Riviera n° 36 del 3/09/2017

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CONTROCOPERTINA

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#Nottidestate2017 Dopo aver letto con curiosità la contro-copertina del nostro ultimo numero, Davide Monteleone, “motore mobile” de Le Club di Locri, ci ha voluto incontrare per spiegarci perché (almeno a livello morale) ci abbiamo visto giusto nell’eleggere il Blu Tango di Caulonia re dell’estate.

Le Club l’anno zero va in archivio con successo Le difficoltà dello scorso anno avevano messo in ginocchio la discoteca più conosciuta della Locride, ma la forza di volontà l’ha riportata ai livelli che le competono.

JACOPO GIUCA «Sono sei anni che ho il locale, eppure c’è voluto l’articolo della scorsa settimana per farmi rendere conto che non avevo mai avuto un confronto con Riviera!» Esordisce con un sorriso, Davide Monteleone che, venutoci a trovare in redazione, ci racconta di aver letto con curiosità l’articolo “Tra i due litiganti vince il Blu Tango” comparso a pagina 3 del nostro giornale la scorsa settimana. Davide non vuole fare polemica con Fortunato Calabrò e, anzi, vuole spiegare ai nostri lettori quali sono le motivazioni che rendono la sua analisi sostanzialmente corretta. «Dopo l’ordinanza di chiusura dello scorso anno sapevamo che ripartire sarebbe stato complicato e non ci ha stupito sentire spargersi la voce che Le Club, quest’anno, non avrebbe riaperto» afferma Davide. Oltre alle difficoltà gestionali lo zampino del destino avverso ha fatto pensare a Davide che fosse davvero meglio mollare, ma alla fine ha vinto Le Club e la sua squadra. «Ci siamo riuniti nuovamente per cercare di riprendere la stagione ai massimi livelli, consapevoli che l’aggregazione del nostro gruppo ci avrebbe permesso di staccare di diverse lunghezze la pur valida offerta del Maracujia. Dopo quanto accaduto alla fine dello scorso anno avevamo la preoccupazione di non riuscire a riportare la gente da noi. Il lavoro nelle pubbliche relazioni, sulle quali si basa il successo del nostro locale, era stato assai carente e, per questo, le quattro o cinque serate di successo realizzate dal Blu Tango sono state sufficienti ai non addetti ai lavori a considerare la stagione del locale di Caulonia un successo». I numeri, tuttavia, parlano chiaro, secondo Davide. «Dalla chiusura dello scorso anno al successo del Sunset del 13 agosto sono trascorsi più o meno 350 giorni in cui siamo letteralmente passati dalla morte alla vita. Quanto accaduto ad agosto 2016 ci fa considerare la stagione appena trascorsa un vero e proprio anno 0 de Le Club, elemento che ci spinge a ritenere il successo del Blu Tango frutto sì dell’ottimo lavoro dei suoi organizzatori, ma anche di una moda destinata a estinguersi». Davide sottolinea come questi locali “outsider” siano in realtà la linfa vitale dei locali di punta della nostra costa, in quanto garantiscono anche ai clienti fidelizzati di “staccare” per una serata ed evitando di macinare chilometri per poter combattere la monotonia. Il lavoro di “ricostruzione” de Le Club, ci viene spiegato, è passato attraverso una maggiore attenzione nel target di pubblico a cui rivolgersi, elemento che ha attirato per più serate un pubblico più maturo, permettendo agli organizzatori di avere una preoccupazione in meno nella somministrazione degli alcolici. Che si tratti di anno 0 o di anno 6, Le Club ha comunque costituito una parte

importantissima dell’indotto economico generato dal lungomare di Locri. «La cosa che ci fa “male” è che avrebbe potuto generare ancora più economia se solo la mentalità del comprensorio fosse stata differente - ci spiega Davide. - A differenza di quanto accade in altre parti d’Italia, infatti, dove si va a ballare non più tardi della mezzanotte per una vera e propria cultura della danza e della discoteca, nella Locride gli spostamenti degli utenti sono molto più rallentati. Si esce per la cena, si va nei pub a bere qualcosa, ci si fa una passeggiata e solo alle 2, 2:30 del mattino si entra in discoteca, elemento che riduce il nostro lavoro a meno di due ore effettive. Se a questo uniamo che sul lungomare di Locri mancano gelaterie, cornetterie e attività di trasporto che permettano alla gente di spostarsi in sicurezza riducendo il traffico, ecco che anche il lungomare più frequentato della Riviera dei Gelsomini viene interpretato come l’ennesima realtà non adeguatamente sfruttata del nostro comprensorio». Resta il fatto che la notte di Locri sia viva anche grazie alla risoluzione degli atavici problemi di convivenza della popolazione con i locali notturni, che tanti grattacapi hanno invece creato proprio quest’anno all’amministrazione comunale di Siderno. «La differenza tra i due centri, a mio parere, risiede in un educazione del territorio che a Siderno non c’è. Un locale di Locri che riesce ad accogliere persone da tutto il comprensorio e che porta economia alla città viene trattato con rispetto dai residenti, che non avanzano pretese sui gestori e apprezzano il servizio che viene reso. È questo vale anche per il discorso del rumore fuori orario: il genitore locrese che vede uscire il figlio per raggiungere la discoteca a piedi sopporta di buon grado la musica alta fino alle quattro del mattino per un mese, consapevole che potrà recuperare il sonno perduto durante il resto dell’anno. Questo mi spinge a ritenere che la mancanza di lamentele non sia dettata da una forma di simpatia nei nostri confronti, ma da un discorso di semplice utilitas». A questo si aggiunga la sicurezza interna al locale, fiore all’occhiello della gestione di Davide. «È chiaro a tutti fin dalla prima visita nel nostro locale che chi crea problemi non può metterci piede una seconda volta. Oltre ad avere dei bravissimi addetti alla sicurezza, inoltre, anche noi gestori non esitiamo a perdere qualche minuto con soggetti che potrebbero potenzialmente creare fastidi per spiegare loro quanto siamo rigidi sull’argomento. Questo elemento e il sostanziale equilibrio di pubblico maschile e femminile dà la sicurezza a noi e ai nostri utenti di poter trascorrere una bella serata e di aumentare il rispetto nei confronti del nostro locale». Un rispetto che ci auguriamo possa continuare a crescere così come il lungomare di Locri e la sua economia.

Non solo Le Club ma anche economia del lungomare di Locri e differenze con gli altri paesi del comprensorio. La crescita del paese è dietro l’angolo per Davide


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GIUDIZIARIA

I metodi mafiosi L’uso dei sub-contratti di nolo e forniture sono considerati dagli investigatori quali strumenti che consentono d’infiltrarsi di società riconducibili direttamente o indirettamente a gruppi mafiosi in modo legale, senza disattendere alcuna norma penale o amministrativa. All’inizio degli accertamenti specifici relativi ad una recente indagine condotta con il coordinamento della Dda di Reggio Calabria, che si concentrano nel caso specifico nel settembre 2010, tali “infiltrazioni” erano già avvenute, ciononostante era possibile documentare, oltre la fittizia intestazione delle ditte edili presenti sui cantieri, anche l’esercizio di metodi mafiosi nell’esecuzione dei lavori affidati nell’imposizione dei prezzi per le forniture di calcestruzzo e nell’imposizione e il controllo della manodopera sui cantieri. La forza intimidatrice dell’associazione, nel caso in esame, legata alla fase esecutiva dell’appalto, proveniva da un costante condizionamento ambientale che pervadeva i lavori in corso nei due cantieri gestiti da una società esterna alla Locride. Un primo elemento di condizionamento era il risultato di una certa cultura imprenditoriale sottomessa a logiche di compromesso con situazioni di illegalità. «Essendo notoria e famigerata la presenza della criminalità organizzata di tipo mafioso nelle zone della Locride, in particolare nei Comuni aspromontani di Platì e Careri, - rilevano gli investigatori - le imprese esterne come la ..., consce di doversi confrontare con tali realtà, erano portate ad adottare strategie di contrattazione col territorio prima ancora di ricevere qualsivoglia richiesta, giocando d’anticipo per poter controllare o quanto meno limitare le eventuali pressioni esercitate dalle cosche locali. Lo stesso Ing. M.C., in merito al modus operandi della sua società in una conversazione informale riferiva che «avevano cercato di tenere un buon rapporto con la popolazione locale». L’assoggettamento e l’omertà costituivano i risvolti naturali e consequenziali della forza intimidatrice esercitata nei cantieri, la quale si configura come tale proprio in funzione di questi due ulteriori parametri. A parte quella filosofia di compromesso teorizzata e praticata da tale M.C., che già di per sé costituiva una base di assoggettamento a quel territorio, ulteriori e più consistenti elementi si ricavavano nella vicenda che vedeva soccombere la ditta di trivellazione M.T. agli atti incendiari ai suoi danni, fatti accaduti nell’estate 2009. Anche in questo caso era M.C. a tracciare la via di un compromesso con il territorio, inteso come criminalità organizzata del posto, suggerendo a tale B.C. di mettere una «guardiania», ovvero pagare una persona del posto per avere tutela («Quindi o prendiamo una persona del posto o… […] perché quando succedono che gli bruciano le macchine due volte che gli devo dire io, dovrei dire vattene […] questa cosa succederà altre 100 volte»). B.C. in un primo momento si rifiutava («Guarda io non prendo a nessuno, perché io non faccio accordi con il territorio, te l’ho già detto quando abbiamo iniziato questo cantiere»), ma nel tempo qualcosa cambiava. Infatti, firmava un contratto con l’impresa mafiosa (…) che andava a sostituire di fatto la ditta M.T.. L’intimidazione aveva portato i suoi frutti.

Una giornata no stop nella Locride per Oliverio Un intenso tour nella Locride per il governatore, Mario Oliverio, lo scorso 29 agosto, che ha previsto una serie di incontri e sopralluoghi su realtà e temi che interessano lo sviluppo del comprensorio. Il Presidente ha visitato il cantiere per la messa in sicurezza del sito archeologico “Antica Kaulon” già minacciato più volte dall’erosione costiera. Per salvare questo straordinario sito archeologico sono stati investiti 2 milioni e mezzo di euro. Altra tappa, Bovalino, dove è stata verificata l’efficacia degli interventi d’emergenza realizzati a luglio per garantire un corretto smaltimento dei reflui e impedire l’inquinamento marino. Inoltre, è stato illustrato il programma per 53 milioni di euro destinati a interventi di bonifica e risanamento del territorio, fiumare comprese. Altra tappa la diga del Lordo, a

Siderno, per verificare le ragioni per cui è rimasta vuota e inutilizzata per tanto tempo. Ammonta a 120.000 euro il finanziamento stanziato, di cui 50.000 per l'ammodernamento della strumentazione di controllo e 70.000 per lo studio geologico e geotecnico. Il governtore ha fatto, inoltre, tappa a Mammola per visitare il Musaba e per salutare Nik Spatari e Hiske Mass con i quali ha assunto l'impegno di sostenere questa straordinaria opera, apprezzata in tutto il mondo. Oliverio ha concluso, infine, la giornata a Kaulonia dove, nell’ambito del “Kaulonia Tarantella Festival”, insieme al sindaco di Riace, Mimmo Lucano, è stato intervistato dal giornalista del Corriere della Sera, Tommaso Labate, sul tema delle migrazioni, un’occasione per ribadire il proprio sostegno a Mimmo Lucano e al “modello Riace”.

Pietrapennata ridotta in cenere Un'estate così rovente non la si viveva da tempo. Due mesi di incendi per la Calabria che continua a bruciare, come molte altre regioni del Centro-Sud. Protezione Civile, Vigili del fuoco e forze dell’ordine, stremati e a corto di personale, continuano a fare del loro meglio per arginare sul territorio una situazione drammatica che pone la Calabria tra le prime tre regioni più colpite d'Italia insieme a Sicilia e Campania. Nella foto Pietrapennata, la frazione montana di Palizzi, devastata dalle fiamme. Un paesaggio boschivo che era un angolo di Svizzera. Ora solo cenere e fumo.



