LA CONTROCOPERTINA
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DOMENICA 4 OTTOBRE
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LE DICHIARAZIONI
“Esprimo tutta la mia soddisfazione (anche perché ero un po’ “tifosa”) per l’esito del concorso di idee finalizzato ad individuare due personalità cui intitolare il Palazzo Storico della Provincia di Reggio Calabria e il Palazzo della Cultura della Provincia di Reggio Calabria. Difatti, il primo porterà il nome di Corrado Alvaro ed il secondo quello di Pasquino Crupi. bUna scelta che equivale ad una sorta di percorso tra chi la nostra cultura l’ha elevata al massimo e chi l’ha studiata, raccontata e fatta storia”
M. ALESSANDRA POLIMENO Consigliere Provinciale e Consigliere “Fondazione Corrado Alvaro”
CASA DELLA CULTURA DI REGGIO CALABRIA FINALMENTE INTITOLATA A PASQUINO CRUPI
Pasquino Crupisi prendeva gli osanna di tutti. Ma non prendeva voti Il FRANCO CRINÒ
voto d’opinione da noi non esiste. Ce ne siamo convinti tutti, da tempo, ma questa cosa mi è “tornata” ora, nel voler rendere omaggio a Pasquino Crupi in una maniera diversa, più ruvida ma più vera, più onesta, più forte. Cosa voglio dire? Pasquino Crupi desiderava farsi eleggere consigliere regionale o parlamentare, ma non ebbe successo in nessuna delle sue candidature (eccetto la volta che conseguì una discreta percentuale di voti, infruttuosa ai fini dell’ingresso in Regione, come Presidente indicato da Rifondazione Comunista). Pasquino aveva tutto per poter ottenere ruoli importanti in politica: una grande cultura, tanto spazio in quel mondo (paradossalmente, rispetto alla sua formazione intellettuale, ne aveva di meno all’università), le infinite pubblicazioni e ricerche, l’impostazione meridionalista, un’esistenza fatta di relazioni e solidarietà umana,
la lealtà di chi porta e vuole rispetto, la competenza. Sì, la competenza (il tema è come stare nelle istituzioni), perché aveva svolto, e bene, ruoli primari nel suo Comune. Era stato sindaco di Bova Marina e, negli enti, Presidente di unità sanitaria locale del melitese (come si chiamava allora) e componente delle commissioni dell’Istruzione della Regione. Pasquino Crupi, uomo di scuola (la prima cosa alla quale si dedicava), sapeva tenere un rapporto intenso con gli studenti. Ed era i loro voti che prendeva, oltre a quelli delle relazioni politiche che teneva nel partito (agiva da socialista, definiamolo così, … in maniera “omnicomprensiva”). Non conquistava, invece, i voti che dovevano essere il riconoscimento della grande dimensione qualitativa che gli apparteneva, la possibilità di essere un rappresentante istituzionale che fa leggi e compie atti di governo proiettandovi la conoscenza del territorio, la “lettura” compiuta (tra storia, presente e futuro) dei bisogni della sua gente, con la quale dialogava e passava allegre giornate. Pasquino misurava la verità delle cose che aveva messo nei libri. Non realizzava l’aspirazione di essere eletto. Oggi nelle istituzioni ci stanno tanti… anche quelli “che non ti aspetti”, ma i risultati in democrazia vanno rispettati e, quindi, non è questo il punto. Tuttavia, persiste l’inutile lamentela che facciamo quando con-
sideriamo la rappresentanza (in buona parte) inadeguata o, comunque, non rappresentativa. Il tema l’ha riproposto, con il prestigio che ha, Giuseppe De Rita. Il braccio di ferro (specie di Renzi) con i “corpi intermedi”, la bocciatura senza appello della “casta”, l’incompetenza di larga parte della classe dirigente e i risentimenti, per quanto legittimi, della gente. E poi c’è la televisione che non dice tutto come dovrebbe e ci sono gli argomenti che richiamano la “crisi (o la morte) della rappresentanza”. Per farla rimanere in vita o “farla respirare bene”, i soggetti individuali e collettivi impegnati in politica debbono fare un “necessario, capillare e quotidiano lavoro sugli equilibri e sugli squilibri della nostra composizione sociale e delle nostre realtà locali…”. Pasquino Crupi andava controcorrente, ma non saltava mai la visita a Polsi (unico suo legame con la Chiesa, laddove viveva il suo particolarissimo tempo di religiosità laica a contatto con le radici cristiane della cultura popolare). Difatti, anche Pasquino “ascoltava e dialogava, ballava la tarantella e mangiava carne di capra, si avvicinava a quell’umanità sofferente e
gioiosa…” si identificava con Polsi, “metafora di un universo composito … che si vuole disgregare … non avendo la voglia di riconoscersi nella sua ricchezza e nella sua profondità…”. Era il suo modo di “leggere” la nostra terra grazie alla sua ricchezza e profondità. Non credo di fare blasfemia se riporto una battuta del recente spettacolo di Fiorello: “quando qualcuno ci lascia, ci dicono che sta in cielo per mano agli angeli … per tutti si dice così… bisognerebbe chiedere a ognuno, però, se preferiva rimanere tra noi…”. Pasquino Crupi doveva rimanere ancora quaggiù, e doveva starci a lungo e in salute, con la sua famiglia, i suoi studenti, i suoi amici, i suoi giornali. Doveva ancora poter frequentare tutte le sedi laddove riusciva a esprimere la sua sapienza in rappresentanza della gente. Viceversa, nella cruda realtà, oggi scontiamo l’amarezza per il solito cavillo burocratico che ha rimandato a lungo l’intitolazione a Pasquino Crupi del Palazzo della Cultura a Reggio Calabria.
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ATTUALITÀ
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DOMENICA 4 OTTOBRE
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GIUDIZIARIA
Imelda, l’accordo tra Locride e Piana per la droga
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ei giorni scorsi la Cassazione ha confermato le condanne per dieci imputati del processo “Imelda”, che sono stati giudicati con le forme del rito abbreviato. La sentenza della Corte d’Appello di Reggio Calabria dell’aprile dello scorso anno è definitiva e riguarda condanne per circa 80 anni di reclusione. Con l’operazione “Imelda” emerge uno spaccato criminoso “assai interessante” secondo gli inquirenti che hanno ritenuto di individuare un accordo tra le cosche di San Luca (Nirta-Strangio) e della Piana di Gioia Tauro (Ascone-Bellocco) con tale B.P. a gestire affari e amicizie, anche lontano dalla Calabria e dall’Italia. L’uomo, infatti, è da tempo al centro delle inchieste delle Procure calabresi: l’ultima ordinanza di custodia cautelare, quella “Overloading”, venne spiccata, all’epoca, dalla Dda di Catanzaro. Imelda è stata un’indagine fondata, soprattutto, sulle intercettazioni telefoniche. E, anche in questo contesto, a fare da mattatore è proprio B.P., che dispensa utili consigli: “Se ci sono problemi fermati a prendere un caffè! In dieci giorni spero che possiamo dare inizio al lavoro e tre o quattro volte al mese… Come tu prendi il malloppo vedi che ti senti meglio […] devi pensare che il minimo che ti becchi, ogni viaggio, nel giro di un mese dodicimila euro […] dodicimila euro devi lavorare un anno in pizzeria”. Il soggetto, presunto broker di livello internazionale, intratteneva rapporti in Germania, ma era capace di spostarsi con facilità verso la vicina Olanda, nonché di trattare alla pari con i cartelli sudamericani. Di concerto col noto narcotrafficante rumeno S. S., con il quale il signor P. avrebbe anche trattato cocaina proveniente dal Venezuela. L’inchiesta antidroga “Imelda” è stata eseguita da Gico e Scico della Guardia di Finanza: sono serviti oltre tre anni d’indagine alle Fiamme Gialle per stroncare un’organizzazione dedita al narcotraffico internazionale. Trentuno le ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip di Reggio Calabria, su richiesta della Dda, a marzo del 2011. Sono in tutto ventitré i chilogrammi di cocaina sequestrati dai militari nel corso dell’operazione: ventidue sono stati sequestrati presso l’aeroporto di Milano-Malpensa, mentre circa un chilo è stato rintracciato e sequestrato ad Aosta. La polvere bianca, infatti, proveniente dal Sud America, era destinata in particolare al mercato milanese e viaggiava anche a bordo di camion carichi di materiale destinato alle case di moda. Sarebbero stati, invece, circa centosessanta i chili consumati in frode. Oltre alla droga, è stata sequestrata anche una considerevole quantità di armi: nove pistole, una mitragliatrice, cinque silenziatori, diciotto caricatori e trecento munizioni. Da ultimo, infine, il sequestro dei beni, che ammonta a un totale di cinque milioni di euro: dieci immobili distinti tra terreni e fabbricati, quattordici automezzi, tra cui anche auto di lusso come una Aston Martin e una Porsche, tre ditte individuali, diversi conti corrente e polizze vita.
INTERESSANTE CONFRONTOTRA GIOVANNI CALABRESE E KLAUS DAVI
La forma e la sostanza dell'antimafia "O Patria o mafia", il convegno tenutosi a Locri sabato 26 settembre, è stato animato da un dibattito intenso spintosi ben oltre i luoghi comuni dell'antimafia di maniera
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convegno svoltosi a Locri, su iniziativa della locale amministrazione comunale, dal titolo "O Patria o mafia", è andato ben oltre i luoghi comuni dell'antimafia di maniera. Un pubblico attento e partecipe ha seguito quasi tre ore di dibattito intenso e mai noioso: già il titolo suggerisce qualcosa di diverso rispetto ai consueti schemi interpretativi che spiegano ben poco e sanno, invece, di discorsi vuoti, privi di senso e senza ipotesi di soluzione. Sul palco, oltre al sindaco di Locri Giovanni Calabrese, il presidente della Provincia Raffa, l’On. Nello Musumeci, Presidente della Commissione Antimafia della Regione Sicilia, l’On. Marcello De Angelis, Giornalista, Mons. Francesco Oliva, Vescovo della Diocesi di Locri – Gerace, Klaus Davi, massmediologo e Maria Teresa Criniti, giornalista, che ha moderato la discussione. Gli intervenuti hanno immediatamente affrontato il tema dei cartelli antimafia: per Klaus
Davi hanno un valore simbolico, non risolvono il problema, ma lanciano un segnale chiaro di grande impatto; il sindaco di Locri, invece, ha ribadito la sua contrarietà poiché tale cartello non risolve nulla né sul piano simbolico né sul piano pratico e va solo a rinforzare pregiudizi. Attorno a queste due tesi contrapposte, che non si sono mai incontrate, si è sviluppato un interessante dibattito che ha messo in luce che, nonostante tutto, ancora esiste la vera Politica: De Angelis, Musumeci e Raffa hanno analizzato la nostra realtà, andando oltre parole logore e ottimismo di maniera. I relatori hanno parlato di fatti e di prospettive: hanno raccontato l'impegno quotidiano, lontano dai riflettori, per la giustizia, per dare una mano ai tanti cittadini in difficoltà, facendo riferimento alla loro esperienza concreta di amministratori e di politici. Se il massmediologo rappresentava l'antimafia da salotto, fatta di chiacchiere che rischiano di coprire la realtà dei fatti, tutti gli altri hanno rappresentato l'antimafia della concretezza che parte
da una visione delle Istituzioni che, a sua volta, è la conseguenza di una precisa Etica. "O Patria o mafia" ha ricordato che esistono persone impegnate in politica che "credono", che hanno a cuore il futuro del Paese, che sono capaci di gestire denaro pubblico senza approfittarne. In modo particolare, ha colpito l'intervento di Nello Musumeci che non ha blandito il pubblico, ma che, invece, ha richiamato gli elettori alla loro responsabilità: il bene comune non è solo questione degli amministratori, delle forze dell'ordine o dei magistrati, ma di tutti i cittadini. Ecco, allora, che la questione mafia è inquadrata nella crisi della democrazia, nella debolezza del senso di appartenenza e di identità di un popolo che non sente più di abitare una patria e di far parte di uno Stato di diritto fondato su principi di civiltà: analizzare il potere delle mafie significa, pertanto, affrontare lo strapotere delle oligarchie, legali e illegali, che tolgono libertà e diritti alla maggioranza dei cittadini, significa andare alle radici dell'attuale struttura dello Stato e
della Cultura dominante. Monsignor Oliva ha ricordato che alcune forme di delinquenza hanno le radici nella povertà, nel sottosviluppo, in una subcultura che deve essere superata dall'istruzione e dallo sviluppo economico. Anche gli interventi del pubblico hanno evidenziato che vi è una coscienza diversa rispetto al passato circa le difficoltà che vive il Sud: la diagnosi dei nostri mali è sempre più chiara: vi è una nostra responsabilità, ma anche colpe gravi dei governi nazionali. Il convegno è stata l'occasione per rendersi conto che continua ad aumentare il numero dei calabresi che non si sentono gli unici responsabili dei mille disastri che segnano la nostra terra, che non si considerano incapaci e senza speranza, anzi provano sempre più rabbia e desiderio di impegnarsi con determinazione e speranza perché, forse, non c'è più tempo, perché non vogliono che la Calabria diventi un deserto, perché sono stanchi delle devastazioni della mafia e dell'antimafia di maniera. Giuseppe Giarmoleo
Strade sicure e Ponte sullo Stretto: la polemica sui trasporti accende i riflettori sul Sud In settimana è tornata attuale la Q questione trasporti nel sud Italia e non solo per l'Incontro Nazionale di CD, ma anche per alcune discusse dichiarazioni di Alfano.
uesta settimana, la visita a Catania del Ministro dell’Interno Angelino Alfano durante i festeggiamenti per San Michele Arcangelo, patrono della Polizia di Stato, è stata l’occasione perfetta per annunciare il nuovo avvio dei lavori utili alla progettazione e, si spera, alla realizzazione, del Ponte sullo Stretto di Messina. Dopo anni di tira e molla con la sinistra, ha affermato il Ministro dell'Interno, il partito del premier Matteo Renzi avrebbe finalmente compreso quanto strategico sia per il sud in generale (e la Sicilia in particolare), aprire un corridoio di alta velocità che permetta di ridurre drasticamente i tempi di collegamento con l'Europa. Le parole di Alfano, unitamente all'affermazione della scorsa settimana del sottosegretario alle infrastrutture Umberto Del Basso De Caro, hanno fatto credere a più di uno che il nuovo ciclo di progettazione del famigerato Ponte sullo Stretto stia per renderlo un'infrastruttura esclusivamente ferroviaria, un'elemento sul quale Alfano, anche in occasione della sua visita al capoluogo etneo, non ha voluto fare chiarezza. Ma ci sarebbe molto di più: il proclama (quasi) elettorale di Alfano ha trovato immediatamente secca smentita da parte del Ministro per le infrastrutture Graziano del Rio, che avrebbe affermato di non essere a conoscenza di alcun progetto in merito. Subitanea credibilità alle parole del Ministro dell'Interno hanno attribuito invece i membri della commissione trasporti del M5S, che non hanno esitato a criticare Renzi per questa libertà
concessa ad Alfano. L'attacco dei penstastellati, inoltre, si sarebbe concentrato anche sulla necessità di pensare alla sicurezza delle infrastrutture calabresi e siciliane prima di pensare all'edificazione di strutture faraoniche come quella del Ponte, una condizione reclamata anche da Legambiente Calabria metà settimana. E di sicurezza stradale, a onor del vero, alla Camera dei Deputati si parla grazie a una mozione presentata da alcuni deputati calabresi, che reclamano a gran voce l’ammodernamento delle Strade Statali 106 e 18. Dopo anni in cui parole vuote sulla pericolosità di questi percorsi e il chilometraggio davvero ridicolo della linea ferroviaria elettrificata calabrese si sono susseguite senza ottenere alcun tipo di ascolto, sembra che la presa di posizio-
ne di Bruno Bossio prima firmataria, Aiello, Battaglia, Censore, Covello, D’Attorre, Magorno, Oliverio e Stampo possa portare adesso a un cambiamento nella gestione del trasporto regionale, fermando (forse) la dismissione coatta delle stazioni ferroviarie joniche e potenziando le arterie stradali principali, dando un futuro al proseguimento dei lavori della variante della 106. Nella stessa nota, spazio anche per la salvezza dell’aeroporto di Crotone e un monito a vigilare dinanzi alla possibilità di infiltrazioni mafiose negli appalti per la sistemazione di queste opere. Adesso che l’A3 è davvero in dirittura d’arrivo, insomma, sembra finalmente giunto il momento di pensare a tutto il resto. Jacopo Giuca
La vendemmia
Sciancavini si è imposta una filosofia di lavorazione del vino che presta la massima attenzione a tutti i passaggi della filiera di trasformazione: dalla raccolta delle uve alla fermentazione, dalla vinificazione all'affinamento, dall'imbottigliamento alla commercializzazione di ogni singolo vino.
