Riviera n°33 del 13/08/2017

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CONTROCOPERTINA - A CURA DI MARIA GIOVANNA COGLIANDRO

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LA LOCRIDE, IL SALENTO E GLI ILLUMINISTI DA TASTIERA H a suscitato qualche polemica la nostra copertina della scorsa settimana, in particolare fra gli illuministi da tastiera, esperti in conclusioni, un po' meno in analisi. C'è chi l'ha fraintesa, chi ha voluto fraintenderla, chi ha voluto comprendere la nostra provocazione. Siamo ben consapevoli che la Locride non sia il Salento ma sappiamo anche che fino a un ventennio fa il turismo nel Salento versava in condizioni meno rosee delle nostre attuali. L'idea di prendere come termine di paragone il Salento è nata proprio da questo: anche il Salento è stato sulla nostra stessa barca. E mentre c'è chi nella Locride si sente ancora a bordo di una zattera, anche di scadente fattura, noi abbiamo voluto provare l'ebbrezza di vederci scapigliati con il vento in poppa su una mirabile barca a vela. Questo nostro lasciarci tentare dalla vanità è stata interpretato come un non voler navigare sul corso normale del tempo e un posizionarci presuntuosamente su una pedana di lancio, ben accomodati su un missile in adrenalinica attesa di esplorare lo spazio. Un prematuro conto alla rovescia per chi rimane affezionato a tempi da bottiglia dondolanti in mare. Le reazioni alla nostra provocazione ci hanno comunque aperto gli occhi su una differenza macroscopica tra la Locride e il Salento che abbiamo colpevolmente sottovalutato: il punto di forza che ha consentito la rinascita dell'area salentina e una crescita del comparto alberghiero e della ristorazione dell'80% è stata la consapevolezza dei cittadini che hanno rivendicato orgogliosamente la bellezza della loro terra. Consapevolezza e orgoglio che a noi manca. Eccezioni a parte. Abbiamo ascoltato alcune di queste eccezioni e abbiamo deciso di condividere con voi i loro punti di vista.

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Rosario Rocca

(Presidente del Comitato dei sindaci della Locride) La creazione di un comitato è una proposta intelligente, senz’altro. Se tutti gli attori sociali, produttivi e istituzionali iniziano a parlarsi, dal confronto non può che scaturire una piattaforma sinergica dove domanda e offerta turistica possano incontrarsi virtuosamente. Ma non basta. L’offerta turistico-culturale della Locride deve essere programmata e ripensata prendendo come parametro temporale l’intero anno solare e il calendario degli eventi non può essere slegato dall’organizzazione di una rete efficiente di servizi culturali, turistici e alberghieri. Se prendiamo come esempio una festa patronale – visto che gran parte degli eventi sono programmati nell’ambito delle feste religiose dei nostri paesi – il concerto piuttosto che il festival dei fuochi d’artificio deve essere presentato in un contesto turisticoculturale più ampio, dove l’offerta possa innalzare i suoi livelli qualitativi attraverso la fruibilità non solo dell’evento in sé, ma anche di strutture ricettive adeguate e, soprattutto, dei luoghi che presentano tratti ineguagliabili di bellezza paesaggistica e di suggestione culturale antropologica. In questo senso più che un comitato ad hoc, io istituirei un Distretto turistico-culturale della Locride dove oltre ai comuni, alle associazioni culturali, alle agenzie del turismo e alle attività produttive anche la scuola e, perché no, l’università possano svolgere un ruolo fondamentale. L’ambizione più grande della Locride non può che essere la Locride stessa. La costa, i paesaggi montani e collinari e i beni culturali di cui è composta la rendono unica nel mondo. Altro che Salento, a queste latitudini si potrebbero osare ben altri livelli. Basterebbe volerlo veramente! Innanzitutto superando definitivamente certe logiche individualistiche o, peggio ancora, di campanile che non hanno fatto altro che condannare e umiliare questo territorio. Certo, siamo indietro. Ma non tutto è perduto. L’itinerario turistico-culturale

La creazione di un comitato ad hoc, in sinergia con attività private ed enti pubblici, che gestisca e coordini al meglio tutti gli eventi estivi, e li prosegua tutto l’anno, può essere una valida proposta?

Che strada dovrebbe intraprendere la Locride per provare quantomeno a sfiorare i livelli del Salento?

della Locride può rappresentare un’eccellenza italiana in Europa e nel Mondo. Ma serve una svolta culturale: educare al bene comune le generazioni del futuro e, soprattutto, del presente non può più essere un esercizio retorico e di inconcludente convegnistica. Personalmente sono ottimista, proprio in questa fase sta prendendo forma qualcosa di più di un timido segnale: i grandi progetti della nuova ferrovia ionica e della ciclovia della Magna Grecia, le nuove misure che interesseranno i nostri beni culturali e paesaggistici e, finalmente, si sta lavorando per la candidatura della Magna Grecia come Patrimonio UNESCO. Mi piace pensare che la strada intrapresa, per quanto ancora lunga e ardua, sia quella giusta.

DOMENICA 13 AGOSTO

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LA COPERTINA NUMERO 32 DEL 6 AGOSTO 2017 DEL NOSTRO SETTIMANALE

Rocco Luglio

(Sindaco di Portigliola)

Noi sindaci dobbiamo inventarci promotori del territorio perché gli operatori alberghieri si lamentano per la mancanza di una valida offerta culturale, poi quando c’è e fa invidia alle regioni più blasonate, dalla Toscana al Piemonte, non promuovono le iniziative perché hanno l’interesse a tenere i turisti nelle proprie strutture all’interno delle quali organizzano manifestazioni per incrementare le consumazioni. Nei complessi alberghieri c’è, purtroppo, questa tendenza a chiudersi. Gli albergatori tornino ad affittare camere e a offrire i servizi connessi all’albergo: c’è un accavallamento di ruoli. I turisti vanno “spesi” all’esterno facendo conoscere il territorio e le manifestazioni che offre quotidianamente. E in estate c’è l’imbarazzo della scelta: il Festival di Riace, di Portigliola, di Sant’Ilario… Lo scorso 28 luglio a Portigliola si è tenuto il concerto di Francesco Anile, tenore calabrese di fama internazionale; Sant’Ilario ha, invece, avuto il più grande violoncellista italiano, Giovanni Sollima, appuntamenti andati nel dimenticatoio. Nei prossimi giorni a Portigliola si terrà una rassegna di teatro classico unica in Calabria, scommettiamo che i turisti di un qualsiasi hotel del territorio non verranno perché gli albergatori non avranno l’interesse a informarli? È stato istituito con soldi pubblici il Centro Servizi Turistici della Locride, ma che funzione ha? Spendere 600-700 mila euro senza un programma? Non riesce nemmeno ad aggiornare un sito e a dare le informazioni corrette! Scrivono “Teatro greco di Locri” quando è di Portigliola! Si evidenziano iniziative anziché altre. Non punta a una diffusione omogenea degli eventi. Nelle Langhe in ogni hotel vengono distribuiti tutti i programmi per intrattenere i visitatori, e a realizzare volantini e brochure è la provincia o il parco culturale che ricevono da ogni comune 500 euro. Se moltiplichiamo 500 euro per tutti i comuni della Calabria, quanti volantini con il calendario delle manifestazioni si potrebbero distribuire! Invece da noi ogni comune deve sobbarcarsi le spese senza neppure ricevere un servizio capillare.

Carlo Frascà (Musicista)

Gestire e coordinare sono due attività complementari ma diverse. Mentre la gestione è deputata ai singoli enti organizzatori, il coordinamento è auspicabile venga fatto da un ente al quale confluiscano tutte le proposte, e nei limiti del possibile, cerchi di distribuirle in una logica che favorisca la visibilità dell’offerta e limiti le sovrapposizioni. Direi che in questo senso una azione è assolutamente necessaria per trasformare le plurime attività in un corpus ben strutturato, in una proposta forte, culturalmente e turisticamente. Ritengo che ogni contesto territoriale debba riuscire ad individuare una sua propria connotazione, nella quale identificarsi e per la quale essere identificato. Proprio il Salento è una esempio di non identificazione in altro che in sé. Dall’architettura, alla musica, al cibo, alla cultura in genere la forza di quella terra sta proprio nell’essere diversa da tutto essendo propriamente sé stessa. Credo che la nostra Locride non sia da meno, e che di meno abbia solo una profonda ed atavica crisi di identità, frequentemente interrotta da inutili quanto patetici rigurgiti di campanile che molto sanno di amarcord e poco di serie analisi dell’esistente e del concretamente fattibile.

Francesco D. Caridi Annamaria Diano

(Giornalista)

(Direttrice albergo)

La vostra proposta di creare un comitato ah hoc è lapalissiana.

Fare rete è sempre una soluzione vincente. Occorrerebbe, a tal proposito, definire bene il ruolo del comitato, la strategia d’azione e gli obiettivi. Credo che la Locride, per esprimere sempre meglio il suo potenziale, la sua vocazione turistica, dovrebbe puntare sulla proposta di itinerari di scoperta e riscoperta della sua storia e della sua bellezza, dal momento che è un territorio ricco di risorse ambientali, naturali, arte, tradizione, cultura; investimenti mirati allo sviluppo economico del territorio, infrastrutture, senza trascurare i servizi turistici, come le navette, gli sportelli informativi, l’apertura di botteghe che possano diventare esse stesse attrazioni turistiche (dall’abbigliamento ai prodotti tipici della nostra terra). Credo che accanto alle grandi opere ci sia anche bisogno di pensare a degli spazi in cui il turista possa ritrovarsi e gustare, anche nelle piccole cose, la bellezza della Locride.

Confrontate Locride e Salento almeno nei testi di Wikipedia e vi accorgerete che ogni sforzo del circondario ionico reggino di avvicinarsi ai caratteri della terra d'Otranto appare allo stato un esercizio disperato. Dubito che le energie esistenti nella Locride, da Capo Spartivento a Punta Stilo, ancora scarsamente finalizzate per confusione di proposte e per negligenti rapporti tra pubblico e privato, possano generare delle trasformazioni nell'economia turistica, nella progettazione urbanistica, nella organizzazione culturale, nella utilizzazione dei territori agricoli e montani, nella sistemazione dei litorali. Del resto, nocciono al futuro della Locride la incapacità di un ceto politico improvvisato e la sospettosità patologica verso gli investitori e i produttori, stretti tra vessazioni burocratiche, esosità fiscali e disturbi ambientali. Non ho toccato il tasto della 'ndrangheta: anche in Puglia c'è il corrispettivo d'associazione, ma questo non impedisce a quella regione di fare turismo e impresa. Ad ognuno il suo.


