapeutico: lui lo sa, conosce il piano, il numero dell’ufficio e nome e cognome dell’addetto. È sempre in caccia di un decreto o una legge che gli consenta di avere un indennizzo, un’esenzione per patologia, un bonus o un avvicinamento al posto di lavoro. Il suo motto è: “Sto qui perché non ho scelta, ma appena passa il mio ricorso per la 104, vedrete… me ne vado in pensione per malattia!”.
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DOMENICA 25 GIUGNO
La gnocca da paura
eghi
diosi L’iperpuzzolente e l’iperprofumato L’estate, si sa, è una stagione odorosa. Sembra che il diritto al sudore sia anche un diritto a puzzare, quindi chi abitualmente non si lava in inverno, in estate si lava solo sotto la doccia in spiaggia. Tra le sue ascelle si annidano potenze ctonie, pronte all’attacco ad ogni movimento del braccio. Il suo passaggio è visibile, come un campo magnetico curva l’aria intorno e risucchia ossigeno, riemettendo anidride carbonica, zolfo e vapori infernali. A volte la sua scia di pastura si mischia con altrettanto potenti profumi di rose e legni tropicali, con un effetto emetico istantaneo. Perché per una persona che puzza, c’è sempre un’altra che puzza di profumo.
L’ansiogeno Il suo stato varia dal completo abbandono sulla poltrona in contemplazione dello screen saver all’incapacità di rimanere fermo in un punto. Si mordicchia le unghie, si sentono i borborigmi del suo stomaco, e attorno a lui c’è una cappa di silenzio, perché nessuno vuole rivolgergli la parola: anche una sola domanda provocherebbe una reazione a catena che colpirebbe l’intero ufficio e lo getterebbe nel panico. L’ansiogeno sa come farvi entrare in casa i problemi, tanto che non potrete lavorare finché voi non avrete trovato una soluzione ai suoi guai. Attenzione a non farvi catturare nella rete nel tentativo di aiutarlo, poi dovrete andare voi dall’analista.
Il disorganizzato A meno che non sia davvero geniale, il disorganizzato è la Morte in giacca e cravatta. Può far andare a gambe all’aria un intero progetto solo perché non trova una pratica, una foto o un blocchetto di appunti. Il disorganizzato non si può arginare in nessun modo, neanche se evitate di affidargli alcuna mansione, perché sarà lui a entrare in quello che fate: con il viso candido dirà: “Il mio pc non funziona, così oggi uso il tuo però mi devi una pizza”, “Ho messo in ordine la tua scrivania”, “Ho svuotato i cestini della carta straccia”, “Ti ho fatto gli aggiornamenti del cellulare”.
Il succube Se volete identificare il succube in un ufficio, basta che attendiate che suoni il campanello per vedere chi si alza. Il succube è colui o colei che apre la porta, risponde al citofono, scende le scale per firmare una raccomandata, a cui vengono chieste piccole mansioni, come portare il caffè e andare a comprare le sigarette. Se esce per i fatti suoi tutti gli affibbiano altri compiti: “Mi compri questo in farmacia, se non ti bastano i soldi te li do appena torni”. Il succube rimane succube anche fuori dall’ufficio, non va alle pizze, non viene invitato alle feste e in genere è una persona triste, infelice e spesso rancorosa.
È il sogno proibito dell’intero universo maschile e l’incubo peggiore delle loro mogli. Sprizza sesso da tutti i pori ed è maledettamente perfetta. La sua carica sessuale varca la soglia prima delle sue decolté tacco 12. Già in quell’istante, incontrollabilmente, le bocche mascoline iniziano a schiumare. Quando te la ritrovi a fianco avverti vampate di calore da donna in menopausa miste a dislessia acuta, secchezza delle fauci e rigonfiamenti anomali del pacco che tenti miseramente di nascondere sotto la scrivania. Apri gli occhi, svergognato! Non sei in possesso di un conto corrente a sei cifre quindi continuerà a portarsela a spasso prolungando le tue miserabili sofferenze.
L’arrivista Lo riconosci subito. Quando si presenta in ufficio per la prima volta ha un sorriso tirato e terribilmente stupido, mentre nel suo cervello monotematico sta già pensando a come farti le scarpe. Il suo sport preferito è tendere trappole. Lo fa con ributtante naturalezza e trascorrere le giornate con lui è come stare in trincea. Niente di quello che fa è privo di un secondo fine. Sopravvivrai alla sua presenza soltanto se continui a pensare alla tua vita, al contrario suo che, purtroppo, non ce l’ha.
