Riviera n° 29 del 16/07/2017

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“La nostra non vuole essere una semplice gelateria, ma un tributo a Don Enzo Strati, che ci ha insegnato tutti i trucchi del mestiere”.

La nostra esperienza affonda le radici nella decennale collaborazione con don Enzo Strati, indiscusso re del gelato sidernese e reggino, ma il desiderio di scrivere una storia tutta nostra ci ha convinto ad aprire, nella traversa Macrì di Corso della Repubblica, a Siderno, Enzo Gelateria. Nei nostri locali potrete assaporare e respirare il clima della vera gelateria artigianale, gustando un prodotto naturale e genuino al 100%. Anche se presentiamo prodotti innovativi, siamo forti di una tradizione che renderà il sapore unico del nostro gelato e delle nostre brioche immediatamente familiare. Scegliamo in prima persona i prodotti stagionali offerti dalla nostra terra per servirvi ogni giorno un prodotto di qualità, del tutto privo di derivati, polveri e

coloranti che largo impiego trovano nelle gelaterie moderne. Nel nostro locale troverete un’ampia varietà di prodotti esclusivi, come il Cappello del prete, una torta semifredda a forma di cupola ripiena di gustoso gelato della quale siamo certi che vi innamorerete. Grazie all’ampio dehor, inoltre, potrete gustare il nostro gelato all’aria aperta e persino organizzare da noi la vostra festa di compleanno. Di prossima attivazione, inoltre, un servizio caffetteria con il quale vi offriremo un’ampia scelta di paste frolle, crostate, cornetti e brioche sempre di nostra produzione. Provate il gusto della tradizione, provate Enzo Gelateria. Non potrete che innamorarvi al primo assaggio.


CONTROCOPERTINA

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DOMENICA 16 LUGLIO

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LIDIA ZITARA The Charming Prince of Reggio, Giuseppe Falcomatà, tra le righe di un post sul suo account Instagram, lascia intendere che il problema della mancanza d’acqua non si può risolvere. Però aggiunge che i cittadini non devono preoccuparsi, perché avranno molte bellissime piazze, parchi e tanti altri progetti che riguardano la città. Povero Charming, lui ce la sta mettendo tutta, ha interpellato questo e quello, ma si sa, sulle tubature dell’acquedotto è calato da molti anni un perfido incantesimo, prosciugandole. Il povero Charming ci fa capire che è subissato dalle richieste e che s’è anche un po’ scocciato delle lamentele (anche se lui le legge tutte, tuttissime). C’è chi gli rimprovera di spendere i soldi in maniera poco accorta e che prima di ogni altra opera pubblica sarebbe indispensabile provvedere a che tutta la città sia umanamente dotata di acqua corrente. Che richiesta assurda! Come se vivessimo nel Bengodi! E poi, questi cittadini, sempre a lamentarsi, a lamentarsi! Ma non hanno altro da fare? Manca l’acqua e si lamentano, non si raccoglie la differenziata e si lamentano, ma cosa pretendono? Ma Charming non è uno sprovveduto col semolino sulla bocca! È stato ben attento a non dirlo, perché da sempre non fa buona impressione al cittadino votante essere additato come lamentoso, perché si sa, il cittadino ha buona memoria, soprattutto quando deve andare alle urne. Insomma, ha tirato un colpo al cerchio e uno alla botte (vuota) per scrollarsi di dosso un po’ di quelle letterine infuriate, ingraziarsi la popolazione votante e non fare la figura di Virginia Raggi, per la quale le colpe sono tutte del malvagio Cittadino Lamentoso. Nel suo post su Instagram il povero Charming parla di “persone che vorrebbero approfittare di una doccia”. È con difficoltà che ci caliamo in questo pensiero in cui una doccia estiva (ma anche invernale) è un optional della vita quotidiana di cui si sente la necessità solo per via del caldo. Ma… non è a tutti gli effetti un atto necessario per la pulizia, l’igiene e il benessere di tutti noi? Non è un diritto sancito persino dall’ONU? E sì che non siamo nel Kalahari, dove di acqua ce n’è davvero poca, la Calabria è una tra le regioni italiane a più alta piovosità: l’acqua c’è, ma è molto mal distribuita, e questo forse conviene a qualche cattivo Stregone che ha gettato l’incantesimo sulle tubature di Reggio. Charming continua dicendo che la vita amministrativa non si può fermare solo perché manca acqua e i rubinetti sono asciutti: bisogna andare avanti (ma avanti dove?), piazze, parchi e strade non possono mica aspettare che torni l’acqua, eh! Ci viene da chiederci (forse illegittimamente) con che acqua saranno annaffiati i parchi, e che cosa ci starà al centro delle piazze, una fontana asciutta? Con quale acqua cresceranno gli alberi delle strade, e – stringi stringi – da dove verrà l’acqua da mescolare al cemento per fare la malta? Forse per tutte queste altre cose Charming Prince ha una riserva magica, che solo lui conosce? O forse magicamente l’acqua tornerà insieme alle piazze, ai musei, alle strade? Il Cattivo Cittadino Lamentoso, in un momento di malignità, potrebbe pensare che Charming ci vuole dire una cosa ben precisa: quattro soldi di qua e quattro di là, e qualche finanziamento si becca, ma per l’acqua non mi paga nessuno (solo tu, Cittadino Lamentoso), quindi non ci penso neanche ad applicare le mie arti magiche per questo problema. Perciò, cari reggini, se puzzate, mettetevi il deodorante, e se vi fa sete, bevetevi una piazza.


ATTUALITÀ

Sindaci della Locride e ANAS si confrontano sull’allungamento della nuova 106

York Auto Vumbaca di Locri nell’Olimpo delle concessionarie italiane Mercoledì mattina la concessionaria York Auto Vumbaca di Locri ha aperto le proprie porte non solo in occasione della presentazione della nuovissima Ford Fiesta, ma anche per festeggiare un importante riconoscimento che Ford Europa concede solo ai migliori concessionari partner della celebre marca automobilistica americana. Il premio attesta infatti che la concessionaria di zona, nel 2016, si è rivelata tra le migliori 14 d’Italia, un successo che Giuseppe Vumbaca attribuisce alle risorse umane preziosissime che hanno garantito la conquista di questo traguardo. I due proprietari, Giuseppe e Gaetano, al termine della breve cerimonia, hanno voluto dedicare il premio al fratello Michele, prematuramente scomparso.

Mercoledì mattina, presso la sede regionale dell’ANAS, si è tenuto un incontro tra una delegazione di Sindaci della Locride e Giuseppe Ferrara per discutere del completamento del tratto della Nuova 106 da Locri ad Ardore. Oltre al Presidente del Comitato dei Sindaci Rosario Rocca erano presenti anche i sindaci di Siderno, Locri, Ardore, Bovalino, il vicesindaco del Comune di Sant’Ilario e il Responsabile della Segreteria del Coordinamento Territoriale Calabria Giusto Laugelli. I Sindaci, che nel corso di questa settimana incontreranno l’Assessore Regionale alle Infrastrutture Roberto Musmanno, hanno rimarcato la necessità di velocizzare le pratiche per l’avvio del cantiere. “Se da un lato si stanno valutando eventuali accorgimenti e ulteriori possibilità progettuali finalizzate a consegnare al territorio un’infrastruttura in grado di migliorare la qualità della mobilità dei nostri cittadini – precisa il Presidente Rocca – nei prossimi giorni, insieme alla Regione, saremo nelle condizioni di fissare un cronoprogramma che presenteremo con un’iniziativa pubblica sul nostro territorio, possibilmente prima della sosta estiva.

Siderno Superiore ringrazia il grande senso civico di Damocle Argirò A seguito degli scarabocchi eseguiti con una bomboletta spray nella notte tra domenica e lunedì, con cui è stato deturpato il muro di mattoni e pietra viva delle fontane di Siderno Superiore, Damocle Argirò, giovedì mattina, ha provveduto volontariamente a una prima pulizia, promettendo che tornerà presto a ultimare i lavori. Un gesto nobile che "prende a calci" l'azione stupida e vigliacca compiuta qualche notte prima.

CALABRESE PER CASO * di Giuseppe Romeo

Senza radici…e senza memoria Chissà quante volte ognuno di noi si è sentito fare un predicozzo sulla memoria, sull’identità, sulle radici, ovvero sull’esistenza e sull’importanza di avere un sentimento di appartenenza vivo nel proprio animo. Oppure, chissà quante volte ci siamo rifugiati, non paghi del presente che ci circonda, nella riflessione di circostanza che, in fondo, siamo “cittadini del mondo”; cioè anime senza confini che vagano in libertà senza aver bisogno di riconoscersi in nulla se non in noi stessi e nel piccolo universo che ci siamo costruiti. Così come abbiamo da sempre celebrato l’emigrazione come una patologia sociale attraverso la quale si è abbandonata l’amata terra per fare fortuna, andare oltre il limite del paesino per poi celebrare ricordi di tristi abbandoni o malinconiche esternazioni da esuli nostro malgrado. Ebbene, di fronte a tali stati d’animo, a cui neanche chi prova a scrivere oggi vi è sfuggito nel corso degli anni, credo che sia utile raccontare un episodio recentissimo. Un pomeriggio d’estate qualunque, in una città del Nord qualunque, dopo una qualunque ora di sport, finisci la tua lezione e arrivano due ragazze per la lezione dell’ora successiva. Una di queste risponde alla domanda dell’istruttore con un cognome tipicamente calabrese. Ovviamente da calabrese quale io sono, l’ulteriore curiosità diventa spontanea. Chiedo se per caso fosse di…piuttosto che di… e la risposta è una precisazione necessaria: si il papa proveniva da un comune calabrese della Piana di Gioia Tauro, ma lei non c’era mai stata. Un comune, quello del padre, che chi scrive conosce benissimo e che ne ha apprezzato da ragazzo non solo gli abitanti, ma soprattutto i prodotti che lo distinguevano oltre a quanto rimane del Castello. Provando a decantare i pregi di questo ridente paesino a ridosso delle prime montagne dell’Aspromonte tirrenico, profumi, ottimi liquori, la risposta è perentoria: Guardi non lo conosco, non ci sono mai stata. Ora, probabilmente le motivazioni potrebbero essere diverse e anche giustificabili. In assenza di un

approfondimento ritenuto non necessario per il luogo, ho cercato di comprendere cosa potesse celare una risposta che, in verità, non mi meravigliava più di tanto avendo già in passato potuto osservare come e in che termini venisse celato o si glissasse sulle proprie origini da parte di altri calabresi emigrati fuori regione. Una cosa è certa. Non tutti amano la propria terra e non tutti la raccontano a quanto pare, neanche i padri ai loro figli. La verità, insomma, è che vi è chi conserva il ricordo nell’anima ma ne rimuove l’appartenenza per comodità, chi se ne vergogna per motivazioni proprie e chi ritiene di essere ormai pienamente settentrionale considerando l’origine del/dei genitore/i o il cognome solo un accidente della vita che va superato magari eliminando ogni accento linguistico che possa ricondurre l’eventuale interlocutore a considerarne le origini. Ciò non mi sorprende affatto perché in molti al di fuori della regione, ma anche nella stessa Calabria, non hanno radici. Non manifestano un sentimento di identità che li renda vivi. Non portano ricordi con sé e se lo fanno spesso sono negativi. Di fonte a tali obiettive manifestazioni di consapevole distacco e per rispondere ad una simile diffusa disaffezione una cosa è certa: bisogna essere convinti che la Calabria è la terra dei nostri padri. Ma per fare questo, e invertire un trend di misconoscenza se non di vero rifiuto, diventa necessario approfondire usi e costumi, promuovere luoghi e culture facendo si che quanto di negativo ci ha contraddistinto non sia un alibi per giustificare animosità altrui. Ovvero, bisognerebbe essere capaci di far si che ciò che giustifica il distacco si possa disperdere in una memoria storica collettiva. Una memoria a cui ricondurre soprattutto le giovani generazioni che, per ragioni diverse, anche in Calabria, e non solo fuori, vivono nel disinteresse la storia bella o brutta delle proprie famiglie e celebrano, in una sorta di nemesi dantesca del rifiuto di se stessi, quelle altrui invece di trarre dal passato motivi di successo o l’orgoglio di essere riusciti a cambiare quanto di negativo vorremmo comodamente esorcizzare. Magari cambiando solo l’accento del nostro dire.

