Riviera nº 35 del 26/08/2018

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IN BREVE Nel numero 33 di Riviera abbiamo lanciato quella che per noi, piccolo giornale di provincia, può essere una svolta per il nostro territorio: creare l'Itinerario degli Scrittori della Locride, attraverso cui, partendo da Africo Vecchio e proseguendo fino a Stilo, un visitatore potrà conoscere gli scrittori che hanno fatto grande la nostra terra. È con grande orgoglio che vi annunciamo che la nostra proposta è stata accolta con entusiasmo da più parti.

la vetrina

La proposta di Riviera dovrà essere supportata da adeguate scelte politiche regionali Il Caffè Letterario Mario La Cava dal 2010 continua a proporre iniziative artistico-culturali che mirano a divulgare e valorizzare le innumerevoli potenzialità presenti sul nostro territorio, convinti come siamo, che la cultura - in tutte le sue forme – pur se da sola insufficiente, sia fondamentale per la rinascita della nostra terra. Da ciò non si può prescindere: qualsiasi proposta di rilancio che non dia il giusto spazio alla valorizzazione delle risorse culturali non potrà mai realizzarsi. In provincia di Reggio - e nella Locride in particolare - c’è stata (e c’è) una tale fecondità letteraria che in qualsiasi altro posto sarebbe divenuta invidiabile veicolo promozionale di turismo culturale. Purtroppo qui non è avvenuto. Inutile recriminare o perder tempo nell’individuazione dei responsabili, peraltro facilmente individuabili. Utile invece fare proposte lungimiranti che puntino a far conoscere la nostra “bellezza” ed il vero volto della Calabria. Ben venga, quindi, l’iniziativa di “Riviera” che per realizzarsi dovrà, però, essere adeguatamente supportata da scelte politiche regionali indirizzate a investire in un progetto culturale più ampio con risultati che sarebbero tangibili a medio-lungo termine. La realizzazione, lo scorso anno, della prima edizione del Premio Letterario Mario La Cava, grazie alla sinergia tra la Regione Calabria, il Comune di Bovalino e la nostra Associazione ha dimostrato che per ottenere il successo è necessario che ognuno faccia la propria parte, per ciò che gli compete, senza invasioni di campo, senza ambizioni personali, con l’unica convinzione di fare qualcosa di utile per il bene comune. Ha dimostrato, soprattutto, che si può fare. Il Caffè Letterario Mario La Cava con ostinazione continua a operare ed è pronto a collaborare e ad affrontare sfide ambiziose, come quella di “Riviera”. Domenico Calabria Presidente del Caffè Letterario Mario La Cava Bovalino

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Immaginare per la Locride un Parco Letterario, suggestiona e rinfranca

Leggendo le migliaia di pagine scritte dai nostri scrittori scopriremo di noi, con estrema sincerità, aspetti che nessun affrettato reportage saprà mai in un colpo solo recuperare e apprezzare.

L’appello-proposta di Rosario Condarcuri, volto a ipotizzare per la Locride un Parco Letterario plurale, suggestiona e rinfranca. Suggestiona pensare che in un’area ristretta siano esistite così tante vite letterariamente attive; uomini, alcuni rimanendo altri emigrando, che hanno intrecciato con questo territorio, con i suoi vizi e i suoi vezzi, con le sue miserie e le sue grandezze, per anni e anni, un continuo intenso dialogo; e suggestiona anche avere matematica certezza che qui sono nate occasioni, situazioni, che hanno stimolato la loro creatività, offrendo un’infinità di ambientazioni e di storie. Rinfranca poi immaginare che i motivi della loro ispirazione non siano evaporati, che esistono ancora, ma vanno individuati leggendo le migliaia di pagine in cui si sono indelebilmente impressi; diranno di noi con estrema sincerità, riveleranno aspetti che nessun affrettato reportage saprà mai in un colpo solo recuperare e apprezzare. Il Parco Letterario non solo è

conforme perfettamente a quest’area, ma tra i Parchi sparsi per i Paese (già riuniti in associazione) potrà avere una sua marcata singolarità data dal fatto che in un ristretto fazzoletto di terra siano nati diversi scrittori di sicuro valore come Alvaro, La Cava, Strati, Perri, fino al troppo spesso dimenticato Saverio Montalto, uomo dalla esistenza tragica, ma grande anticipatore di temi che oggi sono di grande attualità. Un posto a sé merita Tommaso Campanella, intorno al quale, con il contributo delle Università dove ancora è studiato, si potranno avviare e intrecciare iniziative di altissimo livello filosofico, politico, letterario e scientifico. Tracciare il relativo itinerario non sarà difficile: basterà leggere i libri e meditare sulle storie che vi sono narrate. Se non ricordo male in passato su questa idea della “pluralità” qualcosa si è fatto e spero tanto che le relative tracce non siano scomparse: una ventina d’anni fa, l’Amministrazione

Provinciale organizzò un importantissimo convegno che si svolse all’Auditorium di Roccella; motore scientifico e organizzativo fu il prof. Aldo Maria Morace, grande studioso di Alvaro ed oggi Presidente della omonima Fondazione. Altro convegno itinerante, incentrato sul soggiorno di Pavese a Brancaleone, i cui atti sono stati fortunatamente raccolti in un volume pubblicato dalla Rubbettino, si svolse qualche anno fa tra Marina di Gioiosa, San Luca e Brancaleone. Tanto per sfuggire al rischio, sempre temibile e sempre incombente, dell’autoreferenzialità, è utile ricordare il pensiero di Leonardo Sciascia su La Cava (i due, è noto, intrattennero una fitta corrispondenza per oltre un trentennio): "Le cose di La Cava costituivano per me esempio e modello del come scrivere: della semplicità, essenzialità e rapidità a cui aspiravo". Francesco Macrì (Presìdi del Libro-Locride) Marina di Gioiosa Jonica

Anche la Fondazione Corrado Alvaro dà la propria disponibilità a collaborare al progetto La Fondazione Corrado Alvaro di San Luca aderisce all’idea progettuale del giornale “Riviera” in merito alla creazione dell’ “Itinerario degli Scrittori della Locride”. Aderendo, diamo la nostra disponibilità alla collaborazione progettuale, considerando la ventennale attività convegnistica e i tredici premi letterari, oltre all'edizione di 32 volumi. La Fondazione Corrado Alvaro è la sede di Parco Letterario Corrado Alvaro, con un progetto già presentato al Ministero dei Beni Culturali, e anche sede del Centro Manoscritti per gli scrittori meridionali, in collaborazione con l’Università di Pavia. Non dimenticando che San Luca al momento è una fucina di scrittori. Il segretario Sebastiano Romeo Fondazione Corrado Alvaro di San Luca

Un viaggio legato alla cultura e alla con Mi capita spesso (per lavoro) di visitare tantissimi centri della Regione, così come mi capita spesso (per passione) di accompagnare i visitatori alla Villa Romana di Casignana, uno dei siti archeologici più importanti della Calabria. Tutte le volte che lo faccio provo meraviglia (o meglio stupore) da un lato e scoramento dall’altro. Meraviglia perché sempre più convinto e consapevole delle enormi potenzialità del nostro territorio, specie nel settore del turismo culturale; scoramento perchè convinto anche qui che non si fa quanto si dovrebbe e che non servirebbero grandi cose per tradurre tutto questo in occasioni di crescita e di sviluppo. Riferendomi per un attimo alla Villa Romana, il fatto che sia diventato negli ultimi anni uno dei siti più visitati della Regione non può che farmi piacere, essendo uno dei primi a crederci; mi è più difficile capire come mai non si sia riuscito a costruire negli anni un itinerario

tematico comprendente, oltre alla villa, fruibile da tanti anni, il Naniglio di Gioiosa Jonica e il casino Macrì di Locri... ma c’è sempre tempo per farlo... ovviamente. Di giacimenti culturali e di parchi letterari si parla da tantissimi anni nella nostra Regione, se n’era capita l’importanza circa trent’anni fa, ma poi le cose non sono andate per come sarebbero dovute andare. Adesso però non è più il tempo delle recriminazioni, occorre cercare di recuperare il tempo perduto, le condizioni ci sono... basta volerlo. Non posso che condividere l’idea lanciata dalla Riviera riguardo la creazione di una strada degli scrittori, idea certamente interessantissima, non fosse altro che per il grande numero di scrittori e intellettuali che la nostra zona può annoverare. Una nuova idea di sviluppo, un viaggio, legato alla cultura, alla conoscenza, al racconto, alla nostra letteratura sarebbe

certamente auspicabile. Ritengo però che l’idea vada accompagnata a degli elementi in grado di legarsi tra loro, in modo da costituire un vero progetto integrato sul turismo culturale comprendente tutta la Provincia. A furia di ripetere che non bisogna inventarsi nulla, che abbiamo tutto, che abbiamo storia, archeologia, luoghi di culto, mare, montagna, borghi, natura, enogastronomia, letteratura, alla fine ci convinciamo di essere la terra più bella del mondo e così non è. La Campania, la Sicilia e la Puglia non hanno certamente molto da invidiare alla Calabria; la differenza sta nel fatto che in queste Regioni (specie Puglia e Sicilia, ma aggiungerei anche la Basilicata) negli ultimi anni sono stati fatti passi in avanti notevoli, mentre noi siamo quasi al palo. Perché da noi non è avvenuto ciò? Perchè non siamo riusciti a tradurre tanta bellezza in ricchezza? Vogliamo chiedercelo in modo serio una volta per tutte? A mio

avviso, non è avvenuto essenzialmente perchè non sempre c’è professionalità, competenza e passione. La professionalità e la competenza si possono acquisire (siamo in grande ritardo però), riguardo la passione la vedo un po’ più dura: se non la si possiede, difficile acquisirla. Vi è poi un discorso legato alla scarsa consapevolezza, alla non comprensione di quanto disponiamo in termini di beni culturali e di bellezze naturali. Ce ne accorgiamo solo quando molte delle persone che vengono da fuori e che visitano i nostri luoghi ce lo fanno notare, in quel momento ci chiediamo per un attimo il perchè, ne capiamo forse la ragione, ma non riusciamo a essere conseguenziali. Se ci pensiamo un attimo, volendo usare un termine coniato recentemente da un sindaco della Locride per intitolare un evento nel proprio Comune, il nostro è un territorio fatto di stratificazioni, stratificazioni di storia e cultura, giacimenti

straordinari che vanno dal neolitico ai giorni nostri. Si passa dalle molte grotte del neolitico presenti in alcune zone dell’Aspromonte all’arte moderna di Nick Spatari, attraverso una stratificazione, appunto, che comprende testimonianze di Enotri, Bruzi, Greci, Romani, Bizantini, Normanni, Svevi, Angioini, Aragonesi, tutte dominazioni che hanno lasciato segni interessantissimi. Ma se poi, è solo un esempio, non si riesce in tanti anni a rendere fruibile lo scavo di Piazza Garibaldi a Reggio, esempio bellissimo di stratificazioni archeologiche, e addirittura si seppellisce di nuovo lo scavo se si seppellisce la nostra storia, di chi la colpa? Ce lo vogliamo chiedere finalmente? Il turismo è una disciplina seria, il turismo culturale ancora di più, non serve a nessuno l’improvvisazione, non ci si inventa dalla mattina alla sera e servono a poco i mega convegni e gli incontri che si rivela-


Quella di Riviera è una felice intuizione

Abbiamo accolto con molto entusiasmo e interesse l'idea lanciata dal settimanale Riviera in merito alla creazione di un Itinerario degli Scrittori della Locride che ripercorra quelle zone che hanno ispirato e visto la nascita di autori così importanti da aver conquistato intere generazioni. Serve un percorso ad hoc per formare e informare cittadini e turisti su cosa siamo stati, per riportare in vita un'umanità e una sapienza destinata altrimenti a sparire col tempo. In questo lembo di Italia fatto di verde, di mare, di cieli azzurri, di rilievi sono nati diversi geni capaci di superare epoche e confini. Quella di Riviera è una felice intuizione che condividiamo ammirati. Pertanto sosterremo con convinzione questa lunga passeggiata di scoperta ed emozioni. Cosimo Pellegrino presidente Associazione Amici del Libro e della Biblioteca di Siderno

noscenza è quello che serve alla Locride no alla fine soltanto delle inutili passerelle. Il territorio va innanzitutto conosciuto e poi studiato, così da definirne gli assi di sviluppo possibili, mettendo al centro gli attrattori principali e costruendoci attorno una rete fatta di elementi di interesse. Occorre procedere velocemente, anche perché in questo momento ci sono le risorse finanziarie (basta pensare al Bando sui Borghi recentemente pubblicato e ad altri Bandi che saranno presto pubblicati). Serve uno scatto di reni da parte degli Enti Territoriali, dei professionisti, di tutti gli operatori del settore, delle Associazioni; serve capire che il settore del turismo culturale deve finalmente rappresentare un settore trainante dell’economia calabrese. Non devono rincuorarci i dati incoraggianti sulle presenze che si leggono in questi giorni sui giornali, anche perché smentiti il giorno dopo, o riferiti alle loca-

lità balneari di eccellenza. Da noi si può fare turismo tutto l’anno, non è precluso nessun tipo di turismo, i “turismi possibili” trovano condizioni ottimali grazie alle grandi potenzialità del territorio. Si rischia però di rimanere nel campo delle potenzialità se non si attueranno fin da subito interventi decisi, a partire da una seria politica di formazione nel settore turistico che coinvolga le giovani generazioni (personale addetto all’accoglienza, guide turistiche ecc.). Occorre essere fiduciosi, non credere ai disfattisti, a coloro che ritengono che il mancato sviluppo della nostra terra abbia due elementi frenanti difficilmente rimovibili: il gap infrastrutturale e la carenza di ricettività. Riguardo il gap infrastrutturale, non lo ritengo un elemento decisivo; basti pensare che ci sono posti anche nel Sud Italia difficilmente raggiungibili e che sono lo

stesso meta di grandi flussi turistici. Un settore dove certamente intervenire è quello del trasporto aereo, specie riguardo i prezzi di alcune tratte decisamente proibitive. Quello che manca sono le infrastrutture immateriali, la specializzazione nel settore turistico, attraverso anche un utilizzo sapiente delle nuove tecnologie. Non considero nemmeno un problema la carenza di ricettività. Servono interventi nel settore alberghiero, ma l’intervento decisivo sarebbe rappresentato dal recupero dell’enorme patrimonio edilizio nei nostri borghi, inutilizzato o utilizzato soltanto nel mese di Agosto dai proprietari, oltre chiaramente alla realizzazione di alberghi diffusi, per i quali esistono, come detto, i finanziamenti. Attraverso convenzioni tra i proprietari e i Comuni si renderebbero immediatamente fruibili migliaia di posti letto all’in-

terno di centri abitati molto apprezzati specie dagli stranieri. Per tornare infine alla passione e all’emozione... se non ci si emoziona di fronte alle Grotte di Zungri, al borgo di Cernatali a San Giorgio Morgeto, alla Madonna della scuola del Gaggini, a Pietrapennata o al Mausoleo dello stesso Gaggini a Caulonia, al Santuario della Madonna delle Armi a Cerchiara, al Codex Purpureus a Rossano, alla montagna di Africo Vecchio, a Pietra Kappa, ai mosaici e al sistema di riscaldamento dei Calidaria della Villa Romana di Casignana perfettamente conservati dopo duemila anni... se davanti a questi e ai tantissimi tesori della nostra terra non ci si emoziona, pazienza, ce ne faremo una ragione, è fondamentale, però, che si capisca finalmente cosa può e cosa deve discendere da tutte queste bellezze e fare di tutto perchè ciò possa avvenire. Se si riesce a fare questo, se si recupera

finalmente il tempo perduto, se si mettono in campo progetti di sviluppo condivisibili e condivisi con i territori, capacità, competenze e passione, il progetto della strada degli scrittori, di per sè interessantissimo, potrà assumere una valenza dirompente, consentendo così finalmente questa nuova narrazione della Calabria e quel turismo esperenziale tanto ricercato. Nessuno può più tirarsi indietro, ognuno deve fare la propria parte; lo dobbiamo al nostro immenso patrimonio culturale, ai nostri scrittori e intellettuali che hanno mirabilmente descritto i nostri luoghi e le nostre genti, lo dobbiamo alle giovani generazioni, alle quali dobbiamo lasciare un mondo migliore. Sarà più facile farlo avendo la percezione e la consapevolezza del bello che ci circonda. Antonio Crinò


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La minoranza abbandona l’aula prima di discutere l’approvazione del PSC Martedì sera, presso la sala consigliare del Comune di Locri, si è tenuto il terzo consiglio comunale della Amministrazione Calabrese bis, avente come unico punto all’ordine del giorno l’approvazione degli elaborati definitivi del Piano Strutturale Comunale con le osservazioni dei cittadini e d’ufficio. La seduta si è aperta con un minuto di silenzio in in ricordo delle vittime di Genova e Civita, nonché di Mario Congiusta, scomparso poche ore prima e divenuto anche per Locri un simbolo della lotta alla ‘ndrangheta. L'adozione del PSC, dettagliatamente illustrata dall’architetto Nasso, è stata approvata con i soli voti della maggioranza, mettendo così fine a un iter cominciato, come ricordato dal vicesindaco Raffaele Sainato, ben 14 anni fa, e in grado finalmente di abbozzare le forme della Locri del futuro. Il gruppo di minoranza “Scelgo Locri”, invece, ha persino rifiutato di partecipare alla seduta dopo averne contestato le modalità di convocazione e averne chiesto il rinvio. Il capogruppo Vincenzo Carabetta, infatti, ha chiesto e ottenuto in apertura di seduta di leggere un intervento nel quale si contestava al presidente del consiglio comunale Michi Maio di

