Riviera n°33 del 16/08/2014

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XIISAGRA DEL CACIOCAVALLO

la celebrazione di sua Maestà S

ua maestà il caciocavallo sta per essere festeggiato nella sua culla, Ciminà. È alle porte la 12esima sagra del Caciocavallo di Ciminà. Il 18 Agosto 2014 è il giorno dedicato alla delizia calabra, presidio Slow Food. Il caciocavallo ha anche ottenuto la denominazione Deco ed è stato inserito nell'elenco nazionale dei prodotti agroalimentari tradizionali. L'evento si svolgerà in piazza XX Settembre a Ciminà ed è stato curato e organizzato con passione e devozione dalla Pro-loco, dal comune di Ciminà e dall'Associazione dei produttori del Presidio Slow Food. Inoltre visto il valore riconosciuto a quest'eccellenza nostrana la manifestazione è stata patrocinata dall'Ente Parco Nazionale dell'Aspromonte. Anche le Poste hanno deciso di onorare questa tipicità squisitamente aspro montana celebrandola con una cartolina postale e un annullo filatelico. Quest'anno è stata coinvolta anche la Condotta Slow Food Reggio Calabria Area Grecanica, in seno alla quale il Presidio è nato e sta robustamente crescendo. L'appuntamento è il 18 agosto a Ciminà per conoscere e degustare il Caciocavallo di Ciminà, prodotto ancora artigianalmente e secondo le antiche tradizioni.


CONTROCOPERTINA

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Il caso Il Festival Jazz è saltato, dopo trent’anni di onorata carriera quest’estate non accompagnerà le serate d’Agosto della Locride. La Riviera dei Gelsomini però non dovrà fare a meno solo della musica e dei musicisti internazionali, ma anche dei fedeli appassionati turisti che giungevano in occasione dell’importante rassegna musicale

A

seguito della repentina notizia della cancellazione del Festival Jazz, piovuta anche sugli organizzatori come una secchiata d’acqua gelata, si legge sconforto e preoccupazione da molte parti, tra i piccoli esercenti, i ristoratori, gli albergatori e in genere il settore turistico, in sofferenza già da molti anni. Il Festival Jazz, bloccato a quanto sembra da un assurdo contrattempo burocratico, dopo paiolo: l’intenzione di cannibalizzare la essere partito come novità, ha coeso molti Calabria fino a non lasciare neanche le interessi nazionali e internazionali, attraendo ossa. un certo tipo di pubblico che si era fidelizza- I problemi si ripercuotono anche sui prito. Una cancellazione all’ultimo momento vati che affittano appartamenti in estate. significa rimandare la prenotazione e far scor- Bisogna dire che in alcuni paesi i prezzi rere fino all’autunno tutta l’organizzazione sono inspiegabilmente alti, ma si stima della quotidianità per potersi liberare in che quest’anno dovrebbe esserci un dicembre. Per moltissime famiglie è del tutto decremento del 60-70%. Molte aziende riescono a lavorare bene solo per 15-20 impossibile. Stiamo parlando di un vertice del prestigio giorni, e non ce la fanno a tenersi in piedi dell’offerta turistica qui nella Locride, cono- per tutto il resto dell’anno. «Bisogna sciuto in tutta Italia e all’estero, tappa ripensare il turismo secondo tragitti immancabile per molti jazzisti: a buon diritto meno consumistici e più slow – così la si può dire che vi siano davvero poche cose in pensa Mario Diano- offrendo servizi di grado di attirare il turismo dall’estero quanto alta qualità, con tragitti lungo percorsi storico-artistici ed enogastronomici. Per il Festival del Jazz. A voler essere malpensanti, non si può far a farlo, aggiunge, è necessario che ci sia un meno di sospettare che la bagarre suscitata netto miglioramento dei trasporti, di cui dal fotografo francese Bruneau sui Bronzi di per ora non si vede nessun segnale, neanRiace e gli intoppi burocratici che hanno fer- che ad un orizzonte lontano». La Redazione mato il Festival siano forgiati nello stesso

FESTIVAL CANCELLATO,

albergatore preoccupato

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RIVIERA

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PRIMO PIANO

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SIDERNO GIUDIZIARIA

Nicodemo Ciccia pentito di Mammola in Piemonte

Quanti anni ancora per il lungomare? In estate tutto si azzera perché divertirsi è obbligatorio. Non si facciano più pensieri “negativi” per non guastare il clima festaiolo, per non disturbale il relax coattivo della routine tra spiaggia e locali notturni. Il fatto che il Lungomare di Siderno sia ancora devastato diventa un problema solo quando bisogna parcheggiare, e la cittadinanza sidernese continua indifferente a percorrere sentieri già tracciati, come il mulo scava il solco trainando la macina. Dopo la violenta mareggiata che ha causato danni su tutto il litorale ionico fino a Catanzaro, Siderno ha ricevuto le attenzioni di molta politica locale e regionale, ma oggi tutto appare sopito, dimenticato. L'emergenza -che non è affatto cambiata da ieri ad oggi- appare un fatto vecchio,

nessuno ha più la capacità di indignarsi, di resistere nelle richieste. All'orizzonte non si prospettano novità positive per il Lungomare. Il Comune chiarisce che sta operando i regimi minimi di erogazione di fondi, con prospettive a breve termine. Si percepisce una grande amarezza anche da parte dei tecnici che non hanno materialmente la possibilità di operare a causa della lentezza degli apparati burocratici e l'inossidabile fermezza dello Stato a voler lasciare la Calabria nelle condizioni di dover elemosinare un diritto. Il 6 agosto scorso sono stati chiesti 200 mila euro ulteriori, in aggiunta i 300 mila già stanziati, ma si tratta di una cifra del tutto insufficiente se non per mettere in sicurezza il trancio di Lungomare

rimasto ed evitare che nuove mareggiate invernali si portino via il rimanente. Il Lungomare, così com'è, non può essere salvato. Per rifarlo in toto servono milioni di euro, poiché il primo intervento importante è da fare in acqua, non con i “gabbioni” lungo il waterfront. Questi milioni di euro non ci saranno mai -non finché l'ordinamento politico rimane quello attuale. In vista delle prossime elezioni primaverili qualcuno ha già iniziato a farsi campagna elettorale, perciò il Lungomare sarà la prima promessa di chi verrà a conquistare Siderno. Ci auspichiamo che la cittadinanza sarà stavolta più oculata nel concedere il proprio voto ed esca dallo stato di assoggettamento clientelare in cui versa da decenni. L.Z.

Nicodemo Ciccia, detto Nicareddu, 43 anni originario di Mammola ma da anni residente a Fravia, un paesino del torinese, ha deciso di mettere una pietra sopra al passato di 'ndranghetista con la dote del vangelo ha iniziato a raccontare ai magistrati della Procura di Torino di aver intenzione di “intraprendere un percorso di collaborazione con la giustizia e di riferire tutto ciò che ho appreso durante la mia vita delinquenziale e chiudere, in tal modo, una parentesi negativa della mia vita che mi ha segnato molto”. Arrestato nel 2011 nell'operazione Minotauro, sulle infiltrazione della criminalità calabrese nel torinese, ha evitato il processo patteggiando una pena a circa 3 anni, nonostante gli inquirenti lo ritenevano affiliato alla locale di 'ndrangheta di Cuorgnè. Nicareddu Ciccia ha rivelato ai magistrati della Dda di Torino di essere stato “battezzato” nel carcere di Saluzzo tra la fine del 2005 e l'inizio del 2006, dopo essere stato arrestato per porto e detenzione di droga, acquisendo il “grado di picciotto” con la copiata formata da: “Bevilacqua, Alvaro e Candeloro”, riferendosi alle tre persone presenti al rito di iniziazione, dei quali Carmine Alvaro di Sinopoli, inteso “u

Il palazzo della Procura di Torino, presso cui il 43enne originario di Mammola, ha iniziato a collaborare con i magistrati

cupertuni” si trovava recluso a Saluzzo accusato di associazione mafiosa, Armando Bevilacqua apparteneva ad un clan di zingari del reggino operante a Mondovì, infine Candeloro Pio, detto Tonino, era detenuto in quanto arrestato e poi processato nell'ambito dell'indagine Infinito di Milano con l'accusa di essere il capo società della locale di Desio, e sarebbe collegato con la famiglia Iamonte di Melito Porto Salvo. Ciccia ricorda in un verbale che Candeloro Pio gli avrebbe chiesto come mai “non t'hanno tagliato la coda” riferendosi all'età avanzata del 43enne, che ha sottolineato di non provenire da una famiglia con collegamenti crimi-

nosi ma di aver frequentato una persona di Gioiosa Jonica, che insieme alle autovetture commercializzava “cocaina”. “La santa l'ho presa quando sono uscito dal carcere a Courgné - ha dichiarato il collaborante -, mentre il vangelo l'ho ricevuto nel 2009, la cerimonia avvenne al bar Italia di Giuseppe Catalano”. Lo stesso Peppe Catalano ritenuto al vertice delle locali piemontesi, collegato con la locale di Siderno in particolare con la famiglia “Commisso”, che dopo aver ottenuto gli arresti domiciliari nell'indagine Minotauro si è suicidato nell'aprile del 2012 gettandosi dal balcone di casa.

ERRATA CORRIGE

Pasquale D’Ettore assolto in Appello Ci scusiamo con i lettori per l’errore commesso la scorsa settimana. In questa pagina infatti è stato pubblicato due volte lo stesso testo. Quello che segue è l’articolocorretto sul caso di Pasquale D’Ettore. È l'anno del Signore 1997 quando per Pasquale D'Ettore, patron del calcio Locri, iniziano i guai giudiziari, di vario genere, che lo tormenteranno fino a luglio scorso, quando i giudici della Corte d'appello di Reggio Calabria lo assolvono con formula piena dall'accusa di associazione mafiosa. D'Ettore subisce un primo processo nell'ambito dell'operazione “Esculapio”, su presunte truffe all'Asl, dove sarà assolto. Nel frattempo, però,

gli inquirenti lo perseguono nell'indagine detta “Pinocchio”, per la quale il 58enne intende rinunciare alla prescrizione per ottenere giustizia. Un collegamento al sito di un ministero, con inserimento di nome e cognome, per richiedere delucidazioni sulla normativa per regolarizzare eventuali lavoratori stranieri extra comunitari lo vede accusato nell'indagine “Leone” di aver favorito l'immigrazione clandestina, con persone del Melitese con le quali non ha mai avuto alcun rapporto diretto o indiretto che sia. Altro procedimento subito da D'Ettore è quello detto “Giano”, confluito nel maxiprocesso “Sharks”, dove in primo grado è stato condannato a 9 anni, tre

in più di quanto chiesto dal pm, per reati di partecipazione ad un sodalizio criminoso in particolare per aver favorito la consorteria detta “Cordì”. Assolto in appello, era difeso dall'avv. Eugenio Minniti, Pasquale D'Ettore, dopo 16 mesi dall'arresto è stato rimesso in libertà e ha voluto raccontare la sua storia, le sue vicende giudiziarie che lasciano aperti diversi interrogativi per come un cittadino italiano rischia di subire oltre 5 anni di carcerazione preventiva per accuse pesanti e solo dopo anni di processi poter ottenere il giusto riconoscimento dell'assoluta innocenza dai reati contestati. D'Ettore ha un legame profondo con il calcio. Nel 1996 diviene presi-

dente dell'Ac Locri 1909, nel 1996-97 la iscrive al campionato di serie D, ed è ad un passo dal salto di qualità quando nel febbraio del '97 lascia la presidenza e va a Firenze, dove apprende della sfortunata ultima partita casalinga che poteva segnare il futuro del calcio giocato a Locri e nella Locride. D'Ettore tornerà ad occuparsi di calcio ma non della società locrese. Intanto vuole tornare a vivere con serenità la propria vita accanto alla sua famiglia. Il suo racconto sarà approfondito la settimana prossima sulle pagine di Riviera, perché dalle parole di Pasquale D'Ettore sono molte le riflessioni che hanno stuzzicato il cronista.



Feste&successi Cittanova, orchestra del gusto

100mila persone tra Emis Killa e Renzo Arbore, tremila porzioni di baccalà, ottomila di stocco, sono numeri che consacrano la Festa Nazionale di Cittanovacome il più grande evento estivo nella provincia di Reggio

L’uomo dello Stocco ha de

LA CALABRIA CHEVINCE. NE ABBIAMO PARLATO CON FRANCESCO D’AGOSTINOPATRON DI STOCCO&STOCCO E CANDITATO AL CONSIGLI ERCOLE MACRÌ La crisi? «U baccalà scalau». Di prezzo, presumo io. È fulminante la risposta di Francesco D’Agostino, uno dei più affermati importatori di stocco dell’intera nazione e primo ammollatore. «Ma non è mia la frase - continua - la strillavano mio nonno e mio zio, oltre quarant’anni fa, nei mercati lungo, e attorno, la provincia». Cittanova senza lo stocco e come San Daniele senza il prosciutto? «La quattordicesima edizione della Festa Nazionale dello Stocco ci ha dato, se ce ne fosse ancora bisogno, l’ennesima conferma», mi dice soddisfatto il patron di Stocco&Stocco. Ovvero, sette agosto Baccalà e Maracanà, 10 agosto Renzo Arbore con la sua orchestra? Francesco D’Agostino annuisce, io gli chiedo i numeri. «Sessantamila presenze e 3000 porzioni di baccalà vendute il 7 agosto quando si è esibito Emis Killa». Un Delirio? «Oltre ogni più rosea aspettativa… e circa 40 mila più 8000 porzioni di stocco il giorno dell’Orchestra Italiana». Stocco&Stocco? «Ho ragionato molto sul nome da dare al mio primo negozio 15 anni fa. Molti mi consigliavano per esempio la Boutique

dello stocco», afferma smuovendo la testa come tutti quelli che per una volta nella vita hanno calato l’asso giusto. Ha vinto lui, infatti, e con ampio margine. Sin dall’inizio questo imprenditore della piana di Gioia Tauro ha creduto nella forza del messaggio pubblicitario, e oggi ha trasformato la provincia di Reggio in uno dei cinque distretti dello stocco italiano. «Noi, Napoli, Messina, Genova e Vicenza, ma, in proporzione all’utenza, Cittanova è la capitale». Anche come qualità? «In Norvegia, nell’arcipelago delle Lofoten esistono due atolli, (del gusto, ndr) Røst e Vareoy. Lì lo stocco viene essiccato, salato e appeso sulla rastrelliere rigorosamente a una temperatura tra zero e quattro gradi, infine passato ai selezionatori». Quindi? «Il Bremese è riconosciuto come prodotto di massima qualità, io ne importo il 99% di quella produzione, inoltre lavoro e commercializzo anche il W. A. e l’Holandese, altri due marchi di alta qualità… Al resto pensa la fragranza dell’acqua che sgorga miracolosa dal cuore verde dello Zomaro», mi dice prima di fare lui una domanda a me. «È chiaro dottò? L’accoppiata Bremese e acqua dello Zomaro, capisce?» Io

