Riviera n°27 del 05/07/2015

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a storia del giovane Pietro Futia, occhi allungati orizzontalmente che riflettono d’azzurro, mette a fuoco tutte le debolezze di un sistema che ha comandato e deciso l’ultimo decennio in un territorio in forte ritardo di sviluppo culturale, economico e occupazionale. Ăˆ la foto sopra che non lascia scampo. continua a pagina 10

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CONTROCOPERTINA

A proposito di...

Rimborsopoli

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In Calabria,per dirla con Manzoni, “al nuovo padrone si unisce l’antico”e l’uno e l’altro peseranno sul collo del popolo calabrese.

Tra sdegno , rassegnazione e manette qui da noi non cambia mai niente ILARIO AMMENDOLIA Comprendo lo sdegno popolare dinanzi all’inchiesta “erga omnes”. Non difendo i corrotti soprattutto quando sono così depravati da rubare un televisore o mangiare a scrocco come i personaggi delle commedie di Edoardo ambientate nei bassi della Napoli affamata del dopoguerra. Ribadisco nessuna difesa dei corrotti ma nessuna concessione alle masse fanatizzate che invocano la giustizia sommaria. Sento il bisogno però di dire, a futura memoria, che, al di là di questo caso, le inchieste giudiziarie, in Calabria, hanno avuto un’oggettiva gestione politica che non solo non ha portato benefici alla gente ma ha accresciuto la “geometrica potenza” dei poteri forti. Chi ricorda lo scandalo dei diari d’oro? Grande risonanza mediatica, forte indignazione ma nessun colpevole! Chi ricorda l’arresto dell’assessore regionale alla forestazione, l’avvocato Giovanni Palamara? In mezzo c’era finanche un brutto omicidio ma c’era soprattutto un torbido e inquietante mondo legato alla forestazione. Noi avevamo lottato per una gestione delle montagne in modo da farle diventare da problema in risorsa. Da giovane segretario della Camera del lavoro avrò fatto centinaia di assemblee sui cantieri. Successivamente una strana alleanza tra partiti di governo, sindacati, burocrazia regionale, trasformarono questo settore in una immensa mammella da succhiare sino a seccarla e causare la morte. L’inchiesta lasciò le cose come erano, non modificò di un solo millimetro gli imbrogli all’interno dell’assessorato regionale alla forestazione. Sarebbe stata l’occasione di fare chiarezza all’interno di questo mondo, invece fu solo facile propaganda per qualche magistrato. L’assessore Giovani Palamara, fu assolto.

Fatti troppo lontani da noi? Possibile! Allora puntiamo il telescopio su tempi recenti. Inchiesta Poseidone. I PM che conducono l’inchiesta, affermano che grazie a un sistema di tangenti, somme enormi erano state sottratte alla depurazione ed erano finite in conti privati nelle banche del Lussemburgo e della Svizzera. Il presidente della Regione, che era anche un autorevole magistrato, rinviato a giudizio per gravi indizi di reato, intercettato al telefono non dice l’ipocrita frase di circostanza “ho piena fiducia nei magistrati”. Tutt’altro! Egli afferma riferendosi a De Magistris: “Questo è un pagliaccio… Se Dio vuole che le cose vadano come debbono andare lo dobbiamo ammazzare. No, gli facciamo cause civili per il risarcimento danni e ne affidiamo la gestione alla camorra napoletana…” Su molto meno è stata imbastita l’inchiesta “mafia capitale”. Solo che anche questa inchiesta come tutti i salmi è finita in gloria! Io sono garantista e ho piacere che non sia stato emesso un mandato di cattura verso il presiden-

te della Regione che avrebbe voluto affidare De Magistris alla camorra. Ma la giustizia dovrebbe essere uguale per tutti. Invece c’è una giustizia di classe, dal momento che, per molto meno, comuni cittadini - soprattutto “poveri cristi” - marciscono nelle patrie galere. Perché utilizzare le manette a piacimento? Non c’è il rischio oggettivo, al di là del caso “rimborsopoli”, di un uso politico delle carcerazione preventiva? I calabresi, di volta in volta si illudono che sia arrivato il loro “liberatore.” Lo individuano nella “destra”, nella “sinistra”, nei “grillini” o in qualche PM, oppure in questo o quel personaggio di caratura nazionale. Si rassegnino! In Calabria, per dirla con Manzoni, “al nuovo padrone si unisce l’antico” e l’uno e l’altro peseranno sul collo del popolo calabrese. Tacitato lo scandalo, sacrificata qualche pedina del gioco, tutto continua come prima, anzi la classe dominante brinda sull’impotenza del nostro popolo. Questo finché non comprenderemo che non saranno altri a liberarci.

Questo finché non comprenderemo che solo noi possiamo essere artefici del nostro futuro. Le folle che invocano il “crucifiggi”, molto spesso aprono un varco ai peggiori. Noi abbiamo bisogno di una democrazia matura e organizzata. Abbiamo bisogno di protagonisti che scrivono la storia e non di fanatici sempre pronti a indignarsi ma incapaci di impegnarsi. Qualche anno fa, Reggio fu sconvolta da un’inchiesta che portò in carcere gran parte della classe politica di governo. Secondo l’accusa, gli imputati erano finanche responsabili dell’omicidio dell’onorevole Ligato. Secondo una dubbia campagna di stampa l’ex sindaco di Reggio, Piero Battaglia, veniva indicato come il capo della consorteria criminale. Dopo una lunga detenzione gli accusati furono tutti assolti. Non solo! Pochi giorni fa il consiglio comunale di Reggio, credo all’unanimità, ha stabilito di dare alla sala del consiglio comunale della città il nome di Piero Battaglia. Dio non voglia che succeda di nuovo!


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ATTUALITÀ GIUDIZIARIA

I“Nac”lesquadra antitruffe deicarabinieri

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acronimo è “Nac”, dietro c’è un reparto specializzato del comando carabinieri politiche agricole e alimentari (al cui interno sono inquadrati i Nuclei Antifrodi Carabinieri di Parma, Roma e Salerno, competenti rispettivamente per l’Italia settentrionale, centrale e meridionale), istituito presso il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali e che svolge controlli straordinari sulla erogazione di aiuti comunitari nel settore agroalimentare e della pesca e acquacoltura, sulle operazioni di ritiro e vendita di prodotti agroalimentari, ivi compresi gli aiuti a Paesi in via di sviluppo e indigenti. Dei “Nac” si segnalano delle indagini nel reggino consistite in accessi presso le varie aziende zootecniche e in acquisizione ed esame di copiosa documentazione (tra cui il fascicolo sanitario e il fascicolo aziendale, contenente tutte le domande di richiesta premio, corredate dalla documentazione prevista dalla vigente normativa tra cui, in particolare, la copia aggiornata alla data di presentazione della domanda, del registro aziendale sul quale viene riportato il numero dei capi detenuti in azienda nel corso degli anni e tutte le variazioni in aumento e in diminuzione della consistenza aziendale), oltre che assunzione di sommarie informazioni, che ha rivelato gravi ipotesi delittuose di truffa ai sensi dell’art. 640 bis c.p. e di falso per ingenti somme di denaro. Le risultanze acquisite nel corso dell’indagine, che ha portato a una serie di arresti e sequestri negli anni passati - il processo è in parte stato definito in primo grado - hanno evidenziato un sistema illecito radicato in quell’area geografica, che, in sintesi, è risultato basarsi su operazioni volte a incidere sulla procedura normativamente prevista, consistente nell’utilizzo di un codice aziendale operativo rilasciato, su richiesta dell’interessato previa dimostrazione della proprietà di capi di allevamento, dall’Asl di riferimento, codice che, a sua volta, consente il rilascio del relativo registro di stalla, attestante l’esistenza di una nuova azienda zootecnica, presupposti necessari per poter inoltrare la domanda di aiuto all’Ag.E.A. e, quindi, per l’ottenimento dei contributi comunitari nello specifico settore. Le operazioni dubbie che le indagini hanno consentito di “svelare”, sono risultate consistere in falsificazioni del registro aziendale, in false attestazioni allegate alla domande di contributi, nella falsa rappresentazione della esistenza di veri e propri allevamenti composti da centinaia di capi, in realtà inesistenti, il tutto finalizzato a ottenere il denaro che le Comunità Europee prevedono di destinare agli allevatori meritevoli per l’impegno profuso nella propria attività zootecnica. Le predette condotte “illecite”, secondo gli inquirenti, sono state presumibilmente agevolate sia dalla ridotta attività degli organi di controllo. Infatti, le aziende zootecniche, per chiedere e ottenere gli aiuti comunitari nel settore agricolo, devono attenersi a rigidi obblighi, quali ad esempio la corretta detenzione, identificazione, movimentazione e registrazione dei singoli capi di bestiame: a fronte di allevamenti totalmente “inesistenti” (come risultati quelli oggetto di indagine), un controllo, anche solo superficiale, da parte degli organi a ciò preposti, avrebbe certamente consentito di rivelare immediatamente la presunta truffa, mancando la presenza in loco degli animali, al di là di quanto rappresentato documentalmente sul registro aziendale.

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Palatedicomunisciolti,commissari poltronieschiaffiinfaccia Dal 1990 sono stati 4500 i comuni sciolti, una media di 175 enti commissariati ogni anno, praticamente 1 ogni due giorni. 188 sono, invece, quelli sciolti per mafia dal 1991 al 2014.

ELEONORA ARAGONA Sud Italia detiene un primato, uno di quei record di cui andare fieri. Tra Calabria, Sicilia, Puglia e Campania nessuno può vantare un numero così elevato di comuni sciolti per infiltrazioni o per comprovata incapacità nella gestione o per fallimento o dimissioni o decessi vari. Una bella medaglia non gliela leva nessuno. Ogni anno in questo periodo, vuoi l’afa vuoi la scarsità di altre notizie, sui giornali appare puntuale e inesorabile un pezzo sugli enti locali commissariati nella Penisola. Cifre di tutto rispetto fanno bella mostra di sé sulle testate ricordando al governo che dal 1990, come ricorda “ilSole24Ore” del 29 Giugno, sono stati 4500 i comuni sciolti, una media di 175 enti commissariati ogni anno, praticamente 1 ogni due giorni. 188 sono, invece, quelli sciolti per mafia dal 1991 al 2014. Se c’è un’incompetenza conclamata nella gestione, se c’è odore di infiltrazioni mafiose o dubbi sulla legittimità dei voti, se un candidato si dimette, se i conti dell’ente non sono in ordine tutto viene smantellato. Poi però che succede? Il Testo unico degli enti locali approvato con decreto legislativo 267/2000 detta le linee guida da seguire. L’obiettivo è quello di ristabilire ordine e pace all’interno dell’ente, sia esso provincia o comune. Per com’è oggi strutturata questa legge si tratta né più né meno di un controllo generale dell’ente. Vengono stilate relazioni e valutazioni dai commissari nominati dal prefetto e si traghetta il comune o la provincia verso una nuova tornata elettorale. Quanto tutto questo processo sia in grado di risolvere i problemi che hanno costretto il Ministero a intervenire però non è chiaro. Anzi ha dimostrato i suoi limiti e anche la sua inutilità.

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Prendiamo il caso di Siderno. Una periferia italiana che conta 18.183 anime in cui si vota con un sistema maggioritario a doppio turno. Per questa cittadina di provincia nel cuore della Locride il sistema di voto, e quindi quello delle candidature, è lo stesso che si adotta a Roma. Come se il piccolo paese senza troppe pretese sia anche solo lontanamente accostabile alla capitale. In soldoni questo sistema ha permesso e permette a ogni candidato sindaco di essere supportato da un numero imprecisato di liste trasformando il voto in un atto di parentela, comparaggio. Il retrogusto di voto di scambio è corposo e si può quasi toccare. Un sistema elettorale inadeguato e compromesso in un luogo in cui la presenza di un substrato mafioso è storica e innegabile. Questo problema il commissariamento a rigor di logica avrebbe dovuto rilevarlo e tentare di porvi rimedio, segnarlo. Invece no. Non funziona così. Ordinaria amministrazione è la parola d’ordine dei commissari nominati. Loro

si presentano una, massimo due volte a settimana, in un ente in cui comunque non muta nulla. Negli uffici restano gli stessi dipendenti, la burocrazia non muta. Dopo il periodo commissariale probabilmente sui cartelloni elettorali ci saranno di nuovo i volti che da anni mostrano i loro denti sbiancati. Paesi già penalizzati e il cui futuro è compresso ricevono anche quest’altro freno, nessuno che si interessi del loro sviluppo, delle loro prospettive e di creare qualcosa. Ordinaria amministrazione e scarsa presenza sono un danno grave e serio per Siderno e simili. Sono un altro schiaffo in faccia. I commissariamenti sono mal progettati, non funzionano e lo dimostrano i ricommissariamenti degli stessi enti a distanza di pochi anni. Non risolvono alcun problema almeno per com’è strutturato questo strumento ad oggi. Non è quindi ora di ripensare quello che potrebbe invece essere un importante e fondamentale supporto alla lotta al malaffare, alla corruzione alla criminalità organizzata?