Naccari: “L’economia reggina è al collasso”

L’economia di Reggio Calabria è al collasso. Ad annunciarlo, in un allarmante articolo comparso sulla Gazzetta del Sud il giorno di Ferragosto, Demetrio Naccari, esponente dem ed ex assessore regionale che ha individuato nella cattiva formulazione degli ultimi 15 bilanci comunali la crisi della Città Metropolitana. L’imperante vessazione tributaria per i residenti non permette alla situazione di essere meno lapidaria per una città ormai lontana dal periodo in cui poteva essere considerata una delle capitali meridionali del terziario. “Le risorse - afferma Naccari - sono state letteralmente divorate da una cattiva spesa che ha comportato il crollo degli investimenti,

aver indetto la seduta in un periodo dell’anno che ha creato non poche difficoltà organizzative ai componenti della coalizione e di aver utilizzato una modalità (l’invio di un messaggio WhatsApp ai singoli componenti dopo aver protocollato il documento di convocazione presso l’Albo Pretorio) non adeguata alla convocazione di un’assise amministrativa. La pretesa di convocare l’incontro in queste settimane di agosto, secondo Carabetta e i suoi, avrebbe inoltre creato al gruppo di minoranza l’ulteriore difficoltà di reperire un tecnico che li aiutasse ad analizzare con maggiore puntualità le proposte che sarebbero state valutate dì lì a poco, ragion per cui, vista la mancanza di una scadenza impellente per l’argomento all’ordine del giorno, è stato chiesto un differimento della seduta paventando, in caso di contrarietà, l’abbandono dell’aula. Nonostante lo stesso Maio, Sainato e il sindaco Giovanni Calabrese abbiano cercato di spiegare che la valutazione preliminare delle proposte dovrà passare successivamente attraverso un parere tecnico, la posizione del gruppo di minoranza non è cambiata e la reiterata insistenza a mettere ai voti il differimento della seduta, inteso dal primo cittadino come uno sterile tentativo di ostruzionismo, è culminata persino in un violento battibecco tra Carabetta e Maio. Forse intuendo l’esito dello scontro verbale, la minoranza ha abbandonato la sala a votazione per il differimento ancora in corso, lasciando la sola maggioranza a discutere del punto all’ordine del giorno e, soprattutto, facendo venire meno una rappresentanza per quel 30% di locresi che, il giorno delle elezioni, hanno deciso di dare fiducia alla coalizione “Scelgo Locri”

mentre la pressione tributaria si è impennata vertiginosamente al netto della redazione del personale in servizio”. Ma l’aspetto più tragico, procede nella sua disamina Naccari, è che la situazione non sembra destinata a migliorare in tempi brevi. “Senza correttivi questa condizione permarrà, considerato che il piano di rientro rimane nella parte giuridica per altri 6 anni e stanno continuando a emergere nuovi debiti (uno su tutti quello idropotabile con la Regione Calabria). Scarsi investimenti e un insostenibile prelievo fiscale continueranno a far impoverire la città, che soffre anche dell’azzeramento della ricaduta economica degli investimenti sul territorio, considerato che nessuna opera pubblica avrà un vero impatto sull’economia reggina”. Ma la disamina di Naccari è maggiormente approfondita e tocca anche il capitolo delle entrate tributarie, condizionate da piani di rientro a dir poco insostenibili e dai danni provocati dalla mancata manutenzione delle strade e dei sottoservizi, che stanno progressivamente rendendo Reggio Calabria un vero e proprio colabrodo al di sotto del quale la rete idrica comincia, è proprio il caso di dirlo, a “fare acqua da tutte le parti”.

Il nubifragio mette in pericolo i Bronzi: allagato il MArRC Il violento nubifragio che martedì mattina ha capito Reggio Calabria ha provocato l’allagamento degli scantinati del Museo Archeologico, costringendo la Soprintendenza a correre ai ripari con due giorni di chiusura.

Dopo l’impressionante nubifragio che ha colpito Reggio Calabria nella giornata del 22 agosto, tra i vari disagi che hanno colpito la cittadinanza e i turisti in visita nella Città Metropolitana, si è registrata anche la chiusura per 48 ore del Museo Archeologico Nazionale. Le fortissime piogge, infatti, hanno fatto riversare un vero e proprio fiume negli scantinati del MArRC, sommersi in pochi minuti da ettolitri di acqua piovana (e fognaria) che hanno messo seriamente in pericolo i reperti lì conservati non arrivando, fortunatamente, anche ai livelli espositivi e alla sala dei Bronzi di Riace. Il direttore Carmelo Malacrino ha dichiarato: «Con gli archeologi e i restauratori

che operano al Museo stiamo lavorando nei depositi alla verifica dello stato conservativo delle collezioni. Abbiamo affrontato una situazione assolutamente imprevedibile. Ho seguito personalmente tutte le operazioni, coadiuvato dal personale che si è reso disponibile con grande sensibilità e spirito di servizio. Ringrazio profondamente tutti quelli che si sono adoperati in questo momento di particolare complessità, e in particolare i Vigili del Fuoco, intervenuti con due diverse squadre. Ringrazio anche le Forze dell’Ordine e la Prefettura per il sostegno e l’attenzione sulle criticità del Museo».

Saviano difende il modello Lucano: “Vittima di un boicottaggio politico” Lo scrittore di “Gomorra”, in visita nella città dell’accoglienza martedì, si schiera apertamente al fianco di Mimmo Lucano e del modello Riace, affermando che i rilievi burocratici sarebbero per lui solo una manipolazione voluta dai partiti.

Nel pomeriggio di mercoledì 22 agosto lo scrittore napoletano Roberto Saviano è tornato nella Locride per difendere il “modello Riace” e il sindaco Mimmo Lucano, che da mesi protesta per il blocco dei fondi dell’accoglienza da parte del Ministero dell’Interno e della prefettura di Reggio Calabria. Durante un evento svoltosi nella città dell’accoglienza alla presenza del primo cittadino e di Pietro Melia, Saviano non ha esitato e definire il boicottaggio del modello inaugurato da Lucano un boicottaggio esclusivamente di tipo politico. Una volta “tastato con mano” come il borgo di Riace sia stato riconsegnato a nuova vita anche grazie al contributo dei migranti, Saviano ha infatti affermato di non comprendere come un sistema virtuoso possa essere stato oggetto di rilievi di ordine burocratico se non su direttiva di tipo partitico: «I fondi per l’accoglienza – ha affermato lo scrittore di Gomorra – hanno creato lavoro, possibilità, crescita. Ditemi se questo non è il compito della politica? Che per fare qualcosa ci sia necessità di denaro lo sap-

piamo. Ma non è vero che tutto il denaro è uguale. La furbata è di far passare la necessità di denaro come sporcizia. Sporcizia è rubare, evadere e portarsi via milioni e milioni di rimborsi elettorali e riciclarli con i cartelli ’ndranghetisti. Senza ironia o provocazioni, qua ci sarebbe da dire a Salvini ‘vieni a vedere e raccontami se questo pezzo di Sud sta compromettendo lo sviluppo del Mezzogiorno. «Riace è necessaria – ha aggiunto -. Non si può più fare a meno di Riace. Si è riusciti a fare ripartire un pezzo d’Italia”. Saviano si scaglia anche contro la Sinistra che, in territori come questi si è legata “a potentati e a figure che hanno portato avanti il gioco dello scambio di voti. Ma i calabresi si ricordano di tutta la merda che la Lega Nord ha lanciato sul Sud. Oggi alla Lega serve la fame e la rabbia dei meridionali. Voi lo sapete benissimo chi sono i riferimenti della Lega in Calabria. Sapete benissimo chi a Rosarno il riferimento della Lega ha fatto sempre affari con ’ndranghetisti».



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Il ’68 è l’anno in cui si realizza una sorta di liberazione degli uomini: ci si rese conto di essere imprigionati nelle strette di una cultura e tradizione sviante e non più capace di sostenere le scelte degli uomini. Una situazione sociale in subbuglio con enormi masse in corsa migratoria; una tradizione del sapere in crisi mentre si facevano spazio nuove imperiose aspirazioni-ambizioni che mancavano tuttavia di un contesto, di un cielo e di una respirazione in cui e con cui manifestarsi.

La fiammata del dura da 50 anni

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FRANCO CRINÒ

Il ’68 obbligò a ripensare la famiglia, la scuola, il lavoro, la donna. Il Movimento andò al potere da qualche parte? No, si diluì addirittura nei partiti, ma li obbligò a parlare di diritti e di libertà.

Certamente il ‘68 mutò le cose, le spinse verso la modernità. Fu globale, ma non vincente. Tanti leader studenteschi sono finiti nel Palazzo.

tiamo come stiamo. Come hanno cantato le sorelle Bertè (da Bagnara Calabra e dalle ampie praterie del loro successo). Erano gli anni novanta, ma un destino che non piace rimane sempre nello zaino a tracolla. Ti ribelli per il disagio, perché non hai che la “mezzanotte tra le mani”. Perché ti senti usato, “di seconda mano”. La sinistra è “rattrappita” (suona male, ma questo termine piace tanto a De Michelis e a Sacconi, che hanno proposto politiche per il lavoro importanti): nemmeno “gatti, rossi di colore” si vedono più. Berlusconi vuole cambiare sigla, fare un partito “parente” di Forza Italia, al massimo riuscirà a confermare i consensi attuali, che sono pochi. Gli italiani votano Salvini perché pensano che risolverà i problemi dell’immigrazione. Per ora lo stanno credendo sulla parola (…). Il giallo dei grillini, uno dei c.d. colori sottrattivi, poco usato, è diventato l’articolo primo. Non dobbiamo darci per vinti, nasconderci gli occhi, anche se c’è “una piramide di cielo da scalare…”. Stiamo come stiamo, ad aspettare il cambiamento: se un governo realizza il programma che fa ripartire il Paese si merita il consenso, se opera solo per il consenso del proprio elettorato sbaglia metodo. Diritti, lavoro, pensioni, integrazione sono la cartina di tornasole. Il rilancio del sud, dove i “gialli” hanno fatto man bassa dei collegi elettorali, è quanto mai doveroso e il più oneroso. In tutti i sensi. Ma si sapeva. E quando si è stanchi di essere stanchi arriva la protesta. Tra il sistema che si perpetuava e gli estremismi che folleggiarono, c'era stata la fiammata del ’68, con la nuvola delle cose da cambiare. I corpuscoli della violenza hanno praticato il male ma non sono diventati mai numerosi. L'uso delle droghe, il paradiso artificiale che inganna e distrugge, si diffonde in quel periodo. Ma c'è il vissuto dei più, dei sessantottini che rimangono con i piedi per terra, che proseguono, che vincono e perdono nel sistema. La classe operaia deve arrivare in Paradiso con le conquiste di ogni giorno, democraticamente. Poi si dirà - lo dicono per il PD di oggi che ci si è troppo “sollevati” dalle classi povere e troppo avvicinati a quelle benestanti. Marcello Veneziani ha scritto che quell'anno, il ’68, cambiò tutto ma nulla era successo di fortemente simbolico, una presa della Bastiglia, per intenderci. A Mario Capanna che “puntualizza” che le uova che lanciavano sulle pellicce delle signore non erano marce, risponde “come se cambiasse qualcosa se a uno gli spari con una pistola nuova o usata…”. Come si fanno a negare, in effetti, le tendenze che il ’68 inventò, che c'era il bisogno di ripensare la famiglia, la scuola, il lavoro, la donna e tutto quello che era trattenuto o inspiegabilmente vietato? La nuova idea fu migliore o peggiore della precedente? Certamente mutò le cose, le spinse verso la modernità. Il Movimento andò al potere da qualche parte? No, si diluì addirittura nei partiti, ma li obbligò a parlare di diritti e di libertà. Fu globale, ma non vincente: in Francia quanto in America prendono il governo figure ancora più conservatrici. Fabrizio De Andrè ha invece il tormento che la rivolta lui se l'è tenuta dentro. Ha partecipato solo con le canzoni, ma è arrivato fino in fondo. Il suo

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Impiegato costruisce gli incubi per sé e per gli altri, fino alla fatidica bomba. Vuole cercare la verità per diventare un uomo libero. E sceglie liberamente di morire. Tanti leader studenteschi (quello di Trento era Boato, trenta anni di Parlamento dopo, non Curcio…) sono finiti nel Palazzo. Negli anni ’70 tenevamo appeso alla parete della camera il poster di Che Guevara. Diffidavamo di Castro (che ha governato a lungo). Ma abbiamo dovuto scoprire che il Che ha ucciso migliaia di omosessuali, trucidato le famiglie congolesi che tenevano una cravatta in casa (scelse questo spaventoso criterio, ma ne avrebbe trovato un altro…), che avrebbe avuto bisogno di un paio di eternità per sostituire il denaro con il baratto, come predicava. “Felice e scontento”, si fece ammazzare. Pur potendone fare a meno. Nel ’68 eravamo adolescenti, non ci perdiamo invece il rigurgito del ’77. Santo Gioffrè, medico e scrittore, eskimo e movimento prima e dopo una lunga presenza nelle istituzioni, fotografa da par suo nell’ultimo racconto la cruenta faida del paese (che non sembra ancora spenta). Abbiamo fatto dei chiari rilievi sullo scenario politico dell'Università di Messina a fine degli anni ’70 che lui descrive: sul campo c'erano sì la destra fascista, la ‘ndrangheta e gli extra parlamentari di sinistra, ma c'era pure tutta l'area della federazione giovanile socialista e comunista e persino liberale. Che vinceva le elezioni dell'Ateneo, che si scontrava con la destra e dialogava alla propria sinistra. La narrazione della faida di Seminara è più drammaticamente schiacciante, la vicenda politica per come è dipinta non è esatta, può anche non essere esatta - mettiamola così - perché è una scena seconda; c’è la prima, la “mala vivenza” di Enzo, che gli da e gli toglie il “tempo” per le passioni, Giulia e la politica, e che gli toglie anche la vita. Alla fine degli anni ’70 siamo antifascisti, siamo romantici, balliamo con Baglioni, non abbiamo pregiudizi, ci commuoviamo per Jan Palach, non demonizziamo la borghesia, rispettiamo Pasolini, studiamo i dossier della costruzione del Policlinico Universitario, delle altre Facoltà fuori della città, parliamo con i “grandi” dei partiti. Ci sembra che quegli anni abbiano contribuito a frenare gli eccessi del ’68 e abbiano dato un'accelerazione alla politica della crescita. Nei territori, anche in Calabria e nella Locride, tanti di “quelli” del ’68 e del ’77 diventano amministratori e dirigenti politici. L'amarcord dell'eskimo è circoscritto, suggestivo. A cavallo del secolo si è consumato tutto e niente. La partitocrazia, tramortita con Tangentopoli, ridestata nella supposta Seconda Repubblica, viene di nuovo indebolita, torturata dai Movimenti di oggi, che altro non sono che… la nuova partitocrazia all’assalto. L'attualità ci suggerisce di credere poco al meccanicismo di Forza Italia e del Partito Democratico. A Berlusconi vogliamo mettere in bocca una delle salaci battute di Andreotti in risposta a chi gli chiedeva della sua longevità? “Non prevedo partenze”. E a Renzi, una di Califano? “Non escludo un ritorno”. Certo, tenendo conto che loro, i due leader, per fortuna, sono vivi e vegeti. L’attualità ci suggerisce di interrogarci anche sul presentismo, occupato probabilmente da eroi momentanei, per non puntare, insomma, agli effetti immediati, ma per cambiare realmente le cose senza cancellare le esperienze e i buoni modelli che abbiamo avuto. Del ’68, non possiamo non dire “dura da cinquant’anni”.


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Sebbene ai margini dell’onda d’urto, la Locride sessantottina fu in prima linea nel combattere un feudalesimo ancora in piedi, l’imminente rigurgito fascista, la strategia dello stragismo, del golpismo e dell’eversione. Le contestazioni determinarono denunce, processi, scontri e una indicibile tensione che durò per interi anni segnando la nostra esistenza.

Il ‘68 nella Locride, tanti successi ma poche vittorie durature

Oggi, dopo aver pensato per 50 anni che ci sarebbe stata un’occasione migliore affinché i principi e i valori del ’68 trovassero compimento, pur con altri protagonisti, so bene che non sarà così.

