CONTROCOPERTINA
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venerdi 22 settembre 2017
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Inaugurata a Locri la scuola perfetta MARIA GIOVANNA COGLIANDRO Risparmio, alti standard di sicurezza ed efficienza energetica per una scuola dell’infanzia a basso impatto ambientale e che rappresenta una garanzia per ogni genitore. Stiamo parlando del Polo Scolastico dell’Infanzia “Virgilio” di Locri, inaugurata venerdì scorso, e fiore all’occhiello di tutto il Sud Italia. “Si tratta di un’opera di bioedilizia – spiega Marco Cautela della CM Costruzioni che insieme alla Cesario Legnoedilizia ne ha realizzato la costruzione, – in cui sono stati utilizzati materiali naturali, riciclabili, primo tra tutti il legno, che dal punto di vista didattico si presenta come una superficie amica, calda e accogliente. L’intera struttura è antisismica, realizzata secondo le più recenti normative, nonché ad alta efficienza energetica e con l’abbattimento di tutte le barriere architettoniche”. La scuola perfetta, insomma, che da qualche anno raccomanda l’architetto e senatore a vita Renzo Piano. “La scelta ideale - sostiene Piano - è il legno: bello, sicuro, antisismico e profumato. Ma innanzitutto è energia rinnovabile”. Per realizzare il Polo Scolastico dell’Infanzia “Virgilio” sono stati utilizzati materiali idonei e strategie per ottimizzare gli impieghi energetici. Come è noto, una parte consistente delle dispersioni termiche avviene attraverso le pareti perimetrali. L’isolamento risulta, quindi, essenziale al fine di ridurre la dissipa-
zione termica. “Sono stati impiegati pannelli in lana di roccia - prosegue Cautela - ideali per l’isolamento termico, acustico e la sicurezza in caso di incendio”. Una scuola in grado non solo di abbattere la quantità di consumi energetici, praticamente nulli, ma di produrre autonomamente l’energia necessaria al suo funzionamento. “Sul tetto sono stati montati pannelli fotovoltaici così da produrre acqua calda grazie all’energia solare. Inoltre, con il recupero delle acque piovane, convogliate in un serbatoio di 12 mila litri, si andranno ad alimentare gli scarichi dei bagni”. Per illuminare il polo scolastico si è ricorso alla tecnologia più efficiente e pulita che esista sul mercato, ovvero quella LED. “Si tratta di un sistema che regola l’intensità della luce emessa in base alla luce esterna - spiega Cautela - e che, mediante sensori, rileva la presenza di persone all’interno degli ambienti: più bambini e personale scolastico ci sono, più si intensifica la luminosità; quest’ultima si azzera quando l’ambiente è vuoto”. Una scelta determinante per la sostenibilità ambientale: le luci interne, infatti, oltre a graduarsi in base alla luminosità esterna e quindi a creare un equilibrio ideale per gli occhi dei bambini, consentono un notevole risparmio. “È la prima scuola del Sud Italia realizzata con questi criteri – prosegue soddisfatto Marco Cautela – ma soprattutto è la prima vera scuola a Locri con un certificato di agibilità. Vorrei, poi, porre l’accento sul valore che la scuola stessa assume per l’intera Locride,
un grande orgoglio per tutti noi e per me figlio della città di Locri. Noi locresi sappiamo dare molto: questo è il vero volto della Locride e della Calabria tutta”. Nove le aule in cui saranno ospitati i bambini, fino a 25 ciascuna, tutte supercolorate e luminose, dotate di un sistema VRV per il riscaldamento e il condizionamento, dalle alte performance energetiche, e di un sistema VMC (Ventilazione Meccanica Controllata) per garantire il continuo ricambio dell’aria all’interno degli ambienti. Ciascuna aula, inoltre, è corredata di bagno interno con 4 water e 4 lavabi. La struttura dispone, poi, di un refettorio per il servizio mensa, una cucina con annesso deposito (dispensa e servizi igienici riservati al personale di cucina), un atelier dedicato a sperimentare diversi linguaggi espressivi e grafico-pittorici, la sala del direttore e la sala del segretario, un bagno per i disabili, un locale tecnico antincendio e, ciliegina sulla torta, un ampio cortile interno di 645mq con prato verde e attrezzato di giochi e tavolini. “L’intera struttura in legno, prima di essere montata, è stata trattata, oltre che per eliminarne eventuali tarli, anche per renderla ignifuga” - sottolinea Cautela. Una scuola bella, bellissima, come non siamo abituati a vederne, e in più sicura e all’avanguardia e presidio di sostenibilità, in grado di trasmettere essa stessa un messaggio sul piano didattico: si costruisce con leggerezza, si risparmiano risorse e i materiali si scelgono tra quelli che hanno la proprietà di rigenerar-
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Una data destinata a rimanere nella storia di Locri: venerdì scorso è stato inaugurato il Polo Scolastico dell'Infanzia "Virgilio", la prima scuola in Calabria realizzata secondo i criteri della bioedilizia. Un edificio di eccellenza che rappresenta la sintesi perfetta tra efficienza energetica, comfort e sostenibilità ambientale.
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si in natura, esattamente come insegna Renzo Piano. Duecento i giorni impiegati per realizzarla, anche questo un record dalle nostre parti. Un milione e settecento mila euro la cifra dell’intervento per una superficie lorda complessiva di circa 2.415 mq (cortile compreso). A vigilare sul corretto avanzamento del cantiere, un direttore dei lavori d’eccezione: il sindaco di Locri, Giovanni Calabrese. “È sempre stato lì, tutti i giorni – riferisce Cautela. – Ha fatto da geometra, ingegnere, architetto, ragioniere e in ultimo da sindaco: grazie a lui si sono superati diversi scogli burocratici; senza il sindaco Giovanni Calabrese questa sarebbe stata l’ennesima opera incompiuta e oggi saremmo ancora fermi allo scavo o alle fondazioni”. In futuro nella stessa area dove oggi sorge il polo dell’infanzia “Virgilio” verrà costruita una palestra a servizio dell’asilo e della comunità, e in più sarà incrementato il verde: agli alberi di ulivo si aggiungeranno altre specialità arboree. Un’opera di cui i bambini di Locri avevano un gran bisogno, lontana anni luce da quegli edifici scolastici grigi e tanto simili a caserme, con inferriate annesse, che spengono ogni scintilla creativa. Una scuola, come si augurava il maestro e pedagogo Franco Lorenzoni qualche anno fa, in grado di ripensare senza pregiudizi a tutti gli spazi, superando l’assurda pretesa di inchiodare ore e ore corpi vitali e sanamente irrequieti dentro scomodi banchi.
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ATTUALITÀ
GIUDIZIARIA
La metamorfosi “ulteriore” della ’ndrangheta La metamorfosi “ulteriore” della ’ndrangheta sarebbe quella che porterebbe ad un legame con delle “logge massoniche”. La novità emerge in una recente indagine della Procura antimafia di Reggio Calabria, dove entrano di prepotenza una serie di intercettazioni di interesse investigativo in cui si rivelava l'esistenza della «visibile e l'invisibile». La prima «non conta» mentre «noi altri», per un totale di «cinque», «siamo a quella invisibile» della quale «lui», identificato in «N. T.», «non lo può sapere» perché «lo sanno solo nel provinciale», intendendo per esso la Provincia come organo di vertice mafioso. Tale compartimentazione - e la sua secretazione - si era resa necessaria perché «se no oggi il mondo finiva» in quanto «tutti cantavano», riferendosi ai pericoli derivanti dalla collaborazione con la giustizia. Tale A. precisava ancora che «c'è la visibile e l'invisibile che è nata da un paio di anni e che non la sa nessuno, solo chi è invisibile». Analoga portata hanno le intercettazioni eseguite sul conto di M. P., il 7 ottobre 2011. Lo stesso, infatti, asseriva che «La `ndrangheta non esiste più! ... una volta, a Limbadi, a Nicotera, a Rosarno, a... c'era la `ndrangheta ... la `ndrangheta fa parte della massoneria ... [...] diciamo... è sotto della massoneria, però hanno le stesse regole e le stesse cose... [...] ora cosa c'è più? ... ora è rimasta la massoneria e quei quattro storti che ancora credono alla `ndrangheta! [..] una volta era dei benestanti la `ndrangheta! ... dopo gliel'hanno lasciata ai poveracci, agli zappatori... e hanno fatto la massoneria... le regole quelle sono!... come ce l'ha la massoneria ce l'ha quella...[.1 perché la vera `ndrangheta non è quella che dicono loro... perché lo `ndranghetista non è che va a fare quello che dicono loro... [..] perché... una volta... adesso sono tutti giovanotti che vanno... vanno a ruota libera sono drogati!... [...)delinquenza comune! ... lo `ndranghetista non voleva fare drogal... [...] come non voleva... non faceva mai una lite... non faceva droga... adesso sono quattro drogati! [..] pare che un... uno che faceva il magnaccio, pare che poteva stare nella "rota"? ... [...] o che picchiava la moglie... o che andava ad ubriacarsi... nelle... non doveva entrare nemmeno nelle cantine... lo `ndranghetista... perché c'era il "mastro di giornata" (carica tipica esistente in seno ad ogni `ndrina, la cui esistenza è stata accertata in innumerevoli procedimenti penali, ndr) che girava nel paese... [..] e se ti vedeva che entravi nella cantina... o che bevevi vino... 'nsaccagnate! ... (botte, ndr)... [..] ancora con la `ndrangheta sono rimasti!... è finita... bisogna fare come... per dire... c'era la "democrazia"... è caduta la "democrazia" e hanno fatto un altro partito..., "forza cose"... bisogna modernizzarsi!... non stare con le vecchie regole!... [...] il mondo cambia e bisogna cambiare tutte cose!... oggi la chiamiamo "massoneria"... domani la chiamiamo p4, p6, p9... [...J" (progr. 10416 e segg., decr. 139/11 Reg. Int., proc. pen. 3800/09 R.G.N.R. DDA CZ)». In concreto, tanto M. quanto A., in contesti spazio - temporali differenti, sono concordi nell'identificare le ragioni dell'indicato processo evolutivo con l'esigenza di perpetuare il potere criminale attraverso l'inserimento di parte dei sodali in contesti «invisibili» o «riservati» - e perciò stesso «segreti» - ad ordinamento massonico, così prendendo le distanza dai «giovanotti che vanno... vanno a ruota libera».
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Verso il 22 ottobre!
