Riviera nº 29 del 15/07/2018

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la vetrina

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Asproniente: contro-narrazione della Montagna lucente In attesta della manifestazione “Gente d’Aspromonte” che si svolgerà ad Africo 19, 20 e 21 luglio, proponiamo questo editoriale di Gioacchino Criaco, come sempre puntuale interprete della realtà montana calabrese. “Vorrei essere l’orso che per la prima volta trova il favo delle api, scopre il fascino d’ambra del miele e v’intinge un bastoncino di legno e per miracolo gli cresce intorno un’aria impregnata del profumo dolciastro dei fiori più belli della Terra. Se si è stati quell’orso, lo si capisce con quanta forza si possa difendere un sogno conquistato... “Vorrei venirci in eterno quassù, a ogni primavera. Le ginestre spinose aprono i fiori gialli al cielo riempiendo i monti di un sapore che sa di limone, liquirizia, vaniglia e caramello. I perastri si imbiancano a neve e tra profumi e colori l’isola che sta fra lo Jonio e il Tirreno diventa davvero la più gustosa fra le leccornie create dagli dèi. “Vorrei levarmi insieme al dio Sole, salire con lui mentre illumina pian piano i tornanti che portano in alto, ad avvicinarsi al cielo, fino al punto in cui è possibile guardare giù e vedere le meraviglie che stanno ai lati e di fronte al Monte, per scoprire quanto si possa odiare il mare che ciocca a ciocca strappa i capelli bianchi a un sogno infantile. “Sì, la primavera è il tempo più giusto per scalare l’Aspromonte, quando nebbie e nuvole sono finite in soffitta, in attesa del prossimo inverno, e per le voraci cavallette non esiste un riparo. Più si sale e più si può vedere l’esercito di ingordi insetti che ogni mattina si svegliano presto per divorare il sogno. “La primavera accende il mondo e mostra il peccato. E i monti sono il palcoscenico adatto per capire chi odia il mare, che stando in alto appare chiaro che chi vive troppo in basso il paradiso non l’ha mai visto e non ha mai inseguito l’orso per scoprire che il suo trofeo ambrato non lo andava a divorare ma semplicemente a nascondere, per proteggerlo dagli insetti…”. (Canto del dio pastore). Gli aspromontani non lo odiano affatto il mare, lo Jonio e il Tirreno sono stati i sentieri del sogno di ogni altrove mediterraneo, riunito in una terra il cui nome vero, per secoli, è stato Rifugio. Gli aspromontani sono figli di una cultura antica, che ha tenuto insieme popoli diversi, che ha costruito un mondo che è stato importante, grande fin quando non c’erano sbarre alle porte e alle finestre. Gli aspromontani non sono contro il mare, si oppongono a una cultura diversa, alternativa, che popoli in cerca di dominio e non di rifugio per secoli hanno cercato di insediare. E l’Aspromonte per secoli è stata terra di resistenza, di sopravvivenza di una cultura altra: coesione e solidarietà contro disgregazione ed egoismo. Gli aspromontani non disdegnano la frescura del mare, temono il fiato putrido degli acquitrini che spirano il puzzo dell’omologazione non il profumo dell’integrazione. Per questo si è banalizzato tutto, per togliere valore a una battaglia nobile, si è trasformata una lotta culturale in una questione criminale. Un popolo fiero è stato ridotto a orda mendica, ma nella Calabria non c’è la genesi del male, c’è invece nei geni il germe della resistenza. Ed è solo la resistenza che può ribaltare un destino che appare segnato. L’Aspromonte è una delle tante vette che stanno in un mondo a Sud, picchi che si vorrebbero spianare, per portare tutto a livello del mare. Mi accusano di mentire, di inventare un’epica che non esiste. Ed io non ho testi storici da contrapporre, invento se dico che gli aspromontani protessero Spartaco contro l’immenso impero romano; invento se dico che all’esercito napoleonico, per primi, strapparono le insegne; invento se dico che donne e ragazzi hanno fatto una gloriosa rivoluzione profumata di gelsomino. Ho solo i cunti fatti intorno ai bracieri dalle nostre vecchie. Ma le mie, che non sono bugie, tolgono complessi di subalternità che in passato non abbiamo avuto, gonfiano il petto di un orgoglio buono e, soprattutto, mi aiutano a non scambiare stelle con pianeti, insetti con animali e a non trasformare rivoluzionari in malandrini. L’Aspromonte è un sentiero lungo millenni, con le tortuosità degli anni innumerevoli, disegna costellazioni che emulano il cielo e non covi per i briganti di passo. Non basta una scarpinata di un giorno, una settimana, un mese, un anno per raccontarlo. L’Aspromonte non è un monte, è una montagna: una femmina fiera che partorisce e allatta i propri figli con amore, li addormenta con canti e favole. Il male è degli uomini, non dei luoghi. E l’Aspromonte, per chi continua a non saperlo, è Lucente non aspra. Gioacchino Criaco

IN BREVE Questa settimana il sindaco metropolitano, Giuseppe Falcomatà, ha denunciato la diffusione virale di una fake news. Alcuni giornali hanno riportato l’avvistamento a pochi passi dal bagnasciuga di Catona di una verdesca, squalo innocuo e molto comune nel Mediterraneo. Ma il video dell’incontro ravvicinato tra bagnanti e il disorientato pesce risalirebbe al 18 giugno scorso e si riferirebbe a un avvistamento avvenuto a Sibari, in provincia di Cosenza.

Lo squalo delle Maldive in vacanza a Sibari o a Catona? Lo squalo rivela: “Il video non è stato girato nè a Catona nè a Sibari. L’avemo girato io e Lella sul litorale laziale perché io so’ de Roma (anche se tifo Lazio). Conta che un filmino può girare dalle tre alle quattro volte per estate, a noi entrano i diritti ogni volta, con un viaggio riesco a campà la famiglia anche una mesata”.

-Gentile dottor squalo, grazie per il tempo che dedica alla nostra testata… -Grazie a voi di darmi l’occasione di esprimere pubblicamente la mia opinione riguardo all’accaduto. -Intende riferirsi all’episodio in cui lei si è mostrato ai bagnanti? -Esatto. -Quindi conferma quanto è stato scritto dai giornali? Lei si trovava a Catona? Non vorrei apparire scortese, ma hanno detto che pochi giorni prima era stato avvistato a Sibari! Il video era lo stesso… insomma, era a Catona o a Sibari? -Ma in nessuna delle due! Ma ancora non hai capito come vanno avanti queste cose? Pare che vieni dalla montagna del sapone… -Quindi la realtà dei fatti qual è? -Il video l’avemo girato io e Lella sul litorale laziale perché io so’ de Roma (anche se tifo Lazio). Che poteva essere, Cerveteri o Ladispoli, nun me ricordo… perché quando me ce trovo faccio diversi filmati che poi si mandano in momenti diversi, me segui? -Non tanto… -Ma sei de coccio! Allora, mo’ te spiego, appizza l’orecchie, però, eh. Secondo te può mai passare un’estate, ma dico una, senza che passa su Youtube o Fanpage un filmato di squali, tartarughe, delfini? -… in effetti… -Ecco. Prendi i delfini, che come tutti sanno sono extraterrestri, nun se fanno pagà perché a cambià la valuta col pianeta loro nun ce se guadagna. Le tartarughe so’ tutte stupide, ma tutte. Noi squali, che semo rimasti due tre, se famo pagà, me sembra giusto. Facciamo n’apparizione, tiramo fuori ‘a pinna, damo du’ botte de coda, che fa tanto fino, tanto documentario tipo Piero Angela, e se qualcuno nun ce spara ‘na fiocina, se ne tornamo indietro. Conta che un filmino può girare dalle tre alle quattro volte per estate, a noi entrano i diritti ogni volta, con un viaggio riesco a campà la famiglia anche una mesata. Se poi ce sta qualche core buono con due o tre cellulari, i videi si moltiplicano perché cambia la prospettiva, la durata, capisci, su Youtube poi non si distingue l’uno dall’altro, e me pagano su tutti quelli che girano. Insomma, ce guadagno di più. Mi pago tasse e convenzione veterinaria, e pure la polizza vita perché non si sa mai, tengo famiglia… -Quindi lei non era a Sibari né a Catona? -Ma ce sarò pure stato, ma per turismo! Ché poi quando uno squalo s’avvicina alla costa, vor dì che l’acqua è pulita, ma manco questo avete capito,

‘a fessi! -E la signora con accento romano che ha detto “Ma manco alle Maldive?”, era sua complice… ehm, sua collaboratrice? -E te lo sto a dì! È Lella! N’avemo girati di filmini

insieme! C’ha due figli e me sa che se sta a divorzià, però forse si rimette insieme. Ce saremo visti un sacco di volte, ha fatto un po’ di teatro perché sapeva che me stavano a filmà col cellulare… ‘na brava signora, quando può m’aiuta sempre, finge de spaventarse e fa un sacco de scena. -Quindi lei alle Maldive non c’è mai stato, lei è una verdesca mediterranea? -Ossignore, me fai sudà! So’ io lo squalo delle Maldive! -Ma come, scusi? Se ha appena detto… -Ma che te pare che la vita dello squalo è ‘na nuotata nell’acqua bassa? Non lo sai che la popolazione di squali è diminuita drasticamente non solo per quelle schifezze che ci buttate negli oceani, ma perché dal 1975 siamo diventati lo spauracchio dei mari? -Cioè da quando è uscito “Lo squalo” di Steven Spielberg? -Esatto, gioia. Quel film è stato la nostra morte. Siamo pesci che mangiano altri pesci, la carne umana ci fa pure schifo. Pensa che lo squalo balena, la creatura marina più grande del pianeta, non ha manco i denti… -E cosa è successo dopo questa decimazione? -Che ti devo dire? La gente ci odia ma ama anche spaventarsi, se non ci vede alle Maldive nun ce viene manco. Il settore turistico andrebbe in rovina! Allora bisogna darse da fare, quelle due, tre comparsate so’ obbligatorie ormai. Tengo famiglia… -Ma scusi, se lei è lo squalo delle Maldive come c’è arrivato a Sibari, Ladispoli o quel che era? -No, scusa, ma m’hai visto? Secondo te sono venuto a piedi? ‘na fatica, poi! -Non volevo dire questo, intendevo chiedere perché è venuto a Ladispoli/Sibari/Catona se la pagano alle Maldive? -Ma perché ormai in quelle zone sono sovraesposto, me conoscono tutti, e pure io li conosco a tutti. Il pischelletto che voleva farse un po’ vedè, ché ti pare che non lo conosco? Un ragazzetto simpatico, una brava famiglia. Vengono sempre alle Maldive quando trovano gli sconti su Trivago. Con la mamma, poi, un rapporto particolare. Se famo certe nuotate! Io le faccio compagnia mentre cammina in acqua, sai, soffre di vene varicose… Ormai ci diamo il tu e ci chiamiamo di nome. -Ah. E lei, se posso chiedere, come si chiama, dottor squalo? -Mario. -Bel nome. -Grazie. E ora scusa, devo andare perché già che sto nel Mediterraneo me faccio un po’ de giri, così ammortizzo il viaggio: ‘na fatica passare prima per il Mar Rosso, poi questo Mediterraneo zozzo, a scansà cadaveri! Ma neanche nel Gange! Ma che c’avete, Stephen King a capo del governo? -Magari! -Be’, comunque nun ce torno più. Mo’ te devo salutà. C’ho ‘n appuntamento serale in Sicilia. Sai, ‘na cosetta veloce, da lontano, me pagano di meno quando si vede solo la pinna, però, co’ sti chiari di luna, bisogna arrangiarsi e accettare quello che te danno. Tengo famiglia… -La capisco. Grazie del suo tempo e stia attento alle fiocine. -Per noi squali le fiocine sono come la morte e le tasse, core mio. Ma sai com’è … -Non me lo dica… tiene famiglia! Lidia Zitara


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ROCCELLA

La Locride meta sempre più ricercata dal turismo di lusso

Giovedì scorso il super yacht Kismet è rimasto ancorato dinanzi al Porto delle Grazie, a Roccella Jonica. La nave di lusso, costruita nel 2014 e lunga 95 metri, naviga attualmente sotto bandiera delle Isole Cayman ed è stata descritta dal Daily Mail come la più costosa nave a noleggio al mondo. Non è dato sapere chi ci fosse all’interno, ma abbiamo saputo che il super yacht trasportava almeno 50 persone tra membri dell’equipaggio e passeggeri, che voci di corridoio affermano stiano pagando 1,2 milioni la settimana per il comodato d’uso della nave. Giustamente enorme la soddisfazio-

ne dello staff del Porto delle Grazie, che ha sottolineato quanto sia importante che un gruppo di turisti extra lusso proveniente dall’altra parte del mondo abbia deciso di approdare con la propria nave nel porto della Locride piuttosto che scegliere le ben più blasonate mete di Portofino, Taormina o anche delle isole spagnole o greche. Nonostante la nave non sia rimasta a lungo ancorata dinanzi a Roccella, tante sarebbero state le richieste, anche inusuali, che i passeggeri hanno rivolto allo staff del Porto delle Grazie, non da ultima quella di effettuare un giro turistico esclusivo

Ci vuole tanto a capire?

SIDERNO

Intitolata a Enrico Berlinguer la piazza di Donisi Lo scorso 23 aprile 2018, con delibera nº 101, l’Amministrazione Comunale di Siderno ha stabilito l’intitolazione a Pierre Ceresole del tratto stradale compreso tra l’incrocio di Via Toronto e la Strada Statale 106 Jonica, e ad Enrico Berlinguer della nuova piazza di Contrada Donisi. Eseguiti gli adempimenti burocratici previsti dalla legge, l’assessore alla

tra i paesi più caratteristici del nostro comprensorio, tra cui Locri, Gerace e Stilo. Questo dato, assieme a quello relativo all’arrivo di altri quattro yacht di lusso nella stessa giornata, tra cui quello del magnate italo-australiano Nick Scali, confermano il trend secondo il quale la Locride è meta sempre più attenzionata dal turismo di lusso e che lasciano ben sperare per lo sviluppo turistico e conseguentemente economico del nostro comprensorio, che ha tutte le potenzialità per divenire meta richiestissima dai viaggiatori esteri.

toponomastica Luigi Guttà ha comunicato che questa sera, 15 luglio, alle ore 19, si svolgerà la cerimonia di intitolazione della piazza di Contrada Donisi all’esponente del Partito Comunista Italiano e sarà al contempo rinominata la strada che da oggi in poi porterà il nome del fondatore del Servizio Civile Internazionale.

Bisogna finirla con l’ipocrisia della partitocrazia locale che ha lottizzato a lungo il settore della sanità della Locride e con la favola della BovalinoBagnara

1) “Il Presidente della FIGC Tavecchio non poteva dire chiaramente a Ventura che doveva schierare Insigne nella partita (finita male) contro la Svezia. Gli fece semplicemente sapere che sarebbero arrivati allo stadio di Roma 30mila napoletani, che durante l’intervallo della partita un gruppo con i mandolini avrebbe cantato Marechiaro, che sarebbero state distribuite sugli spalti delle pizze…” Più chiaro di così… Non vogliono dire chiaramente che serve una politica che… ci prenda, ma fanno semplicemente sapere che bisogna assolutamente finirla con l’ipocrisia della partitocrazia locale (?) che ha lottizzato a lungo il settore della sanità della Locride, con la favola della Bovalino-Bagnara, del compagno Oliverio così attento, di un’istruzione prêt-a- porter… con tutte le cose storte che si dicono… Più chiaro di così… 2) “Grillo gira in macchina per Roma e dice di non aver visto nessuna buca… Lo possiamo proporre come campione mondiale di gimkana”. Si deve guardare da quell’assessore comunale di Bovalino. Che dice la stessa cazzata. 3) C'è incanto, per certi versi del fascino, nella strategia con la quale si infierisce su quel che resta di Forza Italia. Della stessa condizione di angoscia in cui versa il PD se ne è occupato per ultimo Luciano Violante: “La modernità che abbia-

mo cercato non è stata nel riconoscimento della dignità sociale dei ceti deboli, ma dall'alleanza con i ceti forti… La sinistra ha perso la sintonia con il popolo e ha cominciato a convivere con la realtà, invece che impegnarsi a trasformarla. È rimasta fredda…”. E Renzi fa finta di niente. “Sono le destre che sono diventate calde, capaci di entusiasmare, di proporre la trasformazione della società…”. Ora, sappiamo bene che se si tornasse al voto le destre vincerebbero, ma quando si parla di destre, si parla di una Lega con un peso triplo rispetto a Forza Italia (30% vs. 10%). E Berlusconi fa finta di niente. Critica in toto il Decreto Dignità di Di Maio e trova il posto a Galliani, che fin qui abbiamo conosciuto come Presidente del Milan. Prima che impari cos’è la politica… (Vittorio Feltri e Marcello Veneziani non hanno fatto sconti su questa “svolta”). C'è soprattutto del metodo in questo farsi del male. È nei piccoli aficionados di casa nostra che fanno sogni da grandi. Leggere, intervenire no, sulla riorganizzazione della sanità della Locride, a proposito delle multe della UE per il cattivo funzionamento dei depuratori, sulla raccolta differenziata dei rifiuti che non decolla, sui voucher in agricoltura e nel turismo, sul lavoro? Per imparare intanto la grammatica dell’opposizione… Franco Crinò



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attualità

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IN BREVE

Lo scorso 9 luglio il Ministro dell'Interno, Matteo Salvini, è stato a Reggio Calabria. Ha visitato un immobile a Palmi, confiscato alla mafia e destinato a diventare sede del commissariato di polizia di Stato, ed è stato a San Ferdinando, per un sopralluogo alla nuova e vecchia tendopoli che ospita cittadini stranieri, in parte impiegati in lavori agricoli stagionali.

