Riviera nº 41 del 7/10/2018

Page 1



07

OTTOBRE

- 03

R

vetrina

www.larivieraonline.com

Il paese di Careri rischiava di morire. Senza alcun motivo la sua scuola stava per chiudere per sempre. Ma la forza e la tenacia dei bambini di Careri e dei loro genitori ha restituito al paese il suo futuro.

La scuola di Careri riaprirà, i bambini hanno vinto

“Q

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO

La protesta pacifica di bambini e genitori ha funzionato. Lunedì scorso con fischietti e coperchi e un tifo da “ultras della scuola” sono riusciti ad attirare l'attenzione su di sè. È fantastico quel che sanno spremere i bambini dalla parola "futuro" aprendo serrature d'aria con chiavi di nuvole.

uando chiude una scuola muore il paese. Una scuola è il centro di tutto, della vita sociale, del bisogno di partecipazione. A maggior ragione in un paese in cui la desolazione è la nota dominante. È per questo che il 17 settembre scorso i genitori di 35 bambini di Careri hanno dato vita a un comitato spontaneo "Salviamo la scuola". Battersi per tenere aperta la scuola è stato un modo per tenere vivo il paese, per evitare che con i bambini se ne andasse via il futuro. Per 35 bambini di Careri, infatti, il 17 settembre non è suonata la campanella. Il motivo? Non esiste. "Cancelli chiusi senza una motivazione - ci ha dichiarato lunedì scorso, il giorno della protesta, la rappresentante del comitato - Abbiamo i numeri giusti per tenere aperte sia la scuola primaria che d'infanzia. Addirittura, per quanto riguarda la scuola primaria, ci sono 20 bambini, e la legge prevede che superati i 18 possano formarsi due pluriclassi, ma qui non ne abbiamo neppure una". In realtà isolate come quella di Careri la pluriclasse c’è sempre stata e i genitori hanno lottato perché continuasse a esistere. Dopo i tagli alla scuola del 2009 si rischia sempre di chiudere, ogni settembre è una scommessa. Ma pare che anche per quest'anno la scuola di Careri l'abbia scampata.

La protesta pacifica di bambini e genitori ha funzionato. Lunedì scorso con fischietti e coperchi e un tifo da “ultras della scuola” sono riusciti ad attirare l'attenzione su di sè, abbandonando l'arsenale dialettico dei giorni precedenti, al loro confronto, impotente. Assolutamente perfetti nel loro modo di denunciare la falsa perfezione degli altri, quelli che stavano disattendendo gli impegni presi. Quei bambini sapevano che il futuro di Careri avrebbe potuto sbriciolarsi tra le loro dita, inciampare per sempre. "Colui che apre la porta di una scuola chiude una prigione", "La scuola è il nostro passaporto per il futuro", "L'uomo la scuola l'ha inventata, la legge l'ha annientata", recitavano i loro striscioni. Una commozione assurda ci ha presi cingendoci alla vita. È fantastico quel che sanno spremere i bambini dalla parola "futuro" aprendo serrature d'aria con chiavi di nuvole. Prima della loro protesta, grazie all'impegno del comitato dei genitori, del sindaco di Careri, Giuseppe Giugno, di due intellettuali calabresi - l’antropologo Vito Teti e lo scrittore Gioacchino Criaco - e della stampa, il 20 settembre scorso il Prefetto di Reggio Calabria aveva convocato un tavolo tecnico per la soluzione del problema. Nel corso dell'incontro il sindaco si era assunto l'impegno di trovare un mezzo idoneo per trasportare i bambini presso l'istituto alternativo di Natile Nuovo, mentre la Preside dell’Istituto E. Terrana di Ardore Benestare Careri Ciminà si era impegnata a compie-

re tutti gli atti necessari alla riapertura dei plessi una volta ricevuta apposita delibera della Giunta Regionale. "Per una settimana i nostri bambini hanno frequentato la scuola di Natile Nuovo, a 12 chilometri da Careri - racconta la rappresentante del comitato. - A turno, due genitori si sono impegnati ad accompagnarli sul pulmino messo a disposizione dal comune. Dal momento, però, che dalla Regione non arrivavano risposte, lunedì scorso ci siamo rifiutati di percorrere ogni giorno 12 chilometri, 25 minuti di viaggio in una strada dissestata, e abbiamo ripreso la battaglia". All'indomani della protesta pacifica dei bambini di Careri e dei loro genitori, il Prefetto ha convocato un secondo tavolo tecnico, nel corso del quale è stata decisa la riapertura in tempi brevissimi della scuola di Careri ed è stato ripristinato il diritto all'istruzione per 20 dei 35 bambini. Lunedì gli alunni della primaria dovrebbero tornare a scuola. Resta chiusa, però, la scuola d'infanzia. "Siamo rammaricati per la chiusura dell’asilo di Careri e della frazione di Natile vecchio - ci confessa la rappresentante - ma al contempo è viva la fiducia nell’amministrazione comunale che si è offerta di fare tutto quanto in suo potere per risolvere la situazione con soluzioni rapide e alternative". Grazie alla forza e alla tenacia dei bambini e dei loro genitori la scuola di Careri riaprirà. Il paese non ha perso.


