Riviera n° 30 del 23/07/2017

Page 1



CONTROCOPERTINA

www.larivieraonline.com

Roccella e Siderno

le opposizioni

soffrono il caldo A inizio settimana sono scoppiate due differenti polemiche innescate dalle opposizioni di Roccella e Siderno. Ci riferiamo all’opposizione di “Roccella Bene Comune” alla scelta dell’Amministrazione di titolare il lungomare a Sisinio Zito e alla richiesta di controlli avanzata dal PD relativamente alla tettoia di uno specifico locale di corso della Repubblica. Due polemiche che poggiano su basi corrette, ma risultate due grossi scivoloni politici e morali.

DOMENICA 23 LUGLIO

3

un anno dalla scomparsa di Sisinio Zito, giovedì 6 luglio, a Roccella Jonica, si è tenuto un Consiglio Comunale aperto durante il quale l’Amministrazione guidata da Giuseppe Certomà ha discusso della possibilità di intitolare al senatore il lungomare cittadino. Durante la partecipata assemblea, la giunta ha ricevuto il favore della maggioranza dei presenti che, approvata la Delibera in cui si esprimeva la volontà di effettuare il suddetto cambio toponomastico, garantiva di procedere con la richiesta del nullaosta in Prefettura per procedere all’intitolazione. Tale nullaosta si rendeva necessario a causa dell’articolo 2 della legge 23 giugno 1927, n. 1188, che stabilisce l’impossibilità di intitolare una via o una piazza pubblica a persona che sia deceduta da meno di dieci anni, a meno che (viene riportato invece all’articolo 6) non si chieda una deroga per coloro che abbiano fatto il bene della comunità o della nazione. Proprio tirando in ballo la legge 1188, lunedì mattina, il movimento politico “Roccella Bene Comune” ha portato a termine un attacco frontale all’Amministrazione Comunale, definendo la scelta votata a maggioranza in Consiglio Comunale familistica e arrogante. Al di là dei toni esageratamente aspri, la base su cui poggiano le considerazioni del coordinamento potrebbero anche essere condivisibili. Per quale ragione, si domandano infatti gli esponenti di “Roccella Bene Comune”, l’Amministrazione non è in grado di risolvere gli atavici problemi della comunità con la solerzia dimostrata nel prendere questa decisione? Il problema del comunicato stampa, tutt’al più, è formale. Il coordinamento, infatti, lamenta che la proposta dell’Amministrazione Comunale sia stata avanzata senza alcun coinvolgimento della minoranza, eppure, nel comunicato inviato dall’Ufficio Stampa del Comune di Roccella Jonica per annunciare il confronto del 6 luglio, si sottolineava che l’incontro avrebbe assunto la forma di un Consiglio Comunale aperto, del quale ci viene difficile immaginare che il Presidente Francesco Ursino abbia dimenticato di avvertire i membri di “Roccella Bene Comune”. A riprova del fatto che il movimento fosse in realtà a conoscenza dell’incontro, anzi, ci sarebbe la presenza del membro di opposizione Patrizia Suraci che, stando a quanto ci ha raccontato il vicesindaco Vittorio Zito, avrebbe persino approvato la proposta avanzata dall’Amministrazione. Dopo aver (giustamente, lo ribadiamo) sollecitato l’Amministrazione a preoccuparsi dei problemi più urgenti che affliggono il centro abitato prima di preoccuparsi delle questioni toponomastiche, il vero scivolone, politico e morale, di “Roccella Bene Comune”, a nostro parere, risiede nel paragrafo successivo. Il coordinamento, infatti, dopo aver sottolineato sommariamente l’inutilità di dedicare il lungomare a Zito, afferma che, qualora proprio non ci si potesse sottrarre alla dedica di un’opera o di una strada al senatore, certo questa non dovrebbe essere il lungomare, sul quale l’ex sindaco non ha mai avuto voce in capitolo. Non sappiamo bene come vadano le cose a Roccella, ma non ci sembra che nel resto del mondo strade ed edifici pubblici siano dedicati esclusivamente a chi li ha realizzati. Non ci risulta, infatti, che corso Garibaldi, a Siderno, sia stato realizzato dal buon Giuseppe tra una breccia e l’altra, o che Pasquino Crupi abbia posato la prima pietra al palazzo della cultura di Reggio Calabria. Ma, al di là di questa questione tecnica, è veramente terribile vedere come il coordinamento faccia riferimento al senatore senza chiamarlo mai per nome ma, anzi, definendolo (spregiativamente?) “il nostro”. Quel “nostro”, ribadito in due distinte occasioni, può essere interpretato come il sintomo di un astio che va oltre la contrapposizione politica, lasciando intendere che sotto ci sia un sostrato di non detto che ci spinge a pensare (quasi certamente sbagliando) che l’opposizione a questa proposta non sia frutto solo del mancato rispetto delle norme che regolamentano la denominazione delle strade. Paurosamente simile, poi, è il caso deflagrato a Siderno esattamente 24 ore dopo. Ancora una volta protagonista è la minoranza, ancora una volta punta il dito sull’Amministrazione concentrando la propria attenzione su una realtà che è giusto evidenziare ma, ancora una volta, lo fa nella maniera più sbagliata. Ci riferiamo alla richiesta avanzata da Carlo Fuda all’Amministrazione affinché venga eseguito un giro di vite sulla tettoia installata dinanzi a una nota attività commerciale del corso di Siderno. Non lesinando sullo sdegno, il consigliere PD dichiara imperativo far rispettare alla lettera al proprietario del locale il regolamento che disciplina l’occupazione degli spazi pubblici, sorvolando, tuttavia, sul fatto che il suddetto regolamento viene, purtroppo, rispettato da ben poche attività commerciali cittadine e che l’Amministrazione sta riscontrando non poche difficoltà a riportare progressivamente alla normalità la situazione. Perché, ci domandiamo, Fuda ha puntato il dito esclusivamente sulla tettoia di quel locale (che peraltro, è stato comunicato attraverso un commento Facebook dal proprietario, nel giorno in cui è stata diffusa la comunicazione del consigliere si doveva ancora finire di installare) e non ha piuttosto spronato l’Amministrazione a effettuare un giro di vite su tutte le attività che installano dehor durante il periodo estivo? Se fossimo maliziosi ci verrebbe da commentare la vicenda affermando che certe frange politiche hanno la brutta tendenza di fare propria la massima orwelliana secondo la quale “tutti gli animali sono uguali, ma alcuni animali sono più uguali di altri”. Fortuna che maliziosi non siamo… Jacopo Giuca

A


www.larivieraonline.com

ATTUALITÀ

DOMENICA 23 LUGLIO

4

Call&Call: Roccisano e Battaglia in prima linea per garantire un futuro agli impiegati Settimana decisiva per i lavoratori del Call Center di Locri: Federica Roccisano, con la collaborazione delle sigle sindacali, ha portato la questione a Catanzaro, mentre Demetrio Battaglia si è rivolto direttamente al Ministero del Lavoro. La delicata situazione dei 129 esuberi della “Call&Call Lokroi” continua tenere banco e, anche questa settimana, sono state diverse le parti politiche che hanno cercato di prendere le difese di quella che viene unanimemente riconosciuta come una delle migliori realtà lavorative della Locride. La pretesa di “Engie Italia” di svolgere in provincia di Lecce una campagna di telemarketing convincendo “Call&Call” ad avviare le pratiche di mobilità per i lavoratori della sede locrese ha aperto la strada a considerazioni politiche, sociali e sindacali che hanno probabilmente raggiunto il loro apice proprio questa settimana. In quelli che si sono rivelati essere i giorni maggiormente decisivi per il proprio futuro, i lavoratori “Call&Call” hanno trovato il sostegno dei sindacati, dell’assessore regionale al Welfare Federica Roccisano e di Demetrio Battaglia, parlamentare calabrese di frangia PD che non ha esitato a rivolgersi direttamente al Ministro del Lavoro Giuliano Poletti. All’interno della sua “Interrogazione Parlamentare a risposta scritta”, Battaglia descrive brevemente la situazione sofferta dagli impiegati di un Call Center distintosi negli anni per capacità professionali, e declassifica a maldestro tentativo di abbattimento dei costi quanto sta avvenendo sul territorio. Viene domandato, infine, a Poletti se è a conoscenza di quanto sta accadendo nella Locride e di assumere iniziative che garantiscano

GIUDIZIARIA

La cultura antisociale delle ’ndrine ai lavoratori di non perdere impunemente il proprio impiego in tempi rapidissimi, onde evitare un ulteriore impoverimento del substrato economico-sociale del nostro comprensorio. Impegnatissimo con lo studio relativo al taglio del cuneo contributivo, Poletti, nel momento in cui scriviamo, non ha ancora dato risposta a Battaglia né, probabilmente, si premurerà di risolvere la questione in prima persona. La speranza è che l’appello del nostro parlamentare arrivi comunque alle orecchie di tecnici che possano fare qualcosa per la “Call&Call” e che

l’argomento continui a essere discusso a Catanzaro grazie all’impegno della Roccisano e delle sigle sindacali, che già martedì si sono riunite per discutere della questione e avanzare proposte in merito alla sua soluzione. Quali che siano i provvedimenti discussi, in ogni caso, è bene metterli in atto rapidamente, perché tra impegni collaterali e vacanze estive la data del 18 settembre (quando la procedura di licenziamento dei 129 centralinisti sarà conclusa) è davvero dietro l’angolo. Jacopo Giuca

appunti L’ECONOMIA NON SI SMUOVE Se riparte la spesa, le imprese faranno giocare i loro interessi sulla scena pubblica. È normale. Non rinunciano mai a farlo neppure i “dipendenti pubblici, le corporazioni organizzate, i politici di professione”. Oggi, le imprese sono ferme, tra mancanza assoluta di finanziamenti e regole europee . Molte imprese della nostra provincia sono state stoppate dalle interdittive antimafia (e avevano il grosso degli affidamenti). Oggi, il dipendente pubblico va anche a debito, per via della recessione che è venuta avanti dal 2009. Se le imprese ricominciano a lavorare debbono reinvestire i profitti, creare lavoro nuovo. Il dipendente pubblico può aumentare i consumi con aumenti contrattuali puntuali e con incentivi meritati. I servizi nei comuni debbono essere efficienti ed avere costi congrui, il discorso non deve fermarsi alla erogazione, “ tu comune me li devi, punto e basta ... “, ma bisogna parlare di lotta agli sprechi, della riscossione dei tributi e quindi della possibilità della manutenzione delle reti. I servizi sono prevalentemente a carico dell’Ente, ma alcuni “pezzi” di rete possono essere garantiti anche da privati, da investitori ai quali discendono pratiche autorizzative all’attività da parte dei comuni, da società miste. Se non si fa tutto questo l’economia non si smuove. Il presupposto sta tutto in una grande assunzione di responsabilità individuale e col-

di Franco Crinò 2019 per le regionali.

LE ANALISI DI PRODI

lettiva. E torniamo al punto: è in conflitto di interessi un’azienda che punta solo al profitto, che fa i lavori male (pensiamo alle strade che cedono,Germaneto per ultima), lucra sul lavoro (la deviazione del lavoro nero), non adegua i macchinari, crea contenziosi artificiosi, non un’azienda che fa il proprio lavoro a regola d’arte, ma va in conflitto d’interesse (Carlo Lotteri ha pubblicato un “curioso” libricino su questo tema) anche un’amministrazione pubblica che da gli stipendi senza attività, pensiamo, ad esempio,alla paralisi della formazione professionale. Oppure pensiamo ai professoroni con mille incarichi che si pagano solo la firma o ai pensionati d’oro .

Davanti a noi IL PIANO INCLINATO(è il titolo dell’ultimo libro di Romano Prodi). La società è frammentata, non si vedono prospettive, se ci sono cenni di ripresa economica riguardano spicchi di società (crescita diseguale), sostanzialmente la scure che fa giustizia delle analisi sbagliate sono i 5 milioni di poveri certificati dall’Istat. Nella Locride, le linee della diseguaglianza, della disoccupazione e della sfiducia non possono surriscaldarsi di piu’, sono al massimo. Ma gli animi si accendono dopo un’alluvione, un terribile evento naturale, una grande opera che si mette in cantiere(caso molto più raro). Si spera che “rifacendo” le cose ex novo ci possa essere più uguaglianza e più giustizia. Inquietante paradosso, Prodi scrive “In epoca moderna l’anno di maggiore ingiustizia sociale e’ stato il 1914, anno in cui in Europa e negli Stati Uniti l’1% della popolazione possedeva il 50% della ricchezza. La violenza, la miseria e le distruzioni scatenate dalle due guerre mondiali e dalle rivoluzioni sociali ad esse connesse avrebbero reso la società meno diseguale”. Mentre Renzi fa i conti con la propria megalomania ( per aumentarla), Prodi è in giro a fare conferenze e tavole rotonde, a parlare franco su un futuro che non si vede. La presenza di Prodi, si legge nella prefazione del libro, c’e’ perché serve a far capire che con gli slogan e non approfondendo non si va da nessuna parte, “ ci stanno cadendo sulla testa tanti sassi, che fanno proprio male”. Nella Locride, non cambia il destino se non si immagina neppure un progetto. Nostalgia di quando si parlava di politica, quelle “paginate” di De Michelis con Sacconi, di Zito con Bergantini, di Loiero con ... Loiero? O anche della “Luna Rossa” di Pasquino, un “francobollo piu’ utile di un editoriale?”. Per esempio? La frase pescata da Melania Mazzucco in “Vita” : “I sugheri sono leggeri e non affondano mai; hanno il solo difetto di non approdare in alcun luogo”.