La parata degli apparati o gli apparati da parata?

li apparati dello Stato non vengono istituiti per fare parate. Nonostante la somiglianza dei due sostantivi si sostanziano molto diversamente. Parata, sostantivo femminile - per estensione - esibizione, sfoggio, mostra; apparato è un sostantivo maschile che indica l’insieme dei dirigenti, dei funzionari dell'amministrazione statale o di un partito; una qualche confusione si sarà ingenerata se gli apparati pensano che la loro funzione sia effettuare parate. Circa due anni addietro il mio amico Antonio Barca proprietario, assieme alla sua adorabile moglie Teresa, dell’unico rifugio montano degno di tale nome che esiste in Aspromonte, mi raccontò di quando il Presidente del Parlamento danese fu ospite del rifugio e usciva in escursione col figlio senza che volteggiassero elicotteri, che non vi fosse spiegamento di camionette e carri armati e soprattutto senza che nessuno avesse avvisato, perquisito il posto e riempito di cimici il rifugio. Ero estasiato da tale vicenda e mi sarei augurato di vedere un cambio di passo con il nuovo governo del cambiamento, gialloverde, popolare e populista, degli onesti, dei semplificatori, dei castigamatti (sono tutte dichiarazioni del sacco dei nuovi inquilini delle istituzioni). E invece? Quando si muove anche solo un funzionario di terza fila (leggi sottosegretario) il circo equestre (così lo chiama Montalbano) si mobilita allo spasimo. Si studiano i percorsi, si analizzano le possibili varianti, si spiegano le tre forze armate, la protezione civile, le segreterie politiche e i portatori d’acqua. Si perquisiscono i locali degli incontri, le cucine dei ristoranti, i bagni delle sale convegno e si crea un cordone sanitario per proteggere chi con molta probabilità nessuno pensa di attentare. Ma in difetto passerebbe inosservato, anonimo e senza storia. Gli apparati, invece, si mobilitano per ingorgare le prime file. È uno spasso vederli sbracciare per essere accanto al notabile di turno e, con questo caldo torrido, indossano sempre l’abito scuro e la cravatta abbinata ai calzini, e il sudore imperla le fronti e le mutande. È stato divertente vedere gli apparati al seguito del neo statista di elevata statura che è venuto a fare il bagno di folla alla tendopoli di San Ferdinando dopo che, in braghe di tela, si è concesso anche un tuffo in piscina in uno dei beni più rilevanti confiscati alla mafia in Toscana. "La lotta alla mafia sarà una priorità mia e del Governo. Mi piacerebbe essere ricordato, alla fine del percorso, come uno che più di altri ha combattuto camorra, 'ndrangheta e mafia". Sono le parole del ministro dell'Interno Matteo Salvini durante la sua visita all'azienda di Suvignano, nel comune di Monteroni d'Arbia, in provincia di Siena, confiscata a un imprenditore di Cosa Nostra nel 2007. "Dobbiamo lasciare questi signori in mutande, perché l'unico modo di combattere la mafia è sequestrargli tutto". “Che gusto fare il bagno nella piscina confiscata al boss. Doppio gusto”. E intanto in mutande c’era lui. Il grande statista! I microfoni spiegati al barbazzale erano centinaia e si contendevano la prima fila per diffondere il verbo ma anche avverbio e sostantivo. Molto più dignitosi i neri migranti, a parte qualche selfie. Bossi faceva ridere col celodurismo Salvini, invece: è l’anaconda che ha ingoiato Di Maio e per digerirlo gli ci vorranno 30 anni. Tanto ha dichiarato di voler durare. Più di Spadolini il bis di Craxi ma meno di Andreotti; modesto! Forse voleva dire 10 da vicepresidente del consiglio + 10 da ministro dell’Interno + 10 da segretario della Lega, che fa trenta appunto. Il tempo di sistemare l’Italia, sconfiggere la mafia e rimandare indietro i neri (completando l’opera iniziata da Minniti) e poi godersi i 49 milioni alle isole Vergini leggendo Topolino. E come sorridevano gli apparati da parata a questa battuta. Infatti sotto le cartelle delle pratiche giacenti leggono, di nascosto, Topolino perché l’Espresso non lo capiscono. Amen! Arturo Rocca

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Calabresi a Pontida e falsi eroi in Calabria Relegati in un angolo con la “nduja” e le soppressate i calabresi sono stati “ospitati” nel luogo simbolo della Lega. Martedì scorso Salvini ha ricambiato la visita ed è stato accolto in Calabria come un eroe.

calabresi hanno conquistato Pontida luogo simbolo della Lega. Li ho visti in televisione relegati in un angolo con la “nduja” e le soppressate e qualche organetto a suonare tarantelle; comunque tenuti a una distanza siderale dalla plancia di comando.Non giudico ma rifletto e mi domando: dov’è finita la fierezza calabrese? Che fine ha fatto la nostra dignità e l’orgoglio ribelle che ci ha accompagnato per secoli di storia? Dal prato di Pontida sono partiti gli insulti peggiori nei nostri confronti e dal quel palco, per decenni, s’è scatenato il peggiore razzismo contro i calabresi e contro i meridionali. Da Pontida è partita la proposta di secessione dell’Italia mentre si saltellava gridando “chi non salta italiano è”. E noi siamo italia-

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ni! Nessuna autocritica e nessuna scusa da parte dei nuovi leghisti. Non ne hanno avuto alcun bisogno! E oggi anche noi calabresi - siamo stati “ospitati” sul prato del famoso giuramento. Mi si perdoni il paragone che non vuole essere assolutamente lesivo alla dignità delle singole persone ma la scena dei “calabresi a Pontida” mi ha ricordato la strategia dei vecchi feudatari che dopo aver randellato per bene la povera gente, in occasione di qualche festa, aprivano loro le scuderie del castello. E la plebe festosa accorreva contenta e felice, portava doni, (magari nduja e soppressate) e suonava l’organetto. Servi erano e servi restavano ma per un giorno avevano messo piede nel castello sebbe-

ne nelle infime stanze dei loro padroni. La rabbia repressa? Invece che contro gli sfruttatori veniva sfogata nei confronti dei più poveri: “u cani arraggiatu muzzica sempi sempi u sciancatu”. Nessuno pensi che la dirigenza leghista abbia rinunciato alla propria strategia, l’ha solo aggiornata e resa più subdola e aggressiva. Invece di promuovere la secessione (che a loro non conveniva) hanno promosso (e vinto) il referendum del 22 ottobre scorso che rimetterà al centro la “questione settentrionale” e si risolverà in un ulteriore drenaggio di risorse (e di dignità) dal Sud al Nord del Paese. Salvini ha ricambiato la visita e martedì scorso è venuto in Calabria, accolto ovunque come un eroe. Il suo merito? Ci ha indicato il “nemico”!


“ Mano nella mano con quell'africano MARIA GIOVANNA COGLIANDRO

E la “plebe”, prima che lavoro, sviluppo, libertà, democrazia, ha bisogno di un “nemico” su cui sfogare le proprie frustrazioni, consolarsi dalle sconfitte e liberarsi dalle colpe. Il nemico è la cosa più importante di cui un popolo che ha perduto la ragione ha bisogno. Lo sapeva bene Stalin (bisognerebbe rileggere “Buio a Mezzogiorno”) che al popolo affamato dava in pasto gli inesistenti “nemici del popolo”. Hitler che accusava i “perfidi ebrei” di tutti i crimini possibili. Salvini ha indicato come “nemico” gli ultimi del mondo e accanto a loro una vecchia ergastolana di 92 anni. Lo so che un’ergastolana non smuove la solidarietà di alcuno ed è un brutto giorno in cui la pietà muore. Nessuno vuole difendere i crimini di una ergastolana, ma nessuno dovrebbe utilizzare

una vecchia morente per costruire il “nemico” assemblando i peggiori istinti che si trovano nell’uomo per costruire architravi di odio. Se non saremo vigili, l’odio finirà per travolgerci anche perché abbiamo dimenticato troppo presto la nostra storia oppure non l’abbiamo mai studiata. Salvini sa bene – molto bene – che non risolverà i problemi drammatici che affliggono la Calabria (e l’Italia) quindi piuttosto che giustizia sociale e sviluppo, può solo promettere odio a volontà, armi per tutti, e tanta repressione e galera. Il 15 agosto il ministro dell’Interno ritornerà ancora in Calabria e vuole andare a San Luca per dimostrare che non ha paura della ndrangheta; una scelta che mi ricorda la storia del ragazzo che - per scommessa - in una

sera di estate è andato a bere una birra a San Luca immaginando il paese di Corrado Alvaro come un covo di truci malfattori . In questa ottica, Salvini ha scelto la nostra terra come il suo palcoscenico e così, per il ferragosto, i cittadini di San Luca dovranno - loro malgrado - interpretare la parte dei cattivi per consentire al ministro di recitare il ruolo del Liberatore senza paura. Che possiamo fare? Innanzitutto ricordare agli immemori chi siamo e da dove veniamo e che di Liberatori ne abbiamo avuti in media uno ogni dieci anni ma ognuno di loro ha messo un nuovo lucchetto alle nostre “catene”. Un popolo dignitoso - quale il nostro - lotta per liberarsi e non aspetta di essere liberato da falsi eroi. Ilario Ammendolia

"Bisogna martellare quelli che sfruttano" raccomanda Matteo Salvini ai migranti delle barraccopoli di San Ferdinando che gli raccontano di essere pagati 2 euro - 2 euro e 50 l'ora. "Dovete denunciare" - aggiunge. E poi, sottovoce, ai rappresentanti delle istituzioni che gli scodinzolano attorno: "Non riusciamo a far del male a queste aziende qua?". Si stupisce Matteo Salvini che tra gli sfruttatori ci siano anche caporali neri con la stessa provenienza dei lavoratori sfruttati. Si stupisce ma ignora che funziona così anche tra italiani. Ti "premiano" con un contratto part time di 16 ore a settimana per 400 euro al mese ma sgobbi da lavoratore a tempo pieno, 40 ore a settimana. Quindi, facendo due calcoli, sono 2 euro e 50 anche per gli italiani sfruttati da italiani. Solo che c'è più gusto a colpire l'uomo nero, principale - per non dire unico - argomento del dibattito politico e di quel rivolo avvelenato che affluisce nel bacino dei social e capitalizza la rabbia cieca di cittadini senza anticorpi. La politica è oggi un appello alla paura, niente di più. E la paura sfocia in un odio che produce ossidanti, tossine, che stimola l'amento dei livelli di colesterolo, ostruendo coronarie già provate, un odio che mette a rischio i neuro connettori rendendoci incapaci di elaborare un pensiero che sia nostro e che sia lucido e razionale. Salvini promette di impegnarsi per sconfiggere il caporalato che sfrutta i neri non perchè voglia camminare mano nella mano con un africano ma perchè la mano di quell'africano gli serve a liberarsi di tutta la marmaglia di sfruttati, altro che a punire gli sfruttatori. Altrimenti penserebbe anche agli sfruttatori di tanti giovani italiani. Che si impegni affinché finisca la "pacchia" anche per loro. Il problema in Italia è che ci si mobilita solo quando c'è da fare il dispetto a qualcun altro; la politica è diventata una prova di forza, uno strumento per mettere all'angolo gli avversari senza badare ai metodi, ai rischi etici tragici. Governare è altra cosa. O almeno governare all'interno di una Repubblica democratica. L'astuzia, il giusto decisionismo accompagnato quando serve dalla spregiudicatezza, la capacità di piegare le circostanze a proprio favore, la prontezza sono senz'altro virtù. Ma sono le virtù che Machiavelli indicava per un principe. Qui non c'è principato da reggere. Però Salvini ha dalla sua parte tutti gli elementi che garantiscono una reggenza e che lo stesso Machiavelli individuò: oltre le virtù, la fortuna e la circostanza favorevole. La sua fortuna è l'intorpidimento del pensiero; la circostanza favorevole, gli sbarchi dei disperati. E nulla possono contro di lui quella decina di magliette rosse urlanti fuori dalla tendopoli di San Ferdinando. Un'immagine emblematica della drammatica crisi della sinistra che sbatacchia simboli per cercare di fermare l'emorragia di umanità provocata da Salvini. Una sinistra che dimostra tutta la sua mancata volontà di riscossa, tutta la sua inerzia. È ora che la sinistra inizi a porsi qualche domanda. Intanto, ne lascio una per Salvini: quanto le importa dei migranti e quanto li sta utilizzando per raggiungere i suoi scopi? La stessa domanda, qualche mese fa, avrei potuto rivolgerla a Minniti, perchè a parte la spavalderia, la spregiudicatezza del linguaggio, la boria, Salvini ha copiato la sua strategia con la carta carbone.


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Nelle ultime settimane è stata fissata al 14 ottobre la consultazione per la costituzione dei comitati di quartiere, che segnalerà con tempestività le problematiche cittadine al comune, ed è stato chiesto l’aiuto dei residenti per la formulazione del Piano Strutturale Comunale, di imminente adozione. Proprio di PSC abbiamo parlato con il responsabile dell’Ufficio urbanistica Rocco Panetta, che ci ha raccontato quale sia lo stato dell’arte e come Siderno cambierà volto in futuro.

Siderno tornerà a essere la capitale commerciale della Locride

Al netto dei tempi burocratici il PSC definitivo potrebbe essere adottato entro la metà di ottobre, quando sarà presentato alla cittadinanza nel rispetto dei principi di trasparenza.