POLITICA

FRANCO CRINÒ

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Caro direttore editoriale, niente, la Locride sembra irrimediabilmente bloccata. Chi può non l'aiuta, ma è anche vero che noi non la raccontiamo bene. "Il continente se ne infischia e non il vento… il cerusico (il chirurgo, nell'antichità) ha gli occhi ribaltati, il curato non se ne cura, il ragioniere non ragiona, Santo Paolo non perdona" : Vinicio Capossella piange così l'ammalato che viene dall'Africa e che non viene aiutato da nessuno. Catanzaro e Roma lasciano rotolare ancora più giù la Locride, un'ammalata grave, ma i giornali sono pieni di interviste su combinazioni astrali, seppure favorevoli, distanti anni luce. Zes, Bovalino-Bagnara, Porti, Industrie, California italiana sono discorsi strutturali (forse), ma non possono essere usati come "armi di ... distrazione di massa". La realtà ( la crisi, diciamo meglio ) del porto di Gioia Tauro è acquisita "ora e per sempre?", il porto di Roccella è già decollato? Passiamo a quelli nuovi? Gli imprenditori abbandoneranno le piste dell'Est e verranno da noi perché potremo garantire loro una fiscalità di vantaggio (senza dubbio determinante) a breve? Pensiamo alle Trasversali per guadagnare tempi di percorrenza (cosa utile) o perché ai "lati" ci sono o ci saranno insediamenti produttivi? Ciò che paghiamo pesantemente è la condizione attuale, la spesa ordinaria si sta riducendo, quella straordinaria è cessata da tempo, le deliberazioni degli enti finiscono preda di liti e ricorsi (per ultimo, è successo alla Città Metropolitana con il Bando per le Periferie, alla Regione con il Bando per gli Eventi Culturali). A livello turistico, la Calabria, pur potendola individuare tutta come ambito territoriale "rilevante", presenta valori climatici, paesaggistici, storici e artistici diversi e quindi si dovrebbe pensare a realizzare sui territori investimenti coerenti. La Locride può chiedere a buona ragione di essere compresa nelle priorità. Le nostre strade provinciali reclamano tutte l'urgenza di essere sistemate, ma quelle che registrano una maggiore intensità di visite, in direzione delle Terme di Antonimina o del Santuario di Santa Domenica di Placanica, tanto per fare qualche esempio, debbono avere priorità nei Piani. Ma se ognuno segue la sua via, disegna male l'orizzonte strategico e non si fa nessun passo per avvicinarlo… Oggi, non solo non superiamo le prove, non diamo, cioè, risposte immediate in termini di sviluppo e di lavoro, ma rinunciamo persino a immaginarle. Non stiamo combattendo una guerra vera per ottenere risultati veri. Riviera "ci ha offerto un caffè" non completamente amaro: "Nella Locride - ha scritto - non abbiamo il parlamentare". Numero singolare. In realtà ci troviamo senza rappresentanze. Numero plurale. Per di più, ci sarebbe il vissuto delle stagioni degli uomini soli al comando (Renzi a Roma, Scopelliti, Oliverio a Catanzaro) a sterilizzare la partecipazione. Cosa si può fare? Recuperiamo uno schema che tu hai tentato di spingere: una "terapia d'urto" per la Locride, utilizzando in tutti i settori dell'economia consistenti finanziamenti regionali, nazionali e comunitari, imponendo un monitoraggio severo del percorso verso gli obiettivi (consolidamenti, misure antisismiche, pulizia dei torrenti e bonifiche, difesa delle coste, depurazione, riqualificazione urbana, viabilità, istituti scolastici e centri di formazione professionale, servizi, reti, indotto per un turismo dai grandi numeri…). Tanti fondi sono deliberati da anni e non si spendono, altri sono parcellizzati, altri ancora attendono i progetti. Qui stiamo facendo un ragionamento sui capitoli degli investimenti pubblici, il coraggio che debbono trovare gli imprenditori, a partire da quelli locali, può nascere proprio da questa svolta, da un’attenzione reale per questo territorio. Ma questo è un altro discorso, oppure lo stesso discorso, che oggi lascia sottostimate le risorse locali. La politica deve assumersi responsabilità, riprendersi un ruolo, meritarselo. Le "invocazioni" continue al Vescovo, prezioso alleato con il sociale, possono valere come mero rafforzamento alle iniziative. È lo stesso Monsignore Oliva, infatti, che ha rammentato di dover rimanere nella sfera della sua missione pastorale. Non abbiamo certezze e non le cerchiamo, eppure ogni giorno ci viene impartita una lezione (possiamo citare l'agonia dell'ospedale di Locri per indicare la mancanza di autorevolezza delle istituzioni locali?). Con frasi del tipo "la politica fa sempre schifo" non si sta ricavando nulla, aggiungiamo anche questo. Il "disfacimento" in corso tocca la politica, ma anche tutti i livelli della comunità, non solo economici, pure culturali, i diritti, i doveri. La ripresa economica realizzata nel breve periodo porterebbe più riequilibrio sociale, creerebbe certezze e migliore convivenza. La stessa lotta alla mafia ne ricaverebbe un elemento nuovo e decisivo. Non trascuriamo affatto l'importanza delle risorse culturali che siamo in grado di mettere in campo, la stessa risonanza che ci siamo "guadagnati" al nord con la "mafia a Polsi" dobbiamo averla con i figli dei nostri emigranti che hanno scalzato gli italiani "veri", con i grandi successi realizzati in ogni campo a livello nazionale e internazionale. La Locride non può affidarsi alle "stelle", ai dogmi. Luciano De Crescenzo ci ha avvisati, lo ha scritto " i più affezionati ai dogmi sono i politici, i religiosi, gli innamorati e i tifosi di calcio".

La risposta Gent.le onorevole, il suo articolo merita un'attenta riflessione che proponiamo a noi stessi e ai nostri lettori. Certamente la "Politica" è stata messa al bando dalla Locride e dalla Calabria e, certamente, l'antipolitica non è la cura. Neanche gli "eletti" lo sono, soprattutto quando sono completamente scissi dal popolo e in questo momento storico il

bilancio degli eletti calabresi è catastrofico. L'antidoto non sono il tour elettorale ma la capacità della gente di riprendersi quello che è loro cioè la sovranità popolare. Per ora mi permetto di chiedere la Sua attenzione sull’iniziativa del 22 ottobre prossimo e di cui parliamo in questo

numero del giornale. È un’iniziativa che parte dal basso. Non ha padroni nè sponsor. Potrebbe essere un'occasione ma dipende da noi! Un saluto Ilario Ammendolia


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Il 22 ottobre prossimo, in Lombardia e Veneto, i governatori leghisti delle due regioni riproporranno con un referendum la “questione settentrionale”, e apriranno una trattativa con il governo tesa a trattenere maggiori risorse al Nord. Riusciranno nel loro intento se lasceremo la risposta alla “nostra” classe dirigente politica improvvisata e organizzata in formazioni guappe finalizzate alla mera clientela. ILARIO AMMENDOLIA Anche se alle nostre latitudini pochi lo sanno, il 22 ottobre prossimo, in Lombardia e Veneto si svolgerà un referendum per chiedere una maggiore autonomia rispetto alla Stato Italiano. Contrariamente a quanto si pensa non sarà una perdita di tempo. I governatori leghisti delle due regioni vogliono riproporre la “questione settentrionale”, e aprire una trattativa con il governo tesa a trattenere maggiori risorse al Nord. Certamente alla Lombardia e al Veneto si aggiungeranno altre Regioni del Nord. Finito il rito della “Sacra Ampolla” e dei celti, prevale l’aspetto mercantilistico dei soldi. Umberto Bossi è stato rimosso ma il “leghismo” ha contaminato la politica più di quanto comunamente non si creda. Alla fine riusciranno nel loro intento così come sono riusciti a far modificare l’articolo V° della Costituzione e a rimuovere la questione meridionale dell’agenda di tutti i governi della Repubblica che si sono succeduti. Ci riusciranno soprattutto se lasceremo la risposta alla “nostra” classe dirigente politica improvvisata e organizzata in formazioni guappe finalizzate alla mera clientela. In questi giorni sto rileggendo i fatti relativi all’eccidio dei cinque martiri di Gerace e mi sorprendo sempre più di alcune costanti, che nonostante siano passati 170 anni, si presentano uguali nel tempo. In quella occasione le classi dominanti del “distretto” e della Calabria intera hanno dimostrato viltà, tradimento e codardia. La stessa che dimostreranno 13 anni dopo diventando da integralisti borbonici in convinti savoiardi. Dopo quasi due secoli non è cambiato sostanzialmente nulla e non è assolutamente un fatto personale ascrivibile a singoli esponenti, bensì una caratteristica di una classe “dirigente” eternamente migrante all’interno dei circuiti del potere e della soddisfazione di brame personali. Una classe completamente scissa dal popolo. Proprio per questo, la reazione al referendum sull’autonomia non può che partire dal basso, pur avendo consapevolezza della nostra debolezza. E a questo punto finisce l’articolo per lanciare una proposta. Noi non siamo in grado di organizzare un “contro-referendum.” Solo pensarci, sarebbe velleità. Una reazione però è necessaria e noi avanziamo l’idea di organizzare per il giorno 22

La nostra “barricata” si chiama Costituzione

ottobre un’assemblea di popolo, di istituzioni e di eletti. Non dobbiamo inventarci nulla avendo già gli strumenti per opporci agli egoismi territoriali e sociali. La nostra “barricata” si chiama Costituzione. E noi dobbiamo chiedere al Parlamento e al governo Italiano che l’articolo 3 della nostra Costituzione diventi prescrittivo. Parliamo dell’articolo che recita “Tutti cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali dinanzi alla Legge… È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale”. In questo articolo c’è tutta la questione meridionale e quella sociale. Solo che è stato ed è ignorato! Se i governi e il Parlamento della Repubblica fossero obbligati a legiferare tenendo conto delle prescrizioni contenute nell’articolo 3, il referendum del lombardo-veneto sarebbe svuotato di ogni significato. Inoltre l’articolo non ci contrappone al popolo lombardo o veneto ma ci unisce, trasformando un’assurda conflittualità sul piano territoriale in lotta di un intero popolo nel quadro dell’Unità nazionale e di una vera integrazione dei popoli europei e del Mediterraneo. Ovviamente dovremo chiedere che, anche nella nostra terra, finisca lo stato di sospensione di fatto della democrazia e delle garanzie costituzionali e che venga ripristinato anche lo Stato di diritto. La lotta alla criminalità deve essere lotta per lo sviluppo, lotta per l’uguaglianza e per una sostanziale libertà. Noi l’iniziativa la faremo comunicandovi, sin dai prossimi numeri, il luogo, l’orario e le forme di partecipazione. Se ne saremo capaci, i media dovranno registrare che il nostro popolo non subisce passivamente l’iniziativa altrui. Se non ci riusciremo dovremo rassegnarci ad aspettare passivamente le elezioni sapendo benissimo che, chiunque dovesse vincere, nulla cambierà se non in peggio. Ora dipende da ognuno di noi! Senza una reazione di massa, piangere sarà un rito vano. Il 22 ottobre dobbiamo dimostrare che siamo capace di essere un solo popolo, capace di dimostrare l’antica fierezza e battersi per la propria Terra.


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Call&Call: c’è l’attenzione della politica, ma il futuro resta incerto Sembra avere fatto breccia nella discussione politica la sempre più drammatica situazione dei lavoratori del Call Center Call&Call Lokroi che, mercoledì pomeriggio, presso la sala consiliare del comune di Locri, hanno incontrato il Senatore Tonino Gentile e il capogruppo CDL Francesco Cannizzaro per esprimere le proprie preoccupazioni in merito a un futuro sempre più incerto. «Il vescovo non esagera quando parla di dramma sociale» è stato sottolineato dalla consigliera e lavoratrice Call&Call Domenica Bumbaca, che ha indicato nel lavoro nero e nella depauperazione dei diritti di tutti coloro che il 19 settembre saranno

senza lavoro le piaghe sociali evidenziate dalla realtà che si sta delineando nel nostro comprensorio. «Chiederemo l’intervento del Ministero dello sviluppo economico - ha promesso in chiusura d’incontro Gentile, dichiarando di aver compreso la gravità della situazione, - e parlerò personalmente con il consiglio di amministrazione dell’Enel per discutere di un possibile modo per aumentare da parte loro l’attuale presenza al call center». Pieno supporto anche da parte di Cannizzaro, che ha dichiarato di voler affiancare il senatore nella sua battaglia al fianco dei lavoratori.

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Bruzzaniti al maresciallo sicuro: “Grazie per aver migliorato l’immagine di africo” Dopo alcuni anni di servizio puntuale ed efficiente, il Maresciallo Giuseppe Sicuro lascia la stazione dei Carabinieri di Africo. Il Sindaco Francesco Bruzzaniti e l'Amministrazione comunale, unitamente ai cittadini di Africo, colgono l'occasione per ringraziare il maresciallo Sicuro per aver contribuito a migliorare l'immagine del nostro Paese e per essere stato parte attiva in quella ventata di legalità e solidarietà che, negli ultimi anni, ha investito Africo così come molti altri paesi della locride. Il sindaco di Africo Francesco Bruzzaniti

Siderno: un fenicottero scende in spiaggia coi bagnanti È stato un incontro decisamente inusuale quello che centinaia di bagnanti hanno fatto mercoledì pomeriggio sulla spiaggia di Siderno. Un fenicottero, evidentemente smarritosi durante un processo migratorio, è infatti approdato sulle spiagge della città locridea catturando l’attenzione di moltissimi curiosi. L’animale, probabilmente non in ottime condizioni di salute vista la facilità con cui si lasciava avvicinare dai presenti, sarebbe rimasto sulla spiaggia fino a sera, quando avrebbe fatto perdere le proprie tracce. L’avventura dell’animale esotico, comunque, pare che sia stata a lieto fine, considerato che, nella mattina del 31 agosto, si è diffusa la notizia che sarebbe stato recuperato dagli uomini della LIPU di Bovalino, che starebbero occupando di lui per fargli riprendere la strada della libertà.