IL PD NON GOVERNA

L’attesa DI BERLUSCONI

Nella Locride gli enti locali sono vestiti quasi tutti con i colori del Partito Democratico. Sindaci, il consigliere metropolitano, i dirigenti e i nominati negli enti ( diversi anche i cambi di casacca) stanno lì. Se le cose sono migliorate, ben fatto aver accordato la fiducia (al netto dei valori dell’appartenenza e della coerenza, già abbondantemente calpestati)al partito che governa, se, invece, conveniamo che la crisi perdura, significa che siamo difronte spesso a modeste storie personali. Sul peso specifico delle rappresentanze, Ferruccio de’ Bortoli ha sottolineato un aspetto “universale” : “Perche’ con la vicenda degli immigrati in Italia siamo al palo? Perche’ non riusciamo a trasformare l’accoglienza in integrazione, perché i bilanci europei non sono realmente condivisi, perché le rappresentanze italiane contano poco”. Perche’ la Mogherini in Europa e non D’Alema o Letta? Le fila del Pd si sono ingrossate e il partito cade nel vizio : a Bovalino, ad esempio, nella competizione amministrativa, se il segretario del circolo, candidato, fa riferimemento ad un parlamentare, l’altro parlamentare va a “buscarsi” un amico in un’altra lista, al diavolo se ti metti accanto ad uno di destra. Quando finisci di fare guerre fuori, la cominci con i tuoi, questa non è una novità . Il PD, dalle parti nostre, non ci pensa proprio a fare la guerra fuori dai propri confini, nel senso che il centrodestra almeno “non da pensiero”. I 5Stelle, si sa, sono un discorso a parte. Prima di scoppiare (e non di salute), il PD riuscira’ comunque in mezz’ora a comporre le liste per gli appuntamenti elettorali del 2018 per le politiche e del

A lui adesso basta stare fermo(e schivare i danni che vengono dai suoi) : il lavoro glielo fanno i 5 Stelle che sono sempre piu’ spaesati, anche se forti elettoralmente, e Renzi “prigioniero del proprio Io” (il che e’ tutto dire, parlando del Cavaliere). Ricordate Franco Califano da Fiorello ? “Sulla mia lapide scrivete che non si esclude un ritorno”. E la battuta allora sulle note della carta d’identità di Andreotti? “Non si prevedono partenze”. Ma può essere più “L’Immortale”, il film con Jean Reno, il protagonista raggiunto da mille colpi e che non muore, a dare l’idea : Berlusconi inseguito da mille vicende giudiziarie resiste. Finge di lanciare delfini che poi si fanno male da soli. Eppure lo sanno tutti, Belpietro lo ha scritto “Berlusconi non prevede eredi”. Di recente, Berlusconi ha fatto una dichiarazione a beneficio della Calabria e del suo partito, ha contestato la politica del governo sull’immigrazione. Questa regione peggiora. Repaci raccontava che quando venne il giorno della Calabria, Dio la fece perfetta. Poi si addormentò e il diavolo la sconvolse. Le “sentinelle” (popolo e politica)non sono state all’altezza. I partiti vanno verso nuove verifiche nei prossimi due anni, elezioni nazionali e regionali. Le cose nei partiti, si diceva un tempo, le regolano i congressi e le elezioni, ma Forza Italia non fa il congresso e si prepara alle elezioni senza democrazia interna. Nella provincia di Reggio Calabria il PD capitalizza la presenza debordante nelle istituzioni, anche se non vi corrisponde un’adeguata capacità di governo. Forza Italia ha scelto l’ “operoso silenzio”? Anche qui ci aiuta Crupi “ Vero e’ che chi tace, non dice niente”.

Vero e’ che chi tace, non dice niente

Risale al maxiprocesso “Nord Sud”, sulla presenza della ‘’ndrangheta in Lombardia, il riferimento alla “cultura criminale, antisociale”, delle ’ndrine “oppositiva delle regole di vita della società civile”, oggetto del procedimento penale. Quella che veniva definita "cultura criminale” avrebbe dettato, allora, “spesso” le condotte delittuose oggetto di quel dibattimento. «Quando uno ha prestato quel giuramento è fatta, non può più ragionare con la sua testa, ragiona e agisce come gli altri comandano, è diventato una macchina cui "hanno inserito la spina". Il giuramento è una cosa importante, è ammantato da una certa sacralità anche di forme che esercitano la loro suggestione, soprattutto sui giovani, più facili da manipolare e volgere al crimine». «Quei costumi, quei moduli criminali, quella legge del terrore, dell'omertà, del consenso coatto si sono trasferiti coi loro adepti, hanno camminato coi loro personaggi, aggregati come in terra di origine». E così, nell’hinterland di Milano : «si vedrà come i legittimi titolari di una stazione di servizio di distribuzione di carburante, dopo un "convincente" stillicidio di attentati, cedano agli … la gestione di quelle pompe di benzina. E si vedrà pure come ancora siano impregnati di paure i gestori di bar ed esercizi pubblici i quali quotidianamente stazionavano, come fossero i loro "uffici", imputati di spicco di questo procedimento per mandare avanti il loro lucroso traffico di stupefacenti». In un passaggio della sentenza della Corte di Assise di Milano del 1997 a carico di 133 imputati si legge: «Una cultura antisociale quel che è ancora più grave - che non è radicata, si badi bene, nella ignoranza, nella impossibilità di conoscere e praticare le regole del consesso civile, ma è frutto di una precisa scelta. Una scelta che è di convenienza economica, anzitutto. Si vedranno più avanti gli enormi profitti provenienti dalla droga, si vedrà come il passaggio dalle rapine, ai sequestri estorsivi e quindi al narcotraffico abbia obbedito esclusivamente a una logica di profitto e di minor rischio. Il diniego delle attenuanti generiche a tutti gli imputati (con le rare eccezioni che si diranno), oltre che dalla gravità dei delitti commessi e dal curriculum criminale di ciascuno di essi, non potrà non risentire di questo aspetto. Si è, sovente, a cospetto di imputati furbi, intelligenti, che sapevano bene quello che facevano. Così è stato anche M. S. che ci fa sapere come lui - non diversamente da molti dei suoi coimputati sia stato un professionista del crimine, che si rendeva perfettamente conto dell'illiceità del disvalore sociale di quel che faceva. Ma, era cresciuto dentro quella logica, e aveva deciso e scelto di agire così. Di qui la grande importanza, il grosso rilievo che anche da un punto di vista umano e sociale vengono ad assumere le "collaborazioni processuali" di taluni personaggi di questo dibattimento, …, che erano impregnati di quella "cultura". Sono costoro che hanno consentito ciò che altrimenti si presentava, quanto meno, poco probabile o difficilmente fattibile: penetrare all'interno di quelle "cosche", scovare i componenti, di svelarne i crimini, spezzarne le omertose solidarietà. E ciò è avvenuto, è potuto avvenire perché si è fatta una scelta di campo, perché si è fatto il grande salto, quello che segna per ogni singolo collaboratore il passaggio dall'area della illegalità a quella della legalità, e non rileva per quali motivi ciò sia avvenuto, né tanto meno - lo si ripete a grandi lettere - se alla base vi sia un sincero "pentimento" morale».



LA COPERTINA

Sull'omicidio irrisolto di Massimiliano Carbone, ferito a morte all'età di 30 anni, il 19 settembre 2004, a Locri, sembra essersi aperto uno spiraglio. Il collaboratore di giustizia Domenico Agresta, alias "Micu McDonald", sentito dalla DDA di Reggio Calabria nell'ambito del procedimento "Mandamento Jonico", avrebbe rivelato che il movente dell'omicidio sarebbe stata la relazione che Massimiliano aveva con una donna che "interessava ai Cordì".

Massimiliano

ucciso per MARIA GIOVANNA COGLIANDRO

Nella foto Massimiliano Carbone insieme alla madre Liliana Esposito durante una cerimonia. Liliana: “Massi ha un’espressione triste. Quel giorno suo figlio compiva un anno”

“È la rabbia che mi tiene in piedi” - mi confida subito Liliana Esposito. Tredici anni senza verità e colpevoli sono tanti e indignano. Ma sull’omicidio irrisolto di suo figlio, Massimiliano Carbone, ferito a morte all’età di 30 anni, il 19 settembre 2004, a Locri, sembra essersi aperto uno spiraglio. Il collaboratore di giustizia Domenico Agresta, alias “Micu McDonald”, sentito dalla DDA di Reggio Calabria nell’ambito del procedimento “Mandamento Jonico”, avrebbe rivelato che il movente dell’omicidio sarebbe stata la relazione che Massimiliano aveva con una donna che “interessava ai Cordì”. La rivelazione collimerebbe con quanto Liliana Esposito, ha sostenuto per tredici anni: “Ad uccidere mio figlio è stato l’amore”. Liliana indicò subito agli inquirenti la pista da seguire: “Qualche anno prima della morte di Massimiliano è nato un bambino da una relazione impertinente con una donna sposata”. E, ironia della sorte, Massimiliano muore lo stesso giorno in cui 6 anni prima quel bambino era stato concepito: il 24 settembre. A seguito dell’agguato, infatti, Massimiliano viene ricoverato presso l’ospedale di Locri dove sarà sottoposto a un lungo intervento per fermare l’emorragia interna. Sei ore in sala operatoria, sei giorni di coma. La notte del 24 settembre alle 2:15 Massimiliano si addormenterà per sempre. Prima di entrare in sala operatoria aveva detto a Liliana: “Ma’, vidimi u figghiolu!”. Per adempiere a quella raccomandazione, Liliana in 13 anni non è riuscita a trovare neppure il tempo per piangerlo. Improvvisandosi detective, con un cotton fioc raccolse nel cortile di casa, lì dove Massimiliano era stato colpito con un fucile a canne mozze, il sangue del figlio per poi compararne il dna con quello del nipote, ricavato da un fazzoletto gettato dal piccolo in un cestino. E mentre faceva sfilare quel cotton fioc lungo l’intercapedine delle mattonelle c’era chi l’additava perchè Liliana avrebbe dovuto, invece, sfilare lungo l’intercapedine di silenzio, quel cuscinetto di miseria che negli anni ha permesso al crimine di darsi penosamente in spettacolo. Liliana scelse di non far finta di non vedere e sentire e da subito, quindi, si mise all’opera per fornire le prove, anche perche da subito si rese conto della superficialità con cui venivano affrontate le indagini. “Nell’eseguire l’autopsia

hanno fatto a pezzi mio figlio - 76 foto a colori mi sono state consegnate - e nessuno ha pensato di prelevare il dna! Un’inadempienza, una sottovalutazione che non perdonerò mai. Il primo test di paternità che certificava che quel bambino concepito il 24 settembre 1998 e nato il 4 giugno 1999 fosse figlio di Massimiliano l’ho fornito io. Ho chiesto che venisse messo agli atti venerdì 29 aprile 2005 durante un confronto stabilito dal pm Rosanna Sgueglia tra me e una donna di Locri, madre del figlio di Massimiliano Carbone; la stessa donna il 7 novembre del 2006, convocata per essere sentita dal Procuratore presso il Tribunale per i Minorenni, Carlo Macrì, dichiarava che con Massimiliano Carbone aveva avuto solo qualche telefonata e che si era pentita di non averlo denunciato per molestie telefoniche”. Per aver dichiarato nelle sedi pertinenti che nella vita di Massimiliano c’era un bambino, con un esposto a sua firma, assumendosi la responsabilità morale, civile e penale delle sue dichiarazioni, portando a corredo un test che provava una paternità al 99,999% e firmato dal direttore Francesco Fiorentino del laboratorio Genoma, il più grande laboratorio di genetica d’Italia, Liliana è stata processata per dieci anni per diffamazione. Come se non bastasse, ha dovuto sentirsi addosso come spine aguzze anche gli occhi di un intero paese: “Aver denunciato, non aver abbassato la testa e tenuto la bocca chiusa, ha permesso che venissi additata come pazza. E poi c’è il ‘valore aggiunto’: non sono un uomo, non sono un politico, non sono una commerciante, non sono una professionista affermata, sono una maestra elementare povera! Che diritto avevo di chiedere giustizia? Me ne dovevo stare zitta. Se veramente mi bruciava il cuore, io avrei dovuto piangere in un angolo e basta. Invece ho avuto il coraggio di mettere la testa fuori dal recinto. Sono stata quella che ha osato svelare il velo di Maya, che ha osato inchiodare alle proprie responsabilità chi avrebbe dovuto farsi un punto d’onore nella risoluzione di un caso semplicissimo ma che è diventato il più intricato del


www.larivieraonline.com

DOMENICA 23 LUGLIO 07

Adriana Bartolo - legale della famiglia Carbone: "Rimaniamo in attesa che gli eventi maturino. I magistrati sapranno certamente cosa fare dopo le recenti dichiarazioni del collaboratore di giustizia Domenico Agresta. Noi siamo fiduciosi"

Carbone,

La rivelazione del pentito collimerebbe con quanto Liliana Esposito, madre di Massimiliano Carbone, ha sostenuto per tredici anni: "Ad uccidere mio figlio è stato l'amore". La donna indicò subito agli inquirenti la pista da seguire: "Qualche anno prima della morte di Massimiliano è nato un bambino da una relazione impertinente con una donna sposata".