FOTO PANORAMICA: RENZO ARBORE DURANTE IL CONCERTO A CITTANOVA PER LA FESTA DELLO STOCCO. IN ALTO, LO STABILIMENTO DELLA STOCCO&STOCCO. DI LATO, FRANCESCO D’AGOSTINO CON IL CANTANTE FOGGIANO

di stocco ne capisco veramente poco, a parte i bucatini al dente, quindi mi rifugio in un frase di Totò Delfino che mi ero preparato da prima: Con il pittore Enotrio, si andava a Cittanova a mangiare lo stocco da un vecchio oste e le porzioni si pagavano a peso. D’Agostino mi guarda perplesso, forse sta pensando al fatto oggettivo che la sua città che ha perso la leadership della ristorazione nei confronti di Mammola. Senza mezzi termini glielo domando. «Una cosa è la materia prima, altra cosa sono i fornelli», mi risponde secco. Ma io non mi fermo e arrivo a quel dilemma che ha sempre diviso le buone forchette su questo prodotto pregiato che in Calabria è diventato strepitoso. Pigio sul registratore e boom. Meglio quello di Cittanova o di Mammola, dottò? «Non sono dottore!» Nemmeno io signor D’Agostino, lo informo, dato che anche lui, poco prima, mi aveva qualificato allo stesso modo. Ricarico… e boom: Mammola o Cittanova? «Invitiamo una massaia – mi risponde erto sulla sua poltrona – andiamo in una bottega e compriamo due pezzi di stocco, uno di Mammola e uno di Stocco&Stocco. La massaia lo cucina e stabilisce qual


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La chiusura della festa dello Stocco quest’anno ha avuto un protagonista d’eccezione, Renzo Arbore con l’Orchestra italiana. Arbore, uomo d’altri tempi con un savoir faire e un’eleganza che ormai vanno scomparendo, ha intrattenuto il pubblico della Locride come solo lui poteva fare

FOTO ANGELO LAGANÀ

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QUELLO DI MAMMOLA O DI CITTANOVA? «Invitiamo una massaia, poi andiamo in una bottega e compriamo due pezzi di stocco, uno di Mammola e uno di Stocco&Stocco. La massaia lo cucina e stabilisce qual è il migliore» ha risposto così Francesco D’Agostino evitando polemiche, ma certo che il suo stocco sia il migliore in circolazione

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detto sì

LIO REGIONALE DELLA CALABRIA

Renzo Arbore, l’anfitrione non finisce mai di stupire

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ANGELO LAGANÀ

è il migliore, oppure – continua convinto dell’altissima bontà del suo prodotto – io e lei prendiamo due pezzi di stocco, sempre uno di Mammola e uno della mia azienda, non lo condiamo con niente, a crudo… e vediamo», conclude invitandomi a visitare la sua azienda, soprattutto la parte che non si vede. Raggiungiamo un seminterrato che si estende per circa tremila metri sotto due strutture imponenti, una della lavorazione dello stoccafisso, l’altra per la logistica e il marketing. La prima parte sembra una filiale della Fiat: decine di furgoni adatti al trasporto dello stocco, sono parcheggiati, in attesa di partire all’alba del giorno dopo. Oltre, le celle frigorifere sembrano villette a schiera e si estendono fino al laboratorio della lavorazione di assoluta avanguardia che vive a 10 gradi in un martedì pomeriggio che registra almeno trenta all’ombra. Lei è anche consigliere provinciale? «Ci tengo a questa terra… mi fa male non vederla decollare». A un uomo del fare, del saper fare, e del saper far fare, che sente come pochi il senso dell’appartenenza a una terra difficile, gli verrebbe più facile cambiare le cose da consigliere regionale. Glielo chiedo. Lui sorride e annuisce, ma non mi risponde. A me pare, però, che l’uomo dello stocco abbia già detto sì.

a chiuso col botto l'estate 2014, Francesco D'Agostino, il “re” dello Stocco. Alla 14esima Festa Nazionale dello Stocco è riuscito a “portare” a Cittanova Renzo Arbore e l'Orchestra italiana. Un evento senza precedenti per l'intera Calabria, tant'è che la capitale dello stoccafisso è stata invasa da migliaia di fans. Il noto showman ha fondato l'Orchestra italiana nel 1991 e, a distanza di 23 anni, da quel palco tutt'insieme riescono a sprigionare dai loro strumenti melodie che fanno venire la pelle d'oca. Renzo ha sempre avuto fiuto nelle diverse attività nelle quali si è cimentato. Vulcanico e intraprendente. Figlio di un medico e di una casalinga, ha conseguito la laurea in legge all'Università di Napoli ma lui è nato con la musica nel sangue. Pluristrumentista, canta, presenta ed intrattiene, con le sue trovate esilaranti. Ha cominciato in RadioRai con Boncompagni e si è distinto in parecchie trasmissioni, ha firmato molti programmi in televisione, ma la sua più grande passione rimane e rimarrà sempre il concerto, quel palcoscenico che quando si siede al pianoforte per cantare le canzoni di Domenico Modugno o Renato Carosone, quando imbraccia la chitarra per rinverdire i classici della canzone italiana e napoletana o quando si esibisce con il suo clarinetto. Ha al suo attivo 7 album con milioni di dischi venduti in tutto il mondo. Osservare Renzo durante un concerto, in particolare in quello che ha tenuto a Cittanova, diventa una piacevole sorpresa. Perché è “profondamente innamorato”, dei suoi orchestrali, a tal punto che concede a

tutti di fare l'assolo e quando quei professori si esibiscono, lui poggia le mani sulla chitarra, li osserva e se li “mangia con gli occhi” come se si trattasse della loro prima esibizione. Non ne parliamo, poi, quando sono di scena Barbara Buonaiuto e Gianni Conte, i cantanti, perché si emoziona come un bambino. Renzo si mette sempre all'ultimo posto perché al primo sono sistemati, da tempo, i suoi orchestrali. Le cose che più colpiscono di questo grande personaggio sono: l'umiltà, la spontaneità. Sempre disponibile e umano. Tanti anni fa, ne inventò una delle sue facendo arrivare in Italia la Cadillac di Elvis Presley e mi chiamò per fare le foto. Ho stampato due gigantografie che credo abbia ancora appese nella sua casa piena di cimeli provenienti. Renzo Arbore è nato a Foggia però canta la canzone napoletana perché ha studiato a Napoli per conseguire la laurea. Le parole di molte canzoni non sono sempre di facile comprensione per chi ascolta…. «Quando mi esibisco al sud non esistono problemi, dice con fermezza. Forse al nord è più difficile spiegare le canzoni del Vesuvio, però credo che siano tal-

mente belle che vanno raccontate come se fossero poesie». L'orchestra esegue anche swing, jazz, musiche composte da Domenico Modugno ed altre che ha composto con Claudio Mattone. «Sì, specie quelle a firma di Mattone - ammette Arbore - sembrano facili ma non lo sono». Hai “scoperto” personaggi che sono diventati nel tempo grandi artisti e che hanno lasciato un segno indelebile nel mondo dello spettacolo: Massimo Troisi, Pino Daniele e Benigni. «Con Massimo abbiamo avuto una lunghissima amicizia, un'amicizia vera perché quando ha lasciato Napoli per trasferirsi a Roma, sono stato il primo a conoscerlo. Eravamo vicini di casa. Sono passati vent'anni dalla sua morte e mi dispiace moltissimo. Con Massimo avremmo potuto mettere sul fuoco molta carne e fare cose belle come qualcuno ricorda.” Ci troviamo in un momento molto delicato con la crisi galoppante. Momento negativo per tutta l'economia che attanaglia artisti di vario genere che non sanno a che santo rivolgersi. Cosa bisogna fare e come comportarsi di fronte a questa precaria situazione? «In primis, non bisogna mai arrendersi! Noi italiani abbiamo grandi qualità e la fortuna di abitare in un Paese molto bello per bellezze naturali e paesaggistiche. Per tale motivo, bisognerebbe valorizzare di più il turismo facendo in modo che gli stranieri vengano più numerosi in Italia. Siamo considerati il Paese dell'Opera, del Melodramma, di Bocelli, oltre che della buona tavola». Le sue parole sono piene di entusiasmo, di speranza, di positività. Non può che essere soddisfatto per quanto sia riuscito a realizzare nel corso della sua vita, anche se gli sarebbe piaciuto fare il ballerino…. Ma, ormai, è passato tanto tempo!


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L’intervista

La Saor, ditta fondata dall’imprenditore gioiosano, ha ricevuto sette attentatie neanche una telefonata di solidarietà. Solo i carabinieri, il sindaco e la Giunta l’hanno sostenuta. Ma tutti gli altri dove sono?

HA 64 ANNI, DA 20 COMBATTE PER PORTARE AVANTI LIMPRESA CHE HA CREATO MA È SUL PUNTO DI CEDERE. ISUOIFIGLI NONVOGLIONOPIÙ METTEREPIEDEIN CALABRIA. LUI VORREBBE SOLO CHE «DELLE PERSONE FUORI DAL MONDO» GLI PERMETTESSERO DI LAVORARE IN PACE

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ELEONORA ARAGONA uattro spari in piena notte contro un silos a Gioiosa Jonica, contro la Saor, contro Rocco Crisera, contro un’alternativa. La ditta di cui stiamo parlando dà lavoro a 40 dipendenti a Gioiosa, 10 a Torino negli uffici amministrativi e crea un giro d’affari nella Locride che coinvolge elettricisti, produttori, aziende di trasporto, meccanici, idraulici, imprese che producono tutta una serie di servizi, agricoltori. Indotto e maestranze locali. Prima anomalia. Quando contatto il patron della Saor, Rocco Criserà, mi spiazza. Di solito occorrono un paio di telefonate per riuscire a stabilire una data, poi le risposte ad alcune domande sono vaghe. Invece mi risponde «Io sono libero anche adesso se vuole». Non mi era mai capitato nella Locride, balbetto un «Adesso ho qualche problema tecnico. Le dispiace se ci risentiamo Lunedì». Seconda anomalia. Fissiamo l’appuntamento di domenica, perché sta per partire per Istanbul per concludere un affare. Da Gioiosa in Turchia per vendere i suoi prodotti, come fa già con le grosse catene internazionali. Quei quattro colpi, vigliacchi sono il settimo attentato che la Saor subisce e non possiamo che partire da questo. Ha un’idea del perché vi abbiamo fatto questo attentato, l’ennesimo? «Non posso dire niente. Il capitano di Roccella e il maresciallo di Gioiosa stanno svolgendo le indagini, non sarebbe quindi giusto fare dichiarazioni. Loro – i carabinieri, ndr. – si stanno dando da fare e io li devo ringraziare, perché ero sul punto di mollare. Sono stati loro a convincermi ad andare avanti con il conservificio». Gioiosa e la Locride, ma anche la Calabria, stavano per perdere, per sempre, un’azienda che, da 20 anni, crea e dà lavoro. «A Nord e all’estero abbiamo i clienti più importanti, produciamo conserve per alcu-

Rocco

Criserà:

«Locride ti dò l’ultima possibilità» ne delle principali catene estere» mi racconta con una punta d’orgoglio nella voce Criserà. «A Londra serviamo Marks & Spencer, lavoriamo in America, in Giappone. Adesso iniziamo a collaborare con Kroger. Siamo in Sud Africa, in Belgio, in Olanda, in Turchia». E adesso lui, il patron di questa azienda, è stanco, scoraggiato, si sente nel modo in cui parla dell’accaduto che non ha più energie per difendere ciò che ha costruito. «Dopo tutti questi attentati uno cosa deve fare? Chiude, vende e trasferisce l’azienda all’estero. O vende l’azienda ai grossi gruppi che ci fanno offerte da molto tempo». Quell’azienda a Gioiosa Jonica è un’anomalia, è un’impresa nata e cresciuta senza appoggi. È un’azienda che Criserà ha voluto creare in Calabria, nella città in cui è nato e da lì non vorrebbe portarla via. Perché vorrebbe che la sua terra si sviluppasse, si arricchisse e fosse conosciuta per quanto di positivo produce. «Noi finora siamo rimasti in Calabria per un legame che ho con questa terra. Io sono di Gioiosa, sono nato qui e ho scelto di aprire la ditta nella mia città. Stiamo cercando di creare anche nuove sinergie con le aziende agricole locali. Fosse per noi compreremo tutto da ditte locali, ma purtroppo non c’è quasi nessun produttore che soddisfi le nostre esigenze». Le sue parole tradiscono delusione, forse solitudine. Una solitudine che giunge anche dalla mancanza di manifestazioni di solidarietà, dalla mancanza di sostegno da parte di Regione e Provincia. Mancanza di riconoscimento dei meriti che l’azienda ha conquistato sul campo. Si percepisce. «Sì e come mi vuole sentire. Noi in questa azienda abbiamo investito tutto, forse abbiamo