ILARIO AMMENDOLIA ono passati 50 anni dal ‘68 quando i pianeti si stancarono di girare intorno al sole mettendo in crisi le eterni leggi dell’Universo. Succede una volta ogni tanti anni: 1789, 1848, 1917, 1968. Qualche volta le esplosioni solari riescono a diffondere fiumi di luce che durano nel tempo e penetrano negli spazi infiniti. In altre circostanze la luce cede subito il posto alle tenebre. Nel 1968 il primo cratere si aprì a Parigi e fuoruscì un magma di fantasia e di colori e l’onda d’urto si diffuse in tutto l’Occidente da Londra in California, da Berlino a Praga. Da Milano a Roma, a Perugia a Napoli. Una luce bella e accecante che si fuse con il rosso vivo che veniva d’Oriente, soprattutto dal Vietnam che divenne il paese-simbolo di una “nuova umanità”! Il mondo sembrava scosso dalle fondamenta e milioni di giovani scendevano nelle strade e occupavano le piazze contestando le autorità, i saperi, le tradizioni, le istituzioni, i valori, la storia, la giustizia e l’ordine. Insomma tutto! I nostri nonni erano stati costretti a combattere la prima guerra mondiale, a uccidere e morire senza ragione alcuna; i nostri padri avevano combattuto la seconda ancora più folle, più ingiusta e più inumana. E, nel ‘68 il mondo era sospeso nella guerra fredda che confinava con l’olocausto atomico. Le nostre mamme erano ancora legate a codici medioevali. Questo era il mondo che ci veniva consegnato e questo mondo abbiamo contestato. Ognuno dalla propria postazione: gli studenti nelle università contestavano l’autorità dei “baroni”; gli operai nelle fabbriche rivendicando il loro diritto di “avere il figlio dottore”; perfino i “carcerati” gridavano “lotta dura senza paura” scandalizzando i benpensanti mentre iniziava una coraggiosa lotta per la chiusura dei lager chiamati manicomi. In questa orgia fantastica ci fu chi propose di demolire l’Altare della Patria per realizzare uno stagno con rane, granchi, farfalle e altri animali che spontaneamente decidessero di aderire. La scarica di energia, lungamente repressa, fu positiva e negativa contemporaneamente. Ci furono eccessi, fanatismi, mode, narcisismi, violenze ma ci fu anche impegno disinteressato, generosità, intelligenza, passione, creatività e una eccezionale lotta per la “Pace”. Il Sud in genere arrivò tardi al ‘68 e le parole d’ordine più comuni erano “I soldi della Nato al Sud sfruttato” oppure “Nord-Sud, uniti nella lotta”. La Locride fu ai margini dell’onda d’urto ma in prima linea per combattere un feudalesimo ancora in piedi, l’imminente rigurgito fascista, la strategia dello stragismo, del golpismo e dell’eversione, concepiti anche sui piani di Montalto.

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Una valanga che di lì a poco si sarebbe abbattuta sulle nostre teste e che aveva nella Locride e nella provincia di Reggio uno dei punti di maggiore forza. Fu lotta dura e senza riposo anche se parlavamo un linguaggio diverso rispetto a Parigi o Berlino e alla stessa Roma. Per esempio in quell’anno abbiamo contestato – più d’una volta e duramente – un potente ministro democristiano calabrese (personalmente molto paziente nei nostri confronti) che rappresentava plasticamente il mondo che noi combattevamo. Si presentava accompagnato da notabili del suo partito, scortato dalla polizia e dai capi cosca, e in compagnia dei magistrati del tribunale. Era il Potere. E noi quel potere abbiamo contestato riportando denunce, processi, scontri e una indicibile tensione che durò per interi anni segnando la nostra esistenza. Il ‘68 però ci costrinse a una duplice lotta: una contro il “piccolo borghese” che si annidava dentro di noi. In fondo noi ci eravamo scritti all’università per essere parte della classe dirigente, per partecipare ai privilegi, gestire il potere e forse diventare “casta”. Non fu semplice rinunciarci! E forse quella lotta molti di noi non riuscirono mai a vincerla completamente, altri neanche l’iniziarono. Ma questo aspetto credo che interessi pochi e poco. Poi ci fu lotta per cambiare la società che, al di là dei partiti, e che con alti e con bassi, durò quasi sino a giorni nostri. Il ‘68 riportò tanti successi ma poche vittorie durature tant’è che oggi tutto viene messo in discussione. E, comunque, abbiamo sempre pensato che ci sarebbe stata un’occasione migliore. Questo ho pensato anch’io per 50 anni. Nella certezza che quelle idee, pur con altri protagonisti, avrebbero alla fine vinto. Oggi so bene che non sarà così. Lo pensavo alla manifestazione a Reggio per Sacko, un ragazzo ucciso per il colore della sua pelle, constatando che i cittadini italiani presenti non eravamo più di 50. Lo pensavo a Siderno in occasione dello scioglimento del consiglio comunale riflettendo su quanti pochi si era a difendere la democrazia, oppure la sera di ferragosto a San Luca dove siamo andati a raccogliere le firme antiregime. Ovunque il “deserto” avanza e la battaglia è persa. Quantomeno per ora! Le piante sono secche e i fiori appassiti! Il popolo, o almeno una parte consistente di esso, escluso da ogni seria e reale partecipazione democratica, osserva incattivito, rancoroso, parolaio, cinico il falso combattimento che avviene nell’arena virtuale, contento perché qualcuno gli ha assegnato il ruolo del tiranno che si illude di poter alzare o abbassare il pollice per decidere della vita altrui. In realtà pensa e conta infinitamente meno rispetto a 50 anni fa! Non resta che aspettare una nuova primavera che noi, com’è giusto, non vedremo ma che certamente ci sarà!


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IN BREVE

26 AGOSTO -08

intervista

L’EDITORIALE

Mamma Calabria ha bisogno di noi Una delle peggiori piaghe della nostra terra è certamente quella dell’emigrazione. Dalle partenze con il piroscafo risalenti all’inizio dello scorso secolo alla contemporanea fuga dei cervelli, la Calabria post risorgimentale, orfana di quelle ricchezze di cui l’Unità d’Italia l’ha privata, ha subito in ogni epoca storica un’emorragia di prole destinata a trovare maggior fortuna in altre zone del Paese o, perché no, all’estero. Costretta a dire addio a intere generazioni dei suoi figli migliori, la nostra sfortunata Regione ha dunque scoperto il fianco a una narrazione che ha trasformato il suo dolore in ignorante omertà, le sue difficoltà in vizioso lassismo, la sua voglia di riscatto in criminale desiderio di rivalsa. Dopo più di un secolo di vessazioni, tuttavia, l’avvicendarsi di tempi cupi per la nostra bella Italia ci ha fatto riscoprire quanto sia bello sognare per la Calabria un futuro migliore, fatto di idee innovative e della creazione di opportunità che permettano anche al nostro territorio di contribuire fattivamente alla crescita della Nazione, conquistando al contempo il diritto a venire finalmente descritta per ciò che è davvero. Sono sempre di più, infatti, gli anziani, gli adulti, ma anche e soprattutto i giovani che vogliono tornare in Calabria, vogliono ricominciare dalla Calabria o, meglio ancora, vogliono restare in Calabria, e che, con l’intento di realizzare questo sogno, stanno stilando progetti che potrebbero cambiare una volta per tutte la storia del mezzogiorno. Questa settimana ci siamo imbattuti in uno di questi esempi anche nel nostro comprensorio. Facciamo riferimento a un gruppo di ragazzi che, nella stessa settimana in cui lo scioglimento per infiltrazioni mafiose dell’Amministrazione Comunale di Siderno ha gettato nello sconforto un’intera comunità, hanno voluto lanciare un immenso segnale di speranza per questo comprensorio e per questa regione, presentando un progetto di innovazione turistica che ha tutte le carte in regola per divenire buona pratica da applicare in tutto il mondo. Questo evento, apparentemente simile a tanti altri che, nel corso degli anni, si sono susseguiti nel nostro piccolo paese di provincia, conferma, a nostro parere, che la nostra regione possa rinascere solo attraverso l’azione di una classe dirigente decisa a rimanere anziché partire, che realizzi progetti in grado di migliorare il proprio status quo anziché piangersi addosso, che dichiari di non volersi arrendere fino a quando anche l’ultimo centesimo non sarà stato investito nello sviluppo di una terra che ha ancora tante, troppe potenzialità inespresse. Noi crediamo in questi ragazzi e vogliamo sostenerli in tutti i modi possibili. La nostra speranza è che anche altri vogliano tendere loro una mano e che altri ancora, magari non più così giovani o anche più giovani di loro, vogliano prenderli a esempio per aiutare mamma Calabria a rialzarsi una volta per tutte… Jacopo Giuca

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La scorsa settimana ha presentato il proprio progetto “Stand Up Locride”, una start up turistica ideata da quattro ragazzi di Siderno che ha l’obiettivo di incentivare i sistemi ricettivi del nostro comprensorio, far scoprire la Calabria Ionica e creare condizioni che possano migliorare il comparto turistico della Locride.

Stand Up Locride: “Ecco come rilanceremo il nostro territorio”

Il progetto avanzato dai ragazzi non vuole creare nulla di nuovo, ma partire da ciò che c’è cercando di farne adeguata promozione e dando nuova linfa vitale al comprensorio. Stand Up non conta sull’appoggio degli enti locali, ma conta di avere come interlocutore privilegiato solo le strutture ricettive e i ristoratori.

Il turismo di massa è ormai superato. Il viaggiatore moderno non si accontenta più di visitare un museo o fare qualche gita fuori porta, ma cerca di approfondire la conoscenza dei luoghi, la loro storia, cultura e tradizione, alla costante ricerca, potremmo dire, delle emozioni che un territorio è in grado di suscitare. La Calabria in generale, e la Locride in particolare, di testimonianze, reperti e costumi è colma, eppure, per quanto possa essere ricca di risorse, si è spesso rivelata povera d’ingegno. Uno dei mezzi a nostra disposizione per cercare di colmare questa lacuna è imparare a valorizzare il nostro territorio attraverso un adeguato sfruttamento del comparto turistico, che grandi soddisfazioni potrebbe regalare alla nostra Regione. Pensare infatti che la Calabria vanti meno storia, bellezze paesaggistiche o prodotti tipici della Puglia, della Sicilia o della Sardegna, è pura fantasmagoria, mentre imparare a credere che le sue potenzialità possano far sudare freddo persino i più accaniti sostenitori della tanto venerata Riviera Romagnola è la più grande rivalsa che la nostra terra possa avanzare nei confronti dei propri detrattori. Lo hanno capito bene Bruno Strangio, Francesco Romeo, Federico Congiusta e Giorgio Condino, giovani che fanno parte della neonata associazione Stand Up Locride che, grazie alla loro idea di sviluppo turistico, puntano a promuovere e valorizzare le numerose risorse che il nostro comprensorio ha da offrire. Questa settimana sono venuti a trovarci in redazione per spiegarci in che modo la loro start up possa rilanciare il turismo nella nostra zona. Come nasce la vostra proposta di creare nuovi sistemi di accoglienza per lo sviluppo del turismo calabrese e in che cosa consiste? La nostra idea nasce bevendo un caffè. Il quell’occasione discutevamo su come incidere positivamente sul nostro territorio confrontando alcune idee. Una di queste prevede la creazione di un ente (una cooperativa o un’associazione) che coinvolga i proprietari immobiliari di Siderno e dei comuni limitrofi. Il passo successivo consiste nel censire chi aderisce alla nostra proposta, chiedere di mettere a disposizione un determinato numero di posti letto per i turisti, finanziare o cofinanziare i servizi d’intrattenimento come il trekking e la pesca subacquea e organizzare dei tour nella Calabria Ionica, facendo così conoscere le nostre bellezze paesaggistiche e storiche. Altro aspetto fondamentale, è che tali servizi saranno resi disponibili ai turisti a prezzi ridotti.

Quali attività, enti o istituzioni volete coinvolgere in questo progetto? La nostra è un’attività prettamente imprenditoriale e non prevede relazioni o contributi da parte di amministratori o istituzioni; ovviamente, averle un dialogo privilegiato con i Comuni ci permetterebbe di avere una marcia in più, ma la loro eventuale assenza non costituisce un problema per lo sviluppo del nostro progetto. Gli interlocutori con i quali andremo a interagire, infatti, saranno i Bed & Breakfast, le associazioni, i circoli culturali… Sono queste le attività che dobbiamo coinvolgere se vogliamo continuare a scommettere nella buona riuscita di questo progetto. Quali sono le qualità e le criticità del comparto turistico nella Locride? Di qualità il nostro territorio è saturo. Che si parli di bellezze paesaggistiche, di miti o di reperti storici, la lista potrebbe non finire mai. Sul piano delle criticità, invece, abbiamo riscontrato una generale disorganizzazione da parte di certe strutture e una grave mancanza di dialogo tra centri ricreativi e tra essi e le istituzioni locali. Deve inoltre cambiare l’approccio di alcuni gestori di locali e negozi nei confronti dei turisti: nel 2018 non possono essere scambiati per una sorta di attrazione vicino alla quale fare delle foto da rivedere con gli amici né possiamo permetterci di far lievitare i prezzi di una cena solo perché si stanno servendo persone che non sono del luogo. Per far fronte proprio a questo genere di problema, anzi, una delle prime azioni della nostra “cooperativa” sarà quella quella di stipulare una convenzione con i ristoranti che aderiscono al progetto, in modo che i prezzi siano equi per tutti. Ultima, ma non meno importante criticità è quella relativa ai trasporti, da non confondersi con le infrastrutture. Non riteniamo vero, infatti, che il nostro comprensorio sia privo di servizi, ma è invece giusto affermare che essi vadano razionalizzati e resi maggiormente efficienti. In che modo si potrebbe rendere più competitivo, sul piano turistico, il nostro territorio? La Locride non riesce ad essere competitiva perché non comunica efficacemente i servizi che offre. Sapevate, ad esempio, che a Gioiosa c’è una scuola di sub o che a Stignano c’è un campo di volo? Se c’è un ente che non fa opera di promozione dei suoi servizi dovremo cercare al più presto di colmare tale deficit anzitutto attraverso i social network, ma anche instaurando un contatto diretto con le agenzie. Per quanto sacrosanta e da noi pienamente appoggiata, la vostra idea, al netto di alcune differenze, è stata già lanciata, con scarsissimi risultati, da varie piattaforme informatiche e agenzie di viaggi, che da molti anni reclamano l’istituzione di un calendario unico degli eventi per tutti i 42 comuni della Locride. Perché credete di poter vincere dove persone più esperte e con più risorse di voi hanno fallito? La marcia in più che crediamo di avere è la disperazione. Siamo giovani che hanno deciso di restare nel nostro territorio nonostante le difficoltà che si riscontrano, ragazzi impegnati nel sociale e con tanta determinazione. Non cimentarsi in questa impresa vuol dire lasciare le cose come sono e rassegnarsi al fatto che dobbiamo vivere in questa condizione. Bisogna fare ammenda dei fallimenti dei progetti precedenti, analizzarli in chiave critica e cercare di proporre un’idea in grado di rilanciare definitivamente il territorio. Altra carta in più che abbiamo da giocare è quella delle nostre professioni. Il nostro progetto non è animato dalla possibilità di successo lavorativo perché, comunque vada, la sua riuscita non influirà sulle nostre professioni. È la passione il motore che ci ha spinto a credere nel progetto. Gaetano Marando



26 AGOSTO - 10

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FAIDA

Per te non ci fu abito bianco né suoni di chitarra: in un'aspra collina tra brume aspromontane diventaste donna risolto il rivale. Mamma fosti giovinetta e ancora cantavi l'aere dolce di un'alba felice. Aspromonte sentì poi le tue preghiere mentre cullavi un bimbo che non divenne adulto. Cantavi ancora anche quella sera che ti portarono il marito su una scala. Aspromonte sentì la cantilena mentre vegliavi un morto e la tua vita. Vendetta per te cercò il tuo infante e arrossò le balze ad una ad una finchè la pace trovò sotto un ulivo e più non fosti madre. Lamenti e grida diruparono le valli, coprirono le forre i tuoi singulti che il vento portava dietro gli usci ognor più lenti e laschi. L'abito nero per seconda pelle, i tristi lai elevati al cielo Aspromonte sentì per lungo tempo ancora. E quando poi squarciato il fianco dell'antico orpello lasciasti il borgo verso la Montagna amica, Aspromonte ti aprì le braccia rugginose e dure e li rinchiuse per l'eternità. L'abito bianco allor ti regalò l'inverno, rinserrò i suoi freddi lembi sul tuo cuore e tra le fronde ripetè col vento un canto eterno di maledizione. Giuseppe Pino Vadalà

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Passu cantandu - Platì d’altri tempi. Orgoglio delle origini, speranza di futuro

Lo scorso 21 agosto giovani e anziani si sono cimentati nella risalita dalle Prache allo Zillastro, in un percorso di dolci ricordi e tenere sensazioni.