GIUDIZIARIA

Gli orientamenti della Corte di Cassazione sulle “Attenuanti generiche” Secondo il costante orientamento della Corte di Cassazione in tema di attenuanti generiche, posto che la ragion d'essere della relativa previsione normativa è quella di consentire al giudice un adeguamento, in senso più favorevole all'imputato, della sanzione prevista dalla legge, in considerazione di peculiari e non codificabili connotazioni tanto del fatto quanto del soggetto che di esso si è reso responsabile, ne deriva che «la meritevolezza di detto adeguamento non può mai essere data per scontata o per presunta, sì da dar luogo all'obbligo, per il giudice, ove questi ritenga invece di escluderla, di giustificarne sotto ogni possibile profilo, l'affermata insussistenza». «Al contrario – si legge in una recente sentenza - è la suindicata meritevolezza che necessita essa stessa, quando se ne affermi l'esistenza, di apposita motivazione dalla quale emergano, in positivo, gli elementi che sono stati ritenuti atti a giustificare la mitigazione del trattamento sanzionatorio; trattamento la cui esclusione risulta, per converso, adeguatamente motivata alla sola condizione che il giudice, a fronte di specifica richiesta dell'imputato volta all'ottenimento delle attenuanti in questione, indichi delle plausibili ragioni a sostegno del rigetto di detta richiesta, senza che ciò comporti tuttavia la stretta necessità della contestazione o della invalidazione degli elementi sui quali la richiesta stessa si fonda. (Cass. sez. 2, sent. n. 2769 del 02/12/2008; Cass. Sez. 1 sent. n. 11361 del 19.10.1992 dep. 25.11.1992 rv 192381)». Ai fini della concessione o del diniego delle circostanze attenuanti generiche è sufficiente che il giudice di merito prenda in esame quello, tra gli elementi indicati dall'art. 133 cod. pen. che ritiene prevalente ed atto a determinare o meno la concessione del beneficio; ed anche un solo elemento che attiene alla personalità del colpevole o all'entità del reato ed alle modalità di esecuzione di esso può essere sufficiente per negare o concedere le attenuanti medesime. (Cass. sez. 4 n. 12273 dell'08/02/2005; sez. 2 sent. n. 4790 del 16.1.1996 dep. 10.5.1996 rv 204768). « Il riconoscimento, o meno, delle attenuanti generiche costituisce un giudizio di fatto sottratto al controllo di legittimità: esso è demandata dalla legge al criterio discrezionale del giudice del merito che ha la funzione di adeguare la determinazione della pena all'entità dello episodio criminoso; sicché, quando detto giudice ha motivato in ordine alla concreta irrogazione della pena, con riferimento esplicito ai criteri di valutazione di cui all'art. 133 cod. pen., il relativo giudizio non è censurabile in sede di legittimità». «Quanto al tema di bilanciamento di circostanze eterogenee, non incorre nel vizio di motivazione il giudice di appello che, nel formulare il giudizio di comparazione, dimostri di avere considerato e sottoposto a disamina gli elementi enunciati nella norma dell'art. 133 cod. pen. e gli altri dati significativi, apprezzati come assorbenti o prevalenti su quelli di segno opposto (Cass. sez. 2, sent. n. 3610 del 15/01/2014 - dep. 24/01/2014 - Rv. 260415); valutazione effettuata dal giudice di merito nei casi - in realtà pochi - di riconoscimento delle attenuanti generiche». Infine, in tema di determinazione della pena « nel caso in cui venga irrogata una pena al di sotto della media edittale, non è necessaria una specifica e dettagliata motivazione da parte del giudice, essendo sufficiente il richiamo al criterio di adeguatezza della pena, nel quale sono impliciti gli elementi di cui all'art. 133 cod. pen. (Sez. 4, Sentenza n. 46412 del 05/11/2015 Ud. (dep. 23/11/2015 ) Rv. 265283) per cui anche per tale aspetto la sentenza impugnata è immune da censure».


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DOMENICA 16 LUGLIO

Al Picanha Restaurant Grill Lounge Bar di Marina di Gioiosa Ionica la grigliata di carne è l'attrice protagonista. Carni accuratamente selezionate da candidare all'oscar della bontà e della genuinità, cotte a puntino, fragranti, saporite, succulente. Tra tutte spiccano le carni italiane ma anche il tenero, gustoso e prelibato angus argentino dal sapore elegante e deciso. Ma non di solo carne vive l'uomo: è per questo che al Picanha potrai deliziarti con ottime grigliate di pesce fresco, un’ulteriore esperienza gastronomica per gli appassionati della cottura alla griglia. Sapori autentici, piatti leggeri ma sempre gustosi e completi, realizzati esaltandone le proprietà organolettiche e nutrizionali, così da cogliere tutte le sfumature di gusto che solo la cottura alla griglia può garantire. E i buongustai più veraci e attenti lo sanno benissimo. Così come sanno che non c'è grigliata che si rispetti senza il giusto bicchiere di vino che l'accompagni. Il Picanha mette a disposizione dei propri clienti una ricca selezione di vini di qualità, da scegliere tra etichette locali (ben il 90%) e nazionali, tutti in bella mostra nella suggestiva parete retroilluminata. Ma non finisce qui: al Picanha oltre alle insuperabili grigliate di carne e pesce, troverai un menù ricco di piatti deliziosi e raffinati, realizzati ogni giorno dal nostro chef. Una serie di proposte sfiziose e colorate in grado di soddisfare anche i palati più esigenti. Il Picanha, dotato di circa 70 coperti, con la possibilità di gustare i nostri piatti anche all'aperto, è il luogo ideale in cui organizzare cene, feste di compleanno, ricevimenti unici ed esclusivi grazie a una designer che cura nel dettaglio l'allestimento dei banchetti, offrendoti la soluzione perfetta per ogni occasione. All'interno del nostro locale, inoltre, è disponibile un'area giochi per bambini, sicura e confortevole: potrai quindi gustare i nostri piatti in assoluto relax mentre professionisti esperti si occuperanno dei tuoi figli. Il Picanha ama metterti a tuo agio e offrirti tutto il comfort necessario affinchè tu possa concederti un momento conviviale a base di piatti primordiali e di prim'ordine capaci di regalarti intense e indimenticabili esperienze di gusto.

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LA COPERTINA

Secondo il direttore di Libero, Vittorio Feltri, ad armare la volontà incendiaria al Sud è l'ambiente che con IL fondale limaccioso della non-civiltà genera bestie mostruose.

Fuoco

Spettrali spirali di fumo hanno avvolto VIENE ridotta in cenere con un fiammife


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Mariagiovanna cogliandro

Siamo sicuri che i 5.826 ettari di boschi e foreste distrutti in questo primo scorcio d'estate sia opera di incendiari affascinati dal fuoco e non di creatori di deserti, che vogliono estendere agli altri la terra bruciata che hanno dentro le loro animucce?

Ammantati da spirali e festoni, affatto festosi, di fumi neri, i cieli della Locride e del Sud sono stati sfregiati dalla mostruosa bellezza sprigionata dal fuoco. Volute spettrali hanno avviluppato i cieli, altrimenti tersi di questi giorni, rammentandoci la miserabilità dell'uomo. Non sono certa che dietro alla natura che brucia ci siano uomini che non resistono al fascino del fuoco, posseduti dal "cruccio estetico" delle fiamme che divampano e che, una volta generata la scintilla, si mettono comodi a osservare lo spettacolo della macchina organizzativa in azione, con i Canadair che fanno la spola dal mare. Dietro gli incendi che in meno di un mese hanno distrutto oltre 26 mila ettari boschivi in Italia (dati Legambiente), ovvero una superficie quasi pari a quella andata in fumo nel 2016, non possono esserci malati mentali. Solo in Calabria, in questo primo scorcio d'estate, sono stati inceneriti 5.826 ettari di boschi e foreste. Colpa di incendiari che cercano il brivido? Le denunce a ignoti, quando si tratta di incendi dolosi, fioccano. Raramente l'ignoto diventa noto. Gli unici a essere pizzicati sono, neanche a dirlo, i pesci piccoli - vedi gli agricoltori colti in flagranza di reato in Campania. Chi, invece, la farà sempre franca saranno i creatori di deserti, che vogliono estendere agli altri la terra bruciata che hanno dentro le loro animucce; chi, in qualche caso, partecipa alle operazioni di soccorso per quei trenta denari che spettano ai traditori dell'uomo; chi, con i roghi vorrebbe far capire di essere indispensabile, un po' come succede con chi devasta un negozio e poi si presenta dal titolare per offrire la propria protezione; e, infine, chi - ed è un "chi" che include la fetta più ampia - ha interessi a tanti zeri e siede tra coloro che si "impegnano" a prendere i cattivi. Il profilo del piromane, dunque, è più sfuggente che mai: è un essere tanto abile a mimetizzarsi quanto pericoloso perché,

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o nemico

o i cieli della Locride e del Sud. E mentre la natura ero, il Meridione continua a essere carbonizzato con le parole.

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oltre a carbonizzare ettari di natura, incenerisce la reputazione di un intero territorio spalancando la strada ai soliti luoghi comuni sul Sud. Secondo il direttore di Libero, Vittorio Feltri, che lo scorso 13 luglio apre la sua copertina con un titolo sprezzante "A Napoli si bruciano da soli", la colpa degli incendi divampati in questi giorni è dell'ambiente. Sentite come incasella la sua spiegazione - che lui stesso definisce - sociologica e che naturalmente è valida non solo per i partenopei ma per tutti i meridionali: "(...) l'ambiente che li ha generati li ha armati di volontà incendiaria e oggi li copre. I colpevoli saranno forse catturati, le telecamere dovrebbero averli filmati: ma quello che non sarà mai catturato e bonificato è il fondale limaccioso della non-civiltà da cui sono state generate queste bestie mostruose". Poi, siccome non c'era andato giù abbastanza pesante, con grazia e piglio sicuro e documentato, mette altre cazzate in processione: "Non c'entra l'antropologia, bensì la sociologia. La gente del Mezzogiorno è più portata a collaborare con i delinquenti, temuti e venerati, che non con le Forze dell'ordine, poco rispettate. Infatti i meridionali che vivono a Milano sono diventati più milanesi dei milanesi, si sono perfettamente inseriti e sono i primi a comportarsi osservando le regole. Parecchi di quelli rimasti in Terronia, invece, influenzati dalla comunità storta in cui campano, ne adottano le cattive abitudini e sono guai". Eccoci lì, tutti in fila nella medesima buca: stavolta, però, non è colpa di noi "palle da biliardo" ma del panno verde che riveste il tavolo. Siamo nati sul tappetino sbagliato. Oltre ad aver liquidato en passant un intero popolo, facendoci divenire somma delle azioni degli altri piuttosto che delle nostre, adesso aboliscono l'innocenza anche del territorio che calpestiamo. È lui ad allevarci così irrimediabilmente criminali. Appena nati ci viene messa sotto gli occhi una mappa che ci costringono a imparare a memoria, e non è il Sud, tutto, con il suo fondale limaccioso che genera bestie immonde a rifilarcela ma quella parte marcia del Sud che agisce affinché il Nord si senta autorizzato a cucinarci tutti nello stesso calderone, aromatizzandoci a piacere. Siamo tutti in balia delle fiamme di un fuoco nemico che ha deciso che il Sud debba divenire terra bruciata. E lo si fa appiccando roghi con un fiammifero d'estate e con le parole tutto l'anno. Tanto le parole non hanno bisogno di temperature calde e terreni aridi per divampare. Anzi no, i terreni aridi servono anche per le parole.