Sciancavini, la Calabria e la Sicilia in un bicchiere! n'aria che ha qualcosa dell'incanto e del predigioso quella d'autunno. Tempo di vendemmia, tempo di festa. Una festa che Sciancavini non si è lasciata sfuggire "celebrandola" mantenendo intatti tutti gli aspetti culturali e colturali di un lavoro faticoso ma che ben ripaga dispensando entusiamo in grappoli! Sciancavini si è imposta una filosofia di lavorazione del vino che presta la massima attenzione a tutti i passaggi della filiera di trasformazione: dalla raccolta delle uve alla fermentazione, dalla vinificazione all'affinamento, dall'imbottigliamento alla commercializzazione di ogni singolo vino. La scelta dell'azienda è di puntare sui vitigni storici tipici calabresi e siciliani. Fiore all'occhiello il Cirò, il vino più antico del mondo la cui storia risale al VIII secolo a.C. quando alcuni coloni giunti dalla Grecia approdarono sul litorale di Punta Alice e fondarono Krimisa (Cremissa), dove sorgeva un importante tempio dedicato a Bacco, dio del vino. Si narra che quello di Krimisa fosse il vino ufficiale delle Olimpiadi e che fosse raccomandato per le straordinarie virtù terapeutiche a chi volesse recuperare le forze dopo una lunga malattia. Oltre che dal maestoso Cirò, da Sciancavini puoi lasciarti deliziare dai sapori intensi e le note dolci e avvolgenti del Cabernet Sauvignon e dalle sfumature fruttate del Frappato, entrambi vitigni siciliani. Inoltre, quest'anno Sciancavini ha deciso di scommettere sul Nero d'Avola vinificato in bianco, una novità che ha conquistato il mercato. Come si ottiene? Vengono utilizzate delle uve leggermente sotto maturate, pressatura dolce, macerazione zero, controllo maniacale delle temperature (15/16 gradi è la temperatura ideale per esaltare gli aromi della varietà, mentre il rosso viene fermentato intorno ai 22-25°), attenzione massima nelle chiarificazioni. Perchè se è vero che il buon vino richiede fatica e sudore in vigna, è in cantina che bisogna mostrare tutta la propria pazienza e passione, dal momento che a condizionarlo pesantemente sono i processi di vinificazione e affinamento. Anche per il Nero D'Avola vinificato in bianco Sciancavini dice no al legno e sì all'acciaio. Il risultato è un vino di un colore dorato tenue con lievi riverberi di rosa. La trama tannica tipica delle uve rosse è accompagnata da un'acidità equilibrata che ammanta di freschezza. Lasciati conquistare dalla genuina bontà dei vini di Sciancavini. Qui Calabria e Sicilia rivivono un sussurro del loro glorioso passato.
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MARINA DI GIOIOSA IONICA (RC) VIA DEI GIARDINI 72/76
RIVIERA
Attualità
L’editoriale di Maria Giovanna Cogliandro
Cornuti e bastonati
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ad ogni operazione messa a segno eccolo ripresentarsi puntuale all'appello lo spettro della criminalizzazione. Lo vedi sgorgare come spuma di shampoo sotto la doccia. È lì a ricordarci che il nostro è un futuro di giochi già giocati, e già persi. È lì a rinsecchirlo il nostro futuro. Per fortuna c'è chi lo avverte il crepitio terribile di quella puntina che torna a fare la giravolta su un disco ormai andato. Un disco che intona da tempo lo stesso scoraggiante motivetto: "Non vi libererete mai dalla 'ndrangheta". La 'ndrangheta non ci darà scampo, ci rimarrà appiccicata come il sole d'agosto dietro la nuca e le ginocchia. Ci vogliono far credere che siamo carne e unghia con la 'ndrangheta. E infilzano parole servendo spiedini di pregiudizi accompagnati da un contorno di stupidaggini. Deducono. Peccato che non tutte le deduzioni siano prove. Cinquecento sarebbero secondo Gratteri i killer al soldo del clan dei Commisso. Un nostro attento e preoccupato lettore ci fa notare che la popolazione maschile residente a Siderno, di età compresa tra i 14 e i 75 anni, è pari a 7035 unità. Pertanto, continua, a Siderno ci sarebbe un killer ogni 14 abitanti. Di conseguenza ognuno di noi si ritroverà necessariamente nella sua cerchia di conoscenti un killer pronto a sparare. Ci obbligano a essere diffidenti, avvinghiandoci nella rete del sospetto. La Siderno mare e pane di Zitara è diventata mare, pane e cioccolata, a cui vanno aggiunti i panetti di droga e un centrotavola di tulipani olandesi. Ci sono regole che non vanno accettate e consentite e non sono solo quelle della criminalità, ci sono anche quelle della criminalizzazione, altrettanto devastanti. Ci danno il colpo di grazia tendendoci una mano bugiarda anzichè piantandoci una pallottola. Uomini che si ergono a predicatori con quella commiserazione mista a saccenza appollaiata sugli zigomi, fingendo di voler redimere il resto del gregge rivelandogli quanto di peggio si possa rivelare a un popolo: non esiste salvezza. Il seme del male è inestirpabile. Chi non è dentro la 'ndrangheta non ne è neppure fuori. Siamo in zona caffelatte. E così c'è chi mitizza la 'ndrangheta e chi criminalizza le vittime. Ed è colpa di entrambi se noi, trascinandoci in questa falsa credenza il resto del mondo, ci vediamo senza speranze. Le etichette marchiano e bruciano quanto il fuoco della lupara. Chi fugge da questa terra è stato convinto a farlo tanto dalla criminalità quanto dalla criminalizzazione. Cornificato dalla prima, bastonato dalla seconda. Dobbiamo riprenderci la nostra terra, è in lei che dobbiamo tornare a riconoscerci. Perchè laddove finisce il nostro orgoglio inizia il nostro castigo.
Acero-K Crimi
Con l’operazione Acero-Krupysotto presunti boss e non fragagghjia
PAOLO BIANCHI Droga, armi, fiori e cioccolata. Un mix avvincente e quasi romanzesco quello che avrebbe messo spalle al muro diversi soggetti gravitanti nelle sfere della criminalità sidernese. In manette è finito l’imprenditore dei fiori Vincenzo Crupi, i fratelli Coluccio e altri che intorno a loro gravitavano. L’inchiesta della Distrettuale Antimafia fatta a metà con la Procura di Roma rende merito al lavoro dei magistrati e di polizia e carabinieri. Già perché, se ciò che si legge nelle oltre mille e quattrocento pagine di decreto di fermo corrisponde a verità, quindi non ci sono stati fraintendimenti e travisamenti di sorta, allora vuol dire, e ce ne compiaciamo, che le indagini ancora si sanno fare in modo serio nel senso che a finire sotto la scure della legge ci vanno i veri presunti boss, e non, come in “Crimine”, i millantatori d’onore, gli sventurati e la fragagghjia da strascico. Oltre a quello di “Crimine” l’elenco delle cantonate è lungo, basti vedere le sentenze, ma stavolta c’è sostanza, chi passava per caso nei pressi della spadara della Procura non è stato infilzato per sbaglio, e forse di merluzzi confusi per tonni non ce ne sono o ce ne sono pochi. Sicuramente ogni posizione andrà valutata attentamente senza influenze di criminalizzazioni forzate. Detto questo c’è da rilevare che Siderno ha subito uno shock non indifferente, sia perché coinvolti nell’operazione ci sono anche persone comunque non del tutto avvezze con le antiche storie criminali, sia perché se il quadro dipinto dai poliziotti è veritie-
Figliomeni: “Questi scenari non mi appartengono” Il terremoto che ha scosso Siderno non poteva, anche se in maniera marginale, non lambire la politica. La vittoria schiacciante di Pietro Fuda e della sua coalizione sarebbe al centro di alcune intercettazioni nelle quali si fa il nome di Giuseppe Figliomeni, consigliere comunale che si dice estraneo alla vicenda e sereno dinanzi all’indagine della magistratura. Del resto, Pietro Fuda, prima di scegliere i suoi candiati, aveva voluto eseguire uno screening dei dati per evitare evenienze come questa.
Siderno come
ILARIO AMMENDOLIA
on è facile orientarsi in un labirinto di 1500 pagine che compongono l’inchiesta “Acero”. Forse per questo motivo, molti “giornalisti” sono golosi delle veline distribuite in quantità presso alcune procure. Si riesce così a colpire la fantasia di molti lettori ma non è un buon servizio che si rende alla verità. Per alcuni di noi c’è il dovere morale di andare oltre le veline in una difficile, rischiosa ma continua indagine sui fatti, in una spasmodica ricerca della verità. Ho letto che il dottor Gratteri ha dichiarato che a Siderno la sola “cosca Commisso” disporrebbe di 500 kil-
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ler. Le parole sono pietre e i numeri non sono opinioni. La fonte è autorevole e io rispetto ovviamente chi sostiene questa tesi ma… ho la religione del dubbio. Sgombriamo l’animo da qualsiasi pregiudizio, togliamoci gli occhiali deformanti da chiunque consigliati. I “Commisso” dispongono di 500 killer? Quindi è lecito dedurre che tutte le cosche di Siderno messe insieme abbiano a disposizione almeno mille sicari pronti a colpire. Se avessi voglia di scherzare direi che con così tanti killer in giro sarebbe lecito immaginare che anche i parroci portano la lupara sotto la tonaca. Siderno è un paese di poco più di 16.000 abitanti, una tale quantità di uomini in armi presuppongono una densità mafiosa che corrisponde più o meno all’intera popolazio-
ne di Siderno al netto di vecchi e bambini. Una predisposizione alla violenza certamente maggiore rispetto a un paese da decenni in guerra come Kabul. Nella Locride ci sarebbe un apparato militare (di natura criminale) molto più consistente che a Bagdad o a Tripoli. Ovunque si potrebbero trovare arsenali di mafia strapieni di fucili, pistole, mitra e tritolo. L’unica nota positiva è che - almeno in questo momento - mancano i cadaveri. Certo, nessuno è così orbo da negare la presenza della 'ndrangheta. Io - al pari di tutti voi - vorrei con tutta l’anima mia vivere in una società senza 'ndrangheta. Sogno una società senza morti ammazzati e senza gale-
SETTIMANALE
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Krupy1 ine0
la scure della legge sono finiti i veri ada strascico come in Crimine
ro la gestione del potere sulle rotte Siderno-Toronto è cosa assai seria, serissima. E poi c’è da dire che l’onda d’urto sugli interessi commerciali della città potrebbe essere fragorosa. C’è un punto però che sfugge al nostro controllo, ovvero la questione sociale e politica che pervade in sordina nelle maglie dell’indagine. Da una parte c’è chi afferma che Siderno è un centro criminale per eccellenza, in Calabria, nel Sud e forse nel mondo, mentre noi di persone per bene a Siderno ne conosciamo tante, tantissime, la maggior parte. Inoltre se a qualche poliziotto o magistrato sfugge, non siamo in una metropoli da un milione di abitanti, ma in una città che conosce e riconosce i suoi figli da sempre, dottori, ingegneri, operai, carcerati, parenti di carcerati e affini. Il saluto è educazione, la chiacchera un vezzo non perseguibile come reato, la frequentazione cosa diversa ma neppure reato. Dunque sentirsi criminali tutti per comprare vestiti, fiori, pesce e quant’altro nelle storiche attività locali è follia. Pura follia. Sul piano politico invece la cosa che ferisce una comunità è il dire, non dire, il lanciare velati segnali senza pensare che una collettività ha subito torti tanto dalla ‘ndrangheta quanto dallo Stato. I Commissari non hanno certo eseguito un’amministrazione pubblica lineare, dov’erano gli investigatori? Se si ha la certezza che c’è malaffare dietro la politica si agisca subito, immediatamente, non dopo mesi, anni, per demolire la coscienza civile di un luogo. E per infangarlo più di quanto non lo sia già. Non è con il giustizialismo morale che si cambia un territorio, ma perseguendo reati e fatti di reato. Il resto è storia, e va dato atto alla Procura e alle forze dell’ordine che stavolta hanno fatto le cose per bene. Ai giudici l’ultima parola.