r dignitudine? territorio”. Tutto questo Liliana Esposito lo ha fatto perché Massimiliano possa avere giustizia e perché suo nipote, “orfano bianco”, abbia il diritto di sapere chi era suo padre e conoscerne la storia. Nel novembre del 2008, nel Tribunale di Reggio si è anche offerta di pagare le spese di quella che in gergo viene chiamata discovery, disvelamento, ovvero un approccio graduale, sostenuto, protetto del nipote alla verità. “Quello che mi auguravo - e che continuo ad augurarmi tanto da averlo inserito in un testamento olografo - è che mio nipote si potesse sentir dire: ‘Tesoro mio, la mamma una volta ha litigato con papà e ha incontrato un giovane bello e amabile con cui ha dato alla luce te. Poi persone cattive, che non si sa chi siano, hanno ucciso il tuo papà. Però sappi che sei nato d’amore e sei stato amato’. Questo avrebbe contribuito a una crescita corretta della personalità. Questo sarebbe stato morale, etico, evangelico, caritatevole. Giuridico!”. Ma Liliana ha dovuto sentirsi dire che non era condivisibile il modo con cui chiedeva giustizia come se ci fosse uno stile, una procedura particolare da rispettare. Ricorda perfettamente quando il Prefetto De Sena, scomparso nel 2015, il 13 ottobre del 2006 in Prefettura a Reggio Calabria le disse: “ ‘Sappiamo che molti sanno ma non parlano perché lei non è sembrata sufficientemente dolente’. Che avrei dovuto fare? Stare in gramaglie? Mi sono scontrata pure con le cosiddette educatrici alla legalità, anche loro non condividevano i miei modi. La legalità non si insegna come una declinazione, una coniugazione, è una testimonianza quotidiana, viva, particolareggiata anche nel minimo gesto. Purtroppo denunciare per tanta gente è infamità. Non era il popolino o il popolame ma figure istituzionali, qualcuna pure lungovestita, che disapprovavano quanto stessi facendo”. La notizia delle rivelazioni di Domenico Agresta, appresa sui giornali lo scorso martedì, Liliana l’ha somatizzata con un mal di stomaco. “Mi sono sentita tra il contenta e l’arrabbiata. C’è uno spiraglio sì, ma potrebbe svanire in un nonnulla. Sarò diffidente, pessimista ma so che molte collaborazioni sono ondivaghe. Sono stati aperti quattro procedimenti su mio figlio, tutti e quattro archiviati”.

Se le rivelazioni di Domenico Agresta e le supposizioni di Liliana Esposito fossero provate, significherebbe che Massimiliano Carbone è stato ucciso per dignitudine, per far passare il messaggio nell'ambiente mafioso, e non solo, che si ha potere e che si dominano le vite delle persone.

A riaprire per la quinta volta quei fascicoli potrebbe essere la parola di un collaboratore di giustizia - su cui pesa una condanna di 30 anni per omicidio - che oggi potrebbe diventare più attendibile di quella di una madre che con tenacia e ricacciando le lacrime si è battuta per la ricerca della verità. “È mortificante che la macchina della giustizia debba andare avanti con la benzina della collaborazione. Però devo essere pragmatica: se serve, ben venga. A volte le cose accadono per caso. In 13 anni non si è riusciti a trovare una verità e in tutti i decreti di archiviazione si legge che nulla c’era nella vita di Massimiliano se non la sua creatura. ‘Vedrai che prima o poi si metterà ordine in qualche cassetto e verrà fuori qualche altra notizia a noi utile’ - ha cercato di consolarmi qualcuno. Ci contavo, ci speravo, anche se forse solo a livello inconscio, come strategia di sopravvivenza, e questo prima o poi è arrivato dopo 12 anni e 10 mesi”. Forse la parola di un pentito basterà a risollevare Massimiliano dall’irrilevanza a cui sembrava essere condannato e si potrà fare finalmente luce su un ragazzo di trent’anni ammazzato perchè in grado di amare e amare un’eredità morale che sentiva sua. “Se prendiamo per buona la tesi secondo cui mio figlio è stato ucciso perché tacesse, per punizione, per gelosia, per vendetta, perché col suo essere amabile, bellissimo, virile ha umiliato dei miserabili, allora la morte di mio figlio è servita a preservare quella dignitudine, assai cara alle famiglie di ‘ndrangheta, che in qualche modo Massimiliano avrebbe scalfito”. La dignitudine (termine comparso per la prima volta in “Onore e Dignitudine. Storie di donne e uomini di ‘ndrangheta, di Sabrina Garofalo e Ludovica Ioppolo, edito da Falco Editore) per uno ‘ndranghetista è la considerazione di cui deve essere circondato e quando viene messa in discussione, la vergogna va lavata con il sangue per riconquistarsi il rispetto della comunità e ricomporre la lesa maestà. Se le rivelazioni di Domenico Agresta e le supposizioni di Liliana Esposito fossero provate, significherebbe che Massimiliano è stato ucciso per dignitudine, per far passare il messaggio nell’ambiente mafioso e non solo che si ha potere e che si dominano le vite delle persone. Perché la Famiglia va preservata da intromissioni e indebolimenti esterni: deve rimanere coesa, inespugnabile. La vendetta contro gli “invasori” nasce dall’esigenza di conservare questa chiusura della Famiglia. Una miseria di ricatti e supremazie nel bel mezzo della culla della civiltà.

Domenico Agresta, alias "Micu Mc Donald", 28 anni, nipote di Pasqualino Marando ucciso a Platì il 27 gennaio 2002, dallo scorso ottobre ha deciso di collaborare con la giustizia. Affiliato alla ‘ndrangheta fin da quando era bambino, è in carcere dal 2008 con l’accusa di aver ucciso il piastrellista 23enne Giuseppe Trapasso ed è stato condannato a 30 anni in via definitiva. Per la Dda di mezza Italia, Domenico Agresta potrebbe essere utilizzato come ariete contro la mafia calabrese.


ATTUALITÀ

www.larivieraonline.com

DOMENICA 23 LUGLIO

08

Diga sul Lordo senza futuro? L’ex Assessore Provinciale all’Agricoltura scrive un articolo secondo il quale Oliverio avrebbe sottratto fondi alla diga di Siderno per riservarli a Cosenza. Il tutto nell’indifferenza della politica locale.

Nella tarda mattinata di mercoledì, attraverso le colonne virtuali di “Corriere della Calabria”, l’ex Assessore Provinciale all’Agricoltura Gaetano Rao ha lanciato una vera e propria bomba relativa alla gestione dei fondi destinati al recupero delle dighe reggine da parte del governatore Mario Oliverio. Con un articolo di appena 293 parole, infatti, Rao ha affermato di essere a conoscenza di una deliberazione, la 255 del 20 giugno scorso, che avrebbe sottratto ben 2 milioni di fondi destinati alla riqualificazione della diga sul Lordo, a Siderno, per destinarli allo sviluppo della “sua” provincia di Cosenza. Questa decisione, secondo Rao presa nella totale “indifferenza e non conoscenza” dei consiglieri regionali, sui quali l’imprenditore getta il carico da novanta affermando che sarebbero troppo impegnati ad aggiornare le proprie pagine social per rendersi conto delle scelleratezze compiute dal presidente della regione, metterebbe definitivamente fine alle speranze di recuperare l’invaso, del quale pure Oliverio aveva promesso che si sarebbe occupato. A riprova della bontà delle sue affermazioni, Rao sottolinea il parallelismo del comportamento tenuto dal governatore nei confronti non solo della diga sul Lordo, ma anche di quella sul Metramo, recentemente luogo di visita presso il quale il presidente si è limitato a fare promesse che non paiono poter essere realizzate. Questo atteggiamento, conclude Rao, dimostrerebbe l’im-

Canolo isolata da Cittanova Lo scorso fine settimana chi aveva deciso di viaggiare da Canolo a Cittanova attraverso la provinciale Gioia Tauro - Locri ha ricevuto una brutta sorpresa. La strada, infatti, era stata chiusa in via precauzionale attraverso un’ordinanza emanata dal primo cittadino di Cittanova, all’interno della quale venivano denunciati movimenti franosi che avrebbero costituito pericolo per gli automobilisti. Peccato, però, che la chiusura della Provinciale era stata effettuata solo dal lato di Cittanova e che non fossero stati avvertiti del provvedimento né le forze dell’ordine né tantomeno i sindaci dei centri abitati che affacciano sulla strada. Oltretutto, i cartelli affissi alle transenne giustificavano la chiusura in maniera contraddittoria, affermando talvolta la presenza di pericolo smottamento, talvolta quella di incendi lungo il percorso. Che tali pericoli non meglio identificati minacciassero solo coloro che viaggiavano in direzione della montagna?

portanza che Oliverio dà non solo al nostro comprensorio, ma all’intera provincia reggina, con la quale, durante questi anni di amministrazione, i rapporti si sono via via diradati (forse, supponiamo noi, anche per il progressivo allontanamento tra il sindaco Metropolitano Giuseppe Falcomatà e il segretario PD Matteo Renzi, del quale invece Oliverio rimane fedelissimo). Scattato il campanello di allarme, nella giornata successiva l’opposizione sidernese, composta da Michele Cataldo, Vincenzo De Leo e Pietro Sgarlato, si è immediatamente attivata con un’interrogazione inviata all’indirizzo del sin-

daco, nella quale chiedeva se l’articolo di Rao avesse un fondamento e quali fossero le contromisure che Pietro Fuda aveva intenzione di adottare per evitare che la diga sul Lordo continui a versare nelle condizioni in cui si trova oggi. Non abbiamo ancora una precisa idea di come si sia sviluppato il discorso né avuto prove che quanto sostenuto da Rao non sia solo il frutto di una sua errata interpretazione degli eventi. Resta il fatto che il reiterato silenzio da parte della giunta regionale sull’argomento non lascia presagire davvero nulla di buono… Jacopo Giuca

La Rai (ri)scopre la bellezza del fondale di Marina di Gioiosa Jonica Questa settimana una troupe Rai ha soggiornato sulla nostra meravigliosa Riviera dei Gelsomini per registrare una delle prossime puntate del programma di Rai1 “Linea Blu”. Grazie alla guida del Diving Megale Hellas, gli operatori hanno potuto registrare magnifiche immagini dei fondali antistanti Marina di Gioiosa Jonica, che verranno trasmesse durante la puntata di sabato 12 agosto, alle ore 14. Save the date!

CALABRESE PER CASO * di Giuseppe Romeo

Il richiamo della foresta (II) Nel 2004 per un quotidiano regionale avevo scritto un piccolo commento che aveva lo stesso titolo. Allora mi riferivo alla polemica sorta sulla gestione della forestazione regionale divenuta oggetto di un sagace articolo e di una altrettanto singolare vignetta di Giannelli sul Corriere della Sera del 14 dicembre. Al di là dei contenuti della vicenda, e guardando come sempre con gli occhi di chi vive il presente, non vi è dubbio che seppur oggi sia stagione da mare, le nostre montagne alzano il dito facendoci ricordare che esistono. Che esiste una realtà verde importante, ma non valorizzata come si conviene per un patrimonio agro-forestale direi quasi senza eguali in Europa. Unico per la sua posizione geografica, perché a ridosso del Mediterraneo. Unico perché offre una biodiversità così diffusa tra le spiagge e le cime appenniniche creando una continuità e una varietà di scenari che si svolgono dalla coste alle fiumare e da queste si succedono sino alle pendici coperte da una vegetazione che sbalordirebbe qualunque amante del wilderness. Eppure, su questi sentieri, sul nostro verde, ci passiamo sopra senza pensare cosa calpestiamo. Ci rendiamo conto che esiste un patrimonio boschivo solo quando il crepitio degli ulivi quanto dei larici, dei faggi o dei pini che ardono sotto le fiamme impietose si trasforma in una disperata richiesta di aiuto. E dopo il dramma, quando l’orizzonte si è già tinto di rosso, in molti sono pronti a condannare l’incuria, o a ricercare i responsabili di tale disastro o i colpevoli delle negligenze o dell’abbandono. Con un solo risultato: che qualunque caccia al responsabile non approderà ad alcuna soluzione, non ripagherà della violenza subita. Perché,

alla fine, anche se si cercherà di arginare un dramma, di ricercare il miglior capro espiatorio o anche il vero colpevole, non si risolverebbe nulla con una azione estemporanea rivolta a mettere solo un riparo ad una ferita. Ciò che manca, e credo che tutti, se fossimo onesti con noi stessi, lo dovremmo ammettere è quella consapevolezza intima e cosciente di quanto valga il verde. Di quanto valga quel terreno, quella collina, quell’albero o quel cespuglio che non osserviamo o che, magari, colpisce la nostra attenzione solo quando le ceneri lasciano il posto alla vita o lo si scambia per un deposito di rifiuti dove abbandonare sacchetti di plastica o ci ispira altre poco fertili accortezze. La verità, che a molti non piace, è che in fondo la responsabilità di un verde che boccheggia tutto l’anno è da attribuire ad una scarsa sensibilità verso il mondo che ci circonda. Un mondo silenzioso che chiede rispetto e cura, che si lascia anche sfruttare ma che, nell’essere sfruttato, pretende almeno il ripristino dei luoghi e la tutela dall’imperizia. Probabilmente sarebbe un’utopia pretendere l’esistenza di un pollice verde in ognuno di noi. Tuttavia, una coscienza verde è necessaria perché tutelare una macchia di colore del nostro quotidiano significa gettare le basi per un nuovo patto tra l’uomo e il territorio. Perché l’abbandono, l’incuria, l’indifferenza, l’apatia rappresentano le prime cause di un disastro. Sono cause non materiali, è vero, ma alla fine sono la premessa che consente a chi distrugge di poterlo fare indiscriminatamente. E, nell’indifferenza, il verde muore e con esso le speranze di una regione che vede andare in fumo una parte importante del suo patrimonio, della sua essenza, della sua cultura rurale con le sue montagne e solo perché, da tempo, ha rinunciato a viverle.