ATTUALITÀ

L’Archeologia locale a portata di click grazie a Nicola Monteleone Nicola Monteleone, Presidente dell’Archeoclub di Locri, ha ormai preso la preziosa abitudine di condividere sul suo profilo Facebook i più bei reperti della Locride antica scovati nel suo quotidiano girovagare tra le bellezze della nostra terra. Con questo gesto semplice Nicola sta offrendo l’ennesimo preziosissimo servizio al nostro comprensorio, diffondendo tra il popolo social scatti accattivanti di ciò che è stata (e che dovrebbe tornare a essere) la Locride. Non possiamo che complimentarci con Monteleone e non solo augurarci che continui così ma, magari, che crei una pagina Facebook attraverso la quale diffondere tra un bacino d’utenza più vasto questi suoi splendidi scatti!

A.I.G.A. di Locri: eletto il nuovo direttivo della sezione L’Assemblea dei Soci A.I.G.A. Sezione di Locri, durante la seduta dello scorso 3 luglio, ha eletto i nuovi organi direttivi di sezione. Il nuovo Presidente di Sezione è Simona Manno, giovane professionista locrese, volto noto dell’Associazionismo locale e nazionale. I nuovi componenti del Consiglio Direttivo della Sezione di Locri, guidata dall’Avv. Manno, sono giovani e brillanti professionisti (l’età media dei neoeletti è compresa tra i 30 e 40 anni) del Foro locrese. Il nuovo Consiglio Direttivo di Sezione è composto da Francesco Avveduto, Manuela Calautti, Fabrizio Chiefari, Antonia Fabiola Chirico, Francesca Futia, Elisabetta Macrì, Luisa Parrotta e Ilario Papaleo; la Sezione, grazie agli oltre 130 iscritti, ha, inoltre, diritto a partecipare ai Consigli Direttivi Nazionali con ben due Consiglieri Nazionali che l’Assemblea ha designato in Manuela Calautti e Antonia Fabiola Chirico.

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Vittorio Zadotti dimostra che tutto il mondo è paese!

La scorsa settimana il patron dello Sporting Lokri, Vittorio Zadotti, si è lasciato andare a un legittimo sfogo relativo alla carenza infrastrutturale e alla fruizione delle bellezze paesaggistiche calabresi. Scattandosi un selfie dinanzi a una spiaggia resa inaccessibile dalla strada ferrata, Zadotti ha accusato la politica di essere responsabile dell’impossibilità di raggiungere chilometri e chilometri di località balneari per scelte urbanistiche scellerate. Peccato che la foto pubblicata su Instagram, stando alla registrazione della località resa pubblica dal dirigente, sia stata scattata nientemeno che a Santa Claus Lane, in California, a migliaia di chilometri di distanza dalla Calabria. A quanto pare i politici sono scellerati in tutti i continenti…

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Al Festival del fumetto calabrese arriva Iron Bronze!

Fervono i preparativi per l’11ª edizione de “Le Strade del Paesaggio”, festival calabrese del fumetto che si svolgerà in autunno con un ricco programma di eventi e mostre a tema. Cresciuto negli anni fino a diventare un appuntamento atteso da migliaia di appassionati, “Le Strade del Paesaggio”, quest’anno, ha avuto gioco forza nel cavalcare l’onda dei cinecomics, commissionando a Paco Desiato una locandina che ritrae il Museo del Fumetto di Cosenza letteralmente invaso da tanti immortali personaggi dell’animazione e del fumetto. Ma a lasciare veramente sorpresi è la trasformazione in primo piano di uno dei Bronzi di Riace in niente meno che Iron Man!

Tragedia sfiorata: Albero crollato distrugge il gazebo della gelateria “Sottozero” Nella notte tra giovedì e venerdì un albero secolare di ficus che ornava il lungomare Falcomatà, a Reggio Calabria, è crollato rovinosamente al suolo distruggendo il gazebo della gelateria “Sottozero”. Il caso a voluto che lo schianto sia avvenuto di notte e che nessuno sia rimasto coinvolto, ma il disinteresse dell’Amministrazione nei confronti dello stato di salute degli alberi (già soggetti ad altri crolli improvvisi) comincia a destare preoccupazione.



SOCIETÀ

Il 13 novembre 2016, dopo un anno e mezzo di gestione commissariale, Africo è tornata alle urne e ha scelto come primo cittadino Francesco Bruzzaniti, un giovane di belle speranze che si era detto pronto a farsi carico della rinascita del paese. Nonostante le critiche che la sua giovanissima giunta aveva attirato su di sé, il primo cittadino ha dimostrato di aver preso molto sul serio il proprio impegno e, carte alla mano, ci racconta come ha fatto cambiare passo al paese. JACOPO GIUCA Prima delle elezioni denunciò che, dopo l’impegno iniziale, la sua lista si era ritrovata a camminare sola. È cambiato qualcosa in questi mesi? Fortunatamente è cambiato moltissimo. Grazie al grande impegno dei ragazzi in lista, già nei primi giorni di amministrazione siamo riusciti a coinvolgere le associazioni nell’organizzazione dell’imminente “Natale africese” e delle manifestazioni di là da venire. A partire da quel momento abbiamo potuto vantare una perfetta sintonia con le associazioni che, proprio in questi giorni, stanno collaborando con noi alla realizzazione del programma degli eventi estivi, suddiviso equamente tra giornate sportive e serate culturali con la partecipazione di scrittori e poeti provenienti dal nostro paese. Ma un grande aiuto ci è stato dato anche dalle amministrazioni precedenti, che ci hanno consigliato e guidato con grande disponibilità dimostrando al contempo di avere piena fiducia nelle capacità e nelle competenze di un gruppo molto giovane e quasi sempre alla sua prima esperienza amministrativa. Ci raccontò che il problema di Africo non risiedeva solo nel commissariamento, ma in 15 anni di mala politica e difficoltà burocratiche. Oggi cosa è cambiato? La mala politica cui facevo riferimento durante la campagna elettorale era quella che aveva abbandonato le zone periferiche e aveva generato un solco tra l’amministrazione e i cittadini. Anche all’epoca dichiarai che l’inversione di rotta sarebbe stata possibile solo coinvolgendo in prima persona i cittadini ed è quello che stiamo cercando di fare nella consapevolezza che senza il loro prezioso contributo non riusciremo a dare quella auspicata ventata di rinnovamento al paese. Oggi possiamo dire di aver conseguito con discreto successo l’obiettivo che ci eravamo prefissati allora: la comunità è coinvolta in tutte le decisioni amministrative e, attraverso una serie di assemblee, abbiamo dato ai cittadini la possibilità di esprimersi sui più disparati interventi da mettere in atto, non da ultimo l’avvio della raccolta differenziata, partita a maggio e oggi già oltre il 60%, e la programmazione delle feste estive. Devo ammettere che non senza sorpresa abbiamo riscontrato sempre grande partecipazione e sensibilità nei confronti delle tematiche sociali, e amministrare una comunità così attenta, partecipe e sensibile non può che riempirci d’orgoglio. C’è stato, anzi, un vero e proprio cambio di atteggiamento nella cittadinanza, che ha imparato a segnalare i problemi con spirito collaborativo, senza rabbia o ostilità nei nostri confronti, dimostrando di avere fiducia nel nostro operato e grande desiderio di riscatto. Anche per queste ragioni siamo stati spronati a concentrare almeno il 50% delle nostre forze nel sociale, sul quale investiamo molto dando sempre priorità ai giovani. Proprio per questa ragione abbiamo già ospitato e ospiteremo molti eventi sociali e sportivi di importanza anche nazionale e internazionale e collaboriamo attivamente con il centro Sprar, che ci sta permettendo di integrare senza difficoltà i ragazzi stranieri nella nostra comunità e con il quale abbiamo potuto organizzare il quadrangolare di calcio “In campo contro il razzismo” la scorsa settimana. Ci disse di non aver letto le carte relative al commissariamento dell’amministrazione Versaci. Oggi che idea si è fatto di quella decisione governativa e della gestione prefettizia? Ancora oggi non siamo entrati nel merito del commissariamento perché ci siamo concentrati sulla risoluzione dei problemi più urgenti. I commissari, comunque hanno amministrato in maniera esemplare, sempre tenendo conto che si sono limitati alla semplice gestione ordinaria. Ci hanno lasciato in eredità qualche progetto importante oggi in via di realizzazione e una situazione economica tutto sommato positiva, che ci sta permettendo di creare i presupposti per ottenere nuovi finanziamenti. I problemi principali del paese erano stati da lei identificati nelle brutte condizioni della viabilità, dell’illuminazione pubblica, della rete idrica e fognaria e delle condizioni degli edifici pubblici. Quali lavori sono stati avviati per risolvere queste criticità? Nell’imminenza della nostra elezione abbiamo lavorato sulla pulizia delle strade e dei marciapiedi. Abbiamo risolto molti problemi relativi alla viabilità e ai guasti del sistema idrico e fognario, dai quali, comunque, ci siamo resi conto che è complicatissimo uscire del tutto. Riuscire a sanare tutte le criticità che abbiamo riscontrato al nostro insediamento sarebbe un sogno, ma con piccoli interventi mirati stiamo riuscendo a ripristinare i servizi primari e un prossimo finanziamento destinato al potenziamento del sistema idrico comunale ci farà fare un ulteriore salto in avanti in tal senso. Anche per quanto riguarda gli edifici pubblici stiamo procedendo a marce forzate: abbiamo avviato la riqualificazione di un edificio scolastico risultato negativo all’adeguamento sismico, ristrutturato un asilo nido chiuso da 8 anni e riaperto la scuola primaria consegnando i lavori in tempi record non senza qualche sacrificio. Il ripristino del sistema di illuminazione, come dichiarai in campagna elettorale, è stato la nostra priorità. Oltre alla sua sistemazione abbiamo avviato una collaborazione triennale con una società che garantirà la manutenzione dell’in-

Francesco Bruzzaniti

“Tireremo fuori il buono di Africo”