Santacroce: la ProLoco non ha sabotato la graphic line Gentilissimo Direttore, nel leggere la replica della Graphic Line di Ardore da voi pubblicata in data 27 agosto 2017, mi trovo costretto a controreplicare a quanto dichiarato dal responsabile credo della stessa Graphic line di cui tra l’altro non vedo la firma nella replica in oggetto. Innanzitutto 5 anni fa da noi non si è presentata nessuna azienda denominata Graphic Line ma un signore dall’aspetto molto volenteroso e che intendeva realizzare un mappa turistica di Siderno, ci chiese si collaborazione ma solo per avere alcuni riferimenti e alcuni nominativi di possibili sponsor cosa che abbiamo fatto e in cambio ci è stato dato una spazio sulla mappa stessa. Successivamente dopo aver pubblicato la mappa lo stesso signore si è premurato di farci avere un numero di copie sufficienti per le esigenze del nostro ufficio IAT, nelle ore successive arrivato in ufficio appena vista la mappa sono rimasto allibito dalla bruttezza per come era stata realizzata, anche il nostro spazio era stato modificato graficamente con delle operazioni di Photoshop allucinanti, di conseguenza abbiamo telefonato subito alla persona che si è rivolta a noi per collaborazione dicendogli chiaramente che quella mappa era pessima, di essere pentiti di aver dato la nostra collaborazione e di non rivolgersi mai più a noi e in futuro di astenersi dal dire in giro che aveva il nostro placet per eventuali pubblicazioni future. In ogni caso le cartine anche se pessime

vennero, insieme ad altro materiale promozionale della zona, distribuite con tanto di scuse ai turisti che ci capivano poco a parte la pubblicità, all’interno del nostro ufficio IAT in piazza Vittorio Veneto. Per quanto ci riguarda noi abbiamo contestato la pessima qualità anche di quella del 2013, presumo fatta da voi neanche quella è firmata nonché l’edizione dello scorso anno da lei menzionata nella replica e da noi mai sponsorizzata o sostenuta e anch’essa prevalentemente raccoglitrice di pubblicità oltre che errata nell’indicazione di servizi e punti d’importanza turistica della città, tanto e vero che abbiamo restituito il pacco recapitatoci a chi che lo aveva portato. Quindi gentile signore credo sia opportuno, che di prima di fare dichiarazioni lesive e prive di fondamento, s’informi in modo adeguato oltre che sulle notizie da pubblicare sulle mappe e le relative traduzioni anche su come sono andate le cose con la persona che all’epoca ci contattò e da quanto si capisce nella sua replica credo fosse un suo incaricato. Noi siamo felici che la Graphic Line produca e dia lavoro, in una terra avara di opportunità come lo è la nostra merita un plauso, ma abbiamo anche il dovere e il diritto di disapprovare con forza pubblicazioni che ci riguardano direttamente fatte male che creano confusione e danneggiano l’immagine turistica e culturale della nostra città. Il Presidente Agostino Santacroce



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“Locri’s Day”, Cannizzaro su lavoratori del Call Center, ospedale e ZES «Per sensibilizzare il Governo all'istituzione della seconda area esclusiva ZES per quanto concerne la Regione Calabria, estesa all'intero comprensorio della Locride, ho presentato una mozione con la quale ho chiesto l’impegno della Giunta Regionale e del Presidente Oliverio affinché si attivino presso il Governo per istituire questo processo». Così il capogruppo CDL in Consiglio regionale Francesco Cannizzaro, durante il convegno “Locri e ZES: un'opportunità imperdibile”, dove si è discusso della possibilità di estendere l'area ZES prevista a Gioia Tauro anche ai comuni dell'intera area della Locride, ha esposto il suo impegno per incrementare lo sviluppo del territorio tirrenico, al sottosegretario di Stato Tonino Gentile, al sindaco Giovanni Calabrese con il quale insieme ad altri sindaci e amministratori della Locride e la costante presenza di Monsignor Francesco Oliva, vescovo della Diocesi Locri-Gerace, si stanno intraprendendo percorsi costruttivi per il territorio. Prima del dibattito, il consigliere regionale si è recato presso il nosocomio di Locri per ascoltare la voce dei medici e dei pazienti che necessitano di una struttura sanitaria che lotta affinché non vengano calpestati i livelli essenziali di assistenza sui quali nei prossimi giorni saranno intraprese delle azioni di politica concreta vista la totale assenza e superficialità da parte di Oliverio e di una Giunta Regionale particolarmente ostile al commissario Scura. Una guerra “fratricida” che porta alla mancata risoluzione dei problemi esistenti e che mette a serio rischio l’incolumità dei nostri cittadini e malati. «Ho presentato una mozione per coadiuvare l’azione delle autorità competenti al rientro dell’emergenza lavorativa - ha proseguito Cannizzaro in merito all’altro argomento affrontato durante la sua visita a Locri, il problema dei dipendenti Call&Call Lokroi, mozione che vuole essere un input affinché si tutelino risorse preziose che hanno dato un importante contributo di crescita a questo territorio. Per quanto riguarda la ZES, invece, credo sia non un’opportunità, ma l’opportunità dalla quale poter ripartire per rilanciare definitivamente questa area dalle potenzialità più uniche che rare. Non passerelle ma incontri costruttivi. Non chiacchiere ma fatti. Questa è la nostra politica, questo è il nostro modo di operare per rilanciare territori che non possono più essere oscurati da un Governo sordo e cieco».

ZES: l’ordine dei commercialisti invita all’unitarietà L’Ordine dei commercialisti di Locri ha sempre creduto che sia necessaria una misura straordinaria per lo sviluppo del nostro territorio economicamente depresso e vessato dalla criminalità. Molto è stato fatto in merito alla repressione e alla prevenzione dei fenomeni criminogeni, ma adesso bisogna passare allo sviluppo economico del territorio ridando dignità ai tanti cittadini onesti che vivono della Locride. Abbiamo sempre sostenuto che una ZES fosse la misure necessaria a far partire il volano dell’economia Locridea, per questo riteniamo che il Decreto approvato ad Agosto sia un’opportunità che non bisogna perdere. In quanto affronta lo sviluppo del mezzogiorno attraverso diverse misure d’intervento. La ZES ci regala un ventaglio di misure e strumenti agevolativi e di sviluppo che ci possono portare a considerare finalmente un’idea di progettazione integrata attraverso un approccio attuativo unitario. Unitarietà e coesione di tutti gli attori del territorio, principalmente i Comuni della Locride, sono gli elementi indispensabili ad avere una visione d’insieme cercando di sviluppare le singole peculiarità di ognuno di essi, facendo in modo di poter sviluppare l’intero comprensorio Locrideo. Politica ed economia sono due mondi che devono

dialogare, abbiamo bisogno di più politica nella sua accezione più stretta, una politica territoriale che metta all’attenzione e nelle priorità lo sviluppo economico dell’intero comprensorio portandolo avanti con determinazione al di là dei colori politici e dei campanilismi che hanno limitato, in modo pesante, la crescita economica del territorio. Tutto ciò si è verificato in quanto si sono anteposti interessi particolari e clientelari all’interesse superiore di tutta la collettività della Locride. Affinché si possa fare questo, il nostro territorio necessita di una Agenzia di Sviluppo che potremmo identificare nel GAL Terre Locridee, una società mista pubblico-privata che tiene conto di tutte le esigenze del territorio sia per quanto concerne i privati che per gli enti pubblici del territorio. I commercialisti di Locri vogliono fare la propria parte e per questo hanno deciso di uscire dai propri studi professionali per dare il proprio contributo alla crescita economica del territorio attuando diverse iniziative. Occorre l’apporto di tutti perché ognuno di noi è artefice del proprio destino, e aggiungo, tutti insieme siamo gli artefici del destino della nostra terra. Enzo Lacopo

CALABRESE PER CASO * di Giuseppe Romeo

ZES? Opportunità imperdibile…ma già persa Se c’è una cosa che da sempre mi ha appassionato sin da quando ho iniziato a provare a comprendere il nostro piccolo mondo è quella particolare dote che esprimiamo nel cercare ogni modo per autoconvincerci di essere arrivati al risultato. O, meglio, direi quella particolare qualità per la quale autoreferenziamo noi stessi, attribuendoci poteri taumaturgici tali che da credere davvero di poter avere un avvenire diverso, più radioso, più dignitoso al punto da sentirti alla pari con coloro che hanno raggiunto un traguardo di crescita. Un traguardo che non è contrassegnato dalla sola ricchezza prodotta, quanto dal livello e dal numero dei servizi che sia alle persone che alle imprese vengono offerti. Ora direi che è interessante che sia stato scelto per un convegno nella locride un aggettivo importante, quasi profetico, come “imperdibile” se non fosse che per decenni tutto per la Calabria e la locride era imperdibile e, puntualmente, è stato perso. Gli investimenti mancati nel turismo, la miopia nel lasciare languire i trasporti, l’approssimazione nella gestione sanitaria, la scarsa tutela e valorizzazione delle produzioni locali in campo agroalimentare, dimostrano quante occasioni sono state mancate. L’imperdibilità di una occasione, di una opportunità non è certo cosa da poco conto perché se ci fermassimo al significato del termine dovremmo pensare che sia una sorta di ultima chiamata, di ultima chance che ci viene offerta per dimostrare di essere diversi, capaci ma, soprattutto, concreti e pragmatici. Insomma, nessuno potrebbe negare che la realizzazione di una Zona Economica Speciale significherebbe valorizzare un territorio e i suoi servizi. Ma una ZES è prima di tutto “Economica” e poi “Speciale”. Ovvero, prima deve avere una sua dignità e capacità produttiva concreta e dopo, solo dopo, presentarsi come un vantaggioso spazio di attrazione. Ciò richiede qualità del territorio e servizi tali da potersi promuovere nel gioco del mercato e che devono presentarsi con un abito ben costruito e senza le solite toppe di circostanza, Ma non solo. Una Zona Economica Speciale non è solo caratterizzata da regimi fiscali vantaggiosi, essa richiede capacità logistiche e di sostegno alle attività economiche che presuppongono una organizzazione strutturale e una gestione manageriale che non vedo proprio all’orizzonte delle solite buone intenzioni di chi predica il futuro. Di chi, dopo aver avuto, per anni e anni, in mano le sorti della nostra terra e della locride in partico-

lare propone soluzioni miracolose. In una regione che non riesce a valorizzare le proprie capacità portuali e aeroportuali, dove l’alta velocità è un miraggio che si ferma a Napoli e la viabilità ordinaria – salvo alcune e poche eccezioni - giustificherebbe una riedizione jonica della Parigi-Dakar, dove ogni aspetto dell’attività economica che dovrebbe creare ricchezza sulla quale poter contare per investire, di fronte all’assenza di attività se non produttive almeno di trasformazione e movimentazione delle merci, ritenere che vi sia qualcosa di imperdibile sembra davvero velleitario. Forse, con più umiltà e pragmatismo, che non è certo una nostra caratteristica, dovremmo concentraci prima di tutto sulle occasioni perse e le opportunità non raccolte. Sulle nostre vere e conclamate debolezze nel pianificare la crescita di una regione e della locride ricercando attività che le facciano conquistare una dignità di mercato per essere anzitutto una “normale” Zona Economica. Probabilmente illudersi di partecipare al grande gioco delle parti può farci vedere lontano e ci trasforma in maghi nascondendo la triste verità di essere solo degli apprendisti. I piani di crescita, che si perdono nelle parole e nelle discussioni politiche ad ogni livello, potrebbero nuovamente aprire le porte verso un futuro più ottimistico, soprattutto in termini di lotta alla disoccupazione. Ma ciò richiederebbe molti passi indietro per chi vive di rendita politica e molta fatica nello studiare ed elaborare, e poi portare avanti sino al risultato finale, idee e progetti. La verità, triste alla fine, è che Zona Economica Speciale o meno rimane fermo il fatto che non vi sono idee o progetti organici che puntino a spiegare come e, soprattutto, verso quali capacità produttive e di gestione l’economia della locride, come quella calabrese, vorrà dirigersi in termini sinergici. Non mi sembra vi siano ad oggi programmi di riorganizzazione e ridistribuzìone delle capacità logistiche o di trasporto tanto quanto non si vedono, da prospettive sempre più lontane, provvedimenti di insediamenti produttivi nati da una reale volontà di dare un significato pienamente economico alle diverse espressioni territoriali. Alla fine, insomma, l’unica certezza che si approssima all’orizzonte non è tanto il non perdere una occasione per crescere, ma quello di non voler perdere l’ennesima opportunità offerta per accontentarsi di una economia assistita dove a crescere saranno solo coloro che accederanno ai sostegni finanziari senza anima e senza cuore e, soprattutto, senza testa e senza futuro.