07

OTTOBRE - 04

R

attualità www.larivieraonline.com

Il maltempo flagella la Locride e mette in ginocchio Siderno Il violentissimo nubifragio che si è abbattuto sul comprensorio nella notte tra giovedì e venerdì ha provocato ingentissimi danni a Siderno, violentemente colpita da una tromba d’aria che ha insistito su contrada Pellegrina.

Maltempo: le prime vittime nel lametino Il maltempo che ha flagellato la costa ionica nella notte tra giovedì e venerdì non ha risparmiato nemmeno il versante tirrenico della nostra regione. È proprio nel lametino, anzi, che la tempesta ha fatto delle vittime: si tratta purtroppo di una donna, Stefana Signore e dei suoi bambini, di 7 e 2 anni, sorpresi nella sera di giovedì da un forte temporale che ha comportato la piena di un torrente che li ha travolti. Nonostante la macchina delle ricerche sia partita immediatamente grazie all’allerta lanciata dal marito della donna attorno alle ore 20, è stato solo nella mattinata di venerdì che il corpo della Signore è stato ritrovato assieme a quello del figlio di 7 anni nel letto del torrente, mentre il corpo del secondo figlio, al momento in cui scriviamo, ancora non è stato rinvenuto.

Il maltempo abbattutosi nelle scorse ore in Calabria ha colpito duramente, nella notte tra giovedì e venerdì anche il nostro comprensorio flagellando in particolar modo Siderno. I danni maggiori si sono registrati in contrada Pellegrina, nella zona che va tra il ristorante “La Mimosa” e l’Hotel President, in cui una vera e propria tromba d’aria ha provocato ingenti danni a case e automobili, sradicando anche i lampioni dell’illuminazione stradale non solo lì, ma anche sul lungomare. In tutta la città, comunque, si sono registrati numerosissimi danni materiali anche ingenti. Sono stati molti, infatti, gli alberi divelti e gli allagamenti denunciati dalla cittadinanza, non da ultimo quello dell’intera zona di sbarre. Completamente raso al suolo l’impianto di Caravan Sud, le cui macerie, riversatesi sulla 106, hanno richiesto l’intervento delle forze dell’ordine. Anche nel resto del comprensorio sono stati numerosi i disagi ma, fortunatamente, meno ingenti i danni e i problemi. La situazione più grave, all’infuori di Siderno, si è registrata a Caulonia, nei pressi del Ponte Allaro, dove un temerario camionista ha provato l’attraversamento dell’alveo del fiume onde evitare di dover passare dalla tirrenica come suggerito da ANAS rimanendo bloccato all’interno del suo mezzo. Fortunatamente, l’uomo è stato tratto in salvo dai vigili del fuoco.



R 07

OTTOBRE - 06

copertina www.larivieraonline.com

Lo scorso 2 ottobre la Guardia di finanza ha arrestato e posto ai domiciliari il sindaco di Riace, Domenico Lucano, con l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e illeciti nell'affidamento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti. Da subito il mondo si è diviso. A contrapporsi c'è, da un lato, chi ha avuto la "sfrontatezza" di reagire a una legge sciagurata come la Bossi-Fini e, dall'altro, chi esulta in maniera scomposta per l'arresto di un uomo, nemmeno fosse il peggiore dei criminali.

Un eretico in nome della Costituzione MARIA GIOVANNA COGLIANDRO

Cos'è più grave, che esistano delle leggi contro la legge suprema dello Stato o che si disattendano in nome di quella legge suprema?

IN BREVE Becky Moses era nata in Nigeria e dopo tante peripezie era arrivata a Riace. Dopo aver ricevuto tre volte il diniego della protezione internazionale, Becky è stata costretta a lasciare Riace. La sua vita non è stata salvata da nessun matrimonio, è morta carbonizzata il 27 gennaio 2018 nel ghetto di Rosarno.