tero impianto, assicurando la luce dal centro alle periferie passando per il lungomare, al nostro arrivo in stato di completo abbandono. Proprio in merito al lungomare non siamo ancora riusciti a riqualificarlo come avremmo desiderato, ma terminata l’estate ci metteremo al lavoro per poter rendere il passaggio più agibile e organizzare un piano spiaggia che ci garantisca l’avvio di un progetto di valorizzazione turistica. Il nostro sogno, infatti, è vedere Africo come meta ambita dell’estate. Per questo stiamo avviando un progetto a lungo termine per il quale mancano ancora le basi, ma che contiamo di riuscire a realizzare dando una nuova immagine al paese che ha dato i natali a tanti scrittori e poeti e che per questo è il candidato ideale a divenire anche il perfetto centro culturale. Stiamo dedicando grande attenzione, inoltre, alla questione Campo Sportivo, che ancora porta i segni dell’alluvione del 2015. Considerato il prestigio e la storia della nostra scuola calcio è importante farlo tornare a pieno regime, obiettivo per raggiungere il quale stiamo cercando di accedere al credito sportivo. Stanno inoltre andando in appalto i lavori per la riqualificazione della Villa Comunale, la seconda più grande della provincia e, nei nostri progetti, punto di ritrovo ideale per i cittadini. Oltre a questi interventi stiamo portando avanti una campagna di legalità grazie alla collaborazione con la Chiesa e le forze dell’ordine. Presto stileremo anzi un protocollo di intesa di educazione alla legalità e al senso civico e religioso con le due istituzioni e avvieremo un programma che garantirà ai nostri giovani di dedicare le ore extra scolastiche a lezioni incentrate sul tema. Sempre in questo ambito, stiamo preparando la consegna alla comunità di alcuni beni confiscati. Grazie alla sinergia con il vescovo Oliva abbiamo affidato alla Chiesa un immobile che sarà presto messo a disposizione di tutti i cittadini che hanno famigliari diversamente abili, mentre in un secondo edificio abbiamo insediato la Sala Commissioni, la Sala Giunta e la sede del Servizio Civile nazionale. Su un terreno sempre confiscato alla mafia cercheremo poi di aprire l’isola ecologica. Delicato tema affrontato durante la nostra ultima intervista fu quello dell’incidenza tumorale. Si vede una luce in fondo al tunnel? La nostra battaglia per ottenere un registro tumori è stata vinta, quindi direi di sì. Abbiamo avviato una collaborazione con l’ASP che ci permette di avere dati costantemente aggiornati e adesso attendiamo settembre per conoscere le ultime novità in merito. Anche se ci è stato anticipato che rientriamo nella media nazionale come incidenza di mortalità, continueremo a indagare sul problema e a sensibilizzare la cittadinanza in merito. È in quest’ottica che abbiamo indetto per il 21 luglio una giornata di prevenzione per il tumore alla prostata. Il suo avversario alle amministrative ci disse che la dipendenza di Africo dal tribunale di Reggio Calabria piuttosto che da quello più vicino di Locri aveva “ghettizzato” il paese. È d’accordo con questa affermazione e pensa di prendere provvedimenti in tal senso? Abbiamo considerato prioritari altri problemi del paese. Certo, la dipendenza dal tribunale di Locri sarebbe una cosa positiva per la comunità e darebbe la possibilità a chi non ha un mezzo di spostarsi più facilmente in tribunale per dirimere le cause civili. Una volta che avremo risolto le emergenze, sarà sicuramente una questione che affronteremo. Come si è evoluto il rapporto di Africo con le istituzioni centrali e, in particolare, con la Città Metropolitana di Reggio? Ci siamo confrontati fin da subito con il sindaco Metropolitano, che ci ha messo nelle condizioni di partecipare anche a bandi già scaduti, che i commissari avevano ignorato. Abbiamo un buon rapporto con l’istituzione centrale e, grazie al lavoro sinergico, stiamo avviando diversi progetti in merito al territorio. Già i commissari avevano avviato un programma con il presidente dell’Ente Parco Nazionale Aspromonte per il recupero di Africo e Vecchio e Casalinuovo che stiamo portando avanti con il massimo impegno. In questo ambito ristruttureremo l’ostello di Contrada Carrà, cui seguirà la ristrutturazione e il ripristino della scuola voluta da Umberto Zanotti Bianco, nella quale vogliamo creare una biblioteca e un centro convegni che potrebbe dare nuova linfa vitale ad Africo Vecchio. Anche se un po’ decentrata, molti studenti e studiosi potrebbero finalmente vantare un luogo di aggregazione. Sempre per valorizzare la zona, poi, avvieremo a breve i lavori per la realizzazione di una passerella finanziata dal Parco e destinata a unire, come diceva Palamara, i Fricazzani di Africo Vecchio e i Tignanisi di Casalinuovo, oggi separati da una fiumara.


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DOMENICA 16 LUGLIO 11

i” at lv Sa o n er “Sid un grido di speranza che

passa dalla voce dei giovani Sono stati circa 2.000 i coraggiosi che, sabato mattina, hanno sfidato il caldo pur di rispondere “presente” all’appello lanciato dalle associazioni ambientaliste e dal sindaco di Siderno Pietro Fuda. La manifestazione necessaria a far sentire la voce di una cittadinanza preoccupata dalla “bomba ecologica” rappresentata dalla ex BP al governo, al quale si chiede l’inserimento dell’area nell’elenco dei siti inquinanti da bonificare con la massima urgenza, è partita alle ore 11:10 circa, quando il corteo ha lasciato il comune per percorrere una parte di via Cesare Battisti e corso della Repubblica prima di fermarsi in piazza Portosalvo. Non si è trattato certamente del successo auspicato dagli organizzatori e ha fatto male vedere meno amministratori locali, provinciali e regionali di quanti ne fossero stati invitati, eppure la marcia di sabato non può essere considerata una sconfitta. Vedere in testa al corteo tanti giovani pronti a sfidare il caldo tenendo alti striscioni che gridavano dispera-

Giorni, mesi, anni…

zione, desiderio di riscatto o speranze per il futuro, deve riempire la nostra comunità di speranza e orgoglio e farci riflettere relativamente alla possibilità che i nostri ragazzi siano più sensibili di noi relativamente a un argomento che non ha smosso tante coscienze quante avrebbe dovuto. E, nel caldo torrido del mezzogiorno, dinanzi a quel palco dal quale provenivano le voci del sindaco Fuda, di Monsignor Oliva, dell’assessore Roccisano e dei deputati 5 Stelle Dieni e Parentela, quella piccola folla sembrava due, tre, anche quattro o cinque volte più grande, era in grado di occupare piazza Portosalvo non solo con la propria presenza, ma con un desiderio di resilienza così forte da apparire tangibile e da essere in grado di rappresentare anche chi non era presente. Ha fatto grande piacere ascoltare la sensibilità che l’Amministrazione continua a rivolgere al problema per come raccontato dal sindaco Fuda, le parole di speranza del vescovo Oliva, le rassicurazioni di Federica Roccisano in

Ho camminato per monti e per valli, ho attraversato, sui ponti, fiumi ignoti e famosi, sono stato in visita nelle regie, dove re e regine, con cortigiani, hanno festeggiato giorni felici, o hanno perso la testa. Ho attraversato diverse volte il mare, per raggiungere, novello Ulisse, la terra da dove partirono i nostri avi. Ho volato per percorrere grandi distanze in poche ore. Ora, però, è arrivato il momento di permanere assiso, rivolto verso oriente, per guardare il rosso sole nascente, che diventa bianco e porta la luce sulla terra. Vedo volare gli uccelli, svegliati dai nascenti rai, girano e rigirano, cinguettando festosi, il becco aperto per captare, ingoiare affamati e pulire l’aria dai piccoli insetti volanti. Ora sono seduto, rivolto verso

merito al fatto che l’assenza del presidente Oliverio non sia significato il disinteresse della Regione per le sorti di Siderno, il fatto che la polemica sia stata tenuta lontana dal palco e che non sia stato fatto nemmeno questa volta un processo alle intenzioni, limitandosi a manifestare civilmente per una situazione che desta legittima preoccupazione da troppi decenni. Gli sforzi di questa mattina si riveleranno sufficienti?

È ancora troppo presto per dirlo ma, se anche le cose non dovessero andare come sperato sapremo che la manifestazione di sabato rappresenta il punto di partenza ideale per le lotte di domani, perché, come dichiarato dall’assessore all’ambiente Anna Romeo, “manifesteremo ancora, ancora e ancora, fino a quando non otterremo ciò che chiediamo”. Jacopo Giuca

oriente, il sole sorge rosso, rosso e poi bianco, mostra tutto il suo candore! Insieme a compagni di ogni estrazione sociale, ho trascorso fiducioso, nella sincera amicizia, ore di vita, persone amici e nemici che ancora mormorano. Nel presente, salito in cima al cumulo degli anni, vedo, scorgo tutti lontani, formano una nuvola grigia irrespirabile, presi attanagliati da problemi e dibattiti fasulli per stabilire la loro grandezza. Son seduto, vedo sorgere il sole, e la nuvola grigia si allontana, corre verso l’orizzonte, diventa un puntino nero e scompare! Brown jò




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Placanica

«Le tasse sui rifiuti degli ultimi 4 anni sono illegittime» La denuncia della minoranza: ruolo Tari da annullare. «Le tariffe e le aliquote Tari approvate dal Comune di Placanica sono viziate da nullità perché sono state approvate oltre i termini di legge». La denuncia arriva dalla minoranza formata dai consiglieri Gerardo Clemeno, Ilario Mongiardi e Bruno Aiello, che in un documento chiedono alla maggioranza guidata dal sindaco Antonio Condemi la sospensione degli effetti e l’annullamento dell’atto con cui è stato approvato il ruolo Tari 2017. Il punto di partenza è la legge Finanziaria 2007 che impone agli enti locali di fissare tariffe e aliquote relative ai tributi di competenza entro il termine per la deliberazione del bilancio di previsione. Un termine «perentorio», secondo la giurisprudenza amministrativa, cioè invalicabile, che rimane tale anche nel caso in cui l’approvazione del bilancio slitta in via eccezionale oltre la data prevista. Lo stesso Tar Calabria, ricordano Clemeno, Mongiardi e Aiello nel documento, nell’aprile dell’anno scorso, su ricorso del Ministero dell’Economia e delle finanze, ha annullato la delibera di un consiglio comunale calabrese che aveva fissato le tariffe Tari oltre il termine legale, coincidente appunto con quello entro il quale andava approvato il bilancio. Un orientamento che, nel corso del 2016, ha ispirato anche altre pronunce dei giudici amministrativi calabresi e quelle di altri Tar (Abruzzo, Liguria). «È quello che è successo a Placanica nel 2017», è l’accusa della minoranza: «Per l’anno 2017, il Comune di Placanica ha approvato il piano tariffario Tari con una deliberazione del Consiglio comunale del 24 aprile 2017, con quasi un mese di ritardo sul termine per l’approvazione del bilancio di previsione, fissato dalla legge al 31 marzo 2017».

Una situazione che, secondo la minoranza, si sarebbe verificata anche negli anni precedenti, a partire dal 2014, anno di esordio della nuova tassa sui rifiuti, quando il piano tariffario fu approvato il 21 novembre mentre il termine per l’approvazione del bilancio era stato fissato al precedente 31 luglio. E poi nel 2015: piano Tari deliberato il 1° settembre, termine per l’approvazione del bilancio 31 maggio, tre mesi prima. E ancora nel 2016, quando l’amministrazione Condemi ha confermato le tariffe dell’anno precedente che però, secondo la minoranza, sono appunto da considerarsi nulle. In sostanza, secondo il trio di opposizione, da quando è stata introdotta la Tari, le tariffe sarebbero state sempre illegittime: «È di tutta evidenza – si legge nel documento - che il Comune di Placanica, metodicamente e recidivamente, avalli situazioni di palese illegittimità che si concretizzano, come nel caso di specie, nell’approvazione di aliquote e delibere viziate da nullità assoluta». «Non si tratta di un cavillo giuridico», spiega Mongiardi, l’esperto di tributi del gruppo. «Avere un termine certo entro il quale approvare le tariffe dei tributi locali è un principio posto a tutela del cittadino e rappresenta un limite invalicabile al potere dell’amministrazione, la quale non può discrezionalmente variare le tariffe oltre quel termine». «La Tari 2017 è nulla, non può quindi produrre effetti. È per questo – spiega il capogruppo Clemeno – che abbiamo chiesto la sospensione e quindi l’annullamento della determina dirigenziale dell’Area Economico finanziaria e tributi con cui lo scorso 29 giugno è stato approvato il ruolo Tari 2017».