#speciale

KTF2017

il pubblico prima di tutto Una kermesse, una scaletta. Perchè c'è bisogno di ordine, di accontentare tutti. A fine Festival ti rendi conto, però, che non esistono partizioni davvero precise, elencabili. La componibilità è quella del senso, del sentido, come dicono gli spagnoli. Lo spettatore del Festival, soprattutto chi ne ha vissuto un'ampia fetta, è sconcertato perchè non ravvisa la concertazione d'autore. Ogni tentativo di ricostruire una logica, che sia una, del Festival è prontamente frustrato. La musica, l'arte, la storia, le tradizioni quando finiscono nello stesso frullatore scompaginano tutto. Ma, mentre lo spettatore è impegnato a ricomporre le sfilacciature, appare progressivamente chiaro che dietro quella scaletta, a prima vista casuale, una trama in effetti c'è, a patto che lo spettatore abbia rinunciato al suo equivoco diritto alla passività. Si comprende, dunque, che non è stato il Festival a condurre il pubblico ma è il pubblico che ha costretto il Festival ad andare dove, forse, non avrebbe avuto alcuna voglia. La XIX edizione del KTF ha dimostrato di non muovere la sua macchina fino a quando il pubblico non ci è montato sopra, indicandogli la destinazione.

Non è detto che il Festival abbia condotto nel luogo in cui lo spettatore aveva chiesto, ma il percorso è stato, in ogni caso, la risultante dei due voleri. La ragazza dei Bandao che con la matita sbavata si mordicchia le labbra ingoiando la commozione, mentre da dietro la telecamera intervistiamo il suo gruppo che si appresta all'ultima esibizione; la bimba di, sì e no, due anni che dal suo passeggino batte le mani al ritmo di musica; il vecchietto che sconsolato bisbiglia "Domani finirà tutto..." sono il segnale che la scaletta si è fatta scala, una scala che in futuro potrebbe diventare teoria ma senza chiudersi alle ipotesi. Sono il segnale che la macchina del Kaulonia Tarantella Festival ha funzionato. Caulonia ha funzionato. La Calabria e i calabresi sono sempre in grado di dare tanto. Maria Giovanna Cogliandro All’interno una breve rassegna per far assaggiare una fetta di Festival a chi non ci è stato ma anche per farlo riassaporare a chi l'ha vissuto.


26 Agosto

#SPECIALEKTF2017

i n o l Kau e t n a r Ta l a v t i s Fe b m a c l I r o t s a f

uest’an q e h c n a e d Si chiu al, co iv t s e F a l l e t Taran e al r a s s a p a a destinat onc c i l a n io iz d a per i tr tural l u c i t n e v e i per gl to dar u l o v o n n a che h tiva s e F n u a e t differen re c e p a s i d e e r di vole reve b in o m ia t n racco ndo d a r e p s , e t a n gior he a vo c n a ) e r e iv riv

27 Agosto a XIX edizione del Kaulonia Tarantella Festival si è caratterizzata per l’elevata caratura artistica delle proposte in programma, oltre che per un taglio decisamente culturale, che ha permesso a cauloniesi e visitatori di vivere a pieno l’antico borgo medievale. La kermesse di musica popolare, cresciuta negli anni fino a diventare un formidabile strumento di promozione del territorio, è partita venerdì 25 agosto dalla splendida Chiesa dell’Immacolata con un Anteprima del Festival che ha voluto mostrare al grande pubblico uno splendore architettonico purtroppo minacciato da una frana che rischia di cancellarlo per sempre. Dopo una breve introduzione del sindaco Caterina Belcastro, che ha auspicato che il Festival costituisca l’occasione ideale per far interessare le istituzioni alle criticità non solo della Chiesa

L

dell’Immacolata, ma dell’intero borgo, è stato lasciato il giusto spazio all’esibizione degli Shalom Vocal Ensemble, un progetto musicale raffinato ed elegante, made in Caulonia e in linea con la politica di coinvolgimento del territorio promossa dagli organizzatori del Festival. Shalom è un ensemble di 15 voci femminili che da tempo, partendo dall’esperienza del coro liturgico della Parrocchia dei S.S. Silvestro e Barbara di Caulonia, ha sviluppato un programma di studio approfondimento, sia tecnico-vocale che di repertorio. Nell’arco di quattro anni gli Shalom hanno dato grande spazio allo studio e al recupero di brani della tradizione popolare calabrese e, sotto la guida del Maestro Carlo Frascà, hanno proposto un programma di repertorio popolare dal forte impatto sonoro ed emotivo, grazie anche al contributo del sax di Raul Colosimo e l’apporto di un gruppo strumentale costituito da Daniela

Anteprima, Matinée, seminari… È la filosofia stessa del Festival a mutare: non più contenitore di assordante musica popolare, ma percorso di ascolto e studio che comincia la mattina e finisce la sera.

Bonvento, Nadia Romeo, Caterina Pizzata, Enzo Lucano e Enzo Sorace, ai quali sono aggiunti Ilario Murdocco e Francesco D’Aquino rispettivamente al canto e in qualità di voce recitante di due differenti brani proposti. Ma la vera deflagrazione del Festival è avvenuta soltanto sabato mattina, quando per la prima volta è stata proposta una novità assoluta per il KTF: i Matinée sulla Riviera con la Bandao Street Band, un gruppo dalle sonorità “pirotecniche” il cui repertorio varia da ritmi popolari brasiliani a ritmi tradizionali italiani. Sono stati proprio i Bandao a fungere ogni mattina da messaggero del Festival, inondando le spiagge e le piazze cittadine con la propria energia. Nel pomeriggio hanno esordito i laboratori di Danza Popolare e di Percussioni, il primo a Piazza Mese e il secondo a Piazza Nuova. Il programma serale è cominciato all’affresco Bizantino di Caulonia, che ha

fatto da sfondo a un’altra new entry di questa XIX edizione, i prime time che ogni sera hanno preceduto i concertoni di Piazza Mese. Il prime time di sabato ha visto protagonista il progetto “Etnopiano” di Danilo Gatto, attento conoscitore della musica calabrese ed eccezionale esempio di incontro tra pianoforte e musica popolare. Le sue composizioni, eseguite a quattro mani da Carmen Staiano e Ornella Cauteruccio, hanno colorato il mondo musicale popolare della Calabria di un nuovo e inusuale tratto espressivo, aggiungendo un ulteriore tassello a un mosaico tra i più ricchi e interessanti del panorama europeo e mediterraneo. Agli Etnopiano hanno fatto seguito i Bandao che ogni sera, al ritmo delle loro travolgenti percussioni, hanno accompagnato il pubblico da Largo colonne a Piazza Mese. Il concertone della prima serata ha visto protagonisti la visione “progressista” della musica


29 Agosto

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DOMENICA 03 SETTEMBRE 13

ia ella l o t n e biam ria!

nia nno il Kaulo e n un’edizion solo on lla storia n Mese, ma za certi di Piaz i seminari li, i Matinée e io re una tagl strato imo d a h e h c l a v cambiare. Vi e pazze qu e queste cin e (o di fare viver oi lettori.

popolare del catanese Davide Campisi, che da anni si concentra sui ritmi ancestrali del cuore isolano sperimentando sui suoi tamburi forme sonore e tecniche espressive nuove e le Officine Popolari Lucane di Pietro Cirillo, nella cui tarantella si ritrovano i segni di una storia millenaria combinati alle pulsazioni di un presente che riguarda soprattutto il confronto e il contatto tra i popoli. Anche domenica i Matinée sulla Riviera con i Bandao hanno fatto da “sveglia” al festival, questa volta tra le vie di Roccella Jonica. Dopo l’usuale appuntamento pomeridiano con i laboratori di Danza Popolare e di Percussioni, a deliziare il prime time sono stati gli Al Qantarah, gruppo siciliano che lavora sul recupero delle radici medievali della nostra musica. Dotati di una grande poliedricità musicale, grazie alla quale sono approdati nelle più ambite sale da concerto di tutto il mondo, Fabio Accurso, Roberto Bolelli,

28 Agosto Igor Niego, Donato Sansone, Sebastiano Scollo e Fabio Tricomi sono stati impegnati con diversi e curiosi strumenti musicali di diverse tradizioni culturali. Accompagnato dai Bandao in Piazza Mese, il pubblico ha dunque potuto assistere alle esibizioni dei Domo Emigrantes, un gruppo che rivisita la musica del Sud Italia focalizzandosi in particolare su Puglia e Sicilia e sui loro ritmi incalzanti e frenetici prima della chiusura con la potenza e l’esperienza comunicativa dei 99 Posse, una delle band seminali della scena indipendente italiana. Il terzo Matinée firmato dai Bandao ha avuto come teatro la spiaggia e le piazze di Siderno, lunedì mattina, mentre la sera, dopo la chiusura dei laboratori di Danza Popolare e di Percussioni, è stato il lavoro ai confini del cantastoriato del calabrese Nando Brusco a deliziare il prime time presso l’Affresco Bizantino.

Alla faccia di chi accusa Mimmo Cavallaro di essersi tenuto il palco dell’ultima sera tutto per sé il finale è internazionale. Sul palco sono salite tre ragazze della Georgia, diventate vero e proprio fenomeno del web!

I Bandao, durante la penultima serata, hanno accompagnato il pubblico per assistere ai concerti dei Musicisti Basso Lazio, un gruppo che ha reinterpretato la musica popolare del centro Italia, dando vita a un folk moderno, piacevolmente diverso, e della Ragnatela Folk Band, trainata dal leader Claudio Mola, rinomato fisarmonicista che vanta numerose importanti collaborazioni con i protagonisti della scena musicale di tutto il Sud Italia e che può contare su elementi di diverse estrazioni musicali, tra cui Rino Locantore, esponente di lunga data del folk lucano, nonché costruttore e suonatore di cupa-cupa, strumento principe della tradizione musicale del materano, già oggetto di numerose ricerche etnomusicologiche. L’ultimo Matinée dei Bandao ha fatto scatenare le spiagge e le piazze di Marina di Gioiosa Jonica e, ai seguitissimi appuntamenti con i laboratori di Danza Popolare e di Percussioni, che

hanno preceduto questa volta la trattazione di un tema di grande attualità, le migrazioni, con un dibattito che ha visto ospiti il Presidente della Regione Oliverio e il Sindaco di Riace Mimmo Lucano, aperto dalla proiezione del cortometraggio di Alberto Gatto “Mer Rouge” e chiuso dall’esibizione di Global Chorus Integration Project, esperienza musicale condotta dal Maestro Carlo Frascà, che con la musica e la voce dei migranti ha realizzato uno straordinario esempio di integrazione possibile. Gran finale con la pizzica “moderna” di TerrAnima, seguita dall’incontro culturale tra la freschezza vocale delle polifonie tradizionali georgiane del Trio Mandili e la proiezione internazionale della tarantella di Mimmo Cavallaro. Un programma per mille palati che ci sazia in attesa dell’edizione estiva del ventennale! (foto Federico Tomasello)