ricevuto un contributo pari all’1%. Quando altre aziende in Calabria, aziende che non hanno il nostro fatturato, che non creano occupazione, hanno ricevuto contributi corposi. Io non sono abituato ad andare dietro la porta di nessuno a pregare, io sono abituato a lavorare». Cosa vi ha fatto mancare la politica? «Tutto. I politici hanno visitato tutti l’azienda, ma è finita così». Vale per tutti gli schieramenti politici? «Sì sì, tutti. Ad esempio l’assessore Trematerra ha visitato l’azienda interessato, ma poi niente. Adesso abbiamo fatto una domanda per ottenere dei finanziamenti agevolati, siamo stati scelti da FinCalabria, la CarimeCalabria ha valutato positivamente il progetto, giunto a Bari è stato bocciato. Perché magari c’era qualcuno che doveva passare prima di noi, non so. Vede io faccio impresa e secondo me uno che fa impresa deve fare quello, non deve perdere tempo andando a chiedere favori. Se gli tocca gli danno finanziamenti e contributi, se no no». Il suo è un ragionamento impeccabile in una società ideale. Ma la Calabria non è un’utopica città in cui vince il più bravo. «Io non ho chiesto mai niente a nessuno, sto solo dando lavoro in una zona tra le più depresse d’Italia». Forse questo suo creare delle alternative in una Regione come questa, in cui spesso il lavoro è merce di scambio, potrebbe essere il problema? «È scomodissimo. Si è mai chiesta perché in provincia di Reggio e nella Jonica non ci sono aziende importanti. Noi avremmo un settore, quello dell’agroalimentare, che sarebbe da sviluppare, da portare avanti. Hanno dato finanziamenti a tutti per fare le serre. Bene, se lei va da Cz a Rc vede chilometri di serre abbandonate. Questa è la realtà, vede aziende che hanno preso fior fior di finanziamenti che sono lì abbandonate. Io non so perché, so solo che succedono queste cose, che le ho viste accadere». «So solo che la Calabria, la Jonica non potrà mai avere uno sviluppo finché non lasciano lavorare gli imprenditori veri e seri, chi fa impresa rischiando di suo, rischiando i suoi soldi e non quelli dello Stato. Anzi rischiando in prima persona. Altrimenti facciamo tutti gli impiegati statali». Lei ha un legame forte con la sua città, con questa terra, ma i suoi figli cose ne pensano delle sue scelte? «Loro hanno già detto che in Calabria non vogliono più mettere piede». È una certezza, la voce di Criserà non tentenna, per lui deve essere un colpo duro da incassare, una sconfitta. «Mi dicono di abbandonare tutto, questo mi dicono. Come si fa? Una volta mi hanno bruciato i camion, due volte il deposito. È una guerra». Questo è il suo ultimo tentativo? «Sicuramente sì». È una promessa? «Se non mi fa fuori prima qualcuno. Basta poco, basta un motorino con una persona che spara». Ha paura? «No perché sono apposto con la mia coscienza. Non ho fatto niente di male, come non ho mai chiesto niente a nessuno». «Non ho chiesto niente a nessuno» per lei è un punto d’onore. Ha ripetuto questa frase diverse volte durante il nostro incontro… «Certo perché ho dimostrato che sì può creare tanto anche in Calabria. L’ho fatto avendo mille problemi, non dormendo la notte. E adesso se non fosse stato per le forze dell’ordine avrei chiuso». A 64 anni e dopo aver combattuto 20 anni Criserà non ne poteva più. Quella notte quei quattro colpi lo hanno ferito. Ma dentro di lui evidentemente ancora è viva una fiammella. Ha deciso di fidarsi dei carabinieri e dare un’ultima possibilità alla sua terra, di restare «Perché forse sono un incosciente» dice. Cosa si sentirebbe di dire a chi le ha fatto tutto questo? «Che sono persone fuori dal mondo, sono persone che non hanno capito che il mondo sta cambiando, che la società è cambiata. Che non si può più vivere di queste minacce. È finito quel tempo. E se non è finito oggi, finirà domani. Questo modo di comportarsi per ottenere qualcosa ormai è al tramonto». E ai suoi concittadini? «No, no, no a loro non chiedo niente. Chiedo che continuino a vivere la loro vita senza esporsi. Cosa possono fare? Loro in una terra così cosa possono fare?» Avere una reazione? « Non ci sarà mai. Viviamo in una zona dove si vive ancora nel terrore di questi soggetti, è inutile che ci prendiamo in giro. Lo Stato, a livello delle forze dell’ordine, c’è nel mio caso mi ha dato un supporto enorme». Anche le istituzioni? «L’altro Stato purtroppo no, non mi ha dato niente». Cosa chiederebbe? «La Regione, con l’assessorato all’Agricolutura, non dovrebbero regalare niente, dovrebbero rispettare la meritocrazia e dare alle aziende che ogni giorno si alzano e producono». Ma le sono stati vicini almeno in questa situazione? «Dalla Regione non si è fatto sentire nessuno, dalla Provincia nemmeno. Nessuno. Nessuno. Sono stati distanti. Escluso il sindaco con la giunta. Nessuno ha detto beh.Vede che ho ragione io. È meglio smettere». Invece no, è ora di alzarsi svegliarsi, non si può continuare a subire. Avrebbero dovuto fare una fiaccolata o una marcia che sono così di moda. «Fiaccolate per carità. Servirebbero, darebbero fiducia a chi, come me, l’ha persa. Ma nessuno… vede nelle nostre zone a volte non si vive, si vegeta». Lei cosa vorrebbe a questo punto? «Vorrei essere lasciato tranquillo, vorrei solo poter lavorare in pace, per fare il lavoro che amo e che ho costruito».

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SACRO E PROFANO

SABATO 16 AGOSTO

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FUGGIRÀDALLA

MACCHINADELFANGO LAFESTADISANROCCO AGIOIOSAJONICA? I MEDIA NAZIONALI CHE NULLA HANNO DA DIRE SUI PROBLEMIVECCHI E NUOVI DELLA CALABRIA SI SCATENERANNO ANCHE IN QUESTA OCCASIONE, DENUNCIANDOINCHINI OMALEFATTE?

processioni? “Mi chiedo anzitutto se il nostro modo di far festa è sempre esente da quelle esagerazioni che confondono la genuina manifestazione di una fede vissuta con espressioni esteriori che spesso nulla hanno a che vedere con essa”. In questo passo della Lettera estiva, monsignor Oliva, neovescovo di Locri, prende di petto, in modo chiaro e impegnativo, lo spinoso tema delle feste padronali. Le vicende sono note e destano molteplici preoccupa-

zioni non solo nel mondo cristiano, ma anche nella società civile come dimostra, in modo particolare, il caso del sindaco di San Procopio e i commenti apparsi nei media. Per monsignor Oliva è necessario interrogarsi e decidere che tipo di festa, con tutto quello che ne consegue, si vuole realizzare: non è più tempo di “lasciare fare”, di seguire in modo pigro e pacioso le consuetudini, facendo finta che si tratti di un “evento religioso”. E

non solo perché, a volte, le feste comportano spese ispirate più da una logica di “consumismo” che di fede, ma anche perché “Resistono ancora processioni dalla lunga durata, durante le quali tutt’altro si fa che pregare. Esse nascondono radici che sanno di paganesimo o comunque sono evidente commistione tra sacro e profano. Ciò che mi duole di più è che sono occasioni mancate”. Insomma, bisogna riflettere su “cosa” sono, troppe volte, le feste e su “cosa” non sono e che, invece, dovrebbero essere. Il vescovo afferma che si tratta di “occasioni mancate”: “quando non sono occasioni di preghiera e di ritorno a Dio, quando potevano essere momenti aggregativi e di riflessione, di crescita culturale e sociale e si sono trasformate in occasione di semplice divertimento di effimera durata, quando potevano prevedere gesti belli di solidarietà e di progettualità caritativa, destinando parte delle offerte dei fedeli a tali finalità, mentre tutto è stato consumato nello stile di un consumismo esasperato, in costosi spettacoli di una o più serata, in luminarie e fuochi d’artificio. E così, poveri eravamo e più poveri siamo rimasti”. Le parole del vescovo non possono essere eluse e sono rivolte ai sacerdoti e ai

fedeli, innanzitutto, ma anche a tutte le persone di buona volontà che hanno a cuore la propria terra. L’incalzare degli eventi e “la macchina del fango” messa in atto con i media, come fu fatto con la pedofilia, scuote i responsabili parrocchiali, anche perché si rischia di far pagare alla comunità cristiana colpe che sono sue solo in modo indiretto: le persone che frequentano in modo assiduo la chiesa spesso non sono le stesse che gestiscono festa e processioni. Per quanto concerne la Locride il pensiero va subito alle imminenti feste padronali. Sfuggirà alla macchina del fango la festa di San Rocco a Gioiosa Jonica? I media nazionali che nulla hanno da dire sui problemi vecchi e nuovi della Calabria si scateneranno anche in questa occasione, denunciando “inchini” o altre malefatte nel quadro di una festa religiosa? Dopo gli eventi di Taurianova che, nonostante le ripetute smentite e precisazioni, hanno tenuto banco nei Tg nazionali e locali; dopo la processione di San Procopio dove il sindaco, peraltro assessore alla legalità della Provincia di Reggio Calabria, ha preso tutte le misure possibili per prevenire “soste” sospette, ma, nonostante tutto e in assenza di un rapporto delle forze

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dell’ordine, le accuse sono fioccate senza pietà e alle sue precisazioni e proteste, peraltro protocollate, è seguita una denuncia per “calunnia con modalità mafiosa”: come dire, se ti accusano, fosse anche un giornalista assente, devi stare zitto oppure recitare un mea culpa, sperando nella clemenza dei censori, decisamente strabici, della pubblica moralità. Per le vicende calabresi, vere o inventate, la condanna arriva con immediatezza: basta la parola di un qualunque giornalista e senza necessità di ascoltare nessuno, di approfondire: una sentenza senza giudice così immediata che sembra già scritta. Ma da chi? E’ di tutta evidenza che molte cose devono cambiare nella società e nella Chiesa: il processo è già in atto da anni e deve andare avanti come sottolinea Mons. Oliva: occorre ritornare al vero valore della festa che è espressione di fede e come tale deve concretizzarsi in tutti i suoi aspetti: i fedeli attivi nelle parrocchie, i cristiani che frequentano la messa devono farsi sentire ed essere più propositivi senza delegare ad altri. Fermo restando questa volontà di “purificazione”, rimane il fatto che le feste costituiscono, forse, l’ultima realtà di identità collettiva, un tesoro culturale, anche in senso antropologico, che dobbiamo difendere. Il popolo che partecipa alla processione di San Rocco, accompagnata dai tamburi,o alla processione della Madonna di Portosalvo, incorniciata dalla Fiera di borbonica memoria, deve essere aiutato a riscoprire il vero valore della festa, senza cadere nel puritanesimo. Senza dubbio: l’incalzare delle critiche, giuste o sbagliate che siano, costituiscono l’occasione per migliorare tanti aspetti della nostra società, e della realtà cristiana in modo particolare, ma rimane comunque un dubbio: qualcuno vuole cancellare feste e processioni? Giuseppe Giarmoleo

Il Gruppo Podisti Locri chiede scusa a Giovanna Palermo (vedova di Michele Vumbaca) N

ei giorni scorsi si era tenuta a Locri una manifestazione podistica intitolata alla figura del compianto imprenditore sidernese Michele Vumbaca. Alla manifestazione, in quanto non invitata, risultava assente la vedova Vumbaca, Giovanna Palermo, la quale, solo nei giorni successivi allo svolgimento della stessa, venuta a conoscenza della manifestazione benefica, pur condividendone le finalità , si era lamentata con gli organizzatori per il suo mancato coinvolgimento. A tal fine, il presidente dell'Associazione sportiva dilettantistica Podisti Locri, Luigi Mollica, con un'apposita

missiva, ha inteso porgere le relative scuse alla vedova di Vumbaca, evidenziando che l'associazione “Podisti Locri” ha deciso, a partire dal 2011 di dedicare la manifestazione ad un cittadino della Locride che si è distinto particolarmente, negli ambiti più svariati, e che sia venuto a mancare all' affetto dei suoi cari e dell'intera comunità. Quest'anno si era scelta la figura di Michele Vumbaca. E a tal fine, come ogni anno, il proponente della candidatura, Vincenzo Iennaro, è andato a parlare con i suoi familiari per rappresentare l'iniziativa e per ricevere il placet all'evento. Né io né Vincenzo Iennaro sapeva-

mo che Michele fosse sposato, e né tantomeno potevamo immaginare altre situazioni familiari. Ci è stata data l'autorizzazione a dedicare la manifestazione e così a partire dalla metà di luglio abbiamo cominciato a pubblicizzare l'evento sia sul sito della FIDAL Calabria, che sui vari siti di atletica. Il 24 luglio comparso su tutti i siti giornalistici locali la notizia dettagliata della manifestazione. La manifestazione è stata molto partecipata e ha avuto un grande successo. Siamo convinti che Michele, da sportivo qual'era, sarà stato felice in particolare di vedere dall'alto tutti

quei bimbi correre verso il futuro con quella maglia verde a lui dedicata. Ci dispiace tantissimo per il fatto che Lei non sia stata presente ma Le ribadiamo la nostra buona fede e Le rinnoviamo le nostre scuse per non averla contattata tempestivamente, cosa che avremmo certamente fatto se, ripeto, avessimo saputo della circostanza che il caro Michele era convolato a nozze. Concludo invitandoLa fin da ora all'edizione del prossimo anno. IP



SUMMER

Pillole

Naturopatiche

Sabato 16

A cura di: Patrizia Pellegrini Naturopata Bioterapia Nutrizionale® Presidente Associazione Culturale Tone