Un“Cuore di cane”grande così Bovalino si è rimboccata le maniche per trovare casa ai suoi Amici a quattro zampe. Romano e Alberto a breve saranno accolti da due famiglie.

gruppo “Cuore di cane” ce la sta mettendo tutta per aiutare i nostri piccoli Amici a quattro zampe. Gli aiuti umanitari sembrano non finire mai e non manca giorno che non arrivino grandi sacchi di crocchette e cibo in scatola come segno di vicinanza. Tutto questo ci dà forza e speranza che la situazione si possa risolvere al più presto. Non sono mancate però le prime difficoltà: siamo solo all’inizio. Un branco che il gruppo teneva sotto controllo era sparito e a quel punto la paura che fosse successo qualcosa di terribile aveva iniziato a nascere in ognuno di noi. Fortunatamente il branco è rientrato, nascosto chissà dove, forse per tutelarsi da eventuali aggressioni. Inoltre in questi giorni sono emersi anche altre cucciolate in giro per il paese, ma questo non scoraggia “Cuore di cane” che ha già trovato casa a due piccoli cuoricini pezzati. Appena sono state postate sul web le foto di Romano e Alberto, due cuccioli di tre mesi e mezzo, sono partite le richieste di adozione e a breve saranno accolti da due famiglie. Romano è un dolcissimo cucciolo bianco e nero di taglia medio piccola, mentre il suo fratellino Alberto sembra quasi un incrocio con un golden retriver, color crema e due grandi orecchie un po’ più scure. Portano i nomi di due degli amministratori di “Cuore di cane” i quali hanno affermato che dare il loro nome ai primi due trovatelli li rende orgogliosi e fieri di continuare questa battaglia. Ma non finisce qui. Questa settimana sono partite le sterilizzazioni dei cani che saranno portati da un veterinario locale resosi disponibile per sostenere la nobile causa. L’intenzione è quella di portare i randagi in una struttura per ricevere cure post operazione dopodiché, tramite un’altra associazione che si occupa di cani adulti di taglia

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grande, saranno adottati nel nord Italia. Si tratta sempre di adozioni certificate nel rispetto delle norme. Nel frattempo, in attesa della concessione di una struttura da parte del comune di Bovalino, alcuni volontari hanno offerto un pezzo del loro terreno e giardino per la gestione dei cuccioli. Ovviamente si tratta di stalli temporanei, dunque i cagnolini rimarranno in queste locazioni fino al momento dell’adozione. Ma offerte di terreni sono stati concessi anche da volontari del nord Italia per accogliere i trovatelli. Centinaia di sostegni arrivano quindi da tutta Italia e sul web già da tempo si possono vedere dei videoclip di persone dello spettacolo che sostengono Cuore di cane. Ragazzi che dire, GRAZIE! Ma un grazie speciale è da parte di Romano e Alberto a nome di tutti i randagi che speriamo possano trovare una casa così come sta accadendo a loro. M. Cristina Caminiti



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ATTUALITÀ

VARIANTE 106 La storia (in)finita

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Anche se con quasi trent’anni di ritardo, il 9 luglio giungerà finalmente l’ora di aprire la variante della SS 106 che promette di decongestionare il traffico e di accorciare le distanze tra i comuni del nostro comprensorio.

Un tira e molla durato decenni Niente più frane, difficoltà nello scavare gallerie, rimandi, scuse e promesse. I coni da cantiere lasceranno strada alla gomma dei veicoli.

JACOPO GIUCA Il titolo di questo pezzo riassume perfettamente la storia della variante della 106 e, più specificamente, del tratto che da Gioiosa Jonica arriva fino a Canne, a pochi chilometri dall’ingresso di Caulonia. Tra impegni presi e mai mantenuti, rinvii, aperture di cantieri e colate di asfalto, l’ultimo conto alla rovescia beffa era stato fatto nel 2005, quando in una conferenza in pompa magna si garantì che in 540 giorni la variante sarebbe stata aperta per il sollievo di cittadini e amministratori. Purtroppo, come spesso accade alle nostre latitudini, i 540 giorni scaddero molto più velocemente di quanto i vertici dei cantieri si aspettassero, un aspetto ben sottolineato anche da La Riviera in un minuzioso editoriale del 24 settembre 2006 di Alessandra Tuzza, nel quale si ripercorreva la storia infinita di quella strada tanto agognata. “Bugiardi” era l’appellativo che allora si adattava a tutte le persone che ancora una volta avevano giocato con i diritti dei cittadini, promettendo servizi garantiti dalla Costituzione eppure mai inaugurati, e “bugiardi” furono anche coloro che, esattamente 8 anni dopo, alla fine di settembre del 2014, avrebbe spergiurato con le stesse metodologie che la tangenziale sarebbe stata aperta al traffico al più tardi a metà dicembre, anche se il lavori erano ancora al 40%. Altri sette mesi di ritardo dopo, quella strada infinita giunge alla fine della propria gestazione perché adesso, davvero, è cosa fatta. Il 9 luglio, in tarda mattinata, capi cantiere, direttori, amministratori locali e associazioni taglieranno i nastri della strada che collegherà in una manciata di minuti Roccella a Locri, decongestionando il traffico dei paesi e facendo urlare di gioia gli autotrasportatori. Niente più frane, difficoltà nello scavare gallerie, rimandi, scuse e promesse. I coni da cantiere lasceranno strada alla gomma dei veicoli. La Locride sarà meglio collegata con sé stessa e con la tirrenica e saremo finalmente tutti un po’ più vicini.

Il raggiungimento del traguardo nelle parole dei primi cittadini Certomà: Roccella sarà finalmente collegata al resto del comprensorio in pochissimi minuti, con un beneficio per tutta la cittadinanza. L’apertura del nuovo percorso costituisce il raggiungimento di un traguardo importantissimo per la mia città, anche perché, a differenza dei centri limitrofi, Roccella non possiede una strada di svincolo che costituisca un percorso alternativo rispetto alla SS 106 che non sia il lungomare, con i suoi dossi di rallentamento e i passaggi a livello. Questo avviene perché la viabilità del paese, nata nel ‘600 attorno al castello, è ancora impostata su una base antica, elemento che crea ulteriori difficoltà. Certo, il traffico non scomparirà, ma se anche solo il traffico nazionale dovesse venire dirottato sul nuovo percorso, attraversare il paese sarà più veloce, aumenterà la vivibilità e si implementerà il benessere dei cittadini, considerato che ci saranno metri cubi di anidride carbonica in meno. Ritengo inoltre che la vocazione turistica di Roccella ne risulterà implementata e persino un’azione semplice come gustarsi una granita sarà più gradevole senza un tir che passa a pochi metri di distanza. Raggiungere questo obiettivo dopo trent’anni di lavoro anche grazie all’impegno dell’amministrazione che mi ha preceduto e della mia, che hanno saputo collaborare con l’ANAS, riempie di orgoglio tutto il paese, motivo per il quale, il 9 luglio sarà presente una delegazione alla rotonda di Canne per inaugurare assieme agli addetti ai lavori questo tratto di strada.

Vestito: Il principale obiettivo che Marina di Gioiosa raggiungerà sarà l’instaurazione di un migliore dialogo con i centri tirrenici e i restanti paesi del comprensorio, del quale si può dire che il mio paese sia una sorta di crocevia. Ancora più importante, in quest’ottica, sarà infatti il migliore collegamento che l’intera Locride avrà con il versante tirrenico, elemento che costituisce il raggiungimento almeno parziale dell’obiettivo di migliorare le infrastrutture del nostro intero territorio. Devo sottolineare la parola parziale perché la nostra speranza era che la strada giungesse fino ad Ardore, traguardo per il raggiungimento del quale l’associazione dei sindaci continuerà a lottare ancora molto. Resta il fatto che il traffico di Marina di Gioiosa ne uscirà decongestionato, permettendo di organizzare con maggiore facilità iniziative o feste di paese e rendendo più semplice ai commercianti il carico o lo scarico delle merci. Evitando che gli autoarticolati seguano un percorso obbligato, inoltre, si avranno riscontri positivi anche nell’ambito del turismo, ma non bisogna illudersi che ogni problematica sia definitivamente risolta, benché si tratti di un indiscutibile importante punto di partenza. In conclusione voglio sottolineare un dato concreto: all’inaugurazione del 9 mattina la mia amministrazione parteciperà non come comune, ma come esponente dell’Unione, perché il raggiungimento di questo obiettivo è un successo non del nostro centro abitato, ma di tutto il comprensorio.

Sbarcano a Caulonia le note alternative degli Shalalalas Kurt Cobain che incontra Regina Spektor. Il sogno di rivedere i Moldy Peaches sul palco. Nascono più o meno così i The Shalalalas, per un colpo di fulmine tra la chitarra di Alex "Boss" Hare e la voce di Sara Cecchetto. Il gruppo si forma nel 2013 e dopo pochi mesi compone e registra l’EP “The Fucking Shalalalas”, suscitando immediatamente l’interesse della stampa e della scena musicale di Roma. Inizia così una prolifica serie di live sui migliori palchi della capitale prima (Circolo degli Artisti, Auditorium Parco della Musica, Lanificio 159), e di numerose città italiane ed europee poi. Le atmosfere intime, delicate e sognanti del duo, arrivano alle orecchie dei maggiori quotidiani nazionali, tra cui quella della Redazione Spettacoli de La Repubblica, che li segue con diversi articoli e recensioni fino a volerli ospiti a “Webnotte” per

Repubblica Tv e Capital Tv. Il 10 aprile 2015 è uscito, su etichetta Bassa Fedeltà, il loro primo LP dal titolo “There are 3 las in Shalalalas” con la produzione artistica di Fabio “Il Turista” Grande de I Quartieri. Il mastering è stato affidato ad Andy “Hippy” Baldwin del Metropolis Studios di Londra. Il release party al Monk Club di Roma ha dato il via ad un tour eurpeo che nella prima parte ha già visto il duo esibirsi a Bucarest, Parigi, Marsiglia e Nizza. A maggio The Shalalalas hanno avuto l'onore di calcare il prestigioso stage del Primavera Sound Festival (premiato nel 2014 come Miglior Festival Europeo) a Barcellona, dove hanno inoltre e tenuto due showcase all’interno del MACBA - Museo di Arte contemporanea della ciudad, dedicati ai professionisti europei del Primavera PRO.



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Toronto in un clima rovente ‘Ndrangheta vs Rizzuto

NELL’AGGUATO DI WOODBRIDGE HA PERSO LA VITA LA SIDERNESE MARIA VOCI, MADRE DI TRE FIGLI, CHE NEL “MOKA ESPRESSO” SI TROVAVA ESCLUSIVAMENTE PER FARE IL SUO LAVORO. OLTREOCEANO, LÌ DOVE GIRANO I SOLDI, È IN CORSO UNA GUERRA SENZA QUARTIERE CHE MOLTI INVESTIGATORI RITENGONO UNO SCONTRO TRA I SODALI DEI RIZZUTO DI MONTREAL E I CALABRESI CHE FANNO SPOLA DALLA LOCRIDE.

ON si sa ancora con certezza se l’agguato di Woodbridge a Toronto sia o meno da inquadrare nello scontro tra famiglie criminali in Canada. Quello che è certo è che purtroppo ha perso la vita la madre di tre figli, la sidernese Maria Voci, che nel “Moka Espresso” si trovava esclusivamente per fare il suo lavoro. Probabilmente innocente anche l’altra vittima, Cristopher Desimone di 24 anni. Due i feriti, uno Rocco Di Paola, ex candidato a sindaco di Toronto e vicinissimo alla comunità di calabresi in Ontario, e un secondo ferito la cui identità è tenuta riservatissima dalla polizia. Ma c’è un’altra certezza a Toronto, ovvero che la guerra è aperta, una guerra senza quartiere che molti investigatori ritengono sia uno scontro tra i sodali dei Rizzuto di Montreal e i calabresi che fanno spola dalla Locride. Sicilia contro Calabria, Woodbridge contro Montreal, ‘ndrangheta contro “cosa nostra”. Lo scontro è oltre Oceano dove girano i soldi, quelli veri, quelli che contano. I soldi che per la polizia canadese faceva girare Carmine Verduci, ritenuto un autentico boss sull’asse Locride-Toronto, e ucciso a Woodbrige nell’aprile del 2014 in un

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LA VITTIMA MARIA VOCI

agguato ancora rimasto senza colpevoli. Il nome di Verduci compare anche nelle carte della maxi inchiesta “Crimine” secondo la quale sarebbe referente di primo piano della ‘ndrangheta che fa affari in Canada. E sarebbe lì, oltre Oceano, che per gli inquirenti si troverebbero oggi alcuni dei capi indiscussi del crimine calabrese, in particolare della Locride. Capi che a Toronto hanno acquisito un potere economico enorme e che dettano i tempi e le condizioni della gestione dei clan, i magistrati continuano ad avere pochi dubbi sul fatto che la ‘ndrangheta sia unitaria e in tal modo sia anche gestita. Dunque il Canada e l’Ontario è la base di partenza per alcuni capi del crimine calabrese, fortezza che si estenderebbe oggi anche in Quebec, verso Montreal dopo l’uscita di scena del clan Rizzuto, dimezzato da arresti e morti naturali dei suoi storici leader. Nell’ultimo anno il Canada è stato scosso da un numero elevatissimo di omicidi, una parte collegati alla guerra di successione alla famiglia Rizzuto di Montreal, ma alcuni delitti potrebbero essere regolamenti di conti interni alle stesse famiglie calabresi. Arriva luglio, e agosto, in Canada, a due passi dalle Niagara Falls il clima diventa rovente.


Il trionfo della golosità di Tesori di Siciliae il fascino intrigante del vino Moscatello

Undicesimo matrimonio celebrato durante il Meeting di Enoicamente,che si è svolto lo scorso 13 aprile presso l'incantevole Palazzo di Moschetta, è stato quello tra il Greco di Bianco della cantina Moscatello e la pasticceria Tesori di Sicilia di Salvatore Diliberto e Elisa Mancini

che serve il ponte sullo Stretto se la Sicilia puoi trovarla anche in Calabria? A Siderno, a un passo dal mare, è possibile gustare maestosi cannoli siciliani, croccantissimi con un cuore morbido che lascia di stucco. Tempestata da deliziosa granella di pistacchi o da delicati canditi che sanno davvero di frutta o, ancora, da gocce di eccellente cioccolato, la crema alla ricotta manda letteralmente in estasi. E che dire del gelato? Freschissimo e genuino nei gusti più golosi: la nocciola è incomparabile, realizzata con le migliori nocciole piemontesi, il pistacchio è da ovazione, il cioccolato lo trovi anche extra dark! Tesori di Sicilia è il posto ideale anche per una pausa salata: è il locale perfetto non solo per un break ma persino per un pasto completo e super gustoso.