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ATTUALITÀ

GIUDIZIARIA

Le condotte apicali nell’associazione mafiosa Il secondo comma dell’art. 416 bis codice penale individua le condotte apicali, sussumibili nella triade “promozione - organizzazione – direzione”. Deve intendersi promotore colui il quale contribuisce in modo determinante a rendere temibile il sodalizio nell'ambiente circostante, agendo per consolidare e radicare il modello associativo; del pari, lo dirige colui il quale, posto in posizione sovraordinata, vanta un potere decisionale autonomo (sempre che risulti concretamente esercitato: così Cass. Pen., sez. VI, sentenza n. 19191 del 7 febbraio 2013, rv. 255132), inerente la struttura ed il perseguimento degli obiettivi, esercitando il comando sugli altri associati, assumendo le decisioni strategiche, ovvero amministrando con autonomia le risorse; l’organizzatore, invece, è colui che si occupa della gestione complessiva del gruppo, mediante un contributo teso a garantire stabilità ed efficienza dello stesso. Del resto, per come rilevato in una recente ordinanza di custodia cautelare disposta dal Gip distrettuale di Reggio Calabria, il ruolo di organizzatore non compete solo all'iniziatore dell'organizzazione, ma anche a colui che, rispetto al gruppo costituito, provochi ulteriori adesioni, sovraintenda alla complessiva gestione di esso, assuma funzioni decisionali (Cass. pen., sez. VI, 10 maggio 1994; sul riconoscimento del ruolo direttivo quando l'agente sovraintenda alla complessiva gestione del sodalizio e assuma compiti decisionali: Cass. pen., sez. VI, 14 ottobre 1997). Che l’assunzione e l’esercizio concreto di un potere decisionale rappresenti il dato fondante del ruolo dell’organizzatore è dato pressoché pacifico in giurisprudenza (così Cass. pen., sez. VI, sentenza n. 1793 del 3 giugno 1993, rv. 198579, secondo cui l’organizzatore, tra l’altro, esplica con autonomia la funzione di curare il coordinamento dell'attività degli altri aderenti; più di recente, vd. Cass. pen., sez. V, sentenza n. 39378 del 22 giugno 2012, rv. 254317, secondo cui l’organizzatore, in autonomia, cura il coordinamento e l'impiego delle strutture e delle risorse associative, reperisce i mezzi necessari alla realizzazione del programma criminoso, ponendo in essere un'attività che assuma i caratteri dell'essenzialità e dell'infungibilità). Dunque la nozione di organizzatore si radica in ogni contributo sistematicamente rivolto, in autonomia, all’esistenza, alla stabilità ed all’efficienza dell’azione del gruppo, sul piano delle risorse umane, coordinando gli altri consociati, o strumentali, occupandosi della gestione delle armi, della liquidità, delle attività economiche. Anche sul piano squisitamente semantico, organizzare vuol dire imprimere un ordine ad una struttura più o meno complessa, mettendo gli elementi che la compongono in connessione tra loro, in vista del raggiungimento di una fine comune. È il caso di osservare, poi, che le condotte di cui al comma secondo dell’art. 416 bis cod. pen. integrano delle autonome figure di reato, tra loro alternative, e non, invece, delle circostanze aggravanti della mera partecipazione di cui al comma primo (così, da ultimo, Cass. pen., sez. V, sentenza n. 8430 del 17/01/2014, rv. 258304), con quel che ne consegue sul piano sanzionatorio.

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Uliveti in pericolo

ma attenzione a chi dare la colpa Allarmati dalla diffusione di parassiti che infesterebbero i nostri uliveti stiamo clamorosamente sottovalutando l’impatto che il cambiamento climatico sta avendo sull’agricoltura: molto probabilmente entro il 2050 la linea della coltivazione dell’olivo si sposterà verso nord.

“L’olivo, come altre piante agrarie, è un albero che ha bisogno di vernalizzare, cioè di sentire freddo durante l’inverno. Se non viene soddisfatto il fabbisogno in freddo la pianta decide di non produrre fiori: ciò si traduce in una mancata produzione”

Cosa sta accadendo all’olivicoltura in Calabria? L’abbiamo chiesto a Thomas Vatrano, agronomo esperto in olivicoltura e miglioramento delle caratteristiche organolettiche degli olii vergini ed extravergini. La preoccupazione per la situazione della produzione di olio è ben fondata, molto meno fondati gli allarmismi sulla diffusione di parassiti e malattie che generano solo confusione tra i consumatori e danni agli agricoltori. Come per ogni cosa che riguarda il misconosciuto e maltrattato mondo delle piante, la situazione degli olivi è complessa e, in Calabria, preoccupante. I tripidi, su cui si è fatto gran rumore in questo periodo, sono in realtà ben noti agli olivicoltori come ai coltivatori di piante ornamentali. Non sono una nuova minaccia o degli insetti alieni. Il problema non è un singolo insetto, ma un insieme di fattori che - uniti ai cambiamenti climatici - producono danni soprattutto negli oliveti trascurati o abbandonati, dove la mancanza di controllo causa una proliferazione dei patogeni, con il rischio evidente di trasmissione anche ad alberi sani. “Il primo fattore da considerare – dice Vatrano – è l’innalzamento delle temperature. L’olivo, come altre piante agrarie, è un albero che ha bisogno di “vernalizzare”, cioè di sentire freddo durante l’inverno. Se non viene soddisfatto il “fabbisogno in freddo” la pianta decide di non produrre fiori: ciò si traduce in una mancata produzione. Inoltre l’umidità si deposita su foglie e fusti, creando una pellicola di cui si avvantaggiano malattie fungine come l’occhio di pavone e la cercospora, che causano spesso forti defoliazioni e quindi deperimento generale della pianta. Purtroppo stiamo clamorosamente sottovalutando l’impatto che il cambiamento climatico sta avendo sull’agricoltura: molto probabilmente entro il 2050, come dimostrano diversi scienziati, la linea della coltivazione dell’olivo si sposterà verso nord. “Pertanto bisognerà prestare più cura e più

professionalità nei nostri uliveti e non considerarli come un tempo, quando da questa nobile specie si traeva legna da ardere, fronda per gli animali, riparo per gli stessi e olio. Bisognerà coltivarla come si fa con tutte le colture da alto reddito. Una conduzione irregolare e non specializzata porta inevitabilmente a impoverire le piante con una conseguente minore produzione, che non basterà neanche più per il consumo familia-

re annuale”. Insomma appare ben chiaro che per riprendersi l’olivicoltura calabrese deve compiere la rivoluzione dell’attenzione, della conoscenza e della strategia di coltivazione. I coltivatori devono comprendere che coltivare in modo brutale, come è stato fatto in Puglia, non porta altro che a uno sfruttamento delle piante, spremute come limoni. Il piano produttivo deve essere razionale, pensato in anticipo e steso da esperti, supervisionato e modificato in base alle necessità di ogni singolo esemplare e dell’andamento di variabili imprevedibili come quelle meteorologiche. “Deve essere l’agricoltore a evolversi – afferma Vatrano – a capire che l’oliveto non può essere abbandonato e ripreso come uno yo-yo, che se si vuole coltivare bisogna farlo tutto l’anno, nei tempi e nei modi giusti, con l’utilizzo anche di metodologie convenzionali (ove sia consentito), ma in modo prudente e attento, non impattante, e che le piante devono essere intese come beni da non usurare, ma da curare e portare avanti nel tempo, sempre produttive. Vatrano è molto chiaro: “Spiace vedere che le piccole aziende entusiaste di lavorare in agricoltura non siano sostenute da fondi europei, per ottenere i quali occorrono precisi punteggi per entrare in graduatoria. Non si può pensare di coltivare l’olivo con la forza del pensiero, ma con passione, costanza e investimenti mirati da parte degli imprenditori. Per i futuri impianti, in misura delle variazioni climatiche, si renderanno necessari preventivi studi del clima e del suolo per consigliare le varietà più idonee per i diversi areali. Ricordiamoci che la Calabria e l’Italia in generale, possiedono il germoplasma olivicolo più ricco, basti pensare che nel mondo esistono circa 2600 varietà, di cui 800 solo in Italia*”. Lidia Zitara *comprese le varietà cosiddette “sconosciute”.

Il GAL riparte da Locri: è giunta l’ora di ricominciare a pensare al progetto di sviluppo! Muta l’organigramma del Consiglio di Amministrazione del GAL Terre Locridee. Questa settimana, infatti, il sindaco di Locri, Giovanni Calabrese e il presidente della Jonica Holiday, Maurizio Baggetta, sono stati eletti in qualità di nuovi membri dell’organo direttivo dall’assemblea riunitasi al Palazzo della cultura di Locri, alla presenza del direttore Guido Mignoli, per sostituire i dimissionari Pietro Fuda e Pasquale Perri. Ma l’incontro di giorno 8, al quale erano presenti 30 soci, si prefigge di essere una vera e propria rifondazione dell’organismo, trasferitosi ufficialmente da Siderno a Locri e, è stato dichiarato durante l’incontro dal presidente Francesco Macrì, ormai prossimo a trasferire presso il Palazzo della

Cultura anche la propria sede legale. Adesso che le pratiche burocratiche sembrano essere finalmente risolte, la speranza dei membri del GAL Terre Locridee è che si possa pensare concretamente al progetto di sviluppo presentato dal CdA alla Regione Calabria, il cui finanziamento ha subito ritardi giustificabili solo dalle difficoltà incontrate nella costituzione del gruppo di lavoro. Adesso che la rifondazione ha dato buon esito, ha dichiarato sempre il presidente Macrì, ci sono tutti i presupposti per ottenere il finanziamento di 5 milioni promesso a suo tempo dall’organo amministrativo regionale.



SOCIETÀ

La lettera

Pam Superstore, il 1° in Calabria Tutto è iniziato con mio padre, un grande uomo, un grande lavoratore, un grande padre, a lui devo l’uomo che sono oggi, i valori che mi ha trasmesso, la nobiltà d’animo, la forza di volontà nell’affrontare le sfide della vita, il coraggio delle proprie azioni, la capacità di credere nei propri sogni. Grazie ai suoi sacrifici e di tutta la famiglia Pisano, da oramai tre generazioni, è stato possibile realizzare il sogno di aprire un polo commerciale che possa dare lustro e speranza al mio paese, Gioiosa Jonica, ed a tutto il territorio locrideo. Un sogno che si realizza grazie anche all’ aiuto di una grande banca italiana, la Banca Monte dei Paschi di Siena, che ha creduto in noi, nel nostro progetto e ci ha dato fiducia. Spesso mi sento dire “Siete dei matti ad investire in Calabria”, ma io sono convinto che non ci sia nessun altro posto meglio della mia terra, sicuramente difficile, complicata, testarda, ma con un grande potenziale, bisognosa di avere imprenditori forti e seri che credono possibile che anche qui in Calabria si può imprendere, si può dare una speranza concreta ed un futuro lavorativo a chi la abita. Quello della famiglia Pisano è un sogno ed una sfida che conta grandi numeri, un investimento da 3 milioni di euro, 50 persone assunte, 1.800 mq disposti su 2 piani, 2.700 mq adibiti a parcheggi, 1 supermercato, 1 ristorante, 1 bar. L’idea è quella di offrire il massimo dei servizi ai nostri clienti e prodotti di qualità a marchio italiano. Dal pian terreno si potrà accedere nel PAM superstore dove si troveranno i reparti macelleria, pescheria, gastronomia, salumi e formaggi, ortofrutta, biologico e la cioccolateria a marchio Lindt. Sempre al pian terreno il Bar Illy caffè, con

l’angolo di parrello

Ferragosto... Giuliano Pisano e michele MacriPò, direttore area sud catena Pam un vasto assortimento di pasticceria e dove si potranno gustare le granite siciliane realizzate con frutta fresca. Al primo piano il ristorante e pizzeria “Sky Delicious”, aperto a pranzo e a cena, proporrà piatti realizzati con materie prime di alta qualità, carni e pesci provenienti da più parti del mondo, i formaggi migliori ed un vasto assortimento di vini italiani. Mi piace pensare che quello che stiamo costruendo lo stiamo facendo tutti uniti, come una grande famiglia, perché è quello che siamo, un’unica grande famiglia a servizio del nostro territorio. Infine vorrei parlare della terza generazione dei Pisano, di mio figlio Daniele, che a

dispetto della sua giovanissima età, si sta impegnando duramente, con sacrificio e devozione verso questo sogno che mi auguro per lui e per tutti noi possa essere solo l’inizio di una grande e meravigliosa avventura.A mio figlio Daniele e a tutti i nostri collaboratori voglio dire: “Le difficoltà ci saranno ma se saranno affrontate giorno per giorno con il sorriso ed il coraggio, tutti uniti e solidali, sarà possibile superarle”. Concludo ringraziando la famiglia Pisano, la Banca Monte dei Paschi di Siena, gli ingegneri, gli architetti, i consulenti e tutte le imprese che ci hanno supportato in questi mesi. Giuliano Pisano

ZES Cannizzaro invita a costituirne una che comprenda la Locride

Una darsena a Siderno? Qualcuno ha già fatto prove di approdo!