Il cinefilo seriale In alcuni casi è anche cinofilo, ma solo nel tempo libero. Libero da terabyte di serie tv da divorare, s’intende. Non riesci a spiegartelo come abbia potuto guardare così tanti film e serie tv in una vita soltanto, considerando che ancora non ha neppure 30 anni! Ma soprattutto non ti capaciti di come diamine faccia a ricordarsi tutte le trame, nei dettagli! Tu a malapena ricordi, a grandi linee, la trama di Titanic, visto 10 volte! Arrivato in ufficio, il suo primo pensiero è scaricare l’ultimo film - già cult per lui - o la serie tv che aspetta impaziente da 6 mesi e che va assolutamente vista per poter morire felice. Lui non va al cinema perché gli va di andare, lui ha il suo calendario di uscite da rispettare, stilato di anno in anno. E non chiedergli mai cosa ne pensa di quanto ha visto la sera prima: ha pronta un’accurata recensione critica, su cui ha riflettuto un’intera nottata, che dopo le prime due frasi di perdi e maledici i fratelli Lumière.
Quella che… ci provano tutti con lei Lancia messaggi inequivocabili: sorrisetti maliziosi accompagnati da battito scomposto di ciglia, provocanti e pericolosi ancheggiamenti, scollature “vedo non vedo, vedo tutto”, perizoma che, ops!, involontariamente fanno cucù. Il tutto dovrebbe compensare al braccino corto che madre natura ha avuto con lei. Ma guai ad accettare i suoi inviti espliciti: verrete bollati come maniaci sessuali e lei andrà a “piangere” dalle amiche il suo ennesimo caso di materialismo maschilista, fingendo compassione per le loro povere mogli.
Gli amanti Strusci galeotti e occhi a cuoricino alla Hello Spank e scoppia l’amour durante la pausa caffè. Per i due piccioncini gestire la relazione non è affatto semplice. Devono evitare baci, carezze, manate sulle chiappe o anche sguardi troppo eloquenti davanti ai colleghi e lasciare fuori dalla porta la litigata della sera prima. Ma il vero disagio, in realtà, è per i colleghi che devono fingere di non sapere nulla considerando che entrambi portano una fede al dito.
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CULTURA
Cosimo papandr
Apre col botto l’e Un grandioso ritorno per Cosimo Papandrea, il noto cantante calabrese di musica folk che nella serata di giovedì scorso, sul lungomare di Roccella Jonica, è stato letteralmente travolto da una prorompente ondata di fans. Il concerto è stato fortemente voluto dalla giovane Pro Loco di Roccella guidata da Pietro Ritano. Cosimo Papandrea, oltre ad aver rispolverato il suo ricco repertorio, ha proposto nuovi pezzi composti nei giorni bui della detenzione. Il cantante di Marina di Gioiosa ha raccontato il sapore amaro di quel patibolo, che però gli ha permesso di guardarsi dentro e apprezzare come mai prima d’ora tutto quello che il Creatore ci ha riservato: il mare, il cielo e la natura intera piena di affascinante bellezza. Spazio anche alle canzoni d’amore: l’amore in tutte le sue sfaccettature, per la donna, per i figli e per la nostra terra. Un inizio del tour 2017 al di là di ogni aspettativa per Cosimo Papandrea che ha ricevuto un abbraccio calorosissimo dai suoi fans presenti in migliaia, così da riservargli una commovente e rinvigorente festa di bentornato.
33ª EDIZIONE DEL PREMIO PERICLE
Stignano: la Locride guarda al futuro con la 2ª edizione di TAD Si è tenuta a Stignano dal 8 al 10 giugno la 2ª edizione di TAD UP Fiera dell’Opportunità, un contenitore fieristico che cerca di rilanciare i valori di sussidiarietà e comunità attraverso il progetto “Templi d’Identità”. Lanciato in un convegno nel settembre 2016, il progetto immaginare una struttura sociale che volga allo sviluppo sostenibile, alle pari opportunità e al rispetto dei diritti umani in chiave di formazione e di accesso al lavoro e alle carriere. I tavoli di discussione di TAD UP, anche quest’anno hanno accomunato tutte le generazioni del comprensorio, che hanno avuto la possibilità di confrontarsi attraverso scambi di idee e di buone pratiche che valorizzano la produttività locale e lo sviluppo sociale. L’incontro ha unito informazione, formazione, letteratura, svago, sport, arte, poesia, musica, pittura e buon cibo, grazie anche alla presenza di due testimonial d’eccezzione: l’Assessore regionale Federica Roccisano e la Special Guest della musica popolare Mimmo Cavallaro.