Aderisci anche TU Parte dalla Locride la risposta agli egoismi territoriali dei governatori di Lombardia e Piemonte. Infatti, sono sempre più le persone e i collettivi che hanno aderito a una iniziativa che non è di partito, che non ha padroni ma che pretende di partire dal basso. Decideremo e condivideremo tutto, compreso il documento conclusivo. Non ci contrapponiamo ad alcuno ma chiediamo che lombardi e calabresi, veneti e napoletani, piemontesi e siciliani siano un unico popolo che, dopo 70 anni, chiede - senza rinvii l’attuazione della Costituzione e il ripristino dello Stato di diritto. Non reagire all’ennesima provocazione sarebbe viltà. Probabile la presenza del sindaco di Napoli Luigi De Magistris all’iniziativa di sostegno all’appello partito dalla Locride. Tutti sono invitati a partecipare, esclusi coloro che sono disposti a svendere la propria terra e la propria gente in cambio di tornaconti personali. Riportiamo una sintesi di un articolo di Isaia Sales, intellettuale e meridionalista, comparso nei giorni scorsi sul Corriere della
Sera: “Si tratta di una proposta irricevibile, espressione soltanto di un egoismo territoriale…, ben 27 miliardi verrebbero tolti a quelle regioni che hanno un residuo fiscale negativo, come succede per tutte le regioni meridionali, cancellando interi servizi che seppur ampiamente insoddisfacenti danno la parvenza di un minimo di civiltà. Insomma, dietro il referendum c’è l’obiettivo di una grande redistribuzione di risorse a danno del Sud. Il voto serve, dunque, a portare tanti cittadini lombardi e veneti a esprimersi sulla domanda implicita: siete favorevoli a sottrarre ingenti risorse pubbliche agli altri cittadini italiani e passarle a voi? E visto che le maggiori conseguenze negative dall’eventuale successo del referendum ricadrebbero sui cittadini meridionali, è venuto il momento di ascoltare la loro voce… rompendo questo ingiustificato silenzio.” Aderisci anche TU Coordinamento provvisorio
Musaba... eppur qualcosa si muove! Sembra tirare finalmente buona aria per il MuSaBa di Nik e Hiske Spatari. Nelle scorse settimane il Parco Nazionale d'Aspromonte ha deciso di sostenere lo straordinario Museo di Santa Barbara mettendo sul banco 25.000 euro che serviranno a salvare una delle Opere d’Arte più importanti del territorio. Il “Sogno di Giacobbe”, il grande affresco tridimensionale dell’Artista Nik Spatari, denominato anche “la Cappella Sistina calabrese”, richiede, infatti, interventi urgenti di messa in sicurezza, tra cui la copertura della Chiesa “Santa Barbara” che ospita il capolavoro, messa a rischio da alcune infiltrazioni di acqua. Il Parco Nazionale d’Aspromonte, dunque, ha risposto prontamente all’appello di Nik e Hiske intervenendo direttamente per la salvaguardia del patrimonio artistico del Museo Santa Barbara, con cui, peraltro, soprattutto negli ultimi anni, intensa e proficua è la collaborazione. A raccogliere l'SOS lanciato dai due artisti anche il governatore della Calabria
Mario Oliverio. "#MuSaBa: sosterremo il restauro del tetto dell'ex chiesa di Santa Barbara" ha postato sul proprio profilo facebook il giorno dopo l'incontro con Nik e Hiske, avvenuto lo scorso 29 agosto. Non è stato, però, ancora definito a quanto ammonterebbe l'importo del contributo destinato al MuSaBa. Speriamo non si risolva tutto con una stretta di mano. Nel frattempo, nei giorni scorsi, Nik e Hiske hanno ricevuto la visita del più fantasmagorico poeta della canzone italiana, Mogol. Tre artisti a confronto, dunque: da un lato, Mogol, autore di versi ormai considerati classici della letteratura, pieni di colori, di suggestioni e di emozioni, dall'altro Nik, sempre accompagnato dalla sua Hiske, che lo ha aiutato a divenire il più immaginifico artista del Mediterraneo, e a fare dei suoi sogni e delle sue ossessioni poetiche sculture, installazioni, quadri e architetture.
POLITICA
MARIA GIOVANNA COGLIANDRO n giorno un tizio mi disse che defecare gli dava una sensazione di straniamento: "Mi alzo, guardo in fondo al water - mi confessò - e mi chiedo: ma questa è opera mia?". Non so cosa stia pensando Umberto Costamagna, fondatore e presidente di Call&Call, di quello che somiglia sempre più a quanto ognimattina eliminiamo tirando giù lo sciacquone. È consapevole che la sua merda sia divenuta un dramma? Il sindaco di Locri, Giovanni Calabrese, dopo la scelta di Costamagna di creare opportunità di lavoro portando una fetta del suo Call&Call a Locri, lo aveva insignito della cittadinanza onoraria. Oggi Costamagna ha disonorato pienamente questo riconoscimento. Dopo aver usufruito di finanziamenti pubblici, la bellezza di 580 mila euro, ha deciso di chiudere la saracinesca per rastrellare denari altrove. E così, con intollerabile spocchia, se ne è andato, rinfoderandosi nella giacca, tirandosi su il colletto, e lasciando nella più totale incertezza e disperazione chi lo aveva accolto come un eroe. Come un salvatore della patria l'aveva descritto, qualche anno fa, anche un articolo apparso sul settimanale nazionale Panorama che così titolava: "Dall’inizio della crisi quest’uomo ha assunto 1.500 persone". Aggiungendo nel sommario: "Umberto Costamagna è un cattolico di sinistra che crede nell’etica". Alla luce di quanto si sta consumando a Locri, una tale presentazione fa sorridere. Anzi no, fa incazzare. Può succedere ovunque che un'azienda decida tutt'a un tratto di fare fagotto ma qui da noi una decisione così brusca assume inevitabilmente un sapore più amaro. Nei giorni scorsi un gruppo di lavoratori della Call&Call è stato convocato in video conferenza dalla direzione del personale aziendale, che ha sede a Milano, per sentirsi dire da qualcuno spaparanzato sulla poltrona, che a breve gli verrà recapitata la lettera di licenziamento. Un "benservito" per cui sono state scelte delle modalità che sono la cattiveria in carne e ossa. L'azienda avrebbe proseguito con il suo infausto appello se al racconto del gruppo convocato, sconvolto dall'ennesima prova di insensibilità della Call&Call, gli altri dipendenti non si fossero rifiutati di sedersi di fronte a chi si arrogava il diritto di decidere il loro futuro in diretta, a oltre mille chilometri di distanza. Nonostante la Politica si sia detta pronta a evitare il dramma Call&Call e sia stata ascoltata con attenzione esasperata dai lavoratori, come chi si sforza di leggere le labbra contratte di un paralitico, l'azienda ha mostrato menefreghismo, gelo, non accettando di sedersi a un tavolo e ragionare. Nemmeno il tentato suicidio di un uomo, che aveva appena scoperto di essere tra i licenziati, ha sortito un qualche effetto in un'azienda iceberg. Ma i lavoratori non si arrendono: venerdì scorso, in occasione dell'inaugurazione del Polo Scolastico dell'Infanzia "Virgilio" di Locri, hanno marciato insieme ai sindacalisti, chiedendo udienza al Presidente Mario Oliverio. Pare che il governatore della Calabria abbia assicurato che si prenderà carico del problema. Non voglio immedesimarsi su quanto i dipendenti di Call&Call e le loro famiglie stanno vivendo in questi giorni, non ne sono degna. Mi auguro, tuttavia, che riusciranno a guarire dal fuoco sordo, incolore che sta provando a bruciacchiare questa terra. Le vostre ferite sono perfettamente curabili, non cedete alle evitabilissime trappole dell'inerzia e dell'abbandono, non fatevi abbattere dalla tristezza nemmeno quando la tristezza impiegherà l'artiglieria pesante. Spero con voi in un'irruzione improvvisa di buon senso che abbagli gli avventori imbevuti di disumanità. Ma qualora le speranze dovessero rivelarsi vane, non permettete a nessuno di portarvi via la dignità.
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, l l a C Call& o d i l l a u q s o n u o t i v r e bens za n e t r e v a ll a e g n iu g g a a si Una nuova triste paginde 129 lavoratori sul punto di e v e h c i, r c Lo i d di i ll n a u C & lc a ll i s Ca r o c s i n r io g i iati. Ne z n e c li e t n e lm a m r o f e dalla r a z n esse e r e f n o c o e id v in i t ca loro sono stati convo aziendale, che ha sede a Milano, direzione del personale ualcuno spaparanzato sulla per sentirsi dire da q chilometri di distanza, che a poltrona, a oltre mille lettera di licenziamento. breve riceveranno la
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Romeo: “Scopriremo quale truffa ha messo in piedi Call&Call” «Ho seguito molto da vicino la vicenda Call&Call - ci ha riferito Romeo - e non ho parlato di sopruso per utilizzare un termine forte, ma per descrivere una realtà dei fatti. L’azienda ha usufruito di pubblici contributi e non è proprietaria nemmeno delle strutture presenti a Locri. Quando abbiamo chiesto delucidazioni in merito alla volontà di chiudere la commessa ci è stato detto che era Engie a volerla trasferire a Casarano. Ci siamo premurati di chiamare il committente chiedendogli 15 giorni di tempo per poter trovare un’altra commessa, ma alla disponibilità di Engie ha fatto da contrappeso il rifiuto di Call&Call, che ha dimostrato che la motivazione addotta non era reale. Da quel momento si è parlato di problema logistico, di formazione e di difficoltà a sostenere i costi, tutte obiezioni alle quali abbiamo controbattuto affermando che avremmo trovato i fondi per sostenere in prima persona le spese che l’azienda non poteva affrontare. Nemmeno la possibilità di inserire la ditta tra i beneficiari dei fondi POR per la formazione del personale ha convinto Call&Call a darci più tempo. Ecco perché considero questo atteggiamento un odioso sopruso. Faccio appello a tutte le forze politiche e sociali della Locride affinché si reagisca in maniera compatta a questa realtà. Il territorio non può continuare a essere derubato mentre si continuano a
Anche la Città Metropolitana si attiva per i lavoratori di Locri
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Questa settimana i lavoratori Call&Call hanno ricevuto la visita del sindaco metropolitano Giuseppe Falcomatà e anche alcuni consiglieri hanno promesso impegno per salvaguardare i 129 lavoratori a rischio nella Locride.