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In occasione del meeting di Enoicamente, Tesori di Sicilia ha proposto una doppia mousse alla ricotta e al pistacchio di Bronte, servita egregiamente in bicchierini sfiziosi e arricchita con pezzetti di cialda croccante e morbido pan di spagna. In abbinamento a questo finger food di gran classe, il passito delle cantine Moscatello, un blend di Greco di Bianco - clone della malvasia che nella Locride ha trovato un ottimo habitat - e Moscadello. Un vino dal color ambra lucente con profumi floreali intensi e suadenti in cui spiccano tra tutte intriganti note di gelsomino. Raffinato ed esuberante al tempo stesso, ha un carattere deciso con una buona acidità e un finale fresco e persistente, con richiami di agrumi e delicato sentore di mandorla.

Da oggi sarà possibile lasciarsi conquistare da questo riuscitissimo accoppiamento di finger food e Greco di Bianco 2011 delle cantine Moscatello presso la pasticceria Tesori di Sicilia. “Guardiamo con molta attenzione ai passiti dell’area grecanica che hanno un’eleganza particolare e che ben si abbinano alla pasticceria sia fresca che secca – dichiara Elisa Mancini che insieme al marito Salvatore Diliberto gestisce Tesori di Sicilia – Siamo ben disposti a rafforzare i legami con i vitivinicoltori locali per questo abbiamo aderito al progetto Enoicamente portato avanti da un’ottima squadra”. Anche Pietro Crinò promuove a pieni voti Enoicamente: “Alla nostre aziende serve più che mai un progetto che punti a degli obiettivi strategici di miglioramento comunicativo perciò sono fiero di impegnarmi con tutti voi”.


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ASSOLUZIONE PIENA PER PIETRO FUTIA NEL PROCESSO FALSA POLITICA

La foto della Libertà L a storia del giovane Pietro Futia, occhi allungati orizzontalmente che riflettono d’azzurro, mette a fuoco tutte le debolezze di un sistema che ha comandato e deciso l’ultimo decennio in un territorio in forte ritardo di sviluppo culturale, economico e occupazionale. È la foto sopra che non lascia scampo. Alcune decine di ragazzi (originali, eccellenti, freschi, riconoscibili, ribelli, outsider, talentuosi, puliti) fanno da cornice a chi, fino a un giorno prima era considerato elemento mafioso, associato alla ‘ndrangheta di Siderno, la sesta famiglia del crimine Italo americano. Pietro Futia è stato tratto in arresto tre anni fa, mentre si trovava al pub con gli amici, tra sorrisi, ragazze, coktail e mezze pinte. Lì, ai

bordi della maggiore piazza cittadina, condannato in partenza e nel nome del popolo italiano, offeso dai soldati di Pilato sotto la costellazione fioca dell’Irish pub. Poi il carcere e la sentenza di primo grado: «Il picciotto merita sei anni di reclusione». Sotto ogni bandiera d’Europa, in qualsiasi mezza democrazia del mediterraneo, compresa quella turca di Fuga di Mezzanotte, Pietro Futia avrebbe atteso la sentenza finale a piede libero. Nella Locride è andata diversamente. Per un fottio di ragazzi, diventati tizzoni da galera senza aver commesso il fatto, la vita è stata segnata: la strada è diventata salita, le gambe sono state spezzate, il fiato è stato tolto. Ma quella foto, il pub, gli amici e il sorriso rubato diventano cime

insuperabili per il sistema. Tre anni di carcere vero, per poi essere assolto dalla testa ai piedi. A Pietro Futia non è rimasto nient’altro, tranne quella foto che sentenzia che il sistema ha fallito. Che il trionfo della Giustizia era figlio della superficialità, dell’incapacità, degli elmetti di Pilato sotto la costellazione fioca dell’Irish Pub. Almeno che quei ragazzi della foto e della libertà non sono conniventi alla ‘ndrangheta. Ma i più e i più sapienti sanno che non è così. Nei cieli giovani del luglio sidernese tutti sanno che non è così. L’abbaglio che ha strozzato le lacrime, arrugginito i cuori e rubato la giovinezza è un fatto che non deve accadere mai più: il sistema deve ritornare a essere giustizia non legge. (Jim Bruzzese)

Sulla questione morale ravamo ai primi anni ottanta del secolo scorso quando il grande Enrico Berlinguer lanciava il grido di allarme sulla questione morale come gravissima questione nazionale. Il grande politico era preoccupato per la dimensione del fenomeno della corruzione politica che si accompagnava all’altro pesante aspetto dell’occupazione dello Stato da parte dei Partiti di governo. Dopo qualche giorno dal congresso del P.S.I.,dove il Segretario del P.C.I. fu fischiato esattamente per questa denuncia e dove il leader dei socialisti Bettino Craxi disse la famosa frase “io non ho fischiato perché non so fischiare”, Berlinguer moriva e, forse, scompariva colui che avrebbe potuto imprimere una radicale svolta alla politica italiana. La questione morale di allora, a confronto con quella odierna fa ridere quanti si preoccupano per la gravità del fenomeno. Nulla sembra sia stato fatto per arginare e sconfiggere quella “cultura” della malapolitica e oggi sembra quasi essere il fine principale di chi si avvicina alla vita pubblica. Persino tangentopoli degli anni novanta sembra poca cosa rispetto alla diffusione odierna del fenomeno. Non c’è partito che non sia stato toccato, chi pesantamente e chi meno. Se dunque l’Italia è divenuta un “letamaio” occorre cercare di capirne le ragioni e tutti fare il proprio dovere per ripulire il nostro Paese. La causa principale certamente va individuata nella crisi profonda dei Partiti, che inizia con la trasformazione degli stessi in Partiti cosiddetti liquidi, dove il leader comanda e nulla gli impedisce di fare scelte slegate dalle esigenze del Paese e senza alcun con-

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trollo preventivo di natura democratica. Ad ogni livello la vita dei soggetti politici, che una volta si svolgeva con il coinvolgimento consapevole di chi aderiva spontaneamente, oggi si evidenzia con pacchetti di tessere e così si definisce una catena verticale di comando. Chi ha il pacchetto di tessere maggiore comanda in sezione e decide il da farsi, nel bene e nel male. Questo meccanismo, che parte dai livelli perferici si riproduce salendo nella scala di comando. Naturalmente se parliamo di un partito di governo, il meccanismo così descritto è potenziato attraverso le “prebende” che il detentore del potere distribuisce. Così si crea la rete che poi sarà utilizzata per la raccolta dei voti non più, in gran parte, espressione di una scelta politica ma di uno “stimolo” alquanto interessato, che si crea tra il candidato e i raccoglitori di voti. Dunque la mancanza del controllo e del peso politico nelle scelte da parte degli scritti (quelli veri!) è una delle principali cause del fallimento del Partito, altrimenti come si spiega, per esempio, la tendenza a non convocare le assemblee degli iscritti? La società civile non è esente, a mio avviso, di responsabilità in questo drammatico processo distruttivo della democrazia italiana. Al secondo livello di responsabilità ci sta proprio essa assieme a soggetti importanti che svolgono ruoli importanti nella vita civile del nostro Paese. Dobbiamo dire che maggiore è la partecipazione di uomini delle professioni, del sapere, dei mestieri e di ogni attività sociale nella gestione del dibattito politi-

co, maggiore sono i benefici che ne trae la democrazia. Più queste figure sono presenti dentro i Partiti, maggiore è la vitalità di questi soggetti. A condizione, però, che quest’adesione nasca da una convinzione seria di voler dare il proprio contributo nella gestione della vita pubblica. Insomma dalla militanza dovrebbe venire una specie di “attestato”morale e culturale sul primario ruolo della legge, della correttezza e della trasparenza di ogni azione che il soggetto svolge dentro le istituzioni ma anche dentro l’attività politica in genere. Riteniamo in questi casi legittima l’aspirazione a ruoli importanti sia nelle istituzioni pubbliche che nei ruoli di sottogoverno o di gestione degli stessi Partiti. Evidente dunque che sono dannosi fenomeni come la “transumanza” o i trasformismi: nulla di buono può dare quel personaggio che, con nonchalance passa da uno schieramento a un altro per poi tornare al punto di partenza; o quel dipendente pubblico che si trasforma in galoppino elettorale per avere un avanzamento di carriera o altro ancora. Se durante una qualsiasi campagna elettorale assistiamo alla discesa in campo di professionisti solitamente assenti dalla vita politica e dal dibattito politico e poi scopriamo che il candidato di riferimento è interessato da provvedimenti restrittivi o anche solamente indagato per truffa ai danni della cosa pubblica, viene spontaneo un sospetto, soprattutto se il professionista è dipendente pubblico dell’ente per il quale correva il suddetto candidato. Insomma abbiamo bisogno di un vasto processo di riforma culturale per rinnovare i Partiti, che non pos-

sono più essere frequentati da chi non pratica e vive dentro i confini di una correttezza assoluta, e per far comprendere a tutti i componenti della società civile che non è possibile aderire a una richiesta di voto per ricevere qualcosa in cambio, nel pieno disprezzo delle regole, perchè così facendo si arreca un danno all’intero impalcato democratico notevolmente superiore al beneficio individuale che si ottiene. Ci fanno rabbrividire coloro che pensano che la questione morale è meno indolore perché colpisce in modo indistinto centrodesta e centrosinistra. Per noi invece il fenomeno diventa molto più grave e più pesante da sopportare e da risolvere. Pertanto la condanna va manifestata senza se e senza ma e questo nulla ha a che spartire con lo sciacallaggio politico di cui siamo culturalmente esenti; e nemmeno con il garantismo che nessuno mette in dicussione. Il problema è squisitamente politico e del ruolo della politica nel nostro Paese. Non si confondano dunque i livelli del problema: quello che la magistratura porta avanti e quello della politica che sembra affannare di fronte al susseguirsi incalzante degli eventi. Bisogna avere rispetto per il lavoro degli inquirenti e bisogna, in modo fermo, richiamare l’attenzione di quanti debbano incominciare a fare in modo che la palude maleodorante sia prosciugata e il bel Paese possa risplendere soprattutto sul terreno, oggi fortemente fallace, della morale, della correttezza amministrativa e della dignità pubblica. Mimmo Panetta


Nel suo ultimo libro Vito Pirruccio ritiene che il nuovo fenomeno dell’emigrazione giovanile con tablet e iphone sia irreversibile. È davvero così?

LA CALABRIA CHE PARTE

L’addio agli aspri monti La storia personale di Vito Pirruccio spiega bene quali siano state le motivazioni che l’hanno spinto a fare la scelta di pubblicare il suo ultimo libro. L’emigrazione vista di vicino - Storia di ordinaria emigrazione di una famiglia calabrese, tra racconto e intervista può infatti intendersi come l’autobiografia del professore, che ripercorre le vicissitudini della propria famiglia. Ma il libro che andiamo a presentarvi non è un semplice romanzo o un saggio. Si tratta invece di un lavoro articolato, nato nell’ormai lontano 2005 quando, all’interno di un progetto scolastico interdisciplinare, all’Istituto Tenico per il Turismo presso il quale Pirruccio insegnava di Diritto ed Economia, venne sorteggiato il tema dell’emigrazione come argomento da approfondire in tutte le materie affrontate dai ragazzi. Nello scrivere, Pirruccio tiene a mente quanto gli italiani abbiano contribuito alla crescita economica estera, ritrovandosi in linea con la volontà di celebrare i nostri emigrati nella giornata dell’8 agosto (giorno in cui avvenne, nel 1956 il disastro di