Il letale e anacronistico ossimoro del Palazzo–23 Ho letto con molta attenzione l'articolo (Riviera dell'8 luglio) del Preside Vito PIRRUCCIO afferente alla brillante prova d'esame del ragazzo Rocco PARRELLI. Chiedo scusa se non lo chiamo Dirigente ma rifiuto mentalmente l'idea di considerare la Scuola un'azienda. Se adottiamo fin dalla Scuola tale principio, come, purtroppo, lo si è assunto in tanti campi, come la Sanità, non ci dobbiamo sorprendere se poi, in ossequio a tale concezione ragionieristica di fatto ci troviamo una società disumanizzata, tutta concentrata sull'economia, che si addormenta con la borsa di New York, il Dow Jones e si sveglia con la borsa di Tokyo. Sudditi del dio Denaro. Il Preside termina l'articolo con la frase di Rocco PARRELLI “ Non importa se siamo malati o sani, l'importante è ciò che ognuno può dare agli altri”. Quanta saggezza, Rocco. Il Preside PIRRUCCIO, chiude citando Don Milani. E fu Don Milani ad adottare il motto «I care», letteralmente «Mi importa, ho a cuore» (in contrapposizione al «Me ne frego» di derivazione fascista). Questa frase scritta su un cartello all’ingresso della scuola di Barbiana, riassumeva le finalità di cura educativa di una scuola orientata a promuovere una forma di sollecitudine per l’altro attenta e rispettosa, sollecitando una presa di coscienza civile e sociale. «Prendersi cura» (caring) del prossimo, infatti, presuppone la relazionalità: l’avere attenzione e interesse al mondo degli altri richiede l’abilità di non essere concentrati solo su se stessi (significa rendersi conto di che cosa fa, sente e vuole l’altro) insieme a quella di autoregolare e organizzare i propri comportamenti, e riguarda i sentimenti, la partecipazione alle emozioni altrui (empatia), la compassione. Si deve allo psicologo statunitense Carl Rogers, pioniere nello studio dell’empatia, una delle prime formulazioni della relazione di aiuto <<come una situazione in cui uno dei due partecipanti cerca di favorire, in una o ambedue le parti, una valorizzazione delle risorse personali del soggetto e una maggiore possibilità di espressione>>. L’empatia è congruente con il prendersi cura, sostiene Martin Hoffman, uno dei più autorevoli studiosi nel campo dell’empatia. Il principio del prendersi cura non si riferisce a una condizione particolare; come altri principi morali, rappresenta un valore fondamentale. Il principio di cura e l’empatia, pur rappresentando disposizioni indipendenti ad aiutare il prossimo, si rafforzano a vicenda. Non è necessario essere terapeuti certificati per riuscire efficacemente a prendersi cura dell’altro. «Mi importa, ho a cuore» è anche il motto che anima i terapeuti naturali”, meglio, operatori di aiuto naturali, terapeuti senza laurea o titoli specifici, ma terapeuti esperti, persone speciali che per qualità personali esaltate da dolorose esperienze personali o familiari, hanno sviluppato solide competenze di aiuto e di lavoro sociale, paragonabili a quelle dei professionisti dell’aiuto. Come Rocco. Tonino Carneri

DOMENICA 16 LUGLIO 14

Il ricordo dei famigliari di Giovanni Schirripa

(Mastro Gianni)

Non avvicinarti alla mia tomba piangendo. Non ci sono. Non dormo lì. Io sono come mille venti che soffiano. Io sono come un diamante nella neve, splendente. Io sono la luce del sole sul grano dorato. Io sono la pioggia gentile attesa in autunno. Quando ti svegli la mattina tranquilla, Sono il canto di uno stormo di uccelli. Io sono anche le stelle che brillano, Mentre la notte cade sulla tua finestra. Perciò non avvicinarti alla mia tomba piangendo. Non ci sono. Io non sono morto. CANTO NAVAJO

Buon onomastico nostra amata Carmela!

È trascorso già un mese da quando sei venuta a mancare all'affetto dei tuoi cari. Oggi ricorre il tuo onomastico e in questa occasione vogliamo ricordarti, nostra amata Carmela, e stringerti in un forte abbraccio, certi di ricevere conforto dal tuo splendido sorriso capace di irradiare infinita dolcezza e serenità. Ci manchi tanto. Ti vogliamo bene. Le famiglie Aspromonte-Pisani e PiccoloGalea ringraziano quanti hanno preso parte al funerale e al trigesimo di Carmela condividendo con loro questo immenso dolore.



ATTUALITÀ

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO L’economista e imprenditore Paul Zane Pilzer, già consigliere economico alla Casa Bianca, nel suo libro The wellness revolution definisce l’industria del benessere una trillion dollar industry, un’industria da trilioni di dollari. Nell’ambito del turismo che va di pari passo con la ricerca di relax e svago, da un lato, e lo star bene, dall’altro, l’industria del benessere assume oggi un’importanza sempre più rilevante. E, in questo contesto, le terme rivestono un ruolo centrale poiché in grado di operare tanto nel settore sanitario, fornendo prestazioni di prevenzione, cura e riabilitazione, quanto in quello del benessere psico-fisico e del turismo. La presenza di uno stabilimento termale può qualificare una destinazione oltre che costituire un mercato importante e redditizio qualora si riesca ad andare incontro agli interessi e alle necessità del paziente-turista. Lo sa bene Francesco Macri, da tre anni e mezzo presidente del consiglio di amministrazione delle Terme di Antonimina Locri “Antiche Acque Sante”. Venerdì 7 luglio, presso la sede del Consorzio termale ha avuto luogo la conferenza stampa, fortemente voluta dallo stesso Macrì, per avviare un percorso unificato tra tutte le terme della Calabria sul tema “Terme, sviluppo termale e sviluppo del territorio”. Presidente Macrì, ci illustri brevemente il progetto che si intende avviare… L’obiettivo del progetto è creare sinergie tra le varie realtà termali presenti in Calabria in modo da poter avviare un percorso di crescita condiviso che dia giusta cittadinanza al termalismo calabrese che, come condiviso pacificamente da tutti coloro i quali sono intervenuti non può prescindere da un serio impegno da parte della Regione Calabria, attore fondamentale, al quale è istituzionalmente demandato il compito di determinarne l’indirizzo politico. Quali sono gli step previsti perché questo intento possa realizzarsi? Il direttore generale di Federterme, Aurelio Crudeli, che ha presieduto l’incontro, invierà alla Regione Calabria una richiesta di convocazione di tavolo tecnico per discutere in merito alla realizzazione di questa rete di terme calabresi. Successivamente sarà necessario trovare dei privati disposti a investire. Dopo anni di sipari calati, le Terme di Antonimina sembrano essersi ridestate tutt’a un tratto. Dopo l’incontro sulle terme come prospettiva di sviluppo del territorio, sabato 8 luglio si è svolto anche il seminario informativo “Salute e Medicina Termale”. Cosa è emerso dall’incontro? Il seminario è stato presieduto da Giuseppe Tallarida, medico termalista, che con un brillante intervento ha messo in luce le eccezionali caratteristiche delle acque termali e i loro possibili impieghi nella cura di una vasta lista di patologie alla luce delle più recenti ricerche in campo medico. L’iniziativa, prevalentemente rivolta ai medici di base e ai pediatri ha avuto come obiettivo quello di presentare e promuovere l’ampia offerta della nostra struttura. Disponiamo dell’unica piscina termale riabilitativa della provincia reggina: non è stata mai aperta; due palestre, mai aperte. Le terme di Antonimina hanno debiti pregressi e riescono a malapena a pagare i fornitori della stagione termale; pertanto serve l’ingresso di soci privati che apportino capitale. Lei è il “manager” delle terme di Antonimina da 3 anni e mezzo, con la politica ha avuto un buon rapporto? Non esiste la politica, non esiste da nessuna parte. Detto da un ex sindaco è abbastanza singolare… Purtroppo oggi i sindaci sono scadenti, la politica sta vivendo una situazione drammatica. C’è poi chi non ha contezza dei propri limiti e si crede un gigante e provoca un danno ancora maggiore lì dove governa. Cosa manca a questa politica che, invece,

Intervista a Francesco Macrì

Industria del benessere e agricoltura di qualità, le prossime missioni della Locride ai suoi tempi c’era? Non c’era neanche allora. Nemmeno lei è riuscito a fare la differenza, quindi? No! Quando allora prendevo parte all’Assemblea dei Sindaci dicevo chiaramente che non aveva alcun senso. Le mie proposte erano dichiarazioni al vento, e quanto ho realizzato è stato sistematicamente smontato. Passiamo a un’altra opportunità di sviluppo per il nostro territorio, il GAL –Terre Locridee, da lei presieduto. Un posto di comando che ha creato dei dissapori tra lei e l’attuale sindaco di Siderno… La mia presenza al Gal nasce da una casualità: ho preso parte a un’assemblea precedente la sua costituzione ma all’epoca non sapevo che il sindaco di Siderno, Pietro Fuda, volesse proporsi come presidente. La sua intenzione di presiedere il Gal nasceva, stando a quanto ha dichiarato lui stesso, dall’aver “preso degli impegni” di cui, però, non ha ben specificato la natura. Fuda è entrato subito in rotta di collisione con me. Questo ha creato dei ritardi che si sono andati a sommare ai tempi biblici della burocrazia regionale. Ma Gal – Terre Locridee è ai nastri di partenza. Ora come ora abbiamo solo qualche difficoltà con Siderno, che aveva proposto una sede ma pare sia venuta meno dopo la decisione di Fuda di farsi da parte. Ho anche le chiavi di questa sede ma il Consiglio di Amministrazione è in attesa di una delibera che ci dia ufficialmente il permesso di usufruirne. Delibera che, però, tarda ad arrivare. Purtroppo il sindaco di Siderno si comporta come i bambini di 5 anni: gli hanno tolto il pallone e ora non vuole che giochi più nessuno. Mi meraviglio che un uomo della sua esperienza faccia questi giochetti. In ogni caso ci stiamo muovendo per cercare un’altra sede da qualche altra parte. Quali saranno i progetti che il GAL- Terre Locridee metterà per prima sul tavolo? Lavoreremo innanzitutto alla creazione del Distretto del Vino di qualità che inglobi le due DOC di Bianco e Bivongi e l’IGT Locride. Su proposta del consigliere Perri, ci adopereremo, poi a creare la filiera del Formaggio e successivamente le microfiliere del Fico e Fico d’India. Sarà rivolta, inoltre, particolare attenzione al turismo verde: abbiamo già preso accordi con “Trekking”, la rivista dedicata al viaggio lento e al turismo outdoor, per realizzare dei percorsi di trekking nel nostro territorio. Altro step sarà la stipula di un protocollo d’intesa con la Federazione Spot Equestre per la promozione dell’equiturismo nella Locride.


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DOMENICA 16 LUGLIO

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La morte di un calabrese che lavora non fa notizia

La scomparsa di Davide Squillace di Stignano non andrà oltre la Locride. Davide non portava la pistola. Non trafficava droga. È morto arando i campi. Questi “eroi” discreti e silenziosi in Calabria non fanno notizia neanche quando muoiono.

ILARIO AMMENDOLIA Non è per niente facile parlare di un giovane che muore sul lavoro. Dedicherò solo poche righe a Davide morto mentre era intento a lavorare i campi nella sua Stignano, anche perché non saprei proprio trovare le parole giuste senza correre il rischio di scadere nella retorica. Era un perito agrario, amava la campagna, lavorava come trattorista, anzi combatteva quotidianamente la sua battaglia contro l’abbandono e i rovi che dalle colline scendono sempre più verso la marina. In questi giorni che migliaia di alberi in tutta la Calabria sono andati a fuoco, Dio solo sa quanto preziosa è l’opera di giovani come Davide. Stava “rubando” al sole le ultime ore di luce e infatti erano le otto della sera quando il trattore che Egli “amava”- capovolgendosi - ne ha causato la morte. Probabilmente Davide non era assicurato, quasi certamente non era a posto con i contributi pensionistici ma il dato più importante è che stava lavorando e, forse mentre lavorava, riusciva persino a sognare le nostre valli (ri)fiorite. La notizia della sua morte non andrà oltre la Locride. Davide non portava la pistola. Non trafficava droga. Questi “eroi” discreti e silenziosi in Calabria non fanno notizia neanche quando muoiono. Eppure sono la stragrande maggioranza. Ci sono migliaia di ragazzi che lavorano nei market, nei distributori, nelle campagne, sui ponteggi, nei call center per seicento euro al mese… e si ritengono fortunati! Anni fa, un giornalista del “Corriere della Sera”, pur molto bravo, come Goffredo Buccini, è venuto nella Calabria, ha visitato la Locride, ha scritto un libro sulla nostra terra, ma non li ha visti. Così come non li ha visti Saviano. Come non li vede la grande stampa nazionale e molti “scrittori” calabresi che tengono le vette della classifica nazionale parlando - interessatamente - solo di mafia. Sembra ci sia una spessa coltre di fumo sparsa ad arte e che impedisce di vedere i tanti giovani che implorano lavoro. Non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere. Certamente, nessuno potrà riportare in vita Davide e solo il tempo potrà dare conforto alla sua famiglia straziata dal dolore. Forse l’unico modo autentico per rendergli onore è battersi affinché si tenga conto dei tanti Davide che pur esistono! Lo si faccia prima che sia troppo tardi per loro stessi e per la nostra Terra. È molto triste dover constatare che, da troppo