SOCIETÀ

www.larivieraonline.com

DOMENICA 23 LUGLIO 10

L’inasprimento delle pene non fermerà il femminicidio ILARIO AMMENDOLIA Basta leggere le cronache del tempo per comprendere che il “femminicidio” è stata una piaga diffusa nei secoli passati. Dopo il “68” c'è stata una decisa flessione di tale “fenomeno” criminale mentre oggi assistiamo a una nuova recrudescenza. Perché? Non è facile rispondere ma mi sembra chiaro che una politica della vista lunga vorrebbe capirne le cause, i demagoghi si limitano a invocare l’inasprimento delle pene così come avveniva al tempo delle grida manzoniane. Io non ho la pretesa di svelare l’arcano, mi limito a ricordare sinteticamente un episodio successo tanti anni fa quando un giovane contadino uccise la moglie, una bellissima ragazza bruna peraltro incinta al sesto mese. Lui era emigrato in America da meno di un anno, col patto che, dopo qualche tempo, Lei lo avrebbe raggiunto. Ma il “diavolo”, cioè un giovane cugino di Lui, ci ha messo la coda. In questo caso le “corna”! Angelo - questo era il suo nome - fu avvertito della “tresca”, ma non voleva crederci. Roso dal dubbio s’imbarcò sul primo “bastimento” e fece ritorno in Paese. Era troppo tardi! Il ventre della ragazza era ormai segnato dalla “colpa”. Angelo non era un assassino. Non voleva uccidere, non poteva sparare alla donna che aveva tanto amato. Così andò a vivere in una vecchia casa di campagna lontano da tutti. Ma Angelo aveva una missione da compiere a cui non si poteva sottrarre. Iniziarono le battute, il sarcasmo, poi ci pensò un gruppo di giovinastri con chitarre e mandolini a ricordagli quale era il suo dovere. La scellerata brigata, in una notte di primavera, portandosi nelle vicinanze della casa di Angelo, intonò una terribile canzone “…Cosa ti manca per essere voi, l’unghia spaccata ca li corna l’hai...” (cosa ti manca per essere un bue, lo zoccolo spaccato perché hai già le corna…). Che senso aveva continuare a vivere in quel modo? Senza la “sua “donna, senza una famiglia, senza un “paese”, senza più “amici”. Una mattina di domenica Angelo mise in tasca una pistola a tamburo e si avviò verso il Paese. Il cugino fu il primo a cadere, quindi entrò in una cantina e bevve un bicchiere di vino. Aveva bisogno di darsi forza perché doveva portare sino in fondo la parte più difficile della sua barbarica missione. La trovò al braciere. Immobile! La uccise con un solo colpo di pistola sotto gli occhi del vecchio padre. Prima che dalla pistola era armato da una rabbia e da un rancore lungamente repressi e dal fiele che la “comunità” lo aveva costretto a bere. Non era passato un mese e Angelo, lasciava il carcere e faceva ritorno in Paese accolto da una fanfara e da un “popolo” in festa. I giudici gli avevano accordato la libertà provvisoria, trattandolo da eroe. “Giustizia era fatta”! Qualche tempo dopo, “l’eroe” - in realtà la terza (o quarta) vittima - passava in seconde nozze benedette dalla Chiesa e festeggiate dal popolo. L’ordine e la gerarchia sociale erano stati ristabiliti.

Punire l'uomo che uccide una donna non fermerà uomini frustrati e alienati i quali tenderanno sempre a sfogare il proprio vuoto interiore, le proprie pulsioni di morte sulle persone che considerano di loro proprietà.

Lui aveva riaffermato il proprio diritto di proprietà sulla “sua” donna. Non “custodire” questo suo diritto significava mettere in discussione un ordine sociale fondato sulla proprietà privata anche delle persone umane, sulla gerarchia sociale, sulla subordinazione dei deboli verso i forti. Poi venne il “famigerato” “68” che, nel bene e nel male, sconvolse in poco tempo equilibri secolari. Le minigonne rappresentarono per le donne la riappropriazione del proprio corpo. Il divorzio, votato dalla stragrande maggioranza degli italiani, spezzava il legame di possesso. Fu abolito il famigerato “delitto di onore”. Ovunque si parlò del “libero amore”, e i giovani gridavano forte “fate l’amore e non la guerra”. I giovani leggevano in massa “Eros e civiltà”. Il cupo contesto che aveva imprigionato Angelo in un modello rigido di società trasformandolo da contadino in assassino veniva messo in crisi. Si contestava la superiorità dell’uomo sulla donna e, con la stessa logica, il “padrone” nelle fabbriche, il banchiere nel suo diritto di usura, il potere economico, militare e giudiziario. Oggi si parla tanto di “femminicidio”, ne scrivono i giornali, vengono presentate proposte di legge a raffica, prendono posizione gli intellettuali e i partiti politici. Secondo me è il valore della vita umana che è venuto meno. Ovunque! Sul lavoro, negli ospedali, nelle carceri, nella società. È chiaro che non sarà l’inasprimento delle pene a fermare il “femminicidio”. Nonostante i nostri cellulari, i televisori a schermo piatto, noi stiamo regredendo a velocità supersonica verso una società autoritaria, gerarchica, alienante, poco rispettosa dei diritti dei singoli. Il “femminicidio” è una delle punte di questo immenso iceberg. L’uomo che uccide una donna molto spesso non si realizza nel lavoro, non è protagonista nella società, respinge la cultura, è imbevuto di luoghi comuni, prigioniero della società dei consumi. L’eros è la sola valvola di sfogo di un uomo terrorizzato dal proprio annullamento. Sconvolto dall’idea di perdere la “sua” donna, diventando un “nulla”; un semplice frammento di polvere che vaga senza senso nell’aria. Un semplice numero in una società che percepisce come anonima e ostile. Rispetto a tutto ciò, mi sembra incredibile come “destra” e “sinistra” e “altri” abbiano lo stesso linguaggio, gli stessi atteggiamenti, dimostrandosi prigionieri dell’eterno presente. L’unica cosa che sanno balbettare è l’inasprimento delle pene. Se anche un tale provvedimento fosse di una qualche utilità, ciò potrebbe punire il singolo responsabile una volta scoperto ma non risolverebbe il problema. Uomini frustrati e alienati, tenderanno sempre a sfogare le proprie frustrazioni, il proprio vuoto interiore, le proprie pulsioni di morte, il proprio disagio sulle persone che considerano “loro”. È ciò sta all’origine del dramma, mentre noi tendiamo a mirare il dito per non vedere la luna.



23

EVENTI A CURA DI : CONSORZIO PRO LOCO – CENTRO SERVIZI TUSRISTICI – ASSOCIAZIONE SINDACI DELLA LOCRID Ardore – Ex Lido Ardor, ore 20:30, Cinema sotto le stelle Bovalino – Tenuta del conte ruggero, ore 19, la storia dek sud le imprese del sud Brancaleone – Vetus, ore 17:30, Archeotrekking Caulonia – Lungomare, ore 19, Stretfood Festival; centro, Le giornate per la vita Marina di Gioiosa - Lungomare, ore 20, Festival della Birra Roccella Jonica - Ex convento dei MInimi, ore 18, Scuola di Filosofia; Largo colonne, ore 18, 5° Roccella fitwalking; Sede gruppo micologico, ore 20, sagra del fungo

La filosofia si fa rivoluzione a Roccella Jonica, sede dell’Associazione Culturale Scholé che da anni sperimenta nuove forme di socialità e di cultura. Al tema della “Rivoluzione”, indagato secondo linguaggi e programmi di ricerca diversi, è dedicata l’ottava edizione della Scuola estiva di “altra” formazione in filosofia “Giorgio Colli”, che, il 25 luglio, si concluderà con un incontro con Roberto Finelli.

Caulonia – Lungomare, ore 19, Stretfood Festival; centro, Le giornate per la vita Roccella Jonica - Ex convento dei MInimi, ore 18, Scuola di Filosofia Torano Castello (CS) Yotam Silberstein QuartetPeperoncino Jazz Festival 2017 -

Luglio

24

Agosto

25

Luglio Caulonia – Lungomare, ore 19, Stretfood Festival; centro, Le giornate per la vita Roccella Jonica - Ex convento dei MInimi, ore 18, Scuola di Filosofia; Largo colonne, ore 18, 5° Roccella fitwalking Siderno - Piazza Portosalvo, Grest

Roccella Ionica giunge alla 5ª edizione. Quella di quest’anno sarà anticipata da un’ intera settimana di incontri, eventi, spettacoli, che Fausto Certomà, presidente della ASD Calabria Fitwalking e il suo gruppo hanno voluto organizzare per sottolineare ancora una volta i benefici e l’importanza del cammino e del movimento nel quotidiano della nostra vita.


26

DE - RIVIERA INFO:C.PROLOCO.RDG@GMAIL.COM – INFO@PORTALEDELLALOCRIDE.IT

Luglio

www.larivieraonline.com

DOMENICA 23 LUGLIO

13

Ardore – castello feudale, ore 20:30, saggio di fine anno della scuola di musica città di ardore Caulonia – centro, Le giornate per la vita gerace - Borgo, ore 20, borgo incantato Roccella Jonica - Largo colonne, ore 18, 5° Roccella fitwalking

27

Luglio

28

Luglio

Caulonia – centro, Le giornate per la vita; piazza seggio, ore 21, le giornate del libro gerace - Borgo, ore 20, borgo incantato Roccella Jonica - Largo colonne, ore 18, 5° Roccella fitwalking Siderno - Biblioteca comunale, ore 21:30, Sette libri x sette sere

Per dare maggiore slancio alla propria economia, la Locride dovrebbe puntare non solo sul turismo, ma anche sulla cultura. Ne è convinto lo staff del Polo Museale della Calabria, che ha programmato l’apertura straordinaria del Museo e Parco Archeologico Nazionale di Locri Epizephiri fino alle 23 per sei serate: il 27 luglio e il 2, 8, 17 e 25 agosto.

Caulonia – centro, Le giornate per la vita gerace - Borgo, ore 20, borgo incantato Roccella Jonica - Largo colonne, ore 18, 5° Roccella fitwalking Sant’ilario dello ionio - borgo antico di condojanni, ore 20, concerto del professore giovanni sollima; piazza vecchia, ore 21:30, mediterranean musical encounters Siderno - Biblioteca comunale, ore 21:30, Sette libri x sette sere Portigliola - Teatro greco romano, ore 21:45, Teatro festival 2017, concerto lirico sinfonico

29

Nell’ambito dell’edizione 2017 del “Premio Pericle D’oro”, venerdì 28 luglio, presso il Castello Feudale di Ardore, il giornalista vaticanista sidernese Enzo Romeo presenterà il libro di Monsignor Luigi Renzo, vescovo di Milito - Nicotera - Tropea, “Piccole Storie di Periferia”, che verrà premiato nella sezione “Premio Gino Gullace al libro dell’anno”.

Luglio Ardore – Ex Lido Ardor, ore 20:30, Cinema sotto le stelle Brancaleone - casa cesare pavese, ore 18, workshop territoriale Caulonia – centro, Le giornate per la vita; piazza bottari, ore 21, serata danzante Siderno - Biblioteca comunale, ore 21:30, Sette libri x sette sere


GERENZA Registrata al Tribunale di Locri (RC) N° 1/14 EDITORE - No così srl via D.Correale, 5 - 89048 Siderno Le COLLABORAZIONI non precedute dalla sottoscrizione di preventivi accordi tra l’editore e gli autori sono da intendersi gratuite. FOTOGRAFIE e ARTICOLI inviati alla redazione, anche se non pubblicati, non verranno restituiti. I SERVIZI sono coperti da copyright diritto esclusivo per tutto il territorio nazionale ed estero. GLI AUTORI delle rubriche in cui si esprimono giudizi o riflessioni personali, sono da ritenersi direttamente responsabili.