Sant’Agata del Bianco

Il pesce stocco "u stòccu"... cibo e dialetto! Il pesce è il merluzzo artico conservato per essicazione al sole, senza sale! Il pesce è uguale ma ogni terra lo ha battezzato con parole diverse. La Calabria ha scelto "u stòccu"! Dai mari freddi del Nord arrivava a Napoli. E dal porto di Napoli, i battelli cominciarono, nel Cinquecento, ad importare il merluzzo secco in Calabria nel piccolo porto di Pizzo, da dove "Muscillo" è la parte dorsale del merluzzo, quella più ricca di carne. I filetti sono detti "corinielli". Il cibo e l'amore: il muscillo ricorda le labbra e i corinielli il cuore! Il dialetto e il cibo sono caratteri che identificano una Comunità, una Terra. Mangiare il cibo della terra di nascita, provare i primi gusti e sapori, usare le antiche parole. Il dialetto in cucina racconta la tradizione di una famiglia, di un popolo e la trasmette alle generazioni future. Così nei secoli passati, così dobbiamo continuare a vivere ancora oggi. I primi atti alimentari con i loro sapori, odori, colori sono stimolazioni sensoriali che rimangono impresse nel sistema limbico del cervello e partecipano alla costruzione della personalità alimentare capace di unire per sempre una persona alla sua terra di nascita. I primi odori, sapori, colori, le prime parole percepite dopo la nascita creano l'identità biologica e culturale di una persona e il senso di appartenenza ad una Comunità.. " Dimmi come mangi, ti dirò chi sei". "U pisci stòccu" : piacere e salute in tavola! "U stòccu" contiene acidi grassi omega 3 protettivi, salutari e utili per tenere sotto controllo colesterolo e trigliceridi nel sangue. Ricco di Vitamina D necessaria per la crescita, il metabolismo calcico, per l'integrità dell'osso ad ogni età. La più moderna ricerca scientifica ha elevato la Vitamina D al rango di ormone, tanto è importante il suo ruolo fisiologico nelle cellule dell'intero corpo umano. La vitamina D è la regina del sistema immunitario, cioè protegge e genera vita e benessere psico-fisico. "U stòccu" è' consigliato ai bambini e giovani in rapida crescita, alle donne in gravidanza e in allattamento, per la prevenzione della osteoporosi. Utile anche all'uomo per la sua vitamina D, protettiva sulla prostata."U stòccu" contiene proteine ad alto valore biologico con i suoi preziosi aminoacidi essenziali, vitamine liposolubili A - E - K - D con il loro ruolo attivo sul patrimonio genetico, sul DNA delle cellule, come la più moderna ricerca scientifica sta dimostrando. Il merluzzo ha un suo particolare valore in una sana alimentazione per i suoi minerali: magnesio, ferro, sodio, selenio, potassio. Il merluzzo contiene dosi generose di arginina un aminoacido, una molecola dotata di energia e in grado di intervenite sul profilo ormonale di donne e uomini ! Giustamente, perché l'arginina favorisce la formazione dell'ossido nitrico, molecola essenziale per la prevenzione delle patologie cardio-vascolari e per la sua vitale azione sulla sessualità generatrice. "U stòccu", con il suo "puzzore" era il mangiare dei poveri: operai, contadini, braccianti agricoli. Mangiavano lo stoccafisso infarinato e fritto con peperoni piccanti, cipolla e pomodori, il tutto annaffiato da vino di buona gradazione alcolica. Ogni terra calabra ha elaborato, nei secoli, ricette antiche che conservano la sana tradizione del piacere e della salute a tavola.

ore 17.30. Piazza Municipio “gente in viaggio” a 90 anni dalla nascita. Ricordo di Saverio Strati

Domenica 17 Marina di Gioiosa Jonica

Festa in onore della Madonna del Carmine ore 17.00 tradizionale processione sul mare e per le vie della città ore 01.00 grandioso spettacolo di fuochi pirotecnici e giochi sull'acqua

Palizzi ore 21.00

Mammola

“Paleariza Festa dei Catoi”

ore 18.00. Festa delle Tradizioni “tipicità tradizioni e folklore” Località Reito

Marina di Gioiosa Jonica 16/17 agosto 2014 Celebrazione di apertura Festa della Madonna del Carmine

Cittanova 16-17-18 agosto 2014 VII-Edizione del Tradizionandu Etnofest

Monasterace ore 17.00 per le vie del paese Caccia al Tesoro Croce Rossa e Radio Fantasy

Locri ore 21.15 Festival Nazionale Teatro Magna Grecia “Casina” (CON CORRADO TEDESCHI) Corte Palazzo di Città

Palizzi ore 21.30 “Calabria Sound” in concerto Piazza di Spropoli

Natile di Careri

con Ciccio Nucera e Calabria Orchestra Piazza Umberto I

Domenica 17 e lunedì 18 1° Edizione della Sagra della Trippa a Natile di Careri organizzata dall'associazione di volontariato “Centro Italiano Protezione Civile

Locri Esposizione Canina Summer dog beach Lungomare lato sud, Brancaleone Area pineta ore 17,30. ore 17.00 gara aperta Sea Turtle day a tutte le Concerto Francesca razze. Prestia Premiati dal più bello al più brutto Quartiere in Festa Rione Campo Sportivo ore 21.00

Lunedi 18 Siderno

Mar

ore 21.00 18°edizione Miss Bambina e Mister Bambino - lungomare

Caulonia

ore 19.00 “Festa dei bambini in piazza” Piazza Ferrari

Canzoniere Greca Salentino

Mammola

Natile di Careri

Domenica 17 e lunedì 18 agosto 2014 1° Edizione della Sagra della Trippa organizzata dall'associazione di volontariato “Centro Italiano Protezione Civile

Ciminà

XII Sagra del Caciocavallo Centro Storico ore 20:00

Gioiosa Jonica Serata in memoria del cantante Mino Reitano Piazza Vittorio Veneto ore 21:00 Monasterace ore 21.30 “Festa dell'Immigrato” organizzata dall'associazione “Uniti per Monasterace”

Locri

ore 21.00 Coro Polifonico del Maestro Femia Corte del Palazzo di Città

Palizzi

ore 21.30 “Almagreca” spettacolo musicale Piazza dei Martiri

Casignana

ore 21:30 Caffè letterario ospite Gioacchino Criaco, conduce MariaTeresa D'Agostino

Kaulonia Tara Bombino (Nige

Mammo

ore 19.00 “presentazione del “Il Profumo della v di Silvana Barillaro Palazzo Ferrari

Monaste ore 17.00

Associazione An AICS in piazza

Marina d Jonica

ore 21.15 “Miles Glorius” Festival Naziona

Palizzi

ore 21.00 “Giornata dell'infa giochi e spettacoli p dell'associazione “I Piazza dei Martiri

Bianco

ore 21.30 Concerto Celtico Piazzale Chiesa M

Gerace

ore 18,30, chiesa Sa Francesco Incontro dibattito " La Giustizia tra e efficienza ed esigen garanzia" Mario Mazza, Pas Paolo Pollichieni, N Salazar

ore 19.00 Concerto dedicato Coro Polifonico Ca

ore 21.00 2° Ed. “La Corrida C.da Merici, Gerac


rtedì 19

Giovedì 21

Mercoledi 20 Caulonia

a

antella Festival

er)

Casignana ore 19.00 ola Spettacolo per ragazzi el libro “Odissea” Laboratorio vita” Teatrale Soleluna o Villa Romana erace

anico

Kaulonia Tarantella Festival Mario Venuti Mimmo Cavallaro Mario Incudine & Band

Marina di Gioiosa

Festival Jazz ore 21,30 Teatro "OpeRA Dentro e' Fuori" Raul Colosimo & Provisional Emigré Orchestra, immagini di Elio Carrozza e Luca Daniele

Gioiosa Jonica

Teatro Romano ale Teatro Magna Grecia

San

esigenze di nze di

Gioiosa Jonica ore 18.00 2° Ed. Maratona “Quattro passi per l'Unicef” Vie cittadine

Martone

ore 18.00 “Estemporenea di Pittura per ragazzi disabili” Piazza Vittoria Emanuele ore 21.00 “3° Premio Tony Silipo” Piazza Vittorio Emanuele

ore 21.00 “Notte tra le Stelle” Lungomare C. Colombo

di Gioiosa

Matrice

Kaulonia Tarantella Festival Cavallaro &Papandrea Taranproject con Cristiano De Andrè

Marina di Gioiosa Jonica Gioiosa Jonica

nthesterie circolo culturale

anzia” per i bimbi, a cura Il mondo di Ugo”

Caulonia

Venerdì 22

ore 21.30 Collinetta dei pini Anni 2000 - Cocktail di Moda, Musica e Cinema.

Caulonia

Kaulonia Tarantella Festival Nidi D’Arac I Tarantoli di Tricarico

Palazzo Ameduri ore 21,00. Roccella Jonica Presentazione del libro Festival Jazz "I darmati" Teatro al Castello ore 21:00 Presenti i due sindaci di Gioiosa Sofia Rei Trio Anteprima Europea Marina e Gioiosa Ionica, Piero ore 22:30 Chico Fantozzi, sociologo Freeman dell'Università della “the Elvin Jones Palizzi Calabria. Project”

Sabato 23

Caulonia

Kaulonia Tarantella Festival Roy Paci & Aretuska

squale Sansalone, Nicola Gratteri, Michele

Roccella Jonica

o a Maria SS. Assunta, Cattedrale di Gerace

a - Dilettanti allo sbaraglio” ace

Palizzi

Festival Jazz Teatro al castello ore 21:00 Iberjazz ore 22:30 Sun Ra Arkestra diretta da Marshall Allen

ore 21.30, “Melt in Motherland” con Nèfta Poetry e Gerald Toto, Piazza dei Martiri

Stilo

Palio di Ribusa 2014 rievocazione storica Dal 23 agosto alle 17.20 al 24 agosto alle 23.45

ore 17.30 Centro del paese “Festa degli Anziani” 20° anniversario di Casa Sant'Anna

Domenica 24

Roccella Jonica

Via Marina. ore 21,00 Festa dell'Unita', i candidati a presidente della regione Calabria alle elezioni primarie del centro sinistra, Callipo, Oliverio e Speranza,saranno intervistati dal giornalista Pietro Melia.


GERENZA

Registrata al Tribunale di Locri (RC) N° 1/14

Le COLLABORAZIONI non precedute dalla sottoscrizione di preventivi accordi tra l’editore e gli autori sono da intendersi gratuite. FOTOGRAFIE e ARTICOLI inviati alla redazione, anche se non pubblicati, non verranno restituiti. I SERVIZI sono coperti da copyright diritto esclusivo per tutto il territorio nazionale ed estero. GLI AUTORI delle rubriche in cui si esprimono giudizi o riflessioni personali, sono da ritenersi direttamente responsabili.

Direttore responsabile: ANTONIO TASSONE Editorialista: ILARIO AMMENDOLIA COLLABORATORI: Ercole Macrì, Eleonora Aragona, Franco Parrello, , Lidia Zitara, Patrizia Pellegrini, Domenico Spanò, Sara Leone, Sara Jacopetta, Francesca Barranca..

APPROFONDIMENTI L’EDITORIALE La ndrangheta conservatrice voleva ristabilire gli equilibri con l’omicidio Fortugno? ILARIO AMMENDOLIA Alle elezioni regionali del 2000 sembrerebbe che la ndrangheta votò compatta per un alto magistrato alla carica di presidente della Regione Calabria. Il centrodestra si presentò alle elezioni come un coeso blocco di potere e la ndrangheta ne fece parte dimenticandosi il giuramento su “osso, mastrosso, carcagnosso” ed altre simili amenità. Nel 2005, con una doppia torsione, la ‘ndrangheta accettava i “consigli” di chi la invitava a far parte ad uno schieramento in cui erano i presenti anche gli eredi del Partito Comunista Italiano. A guardare bene le cose si ha la netta impressione che qualcuno abbia rilasciato agli ex comunisti, o a parte di costoro, il patentino di affidabilità che, in questo caso, comportava il divieto assoluto di alterare metodi di governo e gli equilibri di potere consolidati negli anni. Vale la pena soffermarsi su quest'ultimo aspetto. In passato abbiamo parlato degli enormi e oscuri interessi presenti nel mondo della sanità calabrese e delle protezioni di cui questo mondo ha goduto. Un “mistero” a cui se ne aggiungono altri ancora più inquietanti. Per una strana combinazione astrale sempre nel 2005, anno della morte di Fortugno, a Catanzaro un giovane magistrato Luigi De Magistris si imbatte nell'inchiesta che prenderà il nome di “Poseidon”. Trattava una discutibile gestione di circa un miliardo di euro destinati alla realizzazione di un moderno sistema di depurazione. Successivamente lo stesso magistrato pensò di aver individuato un giro di affari miliardario gestito da un comitaton trasversale, che come una enorme sfinge era costruita con blocchi granitici composti da “politici” affaristi, magistrati, parlamentari, uomini delle Istituzioni. L'impatto fu violento, a De Magistris si annebbiò la vista e, forse, perse la necessaria lucidità e prudenza. Fu colto da una sindrome molto diffusa nei magistrati di assalto, un delirio di onnipotenza che lo indusse ad inseguire la notorietà , prestando così il fianco a quanti avevano l'interesse di fermarlo. Noi siamo garantisti e non spariamo nel mucchio. Questo non significa però che dobbiamo bendarci gli occhi. Anche perché i tratti salienti della sfinge erano così evidenti da essere colti con nitida chiarezza nelle registrazioni effettuati dal funzionario di polizia, Gioacchino Genchi. Questi cadrà in disgrazia in seguito a questa inchiesta e contemporaneamente dal suo studio verrà prelevato tutto il materiale compromettente. Sappiamo distinguere quella che è stata pubblicità a costo zero di un pm affascinato dalle luci della televisione e l'intervento silenzioso di una mano possente che ha coperto ogni cosa sotto una pesante coltre di silenzi. Un magistrato intercettato così parla di De Magistris: «…questa gliela facciamo pagare... lo dobbiamo ammazzare. No, gli facciamo cause civile e ne affidiamo la gestione alla camorra napoletana…». (A volte, mi domando cosa sarebbe successo se queste parole le avesse pronunciate un comune cittadino della Locride). Si staglia all'orizzonte la cosiddetta nuova P2 che comprende uomini del centro, della destra e della sinistra, massoni, magistrati, uomini delle istituzioni, avventurieri della “finanza” e che detengono un potere enorme che va oltre la Calabria.