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L’opinione di RosarioVladimir Condarcuri
Vittime due volte
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e persone per bene di Siderno si sentono, come sosteneva Pasquino Crupi per i Calabresi, vittime due volte. Innanzitutto vittime della criminalità organizzata, perché questo sicuramente è il male da estirpare. In secondo luogo della criminalizzazione, che come scriveva Pasquino è superiore alla criminalità. Infatti una società come quella sidernese dopo molti anni di travaglio, di collusioni, di gestioni commissariali, ha bisogno della sua parte migliore per poter cercare quelle vie di sviluppo, sia economiche che culturali, necessarie per la rinascita.La battaglia che tutto il paese deve affrontare è dura e in questo senso va fatto un plauso alla magistratura e alle forze dell’ordine per il lavoro svolto, soprattutto in quest’ultima operazione. Ma non può essere la militarizzazione del territorio la strada da seguire, non possono essere dei commissari la soluzione al problema sociale e culturale di questa società. Ci sono state le elezioni, è stato eletto il nuovo sindaco, Siderno in questo periodo sembra un centro rivitalizzato, sembra un gigante che sta cercando di rialzarsi, ma questo può avvenire se tutte le componenti mirano l’obiettivo. Può succedere se le azioni hanno un coordinamento, lo stato non deve fare guerra allo stato ma deve far capire che esiste un solo stato che viene rappresentato per la parte militare dalle forze dell’ordine, ma per la parte politica dal sindaco e dalla sua squadra di governo, legittimata dalle elezioni e dagli organi di controllo. Altrimenti l’antistato avrà sempre vita facile e la lotta sarà veramente utopica. In questa operazione stride la citazione alla politica perché evidenzia una rottura tra poteri, dove il potere militare accusa la politica. Questo è un errore. La prefettura dovrebbe evitare che gli inquirenti commettano tali errori, non si può delegittimare la politica. Né la politica né la stampa hanno mai evidenziato dei possibili errori fatti dalle forze dell’ordine, che ci possono essere stati. È pure vero che le vicende politiche sidernesi degli ultimi dieci anni hanno determinato una certa diffidenza. Ma bisogna cambiare passo, se si vuole vincere questa guerra, perché di guerra si tratta, serve una strategia comune, un unico pensiero per debellare questo fenomeno che ha reso purtroppo famoso nel mondo il nostro territorio.
L’ultimo omicidio a Siderno risale al 6 aprile 2007
Il magistrato Nicola Gratteri ha affermato che nella sola città di Siderno ci sarebbero oltre 500 killer al soldo della ‘ndrangheta. Escludendo donne e bambini, insomma, un cittadino su 14 sarebbe un omicida pronto a sparare e uccidere. Ma davvero in una città con un tasso così elevato di criminalità l’ultimo omicidio può risalire a quel buio venerdì santo del 2007 in cui venne freddato il giovane Rocco Alì? Oppure si tratta di dati volutamente allarmanti per spingere a indagini più approfondite?
Kabul re. Tuttavia sono assolutamente consapevole che non si vince questa battaglia senza la soggettività popolare, perché questa è più preziosa di mille caserme o di mille tribunali. Non si può ottenere la soggettività polare criminalizzando la Locride, la Calabria e il Sud. Non si può conquistare la soggettività popolare sparando nel mucchio. Se i numeri fossero quelli esposti all’inizio dell’articolo si dovrebbe concludere che un fiume di soldi è stato speso inutilmente. Lo “Stato” spende per l’ "ordine pubblico" e per la "giustizia" probabilmente più di quanto non spenda per la scuola, in lavori pubblici o nella sanità. Se i risultati fossero mille killer solo a Siderno il fallimento sarebbe senza appello.
Secondo Gratteri i“Commisso”dispongono di 500 killer,perciò è lecito dedurre che tutte le cosche di Siderno messe insieme abbiano a disposizione almeno mille sicari pronti a colpire. Non sarà che anche i parroci portino la lupara sotto la tonaca?
Falliti come un medico a cui muoiono tutti i pazienti anche per un semplice raffreddore o come un professore con tutti gli studenti analfabeti. La verità ci sembra altra. Non si vince la 'ndrangheta muovendosi - spesso male solo sul piano militare. La 'ndrangheta non nasce come i funghi dopo la pioggia. È un prodotto di questa organizzazione della società! Non c’è mafia dove c’è cultura! Non c’è mafia dove c’è libertà! Non esistono le cosche dove c’è lavoro e dove gli uomini hanno uguale dignità. Nella mia vita ho conosciuto migliaia di contadini, calzolai, operai, intellettuali che hanno combattuto per cambiare la nostra realtà! Un movimento di donne e uomini che per anni ha rele-
gato le cosche ai margini della società. La loro sconfitta e la conseguente vittoria di una classe dominante impastata di mentalità mafiosa ha dato centralità alle cosche. Vorrei ricordare questi combattenti uno per uno ma non è possibile. Ricordo soltanto: Peppe Fragomeni. Un Uomo coraggioso, un indomito combattente. Una vita dedicata al cambiamento di questa società. Ho tanto bei ricordi di Peppe Fragomeni nelle lotte contadine, a Reggio durante le drammatiche giornate della rivolta, oppure a Roma insieme a migliaia di calabresi che marciavano al grido “la Calabria non deve morire.” Rivedo la sua bara e i suoi giovani figli quando migliaia di persone lo salutarono per l’ultima con il pugno chiuso. Questa è la vera e unica eredità che Peppe Fragomeni
lascia a Siderno. Non so se ci sia in città una strada che porta il suo nome. Se non ci fosse occorre che a questa lacuna si ponga riparo. Infine consentitemi una considerazione di natura personale. Se a Siderno ci fossero così tanti killer e una densità mafiosa delle proporzione che abbiamo detto, coloro che hanno preso i voti - a qualsiasi livello - ne sarebbero l’espressione. Gli intellettuali, i professionisti, l’intera classe dirigente ne sarebbero responsabile. Molti i complici! So che così non è, quindi non capisco il loro silenzio! Non fa loro onore! È sintomo di codardia e non è degno della nostra storia.
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DOMENICA 4 OTTOBRE
8
“Presidente, ci aiuti!”
Giovanni Calabrese chiede a Romano Prodi di salvare la Calabria Il discorso d’apertura del sindaco di Locri alla lectio magistralis tenuta da Romano Prodi giovedì mattina tocca tutte le criticità del nostro territorio e implora l’attenzione della politica nazionale, che in questi anni non ha mosso un dito per salvare le nostre infrastrutture. Intanto si avvicina il 17 ottobre, data in cui la Locride reclamerà il diritto alla sanità che Scura sta cercando di sottrarre al nostro territorio per favorire Reggio.
Onorevole Presidente, dieci anni fa veniva assassinato, nell’androne di Palazzo Nieddu del Rio, il Vicepresidente del Consiglio Regionale, On. Franco Fortugno. L’On. Fortugno, che tutti ricordano come una persona perbene, era in quel momento impegnato al seggio elettorale per le elezioni primarie del centro sinistra, per la determinazione del candidato per le successive elezioni politiche del 2006. Elezioni che La videro poi essere nominato Presidente del Consiglio dei Ministri. Un momento di alta democrazia, cosa inconsueta per la politica italiana, funestato dal delirio della mano assassina. Sono trascorsi dieci lunghi anni ed oggi siamo qui nel ricordo di un anniversario, nel ricordo di una tragedia che ha tristemente segnato la Città di Locri, nel ricordo, soprattutto, di Franco Fortugno, vittima innocente dell’ignoranza e della ferocia umana. Gli esecutori materiali ed i mandanti dell’efferato crimine sono stati assicurati alla giustizia e sono stati sanzionati con pesanti ed esemplari pene definitive. Ciò malgrado, tanti dubbi esistono ancora. Si continua a parlare di area grigia, di un livello superiore, di un interesse politico che però continua a non emergere, a non trovare riscontro investigativo. Di quel drammatico omicidio oggi però nulla è rimasto, se non il ricordo e il dolore dei familiari, della moglie Maria Grazia e dei figli Anna e Giuseppe. Nei mesi successivi al sacrificio di Franco Fortugno vennero accesi i riflettori su Locri e la Locride. Venne inviato in Calabria un Prefetto con poteri straordinari, il dott. Luigi De Sena, persona stimata e che proprio qualche giorno addietro ha lasciato la vita terrena dopo breve malattia e che oggi ricordiamo con
affetto per l’impegno profuso in quei due anni di permanenza in Calabria. In quel tempo, grande disponibilità, soprattutto politica, ad affrontare le ataviche problematiche del nostro difficile territorio. Grande disponibilità a sostenere la ripresa del territorio. Trasporti, sanità, occupazione furono inseriti tra le priorità dell’agenda politica nazionale e regionale. Di tutto ciò, ovviamente, assolutamente nulla, il vuoto più totale. Solo il Governo regionale, guidato dall’On. Agazio Loiero, stanziò importanti risorse che sono state spese solamente in parte a causa di impedimenti normativi che non hanno consentito al Comune di poterli utilizzare e alla Provincia di Reggio Calabria di avviare appalti che si sono bloccati nei meandri della burocrazia italiana. Ma sulle criticità principali, ripeto, sanità,
occupazione, trasporti, nessuna proposta, nessuna soluzione, nessun atto concreto. All’epoca avevamo due Ospedali con autonomia amministrativa, oggi ne abbiamo uno solo, un ospedale morente, senza autonomia e senza guida, che tra qualche mese rischia di essere chiuso nel disinteresse politico nazionale, regionale, commissariale, che continuano ad ignorare le tante battaglie che si stanno portando avanti e la preoccupazione di tutto il popolo della Locride. Le vie di collegamento sono sempre più ridotte, i treni non passano più e le condizioni della nostra arteria principale, la strada statale 106, sono sempre più critiche con uno spropositato numero di vittime della strada. L’occupazione, il futuro dei nostri giovani, la loro legittima aspirazione. Nessuna idea di sviluppo, nessun programma di rilancio del territorio, nessuna “zona
franca urbana”, nessuna “zona economicamente svantaggiata” per attrarre investitori privati, nessun progetto comunitario in grado di regalare un sorriso ai tanti giovani disoccupati che vorrebbero realizzare il sogno di vivere e affermarsi dove sono nati. Niente di tutto ciò, niente è stato fatto per la Locride. Ai nostri giovani, quelli conosciuti come i ragazzi di Locri, non è consentito neanche sognare. Lei, oggi, Signor Presidente, ci parlerà di Europa. Disserterà su “Europa e Mediterraneo nella confusione totale”. Noi, la Locride, Signor Presidente, in Europa non siamo mai entrati. Qui si vive in eterna confusione totale, soprattutto, si nasce, si vive e si muore in disperazione. La politica si ricorda di questo territorio solo al momento del voto. Signor Presidente, da Sindaco di questa città, La ringrazio per la Sua presenza oggi a Locri e La invito a raccogliere il nostro rinnovato e disperato grido d’allarme e di dolore. Lei, anche non ricoprendo oggi incarichi politici, può con la Sua esperienza e competenza darci una mano, può contribuire a scrivere con noi un progetto di risorgimento di questo territorio. Mi appello alla sua sensibilità e nobiltà. Signor Presidente, ci aiuti! Ci aiuti anche Lei ad uscire dalle sabbie mobili. Lo faccia per noi, per questo territorio, per i tanti giovani senza speranza, lo faccia affinché non rimanga invano il sacrificio di Franco Fortugno e di tante meno note vittime della mafia che hanno pagato con la propria vita per l’essersi opposti all’arroganza del potere mafioso e criminale. Giovanni Calabrese
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Giuseppe Civati e il suo sogno di rendere Possibile un’Italia migliore C’ÈSTATOUNMOMENTOINCUIGIUSEPPECIVATICREDEVAINMATTEORENZIENELPD.OGGI,CREDEPOSSIBILEDARE AL PROPRIO PAESE UN IMMAGINE NUOVA, EVUOLE FARLO COINVOLGENDO INNANZITUTTO LA CITTADINANZA
Con l’intento di condividere con i cittadini temi fondamentali della vita politica del nostro Paese, Civati ha creato un interessante spunto di riflessione
Ha iniziato il suo viaggio “indipendentista” a fine primavera, Giuseppe Civati, quando il suo voto contrario alla riforma della legge elettorale ha creato una frattura insanabile con il Presidente del Consiglio Renzi, provocando il definitivo allontanamento dal Partito Democratico. La distanza di vedute l’avrebbe spinto ad avviare un nuovo progetto, che si sarebbe concretizzato, il 26 maggio, nell’annuncio della “gravidanza” del nuovo partito Possibile, dato alla luce il primo giorno d’estate. A partire dal 21 giugno Civati si sarebbe fatto progressivamente strada nell’ambito della politica nazionale, riuscendo in più occasioni a far parlare di sé e della propria creatura, ma è oggi, ad autunno iniziato, che Possibile muove i primi passi e chiede consensi diretti ai cittadini. Appellandosi al sempiterno concetto dell’applicazione di una democrazia che, si legge nel programma del partito, “non è un orologio che va caricato ogni cinque anni” ma uno stato di sovranità che il cittadino può e deve esercitare ogni giorno, Possibile ha di recente indetto una imponente raccolta di firme in tutto il Paese. Con l’intento di condividere con la cittadinanza una serie di quesiti relativi ai temi fondamentali della vita politica del nostro Paese, Civati ha creato un bello spunto di riflessione chiedendo otto firme a tutti coloro che si sono voluti recare in piazza, dando alla popolazione la possibilità di esprimersi direttamente su scuola, lavoro, democrazia e ambiente. L’obiettivo era la raccolta di cinquecentomila firme che,
se ritenute valide, avrebbero dovuto avviare le pratiche per un referendum abrogativo che avrebbe avuto luogo nella primavera del 2016 e ha permesso ai cittadini di esprimersi sulla tutela della docenza e dell’apprendimento, la tutela del lavoratore, l’eliminazione della legge elettorale proporzionale con premio di maggioranza, dei capilista bloccati e delle candidature plurime e della riconversione ecologica dell’economia. Diciamo “avrebbero dovuto” perché il termine ultimo per partecipare alla raccolta firme è stato il 30 settembre e la “chiamata alle penne” su “Italicum”, “Jobs Act”, “Buona Scuola” e trivellazioni marittime non ha ottenuto i risultati sperati. Resta l’ottimismo di Civati, che ritiene che la raccolta firme sia stata una “esperienza straordinaria, con un coinvolgimento clamoroso” e si ritiene soddisfatto di essere riuscito a coinvolgere una parte davvero consistente della popolazione, benché il numero legale non sia stato raggiunto. Tutto considerato, in effetti, anche se il referendum non si farà, Possibile si è dimostrato una valida alternativa al PD, che dimostra di non dimenticare il cittadino e le sue esigenze. Civita si congeda con la promessa di continuare a lottare per i cittadini. Speriamo solo che, con l’avvento delle prossime elezioni, Possibile non sia diventato un fenomeno più “politico” di quanto non sia oggi e inizi a pensare, come spesso accade, più al suo tornaconto che non a quello della cittadinanza “sovrana”. Jacopo Giuca
Le alternative al PD si fanno sempre più numerose: speriamo solo che Possibile non diventi presto troppo “politico”e inizi a pensare troppo a se stesso
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DOMENICA 4 OTTOBRE 10
LA PROTESTA
Nicola aspetta ancora la campanella. I genitori si incatenano all’Artistico
i t n e s s a i s e r b a l I deputati ca ecitorio si t n o M a o d n a u q o n r o i g o z z e M i discuteva d
È terminata la terza settimana di lezione per gli studenti calabresi e, con essa, al Liceo Artistico Locri, è terminata anche la terza settimana di assenza di Nicola, la cui diversabilità si sta trasformando in un ostacolo all’ottenimento dei diritti più basilari. I genitori del ragazzo, dopo aver constatato che gli appelli fatti con anticipo a chi di competenza sono rimasti inascoltati, martedì mattina, prima che gli studenti entrassero, si sono incatenati dinanzi all’ingresso del Liceo Artistico nella speranza che la visibilità potesse accelerare un processo che doveva essere iniziato da tempo. Papà Cosimo ha denunciato che, nonostante la scuola abbia assegnato l’incarico a un insegnante di sostegno, mancano ancora l’assistente per l’autonomia e la comunicazione, una figura che si occupi dell’igiene di Nicola e gli addetti al trasporto, tre figure che dovrebbe selezionare proprio l’entità governativa substatale. La protesta è andata avanti a oltranza senza innescare particolari preoccupazioni in chi invece avrebbe dovuto dare risposte e, forse anche per questa ragione, giovedì mattina Cosimo ha voluto consegnare una lettera a Romano Prodi, giunto a Locri per tenere una conferenza sul Mediterraneo. La lotta per fare sì che Nicola goda dei medesimi diritti dei suoi coetanei prosegue e l'unica cosa che possiamo augurarci e che gli sforzi di questi genitori non rimangano inascoltati. Vogliamo che ci di competenza si svegli dal letargo nel quale si pasce. Nicola sta ancora aspettando. Jacopo Giuca
In riferimento all'articolo apparso sullo scorso numero di Riviera "E in un'Aula muore il Sud, affogato dai traditori assenti" del nostro editorialista Ilario Ammendolia, per rinfrescare la memoria agli elettori, pubblichiamo le foto dei deputati eletti in Calabria che lo scorso 11 settembre, quando a Montecitorio si discuteva della perdurante situazione di crisi del Mezzogiorno, erano assenti 20 su 20. Enza Bruno Bossio (Pd) CS, Ernesto Magorno (Pd) CS, Stefania Covello (Pd) CS, Ferdinando Aiello (Sel) CS, Franco Bruno (CD) CS, Jole Santelli (Pdl) CS, Sebastiano Barbanti (M5S) CS, Roberto Occhiuto (Udc) CS, Nico Stumpo (pd) KR, Nicodemo Oliverio (Pd) KR, Dorina Bianchi (Pdl) KR, Pino Galati (Pdl) CZ, Paolo Parentela (M5S) CZ, Alfredo D'Attorre (Pd) Cz, Bruno Censore (Pd) VV, Dalila Nesci(M5S) VV, Demetrio Battaglia (Pd) RC, Rosanna Scopelliti (Pdl) RC, Federica Dieni (M5S) RC, Rosy Bindi (Pd) RC.