Direttore responsabile: MARIA GIOVANNA COGLIANDRO

PER RICHIESTE DI PUBBLICITÀ RIVOLGERSI A:

Direttore editoriale: ILARIO AMMENDOLIA

PI GRECO Comunication srl info 0964383251

COLLABORATORI: Jacopo Giuca, Lidia Zitara, Franco Parrello, Tonino Carneri, Mario Nirta, Giuseppe Romeo, Orlando Sculli, Nino Sigilli, Sara Leone, Pasquale Giurleo STAMPA: Se.Sta srl: 73100 Lecce

INFO REDAZIONE: 0964342198

GLI INSERZIONISTI sono responsabili dei marchi e dei loghi pubblicitari nei loro spazi, l’Editore non risponde per eventuali dichiarazioni, violazioni di diritti, malintesi, ecc... Tutti i marchi riportati sono registrati dai legittimi proprietari.

www.larivieraonline.com

SOCIETÀ

INSEGNANTE FANTASMA A LODI, VITO PIRRUCCIO I giornali di questa settimana hanno titolato a tutta pagina “Il prof fantasma assente per 5 anni: faceva l’avvocato in Calabria”. La notizia ha fatto il giro del web ed è stata su tutti i giornali e le televisioni. Un gran can-can che indignerà al momento, salvo passare nel dimenticatoio dopo qualche sortita da azzeccagarbugli dei “puntuali tutori del diritto” annidati nei tribunali di questa Italia garantista sempre in versione imbroglioni. L’esperienza ce lo suggerisce, non la nostra voglia di buttarla sul qualunquismo. Mentre i media sono impegnati a gridare allo scandalo per l’ennesimo caso di dipendenti pubblici assenteisti, vi suggerisco un semplice esercizio di ricerca su google. Ne troverete delle belle dell’armamentario giuridico italiano sempre propenso a tutelare quanti si fanno beffa dei diritti fregando lo Stato e a danno di chi veramente ne avrebbe bisogno! Esemplare la storia che sempre nella calura estiva di due anni fa tenne col fiato sospeso l’opinione pubblica italiana: “Prof.ssa in permesso 104 per il padre malato. Ma va alla gara di tango”. Sapete come è andata a finire? Il giudice di Palermo ha accolto la richiesta del PM di non punibilità della docente di matematica la quale, invece di accudire il papà bisognoso di cure e di assistenza, se n’era andata ad Amsterdam col compagno argentino. La storia è la solita. La prof.ssa Claudia Sortino, a seguito di un esposto presentato al Commissariato di San Lorenzo, è stata indagata per truffa ai danni dello Stato. Al ritorno in Italia, dalla trasferta vacanziera olandese, ha persino dichiarato il falso affermando di aver viaggiato con suo padre quando, da un facile controllo dei tabulati viaggiatori, era venuto fuori, invece, di essere stata ad Amsterdam con il suo compagno argentino. Ma gli inquirenti con la prof.ssa Sortino andranno incontro, oltre al danno (per lo Stato), anche, alla beffa: il giudice accoglierà la richiesta del PM di non punibilità (avete capito bene: NON PUNIBILITA’!) in quanto l’iniziale accusa di truffa era stata derubricata in “indebita percezione di erogazione a danno dello Stato” (guarda tu che sottigliezza linguistico-giuridica!); pertanto, per la bizzarra legge italica, l’imputata non poteva essere processata “trattandosi di importi inferiori a 3.999,96 euro” (altra fantasiosa trovata italica!) . Infatti, secondo un facile calcolo aritmetico, la prof.ssa per i sette giorni di assenza ha indebitamente incassato “solo” 400,00 euro. Ergo, niente processo e buona pace degli indignati. Viva gli azzeccagarbugli! Il personaggio manzoniano è un “principe del foro”, ma si fa presto ad annettere alla categoria, anche, i giudici. E la frittata è fatta! Invito i commentatori della notizia del prof./avv. calabrese insegnante fantasma a Lodi ad attendere pazientemente il responso dei giudici, perché gli azzeccagarbugli sono dietro l’angolo e fanno il loro mestiere: non avranno difficoltà a districarsi nel ginepraio del diritto italiano; nella giungla della giurisprudenza e, se non bastasse, nella dotta disquisizione di solerti giuristi al soldo delle “patrie fatiche”. Forse e senza forse scopriremo che hanno torto i fessi che vanno a lavorare e sono ligi al dovere. Nel frattempo che i giudici diranno la loro e visti i tempi biblici della “giustizia” italiana, se avremo, ancora, tempo da perdere, diamo una breve lettura a quanto, finora, scritto da Giavazzi, da Rizzo, da Stella e troveremo una valanga di denunce rimaste, ahimè!, lettera morta. In fondo, chi ha quotidianamente a che fare con la P.A., ha un suo armamentario di aneddoti in materia. Io, ad esempio, potrei esibirne alcuni: -Il collaboratore scolastico che con il palo della scopa si procura un “trauma contusivo al torace” con prima prognosi di 7 giorni e con relativa continuazione di altri 7; -Il collaboratore scolastico che alzando un cestino dal peso presuntivo di 950 grammi si procura uno “strappo alla schiena” con prescrizione di riposo e cure; -Il dipendente che per non spostarsi da un plesso ad un altro nello stesso paese vanta l’applicazione dei benefici della Legge 104 appellandosi alla distanza dall’abitazione dell’assistita in termini di metri. Solo un piccolo campionario, ma potrei continuare. Ma c’è un altro andazzo molto diffuso nel pubblico impiego e poco discusso: interrompere le

AVVOCATO IN CALABRIA

DOMENICA 23 LUGLIO 14

La scomparsa

Tu, Signore Antonio

FINIRA’ COME LE ALTRE VOLTE, CON UN NULLA DI FATTO? ferie per malattia. Bisogna, infatti, sapere che i soliti noti si ammalano con una certa facilità, guarda caso, durante il periodo estivo. Se si andasse in questo periodo nelle scuole e negli altri uffici pubblici si scoprirebbe che esiste un solerte gruppo di collaboratori ed assistenti amministrativi collocato in ferie che puntualmente le interrompe inviando il solito certificato medico, per cui il periodo del meritato riposo si allunga a discapito dei “soliti fessi” che debbono rimanere o rientrare in servizio per coprire il collega assente. Una prassi diffusissima che la dice lunga su un altro grande assente da questo dibattito: il medico compiacente. Infatti, si parla tanto dei furbetti, ma poco di chi li copre e li asseconda. Sono questi solerti professionisti della “ricetta facile” i veri artefici della deriva lassista. Ma nessuno li tocca. Nessun ordine professionale alza le barricate com’è successo l’anno scorso con l’entrata in vigore della ricetta elettronica che ha visto il potente sindacato nazionale dei medici di famiglia denunciare “un aggravio di lavoro che significa tempo tolto alle visite e attese lunghe per gli assistiti”. Meno male che i tutori della salute pubblica hanno il tempo per prescrivere riposo e cure a bizzeffe!

ellada Ellada, dei nostri padri antichi, madre! Nei luoghi famosi, t’ammiro ancora, con le tue agalme di pentelico marmo, i teatri con le classiche rappresentazioni, che il mondo intero applaude! E quando lavorando il terreno con la zappa, nei nostri campi baciati dall’onda del ionico mar, il contadino urta qualcosa di solido, ecco allora venir fuori, dai millenni, l’opera dell’artista, che conferma le nostre origini, di un passato ricco di gloriosa arte e civiltà. Brown Jo

Ciao zio, ti voglio chiamare così, come ti chiamavano le belle signore che preparavi tu. Come sono passati tutti questi anni… Ti voglio dire grazie per tutto quello che ho appreso da te. Non passava un giorno che non ti avessi in mente. Tu dicevi che le persone vanno trattate bene, come una piccola piantina che diviene pianta e poi albero finché ha vita. Mi hai insegnato a dare sempre amore, affetto e a dimostrare educazione. Ci mancherai, siamo stati fortunati ad averti. Grazie di tutto zio, ti vogliamo bene. I tuoi nipoti e io, Adele Coluccio, che sono stata sempre nel tuo cuore. Ciao Signore Antonio… perché signori si nasce non si diventa.


“

Rustico e accogliente, il locale conserva ancora l'atmosfera di un tempo, mentre la cucina assapora le fragranze dei titolari, i profumi del mare, le ricette del territorio: tagliolini con polipo, pomodorini secchi e pesto di mandorle... giusto per citarne una! Gli ispettori della guida MICHELIN

�


ATTUALITÀ a cura Maria Giovanna Cogliandro

Intervista ad Alberto De Capua

Cina chiama Calabria, ed è subito innovazione Una delegazione di studenti dell'Università Mediterranea di Reggio Calabria ha visitato il Bits e Bites, start up di Shanghai che si occupa di produrre innovazione nel campo dell’Agrifood in un settore davvero molto specifico, quello degli insetti commestibili. Altra tappa la Nanjing Tech University con cui è stato firmato un accordo che ha portato due studenti della Mediterranea a partecipare alla “Bamboo Summer School”, la scuola estiva in cui si studia come il bambù possa essere utilizzato nelle costruzioni. Dopo la certificazione Welcome Chinese Destination che ha consacrato la Calabria a nuova meta per il turismo cinese, grazie al suo immenso patrimonio culturale e paesaggistico, fatto di mare, di montagne, borghi, castelli e siti archeologici, la Cina ha siglato nuovi accordi con la nostra Regione per favorire lo sbarco di start up. Una delegazione dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, guidata dal pro rettore Alberto De Capua, ha firmato protocolli d’intesa a Shanghai e a Nanchino, una delle quattro capitali antiche della Cina, per favorire l’ingresso di imprese innovative, start up e ricercatori calabresi nel mercato asiatico. In particolare, c'è un accordo con la Nanjing Tech University, rinomata università specializzata nelle discipline dell’ingegneria. Ne abbiamo discusso con il pro rettore dell'ateneo calabrese. La Calabria punta alla Cina o forse sarebbe meglio dire il contrario? È uno scambio reciproco. Non si può negare che la Cina stia facendo dei passi da gigante in tutti i settori strategici della ricerca; non possiamo fare a meno di confrontarci con un mondo che non teme concorrenza e ha molto coraggio nel produrre innovazione, ma allo stesso tempo è molto attratto dall’Italia: dalla nostra cultura, dal nostro stile riconoscendo ai nostri studiosi e ricercatori grandi capacità creative. I dipartimenti di Ingegneria, Architettura e Agraria dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria sono partiti da Shanghai e hanno fatto tappa al Bits e Bites. Di cosa si tratta? Cos’ha significato per gli studenti calabresi? Il Bits e Bites è una delle start up visitate a Shanghai. In particolare, si occupa di produrre innovazione nel campo dell’Agrifood in un settore davvero molto specifico, ovvero quello degli insetti commestibili. Dalla pasta con farina di grilli

alle patatine al baco di seta; gli insetti diventeranno in futuro un’importante fonte di cibo, sia per la loro ricchezza nutrizionale, sia perché il loro allevamento ha un impatto molto più basso rispetto agli allevamenti tradizionali. Il mercato al quale si rivolgono è ancora limitato al Nord America e all’Asia poiché l’Europa non ha ancora classificato gli insetti quale cibo commestibile. Riconoscono che l’Italia è uno dei paesi con la tradizione gastronomica più importante e ciò incoraggia gli scambi. Nel futuro ci potranno essere collaborazioni specie con il dipartimento di Agraria, con scambio di ricercatori e docenti, ma è chiaro che le azioni, per quanto di ricerca, non potranno discostarsi dalla regolamentazione vigente. Proprio con la Nanjing Tech University è stato sottoscritto un fondamentale protocollo d’intesa che ha già portato due studenti dell’Università Mediterranea a partecipare alla “Bamboo Summer School” a Nanchino, una scuola universitaria estiva frequentata da studenti internazionali che ha come scopo principale quello di insegnare come il bambù possa essere utilizzato in ambito strutturale. L’accordo siglato ha l’ambizione di incentivare nei prossimi anni gli scambi internazionali di studenti e docenti tra le due università e favorire progetti di ricerca congiunti in tematiche connesse all’ingegneria, all’architettura e alle nuove tecnologie. Altra tappa il Jiangsu Software Park. Oltre al food and fashion, le è sembrato che l’Italia e, in questo caso la Calabria. possa dire la sua anche sul versante hitech? Il Jiangsu Software Park è uno straordinario parco scientifico sia per l’importanza che per la dimensione in cui fanno sperimentazione molte aziende internazionali. Anche in questo caso i temi affrontati cyber security, realizzazione di software,

smart cities, strategie sostenibili del costruire - sono quelli su cui ci siamo riservati di attivare relazioni di ricerca. Il nostro Ateneo, anche in questi settori, esprime una straordinaria capacità di fare ricerca e ciò ha permesso l’incontro ma soprattutto la volontà di avviare strategie comuni. Un’esperienza straordinaria e ricca di soddisfazioni che conferma i passi da gigante che la Cina sta facendo nel campo della ricerca e dell’innovazione. La loro capacità di guardare avanti, fa sì che, nei prossimi anni, sarà quello il luogo più aperto alla sperimentazione in molti campi strategici: dall’agrifood, all’edilizia, all’IT ai metadati. Il fatto che ci inorgoglisce è che sono ancora molto attratti dall’Italia alla quale riconoscono tradizione, stile, cultura e ottimi studiosi e ricercatori; ciò ha facilitato, oltre ai nostri rapporti personali intercorsi, la stipula dell’accordo con Nanjing Tech University e la futura collaborazione con i Centri di ricerca visitati. Cosa riguardano esattamente questi accordi? Con la Nanjing Tech University è stato firmato un accordo internazionale che ha già portato due studenti dell’Università Mediterranea a partecipare alla “Bamboo Summer School”, la scuola estiva che affronta il bamboo in ambito strutturale ma che prevede in futuro scambi di docenti e studenti tra i due Atenei in molte aree: ingegneria strutturale, architettura sostenibile, mangement delle costruzioni, materiali innovativi. Ciò consentirà scambi e visite continue Cosa i cinesi apprezzano della Calabria e dei calabresi? Ritengo che apprezzino il nostro clima e il nostro territorio che abbiamo descritto con grande passione. Ho portato loro un libro di fotografie della provincia di Reggio Calabria (donatomi dal Sindaco di Reggio per l’occasione) che è stato molto apprezzato. Sono rimasti incantati dal