Martedì 21 agosto, in piazza Marconi a Platì, alle 6:30 il meteo non prometteva niente di buono. Gli anziani annusavano l’aria e i più giovani lo … smartphone. Alla fine la spuntano gli anziani, la risalita dalle Prache allo Zillastro si fa! E dove ha fallito l’ex ANAS con l’interruzione della 112 Bovalino-Bagnara ha realizzato il sapere dei montanari che si sono inerpicati attraverso una mulattiera che, adattata ora per fuoristrada, portava da Platì a Santa Cristina nelle antiche frequentazioni. Erto assai il primo tratto e ma man mano che si sale si delinea la costa e i rilievi intorno. Rocce martoriate più dalla maldicenza che dagli agenti atmosferici; la prima produce una forza centrifuga, repellente, la seconda centripeta, che attrae. Man mano svanisce la prima e la seconda risale faticosamente la china, assieme all’aumento delle nostre pulsazioni per lo sforzo richiesto dalla pendenza da superare. Gli anziani sembrano non avvertire la fatica, il loro passo è quello dei platioti, ce lo ricorda il compianto Domenico Raso in una pagina che ci legge Francesco Violi, dell’associazione Santa Pulinara organizzatrice del programma, alla prima vera sosta in località Aria di Vento. Qui le eriche e i perastri si prostrano sfiorando con le chiome il terreno quasi a volerlo accarezzare piegati dalla forza dei venti. Gli anziani additano i luoghi ed evocano ricordi lontani ma i loro occhi vivi esprimono sensazioni che si possono vedere, non solo intuire. Per una comunità conoscere le proprie origini (storiche e mitiche), il proprio passato, le vicende storiche essenziali che l’hanno segnata e ridefinita è fondamentale quanto per un individuo è conoscere i propri antenati, la storia dei suoi genitori e della propria famiglia. Noi – il nostro corpo, la nostra mente, il nostro cervello – siamo fatti di memoria e di memorie che avvolte affiorano in maniera sotterranea. Ma la memoria, anche quelle delle origini, non esiste senza la nostra capacità di alimentarla, curarla, custodirla al fine di poterla proiettare nel

GIOIOSA IONICA

(città del sole)

Negli occhi come lo stampo di una foto che naviga in un ritaglio il nèttare del mare foglio di Calabria l’immagine scolpita nello sguardo come materia impressa di una cartolina che respira la sua storia sotto una membrana appesa al sole che ne è la madre! Spifferi calmi dentro Porta Falsa con intorno suoni arricciati e d’aria sana in disparte quel salubre e melodico incanto che ravviva, tutto così intenso e riacceso che nel sangue si riscaldano gli amori al solo accenno del tuo sontuoso canto! Fabio Strinati

presente e nel futuro. Lo dice Vito Teti e l’associazione lo ha voluto riportare sul blog. Gli anziani che procedono con noi non smettono un attimo di parlare, ogni pietra, ogni fontana, ogni albero ha una sua vita e loro la raccontano nel linguaggio fiorito degli uomini legati alla montagna e al bestiame. Qui si raccontano storie di pastori che sono morti per andare alla ricerca di una vacca perduta. Uno sguardo sulla pianura (prata) che ospita l’abitato è nata per effetto del terremoto del 1638; prima, infatti, al suo posto vi era un piano inclinato che consentiva di andare da Bovalino a Santa Cristina in sole tre ore di cammino. Dove ora c’è la località Lauro, segnata dal torrente Laccatà, vi era un lago di acqua salata contornato da paludi. Per la bonifica e il rimboschimento pare che vi siano stati inviati gli ex forzati delle carceri di Reggio Calabria con le loro famiglie. Due indizi di colpevolezza a carico! Segno divino il terremoto, umano la colonia penale e poi a seguire la collera divina senza più freni: il terremoto del 5 febbraio 1783 e del 1908 e le alluvioni del 1848, 1861, 1870, 1908, 1951, 1953, 1958, 1972, 1973 tanto per restare nella storia. Da questo punto di osservazione la Locride appare come una bella coperta tessuta al telaio da sapienti mani e il racconto degli anziani ce la fa colorare di luce smagliante. Questa terra non è stata prodiga nei loro confronti ma loro la amano ed è un sentimento orgoglioso perché amare una terra “amabile” è un facile esercizio ma amare una terra ingrata li trasfigura e li innalza. Siamo ai piani dello Zillastro (termine dialettale che indica l’agrifoglio) e la sosta è al monumento al battaglione della Nembo. Qui Francesco legge una pagina di storia che evoca il sacrificio di 400 paracadutisti che, ignari della firma dell’armistizio, furono trucidati dai Canadesi a cui ingaggiarono battaglia. Passiamo in silenzio davanti al Cristo crocifisso del quadrivio che ci ha resi invisi a urbi et orbi. Qui gli anziani tacciono! Ma la loro lingua si scioglie sulla strada che si dirige ai piani di Lapa attraverso passaggio Petrulli; si avverte l’odore della pentola sul fuoco, e raccontano di quando Ciccio bevve 24 bottiglie di birra di seguito per una scommessa o quando ‘Ntoni mangiò 78 fichi d’india o Rocco un’intera forma di casu. Siamo a destinazione ci accolgono Mimmo e Pasquale Catanzariti e un bicchiere di vino pronto per asciugare il sudore. La capra è quasi cotta e nell’attesa le strette di mano rinnovano amicizie e gettano le basi per altre nuove. Tanti i volti noti e i nomi di spicco ma oggi non a loro è dedicata la giornata, le musiche della chitarra battente di Francesco Loccisano e la classica di Gianni Favasuli accompagnano la digestione e le storie in rima dialettale di Pasquale Favasuli, RoccoTrimboli, Francesco Barbaro e Francesco Papalia, sinceri vati di una civiltà che non è scomparsa ma arde ancora come la brace sotto la cenere in attesa che si ravvivi la fiamma. Un sodale dell’associazione Santa Pulinara, Michele Papalia, ha voluto ricordare che "il nome è dato da quella che tutti riconoscono come la parte più antica del paese cioè Santa Pulinara. Grandi studiosi come il professore Domenico Minuto vogliono che tale appellativo richiami la possibilità di un antico cenobio, forse di matrice greca, dedicato appunto a Sant’Apollinare". La frase dello scrittore Giovanni Guareschi "E se l’avvenire dell’albero e il suo progresso verso l’alto sono sopra la terra, le radici sono sotto la terra. E ciò significa che l’avvenire è alimentato dal passato. Guai a coloro che non coltivano il ricordo del passato: sono gente che seminano non sulla terra ma sul cemento...”, ha ispirato il logo in cui si nota chiaramente, attraverso l’albero, la crescita in avanti ma con uno sguardo attento alle radici del passato. Qui le radici sono tenaci e la speranza di futuro palpabile. Buon Pro Santa Pulinara da Arturo Rocca

La spiaggia di Stignano è stata bonificata Fino al 20 agosto nonostante le segnalazioni, in bruttissima mostra, sulla spiaggia di Stignano campeggiavano copertoni di trattore e balle di fieno. Il 23 agosto la spiaggia è stata ripulita.

In seguito alla segnalazione del sottoscritto inoltrata alla direzione della vostra testata giornalistica online (in data 20 agosto) circa lo “scempio” su un tratto della spiaggia di Stignano mare lato sud, è giusto e corretto comunicare l’avvenuta bonifica della suddetta area. È il segno, questo, di quanto sia importante anche la “collaborazione” tra i cittadini e con i mass-media per il buon funzionamento di una società civile. Pasquale Aiello



26 AGOSTO - 06

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il ricordo

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Mario Congiusta se n’è andato. Si è spento nell’ennesima battaglia, stavolta contro una brutta malattia. Padre di Gianluca, il giovane imprenditore barbaramente ucciso a Siderno la sera del 24 maggio 2005, ha lottato ininterrottamente per scoprire la verità sull’omicidio del figlio.

Mario Congiusta, un padre che ha tentato di cambiare lo sfondo egli ultimi tredici anni ho avuto il privilegio di un regolare colloquio con Mario Congiusta. A lui piaceva il modo in cui lo prendevo in giro, un po’ per lo stile farfallino, ancor di più per i cappelli a falda ridotta e per quella claustrofobia che si materializzava nella camminata felpata, dove un piede marcava l’altro impedendo il passaggio di luce e aria tra i polpacci, come se Mario temesse un altro tunnel dietro l’angolo. Io, né guardia né ladro, ero semplicemente uno delle Sbarre, che nella malinconia di Mario rappresentava una sorta di chiringuito, quel molo sidernese de San Blas da cui, sotto la luna crudele e indifferente, che ritorna puntualmente alla stalla e s’indi strafutti, si aspetta per anni, come nei versi del grande poeta spagnolo Antonio Machado, il ritorno del feretro leggero di bagaglio che mai più ritornerà.

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E Gianluca non è ritornato, e neppure la giustizia è comparsa all’orizzonte. La giustizia ha lasciato Mario da solo, e Mario, in esilio, ha smesso di sguainare la rubata giovinezza del figlio, il suo talento, che per tanti anni aveva illuso una città fottuta di poter cambiare la direzione dei venti. La sua lotta ci ha insegnato a non rimpicciolire la bestia immonda, neppure nella statura più bassa dei comparucci, nei loro giubbotti di renna corti, negli anelli sul mignolo, nelle entrate gratis al circo e alle feste, nelle matrici abrase, nel classico “passo dopo”, nei cocktail di gamberi, nelle bottiglie di Veuve Cliquot, nelle Golf turbo ritirate direttamente dalla casa madre tedesca; ce l’ha gridato con estrema sofferenza, quella che gli fuoriusciva dai pori e si invetrava nell’aria diventando sostanza granulare, nonostante lui tentasse di cambiare lo sfondo con un sorriso ironico e un tono pacifico. Ercole Macrì

Mario, hai vinto sui vigliacchi

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I tuoi nemici avevano le loro armi - di metallo, di carne, di cose invisibili agli occhi - e tu le mani bianche, pulite, che opponevi a ogni infamia, a ogni colpo sputato fuori come missile incandescente. Hanno sparato quanto hanno potuto, ma tu sei sempre rimasto in piedi, perché era l’unica posizione che conoscevi.

i vedo, sai, che ci guardi tutti con la tua sigaretta tra le dita, il cappello in testa e una massima pronta da lanciare come una freccia, una di quelle che non mancano mai il bersaglio, cadenzata coi tempi giusti, senza fretta. Lì, con una cravatta fantasiosa e impensabile attorno un altro collo, ma perfetta sul tuo vestito di velluto, troppo sottile, anche con 40 gradi all’ombra. Col papillon come un uomo d’altri tempi, di quelli che non ne vedi in giro facilmente e forse, in tutta una vita, in una quantità che ti bastano le dita di una mano. Un gigante perso tra i tuoi vestiti, giorno dopo giorno sempre più grandi, ma mai quanto basta per contenerci tutto quel cuore, quella testa, quei nervi. Mario, io ti ho visto decine di volte guardare negli occhi, senza mai un respiro fuori posto, i tuoi nemici, messi in fila, tutti in divisa o in armatura, pronti a lanciare l’ennesimo dardo che potesse trafiggerti la carne, nel tentativo vano di lacerarla. Erano tuoi nemici per scelta di vita, con il loro voler stare per forza dalla parte del torto, con la loro tracotanza, tradotta di una distorta filosofia da snocciolare come un rosario, dipinta nelle pieghe della pelle, di una bruttezza rara, in quelle espressioni degli occhi e quelle smorfie sulle bocche di amianto. Tu li fissavi, segnando col tuo sguardo la distanza tra te e loro; loro che volevano sentirsi su un piano più alto e, invece, non erano nemmeno sul tuo, ma molto più in basso, in quel fango che più volte hanno impastato col sangue dei giusti. Ti hanno affrontato come fanno i vigliacchi, unendo le loro immense forze contro uno solo, un Davide che non si è mai intimorito per l’altezza e i muscoli di Golia. Ognuno aveva le proprie armi - di metallo, di carne, di cose invisibili agli occhi - e tu le mani bianche, pulite, che opponevi a ogni infamia, a ogni colpo sputato fuori come missile incandescente. Hanno sparato quanto

hanno potuto, ma tu sei sempre rimasto in piedi, perché era l’unica posizione che conoscevi. Dall’alto, gettando uno sguardo tra le tue scarpe, stavi lì ad osservare il teatrino di ombre venuto direttamente dall’inferno, provando a calpestarlo e a scacciare le ombre con la luce. Hai combattuto, senza scomporre nemmeno un capello della tua imponente magrezza, della tua forza discreta, della tua rabbia educata. Hai vinto su tutti. Sui vigliacchi nascosti per sempre dal buio delle loro coscienze, sui mostri che mangiano tutto dall’interno, senza chiedere perdono, sugli occhi chiusi della gente, troppo incline a dimenticare e a fidarsi di un futuro che, in virtù di un qualche Dio, restituisce il giusto ai giusti. Ma a te nessuno ha ridato il maltolto, nessuno ha consegnato la verità, che pure hai cercato, inseguito, trovato, scavando con le mani nude una montagna di menzogne. Hanno creduto di aver vinto, di aver tenuto in mano uno scettro che hanno bramato così tanto da svuotarsi le vene, ignari che non c’era nessun trono ad attenderli. Il loro regno si chiude nel palmo di una mano, che basta a coprire l’intera visuale del loro mondo, ristretto per sempre. E tu, che hai avuto la libertà di una vita alla luce del sole, hai vinto pure oggi, scrollandoti di dosso con un colpo di mano le cicatrici di una vita intera, anche se nessuno di noi lo direbbe o vorrebbe dirlo, anche se ci siamo morsi le mani a sapere che gliel’hai voluta fare così. Io so che non aspettavi che questo momento, ormai, per chiedere direttamente a Gianluca di dirti ciò che sapevi già. Ciò che fino alla fine ti hanno negato. La verità. Ma tu, la verità, l’hai spiegata a tutti noi, insegnandoci la giustizia, che si è persa nelle carte e nei marmi ingannevolmente candidi di un teatro enorme, irragionevole, che ti ha condannato a morte tumulando in un silenzio eterno una storia che ha preteso di riscrivere, senza riuscire a farlo. A noi, che adesso cercheremo sempre quello sguardo dietro ad ogni cappello, sperando di vederti apparire dentro al fumo di ogni sigaretta. Buon viaggio, Mario. Simona Musco


La memoria affranta IL 24 MAGGIO DEL 2005 IL SANGUE DI UN GIOVANE UOMO OPEROSO RICADDE SULL'INTERA COMUNITÀ SIDERNESE RIVELANDO

MOLTE CONTRADDIZIONI NEL SISTEMA DI RELAZIONI SOCIALI E POLITICHE DELLA CITTÀ, IL CUI DESTINO FU COSÌ SEGNATO SENZA CONDONO. IL PADRE DELLA VITTIMA, COL SUO GRIDO RAUCO DI DOLORE E DI RIBELLIONE, CHIAMÒ TUTTI AD UN ESAME DI COSCIENZA. MARIO CONGIUSTA, IN NOME DEL FIGLIO GIANLUCA SOTTRATTOGLI CON FEROCIA, ERA DIVENUTO UN'ICONA DI SOFFERENZA CHE SUSCITAVA UN SENSO DI COLPA NELLA OPINIONE PUBBLICA CALABRESE RIFUGIATA NEL DESIDERIO DI DISTRAZIONE E NELL'ANSIA DI

RIMOZIONE. SI ERA DICHIARATO TESTIMONE E INTERPRETE DI UN DISAGIO COLLETTIVO PER L'ARBITRIO CRIMINALE CHE NEL MERIDIONE STRAVOLGE E ANNIENTA LE VITE. NIPOTE DI DOMENICO CONGIUSTA, UNO DEI FONDATORI DEL PARTITO SOCIALISTA SIDERNESE NEGLI ANNI DELLA GRANDE GUERRA, MARIO ERA PROSECUTORE DI UNA NARRAZIONE ROMANTICA DELL'IMPEGNO PER IL PROGRESSO CIVILE. AVEVA INSERITO DRAMMATICAMENTE LA SUA DOMANDA PERSONALE DI GIUSTIZIA NEL QUADERNO DELLE DOGLIANZE PER I DIRITTI NEGATI ALLA GENTE DEL SUD. CI LASCIA UNA MEMORIA AFFRANTA. FRANCESCO D. CARIDI

Stanco nel fisico, ma non nella volontà di perseguire la Verità

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ho incontrato due anni fa, pochi passi insieme sul Lungomare di prima mattina con i ricordi al nostro fianco sin dall'infanzia e poi sui banchi delle classi elementari e medie. Poi ci siamo divisi a scuola, studi diversi, e nella vita fino alla mia migrazione interna. Era, visibilmente e comprensibilmente, stanco nel fisico, ma non nella testa e nella volontà di perseguire la Verità e ottenere Giustizia. Poche parole le mie/nostre perché, quando si è amici e in sintonia intellettiva, anche con il silenzio si comunicano i propri pensieri. L'ho salutato con un abbraccio. Il vero "male incurabile" che lo ha provato, però, non lo ha sconfitto, è la mancanza di Giustizia; non sempre per colpa/responsabilità dell'Ordinamento Giudiziario, dei Magistrati, ecc... Un saluto affettuoso ai suoi cari; egli ora riposa nel "sonno" dei Giusti, lasciando esempio di dignità di Uomo e di padre. Luigi Misuraca