Il consigliere regionale Francesco Cannizzaro, capogruppo Cdl in Consiglio Regionale, ha depositato questa settimana presso la Segreteria Generale della Regione una mozione che invita il Governo a istituire una seconda area esclusiva Zona Economica Speciale nella Regione Calabria, estesa all’intero comprensorio della Locride. Essa si aggiungerebbe a quella progettata per la piana di Gioia Tauro e viene giustificata dal consigliere per le capacità di sviluppo industriale legate alla connotazione geografica territoriale dei nostri 42 comuni.

Durante l’incontro che l’Amministrazione di Siderno ha avuto con la cittadinanza presso la Villa Comunale lo scorso fine settimana, Pietro Fuda ha parlato della possibilità di realizzare una darsena sul lungomare, non per fare concorrenza al Porto delle Grazie o al turismo balneare di Locri, ma per accogliere un centinaio di imbarcazioni di amanti del mare che vogliono godere appieno la costa della nostra città. Quasi come se quella del sindaco fosse stata una chiamata, nel pomeriggio di martedì una grossa imbarcazione privata è stata avvistata non distante dalla riva, proprio nel punto in cui, qualora il progetto venisse approvato, un domani sorgerà la darsena. Speriamo si tratti di un buon auspicio per il futuro!

e così è arrivata la più bella festa delle vacanze estive. Per tutti, da sempre, rappresenta sia l’amore per le spiagge che per l’alta montagna. Per noi è un dovere tenere puliti tutti questi posti di villeggiatura ed evitare qualsiasi cosa che possa turbare la tranquillità delle persone. Auguri a tutti, dunque, di un “Buon Ferragosto”. Franco Parrello


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Scioglimento del Consorzio di Bonifica

DOMENICA 13 AGOSTO 07

Il presidente uscente del consorzio di Bonifica Alto Jonio Reggino, nelle ultime settimane nell’occhio del ciclone per il rinnovo delle cariche, ci ha concesso un’intervista nella quale afferma di non volersi arrendere alla decisione politica di scioglimento del consiglio dei delegati e di non volere cedere ai ricatti provenienti dell’alto.

Arturo Costa: “Non chineremo la testa!” Arturo Costa è il presidente uscente del consorzio di Bonifica. Un mese fa la Coldiretti lo ha riproposto nelle sue liste che hanno raggiunto il numero legale e vinto le elezioni. Lo incontriamo. Non ha alcuna intenzione di ammainare bandiera. L’intervista è volutamente essenziale. Presidente Costa, perché vogliono mandarla a casa sciogliendo il consiglio dei delegati? Perché non hanno alcun rispetto di circa mille consorziati che hanno espresso il loro voto eleggendo democraticamente il consiglio; perché disprezzano gli agricoltori e

nulla a loro interessa della nostra agricoltura. Perché non sono riusciti a battere le liste della “Coldiretti” in una libera competizione democratica. Anzi non sono riusciti nemmeno a presentare una lista. Perché ce l’hanno tanto con la Coldiretti? Perché siamo uomini liberi. Non abbiamo padroni e non subiamo ricatti. Che c’entrano i ricatti? L’ho detto e lo confermo: qualcuno ha esercitato indebite pressioni nei miei confronti. Qualcuno ha tentato di condizionarmi per costringermi a mettermi al proprio servizio. Comunque ribadisco, non siamo servi e non accettiamo ricatti da parte di nessuno.

Da Samo al SAMO: il nuovo modello di sviluppo economico secondo Stefano Bonfà Ricercatore dell’Università di Oxford, Bonfà sta lavorando a un progetto che prevede lo screening satellitare di un territorio per comprendere quanta acqua vi sia nascosta. Il suo progetto conta di indicare con precisione quali colture possano dare maggiori frutti nell’anno a venire, migliorando così l’economia del comprensorio. La sperimentazione sta per essere avviata sul nostro territorio. Ostacolo da arginare? La burocrazia istituzionale.

Cosa farà nel caso in cui si desse seguito alla delibera di scioglimento? Ognuno si renderà conto della gravità del fatto qualora si andasse avanti su una strada illegale. La Regione ha approvato ogni atto propedeutico alla consultazione elettorale. Una volta svoltesi le elezioni, non avendo la forza di batterci democraticamente, qualcuno pensa di scioglierci. Ovviamente ci difenderemo con le armi della democrazia, della politica, della legge. Denunceremo i responsabili palesi e occulti degli abusi. Comunque, nessuno si illuda che noi chineremo la testa! Ilario Ammendolia

n un’intervista rilasciata a “Gazzetta del Sud” nell’ormai lontano 1986, Stefano Bonfà dichiarava come, nel Meridione d’Italia, mancasse una ricerca in grado di quantificare le risorse idriche sotterranee del nostro territorio per approntarne una corretta gestione che permettesse di adattarla alle sue esigenze economico-sociali. L’ingegnere di Samo, all’epoca impegnato assieme all’ONU nello sviluppo di un progetto che migliorasse l’accessibilità alle falde acquifere del Sahara per arginare il dramma della siccità vissuto dalla popolazione di Timbuktu, affermava di vedere delle similarità tra il clima africano e quello estivo calabrese e siciliano. La differenza tra le due aree, sosteneva Bonfà, risiedeva nell’abbondante piovosità invernale, che, tuttavia, si è drasticamente ridotta negli ultimi trentuno anni, durante i quali il clima Mediterraneo ha subito una tropicalizzazione che ci costringe a vivere estati aride e inverni miti intervallati da sporadiche e brevi alluvioni che non sono sufficienti a risolvere il problema idrico ma, anzi, finiscono con il produrre ingenti danni di altra natura. La professionalità che allora denunciava, oggi Stefano Bonfà sta cercando di implementarla attraverso il proprio operato. L’ingegnere samese, infatti, è a capo di un progetto di sviluppo sostenibile organizzato dall’Università di Oxford che prevede il monitoraggio delle falde acquifere calabresi e che, dopo un lungo periodo di gestazione, sta finalmente prendendo forma grazie alla collaborazione con partner istituzionali come la Costa Azzurra, la Costa Brava, la Grecia, Israele e un università slovena. Bonfà vorrebbe rendere la nostra regione capofila di un consorzio con il quale lanciare la sperimentazione proprio a partire dalla Locride sfruttando un finanziamento di 60mila Euro dedicato dall’Unione Europea allo sviluppo dell’idea (cui ne seguiranno altri 450mila qualora l’azione dimostrativa andasse a buon fine). Ma in che cosa consiste, concretamente, il progetto dell’ingegnere di Samo?

I

Non certo in scavi e battiture a tappeto del territorio calabrese, bensì nello sfruttamento della moderna tecnologia SAMO (Satellite Analytics Modelling Online), che garantirà di effettuare uno screening delle aree oggetto di ricerca per cercare di comprendere quali falde e bacini potrebbero essere utilizzati in maniera intensiva durante la stagione secca, rivoluzionando, di fatto, il modello di sviluppo economico del nostro comprensorio. L’incrocio dei dati rilevati dal satellite, infatti, garantirà a Bonfà e al suo team di comprendere anche quale sia stato l’andamento delle precipitazioni in un determinato lasso di tempo e quale impatto abbiano avuto sui terreni, permettendo di comprendere dunque quali colture e attività economiche ne abbiano beneficiato e quali, invece, siano state danneggiate dall’andamento climatico territoriale. Al termine di questa fase preparatoria, inoltre, sarà molto semplice riuscire a prevedere con una certa sicurezza su quali realtà economico-sociali puntare per l’anno a venire, avendo così la certezza di un guadagno garantito nel settore dedicato e un’accelerazione dell’economia in questione. Per fare un esempio pratico si pensi, ad esempio, al settore agricolo, una delle principali fonti di guadagno dell’economia della provincia di Reggio Calabria e dipendente totalmente dalle precipitazioni. Grazie allo screening del SAMO si potrebbe sapere con un margine di errore minimo quali tipologie di frutta e verdura coltivare e persino in che quantità, evitando così gli sprechi e garantendo un ricavo per i produttori e un risparmio per i consumatori. Una tecnologia che potrebbe finalmente far risollevare la testa all’economia calabrese a cominciare proprio da quella della provincia di Reggio Calabria e del nostro comprensorio, sul quale Bonfà conta di avviare la sperimentazione. Non ci resta che augurare buon lavoro all’ingegnere e ai suoi colleghi e augurarci che le istituzioni locali diano loro il massimo sostegno per la realizzazione del progetto. Jacopo Giuca

L'europarlamentare Kyenge in visita nella Locride Cécile Kyenge, europarlamentare PD ed ex ministro dell'Integrazione, nei giorni scorsi ha fatto un salto nella Locride. In particolare, è intervenuta alla presentazione, che si è tenuta a Roccella Jonica, di “Nabil, l’angelo venuto dal Mare” di Giuseppe Iaconis. "Un libro - commenta la Kyenge sul suo profilo facebook - a cui ho voluto dare anche il mio contributo: Nabil ci insegna che la storia di ogni essere umano è unica. Non migranti, ma persone, ognuna con il proprio bagaglio di esperienze e di umanità". Durante il suo soggiorno nella Locride, l'europarlamentare ha avuto modo di rivedere anche un vecchio amico, il sindaco Mimmo Lucano, che ha raggiunto a Riace. "Questo è un luogo - commenta - in cui risiede una comunità che ha saputo cogliere e valorizzare le opportunità che le migrazioni possono offrire, facendo scuola, diventando pionieri di un modello di accoglienza diffusa che ha avuto successo. Qui, l’interazione con i piccoli artigiani ha permesso la sopravvivenza di arti e mestieri, incontrando nuove culture".


ATTUALITÀ

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Domenica 13 Agosto

08

ILARIO AMMENDOLIA

Angela Marcianò e Giuseppe Falcomatà prima della tempesta

La politica va in vacanza… ma da cosa?