#SPECIALEKTF2017/ INTERVISTE A CURA DI MARIA GIOVANNA COGLIANDRO; FOTO FEDERICO TOMASELLO

n U “ : o i r e Oliv a l l e d o i g g a l l i V k l o F a Music nia? o l u a C a ” ! o n è Perch Presente alla XIX edizione del Kaulonia Tarantella Festival anche il Presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, che dopo un tour intenso nella Locride, lo scorso martedì 29 agosto, ha preso parte al dibattito sulle migrazioni, tenutosi a Piazza Seggio, insieme al sindaco di Riace, Mimmo Lucano, e al giornalista del Corriere della Sera, Tommaso Labate. Nel corso delle quattro serate del Kaulonia Tarantella Festiva, intervistando i vari artisti intervenuti, è venuta fuori l’idea di fare di Caulonia una sorta di Villaggio della Musica Folk: ripopolare Caulonia grazie agli artisti di musica popolare e di conseguenza valorizzare e restituire all’antico splendore questo borgo quasi completamente abbandonato. La Regione Calabria darà il proprio sostegno a questo progetto? Per sgombrare il campo da polemiche pretestuose provenienti da alcuni settori della politica, vorrei ricordare che quest’anno è stato compiuto un vero e proprio salto di qualità che non è stato colto, e in questo contesto si inserisce il bando che ha premiato lo stesso Festival. Si tratta, infatti, di un bando triennale, pertanto non ci sarà più l’affanno di avere garanzie di anno in anno, un bando che garantisce di programmare le azioni culturali con un respiro più ampio. Una programmazione che non riguarda solo spettacoli e iniziative ma che abbraccia tutta l’impostazione progettuale. Quindi un villaggio della musica folk… perché no? Ben venga: in questo respiro pluriennale si può lavora-

re per porre un seme che possa consentire al Festival di Caulonia di ambire ad essere un evento sempre più alto e attrattivo, oltre i nostri confini regionali. Da più parti la burocrazia viene indicata come boia del modello Riace. Ma siamo sicuri che sia solo colpa della burocrazia? Anche perché certa politica che prima ha condiviso l’opera di Mimmo Lucano, in particolare quando è stato acclamato dalla stampa nazionale, adesso tutt’a un tratto la ostacola? Se c’è una politica che prima lo ha esaltato e adesso lo sta ostacolando - non so a chi si riferisce - fa male. Una politica che vive in modo congiunturale le schizofrenie delle spinte e degli umori che vengono dai media è una politica senza bussole. Credo che la politica, invece, soprattutto quella del centro sinistra, debba essere guidata dalla bussola dei valori dell’accoglienza e del rispetto delle persone. Il modello Riace è un modello che non può essere demolito perché significherebbe demolire quella bussola. Se ci sono problemi di carattere burocratico o amministrativo, come ha evidenziato lo stesso Lucano, vanno affrontati, non usati per mandare all’aria un modello che si è affermato su scala internazionale. Il modello Riace ha dimostrato concretamente che si possono far coesistere culture diverse, esperienze diverse, in modo positivo, fecondo, virtuoso. Purtroppo, però, ci sono sempre gli avvoltoi pronti a mettere in discussione un modello culturale, sociale e una risposta politica alternativa a quella che alimenta le paure e che è fagocitata da tante anime, quella della destra classica, quella dei populismi che, a seconda delle stagioni, alzano le bandierine a sostegno o a contrasto, senza essere guidate da un sistema di valori. Credo che alla lunga bisogna fare i conti con il fenomeno migratorio, un fenomeno di massa, e la carta vincente è una politica di integrazione e di accoglienza. Tra le tappe del suo tour intenso nella Locride, il Musaba. Finalmente Nik e Hiske hanno potuto incontrarla. È da tanto che aspettavano la sua visita. C’è speranza che Nik Spatari, che ad aprile ha compiuto 88 anni, si veda riconosciuto per il miracolo artistico che ha compiuto a Santa Barbara? Nik e Hiske li ho conosciuti da giovane quando ero assessore regionale, verso la fine degli anni ‘80. Ho visitato più volte il loro museo bellissimo. Mancavo da qualche anno e sono ritornato oggi in occasione della mia visita nella Locride, ricevendo un’accoglienza affettuosissima. Ho trascorso due ore con loro e ho avuto modo di vedere quello che di nuovo ha prodotto Nik e l’evoluzione importante del Musaba. Non mancherà un mio sostegno e anche l’intervento necessario a fare in modo che l’opera di questo grande artista possa essere valorizzata e “portata a compimento” come lui ama dire.

Caulonia riparte dal JACOPO GIUCA La XIX edizione del Kaulonia Tarantella Festival passerà alla storia come la prima in cui, agli spettacoli di puro intrattenimento, sono stati accostati momenti di riflessione e concerti “d’ascolto”. Il grande sforzo organizzativo messo in campo dall’amministrazione e dagli organizzatori ha regalato moltissimi momenti culturali in grado di trasformare questo classico dell’estate locridea in un’occasione di rilancio del borgo di Caulonia Superiore e, perché no, dell’intero comprensorio. Questo elemento, sottolineato a più riprese dalla giunta comunale e dai tanti ospiti istituzionali che abbiamo incontrato nelle serate del Festival, è diventato un leit motiv in grado di cambiare la storia della manifestazione e la consacrazione ideale di un’amministrazione insediatasi in comune da meno di novanta giorni. La stessa serata inaugurale della kermesse estiva, svoltasi nella meravigliosa corni-

ce della Chiesa dell’Immacolata, ha avuto un valore simbolico. Patrimonio artistico dall’inestimabile bellezza, l’edificio ecclesiastico è infatti minacciato da una frana che già da diversi anni riguarda il piazzale antistante ad essa e che rischia di cancellarla per sempre. «Organizzare qui l’Anteprima del Festival - ci ha raccontato il sindaco Caterina Belcastro - vuole essere un modo per sottolineare la condizione di pericolo che sta vivendo questo patrimonio artistico e chiedere alle istituzioni un aiuto per salvaguardarlo». Delle bellezze pericolanti di Caulonia, in occasione della visita del presidente Oliverio durante l’ultima serata del Festival, ne abbiamo parlato con il Responsabile della Protezione Civile Regionale Carlo Tansi, che, dimostrando di essere già a conoscenza del problema, non ha esitato a imputare alla precedente amministrazione le colpe del mancato arginamento di un problema a suo parere

Che il Kaulonia Tarantella Festival avesse un duplice scopo si era capito già dall’Anteprima, che ha avuto come scenario una chiesa meravigliosa che rischia di essere cancellata per sempre.

di semplicissima risoluzione. «Io mi sento inutile - ci ha raccontato con sconforto Tansi, - perché è la terza volta che vengo qui affermando sempre le stesse cose: per arginare il problema e salvaguardare la chiesa è sufficiente acquistare del tubo corrugato che devii lo scarico dei pluviali verso monte e un cordolo di cemento armato che costituisca una barriera alle acque che, durante le piogge, ruscellano da Piazza Seggio al piazzale della chiesa, un provvedimento che non richiede particolari pratiche burocratiche, ma una spesa di un centinaio d’euro che potrebbe benissimo essere affrontata attraverso una donazione. È inoltre imperativo che venga interdetto il traffico alle auto, perché è pericolosissimo continuare a sollecitare il terreno con la presenza di mezzi in sosta, ma nonostante queste disposizioni siano già state messe nero su bianco e inviate al Comune di Caulonia, ci troviamo ancora in queste condizioni senza sapere davvero il perché di tanto

ritardo». La richiesta conclusiva del Capo della Protezione Civile è stata che la sensibilità del sindaco Caterina Belcastro facesse in modo che queste disposizioni venissero prese nell’immediato, invito che il primo cittadino di Caulonia ha deciso di accogliere con tempestività. «È chiaro che provvederemo quanto prima alla regimentazione delle acque e ad accogliere i suggerimenti del dottor Tansi» ci ha detto la Belcastro al termine della conferenza stampa di chiusura del Festival, chiedendo pochissimi giorni di pazienza e collaborazione ai propri cittadini. Ma, una volta risolto il problema della cedevolezza del terreno sul quale poggia la Chiesa dell’Immacolata, i problemi di Caulonia non saranno certamente tutti alle spalle. Aggirandoci in questi giorni per le strade del paese, infatti, abbiamo avuto l’impressione che il Kaulonia Tarantella Festival


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L’esperimento di umanità messo in atto da Mimmo Lucano a Riace e che ha fatto scuola su scala internazionale, rischia di sfumare a causa di aspetti tecnici e contabili. Abbiamo incontrato Mimmo Lucano al Kaulonia Tarantella Festiva, dove è stato invitato a un dibattito sulle migrazioni. Il modello Riace lancia il suo SOS. Giochi politici si mescolano all’accoglienza È riuscito a individuare il regista di tutto questo? È molto difficile. È almeno da un anno che visite ispettive, controlli burocratici ci stanno facendo vivere momenti di angoscia. Sono stato a Roma al Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione al Ministero dell’Interno, ho discusso con i vertici ma io non voglio commiserazione. Quando incontrerò i funzionari del Ministero degli Interni che verranno a Riace insieme a qualche esponente della prefettura di Reggio Calabria (l’incontro si è tenuto ieri, l’intervista è del 29 agosto ndr), dirò apertamente che continuare così non ha più senso. Sono due anni che mandiamo avanti tutto con dei bonus che sostituiscono il denaro, che garantiscono servizi inderogabili, che riconoscono ai migranti la libertà di scegliere in autonomia. Sono nati tantissimi bambini nell’indifferenza generale, è stato aperto un asilo multietnico… a questo punto mi sento di dire che ho dato un contributo molto forte, sia come persona che come sindaco. Il modello Riace ha rispettato il senso della Costituzione italiana, che spesso i politici dimenticano. Se non ci sono le condizioni per andare avanti con serenità così come merita la comunità di Riace, salterà tutto. Non è possibile continuare in questo clima di incertezze e sospetti. In particolare su cosa si basano i sospetti? La Prefettura cosa contesta? Hanno fatto tre visite ispettive. Di una hanno dato l’esito e stranamente è arrivato nelle mani di un giornale orientato politicamente; delle altre due, nonostante ne abbiamo fatto richiesta, non ci è stato mai riscontro. So già che i funzionari della prefettura, in maniera informale, hanno dichiarato che il modello non solo è positivo ma eccellente. Aspettiamo però che venga formalizzata questa dichiarazione. Il Ministero degli Interni, invece, ha ragionato più su aspetti tecnici, contabili che però colpiscono al cuore il sistema, perché dopo tanti anni in cui abbiamo cercato di dare dignità all’accoglienza, adesso ci viene contestato che il sistema dei bonus non è ammissibile a

DOMENICA 03 SETTEMBRE 15

: o n a c u L o Mimm n o n e c a i R “ o t s e u q a t i mer clima di e z z e t r e c in ” i t t e p s o s e rendicontazione. Ha detto che si sarebbe rivolto al Papa, lo ha fatto? A volte i giornalisti enfatizzano, riportano le loro domande come mie risposte. Non ho mai detto che mi dimetterò dalla mia carica di sindaco, non voglio utilizzarla come forma di ricatto. Ho semplicemente detto che continuare così non è possibile. È stata lanciata una raccolta firme per salvare il progetto. Quindi la società civile è dalla sua parte. Di questo è orgoglioso? Ovviamente. C’è stato come un referendum: più di 20 mila firme. A questo si aggiunge il sostegno dell’Associazione Magistratura Democratica, l’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione, la rete dei Comuni Solidali, di Alex Zanotelli. Mi sento gratificato… sono felice di non essere solo.

Tarantella Festival fosse una bellissima perla contenuta in una conchiglia ormai marcia. I suoi palazzi storici, i suoi monumenti e le splendide viuzze del borgo antico, che nulla hanno da invidiare (non ce ne vogliano i suoi abitanti) alla meravigliosa Gerace, a differenza di quanto accade al paese amministrato da Giuseppe Pezzimenti difettano nella manutenzione e nel restauro, dando un’impressione di decadenza che non si addice a una realtà che meriterebbe invece di essere iscritta tra i patrimoni dell’UNESCO. Di questo argomento, sempre durante la serata conclusiva del Festival, ne abbiamo parlato con il capogruppo in consiglio regionale Sebi Romeo, che ha dimostrato grande sensibilità in merito. «A fine settembre sarà definita e presentata la legge sui borghi da parte della Regione Calabria - ci ha raccontato Romeo, - un tassello che completa la nostra idea di conservazione e rilancio del patrimonio storico dei nostri paesi. Lo

stesso finanziamento triennale concesso al Kaulonia Tarantella Festival lavora in questa ottica: concedendo fondi a un evento di tale portata culturale abbiamo voluto dare un’opportunità in più a un centro che ha già tutte le carte in regola per essere rilanciato come merita. Anzi, è nostro obiettivo realizzare una sorta di “modello Caulonia” che, attraverso eventi culturali come il Roccella Jazz Festival e il Borgo Incantato diano risalto ai borghi splendidi come Roccella e Gerace. Se a questo aggiungeremo centri che sono stati resi prestigiosi dalla loro storia, penso a Casignana, o dalle loro eccellenze enogastronomiche, come Mammola, tracciamo l’immagine di un comprensorio splendido e ricco di risorse, una porzione incantevole di Mediterraneo che ha bisogno solo della giusta attenzione per diventare la terra del futuro». Come il Festival possa realizzare tutto questo ce lo aveva già spiegato 24 ore prima l’assessore Attilio Tucci che, ripen-

Sebi Romeo sottolinea che il finanziamento triennale al Festival è il frutto della considerazione che esso posso attirare turismo e che, a partire da questo, si possa rilanciare Caulonia e altri borghi della Locride.

sando alle quaranta persone presenti sotto al palco di Piazza Mese la sera della prima edizione del Festival, ha spiegato quale direzione dovrebbe prendere la manifestazione per assumere a pieno titolo una dimensione culturale e di crescita per il Paese. «Oggi abbiamo superato quella forma mentis che abbiamo dovuto combattere agli esordi, quella che spingeva le persone a ritenere che la tarantella fosse una musica disonorevole, che collocava in un sostrato criminale della società. In questi anni abbiamo visto crescere il festival di pari passo con la musica popolare, ma la grande mancanza delle edizioni precedenti è che sono state tutte vittima della necessità del successo numerico. Il Festival non può essere considerato riuscito solo se nel suo ambito si riesce a vendere un milione di salsicce, ma se incide positivamente nell’ascolto e nella produzione della musica popolare. In questo periodo storico, di riscoperta di questo

genere musicale, vedo nascere moltissimi gruppi di musica popolare: chiedo loro di avere l’umiltà e la voglia di imparare a suonarla non per renderla un contorno divertente ad altri generi musicali, ma per coltivare la cultura di una musica che è sinonimo di tradizione e che ha ormai raggiunto non solo tutte le parti della Calabria, ma dell’interno Paese. Ecco, il Kaulonia Tarantella Festival, a partire da questa XIX edizione, si prefigge proprio questo obiettivo: attraverso i seminari e l’accademia che si svolgerà da qui a dicembre vogliamo dare vita a uno sviluppo della musica popolare che la renda non solo “spettacolo” ma un percorso di crescita che ha nel Festival il proprio clou. Al contempo, lavoreremo sull’educazione dei giovani e nella loro formazione, conseguendo, mi auguro, il doppio obiettivo di riqualificare questo genere musicale e di rendere Caulonia punto di riferimento della cultura musicale meridionalista».