Questa mattina la L.A.Do.S. fa tappa a Siderno per la Giornata Nazionale del Dono La L.A.Do.S. (Locride Associazione Donatori di Sangue) ha compiuto quest’anno 38 anni di attività grazie all’altruismo di 17 donatori e alla buona volontà del notaio Pollifrone, che li aiutò materialmente a pagare le spese per l’iscrizione dell’associazione agli atti. Oggi, Filippo Tedesco racconta con orgoglio che la L.A.Do.S. conta su tutto il territorio 1700 donatori e 27 mezzi di ultima generazione, tra cui un’autoemoteca invidiata da tutta la nazione, per la raccolta del sangue e, certo, non poteva mancare l’appuntamento della 1ª Giornata nazionale del Dono. Questa mattina, dopo un’estate nella quale il numero delle donazioni è stato elevatissimo soprattutto grazie a voi volontari, dalle ore 7:30 alle ore 11:30, è possibile trovare i volontari L.A.Do.S. in Piazza Portosalvo, a Siderno, pronti ad accogliere e tesserare, dopo un’analisi del sangue e un elettrocardiogramma, tutti coloro che vorranno donare il sangue. Con un minimo sforzo, potete dare una grande mano a chi ne ha davvero bisogno
Siderno verso la mobilità sostenibile: iniziati i lavori per Bicincomune Canile di Sant’Ilario, il sindaco
La storia del giovane disabile cui viene negato il diritto allo studio da uno stato crudele sta facendo il giro d'Italia, ma ancora nessuno pare voler ascoltare le preghiere di due genitori disperati…
Pasquale Brizzi chiede verifiche
Dopo l’annuncio di agosto, l’Amministrazione Comunale ha mantenuto la promessa di realizzare una pista ciclabile tra le strade di Siderno, affiancandola a un servizio di bike-sharing e bus a chiamata che, da qui a pochi mesi, dovrebbe decongestionare il traffico e migliorare la qualità della vita. Come annunciato in un comunicato stampa del 24 settembre, lunedì mattina sono cominciati i lavori di realizzazione della pista ciclabile, che passerà dinanzi ai più importanti luoghi del centro abitato.
Dopo i disordini dovuti alle manifestazioni animaliste di fronte al canile “Dog Center” (per tutti il malfamatissimo “canile di sant’Ilario”), il sindaco Brizzi ha deciso di non lasciare cadere la cosa, come già era successo in passato, quando i volontari animalisti avevano denunciato possibili maltrattamenti a “Striscia la Notizia”. Ma il sindaco non si limita a chiedere una verifica delle condizioni del canile, anzi, invita tutti i sindaci della Locride a valutare la possibilità di una gestione intercomunale della struttura. Ciò garantirebbe non solo maggiori fondi, ma anche un controllo più severo e migliori condizioni per gli animali. «Abbiamo appena avvitato la procedura interna affinché si attivino le opportune verifiche riguardo alla situazione del “Dog center”, canile privato ubicato sul nostro territorio e con cui siamo convenzionati. Dopo il blitz animalista dei giorni scorsi, chiediamo che si faccia piena luce sullo stato di detenzione degli animali e sulle questioni tecniche inerenti. I nostri uffici provvederanno quindi a sollecitare gli organi competenti per i controlli». Così il sindaco di S. Ilario dello Ionio, Pasquale Brizzi, interviene riguardo al caso “Dog center”, per cui associazioni di volontari da tutta la regione, guidati dal deputato Cinque Stelle Paolo Bernini, hanno presentato esposto-denuncia chiedendo il sequestro della struttura. «È giusto che si vada a fare luce sulla situazione dei cani ospitati al rifugio, dove comunque mi risulta ci siano sempre stati controlli da parte degli organi preposti, ma è del
tutto fuori luogo e quanto meno strumentale l’attacco di Bernini nei confronti dei Carabinieri presenti che hanno svolto un servizio di sorveglianza per mantenere l’ordine pubblico. L’azione svolta dall’Arma, presente con una caserma sul nostro territorio, è sempre precisa e determinante per la vita in sicurezza della nostra comunità» sottolinea ancora Brizzi. «Tornando alla questione principale, dopo gli opportuni controlli sul canile, decideremo i passi successivi. Sarebbe, inoltre, molto importante aprire un tavolo di lavoro tecnico-politico, in seno all’Assemblea dei Sindaci e con il Consorzio LocrideAmbiente, per valutare l’opportunità di arrivare a una gestione pubblica intercomunale del canile, attraverso un consorzio dei Comuni – conclude Pasquale Brizzi. L’idea potrebbe diventare un progetto concreto, visto che il titolare stesso del “Dog center” ha manifestato la volontà di cedere la struttura per motivi personali. Sarebbe una soluzione produttiva anche dal punto di vista economico per i comuni che, per legge, devono comunque essere convenzionati o essere titolari di rifugi per gli animali vaganti. Lancio quindi un appello ai Sindaci della Locride affinché tutti insieme si valuti questa possibilità. Contemporaneamente sarebbe opportuno avviare le sterilizzazioni e una forte opera di sensibilizzazione contro l’abbandono per un rapporto armonioso tra tutti gli esseri viventi». La Redazione
Il mare è amore
L’ANGOLO DI PARRELLO Il mare è amore, almeno così sapevamo fino a poco tempo fa. Molti scrittori e poeti ne hanno da sempre descritto la bellezza. Ultimamente, però, è tutto cambiato e certo non per responsabilità del mare; quotidianamente, infatti, i mass media ci informano che centinaia di persone muoiono nel tentativo disperato di attraversarlo a bordo di barconi fatiscenti, per inseguire il sogno di un riscatto sociale. Cosa allora occorre fare per scongiurare il ripetersi di questi disastri umani, tra le cui vittime si annoverano anche moltissime donne e bambini? È una domanda a cui non è semplice rispondere, mentre è chiarissimo oramai che non si può continuare a lasciare sola l’Italia per far fronte a questa emergenza umanitaria. Franco Parrello
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POLITICA SERVIZIO A CURA DI JACOPO GIUCA/ FOTO RAFFAELE MARINO
Il primo giorno dell’Incontro Nazionale di Centro Democratico, svoltosi venerdì a Siderno, è stato dedicato al dibattito sulle possibilità di riscatto del sud
INCONTRO NAZIONA Il riscatto del Paese passa dal sud. Dimostriamolo all’Europa Il primo giorno dell’Incontro Nazionale di Centro Democratico , svoltosi venerdì a Siderno, è stato dedicato al dibattito sulle possibilità di riscatto del sud
Lo scorso fine settimana Siderno si è vestita di politica ospitando l’Incontro Nazionale di Centro Democratico al centro Polifunzionale. La scelta della locomotiva economica della Locride, è stato affermato in apertura, è stata dettata dalla schiacciante vittoria che il partito ha ottenuto con l’elezione plebiscitaria di Pietro Fuda a Sindaco lo scorso 31 maggio, oltre che dal fatto che, secondo i leader di CD, il sud sia essenziale per la ripartenza del Paese, di cui spesso si considera degna di attenzione solo la parte settentrionale. Nè è prova il fatto che termini un anno in cui stanno aumentando le spese per i grandi eventi in città come Roma, Venezia, Torino e Milano nonostante l'emergere di numerosi casi di corruttela e che si continui a lasciare fuori un sud che, pur cercando un riscatto onesto, continua a non vedere riconosciuti i propri sforzi. Dopo i saluti del sindaco di Siderno, che ha concentrato il proprio intervento su una politica incapace di effettuare i corretti investimenti nel meridione, condannandolo di fatto alla sterilità di una crescita pari a zero, è stato dato spazio ai coordinatori regionali del CD Maria Pia Porcino e Pietro Funaro, oltre che al vicesindaco di Reggio Calabria Saverio Anghelone, che hanno parlato di strategie per la rinascita e il recupero delle nostre bellezze. Ma il vero dibattito relativo alle possibilità di uscita dalla crisi è stato aperto dal professore Sergio Conti, che ha spiegato come l’iperterritorializzazione che caratterizza il nostro Paese sia stata negli anni motivo di un malgoverno diffuso e generalizzato, al quale si può rispondere attraverso la creazione di realtà regionali la cui struttura organizzativa possa eliminare un livello di governance. Sindaci e consiglieri regionali provenienti da Emilia Romagna, Sardegna e Basilicata hanno dunque mostrato come le problematiche vissute dalla Calabria, a livelli differenti, siano quotidiane anche per le loro aree, facendo emergere l’idea che il cambiamento possa passare solo attraverso una presa di coscienza da parte del Paese di essere la parte più arretrata del proprio territorio e di dover migliorare queste aree per potersi sviluppare. Interessante l’intervento del presidente della Basilicata Marcello Pittella, che ha invitato a evitare atteggiamenti regionalistici tipici della Lega Nord per assumere maggiore coscienza nazionale, sforzandoci di dimostrare all’Europa di essere un territorio che vale, possibilità che ci verrà data innanzitutto con Matera 2019.
Infrastrutture fantasma? Rendiamole tangibili. Il dibattito sul tema caldo dell’Incontro Nazionale, le infrastrutture, arriva alla conclusione che, innanzitutto, bisogna interloquire con il premier
Si parla molto di grandi opere ma, troppo spesso, si dimentica innanzitutto che ciò che nella nostra regione, come nella maggior parte del sud, davvero manca, sono le possibilità di muoversi verso le città più vicine a noi. È stato questo il succo del discorso introduttivo di Pietro Fuda al dibattito di sabato mattina relativo alle infrastrutture e al loro implemento in vista di una concreta uscita dall’isolamento al quale la nostra terra è da tempo condannata. In vista della realizzazione della Città Metropolitana, l’assenza di infrastrutture appare davvero inconcepibile, tanto più che in questo tipo di centro urbano non ci si può davvero permettere di non riuscire a raggiungere l’altro capo della conurbazione. Ciò che davvero non ha funzionato i questi anni, secondo l’onorevole Roberto Capelli, non è stata la struttura politica, quanto gli stessi amministratori, che non hanno saputo gestire la cosa pubblica creando perdite troppi fondi UE e ripiegando con una tassazione cieca e quasi criminale. Questo dato, unitamente alla crisi economica che, spesso, ha fatto trovare casse comunali vuote ai propri sindaci, ha creato un rallentamento nell’economia locale che spiega perfettamente perché la nostra zona sia rimasta così indietro e il perché di dati SVIMEZ così sconfortanti. Come risolvere questa condizione? Secondo il sindaco di Reggio Calabria Falcomatà innanzitutto mettendosi in contatto con il governo centrale e spiegando puntualmente le difficoltà quotidiane del mezzogiorno.
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Ringraziamenti
DIRIGENTE SCOLASTICO LICEO CLASSICO ARTISTICO AUTELITANO, LICEO ARTISTICO DI SIDERNO RITORTO, PANETTA, LA SETA, ZUCCO. ISTITUTO TECNICO COMMERCIALE DI SIDERNO DIRIGENTE SCOLASTICO FRANCESCO SACCO AZIENDA OLEARIA FERRARO; AZIENDA AGRICOLA CARUSO; SIDERDOLCI DI PINO MELECA; KRISIS VAR FIORI; PASTICCERIA STRATI, RIDENTI, IL DOLCETTO, BAR HELIOS, SGAMBELLURI. IL RISTORANTE L'ANGOLETTO; IL SINDACO DI AGNANA CALABRA CATERINA FURFARO; LA COOPERATIVA DAFNE; LA PIGRECO COMUNICATION SRL.
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DOMENICA 4 OTTOBRE 13
ALE DI CD A SIDERNO Lorenzo Dellai: “Serve una politica innovativa” Lorenzo Dellai legge il momento presente con fiducia e speranza. Il nuovo corso della politica può garantire al sud il recupero. Sforziamoci a realizzarlo
Dopo le relazioni dei professori Zucco e Guarascio e le proposte della politica locale sul miglioramento delle infrastrutture territoriali, il pomeriggio di sabato è stato inaugurato dalla lunga intervista di Teresa Munari al Capogruppo della Camera di Centro Democratico Lorenzo Dellai. Il politico ha dichiarato che le distanze tra nord e sud, a causa dell’imperversare della crisi economica, si sono accorciate moltissimo, negli ultimi anni, rendendo questo periodo il più favorevole a iniziare la rincorsa al cambiamento da parte del meridione. La politica, in questo momento così delicato, deve riconquistare la fiducia dei cittadini e dare una mano sostanziale a chi ne ha più bisogno, superando l’ideologia del semplice assistenzialismo pur avviando sistemi innovativi di sostegno al reddito per le famiglie più bisognose, in armonia con i programmi di assistenza e accoglienza migranti istituiti dall’UE. Il cambiamento a cui stiamo assistendo in questi mesi è frutto di uno sforzo di governo nel quale è bene credere e che, entro il 2018, dovrebbe portare a un assetto governativo più efficiente e in grado di migliorare la qualità della vita dell’intera cittadinanza. Certo, si tratta di un percorso tortuoso, che deve passare attraverso la non semplice costituzione delle Città Metropolitane senza escludere le diverse aree periferiche ma che, alla fine del processo, dovrebbe rendere più immediato il rapporto tra cittadinanza e amministratori garantendo a entrambi di avere una visione di insieme che eviti l’approdo a politiche stantie. C’è bisogno, per questo, di pluralismo e buone riforme, che diano primato a una politica non prepotente, ma in grado di costruire qualcosa di nuovo. Questo non vuol dire, specifica Dellai, parlare di un partito della nazione come spesso è stato fatto, perché nazione è un concetto generale e il partito, come dice il nome, deve essere una sua parte. Si deve creare qualcosa di plurale e generalizzato, che abbia consapevolezza di sé e di ciò che ci circonda.