All’approssimarsi dell’invio delle notifiche di licenziamento ai 129 lavoratori di Locri da parte di Call&Call, si sono sprecati gli interventi della politica e degli attori sociali per cercare di scongiurare una possibilità ormai a tutti gli effetti inevitabile. Tra coloro che si sono mobilitati per i dipendenti del call center, ultimi, ma non meno importanti, sono stati il sindaco e un gruppo di consiglieri metropolitani. Se Giuseppe Falcomatà è arrivato a Locri nel pomeriggio di lunedì per confrontarsi in prima persona con i lavoratori che stavano manifestando dinanzi al Palazzo di Giustizia, i consiglieri metropolitani Belcastro, Mauro, Castorina e Quartuccio si sono fatti firmatari di un documento di due pagine in cui dichiarano di volersi impegnare a proseguire l’interlocuzione avviata con il governo per trovare una soluzione che salvaguardi le 129 famiglie che non sanno più come arrivare a fine mese. Nel documento i consiglieri pongono l’accento sul proble-
ma sociale rappresentato dal licenziamento in massa di persone che hanno creduto nelle possibilità offerte dal territorio di appartenenza e dalla violazione di un diritto costituzionale che tale decisione aziendale finisce col rappresentare. Secondo i consiglieri, il rischio occupazione vissuto dal nostro comprensorio rischia di trasformarsi in un dramma sociale senza speranza, che sancirebbe il definitivo fallimento dell’economia locale. Facendo proprio l’invito del vescovo della diocesi di Locri-Gerace Francesco Oliva, i consiglieri concludono invitando le aziende a scommettere sulla Locride, realizzando così il sogno di una terra che possa finalmente risollevare il capo grazia alla ritrovata dignità del lavoro, conditio sine qua non sarà sempre complicato sconfiggere definitivamente la ‘ndrangheta che trova terreno fertile per proliferare proprio in questa precarietà imposta dall’alto. JG
fare passerelle fini a se stesse. E tra queste inserisco anche quella del Presidente della Repubblica, che ringraziamo per il riguardo dedicatoci qualche mese fa, ma la cui attenzione adesso richiamiamo con rabbia. Queste 130 persone non possono rimanere in mezzo a una strada per una questione di civiltà che lego a doppio filo alla questione della lotta alla ‘ndrangheta. Non possiamo più avere migliaia di persone che sfilano per la legalità se poi c’è il silenzio assoluto sull’emergenza lavoro e non si reagisce a un’azienda che si è intascata i soldi pubblici e adesso sta scappando. L’ho detto esplicitamente anche ai vertici Call&Call che sarà mia cura accertare che tipo di truffa stanno mettendo in atto, perché spostare i volumi da Locri, sito aziendale più produttivo d’Italia, a Casarano, pretendendo di mantenere immutato l’indice di produttività senza effettuare nemmeno un’assunzione è a dir poco sospetto. Pretenderemo che la legge venga rispettata con l’appoggio di un governo dimostratosi finora assai sensibile alla questione. Anzi, colgo l’occasione per ringraziare il dottore Castano che, in un comunicato pubblico molto preciso, ha trattato l’azienda per come meritava.” Jacopo Giuca
Tripiedi e Nesci (M5S): Restare senza reddito nella Locride significa diventare potenziali "dipendenti" della 'ndrangheta Per tutelare il personale della Call&Call di Locri (Rc), i deputati M5s Davide Tripiedi e Dalila Nesci hanno presentato una specifica interrogazione ai ministri dell'Economia e dello Sviluppo Economico. I due parlamentari hanno chiesto se si possano evitare «gli annunciati licenziamenti dei sopraindicati 128 lavoratori» e se i ministri interrogati «non intendano assumere iniziative volte a prevedere un piano di ricollocamento» per i dipendenti che dovessero finire in disoccupazione. Nell'atto di sindacato ispettivo, i 5telle hanno precisato che, «secondo i sindacati e le Rsu che stanno seguendo la vicenda, gli annunciati licenziamenti non sono causati da crisi economiche od occupazionali dovute a mancanza di lavoro, ma dalla decisione dell’azienda e dalla volontà di Engie Italia che, per problemi a suo dire logistici, hanno deciso di abbandonare la Locride». «Questa è una situazione – afferma Nesci – in cui lo Stato non può temporeggiare o accettare passivamente le logiche del mercato. Occorre che i ministri competenti verifichino gli strumenti e le possibilità per salvare o ricollocare i lavoratori a rischio, perché restare senza reddito nella Locride significa diventare potenziali “dipendenti” della 'ndrangheta. Un vero cantiere per la Calabria deve iniziare dalla salvaguardia dei posti di lavoro».
ATTUALITÀ
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Regione: Irto riconfermato Presidente del Consiglio Il Consiglio Regionale della Calabria ha rinnovato la fiducia al suo Presidente Nicola Irto, rieletto la scorsa settimana con 24 voti al termine naturale del suo mandato di 30 mesi. Vicepresidenti sono stati eletti Giuseppe Gentile (Ncd-Ap), riconfermato con 13 voti ed Enzo Ciconte (PD) che, nominato con 12 preferenze, ha preso il posto di Francesco D’Agostino, autosospesosi nel luglio dello scorso anno dopo essere stato indagato nell’ambito dell’operazione “Alchemia”. Confermati, infine, i segretari questori Giuseppe Neri (Democratici e progressisti) e Giuseppe Graziano (CdL).
Confindustria: Giuseppe Nucera è il nuovo presidente della provincia di Reggio Calabria
Giuseppe Nucera, imprenditore di successo del settore turistico con un passato da sindacalista della Cgil, è stato eletto presidente di Confindustria Reggio Calabria, dopo le dimissioni di Andrea Cuzzocrea. “Sono consapevole dell’importanza del mio incarico - ha dichiarato Nucera al Sole 24 ore - ma il mio carattere e la mia determinazione sono indispensabili ad attuare un programma che vuole puntare con decisione alla cultura della legalità quale presupposto irrinunciabile dell'azione di rappresentanza e tutela degli interessi di categoria”.
Locride Ambiente SpA: Giovanni Gerace riconfermato presidente Giovanni Gerace è stato riconfermato presidente della Locride Ambiente SpA, società a partecipazione pubblica maggioritaria che, attiva dal 2001, si occupa del servizio di raccolta differenziata dei rifiuti urbani nel comprensorio. Accanto a Gerace, il Consorzio dei Comuni delegato alla votazione ha nominato componenti del Consiglio di amministrazione il riconfermato Giuseppe Lombardo e il presidente dell’Ordine dei Commercialisti di Locri Ettore Lacopo. Doveroso il ringraziamento per la fiducia accordatagli da parte del presidente, rieletto con l’unanimità dei voti fatta salva l’astensione operata dal sindaco di Marina di Gioiosa Ionica Domenico Vestito.
La Città Metropolitana parte civile contro il branco di Merito Porto Salvo All’inizio della settimana la Città Metropolitana di Reggio Calabria ha avanzato una richiesta di costituzione di parte civile nel procedimento penale avviato nei confronti del “branco” che lo scorso anno ha violentato la 13enne di Melito Porto Salvo. Il documento, nel momento in cui scriviamo siglato dai consiglieri Mauro, Belcastro, Marino, Castorina e Quartuccio, poggia sulla necessità di tenere alta l’attenzione dell’Area Metropolitana sulla violenza di genere e sulla sua prevenzione. Accogliendo la richiesta di quanto già sottoscritto dalla Commissione Permanente Pari Opportunità del Comune di Reggio Calabria, che lo scorso 7 agosto ha chiesto alla Città Metropolitana di costituirsi parte civile nell’ambito del processo, l’ente vuole presentarsi in aula già in occasione della prima udienza del procedimento, considerato ulteriormente importante sulla base del constatato aggravante collaterale della metodologia mafiosa. L’avanzamento definitivo dell’istanza, delegato al sindaco metropolitano Falcomatà e al Dirigente del Settore Avvocatura, è stato effettuato giovedì, con l’Ente che si prepara adesso alla prima udienza del Procedimento penale in oggetto, già stato fissato per l’11 ottobre prossimo.
CALABRESE PER CASO * di Giuseppe Romeo
I paradossi della memoria Ci sono due modi di interpretare la memoria considerata quale patrimonio del vissuto e manifestazione di esperienze. La prima è abbastanza datata e probabilmente esprime in se quell’anima latina che trova in Cicerone una della migliori espressioni di un realismo passato per la quale […] “…La memoria è tesoro e custode di tutte le cose…”[…]. Se così è dovremmo allora verificare se oggi abbiamo dei buoni custodi o se noi siamo dei buoni padroni della memoria al punto da riuscire, attraverso di essa, a comprendere quanto accaduto e quanto accade intorno a noi. Un esercizio forse banale, quello del facile ricordo, che però sembra perdersi o nella retorica del politicamente corretto, che discrimina su ciò che deve essere ricordato e sul come, o nella quotidiana indifferenza dello scontato per debito di ritualità autocelebrativa quando conviene per poi collocarlo, appunto, nell’archivio delle cose inutili. La seconda è quella di un architetto cinese contemporaneo, Wang Shu, non riconosciuto sino a qualche anno fa come uno dei più famosi al mondo, che ha fatto della storia e della memoria la sua fonte di successo: […] “…Perdere il passato significa perdere il futuro…” […]. Ebbene noi in Calabria e nella locride perdiamo il passato nel momento in cui non entra nella nostra esperienza, allorquando non lo approfondiamo per comprendere il presente e ripartire per il futuro. Se i risultati sono l’ab-
bandono intellettuale di chi siamo, se ad oggi abbiamo timore di rivedere i volti sacrificati e scarnificati dei nostri nonni, parlare di Sud in ogni minestra diventa un pasto indigesto e soprattutto ipocalorico. Scrivo questo perché credo sia singolare, a fronte di proclami di crescita, conferenze e altre amene dissertazioni da salotti estivi o da gran cortigianerie politiche scoprire che, in fondo, i ragazzi del Sud non solo non hanno memoria, ma non conoscono nulla, o ben poco, dei loro luoghi e della vita dei loro nonni. Direi che è particolarmente singolare scoprire come molti giovani si muovano benissimo tra le vie di Roma o di altre grandi città facendo concorrenza al miglior navigatore satellitare e come, d’altro canto, non siano mai andati oltre trenta chilometri dalla porta della loro casa in Calabria. Perfetti conoscitori di locali e negozi della capitale, essi sanno dell’esistenza dei nomi di alcuni paesi dell’entroterra solo per dovere di geografica necessità scolastica, o grazie a quell’apprendimento del sentito dire che li esonera dal recarvisi per conoscere, approfondire, non dico studiare, ma prendere contatto con ciò che rappresenta l’animo della terra che li dovrebbe avvolgere. E’ estremamente curioso il trovarsi sempre di più di fronte ad un cosmopolitismo compulsivo che trascende ogni interesse per i nostri luoghi e che, al di là della ricerca di un’affermazione dove le possibilità sono migliori, fa si che le distanze tra i nostri paesi siano per giovani ipermotorizzati insuperabili, mentre si raggiungono più facilmente Londra o
altre città ritenute, sicuramente, più a portata di mano. Probabilmente i programmi scolastici sono come sempre orientati verso quella formazione per massimi sistemi che pretende di disancorare un malcelato senso di provincialismo dalla realtà di ogni giorno. Ma interrogarsi sulla misconoscenza di personalità e luoghi della propria terra, che hanno vissuto e che si trovano dietro l’angolo della nostra porta, significa ignorare noi stessi. In questo senso, non può meravigliare che personalità come Umberto Zanotti Bianco siano uscite dalla storia della Calabria e della locride, se i nostri ragazzi ignorano posti, strade, luoghi che dovrebbero essere parte della loro vita. E non può meravigliare se alla fine la memoria, quando richiamata, diventa solo un inutile sfoggio di un ricordo da raccontare e non di un patrimonio con il quale partire alla conquista del mondo. Se questo è il risultato della formazione e della sensibilità verso la propria terra, non credo che si riuscirà a colmare nessun gap con altri luoghi. Se così è, allora dovrei credere molto alla riflessione di Goethe per la quale […] “…Dove vien meno l’interesse, vien meno anche la memoria…” […] dal momento che lo sbracciarsi di memorie e di ricordi non ha portato a nulla di significativo nel presente di questa terra. Ricordi che, affacciandosi ogni tanto su un tavolo politico piuttosto che ad un ennesimo convegno, alla fine sono, quando richiamati, solo un prodotto di interesse e non un sincero, utile e necessario patrimonio di conoscenza.