Cultura

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caulonia

Regina della Locride giovane e meno giovane. Migliaia di irriducibili della movida notturna hanno invaso le discoteche modaiole, super cool e rivelazione di Caulonia. Presenza di rilievo di quest’estate cauloniese il vincitore di Sanremo 2017, Francesco Gabbani, che il 19 agosto ha fatto scatenare centinaia di fan al ritmo del suo Occidentali’s Karma. Notti magiche anche quelle trascorse nel borgo antico che da diciannove anni rende omaggio ai ritmi ancestrali della nostra tarantella. Da segnalare il nobile gesto della cittadina che ha voluto regalare una fetta del proprio Festival ai comuni vicini, con l’esibizione della Bandao Street Band nelle Matinée sulla Riviera: l’energia dirompente e contagiosa della ribattezzata Bandao Meravigliao ha letteralmente conquistato piazze e spiagge della Locride.

a c i f i s s a l C #estate

7 1 0 2 Sulla scia di quanto già accaduto l’anno scorso, anche l’estate 2017 vede la Locride crescere. La distensione dell’indotto turistico convince i sindaci a organizzare moltissimi eventi di qualità, ma non tutti i paesi si sono fatti trovare del tutto preparati alla bella stagione!

6

9,5

2

roccella jonica

Scende al secondo posto la capitale del Jazz sul Mediterraneo. Oltre il suo Festival, che continua a risentire della mancanza del suo padre fondatore, l’estate roccellese ha puntato sulle notti a colori, Blu e Bianca, che hanno registrato boom di presenze. Una Roccella che continua a far suo l’adagio mens sana in corpore sano, alternando le ormai rinomate e apprezzatissime lezioni estive di filosofia agli altrettanto riusciti appuntamenti con il fitwalking. A far accorrere turisti a Roccella ha contribuito anche l’apertura del Castello Carafa quasi restituito all’antico splendore.

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bianco gioiosa Marina

≠ Bianco è in netta ripresa rispetto allo scorso anno. Il paese dei fuochi più spettacolarmente interminabili, ha tutta la nostra solidarietà per il bidone tirato da Ermal Meta, il cui concerto avrebbe senz’altro garantito migliaia di presenze assicurandosi il premio dell’evento più riuscito dell’estate locridea. Peccato… Marina di Gioiosa è la cittadina della Locride che per prima va a letto. In compenso si alza di buon mattino per godere della straordinaria spiaggia sempre più presa d’assalto da migliaia di turisti. Purtroppo, però, si tratta in buona parte di turisti cosiddetti di ritorno: quelli che vengono, mangiano a sbafo melanzane ripiene e “salciccia” e risalgono con scorte di sottoli e sottaceti, offrendo in cambio panza e prisenza.

8-

7

bivongi riace martone a Sant’agato sant’ilari

Anche quest’anno Bivongi conferma il Mercato della Badia come appuntamento fisso dell’estate e punta sulle cascate per creare indotto turistico. Il trend di consolidare ciò che si possiede non premia più, però. Per riguadagnare posti serve innovazione! Dopo l’exploit dello scorso anno, ci aspettavamo davvero di più, da Riace! La crisi del progetto accoglienza, invece, si fa sentire e non serve la direzione artistica del RiaceInFestival affidata a Peppino Mazzotta per salvare un’estate un po’ anonima. A Martone si conferma un successo la tradizione della ‘ntinna. Il pubblico è più numeroso degli altri anni, ma puntare tutto su un singolo evento non permette di sognare in grande. Grazie all’impegno di un Domenico Stranieri sopra le righe, S. Agata entra di prepotenza in classifica grazie all’estate più dinamica che abbiamo visto da diversi anni a questa parte. Certo, abbiamo appena scalfito le potenzialità del borgo, ma presentazioni di libri, sagre e il festival della Letteratura “Stratificazioni” possono far sognare in grande l’amministrazione! Vogliamo almeno un 5° posto, l’anno prossimo! Anche quest’anno Sant’Ilario punta sulle serate in piazza, i piccoli concerti e gli eventi culturali per soddisfare la cittadinanza di ogni “genere e grado”. Vale lo stesso discorso di Bivongi, però: vivacchiare non può premiare a lungo!

7


3

gioiosa jonica

Un calendario super ricco, a tratti soffocante, piacevolmente soffocante, in particolare ad agosto. Dopo la nona edizione di Gustando il Borgo, che probabilmente ha conosciuto annate migliori a livello organizzativo, si è passati alla Sagra del Pezzo Duro a cui ha fatto seguito Percorsi di Emozioni al Castello, evento enogastronomico inserito nel progetto “La Cultura al Centro… Storico” e Percussioni Festival. A suggellare l’estate gioiosana il super appuntamento con la Festa di San Rocco, che, di anno in anno, si conferma la data maggiormente presa d’assalto da cittadini della Locride e ritrovati cittadini, una data che per molti fa da spartiacque tra la spensieratezza delle vacanze e lo stress da rientro.

9-

8

5

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agnana Siderno stignano

Agnana si conferma con qualche bella iniziativa culturale, ma costruire un’estate sul ritorno dei migranti non ci è sembrata proprio la ricetta ideale per una stagione indimenticabile! Dopo due anni da fuori classifica era il momento di far rientrare in graduatoria Siderno. Il problema è che il piatto piange! E tanto, pure! Le manifestazioni estive del 2015 e quelle invernali del 2016 ci avevano fatto ben sperare per questo 2017, anno in cui il rodaggio dell’amministrazione Fuda doveva darsi per definitivamente concluso. Invece, fatto salvo per “Sette Libri per sette Sere” e qualche manifestazione una tantum, l’estate costringe i sidernesi a cercare svago al di fuori del proprio paese, facendosi ricordare solo per le polemiche relative al rumore! Ci aspettiamo un riscatto dall’imminente “Portosalvo”, ma l’estate ce la siamo bella che giocata! Anche quest’anno estate in sordina per Stignano che, almeno, con la sua Festa nei vicoli, offre ai suoi cittadini piccoli svaghi in grado di farli rimanere in città.

6,5

DOMENICA 03 SETTEMBRE

17

gerace

4

Dopo annate non propriamente brillanti, torna in grande spolvero il “Borgo Incantato”, evento di punta dell’estate geracese. A questo si aggiunge qualche altro sporadico appuntamento di minore portata. Un po’ poco per la millenaria Città di Gerace considerata uno dei Borghi più belli d’Italia.

locri Portigliola

Scende di due posizioni, Locri. Eccezione fatta per Le Club, che si conferma polo catalizzatore della movida estiva locrese, le attenzioni in più per il turismo baby grazie al “Family village”, la cultura del bere sano promossa da “BeerLocri” e l’immancabile parentesi culturale che ha permesso di portare nella Locride attori del calibro di Massimo Dapporto e Serena Grandi, Locri ha conosciuto la noia. Colpa del dissesto che ne ha funestato la stagione. A Portigliola, anche quest’anno il vulcanico sindaco Rocco Luglio ha previsto un menu teatrale à la carte di elevata caratura artistica. Il Portigliola Teatro Festival, che si è imposto nella Locride già dal 28 luglio con ben sette serate, portando centinaia di spettatori all’antico Teatro greco romano, si conferma uno degli eventi più attesi dell’estate locridea. Punta di diamante del Festival, “Portiglialba”, una rassegna di poesia e musica che all’alba di Ferragosto ha fatto rivivere al pubblico sensazioni ed emozioni che i ritmi della modernità ci hanno fatto dimenticare.

8,5

9

8

10

mammola stilo

Delusione Mammola! L’impegno dell’amministrazione Raschellà, lo scorso anno, ci aveva fatto sognare un futuro radioso per il borgo che affaccia sulla Jonio-Tirreno, invece c’è stata qualche difficoltà organizzativa di troppo negli eventi estivi del 2017. Si badi bene, non parliamo di carenza di turisti o di eventi scadenti, ma non sono mancate le serate in cui organizzatori e ristoratori hanno finito con il pestarsi i piedi a vicenda, facendo confluire nel borgo turisti che poi non sapevano dove fosse il main event della serata. Il palio di Ribusa si conferma un appuntamento di prestigio, ma l’amministrazione di una città come Stilo non sarebbe bene che pensasse anche agli altri 86 giorni d’estate?!

5,5

bovalino

L’arrivo dell’amministrazione guidata da Vincenzo Maesano ci aveva fatto sperare in qualcosa in più, per l’estate 2017. Comprendiamo le difficoltà nel riprendere l’amministrazione ordinaria dopo il lungo periodo di commissarimento, tuttavia l’estate bovalinese è stato un flop totale, viziata persino da un discusso divieto di balneazione! Serve un grande riscatto per il prossimo anno!

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CULTURA

FOTO DI F.PEZZIMENTI E A.PRATICO’

Straordinario successo per la I edizione del Grekanik Art Fest

Un’aria nuova, tanta energia e magia in una notte di fine estate. Uno spettacolo unico e talmente ben articolato che, lo scorso 25 agosto, ha tenuto incollati per ben sette ore migliaia di spettatori all’Arena del Lungomare di Ferruzzano Marina. Si parla di circa 2000 partecipanti durante tutta la fase della kermesse, un continuo viavai di gente da tutta la costa jonica per ammirare lo spettacolo ideato dall’Ing. Domenico Spanò – Direttore Artistico del G.A.F. ottimamente affiancato dalla giornalista Francesca A. Martino. Ad aprire la kermesse una conferenza sul territorio jonico dell’area grecanica. Ospiti studiosi di primo piano, associazioni, artisti, giornalisti, alcuni sindaci dei paesi del circondariato grecanico. Il tema della conferenza è stato l’operabilità e la sinergia tra i comuni interessati per valorizzare i patrimoni artistici e paesaggistici presenti nel proprio territorio e instaurare un rapporto di collaborazione e valorizzazione attraverso una rete di tutela e divulgazione che possa far emergere in un percorso strutturato (come anticamente fatto da Edward Lear) le bellezze del territorio. La matrice grecanica è sintomo di antiche culture e

tradizioni, va ripristinata e supportata con opportuni interventi in modo da creare percorsi di visite, accoglienza, servizi, spiegazione. Il territorio è ricco anche di prodotti tipici che lo contraddistinguono ed essi vanno valorizzati perché legati a storia e tradizione. Presenti alla kermesse stand di degustazione, e le Pro Loco del cinrcondariato grecanico che hanno preparato la degustazione di alcuni prodotti. L’Arena di Ferruzzano è stata vestita a festa con una serie di mostre artistiche allestite da alcuni pittori, una Mostra fotografica coi più bei scatti dell’Associazione Kalabria Exsperience che ha fatto da quinta scenografica, insieme ai dipinti del Laboratorio artistico di Kronos Arte e dell’Universita UTE-TEL-B. Divulgazione, valorizzazione e arte nella prima fase della serata che ha catturato l’attenzione già dalle calde ore del pomeriggio, quando ad aprire il Festival delle Arti Grecaniche, una voce di spessore, Paolo Sofia dei Quartaumentata accompagnato alla chitarra da Alessandro Santacaterina. Una serata frizzante che ha portato un vento nuovo nel panorama artistico e culturale calabrese.