A che punto sono i lavori di approvazione del Piano Strutturale Comunale? Al mio insediamento, lo scorso settembre, era già stato adottato il documento preliminare ed era stata aperta la conferenza di pianificazione, che prevede il confronto con gli enti preposti in materia urbanistico-ambientale. Questo incontro ha permesso ai partecipanti, tra cui figurano Regione Calabria, Città Metropolitana, comunità montane, comuni limitrofi e così via, di produrre delle osservazioni prese in esame dai progettisti e necessarie a rimodulare e ampliare il PSC. Nel frattempo, uno dei miei primi incarichi è stato quello di pubblicizzare e avviare la fase di partecipazione, che coinvolge i cittadini e gli imprenditori e ci ha permesso di raccogliere circa 30/40 manifestazioni di interesse utili a comprendere quali sono le esigenze dei residenti. Con la convocazione della seconda conferenza di pianificazione, già fissata per mercoledì 25 luglio, contiamo di avere tra le mani tutte le osservazioni degli enti preposti e di trasformare lo strumento preliminare in un documento definitivo, che potrà essere adottato alla prima seduta utile dal Consiglio Comunale. A quel punto, le carte saranno trasferite alla Regione Calabria per la pubblicazione sul Bollettino Ufficiale, effettuata la quale saranno concessi 60 giorni a cittadini ed enti pubblici e privati per effettuare delle osservazioni di valore legale. Trascorso questo termine il Consiglio si riunirà una seconda volta per approvare o rigettare le osservazioni, ridisegnare il PSC sulla base delle stesse e passare alla definitiva approvazione. Al netto dei tempi burocratici, che tendono sempre a dilatarsi, e della presenza del mese di agosto, nel quale si lavora a basso regime, ipotizzo che saremo pronti per la metà di ottobre, quando torneremo a dare massima pubblicità al piano nel rispetto dei principi di trasparenza. Quale sono state le richieste avanzate dai cittadini che hanno inviato le manifestazioni di interesse cui faceva riferimento? Le richieste di nuova edificazione sono state sorprendentemente poche. La maggior parte dei questionari avanzavano richieste di generale riqualificazione urbana e non solo relative all’edificato, ma anche a servizi e sottoservizi, come strade, fognature, spazi verdi, spazi sociali e di condivisione. Inoltre, vista la naturale vocazione produttiva di Siderno, ci è stato richiesto di individuare aree che potrebbero ospitare attività industriali o artigianali. Sono a buon punto i lavori sul lungomare: il PSC si occuperà anche della riqualificazione del water front? No, perché il PSC, in qualità di piano strategico, si occupa delle strategie di sviluppo generali del territorio e non interviene nell’ambito costiero. Questi lavori di riqualificazione saranno invece di competenza del settore Lavori Pubblici e del Piano Spiaggia che, seguito il medesimo iter di approvazione del PSC, sarà sicuramente approvato entro la prossima estate. Si è parlato a lungo di smart city: la Siderno descritta nel PSC sarà quella sognata in campagna elettorale dall’amministrazione? Il PSC terrà sempre aperte le porte a queste idee. Strutturalmente non c’è molto da rappresentare, se non

studi economico-sociali. In questi termini più che rifarsi troppo rigidamente al Piano sarà utile stare attenti alle strategie di sviluppo a lungo termine e alla pubblicazione dei finanziamenti europei relativi a questi settori. Il PSC si limiterà a garantire più facilmente il raggiungimento di questi strumenti. Unione e fusione dei comuni: è prevista la possibilità di realizzarla? Personalmente non ho affrontato questo argomento, di competenza esclusiva dell’Amministrazione. Certo, ci sarebbe un ritorno positivo sotto molti punti di vista ma, ad oggi, ci limitiamo al dialogo con le controparti comunali nei dintorni, peraltro imposto dalla legge con la conferenza di partecipazione di cui parlavo in precedenza. Insomma, questo PSC che immagine ci consegna della Siderno del futuro? L’immagine di una Siderno che torna a essere la capitale commerciale della Locride, identità con la quale la città è stata fondata e che oggi deve essere rafforzata con interventi mirati ed efficaci. Accanto a questa indole produttiva, poi, vengono affiancati i grandi temi della riqualificazione e valorizzazione del territorio, del turismo, dello sviluppo sostenibile, della riprogettazione della zona marina e del recupero delle aree urbane degradate. Può sembrare che stiamo parlando di obiettivi difficilmente raggiungibili, ma grazie alle nuove norme vigenti, ben lontane da quelle che hanno permesso l’espansione urbana priva di qualità degli anni ’80 e che prevedono invece incentivi per chi costruisce secondo criteri specifici, potremo vivere una città diversa nell’arco di pochissimi anni. Jacopo Giuca

EVENti

Nuovo anno sociale, nuovo presidente. il Rotary Club di Locri, con la cerimonia delle consegne tenutasi al Grand Hotel President sabato 7 luglio, ha ufficializzato il nome del suo nuovo presidente, il dottore Giuseppe Mirarchi che avrà il compito di guidare l’associazione al posto di Francesco Asprea.

Piero Multari è il nuovo presidente del Lions Club di Locri, rappresentato per due anni da Giuseppe Macrì. L’insediamento ufficiale avrà luogo questa sera, domenica 15 luglio nel corso di una cerimonia che si terrà all’Hotel President di Siderno, durante il quale saranno presentati i nuovi soci.

Si è concluso il progetto di alternanza scuola-lavoro presso il Comune di Camini di Elisabetta Margherita Micelotta, studentessa di Soverato che ha collaborato alla mappatura degli immobili in stato di degrado all’interno del centro storico al fine di predisporre gli interventi per il loro recupero.

La 1ª seduta del Consiglio Comunale dell’amministrazione di Villa San Giovanni dopo il reintegro del sindaco Giovanni Siclari, sospeso lo scorso anno per effetto della Legge Severino da parte della Prefettura è stata una vera e propria festa alla quale hanno partecipato tutti i sindaci dell’area dello Stretto.


Redazionale

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Gruppo Full Travel di Siderno, una delle più importanti imprese specializzate nel settore turistico della provincia di Reggio Calabria, ha deciso che si prenderà cura di te affinchè i tuoi viaggi non abbiano intoppi! Ha, infatti, pensato per te un servizio all'insegna della comodità, della velocità, dell'affidabilità e, soprattutto, low cost. Per soli 20 euro, viene a prenderti a casa per accompagnarti in aeroporto e al tuo rientro ti riporterà a casa nel più breve tempo possibile. Full Travel ha a disposizione una flotta con 7 minibus, di cui 3 da 16/19 posti e 4 da 8 posti, tutti di recente immatricolazione. Confortevoli e dotati di tutti i sistemi di sicurezza all'avanguardia, attrezzati per rispondere a tutte le esigenze necessarie a garantire un professionale ed efficiente servizio navetta, servizio di rappresentanza in occasione di congressi, manifestazioni, eventi e servizio per cerimonia. Inoltre, Full Travel organizza escursioni personalizzate per minigruppi garantendo un viaggio piacevole e rilassato grazie a interni confortevoli e sedute comode e accoglienti. Ogni minibus è dotato di impianti di aria condizionata e riscaldamento, sedili reclinabili, poggiapiedi e di ogni altro tipo di comfort per soddisfare tutte le vostre esigenze durante il viaggio. Inoltre, tutti i minibus sono assicurati a norma di legge: hanno ampi spazi bagagliaio e vetrate panoramiche. Viaggiare con Full Travell ti farà dimenticare lo stress del traffico e sarai certo di non arrivare mai in ritardo.

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DIALETTO CALABRESE MANEGGIARE CON CURA

Mi sono sempre lambiccato il cervello tentando di scoprire perché, mentre qualunque altro dialetto in Italia è riuscito ad assurgere a dignità letteraria, ad avere il riconoscimento di lingua, il nostro calabrese è ancora, col cappello in mano, sulla soglia della stanza dentro la quale questo riconoscimento viene conferito. Ho subìto fin dai teneri anni dell'infanzia, prima, e della fanciullezza poi le reprimende delle buone suore all'asilo, i rimproveri e i ceffoni di genitori e maestra alle elementari, i quali pretendevano che io parlassi solo ed esclusivamente in Italiano perché il dialetto non era cosa buona e giusta. Sarei stato quasi contento di sapere che di questa damnatio io fossi il destinatario esclusivo; e, invece, in quell'epoca di poco precedente alla trasmissione televisiva “Non è mai troppo tardi” del maestro Manzi che scardinò un analfabetismo diffuso quanto e più dei pidocchi, l'ostracismo in Calabria nei confronti del dialetto era un fatto diffusissimo che nasceva dalla necessità di ridurre il gap culturale tra la Regione al resto dell'Italia e ma questo non lo ammetterà nessuno mai dalla volontà della nuova borghesia urbana, effettiva utilizzatrice della nuova Scuola, di marcare una differenza rispetto al ceto meno abbiente. Il risultato fu ed è che la Liguria può vantare le opere di Niccolò Bacigalupo e Ugo Palmerini, autori di commedie diventate famose per essere state portate in scena da Gilberto Govi (il primo, tra l'altro, autore finanche di una Eneide in dialetto genovese); la Romagna quelle di Tonino Guerra; il Veneto di Goldoni; il Lazio di Trilussa, Belli e Pasquino, la Campania di Scarpetta, Eduardo De Filippo, Salvatore Di Giacomo - per non parlare dei grandi autori di versi delle canzoni che tutto il mondo conosce e canta; la Sicilia di Vannantò e Ignazio Buttitta; mentre, in Calabria, gli stessi Calabresi niente sanno, o poco, di autori come Vittorio Butera o Domenico Piro, meglio conosciuto come Duonnu Pantu, omologo di Pietro l'Aretino, o di Gian Lorenzo Cardone, lucano o calabrese che fosse, autore del Te Deum de' Calabresi. Per un'aggiunta di sale sulla ferita, dobbiamo il Dizionario Dialettale delle Tre Calabrie al tedesco Gerhard Rohlfs il quale non si vergognava di parlare il dialetto come e meglio dei Calabresi e che, si dice, sia morto con il nome della Calabria sulle labbra. Tanto amore, ahimè, non sembra albergare, invece, nei nostri conterranei contemporanei a cominciare dai miei figli. Ai quali non riesco a fare entrare in testa che dire “nci chiedìvi” è un reato grave dal momento che il verbo “chiedìri” è un neologismo orrendo creato da chi non sa che in dialetto calabrese esiste la vecchia distinzione latina tra chiedere per sapere, “nci domandàvi”, e chiedere per avere, “nci cercàvi”. Ma veniamo al motivo per il quale tutta questa interminabile pippa. Nel numero di Riviera della scorsa settimana la Brigantessa Serena Iannopollo, - mi perdonerà, spero, per la correzione che segue senza volere essere saccente - ha usato in maniera impropria l'espressione “chimmu vai pe' porti” attribuendole un significato che, sebbene serva alla causa che pèrora, tuttavia è fuorviante. I “porti”, infatti, di cui si dice nella (h)jestìma citata dalla brava articolista -perché in presenza di una (h)jestìma, una maledizione, ci troviamo - non sono i luoghi di attracco e partenza delle navi ma le porte, gli usci, le entrate, gli ingressi delle case, per capirci. E la scrittura esatta e completa è “chimmu vai p'e porti (per chiedere l'elemosina) e ogni porta 'na vastunàta”. Tradurre non serve. Deduco, per il fatto che all'autrice non fosse noto quanto sopra scritto, la sua giovane età e ne sono invidioso. Alla Brigantessa il mio apprezzamento e il consiglio di frequentare i Mammolesi che, da antichissima tradizione, in materia di anatemi sono liberi docenti. Come si dice? Dùnanci l'arti a cu' la sapi fari. Sergio M. Salomone

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Raffaele Trimboli lascia un enorme vuoto nella comunità Sidernese

Lo scorso 7 luglio è venuto improvvisamente a mancare Raffaele Trimboli, titolare della storica pasticceria Strati di Siderno, che Raffaele aveva ereditato dal suo maestro Enzo Strati. Molto conosciuto da tutta la comunità locridea, Raffaele era conosciuto per la sua gentilezza e la passione che ha sempre messo nel proprio lavoro. Al lutto che ha scosso la comunità sidernese, accorsa numerosa ai funerali svoltisi sabato

8 luglio nella centralissima chiesa di Portosalvo, si è naturalmente aggiunto quello delle autorità, delle associazioni cittadine, dell’Associazione Commercianti e dell’Associazione Provinciale Cuochi reggini, di cui Trimboli faceva parte, il cui presidente, Cosimo Pasqualino, non ha esitato ad affermare che la scomparsa di Raffaele ha lasciato un incolmabile vuoto all’interno della prestigiosa categoria dei pasticcieri.

Un anno senza Franco Mammoliti 12 giugno di un anno fa ci lasciava Franco Mammoliti, fondatore dell’Ascoa (sindacato datoriale delle piccole e medie imprese), abile amministratore che ha sempre rifiutato la delega ai Lavori Pubblici, perché, ha confessato, non ha mai voluto avere a che fare con la mafia. Chi ha avuto la fortuna di conoscerlo lo descrive come un uomo chiaro, schietto e cristallino, che attraverso un’ironia dissacrante cercava di spronare i rappresentati sociali del territorio a impegnarsi per migliorare questo lembo d’Italia. Il destino gli ha concesso la possibilità di salutare in grande stile i suoi tanti estimatori quando, il 2 maggio dello scorso anno, ha presentato il suo libro “Fatti misfatti e proposte”: in esso sono presenti riflessioni di chi conosce la politica nella Locride e idee chiare su tutti gli argomenti, soprattutto quelli più spinosi che vanno dalla malasanità alla ‘ndrangheta. Trascorse la sua infanzia ad Agnana, che vista con gli occhi da bambino rappresentava il centro del mondo; all’età di frequentare le scuole medie si trasferì a Siderno, ma l’impatto con questa cittadina non fu semplice: si sentiva solo. Ben presto, però, strinse amicizie che durarono tutta la vita, tra i compagni di scuola ricorda Gigi Malafarina da tutti considerato il più colto del gruppo e man mano che prosegue il racconto della sua vita, vengono citati tanti personaggi che hanno contribuito alla storia del territorio: i politici Candida, Pelle e Murdaca che hanno rappresentato il periodo migliore della storia della Locride. Dopo il liceo classico si iscrisse alla facoltà di Economia e Commercio a Messina, diventando in seguito insegnante di matematica, ma ha sempre ritenuto di essere stato più bravo a costruire rapporti di stima con gli studenti piuttosto che insegnare la materia. A trent’anni venne eletto consigliere comunale nella lista della DC, da quel momento si interessò ancora di più a quelli che potevano essere le esigenze del territorio e soprattutto comprese che il bene del paese interessava a pochi. Nel 1980 fondò l’associazione provinciale commercianti e artigiani “ASCOA”. L’associazione oggi è conosciuta in tutta la Regione, ha circa 6000 iscrit-

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ti, una sede a Locri e una a Siderno, circa 96 servizi e le piccole e medie imprese si sentono garantiti da questa qualificata struttura. Quando nel 1992 problemi cardiaci lo portarono a curarsi a Milano, strinse amicizia con i medici che lo ebbero in cura (Colombo, Spagnolo e Halmagor) e li invitò a un convegno sulle malattie cardiache a Siderno, presso L’Hotel President. Dopo questa esperienza, il 1 dicembre 1993, creò a Locri il Tribunale per l’assistenza del malato e dei cittadini; tuttavia l’organismo non trovò consensi presso gli operatori sanitari, da qui scaturì una forte contestazione contro le carenze presenti nell’ospedale di Locri. I cittadini, purtroppo, non denunciano le inefficienze e questo fa comodo al sistema burocratico. Un altro danno che affligge il territorio è la mafia: dopo la morte di don Antonio Macrì, che rappresentava il punto di riferimento sugli affiliati, la mafia non ha avuto più regole. La famiglie mafiose curano ognuno i propri interessi danneggiando tutta la Calabria. Tracciando le varie difficoltà presenti nella Regione, l’autore ha concluso il suo libro esponendo le sue idee per lo sviluppo: bisogna puntare sull’agricoltura e sul turismo. Gli abitanti hanno bisogno di lavoro e di produzione. Un anno dopo la dipartita di Franco Mammoliti rimangono attuali i segni del suo operato socio-economico e il suo pragmatismo valoriale. La morte non è riuscita ad allontanarlo dai suoi cari, dagli amici e dall’Ascoa. Senza mai arrendersi costatava i segni di un tempo poco sereno che creava disagi ai cittadini, ma con la sua tenacia si è sempre battuto per trovare il riscatto. Un uomo così umanamente ricco, grande combattente, sarà sempre un punto di riferimento per la Locride e per tutte quelle persone che ancora credono in una possibilità di riscatto per questa Terra. La famiglia desidererebbe, per onorare la sua memoria, istituire una borsa di studio. La finalità è quella di favorire, nei ragazzi, la diffusione della cultura e della solidarietà. A questo scopo gli alunni, alla fine dell’anno, dovranno commentare il libro “Cuore” e al più meritevole sarà offerta una somma di 500 euro. Si spera che qualche scuola prenda in considerazione questo progetto. Rosalba Topini

Hai lasciato un vuoto incolmabile… Ciao Nonno. Sono già passati 12 anni dalla tua morte, da quel terribile incidente stradale, da quel terribile 11 giugno 2006. Hai lasciato un vuoto incolmabile dentro di me, eri un nonno veramente speciale, affettuoso, in gamba. Mi hai saputo insegnare veramente tanto. Ti porterò sempre con me nel mio cuore. Michele Caruso



Redazionale

La Cascina 1899 è il miglior ristorante d'Italia al Bergam

Il bergamotto torna in scena. Grande successo a Reggio Calabria per il Bergafest, l’iniziativa, giunta alla sua XXVIII edizione, organizzata dai due esperti del bergamotto che da anni promuovono l'oro di Calabria: Vittorio Caminiti, presidente dell'Accademia del bergamotto, ed Ezio Pizzi, presidente del Consorzio del bergamotto. Nel corso del Bergafest, ogni anno, viene assegnato il mandato di Ambasciatore dell'Accademia a personalità del mondo della cultura, dell'imprenditoria e della scienza e assegnati riconoscimenti ad aziende del nostro territorio. A ricevere il premio come "Migliore Cucina d'Italia al Bergamotto" Salvatore Agostino, titolare de "La Cascina 1899" di Roccella Ionica, azienda che - si legge nelle motivazioni - conferma la vocazione all'eccellenza sul piano nazionale e internazionale di una importante e conosciuta famiglia di ristoratori, con una cuci-

na e una produzione fortemente tipicizzata sull'utilizzo del bergamotto. La Cascina 1899 - prosegue il giudizio della giuria - riesce allo stesso tempo a rinnovare l'offerta economica calabrese, esaltandone le caratteristiche, e a commercializzare prodotti di alta qualitĂ che portano a livello nazionale e internazionale le inconfondibili note di sapore e i profumi del nostro oro verde. A consegnare il premio, Giuseppe Romano, presidente dell'Associazione Cuochi professionali della Regione Calabria e gestore del ristorante "Me" di Pizzo Calabro. Ancora una volta "La Cascina 1899" si distingue per la sua cucina esclusiva e ricercata che ha scelto il nostro prezioso agrume come ingrediente fondamentale per realizzare ricette raffinate e ineguagliabili.