ATTUALITÀ
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ILARIO AMMENDOLIA procuratore di Reggio Federico Cafiero De Raho ritiene che la delicatezza del suo incarico non gli consenta di frequentare nessuno in città. Ha deciso così di non giocare più a tennis e di astenersi dal far vita sociale fatta eccezione per il questore, il prefetto, il comandante provinciale dei carabinieri e quello della guardia di finanza, e, immagino, di qualche suo collega. La toga o la divisa sarebbero garanzia di rettitudine e di non permeabilità alle forze del “male”. Ovviamente ognuno è libero di frequentare chi vuole e di vivere come meglio ritiene, ma quando si sente il bisogno di esternare il proprio pensiero, come in questo caso, vuol dire che si intende provocare un confronto che va al di là delle
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distanza siderale dalla plebaglia. I “Costituenti” hanno attribuito al Popolo la SOVRANITÀ. Non è stato un caso. Loro vivevano immersi nel popolo ricevendo da esso legittimità, linfa, passione, entusiasmo e vigore. Molti di loro hanno frequentato non solo i caffè, le associazioni, i quartieri e i paesi più a rischio di devianza criminale ma hanno trascorso nelle patrie galere, insieme e accanto a delinquenti comuni, parte della loro vita. Chi ha letto qualche biografia sa che con i compagni di cella hanno intessuto rapporti di amicizia che sono continuati anche dopo il carcere. Da tale esperienza sono usciti più forti, più temprati, più umani e non condizionabili da nessuno se non dalla propria coscienza e dai propri Ideali. Sia detto per inciso - e non a caso - il giudice che condannò Antonio Gramsci, finì la sua carriera nel 1964 come procuratore generale. Ovviamente “omnia munda mundis”. Oggi, in una specie di alternarsi di “corsi” e “ricorsi” storici, le “caste” (tutte le caste) tendo-
Secondo Federico Cafiero De Raho frequentare e vivere la città immergendosi in essa non sarebbe - per un procuratore della Repubblica (e non solo) - nè consigliato, nè consentito. In una specie di alternarsi di “corsi” e “ricorsi” storici, le “caste” (tutte le caste) continuano a marcare la propria distanza dal popolo che viene considerato contaminato e contaminante, e in Calabria, portatore del virus colerico della 'ndrangheta.
L'eremita De Raho frasi di circostanza. Il procuratore di Reggio ha inteso porre un problema politico e noi su questo terreno ci attesteremo. Sintetizzo in poche parole il pensiero di De Raho: frequentare e vivere la città immergendosi in essa non sarebbe - per un procuratore della Repubblica (e non solo) - nè consigliato, nè consentito. Le motivazioni? In Calabria non sai mai chi ti trovi di fronte! Quindi - e per non sbagliare - ci si ritira in una specie di “volontario esilio” dal quale osservare con distacco l’incomprensibile formicolio della gente comune. Ovviamente rispetto il pensiero di De Raho anche se ho l’impressione che ribalti il dettato costituzionale sulla presunzione di innocenza attribuita a ogni cittadino. In questo caso e fuor di metafora siamo tutti potenziali colpevoli: il contadino che si spacca la schiena per rifornirci di ortaggi o l’idraulico che ci consente di avere l’acqua a casa. Meglio non fidarsi! Quindi un buon PM chiederà arresti e condanne in nome di un popolo che non conosce se non tramite i rapporti della polizia giudiziaria. Dubito possa essere questa la democrazia delineata dalla Costituzione. Inoltre, sia detto per inciso, nè la toga, nè la divisa, nè la tonaca sono garanzie di rettitudine. La storia passata e recente ci fornisce in tal senso prove in abbondanza. Ma veniamo al cuore della questione posta dal procuratore di Reggio con solare chiarezza riconoscendo a Lui il merito di dire senza infingimenti ciò che le classi dominanti mettono in pratica: la propria separatezza dalla gente comune. Ai miei occhi, non più giovani, si tratta di un ritorno al passato quando gli “ngnuri”, residuo medioevale sopravvissuto in Calabria sino a metà del secolo scorso, marcavano la propria
no a marcare la propria distanza dal popolo che viene considerato contaminato e contaminante, e in Calabria, portatore del virus colerico della ‘ndrangheta. Il popolo è ancora formalmente il “sovrano” ma come un re dei pagliacci la corona è sinonimo di scherno. Non è un caso! La criminalizzazione del popolo - soprattutto in Calabria - è stata ed è funzionale all’oggettivo trasferimento della “sovranità” nelle mani delle peggiori oligarchie. Non è il caso di De Raho ma è sicuramente quello che sta avvenendo sotto i nostri occhi. La forma ha mangiato la sostanza. Il morto ha divorato il vivo. Il parlamentare, il politico, il magistrato si tengono a debita distanza dal popolo così non “rischiano” e non sono “chiacchierati”. Altri “meriti” non hanno! Considero questo modo di operare il frutto del pensiero unico che ci introduce in un regime di dittatura mascherata. Concludo. Il pensiero di De Raho non mi sorprende nè mi indigna, anzi lo considero sostanzialmente egemone nel momento attuale. Semmai mi avvilisce il sostanziale silenzio dell’intera classe “dirigente”. Nessuno di loro, salvo qualche rara eccezione, ha sentito il bisogno di confrontarsi civilmente con le cose dette da De Raho. Perché? Forse ce lo potrebbe spiegare Anna Arendt quando, con estremo coraggio, ha parlato di un possibile concorso di responsabilità tra i dirigenti ebrei e i loro persecutori. E ancor più nel momento in cui elaborerà l’idea che il “male”, più che all’indole maligna dei singoli, possa essere attribuito alla mancanza di coraggio che, a volte, fa abdicare alla facoltà di pensare. E il sonno della ragione genera mostri.
La considerazione
di mimmo gangemi Ho letto le esternazioni del Procuratore Cafiero De Raho. Che dire? Scioccanti, non credibili, ingenerose. Registro scarse reazioni e non l'indignazione che ci sarebbe stata in qualsiasi altra parte d'Italia. E questo dà a a un pensiero terribile che da un po' mi frulla in testa: caro Procuratore, se le persone perbene (la maggioranza della popolazione, checché ne dica lei) non le ha opposto risentimento o proteste per accuse ingiuste e sparate sul mucchio è perché teme la Giustizia, ha paura di incorrere negli strali, pur senza che abbia ragione di averne. Certo, una paura diversa da quella che incute la 'Ndrangheta, e tuttavia paura, e questo toglie credibilità alla Giustizia stessa in un territorio in cui la credibilità è arma vincente per uscire dal pantano. Io, da uomo libero, sono indignato e non lo accetto, costi quel che costi, e invito i cittadini a una protesta di civiltà (sulla politica, inutile contare, assorbirà incurante com'è ormai suo costume)
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
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GIUSEPPE NICITA, UN INSEGNANTE D’ALTRI TEMPI Con profonda commozione ricordo Giuseppe Nicita, insegnante in pensione presso la Scuola Primaria “Michele Bello “ di Siderno. Nel quinquennio 1973-1977, ho avuto la fortuna, come tanti giovanissimi studenti sidernesi di diverse generazioni, di essere sua allieva, mai dimenticando, il mio primo maestro e quegli anni lontani, ma spensierati. Giuseppe Nicita, prima di essere un insegnante speciale, era una persona speciale. Autorevole ma non autoritario, istruiva, guidava, correggeva ed incoraggiava, imponendosi con mitezza caratteriale e con un tono di voce sempre pacato e sicuro. Uomo di profondi valori morali e professionali, disponibile all’ascolto ed al confronto, fiducioso nelle immense potenzialità di una scuola vicina alle esigenze di ogni allievo, con l’umiltà che lo caratterizzava, ha sempre camminato a fianco dei suoi discenti, padre più che docente. Ligio al dovere, ha sempre operato infondendo in ogni singolo alunno, amore e spontanea curiosità per il sapere, che rivivo nei ricordi di spiegazioni, poesie memorizzate e mai più dimenticate, vecchi quaderni di composizioni dalle tracce sempre varie ed originali. Grazie, maestro, per l’esempio di vita che ha dato a noi, piccoli allievi con gli occhi aperti sul mondo. Grazie, maestro, per aver insegnato dal cuore e non dal libro. Grazie, infine, per la sua innata umanità, perchè “un maestro non è chi insegna qualcosa ma chi ispira l’alunno a dare il meglio di sé per scoprire una conoscenza che già possiede nella propria anima”. Manuela Docile
In ricordo di Gennaro Tedesco
AL NOSTRO CARO PAPÀ Ad un mese dalla tua scomparsa... ad un mese che non abbiamo parole per spiegarci il perchè della tua assenza... Papà te ne sei andato così, come un soffio del vento in un istante, senza dirci una parola e senza farci rendere conto di quello che stava succedendo. Abbiamo sempre superato insieme i moltissimi ostacoli che la vita ci aveva riservato e, alla scoperta della terribile malattia che ti stava abbattendo, non avremmo mai e poi mai pensato di non farcela... anche in questa occasione abbiamo lottato per tutto il tempo che abbiamo avuto a disposizione e pensavamo che ce l'avresti fatta perchè eri forte papà. Purtroppo la malattia è stata più grande di te. E ora a noi resta il forte dolore che abbiamo per la tua assenza... un vuoto che non sappiamo colmare... spiegazioni che non sappiamo darci. Noi viviamo di te e dei tuoi bei ricordi e ogni giorno sempre con noi sarai in qualunque cosa facciamo. Ti vogliamo bene immensamente. Ciao Papà! Tua moglie e i tuoi figli
LA FESTA MARIA DI PORTOSALVO È ANDATA ALLA GRANDE È riuscita perfettamente sotto tutti i punti di vista. Soprattutto viabilità e parcheggi nonostante le non poche difficoltà nelle cinque giornate, a mio avviso ci sono state in totale non meno di duecentomila persone provenienti da tutta la Calabria e tanti turisti del nord, oltre che parecchi emigranti dagli Stati Uniti e Canada. Sicuramente una piccolissima critica non poteva mancare usando la festa per poter attaccare il sindaco e la sua giunta. Non erano d'accordo di tante bancarelle e hanno considerato la festa piuttosto come una fiera. Vorrei precisare che le bancarelle, che hanno lasciato tanti soldi nelle casse comunali, non li ha mica portati il sindaco, ma la grandezza della Regina Maria di Portosalvo, patrona della città, da sempre fiore all'occhiello della costa dei Gelsomini. Comunque a questi pochissimi cittadini dico: abbiate fede, vera fede e vivrete con più serenità che fa tanto bene alla salute! Ritorniamo alla festa. In piazza ci sono stati tutte le sere spettacoli di ogni tipo per adulti e ragazzi, con la piazza sempre piena. Un grazie all'assessore Ercole Macrì e a tutta l'amministrazione assieme alla commissione festa, a Don Cornelio e al comitato festa Damiano Verteramo. Un grazie a tutte le istituzioni e ai gruppi di volontariato, a tutti gli operatori ecologici a tenere pulita la città tutti i giorni e, quando è finita la festa, al mattino ci siamo svegliati con la città pulita e disinfettata: che mi ricordi io, mai questa tempestività il giorno dopo la fine della maestosa festa. Un grazie soprattutto alla Regina e Patrona della città Maria di Portosalvo e un arrivederci al prossimo anno. Al grido di Viva Maria! Giuseppe Belligerante