Un tour de force di artisti tra poeti e scrittori ma non solo: D.Ferraro, M.E.Zangara, P.Landrelli, G.Catalani, P.Cavalaro, G.Ruffo, A.Romeo, L.Palamara, B.Versace, S.Loccisano accompagnato alla chitarra da A.Santacaterina. Poi i balli e le coreografie popolari di origine grecanica del Gruppo Folk Stella del Mare. Colori e movenze raffinate e corali in costumi antichi tradizionali. Il pezzo forte è stato la musica: una serie di artisti famosi ed emergenti hanno incantato l'arena di Ferruzzano. La modernità della voce angelica di Mariella Sculli ha proposto due brani in inglese accompagnata alla chitarra dal maestro Alia. Peppe Larizza voce e chitarra ha proposto, invece, alcuni brani famosi del panorama popolare, tra cui un brano di musica accompagnato dalla lira calabrese e dal tamburello del maestro G.Zingato. Il cantate Pop F.Misitano ha proposto alcuni brani del suo ultimo lavoro discografico “A due passi dal mare” con cui il cantante di Bianco ha solcato palcoscenici importanti in un tour in Russia, Australia e Africa. Infine i due talenti calabresi F. Sicari accompagnato

alla chitarra da A. Costo che hanno ipnotizzato tutti gli spettatori ormai nella tarda nottata ferruzzanese, in un cielo pieno di stelle e in un mare limpido anche di notte. A chiudere la magica serata un'interpretazione da brividi, ipnotica: la chitarra battente di Alessandro Santacaterina che ha tirato fuori sonorità originali e uniche, un insieme di musiche e suoni mai ascoltati prima con oggetti casuali che usati a dovere sulle corde della chitarra hanno creato una vera magia. Un talento puro dell’area grecanica, un artista originale degno di nota in una serata mirabile. Lo scopo del GAF è stato di riunire tutte le forme di arte del versante jonico grecanico, del reggino, evidenziando il potenziale artistico di giovani talenti e artisti navigati, un mix tra passato legato alle antiche tradizioni popolari e il futuro in cui sperimentazione e modernità fanno anche tappa nel nostro territorio. Una serata fantastica che ha portato novità, stile ed energia positiva nel territorio jonico, che si ripeterà con la II edizione 2018, con nuovi progetti e una crescita sicura garantita. Sara Palamara

ConVersando.. Rubrica di enologia a cura di Sonia Cogliandro

Wineleather: pelle vegetale dalla vinaccia Ambasciatrice di una rivoluzione green e cruelty free nel mondo della pelletteria, Wineleather è la prima pelle vegetale al 100% Made in Italy che fa combaciare la qualità della materia con i principi della sostenibilità ambientale e della responsabilità morale. Esibisce le stesse caratteristiche meccaniche, estetiche e sensoriali di una vera pelle ma viene realizzata attraverso un processo produttivo d’avanguardia che trasforma le fibre e gli oli vegetali estratti dalla vinaccia, materia prima derivante dalla produzione del vino. Le sue potenzialità di prodotto virtuoso lo rendono capace di reinventare il mondo della moda e del design in nome dell’economia circolare. E per questa ragione che Vegea, l’azienda milanese produttrice di questo innovativo materiale, ha recentemente ricevuto un riconoscimento di prim'ordine aggiudicandosi lo scettro del Global Change Award, iniziativa della H&M Foundation nata per premiare ogni anno i progetti più moderni dal taglio sostenibile. Il valore aggiunto risiede nella possibilità di riciclare gli scarti del processo di vinificazione, evitare l'impiego di acidi e metalli pesanti nocivi per l'ecosistema, previsto nel processo di lavorazione dei pellami di origine animale, e un enorme consumo di acqua pari a 240 litri per ogni metro quadrato di pelle conciata. Considerando che ogni anno nel mondo sono prodotti 26 miliardi di litri di vino e che da questa produzione si possono ricavare quasi 7 milioni di tonnellate di vinaccia da trasformare in una materia prima dal grande valore aggiunto, l’utilizzo di bucce e raspi d’uva costituirebbe un interesse per tutte le grandi regioni vitivinicole. Un progetto dall’imprinting sostenibile a 360° che incoraggia l’instaurarsi di un efficiente sistema circolare in grado di “conciare” i rifiuti in un prodotto di...vino.

Ad Agnana il meridionalismo non passa mai di moda Il prossimo 9 settembre alle 18:30, presso il Centro Polifunzionale "Stefano Sità" di Agnana si terrà il convegno dal titolo "La memoria del meridionalismo per un futuro consapevole". Dopo i saluti del sindaco Caterina Furfaro, interverranno lo scrittore Fortunato Nocera, il dirigente scolastico Vito Pirruccio e il consigliere regionale Sebi Romeo. Modererà il dibattito Gianluca Albanese. I lavori si concluderanno con la consegna delle due borse di studio messe in palio dal Comune di Agnana: la borsa di studio alla Cultura e la borsa di studio alla Memoria delle Vittime dell'Unità d'Italia. L’istituzione di questi premi è stata concepita e varata dal Comune di Agnana su iniziativa del sindaco Caterina Furfaro, e prontamente raccolta dalla Giunta. Fiera

sostenitrice del pensiero meridionalista, il sindaco di Agnana ha scelto due nomi importanti di questo panorama: lo scrittore sanluchese Corrado Alvaro, che non ha bisogno di presentazioni e Angelina Romano. Quest'ultima venne fucilata il 3 gennaio 1862, a Catellammare del Golfo, in provincia di Trapani, perchè accusata di "brigantaggio". "Chiunque verrà incontrato per le vie interne o per le campagne con provvigioni alimentari superiori ai propri bisogni o con munizioni di fuoco per ingiustificato uso, sarà fucilato" questo cita l'articolo 3 di un editto speciale creato proprio per "reprimere" la resistenza dei lealisti borbonici e Angelina doveva davvero essere un pericolosissima brigantessa, per essere messa al muro, con il viso ancora bagnato di pianto e "giustiziata". Angelina aveva 9 anni.

Il prossimo 9 settembre si terràolo ad Agnana il convegno dal tit per un "La memoria del meridionalismo futuro consapevole"


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Siderno Superiore: Con "Porte Pinte" le opere letterarie calabresi

L’ESTATE STA FINENDO…

“L'estate sta finendo e un altro anno se ne va” (anche se solo sul calendario, viste le temperature ancora piuttosto elevate). Un altro anno se ne va e già pensiamo che, seppur stanchi ma contenti di essere arrivati a fine stagione per poter recuperare ritmi compatibili con il proprio bioritmo, il vuoto post turismo d'agosto che fa kaos di piazze e strade e ombrelloni "formazione testuggine", il silenzio post fuochi d'artificio, feste popolari, festival internazionali, tarantelle e tamburelli vari, quello semmai è anche peggio! “Sto diventando grande, lo sai che non mi va!” Non mi va di pensare di nuovo alle tasse, ai soldi da trovare, ai problemi quotidiani, alle notizie tristi della tv, alla scuola che ricomincia (sono grande per il rientro a scuola ma resta tuttora questo uno dei miei incubi peggiori). “In spiaggia di ombrelloni non ce ne sono (quasi) più”, giusto quelli della gente del luogo più qualcuno rotto, di quelli abbandonati da qualche turista incivile della domenica. E dopo ogni festa, dopo ogni Santo, dopo aver inaugurato castelli, scuole, circoli e quant'altro, dopo invasioni di ultracorpi, follia collettiva dilagante, cassonetti strabordanti, cibo fuor di misura (a colazione, pranzo e cena e se possibile anche lo spuntino notturno, tra una festa e l’alba), si ritorna alle proprie case di città lasciando noi che restiamo qua e non si sa chi poi starà peggio e se è più triste lasciare o essere lasciati. E a chi quest'estate ha perso o ha trovato qualcosa, a chi ha fatto scoperte inaspettate sulla montagna d’argilla dietro casa, a chi ha ritrovato la via di casa, a chi la casa l’ha persa e pure un bosco, a chi si è emozionato dentro agli occhi di un bambino guardando i fuochi d’artificio, a chi si è tuffato in un mare ch’era uno specchio, a chi ha atteso il tramonto dentro l’acqua calda della sera, a chi deluso ha guardato il circo sentendosi grande, a chi ha

cantato con il cuore di un bambino che sognava di essere un torero, a chi ha cercato per anni verità dentro le bugie e a chi forse ha smesso di raccontarne per un po’, a chi si è ripromesso che il prossimo anno si divertirà di più o si stresserà di meno, a chi ha detto che questa è l'ultima volta e che dall'anno prossimo si cambia spiaggia e mare, a tutti i sognatori e i naviganti, dedico la canzone dei fratelli Righeira, in piena atmosfera vintage, rassicurandolo sul fatto che al paesello una "branda" in più dove dormire la troviamo sempre, casomai uno all'ultimo minuto decidesse di venire e che Sì, l'"ospite" è vero che dopo tre giorni un po' "puzza" ma che le case vuote e silenziose sono sempre più tristi di quelle incasinate ed affollate. Alla fine, amici cari, di sempre, di ieri e di oggi, tornate a trovarci anche la prossima stagione, le mamme cucineranno per noi e per voi quintali di braciole di melanzane, diverse tonnellate di frittelle di zucchina e una quantità spropositata di pasta di casa e polpette, sempre passando per due zeppole con le alici, giusto per non farsi mancare nulla come al pranzo di Natale! E da noi, se proprio lo vuoi, trovi pure il Capodanno sul mare (proprio come quello dell’emisfero australe), per cui adesso soffrirò un po’ di nostalgia, è normale, ho chiuso gli occhi ch’era agosto e li ho riaperti ch’è già arrivato settembre, con la sua luce più gialla ma meno cocente. “Già, è il solito rituale, ora manchi tu”. E seppur “una fotografia è tutto quel che ho, stanne pur sicura io non ti scorderò”, in questo eterno colpo di fulmine che ogni anno rivivo quando arrivi all’improvviso, mi strapazzi un po’, mi bruci e mi rubi il sonno per poi lasciarmi qui, sempre troppo presto. Arrivederci amore mio, mandami una cartolina, arrivederci mia cara… Estate! Daniela Rullo

Grande attesa per clementino a siderno Gli amici lo chiamano Iena, un nome che fa tanto gangsta rap. Negli ultimi tempi la sua esposizione mediatica è cresciuta, merito anche della seconda partecipazione consecutiva al festival di Sanremo. Clementino, al secolo Clemente Maccaro, l’8 settembre prossimo sarà a Siderno e il suo concerto, già super atteso, chiuderà i festeggiamenti della Madonna di Portosalvo. Sarà l’occasione per ascoltare, oltre i brani tanto in voga tra giovani e giovanissimi, il suo ultimo album “Vulcano”, un riferimento alla sua città, Napoli, al Vesuvio e al suo carattere. Il fuoco che dirompe sono le sue rime e il suo stile. “Vulcano” è il disco più introspettivo e personale del rapper di Nola. Tredici tracce in cui l’artista si racconta, si mette a nudo, affronta diverse tematiche senza perdere il proprio stile e la propria originalità. Una scelta originale per i festeggiamenti della Santa Patrona di Siderno, che conferma, qualora ce ne fosse bisogno, che l’assessore alla Cultura Ercole Macrì sta sempre dalla parte dei giovani.

Siderno: Bagno di folla per la 21ª edizione di “Miss Bambina e Mister Bambino” Il 18 agosto, sul lungomare di Siderno, si è svolta la 21ª edizione della manifestazione “Miss Bambina e Mister Bambino”, organizzata come sempre dal vulcanico Antonio Ferreri. La serata ha avuto come ospite d’onore il dottore Gaetano Gargiulo, che ha ricordato la figura dell’amico Francesco Gentile, recentemente scomparso. Nelle foto Kety Crupi e Giuseppe Leonardo, i due bambini che hanno vinto l’edizione 2017, premiati dal sindaco Pietro Fuda, dal vicesindaco Anna Romeo e dall’assessore alla cultura Ercole Macrì.

DOMENICA 03 SETTEMBRE 19

L’arte è tornata in prima linea, a Siderno Superiore, grazie al 1° Workshop di via Cavone. Lo scorso 31 agosto e fino a oggi, 3 settembre, infatti, i portoni delle storiche abitazioni di via Cavone sono le assolute protagoniste della realizzazione dell’itinerario “Porte Pinte - Via degli scrittori”, un lavoro di abbellimento pittorico che ha visto 12 artisti contemporanei abbellire gli ingressi delle palazzine storiche con disegni ispirati alle più importanti opere di altrettanti scrittori calabresi. Organizzato dal comune di Siderno nella persona dell'assessore alla Cultura Ercole Macrì e dal presidente del Comitato Pro-Piazza Cavone, Aldo Caccamo, il workshop ha visto una quattro giorni al termine della quale si potranno ammirare, rielaborate e trasformate in quadri, le opere letterarie di Gioacchino Criaco, Saverio Strati, Francesco Perri, Rocco Carbone, Carmine Abbate, Mimmo Gangemi, Corrado Alvaro, Fortunato Seminara, Leonida Repaci, Mario La Cava, Nicola Zitara e Pasquino Crupi. A curare questo eccellente progetto Gianni Curatola insieme alle coordinatrici Stefania Azzurra Gitto e Ilaria Commisso.