Il ristorante Ionica conf vocazione a sul piano n internazion importante famiglia di che riesce a commercia prodotti di che puntan inconfondib sapore e ai nostro oro v


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R Siderno: il sondaggio dei commercianti è falsato!

In merito al comunicato stampa diffuso dall’Associazione Commercianti Sidernesi, in qualità di titolare di uno dei negozi presenti sul Corso della Repubblica di Siderno, voglio smentire la verdicità del sondaggio diffuso dalla stessa associazione, che non ha preso in considerazione i pareri di molte attività, attestato che sono stati riportati i voti dei titolari di 34 attività, le uniche presso le quali i questionari sono stati regolarmente consegnati e ritirati, mentre in molte altre gli stessi non sono pervenuti né prelevati da chi di competenza. Antonella Verteramo

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CALABRESE PER CASO

Magliette rosse… o quasi. Migrazioni. Nulla di nuovo, neanche nei fatti In un tempo non molto lontano, solo dodici anni fa, scrissi un articolo per un quotidiano calabrese dal titolo Immigrazione. Una risorsa di ritorno. Tutto sommato, al di là del passato, non si trattava di una situazione diversa da quella di oggi. E mi ricordo, riprendendo l’incipit di allora, che le coste dell’Italia sembravano diventate l’approdo di una massa informe di individui, una comunità indistinta di migranti che guardavano al continente europeo come ad una sorta di possibilità di affrancamento dalla miseria. Guerre e non guerre, ieri come oggi, la migrazione di anime è di fatto un fenomeno senza soluzione di continuità. Ma anche…purtroppo, senza soluzioni concrete in termini di gestione, inclusione dove possibile e se ragionevolmente condivisa e responsabile. Non vi sono dubbi che il fenomeno migratorio riguardi il Mediterraneo. Ciò avviene non solo perché si tratta di un mare e di uno spazio umanizzato rilevante per le relazioni politiche economiche e culturali tra i Paesi rivieraschi. Ma perché il Mediterraneo offre la più interessante e più antica manifestazione di diversità culturali, di popoli, di lingue, di economie. Uno spazio ristretto dove i drammi si consumano appena fuori dall’uscio di casa, ma i cui effetti si ripercuotono nei nostri cortili. Ed è propri su questo convincimento che non cercherò di spiegare o trovare giustificazioni sulle due linee di pensiero che si confrontano oggi in materia di migranti. Non credo di dover indossare una maglietta rossa per manifestare un mio convincimento o una

maglietta verde o di altra tonalità. Ne credo di dover individuare cause ben note dal rilievo geopolitico e non solo per affermare una opinione che ha un suo fondamento, che prescinde dalla strumentalità di usare il fenomeno stesso per strumentali motivazioni politiche disancorandolo da quello che è l’unico vero termini di azione possibile: gestirlo. I fenomeni migratori nel Mediterraneo non sono solo affare di uno Stato in particolare che paga il prezzo della sua collocazione geografica. Sono un affare che riguarda tutti gli Stati che compongono una comunità che proprio della diversità ne fa un argomento di distinzione e di promozione. L’aver gettato nel cestino - per motivazioni che hanno ben poco da dire in termini di cooperazione e di valorizzazione delle comunità locali – il processo di Barcellona inaugurato nel 1995 e rivolto a creare un partenariato serio, concreto e operativo tra gli Stati del Mediterraneo e l’Unione Europea rappresenta il risultato più concreto di una miopia politica e strategica di un continente intero la cui storia si somma a quella dei nostri esatti dirimpettai. La verità è che oggi, al di là degli strumenti di gestione finanziaria che rappresentano una sorta di attrattiva per molti umanitaristi d’occasione, non vi è una onesta politica dei flussi e degli aiuti che superi il limite nazionale. Non vi sono ancora oggi azioni condotte in ragione di un quadro complessivo della gestione dei flussi e, tutto questo, fa si che il fenomeno sia di fatto ingovernabile. La realtà contemporanea, infatti, tende a ridefinirsi

continuamente in chiave multietnica con una permeabilità delle società più evolute che rende difficoltosa qualunque scelta politica di argine senza capacità di governo del fenomeno migratorio. Ma è altrettanto vero che se l’Europa si presenta sempre più multietnica - e se il processo interrazziale quale confronto culturale e di capacità nel realizzare modelli economici e sociali diversi e allargati tende a consolidare gli effetti in una percezione di una presenza costante, divisa tra la paura dell’altro e la necessità della forza/lavoro non nazionale – allora diventa sempre più determinante rimodellare le comunità continentali. Magari difendendone l’identità, certo, ma garantendo livelli di integrazione che siano vantaggiosi per entrambi: sia per il migrante che per la comunità ospite. In questo rapporto dualistico fra offerte diverse di regole di convivenza, nella difesa della comunità nazionale di propri valori giuridici e culturali, l’integrazione della diversità rappresenta lo strumento per realizzare un’architettura nuova per un continente allargato che pone il Mediterraneo al centro della regione. Ma ciò implica l’abbandono della mistificazione per chi usa l’estremismo sovranista, la chiarezza di idee per chi deve governare, l’onestà nel chiedere in cambio rispetto e impegno civile al gesto umanitario offerto per chi difende il senso dell’ospitalità. Giuseppe Romeo

ZICO O AUSTRIA. GLI ITALIANI, IL CALCIOMERCATO E LA PRIMA REPUBBLICA La questione calcistica, in Italia, è preminente a tutte le altre questioni. Anche a quelle ataviche e irrisolte. La questione sociale, quella meridionale, del fisco e persino della prima casa vengono dopo. Passano irrazionalmente in second'ordine, da sempre. Anche ai tempi della prima repubblica del pallone, le cose andavano così. Cristiano Ronaldo è un giocatore della Juve. Un affare da cifre folli, a fronte di uno scenario di crisi occupazionale e salariale forse senza precedenti. Ad ogni modo, un grande colpo per la signora e per il calcio italiano. Dicono anche per l'economia del Paese, ma - non avendo dimestichezza minima con la materia - preferisco andare oltre. Anzi, preferisco tornare indietro, alla prima repubblica appunto. Correva l'anno 1983, ogni club poteva tesserare fino a due stranieri e la FIGC aveva fissato il 13 giugno, come termine improrogabile per il deposito dei contratti relativi ai neoacquisti dall'estero. Intanto Craxi si preparava alla scalata a Palazzo Chigi - la prima per un leader socialista - che sarebbe avvenuta nei primi giorni di agosto, quando gli italiani affollavano i litorali con i loro ombrelloni colorati e nelle radio impazzava il motivetto Vamos a la playa dei Righeira. La Roma si era già accordata con l'Atletico Mineiro per l'acquisto di Toninho Cerezo mentre, sempre dal Brasile, sembrava ormai fatta per Zico all'Udinese. Il Pelè bianco - lo chiamavano così - a trentun'anni suonati sceglieva di approdare in Italia. La nuova squadra è una provinciale di tutto rispetto, ma pur sempre una provinciale. Costo dell'operazione: 6 miliardi di vecchie lire. Quando un chilo di pane costava circa mille lire e un metalmeccanico guadagnava poco meno di seicentomila al mese. Ma torniamo al calciomercato di quell'estate. La Juve aveva preso Penzo per rimpiazzare Bettega e la Roma, che avrebbe dovuto giocare la Coppa dei Campioni, si era affidata al campione del mondo Ciccio Graziani per affiancare Pruzzo in attacco. Ma i giallorossi del barone Liedholm aspettavano il secondo brasiliano dopo Falcao, arrivato nella capitale tre anni prima. Succede l'imprevedibile. Il Presidente dell'Udinese è Lamberto Mazza, patron della Zanussi, grande colosso italiano degli elettrodomestici. Ma l'azienda è in crisi e nelle casse della

sua squadra risultano racimolabili solo 4 miliardi, a fronte dei 6 necessari per il cartellino di Zico, di proprietà del Flamengo. Attraverso un'acrobazia finanziaria, facendo ricorso ad una società fittizia con sede a Londra, Mazza e, soprattutto, il rampante direttore generale Francesco Dal Cin riescono ad assicurarsi il denaro necessario per l'acquisto del giocatore. È fatta. Se non fosse che la FIGC e gran parte della stampa si schierassero contro i friulani per l'operazione finanziaria giudicata anomala e immorale. Luciano Lama, storico segretario della CGIL, denunciò la politica industriale di Mazza che «mentre pensa al licenziamento di 4.500 dipendenti, è disposto a spendere 6 miliardi per Zico»). Finisce che la Federcalcio blocca il trasferimento. E per un cavillo burocratico, anche quello di Cerezo alla Roma. A Udine la gente - e, probabilmente, anche molti operai a rischio della Zanussi - scende in piazza. Mazza giura alla folla, da un megafono, che « alla fine trionferà la giustizia»), mentre su un cartellone (che diverrà celebre) si legge "ZICO O L'AUSTRIA". Il clima è pesante e la deputazione parlamentare friulana si schiera trasversalmente accanto ai tifosi e al Presidente. Alla fine tutto si risolverà con una deroga ad hoc. L'Udinese, malgrado il bel gioco e il tridente magico Zico-Causio-Virdis, non riuscì per poco a qualificarsi per la Coppa Uefa. Mentre per la Roma di Falcao e Cerezo, il sogno si fermò davanti allo show di Grobellaar, il portierone del Liverpool che, col suo balletto grottesco, riuscì a ipnotizzare Conti e Graziani che sbagliarono dagli undici metri. A risolvere quello che era diventato il dilemma di quell'estate, ci aveva pensato l'altro Presidente. Il socialista, ma quello buono! Quello di "buongiorno Italia agli spaghetti al dente e un partigiano come presidente" che Toto Cutugno, solo pochi mesi prima, aveva cantato a Sanremo. Bastò una sola battuta, per chiudere quel "pasticciaccio" politico-burocratico. All'uscita di Montecitorio, rispondendo alle domande dei giornalisti, Pertini concluse «sì, mi piacerebbe veder giocare Zico e Cerezo in Italia: sono due grandi campioni, due bravi ragazzi»). Come #CR7, del resto: un grande campione, un bravo ragazzo. Al di là delle cifre. Rosario Rocca


GIUDIZIARIA

Le massime di esperienza

CONVERSANDO

Il 3º livello di degustazione: dopo cibo e vino, la cannabis Una bistecca Rib Eye con chili, un vino Malbec rosso del 2013 e un’aromatica erba Gorilla Glue; per dessert, una creme brulée al cioccolato bianco con un Petite Syrah del 2012, e per finire della profumata Blue Dream. Intendiamoci, dietro a questo menù non c’è alcunché di illegale, dal momento che lo sfogliamo in Colorado. Sono portate tipiche proposte dalla “Cultivating Spirits”, la società di catering, fondata da Philip Wolf, dove sommelier e cuochi aggiungono un terzo livello nella degustazione orchestrando la miglior sinfonia tra cibo, vino e cannabis durante cene itineranti e consumate in case private. Un naso non addestrato potrebbe pensare che tutta la marijuana sia identica ma l'erba, come il vino, ha una varietà di sentori. Wolf, infatti, non è solo un industrioso giovanotto con il fiuto per gli affari ma anche uno dei primi “sommellier di cannabis” accreditati negli USA, titolo conseguito dopo un corso di due anni al Thricome Institute di Denver, una delle poche scuole che offre corsi di formazione che hanno per oggetto la corretta educazione della cannabis, assieme ai suoi aspetti industriali e scientifici. L’istituto ha anche coniato il metodo “Interpening” (il termine è frutto della fusione di “interpreting” e “terpenes”) e porta a indentificare e comprendere le varietà di cannabis interpretando i terpeni della pianta, le biomolecole che conservano le proprietà organolettiche degli oli essenziali, e la struttura del fiore. Il concetto è analogo a quello di altre colture e principalmente al nettare divino: ogni varietà di pianta ha il suo fiore, i terpeni raccolti hanno i loro aromi specifici e la qualità è molto legata al terroir. Ecco quindi che entra in scena il cannabis sommelier, no sballati ma veri intenditori Sonia Cogliandro.

I BRIGANTI

FRUTTI DIMENTICATI

Piru Sordittèllu Di Motticella di Bruzzano PIRUS COMMUNIS L. FAM.ROSACEE

Evidenziare la biodiversità a rischio d’estinzione è un dovere fondamentale per evitare che delle varietà che si basano su pochi esemplari o talvolta su uno solo, possano sopravvivere per coloro che verranno dopo, ma che possano avere almeno delle notizie riferite al mondo degli antenati e alla civiltà contadina che ormai non c’è più. Già negli anni trenta del 900 erano comparse delle varietà nuove di pero che cominciavano ad attirare l’attenzione dei contadini, ma ancora non l’interesse e la fiducia di essi per nuove varietà, tanto più che esse avevano un preciso ruolo all’interno delle varie comunità. La funzione di proporre delle novità l’avevano avuta alcuni vivaisti siciliani dell’area di Milazzo che spedivano in Calabria, attraverso delle persone di fiducia portainnesti di viti, che in seguito venivano innestati nei campi dopo essere stati messi a dimora e fondamentalmente essi si dividevano all’epoca in tre varietà: Riparia, Berlandieri e Rupestris, talvolta incrociate tra loro per definire meglio l’affinità negli innesti. Costoro erano soliti regalare una pianta di pero per ogni mille portainnesti di viti che venivano comprati e io mi ricordo di una pianta di pero messa a dimora da mio padre in una vigna impiantata nel 1933 ed era un pero della varietà Coscia e naturalmente in ogni vigna cominciò ad essere presente tale varietà che produce dei frutti grossi, dalla buccia giallastra e dalla polpa candida e liquescente a maturazione. Piacque abbastanza alla gente e cominciò a diffondersi tale varietà negli anni sessanta del 900 a discapito di quelle locali; essa offrì un sapore banale, indefinito non aromatico, ma che incontrò il favore di coloro che l’assaggiavano. Al contrario le antiche varietà, che venivano innestate prevalentemente sui perastri, cominciarono a perdere terreno e si cominciò a dimenticare persino il nome di alcune di esse. Alcuni giorni addietro, alla fine di giugno, Massimo Vigilante dottore in Scienze Forestali e dirigente dell’AFOR, impegnato sul fronte del recupero della biodiversità a rischio d’estinzione, ebbe l’opportunità di osservare una pianta di pero vicina a un suo pezzo di terra in contrada Scrisà del comune di Bruzzano, innestata su un perastro almeno un centinaio di anni fa, in quanto il tronco ha il diametro di circa quaranta centimetri e si sa che i perastri appunto crescono lentamente. L’osservazione è avvenuta nel periodo più opportuno per il riconoscimento della varietà di cui egli non conosceva il nome in quanto la pianta era carica di frutti in fase di maturazione.