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SABATO 16 AGOSTO

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SIDERNO

L’impianto di San Leo, da fiore all’occhiello a pattumiera della Locride D

“Biofiltro e biotunnell “ funzionano regolarmente ? Ecco quali potrebbero essere le cause della “puzza” iciamo subito che sulle recenti iniziative di protesta si è generata grande confusione. Allora proviamo a riavvolgere il nastro e fare chiarezza su questa incresciosa vicenda. Eravamo rimasti alla manifestazione di protesta, svoltasi la settimana scorsa dove, tra le altre cose, si era stabilito che se dall'impianto di separazione di rifiuti contrada San Leo fosse continuata a fuoriuscire la puzza nauseabonda che da mesi sta avvolgendo l'intera città, si sarebbe dato vita ad un'eclatante iniziativa di protesta . L'odore è stato avvertito, anche più del solito, ed allora, anche per cercare di dare seguito a quanto stabilito, il “comitato spontaneo di liberi cittadini” ha promosso per lunedi' 18 agosto , dalle ore 7,00 in poi, una protesta ad oltranza nei pressi dello stabilimento situato ai margini del torrente Novito. Da questa iniziativa, però, dopo aver in un primo momento condiviso le finalità, ha preso le distanze l'altro comitato quello denominato “Riviera Pulita”, i cui componenti (a quanto pare consigliati da un legale di fiducia) hanno tenuto a precisare che lo stesso intenderà dissociarsi da tale iniziativa perché lo scorso 16 giugno è stata presentata presso la Procura della Repubblica di Locri un'apposita querela, pertanto, è stato detto, si è deciso di rimanere in attesa dei provvedimenti che la magistratura intenderà adottare. Nessun componente ufficiale del comi-

tato “Riviera pulita” parteciperà alla manifestazione se non come libero cittadino, in rappresentanza di se stesso, quindi, così come saranno libere di aderire tutte le altre associazioni cittadine. Appare utile specificare come funziona l'impianto e quali potrebbero essere, a nostro avviso, le cause che stanno determinando questi odori nauseabondi. L'impianto MBT (Meccanic-bio-tecnological) di Contrada San Leo di Siderno, fa parte del sistema di trattamento rifiuti denominato "Sistema Calabria Sud" che si compone di 5 impianti dislocati per la Calabria (Siderno-Sambatello -RossanoCrotone-Gioia Tauro) che sono nati in regione per il trattamento dei rifiuti con produzione del cdr (combustibile da rifiuto). Questo combustibile da rifiuto successiv amente dovrebbe essere inviato mediante dei cassoni chiusi ermeticamente (siamo sicuri?) presso il termo-valorizzatore di Gioia Tauro per essere poi bruciato con generazione di energia elettrica. L'impianto di Siderno, oltre a produrre cdr, nasce anche per la valorizzazione della frazione organica (umido) proveniente dalla raccolta differenziata. Poiché l'impianto tratta sostanzialmente “rifiuto”, inevitabilmente si sprigionano cattivi odori e polveri dovute alla triturazione forzata dei rifiuti solidi urbani nonché dell'umido che in una filiera di trattamento dedicata viene miscelato a mate-

riale c.d. da "inoculo" per venire quindi opportunamente depositato mediante una pala gommata, in un bio-tunnel. Quest'aria satura viene intercettata all' interno dei capannoni e dopo apposita de-polverizzazione viene lavata da una torre di lavaggio chiamata “scrubber” e inviata forzatamente al “biofiltro”. Il “biofiltro” non è altro che una grande vasca in calcestruzzo armato, con la base completamente forata, al cui interno viene depositata una torba o del cippato di legno dove, nell'arco di poco tempo, si formerà una flora enzimatica che servirà per attaccare l'aria puzzolente inviata dall'impianto maleodorante formata essenzialmente da micro particelle organiche, neutralizzandole. Tutto questo avveniva fino a qualche anno fa dove l'impianto oltre ad esser continuamente monitorato da software di gestione con controllo della depressione interna dei capannoni al fine di non far fuoriuscire l'aria, sonde di temperatura, misuratori di ossigeno, ventilatori e sensori di umidità etc..) veniva sottoposto ad esami odorimetrici dell'aria,sia all' interno che all'esterno. Oggi, a quanto pare, questo impianto (fiore all'occhiello della Calabria) oggi viene "gestito" da una società lametina “Ecologia Oggi”, alla quale l'allora Commissario Delegato per l'Emergenza Rifiuti, Speranza, affidò "temporaneamente" la gestione dell'impianto mediante procedura negoziata e,

probabilmente, senza le dovute verifiche riguardo i requisiti tecnici e finanziari necessari. La gestione doveva essere temporanea ed invece dopo 2 anni ci ritroviamo ancora lo stessa società "Ecologia Oggi" alla quale la Regione Calabria ha prorogato l'incarico. Da quello che sappiamo noi, l'impianto ogni sera dovrebbe esser lavato e deodorizzato e privo di rifiuti ed invece, sistematicamente, si trova ad essere saturo di rifiuti solidi urbani, di frazione organica per nulla stabilizzata in quanto i sei (6) bio-tunnel non funzionano per come dovrebbero, per non parlare poi della torre di lavaggio e del povero biofiltro ormai composto da legno secco e, secondo alcune nostre indiscrezioni, privo di batteri "buoni". A questo si aggiunga il trattamento del materiale organico proveniente da raccolta differenziata che viene scaricato nell'aia di ricezione e senza alcun trattamento di miscelazione viene depositato nel capannone adiacente insieme ad altri "rifiuti" a marcire per poi venire miscelato (siamo sicuri che si tratti di cosa legale ? ) alla frazione organica da rsu e inviato in discarica invece di esser inviato al recupero come “compost”. In sostanza c'è poco da stare allegri. La cosa che tutti vorrebbero è che a Siderno, finalmente si possa tornare a vivere normalmente. Antonio Tassone

Buona sanità: cronaca di una storia vissuta Ci risiamo. Siamo qui ancora una volta a parlare di sanità. E già tutti a pensare: la solita storia di malasanità, medici sotto accusa, infermieri superficiali e poco professionali e pazienti “spazientiti”, è un eufemismo, che attendono, attendono, attendono. E invece no. La storia che sto per raccontare è di un altro colore. Voglio ribadire che oltre le storture, i torti, le discrasie che possono capitare, e capitano, in special modo in questa terra di Calabria, può succedere di trovare delle perle, dei valori che vanno messi in risalto e fungere da volano, come diaspora, per altri eventi. Parlo di due strutture calabresi, si calabresi, per una delle quali si è detto di tutto, nel bene e nel male. L'UTIC dell'Ospedale di Locri, e

La continuità di governo in Calabria significa la salvaguardia di tutto ciò. La sinistra storica si trovò al governo della Regione e, nonostante la possibilità che ci siano stati taciti accordi, non poteva essere totalmente insensibile alla spinta verso le riforme che saliva dall'intera Regione. Nell'estate del 2005 le contraddizioni vennero al pettine e “conservazione” e “riformismo” si trovarono faccia a faccia. Il delitto Fortugno si colloca come spartiacque tra queste due spinte contrapposte. La pistola che sparò a Palazzo Nieddu pretendeva la continuità e la conservazione. La mano che occultò quanto stava per emergere a Catanzaro esigeva la salvaguardia di storici equilibri di potere. La mobilitazione popolare che seguì il delit-

l'UTIC dell'Azienda Ospedaliera di Germaneto-Catanzaro. Ma cominciamo dall'inizio. Mi sono ritrovato, e non per mia volontà, credetemi, coricato su un lettino dell'unità cardiologica Utic, di Locri ed il personale presente al momento - grazie dott.ssa Minniti - con un intuito ed una prontezza degni del migliore freddo e cinico computer,è un complimento, dopo avermi visitato, prende la decisione giusta tra le più giuste, ed io mi ritrovo a volare, nel senso vero della parola,verso l'Ospedale di Germaneto reparto UTIC. E qui comincia l'avventura. e il tempo si sia fermato.

to chiedeva riforme radicali. La Chiesa della Locride chiedeva trasparenza e riforme. Dopo l'esecuzione, scesero in campo i ragazzi della scuole e delle università e un movimento giovane, fresco, bello, spontaneo, colorato si incontrò con la Chiesa di Bregantini ed a loro si unirono le forze più limpide della Locride, della Calabria e dell'Italia intera. Lotta alla ndrangheta come lotta ai poteri oscuri che utilizzano la ndrangheta stessa. Lotta alla ndrangheta come lotta per le riforme. Onorare la memoria di Fortugno significava innanzitutto far pesare quel movimento di popolo e restituire la Calabria alla sua gente, affrancandola dalla subalternità

Aldo Scimone La lettera integrale su www.rivieraweb.it

verso un potere oscuro e, spesso, anche esterno. Molti nei vertici della sinistra storica si dimostrarono flaccidi e sordi. Mancò il coraggio necessario e ci si avviò su una strada già sperimentata dove la stupidità e la rozzezza della cieca repressione si saldò con la retorica fluviale, debordante, insopportabile dell'antimafia di facciata.. La sinistra non fece i conti con quanto era accaduto. Nel 2006 si limitò ad offrire un seggio alla Camera alla vedova Fortugno . Non ci sono seggi in Parlamento, né indennizzi che possono ripagare una famiglia così duramente colpita. Forse, ci sarebbero stati altri modi, tutti onorevoli e più consoni, per rendere il dovuto omaggio alla memoria della vittima.

Non mi affascinano i misteri, i complotti, le congiure, ma la drammaticità e la sequenza logica dei fatti su cui ci siamo soffermati non lasciano dubbi sulla loro sicura esistenza. Noi non abbiamo la presunzione di dirvi chi ha condannato a morte l'on. Fortugno. Non è nostro compito, non è nostro mestiere Forse inseguendo una pistola ci si può trovare dinanzi ad una sfinge. Non si sa mai! Noi,per come abbiamo potuto e saputo abbiamo messo in campo un minimo di controinformazione contro i silenzi, le omissioni e le indecenti bugie diffuse da un potere degenerato e compromesso. Infine una riflessione: a meno di una svolta a 360° dopo le elezioni regionali ci ritroveremo allo stesso punto di prima. Anzi qualche passo indietro…



RIVIERA

IL RICORDO AD UN ANNO DALLA SCOMPARSA

Si sono già dimenticati di Pasquino Crupi L

BRUNO GEMELLI a morte di Pasquino Crupi mi colse di sorpresa sebbene conoscessi la gravità del suo male. Ricordo di aver ricevuto una sua telefonata ai primi di agosto nella quale mi prospettava un programma di iniziative culturali che sarebbero durate almeno cinque anni. La cosa mi rallegrò perché pensai e sperai che l’amico Pasquino fosse uscito dal tunnel. Poi la notizia della morte arrivò come un fulmine via web. Dopo un anno mi chiedo: Pasquino è stato dimenticato? Ahimè sì, al netto della cerchia degli amici più intimi e dei conterranei più vicini, Nel senso che non mi sono accorto della presenza di momenti rievocativi di livello regionale degni di omaggiare il suo ingegno. Pasquino è in buona compagnia in questo colpevole oblio. Sono stati dimenticati, rispetto a un’esigenza di ricordo legato alla produzione culturale esercitata in vita, Carlo Carlino, Totò Delfino, Nicola Zitara, Salvatore Santagata. Intellettuali, meridionalisti autentici, provenienti da una stessa area geografica, la Locride, escluso Carlino che era di Cinquefrondi. Sarà un caso? La stessa provenienza di Corrado Alvaro, Francesco Perri, Mario La Cava, Saverio Montalto (Francesco Barillaro), Saverio Strati. D’altra parte, perché meravigliarsi di tanta dimenticanza? Cade quest’anno il centenario della nascita di Renato Dulbecco, premio Nobel per la medicina. L’unico premio Nobel che ha avuto la Calabria. Lo scienziato nacque a Catanzaro il 22 febbraio 1914 da padre ligure (era ingegnere capo del Genio Civile) e da madre calabrese, Emma Virdia di Tropea. Né la città di Catanzaro né la Regione Calabria hanno promosso qualcosa di adeguato per ricordare l’illustre genio al di là di qualche comunicato e di improbabili targhe. In extremis, dopo alcune sollecitazioni giornalistiche, l’assessore Mario Caligiuri ha organizzato qualcosa per Dulbecco. Già, Caligiuri. Non vorremmo infierire ma l’assessore

regionale alla cultura in questi quattro anni è sembrato inadeguato a svolgere il compito che ha svolto. Indugiare più di tanto sarebbe come sparare sulla Croce Rossa. Aspettiamo con ansia che arrivi il nuovo assessore. Pasquino dimenticato. Nei miei ricordi egli è stato tante cose. Una mente poliedrica e mediterranea, sostenuta da una solida cultura classica. Un pensiero originale e profondo. Un pozzo di saperi. Sempre romantico e barricadiero. Innanzitutto è stato comunista. Ma anche garantista (mai a senso unico, per convenienza o per frequentare salotti). E le due cose non potevano stare assieme. Infatti il Pci lo guardò sempre con sospetto. Fu il prototipo dell’eresia. Da geniaccio sregolato. Irregolare. Da qui le sue frequenti contraddizioni e le sue aperture di uomo libero, senza paraocchi, senza condizionamenti che non fossero quelli da lui accettati, senza schemi preconfezionati. Brillante editorialista, direttore, maestro, critico e storico della letteratura calabrese, saggista, elzevirista, corsivista, situazionista, polemista, operatore culturale a tutto tondo. Il coraggio non gli è mai mancato.

INQUESTOCOLPEVOLEOBLIOIL PROFESSORE È IN BUON.A COMPAGNIA: CARLOCARLINO, TOTÒ DELFINO, NICOLAZITARA, SALVATORESANTAGATA. MERIDIONALISTI AUTENTICI

C

PARIDE LEPORACE aro Pasquino è già passato circa un anno quando la notizia della tua scomparsa m’impietrì davanti l’Isola di Dino, facendo scorrere nella testa le immagini del nostro rapporto, e quindi i fatti, le parole, le azioni. Pasquino mi manchi. Come amico saggio e furbo. Nel magistero delle fonti e della conoscenza. Mi manca il professore Crupi e il suo catalogare quella letteratura calabrese che per molta storia e geografia conosco dal tuo pugno. Pasquino mi manca la tua satira, la sciabolata fendente, il tuo ammiccare colto a qualche carognone e la scimitarra del versetto in Luna Rossa. Ripenso a certi luoghi calabresi e sono indissolubilmente legati a te Pasquino. Una taverna a ridosso dalla fiumara, il mare di Bova, le nebbie di Bova Superiore, la casa editrice Pellegrini, le librerie della Locride, i cortili di case smunte di Melito Porto Salvo. Pasquino seguito da poeti di strada che mi aprono il cuore con quel lessico vero che ha resistito all’intemperia dell’italiano burocratico che, anche tu, rettore Crupi, hai contribuito a far prosperare, pur non scrivendolo mai, ma gestendo qualche scriba e fariseo. Mi manca quel tono di voce da teatro ancora non scritto, il tuo, personaggio da commedia dell’assurdo. La metafora colta nel dialogo polemico con il migliore amico cui non concedi spazio per poi passare a lisciare il convivio di uva spremuta e parola levigata. Caro Pasquino penso a te e l’associazione d’idee mi fa apparire anche il figlio di Massaro Peppe, cresciuto a latte di asino tra Platì e San Luca. Pasquino e Totó, Crupi e Delfino, professori entrambi per antonomasia, giornalisti per scelta di campo, sono stati a mio modestissimo parere tra i migliori levigatori di allitterazione calabra in testi sicuramente colti e spesso curiosamente divertenti. In vostra assenza leggo Corrado Alvaro. Gente d’Aspromonte come voi e i vostri padri. Pasquino penna rossa come Pietro Mancini il vecchio. Pasquino luna storta. Pasquino capataz da Riviera. Pasquino che non teme la sbirraglia delle caserme e dei giornali. E penso anche alle tue sbronzate rivendicate con orgoglio. In fondo la verità è dei bambini e degli ubriachi. Pasquino, se ti riesce, mandami una Luna rossa su whatsApp o qualche polemica tosta contro la politica nazionale che non s’interessa più di Noi. Ne ho molto bisogno.