tempo, la “politica” trova “lavoro” solo ai “politici” che per eludere il problema parlano d’altro. Anzi è amaro constatare che esistono qua e là diffusi in questa nostra terra alcuni politicanti che, intenti a tessere la tela delle clientele, non esitano a mettere in discussione quel poco di lavoro che c’è. Negli anni passati, le lotte popolari hanno creato tante opportunità di lavoro, successivamente sprecati dal potere clientelare. Oggi è giunto il momento di porre con forza il problema del “lavoro” come questione centrale della nostra terra. Senza lavoro non ci sarà sviluppo e non ci sarà dignità. Non ci potrà essere “legalità”! Non ci può essere futuro! Chi atteggiandosi a grande economista e riponendo tutta la fiducia nel “mercato” afferma che il lavoro non si crea per “legge” non tiene conto della nostra storia. C’è un sottile filo rosso che lega la Calabria ai popoli del Sud del Mediterraneo. Non è il DNA ma la storia a scrivere il destino dei popoli. Noi calabresi veniamo fuori da tante sconfitte che ci sono state inflitte da forze preponderanti alleate ad ascari locali. Dobbiamo essere consapevoli che solo un grande piano per il lavoro nel senso voluto dalla nostra Costituzione potrà salvare la Calabria e i nostri giovani prima che sia troppo tardi. Guardatevi attorno, le possibilità ci sono, occorre solo cambiare politica. Quando per pochi posti di infermiere si presentano in dodicimila, vuol dire che ci sono molti giovani che vorrebbero solo lavorare. E ognuno di noi sa avremmo bisogno di bravi infermieri, bravi tecnici, bravi operatori, bravi agricoltori. Dove prendere i soldi? Basterebbe solo un minimo di giustizia sociale. Per esempio si potrebbe chiedere all’1% della popolazione che dispone del 30% delle ricchezze nazionali qualche sacrificio. E non sarebbe peccato mortale. Si può chiedere ai più ricchi di rinunciare solo a parte del superfluo.Si può chiedere di non buttare nella spazzatura cinque milioni di tonnellate di cibo ogni mese mentre c’è gente che muore di fame. Non sarebbe la fine del mondo, e nessuno vuole una rivoluzione bolscevica. Avremo - sicuramente - una società migliore, un ambiente tutelato, e un lavoro minimo garantito per tutti. Non assistenza, non reddito senza lavoro. Dipende da noi! Dipende dal nostro impegno e della nostra determinazione nel voler cambiare un “ordine” che non è il nostro e che non ci appartiene!


CULTURA

ConVersando...

Rubrica di enologia a cura di Sonia Cogliandro

Vinibuoni d’Italia: undici finalisti calabresi Le finali nazionali di Vinibuoni d’Italia, la prima guida ai vini da vitigni autoctoni, si terranno a Buttrio (UD), dal 27 al 29 luglio. Nell'incantevole Villa di Toppo Florio, fra dolci colline a ridosso della pianura friulana, i finalisti che supereranno la votazione delle giurie saranno candidati alla Corona, il massimo riconoscimento assegnato dalla guida del Touring diretta da Mario Busso e coordinata per la Calabria da Umberto Gambino. Gli altri saranno automaticamente Golden Star, ovvero vini che, raggiunte le quattro stelle, hanno ottenuto la Stella d’Oro perché esprimono eleganza, finezza, equilibrio, qualità, precisa espressione del varietale e del territorio destando un’esaltante emozione. Inoltre, da alcuni anni, Vinibuoni d’Italia offre a un pubblico di

giornalisti, bloggers, produttori e winelovers la grande possibilità di partecipare a queste importanti degustazioni e di conferire un altro premio chiamato “Oggi le corone le decido io”. 47 le aziende calabresi partecipanti, 6 in aggiunta a quelle dello scorso anno, con 204 vini inviati, pari a 30 in più rispetto alla precedente edizione. 11 i finalisti: risultati molto incoraggianti per il futuro di una regione enologicamente così complessa come la Calabria. Incrociamo le dita per questi nettari concorrenti che esprimono l’orgoglio e la ricerca operata negli ultimi anni da vignaioli attenti a rivalutare l’immenso patrimonio ampelografico della nostra regione: Le Moire – Savuto Bianco DOC Zaleuco 2015; Ceraudo – Val di Neto IGT Grysara 2016; Ferrocinto – Terre di Cosenza DOP Pollino Magliocco 2015; Librandi – Val di Neto IGT Magno Megonio 2015; Ceraudo – Val di Neto IGT Dattilo 2014; Tenuta Iuzzolini – Cirò Rosso Classico Superiore DOC Maradea 2013; Scala – Cirò Rosso Classico Superiore Riserva DOC Durì 2013; Ippolito 1845 – Cirò Rosso Classico superiore riserva DOC Ripe del Falco 2007; Cantine Viola – Calabria IGP Moscato Passito di Saracena 2016; Feudo dei Sanseverino – Terre di Cosenza DOP Pollino Moscato Passito Mastro Terenzio 2014; Mariolina Baccellieri – Calabria IGT Mantonico Passito 2013.

La Coop Calabria Film cerca attori per le sue nuove produzioni La Calabria è una straordinaria location cinematografica e probabilmente una delle zone più incantevoli dal punto di vista geografico è quella della Locride. Terra dalle bellezze spesso sconosciute, famosa per la sua generosa ospitalità e la rinomata tradizione culinaria, la Locride racchiude paesaggi meravigliosi, dalla montagna al mare, nel giro di pochi chilometri. Il ricco patrimonio storico e culturale affonda le radici in un passato che ha visto susseguirsi nei secoli culture e popoli diversi, da cui è nata la cultura mediterranea. Sembra che qualcosa si stia muovendo in questo territorio, anche dal punto di vista televisivo. Dopo la fiction “Solo”, che ha visto tra i suoi protagonisti Marco Bocci (si tratta di una serie televisiva italiana diretta da Michele Alhaique, trasmessa nel 2016 su Canale 5, girata nella Piana di Gioia Tauro), arriva “Tutto il mondo è paese”, nuova miniserie di Rai Uno, che andrà in onda a marzo 2018, con Beppe Fiorello, ispirata alla vera storia del sindaco di Riace, Mimmo Lucano. Come più volte noi di “Coop Calabria Film” abbiamo

affermato “abbiamo il mare, le montagne, borghi splendidi e favolosi luoghi di villeggiatura che bisogna far conoscere”. Uno degli obiettivi principali della “Coop Calabria Film” è che questa regione, ma in particolare modo la Locride, diventi un rinomato punto di riferimento per qualunque produzione cinematografica e televisiva. Dopo il grande successo ottenuto con il cortometraggio “Bullismo” e la produzione del film “Voglia di cambiare”, la “Coop Calabria Film” ha deciso di ripartire con dei nuovi progetti, due, infatti, sono i film che verranno girati interamente nella Locride: “ Ragazza di Calabria” e “La Banda dei Sei”. Per queste due nuove produzioni la Cooperativa cerca ragazzi ambo sessi, tra i 10 e i 18 anni e interpreti non professionisti tra i 19 e i 45 anni. I casting si svolgeranno sabato 29 luglio dalle ore 16:30 alle ore 20:30 e domenica 30 luglio dalle ore 10:00 alle 13:00 e dalle ore 16:30 alle ore 20:30, presso COWŌ, Corso Vittorio Emanuele, 35 Locri (RC).

Anton Milicia incontra il re del Noir

Fa parlare di se Anton Francesco Milicia, apprezzato scrittore di “Contrada delle case vecchie”, horror story tutta locrese che lo ha portato al meritato successo. In questa foto, il nostro Milicia stringe la mano ad Andrea G. Pinketts, rinomato scrittore di noir ai quali Milicia deve essersi in qualche modo ispirato per le sue storie accattivanti, durante la premiazione del Festival AG Noir di Andora.

Il lento risveglio della memoria perduta BRIGANTESSA SERENA IANNOPOLLO Il 4 luglio di un anno infausto che non mi preme ricordare nasceva il famoso ladro di cavalli-mercenario-menzarecchia Garibaldi, lo sappiamo tutti, purtroppo. Lo stesso giorno di questo corrente anno, la regione Puglia approva il “giorno della memoria per le vittime duosiciliane dell’unità d’Italia”. Questo giorno viene concordato all’unanimità per il 13 febbraio, giorno della caduta di Gaeta, ultima roccaforte borbonica, caduta dopo 100 giorni di bombardamenti da parte degli invasori sabaudi, in combutta coi prezzolati (venduti per quattro spiccioli e ricoperti di infamia per molte generezioni a venire per il vile gesto) generali borbonici. Anche la

Puglia quindi decide di ricordare, poiché a questo serve un giorno della memoria. Non è un atto provocatorio, è un passo giusto e doveroso verso la giustizia delle cose, o della storia, se vogliamo, poiché come al solito i fatti veri furono distorti o taciuti in nome di una falsa unità che di fatto ancora non è mai avvenuta. La storia purtroppo ci insegna che esistono figli di secondo grado, disprezzati, lasciati a se stessi. E ci racconta pure che esistono figli privilegiati, vivi e vegeti, che godono di diritti di cui l’altro non può godere (un esempio su tutti:i treni). Che questo tassello aggiunto alla memoria contribuisca ad una maggiore apertura della visione collettiva di come andarono DAVVERO i fatti dell’unità.

Michele Marzano: storia di un bovalinese Novant’anni fa, il 17 luglio del 1927, a Castiglione Marittimo, Comune di Falerna, si consumò il tragico evento che vide coinvolti in un agguato mortale due giovani appartenenti all’Arma dei Carabinieri in servizio presso la locale stazione: l’Appuntato Michele Marzano, nativo di Bovalino, e il carabiniere Raffele de Vico di Longobucco. Fu un evento che suscitò la generale commozione dell’opinione pubblica calabrese, investendo le autorità di governo nazionale nelle persone dell’allora sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio Giacomo Suardo e dello stesso Benito Mussolini, il quale telegrafò subito al prefetto di Catanzaro: «Alle salme dell’appuntato Marzano e del carabiniere De Vico, vittime cadute nella lotta contro la delinquenza, il mio riverente commosso saluto. Alle famiglie loro le mie condoglianze. Voglia V. S. rappresentarmi ai funerali che desidero solenni deponendo corone sui feretri a mio nome» (Corriere di Calabria e di Messina, 21-22 luglio 1927). È passato quasi un secolo da quella domenica di luglio del 1927 e il ricordo dei due militari dell’Arma è ancora vivo nella comunità falernese, tale da farli assurgere agli onori della storia mediante l’apposizione sul Monumento ai Caduti di una lapide in loro memoria. Una cerimonia emozionante svoltasi per l’occasione qualche anno fa a Castiglione Marittimo a pochi passi dal luogo dove si verificò il triste episodio, alla presenza del comando generale dell’Arma dei carabinieri, delle autorità locali e dell’intera cittadinanza. Michele Marzano era nato a Bosco S. Ippolito di Bovalino l’8 dicembre del 1901, figlio primogenito di

Giovanni e di Caterina Cardillo, una famiglia di estrazione contadina che viveva dei proventi della terra come la maggioranza degli abitanti di quella Frazione dell’entroterra bovalinese. Si arruolò giovanissimo nell’Arma dei Carabinieri indossando la divisa con dignità e senso del dovere, senza mai rinnegare le sue origini che sapevano di terra e di sudore, di sacrificio e di rinuncia. Ciò costituiva il suo personale sistema di valori, la ricchezza della sua eccezionale personalità. Anche quando restava per lunghi mesi lontano da casa, Michele non perdeva mai il “vizio” di ripercorrere con la mente i sentieri della sua prima giovinezza, di pensare alla sua famiglia, al suo Paese e alla gente che lo aveva visto crescere e che considerava parte di sé. Ne sono testimonianza i contatti che egli seppe mantenere con parenti ed amici, nonostante l’esiguità dei mezzi di comunicazione resi disponibili a quel tempo e la relativa distanza che lo separava dalla sua Bovalino. Del legame con la famiglia e la sua cultura d’origine se ne conserva ancora oggi memoria, così come del suo temperamento di uomo probo, dedito al sacrificio e all’abnegazione, che dell’operare al servizio della collettività aveva fatto la ragione della sua esistenza. Dalle cronache giornalistiche dell’epoca non emerge con chiarezza cosa sia effettivamente successo la sera del 17 luglio del 1927 a Castiglione Marittimo, quando i due militari dell’Arma Marzano e de Vico che da tempo indagavano sul conto di due pericolosi latitanti «travestiti e camuffati da contadini» si accingevano alla loro cattura. Riconosciuti e forse anche raggirati da qualcuno del posto in accordo con i due malviven-