colore dei nostri mari e dalla nostra vegetazione, dal clima e dalle nostre tradizioni. Credo che abbiamo anche apprezzato la nostra capacità di dialogo con culture molto diverse dalle nostre. Secondo lei quali idee d’impresa made in Calabria potrebbero sedurre la Cina? Sicuramente quelle legate al food, il cibo italiano è tra i loro più grandi interessi. Nonostante la Cina abbia una grandissima cultura gastronomica, riconoscono che dall’Italia avrebbero molto da imparare. Nel comparto agroalimentare l’export nazionale verso la Cina, pur avendo registrato aumenti percentuali degni di nota nell’ultimo triennio, continua ad attestarsi su valori notevolmente al di sotto delle potenzialità offerte da tale mercato, che rappresenta un bacino virtuale di consumatori al di fuori del comune. Il mercato cinese è alla ricerca di prodotti di qualità e, nonostante sia un mercato non ancora pienamente conosciuto ed esplorato dalle imprese italiane, ritengo che il Made in Calabria possa avere delle grandi opportunità per far conoscere le peculiarità di un territorio, sia gastronomiche che artigianali, dalle caratteristiche uniche al mondo. Come la Cina si rapporta con le start up rispetto all’Italia? Diversi sono gli elementi che contribuiscono ad accelerare l’innovazione in Cina: un’apertura verso l’economia di mercato, le iniziative governative e l’abbondanza di capitali. Nonostante la nostra visita sia stata limitata ad una startup, ci siamo accorti come gli imprenditori cinesi tendano a importare i modelli di business delle startup occidentali; creano luoghi di lavoro e di ricerca molto simili ai nostri, alimentati da una forte volontà e una voglia di innovazione che si tramuta in strategia per lo sviluppo e il sostegno del rinnovamento del tessuto economico. La nostra Italia sembra rinunciare sempre

più a investire nella ricerca, nello sviluppo e sui giovani, a differenza della Cina, dove la ricerca è in continua evoluzione e le opportunità si moltiplicano a dismisura proponendo una domanda sempre crescente e ponendola in una centralità planetaria. Crede che oggi il nostro Paese supporti in maniera adeguata l’imprenditoria innovativa? Purtroppo ritengo che siamo ancora molto indietro rispetto ai ritmi di crescita al di fuori dei nostri confini italiani. Il declino dell’economia italiana non ha incentivato una strategia d’investimento nell’innovazione e impresso quell’accelerazione che, a differenza della Cina ormai da anni protagonista dei diversi scenari geopolitici, si contende con Russia e Stati Uniti, una grande potenza economica mondiale ancora in grande espansione. La Cina è una nazione dai grandi capitali il cui imponente mercato interno sta evolvendo, con una domanda maggiore di tecnologia, servizi, qualità e sostenibilità e che guarda all’Italia con costante interesse. Creatività, talento e produzione italiana rappresentano le caratteristiche di pregio sulle quali puntare al di fuori dei nostri confini. Secondo lei l’internazionalizzazione dell’innovazione può minare l’identità di un paese? Il luogo della ricerca è laddove c’è voglia di investire, di crescere, di sperimentare e questo è un luogo di contaminazione, dove non ci deve essere differenza di cultura, razza o nazione. La vera innovazione è sviluppo e benessere per tutti in maniera diffusa. L’innovazione è un processo che non si può fermare, bisogna solo regolamentarlo per non farlo diventare pericoloso ma se riesce a mettere in crisi l’identità del Paese vuole dire che il Paese ha delle basi davvero poco profonde.


www.larivieraonline.com Alla Nanjing Tech University, rinomata università di Nanchino specializzata nelle discipline dell’ingegneria, un anno fa è stato assunto, a soli 29 anni, il gioiosano Cristoforo Demartino. Qui insegna Ingegneria Strutturale e nei giorni scorsi ha fatto gli onori di casa all'arrivo dei suoi corregionali, una delegazione di studenti dell'Università Mediterranea di Reggio Calabria, giunti presso l'ateneo cinese per frequentare la “Bamboo Summer School” e studiare il bambù come materiale da utilizzare nelle costruzioni. Come sei finito a Nanchino? Ho incontrato un professore cinese a una conferenza a Maiori che mi ha proposto di venire qui e lavorare nel suo gruppo di ricerca. All’inizio devo ammettere che andare in Cina mi sembrava una follia (ma la follia mi intriga…). Vedevo la Cina come qualcosa di lontano, qualcosa che non faceva parte della mia vita e che mai ne avrebbe fatto parte. Ammetto di essere partito da casa completamente impaurito non avendo idea di che cosa avrei trovato. Non sapevo cosa fosse Nanchino, conoscevo a malapena Shanghai e Pechino. Arrivato lì, ho capito che mi sbagliavo, che mi trovavo in un posto dove c’era voglia di fare e in cui la gente non aveva paura di cambiare. Un popolo che vuole emergere e con una classe dirigente che sa dove vuole andare. Noi, e lo si percepisce ancor di più da lontano, siamo un popolo che ha paura perché non cambia più da troppo tempo. La cosa più divertente è che ormai Shanghai e Pechino mi sono familiari come Roma o Napoli… La tua giornata tipo, pasti compresi? La mia giornata tipo è molto piena qui. Vivo dentro il campus universitario e, quando non sono in missione fuori, passo le mie giornate con gli studenti tra laboratorio e computer. Di solito i pasti li consumo nelle mense dell’università, rigorosamente con le bacchette. Stiamo portando avanti diversi progetti di ricerca principalmente incentrati sull’utilizzo del bambù come materiale da costruzione e la risposta di strutture sotto impatti ed esplosioni con lo scopo di migliorarne le prestazioni. Di solito la sera mi prometto sempre di guardare un film ma alla fine mi ritrovo a dover ultimare quanto iniziato al mattino… meglio così che annoiarsi. Faccio le veci del tipico parente calabrese ficcanaso: ti pagano bene? Non sono qui per i soldi ma per le opportunità. Mi pagano in linea con quanto mi pagherebbero altrove ma quello che mi interessa di più è l’opportunità di portare avanti le mie idee. Dopo aver viaggiato tanto ho capito che il tuo paese non è quello dove sei nato ma quello che ti offre le opportunità di essere e fare quello che hai sempre sognato. Comunque quanto guadagni è una domanda tipicamente cinese, più che calabrese… Corri il rischio di vederti soffiata un’idea - considerando che vivi in un Paese non esattamente famoso per il rispetto della proprietà intellettuale? Su questo ci sarebbe un lungo dibattito da portare avanti. Da quando sono qui mi sto appassionando alle loro differenze e forse questa è la parte più emozionante del viaggio. Il concetto di proprietà intellettuale è qui diverso, così come il concetto dell’uomo. Il cinese non ritiene che dietro la creazione intellettuale ci sia qualcuno che possa rivendicarne la proprietà. Secondo la tradizione cinese, infatti, la conoscenza ha natura di bene pubblico e quindi comune. A dimostrazione di ciò, lo stesso Confucio era solito sostenere di non aver creato conoscenza ma di essersi limitato a trasmetterla. Oggi chiaramente anche qui esistono regole di protezione della proprietà ma non credo bisogna avere paura delle differenze culturali; è necessario, invece, capirle e individuarne i vantaggi e i punti di forza. La Cina è la nuova America? Sono convinto che ora e almeno per la prossima decade la Cina è e sarà la nuova America, nel senso di luogo che dà la possibilità di realizzare e portare avanti innovazione. Chi è l’italiano in Cina? La presenza di italiani in Cina mi sembra molto esigua. Se parliamo di stranieri in generale troviamo di tutto dagli studenti, agli accademici, agli uomini d’affari. A differenza dell’Italia, credo che molti paesi si siano mossi meglio verso l’oriente e su questo, anche in virtù di molte similitudini culturali, dovremmo fare una riflessione come sistema paese. Che idea hanno i cinesi dei calabresi? Non credo che conoscano la Calabria. Ai miei amici cinesi ne parlo e scherziamo sempre sul fatto che la Calabria è lo Hunan della Cina perché anche lì

Intervista a Cristoforo De Martino

Da Gioiosa approda in Cina: "Qui non hanno paura"

Un anno fa, a soli 29 anni, il gioiosano Cristoforo Demartino è stato assunto alla Nanjing Tech University, rinomata università di Nanchino specializzata nelle discipline dell’ingegneria. Qui ha scoperto che è possibile seguire i sogni di sviluppo umano che la vecchia Europa non riesce più offrire.

DOMENICA 23 LUGLIO

17

consumano molto cibo piccante. Credo che anche l’opposto sia uguale ossia che i calabresi non abbiano idea di cosa sia la Cina… Spero di riuscire nel mio piccolo, anche grazie ai recenti accordi firmati con l’Università Mediterranea, a farci conoscere meglio. Intanto siamo riusciti a portare due studenti della facoltà di Architettura di Reggio Calabria alla nostra scuola estiva, incentrata sull’utilizzo del bambù, insieme a studenti cinesi e americani. Uno di loro è di Stilo. Credo che l’esperienza sia stata interessante sia dal punto di vista umano che educativo. In Cina, inquinamento a parte, che aria si respira? Come dicevo prima aria di riscatto e di volontà di crescita. Le istituzioni portano avanti progetti ambiziosi e la gente sfida senza timore. In molti casi sono fiaschi ma la non paura porta avanti anche grandi idee innovative. Proprio quella paura che, invece, in Europa e in Italia non fa andare nulla avanti. Loro non sono ingessati. Potrei nominare le innovazioni che ho visto negli ultimi due anni crescere, ad esempio, i pagamenti con gli smartphone con Alipay e Wechat (nessuno quasi usa più il contante, anche nell’ultima baracchetta si può pagare così) e l’arrivo del free bike sharing come Mobike e Ofo. Milioni di biciclette sparse in tutta la Cina che possono essere prese in prestito semplicemente scansionando un QR code con il proprio smartphone. Per non parlare delle grandi opere pubbliche realizzate nell’ultimo decennio: metropolitane, ferrovie, autostrade, etc. Due sono gli stereotipi sui cinesi: uomini d’affari stakanovisti senza vita sociale e schiavi moderni che lavorano in fabbrica 16 ore al giorno. Ti risulta? Troppo semplice come classificazione. Sicuramente ossessionati dal lavoro e della famiglia forse come eravamo noi tanti anni fa nel meridione… Sugli orari di lavoro il controllo è molto più serrato e nelle fabbriche che ho visitato ho sempre visto condizioni diverse da quelle europee ma complessivamente accettabili. Dopo la domanda del parente ficcanaso, ti faccio quella dell’amico donnaiolo: come sono i rapporti con l’altro sesso? In generale, devo dire che le donne cinesi sono molto orientate al matrimonio e cercano un uomo con cui andare a vivere e mettere su famiglia. Nelle grandi città, tipo Shanghai, le cose stanno cambiando e i rapporti si stanno occidentalizzando. L’aspetto importante da sottolineare è che in Cina la figura della donna è principale e tutti ne hanno un grande rispetto. C’è chi saluta l’Italia pensando che ormai sia un nobile decaduto che vive in un castello diroccato. È quello che pensi anche tu? L’Italia è un paese molto complesso. La nostra classe politica ci ha portato a un sistema che presenta troppe criticità. Abbiamo troppo spesso pensato a come farci accontentare nel breve termine. Dovremmo iniziare a cambiare strategia e azzardare le sfide, tenendo presente che il marchio “Italia” ancora vale in termini di qualità e che bisogna sempre considerare le dinamiche economiche in termini planetari. Pensi che un giorno la Calabria possa diventare per te un vecchio ricordo? No! Io sono temporaneamente qui perché ci sto bene e mi offrono le risorse di cui ho bisogno. Il mio credo sia solo un arrivederci, non un addio. Spero di tornare con un bagaglio culturale e di relazioni arricchito che mi consenta di fare la differenza nel mio paese. La Calabria è sempre con me. Poi con Internet è anche facile rimanere in contatto e portare avanti progetti. Tra le altre cose sono organizzatore di Gustando il Borgo Festival Internazionale di artisti Strada che si svolgerà a Gioiosa Jonica il 17 e 18 Agosto. Alcune novità di quest’anno sono idee che arrivano proprio dalla Cina. Con gli altri organizzatori ci sentiamo praticamente tutti i giorni. La Cina in tre aggettivi? Veloce, forte, contradditoria. Tre aggettivi per la Calabria, invece? Lenta, debole, contraddittoria. Devo dire che però le scale sono diverse. Cosa ti manca di più della tua Gioiosa? Sedermi a un bar con gli amici per prendere un caffè, seguito da un ottimo pezzo duro e non capire perché il pomeriggio è passato ed è già ora di cena. Mi manca, poi, la mia famiglia che non mi ha mai fatto pesare le mie scelte e la distanza. Un proverbio calabrese che hai esportato in Cina? Non saprei proprio cosa dire su questo. Preferisco mostrare le foto del nostro mare ai cinesi…