Un riconoscimento calabrese d’importanza Il “circolo di proposte artistico-culturali” Ellade, con l’intento di assegnare di anno in anno il Premio per il “Pericle d’Oro” ad attività diverse, voleva mettere in luce le personalità e i talenti calabresi che si sono distinti in Italia e nel mondo per professionalità e creatività. Con gli anni, naturalmente il premio è stato assegnato anche a persone che non provenivano dalla nostra regione, perché creatività, intelligenza e professionalità esulano dalla calabresità, soprattutto in un’era di globalizzazione in cui ogni territorio è un universo composito. Ecco come il Pericle è diventato un Premio nazionale, motivato e non effimero, in grado di dare la medesima medesima cittadinanza a Dulbecco, Fiodorov, Umberto Veronesi, Luigi Federici, Caio Carruba e Vincenzo Mollica, Maria Pia Fanfani e Michele Mirabella, Francesco Nitto Palma, Puccio Corona, a Versace, a Raf Vallone e Vittorio Sgarbi. Parallelamente al Pericle sono cresciuti altri importanti premi: il Premio“Ellade” per le personalità che hanno contribuito con la professione a dare impulso al progresso; il
DALLA LOCRIDE A STRASBURGO PER PARTECIPARE AL FESTIVAL INTERNAZIONALE DEOD’ART
premio giornalistico “Gino Gullace”, istituito in memoria del giornalista di Ferruzzano e consegnato a chi ha dimostrato forte senso di responsabilità nello svolgere il proprio mestiere sulla carta stampata; il Premio “Pasquino Crupi" per la Cultura e il premio al libro dell’anno, che vuole mettere in evidenza scrittori poeti e saggisti, che pur essendo validi rimangono fuori dai circuiti tradizionali dei premi letterari. La più importate caratteristica del Pericle d’Oro è la programmazione quinquennale dell’evento, che permette di stabilire a priori su quali professioni poggeranno le edizioni successive, abbracciando così un’ampia gamma di realtà dall’editoria allo sport, dalla medicina allo sviluppo economico. L’evento si contraddistingue inoltre per la rigorosità delle assegnazioni. L'invito al singolo è rapportato a meriti conseguiti e riconoscibili e l’unica, ma fondamentale condizione è la richiesta della presenza fisica dei premiati, che possono ritirare personalmente la statuetta raffigurante il busto di Pericle colato in oro ed opera dello scultore greco Marrakes.
Francesco Misuraca, scultore di vari materiali di Roccella Ionica, Davide Mina, scultore del di Locri e Giovanni Vescio, pittore di Locri, professionisti dell’arte contemporanea, dopo la Biennale del Mediterraneo, il Concorso internazionale “I Dauni” di Vieste e il Premio Internazionale di Arte di Salerno, dal 21 al 23 luglio saranno a Saint Dié des Vosges, vicino Strasburgo, per uno dei più grandi eventi d’arte contemporanea dell’anno: il Festival Internazionale Deod’Art. Il Festival radunerà quest’anno duecento artisti provenienti da ogni parte d’Europa.
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Un inizio del tour 2017 al di là di ogni aspettativa per il cantante folk Cosimo Papandrea che ha ricevuto un abbraccio calorosissimo dai suoi fans che, presenti in migliaia, gli hanno riservato una commovente e rinvigorente festa di bentornato.