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La Calabria è una polveriera sociale In questi giorni è uscito il nuovo libro di Mimmo Nunnari, “La Calabria spiegata agli italiani”, giornalista descrive storia e destino di una anomalia tutta italiana. “Metà inferno e metà paradiso, terra di misteri e ombre nere, ricca di intelligenze, di gente onesta e accogliente, scenario di grandi bellezze e custode di un immenso patrimonio archeologico, ma con un destino che appare irrimediabilmente segnato dalla minaccia del potere mafioso. Ma perché la Calabria è così? O è vista in questo modo? Le cause di questa “anomalia italiana” unica nell’Occidente vanno cercate nel suo mancato sviluppo e nella inidoneità della sua classe politica mediocre, ma primariamente in quel vizio d’origine di uno Stato che l’ha considerata, da sempre, “zona da sacrificare”, all’unico scopo di favorire lo sviluppo di altri territori, soprattutto del Nord. E’ ora di dire basta e invertire, con l’impegno di tutti, la marcia della corsa verso il precipizio di questa terra antica. La Calabria è una polveriera sociale e può scoppiare da un momento all’altro, con conseguenze che non sono per loro natura prevedibili. Impegno, sacrificio e coraggio di magistrati e forze dell’ordine non bastano, da soli, per far risorgere una regione meridionale a lungo umiliata, colonizzata, abbandonata, senza diritti e pari opportunità come tutti gli altri territori del Paese. Se la Calabria s’inabissa, l’Italia, tutta, con le sue fragilità, i populismi, la corruzione diffusa, rischia inevitabilmente di affondare”. (estratto dal libro “La Calabria spiegata agli italiani”, Rubbettino editore) Mimmo Nunnari

Sant’Ilario: questa sera il festival “Migrazioni” Questa sera, alle ore 19.00, nel Piazzale del Sacro Cuore a Marina di Sant’Ilario dello Ionio (RC), il convegno “Migrazioni – Oltre l’accoglienza… la dignità dell’uomo”. L’evento è organizzato da A.N.A.S. Zonale Sant’Ilario dello Ionio e Cooperativa Eurocoop Camini con il patrocinio dello Sprar e del Comune di Sant’Ilario dello Ionio. Dopo i saluti del Sindaco di Sant’Ilario Pasquale Brizzi, del Presidente della Eurocoop Camini Rosario Zurzolo e del Presidente regionale ANAS Calabria Gianfranco Sorbara, interverranno: Pietro Bartolo, medico di Lampedusa; Jorge Alberto

Kaloustian, membro de la Corte Nacional de Honor de la USTA (Unión de Scout Tradicionales de América); l’on. Aldo Carcaci, deputato Federale Belga e Vice Presidente europeo del MPP (in collegamento via skype); l’on. Davide Faraone, Sottosegretario alla Salute (in collegamento via skype); Francesco Rao, presidente Dipartimento della Calabria dell'Associazione Nazionale Sociologi; Fulvio D’Ascola portavoce nazionale Associazione Sociologi Italiani; Antonio Lufrano, portavoce nazionale ANAS, magistrato presso la Procura di Termini Imerese. Conclude l’on.

Domenico Rossi, Sottosegretario di Stato alla Difesa. Modera: la giornalista Maria Teresa D’Agostino. Seguirà alle ore 21.00 la cerimonia per la pace con il Vescovo della Diocesi Locri-Gerace, il Baba indiano e l'Imam musulmano che pianteranno tre alberi di ulivo. Alle 21.15, Family reunion, lo storytelling di Fulvio D’Ascola con musica, video e parole su migrazioni e conflitti sociali. Nel corso della manifestazione verranno rilasciati i decreti di Ausiliari del Traffico dei corsisti promossi all’esame finale e verrà premiato il giovane vincitore del concorso letterario “Alfredo Filippone”.

ti, furono fatti segno di una «terribile scarica di rivoltellate e fucilate» che li lasciava a terra agonizzanti. I due sarebbero deceduti nella notte nel locale di pernottamento che i militari dell’Arma erano soliti utilizzare quando da Falerna paese, a piedi, si recavano in servizio a Castiglione. Si concludeva così la storia personale e umana del giovane Michele Marzano, un bovalinese come tanti, sradicato e trapiantato altrove ma non per questo dimenticato dalla sua gente. Quando, infatti, la sera del 25 luglio la salma dell’appuntato raggiunse il paese natale dopo gli «imponentissimi e commoventi funerali» di Stato celebrati nella città di Catanzaro, ad attenderla alla stazione ferroviaria di Bovalino c’era la «rappresentanza del Comune con labaro, i Sindacati Fascisti, il Fascio di Combattimento al completo, inquadrati per tre in numero di circa trecento, la società di M. S. Gaetano Ruffo e poi una folla infinita di cittadini», invitati in mattinata dal Podestà Antonino Misiano e dalle autorità fasciste a presenziare «alle onoranze che il paese natio avrebbe tributato al figlio diletto... È l’anima generosa di Bovalino tutta – riporta il Corriere di Calabria e di Messina del 29 luglio 1927 - che, dolorante, dona l’ultimo reverente omaggio di affetto e di venerazione al Milite della Fedelissima, resosi sacro col suo olocausto». Michele Marzano riposa oggi nel cimitero comunale di Bovalino, in una tomba di famiglia costruita all’epoca per volontà di Benito Mussolini, dove per lunghissimi anni è stata deposta in suo onore una corona di bronzo offerta, si diceva in famiglia, dallo stesso capo del governo. Corona che il tempo ha logorato, così come ha cancellato dalla nostra memoria di bovalinesi l’intera vicenda e il sacrificio di questo nostro concittadino. La fama e la gloria personale di un individuo sono un fiume in piena che scorre impetuoso e travolgente verso il mare nel quale inevitabilmente si dilegua, ma il coraggio civile e la dignità, l’operare di ciascuno al servizio della collettività costituiscono la pietra miliare ad ogni tappa dell’esistenza. È ciò che rappresenta la storia di un popolo, la sua cultura e la sua identità, ciò che effettivamente resta dello scorrere inesorabile del tempo. Da alcuni anni a Bovalino si svolgono interessanti manifestazioni improntate ad una sensibilità storico-culturale locale di tutto rispetto; tuttavia, della vicenda che abbiamo poc’anzi raccontato nessuna traccia, dell’appuntato Michele Marzano nessuna parola. È un vero peccato che la sua vicenda non trovi posto e non venga annoverata tra quelle degli altri uomini illustri che hanno fatto la storia di questa cittadina. Siamo certi che si sia trattato di una dimenticanza del tutto casuale alla quale gli organizzatori di tali eventi vorranno e sapranno sicuramente rimediare.

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L’amore per l’archeologia viaggia tra Locri e Roccella Il 21 luglio, al Museo Archeologico Nazionale di Locri e a Roccella Jonica, in occasione della visita del Presidente Nazionale dell'Associazione di Cultura Classica Italina Professore Mario Capasso, si svolgerà la manifestazione “Itinerari d’Arte”, patrocinata dall’Associazione Italiana di Cultura Classica, una libera associazione di docenti dell’Università e della Scuola, di studenti e di semplici cittadini che credono fermamente nella perennità dei valori della Cultura Classica, fondamento della moderna Cultura Europea, e si adoperano, ciascuno per le proprie possibilità, per la loro salvaguardia e la loro diffusione. Fondata nel 1897 a Firenze, l’Associazione è una delle centinaia di Società diffuse in ottanta Paesi del mondo, che perseguono le stesse finalità e sono raggruppate nella Fédération Internationale d’Etudes Classiques, organismo internazionale che è sotto l’egida dell’UNESCO. Il Professore Capasso, per la prima volta nella locride, è professore ordinario di Papirologia nell’Università del Salento, nella quale ha insegnato anche Papirologia Ercolanese, Egittologia, Paleografia Greca e ha tenuto un Laboratorio di restauro del Papiro. Ha insegnato, inoltre, Papirologia presso l’Università degli Studi di Foggia e Paleografia Greca all’Università “L’Orientale” di Napoli. Da oltre quarant’anni è impegnato nello studio dei Papiri Ercolanesi quali fonti per la storia della filosofia antica e del libro antico. Conduce ricerche su papiri greci e latini letterari e documentari di provenienza egiziana, con particolare interesse per gli aspetti sia testuali sia bibliologici e paleografici. Nel 1992 ha fondato il Centro di Studi Papirologici dell’Università del Salento, che dirige dalla sua fondazione. Nel 2005 ha fondato il Museo Papirologico dell’Università del Salento, che dirige dalla sua fondazione. È Presidente Onorario del Centro Internazionale di Studi Borgiani (CISB).

Gran Budapest Hotel Gran Budapest Hotel, una coproduzione del 2014 tra Regno Unito e Germania, e scritto e diretto da Wes Anderson, ha riscosso ampi riconoscimenti di critica e di pubblico. La storia, strutturata come una matriosca, inizia ai giorni nostri, quando una bambina porta su una lapide una copia del romanzo Gran Budapest Hotel. L’opera viene proiettata nel 1985, durante un documentario su come l’autore del romanzo abbia fatto a scrivere il suo capolavoro. Si va ulteriormente indietro al 1968, nella comunista repubblica di Zubrowka, dove il Gran Budapest Hotel ormai decaduto accoglie qualche visitatore fra i quali lo scrittore che si trova ad alloggiare lì e conosce il ricco proprietario, Zero Mustafa, dal quale si fa raccontare la storia della sua acquisizione dell’hotel. Un ulteriore salto nel passato ci porta al 1932, quando l’Hotel era nel suo massimo splendore ed accoglieva la nobiltà decadente del tempo. All’epoca, il concierge (portiere con anche altre mansioni) è l’eccentrico Gustave H. e Zero è solo un garzoncello. Un’anziana amante di Gustave, morta improvvisamente nella propria villa, lascia proprio a lui in eredità nel suo testamento l’inestimabile quadro “ragazzo con mela”. Lui e Zero fuggendo col quadro (impacchettato dal maggiordomo Serge X), scatenano la furia di Dimitri, figlio della defunta, che li fa inseguire da un sicario. Gustave dopo varie peripezie scopre che Serge X ha nascosto il vero testamento, ma non riescono a scoprire dove trovarlo perché Jopling (il sicario) uccide il maggiordomo. Nel frattempo Zero conosce Agatha, una giovane pasticcera con la quale inizia una storia d’amore. Ed è proprio Agatha a scoprire che il vero testamento si trova dentro il quadro impacchettato. Questo testamento diseredava completamente Dimitri in favore di Gustave, che entrava così in possesso di un grosso patrimonio, dell’ambito quadro, nonché del prestigioso Gran Budapest Hotel. Si ritorna al 1968, e Zero confessa allo scrittore che in realtà l’Hotel per lui ha solo un valore affettivo che lo lega al ricordo di Gustave e Agatha, che nel frattempo erano morti, come

tutti gli altri personaggi, per colpa della guerra. Gran Budapest Hotel è un film geniale e perfetto, oltre che memorabile per alcune sue peculiarità. Anzitutto bisogna specificare il reale argomento del film: i ricordi, i legami col passato che, nel caso di chi ha vissuto una certa quantità di vita rendono la vita quotidiana dolceamara, al pensiero che lo splendore del mondo dei nostri ricordi non si potrò più rigenerare. Capito questo, allo spettatore non resta che riconoscere quanto raffinata sia la trasposizione in elementi visivi e sonori della traccia, con particolare merito alla cura dei colori – memorabile il rosa dell’hotel e il viola delle divise dell’albergo - e la composizione delle musiche, curate da Desplat, che rendono più vivace la narrazione. In un contesto di pregio stilistico del genere si possono solo apprezzare idee come il cambiamento dell’aspect ratio in base al periodo della narrazione. Grand Budapest Hotel è un caso più unico che raro di facilità di narrazione unità alla precisione stilistica. Domenico Giorgi



CULTURA E SOCIETÀ

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I FRUTTI DIMENTICATI

A CURA DI ORLANDO SCULLI E ANTONINO SIGILLI

Vitis vinifera L.