26 AGOSTO - 14

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rubriche

Verrà Dopo la primavera, nuovamente l’estate, ma quante volte ancora, tornerà il caldo e dalla finestra il mare apparirà sempre più calmo e più azzurro? Poi, piano piano, i colori diventeranno meno intensi, anche il verde degli alberi diventerà quasi giallo, e le foglie con il primo vento cominceranno a cadere. Da quanto tempo succede sempre così, ti rendi conto ora che i tuoi capelli non son più neri. Non solo, molte altre funzioni del tuo fisico non rispondono, allora senti che i momenti sono passati, è inutile atteggiarsi a tanti anni in meno, voler ignorare, voler ingannare se stessi! Conosci ormai, da molto, che il tempo trascorre inesorabile e non ti rispetta. Allora, il grano era ancora verde nei campi e, con l’estate, guardavi i covoni che si ergevano tutti intorno, quasi sentinelle all’erta, per garantire la sopravvivenza futura dei viventi! Non parole ma fatti reali, bagnati dal sudore del lavoro dei fratelli che con la schiena curva, quasi per amorevole ringraziamento, baciavano la madre terra! L’albatros

Questo articolo è la continuazione ideale di “Siderno Free Chimica” pubblicato la settimana scorsa. In primo luogo perché, come mi ha fatto osservare, con molto garbo, l’Assessora all’Ambiente della Regione, Antonella Rizzo, alla quale ho inviato il pezzo della Riviera, nell’articolo precedente non era chiaramente esplicitato che i fondi - sia per quanto riguarda la SIKA, 170 mila già assegnati al Comune di Siderno, sia i prossimi per la BP, che attendiamo da un momento all’altro - sono stati stanziati dal suo Assessorato, sollecitata dell’Assessore al Bilancio Maria Teresa Fragomeni, la quale ha spinto perché si facesse in fretta e per bene, chiedendo sempre più risorse. Vorrei anche aggiungere che come Comitato abbiamo dato una mano all’Ufficio Tecnico del Comune nell’elaborazione dei due bandi. In secondo luogo, perché la nostra battaglia per una città libera dai veleni non è disgiunta da proposte per renderla ancora più vivibile e godibile e quindi abbiamo lavorato per rendere la spiaggia di Pantanizzi un polmone verde. Siderno in questo periodo ha visto un fiorire di iniziative di cittadini attivi, a partire dal Comitato Piazza Cavone a Siderno Superiore, che ha trasformato una discarica in una piazza godibile per tutti, luogo di incontro, ma anche di spettacoli e di iniziative. C’è l’Associazione Parco Zammariti, che ha saputo trasformare un luogo abbandonato, in un posto a disposizione di tutti i cittadini, appena fuori dal centro, con iniziative per grandi e bambini. A Donisi è stata inaugurata la Piazza “Berlinguer” sotto la cura dell’Associazione Libra, che sta occupandosi degli alberi forniti dall’Assessore all’Ambiente Anna Maria Romeo. Anche il Comitato Piazza dell’Emigrante aveva intenzione di piantare altri alberi e l’Assessore Romeo era disponibile a fornirli. Lo stesso era avvenuto con il Lido che si trova nella spiaggia sotto la Gru e l’Assessore aveva prenotato 150 alberi, che erano la prosecuzione della pineta di Pantanizzi, ma al momento non sono stati piantati se non in piccola parte. Altri alberi sono stati piantati nelle piazze del centro da parte del Comune. Alla fine siamo partiti da Pantanizzi e torniamo sul luogo del delitto. Anche la Pineta di Pantanizzi è stata un’idea a tempo

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Turista fuori sacco

CALABRESE PER CASO

L’Italia è un Paese strano. Puoi parlare la stessa lingua quasi dovunque o sederti in un ristorante convinto di essere a casa. Eppure, stranamente, può capitarti di sentirti estraneo. Un ospite in terre così vicine eppure molto lontane per abitudini e capacità. Rimini, ad esempio, mi è sembrata, ma credo che in molti lo abbiamo pensato da sempre, la migliore nemesi della visione turistica di un paradosso tutto calabrese. La riviera romagnola non è certo la costa jonica nella sua ampiezza e luminosità, ma essa si illumina di altro. Di capacità di organizzare spiagge e locali, territorio e strutture, ospitalità e servizi. Certo, la Riviera romagnola, come altre blasonate esperienze italiane, è un'industria del turismo, nulla da dire, anni luce da noi. Un gap non recuperabile, forse abbordabile, ma di sicuro non facile da superare. La Riviera, quella romagnola, non quella dei gelsomini fantasma, garantisce da sempre un’offerta multilivello a giovani e famiglie. Divertimento e ospitalità con particolare cura per i bambini, con menù dedicati, locali a tema con personale formato professionalmente per ogni mansione, un'organizzata e disciplinata viabilità, fluida e con parcheggi segnati anche sul lungomare per le auto come per le bici o le moto. Percorsi ciclopedonali immersi nel verde, non un foglio di carta a terra (sottolineo non un pezzo di carta tenuto conto della pressione delle presenze). Essa è una realtà turistica italiana dalla quale non siamo distanti. Ci basterebbe osservare, provare e valutare bene il loro modello, i punti di forza di una governance territoriale collaudata, che richiama oltre ogni crisi e ogni oltre costo, turisti da ogni dove. Si tratterebbe, quale epilogo di umiltà, di cercare di replicare in Calabria quanto realizzato sulla Riviera di Fellini, ovvero una dolce vita sulle nostre coste adeguando metodo e capacità organizzative alle nostre potenzialità. Ma mi

rendo conto che si tratta di un’idea che distrugge se stessa dal momento che, ritornando alla memoria il pensiero di un’estate in agonia, si fa strada l’ormai certezza che si tratti di un’operazione impossibile per limiti oggettivi. Scarsa cura del territorio, manifesta saccenza nel decidere come e in che termini fare qualunque cosa, dare la colpa agli altri dei propri insuccessi, non riuscire a fare squadra comune se non per rincorrere il prestigio effimero di un potere infantile, incapacità di educare o volontà di non farlo per soddisfare un comodo senso di rassegnazione, scarso senso del bello se non si tratta di casa propria, sono solo alcune delle nostre colpe. Ecco perché, ad esempio poiché argomenti ricorrenti a difesa, di fronte a tanta consapevolezza, magari sarebbe meglio non cercare alibi dicendo che c’è Tropea, Scilla o Soverato sperando di avere argomenti utili a emulare e per non cadere nella frustrazione della verità. La Calabria ha 800 km di costa e più del 60% non fruita nei due mesi estivi a cui si riduce la nostra stagione. Questo è un fatto. Come è un fatto che non sia un buon alibi la distanza dai grandi centri dal momento che la mobilità turistica si arrende solo davanti alla scarsità di offerte di trasporti veloci ed efficienti. La verità è che, in fondo, ci accontentiamo della nostra frugalità ormai senza anima predicando sviluppo, ma praticando l'esatto contrario. Ed ecco, allora, che un’altra stagione va rapidamente in archivio mentre noi, viaggiatori senza remore, lasciamo casa per apprezzare il talento altrui non potendo, di contro, modificare nulla di una volontà artefatta e funzionale al lamento strumentale di una terra, oggi, che nasconde se stessa. Una terra che nega se stessa dietro troppe e insostenibili scuse. Giuseppe Romeo

Siderno verde!

perso mia e di Pino Ieraci, che avevamo proposto all’Assessore all’Ambiente Anna Maria Romeo di creare una piccola area di parcheggio e ristoro per chi, venendo da fuori, avesse la necessità di fermarsi con l’auto e poter mangiare in tranquillità, anche per evitare che lasciassero i rifiuti sulla spiaggia. Idea che ha visto luccicare gli occhi dell’Assessore Anna Romeo, che ha rilanciato subito, proponendoci non solo un’area verde, ma addirittura due, una vicino al torrente Lordo, appena finisce il lungomare, l’altra dalla parte opposta verso Gioiosa; in più, aveva suggerito di collegare le due aree con un filare di pini, forniti dal Centro Oriola della Forestale e affidatici dal Comune, ma con l’impegno nostro di occuparcene, more solito, gratuitamente. Abbiamo condiviso l’idea con nostri amici di Pantanizzi e siamo partiti all’avventura.

Abbiamo, quindi, piantato 95 pini e cedri, con le nostre mani e l’aiuto di persone del luogo. Il Sindaco si è messo subito a disposizione e in breve tempo e ha fatto costruire tre pozzi a Pantanizzi e un altro in zona Gru. Grazie a quell’idea, quest’anno a Pantanizzi ci sono tre pozzi per innaffiare, 8 prese d’acqua, 8 docce doppie nella zona frequentata dai bagnanti e un filare di pini che vorremmo poter veder crescere e diventare adulti, rispettati da chi frequenta la spiaggia e non divenire un posto per abbandonare le buste dei rifiuti. In questi giorni cittadini residenti nella zona lato Gioiosa, vicino al cimitero di Lenzi, hanno rilanciato l’idea di migliorare l’area verde di Pantanizzi e oltre alla piccola area nella quale avevano precedentemente piantato alberi e curavano, stanno pensando di occuparsi anche della zona della pineta vicina alle loro

case, al posto nostro, di creare un’altra area di pini o altro, di fronte a quella già presente e quindi creare un’altra area di riposo e ristoro. Nel frattempo hanno messo un’altra doccia a disposizione di tutti. Si pensa per il prossimo anno, se i Commissari sono d’accordo, di mettere tavoli e panche di legno per chi voglia fermarsi, tra un bagno e una doccia, oltre a bidoni per raccogliere i rifiuti di chi, si spera, utilizzi questo spazio per il ristoro e non la battigia per pranzare. Possiamo pensare che il virus verde possa diffondersi! Il Sindaco aveva intenzione di piantare alberi da frutta (gelsi) dal lato delle case e l’idea stava andando avanti. Il Comune stava progettando di costruire una strada in terra battuta che dal Torrente Lordo arrivasse fino al torrente Torbido, fare un ponticello per collegare il lungomare con la spiaggia di Pantanizzi, ormai indifferibile, anche perché, in caso di temporali e pioggia abbondante, gli abitanti di Marina Piccola rimangono isolati e senza possibilità di uscire dalle loro case, con difficoltà anche per ambulanze e vigili. È, inoltre, previsto il completamento dell’illuminazione con LED della parte mancante sulla spiaggia. Poter passeggiare e correre, a piedi e in bici, tra pini e cedri, gelsi e luci nelle notti da maggio a ottobre, al rumore delle acque del mare, in una Pantanizzi libera dai veleni di questi anni sarà un sogno? Vorremmo che questo si realizzasse! Non possiamo pensare che una cittadina che si stava risvegliando, venga di nuovo tacitata e addormentata! Una storia iniziata per caso, questa volta finita bene, ma speriamo che possa essere un modello da seguire: cittadini attivi, partecipi, che si confrontano e scontrano dialetticamente, che propongono, lavorano per costruire una cittadina migliore. Non posso nascondere che occorre sfruttare i momenti adatti e saperli cogliere, questa Amministrazione nel suo complesso a noi ha dato fiducia e in qualche modo ci ha dato un ruolo, saranno i Commissari, catapultati dal Prefetto, capaci di rispondere a questa cittadina che è molto vivace? Saranno disponibili a confrontarsi con le associazioni? Daranno ascolto alle tematiche in questione? Noi siamo disponibili, in attesa di una risposta, quando avranno il tempo, dopo aver sistemato le incombenze più immediate. Francesco Martino Comitato a Difesa della Salute dei Cittadini Sidernesi


GIUDIZIARIA

‘Ndrine da Cartagine a Minotauro

CONVERSANDO

Dal presidio di rose sentinelle il Val di Neto IGT Dotata di una virulenza che l'abitudine ha smussato, l'Etna domina e ridisegna il panorama e il paesaggio dello Stretto al tramonto collegando particelle eterogenee, abolendo diversi intervalli di luce, fondendo come l'oro uno scenario fatto di calma e di bontà. E mentre la Dimora degli dei, l'Ascensione religiosa e naturalistica, come un operaio intento a stabilire fondamenta stabili in mezzo ai flutti color malva, affascina e bemolizza il chiaro di luna, splendidi vigneti di Calabrese, Castiglione, Gaglioppo, Nerello cappuccio, Nocera e Alicante generano il disegno giapponese delle loro ombre sulle colline a terrazzo, dal terreno sabbioso e asciutto, della parte meridionale della città di Reggio Calabria. Balconi sul mare, che da una altitudine di 100 m s.l.m. salgono fino a 600 metri, comprendendo l’intero territorio del comune di Motta San Giovanni e le frazioni di Bocale, Lume di Pellaro, Macellari, Occhio di Pellaro, Oliveto, Paterriti, Pellaro, San Filippo, Valanidi in provincia di Reggio Calabria, danno origine ai rossi e ai rosati Pellaro IGT. Dal carattere squisitamente meridionale, il rosso, presenta un colore rubino con leggere sfumature di porpora. Un ventaglio di profumi veramente ampio: ciliege mature, marmellata di prugne e frutti rossi approdano al naso in modo netto e lampante, lasciando pian piano spazio a un leggero sentore di alloro e minerale. Corposità e vellutata eleganza al palato sono in grado di tenere sotto controllo una nube di alcolicità che crea alibi mentali. Un tannino delicato, in cui sono completamente assenti le note amare, lascia il cavo orale perfettamente profumato per lungo tempo. Apprezzato da tempo, grazie al binomio suolo e clima che arricchisce con vigore i grappoli della sua vite, è il prodotto culturale concepito dall’uomo come alimento e strumento di benessere in cui si riflettono le memorie trasmesse da una generazione all’altra. Capolavoro di un esemplare ormai raro che si contempla talora con l'umiltà, la spiritualità e il disinteresse di un artista, talora con l'orgoglio, l'egoismo e la sensualità di un collezionista. Sonia Cogliandro

I BRIGANTI

Che finisca presto questo agosto!

FRUTTI DIMENTICATI

Ulivo di varietà Sanòta OLEA EUROPEA L. FAMIGLIA OLEACEAE

Il biotipo di ulivo qui descritto, è presente con una decina di esemplari al massimo, nel comune di Ferruzzano mentre recentemente sono stati individuati due, in quello di Bova. A giudicare dall’ulivo più vecchio, dal diametro di circa 120 cm, presente in contrada Judario (villaggio degli ebrei), nel comune di Ferruzzano, sarà stato introdotto nel territorio alcune centinaia di anni addietro, ma non sarà stato giudicato positivamente, in quanto non è stato diffuso. Infatti esso è rigorosamente biennale e nell’anno di carica risulta solo mediocremente produttivo, forse a causa dell’assenza di un adeguato biotipo di ulivo impollinatore. Aspetti colturali: è presente a Ferruzzano con tre esemplari nel campo di Sculli Giovanni, in contrada Virga, con due in contrada Calanello in un campo di Romeo Giuseppe, con due in contrada Iuderìu (il villaggio degli ebrei) nel podere di Antonio Cafari, con uno in quello dell’avv. Condemi e con un altro in quello di Enrico Mentana (il conduttore di La 7) in contrada Bricha di Bova. Ci sono altre tre o quattro piante in campi di cui non sono stati chiaramente identificati i proprietari. Memoria: il biotipo indicato come Sanòta (di esso Samanta Zelasco del CREA di Cosenza ha prele-

vato le foglie apicali tenere di un ramoscello per poter estrarre il profilo molecolare), è molto raro, vicino all’estinzione, ed è conosciuto con il nome antico, solo da una decina di persone. Esso è poco produttivo e si è salvato grazie a qualche famiglia che conosceva i suoi pregi Infatti, la sua drupa è insuperabile cotta al forno in quanto ha il nòcciolo molto piccolo e risulta adeguatamente carnosa, dopo la cottura: è addirittura superiore a quella della Tunda o Zinzifarica, che è indicata, tra Ferruzzano e la Bovesìa, come la migliore in assoluto per l’uso predetto. Dell’ultimo genotipo, ossia la Tunda o Zinzifarica, è presente a Brancaleone, in contrada Fischìa, nella proprietà della famiglia Aiello, una pianta che ha il tronco di 9 metri di circonferenza (2,85 di diametro). La drupa della Sanòta, invece, ha un’altra particolarità: è verde quando non è matura, diviene amaranto scuro prima di maturare e diventa nera, a maturazione. La pianta più vecchia, nel comune di Ferruzzano, ha il tronco che misura circa 3,80 cm di circonferenza, con età stimata di circa 200 anni. Rischio d’erosione genetica: altissima Dove si trova: sono indicati nella scheda i luoghi dove vivono gli esemplari superstiti di tale biotipo di ulivo. Orlando Sculli

È stato un mese orrendo questo agosto 2018, fatti gravissimi lo hanno insanguinato, troppa gente piange ancora lacrime amare. Le tante cose successe hanno fatto slittare alcune commemorazioni importantissime per noi, che non dobbiamo assolutamente scordare. Questa terra è sempre a lutto, ora come 157 anni fa, quando partì una successione di eventi orribili che pare non vogliano abbandonarci, chissà poi perché. Stiamo pagando ancora per un’annessione mai voluta, che dal primo istante ha provocato morte e soprusi che ancora non si fermano. Dal 1860 al 1863 si possono elencare una serie di fatti sanguinosi accaduti sempre nel mese di agosto, mese infernale a tutti i livelli. Il massacro di Pontelandolfo e Casalduni è poco conosciuto, eppure fece oltre 1000 vittime, tutte nella notte del 14 agosto 1861, quando le truppe savoiarde del colonnello Negri entrarono in questi paesi di forte fede borbonica che non volevano arrendersi, e fecero strage di innocenti. La capitolazione di Reggio Calabria avvenne invece un anno prima, il 21 agosto, quando il generale Briganti diede prova della sua slealtà lasciandosi comprare da Garibaldi, e perdendo in maniera eclatante uno scontro che era vinto in partenza. I suoi stessi militari delle truppe borboniche lo uccisero per tradimento. In Sicilia, nello stesso anno, il 10 agosto i contadini gridavano: “Abbassu li cappeddi, vulimi li terri” esasperati dalle promesse mai mantenute dai vari governi. Il luogotenente Bixio