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estate roccellese
“L’Agenda ritrovata”: Gioacchino Criaco tra gli autori dei racconti per Borsellino Sette autori per sette storie, a 25 anni dall’uccisione di Paolo Borsellino e della sua scorta. Racconti da nord a sud, seguendo il filo rosso della solitudine interiore e della complessità dei luoghi, nel libro “L’agenda ritrovata” (Feltrinelli). Tra gli scrittori scelti per l’opera, curata da Gianni Biondillo e Marco Balzano, c’è Gioacchino Criaco con il racconto inedito “La memoria del lupo”. Con lui, nell’antologia, Helena Janeczek, Carlo Lucarelli, Vanni Santoni, Alessandro Grande, Diego De Silva ed
Evelina Santangelo. Criaco, autore di “Anime nere” (da cui è stato tratto il pluripremiato film di Francesco Munzi), “Zefira”, “American Taste” (trilogia edita da Rubbettino) e “Il Saltozoppo” (edito da Feltrinelli), racconta per l’occasione una storia di mistero e introspezione, sospesa tra il sogno e il ricordo, nella ricerca dell’autenticità delle proprie radici. “L’Agenda ritrovata” è un progetto globale, ideato dall’associazione culturale “L’Orablù” di Milano per ricordare e riflettere. L’agenda rossa del magistrato Paolo Borsellino sparì misteriosa-
mente subito dopo l’attentato del 19 luglio 1992. Un documento importante che conteneva appunti, nomi e forse rivelazioni sulla strage di Capaci in cui morì Giovanni Falcone. Che fine avrà fatto? Cosa c’era scritto? Chi ce l’ha? A queste domande non sono mai state date risposte. “L’Agenda ritrovata” quindi viaggerà di regione in regione, testimoniando che c’è un’Italia che non ha dimenticato e che vuole ricordare e raccontare quel che è successo, attraverserà lo stivale sulle ruote di una bicicletta, percorrerà terreni scomodi, accidentati e tortuo-
si. Un cammino fatto a tappe fino ad arrivare in Sicilia dove ci sarà la tappa conclusiva, il 19 luglio 2017. Il libro è stato presentato la settimana scorsa, alla Feltrinelli del Duomo di Milano, da Marco Balzano, Salvatore Borsellino, Helena Janeczek e Criaco. Prossimi appuntamenti: 6 luglio a Napoli, libreria Feltrinelli di Piazza dei Martiri, con Criaco, Diego De Silva e Alessandro Leogrande, 14 luglio ancora Criaco al Circolo culturale Calarco di Reggio Calabria.
CULTURA E SOCIETÀ
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I FRUTTI DIMENTICATI
A CURA DI ORLANDO SCULLI E ANTONINO SIGILLI
Tale varietà aveva un’importanza fondamentale nell’economia di sopravvivenza delle famiglie contadine del nostro territorio ed ogni campo corredato da tanti alberi da frutta possedeva almeno una pianta di pero Lisciandruni o Lissandruni. Già il nome appare strano in quanto deriva dal nome di persona Alessandro, detto in determinati territori, tra cui Samo, dove il pero era molto diffuso, Lisciandru, per cui Lisciandruni potrebbe significare il grande o il grosso Alessandro Esso era diffuso in tutta la fascia ionica della provincia di Reggio ed anche altrove ed in maniera rituale i frutti di esso venivano colti qualche giorno dopo la vendemmia , da parte dei contadini che avessero avuto qualche vigneto e qualche giorno prima da parte di coloro che non lo possedevano. Le pere venivano trasportate in paese con gli asini dentro grandi ceste ( cofini i carricu ) di verghe e strisce di canna, con i fondi di verghe o grosse liane di vitalba ( ligonìa ) e riposte con grande premura nei bassi delle case ( catoi ) su incannicciate. Già da subito cominciavano ad emanare una forte fragranza che preannunciavano una grande bontà a maturazione. Erano talmente buone che ancora nell’immediato dopoguerra dei commercianti all’ingrosso dell’area di Reggio radunavano grosse quantità di esse e le spedivano con i vagoni ferroviari addirittura in Liguria, prima che in quella regione e nell’Emilia Romagna si sviluppassero frutteti specializzati, che comprendevano anche quelli di peri. Molto prima della vendemmia, che avveniva allora rigorosamente in ottobre maturavano altre varietà, ma quella che seguiva lo stesso percorso fuori regione, era la varietà Melone o Conte ( quest’ultima denominazione veniva
Venerdì scorso, 16 giugno, nella Valle dello stilaro (in località Caldarella), ho visto sorgere… un Campo Volo! Non è un sogno da poco "volere volare". Non è facile da realizzare, soprattutto dalle nostre parti, non è facile "volare in alto e vedere lontano". Ma questa è la nostra grande possibilità: superare i propri limiti e conquistare uno scampolo di libertà! I bambini che guardano i voli della pattuglia "Blu Circe" gridando: "Guarda mamma, il giro della morte!" non conoscono esattamente i nomi tecnici delle manovre acrobatiche o il modello dell'aeroplano e se vedono un autogiro non sanno che si chiama anche "girocottero", per loro è sempre un aeroplano, è sempre qualcosa di magico e poten-
Pirus communis L.