BrunoTabacci: “Che il sud continui su questa strada” Il discorso conclusivo del presidente di CD Bruno Tabacci sottolinea che gli sforzi dei nostri amministrato ri ci stanno mettendo sulla buona strada
Ha chiuso l’Incontro Nazionale di Centro Democratico il suo presidente, Bruno Tabacci. Convinto che Renzi stia seguendo una percorso convincente, il politico ritiene che l’Italia stia riuscendo davvero ad uscire dall’oscurità di una crisi che ci ha tormentato per anni. Prima dell’avvento del governo Monti, secondo il leader di CD, il Paese si trovava in una fase di contrazione simile a quella vissuta con Tangentopoli nel 1992, una similarità che ci indica il percorso che dovremo seguire, nei prossimi mesi e anni, per riacquistare credibilità dinanzi all’Europa. Riuscire a superare questa impasse, contrariamente a quanto qualcuno vorrebbe far credere, implica il confronto su temi strategici e discussioni sociopolitiche che richiedono l’unione di tutto il Paese, senza che si facciano distinzioni obsolete tra nord e sud. La rinascita, secondo Tabacci, deve passare attraverso un ambiente sano e la presa di coscienza che il Mediterraneo è diventato area periferica e necessita di un grande sforzo per tornare ai livelli di competitività economica vissuti in antichità. Camminando in accordo con il governo e riuscendo a sfruttare con onestà le risorse che madre natura ha donato al nostro territorio, riusciremo a richiamare investitori, capitali e turisti che ci ridaranno la spinta necessaria a ripartire, creando le condizioni ideali per l’implemento di strutture e infrastrutture oggi obsolete. L’elezione di Fuda, secondo il presidente di CD, è la dimostrazione che la Calabria, come accaduto in Puglia e Sicilia nel recente passato, si sta muovendo nella direzione giusta e vuole divenire artefice del proprio futuro. Oggi che questo passo è stato compiuto, dobbiamo fare in modo che le elezioni del 31 maggio non restino un episodio isolato, ma che cittadini e amministratori continuino a dimostrare volontà e onestà gli uni eleggendo persone limpide, gli altri mettendosi al servizio della propria terra e dei propri concittadini. Il più è fatto. Non resta che dare continuità ai nostri sforzi.
GERENZA
Registrata al Tribunale di Locri (RC) N° 1/14
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DOMENICA 4 OTTOBRE 14
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Mai più“discriminazione assicurativa”nelsuditalia! Venerdì Mariateresa Fragomeni ha annunciato con un comunicato stampa l’approvazione di un emendamento per il quale il PD di Siderno si batteva da anni: l’adeguamento della cifra RC auto pagata al sud a quella conferita dai cittadini del nord.
Il 9 ottobre sopralluogo in solitaria di un tecnico alla diga sul Lordo Il Ministero delle Infrastrutture stabilisce le visite periodiche che devono essere effettuate alle dighe e le delega alle strutture periferiche. È imminente, 9 ottobre, a Siderno il sopralluogo alla diga di Pantaleo da parte dell’ufficio tecnico per le dighe di Palermo sede coordinata di Cosenza ma a quanto sembra non è una visita inquadrata all’interno di un progetto di ripristino ma la missione solitaria di un tecnico che redigerà un verbale sullo stato dell’invaso. Quindi niente di nuovo sotto il sole del Consorzio di bonifica ma non si può dire “niente nuove, buone nuove” perché la calma in questo caso significa solo la morte per asfissia dell’invaso. Nessuna notizia trapela sull’affannoso lavoro che dovrebbe fare il Consorzio per salvare l’opera; intanto a dire il vero ha provveduto alla rasatura dell’erba (secca) sul declivio con bruciatura delle sterpaglie e a stendere un tubicino per innaffiare di tanto in tanto la superficie del corpo diga. Come dire che si cura un tumore con l’aspirina. Il 31 luglio 2014 i due tecnici incaricati dalla Regione Calabria settore della Protezione Civile, Geom. Lombardo e Campolo, raccomandavano, nel trasmettere il risultato della loro indagine una ricerca immediata delle soluzioni che fossero rapide a seguito di “accurati e approfonditi studi geologici al fine di porre in essere le migliori tecniche risolutive” ma evidentemente per il Consorzio vale il detto “ a megghiu morti è a subitanea”.
Ciao, Pippo Galeano
L’assicurazione obbligatoria per la responsabilità civile per danni a terzi, comunemente detta “RC Auto”, non è una scelta, ma un obbligo previsto dal nostro legislatore. Un obbligo il cui costo grava spesso pesantemente su chi sceglie di acquistare un veicolo a motore, soprattutto se costui risiede al sud. Come Partito Democratico riteniamo giusto e sacrosanto che il costo di un simile obbligo, poiché serve a tutelare i terzi, sia equamente proporzionato alla pericolosità oggettiva del veicolo ed a quella soggettiva del proprietario/conducente, e solo a questi due fattori. Il luogo di residenza, per contro, non può e non deve essere motivo di discriminazione. Eppure, fino a ieri, questo era ciò che avveniva: un automobilista virtuoso e prudente residente nel Veneto, a parità di sesso, età e tipologia di veicolo, pagava circa un terzo rispetto al premio di un suo omologo, altrettanto prudente e virtuoso, ma residente ad esempio nella Locride o in Calabria. Tutto ciò, oltre che ingiusto, era ed è anche illogico! Per questo motivo, il Circolo del Partito Democratico di Siderno, già da diversi anni, aveva iniziato a portare avanti una battaglia politica in seno al Parlamento italiano, affinché questa palese ingiustizia venisse sanata. Assieme all’onorevole Enza Bruno Bossio, che da subito ha sposato questa battaglia, questo circolo ha speso tempo ed energie per elaborare il testo di un emendamento al codice delle assicurazioni. L’emendamento è stato, per diverse volte, presentato e più volte respinto, ma sempre puntualmente riscritto e ripresentato. Non ci siamo mai arresi! Alla fine, grazie anche alla straordinaria passione e perseveranza dell’Onorevole Bruno Bossio, che ha saputo agire in sinergia con la delegazione dei parlamentari della Campania, sensibili quanto noi calabresi a
questa palese ingiustizia, il nostro lavoro ha dato i suoi frutti: Nella seduta di ieri, 01.10.2015, la Camera dei deputati ha approvato il seguente emendamento al Codice delle Assicurazioni: “Per i contraenti residenti nelle regioni con costo medio del premio, calcolato sulla base dell’anno precedente, superiore alla media nazionale, che non abbiano effettuato sinistri con responsabilità esclusiva o concorrente per un periodo pari ad almeno cinque anni e che abbiano installato il dispositivo di cui all’articolo 132 – ter, comma 1, lettera b), del codice delle assicurazioni private, di cui al decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209, introdotto dall’articolo 3, comma 1, della presente legge, l’IVASS stabilisce una percentuale di sconto minima tale da commisurare la tariffa loro applicata a quella media applicabile ad un assicurato, con le medesime caratteristiche oggettive e collocato nella medesi-
La via Marina di Siderno non sarà mai più la stessa senza di te e quella panchina, presso la quale tutta la città si fermava a commentare con te le partite il lunedì mattina, resterà la più allegra della città solo nel ricordo di chi ti ha voluto davvero bene. Ciao Pippo Galeano, continua a sorriderci, da lassù con Cosimo Spagnolo e Mimmo Macrì.
Sanità,lepropostesonoilsaledelcambiamento Più di 250 sono i sindaci che hanno preso le difese di Mario Oliverio dopo la denuncia di alcuni privati che operano nella sanità, scattata in seguito alle dichiarazioni che il governatore ha rilasciato durante la festa dell’unità regionale del Partito Democratico. Ci sono firme autorevoli di primi cittadini, una fra tutte quella del sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà. Questa iniziativa nasce per difendere la sanità pubblica ma anche il libero pensiero che la costituzione garantisce e tutela, e soprattutto le opinioni politiche, giuste o sbagliate che siano. In uno Stato democratico e libero come l’Italia, dove le opinioni trovano espressione e libertà, quello che è accaduto al presidente Oliverio è segno di una paura di cambiare. E così si cerca di impedire che in Calabria la sanità trovi finalmente la strada che la conduca a un’efficienza tale da guadagnarsi la fiducia dei cittadini. Quanto successo al presidente Oliverio è gravissimo. Le opinioni politiche sono alla base della democrazia e aiutano a crescere e risolvere problemi come quello della sanità. Chi ha paura delle opinioni altrui ostacola il cambiamento. Perché la Calabria riparta bisogna dare voce alle proposte. Solo così la nostra Regione potrà uscire dall’isolamento in cui è stata relegata. Paolo Piscioneri
ma classe di merito, residente nelle regioni con un costo medio del premio inferiore alla media nazionale, riferito allo stesso periodo”. In altre parole, un automobilista prudente ed attento, anche se residente nella Locride o in Calabria, non potrà più essere discriminato e costretto a pagare un premio più alto di quello che pagherebbe altrove. In questo modo, ne siamo certi, oltre ad aver ripristinato una situazione di equità sostanziale, saremo in grado di dare un importante contributo alla lotta contro le condotte fraudolente ed i falsi sinistri. Ci piace constatare che non sempre, ma a volte, la politica riesce a far coincidere la giustizia del diritto con quella reale e quotidiana, rendendo davvero, in questi casi, un servizio a cittadini. Il Segretario del circolo del Partito Democratico di Siderno, Mariateresa Fragomeni
New York 11/09/2001 Contavamo i dollari, quel giorno, a New York, seguivamo il Nasdaq e il Daw jones alla borsa e poi all’improvviso si udì :”Trac ...splash...Aaaaaaaahhhh...!”: Un enorme boato e le Tawin Taurs l’aereo sventrò e MANATTHAN crollò...!...TREMILA morti si contarono tra macerie e rovine. Non tutti hanno un volto, ancora . New York, ora è polvere e morte, gas purulenti e fuoco, detriti e parole, tante parole, e fiori e bare e bare, troppe bare e tante preghiere. PERCHE’! ?...ci si chiede....ora ! “Io sono americano”...ripetono bianchi , cinesi, ebrei e neri, per convincersi di esistere e celebrare la potenza d’America e la sua unità. Solo i Talebani odiano , solo Bin Laden, ora... viene definito :il diavolo..! Ma tu, New York, eri troppo grande, troppo ricca e le tue torri ed i tuoi grattacieli troppo alti e disumani. Forse per questo quell’11 settembre 2001 crollarono...! Ma, oggi, tutti gridiamo:...FERMATEVI...! ... PACE... !PACE...!PACE...! Testo di Maria Stella Brancatisano NOTA: Questa mia poesia ha vinto l’Histonium d’oro a Vasto(ch), nell’ambito dell’omonimo premio, nel 2007. Di nuovo attuale per il fenomeno assurdo e crudele della Jhiad!Nuova guerra di Religione?! Samo, 8-10-2001
RIVIERA
ATTUALITÀ
LO SCORSO 2 OTTOBRE SI È CELEBRATA LA FESTA DEI NONNI IN CONTEMPORANEA CON QUELLA DEGLI ANGELI CUSTODI. PER QUESTO MOTIVO RIVIERA, CHE VUOLE UN GRAN BENE AI NONNI, HA DECISO DI DEDICARE LORO UNO SPECIALE.
CHIACCHIERANDO SULLE COPPIE "STORICHE"
Anche le nonne sono state fidanzate iamo abituate a vederle sempre indaffarate, con una chioma bianca che rimanda irrimediabilmente all'idea di saggezza, e il fisico un po' acciaccato dall'età. Ci sembra che siano state sempre così, ma dalle vecchie foto è facile scoprire come anche loro siano state felici e spensierate donzelle, belle come non mai, in attesa del loro principe azzurro. Perché le nostre nonne avevano davvero l'opportunità di poter avere a che fare con un vero principe azzurro. E con questa etichetta non si intenda l'aspetto meramente economico, bensì, quello che rientra nell'ambito della galanteria e delle "buone maniere" appartenute agli uomini – per così dire – d'altri tempi. Erano previste una serie di tappe prima del fidanzamento effettivo. Per i più audaci vi era uno scambio di sguardi, dietro i quali erano celati miliardi di parole. Per i più timidi, la vera conoscenza tra i futuri sposi avveniva direttamente a uno dei tantissimi banchetti organizzati dal primo incontro in poi. Infatti, solo dopo essere stati accettati dalla famiglia della donna, cominciava il vero fidanzamento ufficiale, con tanto di pranzetti e cenette, rigorosamente in compagnia di tutta la famiglia, non si verificasse mai che i due futuri sposini fossero lasciati soli; e solo dopo che si era portato a compimento la costruzione del nido d'amore, si convolava immediatamente a nozze. Dalla prospettiva odierna di noi giovani, il padre che in quella foto in bianco e nero sul mobile della nonna accompagna la sposa all'altare sembra più che altro un padre che accompagna la figlia a prendere la prima comunione. Si sposavano giovanissime, appena diciottenni, nel migliore dei casi. Ma nessun paragone con le diciotten-
S
ni di ora. Erano già perfette donne "di casa", in grado di mandare avanti un intero reggimento, altro che una sola famiglia. Si sentivano realizzate accudendo i loro mariti e dedicandosi alla casa, nonché ad allestire banchetti sempre più succulenti e avere figli ben educati e rispettosi. A chi potrei rivolgermi se non al mio idolo indiscusso per avere qualche informazione in più? Parlo della mia nonna, ovviamente. Si chiama Teresa, per me nonna Tita. Suo padre era morto quando era molto giovane e sua madre aveva sempre avuto nei riguardi suoi e in quelli
di suo fratello un atteggiamento molto protettivo. Mi racconta che sua madre le cuciva un abito nuovo per ogni festa religiosa. Erano quelle le uniche occasioni mondane. La Chiesa era per loro l'unica occasione di "ingresso in società". E tutti gli uomini pronti a cercar moglie e ad ammirare la loro bellezza. Bellezza che, a quei tempi, era autentica. No a creme o fondotinta, niente blush o rossetto. Sì ad acqua e sapone. Avevano la pelle perfetta e l'incarnato uniforme, tanto da fare invidia alla moderna Angelina Jolie. E come non rimanere incantati di
fronte a tanta semplicità? Di lei era rimasto colpito un certo Salvatore: chiese la mano ai genitori, divenne suo marito e, un anno dopo, il padre della loro prima figlia, mia madre. La mia bisnonna aveva molta attenzione per la sua unica figlia femmina, le aveva accuratamente preparato un prezioso corredo di nozze e ospitava spesso, a casa, il futuro sposo. Il futuro sposo, da parte sua, partiva da Gerace per andare a trovare la sua futura sposa. E il percorso da Gerace a Siderno non era una passeggiata come adesso. Dalla chiacchierata fra me e nonna
Tita viene fuori che a quei tempi si dava troppa importanza alle formalità. Più di quella che se ne da oggi. Le possibilità economiche erano magari ristrette, ma il regalo alla fidanzata era d'obbligo. E non un mazzo di rose. Ma un completo in oro. Uno per il fidanzamento, l'altro per il matrimonio. E sono proprio quegli stupendi collier d'oro bianco, dal gusto un po' vintage, che trovano ancora oggi dimora al collo di una splendida signora di una certa età. Avevano carattere quelle donne lì. Che non ci inganni quella totale dedizione alla famiglia. I mariti dovevano rigare dritti, e tanto era l'amore che le donne donavano alla famiglia che alla fine quegli uomini si innamoravano non solo delle loro mogli ma anche della loro dedizione. E ancora oggi quando vedo litigare una coppia che ha superato i cinquant'anni di matrimonio, più che ridere o prendere le parti, sono invasa da un senso di tenerezza. Dopo tanto tempo e tante difficoltà, eccoli ancora lì a cercare un punto di incontro. In maniera anche simpatica, a volte. È di pochi giorni fa un video apparso sui social che ha commosso il web. Un uomo anziano canta alla propria moglie in punto di morte la loro canzone d'amore. Noi giovani, da una coppia così, avremmo solo da imparare. Le donne che prendano d'esempio l'impegno e la determinazione di quelle madri di famiglia, gli uomini che facciano un corso accelerato di galanteria. Per il resto non ci resta che riuscire a scovare la ricetta di quell'amore bello, puro ma soprattutto duraturo. E adesso chi non invidia l'affiatamento delle coppie "storiche" e le loro inspiegabili e tenerissime litigate scagli la prima pietra. Sara Leone
SETTIMANALE
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DOMENICA 4 OTTOBRE
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Che spasso Q questi nonni 2.0! Capita oggi di imbattersi in una nonna che ritira vestiti per neonati da E-bay. Nonni con lo smartphone che si modernizzano stando accanto ai nipoti e che devono saper collegare una Wii e ricaricare un tablet.