Marcinelle, in cui 136 italiani, tutti meridionali, persero la vita in miniera), espressa per la prima volta dal Ministro Tremaglia nel 2001. La pensava allo stesso modo anche papà Antonio, classe 1922, democristiano di razza, che soleva rabbrividire dinanzi alle arringhe demagogiche di un Bossi irriconoscente e testone, incapace di comprendere che il meridione sia stato il pilastro sul quale è stata eretta la Nazione. Emigrato in Argentina prima e in Svizzera poi, papà Pirruccio sarebbe stato tanti anni lontano da una Calabria mai dimenticata, nella quale sarebbe ritornato arricchito con l’obiettivo di regalare un futuro migliore ai propri figli, che non voleva calzolai per via ereditaria. Il confronto non sempre semplice con il padre, dal quale l’autore si discosta soprattutto in ambito politico, gli ha permesso di compiere una riflessione sulla filosofia sulla quale basa il proprio viaggio l’emigrante, oggi evolutosi anche grazie al contributo di persone come il padre. «All’emigrante che rimaneva con il pensiero a casa - ci racconta Pirruccio - oggi si è sostituito quello che se ne va per non tornare. Le esigenze che spingono questi ragazzi ad andarsene sono le stesse dei nostri padri. Ma se nel primo caso l’assenza di lavoro era dettata da una povertà emanazione di una società e di una tradizione spe-

cifiche, tanto che ad andarsene erano persone disperate e senza mezzi, oggi essa è il prodotto dell’impegno dei primi emigranti che, con l’obiettivo di dare un futuro migliore ai propri figli, hanno squassato le fondamenta di un antico sistema impiegatizio, sovvertendo la linearità del lavoro e impedendo il rinnovo generazionale per garantire un benessere responsabile dell’esportazione delle intelligenze». Il risultato più evidente di questo sistema è una perdita del senso di nostalgia, ucciso da una generazione di genitori che si è concentrata sulla trasmissione di altri valori ma, soprattutto, da una terra in cui lo stile di vita imposto dagli amministratori nega la meritocrazia e la valorizzazione del cittadino. La rescissione del legame con la propria terra si trasforma fino a divenire un trapianto di tradizioni e feste popolari nel luogo di accoglienza. Mentre Australia, Germania, Belgio, Spagna e decine di altri Paesi si arricchiscono del bagaglio culturale di oltre 30 milioni di italiani migrati nell’ultimo secolo, però,

ciò che rimane di quell’Italia in grado di produrre eccellenze è un guscio vuoto, intaccato da una politica assistenziale che ha ammorbato i propri abitanti. «Oggi - sostiene Pirruccio - la politica dell’assistenza ha tolto etica al lavoro soprattutto al sud Italia, non dando garanzie alla generazione entrante. La stessa pubblica amministrazione è divenuta “parassitaria”, facendoci per questo perdere punti rispetto al nord e, soprattutto, al resto d ’ E u r o p a . L’assistenza è una malattia cronicizzata dal sud e ci impedisce di avere forme concrete di riscatto. Per questo se ne vanno le persone dalle qualità migliori lasciando che questa terra muoia mentre l’estero emerge grazie alle nostre fatiche». Ciò che più è rimasto impresso nei ricordi dell’autore, comunque, sono le parole del padre, che spiegava come l’emigrazione non si affrontasse per

un capriccio fine a se stesso, ma fosse un’avventura complicata che lo aveva obbligato ad affrontare un viaggio della speranza che solo in pochi particolari differisce da quelli a cui assistiamo tutte le estati. Considerando nel dettaglio le condizioni di vita di chi scappa, riflette Pirruccio, la follia leghista che invoca di imbracciare i fucili pur di respingere i migranti crolla come un castello di carte. Così come i nostri padri non hanno avuto paura di imbarcarsi clandestinamente su una nave a vapore anche se minacciati dalle pistole delle forze dell’ordine straniere, la disperazione che queste persone portano come un bagaglio farà sempre pensare loro che correre un rischio simile sarà mille volte meglio che tornare indietro. Gli esiti di questa ricerca si concretizzano in una disillusione che non lascia speranze. Se lo sforzo del padre di Pirruccio è certamente stato fondamentale per centrare l’obiettivo di regalare un avvenire migliore ai giovani, la generazione dell’autore, che doveva essere quella del cambiamento politico e socioeconomico, della rinascita di un Paese che sognava il sano riscatto postbellico, si è invece rivelata un totale fallimento del quale si devono pagare le conseguenze. Jacopo Giuca


L’INSERTO

LA CALABRIACHE RESTA

La Calabriacome le valli dell’Himalaya NELL’AZIENDA DELL’IMPRENDITORE CALABRESE NICOLA RIZZO SI COLTIVANO 30 MILA PIANTE DI BACCHE DI GOJI, UN SUPERALIMENTO PROVENIENTE DALL’ESTREMO ORIENTE, FONTE DI ETERNA GIOVINEZZA, CHE FA DI QUESTO LEMBO DELLA CALABRIA IL LUOGO DI MAGGIORE PRODUZIONE IN ITALIA. MARIA GIOVANNA COGLIANDRO è chi resta perchè nella Calabria ci crede. Perchè non riuscirebbe a sopportarla la spina aguzza e bruciante della nostalgia. Il futuro in Calabria esiste e non è così increscioso come si ostinano a credere in tanti. Per Nicola Rizzo il business per la Calabria del futuro è il cibo. Trent’anni fa ha ereditato dal padre 400 ettari di terreno agricolo a Corigliano Calabro. In poco tempo ha messo su un’agroimpresa da 5 milioni di euro. Qui tra piante di liquirizia, clementine, timo e vetiver crescono 30 mila piante di bacche di Goji, un superalimento proveniente dall’Estremo Oriente, conosciuto come integratore “antiossidante” che fa di questo lembo della Calabria il luogo di maggiore produzione in Italia. Alle sue preziose coltivazioni, Nicola affianca l’allevamento di bufale River, tra i primi dieci a livello nazionale, dal cui latte ricava mozzarelle, caciocavalli, ricotte, yogurt e creme antyaging. Ma all’azienda Favella di Corigliano Calabro il cibo non è solo business: è anche cultura, storia e relazioni. Perchè la conoscenza di una terra non può non passare dal palato. È per questo che Favella ha rispolverato le antiche conserve arbereshe: quei barattoli custodiscono sott’olio, non solo le cipolle rosse, le melanzane, i carciofini cotti alla brace, i talli di cappero ma anche la tradizione. Quella stessa tradizione che, inseme al sugo con il basilico, bolle in un enorme pentolone, sempre lo stesso dagli anni ’40. Alla tradizione fa da contraltare l’innovazione tecnologica: l’azienda è dotata di un parco fotovoltaico di 250mila metri quadri realizzato sui tetti delle serre, uno dei più grandi in Europa, e di un impianto di biogas, alimentato con gli scarti vegetali, i liquami e il letame, che produce energia per alimentare le serre. Abbiamo intervistato Nicola Rizzo il creatore di questa super impresa. La Piana di Sibari come le valli dell’Himalaya. Grazie alla sua azienda agricola, da oggi sugli scaffali dei supermercati d’Italia e d’Europa sarà possibile assaporare fresche le bacche di Goji, finora disponibili solo essiccate e importate dall’Estremo Oriente. Come mai avete puntato su questo prodotto? Circa sei anni fa abbiamo iniziato a coltivare alcune piante dalle spiccate proprietà nutraceutiche. La pianta di Goji si è dimostrata immediatamente adattabilissima al nostro ambiente. Tre anni fa visto il continuo aumento di bacche secche provenienti dalla Cina, abbiamo deciso di

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fare la nostra scommessa. Oggi abbiamo 30.000 piante in produzione e alla fine del 2015 arriveremo a 50.000. Le bacche antyaging hanno ispirato chef stellati come Enrico Bartolini. Che ricette si possono realizzare con le bacche di Goji? Nel nostro primo locale a Trastevere, BUFF, che aprirà il 3 luglio, ci sono alcuni piatti a base di Goji, tra cui: Bruschetta di Goji, pepe e prosciutto cotto di Bufalo; Carpaccio di pesce spada con Goji; Brochette di Cipolle e Goji. Un ottimo abbinamento in insalata, che proponiamo, è bacche di Goji fresco, mozzarella di bufala, salmone affumicato, finocchietto e arancia. Il Goji è anche materia prima nella produzione della pasta (Pasta al Goji con sugo di pomodoro fresco al profumo di Goji), ma anche ingrediente fondamentale di dolci e sorbetti (Focaccia al Goji con gelato, Cheesecake ai frutti di bosco e Goji). La sua azienda non è solo conosciuta per questa fonte di eterna giovinezza. Al 2005, in particolare, risale la svolta: dall’allevamento bovino siete passati all’allevamento bufalino. Non solo mozzarelle ma anche creme al latte di bufala. La bufala ti fa bella? La cosmesi al latte di bufala è figlia di un ragionamento molto semplice: un latte con un così alto contenuto in grassi e proteine non poteva che essere una magnifica crema nutriente per la pelle. L’anno scorso abbiamo implementato la gamma con una linea al Goji (antiage), una alla Moringa oleifera (antipollution) e una al limone. Negli ultimi anni stiamo assistendo a un ritorno dei cervelli alla terra. “Le tue sono braccia sottratte all’agricoltura” un tempo era considerata un’offesa, oggi è un incitamento. A quanti giovani dà lavoro la sua azienda? La nostra azienda ritengo sia un giusto mix tra esperienza e gioventù, e circa il 50 per cento dei nostri collaboratori è under 40. Secondo lei l’agricoltura è un rifugio, l’affare del futuro o storia vecchia? Può essere ognuna delle tre dipende da come la si interpreta. Quanto l’agricoltore di oggi ha del contadino e quanto dell’imprenditore? L’agricoltore di oggi deve avere sia l’uno sia l’altro ma soprattutto la mente aperta e pronta a raccogliere le sollecitazioni che quotidianamente riceve dall’esterno. La sua azienda coniuga cibo e territorio con innovazione e creatività. A luglio partirà la seconda edizione del Favella Lab, workshop per

Qui la tradizione sposa l’innovazione tecnologica e l’esperienza fa leva sulla gioventù: circa il 50% dei dipendenti è under 40

viaggiatori creativi. La scorsa edizione, a suscitare l’interesse degli investitori l’orto virtuale proposto dal fotografo Oliver Astrologo. Come funziona questa game app? Si tratta di Coltiverra, una rivoluzione. Con uno smartphone è possibile gestire un orto personalizzato a “distanza”: l’utente affitta un appezzamento all’interno degli oltre 4.500 mq di serra tecnologica che l’azienda Favella ha messo a disposizione e controlla h24 la produzione. L’utente può ricevere direttamente a casa i prodotti una volta maturi o i loro lavorati, qualora decidesse di trasformarli in conserve: coniugando le ultime tecnologie con la coltivazione naturale di prodotti agricoli, si riesce a garantire qualità assoluta e controllo completo della filiera. Expo 2015: che giudizio dà su questo evento e sulle opportunità che può offrire al mondo agricolo soprattutto una volta concluso? Ci si aspetta molto, la enogastronomia ha un grandissimo appeal e quindi sono convinto che contribuirà ad allargare i confini delle nostre produzioni e ad aumentare i consumi nei paesi più avanzati. Pensiamo in grande: l’agricoltura ha ormai sposato la tecnologia e l’innovazione; secondo lei, la Calabria potrà un giorno diventare la Silicon Valley dell’agricoltura italiana, una Natural Valley? Domanda da un milione di dollari. La speranza rimane ma non dimentichiamo che abbiamo già perso la battaglia sul turismo e quindi è bene non illuderci. Anche se noi speriamo che questo possa avvenire.


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LA CALABRIACHETORNA

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO hiara Ambrosio, filmmaker e visual artist, è una calabrese nata altrove che improvvisamente nella sua vita ha avvertito una fitta inspiegabile che qualcuno chiama nostalgia di casa e si è tuffata di pancia nel mare meraviglioso della memoria. Da 15 anni di base a Londra, ha deciso di scambiare, anche solo per poco, tutti i suoi domani per un solo ieri che la piantasse di nuovo nella terra. Con una Canon 5D e un minimo budget ha girato un film a Bonifanti di Verbicaro, nel cosentino. Si intitola “Frequenza Fantasma” e nei giorni scorsi è stato presentato all’Anthology Film Archives di New York, mentre a inizio dicembre sarà proiettato all’International House Film di Philadelphia e all’Harvard Film Archive. Tra i protagonisti un vento che culla e scuote, accarezza e graffia e, come una strana ninna nanna, coccola e risveglia. A fargli da eco, una memoria che piange ancora per i suoi fantasmi e a cui spetta l’ultima parola. Chiara, perchè questo titolo: “Frequenza Fantasma”? Il titolo del mio film tenta di creare un collegamento diretto con la radio, riferendosi in particolare al modo in cui i segnali, una volta trasmessi, continuano a viaggiare nell’etere, senza mai dissiparsi del tutto... Oltre a una fascinazione personale per le ricerche di fine ‘800 che hanno portato all’invenzione del telegrafo e successivamente della radio, e al ruolo privilegiato che la radio ha sempre avuto nell’ambito dello spiritualismo, dove veniva usata per creare un contatto con l’aldilà, c’è una dimensione autobiografica che mi lega a questa metafora. Ricordo lunghe giornate passate insieme a mio nonno, medico e appassionato radioamatore, seduti davanti alla sua enorme e comica radio a esplorare frequenze alla ricerca di voci remote, quasi trascendentali, in un tentativo di stabilire un contatto tra il nostro piccolo ricevitore in Calabria e l’invisibile... Un’esperienza che in molti modi si riflette nella mia attuale ricerca artistica, una tensione fedele verso l’intangibile. Com’è finita a Verbicaro? Ho trovato Verbicaro a un crocevia: dopo la morte dei miei nonni mi sono sentita in pericolo di perdere il mio rapporto con una terra che ho sempre sentito mia, ma nella quale non sono nata, e dalla quale mia mamma ha sempre cercato di fuggire. Ho deciso di tornare nei luoghi della mia infanzia alla ricerca di qualcosa di intangibile ma fondamentale, un modo per piantarmi di nuovo nella terra. In una serata di fine Marzo fredda e piovosa uno sconosciuto a Cittadella del Capo mi ha mandata a guardare la processione di Pasqua a Verbicaro. Da questo incontro puramente casuale è nato il mio film, che ha usato il paese abbandonato come archetipo e metafora. Una terra tra memoria e presente. Cosa di Verbicaro appartiene al passato mitico? I suoi spazi e i suoi tempi, senza dubbio. Il modo in cui il paese nuovo, costruito alla fine degli anni 60, si affaccia sul vecchio borgo abbandonato e lo protegge come se fosse una gabbia toracica intorno al cuore che continua a palpitare. Il borgo abbandonato come tempio eretto a memoria di un passato non tanto remoto ma comunque irraggiungibile. Le distanze che crescono a dismisura, di vicolo in vicolo, tra il passato, il presente e il futuro, e il paese un teatro dove articolare questa distanza fisica e metafisica. Chi rimane è allo stesso tempo guardiano e testimone, oracolo e innocente, in una marea cangiante di partenze e ritorni. Un protagonista è il vento di Calabria che non soffia ma canta. Cosa racconta la sua musica?