Pero d’Inverno o Lisciandruni
data a Caraffa, Sant’Agata, Casignana e Samo ), profumatissima e di media pezzatura, di un bellissimo giallo-oro, dalla forma molto elegante ; essa arrivava a maturazione ai primissimi giorni di luglio. Pertanto, dopo una decina di giorni dalla raccolta, i bambini ritualmente ogni giorno scendevano nel basso di casa e visitavano con molto interesse le pere stese sulle incannicciate e premendo il pollice su di esse verificavano il grado di maturazione. Quando il dito affondava facilmente su di esse, significava che erano mature ; a questo punto avevano cambiato colore ed erano diventate di un giallo intenso da verde indefinito qual’ erano prima e dotate di puntini neri. I bambini a questo punto tiravano dalla tasca il coltellino colorato ( verde, rosso o di madreperla multicolore ) che tenevano ancorato ad un passante dei pantaloni ( corti anche d’inverno ) con una catenella e cominciavano a sbucciare i frutti fino a saziarsi e ciò avveniva con pochi in quanto essi erano molto grossi, specie quelli maturati su alberi presenti nelle vigne; ognuno di essi poteva raggiungere e superare i centocinquanta grammi di peso. Erano deliziosi , succosi, quasi liquescenti,
Volere Volare!
“Per la maggior parte dei gabbiani volare non conta, conta mangiare. A quel gabbiano lì, invece, non importava tanto procurarsi il cibo, quanto volare. Più d’ogni altra cosa al mondo, a Jonathan Livingston piaceva librarsi nel cielo”. Chi ha un sogno lo insegua finché non lo acchiappi (al volo, è proprio il caso di dirlo) e chi vuole piantare un seme scelga bene la terra, la innaffi il giusto, la coltivi il necessario, lasci crescere in pace e tranquillità ciò che ha coltivato, finché dopo tanto lavoro e tanta pazienza alla fine potrà coglierne i frutti.
DOMENICA 25 GIUGNO 21
te, perché VOLA! Si avvicina un ragazzino di dieci anni a un signore con la barba bianca e la tuta blu scuro su cui campeggia una scritta in inglese che tradotta suona come "forma nera" (perché nera è la fibra in carbonio con cui è stato costruito): "Signore, scusi, ma lei è il pilota di quell'aeroplano che luccica?" Forse si è già "innamorato" della forma, del rumore del motore, degli strumenti dell'aeroplano e persino dell'elica che gira. Non sente il caldo del sole, quel bambino, perché i suoi occhi luccicano di quella magia del "volere volare" e come il gabbiano Jonathan sente solo "il soffio del vento… e la freschezza dell’aria". Magari da grande diventerà un pilota di aeroplani, chissà! O forse un fan delle Frecce Tricolori, oppure un patito di aeromodellismo… Tutto ciò perché in un caldo giorno di giugno, un amico, che si chiama Mario Vasile, ha inseguito il proprio sogno fino a realizzarlo e quel bambino, giunto per caso, destino o volontà, al suo primo Campo Volo, ha potuto alzare il naso al cielo e vedere due grandi ali volteggiare sopra di lui, le ali del sogno, del coraggio e dell'amore assoluto per l’"Aria"! Un giorno dirà "io voglio volare!" e correrà veloce finché i suoi piedi si staccheranno dal Campo, tutto diventerà piccino piccino, il suo orizzonte si allargherà e il mondo diventerà ancor più affascinante da lassù. Nel frattempo, che diventi grande e possa a sua volta realizzare i propri sogni, quel ragazzino potrà andare da Mario, che sta lì al suo Campo, che ha coltivato con enorme fatica, ed è lì col suo bell'autogiro dipinto di giallo che a fine giornata riposa nell'hangar. Ora scende la sera, si spegne il sole, si accendono gli astri, cantano le cicale e se cade una stella potrai esprimere il tuo desiderio… magari se ci credi davvero come ci ha creduto Mario… poi si avvera! Daniela Rullo
dolci con una leggera punta di aspro che li rendeva molto interessanti. Quelli che andavano a scuola, era ancora alta l’evasione all’obbligo scolastico, si portavano almeno un frutto che consumavano dopo una semplicissima colazione costituita da un pezzo di pane, accompagnato da cacio, o lardo o olive salate. I bambini delle poche famiglie benestanti venivano portati a scuola dotati già da piccoli cestini con dentro prodotti più sofisticati e ciò giustamente destava l’invidia degli altri provenienti da famiglie di contadini, braccianti ed artigiani; talvolta avveniva che qualche leccornia venisse trafugata ad essi. Essi erano ben vestiti e più curati nell’aspetto fisico, ma per fortuna era obbligatorio l’uso dei grembiulini, di colore diverso, per maschietti e femminucce, dotati di colletto candido , che rendevano una certa giustizia sociale in quanto nascondevano gli abitini consunti e rattoppati dei bambini poveri. Intanto le pere seguivano nel tempo uno strano percorso e ai primi freddi smettevano di maturare e ridiventavano dure e solamente ai primi tepori primaverili facevano il “ ritorno “ e ricominciavano a maturare.