Ci sono questioni su cui non si può non prendere posizione o, peggio ancora, sperare di cavarsela dando un colpo ora al cerchio ora alla botte. Sono le questioni che riguardano l'essere umano o, meglio, il restare umani. L'arresto di Mimmo Lucano è una di queste. Oggi seduto al banco degli imputati non c'è solo Mimì u curdu. Ci siamo tutti. E lo scontro non è tra chi ha ignorato la legge e chi se ne professa un attento osservatore. A contrapporsi c'è, da un lato, chi ha avuto la "sfrontatezza" di reagire a una legge sciagurata come la Bossi-Fini e, dall'altro, chi esulta in maniera scomposta per l'arresto di un uomo, nemmeno fosse il peggiore dei criminali; chi continua a rimanere dalla parte di Mimmo nonostante il tintinnio arrogante delle manette e chi plaude all'esultanza volgare di un ministro della Polizia che calpesta con inaudita leggerezza il senso della decenza. Coloro che oggi si dichiarano dalla parte di Mimmo Lucano non lo fanno perché apprezzano il suo essere un fuorilegge, orgogliosamente dichiarato, ma lo fanno perché gli sono grati per quel gruzzolo di umanità che è riuscito a salvare in un mondo imbruttito. Un mondo così alla deriva da impacchettare accuse - di associazione a delinquere, malversazione e appropriazione indebita - che, com'era prevedibile, si sono sfarinate perché basate sulla "vaghezza e genericità del capo di imputazione", su conclusioni "indimostrabili o presuntive o sfornite di precisi riscontri". Si è cercato ad ogni costo il male per punire il bene. È imbarazzante. Anzi no, chiamiamolo col suo nome: è uno schifo. Oggi c'è chi condanna Mimmo Lucano perché non si è piegato a una legge che implica un capovolgimento del senso morale e, cio che è peggio, la perdita del senso di umanità. Quel senso morale che, poi, miracolosamente riemerge per deplorare la scelta del sindaco di Riace di celebrare matrimoni combinati. Celebrare matrimoni combinati è senza dubbio moralmente riprovevole ma lo è ancor meno

consegnare una donna, la cui richiesta d'asilo è stata più volte respinta, a un destino alla Becky Moses. Becky, respinta dalla legge e dai protocolli, dovette andar via da Riace; finì per fare la prostituta e morì in una baracca, tra le fiamme, arsa viva nel sonno. Forse il matrimonio combinato sarebbe stato meno etico e morale ma oggi Becky sarebbe ancora viva. Mimmo Lucano ha sicuramente sbagliato a proporre a tre ragazze disperate di risolvere i loro problemi sposando un uomo di cui non erano innamorate e dal quale non avrebbero ricevuto amore ma non prendiamocela con lui, prendiamocela con chi lo ha costretto a trovare un'alternativa al peggio. Oggi il sindaco di Riace è accusato di favoreggiamento di immigrazione clandestina, un'accusa che per chi conosce davvero l'operato di Mimì u curdu è un "capolavoro" giuridico oltre che linguistico. Mimmo Lucano ha infranto la legge per fare del bene, in un Paese dove chi infrange la legge ha spesso altri moventi. Mimmo Lucano ha infranto la legge in una terra i cui borghi, in tanti, li avrebbero ripopolati trasformandoli in carceri piuttosto che consegnarli ai migranti come nuova chance. Mimmo Lucano ha infranto la legge in una terra in cui, per dirla con Carlo Levi, "lo Stato è più lontano del cielo, e più maligno, perché sta sempre dall'altra parte". Mimmo Lucano è un dissidente, un eretico ma con in pugno il Vangelo e la Costituzione, perché, diciamocelo, l'attuale legislazione sui migranti, oltre che contro l'amore verso il prossimo proclamato da Gesù Cristo, va contro lo spirito della nostra Costituzione. E allora cos'è più grave, che esistano delle leggi contro la legge suprema dello Stato o che si disattendano in nome di quella legge suprema? Sarò un'inguaribile sognatrice ma per la battaglia di Mimmo Lucano riesco a immaginare solo un finale meraviglioso: cambierà il senso comune e le leggi spietate della nostra Repubblica e aprirà il cuore alla speranza di una società meno imbruttita.


In alto il tweet di Matteo Salvini dopo l’arresto di Lucano. A fianco le vignette uscite sulle principali testate nazionali. Dall’alto a destra la vignetta di Giannelli su Repubblica, la vignetta di Vauro, una vignetta apparsa sui social, la vignetta di Makkox pubblicata su Il Foglio, la vignetta di Manknti.

Amo gli asini

Il sindaco di Riace è stato arrestato per aver affidato senza gara il servizio della differenziata a due cooperative di residenti e migranti che con gli asini raggiungono i vicoli del borgo. Tutto questo nella Calabria delle navi dei veleni impunite.