uando penso al “nonno” in generale, non può che venirmi in mente il nonno di Italia: nonno Libero Martini. Quasi tutti siamo cresciuti con le serie di Un medico in famiglia e con la figura di Lino Banfi che si è preso cura non solo dei nipoti e delle rispettive burle, ma anche dei suoi figli che a situazioni complicate non scherzavano nemmeno. A dirla tutta, i nonni del Sud non sono molto simili a Nonno Libero, pensionato che andava al parco e che è stato sorpreso perfino a letto con la consuocera. I nonni calabresi sono molto più genuini. E prima di iniziare quella che vuole essere un’ironica descrizione, chiedo venia se qualcuno tra i lettori, che avesse nonni ex avvocati o ex dottori o pezzi grossi di qualche ente pubblico o privato, possa sentirsi offeso dagli esempi che farò. Nel mio immaginario il nonno calabrese è quello che si ritrova un attrezzo in mano: una cesoia, un martello, una matassa di fil di ferro. È spesso abbronzato, quasi carbonizzato, ma solo dalla manica corta in giù: il resto è effetto ringo garantito. Ha la camicia a quadri, gioca a briscola e magari parla quasi esclusivamente dialetto, ma puoi star certo che dentro la sua testa c’è l’enciclopedia dei proverbi. Conosce tutti, davvero tutti e di ognuno può descriverti situazione sentimentale, albero genealogico e fedina penale, pur non essendo su facebook. Ma conosce anche facebook, al quale dà un nome e una pronuncia del tutto personale. A volte facebook viene generalizzato dal nonno sotto la voce di computer. “Non mentiri a fotu sup’o computer”, esclama quando il nipote gli ha rubato uno scatto. Ma in realtà i nonni (e le nonne) stanno cambiando, poiché quelli degli anni ’20 o ’30, non ci sono più, e quelli che ci sono, si stanno avvicinando lentamente allo scadere del tempo (e mi viene un gran sospiro mentre lo scrivo, pensando al mio, di nonno). I nonni del 2015 sono veramente moderni. Capita, infatti, di imbattersi in una nonna che compra il copri-occhiaie da Kiko e che ritira vestiti per neonati da E-bay. Nonni che scelgono i filtri non per l’olio della macchina, ma per modificare la foto dell’appena venuto al mondo. I nonni del 2015 hanno gli smartphone e le amiche della nonna possono avanzare critiche sui chili presi da sua figlia durante la gravidanza guardando le foto caricate su facebook, anche se sotto commentano con un “È bellissima!”. Sono nonni che continuano a modernizzarsi stando accanto ai nipoti e che devono saper collegare una Wii e ricaricare un tablet. E, se necessario, anche aiutarli a superare il livello di Candy Crash. E poi adesso si usa organizzare il Baby shower e no, non è il bagnetto del bambino. È una festa a tema prima della nascita del pargolo, dove viene allestita una saletta con fiocchi, pon pon, cupcakes e torte di pannolini. Torte di pannolini. Che se lo dico a mio nonno che esiste una cosa che si chiama “torta di pannolini” mi porta dal neurologo insieme a lui, alla prossima visita; quando, ai tempi suoi, gli unici pannolini che si usavano erano quelli di stoffa, che si lavavano dopo l’uso: ricaricabili, diremmo al tempo d’oggi. Sono così i futuri nonni, forse divorziati, cosicchè il bambino si possa ritrovare con cinque o sei nonni, contando quelli reali, più i rispettivi compagni di quelli che si sono scoppiati e riaccoppiati. Una famiglia allargata insomma. Che se una volta avevi tredici cugini perché si aveva una grande famiglia, ora te ne ritrovi altrettanti ma non con un legame di sangue. E i bimbi se ne vanno a dire in giro “Il marito di mia nonna” e qualcuno gli risponde “Tuo nonno quindi!” e non sai come spiegarla bene sta cosa, quindi finisci per dire di sì, che si fa prima. Una cosa però è certa: l’amore provato per un nipote non si usura col tempo e per fortuna i sentimenti restano uguali anche alle porte del 2016. Magari la chicca non è più mangiare l’uovo sbattuto con lo zucchero, ma andare da Mc Donald’s, ma poco importa: ci si scatterà un selfie con scritto #me, #you, #grandmotherefulltime, segue il passo Share ed ecco il ricordo di una bella giornata trascorsa insieme. Ah, guarda: il primo mi piace! Sara Jacopetta
RIVIERA
CULTURA E SOCIETA’
Alba Parietti inaugura la XIII edizione del Premio Grotteria È stata la splendida Alba Parietti, attrice, conduttrice televisiva e cantante italiana ad inaugurare la tredicesima edizione del Premio Grotteria. Un evento svoltosi presso piazza Nicola Palermo di Grotteria (RC), sabato 26 settembre, basato sulla migrazione e sul mondo della moda e dello spettacolo, ha voluto dimostrare come sia possibile che un piccolo centro del sud, in questo caso della Calabria, rappresentato da Grotteria, possa rappresentare il luogo ed il contesto ideale per ospitare personaggi così memorabili. L’evento fortemente voluto dal Comune di Grotteria guidato dal Sindaco Salvatore Leoncini, con il patrocinio della Provincia di Reggio Calabria grazie all’impegno del Presidente Giuseppe Raffa e del Consigliere provinciale Vincenzo Loiero, già Sindaco del comune reggino è stato diretto e condotto dal giornalista Piero Muscari. Dopo l’ anteprima del Papa, interpretato dallo straordinario imitatore cabarettista Carlo Frisi si è subito entrati nel vivo della serata con i temi “clou” di questa edizione: bellezza, moda, provocazione e sensualità. Sulle note di “alba chiara” la nota canzone di Vasco Rossi, infatti hanno aperto la serata le due splendide modelle dello stilista lametino Anton Giulio Grande, Marilena e Anca che hanno sfilato con eleganza e sensualità. L’ entrata a sorpresa di Alba Parietti, durante questa prima sfilata, ha suscitato un caldo applauso da parte del pubblico di Grotteria. Alba Parietti poi ha esordito ricordando Gianni Versace, lo stilista che dalla Calabria ha portato la moda italiana al di fuori dei confini nazionali. In termini di migrazione ha ricordato la guerra siriana e la situazione italiana attuale concludendo”a tutti dobbiamo fare la guerra tranne che ai più deboli e agli immigrati”. Vasco Rossi - continua la Parietti - ha scritto una canzone per me. Anche se lui dice che è “alba chiara” non lo è certamente e si capisce ; la canzone dedicata a me è “Quanti anni hai”. La serata è proseguita con la comicità di Carlo Frisi che nella sua seconda esibizione ci ha regalato un po’ di musica italiana. In occasione è stato riconosciuto un premio allo stesso Carlo Frisi consegnato dal sindaco Salvatore Leoncini che ha ricordato l’importanza del premio: “È molto difficile poter dar continuità ad un evento così importante …evento a cui noi abbiamo creduto
sin dall’ inizio. È una tradizione che continua , con un tema importante e con questo noi vogliamo ricordare il passato che purtroppo oggi si sta rivivendo. Il nostro augurio è che la politica si impegni su questi temi perché anche la Calabria è Italia ed è giusto che venga riconisciuta.” In occasione il giornalista Piero Muscari ha presentato la Miss Caterina Tedesco originaria proprio di Grotteria la quale recentemente ha vinto il concorso di bellezza “Miss Riviera”, una manifestazione dedicata alla selezione del più bel volto della Riviera dei Gelsomini. Subito dopo il secondo momento di moda di Anton Giulio Grande alla fine del quale lo stilista si è espresso su Alba Parietti in questo modo: “ ero veramente pazzo di lei e a tutti i costi ho voluto conoscerla. È stata una delle prime donne a credere in me ed è stata
la mia musa storica”. A seguire la premiazione dello stesso stilista con la seguente motivazione: per le qualità creative esplicate nella sua ormai lunga produzione tutta caratterizzata da successi. Per la realizzazione di collezioni raffinate, eleganti e sensuali disegnate a mano e adornate con pizzi, ricami ed intarsi che valorizzano le donne nella loro bellezza. Per aver sempre accolto con entusiasmo, e averlo rinnovato anche quest’anno, la proposta di arricchire con le sue creazioni e la sua arte l’ evento “Premio Grotteria”. A premiare Anton Giulio Grande il consigliere provinciale Vincenzo Loiero che ha affemato “sono contento e soddisfatto che anche questa edizone si sia potuta realizzare e sono felice in quanto l’ idea è quella di veicolare, in modo positivo, il nostro paese fuori dalle stesse nostre mura. Il tema è attuale ma noi abbiamo iniziato a parlarne molti anni fa.”
DANIELA FERRARO premiata al Gran Galà della Poesia di Rende
Un appuntamento di assoluto prestigio il Gran Galà della Poesia “Rende..InVersi”, dedicato alla poesia in tutte le sue forme. La kermesse, giunta quest'anno alla sua quinta edizione e realizzata grazie al patrocinio del Comune di Rende e dell’Istituto Italiano della Cultura di Napoli, si è svolta sabato 26 settembre, alle ore 17:00. presso la Sala Congressi dell’Hotel San Francesco a Commenda di Rende. Duecento i poeti intervenuti nelle quattro edizioni precedenti, giunti da ogni angolo d’Italia per celebrare il valore e la forza della parola, attraverso la sua forma più alta. Nel corso della serata del 26 settembre sono stati conferiti dei Premi di Benemerenza a 30 poeti, selezionati dalla Giuria Presieduta dallo scrittore e giornalista Benito Patitucci, Piero Aloise (scrittore), Anna Canè (bibliotecaria) e Manuela Molinaro (scrittrice). Tra i premiati, la sidernese Daniela Ferraro, che per l'occasione ha recitato la poesia "La casa dei gelsomini", con cui ha ottenuto il primo premio ex aequo al concorso nazionale di letteratura Paleaghenea di Roghudi 2014. Ad allietare la serata, indetta e organizzata dall'Associazione GueCi di Rende, la Mezzosoprano Sabrina De Rose, accompagnata al pianoforte dal M. Annalisa D’Astoli.
Fortebraccio, Montanelli, Pitos o la sublime arte del corsivo FRANCO ARCIDIACO Il corsivo, tra le varie manifestazioni dell’arte giornalistica, è certamente la più raffinata ed è, secondo me, l’ideale punto d’incontro tra giornalismo e letteratura. Se vogliamo prendere per buona la definizione del grande filosofo Friedrich Hegel, che definisce la lettura del giornale “la laica preghiera del mattino dell’uomo moderno”, ci possiamo spingere a ritenere il corsivo una sorta di sublimazione di questo rituale; uno degli aspetti più evidenti del corsivo è proprio la reiterazione quotidiana (o settimanale come nel caso del nostro Pitos) che produce una decisa fidelizzazione del lettore. Oggi i giornali abbondano di corsivi ed è ormai di prammatica per il lettore andare a cercare in fondo pagina gli epigoni di un genere che “L’Unità” aveva lanciato con il mitico Fortebraccio, al secolo Mario Melloni. Coltissimo, elegante, eppure semplice e limpidissimo, Melloni usava lo pseudonimo di Fortebraccio, il personaggio dell’Amleto che entra in scena quando tutti i protagonisti sono morti, a raccogliere le testimonianze del dramma e a ordinare che venga reso onore al principe danese. I bersagli della sua satira erano i protagonisti della politica italiana, e il suo corsivo era la prima lettura quotidiana anche per molti lettori di idee politiche diverse o addirittura
opposte. Il genere non è nato, come molti ritengono, con Fortebraccio; i manuali di giornalismo lo fanno risalire addirittura ad Antonio Gramsci, a Palmiro Togliatti (che si firmava “Roderigo di Castiglia” su “Rinascita”) e Giulio De Benedetti storico direttore de “La Stampa” che, dal 1948 al 1968, firmava in prima pagina gli editoriali per esteso e i corsivi con la sigla Gdb. Arrivò poi, con il suo “Il Giornale”, un altro gigante del giornalismo italiano, Indro Montanelli che denominò la sua r u b r i c a “Controcorrente”. A seguire, Luigi Pintor e Valentino Parlato su “Il Manifesto”. Oggi l’arte del corsivo prosegue gloriosamente il suo cammino: un grande giornale come “La Stampa” ospita ben
due corsivisti popolarissimi, quali Massimo Gramellini e Jena (al secolo R i c c a r d o Barenghi), quest’ultimo arrivato tra le colonne del giornale di casa Fiat proveniente dritto dritto da quelle del quotidiano comunista “Il Manifesto”; gli altrettanto celebri Michele Serra (“L’amaca”) e Sebastiano Messina (“Bonsai”) sono molto seguiti, entrambi, su “La Repubblica”. Non includo volutamente nella schiera il bravissimo Marco Travaglio, perché, pur riecheggiando nella sua dotta e colorita scrittura temi propri dei due numi tutelari del genere, produce quotidianamente dei lunghi editoriali che nulla hanno a che vedere con il corsivo pro-
priamente inteso, che deve essere lapidario, un cameo in forma di scrittura, dal tono polemico, tagliente e ironico. L’errore più diffuso consiste proprio nel ridurre il corsivo a “editoriale in miniatura”, ciò non rende giustizia a un genere giornalistico che ha invece una sua identità precipua e, come abbiamo visto, una tradizione di prestigio. I corsivi che Pitos ha voluto denominare “A prescindere”, in omaggio al grande Totò (che nella stagione 1956-1957 aveva portato nei teatri di mezza Italia, una rivista con questo nome) corrispondono perfettamente a questo stereotipo e costituiscono, per i lettori de “La Gazzetta del Sud”, una piacevolissima e sorprendente nota “anarchica” tra le colonne di un giornale che ha fatto dell’aplomb istituzionale il suo segno distintivo. Nel libro troverete una ricca selezione di quelli che Pitos, con signorile minimalismo, ha voluto definire “graffi”; quindici anni di vita reggina e calabrese riassunti sul filo dell’ironia, dallo stile magistrale, colto e coinvolgente allo stesso tempo. Esilaranti sono i ritratti di noti protagonisti della vita politica e sociale cittadina con il risultato, come succedeva per Fortebraccio, che gli unici che ritengono di aver un buon motivo per sentirsi offesi sono quelli che non appaiono nei corsivi di Pitos, annientati dalla vera arma letale del secolo della comunicazione e della rivoluzione mediatica: l’indifferenza.