Bianca senza semi Panetta di Ferruzzano A Ferruzzano, come in tutti i comuni della Locride, fino a pochi decenni addietro, prima delle festività di Natale, venivano preparati dei dolci ( san martine, pittelle di san Martino, petrali, pretali ecc. ) a base di un impasto particolare costituito da fichi secchi tagliuzzati, uva passa, pezzettini numerosissimi di gheriglio di noce, amalgamati in vin cotto dopo una lunga cottura che durava ore ; l’assieme veniva impreziosito da chiodi di garofano e pezzettini di cannella. Esso veniva posto poi in due lamelle di pasta frolla dolce, aperte ai lati o chiuse attorno e poi infornate; le forme potevano essere differenziate. Appena i dolci venivano sfornati veniva cosparsa sopra, a caldo ,della glassa ( gialeppo ) ricavata dall’albume d’uovo misto a zucchero sbattuto a neve ed infine venivano abbelliti con dei coriandoli multicolori di zucchero ( diavulicchi ). Alla base però c’era il lavoro delicatissimo di togliere i peduncoli secchi e i semi dalle uve passe. Tale compito era demandato alle vecchie e alle bambine, che , le prime con dei monconi di denti, le seconde, con i dentini aguzzi, toglievano i semi, mettendo in bocca una per volta, le uve passe, sedute a ruota attorno al braciere. Assistevano a tale operazione i maschietti, che collaboravano distrattamente o più attivamente mangiando furtivamente qualche mangiata di uva passa priva di vinaccioli. Alla fine degli 50 del 900. Antonio Panetta, persona straordinaria, capace di operare con ordine e competenza estrema nel mondo dell’agricoltura, ritornò in California , dopo un’assenza di circa vent’anni, per fare visita al proprio figlio che era emigrato in America , quando egli ancora vi abitava. Prima di partire affidò il suo preziosissimo orto nel paese, che sembrava “ l’orto del Drago ( orco ) “tanto era fornito di ogni genere di pianta da frutto, ad un uomo di estrema fiducia e di sicura onestà; si chiamava Giovanni Paolo Marra, che aveva a suo favore alcuni elementi di distinzione. Tanto per cominciare era onestissimo perché era “ evangelista “ appartenente ad una setta di puritani guidata da Domenico Gullace, che predicava ai lavoranti dei suoi numerosissimi campi anche quando erano intenti al lavoro. Facevano parte del gruppo religioso circa cento cinquanta persone

che avevano costituito una specie di comunità, perseguitata durante il fascismo, per cui pregavano di notte in posti differenziati del bosco di Rudina, garantiti da uno di loro che funzionava da vedetta. Domenico Gullace aveva costituito anche una comunità rurale per cui aveva messo a disposizione di tutti i fedeli i suoi terreni che uniti a quelli degli altri, raggiungevano un assieme di circa 150 ettari, che permise loro di superare indenni i morsi della fame del periodo del fascismo e specialmente quello della seconda guerra mondiale. Gullace aveva imposto ai non sposati la castità e la proibizione a sposarsi, in quanto la “ fine del mondo “, costituita da pioggia di fuoco, era vicinissima, i segni erano chiari, e di conseguenza bisognava guardarsi dalle tentazioni di Satana e a breve presentarsi puri al cospetto di Dio; dotato da tale certezza, il gruppo nello spazio di poco più di cinquant’anni si estinse.

Gianni Marra era fortissimo e capace di lavorare con estrema competenza, aveva una famiglia numerosa che allevò nel timore di Dio e nella temperanza e lo distingueva il possesso di un asino rossiccio, mai più visto qualcosa di simile, maestoso, dotato di una forza prodigiosa, superiore a quello di un cavallo. Il padre dello scrivente possedeva un asino molto forte e lo scrivente stesso lo riteneva, con orgoglio, il più forte del paese, ma un giorno lo incontrò l’asino di Gianni Marra, che sfuggendo di mano al padrone aggredì quello che riteneva il suo competitore più pericoloso e lo consumò di morsi, costringendolo ad una fuga disonorevole. Intanto Antonio Panetta da alcuni mesi era in California e vi sarebbe rimasto per svariati mesi ancora, per cui Gianni considerò l’ipotesi che tutta quello che sarebbe stato prodotto nell’orto, sarebbe andato a suo beneficio e di conseguenza ai primi di settembre cominciò ad assaggiare gli acini bianchi di un grappolo molto grande, spargolo e con grande meraviglia si accorse che essi erano apireni ossia erano privi di vinaccioli. Lo comunicò in giro e tutte le donne della zona rimasero meravigliate e molto interessate, in quanto pensarono ai grappoli senza semi che si sarebbero trasformati in uva passa , per cui sarebbe venuto meno il fastidio, specie per le povere vecchie senza denti e alle bambine dai denti aguzzi, di sottoporsi al fastidio di eliminare i vinaccioli dall’uva passa. Arrivò il tempo della potatura e molti vicini, parenti ed amici, s’introdussero nottetempo nell’orto e s’impadronirono di qualche tralcio pe cui cominciarono a diffondere la varietà della vite misteriosa. L’unico che non approfittò di quest’opportunità fu Gianni Marra, evangelista puritano, che considerava il semplice atto d’impadronirsi di un tralcio di un vitigno non appartenente alla propria vigna senza il consenso del padrone, come demoniaco. Restò il mistero della provenienza della vite apirene e del segreto tenuto per una vita, dell’esistenza di una varietà ritenuta strana. In seguito alcuni, che si ritenevano degli esperti, affermarono che quella vite fosse una sultanina, ma l’anno scorso dai laboratori del centro sperimentale di Turi emerse un’altra verità per merito del dott. Angelo Caputo: essa non è sultanina e possiede un profilo molecolare unico al mondo.

Una signora cifra La recente “rivoluzione nel divorzio” che sta occupando intere pagine dei giornali nazionali in questi giorni viene letta dallo sciovinismo all’italiana come la “fine della pacchia” per le tante donne italiane che, dopo aver dedicato la vita all’amore per il coniuge, a volte al prezzo di enormi sacrifici, si ritrovano a dover ricominciare da zero. Ecco, signori, l’ennesima dimostrazione di quanto la società italiana sia viziata da un pensiero patriarcale invalicabile.

Forse solo qualche cinefilo accanito avrà riconosciuto nel titolo una citazione del logorroico cugino Anselmo interpretato da Verdone in “Un sacco bello”. “Una signora cifra” è una frase riferita al conteggio fatto con taccuino e calcolatrice anni ’80 sul risparmio ottenuto da Anselmo grazie al matrimonio. “Stefania non è per me solo un cardine, un orizzonte, ma un investimento economico”, dice Anselmo, e fa la somma delle spese prima del matrimonio (cinema, pizza, birra, occasionalmente qualche puttana, lavanderia, rosticceria e donna delle pulizie), per un totale di centodiecimila lire e spiccioli. Ma dopo il sacro vincolo del matrimonio che, ci ricorda la Corte di Cassazione, è unicamente “unione di affetti”, Anselmo sottrae le spese non più necessarie (la donna delle pulizie, la puttana, lavanderia e rosticceria). In più apprendiamo che Stefania ha imparato a tagliargli i capelli, a fare le iniezioni e fa l’amore come poche, inoltre lo stipendio di Anselmo è aumentato grazie agli assegni familiari per i bambini. Anselmo, ancora taccuino e calcolatrice alla mano, totalizza un risparmio di “quarantasettemila lire secche. Che è una signora cifra, una signora cifra!”. Il lavoro svolto per la famiglia è “un valore sociale e anche economico”, come ha riconosciuto la Corte Costituzionale con la sentenza n. 28 del 1995. Il marito, in costanza di matrimonio, beneficia di questo valore. Non si comprende perché allora tutto il rumore dei media sull’assegno familiare che sarebbe “scomparso”.

Dati alla mano, in Italia, solo il 20 per cento circa dei divorzi si conclude con un assegno di mantenimento, che non è destinato alla ex moglie, ma ai figli, se minori. Sono numerosissimi i casi in cui i cosiddetti “alimenti” non vengono garantiti neanche a donne disoccupate (magari sono disoccupate perché hanno perso l’impiego per una gravidanza?). Perché allora i media hanno riportato la notizia (che non è una notizia), di una “rivoluzione nel divorzio”? È solo l’ignoranza dei fatti che genera la diffusione di notizie false, montate come fossero scoop? Non credo: alla base c’è una fortissima pressione da parte della struttura patriarcale della società affinché tale si mantenga. Questo determina colate laviche di odio verso le donne, accusate di aver “goduto la pacchia”, proprio come Stefania, che ha imparato a tagliare i capelli e fare le iniezioni. “La pacchia è finita” recitano i commenti più delicati. Il sistema patriarcale italiano è ben vivo, dagli stipendi ridotti, ai licenziamenti in gravidanza, al più subdolo meccanismo che rende difficile a una donna entrare in territori prettamente maschili. Per non parlare di mistificazioni legali come la PAS, che si configurano chiaramente come strumenti per il dibattito legale in favore dei padri. Padri e mariti che hanno beneficiato in costanza di matrimonio di “signore cifre” e altri beni immateriali, e che pur tuttavia non riconoscono alle loro mogli il lavoro svolto. Il che non sarebbe un problema sul piano finanziario, ma lo è su quello etico, morale e sociale. Lidia Zitara


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Un premio al coraggio Durante la manifestazione “Siderno Salvati” erano presenti i due enfants prodige della politica reggina: l’assessore cauloniese Federica Roccisano e il Presidente del consiglio reggino Nicola Irto. Uniche due cariche istituzionali ad aver sfidato il caldo per manifestare con noi. Chapeau!

A volte ritornano Ninetto Speziale si conferma il re dell’estate e non possiamo esimerci dal pubblicare anche questa settimana una sua foto che lo ritrae in spiaggia in compagnia de “Il papero” e l’amico Daniele, anch’essi ormai ospiti fissi del nostro Blob estivo.

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Opposti all’opposizione Locride che passione Durante l’ultimo consiglio Comunale Marina Zuch e Guido Destradi di Siderno, Antonio Sgambelluri ha sono due triestini che il lontavotato a favore della maggioranza no 1 agosto 1977 sono venuti contrapponendosi all’opposizione per la prima volta a Caulonia e, composta, tra gli altri, da Pietro innamoratisi del luogo magico Sgarlato. In foto, la dimostrazione che la signora Marina ha anche “fisica” del gran rifiuto. dipinto nei suoi quadri, hanno deciso da allora di trascorrervi tutte le proprie vacanze.

Marcia nuziale Angela Ieraci e suo marito, nella nostra Siderno per celebrare le nozze della figlia, tornata dall’Olanda per sposarsi con il proprio amato, posano in Comune con il vigile Michele Galluzzo.

Moda e promozione Niccolò e Davide, dell’YMCA, sfoggiano i nuovo cappelli del “Beach Club”, unendo l’utile di pubblicizzare il locale al dilettevole di fare tendenza!

Verdi all’ombra La delegazione dei Verdi, presente alla manifestazione “Siderno Salvati”, attendono l’inizio della marcia assieme a Maria Rosa Puntillo riparandosi all’ombra e sfogliando l’ultimo numero del nostro giornale.

Turisti fai da te Lorenzo Delfino e Gaetano Mazzone, si godono gli ultimi scampoli di sole durante una di queste afosissime giornate estive. Turisti che sanno come godersi il mare!

La cura dei dettagli Pomodorissimo da Locri: oltre 1,7 kg. Complimenti al coltivatore dilettante diretto Enzo Rodinò.

Macellai di fiducia Vincenzo e Salvatore, della macelleria dell’MD di Siderno, ci concedono qualche istante del loro tempo per farsi fotografare durante il loro intensissimo turno!




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