Un Nobel al “fuorilegge” Mimmo Lucano ROSARIO VLADIMIR CONDARCURI

Fuorilegge, mi risuona in testa questa parola quando penso alla vicenda di Mimmo Lucano. Non si parla d’altro in questi giorni in Italia e nel mondo; purtroppo la vicenda dell’arresto di Mimmo Lucano ha colpito molti di quelli che hanno studiato e ammirato l’opera di questo anomalo sindaco della Locride, anche se purtroppo molti hanno utilizzato la sua vicenda per continuare a fare campagna elettorale sulla questione dei migranti. Ora cerco di rivivere e analizzare questi giorni per come li ho vissuti io. La mattina di mercoledì mi sveglio con un forte mal di testa, mentre guardo in modo distratto il Tg3 sento il nome di Mimmo Lucano associato alla parola arresto. Rivedo molte cose dette, avvertimenti, articoli, strane situazioni che prendono forma nel peggiore dei modi. In ufficio cerco aggiornamenti, guardo le e-mail della Guardia di Finanza e inizio a capire i contorni della vicenda. In cuor mio ho avuto subito la certezza di un’ingiustizia, mano a mano che leggevo la mia certezza si è consolidata. Oggi mentre scrivo a due giorni dall’arresto sono sicuro di aver visto giusto. Del resto la mia certezza viene dalla conoscenza del contesto e della persona. Conosco da molti anni Mimmo Lucano, da quando è stato eletto sindaco, da quando hanno sparato al ristorante dell’accoglienza, che è stata una delle prime opere della Riace di oggi, mentre rifacevano il centro storico, quando venne Wim Wenders per girare il suo film sui profughi. In quell’occasione vidi anche come aveva trasformato una casa baronale in casa del popolo, dove girando per le stanze incontravi bambini di tutti i colori che studiavano la lingua italiana. Potrei continuare perché per un cronista della Locride molte sono le occasioni per andare nel paradiso di Riace.

Dopo due giorni molti di voi avranno letto tutto e il contrario di tutto e ognuno si sarà fatto una sua idea, ma io vorrei cercare di far aprire gli occhi su un aspetto che non ho letto e non ho sentito. La Locride e Mimmo Lucano. Mimmo è sempre stato talmente concentrato sulla sua Riace da credere poco nelle idee dell’assemblea dei sindaci come di altri movimenti che si sono sviluppati negli anni, però rappresenta una delle belle facce della nostra terra, lui ha ricevuto riconoscimenti e attestati di stima che mai nessuno nella Locride ha ricevuto, è riuscito a far concorrenza per notorietà anche ai suoi paesani “Bronzi”. Un territorio che ha la fortuna di avere una personalità che è conosciuta in tutte le parti del mondo dovrebbe per logica stringersi intorno a lui e cercare di avere il massimo da questo. Invece cosa è successo? I maggiori nemici di Mimmo Lucano si trovano nel suo paese, nella Locride e in tutta la Calabria. Hanno fatto di tutto per screditarlo, hanno fatto di tutto per distrarlo dal suo progetto, hanno avuto tutti paura che lui potesse diventare così popolare da potersi candidare a qualsiasi cosa, perché sanno che comunque gli abitanti di Riace sono con Mimmo, la gente è con Mimmo, è orgogliosa di Mimmo, sa di potersi fidare di Mimmo. Eppure Mimmo Lucano contiuna ad essere una persona che dà al suo territorio, continua ad essere un portatore sano di bontà, e anche questo evento negativo si sta trasformando in positivo. In particolare ho osservato due elementi in cui la Locride ha avuto ancora benefici da Lucano. Ci sono due evidenti segnali positivi che questo sindaco ha portato alla sua terra. In primo luogo, in tutto il mondo si è parlato di Riace e della Locride, non per omicidi, non di ‘ndrangheta e nemmeno dell’ar-

resto dello stesso sindaco, ma di una guerra politica, di un’ingiustizia contro un eroe del popolo. Secondo, in Italia, almeno in molte città, Roma in primis, la gente è scesa in piazza a manifestare per l’ingiustizia subita da Riace e dal suo sindaco. Nelle piazze di Ferrara, di Alessandria e di molte altre città, il popolo ha chiesto che un Calabrese venga tolto dal carcere, ha protestato per l’arresto di un Calabrese. Adesso forse i cittadini della Locride si dovrebbero chiedere se è giunta l’ora di riprendere a essere popolo e combattere ed essere orgogliosi di un cittadino della Locride che in tanti stimano e ammirano. Spero tanto che la vicenda di Lucano si chiuda, con tutte le differenze del caso, come quella di Nelson Mandela: con un Nobel per la pace, o almeno un riconoscimento alla sua lotta. A quel punto chi oggi vede ma non guarda capirà.