Il primo marzo 2008 il “capo locale” di Cuorgnè, in Piemonte, mentre si trova all'interno della propria autovettura unitamente al “capo locale” di Mammola, (quest’ultimo presente sul territorio piemontese in rappresentanza dell'organizzazione calabrese), afferma: «la famiglia è unica perché è inutile che a Mammola o a Condofuri non possono cantare due galli, canta un gallo qualsiasi cosa succede e si decide e tutti assieme, perché come a Cuorgnè come a tutte le parti». Il “capo locale” di Cuorgnè, intercettato nell’ambito dell’inchiesta “Minotauro”, mette in evidenza una peculiarità dell'associazione criminosa 'ndranghetistica, la stessa è sì una compagine malavitosa di matrice calabrese, ma in Piemonte ha trovato terreno fertile per crescere e svilupparsi negli anni, con una gestione illecita del territorio insediatasi stabilmente come avvenuto nel tessuto sociale calabrese, con caratteristiche strutturali identiche alle "locali" originarie, di cui "quelle piemontesi" sono espressione. E si trova conferma di tale radicato insediamento del fenomeno associativo calabrese in Piemonte proprio nelle pregresse esperienze processuali, le quali rappresentano un unicum nel panorama giudiziario del Nord Italia, "attestando" storicamente l'insediamento della 'ndrangheta sul territorio. A questo proposito merita ricordare, in ossequio a quanto riportato dallo stesso “boss” trapiantato in Piemonte, il "processo Cartagine", svoltosi dinanzi alla Corte d'Assise di Torino, che ha visto quale imputato principale tale Belfiore, nell'ambito di un imponente procedimento a carico della criminalità organizzata calabrese e in particolare della faida “Belfiore-Saffiotti” che ha collezionato, tra gli anni 80 e 90, sul territorio piemontese, un numero impressionante di omicidi. La lettura delle sentenze riguardanti il processo c.d. "Cartagine" dimostra, tra l'altro, la vicinanza della consorteria mafiosa denominata "Clan Belfiore" a importanti famiglie storiche della criminalità calabrese, quali il "clan Molè - Piromalli" di Gioia Tauro, i “Commisso” di Siderno, la famiglia “Mazzaferro” di Gioiosa Ionica. L'insediamento criminale in Piemonte della 'ndrangheta calabrese rappresenta una proiezione in realtà stabile dell’associazione criminale originaria, tale da possedere significativi margini di autonomia da rendere anch'essa, come quella presente in Lombardia, una organizzazione criminale dotata di una certa indipendenza dalla cd. "mamma del crimine" di Polsi. È, in sostanza, la connaturale struttura verticistica della 'ndrangheta a imporre il mantenimento degli stretti rapporti che verranno analizzati nel prosieguo e che dimostrano una certa dipendenza della compagine piemontese da quella calabrese per le più rilevanti scelte strategiche, senza però che, per effetto di tale dipendenza "autorizzativa" (le cd. "ambasciate"), venga minata l'acquisita autonomia strutturale dell'organizzazione locale. Il quadro indiziario originario è venuto man mano a espandersi e ad arricchirsi non solo con riguardo ad alcuni gravi delitti avvenuti nell'ultimo decennio sia in Piemonte che in Calabria, ma soprattutto in relazione alla struttura e finalità di un'organizzazione criminale – tenacemente e capillarmente radicata nel territorio - che nel corso degli anni ha tessuto una robusta e composita trama di attività illecite tra le quali: il traffico di stupefacenti, il racket delle estorsioni, la disponibilità di armi, l'assistenza e il favoreggiamento degli affiliati latitanti o ricercati, le truffe, l'usura, il gioco d'azzardo, le infiltrazione di alcuni settori dell'economia, il riciclaggio e i rapporti con la politica per il rastrellamento di voti in occasione di consultazioni elettorali. Nell'insieme, nel procedimento “Minotauro”, è emerso uno scenario articolato e complesso, in cui la 'ndrangheta, grazie alla sua indole mimetica, si è affermata quale potente organizzazione criminale attiva (meglio "operativa" per usare il linguaggio di un collaboratore di giustizia) anche in Piemonte.

pensò bene di far fucilare 5 persone a caso nel paese di Bronte, per placare la rivolta. L’ultimo dei 5 a morire fu lo scemo del paese, Nunzio Fraiunco, che nessuno voleva ammazzare e dovette farlo il capo del plotone di esecuzione. Il 6 agosto 1863 ci fu il primo sciopero nel neonato stato italiano, ma non è ricordato, nonostante questo primato. Gli operai del “Real Opificio di Pietrarsa” manifestarono contro l’abbassamento dei salari e il dimezzamento della manodopera. Gridavano e sventolavano cartelli, ma furono raggiunti dai colpi dei bersaglieri, e fu sedata la rivolta, così come meglio sapeva fare l’esercito italiano. Ancora oggi non si conosce il numero preciso dei morti. Se in quegli anni l’agosto fu rovente, quest’anno è davvero senza pietà, a cominciare dal cedimento del ponte di Genova che ha fatto 40 vittime, continuando coi morti della piena del Raganello in Calabria che 10 anime si è portato via; poi i morti sul lavoro di questi giorni, che si aggiungono ai 400 morti (e oltre) sul lavoro di quest’anno infausto. Questo agosto vede anche lo scioglimento del comune di Siderno che ci ricorda che siamo ancora colonia interna e italiani di serie B. Infine questo mese si porta via Mario Congiusta, l’ultimo combattente sidernese, un colosso che ha speso la sua vita nella lotta a una mafia che gli ha strappato una parte di lui. Che tutto ciò possa farci riflettere. Brigantessa Serena Iannopollo


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arte&Co

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Il Comitato “Pro San Luca” e l’ombra di Salvini

Cartelloni a parte, la giornata di Ferragosto fa ben sperare perché, alla compostezza e senso dello Stato dimostrato dai cittadini, costretti a subire in silenzio gli effetti di un ordinanza che ha blindato e bloccato il paese sin dalle prime luci dell’alba, ha risposto un loquace quanto alla mano ministro degli Interni che ad un certo punto ha rotto il protocollo e ha salutato per come ha potuto tutti i cittadini di San Luca e dei paesi limitrofi, scambiando battute e pacche sulle spalle...

ANTONIO STRANGIO Doveva avere un’attesa diversa la visita del Ministro Matteo Salvini al paese di San Luca. Ma la tragedia che ha inginocchiato Genova e fatto piangere tutta l’Italia, ha ridimensionato e di molto, quella che doveva passare alla storia come la rivalsa dello Stato nei confronti della Malapianta che, però, è bene chiarire una volta per tutte, non può essere addebitata solo e soltanto alla comunità di San Luca, composta per la maggioranza da gente onesta e laboriosa che per sbarcare il lunario e vivere onestamente come scriveva molti anni fa il suo figlio più illustre, deve fare i salti mortali. Ecco spiegato perché dal programma è stata cancellata la visita al santuario di Polsi e ridotto al minimo gli incontri che in un primo tempo erano stati previsti, perché il Ministro aveva fretta di ripartire e la sua testa, non solo il cuore,

Il comitato non ha la pretesa di essere stato perfetto: “Già sappiamo che il 50% delle cose le abbiamo fatte male e dal miglioramento di queste vogliamo ripartire”. La nuova formula ha già riscontrato comunque il favore del pubblico e delle aziende: “Alle 14 adesioni di quest’anno possiamo già rispondere con la partecipazione di altri produttori”.

si trovavano di già a Genova. Ma non solo il programma di Salvini è stato ridotto al minimo. Nel giorno in cui tutta l’Italia è stata chiamata a stringere in un forte abbraccio la città di Genova - colpita da una tragedia che deve fare molto riflettere e molto preoccupare perché sono tanti i ponti in Italia che rischiano di cadere, e come ha detto il Ministro “Una volta accertati i fatti i responsabili dovranno pagarla cara” - sono state ridotte o addirittura sospese tutte le manifestazioni che avrebbero dovuto fare da contraltare alla visita del Ministro degli Interni. Come quella organizzata dall’associazione “Uniti per San Luca” che si è messa in testa di candidare a sindaco di San Luca, l’infermiere di Reggio Calabria Francesco Anoldo che per Ferragosto aveva organizzato una giornata di festa e di divertimenti. Si è tenuta invece regolarmente la manifestazione organizzata dai radicali, i quali nella piazza

Festa patronale di Bova è nella promozione dei Anche per quest’anno Bovalino ha archiviato i festeggiamenti in onore di San Francesco di Paola, suo santo patrono. Come di consueto, alle festività religiose che hanno tenuto occupati i fedeli dall’1 al 12 agosto, la scorsa settimana si è affiancata la tre giorni di festeggiamenti civili organizzata dal locale Comitato Festa. Dopo anni in cui la manifestazione ha subito una flessione qualitativa e di partecipazione, l’edizione 2018, ci hanno raccontato gli organizzatori Domenico Armeni, Pasquale Colacresi, Pino Ferrò e Maurizio Viccari, sembra aver dato linfa nuova alla festa, che può sperare in un futuro più roseo. «Grazie alla festività in onore del patrono - ci ha raccontato Colacresi, - abbiamo visto per una settimana Bovalino tornare ai fasti di venti anni fa. Io e Pino Ferrò siamo nell’organizzazione del Festival da ormai 25 anni, e parte di questo successo è certamente attribuibile all’iniezione di linfa nuova all’interno del comitato. Armeni, Viccari, Carlo Italia e Francesco Marzano ci hanno ridato nuovamente entusiasmo, permettendoci di procedere nel lavoro con serenità». La tradizionale festa patronale di Bovalino, nonostante la festa di san Francesco di Paola sia il 2 aprile, si svolge nelle prime settimane di agosto da ormai più di cinquant’anni e, in questo lasso di tempo, molti sono stati membri del comitato attraverso i quali è passata la sua organizzazione. «Negli ultimi anni - prosegue Colacresi, - abbiamo subito un naturale rimpasto di forze dovuto allo scorrere degli anni, che ci ha costretto a soffrire la dipartita di


Il responsabile del Viminale ha avuto la forza di dividere i presenti, ma anche gli assenti in “Io sto con Salvini”, “Io sono contro Salvini”, con maggioranza di questi ultimi, ai quali non è mancato il supporto dei quotidiani soprattutto nazionali che hanno fatto a gara a chi riusciva a mettere in risalto i difetti e le incongruenze di una giornata che non tutti avevano salutato con entusiasmo. principale del paese, a pochi metri dal palazzo municipale hanno piantato un gazebo e iniziato la raccolta firme che deve servire per mettere fine, o almeno rivedere la legge sullo scioglimento dei comuni che è un po’ diventata il killer di molti comuni calabresi e soprattutto della provincia di Reggio e in particolare del comprensorio di Locride. E a causa della tragedia di Genova, il Ministro non ha potuto ricevere nemmeno i vertici della squadra di calcio e delle scuole calcio i quali speravano di poter illustrare al ministro progetti e programmi futuri, ma se non altro il presidente della locale squadra, militante nel campionato di promozione, avvocato Francesco Giampaolo è riuscito a regalargli la nuova maglia del San Luca ricevendo in cambio un augurio sincero per la vittoria finale del campionato. Con il Ministro, a parte qualche battuta scambiata a distanza, non è riuscito a parlare nemmeno il massmediologo Klaus Davi che da tempo ha deciso di candidarsi a sindaco di San Luca. Stessa sorte è toccata a una signora anziana del paese che aveva preparato una lunga lettera nella quale cercava di spiegare i problemi e i bisogni della comunità di San Luca. E tutto questo mentre a pochi metri del comune, affollato come non mai, un gruppetto di cittadini, tra i quali un ex assessore comunale e un ex vigile urbano, esponevano alcuni manifesti: “San Luca non è ndrangheta” e soprattutto uno di colore giallo sul quale spiccava la bella e interessante riflessione: “San Luca è con la Stato. Salvini è con San Luca”? Cartelloni a parte, la giornata di Ferragosto fa ben sperare perché, alla compostezza e senso dello Stato dimostrato dai cittadini, costretti a subire in silenzio gli effetti di un ordinanza che ha blindato e bloccato il paese sin dalle prime luci dell’alba, ha risposto un loquace quanto alla mano ministro degli Interni che a d un certo punto ha rotto il protocollo e ha salutato per come ha potuto tutti i cittadini di San Luca e dei paesi limitrofi, scambiando battute e pacche sulle spalle... E che sia stata una giornata importante, tragedia di Genova a parte, nel corso della quale si è assaporato forte il profumo della legalità, Matteo Salvini lo ha scritto pure sulla sua pagina di FB:”L’accoglienza che ho avuto oggi a San Luca è stata e commovente. Grazie. Orgoglioso di questa terra che reagisce! La ndrangheta è una schifezza e rappresenta il passato. La Calabria possiede tante energie positive su cui bisogna puntare per dare un futuro a questa bellissima terra, ricca di arte e di cultura. Un impegno: Questo paese dovrà presto avere un sindaco. Ci tornerò personalmente per seguire le elezioni comunali. Un abbraccio a San Luca, a Genova e all’Italia che non si arrende.” E in attesa di capire quante parole si tramuteranno in fatti e quante invece rimarranno soltanto promesse, sul tavolo del comune dove da sei anni la democrazia è stata sospesa e per le strade del paese di San Luca rimesso a nuovo dagli operai di Calabria Verde, una forza lavoro della quale la nostra terra non può fare a meno, i commenti si sono sprecati come il vino quando abbonda sulla tavola imbandita a festa. Tutti ne offrono e tutti ne bevo-

no. Ma sono in pochi quelli che riescono a distinguere tra un rosso e un altro rosso ancora, con il risultato, alla fine, di non riuscire a distinguere i sobri dagli ubriachi. La stessa cosa possiamo dire della visita del responsabile del Viminale che ha avuto la forza di dividere i presenti, ma anche gli assenti in “Io sto con Salvini”, “Io sono contro Salvini”, con maggioranza di questi ultimi, ai quali non è mancato il supporto dei quotidiani soprattutto nazionali che hanno fatto a gara a chi riusciva a mettere in risalto i difetti e le incongruenze di una giornata che non tutti avevano salutato con entusiasmo. Uno scenario a dir poco sospettoso, reso a ancora più strano da un gruppo di persone che stanno girando le vie del paese in lungo e in largo, e al grido di “Uniti per San Luca”, pranzi a base di carne di capra e sventolìo di magliette bianche pensano e sperano di conquistare la fiducia dei cittadini di San Luca senza essersi mai degnati di chiedere prima il permesso alla gente del luogo. E tra un giro e l’altro, sono anche riusciti nell’impresa di farsi ricevere dal Ministro, tra lo stupore dei presenti e in particolare dei rappresentanti del Movimento “Pro San Luca” che pur di poter essere ricevuti dall’illustre ospite e spiegargli il fatto loro, gli avevano scritto una lettera chiara e dettagliata. Un messaggio che forse nelle mani del Ministro non è mai arrivato, perché chi aveva il compito di filtrare l’elenco degli incontri, soprattutto quelli più ravvicinati, dei sanluchesi se ne è forse fottuto… P.s. Se alle parole seguiranno i fatti, San Luca quanto prima tornerà a essere un paese normale, i giovani non scapperanno più lontano per cercare un futuro altrove, e nel comune, dove campeggia la scritta di alvariana memoria: “la disperazione più grande che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere rettamente sia inutile”, la regia di tutto quello che bisogna fare e non fare, non sarà più affidata a un funzionario della prefettura e Matteo Salvini che è diventato sanluchese per alzata di mano potrà gridare forte e chiaro che San Luca è davvero il suo paese, come Sondrio, perché ha finalmente tolto le mutande alla ndrangheta e non contento l’ha costretta al suicidio. Sogno di un Ferragosto come mai era stato? Lo sapremo molto presto, come molto presto dovremo sapere perché il Ministro degli Interni che ha scelto di trascorrere il Ferragosto nella capitale della ndrangheta, a San Luca non ha planato in elicottero come era stato stabilito in un primo tempo, ma su un auto blu blindata che dalla vicina Sicilia, dove si era recato il giorno prima, l’ha catapultato nel paese di Alvaro. Un cambio di mezzo che non gli ha permesso di ammirare la Calabria e soprattutto il territorio aspromontano e verificare che San Luca non è nemmeno lontano parente dello scorpione raccontato da Roberto Saviano, uno scrittore che, se scrive un rigo, questo rigo deve colare oro, a differenza del figlio più illustre di San Luca, morto invece povero e quando ancora aveva molte cose da dire.