Nei giorni scorsi c’è stato un infuocato scontro tra il sindaco di Reggio Falcomatà (PD) e l’esponente della segreteria nazionale del PD (sebbene senza tessera) Angela Marcianò. Ora c’è la consegna del silenzio. Probabilmente si tratta prima che lo scontro produca “morti” e “feriti” sul campo di battaglia. E tuttavia, io, orgoglioso cittadino della provincia profonda, ho l’impressione che sia in atto uno scontro tra poteri contrapposti e che nulla c’entri con la Calabria che va a fuoco, con i pazienti che boccheggiano negli ospedali, con i giovani disoccupati, con lo sviluppo della nostra terra. Si lotta per nuovi equilibri di potere nella Città Metropolitana. Ormai la “politica” è solo questo! Non saprei spiegarmi altrimenti perché la Marcianò sia stata nominata nella “giunta Falcomatà”, sebbene non eletta e “con simpatie di centro destra”. A meno che qualcuno non abbia pensato che l’ex assessora sarebbe stata garanzia di “legalità”, e in quanto tale, possibile “Nume tutelare” su un fronte sempre più caldo e incontrollato nella nostra provincia che è quello giudiziario. Trincea di vitale importanza man mano che si va demolendo lo Stato di diritto. Quando si riconosce a qualcuno il monopolio della “legalità”, quando si consente a qualcuno di fare a pezzi le garanzie costituzionali, è sciocco pensare di saldare i conti con un assessorato. I “puri” tendono a epurare i “meno puri” e, come diceva Pietro Nenni, troverai sempre “uno più puro che ti epura”. E infatti “Renzi” ha pensato che in terra considerata “a larga vocazione criminale”, sarebbe stato opportuno nominare nella segretaria nazionale del PD qualcuno “non contaminato” dal contatto con la gente di Calabria. Quasi per dire: più lontano stai da questi brutti ceffi, molto meglio è! Costoro non hanno diritto di rappresentanza, non debbono “essere parlati”, ma solo “governati” … con tanto bastone e poca carota. Ma quanto è successo a Reggio rappresenta solo la punta dell’iceberg. Non meno inquietanti, anche se più felpate, le vicende che riguardano l’assessore regionale Federica Roccisano. Giovane brillante è assurta agli onori degli “altari” mentre era sospesa dal PD, ma viene successivamente scomunicata per ragioni sconosciute a ogni comune mortale. Lo sciame cortigiano che Le era stato messo al seguito, riceve l’ordine di arretrare, di isolarla e, se possibile, demolirla . Federica da Jolly diventa “paria” e in quanto tale esiliata da ogni iniziativa di partito. Le viene addirittura, anche se non ufficialmente, negato il diritto di parlare nel suo circolo e nel suo paese. Cosa sarà successo ? Sicuramente nulla che abbia a che fare con la politica, niente che abbia a che fare con i problemi della gente. Si dovrebbe dedurre che è in altri campi che bisognerebbe indagare. Intanto il consiglio regionale va in ferie. (E meno male!) Ogni consigliere regionale godrà di una indennità di circa diecimila euro e di ben oltre 2 mesi di ferie. Caso unico in Italia. Coscienza tranquilla perché il “lavoro” è stato fatto! Per chi non ci credesse, una semplice riflessione. Una tra tante possibili: nel 2017 in Calabria, migliaia di ettari sono andati a fuoco, alcuni centri (come Casignana) sono stati lambiti dalle fiamme. Se solo “Calabria verde” non avesse perso la somma di circa 35 milioni di euro di fondi comunitari si sarebbero potuti acquistare circa 250 (duecento!) “pick up” antincendio a lunga gittata d’acqua adatti a fronteggiare le fiamme con efficacia maggiore di quanto non avvenga adesso. Questo è solo un piccolo esempio di una “politica” (si fa per dire) che ha scacciato i problemi della gente dai propri orizzonti, per dare spazio a scontri di potere negli esclusivi interessi di gruppi organizzati che si contendono la “giobba”. Mi costa molto dirlo, ma “Destra” e “Sinistra”, nulla cambia. Perché nulla è cambiato!

CALABRESE PER CASO * di Giuseppe Romeo

Se la fiducia è una cosa seria Affrontare un argomento che avrebbe in sé i contenuti di una agevole descrizione dei rapporti tra autorità nazionali e autorità locali dovrebbe essere semplice, se non addirittura sin troppo chiaro, nel definire come e in che misura l’azione di governo si svolge tra le varie espressioni dell’organizzazione politico-amministrativa di un Paese. Eppure, affrontare un simile esercizio riferendoci alla Calabria diventa complesso, difficile, non scontato nei risultati e nell’individuazione dei limiti di autonomia garantiti dalla Costituzione. E, questo, perché i commissariamenti di molti comuni hanno dimostrato, in alcuni casi, la fragilità di società che hanno assunto su di sé come corpo elettorale le difficoltà di un voto scevro da condizionamenti. Ma non solo. Vi è anche una sorta di ormai quasi irreparabile mancanza di fiducia tra Stato e comunità locali dove ogni espressione di voto, per quanto essa possa essere libera almeno nelle sue manifestazioni esteriori e sino a prova contraria, è messa in discussione prim’ancora che una amministrazione possa avviarsi a misurarsi con il mandato ricevuto. Nessuno, credo, metterebbe in dubbio che la vita istituzionale sia fatta non solo di regole, ma anche di prassi consolidate che tendono a regolare i rapporti tra enti locali e organi dello Stato. Tuttavia, vi sono anche ragioni di opportunità che magari dovrebbero suggerire prassi diverse per due motivi. Il primo, perché a volte è necessario che chi rappresenta lo Stato si ponga sullo stesso piano di valore di chi è espressione di una, seppur locale, sovranità di voto rappresentata dal suo corpo elettorale. Il secondo, perché al di là della possibile messa in discussione di un risultato, ogni manifestazione di dubbio preventivamente o precondizionatamente posta in essere mette a rischio, ancora una volta, quella necessaria fiducia che andrebbe riconosciuta, pur con beneficio di inventario si potrebbe dire, nei confronti di chi si appresta ad amministrare. Vi è poi una terza. Ed è forse quella più difficile da

individuare o da comprendere. Ed è nella capacità di chi si è assunto, liberamente, l’impegno di guidare un’amministrazione pubblica di dimostrare sin dall’inizio di non avere riserve sul suo elettorato. In questi tre aspetti si gioca l’esistenza di un rapporto di rispetto e credibilità reciproca tra Stato e comuni in Calabria, di vera ed obiettiva pari dignità tra modi di governare che rendendo protagonisti tutti gli attori senza sovraordinare punti di vista che soddisfano un pensiero unico per il quale ogni manifestazione politica sia ormai da intendere in Calabra come criminalmente contaminata a prescindere. Insomma, credo che nessuno neghi il diritto della Commissione Antimafia di poter convocare a ragione dei propri compiti chiunque compresi i sindaci neoeletti a Roma per avere, in quest'ultimo caso, garanzie dirette sulla genuinità del voto e, quindi, sulla libertà di espressione del consenso da parte del corpo elettorale. Tuttavia, ancorché si sia trattato di prassi, credo che il politicamente e istituzionalmente corretto avrebbe dovuto suggerire una controproposta di invito formulata da parte delle nuove amministrazioni alla Commissione a partecipare ad un Consiglio Comunale aperto. Un modo per affermare la sovranità e il diritto dei cittadini, quindi, di essere partecipi del pensiero e dei dubbi della Commissione, semmai ve ne fossero, offrendo loro la possibilità di intervenire e ai neosindaci di rispondere alla Commissione in presa diretta di fronte ai propri elettori. Questo leale e direi opportuno capovolgimento dei termini di relazione avrebbe offerto due possibilità: ai Sindaci di affermare il diritto di iniziare ad amministrare contro ogni pre-giudizio; alla Commissione antimafia di mettere al centro i cittadini e il loro diritto di voto e la dignità di essere corpo elettorale. Ma si sarebbe offerta anche una terza occasione, forse più importante per avviare un percorso di dialogo vero, e questa si chiama fiducia istituzionale.



SCIENZA E PROGRESSI

Harry Potter vive a Reggio Calabria! L'invisibilità non è più fantascienza. Dal 2012 il reggino Giuseppe Labate, 26 anni, studia i mantelli invisibili, una ricerca che l'ha portato prima in Texas e presto in Russia, e grazie alla quale sarà possibile, senza trucchi di magia, diventare come il piccolo mago di Hogwarts. MARIA GIOVANNA COGLIANDRO Fino a dieci anni fa il mantello dell’invisibilità era pura fantascienza. Inizialmente si è riusciti a occultare un oggetto piccolissimo (un micrometro di diametro) e solo a livello bidimensionale: l’oggetto risultava, ad esempio, invisibile dall’alto ma visibile di lato. Poi si è passati alla creazione di un dispositivo che rendeva l’oggetto invisibile in 3D ma rimaneva il problema di eliminare la differenza di fase tra la luce dello sfondo e quella dell’area occultata che segnalava la presenza del mantello. Oggi esistono mantelli in grado di adattarsi alla perfezione alla forma dell’oggetto da nascondere e in grado di deviare la luce incidente sul mantello stesso. Di mantelli invisibili si occupa dal 2012 Giuseppe Labate, 26 anni, di Reggio Calabria. Nel corso dei suoi studi in ingegneria elettronica, un argomento lo ha attratto in modo particolare: i metamateriali, materiali creati artificialmente, in grado di “piegare” la luce, quindi le onde elettromagnetiche, ma anche onde di altra natura: acustica, elasto-meccanica, termica. «Prendiamo per esempio – spiega Giuseppe – un pezzo di carta stagnola, tagliata secondo una superficie rettangolare. Se la bucherelliamo qua e là in maniera più o meno regolare, abbiamo creato da una superficie una metasuperficie, ovvero una struttura che da punto a punto cambia localmente le sue proprietà caratteristiche (alluminio o aria). Se un’onda di qualsiasi natura – elettromagnetica, acustica, elasto-meccanica, termica – comincia a propagarsi in un mezzo alterato come un metamateriale o una metasuperficie, la sua propagazione viene alterata di conseguenza. Se desideriamo ottenere una qualche funzionalità da un dispositivo, “basterebbe” capire la fantasia intelligente – se così possiamo chiamarla – con cui determinare questa alterazione». Grazie all’utilizzo dei metamateriali è stato possibile, ad esempio, rendere invisibili ai radar aerei militari, adottando particolari geometrie costruttive e/o vernici che minimizzano la traccia radar; o, ancora, schermare ai sonar le navi da guerra, sottomarini inclusi, creando mantelli acustici mediante l’uso di diversi strati di plastica, con un intricato disegno costituito da buchi che reindirizza le onde sonore in

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uno specifico percorso senza diffonderle all’esterno. Stessi principi potrebbero essere utilizzati in futuro per contrastare gli effetti dei terremoti: così come il suono e la luce, anche i terremoti si basano sulla propagazione di onde e gli scienziati sono già all’opera per progettare metamateriali che interferiscano con la propagazione delle onde sismiche. Ma torniamo a Giuseppe. La sua passione per la ricerca sull’invisibilità, partita dall’Università Mediterranea di Reggio Calabria e proseguita al Politecnico di Torino, lo ha portato dall’altra parte del mondo, all’Università del Texas, ad Austin. «Il mondo accademico americano è praticamente una realtà imprenditoriale, una fabbrica di lavori scientifici dove vale sempre il detto: “publish or perish”, pubblica o perisci. In Italia è più o meno la stessa cosa, visto che anche in questo campo gli americani dettano la linea da seguire. La differenza sostanziale è che in America non è assolutamente contemplato che i giovani si mettano in fila, chiedano il permesso o rimangano in “sala d’attesa”, perché sono gli ultimi arrivati. In Italia purtroppo ho visto colleghi, davvero eccellenti nel loro campo di ricerca, lavorare mesi con continue promesse e senza