Mia moglie li adopera per il trasporto per casa Paisà a Maiori che sta sulle scale del vecchio borgo. Anche nella Jonica reggina sono ancora compagni di lavoro. Totò Delfino in un suo pezzo si dichiarava fratello dell’asino essendosi nutrito del loro latte da bambino a Platì. Il sindaco di Riace è stato arrestato per aver affidato senza gara il servizio della differenziata a due cooperative di residenti e migranti che con gli asini raggiungono i vicoli del borgo. Tutto questo nella Calabria delle navi dei veleni impunite. E gli sciacalli della politica hanno l’ardire di equiparare Mimmo Lucano alle brutte facce di mafia capitale. Vieni in mente una citazione di “Don Chisciotte”. Quella sul delirio e le cose dell’altro mondo. Ma Cervantes avverte che quando dalle cose che sembrano dell’altro mondo vengono dei ragli, sono di questo mondo. E molto che ho letto sui social sul caso Lucano è tutto un ragliare, un rabbioso ragliare di questo nostro mondo in cui più non si analizzano i fatti e non si discutono le opinioni. E a ragliare non sono certo gli asini ma umani poco umani. Paride Leporace

Le piazze d’Italia chiedono la liberazione di un calabrese

Mimmo Lucano è un calabrese che ha ribaltato il paradigma: sono gli italiani che lo osannano e lo cercano, non è lui che osanna e cerca gli italiani.

Se le piazze italiane per una volta chiedono la liberazione di un calabrese: l'anomalia della grandezza di Lucano che disturba quelli che campano con lo stereotipo della ‘ndrangheta. Non ci sono precedenti nella storia italiana: ovunque gli italiani riempiono le piazze per chiedere la liberazione di un calabrese. Mimmo Lucano non è uno che pianifica carriere politiche, non ha un libro antimafia in uscita e non aspira alla cattedra di tuttologia televisiva. Ha fatto dell'aiuto e dell'accoglienza il suo credo, ed è un calabrese che ha ribaltato il paradigma: sono gli italiani che lo osannano e lo cercano, non è lui che osanna e cerca gli italiani. Il trionfo della semplicità rivoluzionaria che in questa regione di ‘ndrangheta solo una Procura poteva considerare indigesta: un fatto storico che non ha nulla a che fare con la delinquenza gli era francamente insopportabile alla Calabria della conservazione. Agostino Pantano


07

OTTOBRE - 08

R

copertina www.larivieraonline.com

Muoiono le favole, si moltiplicano gli incubi

Il procuratore di Locri dice “abbiamo lanciato una bomba in una favola”. È vero Signor Procuratore, ma perché far finire una favola senza un giusto processo? Perché rovinare la vita a delle persone non violente, perbene e incensurate prima che un tribunale pronunci una sentenza?

ILARIO AMMENDOLIA Mimmo Lucano è stato definito uno “0” adesso che è stato arrestato è 1. Uno dei tanti innocenti che hanno provato l’onta delle manette. “Uno” che sommandosi agli altri diventano migliaia e insieme pongono il problema libertà e della democrazia nella nostra Terra. Mimmo Lucano conferma la regola. La grande stampa si è divisa al suo interno tra colpevolisti e innocentisti. Io so che Mimmo Lucano è innocente ma non mi iscrivo né tra i primi, né tre i secondi. Io sono sempre stato e resto garantista con tutti. Premetto che a Mimmo Lucano voglio un bene dall’anima e con Lui abbiamo lavorato insieme e vissuto esperienze sull’accoglienza che restano delle pietre miliari nella storia della Calabria. Anch’io da sindaco ho rilasciato documenti “fittizi” salvando qualche ragazza dalla tratta e

Mimmo Lucano con Peppino Lavorata e Ilario Ammendolia

L’inchiesta su Mimmo Lucano mette, ancora una volta, in discussione la proiezione storica dello “Stato” in Calabria che 70 anni fa faceva sparare sui contadini inermi, successivamente ha fatto patti di ferro con la ‘ndrangheta, oggi ha bisogno delle repressione generalizzata per rilegarci al ruolo di colonia interna.