Porci e figghioli, comu i ‘mpari i trovi

Pochissimi erano maturi, per cui assaggiò uno ed ebbe modo di scoprire che erano buoni; ne prese qualcun altro e lo portò a sua madre, espertissima del suo territorio, dotata di una conoscenza approfondita di tutte le piante fruttifere della sua zona e non solo, in quanto ella conosce i nomi dialettali e talvolta anche nel corrispondente italiano, di piante boschive, di arbusti ed erbe che erano utilizzate anche nella medicina popolare. Guardò attentamente il frutto, ma non l’assaggiò, in quanto suo figlio lo doveva portare in giro nel paese per farlo osservare da altri anziani, ma non lo riconobbe perché non l’aveva mai visto prima, data la sua rarità. Massimo lo fece vedere a tutti gli anziani del paese ma nessuno lo identificò, per cui mi spedì l’immagine in una e-mail, nella speranza che io lo riconoscessi. Dapprima io ebbi l’impressione che fosse un frutto del pero Pumu, ma l’ipotesi fu scartata quando aggiunse che le dimensioni di ogni pera erano molto piccole e che l’apparenza evidenziata dalla foto era stata falsata dal fatto che egli aveva effettuato gli scatti a distanza ravvicinatissima ed era stato utilizzato forse la posizione macro. Bisognava trovare una persona esperta del territorio, con un’esperienza maturata tra i vecchi di quarant’anni addietro e allora io pensai a Giuseppe Palamara di Ferruzzano, ma nativo di Motticella che aveva trascorso la sua infanzia e la sua giovinezza fino a 25 anni tra gli anziani e i vecchi del suo paese, coltivando un campo non distante da quello dove sorgeva il pero di cui si era perso il nome. Andai a trovarlo e gli illustrai le caratteristiche delle pere, secondo le spiegazioni di Massimo, che l’aveva descritte come piccole, dal diametro e dalla lunghezza di circa 2 cm, dolci, pastose, leggermente granulose e lievemente aromatiche, che diventano gialle a maturazione e ciò avviene tra gli ultimissimi giorni di giugno e la prima decina di luglio. Giuseppe non ebbe esitazioni e immediatamente descrisse i frutti e la descrizione corrispondeva a quella di Massimo e alla fine li definì con il loro nome: Sordittèlli, ossia monetine, perché piccoli come lo sono le monetine e rotondeggianti come esse. Egli aveva avuto un dubbio in quanto potevano essere anche le Pere Picciuli, di cui si sono perse le tracce, ma aggiunse che esse erano un po' allungate e maturavano invece verso la metà di luglio Orlando Sculli

Siamo quasi a metà luglio e la stagione sullo Jonio stenta a decollare. Rispetto a un paio di anni fa le foto sulla spiaggia che sto facendo sembrano immortalare un timido maggio. E’ facile per adesso poter raccogliere quelle 10-15 bottiglie di plastica e mozziconi vari abbandonati sulla spiaggia, patrimonio dell’umanità, sicuramente da fantasmi incivili. Eppure, nonostante la poca gente, sono costretta a scegliere luoghi quasi deserti per potermi godere un bagno, pur di non rischiare di litigare con tutti, a causa della mancanza di rispetto. Per esempio: qualche giorno fa tirava un forte vento ed io avevo in acqua 3 bimbi a cui badare. Arrivò il signore che non voleva assolutamente assicurare a un sasso il suo ombrellone perchè era di quelli “buoni”, e io spiegai che l’anno scorso un bambino si è ferito gravemente, e se fosse così gentile da attaccarlo. Ma lui conosceva il suo favoloso ombrellone e se ne infischiava della mia ansia. Così raccoglievo tutto e mi spostavo. Ma poi arrivava l’allegra famigliola armata come se fosse la più grande battuta di pesca, e vedevi bambini “armati” di retina, secchio, lance per poter GIOCARE a fare il pescatore. Già l’anno scorso mi trovai a rincorrere bimbi che avevano abbando-

Le massime di esperienza sono enunciazioni o giudizi ipotetici di contenuto generale, (relativamente) indipendenti dal caso concreto sul quale il giudice è chiamato a decidere, acquisiti con l'esperienza, ma autonomi rispetto ai singoli casi dalla cui osservazione sono dedotti ed oltre i quali devono valere per nuovi casi; tali massime sono utilizzabili come criterio di inferenza, id est come premessa maggiore del sillogismo giudiziario di cui alle regole di valutazione della prova sancite dall'art. 192, co. 2, c.p.p., laddove costituisce, invece, una mera congettura, in quanto tale inidonea ai fini del sillogismo giudiziario, tanto l'ipotesi non fondata sull'id quod p/erumque accidit, insuscettibile di verifica empirica, quanto la pretesa regola generale che risulti priva, però, di qualunque e pur minima plausibilità (cfr. Cass. 24 giugno 2009, n. 27862; Cass. 15 aprile 2009, n. 15897; Cass. 13 febbraio 2007, n. 16532). Esse si pongono come premessa maggiore del sillogismo giudiziario, nel quale la premessa minore è costituita dalla circostanza indiziante e la conclusione dal fatto formante oggetto della prova. E poiché, come è stato condivisibilmente osservato, esse, unitamente ai "fatti notori" (cioè a quei dati fattuali ed obiettivi, privi di qualsiasi funzione valutativa, acquisiti al patrimonio conoscitivo della collettività), costituiscono eccezioni al divieto, ricadente sul giudice, di ricorso alla propria scienza privata nella definizione del processo, è agevole rilevare come sia importante definirne l'utilizzo nel processo penale, in particolare nell'accertamento di una fattispecie di reato, come quella di cui all'art. 416-bis c.p. (al riguardo v. Cass. 9 giugno 2006, n. 21102: "In tema di fatti di criminalità di tipo mafioso, la valutazione probatoria deve tenere conto, con la dovuta cautela, anche dei risultati delle indagini storico-sociologiche, per la loro utilizzazione come strumenti di interpretazione, avendone prima vagliato, caso per caso, l'effettiva idoneità ad essere assunti ad attendibili massime di esperienza, e cioè a regole giuridiche preesistenti al giudizio”. La giurisprudenza di legittimità, consapevole del rischio dell'utilizzo di tale fonte di prova, ha avvertito che il ricorso al criterio di verosimiglianza e alle massime di esperienza conferisce al dato preso in esame valore di prova se può plausibilmente escludersi ogni spiegazione alternativa che invalidi l'ipotesi all'apparenza più verosimile, ponendosi, in caso contrario, tale dato come mero indizio da valutare insieme con gli altri elementi risultanti dagli atti (Cass. 9 aprile 2009, n. 15897) e che la massima di esperienza dovrà essere la risultante della prudente osservazione di una pluralità di esperienze particolari, accertate in determinati contesti geograficosociali, dai quali possano desumersi modelli di comportamento tali da essere la regola nell'ambiente selezionato (cfr. Cass. 11 ottobre 2005, n. 46552). Del resto, é ad "attendibili regole di esperienza attinenti propriamente al fenomeno della criminalità organizzata di stampo mafiose” che fa espresso riferimento la sentenza c.d. Mannino (Cass. S.U. 12 luglio 2005, n. 33748), cioè a quei dati esperienziali dai quali "possa logicamente inferirsi il nucleo essenziale della condotta partecipativa, e cioè la stabile compenetrazione del soggetto nel tessuto organizzativo del sodalizio" e che saranno analizzati nel prosieguo della trattazione. In definitiva, le cosiddette massime di comune esperienza si distinguono dalle mere congetture, in quanto sono regole giuridiche preesistenti al giudizio, poiché il dato in esse contenuto è già stato, o viene comunque sottoposto a verifica empirica; sicché la regola stessa viene formulata sulla scorta dell'id quod plerumque accidit, rivestendo i caratteri del consolidato ricorrere di una maturata esperienza tratta dal contesto storico geografico, generalmente riconosciuta ed accettata (v. Cass. 9 giugno 2006, n. 21102). Il punto di equilibrio, pertanto, consiste nell'applicazione di un prudente apprezzamento e del dovere di motivazione, nella consapevolezza che la valutazione del giudice "non deve uniformarsi a teoremi e ad astrazioni, ma deve fondarsi sul rigoroso vaglio dell'effettivo grado di inferenza delle massime di esperienza elaborate dalle discipline socio-criminologiche e deve, soprattutto, stabilire la piena rispondenza alle specifiche e peculiari risultanze probatorie, che, sul piano giudiziario, rappresentano l'imprescindibile e determinante strumento per la ricostruzione dei fatti di criminalità organizzata dedotti nel singolo processo (Cass. 14 luglio 1994, Buscemi; Cass. 5 gennaio 1999, Cabib).

nato dei pesciolini in vaschette, che rischiavano di morire in quell’acqua bollente. Litigai coi genitori, e quest’anno non ho intenzione di rifarlo: piuttosto mi sposto. E così ho fatto. Mi chiedo spesso se sono io quella esagerata, eppure non ci vuole molto a capire che una stella marina è un pesciolino che si fa i fatti suoi, che non è un bel comportamento ammirarla mentre si dissecca al sole, che prendere una medusa e riporla su una pietra cocente per osservarla mentre schiatta è un gioco sadico. I genitori permettono ciò così i figli li lasciano 5 minuti in santa pace a godersi il relax. Peccato che quello non sia relax per i pesci... che poi nemmeno saranno portati a casa per essere mangiati. Resterà solo un passatempo diseducativo che formerà gli animi di questi bambini, i quali impareranno a non aver rispetto per gli altri esseri viventi, e chissà cosa insegneranno a loro volta alle successive generazioni. Ci sono tanti giochini per divertire i bimbi, giochini che non respirano e non soffrono, sono fatti apposta: usateli! E lasciate in pace le povere anime indifese. Brigantessa Serena Iannopollo


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attualità

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Se c’è una speranza che i calabresi riconquistino la propria dignità è riposta solo nei calabresi. Quando impareremo a guardarci con occhi diversi, credendo nelle nostre capacità senza godere con spregiudicatezza della privazione della dignità che troppi nostri conterranei hanno subito, quando ci metteremo nei panni degli altri senza giudicare, diverremo quei propulsori della Bellezza e della solidarietà umana che ci regalerà una Calabria diversa.

Foto di Umberto Ruvolo

Guardiamoci con occhi diversi:

Io credo nei calabresi “ La vittoria più grande che malaffare e abbandono abbiano ottenuto quaggiù è la radicazione di un pregiudizio senza riguardi.

Se una speranza perché la Calabria si riprenda la sua dignità c'è, quella è riposta solo nei calabresi. Non è né nei politici, né nei grandi tecnici. Se i calabresi smettono di farsi la guerra l'un contro l'altro, urlando “al ladro al ladro” anche quando ancora non sono sicuri che dentro casa il ladro ci sia entrato… allora comincerà un lento ma vigoroso percorso di rinascita, volto a restituire, prima tra tutti, la Speranza a questa terra. La vittoria più grande che malaffare e abbandono abbiano ottenuto quaggiù, difatti, è la radicazione di un pregiudizio senza riguardi. Al punto che, è noto, il calabrese (quello medio) non sa fare squadra, tira dritto per fatti suoi, in un lavoro di gruppo dà il peggio di sé, non fa facilmente passaparola di belle opportunità. È un granchio, il calabrese, chiuso nel suo guscio di gelosia e di ingordigia, perché, quel poco che c'è, deve prenderselo lui. È stato abituato così, dopo anni di sfruttamento e di poche opportunità. Di barzellette al riguardo ce ne sono a iosa. Ma qui c'è poco da ridere. Quando ero piccoletta per me, nata e cresciuta in un quartiere rinomatamente a stampo ‘ndranghetista, era davvero doloroso rispondere alla domanda: “dove abiti?”. I miei genitori, infatti, per scelta o anch'essi per pregiudizio, mi hanno mandata sempre a studiare al centro e io, che venivo dalla bistrattata Archi, mi trovavo con un groppo in gola alla fatidica risposta: “abito ad Archi”. Le beffe erano tante, così come i luoghi comuni. Mi sono portata per anni questa coltre e se oggi quando me lo chiedono rispondo, io, beffardamente: “vegnu ill'Archi, ci sunnu problemi?” per ironizzare e sdrammatizzare su un marchio che non appartiene né a me né a tanti altri… allora era dura, e i pianti a casa non erano pochi. Ancora oggi so di giovani ragazzi che a scuola rispondono: “abito vicino Gallico” piuttosto che “nei pressi di Pentimele”, perché la paura di nominare Archi è strettamente legata a quella di essere pregiudicati. La mia battaglia per la Libertà (anche e soprattutto dal pregiudizio), per la Verità e per la tutela della Dignità della persona è iniziata lì, tra i banchi di scuola e ancora oggi continua, con pochi ma buoni frutti. L’esperienza mi ha insegnato che non bisogna giudicare, mai. Il popolo, giudice e becchino, ti condanna e ti condanna a morte, non elabora ciò che legge e non fa conclusioni obiettive. I social networks, primo tra tutti il “maledetto” Facebook,

hanno in larga parte svilito e totalmente disintegrato la capacità di stare insieme al di fuori della virtualità, di perseguire sani obiettivi comuni, di vedere il lato buono della mela, piuttosto che quello marcio. Ognuno si prende la licenza di dire ciò che vuole, senza riserve e senza freni: basta la notizia di un arresto, sapientemente dipinta da abili giornalisti (ma per chi sa leggere, priva di contenuto) a fare di un santo un criminale, di una persona normale un assassino, o comunque di inchiodare definitivamente con sentenze spregiudicate la dignità di una persona, sulla quale, magari, fino a poco prima, si era sempre parlato e detto bene. “Crocifiggilo, crocifiggilo” ulula ancora oggi la moltitudine, di fronte a chi viene macchiato di una colpa, osannando alla sua morte in croce, definitiva, senza pietà. Qualche anno fa subimmo un grosso torto in famiglia: a oggi un innocente (lo grido a gran voce e non temo controdeduzioni) si trova in arresto. Non mi soffermo sulla valenza giuridica del processo, lasciando che la Giustizia, quella terrena, se esiste, faccia il suo corso. Ma non dimenticherò con quale crudeltà e poco rispetto il popolo medio reggino e molti giornalisti lanciarono la notizia, condividendola in maniera esaltata sui social e nei loro giornali online o cartacei. Queste sono cose che non si dimenticano. Credo che nemmeno i figli di questa persona le dimenticheranno mai. Popolo assassino e senza vergogna. Eppure un giorno Giustizia avverrà e non credo che verrà dato pari risalto alla notizia, così come non credo che i cannibali chiederanno scusa, umilmente scusa, per le cose che hanno detto, anzi, nella loro sfacciata presunzione, asseriranno che la Giustizia non esiste. La Giustizia, difatti, sembra assumere più valore, agli occhi della gente, nell’atto dell’arresto, che in quello della definizione delle prove, o della declaratoria dello stato di rimessa in libertà, eppure gravi errori ne sono stati compiuti e non è qui la sede per ricordarli! Tant’è che, probabilmente, anche le forze dell’ordine e la magistratura inquirente pare abbiano colto l’impeto del pressing psicologico che sono in grado di esercitare sul popolo, quando dimostrano il loro Potere con ampie e sceniche manifestazioni (spiegamento di volanti, giri trionfanti per i paesi, video, spintoni e quant’altro). A proposito… non sapevo che le forze dell'ordine potessero fare video di quando camminano per le strade ed entrano nelle case delle persone, pubblicandole su

YouTube. Spesso, per molti professionisti, amministratori, gente per bene, sarebbe sufficiente anche una semplice chiamata: “lei è in arresto, si rechi in caserma”. Ma probabilmente la ricaduta sociale e mediatica non avrebbe pari effetto. La storia si ripete, sempre. Il calabrese è recidivo. Vive di queste notizie, non vede l'ora di urlare: “qua è tutto uno schifo, lo sapevo io!”, quando invece dovrebbe capire che dovrebbe urlare solo per dire: “la nostra terra è meravigliosa ma qua è tutto più difficile, perché la gente fatica a lavorare, fatica ad andare avanti, fatica a operare bene, a cercare di camminare raso fango, senza impantanarsi. Io CREDO nell'impresario calabrese, nel professionista e nell'amministratore pubblico calabrese”. Partendo da questo concetto, probabilmente, si scatenerebbe un circuito virtuoso, in cui i vari soggetti, incoraggiati da fiducia e senza essere guardati in cagnesco, potrebbero dare ottima prova di sé, nel duro campo di prova professionale calabrese. Una persona vale per quello che fa, non per quello che è, o per quello che gli altri pensano sia. Quando si diffonde la notizia di un arresto, di qualunque persona umana, di ogni ordine, grado o estrazione sociale, il contenuto della notizia non viene decifrato e/o codificato e/o assimilato, per comprendere limiti e difetti della stessa, né ci si riserva la possibilità di approfondire la questione o di lasciare che le prove vengano dimostrate. La sentenza viene fatta all'uscita del titolo in anteprima alle 07:00 del mattino, quando il clamoroso spiegamento di forze ha terminato le sue esaltanti operazioni. Dove sta la tutela della dignità? Non sono una giurista, ma credo che la costituzione la preservi… La dignità della persona umana… Il suo diritto di innocenza, fino all'ultimo grado di giudizio. Non arriveremo molto in alto noi calabresi, se non cominciamo a guardarci con occhi diversi. Gli occhi della condivisione e della comprensione, di chi pretende un mondo pulito, bello, senza corruzione, nel rispetto unanime della Legge e della dignità umana, di chi si mette nei panni degli altri, senza giudicare. Gli occhi di chi è parte attiva del cambiamento, non solo rigido spettatore e critico di eventi negativi, ma propulsore della Bellezza e della solidarietà umana. Il cambiamento verso una Calabria diversa, è tutto lì. Margherita Tripodi