«Pasquino mi manca

la tua satira» «RIPENSOACERTILUOGHICALABRESI E SONO INDISSOLUBILMENTE LEGATI A TE. UNATAVERNAA RIDOSSODELLA FIUMARA, ILMAREDIBOVA, LE NEBBIEDIBOVASUPERIORE»

Pasquino Crupi E

FORTUNATO NOCERA

nel ricordo di un amico

bbi la fortuna di conoscere, nei primi anni settanta, viaggiando sul treno per Reggio Calabria, al ritorno dal mio “esilio” milanese durato quindici anni, un gruppo di persone, ciascuna delle quali ha lasciato nel mio animo e nel mio cuore un segno della propria spiccata personalità umana e culturale e molti gradevoli ricordi di allegri convivi e animati dibattiti politici. Mi riferisco a Virgilio Condarcuri, maestro di vita e cattedra di moralità e coerenza politica e civile, a Peppe Falcone, che ci ha lasciati di recente, uomo di grande sapienza, dalla conversazione densa di sapida e sobria ironia, a Totò Furfaro, uomo di grande intelligenza capace di tenere sempre allegra la comitiva con i suoi lazzi e le sue trovate poetiche, a Ilario Placanica avvocato, dalla razionalità spiccata con un eloquio semplice e brillante e a Pasquino Crupi, una

persona speciale, di molteplici talenti, un grande calabrese, un intellettuale di profonda e variegata cultura, un giornalista e scrittore forte e incisivo, un oratore possente ed affascinante che dedicò la sua intera esistenza alla difesa di noi tutti calabresi, troppo spesso bistrattati da una stampa nazionale prevenuta e ingiustamente oltraggiosa contro la nostra Regione. Pasquino fu uomo di cultura a tutto tondo. A soli 20 anni non compiuti, nel febbraio del 1960, ancora studente universitario, sulla rivista “Rinascita” n.2 di quell’anno, opponeva, ad affermati critici letterari e a giornalisti del calibro di Mario Montagnana, il suo libero pensiero critico su autori emergenti, quasi sconosciuti al grande pubblico, come P. P. Pasolini (a proposito del romanzo Una vita violenta). A sedici anni già faceva comizi in piazza in difesa dei lavoratori e per l’affermazione dei principi di uguaglianza e giustizia, e di


SETTIMANALE

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SABATO16 AGOSTO O 17

19 Agosto Bova Marina,anniversario di morte ore 18,30messa nella chiesa di Don Bosco ore 21,30Ricordo di Pasquino, presentazione del libro“un gambero rosso”, note autobiografiche di un meridionalista senza conversione 20 Agosto Bovalino ore 21,30 - Parco delle rimembranze Ricordando Pasquino musica e poesia popolare

M

ROSARIO V. CONDARCURI ondadori era il soprannome che Pasquino mi aveva affibbiato quando accettò di fare il direttore de “la Riviera”, era il suo modo per far capire che ero sì l'editore, ma che non valevo quanto mio padre, suo grande amico. In questo suo uso del soprannome c'è tutto Pasquino, il suo stile inconfondibile, la sana ironia, il saper stare insieme agli altri con lui a capotavola. Mi manchi professore, questo mi viene spontaneo scrivere a un anno dalla tua morte, mi sento molto più solo, ma soprattutto mi manca il tuo pensiero libero. Dicono che la grandezza si misura nelle piccole cose, quella telefonate mattutina dove tra una bestemmia e una risata analizzavi il

Mi manchi,

Pasquino è luce ÈSTATOUNUOMOCARICODI VIRTÙ, DIDIFETTI, DIPASSIONI. GIUSTE E SBAGLIATE. PERQUESTO GLIABBIAMOVOLUTOBENEE PERQUESTOCIMANCA. ÈSTATO UNCAVALIEREERRANTE

Mondadori P fatto del giorno o della settimana, con una lucidità e una sensibilità giornalistica incomparabile. Ed ogni giorno era un buon giorno. Ora per me tutto è più difficile, la strada non è più maestra, mi sento solo. Le nostre discussioni, i litigi, erano sale, stimolo per la redazione. Pasquino per spiegare “la Riviera” diceva spesso «da fuori sembriamo il “Corriere della sera”, ma poi il giornale sembra sempre indietro, arranca, finché come per miracolo si confeziona e va in stampa». Mi manchi professore perché con te mi sentivo con le spalle coperte e chiunque ci attaccava trovava pane per i suoi denti. Rimanevo ammirato nel vederti ricercare nella Bibbia la parabola giusta per rispondere. Sei stato un campione di umiltà giornalistica e di onestà intellettuale. Citrosodina, sigari e tagliasigari, zippo e cerini da cucina, la penna e il cappello. E un giornale che, come per miracolo, andava in stampa. Mi manchi maestro.

libertà. La sua forte passione civile e il suo amore per la letteratura nazionale e regionale lo portarono ad occuparsi, con la pubblicazione di decine di volumi e centinaia di articoli, di entrambi questi aspetti della cultura. Sin da giovanissimo ebbe come obiettivo principale la valorizzazione della cultura regionale calabrese dedicando all’argomento molti libri e centinaia di articoli, fino alla sua opera capolavoro: Storia della letteratura calabrese, autori e testi, in sette volumi, che rappresenta la “summa” di ogni studio fatto sull’argomento, da sempre, in cui hanno trovato posto sia i massimi esponenti che i minori della letteratura calabrese di tutti i secoli. Ma la sua voce possente e tagliente si è alzata anche ogni qualvolta venivano intaccati o conculcati i diritti del popolo e dei calabresi. Con coraggio e decisione denunciò, senza tentennamenti, i soprusi e le violenze del potere e dei potentati; molti di noi ricordano la sua presa di posizione decisa e coraggiosa dopo la

Strage di Luino nel gennaio del 1990. Con il libro Il giallo color sangue di Luino denunciò l’esecuzione sommaria di quattro calabresi a Germignana di Luino in Lombardia, rei di aver pensato di sequestrare una persona. Altro capitolo dei suoi interessi di studioso fu la questione meridionale, argomento sempre e ovunque presente nei suoi studi, nelle sue opere e nei suoi interventi oratori. Ricordo di una volta che l’accompagnai a Olten in Svizzera, dove era stato chiamato da una organizzazione di emigrati calabresi che, conoscendo la sua preparazione sui fatti di Melissa, lo invitarono a tenervi una conferenza sull’argomento. Era inverno. Dappertutto c’era neve. La sala dell’albergo in cui si tenne la conferenza era strapiena e non solo di calabresi,ma anche di altri italiani e alcuni svizzeri, Pasquino sbalordì tutti con la sua oratoria sapiente ed efficace, ancorché un po’ tribunizia. Alla fine della conferenza molti dei presenti avevano le lacrime agli occhi.

Poco prima di morire volle lasciare su questo argomento la sua opera, forse più meditata e matura: La questione meridionale. Ma ora lo voglio ricordare anche come uomo devoto alla Madonna di Polsi. Pasquino teneva nel cuore, come una sacra reliquia, la fiammella della fede trasmessogli dalla amatissima madre e rafforzata dalla conoscenza e dalla frequentazione di tre grandi sacerdoti: padre Stefano De Fiores che fu forse colui che influì di più sul suo carattere fortemente realista e laico. don Giosafatto Trimboli di cui Crupi ammirò molto la profonda fede e la grande cultura e considerò suo maestro di saggezza. don Pino Strangio, attuale Superiore del Santuario mariano, del quale disse: «...viene dal popolo, e al popolo sa parlare, sciogliendo i dogmi della Chiesa con l’arte difficile del parlare facile, dolcemente, soavemente, come zolletta di zucchero in un bichiere d’acqua...», tra i due correva una grande stima e una profonda amicizia, senti-

ILARIO AMMENDOLIA uskin definiva la vita un “dono terribile “ di Dio perché pesa su di essa la condanna alla pena capitale. La falce ad uno ad uno ci ruba gli amici, ci spopola il nostro mondo, ci costringe a volgere la sguardo a Ponente dove il tempo spinge anche i cavalli più sbizzarriti e selvaggi. Pasquino è stato uno di questi ed è morto ad Agosto quando il “pianto di stelle” è visibile ad occhio nudo. È morto mentre in questo lembo di terra si riversava una cascata di luce. Gli scienziati sono sicuri che ovunque nell’universo agisca una grande forza a cui tende ogni forma di vita e capace di calamitare ogni cosa. Pasquino non può essere svanito nel nulla ma il 19 Agosto del 2013 ha spinto il suo destriero verso l’Alto.

menti molto apprezzati e condivisi da entrambi. L’attaccamento a questo sacro luogo, che definì «Capolavoro del sentimento cristiano», lo condusse a scrivere libri ed intervenire con dei forti articoli, quando qualche pennivendolo ha cercato di infangare il nome di questo venerabile Santuario. Durante il viaggio, in mia compagnia, per dare l’ultimo saluto alla Madonna, poche settimane prima della morte, mi ha confidato di voler fondare una rivista che avesse come argomento principale il Santuario della Madonna della Montagna. La morte non gli ha dato il tempo per attuare il progetto. Addio mio caro Zarfò, avrei voluto scrivere per te, nella ricorrenza di questo triste anniversario, tante altre cose che mi urgono nel cuore. Ma non ho né la capacità, né la bravura che erano le tue caratteristiche. Sappi però che sei sempre nei pensieri di chi ti ha stimato ed amato come un fratello e che hai lasciato in tutti noi un vuoto incolmabile.

Dovrei dire che adesso è in compagnia di quelli che Lui definiva gli “spiriti magni” ma preferisco pensare che almeno lassù tutte le creature siano uguali. Se potessi parlare a Pasquino non vorrei annoiarlo dicendo che ogni cosa quaggiù ci parla di lui e che avremmo tanto bisogno della sua brillante intelligenza e della sua penna. Lo sa già! Lui è in un’altra dimensione. È stato un uomo carico di virtù, di difetti, di passioni. Giuste e sbagliate. Per questo lo abbiamo voluto bene e per questo ci manca. Non è stato un sepolcro imbiancato ma un cavaliere errante consapevole di quanto è dura quaggiù la vita per chi si batte per la libertà, per l’uguaglianza, per la giustizia. Adesso però starà intessendo un dialogo con Dio. Avrà anche l’ardire di contestarlo o forse si scuserà per averlo testardamente negato. L’Altissimo lo perdonerà perché l’ha visto raccogliersi nelle sua originale preghiera dinanzi alla Chiesa di S. Leo o nel silenzio di Polsi. Un anno è passato, in un lampo, da quando Lui ha lasciato questa nostra «aiuola che ci fa tanto feroci», Pasquino nella vita aveva imbracciato una fiaccola per rischiarare le tenebre . Io posso solo portare per lui un piccolo cero che il 2 Settembre accenderò a Polsi che per noi è stata il simbolo di una umanità crocefissa. Ricorderò i versi di Montale: «...tendono alla chiarità le cose oscure, si esauriscono i corpi in un fluire di tinte: queste in musiche. Svanire è dunque la ventura delle venture». Svanire dopo questo nostro breve viaggio. Ricominciare tra gli infiniti silenzi. È questa la speranza estrema. Tutto svanisce in questo mondo. Se privilegiassi la retorica direi che il ricordo di Pasquino sarà “perenne” e non svanirà mai. Mentirei. Non lo posso fare parlando di un amico. Pasquino ha finito di cavalcare nelle nostre praterie. Ha fatto il suo viaggio con onore e adesso merita di cavalcare tra la luce in un mondo più bello e più giusto.


CULTURA E SOCIETÀ

La Festa del pane, un incontro tra tradizioni Domenica 10 Agosto si è tenuta a Canolo la Festa del pane. Un momento di comunità autentica nel piccolo paese aspromontano, un insieme di tradizioni che si rinnovano e legami con il territorio che si rinsaldano. Si è parlato di cibo, tipicità, territorio e dell’importanza di conservare gli antichi sapori e mestieri e di valoriz-

zarli perché rappresentano una delle poche risorse per centri piccoli come Canolo. Hanno partecipato Assessore Gaetano Rao, il sindaco Rosita Femia, il Presidente del Parco D'Aspromonte Giuseppe Bombino, Laura Stilo dell'azienda Stilio, Ieraci della Coldiretti, e la nostra Patrizia Pellegrini.