dallo schiavismo e sono arrivato a riconoscere il diritto di voto alle elezioni amministrative ai migranti regolarmente residenti nel territorio del Comune ritenendo di muovermi nel rispetto sostanziale della Costituzione. Per tutti questi motivi ho vissuto intensamente dal punto di vista umano l’attuale drammatica esperienza di Riace ma sempre con lo stesso stato d’animo con cui mi sono schierato con un ragazzo di San Luca tenuto un anno in carcere per errore di persona o con un bracciante tenuto tre anni in galera e poi assolto da ogni accusa. Con lo stesso stato d’animo che normalmente vivo ogni attacco alle garanzie costituzionali e alle libertà personali. Per cui quando viene arrestata una persona non violenta e senza un giusto processo io mi sono collocato sempre e naturalmente al suo fianco, senza mai domandarmi se è di “destra” o di “sinistra”. Se sindaco o artigiano, ricco o povero L’innocenza, come la libertà e la giustizia, non ha colore e certamente non è di “Sinistra” l’atteggiamento di chi è garantista oggi e forcaiolo sempre. Così che gli “altri” diventino degli “0” e un tale atteggiamento da élite autoreferenziale mina alle basi il concetto di “uguaglianza” tra cittadini. La nostra controparte non può essere la Procura di Locri in quanto tale anche se la magistratura calabrese, pur in presenza di tanti bravissimi magistrati, ha scritto pagine nere nella nostra storia. La nostra battaglia va oltre la vicenda attuale e noi non siamo né faziosi, né strabici né miopi. Abbiamo memoria storica tanto da ricordare che a Camini (due passi da Riace), un sindaco di specchiata onestà e mitezza (certificata dai giudici) è stato arrestato nell’ambito dell’inchiesta “Stilaro”. Era un anziano maestro elementare e probabilmente la sua salute non ha retto e l’arresto gli è stato fatale. È morto nel silenzio generale. Perché tradire la sua memo-

ria? Nella stessa operazione è stato arrestato Von Zanthen, un imprenditore di avanguardia, che era sceso con entusiasmo in Calabria dall’Olanda per produrre fiori. Innocente. Dopo l’esperienza drammatica del carcere non credo che abbia più valicato le Alpi e delle serre restano residui senza domani. Imboccando questa strada la Calabria è diventata un deserto e dove non è arrivata la mafia è arrivata la repressione e una nebbia di sospetto criminale ha avvolto la parte migliore della nostra terra. Il procuratore di Locri dice “abbiamo lanciato una bomba in una favola”. È vero Signor Procuratore, ma perché far finire una favola senza un giusto processo? Perché rovinare la vita a delle persone non violente, perbene e incensurate prima che un tribunale pronunci una sentenza? Muoiono la favole - da Bregantini a Riace, passando per Natale Bianchi - ma restano tutti i nostri incubi. Così la Calabria è diventata una terra desolata in cui vivono bene solo malfattori, “sceriffi” e parassiti! Molti saranno contenti del fatto che la fiction su Riace che mostrava una Calabria bella e positiva non andrà più in onda perché solo così si potrà dare più spazio ai narratori della Calabria inchiodata alla sua croce criminale. L’inchiesta su Mimmo Lucano mette, ancora una volta, in discussione la proiezione storica dello “Stato” in Calabria che 70 anni fa faceva sparare sui contadini inermi, successivamente ha fatto patti di ferro con la ‘ndrangheta, oggi ha bisogno delle repressione generalizzata per rilegarci al ruolo di colonia interna. Ovviamente non mi riferisco allo Stato in astratto e ancor meno a quello fumoso di matrice gentiliana, bensì alle fortissime e agguerrite minoranze che tengono in mano le redini dell’apparato statale, ne determinano la politica e fanno della “legge” la loro spada per tenere sottomessi i cittadini. Una sovversione violenta che dall’alto scende verso il basso. E in un tale contesto sono sacrosante la parole di Mimmo Lucano “sono un fuorilegge perché mi riconosco nella Costituzione”. E in Calabria in nome della legge - la Costituzione è fatta in mille pezzi ovunque: negli ospedali come nei tribunali! A Genova è caduto un ponte e sono morte 43 persone. Ho ammirato la compostezza che il procuratore della città ha tenuto sino a questo momento. Non s’è sparato nel mucchio e ritengo che sarà il processo a stabilire le responsabilità e a sanzionare severamente i responsabili. Perché in Calabria non funziona così? Perché si usano le retate di innocenti come cortine fumogene? Sabato ci sarà la manifestazione e io ci sarò come mi succede da oltre 10 anni! Mi sentirò cittadino di Riace come un mese fa mi sono sentito cittadino di San Luca dove siamo andati a raccogliere le firme “antiregime”, e ancor prima di Siderno, di Palizzi, di Platì, di Africo e di ogni angolo di questa nostra Calabria. Non trasformiamo però la manifestazione in uno sfogatoio senza domani perché altrimenti creeremo intorno a noi il deserto. Solidarietà massima a Mimmo Lucano che deve sentirsi avvolto da un caldo abbraccio collettivo, accanto a questo il dovere di portare nello “zaino” un patrimonio ideale, politico e culturale che sappia unire il nostro popolo sui Principi fondamentali della Costituzione: sul garantismo, sulla sacralità della persona umana, sul riscatto degli ultimi attraverso il lavoro, sulla questione meridionale, sulla giustizia giusta, su un nuovo Internazionalismo, sull’Unità vera dell’Italia, su una legalità autentica che non sia l’oppressione dei forti sui deboli. Riace può essere l’occasione per rilanciare la battaglia, pur nella consapevolezza che si tratta di una strada irta e difficile, ma non ci sono scorciatoie... Sarà lotta dura che richiede sacrifici enormi come sa chi porta sul corpo le ferite inferte dal regime anche attraverso vendette trasversali.