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alcuno stipendio; o, ancora, altri non superare l’esame per accedere al dottorato di ricerca a causa di dichiarate guerre politiche interne tra professori che, a furia di dispetti, hanno lasciato borse di studio senza vincitori… logiche fuori da ogni meritocrazia e buon senso! E così molti ragazzi in gamba, giustamente delusi, hanno cercato altrove. Ci terrei, però, a precisare una cosa: non vedo alcuna differenza tra chi decide di andarsene e chi, invece, rimane nel proprio paese o Paese. Non esiste uno più coraggioso di un altro e ritengo stupida ogni forma di separazione: abbiamo tutti la stessa età e stiamo combattendo la stessa battaglia – quella della nostra affermazione nel mondo, se vogliamo essere filosofici – ma in posti diversi. Io faccio il tifo, per chi resta e per chi va via, allo stesso modo. In entrambi i casi, chi vince crea le condizioni per gli altri: per restare o partire». Ad Austin, Giuseppe ha conosciuto il Professore Andrea Alù, 36 anni, di Roma. «È stato uno dei primi a pubblicare nel 2005 lavori scientifici sull’invisibilità elettromagnetica. Quando mi sono ritrovato di fronte alla porta del suo studio ero un po’ intimorito: il Professor Alù ha vinto il Premio Alan T. Waterman, che oltre a sostenere la sua “fantasia intelligente” con un milione di dollari, è uno dei riconoscimenti scientifici più prestigiosi in America». Insieme ad Andrea Alù, oggi Giuseppe, sta collaborando alla redazione di un volume sui metamateriali e sull’invisibilità. A fine settembre volerà in Russia per un progetto condiviso con altri ricercatori. «Il titolo che abbiamo scelto per il nostro progetto è “Advanced Non-radiating Architectures Scattering Tenuously And Sustaining Invisible Anapoles”, il cui anagramma – non a caso – è Anastasia. Il progetto è risultato vincitore del bando finanziato da Intesa San Paolo, in collaborazione con un’università a Mosca. È sempre legato alla tematica dell’invisibilità, visto che studieremo delle strutture in grado di intrappolare i campi elettromagnetici al loro interno. Si tratta di sorgenti indotte che non irradiano: un ulteriore passo verso nuovi metodi di fabbricazione di dispositivi per l’invisibilità». Nonostante questa passione indomabile per l’invisibilità, Giuseppe sa bene che, come scrisse Oscar Wilde, “il vero mistero del mondo è il visibile, non l’invisibile”.



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EVENTI A CURA DI : CONSORZIO PRO LOCO – CENTRO SERVIZI TUSRISTICI – ASSOCIAZIONE SINDACI DELLA LOCRID

Agnana - Piazza Vittorio Emanuele III, ore 21:00, Piacevole serata in piazza con degustazione di dolci Bovalino - Villa Comunale, ore 21:30, Vi-VitaVilla 2017: Live di Paolo Sofia Brancaleone – Vetus, ore 17:30, Escursioni e visite guidate alla scoperta dell’antica città rupestre Caulonia - Marina, “Premio Angelo frammentino Pace è…” Locri – Lungomare lato sud, ore 16:00, II EDIZIONE “IN RICORDO DI EMILY” Raccolta fondi per la ricerca contro il cancro infantile Mammola – Piazza Ferrari, ore 21:00, Festa del Volontariato Roccella Ionica - Ex convento dei Minimi, ore 21:30, Roccella Jazz: presentazione del libro “Del Sangue e del Vino”, Reading concert di Ettore Castagna Siderno - Piazza dell’Emigrante, ore 21:00, Festa dell’Emigrante; Piazza Portosalvo, ore 21:00, Festa del Turista

Agnana - Polifunzionale, ore 21:00, Serata musicale eseguita con pianoforte Ardore - Località Varrara, ore 11:00, Santa Messa presso l’edicola di San Nicola dei Canali; San Nicola d’Ardore, ore 21:30, “In…canto sonoro” Caulonia - Marina, ore 17:00, “Maratona della solidarietà Gioiosa Ionica – Collinetta dei Pini, ore 21:30, La moda è cultura: Sfilata di moda con le creazioni artistiche del designer Giuseppe Fata Mammola – Largo Magenta, ore 19:00, Festa del Fungo e dei Prodotti della Montagna: Distribuzione delle pietanze con spettacolo musicale Siderno - Villa Comunale, ore 21:00, Roccella Jazz: “The South Project”; ore 22:30, Roccella Jazz: “Rhythm Permutations”

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Agosto Ferruzzano – Ferruzzano Superiore, ore 17:30, Escursioni e visite guidate: La storia di un popolo Mammola – Villaggio Limina, ore 11:00, Festa della Madonna dell’Assunta Portigliola - Teatro Greco Romano, ore 5:00, Portigliola Teatro Festival: “Portiglialba” Roccella Ionica - Teatro al Castello, ore 21:00, Roccella Jazz: “Fracnesco Loccisano & Carafa Quartet”; 22:30, Mid Summer Event: “Tuck & Patty”

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Agosto Agnana - Polifunzionale, ore 20:30, Sagra “Pasta i casa cu sucu da carni i crapa” Ardore - Chiesa di San Rocco, ore 9:00, “Festeggiamenti in onore di San Rocco”; Castello Feudale, ore 21:30, Teatrando al Castello: “I Fratelli Pasqua” Gioiosa Ionica – Piazza Vittorio Veneto, ore 21:00, Festa degli Amici di San Rocco: Concerto del gruppo musicale “Un pugno di sabbia – cover band Nomadi” Roccella Ionica - Tyché Bar, ore 19:00, Roccella Jazz: “Aperijazz”; Largo Colonne, ore 22:30, Roccella Jazz: “Forward”


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DE - RIVIERA INFO:C.PROLOCO.RDG@GMAIL.COM – INFO@PORTALEDELLALOCRIDE.IT

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Ardore - Centro, ore 21:30, Festeggiamenti in onore di San Rocco: Serata musicale con stand di prodotti artigianali e gastronomici Gioiosa Ionica – Piazza Plebiscito e vie del paese, ore 21:00, Gustando il Borgo: Festival internazionale artisti di strada Roccella Ionica - Tyché Bar, ore 19:00, Roccella Jazz: “Aperijazz”; Ex Convento dei Minimi, ore 18:00, Roccella Jazz: “Umbaca Delfino Duo”; Largo Colonne ore 22:00, Roccella Jazz: “Ophir”; ore 22:30, Roccella Jazz: Concerto Marco Centasso, Jacopo Giacomini e Raul Catalano Siderno - Lungomare lato sud, ore 21:00, Concerto Officina Calabra

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Agnana - vie del paese, ore 8:00, Festeggiamenti in onore di Maria SS. Della Misericordia: Banda Musicale; ore 18:00, Festeggiamenti in onore di Maria SS. Della Misericordia: Celebrazione della Santa Messa e processione con SS. Effige; ore 21:00, Festeggiamenti in onore di Maria SS. Della Misericordia: Concerto “I Soliti” e premiazione Riffa; ore 24, Festeggiamenti in onore di Maria SS. Della Misericordia: Ballo del Cavalluccio Ardore - Centro, ore 19:00, Festeggiamenti in onore di San Rocco: Santa Messa con Processione; ore 21:30, Festeggiamenti in onore di San Rocco: “Sogni di Rock and Roll”; Teatro a mare ex Lido Ardor, ore 21:30, “Premio Giovanni Bara” Gioiosa Ionica – Piazza Plebiscito e vie del paese, ore 21:00, Gustando il Borgo: Festival internazionale artisti di strada Mammola – Porta del Parco, ore 18:00, Archeologia industriale del Parco. Il Geo Sito Macariace ed i Mulini ad Acqua del Territorio Aspromontano Mammolese Roccella Ionica - Ex Convento dei Minimi, ore 18:00, Roccella Jazz: “Come Hell on High Water”; Tyché Bar, ore 19:00, Roccella Jazz: “Aperijazz”; Largo Colonne ore 22:00, Roccella Jazz: “Infinite Blue - The Dave Howard Initiative”; ore 22:30, Roccella Jazz: Concerto Dave Houward Sant’Agata del Bianco – Borgo Antico, ore 19:00, Presentazione del romanzo “Un prete” di Franco Nirta Siderno - lungomare, ore 18:00, Miss Bambina e Mister Bambino

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Ardore - Piazza Chiesa San Nicola d’Ardore, ore 21:30, “Favuriti Poeti” Gioiosa Ionica – Collinetta dei Pini, ore 19:00, Sulle tracce di Edward Lear: Convegno a Centottanta anni dal suo passaggio a Gioiosa Ionica Mammola – Largo Magenta, ore 20:00, La Grande Festa dei Bambini in Piazza Roccella Ionica - Ex Convento dei Minimi, ore 18:00, Roccella Jazz: “Casuality Change Need”; Tyché Bar, ore 19:00, Roccella Jazz: “Aperijazz”; Largo Colonne, ore 22:00, Roccella Jazz: “Play”; ore 22:30, Roccella Jazz: Concerto Domenico Ammendola Trio

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Angelo Macrì

Gerasoli (1945 - 2017) È venuto a mancare questa settimana il dottor Angelo Macrì Gerasoli, ex consigliere comunale di Siderno, un cavaliere franco e ardito, la cui logica premiava il possibile, e non il desiderabile, perché specialmente nella politica non si vive di fantasie. Suo padre medico, che nel dopoguerra rappresentava il partito repubblicano nell’amministrazione civica, contribuì a dare alla rinata politica sidernese quei segni di distinzione e di cultura, oggi rimpianti. Suo fratello, anch’egli votato con felici aspettative alla medicina, morì giovane in un incidente stradale, vittima della spensieratezza e della temerarietà. E lui, Angelo Macrì Gerasoli (Rocco Michelangelo Macrì all’anagrafe, era nato il 12 gennaio del 1945 a Chiaravalle Centrale, paese di sua madre ), laurea-