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Chiara,

forestiera perpetua:

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Il vento attraversa e accarezza l’abbandono esaltandone il dinamismo: questi non sono paesi morti, sono luoghi colti in un lungo ed eterno processo in divenire - una trasformazione da uno stato a un altro. La natura prima domata, lavorata, contenuta, per poi ritrovarsi nuovamente fuori controllo, crescendo senza barriere sulle tracce antiche di vite anch’esse trasformate, trascorse. Il vento porta notizie di terremoti e incendi, profumi di primavera, odori maturi che inebriano; oltrepassa soglie per noi impenetrabili, crea parvenze di movimento e sospiri, è voce perpetua che narra storie fragili nel ricordo. Nei titoli di coda una canzone che la Calabria dedica ad ogni suo figlio (“la tua partenza un terremoto”, “non è tardi per tornare da me”). Perchè i ragazzi di Calabria partono e non fanno più ritorno? La voce di un paese che canta una realtà spesso necessaria a chi - come me - è distante (e nel mio caso i gradi di separazione sono parecchi, dato che sono nata altrove da genitori di altrove, anch’essi di radici d’altrove...): per quanto lontani, il ritorno non è mai proibito, anche se è difficile coltivare un legame quando si è immersi in una distanza che spezza il cuore. Forse ci sono modi diversi di ritornare, non tutti legati ad un ritorno fisico. Per chi è nato e cresciuto nella terra, la questione è semplice. Antonio Cava, uno dei personaggi del mio film, nato e cresciuto a Verbicaro, me l’ha spiegata in questo modo: “ Vedi, l’uomo è fatto di spirito e di corpo. Il corpo lo puoi prendere e spostare dove vuoi, ma lo spirito è un elastico: un punto dell’elastico è radicato nella terra di nascita, e per quanto tu possa tirarlo via, appena lo lasci andare quello ritorna alle sue radici”. È un modo di vedere le cose che mi ha fatto capire molto su quei luoghi e sulla mia situazione di forestiera perpetua nella quale sono nata. Una forestiera che cerca di tornare a casa. Questo film è stato il mio ritorno. Un suono e un rumore tipico della Calabria? La Calabria per me vive di suoni: dagli animali che popolano l’abbandono - rondini, galli, cani, rane, civette - allo scandirsi del tempo nella materia stessa dei palazzi - scricchiolii, fratture, gemiti. E l’acqua di fiume o di mare che continua a scorrere... Il canto stridulo della ciaramella e le voci roche, anch’esse stridule, di vecchie donne che cantano il rosario. Il rumore sonnolento di tavole apparecchiate e pentole di sugo rosso che bollono, i panni che sbattono al vento. E le campane che battono le ore di ogni giorno che muore e rinasce. Due aggettivi per definire la Calabria: uno dal punto di vista di chi questa terra ce l’ha nel sangue e uno dal punto di vista di un regista. Testarda e costante. Quale film calabrese ha apprezzato particolarmente? Mi è piaciuto molto Le Quattro Volte di Michelangelo Frammartino - anche lui un calabrese nato altrove, ma con un desiderio di tornare in un luogo mitico che alcuni chiamano casa... C’è una caratteristica della Calabria che ha provato a cercare a Londra senza riuscirci? No. I due luoghi sono per me come due lati diversi della mia personalità. Non potrei mai cercare l’uno nell’altro, sarebbe come violare l’essenza profonda di ciascuno dei due, e di me stessa. Un proverbio calabrese che ha esportato a Londra? Come l’ha tradotto? Nessun proverbio - ma la musica si! Tanta musica, impossibile da tradurre ma cantata dal profondo del cuore ogni volta che mi capita!

Ci sono diversi modi di fare ritorno alla propria terra. Chiara Ambrosio, da 15 anni di base a Londra, lo fa con il suo“Frequenza Fantasma” girato a Bonifanti di Verbicaro, nel cosentino.

“Questo filmè il mio ritornoin Calabria


GERENZA

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Sanità in Calabria, un’odissea senz’anima È una vera odissea curarsi nella Locride e in Calabria a causa della mancanza di un progetto e di un’organizzazione strutturale che guardi a un futuro di legalità e modernità. La vicenda dell’ospedale di Locri deve far riflettere tutti non solo i cittadini che toccano con mano il cancro presente nella sanità locridea, la quale da un decennio, e negli ultimi anni in particolare, è diventata un vero e proprio scandalo che grida. Scandalo dovuto alle numerose morti che hanno gettato un velo di sospetto sulla sanità, isolando il territorio dal resto del mondo e lasciandolo nell’indifferenza della politica nazionale. Quest’ultima pensa di risolvere tutto commissariando la sanità calabrese, quando in realtà ciò che serve è riportare la legalità, principio cardine, e l’ordine così da ridare finalmente al nostro territorio una sanità moderna e all’avanguardia. Perché si realizzi ciò serve l’impegno di tutti gli attori coinvolti: la politica, che ha il compito di fornire legislazione e risorse; la medicina, a cui spetta il ruolo principale ovvero quello di garantire cure, servizi e mezzi scientifici moderni; il personale sanitario, che deve essere messo in condizione di lavorare, collaborando a migliorare la sanità dal punto di vista umano, istaurando un clima familiare poiché l’ospedale è una casa in cui i cittadini devono trovare ristoro fisico e mentale e non stress. La sanità in Calabria e nella Locride fa scappare i pazienti e anche i medici, che si sono arresi e hanno deciso di emigrare al nord e all’estero per fare ricerca, innovando la medicina, salvando e allungando la vita dell’uomo.

Nino Maio campione regionale under 11 di tennis Venerdì 26.06.2015, nella splendida cornice del dopo lavoro ferroviario di Lamezia Terme, si sono conclusi i campionati regionali individuali under 11 e 12 m/f di tennis. Al termine della manifestazione, magistralmente diretta dal giudice arbitro Antonio Caroleo, e’ stata decretata la vittoria nella categoria under 11 m del giovane locrese Nino Maio. La giovane promessa del tennis calabrese, dopo una settimana di intensa attività agonistica, ha battuto in finale il temibile avversario Eugenio Varca del ct Lametia, con il risultato di 6/4, 6/4. Lo splendido risultato ottenuto dalla promessa del tennis calabrese è uno dei tanti obiettivi raggiunti della scuola tennis del ct garden g. Riccio di Locri, diretta dalla maestra nazionale fit Daniela Oppedisano e dall’istruttore Andrea Pipicelli. La scuola tennis fortemente voluta dal presidente Mario Muscolo e dal direttivo, conta innumerovoli e valorosi atleti nelle varie categorie. Con il risultato ottenuto Nino Maio accederà di diritto ai campionati nazionali nella categoria under 11 m, che si svolgeranno a Serramazzoni (MO) dal 17 al 22 agosto prossimi. Gli atleti della scuola tennis, compreso, il neo campione regionale, avendo raggiunto la finale nella categoria di appartenenza, parteciperanno al master nazionale del Trofeo Kinder che si svolgerà a Roma presso il foro italico, dal 25/07/2015 al 31/07/2015.

Ci scusiamo con l’assessore Guttà

Nella fase di “confezionamento” della lettera a firma di Giovanni Belligerante pubblicata la scorsa settimana c’è stata una svista, di cui la redazione si scusa, e tra gli assessori citati è “saltato” il riferimento a Guttà che riportiamo di seguito: “Alla viabilità Luigi Guttà. Altra persona giusta al posto giusto”.

Per prima cosa la sanità calabrese deve riorganizzare le strutture, iniziando da quella di Locri, riconoscendo a tutti i pazienti il diritto a cure che diano sollievo, eliminando le nubi e i sospetti Paolo Piscioneri

Mammola:si teme la scomparsa della compagine calcistica Fondata nel lontano 1969, la U.S Mammola vanta decenni di storia solcata tra i tanti campi sportivi della regione, con un passato glorioso e una serie di ricordi incancellabili. Dopo aver concluso la scorsa stagione con la permanenza nel campionato di prima categoria, raggiungendo in pieno gli obiettivi prefissati a inizio campionato con una dirigenza attenta e oculata che, seppur tra tante difficoltà sia di natura calcistica che economica, è riuscita a far fronte alle tante situazioni che si sono verificate (tanto che sembra doveroso citare l'intero direttivo uscente che è riuscito ad adempiere a tutti gli impegni presi durante la stagione appena conclusa con sforzi economici personali: il presidente Vincenzo Sità, Francesco Agostini, Nicodemo Agostino, Isidoro Macrì, Antonio Agostino, Francesco Spatari, Salvatore Seminara, Salvatore Ceretto, Francesco Zangari); la società è oggi orfana di alcuni membri del direttivo uscente, dimessisi per motivi personali. Chi è rimasto nel direttivo ha constatato di non essere in grado di sobbarcarsi tutte le spese per affrontare la prossima stagione e, visto l'esito negativo della campagna iscrizioni soci-dirigenti, dovuto allo scarso interesse a partecipare da parte dei mammolesi, ha lanciato un accorato appello all'Amministrazione Comunale e al sindaco Antonio Longo sotto la guida del presidente Vincenzo Sità. Premesso che il comune sostiene da anni la società con un contributo economico pari a 2500 euro, dando inoltre in comodato d’uso l’impianto sportivo, viene dichiarato con rammarico che la squadra del Mammola calcio non possiede comunque le condizioni economiche necessarie a iscriversi al prossimo campionato. Considerato il momento di difficoltà attraversato dall’intera società mammolese - messo in evidenza dalle parole dello stesso Signor sindaco al Prefetto di Reggio Calabria, relative alla messa

“in evidenza dello stato di impunità che la fa da padrone” e in grado di alimentare la devianza giovanile che supera ormai la sempre dimostrata sensibilità dell’Amministrazione Comunale a questi temi - viene richiesto un supporto economico che permetta alla società di continuare a vivere, ritrovando nello sport, e nel calcio in particolare, un rimedio al disagio, allontanando da ambienti a rischio i diversi giovani mammolesi. La dirigenza auspica che, di fronte alle premesse sopra descritte, da tenere indubbiamente in debita considerazione, possa prevalere il “buonsenso politico” utile a mantenere una storia calcistica che rappresenta da moltissimi anni un motivo di svago, di socializzazione e di orgoglio. Francesco Agostini, U.S. Mammola

Gioiosa“Dona un sorriso”a bambini diversamente abili

Domenica scorsa, a Gioiosa Jonica, grande successo per l’evento musicale "Dona un sorriso”, organizzato e presentato dal giovane talento gioiosano Antonio Marchione, che ha dedicato lo spettacolo ai bambini diversamente abili di “Comma 3” capeggiata dalla straordinaria presidente Simona Coluccio. Con questa bella iniziativa, Antonio lancia un appello alle istituzioni affinché questi meravigliosi bambini abbiano una sede definitiva e ringrazia l’amministrazione comunale di Gioiosa Jonica, la confraternita “Misericordia”, Vincenzo Logozzo per le riprese, il professor Tiziano Rossi, gli sponsor, il cantante baritono Giuseppe de Luca, il cantautore Giorgio Seminara e la sua band, i piccoli artisti Gianluca Crisafulli e Iris Logozzo, l’associazione “La forza della musica”, la “Riviera”, Edil di Attacchi Rocco, partner ufficiale dell’evento e tutti coloro che hanno regalato un sorriso. Un saluto particolare a Giovanni Sfara, Rocco Ritorto, Riccardo Modafferi, all’assessore alla Cultura di Siderno Ercole Macrì, a “Ufficio Moderno” di Gioiosa Jonica e “Fiori e Piante Ursino". Antonio Marchione. “Comma 3” resterà nel mio cuore.



LA SETTIMANA INTERVISTA IMMAGINARIA di Lidia Zitara

E se StarTrek fosse stato ambientato negli anni ‘50 di Siderno? - Egregio dottor Abrams, grazie per il suo tempo. Sono particolarmente felice che lei sia qui a Siderno per ambientare il nuovo capitolo della saga di Star Trek, che è il mio telefilm preferito. - Sì, ma sbrighiamoci, il tempo corre, e non sempre avanti, a ma spesso anche all’indietro e pure di lato. - Nel senso che vuole ambientare Star Trek negli anni ’50 di Siderno? - Ci stavo pensando, sì. Visto che negli anni ’50 il mare era pulito, pensavo di girare sott’acqua: una cosa mai vista in Star Trek. - Dottò, ma se poi s’imbatteva in una nave nucleare affondata? - Meglio! Più scenografia autentica, meno effetti speciali! - E se trovava qualche statua greca, che ne so, il gemello dei Bronzi? - Avremmo detto che era un androide disattivato e bloccato in loop spazio - temporale. Poi l’avremmo riattivato e fatto diventare il cattivo del

film. - Dottò, ma allora i Klingon chi li avrebbe interpretati? - I locresi. - E i Romulani, con le loro millenarie strategie? - Ci mettiamo i reggini. - E i vulcaniani? - (riflette) I vulcaniani non ci sono in questa linea spazio - temporale. La logica non ha mai fatto parte della storia della Locride. - Ma come mancano i vulcaniani, dottò! Non si può fare Star Trek senza i vulcaniani! Visto che lei viaggia avanti e indietro nel tempo, su e giù per le dimensioni spazio - temporali, scusi, ma non potrebbe riportarci tizi come Archimede, Nosside, Parmenide, Zaleuco? Potremmo depilargli le sopracciglia e mettergli una piccola protesi alle orecchie per farle a punta, e poi sono a posto! Dai, dottò, facciamo così! - Sì, in effetti potrei, ma… - … ma cosa, dottò? - Detta chiara, non so se ve li meritate.

INFRASTRUTTURE

Riapre la Strada Provinciale 5

Oliverio chiede aiuto a Vandana Shiva, premio Nobel Alternativo Cinquefrondi, cerimonia di riapertura al traffico della Strada provinciale 5 Cinquefrondi Mammola. Trasversale che in caso di emergenza diventa un'alternativa alla Ionio Tirreno. "Le strade sono opere di ingegneria sociale propedeutiche allo sviluppo del territorio. Riaprire quest'arteria consente anche la valorizzazione delle bellezze naturali di questo tratto d'Aspromonte".