OSPEDALE DI LOCRI: UN NOSTRO LETTORE CI SEGNALA UN CASO DI BUONA SANITÀ
IL LETALE ED ANACRONISTICO OSSIMORO DEL PALAZZO – 28
Quanto contano i 26 milioni di italiani che nel lontano giugno del 2011 votarono “sì” ai due referendum sull’acqua pubblica? Poco o niente. Nel 2011 i cittadini italiani dissero che andava abrogato il decreto Ronchi, che obbligava gli enti locali a mettere a gara anche la distribuzione dell’acqua nelle case, e che andava cancellata la voce della bolletta che garantiva “adeguata remunerazione del capitale investito dai gestori”. Gli italiani dissero in sostanza che quel servizio non andava messo sul mercato, ma gestito dal pubblico senza fini di lucro. In quasi sei anni quel referendum non ha avuto alcun esito: le bollette sono cambiate solo in superficie e non esiste una legge che obblighi i Comuni a “ripubblicizzare” il servizio. La legge di iniziativa popolare di cui oggi sta venendo discussa una versione modificata è stata depositata nel 2007, sostenuta da 400.000 firme. Riporto la sintesi da un volantino originale della
È doveroso esprimere un plauso a tutto il personale del Pronto Soccorso della Struttura Ospedale Civile di Locri, con un ringraziamento particolare al Dr Di Martino Paolo ed alla Infermiera Signora Macrì Teresa. Il Medico, in data 5.m., intervento in Pronto Soccorso n. 27469 del 2017, con professionalità, cortesia ed un sorriso - che non guasta mai - ha provveduto a quanto di competenza, in uno con i restanti Professionisti dell'Ospedale, e la mia consorte, fuori sede dal luogo di residenza, in vacanza sulla Costa dei Gelsomini, ha beneficiato delle cure del caso che sono state provvidenziali e risolutive. Il citato paramedico ha, successivamente, in data 7 c.m., mostrato piena disponibilità e cortesia nelle necessità a lei esternate. Sono, siamo grati e preghiamo la Struttura di voler consegnare i nostri ringraziamenti per quanto hanno fatto a tutto il personale interessato. Luigi Misuraca
Segreteria del Forum, che recita: “L’articolo 4 stabilisce i principi relativi alla gestione del servizio idrico, definendo tale servizio privo di rilevanza economica e sottratto ai principi della libera concorrenza, poiché persegue finalità sociali e ambientali di pubblico interesse”. Stiamo parlando ancora del 2007. Il Forum italiano dei movimenti per l’acqua, declinato territorialmente nei Comitati per l’Acqua Bene Comune, ha condotto i passaggi che hanno portato poi al referendum tenendo ben in mente i principi contenuti proprio nell’art.4. I tre quesiti referendari (poi ridotti a due) e la legge di iniziativa popolare facevano parte di una stessa strategia. Erano stati elaborati dai costituzionalisti per disegnare quel quadro, pur nei limiti di un referendum abrogativo. Nel corso della campagna il messaggio politico è stato questo: dal momento che riconosciamo l’acqua come un diritto umano inviolabile (e non come
un bisogno), la gestione dell’acqua deve essere pubblica; la gestione dell’acqua non deve generare profitto. Mi innervosisco a leggere quei passaggi in cui si ribadisce, in tono saccente e petulante, immagino anche soddisfatto per l’invenzione dell’acqua calda, che “l’acqua era ed è rimasta un bene pubblico” e che si discuteva quindi delle “modalità di affidamento del servizio”. I promotori del referendum non hanno mai pensato di spiegarlo diversamente, quindi non ci sono state “forzature” né si è mentito alle persone che erano, comunque, abbastanza lucide per capire che questo è uno di quei casi in cui la gestione della rete e l’erogazione del servizio sono condizionifondamentali per l’accesso al bene stesso. Forse bevono, invece, nelle pozzanghere, dacché ignorano questo passaggio. Si è arrivati quindi al referendum. continua Tonino Carneri
L’intervista
JACOPO GIUCA Il 9 dicembre il governo Oliverio compie tre anni. Come ha visto cambiare la Calabria in questo lasso di tempo e quanto ha influito la concordanza politica con il governo nazionale? La Regione è cambiata molto, anzitutto nella sua organizzazione. Da 16 dipartimenti generali siamo passati a 10, abbiamo imposto la rotazione dei dirigenti, commissariato e messo in liquidazione i carrozzoni che dirottavano i fondi pubblici verso le clientele d’affari spesso anticipando le sacrosante iniziative della magistratura, approvato la riforma che prevede almeno il 30% della rappresentanza femminile in ambito governativo, recuperato quasi tutta l’agenda comunitaria e avviato una nuova programmazione che ci ha permesso di effettuare la migliore spesa del mezzogiorno. È cambiato il reddito pro capite dei calabresi e mai come oggi c’è stata in Calabria una pianificazione nell’utilizzo di risorse importante come quella destinata alle infrastrutture. Sono infatti ripartiti i cantieri presso la diga del Menta, la Gallico-Gambarie e la ferrovia ionica, e abbiamo programmato il recupero della diga sul Lordo. Abbiamo attuato un piano dei rifiuti che ci ha permesso di differenziare il 40% degli scarti e di sgomberare i centri storici dalla spazzatura, realizzato un piano dei trasporti molto avanzato, che prevede l’integrazione tra il ferro e la gomma e una nuova organizzazione della mobilità con interventi sulle metropolitane di superficie delle grandi aree urbane. Abbiamo realizzato una legge urbanistica innovativa che ha fatto del “suolo zero” e della riqualificazione territoriale le proprie scelte. Prima del nostro arrivo non esisteva una politica di prevenzione e cura del territorio, ma oggi abbiamo le risorse per mettere in sicurezza le fiumare e abbiamo incrementato del 300% la produttività degli uffici dedicati. È stato finalmente realizzato un piano per la sicurezza delle scuole, ambito nel quale siamo diventati modello, e attuato una programmazione enorme in sinergia con il governo nazionale, senza l’intesa con il quale certamente non avremmo 9 miliardi da spendere per la nostra Regione. Si badi bene però a non intendere questa intesa come una sinergia di potere, ma come una sinergia operativa nell’interesse della nostra Regione. Mi pare un dato in grado di dimostrare la capacità del presidente Oliverio di bonificare, riorganizzare, programmare e aprire una nuova fase politica per la Regione. Con la riqualificazione della ferrovia ionica, alla quale accennava poco fa, sta migliorando la mobilità locale, ma lunedì mattina l’Associazione Ferrovie in Calabria ha denunciato la concreta possibilità che vengano soppressi nuovi treni a lunga percorrenza diretti nella nostra regione. Perché c’è questa difficoltà a dialogare con Rete Ferroviaria Italiana? Abbiamo già acquistato nuovi treni e previsto l’investimento di 500 milioni nel rifacimento della ferrovia ionica, che sarà oggetto di un intervento che non si effettuava dai tempi di Cavour. La spinta sulla mobilità locale, comunque, non ci impedirà di opporci e anzi di impedire le scelte di RFI che riterremo lesive per la nostra regione e per i nostri cittadini. La nostra programmazione, infatti, non ci lascia tranquilli: restiamo consapevoli delle condizioni in cui versa la Regione e sappiamo bene che è quella nella quale c’è meno volontà a investire. Di recente ha affermato che Oliverio è intervenuto sulle aree portuali e turistiche dopo 40 anni. A proposito di aree portuali: Gioia Tauro può essere considerata la prima Zona Economica Speciale d’Italia? La ZES è ormai realtà a Gioia Tauro ed è proprio dove ci serviva davvero. Dobbiamo infatti considerarla parte di un progetto di valorizzazione del porto non del reggino, o della Calabria, ma del Mediterraneo, del Mezzogiorno, dell’Europa. Se noi avremo la capacità di fare di Gioia Tauro il porto commerciale dell’Europa avremo la possibilità di far crescere la Piana e tutta l’area retroportuale. Durante Cantiere Calabria Claudio De Vincenti raccomandava di non “diluire” troppo la ZES. Questo significa che la Locride non farà parte di quella di Gioia Tauro? La Locride non sarà ZES, ma beneficerà di interventi cuciti su misura per valorizzare le proprie vocazioni naturali. La Locride non è un porto. Ha il Porto delle Grazie e la Regione ha finanziato opere per migliorarlo proprio di recente, ma la Locride è anche bellezze paesaggistiche, naturali, beni culturali, arte, mestieri, tradizioni enogastronomiche… In quest’area
La Locride non è un porto, ma bellezze paesaggistiche, naturali, tradizioni enogastronomiche, mestieri, arte e beni culturali destinati a diventare patrimonio dell’UNESCO.
“ Sebi Rom
Questa settimana abbiamo avuto un lungo e interessante confronto con Sebi Romeo, capogruppo del Partito Democratico in consiglio Regionale, nella Locride per seguire da vicino la triste vicenda dei lavoratori Call&Call. Reduce dall’esperienza di Cantiere Calabria all’UNICAL, Romeo ci ha parlato di una Regione in crescita e di una Locride che potrebbe divenire una delle aree più floride d’Italia.
“La Locride non ha b di ZES per diventare
abbiamo una straordinaria concentrazione di chiese, cattedrali, monasteri… la storia della Magna Grecia che Oliverio vuole far crescere chiedendone all’UNESCO il giusto riconoscimento. Questa valorizzazione che punta su turismo e agricoltura potrebbe fare della Locride una delle zone più floride d’Italia, ma per realizzare interventi che ne cambino il destino bisogna pensare in grande e avere ambizioni, idee, progetti e lavorare senza interessi partitici. Questo territorio deve essere unito: abbiamo primi cittadini capaci, che devono tuttavia sviluppare un’idea comprensoriale per la quale ci si renda conto che solo facendo fronte comune si può invertire la tendenza. La Regione ha già individuato dei siti che si inseriscono in un progetto di investimento per il comprensorio. Si tratta di luoghi storici spalmati su tutta la Locride (Stilo, Caulonia, Bianco, Locri…) e che sono emersi da un confronto diretto con gli agenti del territorio. È in questa direzione che va anche la nuova filosofia del Distretto Turistico-Culturale. Allo stesso modo prevedere la possibilità che il Palio di Ribusa, il Borgo Incantato, il Kaulonia Tarantella Festival, il Roccella Jazz Festival per tre anni vengano inseriti in una programmazione, consente di avere una visione più lunga e di sottrarre le risorse ad appetiti che non mirano davvero alla crescita del territorio. Cantiere Calabria: perché la scelta di organizzarlo all’Università e, parafrasando Oliverio, che tipo di raccolto vi aspettate dopo la semina di questi primi anni? Nessuna amministrazione, prima di questa, ha avuto un rapporto così intenso con le università. Si tratta di un “amore” non privo di interesse, ma fondato su un protocollo che ha messo a disposizione dell’università calabrese ingenti
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Società
Solo facendo fronte comune si invertirà la passivizzazione delle masse
meo:
bisogno e un Eden”
Durante il nostro incontro con Sebi Romeo non si è parlato soltanto di politica, società e prospettive di crescita del territorio ma, grazie ad alcune riflessioni del nostro direttore editoriale Ilario Ammendolia (che riportiamo in grassetto), abbiamo avuto il piacere di riflettere con il capogruppo anche su democrazia, globalizzazione e le profezie di Pietro Ingrao.