Reggio città Metropolitana Presentato a Siderno il libro di Francesco Nucara “Reggio: Città Metropolitana” incentrato su un nuovo orizzonte politico e un diverso assetto di pia-

nificazione per Reggio e provincia. Tematiche complesse che stanno a cuore a molti: sul palco erano infatti presenti personaggi di spicco della

politica calabrese, come Pietro Crinò, Pietro Fuda, ma anche esperti, come l'ing. Edmondo Crupi. La presentazione è stata curata da Marcello Attisano, moderata da Aristide Bava e arricchita da intermezzi musicali di Francesco Raso. La Città metropolitana è una organizzazione differente rispetto ad attuali Regione e Provincia, secondo la quale verrebbe organizzata buona parte del territorio calabrese. Verrebbe modificato tutto l'assetto amministrativo, burocratico, politico e la programmazione di gestione delle risorse. Sarebbe una specie di “riavvio” della politica calabrese, e in questo senso è un'occasione di grande potenzialità. Tuttavia nell'ascoltare alcuni interventi si ha la deprimente sensazione che si speri o si supponga che tutto possa cambiare senza intaccare la politica nazionale e che esista una seppur minima possibilità che lo Stato italiano abbia intenzione di portare la Calabria ad una parità economica, perdendo così “il comodo” di avere una terra da saccheggiare a piacere e insultare senza moderazione. La Redazione

Sold out per LaTraviata a Locri Un importante traguardo quello ottenuto con questo evento, che dimostra la voglia di cultura di alta qualità nella Locride. Servono ora luoghi adatti ed educazione per ospitare altri eventi del genere Accolto con un sold out l'allestimento de “La traviata” a Locri dello scorso 12 Agosto, traguardo finale della prima edizione del Laboratorio Lirico Internazionale di Alto Perfezionamento “Morgana Opera Academy”, proposta dall'Associazione Culturale Morgana inCanta, con il presidente Serenella Fraschini, in collaborazione con l'assessorato alla Cultura del comune di Locri, nella persona di Anna Rosa Sofia. Nel cast si distinguono nei ruoli principali il soprano Daniela Kovacheva (Violetta Valery), il tenore Vladimir Reutov (Alfredo Germont) e il baritono Leonardo Galeazzi (Germont padre), quest'ultimo professionista accreditato a livello internazionale, capace di commuovere la platea ipnotizzata nel duetto con Violetta, durante il suo arioso Pura siccome un angelo. Daniela Kovacheva (bulgara) e Vladimir Reutov (russo) sono giovani artisti che sono stati all'altezza del ruolo. Emergono come qualità vocali e scenica, fra i ruoli minori, Annalisa Cappelleri (Flora Bervoix), Chiara Marino (Annina) e Gianluca Marino (Gastone e Giuseppe), mentre per il timbro vocale Giuseppe Zema (Barone Duphol). Completano il cast: Angelo Michele Mazza (Marchese d'Obigny e commissario) e Giordano Farina (dottor Grenvil). Bisogna segnalare inoltre la coreografia su Noi siamo zingarelle del corpo di ballo Danza Dionysos diretto da Ivana Sanci, la grande

competenza del Coro Francesco Cilea e la performance dell'Orchestra del Teatro Francesco Cilea di Reggio Calabria. Questo unicum per la Locride si fregia dell'attenta regia di Mario De Carlo, regista di fama internazionale che vanta un curriculum costellato da riconoscimenti, fra cui, nel 2012, al Teatro dell'Opera di Bucharest, il Premio “Gala Artele Spectaculului Muzical (Opera, Operetta e Musical), come miglior Regista d'Opera e il Premio Speciale come miglior Scenografo/Costumista per la sua produzione del “Faust”(Miglior Spettacolo per la sezione Opera), e, nel 2013, all'Opera Nazionale Romena di Ia_i, nella notte “Oscar per l'Opera”, il premio come miglior Costumista dell'anno. Nel suo allestimento Violetta è una donna pubblica, la cui vita si svolge sotto gli occhi di tutti. Al pari delle stars, anche a lei viene negata la possibilità di vivere una vita che sia solo propria. Tutti gli aspetti più privati vengono così spiati, seguiti, scrutati, da “borghesi piccoli piccoli, col pelo sul bavero e sul cuore”, una società priva di scrupoli e capacità analitiche che “allunga l'occhialino per meglio mettere a fuoco le vicende di lei e ne segue le sorti”, come precisa il regista. L'esperienza di Violetta si snoda in una scenografia, al cui centro campeggia un elemento, che è di volta in volta alcova, tavola imbandita, salottino intimo, tavolo da gioco, letto di morte. “Tale elemento, che nella sua rigidità ospita la multiforme storia della protagonista, accompagna

La rete Macramé si presenta al territorio LA PRIMA INIZIATIVA PROPOSTA È IL SERVIZIO DI CURA DOMICILIARE CONCORDATO CON L’ASP DI REGGIO FRANCESCA BARRANCA Da martedì 22 luglio a Siderno, presso i locali del centro di terapie riabilitative FitMed di via Trieste n.75, è attiva la sede territoriale della Locride della rete sociale “Macramé”. In occasione della presentazione della sede territoriale della Locride, i rappresentanti della rete “Macramé”, di cui è presidente Gianni Pensabene, hanno illustrato ai cittadini e agli operatori del settore l'accordo quadro sui nuovi servizi di cure a domicilio, siglato alcuni giorni fa con i vertici dell'ASP di Reggio Calabria. La rete “Macramé”, costituitasi recentemente dalla fusione dei consorzi Terre del Sole e Kalon Brion che per storia e cultura appartengono all'associazionismo laico cattolico, opera in diversi contesti: dai servizi di assistenza alla persona, all'agricoltura sociale e solidale, alla progettazione e realizzazione di interventi finalizzati alla proficua utilizzazione dei beni confiscati. La rete “Macramé”, trame solidali mediterranee, contiene già nel suo acronimo l'idea di un tessuto fitto e resistente, con le sue sedi (antenne territoriali) di Reggio Calabria, Villa S.Giovanni, Area Grecanica, Locride, si propone l'obiettivo di contribuire a dare

nuova linfa a questa terra povera di occasioni e con una economia ormai da tempo in ginocchio, attraverso la creazione di opportunità di lavoro e di riscatto per tutti quei soggetti che versano in una condizione di disagio sociale. All'interno della rete operano già diverse figure professionali esperte nell'ambito dell'assistenza socio-sanitaria e socio-assistenziale domiciliare. Per gestire in modo efficiente le richieste dell'utenza, la rete si è dotata di un sistema di collegamento internet con la centrale operativa che utilizza un software specifico, interfacciandosi direttamente con

l'ASP di Reggio Calabria. Tra i principali obiettivi del nuovo sodalizio per quanto riguarda gli interventi nell'ambito dell'assistenza domiciliare, vi è quello di porre al centro le esigenze della persona svantaggiata, nonché consolidare, anche sul nostro territorio, una rete integrata tra enti pubblici e privato sociale, al fine di garantire alla popolazione anziana oltre i 65 anni non autosufficiente ed ai disabili gravi, un servizio quanto più possibile efficiente e soprattutto continuativo, solo così si potrà rispondere concretamente alle necessità di chi versa in una condizione di gravità.

Violetta nella sua corsa verso l'ineluttabile fine” spiega De Carlo. Il finale è forte, intenso, pregnante, quasi cinematografico, ben reso dalla Kovacheva, e potenziato dalle scenografie di De Carlo che si è avvalso dell'esperienza di Salvo Manganaro che ha realizzato, con tecnica digitale, scenovideografie di grande impatto, capaci di valorizzare le caratteristiche architettoniche dell'ottocentesca facciata della Corte comunale. Un esperimento ben riuscito, vanto per la città di Locri, che in tal modo conferma il proprio investimento consapevole nella cultura, vista come leva di sviluppo e capace di rendere Locri realtà produttrice di arte a livello nazionale. Un plauso particolare all'assessore alla Cultura, Anna Rosa Sofia, e al direttore artistico del progetto, Serenella Fraschini, che si è spesa per realizzare questa “creatura”. Docente della cattedra di Canto al Conservatorio di Reggio Calabria, soprano di luminosa carriera, direttore artistico per la Lirica del Teatro Francesco Cilea di Reggio Calabria. Mi auguro, dato il successo, che il fuoco dell'arte non si spenga, e abbia seguito una rassegna di lirica estiva, capace, come già ebbi modo di dire, di imporsi come il Festival “Puccini” di Torre del Lago o “Lo Sferisterio” di Macerata, e di richiamare un pubblico internazionale di patiti del bel canto” nella nostra terra. Annunziato Gentiluomo

Sonia Certomà si racconta Nata a Catanzaro il 05 agosto 1974, Sonia Certomà ha frequentato l’Accademia delle Belle Arti laureandosi con il massimo dei voti. Una ragazza dolce e una pittrice di grande talento, ci ha ospitati nel suo laboratorio e noi, da gran “spettatori” abbiamo preparato quest’intervista: Come è iniziato il tuo percorso artistico? Sin da quando ero ragazzina, amavo i colori e mi piaceva tantissimo disegnare.... adoravo i toni molto accesi, qualità che in me è rimasta tutt’ora. Qual è il tuo stile? Non seguo nessuna corrente in modo particolare, benché io stessa riconosca un’influenza da parte dei colori orientali, molte delle mie raffigurazioni sono d’ispirazione simbolista, dove trovo del positivo lo faccio mio, attraverso la pittura, non è importante che sia di una etnia specifica, l’importante è che riconduca alla serenità dell’animo. Hai sempre avuto questa passione? Sì. Qualsiasi altra cosa io faccia, per me stessa resto solo “la pittrice Sonia”. Nel tuo lavoro quanto è importante la fantasia? La fantasia è fondamentale, attraverso essa, si filtra la realtà, che assume diversa forma, colore e significato.

Quando hai iniziato a dipingere i primi quadri? All’età di undici anni, mi hanno regalato un kit di colori ad olio e cinque pennelli. Da quel momento in poi non li ho mai lasciati; mi considero un “pennello nelle mani di Dio”. Conservo ancora il mio primo dipinto. Ho notato una certa predisposizione nel dipingere figure di Santi. Che significato assume per te? Ciò è dettato dalla mia forte credenza e da alcune esperienze dirette con il mondo così detto “dell’invisibile”. In passato mi ero documentata sulle quattro religioni capostipiti, un po’ sospettando che non vi fosse una verità inconfutabile, ma, più andavo avanti e più non ho potuto fare a meno di riconoscere in Gesù la verità assoluta. Ecco perché da quel momento in poi ho deciso di rappresentarlo sia come immagine visiva e sia attraverso le sue simbologie e i suoi miglior seguaci, i Santi, con la predisposizione in particolar modo verso l’Arcangelo Michele e l’Angelo Custode. Sono passati dodici anni da allora e il mio sentimento non muterà, sarà solo crescente. Katia Candido


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La notte incantata dei saltimbanco DUE GIORNI DI MAGIA E DI ARTISTI DI STRADA CHE HANNO FATTO RIVIVERE LA CITTÀ DI STIGNANO PER LA TERZA EDIZIONE DELLA FESTA DEI VICOLI DELL’ANTICO CASALE Un borgo, una notte d'estate e un briciolo di magia. Un incanto che sa di epoche passate e di un tempo che fu. Saltimbanco, giocolieri, acrobati, mangiafuoco e veggenti per le strade di Stignano in occasione della terza edizione Festa nei vicoli dell'Antico Casale. Artisti di strada da ogni parte del mondo hanno intrattenuto i numerosi curiosi che hanno scelto di passare una serata immersi nella magia che solo il “circo di strada” sa ancora regalare. Un clown cileno, El Karcocha, il tedesco Andrea Fidelio che interpreta Fefè, un grottesco boss, la performer canadese che si esibisce con gli hula hoops,

l'italianissima Claudia Franco che ha fatto venire i brividi ai presenti con le sue acrobazie con la ruota cyr. Ed ancora, la DuoDorant Company, altro gruppo italiano di clown che ha improvvisato un comico incontro di boxe, Flash Gonzales, altro cileno, giocoliere, il mago Crispino ed infine il banditore, poeta, attore, Giuseppe Mandica.L'11 e il 12 Agosto Stignano ha ospitato tutti questi artisti, trasformando i suoi vicoli in un grande teatro a cielo aperto. Tra l'altro la manifestazione è stata accompagnata dalla super luna piena che ha reso tutto ancora più magico

Al via laVI edizione del Festival nazionale teatro Magna Grecia

il 1 agosto è iniziata la stagione estiva teatrale a Marina di Gioiosa Ionica. Ha preso il via infatti la VI edizione del Festival Nazionale Teatro Magna Grecia, organizzato dai comuni di Marina di Gioiosa Ionica, Locri e Gioiosa Ionica, insieme al Centro Teatrale Meridionale, diretto da Mimmo Pantano e con il supporto della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria. A Marina di Gioiosa Ionica l'importante rassegna teatrale è ospitata presso

il Teatro Romano, un gioiello del II secolo a.C., scoperto nel 1883 e portato alla luce dagli scavi diretti da Paolo Orsi, nel 1925. Lo serata inaugurale ha visto in scena il grande Gigi De Luca, istrionico ed apprezzato protagonista di Miseria e Nobiltà di Eduardo Scarpetta. La comicità di De Luca e della sua compagnia ha catturato il numerosissimo pubblico presente, che ha fatto registrare il tutto esaurito e questo a riprova del fatto che la Calabria e la Locride sono luoghi in cui è possibile e anzi è necessario investire in cultura. La kermesse teatrale, poi, è proseguita con un allegro e riuscito spettacolo di burattini, portati sulla scena del Teatro Romano dalla Compagnia della Maruca di Crotone. Grandi e piccini, per quasi due ore, sono stati affascinati dalla storia di Zampalesta u cani tempesta. La serata, poi, si è conclusa con una dimostrazione sulle tecniche per costruire in famiglia una marionetta. L'appuntamento, ora, è per martedì 19 agosto, alle 21,15, quando verrà rappresentata Miles Gloriosus, una commedia di Plauto, con l'interpretazione di Edoardo Siravo. Commedia dalla comicità sfrenata, il Miles Gloriosus è considerata l'antecedente di tutti i “Capitan Spaventa” e “Fracassa” che animeranno la Commedia dell'Arte e il teatro del Rinascimento. Edoardo Siravo sarà un Miles alquanto gloriosus, con gonnellino, mantello bordeaux e imbracato in una corazza di seconda mano, usurata e ramata. Uno spettacolo da non perdere, in una cornice di inconsueta bellezza.