In alto a partire da destra: Mimmo Lucano intento a posizionare l’insegna di Riace; Lucano con Beppe Fiorello; con un migrante; con Oliverio; con lo scrittore Roberto Saviano; con Piero Pelù; con Cecile Kyenge; le copertine di Riviera dedicate a Mimmo Lucano. In basso a sinistra: le manifestazioni nelle piazze italiane per la liberazione di Lucano.

Lucano ti odio!

Abbiamo provato a metterci nei panni di chi Lucano vorrebbe demolirlo insieme al suo modello di integrazione che ha fatto il giro del mondo.

Monsignor Bregantini: “Mimmo Lucano ha creato benessere per tutti”

Confido nella magistratura perché possa far luce su tutta questa dolorosa vicenda. Sento però che tutto potrà essere chiarito se si spegneranno quei toni polemici di chi cerca non la verità ma la vittoria di opinioni personali interessate. È in gioco il bene comune del paese.

Davanti al fatto degli arresti domiciliari del Sindaco di Riace, Mimmo Lucano, esprimo la mia profonda amarezza e dolore. Per lui e per tutta la comunità del paese e della Calabria tutta, dove sono stato Vescovo per ben 14 anni. Sento perciò di dire una parola di vicinanza e di solidarietà, che possa essere di conforto all’amico Mimmo e di luce per tutti i fedeli della zona. Infatti, ritengo che l’agire di questo sindaco, coraggioso e tenace, sia stato fecondo di bene e fortemente progettuale. Ha colto l’occasione che gli era stata posta dai fatti, quella cioè di accogliere anni fa un vascello di cittadini Curdi, che per caso era sbarcato sulle coste del suo paese. Ha sentito dentro un grande movimento di umanità, che lo spingeva alla solidarietà diretta e fattiva. In questo cammino, ha coinvolto progressivamente l’intero suo paese, Riace. Specie il centro storico, dove ha potuto così riattivare e riabitare tante case vuote, perché i proprietari erano emigrati altrove. Terra quindi di emigrazione, la Calabria. E perciò terra che meglio può esprimere un cuore vivo di empatia relazionale. Proprio su questa empatia relazionale ha poi proseguito il suo cammino, sostenuto personalmente anche dalla nostra Chiesa di Locri - Gerace. A tratti è stato un itinerario anche rischioso, spesso dovendo scontrarsi con logiche di comodità o di interessi malavitosi. Ma di certo, è stato un uomo lungimirante, un sindaco che ha capito che solo valorizzando gli immigrati si porterà beneficio ai nostri cittadini italiani. Non uno contro l’altro, ma solo insieme. Ha creato benessere per tutti, riaperto la scuola, riattivato antichi mestieri che nessuno ormai faceva ma che erano la salvezza economica della Calabria dando lustro a

quella terra, che così diventava famosa non solo per l’arte dei bronzi, ma anche per la forza dell’umano, oggi. Ha poi sempre mantenuto un atteggiamento collaborativo, pur dentro una forte spinta profetica,che lo portava a guardare ben oltre gli ristretti steccati del paese. Confido nella magistratura perché possa far luce su tutta questa dolorosa vicenda. Sento però che tutto potrà essere chiarito se si spegneranno quei toni polemici di chi cerca non la verità ma la vittoria di opinioni personali interessate. È in gioco il bene comune del paese. Chiedo alla politica di riflettere bene su questo “modello”, specie in questo momento di grandi battaglie, per evitare che in futuro il binomio tra sicurezza e migranti diventi negativo e di contrapposizione. I migranti, come si impara da Riace, sono una risorsa non un pericolo. Riattivano paesini che stanno morendo, come già constatiamo con tante trepidazione anche in Molise. Accoglierli con saggezza e con un buon piana di integrazione, specie insegnando loro la nostra bella lingua italiana, renderà più aperti i nostri cuori e le nostre città. Perché è vero quello che scrive papa Francesco, nella sua Evangelii Gaudium, quasi descrivendo la piccola Riace: "Come sono belle le città che superano la sfiducia malsana e integrano i differenti e che fanno di tale integrazione un nuovo fattore di sviluppo!" (EG 210). È con queste parole di luce che affido al Signore questa sofferta vicenda umana e sociale, certo che il Signore aprirà nuove strade di speranza e di consolazione per tutti. GianCarlo Bregantini, Vescovo