Vandana Shiva non è una miss, non recita nelle coloratissime commedie bollywoodiane e non è mai apparsa sulle copertine dei settimanali patinati. Eppure è una grande donna, una stimatissima ambientalista e ha vinto persino un ambito premio, noto con il nome di Nobel Alternativo (Right Livelihood Award), per la sua attività di attivista. Il caso ha voluto che questa donna fosse all'Expo per parlare di sviluppo sostenibile e, che incontrasse il governatore della regione Oliverio, in questi giorni in visita all'esposizione universale. Da qui è partito l'invito a visitare la nostra regione e, data la disponibilità della signora Shiva, possiamo già abbozzare una data, come da comunicato stampa. Arriverà in Calabria il 22 novembre per restare fino al 24. In quei giorni sará a disposizione del programma che il Presidente Oliverio farà. "Sono molto contento - ha detto Oliverio - per il modo immediato e simpatico con cui la signora Vandana Shiva ha accolto il mio invito ". C'è da dire che non tutte le scuole di pensiero sono favorevoli all'operato di questa attivista (alcuni la accusano di aver indirettamente causato la morte di migliaia di persone consequenzialmente ad una sua campagna che avrebbe portato un rallentamento nella produzione di riso). Che sia una donna che lotta in ciò in cui crede è indubbio e si auspica che nel suo periodo di permanenza qui possa sensibilizzare la comunità su tematiche come la biodiversità, l'agricoltura e l'alimentazione con la sua innegabile esperienza e competenza. Lidia Caterina Brancia.

BOVALINO

Senso civico di importazione

Reggio, capitale dell'imb La città che ci apprestiamo a raccontare è una Reggio senz’altro bella, sebbene il torpore dell’incuria che l’ha governata per anni, ma non più tanto gentile, come testimoniano i recenti atti di vandalismo sulla facciata di Palazzo Piacentini, meglio conosciuto come il Museo Nazionale della Magna Grecia.

ANTONIO CORMACI era una volta la Reggio “bella e gentile”. La storia di un'affascinante signora affacciata sul mare, una città di bellezze antiche, alcune sottratte dalla furia sismica, altre rimaste lì come testimonianza di una città da un passato glorioso e luminoso. La storia della capitale della Magna Grecia, la storia del capoluogo di provincia più antico della Calabria. C’era una volta, appunto. La Reggio che ci apprestiamo a raccontare è una Reggio senz’altro bella, sebbene il torpore dell’incuria che l’ha governata per anni, ma non più tanto gentile, come testimoniano i recenti atti di vandalismo sulla facciata di Palazzo Piacentini, meglio conosciuto come il Museo Nazionale della Magna Grecia. L’atto di sabato scorso ha senza dubbio mosso le coscienze della cittadinanza reggina, che in uno slancio di ritrovato senso civico – chissà ove era riposto in altre circostanze – si è adoperata per lenire le ferite grafiche gravemente inferte non solo sulla facciata del Museo, ma anche sulla stele dedicata al poeta Pascoli, con una serie di iniziative volte a pulire gli schizzi di vernice. Lodevole, senz’altro. Ma ammettiamo, per un momento, di voler iniziare una passeggiata sul chilometro più bello d’Italia, partendo dal Lido Comunale, concedendosi una capatina in direzione Corso Garibaldi, fino ad arrivare allo storico palazzo ove fino a qualche anno fa aveva sede una delle strutture alberghiere più antiche della città, l’Hotel Miramare. La bellezza che ci circonda è incomparabile. Da un lato lo splendido Stretto di Messina, dall’altro le piante secolari che popolano la rada dei Giunchi e il lungomare superiore, e poi i palazzi antichi, testimonianza dello splendido liberty post terremoto 1908. Ma un occhio nemmeno molto attento non potrebbe fare a meno di notare “dichiarazioni d’amore”, “promesse”, “ricordi” di varia data e forma grammaticale, per lo più aliena, stampate su mura, alcune delle quali non hanno età e per la cui storia non basterebbe un trattato per raccontarla. È il triste paradosso reggino: una città che al clamore dell’offesa si

C’


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I detenuti del carcere di Locri protagonisti sul palcoscenico Il corso di laboratorio teatrale tenuto dal maestro Pino Carella (associazione teatrale di Roccella Jonica), all’interno di questo istituto, si è concluso con una bellissima commedia popolare dal titolo “I fratelli Pasqua”, realizzata dalle persone detenute lo scorso 29 giugno. Da sempre il teatro attraverso la finzione e magari l’ironia della farsa ha raccontato la realtà, vizi e virtù, contraddizioni, sofferenze, tormenti, gioie, speranze perdute. Ha raccontato dell’uomo in sé per condurre lo spettatore a comprendere meglio gli altri ma anche se stesso. La forza della comunicazione che discende dalla capacità di identificarsi o di scoprirsi attraverso la sola visione di uno spettacolo teatrale rende il teatro non solo uno strumento eccezionale per la diffusione della cultura nella società in generale ma anche uno strumento di riflessione quando il tempo per la riflessione è più ampio come nel caso dell’uomo detenuto. Per questo il teatro diviene anche uno strumento trattamentale per il recluso. Il direttore Patrizia Delfino e il comandante del reparto Domenico Vescio hanno rivolto un sentito ringraziamento a nome dell’amministrazione penitenziaria al maestro Carella per aver dedicato il suo tempo alle persone detenute trasmettendo loro la passione per il teatro, e aiutandoli a esprimere la creatività. Un segnale molto forte di sensibilità nei confronti dei detenuti, ma anche di attenzione e vicinanza agli operatori penitenziari che giornalmente assolvono a un difficile compito che non è solo quello di garantire la sicurezza ma anche di agire sullo spirito delle persone detenute, per far sì che possano recu-

Domenica scorsa, a Bovalino, con grande volontà e assoluto senso civico, gli indiani residenti nel luogo hanno provveduto a riportare agli antichi splendori uno dei luoghi simbolo, più rappresentativi e carichi di storia di Bovalino, ossia il "Parco delle Rimembranze", noto ai più come villa comunale, dove è allocato, tra l'altro, anche il monumento dedicato ai Caduti di tutte le guerre. Ricordiamo che la location si trova proprio di fronte alla stazione ferroviaria e rappresenta, per questo, il biglietto da visita per chi transita da Bovalino. L'iniziativa non è ovviamente passata inosservata, infatti la cittadinanza ha positivamente commentato l'accaduto esprimendo la piena soddisfazione per il forte senso civico manifestato e per il consolidamento integrativo della numerosa comunità indiana nel tessuto sociale bovalinese. In particolare a contribuire al ritorno allo splendore della villa comunale sono stati Singh Daljit (Toni), Singh Lakhwinder, Jagigi, Giola Singh, Kumarrajender, Tillu, Sarwan, Singh Himat.

perare i valori smarriti attraverso la commissione dei reati. Gli stessi detenuti hanno inteso ringraziare il maestro Carella donandogli una targa. Questa iniziativa come tante altre realizzate dagli operatori tutti dell’istituto penitenziario di Locri, dagli educatori, dalla polizia penitenziaria sono in linea con le azioni e gli interventi messi in campo dall’Amministrazione penitenziaria, per portare le nostre carceri a essere sempre più luoghi che assicurano la sicurezza dei cittadini ma anche rispettosi dei diritti umani e della funzione rieducativa della pena.

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I“Podemos”diCalabria Il 21 Giugno a Roma è nato il primo Comitato Territoriale di POSSIBILE in Calabria. Si tratta di uno strumento politico nuovo, adatto agli attivisti, con pochi organi intermedi, efficiente, agile nelle decisioni e progressista nelle anime che lo compongono. In modo tale che nessuno degli appartenenti venga definito maggioranza o minoranza, che ognuno possa contribuire con la sua esperienza e le sue motivazioni. Nasce nel nostro comprensorio, la Locride, a favore della promozione dei Diritti Civili condivisi. Il Comitato ha un suo portavoce. In questa fase costitutiva è Silvio Frascà. Nel prossimo futuro saranno rese pubbliche le iniziative che il Comitato vorrà intraprendere, con il sostegno indispensabile dei progressisti del nostro territorio.

Rappresentativa Calabra alla coppa delle regioni: la Regione Calabria sale di ben 3 posizioni rispetto agli anni precedenti con ben 13 atleti ammessi agli scontri finali: il nostro Oleksandr Kononenko al 4° posto assoluto seniores maschile compound

Ciao Giovanni Un tragico incidente stradale è avvenuto nel pomeriggio di martedì, verso le 17.00, a Bovalino proprio all’imbocco della pur breve galleria nel senso di marcia Bovalino-Ardore. Nell’incidente ha perso la vita Giovanni Zappavigna, dipendente della Srl Mediterranea autobus. A pochi metri dall’imboccatura della galleria il tragico tamponamento mortale tra Giovanni, in sella alla sua bici, e un’auto. Tutta la comunità di Bovalino si è stretta attorno al dolore della famiglia e noi di Riviera non possiamo che fare altrettanto.

brattamento selvaggio mobilita, ma che quando si tratta di offese meno nobili tace e, in maniera dantesca, “guarda e passa”. Il Lido Comunale, un luogo che dovrebbe rappresentare il centro del turismo reggino, cade a pezzi e le mura che lo circondano sono nutrite di graffiti di varia natura, lasciati lì da tutte le amministrazioni che si sono susseguite. Uno spettacolo indecoroso per una struttura che da anni è al centro di progetti di riqualificazione mai partiti e rimasti nero su bianco. Proseguiamo la nostra ipotetica passeggiata. Ci troviamo davanti la Stazione ferroviaria “Reggio Calabria Lido”, una stazione situata nel cuore del centro storico reggino: l’entrata lato lungomare basso è ancora piena di scritte indecifrabili sui muri. Dove sono i ragazzi armati di spazzolino e solvente? Dov’è lo sdegno? Ma ammettiamo di voler dare fiducia alla cittadinanza: il Lungomare, il vero vanto di questa città, il luogo dove l’intera popolazione prende boccate d’aria fresca e marina d’estate, non sarà certamente calpestato da discutibili e improvvisati estri artistici. Beata ingenuità. La musica, ovviamente, non cambia. Da “Ale” che dichiara a una sconosciuta donzella d’esser “il suo sogno più grande” a “Vito” che ha trovato “il suo tutto”, anche il lungomare ha i suoi “campioni”: le mura della passeggiata bassa sono costellate di graffiti, che altro non rappresentano che una grave cicatrice sullo splendido volto di una cornice urbana meravigliosa e che pochi comuni in Italia hanno. Ma non solo il lungomare: salendo verso via Giudecca, sede dello storico quartiere ebraico della città magno greca, si può notare anche il palazzo dell’Hotel Miramare deturpato da alcuni graffiti senza senso e che rovinano una splendida facciata incastonata tra le bellezze del Corso Vittorio Emanuele. E poi il palazzo dell’antichissima scuola Media statale Galileo Galilei, il cui colore originale è ormai irriconoscibile, la sede dell’Istituto Magistrale, la biblioteca Comunale, la statua dedicata a Giuseppe De Nava. Ovunque si vada, Reggio ha i suoi totem imbrattati e deturpati. Cittadini e amministrazioni, la gentilezza non vi appartiene.


RIVIERA

CULTURA E SOCIETA’

Ospite al Premio Pericle D’Oro Il Professore Indolfi “Il 25 Luglio 2015, quando si accenderanno le luci per la consegna dei Premi Pericle D’Oro, un altro pezzo di storia della rinascita della Calabria verrà raccontato dal Professore Indolfi”. Queste sono le parole pronunciate dal fondatore del Premio, il maestro Domenico Savica, che con il suo staff organizzativo non solo si sta adoperando per rendere la manifestazione un avvenimento emozionante per l’eccellenza degli ospiti, ma vuole testimoniare come il connubio tra la scienza e l’innovazione tecnologica e un ricercatore come Ciro Indolfi hanno creato un evento edificante di forte impatto clinico e di alta utilità per la chirurgia cardiovascolare. Le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte in Italia e in Calabria. Per la prima volta in Italia, la Cardiologia dell’Università di Catanzaro, diretta dal Prof. Ciro Indolfi, ha usato un nuovo catetere che esplora le arterie coronarie e che consente la precisa localizzazione del punto da trattare. Questa avanzatissima attrezzatura tecnologica, a disposizione dei pazienti calabresi, è stata utilizzata su un giovane affetto da una diffusa e severa malattia coronarica e ha consentito il trattamento mirato e preciso della stessa patologia. Le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte in Italia e in Calabria. Pertanto è neces-

Ritorna l’appuntamento estivo dell’ALB“ Sette libri per sette sere” S

“Non ci sarà mai l’approccio cattedratico del relatore e degli ascoltatori, tipico dei convegni, ma vogliamo dar luogo a dibattiti”

i dichiara soddisfatto Cosimo Pellegrino, presidente dell’ALB (Associazione Amici del Libro e della Biblioteca) per i successi riscossi nell’ultimo anno di attività, e per la rinnovata situazione politica sidernese. Dopo l’incoraggiante esito della prima edizione di “Sette libri per sette sere”, l’ALB ripropone l’appuntamento estivo seguendo il modello della prima edizione. Un tema per ogni serata, durante le quali il pubblico sarà chiamato a dare un proprio contributo sociale, un’esperienza, un commento, un’opinione, un consiglio. “Desideriamo che nascano discussioni - dice Pellegrino - Non ci sarà mai l’approccio cattedratico del relatore e degli ascoltatori, tipico dei convegni, ma vogliamo dar luogo a dibatti-

ti, poiché solo attraverso lo scambio di idee ci si arricchisce. Molti dei temi scelti sono infatti di grandissima attualità e molto sentiti sul nostro territorio, e tante proposte sono pervenute dal pubblico”. Mesi addietro la nostra testata ha infatti chiesto ai lettori di suggerire temi interessanti. Dopo una selezione accurata, in base alle tematiche che hanno riscosso più ampio consenso, la settimana sarà così articolata: la donna in Calabria, in particolare le donne sole, che per una ragione o per l’altra non potevano più contare sulla presenza del marito, con la difficoltà di dover mantenere una famiglia; l’alimentazione: cosa questa terra può dare in tema di eccellenza e di specialità? In questa sede si parlerà anche dell’Expo e di come la Calabria ha affrontato questa prova; la posizione della Calabria al cen-

tro del Mediterraneo, come prevedere il futuro osservando il passato; “la Cattedra sulla rupe” di Enzo D’Agostino; emigrazione dei calabresi nel mondo e immigrazione in Calabria; riscoperta di una dimensione fanciullesca attraverso i giochi popolari e i giochi di strada. Le serate partiranno dal 29 luglio e si concluderanno il 4 agosto, dalle 21 in poi. “Quest’anno – conclude Pellegrino - abbiamo un interlocutore che è la Giunta Comunale, mentre nel 2014 il supporto è stato minimo. Avremo il patrocinio del comune, e stavolta sarà concreto. L’assessore alla Cultura, Ercole Macrì, ha già dato ampia disponibilità, e la semplice possibilità di un’interfaccia umana e flessibile cambia le cose in modo radicale”.