alino: il futuro prodotti tipici alcuni amici e la defezione per mancanza di forze ed energie di altri. Anche quest’anno, tuttavia, abbiamo potuto contare sulla memoria storica dei professori Carmine Domenico e Antonio Sgrò, che partecipano all’organizzazione della festa da ormai cinquant’anni». Superate le difficoltà, l’intento del comitato è adesso ripartire da quanto di buono realizzato quest’anno per dare maggiore impulso all’edizione del prossimo. «In una delle prime riunioni che abbiamo fatto - interviene Maurizio Viccari, - ci siamo detti che il primo incontro che avremmo organizzato dopo la festa sarebbe stato incentrato sull’idea che il 50% di quanto avevamo realizzato fosse sbagliato. Questo ci sembra il modo migliore per tenere conto degli errori e cercare di compierne meno alla prossima edizione, convincendo al contempo, grazie alla nostra organizzazione, anche altre associazioni a partecipare. Proprio il coinvolgimento di altri enti ci sta spingendo a immaginare un’edizione 2019 che non si limiti esclusivamente a una tre giorni di fiera, ma ci aiuti a riempire anche altri buchi nelle giornate importanti dell’intera stagione estiva bovalinese. Altro punto di forza della prossima edizione dovrà essere l’ampliamento del format che abbiamo collaudato quest’anno: abbandonando l’idea di proporre al pubblico la classica festa patronale, già quest’anno abbiamo affiancato alle solite bancarelle, alcuni stand che, attraverso l’adesione di aziende specializzate nel settore agroalimentare, avessero qualcosa da raccontare della nostra meravigliosa terra. Faccio riferimento ai nostri prodotti tipici, il vino locale, il

Dopo anni di flessione, la festa di San Francesco di Paola a Bovalino ha registrato quest’anno una netta ripresa: merito dell’inventiva dei nuovi membri del comitato festa ma, soprattutto, dell’intuizione di fare della manifestazione un’occasione per promuovere i nostri settori agroalimentare e vitivinicolo, che potrebbero assumere un ruolo da protagonisti nelle prossime edizioni.

caciocavallo di Ciminà, il bergamotto, il peperoncino e le tante spezie per le quali superiamo in qualità e abbondanza molti paesi mediorientali, che le quattordici aziende che hanno aderito alla nostra proposta hanno potuto promuovere e presentare al pubblico facendo sana pubblicità alle loro produzioni e dimostrando quanto ricco sia il nostro territorio». «Proprio questo nostro intento di fare un focus sull’agroalimentare - riprende la parola Colacresi, - ci ha permesso già quest’anno di raggiungere un grande risultato: dare spazio alle aziende locali mostrando alla cittadinanza un nuovo modo di fare festa e di proporre iniziative volte alla valorizzazione dell’agroalimentare e del vitivinicolo. Questo ha attirato sul lungomare di Bovalino tantissime persone, convincendoci ad avviare già oggi le pratiche per allargare la kermesse a temi e prodotti diversi, rendendola davvero occasione di promozione per il territorio». Importantissimo, da questo punto di vista, l’interesse già espresso dai produttori di altre regioni, che hanno proposto stand che presentino idee innovative e inedite. Un’evenienza che rende la manifestazione un successo anche a posteriori, riconoscendo al comitato il merito di aver trovato la strada ideale per rilanciare la manifestazione. «Una soddisfazione grandissima - conclude Viccari, che abbiamo realizzato con le nostre sole forze e il piccolo contributo che il Comune, al netto della situazione di dissesto, ci ha potuto concedere». Jacopo Giuca


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SIDERNO

Eddie Cromwell: “Voglio far conoscere il mio Gospel a Siderno” Sabato scorso, alla Villa Comunale di Siderno, si è esibito in un breve intermezzo musicale il maestro gospel Samuel “Eddie” Cromwell. Molto conosciuto e apprezzato a Washington, il compositore vorrebbe tornare assieme al suo coro Composition of Praise a Siderno durante le festività natalizie per far conoscere il suo lavoro al nostro comprensorio e sensibilizzarlo all’ascolto della “musica di Dio”.

Si è chiusa la II edizione del Festival delle Arti dell’Area Grecanica Calabrese, che cresce, matura e si conferma un evento di grande livello artistico-culturale nel territorio jonico.

Sabato scorso il lounge bar Kukumerla di Siderno ha ospitato un intermezzo musicale che ha avuto per protagonista il maestro Samuel “Eddie” Cromwell. Molto apprezzato dall’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama, Cromwell è direttore di diversi cori, con i quali si è fatto conoscere e apprezzare in tutto il mondo. Dal 2013 è alla guida del “Composition of Praise Gospel Choir”, gruppo contraddistintosi nei suoi anni di attività per il suo suono unico, in grado di dare voce a un vasto repertorio di musiche tradizionali e contemporanee offrendo un’interpretazione appassionata della musica Gospel. Aiutati a superare la barriera linguistica dalla signora Ida Arcorace, alla quale va il merito di aver fatto conoscere la musica di Cromwell alla Locride, abbiamo intervistato il maestro per saperne di più sulla sua musica e, soprattutto, sull’impressione che il nostro comprensorio gli ha fatto. Quali sono le principali differenze tra il panorama musicale americano e quello europeo, in questo momento? I due panorami musicali sembrano molto distanti tra loro, ma non dobbiamo dimenticare che i professionisti della musica americana devono molto agli europei. Soprattutto il Jazz e il Gospel, tuttavia, hanno preso derive differenti e devo ammettere che non saprei come poter far avvicinare le due tradizioni musicali. Crediamo che il Gospel, negli Stati Uniti, ricopra, con le dovute differenze, il ruolo della musica tradizionale e popolare europea. È effettivamente così e si potrebbe trovare un modo di unire questi generi per produrre qualcosa di totalmente inedito? Il Gospel percorre una strada completamente diversa rispetto alla vostra musica popolare e non penso che il suo ruolo sia quello di fare da traino ad altri generi musicali. Ma in Europa c’è spazio per comprendere la musica Gospel come avviene negli USA? Certamente. Quale che sia il nostro bagaglio culturale, pre-

ghiamo lo stesso Dio, pronunciando il suo nome non c’è pericolo che si faccia riferimento ad altro e quando diciamo “Dio” utilizziamo un termine universalmente comprensibile. Quale che sia la lingua in cui lo chiamiamo, è sempre Lui che tiriamo in causa! Quindi c’è un legame strettissimo tra il Gospel e Dio… Dio è fondamentale! Il Gospel è un genere musicale che parla di Dio in ogni sua nota. Il breve concerto di sabato scorso potrebbe essere il punto di partenza di una collaborazione tra lei e l’Italia, e magari prevedere un suo ritorno nella nostra terra? Assolutamente sì. Io spero di poter tornare già in dicembre assieme al mio Composition of Praise. “L’evento di sabato rientra proprio in un programma di sensibilizzazione dei comuni - interviene la signora Ida. La natura cattolica del suo coro potrebbe renderlo l’attrazione principale delle nostre festività religiose o patronali, garantendo a lui di essere conosciuto e a noi di allargare la nostra cultura musicale”. E, finora, che riscontro avete avuto dai comuni? In Calabria, purtroppo, ancora nulla è definito, ma abbiamo già due date confermate a Brescia e Minori, in provincia di Salerno, per la settimana che va da Natale a Capodanno. Il maestro resterà poi in Italia fino ai primi di gennaio ed è disponibile ad andare ovunque, a patto che i comuni paghino le spese di trasporto su suolo Italiano. Una bella differenza organizzativa rispetto a quella a cui Cromwell è abituato negli USA… Assolutamente sì, perché per esibirsi in America il gruppo pretende giustamente un cachet che da noi non viene richiesto. Questo avviene in virtù della natura promozionale di questo tour europeo, che è stata accolta con entusiasmo da tutti i membri del coro, disponibili a pagare di tasca propria il viaggio fino in Europa pur di farsi conoscere anche da noi.

Quindi Cromwell si è già esibito in Italia e pare che i suoi concerti siano stati molto apprezzati anche da noi… Esatto. Ha avuto grande successo a Fano, nelle Marche e, a dicembre, sarà la seconda volta che torna a Brescia dopo il 2015. Il nostro intento era organizzare un piccolo tour che coprisse solo il sud Italia, ma quando hanno saputo del ritorno di Cromwell, i bresciani sono stati irremovibili nel pretendere un suo ritorno, dicendosi disposti a pagargli non solo il trasporto, ma anche due notti di pernottamenti e pasti per tutto il coro. Maestro, sulla base della sua breve esperienza, ha potuto notare delle differenze di approccio tra nord e sud Italia? È la prima volta che vengo nel sud Italia - riprende la parola Cromwell, - e devo dire che molte delle cose che avevo sentito dire su questa parte del Paese sono sbagliate. In generale comunque abbiamo avuto un’ottima accoglienza in Italia, come diceva anche Ida, e mi piacerebbe molto fermarmi ancora da voi. “Anche perché al sud hai trovato maggior calore!” interviene scherzosamente la Arcorace. Sì, assolutamente! La gente qui è molto più espansiva che al nord! A livello musicale, invece? C’è maggiore sensibilità per il Gospel al nord rispetto al sud? Non ho abbastanza esperienza per dirlo. Mi riservo di esprimermi in merito dopo il mio concerto di dicembre. Chiudiamo con una curiosità: qual è la cosa più strana che ha visto in Calabria? Negli Stati Uniti abbiamo un attore di nome George Hamilton che, più che per la sua bravura nel recitare, è conosciuto per essere l’attore più abbronzato di tutta Hollywood. Quando sono arrivato nella vostra regione mi sono guardato attorno la prima cosa che ho pensato è stata: “Wow, ma qui sono tutti abbronzati come Hamilton!” Jacopo Giuca

Grekanik Art Fest una kermesse Si chiude la II edizione del Grekanik Art Fest, il festival delle arti dell’area grecanica calabrese, che si è svolto dal 16 al 18 agosto nell’incantevole Borgo Antico di Staiti e presso i ruderi dell’Abbazia di S. Maria de’ Tridetti (antica chiesa bizantina) che è stata vestita a festa divenendo per la Conferenza del territorio, a tema “Arte, Architettura e turismo del Mediterraneo jonico”, un vero e proprio museo a cielo aperto, impreziosito da Mostre fotografiche, dipinti e sculture di grandi artisti locali, quali Domenico Carteri e Pino Barreca. Il Grekanik cresce, matura e si conferma un evento di grande livello artistico-culturale nel territorio jonico, unendo ogni forma di arte. Una vetrina ben pensata, fluida e dinamica ideata dal Fondatore dell’Associazione Grekanik Art Fest e Direttore Artistico Domenico Spanò al quale abbiamo posto la domanda:

Qual è lo spirito che contraddistingue il GAF? Sicuramente è una kermesse, fuori dagli schemi, varia e articolata che va a toccare ogni forma di arte. L’identità Grekanik è legata soprattutto al territorio, al versante jonico, all’identità dell’Area Grecanica, culla della Magna Grecia, ma allo stesso modo si svincola dalla stessa tradizione antica e popolare per dare lustro a forme di arte moderne e contemporanee, innovative, con talenti emergenti del nostro territorio, desiderosi di farsi conoscere. Per cui il GAF diventa un contenitore artistico-culturale in cui ogni artista (pittore, scultore, fotografo, poeta, scrittore, cantante, musicista, ballerino) si può raccontare con libertà, sia esso un nome noto ma anche un talento emergente. Inoltre il GAF è un evento divulgativo, in quanto la parte iniziale della kermesse (giorno 16) è stata dedicata alla Conferenza del Territorio (tra i ruderi della

magnifica e suggestiva Abbazia S. Maria de’ Tridetti) nel corso della quale si è discusso sulle valenze territoriali dal punto di vista artistico, architettonico, paesaggistico, turistico, cercando di cogliere i punti cardini e settoriali esposti da grandi esperti e studiosi, al fine di ottimizzare la rete di offerta e di ricezione nei vari borghi dell’area grecanica. A impreziosire la parte accademica le musiche di Johnny Novecento al pianoforte e del talento locale Alessandro Santacaterina alla chitarra battente e altre diavolerie musicali, proprio a rappresentare lo spirito del GAF ossia “mix tra Tradizione e modernità”. Il Salotto Culturale (giorno 17) si è svolto in uno scenario suggestivo nel Borgo antico di Staiti, un modo per valorizzare luoghi non centrali ma particolari del borgo che ben si possono sposare con questi eventi artistici-culturali. Ciò è stato un passo in avanti rispetto la I edizione, in quanto notevole è stato il livello culturale con l’in-


ROCCELLA JAZZ FESTIVAL

Anthus: “Nel mio caleidoscopio vedo una Locride meravigliosa” Anthus, una delle voci più acclamate e richieste del jazz spagnolo, è stato il protagonista della prima serata di “Going West” al Teatro al Castello di Roccella, durante la quale ha presentato per la prima volta in Italia il suo nuovo album Calidoscòpic.

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO Secondo i critici specializzati è una delle migliori voci maschili del jazz spagnolo. Originario di Campobello di Licata, in Sicilia, Anthus è stato il protagonista della prima serata di “Going West” al Teatro al Castello di Roccella, il nuovo marchio del Roccella Jazz Festival che quest’anno ha voluto sottolineare lo sguardo ad occidente, all’italianità, facendone il tema chiave di questa XXXVIII edizione. All’età di 19 anni lasci la Sicilia per l’Irlanda. I primi mesi sono duri, poi la visione di un film, “Billy Elliot”. Cosa ha significato per te? Con questo film ho rivisto la mia vita passata, le incomprensioni con mio padre, con una società ostile al cambiamento, al nuovo, al diverso, ma ho visto soprattutto speranza, costanza, disciplina e determinazione nel credere che tutto fosse possibile e tutto era nelle mie mani. Mi sono rimboccato le maniche il giorno dopo il film. Quando bisogna realizzare i propri sogni non c’è un minuto da perdere, così mi sono presentato alle audizioni del “Guidhall School of Drama & Music” e dopo circa un mese, proprio come nel film “Billy Elliot”, ho ricevuto una lettera che mi informava di aver superato le prove. Iniziava il mio cammino nel jazz. Dopo l’Irlanda, Barcellona: finalmente la città che cercavi. Sarà la tua casa per sempre o pensi di fare ritorno in Sicilia un giorno? Sì, credo che questa sia la mia casa definitiva, ma nulla è per sempre. Chi lo sa cosa ci riserva il futuro. Sento di portare dentro di me i luoghi della mia infanzia, con i loro colori e suoni, e li rivedo con nostalgia. Porto dentro di me tutte le persone che mi hanno accompagnato durante i miei viaggi e non dimentico chi mi ha incoraggiato, chi mi ha sorriso… in un certo senso la Sicilia

che mi piace vive dentro di me. Nel tuo ultimo album “Calidoscòpic” sovrapponi più svariati suoni: si va dal jazz contemporaneo a quello classico, dai suoni mediterranei al pop e persino al rap. Cosa hanno in comune tutti questi stili? Calidoscòpic è il desiderio di voler raccontare chi sono veramente: un Mediterraneo nato in un’isola circondata dal mare blu e popolata da alberi d’arancio e allori, una terra che emette suoni che raccontano l’isola e che hanno ispirato le mie composizioni. Sono un mediterraneo innamorato del jazz contemporaneo, che cerca nell’improvvisazione l’espressione massima di quello che sente. Sono un mediterraneo jazz, senza cliché o dogmi, aperto alle nuove poesie urbane racchiuse nel rap, fra stili diversi e che hanno accompagnato i miei viaggi. In definitiva, il filo che unisce tutti questi generi è l’amore per la musica e il voler celebrare la diversità, il cambiamento, l’evoluzione e l’eclettismo dell’uomo. In “Calidoscòpic” immagini la nostra vita quotidiana composta da infinite finestre e specchi che cambiano in base alla luce o al nostro angolo di visione. Che immagini rimanda il caleidoscopio della Calabria e della Locride in particolare? Le immagini e i colori sono svariati. Rivedo nella Locride il blu del mar Ionio, il cui nome mi ricorda le mitologie greche. Vedo il verde delle montagne sontuose che abbracciano i vostri paesi e città, il nero di qualche campo bruciacchiato dopo la mietitura, ma soprattutto il rosso del vostro calore e della vostra accoglienza. Non conoscevo tutto ciò e mi è piaciuto scoprirlo. Tra i brani del tuo ultimo album, ce n’è uno scritto in una lingua inventata, una fusione di catalano, siciliano, francese e napoletano. Dopo la tua esperienza al Roccella Jazz Festival penserai a una canzone in cala-

brese? Perché no? Quando siamo atterrati all’aeroporto di Lamezia, ho sentito una signora parlare con la sua famiglia in calabrese e mi è sembrata una lingua affascinante. Vorrei saperne di più e, chi lo sa, forse il mio prossimo album potrebbe contenere qualche brano in calabrese! Che ricordo conserverai di questa esperienza al Roccella Jazz Festival? Sento che questo sarà uno di quei ricordi che rimarranno impressi nella mia mente per tutta la vita. Al Roccella Jazz Festival, ho conosciuto delle persone splendide, accoglienti, disponibili, attente e soprattutto di grande valore umano. Mi hanno stupito i ragazzi che si dedicano a diffondere le proprie idee attraverso il loro giornale virtuale, mi ha rallegrato vedere che c’è chi crede nel festival e nella propria città, nella propria cultura musicale e fa da volontario, c’è chi mette a disposizione degli altri le proprie conoscenze e fa da traduttore durante le conferenze. Se questi sono i ragazzi di Roccella, vedo un brillante futuro per la città. Mi ha fatto un enorme piacere conoscere il direttore artistico, il prof. Vincenzo Staiano, i coordinatori e tutto lo staff che si sono occupati del festival in maniera ineccepibile. Il luogo del concerto, il Teatro al Castello, è un posto magico e il pubblico con cui abbiamo condiviso le nostre emozioni è stato calorosissimo dal primo momento fino alla chiusura dei cancelli, quando ha espresso il proprio entusiasmo per la nostra musica senza risparmiare complimenti e auguri. Cosa potevamo desiderare di più? Il Roccella Jazz Festival è stata una bellissima esperienza e la sua gente la porteremo sempre dentro di noi.