L'amico irrequieto Il letale e anacronistico ossimoro del Palazzo – 25 Il 20 luglio è stata emessa la sentenza su “Mafia Capitale”. La sentenza, che ha comminato 250 anni di galera al gruppo di malviventi, politici e pubblici amministratori di Roma ha escluso l’associazione mafiosa. Si è derubricato il reato a semplice organizzazione a delinquere mitigando, di fatto, la pena ai politici (di entrambi gli schieramenti) coinvolti nella filiera del malaffare, a tutti i livelli istituzionali. Per principio, non commento le sentenze anche perché mi riconosco di non essere in possesso degli adeguati supporti tecnici e giuridici. Però, mi chiedo. Persone che si coordinano, si organizzano, minacciano e corrompono per raggiungere uno scopo a danno della collettività non si comportano come mafiosi, ma come dei semplici delinquenti che si associano? Forse, nell'immaginario collettivo, per essere mafiosi o utilizzare metodi mafiosi i delinquenti sarebbero dovuti andare in giro con la coppola e suonare lo scacciapensieri, armati di lupara? Se per essere considerati mafiosi requisito imprescindibile è l'essere siciliano, a Matteo Messina Denaro, indiscutibile Amministratore delegato della Holding Company Mafia, deve essere riconosciuto il copyrigt su tutto quanto afferisce alla Mafia? A Totò Riina dovrebbero essere riconosciuti gli arretrati? Ma il Mafioso (secondo il vocabolario Devoto-Oli ) non è: la persona che cerca di affermarsi mediante l'imposizione dell'illegalità? Quindi, questa filiera del malaffare, costituita e strutturata come un'organizzazione di stampo Mafioso-Camorrista-Ndranghetista, cos'altro può essere? Possibile che un giudice esperto e navigato, prossima al tribunale di Terni, non sappia che la mafia da decenni si è evoluta in società affaristiche imprenditoriali più o meno occulte, non

spara, non uccide, non fa più attentati dinamitardi, ma investe in appalti pubblici, banche e finanza creativa... quindi come ha potuto derubricare il reato? Se non si spezzerà questa filiera del malaffare tra politica istituzionale e manovalanza del mondo di mezzo l'Italia non risorgerà mai. Nell'aula bunker si è festeggiato perché è stato dimostrato che la mafia non esiste a Roma. Ma il municipio di Ostia è stato sciolto per infiltrazioni mafiose. Non c'è la mafia a Roma, eppure l’Osservatorio sulla legalità della regione Lazio a gennaio 2017 indicava il Lazio come la terza regione per investimento delle mafie. A Roma non c'è la mafia, ma a Roma le mafie investono: ristoranti, pizzerie, pub, bar, gestiscono sale slot. Finora, nel 2017 si è registrato il primato di immobili sottratti alla criminalità organizzata (beni per ben 280 milioni di euro). L'avvocato Alessandro Diddi, col petto in fuori ed esageratamente compiaciuto di sé, ha detto che si tratta di una sconfitta di Pignatone e che quelli della Procura di Roma sono soloquattro cazzari. Non vorrei che questo tronfio principe del foro chiedesse anche i danni perché i loro clienti sono stati diffamati, chiamandoli "mafiosi".... in Italia può succedere anche questo. Non vorrei che, non essendo un'associazione mafiosa e, quindi, decadendo l'applicazione del 41/bis, l'azzeccagarbugli chiedesse l'affidamento ai servizi sociali e, nella fattispecie, avendo l'assistito dimostrato perizia e competenza, nell' ambito della immigrazione? "Io voglio scrivere che la mafia è una montagna di merda! - dicevaPeppino Impastato, e questo fetore nauseabondo il 20 luglio lo si è sentito a iosa. Tonino Carneri

tosi a Torino, lavorò dapprima come cardiologo nell’ospedale di Siderno, per poi diventare, com’era stato suo padre, medico di base. Angelo aveva nutrito una passioncella giovanile per il Partito comunista presto fugata per seguire la Democrazia cristiana, della quale sarà a lungo un noto esponente irrequieto nel reggino, riversando alla fine il suo carattere impetuoso e disincantato, ma pragmatico, nel movimento Forza Italia. La scomparsa prematura di sua moglie, dolce e paziente, aveva inferto un brutto colpo ad Angelo: la vide una sera involarsi d’improvviso dopo una felice tavolata con i due splendidi figli Isabella e Francesco. “Chicco” ha seguitato la tradizione medica del nonno e del padre, con una preparazione eccellente nel campo della diagnostica per immagini che oggi lo vede tra i più brillanti giovani professionisti europei. Di lui ancora studente mi rimangono particolarmente impresse la tenerezza con la quale teneva durante una funzione religiosa la mano di sua madre e la preoccupazione divertita che a volte manifestava per le intemerate politiche di suo padre. Di Angelo, da anni minato nella libertà corporale e pure strenuo nella sfida impari contro la malattia, non si può parlare per sentito dire. Chi lo ha ben conosciuto, sa che la sua logica premiava il possibile, e non il desiderabile, perché specialmente nella politica non si vive di fantasie. Testardo, coraggioso, ironico, intemperante, bisognava prenderlo com’era, con i suoi pregi e con i suoi difetti che non nascondeva; e comunque si rivelava sempre un indomito combattente nelle terribili disfide che egli stesso soleva provocare, sfinendo i suoi avversari. Aveva la classe di un gentiluomo di fattoria, all’antica, amava i cavalli, la caccia e la buona tavola, parlava e battagliava con tutti, e solamente chi non comprendeva i segreti patemi del suo spirito poteva erroneamente scambiare la sua esibita burbanza per malanimo. Chi scrive, dibatté talvolta con lui per controversie interne al centrodestra, però si ritrovò a concordare con le sue stesse valutazioni quando le procelle sconvolsero il contesto sidernese fino a rendere irrecuperabile una esaltante stagione politico-amministrativa. Realista in politica, premuroso in famiglia, allegro in compagnia, Angelo liquidava i dubbi con una battuta, perché non si va in guerra con i mal di pancia, salvo poi a farli affiorare prepotentemente nelle intese in tempo di pace. Quanti ebbero l’occasione di scontrarsi o di incontrarsi con lui, adesso preghino per la sua anima, e rimpiangano di non avere più l’opportunità di ritrovarsi di fronte un cavaliere franco e ardito come lui. F. D. C.

Gara di pesca a Siderno Massimo Riccio e Girolamo Futia, coppia imbattibile di pescatori, vengono premiati dal vice sindaco Anna Romeo e dal sindaco Pietro Fuda

SENZA SUONI DI TROMBE… ..nè annunci su volantini, anche quest’anno, la pineta, lato nord del municipio, ospita l’omonimo gruppo. Le discussioni avvengono sia di mattina, come di sera, il venticello che spira tra i pini invita al dialogo continuamente. A volte si esagera con il tono alto, ma alla conclusione tutto rientra nei limiti della buona educazione,anche perché l’intervento del presidente modera l’andamento del discorso. Si discute filosoficamente, senza secondi fini, per la conoscenza dei più svariati argomenti, e che cos’è la filosofia se non l’amore della conoscenza che porta alla sapienza? Quest’anno nuove gradite iniziative: qualcuno ha offerto della frutta, dei gelati... ciò ha continuamente cementato ancora di più l’amicizia della allegra comitiva! Poi, dopo la partenza del simpatico milanese, il gruppo si disgrega, e ognuno si augura che il freddo inverno possa trascorrere velocemente, per potersi di nuovo rivedere e riprendere il discorso interrotto, à bientôt!



CULTURA

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Si aprano le danze…

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Sale sempre di più la febbre da tarantella! Venerdì mattina, infatti, il sindaco di Caulonia, Caterina Belcastro, ha annunciato di aver finalmente ottenuto il finanziamento utile a organizzare la nuova edizione del Kaulonia Tarantella Festival, il cui programma completo è stato presentato ieri mattina presso la sala consigliare del Comune di Caulonia. «Il grande sforzo compiuto dall’Amministrazione, insediatasi appena due mesi fa, ha finalmente dato i suoi frutti» ha dichiarato entusiasta il sindaco Belcastro annunciando l’arrivo del finanziamento, quando ha rivelato anche di essere riuscita a ottenere dalla Regione Calabria un finanziamento che assicurerà lo svolgimento in piena serenità delle prossime tre edizioni del Festival. Se la squadra amministrativa è completamente rinnovata, la direzione artistica del Kaulonia Tarantella Festival è stata affidata anche quest’anno all’esperienza di Mimmo Cavallaro, un volto noto che assicura stabilità all’evento ma garantisce al contempo di non lesinare sulle novità. «Anche se non voglio anticipare nulla prima che la manifestazione venga inaugurata - ha dichiarato in via confidenziale Mimmo - posso assicurare che anche quest’anno avremo numerosi grandi artisti che faranno scalpitare la folla al ritmo delle migliori melodie calabresi, laziali, lucane, pugliesi e siciliane. «Anche quest’anno - continua Cavallaro - mi riserverò di chiudere il Festival assieme al mio Special Project e a un gruppo internazionale che sta letteralmente spopolando sul web!» Nonostante il suo grande talento e la comprovata capacità organizzativa, Mimmo sarà affiancato nella direzione dal consulente artistico Carlo Frascà, un tecnico in grado di apportare un ulteriore implemento qualitativo a un evento che già si annuncia unico nel suo genere. Oltre che dai tradizionali appuntamenti di Piazza Mese, infatti, le giornate dal 26 al 29 agosto saranno costellate da piccoli concerti che punteggeranno la mappa di Caulonia rendendola una vera e propria piccola galassia musicale. Il già ricco programma sarà inoltre ampliato da una imperdibile serata di presentazione del Festival, che avrà luogo durante la sera del 25 agosto, dai laboratori di danza e percussioni quotidiani e dai matinée a cura di una street band itinerante che, giorno dopo giorno, animerà le giornate di tutti i paesi della Locride! Per consultare il programma completo vi rimandiamo al sito dell’evento o sulla pagina Facebook del Kaulonia Tarantella Festival!

Ciminà: venerdì torna la Sagra del Caciocavallo di Ciminà Sua Maestà "Il Caciocavallo di Ciminà" ritorna anche quest'anno protagonista assoluto della serata del 18 agosto. L'Amministrazione Comunale, per il 15° anno consecutivo patrocinerà la sagra annuale dedicata all’alimento inserito dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali sin dal 2002 e nell'elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali riconosciuto dalla Regione Calabria quale prodotto tipico locale a denominazione De.Co., nonché facente parte del Presidio Slow-Food. La manifestazione si svolgerà nel Centro Storico di Ciminà, appuntamento fisso per centinaia di buongustai che, puntualmente, arrivano tutti gli anni da ogni parte della Provincia e non solo, per gustare oltre al caciocavallo altri prodotti locali che fanno da contorno al protagonista principale ed ammirare dal "Belvedere" lo splendido panorama che dalla valle spazia fino al mare.

Locri: mercoledì sera una cerimonia in ricordo del professore Gaetano Rizzo Mercoledì 16 agosto, alle ore 21:30, presso la corte del palazzo municipale di Locri, si terrà una cerimonia in ricordo del professore Gaetano Rizzo patrocinata dal Comune. L’evento nasce come una cerimonia “atipica”, fortemente voluta dagli ex alunni, dai colleghi e dalla famiglia del professore che vogliono raccontarne al pubblico non soltanto la sua indimenticata figura professionale, ma anche le caratteristiche che lo hanno reso, agli occhi di tutta la comunità, un grande uomo. Sempre riconosciuto come fine intellettuale, Gaetano Rizzo è stato in più occasioni ricordato come il tipico intellettuale meridionale dalle doti multiple e straordinarie, dal riserbo raffinato e cultore profondo e appassionato di un numero imprecisato di arti. Singolare il ricordo di un suo alunno, oggi insegnante, che ne ricorda con affetto le lezioni di supplenza ai professori assenti, durante le quali Rizzo, allora preside, controllato il programma avviava una lezione transididattica che accompagnava per mano gli studenti tra filosofia, musica, italiano, storia, biologia, geografia, matematica e fisica…