Rpubblicità istituzionale

15 Luglio 2018

SERVIZIO DI INFORMAZIONE PER I CITTADINI, numero verde:

INDIRIZZO

“ CALABRIA & Europa”

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800 678 910 11

Tutti i bandi sono disponibili sul sito dell’Unione Europea e della Commissione Europea Rappresentanza in Italia: www.europa.eu.int www.europa.eu.in/italia - Per maggiori informazioni è possibile contattare i nostri uffici: Centro di informazione dell’UE - Europe Direct “Calabria&Europa”

info: Palazzo Ameduri, piazza dei Martiri 89046 Gioiosa Ionica

Tel: 00 39 0964 412400 - fax 0964 342022 email associazioneeurokom@tiscali. it

#EuropeForCulture: il 2018 anno europeo del patrimonio culturale L'obiettivo dell'Anno europeo del patrimonio culturale è quello di incoraggiare il maggior numero di persone a scoprire e lasciarsi coinvolgere dal patrimonio culturale dell'Europa e rafforzare il senso di appartenenza a un comune spazio europeo. Il motto dell’anno è: "Il nostro patrimonio: dove il passato incontra il futuro". L’Anno osserva svolgersi una serie di iniziative e di manifestazioni in tutta Europa per consentire ai cittadini di avvicinarsi e conoscere più a fondo il loro patrimonio culturale. Il patrimonio culturale plasma la nostra identità e la nostra vita quotidiana. Ci circonda nelle città e nei borghi d’Europa, quando siamo immersi nei paesaggi naturali o ci troviamo nei siti archeologici. Non si tratta soltanto di letteratura, arte e oggetti, ma anche dell'artigianato appreso dai nostri progenitori, delle storie che raccontiamo ai nostri figli, del cibo che gustiamo in compagnia e dei film che guardiamo per riconoscere noi stessi. Perché il patrimonio culturale? Il patrimonio culturale ha un valore universale per ciascuno di noi, per le comunità e le società. È importante conservarlo e trasmetterlo alle generazioni future. Si può pensare al patrimonio come a "un qualcosa del passato" o di statico, ma in realtà si sviluppa attraverso il nostro modo di rapportarci ad esso. Per di più, il nostro patrimonio culturale ha un ruolo importante da svolgere nella costruzione del

futuro dell’Europa. Questa è una delle ragioni per cui vogliamo raggiungere i giovani, in particolare durante l’Anno europeo. Il patrimonio culturale si presenta in varie forme: tangibile - ad esempio edifici, monumenti, artefatti, abbigliamento, opere d’arte, libri, macchine, città storiche, siti archeologici; intangibile - pratiche, rappresentazioni, espressioni, conoscenze, competenze, e i relativi strumenti, oggetti e spazi culturali, cui le persone attribuiscono valore. Ciò comprende la lingua e le tradizioni orali, le arti dello spettacolo, le pratiche sociali e l’artigianato tradizionale; naturale - paesaggi, flora e fauna; digitale - risorse create in forma digitale (ad esempio opere d’arte digitali e animazione) o che sono state digitalizzate in modo da garantirne la conservazione (testi, immagini, video, registrazioni). Prendendoci cura del nostro patrimonio culturale, possiamo scoprire la nostra diversità e avviare un dialogo interculturale su ciò che abbiamo in comune. Quale modo migliore per arricchire le nostre vite se non interagendo con qualcosa di così fondamentale per la nostra identità? Il patrimonio culturale non dovrebbe essere lasciato al declino, al deterioramento e alla distruzione. Per questo motivo, la Commissione Europea ha deciso nel 2018, di cercare i modi migliori per celebrarlo e conser-

varlo. Cosa accade nel 2018? L’Anno europeo appartiene a tutti, affinché ognuno possa sperimentare, apprezzare e godere del patrimonio culturale. Tutti sono invitati a partecipare alle migliaia di attività che si stanno svolgendo in tutta Europa per far sentire le persone più strettamente coinvolte con il patrimonio culturale. Ogni Stato membro ha nominato un coordinatore nazionale per attuare l’Anno e coordinare gli eventi e i progetti a livello locale, regionale e nazionale. Le principali parti interessate del settore culturale, come pure le organizzazioni della società civile, sono strettamente coinvolti nelle attività dell'Anno europeo. A livello europeo, tutte le istituzioni dell’Unione europea sono impegnate a rendere l’Anno un successo. La Commissione europea, il Parlamento europeo e il Consiglio dell'Unione europea, oltre al Comitato europeo delle regioni e al Comitato economico e sociale europeo che stanno organizzando eventi per celebrare l'Anno e inaugurare attività incentrate sul patrimonio culturale. Inoltre, l'UE finanzierà progetti a sostegno del patrimonio culturale. Un apposito invito a presentare progetti di cooperazione relativi all’Anno è stato pubblicato nell’ambito del programma "Europa creativa". Numerose altre

opportunità saranno disponibili nel quadro dei programmi dell'UE Erasmus+, Europa per i cittadini, Orizzonte 2020 e altri ancora. Per far sì che i nostri sforzi lascino un’impronta oltre il 2018, la Commissione, in collaborazione con il Consiglio d’Europa, l’UNESCO e gli altri partner, gestirà dieci progetti a lungo termine. Questi comprenderanno le attività con le scuole, la ricerca su soluzioni innovative per riutilizzare gli edifici appartenenti al patrimonio culturale o per contrastare il traffico illecito di beni culturali. L’obiettivo è stimolare un cambiamento reale nel nostro modo di fruire, tutelare e promuovere il patrimonio culturale, facendo sì che l’Anno europeo crei benefici per i cittadini a lungo termine. L’Anno europeo nel tuo paese Eventi, grandi e piccoli si svolgono in tutta Europa. Visita il sito web dell’Anno europeo nel tuo paese https://europa.eu/cultural-heritage/about_it per scoprire cosa succede dalle tue parti. È inoltre possibile richiedere il marchio dell'Anno europeo 2018 per incoraggiare la partecipazione e la valorizzazione del patrimonio culturale quale risorsa condivisa, sensibilizzare alla storia e ai valori comuni e rafforzare il senso di appartenenza all'Europa. http://annoeuropeo2018.beniculturali.it/proponi-il-tuo-evento/

GLI APPUNTAMENTI

SCADENZE PREVISTE PER L’ANNO EUROPEO DEL PATRIMONIO CULTURALE Aperto il bando a sostegno dei progetti dell’Anno europeo del patrimonio culturale Al via la procedura per l’accesso al Fondo per il programma di attività in occasione dell’Anno europeo del patrimonio culturale 2018. Il finanziamento si propone di sostenere progetti a carattere innovativo, pluridisciplinari, che incoraggino la condivisione e la valorizzazione del patrimonio culturale dell’Europa, che sensibilizzino alla storia e ai valori comuni e che rafforzino il senso di appartenenza a uno spazio comune europeo. BENEFICIARI: Al bando possono partecipare le amministrazioni pubbliche, le istituzioni culturali e scientifiche, le fondazioni, associazioni, società, imprese con sede in Italia o in uno dei Paesi dell’Unione europea, ma la cui attività si svolga prevalentemente in Italia, che hanno ottenuto la concessione del logo dell’Anno europeo. SCADENZE E MODALITÀ DI PRESENTAZIONE: Il 21 maggio 2018 è scaduto il termine per la presentazione delle domande delle iniziative attuate, in corso, da attuarsi o avviarsi nel 1° semestre 2018, ed entro il 15 settembre 2018 per quelle da attuarsi o avviarsi nel 2° semestre 2018. Il finanziamento richiesto non potrà superare il 50% del budget effettivo e non potrà eccedere il limite di 10.000 euro. La domanda dovrà essere inviata esclusivamente all’indirizzo di posta certificata: bando.annoeuropeo2018@mailcert.beniculturali.it per info http://www.beniculturali.it/mibac/export/MiBAC/sitoMiBAC/Contenuti/MibacUnif/Comunicati/visualizza_asset. html_650532506.html

Sono ben 793 GLI EVENTI ORGANIZZATI IN ITALIA su 10.150 ORGANIZZATI PER L’ANNO EUROPEO DEL PATRIMONIO CULTURALE Tante le iniziative previste durante l’anno in corso e tutte dedicate alla cultura ed al patrimonio culturale Europeo, tra queste il Premio RegioStars che identifica le buone pratiche nello sviluppo regionale e mette in evidenza progetti originali e innovativi. I 21 finalisti selezionati provengono da 20 stati membri e altri cinque paesi partner. Una giuria composta da 15 membri, co-presieduta dal deputato Lambert Van Nistelrooij e dall'onorevole Kerstin Westphal, ha valutato 102 candidature presentate alla competizione di quest'anno in onore dei migliori progetti europei supportati dalla politica di coesione dell'Unione europea. Vuoi scoprire come è stato ristrutturato un ex villaggio di cava nel nord del Galles o come i monumentali paesaggi preistorici della regione del Danubio vengono integrati nel turismo culturale locale? Visita i RegioStars Awards e rimani sintonizzato per ulteriori informazioni - il voto per il premio di scelta pubblica 2018 inizierà il 3 luglio! Uno spazio di condivisione di idee, interessi, esperienze e opinioni dell’Anno europeo del patrimonio culturale 2018. http://www.annoeuropeo2018.beniculturali.it/ Partecipa agli eventi dell'Anno europeo e condividi sui social usando l'hashtag #EuropeForCulture, #SharingHeritage, #Patrimonio2018 e #PatrimonioItalia;

L’Edic Calabria&Europa di Gioiosa Jonica con Eurokom e Fimmina Tv ha dedicato un video prodotto appositamente all’anno europeo #EuropeForCulture che invitiamo a visionare al seguente link https://www.youtube.com/watch?v=m 7n99N2iqaw&feature=share IL 21 settembre: suoniamo le campane in tutta Europa nella Giornata internazionale della pace Per più di mille anni in Europa il suono delle campane ha scandito le ore del lavoro, del riposo e della preghiera; ha ritmato il passare del tempo e ha accompagnato la vita delle comunità, contribuendo a definirne l’identità e offrendo loro un vero e proprio linguaggio di comunicazione a distanza. Ancora oggi milioni di campane possono essere ascoltate in tutta Europa. Dai campanili e dalle torri dei municipi, dai cimiteri, dai monumenti e siti commemorativi esse richiamano visivamente e acusticamente i valori europei fondamentali che vogliamo trasmettere con l’Anno europeo del patrimonio culturale: la solidarietà e la pace, ciò che ci unisce come europei, il nostro patrimonio culturale in Europa e per il mondo. Molti europei amano il suono delle campane, una musica senza parole che

deriva da una tradizione plurisecolare. Il suono delle campane è un suono interculturale, è esistito per millenni e risale a ben prima dell’istituzione della cristianità: le campane di un tempio buddista, di un santuario shintoista o di una cattedrale cristiana trasmettono tutte il senso della cerimonia, della trascendenza e del passare del tempo, oltre i limiti del linguaggio. Questo suono è cultura nel senso più ampio, è parte della nostra vita quotidiana, è espressione di usanze e tradizioni, racchiude la memoria collettiva, si inserisce nei riti religiosi, richiama alla pace. Per Tibor Navracsics, Commissario UE per l’istruzione, la cultura, la gioventù e lo sport, le campane “ci ricordano che dobbiamo lavorare costantemente per preservare e rafforzare la pace, la solidarietà e la comprensione reciproca, le fondamenta su cui poggia la nostra Unione”. Nel 2018 ricordiamo il centenario della fine della Grande Guerra, per non dimenticare quanto la pace sia preziosa per tutti noi. Invitiamo, quindi, tutti i proprietari di campane a suonare insieme, ovunque in Europa, il 21 settembre 2018 per la Giornata internazionale della pace, dalle 18.00 alle 18.15, ora di Strasburgo. Sarà una meravigliosa esperienza di condivisione del nostro patrimonio.


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Il primo premio “Monna Oliva” è andato alla Società Agricola Cataldo Antonio S.r.l.

Siderno conquista Roma con l’oliva verde di Salvi ulivo è una pianta che, da secoli, tinge di verde le campagne calabresi e dell’intero Mezzogiorno. Necessita di molte cure affinchè cresca rigoglioso e produca il suo frutto, per questo da millenni le famiglie calabresi sono coinvolte nella piantumazione degli ulivi e in un secondo momento nel raccolto. La popolazione è molto legata a questa pianta e già nel 1735 Carlo III di Borbone aveva capito che l’olivicoltura fosse la chiave di sviluppo dell’economia calabrese. Ritornando ai giorni nostri, negli anni ’70 nasce l’azienda Cataldo, nelle colline sidernesi di Salvi, ad opera di Antonio che con passione, dedizione e soprattutto

L’

duro lavoro, sostenuto dalla moglie Angela, anno dopo anno riesce a costruire l’azienda di oggi con i suoi 13 ettari di superficie topografica su cui sono presenti circa tremila piante di ulivi. La volontà di portare avanti i sacrifici di una vita, spinge i quattro figli di Antonio e Angela - Cosimo, Elisa, Renata e Maria - a costituire nel 2008 la Società Agricola Cataldo Antonio S. R. L. Tale fusione ha dato anche via al nome dell’Olio Extravergine d’oliva Biologico Monocultivar Carolea prodotto dall’azienda “Olio Coerema”. Le “Olive verdi Carolea” schiacciate, denocciolate, deamarizzate con il metodo “greco” (ossia naturale con l’impiego solo di acqua e sale), e infine aromatizzate con i sapo-