CULTURA

sabato 29 luglio ore 21,30

Un filo rosso unisce vino e tango all’Hotel Zefiro Sabato 29 luglio, alle ore 21:00, l’Hotel Zefiro Residence ospiterà la manifestazione “Calabria in Rosso - Due passioni unite da un colore”, un evento che, per la prima volta nel nostro comprensorio, unirà l’amore per il tango a quello per il buon vino. Queste due passioni, legate dal colore che meglio le rappresenta, il rosso, saranno a disposizione di tutti i partecipanti grazie all’esibizione dei due ballerini professionisti Francesco Panei ed Eva Petruzzi, che intervalleranno con il proprio talento la degustazione dei numerosi vini messi a disposizione dalle cantine di tutta la regione. “Calabria in Rosso”, infatti, non si limita a coinvolgere i produttori reggini, ma ha trovato la collaborazione di cantine disseminate in tutta la nostra meravigliosa regione, garantendo così agli ospiti la degustazione di una ampia varietà di

prodotti. Saranno infatti presenti vini e passiti prodotti dalle cantine Baccellieri, Barone Macrì, Carrubba, Casale Li Monaci, Criserà, Dioscuri, Giraldi & Giraldi, Russo & Longo, Senatori Vini, Viglianti e Vozzo, che potranno così pubblicizzare la cultura del vino calabrese in quel piccolo fazzoletto di costa ionica rappresentato dalla Riviera dei Gelsomini. L’evento, aperto a tutti gli amanti, anche neofiti, del ballo e del buon vino, si rivolge in modo particolare ai giovani, ai quali è necessario instillare la cultura della degustazione per sottrarli alla cattiva abitudine di recarsi nei locali notturni solo per esagerare senza apprezzare davvero ciò che assaggiano. Si ringrazia IDF Design e York Auto Vumbaca

NOSSIDE: BIRRA TA Una birra per Locri. Tre ragazzi. Un marchio. Un unico intento: esportare ovunque un nome storico dietro un prodotto di qualità. Nasce, dalla ricetta di BeerLocri, “Nosside”, la prima birra con l'etichetta della città di Locri. La passione per la birra artigianale ci ha spinti oltre ogni aspettativa, portando sempre con noi l’identità locridea. Sicuri di incontrare molti ostacoli sul cammino, siamo stati motivati da questa sfida proprio perché il “chi te lo fa fare” è stato sempre una prerogativa assoluta di questa terra. Abbiamo preferito metterci in gioco senza speranza alcuna, senza pretese, con goliardia, per darci ancora una volta la spinta necessaria per non chinare mai la testa davanti a nessuna difficoltà. BeerLocri, prima di un’etichetta, prima di un evento, è un gruppo organico di persone che hanno voglia di fare. La birra, che da secoli ha unito sempre tutti, ha unito anche noi che, da ormai due anni, lavoriamo a questo progetto. Questa prima ricetta è dedicata a una birra Lager, in stile tedesco: birra chiara, a bassa fermentazione, di colore giallo-oro, con schiuma intensa e pastosa, un retrogusto equilibrato, adatta per accompagnare qualsiasi pasto. Si è deciso, così, di partire con una birra dal gusto delicato, ma allo stesso tempo intenso di profumi, in modo che tutti possano degustare questo prodotto artigianale. Certi che questa sfida possa portarci la soddisfazione di vedere sui vostri tavoli l’etichetta BeerLocri, vi aspettiamo numerosi, dal 4 al 6 agosto, presso il lungomare lato nord di Locri. Il "piacere" della NOSSIDE...in anteprima a BeerLocri Gabriele Polito, Mariangela Verteramo, Daniele Verteramo

ConVersando...

Rubrica di enologia a cura di Sonia Cogliandro

Sul tavolo posate, calice e canna Una bistecca Rib Eye con chili, un vino Malbec rosso del 2013 e un’aromatica erba Gorilla Glue; per dessert, una creme brulée al cioccolato bianco con un Petite Syrah del 2012, e per finire della profumata Blue Dream. Intendiamoci, dietro a questo menù non c’è alcunché di illegale, dal momento che lo sfogliamo in Colorado. Sono portate tipiche proposte dalla “Cultivating Spirits”, la società di catering, fondata da Philip Wolf, dove sommelier e cuochi aggiungono un terzo livello nella degustazione orchestrando la miglior sinfonia tra cibo, vino e cannabis durante cene itineranti e consumate in case private. Un naso non addestrato potrebbe pensare che tutta la marijuana sia identica ma il weed, come il vino, ha una varietà di sentori. Wolf, infatti, non è solo un industrioso giovanotto con il fiuto per gli affari ma anche uno dei primi “sommellier di cannabis” accreditati negli USA, titolo conseguito dopo un corso di due anni al Thricome Institute di Denver, una delle poche scuole che offre corsi di formazione che hanno per oggetto la corretta educazione della cannabis, assieme ai suoi aspetti industriali e scientifici. L’istituto ha anche coniato il metodo “Interpening” (il termine è frutto della fusione di “interpreting” e “terpenes”) e porta a indentificare e comprendere le varietà di cannabis interpretando i terpeni della pianta, le biomolecole che conservano le proprietà organolettiche degli oli essenziali, e la struttura del fiore. Il concetto è analogo a quello di altre colture e principalmente al nettare divino: ogni varietà di pianta ha il suo fiore, i terpeni raccolti hanno i loro aromi specifici e la qualità è molto legata al terroir. Ecco quindi che entra in scena il cannabis sommelier, no sballati ma veri intenditori.

Il Leone umano e l’uomo bestia BRIGANTESSA SERENA IANNOPOLLO C’era una volta un Leoncino. Era nato in Africa. La sua mamma lo coccolava e lo accudiva attentamente, poiché un giorno sarebbe diventato il re della giungla. Non faceva però i conti con un branco di animali feroci che ogni tanto passava di lì. Erano astuti, un po’ goffi, si nascondevano, poi sbucavano all’improvviso e spariva un Leone. Questi animali si facevano chiamare uomini, appellativo che non tanto gli calzava, ma a loro piaceva tanto perché si sentivano esseri superiori. Un brutto giorno il piccolo Leoncino venne rapito e la sua mamma lo cercò per giorni ma mai più lo abbracciò. Era destinato a un circo italiano. Arrivato a destinazione cominciò l’addestramento “dolce” a suon di scosse, frustate e privazione di cibo. Finchè finalmente diventò grande e fu ora di esibirsi. Gli uomini si divertivano tanto a portare i loro figli a vedere i Leoni vestiti col tutù, però non si domandavano mai cosa ci fosse dietro quella frusta che il domatore portava sempre con sè. I bimbi ridevano e i genitori erano felici perché avevano passato una serata diversa. Invece il Leone si chiedeva quando sarebbe finita quella tortura perché voleva tornare dalla sua mamma, nella sua

terra, a correre e a fare il predatore come tutti i Leoni. Un giorno il Leone decise che voleva scappare via, così approfittò di una disattenzione del domatore e prese la strada per la libertà. Quello che vide fuori dal tendone, però, non erano alberi, non era la giungla, non era casa sua. Vide strade e palazzi, e gente che correva impazzita dalla paura. Arrivò l’uomo che, poiché si sentiva superiore, sentenziò la sua morte, e fu freddato con dei colpi di fucile. Il Leone morirà sognando la sua mamma e la sua bella Africa, mentre l’uomo crederà di aver salvato il mondo, com’è suo solito fare. E non c’è altro da aggiungere.


www.larivieraonline.com

DOMENICA 23 LUGLIO

19

LA PRIMA ARGATA LOCRI Una birra per Locri. Tre ragazzi. Un marchio. Un unico intento: esportare ovunque un nome storico dietro un prodotto di qualità

Pericle D’oro: Enzo Romeo presenterà il libro dell’anno ad Ardore Nell’ambito dell’edizione 2017 del “Premio Pericle D’oro”, venerdì 28 luglio, presso il Castello Feudale di Ardore, il giornalista vaticanista sidernese Enzo Romeo presenterà il libro di Monsignor Luigi Renzo, vescovo di Milito - Nicotera - Tropea, “Piccole Storie di Periferia”, che verrà premiato nella sezione “Premio Gino Gullace al libro dell’anno”. La presenza del giornalista Rai riempie di orgoglio gli organizzatori del Pericle D’oro, che anche durante l’edizione di quest’anno sono riusciti a garantire la presenza di grandi professionisti in grado di dare maggiore lustro a un evento di grande prestigio per tutto il comprensorio. Enzo Romeo, inoltre, rappresenta un gradito ritorno per la manifestazione, considerata la premiazione del suo libro “I solitari di Dio” durante l’edizione 2006 del “Pericle D’oro”.

Roccella Jonica Se la Goletta è Verde il mare è blu!

Dopo solo 75 giorni di attività - è stato inaugurato il 2 maggio scorso - il circolo di Legambiente di Roccella è riuscito a organizzare un evento di grande portata e di respiro per il comprensorio. Parafrasando il vecchio adagio “Se il bosco è verde il mare è blu”, abbiamo voluto dare atto al circolo di Roccella, sapientemente coordinato da Martina Raschillà, di essere riuscito a tenere quattro giorni in rada Goletta Verde al porto di Roccella, dove ha fatto bella mostra di sé. Uno scafo, un po’ più piccolo dell’originale ormai in pensione, che ha compiuto 73 anni ma che si presenta in ottima forma strutturale e genera una forte empatia ai visitatori che gli si accostano. Sono accoglienti e simpatici gli operatori e la giovanissima Gaia con entusiasmo risponde alle nostre domande e dichiara che sta facendo un’esperienza straordinaria. Quanto sia di qualità il loro lavoro lo immaginiamo ogni anno mentre leggiamo i risultati del monitoraggio del nostro mare. Una fotografia nitida su basi scientifiche delle peculiarità dell’acqua accanto a un’opera instancabile di pulizia e di denuncia degli inquinanti. Il blu della bandiera assegnata a Roccella e il verde della Goletta ci fanno ben sperare e per questo che abbiamo regalato al circolo di Roccella un sasso di calcare sedimentario carbonatico di età giurassica, raccolto sul letto della fiumara Novito e levigato al precipitare da monte Mutolo e nel trascinamento a valle dalle acque della fiumara, su cui abbiamo impresso una dedica augurale. Monte Mutolo e la fiumara Novito sono inseriti tra i siti della rete Natura 2000 col codice SIC IT9350135 - Vallata del Novito e Monte Mutolo. Il Sito di Interesse Comunitario al momento è a elevatissimo impatto dovuto ad attività estrattive, abbandono di rifiuti e inerti, inquinamento del suolo e dell’acqua, presenza e incremento delle coltivazioni, presenza di arsenico nella falda superficiale. Abbiamo chiesto all’assessore regionale all’ambiente e ai presidenti del Comitato e dell’Assemblea dei sindaci un cambio di passo nella gestione delle fiumare, peculiarità della Locride, dove ne esistono 15 (in media una ogni 6 chilometri) e svolgono un compito essenziale per la biodiversità. Abbiamo, dunque, raccomandato un’attenta vigilanza e selezione delle tante vie d’accesso ai letti delle fiumare per evitare che continuino a essere utilizzate come discariche da privati ma anche da aziende, peraltro facilmente individuabili dal genere di materiali depositati; il controllo sugli scarichi dei depuratori che devono funzionare tutto l’anno e non solo per 45 giorni, come spesso succede. I paesi collinari si dotino, poi, di impianti di fitodepurazione che costano poco e funzionano e, soprattutto, necessitano di ridotta manutenzione. Un impegno maggiormente significativo se preso nel 2017, dichiarato Anno Internazionale dello Sviluppo Sostenibile, per dare un futuro a questa terra in linea con le sue specificità. Arturo Rocca- Presidente Osservatorio



CULTURA E SOCIETÀ

www.larivieraonline.com

DOMENICA 23 LUGLIO 21

Omertà e onore dello Stato Lo Stato si dimostra debole, incapace di difendere i cittadini, di affermare i principi di Giustizia e tutto questo non solo per la forza criminale dei colpevoli, ma perché al suo interno c'è chi non ha fatto il suo dovere o forse anche di peggio