Riace cinematografica Direttamente dal set del film Rai sulla storia di Riace, il vigile Antonio Trifoli, oppositore storico di Lucano, posa accanto al finto manifesto elettorale in cui Peppe Fiorello impersona il sindaco Locrideo. La notorietà piace proprio a tutti…
Quando il giornalismo è giovane I giovani giornalisti Anna Laura Tringali e Ferdinando Piccolo assistono al primo Consiglio Comunale dell’amministrazione Maesano a Bovalino.
Preparazione elettorale Un’immagine dei segretari di Gioventù Nazionale e dei Giovani Democratici durante una accesa discussione. Uno scambio di opinioni o qualcosa di più concreto in vista delle comunali a Locri?
Auguri da ricordare Il 13 giugno è una data importante: ricorre il compleanno di Enzo Marafioti ed è la festa di Sant’Antonio. Che bella coincidenza! Il santo dei miracoli sia sempre luce del lungo percorso della tua vita e ti faccia raggiungere traguardi luminosi. Sei l’amore e l’orgoglio di noi genitori e ti ameremo sempre con grande affetto. Auguri da papà Rocco e mamma Gina.
Un vero sanluchese L’ex assessore allo sport di San Luca, Alvaro, sempre impegnato nello sviluppo sociale del proprio paese per ciò che era di sua competenza, immortalato durante la partita del cuore. Ascolta il mio ruggito A Gerace viene inaugurato dal Lions Club di Locri il Giardino della Cittadinanza Attiva che si trova nei pressi del Museo civico. Presenti, oltre al presidente Giuseppe Macrì, tutto il gruppo dirigente leonino e il primo cittadino geracese.
Gusto Locrideo Per le strade di Siderno, il sindaco di Palizzi Walter Scerbo si gode il tramonto in compagnia di un ottimo bicchiere di vino rosso.
Più lavoro per la Locride? Il 14 giugno è stata inaugurata la nuova sede della CGIL a Locri. Tra gli altri erano presenti: il Segretario Nazionale del FLAI Ivana Galli, il Segretario Regionale Angelo Sposato e Mimma Pacifici. Speriamo che arrivi un po’ di lavoro nel territorio!
Unione indissolubile Sebastiano Primerano, Mimmo Agostino e Pino Albanese, nella domenica elettorale Bovalinese, dimostrano una professionalità e amicizia che non vorremmo vedere scomparire mai.
Posa istituzionale Plinio Corrado, reduce dalla presentazione in zona di un libro sul nonno Rubens, ingegnere di fama internazionale originario di Canolo, si reca in visita nella stanza del sindaco di Siderno per fare un foto di gruppo.
Il veggente La sera della finale di Champions Manuele Stalteri, dimettendo i panni da cameriere per fare il sex simbol, ha pronosticato con agghiacciante precisione il risultato dell’imminente partita. Sarebbe il caso di fare una stampa, su quella maglia!