SABATO 16 AGOSTO

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Non aprite quella borsa SARA JACOPETTA Mary Poppins, la tata più amata d'America, ne aveva tolto fuori perfino un attaccapanni dalla sua borsa, lasciando i piccoli Jane e Michael a bocca aperta. Fedele amica delle donne, si sta avvicinando sempre più anche al mondo maschile, sottoforma di tracolla. Borsa deriva dal greco “byrsa” che vuol dire cuoio: sono stati infatti gli uomini della preistoria ad inventare questo accessorio. Difatti, i cavernicoli si accorsero che accartocciando la pelle degli animali, si poteva ottenere un comodo “aggeggio” dove poter riporre gli utensili. Chi l'avrebbe mai detto che sarebbe diventato qualcosa di irrinunciabile per una donna. Ma attenzione, qualcuno si potrebbe arrabbiare a sentirla chiamare semplicemente borsa: bisogna fare una distinzione tra shopping bag, sacca, borsa a mano, a spalla, tracolla, bauletto... Quello che si può notare è che le donne hanno un problema con le misure. Già! Perché escono di casa con una pochette creata per contenere un pacco di fazzoletti e un campioncino di profumo, e invece tu, uomo, la apri, e ti senti come catapultato in una partita di shangai, della serie “Fatemi riflettere con calma, altrimenti qui faccio un patatrac”. Oppure dicono di passare a fare una semplice ricarica ed escono con una borsa che il tuo borsone da calcio in confronto è un marsupio. Ci infili la mano per prendere il telefono ed è il vuoto più totale. Il pozzo di San Patrizio che avevi visitato nel '93 non è nulla di fronte a quella voragine di borsa. Che poi, all'interno trovi un po’ di tutto: un astuccio salvavita con pillole antinfiammatorie, assorbenti, un cerotto e un aggeggino piccolo che con due mosse da mago diventa uno spazzolino da denti; un libro, che le donne portano ovunque (“qualora mi dovessi annoiare”) che non leggono mai; una penna che puntualmente esplode, macchiando l'intera borsa; gomme da masticare seminate, a causa del pacchetto che si è aperto; quindici scontrini, che un po' di spazzatura non guasta mai. Quando all'improvviso tu, uomo, affetto da un attacco di raffreddore improvviso, chiedi loro di salvarti con la cosa più semplice che esiste: un fazzoletto. Loro ti illudono, perdendo tre minuti a cercare, e con quel viso da finte afflitte ti dicono “Mi dispiace, non ce l'ho”.

Il Borgo di Bovalino Marina in festa per San Francesco, protettore della gente di mare È notte profonda, in un caldo afoso quasi irrespirabile, m'incammino insieme a mia moglie, per raggiungere un amico e tutta la troupe, di una parte d'inizio del Borgo, padrone e dominio degli antichi pescatori. C'erano una volta il Borgo e i pescatori, con il silenzio, nelle loro case accennate, dove gli attrezzi di pesca erano i padroni delle loro case, con le reti, i loro attrezzi, le lampare quasi squassate, le nasse, i sugheri, le ceste e i lettini in mezzo a loro, facevano da cornice, in questo disordine, ordine, per il loro riposo, dove l'odore del pesce era predominante e le narici respiravano l'odore del mare e del sale. Ma in ognuno di loro, c'era la conoscenza amorosa del mare delle proprie reti da pesca, che, quando non andavano a mare, curavano e rinfor-

zavano, se qualche pesce le aveva lacerate. Quasi tutte le sere c'era la preparazione della propria barca, per la partenza per la pesca, tutto doveva essere al proprio posto, per poterla operare e trovare anche nel buio della notte. E così, quasi tutte le sere, lasciando la riva e il paese alle spalle per raggiungere il largo, il più lontano possibile s'inoltravano nel buio, per abbandonare le reti nel profondo del mare e in silenzio ritornavano alla riva, con la speranza e l'attesa, l'indomani, di tirarle piene, per la propria sopravivenza. Gli anni di quella grande poesia che viveva la zona sono già passati, oggi a raccontarla sembra un sogno, ma era la realtà. La nuova generazione non so da quando e come, con la stessa intensità, religiosità ed emozione e tanta fatica sovruma-

na, vuole raccontare il passaggio di san Francesco, amico dei suoi marinai e patrono del mare, nel rione Borgo con “ l'Infiorata ”. Era notte fonda come dicevo, percorrendo via Garibaldi all'incrocio di via Fratelli Bandiera, si notavano da distanza, i numerosi visitatori accorsi per ammirare e assistere alle fasi conclusive della preparazione. Raggiunto l'inizio del Borgo, oltre alla folla mi ha colpito il viale illuminato con dei piccoli ceri a forma rotonda piccoli con la fiammella appena accesa e tremolante, anche lei stanca, come le donne, i bambini, gli uomini, che hanno partecipato al grande lavoro di cesello, di pittura a mano; la stanchezza predominava in ognuno dei volti di coloro che, inginocchiati a terra, chini sull'asfalto, spalmavano l'impasto colorato,

per distribuirlo sul disegno preparatorio di Luciano Armeni e dei suoi collaboratori. Sembravano tanti tatuaggi, che avevano preso d'assalto l'asfalto infuocato dal giorno trascorso. Ma non è stato sufficiente un giorno, si sono avvicendati altri giorni e parte delle notti, e la stanchezza e le forze sono arrivate al culmine. Intanto i visitatori si intrecciavano nel vicolo del Borgo ad ammirare quel capolavoro del viale infiorato: i tasselli curati nei minimi particolari disegnati e non fatti per caso, ma con un criterio e una logica ben precisa, dalla Barca del pescatore all'ingresso del Borgo, all'acquario con dei pesci, ai disegni e decorazioni di molti colori, per raccontare il Borgo e San Francesco padrone di Bovalino. Domenico Savica




RIVIERA

BLOB

Candi..diamoci Ferragosto a Marina di Gioiosa Jonica

Il suo ricordo rimarrà sempre nel nostro cuore. Una somiglianza incredibile quella tra il compianto Raimondo Scalisi, deceduto due anni fa, e lo straordinario attore americano Jack Nicholson. È l'attore vivente che ha ricevuto più nomination al premio Oscar: ben dodici (otto come attore protagonista, quattro per non protagonista). L'onore dei Prizzi, Ironweed e Codice d'onore alcuni tra i suoi film di maggior successo.

Una festa di corpi svestiti e di gioia, di mare e di cielo e di sole piantato in alto a sorvegliare. Il vociare allegro e le urla giocose dei bimbi. La sabbia rovente e la frescura dell’acqua, e basta un pallone per ritrovarsi felici. Staccare dalla routine, cercare gli altri e ritrovarli simili, e festeggiare il solleone con il grande rito collettivo del tuffo in mare. Auguri a tutti, viva l’Estate!

Sergio “U squalu” Assessore operaio. Canta l’assessore all’ambiente del comune di Bovalino, Sergio Delfino: Api truccate, anni '90, girano in centro sfiorando i 90, rosse di fuoco, comincia la danza, di frecce con dietro attaccata una targa. Dammi una Special, l'estate che avanza, dammi un’Ape e ti porto in vacanza! Ma quanto è bello andare in giro con le ali sotto ai piedi se hai un’Ape Special che ti toglie i problemi ...

Sunshine Reggae Lo Squalo di Marassi in vacanza nell’arcipelago delle Sbarre a Siderno, mentre increspa sotto la doccia il mare di cemento della statale 106, al chilometro105. Laid Back-Sunshine reggae: Gimme, gimme, gimme just a little smile, That’s all I ask of you Gimme, gimme, gimme just a little smile,We got a message for you.

Reduce dal grande successo ottenuto con una nuova, strabiliante edizione della “Festa nei vicoli dell’Antico Casale di Stignano” ecco a voi il Sindaco Franco Candia insieme a El Karcocha ed il fotografo Celestino Gagliardi. Nessuna improvvisazione, solo tanto impegno.

Abbracciamose vip “Abbracciamose” questa settimana è in compagnia di alcuni Vips. Bella serata in compagnia di Vincenzo, Giovanna e Federica direttamente dal palcoscenico d'Amici a Merici da Rudy Lizzi

Foto di gruppo

L’Oroscopone del piccolo criminale

Mangia i cannoli contro il logorio della vita quotidiana. Alla festa del Pane di Canolo, grazie all’intraprendenza dei nostri amici, abbiamo assaggiato delle specialità assolutamente “deliziose”.

by Giuditta

Ariete: voi siete uno dei tanti assessorucoli comunali intrallazzisti, unigambisti e mistomafiosi. Avete fatto un pò di tric e trac su quelle praticucce per favorire qualche amico di boss ed ora vi ritrovate con la foto segnaletica sui giornali. Ora che siete finiti con le brache calate davanti a tutto il paese, le mutande ve le potete mettere in testa.

Cancro: voi avete aperto una pizzeria ma non rispettate le norme igieniche, sul pavimento della cucina c'è tanto di quell'olio che si potrebbe fare lo slalom, ma voi invece di pulire ci gettate sopra la farina, creando un impasto scivoloso. Una delle commesse scivolerà e si romperà una gamba, e voi dovrete pagare i danni.

Toro: voi avete cercato di scassinare la casa di una vecchietta ultracentenaria che vive da sola in una casetta di campagna. Pensando di trovare gioielli di famiglia di valore antiquariale, legate e imbavagliate la vecchietta. Purtroppo per voi trovate solo una statuetta di Padre Pio e acqua benedetta di Lourdes.

Leone: voi siete proprietari di una piccola società di phishing su internet. Cercate di attrarre tutti in ogni modo possibile, finché non trovate un'idea stupenda: una petizione anti Silvio Berlusconi che invece conduce ad un sito sul quale vi verranno rubati i codici delle vostre carte di credito. Purtroppo sarete intercettati dalla Polizia Postale. Vergine: voi avete ammaccato una macchina facendo retromarcia e siete fuggiti. Ma siete stati visti e qualcuno vi ha preso il numero di targa. Dato che però non c'era nessuna prova contro di voi, il danneggiato vi tormenterà con telefonate minatorie e sms a tutte le ore del giorno e della notte. Cambiate numero.

Gemelli: Voi sarete accusati di abigeato. Data la vostra nota passione per il latte fresco e le ricotte, ruberete tre pecorelle al vostro vicino di casa. Oltre alle erbette fresche darete alle pecorelle anche del caffè da bere, così mungerete cappuccino fresco ogni mattina. Purtroppo le vostre colazioni saranno interrotte dai Carabinieri.


SETTIMANALE

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SABATO 16 AGOSTO 23

Il prof. Domenico Angilletta ed alcuni suoi alunni nel mentre sono intenti ad una necessaria pausa di riflessione. Come il professore John Keating de “l’Attimo Fuggente” (interpretato dal grandissimo, compianto, Robin Williams) il nostro prezioso collaboratore sembra dire: Carpe diem, cogliete l'attimo ragazzi, rendete straordinaria la vostra vita.

filù filù filù filà Metti che sei un artista puro e questa cosa non fa certo un bell'effetto. "Il clarinetto, quello che fa filù filù filù filà".

La nostra amica Daniela Fazzolari si è sposata a Tricase. Eccola in un selfie post wedding con i più importanti attori di “Cento Vetrine” la soap che l’ha resa famosa. Congratulazioni, abbracci e un mare (pugliese e non sidernese) di auguri. Il fortunato si chiama Sergio Sparascio, ha 29 anni (10 meno di lei) e di professione fa il modello. Wowww!!!

Buon Primo Compleanno

Alfredo dee jay

A Maria Sole luminosi auguri per il suo Primo Compleanno!

Alla consolle, più ambito di Avicii, meglio di Fargetta e di Gigi D’agostino immezzo a noi ( ed a voi) il grandissimo dee jay sidernese Alfredo Vitale, vera “rilevazione” e non “rivelazione” dell’Ymca Street.

“Martonesi” L'ambasciatore d'Italia a Vienna, Giorgio Marrapodi, non è mancato all'appuntamento con Paese Natio con il sindaco Imperitura. Grazie

Coplimenti Max

Uomini del sud Luigi Errigo, Nino Sigilli e Pino Aprile: Siamo meridionali, dovete costruire le centrali nucleari? Stiamo qua noi; approfittate di noi! Che fate? Non ne approfittate?

Congratulazioni al nostro campione Massimo Cataldo classificatosi al primo posto al torneo di tennis “Madonna delle Grazie” a Roccella Jonica.

Bilancia: dopo una vacanza a BaykonUr, dove ci sono i campi di nudisti, avete preso a fare il bagno totalmente nudi. Arrivati in Calabria pensate che non ci siano leggi che vietino il bagno nudi e ve ne andate in spiaggia con tutte le vostre cose penzoloni. Passerete una bella estate al fresco. Al fresco, sì, ma di una cella!

Capricorno: voi, per comprarvi una macchina nuova, dato che la vostra è del 1987, pensate di rapire qualcuno, ma non sapete chi. Così rapite vostra zia, naturalmente col volto coperto e voce contraffatta. Chiedete un riscatto di 50mila euro, appena quanto basta per una cinque porte non di lusso, ma vostra zia vi riconoscerà e vi prenderà a calci.

Scorpione: voi siete uno dei tanti medici che fanno esami radiologici a pagamento. Mentre avete un paziente sotto, ricevete una telefonata di un caro amico che vi chiede aiuto per la futura campagna elettorale. Fate tutti gli esami al povero paziente usando il mignolo e i gomiti perché avete le mani impegnate col telefonino. Per ora nessuna sanzione, ma Dio vede…

Acquario: voi avete tentato di vendere una partita di spazzolini da denti avariati. Questi spazzolini, invece di lavare i denti, li sporcano di un colore grigiastro. Per fortuna siete riusciti a scappare dalla città dove li avevate venduti e a nascondervi a casa di un amico. Il problema è che anche voi avete utilizzato quegli spazzolini e ora avete i denti di un bel grigio topo.

Sagittario: Voi siete un modesto perito geologo. Dovette fare una perizia sulla stabilità di un edificio che però è di un amico di un amico di un piccolo boss. Se non vogliamo dire che siete stati comprati, potremmo dire che qualcuno vi ha offerto del danaro in cambio di un piccolo favoruccio. In fondo siete stati solo gentili, no?

Pesci: voi fate i vigili urbani e per arrotondare la giornata avete fatto qualche multa in più, sperando di poter ricavare abbastanza per pagarvi un paio di mesi di mutuo. Purtroppo non avete considerato che avete fatto la multa anche al Sindaco per aver parcheggiato in zona riservata ai pubblici ufficiali del comune. E mo' sono cavoli vostri.

“Le Macine” Ristorante Contrada Nicolao snc uscita svincolo Mammola (RC) Info & prenotazioni: 388 8091248 - 347 9636299



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