GIUSEPPE GIARMOLEO Forse non siamo lontani dalla fine del pregiudizio che ha caratterizzato per decenni l'immagine dei calabresi. Lo diciamo senza vittimismo e senza alcuna volontà di trovare facili giustificazioni: il pregiudizio ancora c'è e fa sentire i suoi effetti. Nonostante i tanti passi compiuti, c'è chi insiste ancora con luoghi comuni, narrando la Calabria come una regione "altra" non solo rispetto alle "civilissime" regioni dell'Europa, ma anche in confronto all'Italia, Sud compreso. Un elemento cruciale del pregiudizio è l'omertà, il calabrese se deve scegliere tra lo Stato e la complicità con i malviventi, sceglie quest'ultima. È una storia antica che affonda le radici anche nell'antropologia di Lombroso che, con "metodo scientifico", avrebbe dimostrato la naturale tendenza criminale del calabrese medio. Lombroso non è nella galleria degli orrori della pseudo scienza, come avvenuto per altri suoi colleghi che pur seguivano lo stesso metodo e sono giunti a conclusioni simili per altro popolo, anzi è sempre lo stimato fondatore della criminologia moderna e un museo ancora oggi ricorda le sue gesta: noi, purtroppo, non abbiamo un museo della memoria per custodire il ricordo della sofferenza causata da Lombroso e dai tanti che, senza condividere le sue tesi biologiste, hanno, comunque, attraverso "analisi" culturali, storiche, sociologiche e antropologiche contribuito a raccontare a colpi di pregiudizi una Calabria irredimibile, da contenere e reprimere come fosse un vivaio di letali epidemie. Duole ricordare che molti calabresi sono tra questi narratori. Un buon numero di calabresi in questi ultimi decenni, in modo particolare, ha avuto un ruolo importante nel mondo della cultura e dell'informazione del nostro Paese: duole ricordare che quasi tutti si sono guardati bene dal raccontare la vera Calabria,

ma si sono piegati ai pregiudizi anche alimentandoli. Pertanto, troppo spesso questi figli di Calabria hanno ricordato la loro terra di origine solo per descriverla come peggio non si poteva. Ma qualcosa sta cambiando finalmente: lo registriamo con gioia perché la fine dei pregiudizi prepara la primavera della Calabria. E in questa prospettiva, e da calabresi, vogliamo ricordare che è necessario riflettere sul valore dello Stato. Vogliamo ricordare un'espressione spesso usata a sproposito e che, invece, ha un grande senso: l'onore dello Stato! L'onore degli uomini e delle donne che rappresentano e danno corpo alle Istituzioni: persone impegnate in politica, amministratori, dipendenti degli enti locali e statali, uomini delle forze dell'ordine, docenti, ma in qualche modo tutti i cittadini rappresentano e danno concretezza allo Stato che è un punto di arrivo di un percorso di Civiltà durato secoli e che ha proprio nella nostra terra, la terra di Zaleuco, la scaturigine fondazionale. Anche per questa Civiltà antica e proiettata nel futuro che, nonostante tutto, scorre ancora nelle nostre vene non ci rassegniamo davanti alla devastazione del senso delle Istituzioni avvenuto negli ultimi decenni e che ha generato una sfiducia nei cittadini, da Nord a Sud, che deve essere superata se non si vuole aprire una fase di barbarie nella nostra storia. Altro che omertà dei Calabresi! Non è necessario leggere impegnativi saggi di Politica o di Sociologia per rendersi conto che c'è molto da ricostruire: basta la banale informazione televisiva per far crescere la sfiducia a tutte le latitudini e in tutte le classi sociali. Quando il presidente Mattarella afferma, come ha fatto pochi giorni addietro, che la strage di Ustica, è nella coscienza del paese una "ferita sempre aperta" e resta il "costante impegno" perché "siano compiutamente accertate le responsabilità e vengano ricostruite in modo univoco le circostanze e il

contesto che provocarono così tante morti innocenti", ci sarebbe da rimanere perplessi se non fossimo davanti a uno dei fatti più drammatici della nostra storia repubblicana, considerato che è avvenuto nel 1980: sono strascorsi 37 anni e pensare che ancora sia possibile raggiungere la verità su quel drammatico evento e punire i colpevoli, più che speranza mi sembra pura fuga dalla realtà! Ma il problema, in questo come in altri casi, non è dato solo dal tempo trascorso inutilmente e che rende, per forza di cose, pressoché impossibile ricostruire la verità e assicurare alla giustizia i responsabili, ma è dato da un altro elemento assurdo che colpisce al cuore la fiducia nello Stato: i depistaggi. Non c'è strage, non c'è omicidio eccellente, non c'è scandalo importante che non abbia dovuto fare i conti con i depistaggi. Quante volte anche il più distratto dei cittadini ha sentito magistrati, investigatori, familiari delle vittime, condannati, giornalisti fare riferimento a oscure azioni di depistaggio: false prove, falsi pentiti, prove nascoste, strani incidenti e via denunciando. Nonostante tanti sforzi e tanti sacrifici di coloro che credono nel valore e nell'onore personale e delle Istituzioni che rappresentano, spesso un velo pesante copre la parte più significativa della verità: lo Stato si dimostra debole, incapace di difendere i cittadini, di affermare i principi di Giustizia e tutto questo non solo per la forza criminale dei colpevoli, ma perché al suo interno c'è chi non ha fatto il suo dovere o forse anche di peggio: uomini delle Stato contro lo Stato, contro i cittadini. Forse nessuno si è reso conto di quanto è devastante usare espressioni del tipo "strage di Stato", o "rapine di Stato": non so se è giustificato fare affermazioni del genere, di certo mina la fiducia dei cittadini in modo grave. E le parole che, anche di recente, hanno pronunciato i familiari di Falcone e Borsellino possiedono un livello di gravità enorme, infat-

ti dalle Tv nazionali è filtrato poco e in modo distorto. Altro che omertà! Non va meglio se pensiamo al funzionamento della Giustizia, della burocrazia, della scuola e dalla sanità: anche se guardiamo a queste realtà non mi sembra che la fiducia dei cittadini nelle Istituzioni ne esca corroborata. Ma la fiducia non è stata sottoposta a feroci bastonature solo dai grandi drammi, ma anche dalle tante storie di ordinaria ingiustizia che il cittadino subisce da quelle Istituzioni che invece dovrebbero sostenerlo: multe ingiustificate, cartelle pazze, mancate risposte della pubblica amministrazione, mancati pagamenti, negazione dei diritti che la legge pur afferma. Vogliamo ricordare, assume un valore simbolico, il caso del cittadino bengalese che a Roma cerca di prendere possesso della casa assegnata dal Comune, istituzione dello Stato: qualche altro condomino glielo impedisce a pugni e calci, nonostante le sue denunce, nessuno viene arrestato e si cerca per il malcapitato altra soluzione. In questo contenzioso chi ha vinto: lo Stato o i violenti? e se il cittadino assegnatario fosse andato a prendere possesso dell'appartamento con il sostegno di un membro della banda della Magliana o di altro gruppo malavitoso, sarebbe stato comunque preso a calci? A questa domanda non so rispondere e manca l'esperienza concreta considerato che lo sfortunato cittadino ha seguito la legge, ha evitato, giustamente, di percorrere strade illegali e ha pure denunciato tutto alle forze dell'ordine e nelle interviste televisive con un coraggio che gli fa onore: con quale risultato? Sono cose che fanno pensare, che fanno capire come non sia più rinviabile dare senso, forza, sostegno e onore alle Istituzioni, l'alternativa è il potere dei violenti: il far west nella sua versione peggiore.

I FRUTTI DIMENTICATI

A CURA DI ORLANDO SCULLI E ANTONINO SIGILLI

Solanum Melangena L.

La melanzana verde Tre anni addietro è stato pubblicato, “Aspromonte-Il Giardino dei frutti dimenticati” dall’editore Rubbettino, che aveva invitato lo scrivente a preparare un centinaio di schede su varietà vegetali a rischio d’estinzione, con la raccomandazione di essere abbastanza stringato in quanto non si potevano superare le 136 pagine di un’eventuale pubblicazione. Le schede poi dovevano riferirsi a piante da frutto tipiche dei paesi del parco dell’Aspromonte e di conseguenza bisognava andare alla ricerca di varietà che fossero particolari di ogni contesto rappresentato. Naturalmente si era notato che ogni territorio evidenzia delle varietà non presenti in un altro, però territori contigui possono avere parte del germoplasma comune e parte differenziato. La cosa più interessante, nel passato, era constatare che la differenzazione si riferiva a tutti i comparti del settore agricolo che andava dalla viticoltura all’olivicoltura, dalla cerealicoltura, ora inesistente, agli ortaggi. Questo dipendeva dal fatto che le popolazioni delle differenti comunità sono originari da regioni o stati diversi e a un certo punto della storia, esse hanno dovuto lasciare la propria terra, portando con sé le essenze vegetali più rappresentative che potessero funzionare da legame affettivo indissolubile. Si ricorda a tal proposito che i calabresi alla fine dell’ 800 quando emigravano portavano in un contenitore una piccola quantità della terra del proprio villaggio che veniva custodita in casa come una reliquia; quando i genitori morivano, essa veniva posta in un sacchetto sul petto del defunto, in direzione del cuore. Questa era una pratica

seguita da tutti i meridionali e osservando quest’usanza i settentrionali che erano meno sentimentali dei nostri emigrati, cominciarono a chiamarli terroni o mangiaterra. Ancora, fino agli inizi degli anni 50 del 900, gli emigrati portarono in Australia, America del Nord, Argentina e Cile in ricordo del proprio paese i semi dei propri pomodori, melenzane oppure tralci dalle proprie vigne ecc . Proprio in questi giorni, in un incontro casuale, il dott. Gurnari di San Pantaleone del comune di San Lorenzo raccontava che nel suo paese, prima degli incendi devastanti di questi anni, erano state censite 30 varietà di pere, e che addirittura era uscita una pubblicazione a riguardo, ma oggigiorno pochissime di esse, sono riscontrate sullo stesso territorio. Nel territorio di Bova, fino al 1996, in un’area marginale e isolata, in contrada Cavalli, veniva coltivata una pianta che produceva melenzane candide come la neve, dalla polpa dolce, di forma quasi sferica, che potevano raggiungere il peso di due chili; ora non esiste più, mentre i siciliani hanno valorizzato una loro varietà dello stesso colore, ma di molto, più piccola. In altri termini la differenza varietale indicava in origine una differenza etnica che con il tempo si è attenuata ed è scomparsa , ma invece un genotipo di vite portato in un determinato territorio da gente in fuga, in un passato molto lontano, è sopravvissuto fino ai nostri giorni. Nel campo delle piante ortive la complessità varietale era molto notevole ed ogni villaggio curava la proprie piante con molta riverenza. I semi venivano recuperati attraverso il primo frutto di

una determinata specie, che di solito nasceva alla base di ogni pianta; con tale sistema si preservava nel tempo una varietà di peperoni, di melenzane, di pomidori ecc. Nel caso del grano, prima della mietitura i contadini attraversavano il campo e sceglievano le spighe più belle e più alte che sarebbero state trebbiate separatamente per produrre i semi per l’anno successivo. Per la melenzana verde, essa ormai la deteneva solo la famiglia Mezzatesta e il defunto Francesco, nel timore che si estinguesse, preparava ogni anno centinaia di piantine che regalava ai clienti più affezionati a cui le raccomandava come fossero bambini, ricordando loro che le melenzane che avrebbero prodotto sarebbero state ottime, perché molto dolci e delicate nello stesso tempo. Indicava persino le ricette più adatte. Nonostante ciò la gente le guardava con molto sospetto per il colore strano, anche se molto bello. Da alcuni anni lo scrivente ha assunto il ruolo attivo di diffondere il messaggio di Francesco e addirittura quest’anno ha commissionato a Giovanni figlio di Francesco, alcune centinaia di piantine che sono state messe a dimora in un campo di Siderno. Saranno prodotte una decina di quintali di melenzane che saranno diffuso a un pubblico numeroso e sicuramente la melenzana verde di Bianco, totem del defunto Francesco Mezzatesta , avrà la rilevanza che si merita perché è molto buona e bella nello stesso tempo. La foto professionale, è stata scattata dal documentarista Nino Cannatà di Cittanova, che è ritornato nella sua Calabria, per difenderla e amarla, come una tenera sposa.


www.larivieraonline.com

Sport d’estate Il nostro Carlo “Lenny” Tropiano si fa fotografare con i VIP: in questa foto, con il conduttore di “Tiki-Taka” Pierluigi Pardo e il giornalista del Corriere Tommaso Labate.

DOMENICA 23 LUGLIO

22

Splendenti di luce propria Danny Mendez, miss Italia 1996, posa con Lino Polimeni e lo staff di “Raggio di Sole”. Una miss in grado di fare estate!

Amicizia vigilata Il sindaco di Mammola, Stefano Raschellà, si rappacifica con Hiske Maas e dà l’assist per una nuova collaborazione tra centro urbano e Musaba. Sintomatico che l’incontro si sia svolto alla presenza della Polizia Municipale. Anteprima d’elezioni locresi La nostra redazione continua a essere tempestata di foto di probabili candidati alle prossime amministrative di Locri. In questa foto la coppia più accreditata: Alberto Brugnano e Dario Marando.

Gli amici della pineta Cosimo D’Agostino, Bruno Agostino, Peppe Futia, il poeta Massara, l’avvocato Romeo, il nostro Bruno Gasparro e l’amico socialista Raschellà approfittano delle belle giornate per incontrarsi all’aria aperta. From SKY to the beach Samanta Panetta, Giornalista SKY, stilista e Presentatrice, posa con Geny Blefari in un lido di Siderno, venendo apprezzata per la sua umiltà e semplicità, vere forme di grandezza di una persona.

Giovane Cultura Durante gli Esami di Stato, l’assessore alla cultura di Locri, Anna Sofia, ha raggiunto i ragazzi per incoraggiarli e fare loro i complimenti per lo spessore culturale dimostrato durante l’anno scolastico. Ad accompagnare le giovani promesse, il professore Giarmoleo.

Dieta padronale Enzo Barbieri si lascia fotografare con Francesco Macrì a margine di un convegno in cui, a Roccella, si è parlato di dieta mediterranea.

Bzzzzzz Il vero “vespista” della Locride è solo lui: Antonio De Leo. Tutto il resto è noia!

Sindaci a tavola Rosario Rocca e Vincenzo Maesano posano con le rispettive consorti durante una cena. Speriamo non abbiano tediato troppo i propri commensali con le beghe burocratiche che sono quotidianamente costretti ad affrontare!

Un occhio di riguardo Compie oggi 28 anni la nostra lettrice Carmen che, come canta Ligabue, “trova sempre una ragione per brindare o per ricordare”. Auguri!




Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.