Armiamoci e partite! (e poi mi fati sapiri...) BRIGANTESSA SERENA IANNOPOLLO on voglio sembrare un uccello del malaugurio, anzi, spero vivamente di essere presto smentita, ma mi domando: ce la faranno i cittadini sidernesi a restare uniti nell'intento comune di salvare il paese? Nell'aria sento - a parte puzza di varia natura - anche un sentimento di estre-
N
mo menefreghismo: "tantu vannu l'atti a' manifestazioni, ma jeu non abitu vicinu a Pantanizzi, ma tantu non cangia nenti, tantu si mancu jeu non si 'mporta, vai tu ca jeu vaju a mari..." e via discorrendo. Mi sembra ieri quando scrissi di Michele Bello, che insieme ad altri quattro amici, si armò (di bandiera) e partì per cercare di cambiare un intero stato, marciando da Bovalino fino a Roccella, per sollevare gli animi e creare la rivol-
ta. Erano altri tempi, le illusioni ancora esistevano, così come esisteva l'orgoglio di popolo, che ormai non esiste più purtroppo, perchè popolo non siamo. Siamo distratti, bombardati da tutto ciò che può allontanarci da noi stessi, siamo sempre più simili ai robot e annaspiamo abbandonati nel vortice del consumismo che rende schiavi e rincitrulliti. Non dico che dobbiamo cambiare il mondo, ma almeno cerchiamo di parteci-
pare ad una manifestazione che ha l'intento di fare da cassa di risonanza per il raggiungimento di un fine nobile: la bonifica di un luogo che da anni riversa chissà quali e quanti veleni nelle nostre acque, nelle nostre terre, e che forse è la causa di gravi malattie che stanno colpendo molte famiglie di alcune zone di Siderno. Io alla manifestazione, l'8 luglio alle 11 davanti al municipio, ci sarò.
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da record La locride Canada Un pranzo getta un ponte tra e il Una tavolata grande quanto il senso d’ospitalità che caratterizza la nostra regione. È quella che Anthony Reale, proprietario dell’azienda vitivinicola “Casale li Monaci” ha messo a disposizione di ben 47 ospiti provenienti dal Canada e venuti, assieme all’Italian Culinary Institute di Copaniello (CZ) a scoprire le meraviglie paesaggistiche e gastronomiche della nostra regione. Il pranzo da sogno, realizzato con la collaborazione di Peppe Prochilo e dello chef Franco D’Agostino, ha gettato un ponte tra il nostro comprensorio e lo stato nordamericano, aprendo la porta a nuove opportunità turistiche.
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Rubrica di enologia a cura di Sonia Cogliandro
L’Enotria conquista 7 Medaglie alla Selezione del Sindaco Ne La nuova Casa del Gusto di Tramonti (Sa), nel cuore dell’area agricola e vitivinicola della Costiera Amalfitana, si è svolta, dal 25 al 28 maggio 2017, la XVI edizione de La Selezione del Sindaco 2017 organizzato dall’Associazione Città del Vino. 12 commissioni internazionali, circa 1.200 campioni di vino e 350 medaglie assegnate, pari al 30% dei vini in gara, come richiede il rigido regolamento dell’OIV, l’Organizzazione Internazionale della Vite e del Vino. La Gran Medaglia d’Oro, con il punteggio di 94,8 centesimi, l’ha ricevuta il vino dolce portoghese Moscatel de Setubal Reserva 2 0 0 8 dell’Azienda Venancio da Costa Lima di Quinta do Anjo, Penisola di Setubal. Partecipanti e protagonisti anche i vini della Calabria che si sono aggiudicati 7 Medaglie: 4 d’oro e 3 d’argento. Le medaglie d’oro sono state conferite al Duca San Felice Cirò della Librandi con 88.5 punti, al Mantonico passito dell’Azienda Maria Maisano di Bianco con 87,8, al Don Rosario Terre di Cosenza DOP della Masseria Falvo 1727 con
87,25 e Donna Filomena Terre di Cosenza DOP sempre della stessa azienda con 87 punti. Le tre medaglie d’argento sono state consegnate alla Guarnaccia sempre della Masseria Falvo con 86,6, al Doc Cirò della Cantina Brigante Vigneti e al Siccagno dell’Azienda Agricola Baccellieri di Bianco, entrambi con 86 punti. Nella terra in cui la viticoltura da millenni è radicata nella sua stessa storia, le medaglie certificano l’eccellenza di grandi tesori enoici, un ampio consenso delle commissioni d’assaggio internazionali unitamente al successo delle aziende che mirano a ridare prestigio ai vitigni di Gaglioppo, Greco bianco, Mantonico, Guarnaccia e Magliocco di grande connotazione territoriale e che conferiscono personalità, carattere e peculiarità ai vini.
DOMENICA 25 GIUGNO
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