Storicamente un territorio può andare verso lo sviluppo quando soddisfa tre condizioni: una democrazia partecipata, un progetto di crescita e la libertà. Nella Locride tutte queste condizioni mancano, perché non ci sono partiti organizzati né sindacati e la presenza delle associazioni è estremamente debole. Questa condizione potrebbe essere il frutto di una scelta ponderata, perché più debole è la democrazia, più facile è far emergere le singole persone. Ma, se si trattasse di una scelta, perché continuare a compierla nella consapevolezza che si andrà incontro all’ennesima sconfitta del territorio? È vero che si tratta di una scelta, ma non mirata a favorire le singole persone, quanto interessi che fanno emergere i singoli. Chi pensa di costruire una carriera sull’individualismo, tuttavia, è destinata a cadere in tempi brevi se non comprende che in politica si può entrare solo con l’intento di fare l’interesse della collettività. Quando sono diventato segretario provinciale del PD, ad esempio, ho chiamato compagni giovani ad assumere ruoli importanti all’interno del mio partito e la stessa cosa ho fatto anche quando sono approdato alla Regione o alla Città Metropolitana. Questo perché ho sempre creduto che il progetto, la partecipazione e la democrazia siano gli aspetti indispensabili alla buona riuscita di ogni piano politico, eppure mi rendo conto che tali realtà sono di difficile realizzazione nella Locride. Il nostro comprensorio, infatti, paga due volte il fallimento del progetto della sinistra nel mondo: viviamo in un’epoca in cui lo stato sociale inteso come il compromesso tra le forze del capitale e del lavoro non esiste più, la globalizzazione è divenuta finanziarizzazione e i corpi intermedi (i sindacati, le associazioni di categoria, i partiti) sono stati spazzati via. C’è stata una destrutturazione della democrazia che nel nostro comprensorio ha favorito forze come i poteri criminali
Effettivamente tra le ultime due riunioni del Consiglio sono intercorsi 70 giorni, ma bisogna considerare che tra giunta, consiglieri e commissioni nessuno si è preso effettivamente più di una settimana di vacanza. Non è solo calcolando la distanza tra due riunioni del Consiglio che si dovrebbe parlare di ferie e, comunque, pur avendo fatto davvero meno riunioni rispetto a quante fatte dalla passata legislatura nel medesimo lasso di tempo, bisogna considerare ciò che è stato realizzato. Abbiamo infatti stilato più leggi e di migliore qualità, che denotano una maggiore scrupolosità nel nostro lavoro. Non ho la pretesa di descrivere i consiglieri comunali come uomini di fatica che sono costretti a tenere un fazzoletto in mano per detergersi il sudore dalla fronte, ma non voglio nemmeno piegarmi
risorse. Per questo, organizzare Cantiere Calabria all’UNICAL è stata una scelta simbolica, perché ha rappresentato l’approccio e la considerazione che abbiamo per il mondo universitario, ma non formale, perché non si è trattato di una semplice convention, ma di una tre giorni di confronto tra forze produttive, sindacali, sociali, dell’istruzione, degli enti locali, che ha ricordato con quanta fiducia la nostra Regione possa guardare al futuro. Un approfondimento durante il quale gli agenti si sono confrontati sulle cose fatte, la semina, e hanno parlato dell’apertura della seconda fase amministrativa, il raccolto, senza interpretarlo come un principio di campagna elettorale. La scorsa settimana il Consiglio Regionale si è riunito per rinnovare le cariche dell’Ufficio di Presidenza. L’esito della votazione ha premiato Nicola Irto e ribadito la crisi del centrodestra calabrese. Come spiega questo andamento politico? Il Partito Democratico, in ambito regionale, ha fatto tre scelte: Irto, Ciconte e Neri, puntualmente eletti. Il centrodestra, invece, non è riuscito a dare un’indicazione unitaria e ha finito con il dividersi. Da qui l’individuazione di due minoranze: NCD, che ha eletto Gentile e Forza Italia, che avrebbe voluto eleggere Ferro e Tallini finendo col non nominare nessuno dei due ma, anzi, indicando come questore eletto alla minoranza Graziano. Una frammentazione che non ci rende contenti, perché avevamo chiesto al centrodestra una posizione unitaria delle minoranze che ci avrebbe permesso di confrontarci in maniera più diretta con loro. La riunione del Consiglio si è accompagnata alla polemica delle interminabili ferie della giunta. Come mai questa pausa tra le riunioni?
o coloro che si sono arricchiti e che minano le possibilità di progresso della nostra terra. Ecco perché invito all’unità nell’affrontare la questione Call&Call e credo che della stessa unità avremo bisogno per contrastare efficacemente il referendum secessionista del 22 ottobre. Un impresa di questo tipo non può essere portata avanti dal singolo, ma dall’intera classe dirigente di concerto con il popolo. È per questa mancanza di coesione che il contrasto alla ‘ndrangheta, così forte, netta e radicale, non dà i frutti sperati e che la legge per lo scioglimento dei comuni non riesce a impedire le infiltrazioni negli enti locali. Che il problema di fondo ci sia è fuor di dubbio, e lo si comprende anche analizzando il nostro modo di esercitare la democrazia che, considerato il nostro essere discendenti diretti della Magna Grecia, dovrebbe avere tutta un’altra intensità. Durante gli incontri politici, infatti, abbiamo constatato sempre la totale mancanza di dissenso. Questo è accaduto di recente con un intervento di Mario Oliverio durante il quale abbiamo visto annuire le stesse identiche persone compiacenti durante l’ultimo convegno che Scopelliti ha tenuto nel territorio prima dello scioglimento della sua giunta. Questa condizione si verifica perché, se è vero che al calabrese bisogna parlare in termini chiari, è pur vero che non gli è stata data la possibilità di avere voce in capitolo, condizione che fa sì che il popolo continui a vedersi solo nell’affrontare i problemi che lo affliggono. Per invertire la tendenza non sarebbe il caso che la giunta regionale dia voce a chi non ne ha e lotti al fianco del popolo? Il progetto d’urto della Locride perseguiva proprio questo scopo: non pretendere ciò che non avevamo, ma rimettere in moto un popolo che non ha più la forza di reagire perché afflitto da una rassegnazione sulla quale fanno affidamento i poteri forti e la ‘ndrangheta. Una tendenza che vorremmo invertire anche con
la manifestazione del 22 ottobre. Una tendenza, quella di cui parlate, figlia di un desiderio di omologazione che si accentua quando ci sono condizioni di bisogno e di difficoltà. Sbaglia sia chi la pratica sia chi l’asseconda, perché non è utile a nessuno e manifesta un deficit culturale forte che tradisce un modo di interpretare la politica. Questa condizione si è verificata a causa di tutti coloro che, raggiunte le posizioni di potere, hanno preteso di barcamenarsi scoprendo il fianco a chi voleva approfittarne. Una condizione diffusa non solo da noi, ma in tutto il Paese. Questo si traduce in un atteggiamento di sottomissione nei confronti dei governanti da parte di una grossa fetta d’Italia. Da quando sono capogruppo del PD ho decuplicato i compagni di classe, sono cresciuto con non so quante persone e sono sicuro che non sarà più così quando avrò terminato i miei incarichi. Questo atteggiamento, che spesso si traduce in clientelismo, ha fatto perdere fiducia nella politica alla cittadinanza e prodotto meno partecipazione e, soprattutto, meno esercizio della democrazia. In un territorio marginale come questo, il problema, naturalmente, si amplifica. Nonostante la nostra intensa attività nella Locride dobbiamo fare fronte quotidianamente alle difficoltà derivate dall’isolamento di questo comprensorio, che per essere recuperato richiede un intervento tanto forte e diffuso quanto scarso è l’impegno in questa direzione da parte degli enti locali, dei partiti ormai scomparsi, dei consiglieri regionali, dei giornalisti e così via. Siamo di fronte alla passivizzazione delle masse teorizzata da Pietro Ingrao negli anni ’80 con “Masse e potere”. Un peccato che nessuno lo abbia ascoltato all’epoca… Del resto, lui era solo un comunista che parlava alla luna. Jacopo Giuca
In questi tre anni abbiamo realizzato moltissimo e grazie a una speciale intesa con il Governo nell’esclusivo interesse della Regione, abbiamo le risorse per fare ancora di più.
al luogo comune degli scansafatiche. Si sente parlare con insistenza di nuovi cambiamenti interni alla giunta e, da più parti, si vocifera addirittura di un vero e proprio rimpasto costituito, ancora una volta, da tecnici. Ma Oliverio è davvero così allergico a chi si è formato nei partiti o i tecnici sono ciò di cui la Calabria ha bisogno? Non parlerei di allergia, anche perché ritengo che pochi rappresentino la politica come la rappresenta il governatore. C’è piuttosto una valutazione su questa fase amministrativa che ritengo perdurerà fino alle elezioni politiche. Detto ciò Oliverio ha dimostrato consapevolezza per ciò che servirà nella seconda fase amministrativa e sicuramente agirà per il meglio del nostro territorio.
CULTURA
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La sidernese Antonella Trifiletti è miss riviera dei gelsomini 2017 E' la splendida sidernese ANTONELLA TRIFILETTI la neo "Miss Riviera dei Gelsomini 2017". Sul podio salgono ALESSIA MUSCOLO da Bovalino (2º Posto) e la gioiosana KIMBERLY JERINO' (3º Posto). E' questo il verdetto della Seconda Edizione di un concorso di bellezza locale che, per la mole di gradimento ottenuto, si appresta a diventare un appuntamento fisso dell' estate sidernese. Svoltasi Lunedì sera a Siderno in una bellissima Piazza Portosalvo ornata a festa, Miss Riviera dei Gelsomini ha visto sfilare quattordici ragazze di livello, accuratamente selezionate, provenienti dall’intero comprensorio della Locride. La manifestazione, ideata da Carmelo Scarfo' con il contributo dell'Amministrazione Comunale, ha registrato un grande successo di pubblico mostrando un palcoscenico ricco di varietà, che condotto dal versatile giornalista di Telemia Pino Gagliano e dalla bellissima Chiara Carnevale, ha ospitato diversi artisti tra cui la bravissima cantante reggina Micaela Foti, seconda classificata a Sanremo Giovani. Ospite, tra i membri della giuria, la giovanissima "Miss Calabria Cinema" Alessandra Telli di Siderno, che appena rientrata dalle finalissime di Miss Italia, ha avuto l’opportunità di salutare la propria
cittadinanza e di raccontare con entusiasmo i momenti trascorsi durante questa importante esperienza. Il Presidente di Giuria Consigliere Giuseppe Figliomeni, in nome dello staff di Miss Riviera e dell’Amministrazione Comunale di Siderno, l'ha omaggiata con il premio speciale “Miss Riviera dei Gelsomini - Fascia Miss Portosalvo” : ' Ci viene dal cuore questo piccolo regalo per Alessandra il cui successo ha rappresentato un motivo di vanto e di orgoglio per Lei, per la sua Famiglia ma, di riflesso, anche per tutta la Città di Siderno.' Lo staff del concorso non nasconde il proprio entusiasmo per la riuscita dell’evento e porge i migliori auguri alle vincitrici ed a tutte le ragazze che hanno partecipato. Allo stesso modo ringrazia tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione della manifestazione: Oro & Oro, Hyundai Auto Albanese e Diano Viaggi, tutti di Siderno, per i premi messi in palio, Fiorenza Moda e New Look per gli abiti delle sfilate; Lucia Revolution per le splendide acconciature e Stefania Loccisano per il make-up; tutti gli sponsor e le collaborazioni tutte. L'augurio e' che Miss Riviera dei Gelsomini riesca a crescere negli anni e, diciamolo a gran voce, le premesse ci sono tutte.