A Gioiosa Ionica il convegno “Paesaggio agrario e controllo del territorio nel Bruzio Romano” ELIA FIORENZA «Paesaggio agrario e controllo del territorio nel Bruzio Romano» è il titolo del convegno che si è svolto sabato 7 luglio, a Gioiosa Ionica, nella Locride. Un evento di alto valore scientifico per gli studiosi, per gli appassionati di archeologia ed in particolare di una delle civiltà più misteriose e affascinanti che ha popolato queste terre. Ritrovamenti recenti, vecchie scoperte e collezionismo archeologico sono stati i temi del convegno che ha ospitato archeologi, storici e autorità che con i loro studi e ricerche stanno contribuendo alla ricostruzione storica di alcuni importanti siti del Bruzio Romano. Ad introdurre i lavori è stata Albarosa Dolfin Romeo, presidente del Sidus Club da sempre impegnata nella valorizzazione dei beni culturali. A seguire la relazione propedeutica della professoressa Maria Caterina Aiello, presidente dell’Associazione Italiana di Cultura Classica (delegazione della Locride “Maria Stella Triolo”. Protagonista della serata è stato Battista Sangineto, professore di Metodologia della ricerca archeologica presso l'Università della Calabria, il quale ha spiegato che «la romanizzazione dei Bruttii si realizza e si completa fra il III ed il I secolo a.C. L’analisi di questo processo è molto complessa e deve necessariamente inserirsi nel quadro dell’annessione a Roma della parte più meridionale della Penisola e della graduale romanizzazione delle popolazioni che vi erano insediate». Per il prof. Sangineto «il primo pretesto per l’intervento di Roma in Italia meridionale, e nei Bruttii in particolare, lo offrono le tensioni socio-politiche che si manifestano a Thurii, antica nemica di Taranto, nel 282 a.C. Negli anni immediatamente successivi, tra il 273 ed il 272, Roma conquista tutte le città greche e le popolazioni indigene ribelli brettie». «A seguito di questa occupazione, nei primi decenni del III secolo a.C., - ha evidenziato il docente dell’Unical - si avvia la crisi di quel sistema cantonale - formato da pagi, vici e fattorie - che aveva determinato la relativa ricchezza dei Brettii i quali, nella prima metà del IV secolo a.C., avevano conquistato anche la costa tirrenica dell’attuale provincia di Cosenza e si erano organizzati in centri costieri di piccole dimensioni ed in agglomerati di fattorie. Questo sistema insediativo brettio sembra, però, dissolversi già nei primi decenni del III secolo, probabilmen-

te a seguito delle operazioni militari di Pirro. Nei decenni che precedono la guerra annibalica le città e i paesaggi agrari dei Bruttii offrono un quadro di generale impoverimento, conseguenza delle distruzioni della guerra pirrica e dei sommovimenti politico-sociali che interessano le poleis magnogreche. Una crisi - ha detto che spinge alla ribellione contro Roma i Brettii e la maggior parte degli alleati Italioti, soprattutto dopo la sconfitta romana di Canne avvenuta nel 216 a.C. È questo il contesto storico, politico e militare nel quale arriva Annibale, cui Brettii ed Italioti antiromani si alleano nella speranza di sottrarsi al giogo di Roma, ma la sconfitta e le conseguenze della guerra devastante determinano una crisi profonda ed una cesura netta nel tessuto economico ed insediativo dei Bruttii. L’autentica e definitiva romanizzazione dei Bruttii sembra compiersi, dunque, solo dopo la fine della guerra annibalica». Sangineto tra l’altro ha acceso i riflettori sulla presenza delle villae e sul modo di produzione schiavistico. Inoltre ha avanzato nuove interpretazioni circa il Teatro Romano di Marina di Gioiosa Ionica. In conclusione la professoressa Marilisa Morrone, archeologo, deputato Storia Patria, e presidente del circolo di studi storici”Le Calabrie”, ha fornito nuovi, inediti e straordinari documenti relativi alla Villa romana del Naniglio con approfondite riflessioni sull’abitato tardo antico. Informazioni ed ipotesi eccezionali che prossimamente saranno disponibili alla comunità scientifica in un apposito volume.

ri della nostra terra (origano selvatico, finocchietto selvatico, aglio, peperoncino piccante, peperone dolce) e confezionate in buste di sottaceto sono state molto apprezzate e richieste. La profonda dedizione per il proprio lavoro ha trovato un giusto riconoscimento il 30 giugno scorso al Museo Civico di Zoologia a Roma, dove hanno conquistato il primo posto al Concorso “Monna Oliva”. Questo risultato è un’immensa soddisfazione per tutti coloro che credono nella tradizione, nel sacrificio e nella genuinità dei prodotti. Il successo dell’unico Concorso Nazionale dedicato alle migliori olive da tavola italiane, giunto alla sua quinta edizione, ripaga la famiglia

Cataldo e la piccola frazione di Salvi di Siderno dei tanti sforzi compiuti negli anni e dimostra come l’oliva sia ancora centrale per lo sviluppo economico della nostra regione. La Calabria è ricca di risorse e chi sa utilizzarle al meglio riuscirà a trovare le giuste soddisfazioni. Una considerazione scaturita da questo premio è che per lo sviluppo economico della regione occorre puntare sull’agricoltura: il verde non manca, le persone in gamba neanche, soprattutto è presente coraggio e forza di volontà. Pertanto, ci sono tutti gli ingredienti per far splendere, ancora di più, questa meravigliosa Terra. Rosalba Topini

Antonimina: chiusa la campagna di scavi in località Brecatorto Presentata due settimane fa la chiusura della campagna di scavi condotta dall’archeologo Paolo Visonà, che ha dimostrato come i due siti servissero agli abitanti di Locri Epizefiri a controllare le principali vie di comunicazione per la costa tirrenica e a difendersi dalle popolazioni autoctone calabresi.

Due settimane fa è stata presentata ad Antonomina la chiusura della Campagna di Scavi Archeologici 2018 in località Bracatorto. Dinanzi a un’interessata platea, l’archeologo Paolo Visonà, che ha condotto la campagna, ha spigato le caratteristiche di Cuculedi e Bregatorto, definendoli due siti di importanza vitale dell’età tardo-arcaica ellenistica della Locride. Le indagini archeologiche condotte sono state in grado di accendere una nuova luce sui forti risalenti alla MagnaGrecia nelle montagne di Locri Epizefiri, dimostrando la loro funzione di controllo di una via di comunicazione per le colonie Locresi di Medma e Hipponion. La tesi che i due siti fossero avamposti sarebbe

Il Vecchio Amaro del Capo sarà premiato al Pericle d’oro 2018

avvalorata da ciò che sappiamo della Locri antica: confinando con le due città rivali di Rhegion e Kaulonia, è plausibile che i Locresi avessero stabilito un sistema di controllo territoriale basato su alcuni punti strategici e che queste fortificazioni dominassero le principali vie di comunicazione e i sentieri di valico in montagna. I siti di Coculedi e Bregatorto, in effetti, affaccerebbero proprio sui sentieri che, da Locri conducevano alle colonie della zona Tirrenica, come peraltro affermerebbero gli studi di Domenico Raso, che a suo tempo aveva ipotizzato l’esistenza in zona di siti fortificati utili, per le popolazioni magnogreche, a difendersi dagli autoctoni calabresi.

Questa settimana Domenico Savica ha confermato la presenza di Nuccio e Pippo Caffo, dell’omonima azienda, al Premio Pericle D’oro 2018. I due imprenditori calabresi, in occasione della manifestazione, saranno premiati “Per la Produzione Tipica” grazie ai numeri importanti raggiunti dal prodotto simbolo della Distilleria Caffo, il Vecchio Amaro del Capo, liquore di erbe di Calabria, frutto di un’antica ricetta calabrese poi rielaborata e migliorata dall’esperienza acquisita dalle quattro generazioni della famiglia Caffo. Il Vecchio Amaro del Capo racchiude in sé i principi attivi di tante benefiche erbe, fiori, frutti e radici della generosa terra di Calabria, infusi in finissimo alcole, per aiutare la digestione e dare una gradevole sensazione di benessere. Tra le 29 erbe officinali che compongono l’infuso ne ricordiamo, per le loro proprietà tonicodigestive, alcune molto diffuse in Calabria come l’arancio amaro, l’arancio dolce, la liquirizia, il mandarino, la camomilla e il ginepro.


Economisti e Giuristi a Roccella suggeriscono la direzione che dovrà prendere il Paese Il recente Convegno Nazionale “Economisti e Giuristi Insieme: Idee e Proposte condivise per la crescita sociale ed economica del Paese”, svoltosi a Roccella Ionica e teatro di diverse tavole rotonde che hanno visto l’avvicendarsi dei massimi rappresentanti nazionali degli ordini dei Commercialisti, degli Avvocati e dei Notai, ha rappresentato un momento unico di riflessione e approfondimento sul ruolo e sulle prospettive delle professioni giuridico – economiche. Davvero tanti gli spunti e le sollecitazioni rivolte anche a chi, in questi anni, dovrà legiferare in relazione agli aspetti di professioni continuamente interessate dall’evoluzione e dalla tecnologia. Nel corso della due giorni sono state dedicate due sessioni tecniche a temi comuni, che interessano e coinvolgono trasversalmente le tre categorie professionali: il tema della Mediazione e quello delle Procedure di composizione della crisi da sovraindebitamento (legge 3/2012 meglio conosciuta come legge “salvasuicidi”). Proprio in occasione di questo appuntamento, il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti ed

Si aprono le porte della discografia per Mirco Pio Coniglio

Esperti Contabili, insieme alla Fondazione ADR Commercialisti (con il supporto della Fondazione Nazionale dei Commercialisti), ha presentato un documento avente a oggetto l’istituto della Mediazione, nel quale vengono esposte le proposte che i Commercialisti intendono formulare e sottoporre all’attenzione della politica per incentivare la diffusione dell’istituto e di una mentalità che favorisca un approccio alle liti di tipo conciliativo. In particolare sono stati elencati i profili da potenziare: adeguata attenzione alla formazione e specializzazione richieste al Mediatore; riconoscimento di un ruolo fondamentale degli Organismi di Mediazione dei Commercialisti nella gestione di procedimenti di mediazione tributaria nonché in quelli con le pubbliche amministrazioni; rendere effettiva la concessione di agevolazioni fiscali sotto forma di credito d’imposta per come già previsto dall’art. 20 del D. lgs 28/2010; diffondere informazioni e comunicazione al pubblico delle opportunità della mediazione. Infine viene sottolineata l’importanza dell’attività di affiancamento e di sostegno che la Fondazione ADR

La strada del successo, per un artista, è un cammino tortuoso e pieno di sorprese. La tua pittura può riuscire a strappare un paragone con un maestro come Van Gogh, la tua voce può incantare il pubblico dell’Eurovision, le tue sculture possono addirittura fare invidia a quelle di Michelangelo, tuttavia, ciò che permette a un artista di entrare negli annali, sono la passione per quello che fa e l’espressione artistica che lo accompagna. Il giovane cantante Mirco Pio Coniglio, originario di Bivongi, sembra possedere tutte le qualità che possono fargli raggiungere la vetta delle classifiche

Il ragazzo prodigio ha siglato, lo scorso 20 giungo, un contratto con la casa discografica Compagnia Nuove Indye, realizzando il sogno che può portarlo in vetta alle classifiche musicali.

rivolge agli Ordini territoriali nella costituzione di Organismi di Mediazione e ai colleghi nell’offerta di una qualificata preparazione. Questo Convegno ha dunque rappresentato un occasione importante per avviare una fase di rilancio dei sistemi di risoluzione alternativi nelle controversie civili e commerciali e per attribuire al Commercialista un ruolo proattivo all’interno di tali procedimenti. Sul tema delle Procedure di composizione della crisi da sovraindebitamento, che ha ricevuto impulso solo da quando sono stati costituiti i primi Organismi di composizione della crisi da sovraindebitamento nel 2015, sono state riscontrate molte criticità, legate soprattutto all’eccessiva funzione giudiziale attribuita dal legislatore a cui va ad aggiungersi un generale appesantimento della procedura, per certi versi molto vicina alle logiche del concordato preventivo, ma con grandezze economiche più limitate. A tale proposito è emersa la necessità di una svolta in direzione di una maggiore “de-giurisdizionalizzazione” di tali procedure, specie del “Piano del consumatore”. Altro aspetto di criticità è riferibile a una carente informazione sulle opportunità offerte da tale legge e, talvolta anche a una carente formazione da parte di specifiche figure professionali che dovranno accompagnare il soggetto sovraindebitato in un percorso di elaborazione del piano e/o della proposta di composizione della crisi. In questo senso, da parte della Fondazione ADR Commercialisti, è stato ribadito l’impegno - anche di carattere comunicativomediatico - che, senza creare facili illusioni, faccia conoscere il più possibile gli strumenti messi a disposizione della legge 3/2012. Insomma, il Convegno di Roccella Ionica - che ha visto professionisti provenienti da diverse regioni d’Italia - ha rappresentato un bel momento di analisi, di riflessione ma, soprattutto, un’occasione per suggerire e stimolare proposte fattibili che contribuiscano, per quanto possibile, alla crescita economica e sociale del Paese.

nazionali ed estere. Cresciuto sin da piccolo con la passione per la musica, è riuscito ad affermarsi come cantane nel 2009 conquistando il pubblico del talent show “Io canto” presentato da Gerry Scotti e in onda su Canale 5. In quell’occasione, il giovane cantante calabrese si aggiudica il premio della giuria presieduta da Claudio Cecchetto e il premio della Critica; riconoscimenti che gli verranno entrambi assegnati anche nell’edizione del 2010. L’impegno e la passione di Mirco vengono riconosciuti dall’accademia Amadeus di Chieti, che lo premia come “ragazzo prodigio”; lo portano a vincere il premio Mia Martini, a essere finalista sia del concorso “Musica è” sia del concorso “Fuoriclasse” e a partecipare all’ultima edizione di “The Voice Of Italy”. Grazie ai riconoscimenti ottenuti, agli apprezzamenti degli artisti famosi e al successo riscosso nel pubblico, perlopiù giovanile, la Compagnia “Nuove Indye”, società discografica/editoriale da sempre contraria ai talent e ai cantanti “allevati” in modo industriale, ha accolto, nel giugno di quest’anno, l’artista Mirco Pio Coniglio. La collaborazione con la società discografica ha portato il giovane cantante a esordire con un nuovo singolo dal titolo “Si Danza”. I suoi ritmi vivaci, la voce autentica e l’innata musicalità, possono essere le strade che gli permetteranno di conquistare un pubblico sempre più ampio. Nell’autunno di quest’anno, Mirco sarà il protagonista, insieme ad altri artisti, del progetto “Le Avventura di Alina”. Si tratta della produzione di nuovi brani musicali prodotti da Louis Bacalov e Paolo Dossena, che daranno inizio a una serie di collaborazioni e a nuovi importanti progetti. Gaetano Marando

EVENTI

Questo pomeriggio, domenica 15 luglio, alle ore 18:30, sul Lungomare delle Palme di Siderno, si terrà l’evento “Il gelato del sorriso”, una festa di strada caratterizzata dall’animazione offerta da pagliacci, maghi, trucca bimbi, palloncini, gonfiabili, zucchero filato e musica grazie al patrocinio del YMCA Beach Club, di Centro Bimbo, Pasuqlino e Lo Spuntino. Parte del ricavato sarà devoluta in beneficienza al reparto pediatrico dell’ospedale di Locri.

La Giunta Regionale della Calabria promuove l’evento culturale “Gente in Aspromonte - Una nuova narrazione della Calabria”, una tre giorni che si svolgerà presso il rifugio Carrà ad Africo Antico, in cui scrittori, registi e giornalisti del territorio e non potranno confrontare idee, impressioni e storie professionali e personali legate alla cultura, alla storia e alla società della Locride. Appuntamento mercoledì giovedì 19, venerdì 20 e sabato 21 luglio.

Dopo il successo conseguito nei Campionati Italiani di danza sportiva tenutisi a Rimini nei giorni scorsi, gli allievi della scuola di danza “A.S.D. Note danzanti” di Gioiosa Ionica, accolti al loro rientro a casa in maniera trionfale da genitori, parenti e fan, si preparano con la massima concentrazione a centrare l’obiettivo dell’anno 2018: il saggio che si svolgerà in piazza Vittorio Veneto di Gioiosa Ionica venerdì 20 luglio a partire dalle ore 21:30.

Roccella, weekend filosofico in compagnia di Marx e Foucault L'esigenza di nuovi modelli di soggettività e di istituzioni dinamiche che garantiscano libertà, benessere e partecipazione, è emersa nel weekend filosofico organizzato dall'associazione Scholè presso la propria sede a Roccella Ionica. Il seminario, che è durato tre giorni, si è concluso il primo luglio ed è stato molto apprezzato dai partecipanti che hanno interagito con il docente e fornito stimoli per la discussione. Il professore Gianfranco Borrelli dell'università di Napoli ha messo a confronto due diverse forme di emancipazione, quella collettiva marxista basata sulla coscienza di classe e sulla rivoluzione armata, ma limitata alla sola sfera economica e quella individuale e non violenta proposta da Michel Foucault negli anni 70-80 del Novecento. Foucault ripropone la Cura di sé, una pratica di trasformazione e di liberazione individuale nata

nella Grecia classica che prosegue fino ai primi filosofi cristiani come Tertulliano il quale esorta i credenti a fare proprio il messaggio evangelico fino a mutare pelle come dei serpenti. Foucault vede nei filosofi cinici, in particolare in Diogene, l'esempio di una vita autentica in consonanza con le proprie idee. Diogene ha il coraggio della Parresia, ovvero dice la verità a costo di dispiacere ai potenti fino a replicare ad Alessandro Magno che si offre di realizzare qualsiasi suo desiderio, di spostarsi affinché non gli copra la vista del sole. Il filosofo inoltre soddisfa le sue esigenze e i suoi bisogni, anche quelli intimi, immediatamente e senza curarsi degli altri. Foucault apprezza molto anche la filosofia stoica ed epicurea che insegnano il dialogo, la moderazione, il distacco dalle passioni, l'introspezione e l'ozio produttivo. Il professore Borrelli ha spie-

gato come le forme di soggettività di tipo capitalistico, basate sull'esaltazione dell'autoimprenditorialità e sulle capacità individuali (v. il mito del self made man) non riescono a soddisfare i bisogni e i desideri e producono delle personalità scisse. Attualmente il capitalismo precarizza e sfrutta i lavoratori che nel tempo libero si dedicano spesso all'arte o allo svago, Questa dicotomia è alienante e non asseconda le aspirazioni individuali. Occorre contrapporre a questa forma di soggetto, degli individui che attraverso la conoscenza, l'arte, il soddisfacimento dei desideri, la liberazione dei corpi e grazie a forme di partecipazione politica nuove e non violente: reti, associazioni ecc. producano delle istituzioni che, pur ponendo dei necessari limiti, recepiscano il cambiamento e garantiscano la libertà. Giuseppe Gangemi

Sabato 21 luglio, presso la contrada Modi di Gerace, si terrà la “Festa della Trebbiatura - la riscoperta di una festa contadina tra degustazioni, giochi tradizionali e musica dal vivo”. L’evento avrà inizio alle ore 9:30 con delle prove in campo che proseguiranno fino ad ora di pranzo. Si riprende alle 16:00 con i giochi tradizionali, cui seguirà, alle 19:30 la trebbiatura. La giornata sarà chiusa alle ore 21:30 da un concerto di musica tradizionale.