Giorgio Botta eletto nuovo governatore del Rotary Club

sario potenziare la diagnosi precoce e il trattamento tempestivo di tutte le patologie che interessano il cuore e le arterie. La coronografia, cioè la visualizzazione delle arterie coronarie mediante iniezione di mezzo di contrasto, ha consentito il trattamento della cardiopatie ischemiche mediante by-pass aortocoronarico e mediante angioplastica con impianto di protesi chiamate stent. “Sono particolarmente soddisfatto della scelta, da parte dei ricercatori inglesi che hanno scoperto questa nuova tecnica di misurazione intracoronarica della pressione, di affidare alla Cardiologia del Campus Universitario di Catanzaro il primo uso in Italia di tale tecnologia innovativa”– ha affermato il Prof. Ciro Indolfi, Direttore della Cardiologia Universitaria dell’Ateneo Magna Graecia di Catanzaro. “Da anni abbiamo focalizzato i nostri sforzi sull’innovazione e la ricerca nel campo delle malattie cardiovascolari. La nostra Cardiologia – ha proseguito il Prof. Ciro Indolfi - è stata la prima unità operativa pubblica della regione che ha iniziato il trattamento dell’infarto miocardico con lo stent. Poi abbiamo introdotto in Calabria il trattamento della malattia valvolare aortica con l’impianto percutaneo di valvola, siamo attualmente l’unico centro della Calabria (e uno dei pochi in Italia) che effettua il trattamento percutaneo della valvola mitralica e che effettua ablazioni delle aritmie cardiache con la tecnica Carto 3D”. “Risultati non da poco - ha concluso il Prof. Ciro Indolfi - se si tengono in considerazione le grandi difficoltà ambientali e legate al piano di rientro di una Regione del sud. Ciò nonostante tecnologie oggi disponibili nella Cardiologia del Campus dell’Università di Catanzaro. Ovviamente il servizio offerto agli utenti ha una grande ricaduta sociale perché i Calabresi non hanno più la necessità di emigrare, come avveniva nel passato, in altre regioni per sottoporsi con tranquillità a procedure di Cardiologia Interventistica.

È un calabrese di Roccella il nuovo Governatore del Distretto 2100 del Rotary International. Si tratta di Giorgio Botta, del Rotary Club di Locri al quale il 4 luglio, con una cerimonia che si svolgerà presso l'Auditorium comunale di Roccella Jonica sarà affidato il mandato di promuovere e sviluppare le più opportune iniziative orientate alle attuali esigenze della Calabria e della Campania. Nel corso della prevista Assemblea distrettuale del Passaggio del Collare - informa una nota stampa - si parlerà della funzione del Rotary International e delle sue strategie innovative ma anche di quello che sarà possibile realizzare sul nostro territorio, in cui lo stesso Rotary è operativo da molto tempo. Saranno presenti i dirigenti dei 94 Club di Campania, Calabria e Territorio di Lauria, gli assistenti e i delegati del Governatore, i formatori e i presidenti delle commissioni distrettuali rotariani, rotaractiani e interactiani provenienti da tutto il distretto. Nel corso dell'assemblea distrettuale sono previsti contributi di ele-

vato spessore culturale da parte dal Past Director del Rotary Internazionale Raffaele Pallotta d'Acquapendente, dal decano dei Governatori Emeriti Vito Rosano, dal presidente della commissione distrettuale della Rotary Foundation Guido Parlato, e di autorevoli rappresentanti dell'associazione come Maria Rita Acciardi, Francesco Socievole, dai rappresentanti distrettuali del Rotaract Stefano Scarpa e Stefano De Vito. I lavori saranno conclusi dal nuovo governatore Giorgio Botta con una relazione sul motto del Presidente Internazionale dal titolo "Siate dono nel mondo". Il Rotary - anticipa Giorgio Botta - vuole continuare a mantenere inalterato il suo ruolo di momento di crescita della società in cui e saldamente radicato. Quel "Siate dono nel mondo" va interpretato nel migliore dei modi, diventando sicuro strumento di stimolo per tutti i rotariani che vorranno dimostrare di essere capaci di confermare la leadership dell'associazione.

CarloBeneduci, il più grande cantore dellaVerità nel Mezzogiorno Attendevamo nelle piazze immense del mondo, soli col bavaglio sulle labbra davanti le vetrine degli editori, dei "prìncipi" librai che accadesse il miracolo della novità. È accaduto. Si chiama "Se d'Azzurro".

a poesia dello scrittore e poeta Carlo Beneduci col suo testo "Se d'Azzurro", edito dall’Autore presso Carpe Diem di Melicucco (RC), ci sveglia dal lungo torpore in cui ci eravamo fermati come bestie in un antro privo di luce propria e oscuro. Noi senza parlare, senza urlare, amare, ebeti di noi stessi. Attendevamo nelle piazze grandi, immense del mondo, soli col bavaglio sulle labbra davanti le vetrine degli editori, dei "prìncipi" librai che accadesse il miracolo della novità. È accaduto. Si chiama "Se d'Azzurro". Il poeta Beneduci riscatta l'umanità dalla lunga attesa nella prigione senza luce... celeste e ci affida il suo capolavoro a cui diamo il benvenuto nella “nuova letteratura”. Egli è il cantore della Verità, unico in tutto il Mezzogiorno. Entra col suo passo felpato nell'anima, nello spirito e

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nei nervi di questa umanità troppo distratta e indifferente perché incredula, perversa e devota al dio denaro. Il suo fortino. Non ricordavo più come si racconta in versi tutto un mondo fatto di lacerazioni, di dolore e di intense emozioni. "Se d'Azzurro" è una struggente romanza drammatica pure e nel tempo stesso soave da sentire il cielo. Esalta e lascia rabbrividire l'anima. Il corpo del Poeta è sferzato fortemente da idiosincrasie familiari, ma non si arrende. Racconta l'infanzia perduta tra "fili d'innocenza... gettati al vento" e "Nel gioco a perdermi dei genitori/ premio era la mia solitudine". È tutto ciò che ancora oggi accade nel nostro umano mondo immoto, senza incontrare due braccia che ti stringano al cuore. Gli occhi attoniti della Madre che il poeta ha amato in sublime silenzio, gli


RIVIERA

LA ROSA DEIVENTI

CONSIGLI STRAORDINARI Se ti par che il vin bevuto alla sera ti ha nociuto troverai che medicina

è il riberne la mattina (Trad. Cavalier Magenta 1833) Quello che deve fare un “gentiluomo” alla propria donna. Primo: dopo averla adagiata in un forno riscaldato per cuocervi il pane, le chiede: - Mia cara come stai lì dentro? - Signore, non ho freddo. - Ed egli deve crederle. Secondo: Dopo averla imbavagliata e rinchiusa in un sacco, la getta nel fiume dall’alto di un ponte e domanda: - Mia cara come stai laggiù? Ed ella risponde: Signore non ho sete. - Ed egli deve crederle..... Mi sa che è meglio non continuare!!! Maria Verdiglione

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Giusy di Bartolo,tra canto e moda diventa orgoglio calabrese “Mi lascio ispirare da qualsiasi cosa: un bottone o anche una cultura diversa”.

“Preferisco creare abiti che non debbano restare chiusi nell’armadio”

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iusy di Bartolo è un’emergente designer di abiti e raffinata cantante. Le sue due più grandi passioni iniziano sin dall’infanzia e da quel momento ha perseguito la sua strada senza mai fermarsi. Inizia a cantare nel coro polifonico “Vox Populi” diretto dalla maestra Maria Rosaria Iacopino periodo durante il quale capisce che il canto sarà parte integrante della sua vita. Selezionata tra i primi 43 su 30.000 partecipanti italiani al concorso Mia Martini, Giusy non può non essere definita “orgo-

glio calabrese” facendo parte di quel gruppo di giovani meridionali che rendono sempre più fiera la loro terra. Accanto alla passione del canto, si riscontra però un lodevole talento nel design e a questo proposito Giusy si è offerta di rispondere alle mie domande. Perché hai deciso di studiare moda? «Ho iniziato a disegnare abiti a sei anni e mia madre aveva già capito quale sarebbe stata la mia strada. Lei ancora oggi conserva uno dei miei primi abiti. Già all’epoca

riuscivo ad accostare non solo le sfumature di colore, ma anche i tessuti necessari per realizzare gli abiti. Così dopo il liceo, ho scelto di intraprendere gli studi di design iscrivendomi all’Accademia New Style di Cosenza». Quale strade ti ha aperto l’accademia di moda? «Questo tipo di studi mi ha consentito di arricchire il mio bagaglio culturale grazie al quale sono riuscita a conquistare il 3° posto nella classifica del concorso “Brid& Fashion”. Ho partecipato anche a numerosi eventi e oltre ad aver creato un mio personale shooting fotografico, sono stata selezionata anche per la Camera Nazionale Giovani Fashion che organizzerà la settimana della moda a Milano per i giovani. Inoltre due dei miei abiti hanno sfilato sul red carpet al Palazzo della Provincia, Salone Monsignor Ferro». Da dove trai l’ispirazione per i tuoi abiti? «Una collezione di abiti può partire da qualsiasi cosa: un bottone o anche una cultura diversa. Il mio stile si avvicina alle esigenze della gente. Nel mondo della moda non è sempre apprezzato, ma so che le persone preferiscono abiti che poi non debbano stare chiusi in un armadio». Cosa ti auguri per il futuro e per i giovani che vogliono intraprendere la tua stessa strada? «Il mio sogno sarebbe quello di rimanere nella mia terra perché qui sono nate molte collaborazioni. Anche se il mio lavoro mi porterà lontano vorrei tornare sempre qui e vestire le donne calabresi. La Calabria ha un’apertura per la moda che non mi aspettavo, non è un terreno fertile come Milano, ma è sicuramente un buon punto di partenza». Se dovessi scegliere tra il canto e la moda, cosa sceglieresti? «Fin quando posso, vorrei non scegliere perché non riuscirei a staccarmi dalle mie passioni. Spero di poter continuare a perseguirle entrambe». M. Cristina Caminiti

“Entra col suo passo felpato nell'anima, nello spirito e nei nervi di questa umanità troppo distratta e indifferente perché incredula, perversa e devota al dio denaro”. danno malinconia e amore, tanto amore da desiderare di baciarla ancora. Ma "ogni piaga è un'àncora/gettata tra scogli nell'abisso" scrive il poeta. Il pentagramma dove il poeta attinge il suono delle sue liriche è il racconto della sua crescita solitaria, della sua vita, che coinvolge il lettore attento e severo. "La corda tesa" da questo momento si può anche leggere corda di violino o corda

d'oro che dal cielo di luna non si romperà mai. Note di pianoforte suonate da Maria, la nipotina già artista sublime ancora in tenera età. Beneduci è sicuro, è certo che vivere se stessi è uscire da noi stessi. Incontrarci e sorridere, lasciando all'ultima stazione del mondo le angosce, la solitudine, la paura. Il coraggio ci salverà dall'immobilismo. Troppo chiusi nel nostro egoismo, nel silenzio, nel terrore della morte, nell'ipocrisia, ci siamo nascosti ai figli, agli amici, ai fratelli, barando e fingendo senza coscienza di essere felici. Beneduci scrive un'autentica opera d'amore per il suo Prossimo: La moglie Maria "lo sguardo d'azzurro" e in "Onde": "Torna, son io il tuo confine", per i figli e i nipoti ma anche per noi. È un "testamento", scrive Gallo, autore dell’introduzione, senza alcuna effrazione, sincero, intimo, legato a un

grande Amore: quello che dovrebbe tenerci tutti uniti. Il Poeta, pur non dimentico del dolore passato, della viltà e dell'arroganza dei... non uomini che lo volevano crocifisso, chiede la salvezza di quella umanità senza terra, oppressa, rigettata nelle fogne della schiavitù dal capo di bestiame. Beneduci conclude il suo viaggio lasciandoci note d'azzurro nell'anima e nel corpo. Il nostro sangue pulsa di gioia e del sapore di libertà. Le nostre labbra sono senza bavaglio e nella stazione dove siamo arrivati la gente parla, urla, bacia uomini e donne e fa festa perché "Se d'Azzurro" è nostro figlio, nostro padre, passato futuro, libertà e musica. Caro Poeta non fuggire. Hai dato tutto di te. Ci hai resuscitati. Ed ecco Ipponio ("Paesino"). La stupenda vestale sorride d'azzurro come Maria. Antonia Capria