The Miracle, serie Sky di Ammaniti e Munzi, ha i suoi attori! La Wildside, nota casa di produzione, ha deciso di affidarsi all’attore-regista Lele Nucera e al regista Vincenzo Caricari per scovare i ragazzi prodigio da inserire nella famosa serie tv. È stato effettuato un arduo lavoro di squadra in tutte le scuole della Calabria per selezionare, individuare e scoprire i piccoli talenti. Non serviva andare molto lontano poiché i giovani attori sono tutti della Locride e i nostri registi erano sicuri di averli “a portata di mano”, quasi ragazzi della porta accanto; Parliamo di Carmelo Macrì (Siderno), Lucia Salerno (Siderno), Luigi Stefano (Siderno), Alice Scocchieri (Locri), Salvatore Pacicca (Siderno) e Andrea Criaco (Bianco). La serie tv The Miracle (regia affidata a Niccolò Ammaniti, Lucio Pellegrini e Francesco Munzi) co-prodotta da Sky e Wildside, ha dunque i suoi attori. Ma non finisce qui. Anche Danny Boyle si affida a Lele Nucera per cercare i protagonisti della sua nuova serie tv inglese “Trust”, che racconterà la storia di John Paul Getty III. La riprese della serie diretta da Danny Boyle inizieranno a giugno a Londra, Roma e Calabria, in vista di una première prevista per il gennaio 2018 su FX. Lele è sempre affiancato durante la ricerca dal suo stretto collaboratore Vincenzo Caricari; già noti, realizzati dai due, gli spot pubblicitari, paragonabili a quelli delle tv nazionali. Per ultimo e non meno importante, ricordiamo “Tutto il mondo è paese”, il film girato a Riace con Beppe Fiorello, prodotto da Picomedia e Rai Fiction, nel quale Lele è stato assistente alla regia a Giulio Manfredonia, mentre Vincenzo Caricari ne ha curato il backstage. Quasi tutti gli allievi iscritti al corso di recitazione della Scuola di Cinematografia aperta lo scorso anno da Lele Nucera insieme ad Alberto Gatto hanno preso parte al film. Lele Nucera ha mantenuto la sua promessa e continua a stupirci e a rendere più grande questa realtà cinematografica, aiutando i nostri giovani a intraprendere la carriera di attore che fino a qualche anno fa era solo un miraggio e un sogno nel cassetto. Adesso sognare è possibile



CULTURA

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DOMENICA 13 AGOSTO

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Torneo Open Femminile di Siderno, uno spettacolo sportivo sottovalutato La competizione è diventata sempre più prestigiosa grazie alla presenza di giovani tenniste di talento che approdano a Siderno da tutta Italia

Da tre anni Agostino Antico è il presidente del Tennis Club Siderno. “È stata una scommessa: siamo ripartiti da zero e quella di quest’anno è la terza edizione del Torneo Open Femminile Coppa Città di Siderno”. La competizione è diventata sempre più prestigiosa grazie alla presenza di giovani tenniste di talento che approdano a Siderno da tutta Italia. “Organizzare un torneo femminile di categoria 2 non è affatto semplice. Hanno partecipato tenniste provenienti dall’Emilia Romagna fino alla Sicilia, l’unica calabrese è stata Lara Meccico”. Un’importante vetrina di sport per la città di Siderno, quindi, oltre che uno strumento di marketing territoriale per attrarre nuovi turisti. “Del Tennis Club di Siderno si parla anche fuori dai confini nazionali. L’anno scorso ha vinto una francese che ha proseguito splendidamente la sua carriera all’estero, la vincitrice di quest’anno, invece, andrà a Honolulu: sono tutte tenniste di alto livello che grazie al Torneo hanno fatto tappa qui da noi. Il Tennis Club potrebbe ritornare ai suoi anni d’oro; non dimentichiamo che in passato dal circolo del Tennis di Siderno sono usciti eccellenti maestri che oggi lavorano in giro per l’Italia” – sottolinea

Agostino Antico, che con un velo di amarezza aggiunge: “Purtroppo i ragazzi, dopo l’università, si allontanano da Siderno e continuano a coltivare altrove le proprie passioni”. Mancherebbero quindi braccia forti e voglia di fare. “Se il prossimo anno sarò ben supportato dal consiglio direttivo – il segretario Antonio Falduto, la vicepresidente Maria Francesca Diano, i consiglieri Francesco Fuda, Paolo Multari e Giuseppe Futia, e il direttore del Torneo Stefano Cataldo – continuerò a guidare il Tennis Club di Siderno, altrimenti dovrò ritirarmi perché sopraggiunge la stanchezza degli anni”. Senza contare che il ruolo del presidente richiede qualche sforzo in più anche a livello economico: “Il presidente deve essere disposto a mettere le mani in tasca – dichiara Antico. - Siamo riusciti a realizzare un campo nuovo, con fondo in plastica che adesso va per la maggiore, costato 30 mila euro, ma non abbiamo ricevuto alcun contributo né da parte del Comune, né della Regione”. Un vero peccato per uno spettacolo sportivo che emoziona e coinvolge e che potrebbe diventare un vanto per la città di Siderno. mgc

Da Siderno a cavallo delle onde della California

C'è anche un ragazzo originario di Siderno tra i cultori del surf californiano. Si chiama Gianfranco Gasparro, 43 anni, e nei giorni scorsi è stato raggiunto dalle telecamere di Studio Aperto che hanno realizzato un servizio su di lui. Ogni mattina, da 15 anni, Gianfranco scende in spiaggia nella South Bay di Los Angeles per cavalcare le imponenti onde della California, sinonimo di libertà. Lo fa in equilibrio su un surf, uno sport che a differenza del gemello windsurf, richiede ottime capacità natatorie oltre che senso di orientamento e abilità nello stare sott'acqua in apnea anche per diversi minuti. Ma Gianfranco non è solo alla ricerca dell'onda perfetta: tra i locals rappresenta una vera istituzione. Artigiano del surf, il suo mondo è il suo garage. Qui costruisce tavole uniche nel loro genere realizzate interamente a mano, senza macchinari, tavole dall'anima in carbonio, caratteristica che rende le sue "bimbe" più veloci di quelle in commercio. Alcune delle creazioni di Gianfranco sono state utilizzate nel film co-diretto da Curtis Hanson e Michael Apted, "Chasing Mavericks", un cult per gli appassionati di surf.

Locri: Grande successo per il Concerto d’Estate Il Concerto d’Estate 2017 di Locri si è svolto con grande presenza di pubblico appassionato e qualificato, nella corte del palazzo comunale. Serata fantastica, con l’esecuzione da parte del Maestro Natale Femia per il Coro diocesano Laetare e per la sua orchestra di un repertorio di musiche da Bizet a Di Capua, passando da Verdi, Kreisler, Corelli. Particolarmente gradita la partecipazione del Pubblico, che si è lasciato andare in un coro che ha accompagnato le note conclusive di “O Sole mio” eseguite dal Maestro Natale Femia.




CULTURA E SOCIETÀ

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DOMENICA 13 AGOSTO 21

I FRUTTI DIMENTICATI

A CURA DI ORLANDO SCULLI E ANTONINO SIGILLI

Vitis vinifera L.

Giacchinè di Salice a vite qui presentata, rappresenta un mistero sia per quanto riguarda l’uso che se ne faceva, sia in riferimento alla sua provenienza; infatti nessuno sa dire perché porta tale nome così strano e tanto meno sa indicare la sua origine. L’area di diffusione era molto limitata e si riferiva solamente a quella dello stretto nella parte reggina e non era riuscita a superare questo limitato ambito, tranne che per un isolato tratto dell’entroterra di Melito Porto Salvo: Roccaforte del Greco. Nella ricerca dello scrivente al di fuori del suo territorio, che è rappresentato dal circondario di Bianco, nessuno aveva parlato di questa varietà, neppure quando si era recato sui piani di Egua, contrada ricadente nel comune di Motta S.Giovanni, sopra Capo d’Armi, l’antica Leucopetra ellenica, dove sono in via d’estinzione le viti che avevano contraddistinto tale territorio, probabilmente dal tempo dei coloni calcidesi di Reggio fino a pochi decenni orsono. I segni degli antichi vigneti , impiantati in un passato molto prospero sono evidenziati dalle presenza, appena leggibile di molte decine di chilometri di fasce, in alcuni casi sorretti da brandelli di muri a secco, ancora non distrutti dal passaggio devastante di branchi di capre al pascolo brado, alla ricerca frenetica di germogli di cespugli stentati. Ora i vitigni che erano stati allevati ad alberello e bassi, per via del vento violento che vi soffia, specie in primavera al tempo della gemmazione e della fioritura, stanno letteralmente scomparendo e si stanno diffondendo nei terreni incolti l’ampelodesma, il cisto marino e quello montano, specie che si sviluppano in seguito ad incendi devastanti. Persino la spendida vigna, fino al 2002, di Santo Calabrò e del fratello Salvatore è in forte decadenza;

L

essa rappresentava l’area di conservazione , un vero catalogo vivente, delle viti del circondario di Reggio. Nel 2002 , di giorno o nel pomeriggio inoltrato, quando lo scrivente ci andava, Salvatore , il custode per eccellenza dei saperi antichi del suo territorio, a colpo sicuro evidenziava le particolarità di ogni varietà, di cui conosceva la collocazione precisa; affermava con

sicurezza estrema che anche di notte, avrebbe potuto staccare dei tralci da una varietà desiderata o richiesta da un amico fidato. E lo scrivente era considerato un amico di cui fidarsi ciecamente, sin dall’inizio della conoscenza, quando era stato introdotto alla loro attenzione e cortesia, dal defunto Ispettore (scolastico) Domenico Raso di Cittanova, ma all’epoca residente a Reggio, interprete originale e appassionato dei territori dell’Aspromonte. Salvatore “presentava” le viti, con i relativi grappoli, con affetto, come se fossero dei figli da salvaguardare e tutelare da ogni insidia (non era sposato . Evidenziava le caratteristiche del nerello di Egua, delle malvasie, delle inzolie, dei moscatelli, del “cuore di cane”, del bianco tondo, del castiglione, ma stranamente mai aveva accennato al giacchinè; solo in seguito, Santo, su precisa domanda, aveva risposto che la vigna era dotata anche del Giacchinè ed addirittura del Giacchè, che era qualcosa di diverso. In seguito lo scrivente era entrato in relazione con Franco Tramontana, amministratore della casa vinicola Criserà di Catona, che lo fece accompagnare dal fratello nella vigna di famiglia nella frazione Salice , stretta ormai tra palazzi sorti disordinatamente nel tempo. La guida nella vigna era rappresentata da un a persona che superava gli ottanta anni d’età e conosceva tutte le varietà più tipiche del territorio e a un certo punto si fermò davanti ad una vite che presentò come giacchinè, di cui ovviamente non conosceva la provenienza, ma semmai le caratteristiche fisiche della vite e delle sue uve. Fece notare i tralci che erano inusuali, dal colore rossiccio, con dei riflessi talvolta violacei, mentre le foglie erano molto grandi, oblunghe, capaci di superare in

lunghezza i 3-5 cm, che non ricordavano la classica foglia pentagonale, tipica della vite. Aggiungeva che le sue uve erano utilizzate per dare colore al vino e infatti schiacciando qualche acino veniva fuori un colore rosso carminio dalla polpa, che tingeva in maniera persistente persino le mani; intanto i grappoli dalla forma armonica e piramidale, di media grandezza, erano costituiti da acini, quasi perfettamente sferici, piccoli, radi, blu e ricchi di pruina. Raccontava inoltre che l’uva del giacchinè veniva usata nella preparazione del Pellaro, dove la base più importante era costituita dalle uve del nerello campoto. Continuava ancora, dicendo che nel passato , durante la piantumazione di un vigneto, le viti del giacchinè venivano messe a dimora attorno a tutte le altre viti, in quanto eventuali ladri, arrivando assaggiavano le uve ed erano scoraggiati nel proseguire, pensando che tutta la vigna fosse costituita dalle stesse viti, che producevano grappoli dalle uve poco gradevoli. Intanto dall’analisi molecolare, effettuata nel Centro Sperimentale di Turi è emerso che tale varietà ha un profilo forse unico al mondo, mentre giorni addietro un vinificatore del Bordeaux, trovandosi in transito nella Locride, venendo da vigneti particolari della Sicilia, ha avuto modo di assaggiare un bicchiere di vino , frutto di una micro vinificazione delle uve del Giacchinè , effettuata in purezza ed ha giudicato eccellente il vino che ne è derivato. In seguito continuando la ricerca su vitigni particolari, lo scrivente era venuto in contacco con Franco Tramontana, dell’azienda vinicola Criserà di Catona, che lo fece accompagnare da fratello in una vigna di famiglia Salice di Catona, stretta ormai da palazzi che sorgevano disordinatamente