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LA ROSA DEIVENTI ACCANTO A GRANDI UOMINI GRANDI DONNE MA QUASI…DIMENTICATE
Prendiamo per esempio alcune figure femminili del Risorgimento italiano. Di loro si parla poco o niente quando, addirittura, risultano sconosciute alla storiografia ufficiale. Dietro le quinte, accanto ai loro uomini impegna-
ti nella orgogliosa lotta per la libertà e il progresso dell’Italia. Cominciamo: principessa CRISTINA DI BELGIOIOSO. Proprio lei era stata già definita “la dimenticata del Risorgimento, eppure ha avuto un ruolo di primo piano nella Carboneria e nel movimento mazziniano. Il suo salotto, in Italia prima e a Parigi poi, era il luogo d’incontro per progetti libertari e per cultura: da Cattaneo a Chopin, da Lafayette a Cavour, tanto per citarne alcuni. Di grandissimo profilo intellettuale e ricchissima di beni materiali, non risparmiò il suo patrimonio ma lo spese finanziando abitazioni nuove, asili nido, scuole, ospedali da guerra e tanto altro. Malgrado tutto questo e dopo una vita spesa per l’emancipazione della propria Terra e per aiutare il prossimo, morirà quasi dimenticata, “in un silenzio romantico” nel 1871 a Blevio, sul lago di Como, quando l’Italia era da un anno unita. Maria Verdiglione
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QUANDO A GROTTERIA SI FACEVANO I MIRACOLI
Frate Arcangelo da Radicena e il Convento dei Francescani sentire medievale è impensabile senza i miracoli, è uno dei suoi tratti precipui, come scrive J. Le Goff nella Civiltà dell’Occidente medievale. “Quello che conquista l’adesione degli spiriti del Medioevo” - continua lo studioso - “è lo straordinario, il sovrannaturale o comunque l’anormale... Anche la scienza, quella sperimentale è profondamente attratta dai Mirabilia (terremoti, comete, eclissi) e sono questi i fenomeni degni di ammirazione e di studio. Nei capitula miraculorum non troviamo solo quelli che Dio ha fatto direttamente a quei beneficiari privilegiati, che sono gli eroi, ma anche quelli che ha operato per intercessione dei santi”. E così sono passati alla storia Les miracles de la Vierge di cui ci parla Gautier de Coincy agli inizi del XIII secolo e, fra tutti, quelli di Sant’Ivo, agli inizi del XIV secolo, che ha fatto allungare le travi della chiesa che erano stati tagliati troppo corti. Anche a Grotteria, cittadina dove il Medioevo non è mai finito, agli inizi del XVII secolo ci sono stati dei miracoli. Giovanni Fiore da Cropani (16221683), che della materia era molto esperto, ci rende edotti dei numerosi miracoli. Questi ci racconta di una singolare figura, Frat’Arcangelo da Redicena, che visse e operò dei miracoli proprio a Grotteria. Questo frate cappuccino vissuto tra il XVI e XVII, originario di Radicena, aderì sin dalla prima giovinezza alla regola di San Francesco e ne vestì già da adolescente l’abito. La sua vita può essere sintetizzata in quattro o cinque punti ma fondamentali e tutti conformi alla rigida regola che aveva sposato: penitenze, digiuni, preghiere, dedizione agli altri. È da ricordare che egli mangiava un’oncia di qualcosa al giorno, che dormiva pochissimo e che passava la gran parte del tempo a pregare. Indossava un abito rammendato e quel poco che dormiva lo faceva su un tavolaccio, utilizzando come altri santi dell’epoca, una pietra come cuscino. Fu Maestro dei Novizi e per diversi lustri lo troviamo nel convento dei Francescani di Grotteria, dove si rese protagonista di diversi miracoli; ne riportiamo solo tre per evitare di essere prolissi. Altri miracoli li aveva già fatti a Castelvetere e a Nicastro ma questi tre di cui hanno beneficiato alcune famiglie di Grotteria li vogliamo riportare nella loro interezza. Il primo è datato 1613 e il beneficiario è Antonio da Brindisi, paggio del Marchese di Grotteria, Aragona De Ajerbis. Antonio da Brindisi, in quel primo quarto di secolo, fu colpito da una malattia molto grave e, a dire dei medici, incurabile. Gli stessi familiari, non vedendo alcun progresso incominciarono a piangerlo e a preparare quanto dovuto per l’imminente dipar-
Il
tita poiché il povero infermo da più di un mese non voleva né mangiare, né riusciva a prendere sonno. Si aspettava dunque che morisse, quando venne a saperlo Frat’Arcangelo nel vicino convento. Questi andò immediatamente a visitarlo e non appena fu entrato nel palazzo dove lui era paggio, avendo notato che tutti lo piangevano, poiché non dava più segni di vita, lo segnò con le tre dita della mano destra per tre volte sulla fronte e immediatamente l’infermo sentì tanta allegrezza come se già fosse guarito. Dormì a lungo quella notte e l’indomani, svegliatosi, incominciò a mangiare. Si alzò quindi dal letto senza febbre e, per gratitudine di tanto miracolo avvenuto, volle indossare anche lui l’abito dei Cappuccini. Ne divenne in seguito un fervido predicatore raccontando quanto gli era accaduto e guadagnando molto seguito. Sempre in quegli stessi anni a Grotteria, incominciò a manifestarsi una forte carestia che colpì tutti i raccolti e segnatamente i vigneti, di cui la cittadina era notoriamente ricca. Quell’anno la fillossera (a Grotteria la chiamavano prenospera) aveva colpito tutti i vitigni compromettendone non solo la raccolta ma gli stessi vitigni. Non si vendemmiò durante quell’autunno e il vino prodotto non fu sufficiente neanche per celebrare la messa. L’unico vino che si riusciva a reperire era quello del marchese D. Andrea la cui cantina era ricca di botti e a cui si fece ricorso se non altro per celebrare la santa messa. Vi andò, preso da questa impellente necessità, anche Frat’Arcangelo e si rivolse direttamente al marchese. Questi, da gran fedele che era e per la profonda devozione nei confronti della Chiesa, ordinò al suo cantiniere di accompagnarlo nella sua cantina e di servigli quanto richiesto. Ma una volta che furono entrati, il cantiniere mostrò a Frat’Arcangelo la sola botte che conteneva vino e un’altra che era quasi alla fine. Allora il Frate, dopo aver fatto per tre volte il segno della croce sulla botte quasi vuota, disse al custode: “Quella botte, che tu hai detto fosse alla fine, è piena”. E subito, aperto l’uscio, il vino zampillò e così in alto da inondare la cantina. La cosa meravigliò tutti e si disse che quel vino fu sufficiente per tutto l’anno e anche quello successivo sino a quando non venne il nuovo raccolto. L’altro miracolo riguarda la signora Livia Grillo (morta nel 1636). Era costei una nobildonna grotterese, moglie in seconde nozze di Don Andrea Aragona d’Ajerbis. Nelle prime nozze era stata invece moglie di Giacomo Cicala, un nobile di Gerace che affonda le sue radici in quella nobiltà tanto devota alla dinastia sveva. La nobildonna, devotissima tra l’altro, aveva mandato a macinare il frumento in un mulino vicino affinché si facesse il
pane per i Cappuccini. Non si sa per quale ragione dal mulino non si fece ritorno o si attardarono molto. In quel mentre nel Convento si pativa molto la fame perché, imbandita la mensa, non c’era niente da mangiare. Quando fu giunta l’ora del desinare, Frat’Arcangelo incominciò a pregare ed esortò gli altri frati a sperare nella divina bontà e fu proprio in quel mentre che qualcuno bussò alla porta del convento e comparvero due giovani con due canestri di pane caldo e bianco. Fattisi davanti al guardiano, i due giovani dissero: “Questo è il pane che vi manda la signora Donna Livia”. Il terzo miracolo vede come beneficiario sempre la nobildonna Livia di cui si è detto prima. Costei dal nobiluomo Cicale ebbe un figlio di nome Agazio che morì all’età di diciotto anni. Sconsolata la madre per quella perdita giurò di non metter mai più piede in quella chiesa. Ma Frat’Arcangelo le disse: “Donna Livia, San Francesco ti porterà la forza”. Una volta che si fu risposata, ebbe un altro figlio dal nome Don Francesco, sposo di Donna Giovanna figlia del Marchese. Questo giovane nel 1635 si ammalò gravemente e questa malattia lo portò alla morte. La Marchesa credette che questa morte fosse il castigo di Dio a causa della loro ostinata lontananza dalla chiesa e vi si recarono per incontrare Frat’Arcangelo che glielo aveva predetto. Una volta che questi ebbe visto la nobildonna che gli raccontò l’avvenuta morte del secondo figlio, fu preso da compassione e si recò immediatamente al palazzo dove si stava piangendo il giovane. Quando fu entrato disse ai presenti: “Perché piangete anzi tempo? Don Francesco non è ancora morto”. E presa una delle mani del defunto, gridò: “Don Francesco, Don Francesco!”. E questi, come se si fosse svegliato da un lungo sonno, aprì gli occhi, dette un sospiro e s’alzo sano. Tutti gridarono al miracolo! Ce ne sono ancora altri di miracoli ma non vorrei stancare il lettore per cui mi fermo qui. Certo oggi mi rendo conto che i Miracoli non esistono più, che la nostra mentalità ha dissacrato tutto per credere ancora ai miracoli. Ciononostante due cose serie le rimpiango veramente. La prima è che il convento costruito intorno al 1574, durante il vescovado di Mons. Pasqua, sia stato distrutto per lasciare posto a due orrende case popolari (Ina Casa). La seconda è che personaggi, santi della levatura di Frat’Arcangelo, tra l’altro seppellito nelle catacombe del convento, non ci siano più, altrimenti anch’io gli chiederei di intercedere con l’Altissimo per un piccolo miracolo, di cui Grotteria ha terribilmente bisogno. Domenico Angilletta
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ATTUALITÀ
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Arrivederci, Avvocato Figliomeni. Manchi già a tutta Siderno Avevamo imparato a conoscerlo attraverso le pagine del suo romanzo su don Antonio Macrì, l’avvocato Cosimo Armando Figliomeni. I richiamiautobiograficidiquelloscrittociavevanodettodiversedellasuagiovinezzalasciataindietroconmalinconiamamairimpianta.Chissàse,come Gigi, l’avvocato sta scorrazzando a bordo della sua 500 verdefirenze tra le viuzze del centro storico, riflettendo sulla storia politica sociale della sua Siderno fino all’ossessione. Ci mancherai moltissimo, avvocato. Proponiamo di seguito un suo articolo.