CULTURA E SOCIETÀ

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DOMENICA 03 SETTEMBRE 21

Il banchetto e il simposio nel mondo antico Nella civiltà greca la vita sociale aveva la sua massima espressione nel pasto in comune, che si svolgeva in ambito familiare con banchetti organizzati per i festeggiamenti del matrimonio e le celebrazioni del funerale, tra gli aristocratici, per i quali il banchetto era un’occasione per affermare il proprio status sociale. Esistevano diversi tipi di banchetti: li differenziavano le condizioni sociali e intellettuali dei partecipanti, gli usi, i costumi e le leggi delle varie parti della Grecia. Il banchetto si svolgeva in due tempi: al pasto (deipnon) seguiva il simposion. All’arrivo gli ospiti erano ricevuti dai servi, che dopo aver fatto togliere le scarpe, lavavano loro i piedi. Venivano poi introdotti nell’andròn, la sala da pranzo, e fatti accomodare sulle klinai, i letti conviviali, si mangiava semisdraiati, secondo un ordine prestabilito che prevedeva i posti d’onore accanto al padrone di casa. Davanti ai letti si trovavano dei tavolini imbanditi con pietanze servite già spezzettate. Dopo essersi lavati le mani, si mangiava con le dita pulendosi con pezzi di mollica, che potevano essere gettati a terra insieme ai resti di pasto. Molti di questi banchetti li troviamo descritti nelle pagine di Ateneo: si andava dalle austere cene dei filosofi quelle ricche e stravaganti che solennizzavano le nozze e, tra feste religiose e solennità tradizionali, si passava dalle sedate cene di famiglia, quelle svolte tra quattro mura del gineceo, quando il pater familias pranzava con madri, mogli, figli e figlie, per poi arrivare a quelle libertine degli uomini soli. Il simposio era preceduto da atti rituali, cioè una libagione in onore del dio ed un’abluzione per purificarsi. I convitati si ornavano il capo di corone e designavano un simposiarca, un re del banchetto, che aveva come compito quello di fissare le proporzioni nella miscela di vino e acqua, dal momento che il vino non era bevuto puro. Mentre si beveva si conversava, gli argomenti spaziavano dallo scherzo alla filosofia. Un’altra occupazione era il canto che veniva accompagnato dalla musica di strumenti a corda come la lira e la cetra oppure a fiato come l’aulòs. Il padrone di casa poteva allietare gli ospiti invitando musicanti, attori e giocolieri; durante il simposio facevano la loro comparsa le donne, mai come convitati, ma come suonatrici di oboe, danzatrici o cortigiane. Un’altra fonte di svago era, infine, il gioco, il più famoso era il kòttabos, che consisteva nel lanciare del vino da una coppa in modo da colpire un bersaglio. Nell’arte figurata abbiamo molte rappresentazioni dei pasti nei quali, mentre gli uomini sono comodamente sdraiati su letto triclinare, si scor-

I nostri figli non sono vitelli! BRIGANTESSA SERENA IANNOPOLLO gono le donne di casa sedute alle due estremità della scena. Infatti nel mondo della Grecia la donna per bene non poteva cenare sdraiata. Così mogli e figlie sono sempre rappresentate con il capo velato e accomodate su seggiole fornite di alti schienali e braccioli. Spesso le si concedevano anche sgabelli per poggiarvi sopra i piedi, ma dovevano stare sempre sedute. Anche gli uomini, appoggiati contegnosi sul gomito sinistro cenavano coperti dal collo in giù fino alla punta dei piedi. Essendo la cena nell’Aldilà una cerimonia ristretta alla cerchia familiare, era naturale che non fossero presenti estranei, mentre vi partecipavano tutti i membri della casata. Di donne gli allegri convitati non volevano proprio farne a meno, ma si trattava di donnine allegre. Per la cena, sui letti triclinari, oltre agli uomini, si sdraiavano anche le etere, le costose cortigiane che dominarono la cena della vita sociale nell’antica Grecia. Esse ricevevano un’educazione raffinata e venivano fatte studiare fino al punto di farle frequentare le scuole dei filosofi contemporanei. I più ricchi tra i cittadini se le contendevano a colpi di dracme e talenti e molti stipulavano contratti a termine per i quali la prescelta si impegnava per un certo periodo ad accompagnare l’uomo alle cene alle quali doveva intervenire. Fu così che molte di loro accumularono grandi fortune e si trasformarono, una volta

giunte in età di pensione, in pie donne e dame di carità. Oltre alle etere, flautiste, ballerini, esisteva un interessante gruppo di persone che partecipavano a questi conviti uomini non sempre invitati. Si trattava dei parassiti, tipici personaggi del banchetto greco. L’ aspirante parassita doveva dimostrare di avere doti di umorismo e di disponibilità, tra loro mangiava solo chi era utile e divertente. Ateneo dedica buona parte del suo VI libro (242 d.C.) ai più famosi parassiti greci, uomini capaci di tutto pur di partecipare ad un pranzo con i fiocchi e ne elenca alcuni dai soprannomi pittoreschi: Corido (l’Allodola), Callimedonte detto l’Aragosta, il Baccello, il Maccharello ed il Farinella. A partire dagli inizi del V secolo in poi, i convitati, preoccupati del loro benessere e desiderosi di poter soddisfare ogni loro bisogno, presero l’abitudine di portarsi appresso i vasi da notte. Si trattava di recipienti molto simili ai nostri odierni “pappagalli” e sulla ceramica del V sec. a.C. li vediamo rappresentati in mano ai convitati. Se a questi spettacoli uniamo scene nelle quali si vedevano uomini vomitare aiutati da qualche compiacente ancella, capiamo che non era affatto un male per l donne perbene essere tenute lontane. Bakhita Ranieri

Il letale e anacronistico ossimoro del Palazzo –27 Il dato di fatto che emerge da questa crisi idrica è il fallimento del modello privatistico di gestione dell’acqua: venti anni di società per azioni finalizzate al profitto (e spesso, come Acea, collocate in Borsa) hanno comportato una drastica riduzione degli investimenti ed un esponenziale aumento delle tariffe a carico dei cittadini. È contro tutto questo che, nel giugno 2011, oltre 27 milioni di italiani hanno deciso (anzi, più correttamente per come vedremo, pensavano di decidere, attraverso due referendum popolari, di togliere l’acqua dal mercato e di eliminare i profitti dall’acqua: una decisione sovrana, mai attuata e costantemente ostacolata, fino a far proseguire, grazie alla trappola/shock del debito pubblico, le politiche liberiste di espropriazione dei beni comuni. D’altronde, sono gli

stessi bilanci delle grandi multiutility a certificarlo. Un dato sopra tutti: le quattro “sorelle dell'acqua” (IREN, A2A, ACEA, HERA), ossia le quattro grandi società multiutility quotate in borsa, tra il 2010 e il 2014 hanno distribuito oltre 2 miliardi di € di dividendi ai propri soci, addirittura oltre 150 mln di € in più degli utili prodotti nello stesso periodo. O, per rimanere alla stretta attualità capitolina, ACEA ATO 2 S.p.A. tra il 2011 e il 2015 ha distribuito in media come dividendo ai propri soci (quasi esclusivamente ACEA S.p.A.) il 93 % degli utili prodotti, ossia circa 65 mln di €/anno, per poi ottenere dalla stessa ACEA S.p.A. finanziamenti a tasso di mercato per poter fare gli investimenti. Ciò che tuttavia stupisce è... lo stupore. Le uniche possibilità di trarre profitti dalla gestione dell’acqua

risiedono in cinque fattori: la diminuzione del costo del lavoro, la riduzione della quantità/qualità dei servizi offerti, la riduzione degli investimenti, l’aumento delle tariffe e l’aumento dei consumi di acqua. Ovvero, tutti fattori in netto contrasto con il diritto all’acqua come bene comune da conservare per le generazioni future e tutti fattori che si sono contemporaneamente verificati nella stagione delle privatizzazioni. Come se ne esce? Gli strumenti ci sono e ciò che continua a mancare è solo la volontà politica. Un piano per il riassetto idrogeologico del territorio e per il riammodernamento delle infrastrutture idriche costerebbe 15 miliardi e produrrebbe 200.000 posti di lavoro puliti e socialmente utili .Non ci sono i soldi e i vincoli finanziari europei non ce lo permettono? Peccato che, proprio di

recente, il Parlamento stia dilapidando, con il beneplacito dell’UE, 17 miliardi per regalare Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca al colosso Intesa Sanpaolo. E ancora: se esiste un’emergenza idrica, essa dovrebbe chiamare in causa tutti i soggetti. Perché allora le aziende di gestione dell’acqua non deliberano la distribuzione di dividendi zero agli azionisti per destinare le risorse agli investimenti necessari? Ma se ciò succedesse “perché i privati dovrebbero stare nelle gestioni dell’acqua?, direbbe qualcuno. “Esatto” è la risposta che rende il re nudo: i privati sono nelle gestioni dei beni comuni solo ed esclusivamente per estrarre valore finanziario dagli stessi. E le stelle (NOI) stanno a guardare. continua Tonino Carneri

Lo sapevamo tutti, con certezza. Ma teoricamente, perché praticamente trattiamo i nostri angioletti come se avessero quattro zampe e la coda. Almeno per quanto riguarda l'alimentazione. Ma non è tutta colpa nostra. In effetti il mercato ci vorrebbe fare credere che il latte sia alimento di alto valore nutritivo per i bimbi e per tutti, e per farcelo inculcare mette in atto dei bei teatrini televisivi dove si vedono bimbi con un bellissimo bicchiere di latte in mano e i vitellini e le mucche che pascolano felici e sorridenti. Ma io che sono una mamma poco fiduciosa nella globalizzazione mi sono informata, e ho capito che la nostra mente è usata come un cestino della spazzatura, dove buttare tutte le immondizie che vogliono farci credere. Basta cliccare su google le parole: "allevamenti intensivi" per vedere come vengono trattate le mucche da latte e i vitellini, quindi non starò qui a parlarne, chi è curioso curioserà...e inorridirà. A parte la questione etica per cui la mucca sarebbe tanto meglio lasciarla in pace, c'è la questione fisica: il latte agli uomini non fa bene. Perché? Perché la natura è perfetta! E io mi fido più di quella che delle leggi di mercato. Il latte della mucca è adatto a un vitello così come il latte materno è adatto a un cucciolo d'uomo. Perché non ci dicono di bere latte di elefante? Solo perché le mucche si possono sfruttare con più facilità. Il bambino ha bisogno del latte della sua mamma finché lei ne ha, e dopo? Un bel fruttato di frutta fresca! Oppure latte d'avena, di riso, di soia (ma io preferisco la frutta). Chi lo dice che il nostro corpo necessita di latte di mucca? Le multinazionali, perché se è solo questione di calcio allora possiamo prenderlo dalle mandorle, dai broccoli, frutta secca, semi, spinaci, ecc. Mi piacerebbe fare una scommessa con chi soffre di osteoporosi: scommettiamo che se si smette di assumere latte e latticini e si assumono alimenti vegetali ricchi di calcio, l'osso si rinforzerà? Ah, dimenticavo, non ho una laurea in alimentazione e quindi adesso l'attacco sarà generoso. Ma io non ho paura della verità.

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mpegnatissimi a promuovere e seguire il KTF2017 assieme alla nostra agenzia di comunicazione, questa settimana ci siamo trasferiti a Caulonia, dove abbiamo raccolto un mucchio di scatti divertenti e interessanti delle numerosissime personalità che hanno popolato la grande festa del borgo amministrato da Caterina Belcastro e dalla sua giunta. Cominciamo la nostra splendida carrellata con i nostri Jacopo Giuca e Rosario Condarcuri che, a dispetto della stanchezza, a mezzanotte di domenica avevano ancora energia per intervistare Eva Grimaldi e la sua compagna di vita e promuovere il nostro giornale (1). Proseguiamo con Nicola Procopio, il “signore delle luci” del Kaulonia Tarantella Festival che abbraccia un suo preziosissimo collaboratore (2). Altro ospite istituzionale di queste splendide serate è stata Jole Santelli, che in questa foto (3) posa con il vicesindaco di Caulonia Domenico

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Vip a siderno L’ex gieffina approda a siderno, in questa foto immortalata con il proprietario del Tamango www.larivieraonline.com

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Campisi. Dopo la capatina al Roccella Jazz Festival della scorsa settimana, Domenico Fausto Stranieri e la sua coloratissima mise sono arrivati anche sul palco del KTF 2017 (4). Proseguiamo con l’assessore Attilio Tucci, il senatore Monteleone, originario di Antonimina, e Ilario Cameriere (5), l’assessore Maria Grazia Di Masi e la consigliera Luana Franco dal comune di Caulonia (6), la squadra organizzativa del KTF al completo (7), lo staff dell’agenzia pubblicitaria PiGreco & Co. (8), Maria Grazia Costa e il direttore organizzativo del KTF Domenico Sisto Panetta (9), un’immagine del backstage dalla prima serata (10), Mimmo Cavallaro (11) e la consigliera Maria Elisabetta Cannizzaro e il sindaco Caterina Belcastro (12). Ultima striscia per gli scatti dai Matinée sulla Riviera con i Bandao: i sindaci Calabrese e Belcastro parlano a Locri (13), la band a Marina di Gioiosa con il sindaco Vestito (14), l’amministrazione di Roccella (15) e Pietro Fuda e Maria Teresa Fragomeni a Siderno (15).




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