DOMENICA 05 LUGLIO

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NEWS DALL’EUROPA

Bollette meno care in ambito europeo dal 2017 Bollette telefoniche care tanto da rovinare il vostro budget per le vacanze, una connessione a Internet non efficace a rispettare le sue promesse di velocità di connessione: queste esperienze saranno presto vecchi ricordi. Quasi due anni dopo che la Commissione europea ha presentato la sua proposta di un mercato unico delle telecomunicazioni, è stato trovato un accordo con il Parlamento europeo e il Consiglio. Il compromesso è stato raggiunto in data odierna a seguito di negoziati finali tra le tre istituzioni (i cosiddetti incontri “trilogo”). Essa prevede: La fine della tariffe di roaming entro il mese di giugno 2017. Quando viaggeranno nell’Unione europea, gli utenti di telefonia mobile pagheranno lo stesso prezzo come a casa, senza costi aggiuntivi. Forti regole di neutralità della rete che proteggeranno il diritto di ogni cittadino europeo di accedere ai contenuti di Internet, senza alcuna discriminazione. Queste misure saranno completate da una revisione ambiziosa di norme UE sulle telecomunicazioni nel 2016. La riforma prevede un coordinamento dello spettro a livello UE più efficace. Del resto creare le condizioni giuste per le reti ei servizi digitali a prosperare è un obiettivo chiave del

Nuovi aiuti europei all’Ucraina L’Unione europea sta aumentando la sua risposta umanitaria per aiutare le persone colpite dalla crisi in Ucraina orientale, con un nuovo pacchetto di aiuti del valore di € 15.000.000 annunciato oggi dal commissario europeo per gli aiuti umanitari e gestione delle crisi Christos Stylianides durante la sua visita. L’annuncio arriva tra le preoccupazioni per la situazione umanitaria, con circa 5 milioni di persone che necessitano di assistenza in Ucraina. “E’ essenziale che gli aiuti umanitari arrivino a tutte le persone vulnerabili colpite dal conflitto. Le organizzazioni umanitarie devono avere un accesso sicuro e veloce alle zone di conflitto. Sono molto preoccupato – ha affermato il commissario europeo Christos Stylianides - per i continui combattimenti a Donbas in Ucraina, nonostante l’accordo di cessate il fuoco. L’impatto delle violenze sulla popolazione civile è allarmante”. “Questo finanziamento aggiuntivo darà un impulso significativo alle operazioni di aiuto in corso, si punterà a raggiungere le persone più vulnerabili attraverso la fornitura di cibo, dei kit per l’igiene, coperte, assistenza sanitaria, acqua potabile, ripari e altri tipi di assistenza salvavita, sia nelle aree controllate dal governo che non zone limitrofe “, ha aggiunto il commissario Stylianides. Il nuovo finanziamento porta l’assistenza umanitaria messa in campo dalla Commissione in Ucraina ad oltre € 62.000.000 dall’inizio del conflitto, un’assistenza che si va ad aggiungere ad altri importanti aiuti dell’assistenza bilaterale messi a punto da un certo numero di Stati membri dell’Unione europea. Insieme con il finanziamento fornito direttamente dagli Stati membri, l’Unione europea ha posto in gioco nel suo complesso oltre € 223.000.000 per le persone colpite dal conflitto dall’inizio del 2014.

piano della Commissione per un mercato unico digitale. Accogliendo con favore l’accordo Andrus Ansip, vicepresidente della Commissione per il mercato unico digitale, ha dichiarato:.. “Gli europei hanno chiesto la fine delle tariffe di roaming, nonché una regolamentazione delle regole della net neutrality. Le richieste sono state ascoltate. Abbiamo ancora un sacco di lavoro davanti a noi per creare un mercato unico digitale. I nostri piani per realizzarlo sono stati interamente approvati dai capi di Stato e di governo la settimana scorsa, e dovremmo muoversi più velocemente che mai su questo”. Günther H. Oettinger, Commissario per l’economia digitale e società, ha da parte sua dichiarato: “Accolgo con favore un accordo oggi cruciale per terminare finalmente le tariffe di roaming e ristabilire regole neutralità della rete pragmatiche in tutta l’UE. Entrambi sono diritti essenziali per i consumatori e le imprese in economia digitale europea di oggi e la società. Noi costruiremo su queste importanti basi della nostra prossima revisione della normativa delle telecomunicazioni dell’UE. “

“Europa 2020

Opportunità per l’agricoltura calabrese”, L’Associazione Eurokom, con il Centro Europe Direct ospitato presso i locali di Palazzo Amaduri, in collaborazione con l’Associazione Un Ponte per l’Europa di Palmi, la Rete Parco Agricolo Calabria e l’Ordine degli Agronomi, con il patrocinio del Comune di Gioiosa Jonica, ha organizzato il convegno “Europa 2020 - Opportunità per l’agricoltura calabrese”, il 3 Luglio 2015 a partire dalle ore 17:30 presso Palazzo Amaduri – Gioiosa Ionica (Rc). L’evento ha inteso promuovere le opportunità offerte dalla Nuova Politica Agricola comune 2014 – 2020 e fornire così una visuale sulle importanti novità circa il nuovo PSR Calabria 2014/ 2020 ed al contempo promuovere il nuovo Portale “Parco Agricolo Calabria” che promuove le tipicità dei prodotti agricoli e artigianali, che nascono dalle Aziende del territorio regionale al fine di valorizzare le aziende agricole e gli agriturismi del territorio. Hanno preso parte all’evento Salvatore Fuda, Sindaco per il Comune di Gioiosa Jonica; per l’Ordine Professionale dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali della Provincia di Reggio Calabria Stefano Poeta, Presidente Provinciale. I temi strategici e le opportunità del futuro PSR 2014-2020 della Calabria sono state anticipate da Alessandro Zanfino, Autorità di Gestione PSR Regione Calabria Dipartimento Agricoltura. Il ruolo dei dottori agronomi e forestali nella programmazione 14-20 è stato sviluppato da Sergio Caracciolo, Consigliere dell’ Ordine Professionale dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali della Provincia di Reggio Calabria; Claudio Marcianò, MSc, PhD, Associate Professor of Agricultural Economics Agraria Department – dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria ha trattato di Governance locali e sviluppo integrato in Calabria; a conclusione il lancio del Parco Agricolo Calabria una nuova opportunità per la regione è stato anticipato da Giuseppe Campisi, Responsabile Dipartimento Lavoro e Sviluppo ACLI Calabria. L’anima dell’incontro è stata tesa a enucleare soprattutto le principali misure per l’agricoltura previste dalla PAC 2014/2020. In particolare si è sottolineato come per gli Aiuti accoppiati – è stata fissata una quota all’11%,

pari a oltre 426 milioni di euro. I settori sui quali sono state concentrate le risorse sono: zootecnia da carne e da latte, seminativi, piano proteico e grano duro, olivicoltura. Lavoro giovanile – è prevista la maggiorazione degli aiuti diretti nella misura del 25% per i primi 5 anni di attività per le aziende condotte da under 40, assicurando il livello massimo di plafond disponibile che ammonta a circa 80 milioni di euro all’anno. Pagamenti diretti – L’importo del pagamento di base da concedere ad un agricoltore è ridotto del 50% per la parte eccedente i 150.000 euro e, qualora l’importo così ridotto superi i 500.000 euro, la parte eccedente è ridotta del 100%. Il taglio sarà effettuato dopo aver escluso i costi relativi alla manodopera, salari e stipendi, contributi versati a qualsiasi titolo per l’esercizio dell’attività agricola I due settori principali sono stati scissi lungo i due pilastri su cui si è concentrata la pianificazione europea: I° PILASTRO diretto agli AIUTI diretti I principali settori interessati dagli interventi per favorire la sostenibilità e aumentare la competitività sono: Zootecnia da carne e da latte: € 210.500.000 Piano proteico* e grano duro: € 95.400.000 Seminativi**: € 50.800.000 Olivicoltura: €70.000.000 II° PILASTRO inerente SVILUPPO RURALE Il valore complessivo delle risorse per lo sviluppo rurale è di 20,86 miliardi di euro in sette anni, di cui 18,62 destinati all’attuazione dei programmi regionali e 2,24 miliardi di euro destinati a misure nazionali, nel settore della gestione delle crisi, delle infrastrutture irrigue, della biodiversità animale e al finanziamento della nuova rete rurale, come di seguito specificato: Rete rurale nazionale: € 100.003.534 Gestione rischio: € 1.640.000.000 Biodiversità animale: € 200.000.000 Piano irriguo: € 300.000.000


RIVIERA

di Antonio Calabrò

Uomini di mare o uomini da amare, calabresi montanari e marinari, marinati e arrostiti, pescatori e cacciati, pescati bracconieri e frombolieri e inventori, popolo d’eroi e di santi, di vendicatori e di asceti, di innamorati e di spavaldi sognatori senza rete, Calabresi tutti in barca, per cercare di raggiungere le navi.

igi da leoni itorto e Lu Una notte peritura, Riccardo R rata di diverGiorgio Im contrano per una se o dell’ex sinRubino si in festa di compleann timento allaerno. Auguri! daco di Sid

Politica abbronzante I tre consiglieri comunali del PD Salvatore Pellegrino, Giorgio Ruso e Maria Teresa Fragomeni, dopo il “caldo” di questi giorni, si rinfrescano all’ombra..

Freschi compagni di viaggio Quel famoso frigorifero che amava stare all’aria aperta, nel corso di questi lunghi mesi ha trovato le più disparate compagnie. Dopo la porta a vetri che l’ha accompagnato nella sua avventura outdoor nelle ultime settimane, è la volta di un materasso!

llo gnia nie di live CompagPanetta in compaerno: Mimmo ppia storica di Sid lo” e di una co etto il “Mongo del Sasà d “Fratello Pasquale ”! Mongolo

Ereditieri di cultura Bruno Pelle e Pino Filastro, hanno trascorso un’intera vita (in due, s’intende) a fare gli insegnanti tra Siderno e Locri. Bravissimi e mai dimenticati, hanno indubbiamente lasciato l’eredità più importante a decine e decine di ragazzi del comprensorio: la cultura!

Anche Gianni Giglio veste Kruder! L’eccentrico Gianni si è sempre distinto per lo stile inconfondibile e il piglio carismatico. Non poteva non rifornirsi anche lui nel negozio di abbigliamento più in della città!

Auguri agli sposi La scorsa settimana, Ilenia e il suo simpaticissimo Domenico, sono finalmente convolati a nozze dopo una storia d’amore unica nel suo genere. In questa foto, la sposa esce di casa per dirigersi in chiesa scortata dal suo bravissimo papà. I vostri genitori vi fanno i migliori auguri, ragazzi, e auguri anche da tutta la redazione del nostro giornale!

Da una grande responsabilità… Ivan Leotta è conosciuto per essere un ragazzo molto responsabile, prova ne è che il suo senso del dovere lo porta a reggere il peso dell’intero mondo sulle spalle!

Che senso civco! Cosimo, Gisella e Pasquale posano per questa bella foto dopo aver collaborato alla realizzazione della piazzetta di Donisi, a Siderno. Questo sì che è senso civico!


SETTIMANALE

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DOMENICA 05 LUGLIO 23

Il bagnino Lillo Verona e Michele Staibano 50 anni di matrimonio vissuti poeticamente Il 27 giugno 1965 si sposava Totò Delfino, nostro grande scrittore e giornalista che ha lasciato una traccia indelebile sulla nostra terra. Un’associazione bavosa Biona, dell’associazione “vavalaci” di Siderno, qui ritratta al gran completo, ci tiene a fare la seguente precisazione: «Ironia della sorte vuole che l'unica associazione sidernese che "veramente" funziona non è neanche iscritta nella pomposa consulta delle associazioni #vavalacisiamonoi»

La coppia dell’anno Si propongono come indissolubile accoppiata estiva i sempreverdi Filippo Montalto e Vincenzo Scordì. Ne vedremo delle belle!

Musica di ogni etnia In questa foto possiamo dare una rapida occhiata al gruppo folk che ha allietato la serata degli stranieri in visita al nostro comprensorio la scorsa settimana nella serata trascorsa a Siderno Superiore.

di Uniti per la vita o tutto fare in quel Michele, vigile urbanatto assieme a sua moglie Siderno, viene qui ritrta di relax. E cosa c’è di durante una giorna ma proprio tutto con la meglio che fare tutto,vita? propria compagna di

Ecco una bellissima foto di gruppo delle delegazioni di Grecia e Malta venute in visita la scorsa settimana nel nostro comprensorio! Ci auguriamo di poterli rivedere prestissimo e, naturalmente, che la visita sia stata di loro gradimento!

I Bronzi di Riace I fisici statuari di Antonello Alfarone e Andrea Pratesi sono oggetto di invidia di centinaia di uomini meno fortunati e bramati dalla donne di ogni dove. Osservate con attenzione questi due meravigliosi esemplari di maschio italico nello svolgimento del più nobile dei passatempi: l’ozio!

Da qui messere, si domina la valle... Solitario si erge il castello di Palizzi sulla rupe che domina la valle. Questa foto meravigliosa ne coglie tutta l’antica austerità e ci ricorda la grandiosità del tempo che fu, spingendoci a ricercare quelle atmosfere e quel senso di nobiltà che da sempre caratterizza il nostro popolo. Guardiamo al passato come un desiderio di conquista del futuro.

Affacciati alla finestra amore mio… Sul balcone di Palazzo de Mojà fanno capolino la nostra amica Dafne e il musicista Vincenzo Oppedisano. Altro che coppia reale, questi due costituiscono una coppia vincente!



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