EVENTI

La grande festa in onore di San Rocco, patrono di Gioiosa Ionica, sarà chiusa con un ospite davvero d’eccezione. Dopo la tradizionale discesa della statua del santo, che attraverserà l’intera città al ritmo dei tradizionali tamburi, questa sera, alle ore 22:00, salirà sul palco allestito presso il Piazzale Aldo Moro di Gioiosa Ionica il cantante Alex Britti, pronto a far ballare il pubblico della Locride al ritmo delle canzoni del suo repertorio.

“Blithe”, l’ultimo lavoro degli EVA (Evil Victims Arise), band della Locride, è ormai pronto per farsi ascoltare e suonare nelle cuffiette di ciascuno di noi dal 27 agosto. Questo nuovo album, si preannuncia come un intrigante viaggio nel ricordo e nella nostalgia di ciò che è stato ed è rimasto, nel cuore e nella mente, di un’estate, magari proprio quella del 2018, ormai pronta a lasciare spazio all’autunno. L’appuntamento è sui canali social della band.

Martedì 28 agosto, alle ore 21:30, presso il Tempio di Marasà, nell’Area Archeologica di Locri Epizephiri, sarà portata in scena “Antigone” di Sofocle, nella versione adattata e diretta da Giuseppe Argirò. La tragedia, rappresentata nell’ambito della XXVIII stagione Teatrale della Locride del Centro Teatrale Meridionale diretto da Domenico Pantano, avrò per protagonista Jun Ichikawa e tantissimi altri nomi noti della scena teatrale italiana.

e artistica fuori dagli schemi contro di tre scrittori (Antonio Calabrò, Paola Crisapulli, Giuseppe Panetta) e il noto attore/regista reggino Alessio Praticò che ha proiettato il suo cortometraggio cinematografico su Roghudi dal titolo “Sradicati”. A ipnotizzare la platea in chiusura la chitarra battente del famoso musicista Francesco Loccisano, che in acustico ha svolto una performance musicale in uno scenario magico notturno, da incorniciare. L’ultima serata (giorno 18) si è svolta con un vero e Tour Artistico per il Borgo di Staiti. Stradine, viuzze e due piazze vestite a festa con le mostre fotografiche di Alessandra Moscatello, Angelo Maggio, Adriana Marino, le pitture di Alberto Trifoglio, Pino Scordo e gli artisti di Kronos Arte, le sculture esposte di Teresa Gandini, Domenica Carteri, Elena Iacopino, Tania

Azzar, che hanno fatto da cornice alle esibizioni articolate tra musiche, balli, poesie e canti. Si sono alternati artisti emergenti a poeti locali, cantastorie e musicisti popolari, per finire con un trio che ha fatto “il botto”, composto da Alessandro Santacaterina, il cantautore reggino Francesco Stilo Cagliostro e la regina della Musica popolare calabro-grecanica Francesca Prestia che ha omaggiato Staiti e la sua Platea di uno spettacolo sublime. Il GAF è quindi un frullato fluido e gustoso di arte. Un mix interessante tra tradizione e modernità, memoria e innovazione in una rete di sperimentazione artistica in tutte le forme, che diventa motivante e interessante da ascoltare, ammirare, conoscere.

Giovedì 30, venerdì 31 agosto e sabato 1 settembre, Abitare & Costruire srls, sito in contrada Frauzo, a Caulonia, ospiterà “South Music”, un vero e proprio festival che unirà per tre serate la buona musica a una manifestazione di Street Festival e Beer Fest, che permetterà di degustare le nostre migliori specialità locali. L’evento, che godrà del patrocinio del Comune di Caulonia, sarà il modo migliore per concludere l’estate tra cultura e buon cibo.



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Arte&co

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Questa settimana vi proponiamo una serie di consigli utili per affrontare con ironia l’interrogatorio che ogni estate subiamo dai turisti che fanno ritorno al paesello di origine per le vacanze

Agosto mese dei forisi Nonostante i numerosi “ma” e i “però” ogni anno ritornano puntuali. Chissà come mai la coerenza se la portano dietro, invece di lasciarla in Padania…

Siamo arrivati al 26 di agosto, un’altra stagione ci sta per lasciare. Tirando le somme, risulta che la Calabria sia stata la regione più gettonata dai vip. Sono state numerose le personalità del mondo del cinema, dello spettacolo e dell’imprenditoria che hanno trovato riposo tra le meraviglie della costa ionica. Analizziamo, però, un’altra tipologia di turista, quello che ritorna ogni anno al paesello con la solita lista di domande, a cui ovviamente occorre rispondere, e le sue considerazioni sul paese d’origine. Ma forse, a tutto questo, c’è una via di fuga: sfoderare risposte originali. Un passo alla volta però… Iniziamo dalle domande: 1. Come stai? 2. Hai trovato il fidanzato? 3. Stai lavorando? 4. Cosa mi racconti di bello? 5. Al mare vai? 6. Sbaglio o sei dimagrita\ ingrassata? Classiche domande a cui seguono scontate risposte: 1. Tutto bene, grazie (col sorriso a 24 denti). 2. No, sono ancora single, come l’anno scorso. 3. Sì, lavoro.

4. In questo momento non mi viene in mente niente di bello. 5. Sì, certo (sempre col sorriso) 6. Peso esattamente come l’anno scorso. In alternativa ecco le risposte originali: 1. Ho il colesterolo alto, per non parlare dei trigliceridi e del mal di schiena, ma tutto sommato credo che sopravvivrò ancora qualche annetto. 2. Avevo incontrato un tizio, ma quando ha capito che siamo anime gemelle ha preferito rifugiarsi nel deserto del Gobi, diventando un eremita perché, diciamoci la verità, due anime come la mia sarebbe stata una convivenza devastante e oltremodo birichina. 3. No, non lavoro, perché amo trascorrere le mie giornate a contemplare il cielo e a pormi domande esistenziali su di me, sulla vita e su tutto l’universo cercando di dare un senso a tutto quello che mi circonda. Quindi il tempo di lavorare non so proprio dove trovarlo. 4. Di bello proprio niente in questo momento, sento che la fine del mondo sia vicina, ma conto su settembre per scorgere qualche barlume di speranza. 5. Ovvio che vado al mare, l’abbronzatura non me la prendo di notte sotto la luna piena. 6. Il mio peso non è mai stato un problema per me perché, se proprio devo essere modesta, io sono bella dentro. Immaginiamo le loro bocche aperte, incapaci di pronunciare qualsiasi sillaba, dopo tutto l’humor nero esibito. Rimanendo in tema di turisti che ritornano al paesello d’origine, è doveroso offrire la nostra solidarietà ai proprietari di ristoranti che proprio in questi mesi sperano di guadagnare qualche soldo in più e, invece, si ritrovano di fronte spilorci che preferiscono mangiare le melanzane della mamma e le polpette della nonna… perché è sempre meglio abbuffarsi a costo zero! Gli stessi spilorci, al ritorno dalle ferie, non rinunciano a riempire il cofano della macchina di tutte le specialità culinarie calabresi, soprattutto filate di soppressate e di friselle che, insieme all’olio e i pomodori, sono una bontà divina. Senza dubbio per sopportare la nebbia perenne bisogna portarsi dietro i prodotti tipici della Regione, confezionati accuratamente e gratuitamente da mani esperte. Osservandoli sembrano felici e soddisfatti, specialmente la sera, quando passeggiano sul lungomare, ma qualche frecciatina su quello che non va in paese la devono scagliare sempre e questo succede nei momenti più impensabili: mentre gustano una deliziosa granita o i cornetti strapieni di nutella, sottolineano come al Nord si viva benissimo. Ovviamente ogni anno ritornano puntuali, nonostante i numerosi “ma” e i “però”. Chissà come mai la coerenza se la portano dietro, invece di lasciarla in Padania… L’estate 2018 è agli sgoccioli, lo scioglimento del comune è stato un duro colpo, ma stiamo reagendo, cercando di mettere da parte l’amarezza per il bene di Siderno. I problemi ci sono, come in ogni Stato e Regione di questo pianeta, ma ogni tanto è utile puntare sull’ironia, perché col sorriso sulle labbra la vita è più bella e quindi: “Arrivederci cari turisti, per favore non invidiateci perché godiamo del sole, mare, tarallucci e vino praticamente tutto l’anno”. Rosalba Topini

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ANGOLO FOOD

LA RICETTA: PASTA CON FRIGGITELLI

INGREDIENTI PER 4 PERSONE: 250 gr di spaghetti, 500 gr di friggitelli, 250 gr di pomodori, olio extravergine di oliva, sale, basilico.

Lavate i friggitelli, privateli del picciolo, eliminate i semi interni e asciugateli. In padella soffriggete l'aglio in abbondante olio, aggiungete i friggitelli per alcuni minuti e mettete anche i pomodorini tagliati a metà. Successivamente salate e mettete del basilico fresco spezzettato e lasciate cuocere per circa 20 minuti. Trasferite la pasta nella padella e mescolatela con il condimento. Servite.

IL COCKTAIL: SINGAPORE SLING INGREDIENTI: 3 cl di gin, 1,5 di arpicot brandy, 0,75 di triple sec, 12 cl di succo di ananas, 1,5 di succo di limone, 1 c. di granatina, 1 goccia di angostura. Spremete ananas e limone e filtrate i succhi. Mettete del ghiaccio nello shaker e aggiungete i succhi. Versate il gin, il triple sec, l’apricot brandy, l’angostura e aggiungete un filo di granatina. Agitate per 12 secondi. Versate in un bicchiere capiente come un highball o un old fashioned e decorate a piacere: ananas e ciliegina, menta e lime o un fiore.

IL DOLCE DELLA SETTIMANA ANANAS CARAMELLATO

INGREDIENTI PER 8 PERSONE: 1 ananas, 50 gr di burro, 100 di zucchero di canna, cannella in polvere, 1 limone o 1 arancia. Pulite l’ananas e tagliatelo a cubi. In un tegame di ghisa o di alluminio fate sciogliere il burro, aggiungete i pezzi di ananas facendoli colorare e imbiondire. Unite il succo dell’arancia o del limone, la cannella e lo zucchero, mescolate di continuo fino a quando si sarà formato il caramello. Versate i pezzi di ananas in un piatto e fate intiepidire.


26 AGOSTO - 22

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O P O C S L’ORO

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Concentrazione da set Lele Nucera e Stefano Sollima osservano con la massima concentrazione le performance degli attori sul set di “ZeroZeroZero”, la serie TV di Sky tratto dall’omonimo libro di Roberto Saviano, che tanto malcontento ha generato tra i cittadini di San Luca.

Abbracciato a una Miss Andrea Marino, presidente del Consiglio Comunale di Monasterace, posa in compagnia di Ludovica Dito, incoronata Miss Sorriso Calabria nell’ambito delle preselezioni locali di Miss Italia, svoltesi subito dopo ferragosto nel nostro comprensorio.

Anima calabrese A poche ore dalla prima del KTF 2018, lo special guest Hevia si gusta una granita sotto lo sguardo soddisfatto di Mimmo Cavallaro. Eravamo convinti che l’artista spagnolo non conoscesse l’italiano, invece mancava poco che parlasse il cauloniese!

Passato e presente ospedaliero Enzo Schirripa, Ninetto Speziale e Firmo Micheli rappresentano in qualche modo il passato e il presente dell’ospedale di Locri. Attendendo il pensionamento di Ninetto, infatti, i tre si godono le ricche serate estive Locridee tra un chiacchiera e una foto.

Chiacchiere futuriste Il gestore della Esso Violi, Pietro Capogreco e l’ex sindaco di Locri Carmine Barbaro discutono beataStanchezza soddisfatta mente tra una sigaretta e L’assessore Maria Grazia Di Masi, la un buon caffè, parlando sindaca Caterina Belcastro e il vicedi amicizia, società, tempi sindaco Domenico Campisi, stremati che furono e anche, e ma contenti, si godono da un angoforse soprattuto, tempi lo defilato lo spettacolo di pubblico che saranno! offerto da Piazza Mese in occasione della prima serata del KTF 2018.

Finale in crescendo Il sindaco di Roccella Giuseppe Certomà festeggia la fine del Roccella Jazz Festival posando per questa bellissima foto con l’assessore regionale Maria Teresa Fragomeni, ospite d’eccezione di una serata destinata a diventare dolce ricordo per i roccellesi.

Gruppo di campioni Questa settimana, presso lo Stadio Comunale di Siderno, si è svolta una partita di vecchie glorie del Siderno Calcio, durante la quale abbiamo rivisto con piacere tanti volti noti della nostra bella società. Eccoli riuniti in una bellissima foto di gruppo. Goodbye my darling… La sindaca di Agnana Caterina Furfaro posa attorniata dalla foltissima squadra che ha reso anche quest’anno un successo la sagra della pasta di casa con il sugo di capra. Con questo scatto di gruppo, l’appuntamento è solo rimandato al prossimo anno!

Ariete Aspettate la prossima settimana per prendere decisioni in amore. In futuro potreste pentirvi di aver preso decisioni affrettate. Puntate tutto su mercoledì e giovedì: saranno giornate fortunate e potreste ricevere belle notizie o fare incontri interessanti.

Toro Abbiate pazienza ancora per qualche giorno, perché l’influsso di Mercurio sul vostro segno si farà ancora sentire. Dalla prossima settimana sarà tutto in discesa, soprattutto sul lavoro! Intanto godetevi un bel fine settimana fortunato con la luna nel segno. Gemelli Godetevi quest’ultima settimana di agosto, che si preannuncia ricca di amore e fortuna. Venere favorevole farà battere forte il vostro cuore e sul lavoro continuerete a mietere successi: particolarmente fortunate saranno le giornate di mercoledì e giovedì. Cancro Anche per questa settimana vi toccherà sopportare l’influenza negativa di Venere. Portate pazienza e cercate di non alzare i toni soprattutto in mezzo alla settimana. Puntate tutto sul week-end, in cui sia voi sia il vostro partner sarete più sereni. Leone Si conclude un mese di agosto davvero super! Se avete da fare proposte o richieste non esitate! Otterrete risposte favorevoli. Le giornate più fortunate su cui puntare saranno quelle di mercoledì e giovedì. Nel fine settimana, invece, un po’ di malumore… Vergine La settimana non si apre benissimo ma non fatevi prendere dall’ansia: l’arrivo di settembre porterà tante novità, una migliore dell’altra! Fino a quel momento godetevi un fine settimana pieno di amore e divertimento, con una bella luna favorevole. Bilancia Potrete contare ancora su di una splendida Venere in congiunzione: il romanticismo non mancherà… Super-fortuna anche sul piano professionale: vi aspetta un rientro al lavoro davvero pieno di sorprese al netto delle giornate sottotono di mercoledì e giovedì. Scorpione Vi toccherà sopportare ancora lo sfavore di Mercurio, ma non preoccupatevi: presto una situazione che vi sta a cuore si sbloccherà! Il fine settimana sarà nervoso per l’opposizione della luna: tensioni o incomprensione potrebbero crearsi con il partner. Sagittario Agosto si conclude alla grande: l’allegria e la serenità delle ultime settimane si protrarranno anche in questa, con una bella luna che vi sorriderà nelle giornate di mercoledì e giovedì. Qualche inconveniente sarà possibile, invece, tra lunedì e martedì. Capricorno Ancora per una settimana vi toccherà sopportare Venere in posizione sfavorevole ma se supererete indenni questo agosto litigarello, significa che la storia tra voi e il vostro partner è davvero destinata a durare! Tornerà il sereno nel fine settimana.

Acquario Dopo quasi due mesi di permanenza, la prossima settimana Mercurio cambierà di segno e non sarà più in opposizione! Ancora pochi giorni e tutto vi sembrerà più semplice da risolvere. Intanto godetevi il favore di Venere, soprattutto mercoledì e giovedì. Pesci Lunedì e martedì saranno due giornate piene di fortuna, in cui potrete aspettarvi delle belle sorprese. Anche il fine settimana sarà tutto all’insegna del sentimento e della passione: se siete in coppia, vi sentirete più vicini che mai con il vostro partner!




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