Il Comune di Agnana premia i suoi studenti eccellenti Lo scorso 9 settembre, presso il Centro Polifunzionale "Stefano Sità" di Agnana si è svolto l'interessante e partecipato convegno dal titolo "La memoria del meridionalismo per un futuro consapevole", nell'ambito del quale si è tenuta la cerimonia di consegna delle borse di studio ai due studenti, residenti ad Agnana, risultati più meritevoli nel corso dell'ultimo anno scolastico. Dopo i saluti del sindaco Caterina Furfaro che, lo ricordiamo, già da tre anni rinuncia alla propria indennità di carica per incoraggiare gli studenti eccellenti del suo Comune alla prosecuzione degli studi, sono intervenuti lo scrittore Fortunato Nocera, tra i promotori della fondazione "Corrado Alvaro", il dirigente scolastico Vito Pirruccio e il consigliere regionale Sebi Romeo. A moderare il dibattito Gianluca Albanese. I lavori si sono conclusi con la consegna delle due borse di studio messe in palio dal Comune di Agnana: la borsa di studio alla Cultura e la borsa di studio alla Memoria delle Vittime dell'Unità d'Italia, rispettivamente consegnate alla giovane Emanuela Zappia, diplomata con 100 e lode al liceo linguisti-
co di Locri, e alla giovanissima Federica Troiolo, diplomata con 10 e lode all'istituto comprensivo Siderno-Agnana. L’istituzione di questi premi è stata concepita e varata dal Comune di Agnana su iniziativa del sindaco Caterina Furfaro, e prontamente raccolta dalla Giunta. Fiera e convinta sostenitrice del pensiero meridionalista, il sindaco di Agnana ha scelto di intitolare le due borse di studio a due nomi importanti di questo panorama: lo scrittore sanluchese Corrado Alvaro, che non ha bisogno di presentazioni e Angelina Romano. Quest'ultima venne
fucilata il 3 gennaio 1862, a Catellammare del Golfo, in provincia di Trapani, perchè accusata di "brigantaggio". "Chiunque verrà incontrato per le vie interne o per le campagne con provvigioni alimentari superiori ai propri bisogni o con munizioni di fuoco per ingiustificato uso, sarà fucilato" recitava l'articolo 3 di un editto speciale creato proprio per "reprimere" la resistenza dei lealisti borbonici. E Angelina doveva davvero essere un pericolosissima brigantessa, per essere messa al muro, con il viso ancora bagnato di pianto e "giustiziata". Angelina aveva 9
'U RUMÙRI DU SILENZIU
Siderno accoglie
portoghesi e polacchi
nell’ambito del progetto
Erasmus+ Approda nuovamente a Reggio Calabria il progetto Erasmus+ "A school for tomorrow's Europe". Le delegazioni portoghese, guidata dal comune di Barcelos e polacca, guidata dal comune di Chorkowka, stanno visitando alcune scuole del territorio della Città Metropolitana per confrontare i sistemi educativi dei rispettivi paesi di provenienza con il nostro sistema scolastico, focalizzando l'attenzione in particolar modo sulle strategie adottate per la soluzione del Dropout e della dispersione scolastica. Sotto la guida del dirigente scolastico del Liceo Artistico "Preti Frangipane", Albino Barresi, e dei docenti dell'istituto, scuola polo del progetto, sono stati avviati i lavori con una visita di studio presso l'istituto Carducci - Da Feltre di Reggio relativamente alle scuole primarie e secondarie di primo grado. Seconda tappa delle delegazioni è stato l'Istituto Marconi di Siderno, diretto da Clelia Bruzzì, la quale ha illustrato l'offerta formativa degli
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istituti ad indirizzo tecnico. Le delegazioni sono state ricevute presso la sala consiliare del Comune di Siderno dal sindaco Pietro Fuda, che ha evidenziato l'importanza di tali scambi e che, da quando è primo cittadino, avverte la viva partecipazione della scuola alla vita civile della Locride poiché nella scuola c’è il desiderio di progettare qualcosa di diverso e la volontà di far crescere il nostro territorio attraverso i suoi studenti. Fuda ha inoltre sottolineato che le nostre scuole stanno crescendo: con fatica, sudore e straordinaria passione, stanno dando il meglio di sé, affinché, nel medio e lungo periodo, le nuove generazioni possano raccogliere ciò che oggi molti dirigenti scolastici e decine di professori stanno seminando. Nei prossimi giorni le delegazioni portoghese e polacca visiteranno altre realtà scolastiche di ogni ordine e grado e avranno modo di confrontarsi direttamente con dirigenti scolastici, professori e alunni.
'U rumùri du silenziu, 'i 'nu poveru cristianu, vecchjiaregliu e malandatu, chi non avi nenti 'i sanu. 'U rumùri du silenziu, 'i cu' esti 'bbandunatu, 'nta 'nu spiziu o 'nu 'spitali, senz' 'e faci 'nu rihjàtu. 'U rumùri du silenziu, 'i 'na vìduva curcàta, chi 'nto lettu spett' 'e torna glià perzùna tant'amata. 'U rumùri du silenziu, 'i 'na mamma chi perdiu 'nu figghiolu prim' 'e nesci, prim' 'e vidi 'a luci 'i Diu. 'U rumùri du silenziu, 'i 'na duci figghjioleglia, chi nescìu 'nta chistu mundu, senz' 'e sapi ch'è orfaneglia.
'U rumuri du silenziu, 'i cu' parti militari e 'nta guerra preg' a Diu, pemmu poti rincasari. U rumùri du silenziu, 'i cu' campa cu 'nu pisu, pecchì senti la mancanza 'i 'na vuci, 'i 'nu sorrisu. 'U silenziu, pari stranu, ma esti propriu 'nu rumùri; 'nu rumùri 'i sufferenza, 'nu rumùri di dolùri. Giovanni Ruffo
Bartolo a Sant’Ilario: «È nostro dovere accogliere chi è in difficoltà» Il racconto di Pietro Bartolo è dolente, commosso e pure denso di speranza. È un pugno allo stomaco per le parole, accompagnate da immagini agghiaccianti, sul Mediterraneo che restituisce corpi inanimati, ma è anche il racconto delle vite sottratte alla morte, delle nascite, della fiducia. Pietro Bartolo, medico di Lampedusa, porta d’Europa, e crocevia di destini, sabato 16 settembre è stato ospite a Sant’Ilario per un incontro di riflessione e approfondimento sulle disperate fughe di massa da paesi in guerra. «Aiutare e accogliere chi è in difficoltà è un nostro dovere. Un nostro preciso dovere. Non possiamo e non dobbiamo voltarci dall’altra parte, non sono numeri, sono persone» ha detto Bartolo in uno dei tanti passaggi intensi e appassionati del suo intervento, accompagnato da foto e video inediti. «Ci sono immagini che rimarranno per sempre impresse nella mia mente, come quella del primo sacco nero che ho dovuto aprire per l’ispezione cadaverica, un compito terribile. Ho pregato che non fosse un bambino, invece purtroppo era
un bambino, un piccolo di due anni, il cui ricordo angosciante torna di continuo. Ogni volta che mi portano dei sacchi per l’ispezione ci giro intorno, cerco di rimandare, di prepararmi, ma è sempre un colpo al cuore». E ha concluso: «Costruiamo la pace, costruiamo ponti per avvicinare i popoli, per diventare davvero fratelli. Siamo tutti uguali, esiste una sola razza, quella umana». La serata, condotta da Maria Teresa D’Agostino, si è aperta con “Family reunion”, l’intenso Storytelling di Fulvio D’Ascola che ha ripercorso le storie delle prime migrazioni italiane, di Malcom X e Martin Luther King, dei conflitti razziali, delle nuove migrazioni, con le suggestioni delle canzoni di musicisti come Ray Charles, Bob Marley, Youssou’n Dour e tanti altri. Subito dopo, il giovane Kader Diabate, dello SPRAR di Camini, ha letto un messaggio di benvenuto per il dottor Bartolo e lasciato spazio agli interventi delle istituzioni locali ospiti della serata.