Un volume sul patrimonio fondiario e sui redditi dei sangeracesi nel 1742 È stato presentato al pubblico degli storici, degli esperti, dei cultori di memorie patrie, dei cittadini, un “documento” significativo, raro e originale della storia locale: “S. Giovanni di Gerace nel catasto onciario del 1742”, scritto da Vincenzo Cataldo e Giovanni Pittari (Promocultura edizioni, 2017). Vincenzo Cataldo, competente ricercatore dell’Università di Messina, ha studiato numerosi catasti onciari del territorio (a settembre uscirà per i tipi di Laruffa una sua ricerca su 94 catasti calabresi onciari studiati simultaneamente), si è interessato di storia economica della Calabria, di torri e pirati, di ceti sociali; è un assiduo frequentatore di archivi e ricopre numerose cariche scientifiche. Giovanni Pittari, impegnato con intelligenza nella gestione degli Istituti scolastici, assiduo protagonista nelle trasmissioni di Telemia, è nota la sua attività di critico e profondo cultore di storia locale. Ha ereditato l’impegno, la curiosità e la passione per le reliquie del passato da Emilio Barillaro. È stato formatore IRRSAE dell’area storico-antropologica per conto del Ministero della Pubblica Istruzione. La scoperta, la stampa e la diffusione di quest’opera pongono alla nostra attenzione alcune problematiche di grande attualità e ci aiutano a ricostruire la storia passata, che ancora incide sul presente, del nostro territorio e in particolare di San Giovanni di Gerace. Il testo si presenta accattivante già nella sua veste grafica. La copertina (realizzata da Giovanni Quaranta), mette in evidenza il sigillo dell’Università di San Giovanni sopra una pagina significativa del catasto: la convocazione del Parlamento locale nella “pubblica piazza di detto luogo dove li cittadini congregar si sogliono a far pubblici parlamenti”. All’interno troviamo bellissime fotografie: la chiesetta bizantina di San Teodoro, le chiese con gli altari di tarsie policrome e la Madonna di legno, i palazzi, i portali con le arcate, gli strumenti della produzione: il frantoio, il torchio, il palmento, le cannizze e gli strumenti di misura come u micanno e u stuppeju. Apre il libro un capitolo sintetico ma esaustivo sulla storia generale di San Giovanni con le sue chiese con continuo riferimento ai contributi storiografici di Emilio Barillaro e don Vincenzo Nadile. La parte centrale del libro narra del catasto onciario. Esso – come ci narrano gli autori seguendo le indicazioni metodologiche della

Sabato 5 agosto è stato presentato a Siderno il libro "S. Giovanni di Gerace nel Catasto onciario del 1742" scritto da Vincenzo Cataldo e Giovanni Pittari più aggiornata storiografia – rappresentò l'attuazione pratica delle norme dettate da re Carlo di Borbone nel 1740 per il riordino fiscale del regno di Napoli. Il catasto avrebbe dovuto eliminare i privilegi goduti dalle classi più abbienti che facevano gravare i tributi fiscali sempre sulle classi più umili e rappresenta il punto di partenza per la ripartizione proporzionale del peso fiscale. Gli autori analizzano il catasto nella sua articolazione: gli atti preliminari, che contenevano i nomi dei cittadini; le rivele, una vera e propria autocertificazione, mediante la quale i cittadini rivelavano il loro stato di famiglia, i beni immobili e mobili e le eventuali detrazioni fiscali; l'apprezzo, mediante il quale i delegati al catasto valutavano tutti gli immobili della comunità con le relative rendite; l'onciario vero e proprio, che conteneva il calcolo dei patrimoni. Nel catasto onciario sangiovannese troviamo l’elenco dei braccianti, la forza lavoro salariata impiegata su terreni di proprietà altrui e testimoni di una agricoltura di sussistenza. Tra i coltivatori diretti emergono i massari, con un maggior grado di autonomia e di stabilità economica, con una produzione che confluiva nel mercato locale e nelle fiere dei comuni vicini.

Veniamo a sapere che tra le colture specializzate primeggiavano la vigna, l'ulivo e il gelso. Gli alberi da frutto, come noci, meli e peri erano sparsi per i campi e costituivano quindi un elemento secondario della produzione agricola. Gli autori fanno delle opportune comparazioni con altre notizie che provengono da fonti sussidiarie: i rogiti notarili, i registri parrocchiali, l’apprezzo del 1707, la Cassa Sacra e il catasto murattiano, propri per consentire di definire con la maggiore precisione possibile la società del tempo. Dalla fonte catastale si possono evidenziare i problemi con i quali l’uomo del passato si è dovuto confrontare in rapporto ai “quadri di civiltà”. Si pensi alla civiltà contadina, sopravvissuta per più secoli, con i suoi valori, con la sua cultura, con il suo dialetto, con il suo lavoro, col suo attaccamento alla terra e agli strumenti della produzione: frantoi, palmenti, torchi, mulini È opportuno sottolineare che con la pubblicazione di questa “fonte” non si perviene a un solo risultato finale nella scoperta-ricostruzione-narrazione della nostra storia locale. Il “fatto storico” non è un dato oggettivo, ma è una costruzione, è un prodotto, è un risultato ottenuto dal rapporto tra “ipotesi”, ricavate dai documenti fino a un dato momento scoperti, e “rilevanze”, che sono gli interessi degli storici, il loro punto di vista, il loro paradigma interpretativo. Questa ”affinità” tra gli interessi dello storico e particolari “facce” o aspetti dei fatti storici, fa sì che la storia sia sempre qualcosa di non finito. Oltre le “facce” che lo storico sceglie di mettere a fuoco ce ne sono sempre altre che egli non ha ancora osservato. Un arcipelago di nuovi territori si potranno scoprire in questo documento. Temi nel passato privi di dignità storica (le classi subalterne, l’uso del dialetto, la storia dei mulini e dei palmenti, la viabilità e i commerci, la gestione delle acque, l’interesse che il colono doveva dare al padrone) vengono sempre più ad arricchire l’immagine di un’epoca, dilatandone i confini. Per tutto questo grazie a Vincenzo Cataldo e a Giovanni Pittari per averci dato con questa pubblicazione l’occasione di un riscatto storico del nostro territorio. Salvatore Napoli

In fuga da una vita, per la vita Brigantessa Serena Iannopollo A Marcinelle, in Belgio, l'8 agosto 1956 morirono 262 persone nelle miniere di carbone. La metà erano immigrati italiani, la maggior parte calabresi, siciliani, pugliesi e molisani. Erano chiamati "i musi neri", non perchè sporchi di carbone, ovviamente. Allettati da una propaganda ingannevole che prometteva salari, pensioni, integrazione, quelle anime cercarono una vita migliore oltre le alpi. De Gasperi aveva infatti stipulato un patto col Belgio in cui si impegnava a inviare 50.000 italiani come manodopera. Arrivati a destinazione però non c'era la terra promessa, bensì baracche malmesse, gente restia ad interagire con stranieri, un lavoro massacrante, obbligatorio per 5 anni, pena: la detenzione. Quelle miniere erano profonde anche mille metri, e alcune piccole gabbie portavano giù gli operai, stipati uno sull'altro come topi. Purtroppo un errore umano causò una scintilla che fece sprigionare fuoco e fumo che in poco tempo rese quei cunicoli dei loculi. E tutto questo al fine di ottenere carbone a buon prezzo. Anime in cambio di sconti. Questa è una delle tante sciagure sul lavoro, che mai si fermano, perchè gli interessi dei governi sono alti, e gli sfruttamenti perseverano. Sono fuggite da questa terra milioni e milioni di persone: la prima ondata migratoria si ebbe tra il 1861 e il 1870 quando la politica dei Savoia (la legge Pica) costrinse i nostri avi a fuggire altrove, spesso in America. Le ondate migratorie italiane da quel periodo non si fermano, gli italiani cercano di fuggire ovunque piuttosto che sottostare ai regimi dittatoriali di governi pseudo-repubblicani. Una domanda mi sorge spontanea: ma è meglio fuggire, e continuare a farlo nei secoli, oppure è ora di alzare la testa?


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Teste villose Il presidente della Regione Mario Oliverio incontra Cristiano Malgioglio. Per fortuna che l’età non si calcola (sempre) attraverso la presenza di capelli in testa, altrimenti il nostro governatore farebbe davvero una figura barbina!

Cambio di volto, ma non di Vox Facciamo un grande in bocca al lupo alla bellissima Elena Maria Divino, che sostituirà Bluette nella conduzione del programma di TeleMia Vox Populi, qui ritratta assieme all’inossidabile Geny Blefari!

Comunisti in formalina In questa foto d’epoca, dopo una manifestazione dei tempi che furono, possiamo osservare due giovani comunisti, riconoscibili perché entrambi in maglia bianca: Aldo Canturi e un Mimmo Panetta dal visibilissimo pugno chiuso.

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Soverato cinematografica Il nostro amico Gianvito Casadonte ha ottenuto anche quest’anno un grande successo con il Magna Grecia Film Festival. In questa foto posa assieme a due grandi personalità del cinema hollywoodiano, venute a Soverato apposta per lui: Pamela Anderson e Michael Madsen!

Metti una sera a Riace… incontri i compagni di classe! In queste due foto Francesca Scali incontra il compagno di classe Enzo Rullo mentre suo marito, Sergio Roccisano, incontra il suo compagno di scuola Mimmo Lucano. Quando si dice “il caso”!

Due bravi sindaci Muovendo critiche ai primi cittadini spesso non si prende in considerazione la passione che i nostri amministratori dimostrano nel guidare i nostri paesi: in questa foto Caterina Furfaro e Pino Vumbaca, due esempi di come la giovinezza non sia inversamente proporzionale all’impegno! La professionalità è servita Stefano e Giuseppe, i bravissimi camerieri del Gambero Rosso, nonostante la fatica non smettono mai di essere sorridenti, umili e disponibili.

Il turista dell’anno In questa foto Michele Vumbaca e l’ex arbitro di Serie A Giancarlo Bolognino decretano turista dell’anno Antonio Cortese.

DOMENICA 13 AGOSTO

Felicità alcolica Manuele, Carlo, Antonio e Giuseppe, dopo una faticosa giornata di lavoro alla Vecchia Hosteria, riescono comunque a mantenere vivo il sorriso che li contraddistingue dopo un bicchiere di vino.

Politica conviviale Alla Festa dell’Unità svoltasi a Siderno lo scorso fine settimana c’è stato chi si è “paparijato” e chi, invece, si è dato da fare lavorando in cucina. In questa foto Domenico Crisofaro, Alessandro Archinà, Luisa Marra, Cosimo Barranca, Sara Vitale, Anna Maria Felicità, Laura Rullo e Noemi Oppedisano.




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