La sala “Giuditta Levato” del Consiglio regionale della Calabria ospiterà, nella giornata di domani, lunedì 16 luglio, alle ore 17:30, la conferenza stampa di presentazione del doppio album CD-DVD “In Ricordo di Franco e Mino Reitano” di Angelo Laganà. Come già annunciato dall’artista di Roccella Jonica, che omaggerà tutti i presenti con una copia della sua ultima fatica musicale, l’album è corredato da un libretto a colori di 32 pagine che ripercorre i momenti più significativi della carriera artistica di Laganà, che propone molte foto, anche inedite, di Mino Reitano e pubblica la lettera che Franco Reitano ha scritto di proprio pugno dopo essere stato omaggiato da Laganà del suo book fotografico “Roccella Jonica… un tuffo nella storia”.


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ANGOLO FOOD

Arte&co

LA RICETTA: PASTA ALLA CRUDAIOLA INGREDIENTI PER 4 PERSONE: 350 gr di pasta, 350 gr di pomodorini, 1 spicchio d’aglio, basilico, 50 gr di ricotta stagionata, olio extravergine d’oliva, sale.

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I The Flyers, “miglior band studentesca italiana dell’anno 2016” hanno inciso un nuovo singolo che ha tutte le carte in regola per diventare il tormentone estivo della Locride.

“Blu Steps”, l’estate della Locride è dei “The Flyers” Un pezzo tra il pop e il reggaeton con un’influenza di musica elettronica tanto orecchiabile che già dopo averlo ascoltato una volta, difficilmente ce ne libereremo.

i avevamo lasciati “sbarbatelli e un po’ sfigati” - come scrissero nel testo del loro ultimo singolo “Quarantenne che ne sai”, ma in realtà tutt’altro che sfigati - e quando li incontriamo nuovamente, a distanza di qualche tempo, i “The Flyers”, hanno sempre quell’aspetto “sbarbatello” ma sicuramente più maturo. Sia perché i due Michele hanno affrontato gli esami più temuti per i ragazzi della loro età, quelli di maturità, sia perché Salvatore sta per diventare maggiorenne, ma soprattutto perché sono tornati sulla scena con l’interpretazione di un nuovo pezzo. “Blu Steps”, è questo il titolo dell’esperimento estivo dei The Flyers con il featuring di Toma Halistar, prodotto dall’etichetta discografica BlanKo Records e realizzato da Obiettivi Creativi con la regia di Lele Nucera, riprese e fotografia di Bernardo Migliaccio Spina, montaggio di Vincenzo Caricari, e da un’idea di Guido Tassone. Guido Tassone, infatti, oltre ad aver messo a disposizione la propria fantasia, è l’autore del testo, che, scritto già da qualche tempo, aspettava che qualcuno giovane, fresco e spensierato potesse farsi interprete di quello che lui aveva messo nero su bianco. Poi sono arrivati loro, tre ragazzi quasi tutti diciottenni, diversissimi fra loro ma con lo sguardo volto verso lo stesso orizzonte: quello della musica. L’incastro quasi perfetto di caratteri opposti che si completano fa dei The Flyers una Band di ragazzi giovani e capaci che hanno avuto il coraggio di mettersi in gioco. Ritroviamo Salvatore, Michele P., Michele M. insieme a Guido Tassone e Giuseppe Novella nella sala prove della Band perché hanno una riunione. “Perché proprio i The Flyers?” - chiedo subito a Guido Toscano che li ha scelti. “Non è facile trovare realtà con determinate caratteristiche. Loro ci hanno dato l’impressione di essere preparati, anche professionalmente, all’esperienza. Insomma... ci piacciono!” - ha risposto il produttore. “Non deve essere stato facile cantare, interpretare, ma soprattutto riuscire a entrare in un testo che non avete scritto voi.” - domando rivolgendomi ai ragazzi. Salvatore, il cantante della Band, risponde: “Abbiamo molto discusso con Guido, l’autore, che ci ha dato tutte le direttive utili e anche alcune chiavi di lettura per poter interpretare al meglio il testo. Quando le canzoni che cantiamo non sono state scritte da noi è sempre più difficile. Avevamo già provato quest’esperienza a Sanremo Giovani, ma questa volta abbiamo avuto più tempo per metabolizzare”. Intervengono anche i due Michele, che, un po’ più timidi e riservati, sono d’accordo quando afferma-

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no: “Siamo lusingati che ci abbiano scelti. Siamo onorati per la fiducia, anche perché, come Band, è bello che qualcuno investa su di noi”. “Vi siete divertiti?” - continuo. “Sì, tanto! È stata un’esperienza nuova! Inoltre abbiamo conosciuto persone nuove e soprattutto abbiamo avuto la possibilità di confrontarci. Per girare il video del pezzo erano presenti costumisti, truccatori, registi... noi abbiamo sempre fatto tutto da soli!” - continuano i ragazzi, sorridendo fra loro con sguardi complici. “Di cosa parla e cosa rappresenta il testo, Guido?” “In realtà non dovrebbe essere spiegato. Il significato del testo sono tutte le interpretazioni dei singoli ascoltatori. L’estate è la protagonista, l’ispirazione è stata una donna e l’estate... è donna!” Salvatore continua: “Il testo parla di come, nella nostra realtà locale, viene vissuta l’estate. Infatti ci sono tantissimi riferimenti in cui gli ascoltatori si riconosceranno sicuramente”. “Quale è stata la cosa più bella?”. Sono d’accordo tutti sulla risposta: “Abbiamo lavorato come una squadra, è questa la cosa più importante. Abbiamo collaborato e siamo soddisfatti del risultato... oltre a tutti gli altri (regista, riprese, montaggio) vorremmo ringraziare Giuseppe Novella, il fonico, e Luca Matteo Rodinò, il social media manager. E Guido, in arte Toma Halistar, è ovvio. Il sound che c’è nel pezzo è dovuto alla sua collaborazione.” Guido Tassone allora, interviene dicendo: “Noi gli vogliamo bene. Chiunque conosca questi ragazzi impara a volergliene. Insomma hanno tutte le carte in regola per vivere l’estate nel modo giusto! Loro rappresentano la freschezza, è per questo che la loro interpretazione non è costruita... è naturale. Ed è per questo che sono stati scelti loro per interpretare il testo.” “Di sicuro non saremo più soli, ora facciamo parte di questa famiglia. La BlanKo Records rappresenta un’eccellenza calabrese, è un modo per dimostrare che anche in Calabria si riesce a fare quello che si fa altrove. Noi stiamo già lavorando a un altro progetto, sempre con BlanKo Record...” - dice Michele P. Nessuna anticipazione, purtroppo. La squadra è in riunione e noi togliamo il disturbo. È stato bello notare la complicità e la fiducia fra loro, fra generazioni anche diverse che però hanno lo stesso obiettivo e soprattutto sapere che vivono qui, in Calabria, nella loro terra, diventando un’eccellenza grazie al loro talento. Continueremo ad ascoltare “Blu Step”: un pezzo orecchiabile, fresco ed estivo. E ogni volta che capiterà di ascoltarlo penseremo ai “The Flyers” e a tutta la squadra, alla loro voglia di fare, al loro entusiasmo e al loro mettersi in gioco. Sara Leone

Direttore responsabile:

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO Direttore editoriale: ILARIO AMMENDOLIA COLLABORATORI: Jacopo Giuca, Lidia Zitara, Sara Leone, Giuseppe Romeo, Orlando Sculli, Sonia Cogliandro, Serena Iannopollo, Gaetano Marando, Rosalba Topini, Arturo Rocca, Franco Crinò, Giuseppe Gangemi.

STAMPA: Se.Sta srl: 73100 Lecce

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Lavate i pomodori e il basilico e tagliateli a pezzetti. Metteteli in una ciotola con l'olio, il sale, l'aglio tagliato a pezzetti e mescolate. Aggiungete la ricotta grattugiata, mescolate, coprite la ciotola con una pellicola e riponete in frigorifero per almeno 2 ore. Cotta la pasta, riprendete il condimento, rimuovete l'aglio e mescolate il tutto. Mettete a riposare ancora per mezz'ora. Impiattate e aggiungete un filo d'olio, qualche fogliolina di basilico fresco ed un ulteriore grattugiata di ricotta.

IL COCKTAIL: COCKTAIL AVIATON INGREDIENTI: 60 ml dry Gin, 15 ml maraschino, 15 ml succo fresco di limone spremuto, 7.5 ml crème de violette.

Shakerate i primi tre ingredienti con ghiaccio e versare in un bicchiere da cocktail raffreddato. Usate un cucchiaino per versare la crème de violette, che affonderà sul fondo del bicchiere.

IL DOLCE:

MOUSSE RICOTTA E ANANAS INGREDIENTI PER 4 PERSONE: 300 gr di ananas sciroppata, 1 limone, ½ cucchiaino di zenzero, 250 gr di ricotta, 3 cucchiai di zucchero a velo vanigliato, 200 ml di panna da montare. Tagliate le fette di ananas sciroppato a pezzetti, mettetele in una ciotola con succo di limone e zenzero, mescolate e lasciate insaporire. Preparate la crema di ricotta lavorandola con lo zucchero a velo e buccia di limone grattugiata. Montate la panna, incorporatela alla crema di ricotta e aggiungere 2/3 dell'ananas sciroppata. Mescolate delicatamente la mousse fino ad ottenere una crema liscia e omogenea. Mettete in ogni verrina una base di pezzetti di ananas e poi ricoprire con la mousse di ricotta e ananas. Guarnite ogni verrina con qualche pezzetto di ananas e successivamente mettete in frigo a raffreddare per 1 ora prima.


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O P O C S L’ORO

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Vocalist di livello Manuela Cricelli posa con il leader della Premiata Forneria Marconi Franz Di Cioccio in attesa del grande concerto che si è svolto a Roccella Jonica la scorsa settimana, e che ha costituito una gustosissima anticipazione Jazz Festival. Grandi nemici Quello che avete dinanzi è uno scatto da un milione di euro: abbiamo pizzicato in quel di Siderno il vicesindaco di Benestare Domenico Mantegna mentre salutava (anche piuttosto cordialmente) l’ex sindaco e grande nemico politico Enzo Rocca

Metti una sera a cena Tutta la squadra del Lokrians beach di Vittorio Zadotti si riunisce a cena con Maria Elena Filippone, Giuseppe Calabrese e il Barone Francesco Macrì. Dopo tante fatiche una bella mangiata di pesce era proprio ciò che ci voleva!

Ariete Questa settimana sarà piena di alti e bassi. I pianeti, nel complesso, agiranno a vostro favore, ma la luna in opposizione potrebbe crearvi qualche impedimento o qualche imprevisto che rischierà di mettervi di cattivo umore. Giornata top: domenica.

Toro Potresti vivere qualche momento di tensione sul lavoro: dovrete sopportare un ambiente o una situazione ostile che non vi metterà a vostro agio. Piuttosto stressanti saranno le giornate di venerdì e sabato. Dolcezza, invece, sul fronte sentimentale. Gemelli Se sul fronte lavorativo non vi ferma più nessuno, su quello sentimentale discussioni e incomprensioni saranno all’ordine del giorno… Faticose risulteranno le giornate di lunedì, martedì, ma soprattutto di domenica, quando la luna sarà in opposizione. Cancro L’amore questa settimana sarà il grande protagonista della vostra vita, con Venere pronta a donarvi fascino e sensualità. Sarete irresistibili e farete battere il cuore del partner o di qualche ammiratore soprattutto lunedì, martedì, venerdì e sabato. Leone Una splendida settimana per il vostro segno, con Mercurio in congiunzione pronto a regalarvi tutto il riconoscimento che meritate. Sarete al centro dell’attenzione. Splendide le giornate di luna favorevole, quelle di mercoledì, giovedì e domenica. Vergine Con Venere nel segno non vi ferma più nessuno! L’amore è incandescente come luglio e la passione trascina persino i più razionali e moderati di voi. Se siete single è il momento giusto per guardarvi attorno. Unica pecca della settimana: domenica!

La casa dell’acqua Tutta l’Amministrazione Comunale di Roccella Jonica si fa fotografare in compagnia dello staff della società Jonica Multiservizi durante l’inaugurazione della “Casa dell’acqua”, presso la quale si potrà acquistare 1 litro d’acqua a 5 centesimi.

Bilancia Potrete contare su una grande serenità e armonia in amore. Le giornate di mercoledì e giovedì saranno particolarmente emozionanti e potreste ricevere qualche bella sorpresa. Anche il lavoro è favorito dalle stelle: Mercurio aiuta a fare passi avanti.

Apporto politico Durante un convegno abbiamo incontrato Mario Mazza e Domenico Bova, oggi normali cittadini, ma un tempo esponenti politici di primo piano della Prima Repubblica nel nostro meraviglioso comprensorio.

Scambio culturale Il CEL IPA Locride incontra i centauri del CEL di Fiamme e Fassa in quel di Roccella Jonica. Tra i tanti riconosciamo Cusumano, Galluzzo e Liguori.

“Palloni” All’uscita del Comune di Siderno abbiamo visto lo storico segretario dell’YMCA di Siderno Diego Tamburini a colloquio con Roberto Gerace e Ninì Larosa. Progetti importanti in vista?

Successione volante La neoconsigliera comunale di Volo Rosalba Romeo prende posto in Consiglio al posto del consigliere Michele Cataldo, al quale facciamo un imbocca al lupo affinché i suoi problemi di saluti si risolvano presto.

I bracchi Il nostro caro amico Mimmo Lubieri, universalmente riconosciuto con il soprannome di “Bracco”, elemento di spicco della Democrazia Cristiana sidernese, ci concede questa foto mentre si intrattiene in compagnia del fratello Antonio.

Scorpione Sul fronte sentimentale sarete in ripresa! Dopo un periodo di litigi e tensioni, ritroverete la serenità con il partner e tutto sarà in discesa: potrete fare progetti in comune oppure incontri destinati a durare. Fortunate le giornate di venerdì e sabato. Sagittario I litigi e le discussioni col partner saranno all’ordine del giorno. Soprattutto nelle giornate di lunedì e martedì il nervosismo nella vostra coppia rischia di salire alle stelle! Evitate quindi di prendere discorsi importanti, almeno fino a mercoledì. Capricorno L’amore riscalda con la sua presenza i vostri pomeriggi estivi. Scoprirete di avere al vostro fianco una persona davvero speciale e riuscirete a mettere in secondo piano persino il lavoro. Giornate fortunate quelle di lunedì, martedì, venerdì e sabato.

Acquario State vivendo una situazione di blocco dovuta all’opposizione di Mercurio, che complica le relazioni con gli altri e rende difficile trovare le giuste occasioni, anche sul fronte lavorativo. In ambito sentimentale, tuttavia, le cose cominciano a sistemarsi. Pesci L’opposizione di Venere non vi lascerà tranquilli! Se c’è qualcosa che vi preoccupa affrontate l’argomento col partner e non covate dubbi e dolori: vi sentirete meglio. Giornate pesanti quelle di lunedì e martedì, con luna opposta. Meglio tra venerdì e sabato




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