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BRIGANTESSA SERENA IANNOPOLLO
A POLSI, NEL SEGNO DELLA CROCE l’abbraccio dei fedeli aggrappati sulla cavea di pietra. Elegantissimo nel contrasto tra la fascia tricolore e il completo blu elettrico, il commissario di San Luca è seduto in prima linea a seguire la funzione. Sfavillante di rosso crociato, il Vescovo intona la sua predica ispirata: parole che ruscellano nei cuori come acqua di sorgente, scavandovi solchi affettuosi. Monsignor Oliva ricorda l’importanza della croce, l’albero della vita, quella di parole come Perdono e Riconciliazione, mentre riempie gli schermi luminosi dei cellulari e delle macchine digitali, che non si
fermano un attimo. Il piccolo mondo antico di Polsi, turgido avamposto di fede che fluttua nell’oblio di un universo ancora “fuori campo”, viene ingoiato nelle pance capienti delle schede di memoria e trasmuta, diventando infine raccontabile. Ma, in questa liturgia dell’apparire, c’è chi dice no: una anziana signora, rugosa sentinella di un passato 1.0, ha poggiato per terra la cesta di pane, trasportata fin là sulla testa, in attesa di farne dono alla Croce. «Non mi fotografati, non vogghiu!» ammonisce stizzita i calabroni che le volano intorno col pungiglione sguainato pronto a colpirla. Qualche insensibile la pungola alle spalle, altri la falciano dall’alto della cavea, immortalandola a raffica con il teleobiettivo. La sua è una partita persa, imbrigliata dai pixels, troppo rapidi a ghermirla. Ma lei ci crede, ed è bellissimo scoprire come ci sia ancora qualcuno che difende con così tanto puntiglioso orgoglio la propria immagine, nella cornice di queste splendide montagne. Anton Francesco Milicia
I FRUTTI DIMENTICATI
A CURA DI ORLANDO SCULLI E ANTONINO SIGILLI
Mentha viridis Auct. / Famiglia Lamiacee
Menta al bergamotto Le varietà della menta sono numerosissime e a parte quelle che vengono coltivate da migliaia di anni nei giardini e negli orti , esistono quelle che appartengono alla stessa famiglia e sono diffusissime nelle campagne, nei terreni però non certamente argillosi ma con basso tenore d’argilla, umidi o non completamente aridi. Lungo i ruscelli o nelle aree ripariali, cresce in abbondanza la menta acquatica, ma nei terreni meno ricchi d’acqua possiamo trovare il mentastro, il pulegio o la nepitella che appartengono pure esse alla grande famiglia delle mente. Naturalmente quando si parla di menta , il pensiero va a quella che si coltiva negli orti, nei giardini dove però bisogna delimitarla in maniera efficace in spazi precisi, perché essa tende a diffondersi con estrema facilità. Infatti basta che un suo rametto si adagi per terra che esso in pochi giorni . emette delle radici, da cui ripartano altri polloni che continuano l’espansione. Era molto diffusa in tutti gli stati dell’area della mezzaluna fertile, ossia l’Egitto, Medio Oriente e Mesopotamia. Era presente nei kepos egiziani, che erano abbelliti da piante ornamentali, ma anche da quelle ortive e da frutto. Naturalmente nella Mesopotamia, dai Sumeri ai Babilonesi essa era
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Dei Santi, dei cornuti e delle salsicce
14 settembre. La croce della montagna. Entri nel pentolone gorgogliante di preghiera che è il Santuario di Polsi, stordito dai canti e dal colpo d’occhio dei fedeli che affollano la chiesa. Immagini una croce imponente ma quasi non la vedi, contornata dalla gente che le rende omaggio e dai “calabroni” – otturatori dell’attimo – che la pungono a ripetizione coi loro presuntuosi obiettivi. Difficile descriverla: troppo grande è il simbolo perché la piccola realtà dei suoi scintillanti metalli preziosi riesca raccontarne i misteri. E di segreti ne ha tanti, una croce che è riuscita ad accaparrarsi il fegato dell’Aspromonte, da oltre mille anni, per filtrarvi gli umori sacri e profani della gente di montagna, fino a farlo diventare quel luogo specialissimo che è Polsi. Fuori, nella confusione dei tipi umani, molti
sono impegnati a tappezzare di scatti cose e persone, con macchine sofisticate o anche con i cellulari. Ti accorgi così come i protagonisti e i comprimari della festa siano ormai assuefatti al vizio dell’apparire: il duo zampogna e ciaramella, che diventa la star del sagrato; i ragazzi con l’organetto e i tamburelli, che danno vita ai balli alimentando il frenetico alternarsi dei danzatori e degli scatti; ma anche la gente comune, con un patrimonio di singolarità, di dettagli, di pose naturali da imprimere nell’occhio indiscreto. Anche gli uomini di chiesa, lo stesso Vescovo, non si sottraggono al rito nascosto nel Rito, diventando complici di questo infinito gioco di specchi. Nessuno protesta quando un “calabrone” ronza vicino, tutti vogliono in qualche modo diventare testimoni di questa giornata e rimbalzare vorticosamente sui social, su Instagram, madre dell’Istante: si godono, quasi pretendendolo, il loro effimero ruolo di protagonista. Arriva l’ora della messa all’aperto; la croce viene portata in processione per ricevere
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presente in ogni giardino, ma anche negli orti e sicuramente era presente nei giardini pensili di Babilonia. Le donne egiziane ne facevano uso per rendere fragrante l’acqua dove s’immergevano per il bagno ,e sicuramenti in tutte le civiltà della Mezzaluna Fertile veniva praticato lo stesso uso; infatti immettendo foglie e steli di menta e petali di rose l’acqua diventava pervasa di un leggero profumo dato dalle foglie di rosa e di una forte fragranza dovuta alle foglie di menta . Il principio attivo più importante della menta è il mentolo, che è
antisettico , antispasmodico ed antibatterico e cura bene le malattie della gola e del cavo orale. La menta è efficacissima nella cura della stomatite con sciacqui di un infuso ottenuto versando acqua bollente su una manciata di foglie fresche poste in una tazza ; con essa si fanno anche gargarismi. Nella medicina popolare la menta veniva usata per il mal di gola e per facilitare la digestione, mentre anche negli arrosti vengono usate le foglie di essa. In alcune regioni d’Italia, fra cui la Toscana, negli arrosti viene usata molto la Nepitella o Calaminta
Mentha. In riferimento alla menta qui presentata essa è particolarissima e rarissima in quanto è stata salvata miracolosamente una trentina di anni addietro da Benedetto o Nato Tuscano, abitante in contrada Stabile di Staiti. Egli ne aveva sentito parlare da molto tempo ed aveva saputo che si trovava nell’orto di una casa abbandonata come tutte le altre, in seguito all’alluvione del 1951, a Brancaleone superiore. Volle salvarla e dopo aver avuto le indicazioni precise andò e recuperò delle parti radicate e le piantò nel suo orto in contrada Stabile, di fronte alla sua casa; dedicò ad essa circa un metro quadro, difeso da una cintura di pietre piatte. Fu felicissimo, perché essa è particolare e meritava di sopravvivere. Infatti stropicciando le sue foglie si sente un forte odore simile a quello che si sprigiona dalla buccia di Bergamotto. Un’altra particolarità strana è costituita dal fatto che essa acquisisce la fragranza della pianta a cui essa è vicina. Lo scrivente si è preso l’impegno di diffonderla, portandola , fra l’altro alla dott. essa Luisa Palermo a Cosenza, impegnata a favore della biodiversità ed ella , riproducendola, la regala ai suoi amici, che l’apprezzano moltissimo.
Era una notte calma e afosa, la luna era al suo punto più tondeggiante. Era il 6 agosto del 2017 e sulla spiaggia da lontano si intravedevano danzatrici spirituali in cerca di respirare aria piena di luna, e di ringraziare la natura per ogni cosa. Quell'aria carica di energia mi spinse a unirmi al gruppo, e in un attimo ero parte di tutto, e arrivò anche per me il momento di chiudere gli occhi e svuotare la mente, lasciandola vagare dove meglio volesse... e fu così che fui spinta nel passato... a un 7 agosto di 157 anni fa: mi trovavo a Napoli e vedevo varcare la soglia un losco figuro venuto dalle Americhe, dove era stato un mercenario, ora ingaggiato dagli inglesi per portare scompiglio in un regno tanto scomodo. Quella data fu molto importante, ecco perché mi trovavo li, per assistere al patto stipulato da codesto Garibaldi (o menzarecchia, o cunnuto, ecc.) con la camorra che lo avrebbe accolto a braccia aperte per ottenere molti favori in cambio di protezione e un lascia passare. Il famoso patto stato-mafia nasceva allora, e ancora adesso chi vuole diventare mafioso deve invocare il nome di questo cornuto. Io fissavo la scena dall'alto, e vedevo mani stringersi, scambi di baci al sangue, e vedevo un lago di sangue nei secoli a venire per tutta la penisola, ma soprattutto per la parte a sud. Il mio spirito si riempì di tristezza perché avevo finalmente riempito il puzzle coi pezzi che mi mancavano per realizzare il nefasto progetto ai nostri danni. E mi dimenai per tornare ai miei giorni... giorni festosi, giorni Santi. Ma una puzza inondava Siderno: erano le salsicce! Siderno era diventata una grossa salsiccia alla griglia! E del ringraziamento alla Madonna di Portosalvo, neanche l'ombra.
ConVersando.. Rubrica di enologia a cura di Sonia Cogliandro
L'amore per l'enogastronomia alla Convention d'Autunno delle Città del Vino I sindaci delle Città del Vino sono tornati a riunirsi per la Convention d’Autunno delle Città del Vino, organizzata dall'Associazione Nazionale Città del Vino, nelle fertili terre dell’antica Krimisa, tra Torre Melissa, Cirò e Cirò Marina, dal 21 fino ad oggi, domenica 24 settembre. Un brindisi di benvenuto “Al Salone del Vino e del gusto” a Torre Melissa ha aperto il convegno a cui hanno fatto seguito tre giornate intense per conoscere le iniziative relative all’agricoltura vinicola, ai vini autoctoni e anche per scoprire le bellezze patrimonio degli antichi borghi. Kermesse simbolo dell’evento è stato l’appuntamento di venerdì 22 settembre: il Simposio sul Turismo enogastronomico, un’occasione in linea con la tendenza del momento secondo cui il vino e la sua scoperta diventano il perno principale del viaggio. Il centro Alikìa di Cirò Marina è stata sede di discussione relativa alle “Città d’arte” e al modo in cui l’enogastronomia sia uno strumento per fare dei territori nuove destinazioni turistiche. Punti successivi, ma non meno importanti, hanno riguardato le iniziative agricole, il PSR basato sul FEASR, Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale, strumenti comunitari che mirano ad accrescere la competitività al livello agricolo e incentivano le Regioni a finanziare i progetti agricoli per lo sviluppo delle aree rurali. Il tutto si è stagliato sul tentativo di accompagnare lo sviluppo agricolo con l’attenzione per l’ecologia, il clima, i territori, il pericolo di dissesti idrogeologici. Nello stesso giorno, parallelamente ai temi dibattuti nell’appuntamento del mattino, sono stati presentati i saggi “Il Cuore della terra” di Nicodemo Olivero e “Prevenire e Curare mangiando” di Ercole De Masi. Il programma terminerà con l’Assemblea Generale dell’Associazione Nazionale Città del Vino che si pronuncerà su temi cari all’Associazione: il turismo del vino, il piano regolatore delle Città del Vino, la valorizzazione dei vitigni autoctoni e gli eventi e le iniziative del 2018. Un programma ricco di appuntamenti e interventi di personalità di spicco, come quello di Elisabetta Gregoraci, vera e propria ospite d’onore, e della giornalista Roberta Morise. Quattro giorni all'insegna dell'amore per l'enogastronomia e per il nostro territorio che trova nella produzione del vino una delle sue punte di maggiore orgoglio.
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Un calciatore Criscitiello! Gianni Albanese, da Caulonia, finisce negli studi di “Calcio Mercato”, nota trasmissione del canale Sportitalia, con il conduttore Michele Criscitiello.
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Poli politici Antonio Ferreri, in questo scatto in compagnia dell’amico Coniglio, di Pazzano, posa con il concittadino di quest’ultimo, Luigi Sbarra, membro della segreteria nazionale della CISL.
Blu notte Abbiamo pizzicato Rosario Rocca e Franco Candia mentre indossavano la nuova divisa del comitato dei sindaci dall’assopente colore blu notte.
Un poltrona per tre Domenico Longo, ex tronista di “Uomini e Donne”, si lascia ritrarre in compagnia di due amici sidernesi: Franco e Gennaro.
Agnana Canolo: X Restano amiche, nonostante la rivalità tra i due comuni, il sindaco di Angana Caterina Furfaro e l’imprenditrice di Canolo Laura Stilo.
La Riviera al muro Tre artiste forestiere, giunte a Siderno Superiore per partecipare all’iniziativa “Porte Pinte”, mettono con le spalle al muro il nostro giornale per poterlo leggere tutte insieme appassionatamente.
Usiamo la testa Gianni Carabetta, con il figlio Memmo sono indubbiamente stati tra i protagonisti dell’estate locrese. Ma la notorietà non li ha certo fatti lesinare sulla sicurezza!
A suon d’autunno Torna a trovarci i redazione Alfredo, che annuncia con orgoglio l’avvio dei DJ set invernali in collaborazione con Carlo Kroosta Scordo!
50 anni dorati Francesco Martino e Ildea Asprea hanno recentemente raggiunto l’invidiabile traguardo delle nozze d’oro! Un grande abbraccio a loro e a tutta la famiglia da parte della redazione!
Direttori artistici a confronto Rendiamo omaggio ai direttori artistici dei due eventi musicali di punta dell’estate locridea: Vincenzo Staiano, che ha coordinato un’altra memorabile edizione del Roccella Jazz e Mimmo Cavallaro, mattatore del Kaulonia Tarantella festival
50 anni fatati Vincenzo Reale e la moglie Carmela hanno compiuto a fine agosto cinquant’anni di matrimonio. Anche se con colpevole ritardo, allo storico vigile di Siderno e alla sua famiglia vanno i migliori auguri!