Ieri è oggi di Cosimo Armando Figliomeni Gli anni volano! Come le foglie d’autunno. Ma i ricordi, no. -Quanti ne son passati? -Tanti! Più di quaranta. Non li conti? -Li conto, eccome! Solo che sembra ieri. -Ieri è oggi; e, oggi è ieri! D’altronde, Soren Kierkegard affermava che “è in questa vita che decidi la tua eternità”. Nel mio caso, però, non possedendo particolari virtù e, per tornare indietro a raccogliere i cocci mi mancano oramai le forze, l’unica soluzione sarebbe fermare il tempo. E sono d’accordo che se non si vuol trovare insopportabile qualunque esistenza, è necessario accettare persino le ingiustizie degli uomini e l’ingiuria del tempo. Così, m’illudo di fermarlo. -Allora il tempo non è volato, si è fermato? -Se ancora stiamo qui a parlarne, distanti migliaia di chilometri, trascorsi quarant’anni, il tempo non è volato, si è fermato davvero. Se poi conveniamo che il tempo non si ferma mai, nel nostro caso diciamo che il tempo non è volato invano. Anzi! (Era un colloquio telefonico tra Mino e Laura che qualcuno intercettò sul proprio apparecchio una sera ventosa del mese di marzo, quando spesso in Calabria onde magnetiche impazzite disturbano persino i programmi televisivi. Mino e Laura erano due innamorati ritrovatisi dopo quasi mezzo secolo, che tanto si erano amati e che hanno scoperto d’ amarsi di più, oggi che sono maturi.) -Dimmi, come stai? Che fai nella vita? -Tu, invece? -Prima, dimmi di te. -Io? Ascolta:” Quante strade e viottoli e sentieri –abbandonata la via! Più non ascolto quel canto di sirena e il sussurro del mare! E il sole che illuminava gelide notti, più non riscalda. Quanti scogli, freddi scogli su cui inciampavo e giacevo. Stelle senza luce che non sono i tuoi occhi. Ho girato il mondo invano, e ho scoperto di conoscerlo già. Se oggi mi ritrovo sullo stesso viale.” -Bella! E’ per me? Dove l’hai copiata? - Me l’ha dettata l’anima. -Allora sei un poeta? -Poeta!? Sono un povero cristo. Nient’altro! -No! Tu sei davvero un poeta! -Forse. Ma chi mi ispira sei tu. Il ricordo di te, la tua voce che non è cambiata e che sento la notte, ogni notte. Sei tu la poesia. Oggi come ieri. -Ma, dimmi – interrompe lei – ancora non ho capito perché ci siamo lasciati. -Forse perché ci amavamo troppo: un amore così era impossibile. Più grande di noi. -Che significa? -Significa…significa…che io avevo paura di te. Del tuo amore avvolgente… della tua intelligenza. Del tuo saper conquistarmi…del dono che mi davi…del tuo essere mia. Non avevo capito che AMORE è servire, spendersi tutto, perdersi nella sua grandezza. Proprio come facevi tu. Che ingrato sono stato, che sciocco! -Mezzo secolo a capirlo! Una vita. -Ti penso e, certe notti ti canto al suono d’un flauto di canna. Triste menestrello, nella rassegnata attesa che cali l’inesorabile sipario. Me ne andrò in silenzio, come ho vissuto. Questo è certo. Laura tenta di distoglierlo e, con la voce rotta di commozione, lo interrompe. -Dimmi, a Siderno il mare è sempre bello? -Sempre! Quando è agitato e gonfio, nelle sue mareggiate al punto da inghiottire il lungomare allagando persino Via Colombo, a ridosso della ferrovia, e, quando è calmo e par sus-
surri alle sirene arcane poesie. -Che bello! Ricordi la nostra capanna in riva allo Jonio? -Ricordo! quando la brezza d’un meriggio luminoso pizzicava i nostri corpi senza peccato, levigati di sole e di salsedine in quella capanna di frasche, le cui feritoie davano una luce surreale come in un antico castello. Io ero il Re e tu, la mia Regina. Ricordo quel gonnellino a palline azzurre come gocce di mare. Profumavi di sole e di verginità. E l’odore del tuo sudore che ancora m’inebria. E’ successo ieri, ma mi sembra oggi! I ricordi non potevano esaurirsi certamente in una sola telefonata sebbene fosse stata lunghissima. Il vento aveva smesso la sua litania, e il sole stava per tramontare con le sue ombre geometriche. Mino, ottenuto un numero telefonico riservato, promise di richiamare nell’immediato futuro. Si congedarono con il reciproco SAGAPO’ che in Greco significa T’AMO. Il tempo è inesorabile ma qualcuno dice pure che sia galantuomo. Per Mino si era di nuovo fermato. Un giorno si ritrovò sulla spiaggia dove mezzo secolo prima aveva costruito un castello: quella capanna di frasche. La sabbia bionda sotto i primi raggi d’aprile si scioglieva nel turchino di pietruzze marmorizzate e le onde a contatto con la battigia, timide e discrete, pareva gli dicessero: ti aspettavamo. Commosso si guardò attorno. Rivide il gonnellino dalle palline azzurre avvertendo come la prima volta quel profumo di sudore e di verginità che il sole e la salsedine esaltava su quel corpo abbronzato di onice alabastro. -Eccomi! -gli disse – se vuoi sarò tua. Perché tu sei, e sarai l’uomo della mia vita. Non era una sirena! Era la sua Laura, la donna che virtualmente sposava tutti i giorni. Le mareggiate erano finite e il mare s’era ritirato buono buono lasciando sulla spiaggia, con altri detriti, grossi tronchi e rami spogli di calipso. Specie dove sfociano il Torrente Lordo e il Fiume Torbido. Nei pressi, infatti, durante la crisi del dopoguerra si recavano gli abitanti della vallata a far legna per l’inverno. Il giorno dopo, Mino vi ritornò armato d’accetta e sega dentata e, sebbene negli anni, nel giro d’una settimana costruì il suo castello. In quei giorni di sole cocente, il mare era davvero invitante ma Mino aveva deciso: il bagno lo farò alla fine, quando avrò fissato l’ultima trave con l’ultima frasca. La notte, giaceva sull’umida ghiaia e guardava le stelle, fin quando il sonno non vinceva i ricordi. Scoprì , così, qual era la sua vera vita, quel che avrebbe voluto da sempre, da quando studiava
all’Università e i momenti più belli erano quelli della traversata sullo Stretto di Messina, in mezzo al mare rigoglioso, sopra la storica Zattera dall’invitante profumo di arancini appena sfornati. E scoprì l’amicizia, quella vera: i gabbiani con i loro gridi che lui interpretava come veri saluti. Talvolta, un pescatore, dal volto segnato da rughe e di sole, si spingeva fino alla foce donandogli un po’ di pescato che Mino, tolte le squame e diliscato a dovere, passava alla fiamma di foglie di canne prima di divorare. Scoprì così che il tempo non vola seppure sia inesorabile ma è nobile come l’amore, autentico e vero. Eterno! Fu così che, seduto sopra un gelido scoglio, che gli faceva da panca in un angolo della capanna di frasche, definito dal primo momento il suo trono, compose il numero segreto di Laura. -Vieni – le disse- ho bisogno di te! Un treno partì da lontano fischiando, veloce e deciso di giungere prima. Giunse a Siderno di notte, sferragliando e stridendo. Il giovane tassista attendeva ossequioso. -No! La ringrazio, forse mi serve una barca. Fu la risposta di lei. Arrivò vicino alla foce ch’era spuntato un primo raggio, rosso come spicchio d’arancia che colorava lo Jonio. Mino era lì, un foglio di quaderno e una matita, gelido e freddo più della pietra su cui stava immobile, rigido. Gli occhi sbarrati. Morto! Laura lesse. “ Ti cerco In queste notti senza luna per viottoli di schegge e sconosciute scalinate. Ti rincorro sulla calda ghiaia dello Jonio e negli aridi letti bianchi di queste nostre asciutte fiumane. Ti canto col canto dell’allodola che scompare nel biondo delle spighe e la restuccia. Ti parlo nel mormorio del vento del querceto. Ti vedo nei primi rossi raggi del mattino quando la brezza sale il davanzale e s’ode vicino il grido de’ gabbiani. …E nel brusio serale quando il tramonto infiamma le montagne sciolgo la mia preghiera.” -Amara scoperta! pensò Laura. Mentre calde lacrime consolavano i dubbi di tutti quegli anni che quella mattina seppelliva nel fondo del mare. Incessante nel suo perenne mormorio. Che amara certezza, amara verità! Il tempo era volato via.
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Il cardiologo e medico dello sport
Quali precauzioni per l' attività' fisica nel bambino Dr Michele Iannopollo
La pratica dell' attività' sportiva e' diventata parte integrante della quotidianità' di molti bambini ed adolescenti.Sebbene i suoi benefici siano stati ampiamente dimostrati ,e'altrettanto vero che nell' ambito dell'età' pediatrica e giovanile la maggior parte delle morti improvvise avviene proprio durante l' esercizio fisico. A questo proposito deve essere precisato che lo sport non rappresenta per se' un fattore di rischio ma viene ad agire come fattore scatenante di patologie sino a quel momento non note o non riconosciute. È' stato accertato che l' incidenza della morte improvvisa nel giovane sportivo e' circa 1:100.000 ed ha una genesi prevalentemente aritmica. Le aritmie responsabili sono essenzialmente la tachicardia ventricolare e la fibrillazione ventricolare. Questi disturbi del ritmo possono essere parte integrante di una patologia aritmica pura come la tachicardia ventricolare catecolaminergica , la sindrome del QT lungo e quella del Wolff-Parkinson White, oppure manifestarsi nel contesto di patologie strutturali come le anomalie di origine e decorso delle arterie coronarie o ancora nell' ambito di alcune cardiomiopatie come le forme ipertrofiche o la displasia aritmogena del ventricolo dx. La maggior parte di queste patologie , come già ricordato, può rimanere completamente silente e quindi passare inosservata sino al momento del primo evento aritmico che potrebbe essere anche quello fatale. Un attento esame obiettivo associato ai dati anamnestici,all'elettrocardiogramma ed ecocardiogramma sono generalmente sufIA ERCHIETTO ficienti per sospettare queste patologie e quindi risultano strumenti efficaci IDERNO occulte nella prevenzione della morte improvvisa DIETRO nello sportivo. LOSPEDALE Tuttavia le norme legislative che disciplinano l' accesso alla pratica dell' attività' SCALA sportiva sono molto differenti nei vari stati NFO del mondo occidentale.Cosi' mentre in alcuni stati come l'Italia la pratica dell'attività' dello sport agonistico e' subordinata ad una visita medico-sportiva , in altri stati come gli Stati Uniti basta un'autocerticazione con assunzione di responsabilità' per poter praticare un'attività' sportiva anche di elevato livello. Negli ultimi anni si è' così assistito in Italia ad un acceso dibattito riguardo il rapporto costo -beneficio per un attento screening della popolazione sportiva soprattutto per quanto concerne l' utilizzo estensivo dell' elettrocardiogramma. Nel 2010 finalmente veniva dimostrato che l'elettrocardiogramma consentiva di risparmiare 2,6 vite per 1000 atleti all' anno con un rapporto costo beneficio decisamente favorevole. l'Italia da molti anni ha rivolto una particolare attenzione alla salute dello sportivo per cui qualsiasi individuo che voglia praticare uno sport con finalità' competitiva , anche semplicemente a livello locale ,deve sottoporsi alla valutazione medico-sportiva che rappresenta un ottimo filtro per l' individuazione di soggetti a potenziale rischio. Le visite d'idoneità vengono usualmente richieste a partire dai 10-12 anni di vita anche se per alcune discipline il limite viene abbassato a 8 anni. I 10-12 anni rappresentano anche il momento in cui gli eventi aritmici maggiori iniziano usualmente a manifestarsi e quindi i limiti individuati nell' ambito della medicina dello sport sono sicuramente adeguati ai fini della prevenzione, Pero' se da un lato la medicina dello sport rappresenta un momento essenziale nell' ambito dello screening della popolazione che pratica le varie discipline sportive, d' altra parte non deve essere dimenticato che molti bambini e ragazzi, pur praticando una attività' sportiva a scopo esclusivamente ludico, spesso raggiungono livelli d'intensità ' di sforzo paragonabili se non superiori a quelli osservati durante un allenamento o una competizione nell'ambito dell' attività' sportiva organizzata. Purtroppo questi soggetti sono quelli che sfuggono ad ogni controllo e come tali sono esposti ad un maggior rischio. Per tale motivo si potrebbe fare un ottima prevenzione sensibilizzando i pediatri ed i medici di base al problema della morte improvvisa durante esercizio fisico . Quindi la raccolta ,durante una qualsiasi visita ambulatoriale di semplici dati anamnestici quali la presenza di familiarità' per morte improvvisa, la comparsa di episodi sincopali, o dolore toracico o cardiopalmo durante esercizio fisico, sarebbero sufficienti ad individuare una buona quota di soggetti a potenziale rischio e per i quali ènecessario procedere con approfondimenti diagnostici. Sarebbe poi buona norma consigliare un elettrocardiogramma a qualsiasi bambino di età' superiore ai 10-12 anni e che svolga attività' fisica libera e di una certa intensita' Queste semplici accortezze associate a quanto già' fatto nell'ambito della medicina dello sport verrebbero ad avere un ruolo sicuramente importante per l'individuazione della popolazione a rischio e quindi per la prevenzione degli eventi aritmici minacciosi in occasione di attività' fisica che possano portare alla morte improvvisa.
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Tabacci e la tarantella Il presidente di CD Bruno Tabacci, dopo le fatiche di una giornata di convegni, si rilassa suonando con il cuoco Francesco Trichilo al ristorante Ricrijiu
Pericle e il suo ca L’artista bovalineserro to anche per aver Mimmo Savica, conosciuogni anno il prem avuto l’estro di realizzare alla sua Renault 5 io Pericle, in posa accanto
Un saluto ad Agnana Dopo aver parlato all’Incontro Nazionale di CD, Pietro Funaro si lascia fotografare assieme alla sindaco di Agnana Caterina Furfaro e due suoi assessori
Ufficialmente ambientati La segreteria del presidente Bruno Tabacci, nelle persone di Emiliana e Carlo, dimostra tutto il suo apprezzamento per la brioche con gelato calabrese!
I tre dell’Ave “Super”Aldo Maria co di Siderno Caccamo (ex sindaa cuor legge Superiore), affronta Portosalvo ro la processione di Pietro Sgarla in compagnia di to ed Ercole Macrì
cco” Un tris di “Brano pensare al nostro Tre Lubieri fan ere le allucinazioni, ma fotografo di av ppe, con la sua simpail giovane Giuse e dall’impasse. tia, aiuta a uscir
Che (auto)scatto! Alessia Ferraro, sempre armata di fotocamera per fotografarsi con amici e parenti, viene pizzicata da noi in compagnia dell’esponente di centrodestra Totò Crinò
Un Romeo politico Il nostro collaboratore ed esperto di meridione Pino Romeo ritratto al termine dell’Incontro Nazionale CD con la sorella e una ex compagna di scuola.
Amici d’infanzia Il senatore Paolo Naccarato, a Siderno per partecipare all’Incontro Nazionale CD, non ha voluto perdere l’occasione di salutare il suo amico Gino Multari I quattro delle meraviglie ssimo, Ecco un quartetto inedito: Mario, Ma al terno isco Romano (Prodi) e Fabio si riun vedì. mine della lectio magistralis di gio e! ion Quando il DNA non è un’opin
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usato Cusato Pino Pino e C to (a sinistra è possibiDue Pino Cusa uello proveniente da le ammirare qtre a destra quello di Gerace, men l’avvocato Antonio Agnana) e . Lacopo in posa
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gioreng a m n ori di ue il professorein o e i r s One pe Reale arà pos gs e p e m P o ra ,c ne ppena eco che Capogrdere, hanno atà, scoprono bile ve la maggiore e tica. Il bronzo in musica giunto ne per la poli Peppe Voltarelli la passio e Francesco Se metti due Gallo nel Loccisano crea no a braccio il sotpollaio… to I due fratelli Gallo, gioiellieri vafondo musicale per un accattinte reading del di Siderno e rivenditori di romanzo “Il Rolex, dimostrano il loro Caciocavallo di bronzo” amore fraterno dopo che qualcuno aveva detto che non seguissero la politica.
Al p pre…arty più esclu Giuse sivo p di se pe Ro da mm Berlu con il eo di Ard Terra sconi a u suo ido ore brin tori c zza Caffa n party lo Silviot resco r no (o elli. Piccoenutosi a li mett ono i legislatacch i)!
L’unione fa la forz La squadra di a Service, capeggia lavoro Azzarà te Fabio, si lascia ritta dal presidente dinanzi al pal rarre fieramenPolifunzionale pe co allestito al r il CD.
Un 2 ottobre da sogno Valentina Caccamo ha raggiunto il suo traguardo diventando dottoressa in Scienze della Nutrizione. Tantissimi auguri per la tua laurea. La tua famiglia
Coronare il sogno di una vita Al termine della serata dedicata al Premio Grotteria, Alba Parietti è riuscita ad abbracciare il suo idolo, il consigliere provinciale Vincenzo Loiero.
?” ellare fa una foto m e g i a a o t “Ci vu nico Panet indaco Elenin Domeo con il s i Lizzano di ricord sindaco d oco prima on Torri, dere (BO) p ellaggio c Belve rle un gem propo o. Sidern
I nostri ange Auguri di bli custodi nonni ai nost uona festa dei ri, nostra casari secondi genitofondamenta: , nostre radici e nonni. Da Silv i nostri fantastici ia e Valeria