Le ragioni del mio odio nei tuoi confronti non hanno nulla a che vedere con le sensazioni, niente di istintivo. Il mio odio è razionale. Ergo... Non ti conoscevo e non avevo motivo di odiarti ma adesso che so tutto di te i motivi li ho trovati. Eccoli. Fin quando la rivista Fortune non ti ha inserito tra i 50 uomini più influenti al mondo avevo appena sentito parlare di Riace ma erano discorsi da bar, sai io sono un assiduo cliente del bar sport dove il mondo lo si legge con gli occhiali. Ma dopo il battage che hanno fatto i mezzi di comunicazione e i social mi sono voluto informare e dal bar mi sono trasferito in ufficio, dove dovrei stare più spesso, e mi sono incollato al PC per avere più notizie. Ma chi può essere questo sconosciuto nel giro che io frequento che possa assurgere a tali onori?Eppure uno mica può arrivare ad un tale traguardo senza passare dai commenti del bar sport. Internet mi dice che da un sondaggio della BBC sei il terzo sindaco più amato al mondo. La rabbia monta. Allora c’erano avvisaglie ma nessuno dei miei sottoposti mi ha mai informato. Disdetta! Poi, sempre internet, mi dice che il famoso regista Wim Wenders ti ha persino portato a Berlino davanti ai premi Nobel per presentarti come “La vera utopia non è la caduta del muro, ma quello che è stato realizzato in alcuno paesi della Calabria, Riace in testa”. È inaudito! Qui rischio l’infarto! Vabbè una spiegazione ci può essere in effetti il vecchio regista un po' la faccia da finocchio navigato ce l’ha. Chissà che tresca con questo Lucano! Qualcuno mi racconta che eri anche un bravissimo calciatore, e che sei anche andato a fare un provino con una squadra importante e che in quell’occasione hai regalato il tuo cappotto nuovo a un barbone incontrato per la strada e che aveva freddo. Adesso la misura è colma! Sicuramente sono frottole costruite dal tuo consulente d’immagine pagato di straforo con i fondi SPAR. La mia non è semplice invidia ma odio viscerale perché ho cercato sempre di osservare le regole impostemi dalla società, vesto giacca e cravatta anche quando si muore di caldo e tu te ne vai in giro con una maglietta polo persino a Bruxelles davanti all’assemblea, chi ti credi di essere? Nessuno ti ha spiegato che la forma è sostanza? Io modestamente in fatto di forma… Naturalmente quella fisica lascia a desiderare perché a tutte le rinunce mi piego ma non a quelle del palato. Pensa che a volte sono costretto a mangiare anche due volte di seguito agli orari più impensati. Sai ai tagli di nastri segue sempre un buffet. Ma non divaghiamo torniamo a te, anzi a noi. Mi dicono che hai anche successo con le donne. Prostitute, penso io. No proprio che hai fascino e carisma. Allora io che sono sempre in ordine, ho un eloquio fluente, faccio anche lo spiritoso, come mai posso solo contare su qualche rapporto subalterno? Lo vedi che ho mille motivi per odiarti. Come fa un essere insignificante come te ad assurgere a tale fama. “Lurido porco! Come ti permetti paragonarti a me ch’ebbi natali illustri, nobilissimi e perfetti, da fare invidia a Principi Reali?”, per dirla con Antonio De Curtis nella Livella. Ora è venuto il tempo di fare chiarezza, altro che fiction con Beppe Fiorello, le aule del tribunale ti aspettano e cadrai come Sansone con tutti i filistei tu e i tuoi puzzolenti curdi che tanto ti esaltano. Arturo Rocca nei panni del P…erfetto gentiluomo


07

OTTOBRE 10

R

politica www.larivieraonline.com

Dopo la riflessione di Rosario Condarcuri pubblicata la scorsa settimana sul nostro giornale, l’organizzatrice della Festa dell’Unità ha voluto risponderci per spiegare come il Partito Democratico (comprensoriale e nazionale) venga visto dall’interno e quale futuro dobbiamo attenderci da una compagine che, probabilmente, sta vivendo il momento più buio della propria storia.

L

a scorsa settimana il nostro settimanale ha ospitato una lettera attraverso la quale Rosario Condarcuri, dopo aver assistito alla Festa dell’Unità tenutasi il 23 e 24 settembre, chiedeva a gran voce il ritorno di una sinistra concentrata sulle esigenze del suo popolo prima ancora che sulle sue divisioni interne. Qual è la situazione del partito, visto da dentro? Esattamente quella denunciata da Rosario. Il partito, oggi, soffre a livello nazionale di una scissione interna che gli sta facendo perdere di vista la capacità di fare fronte comune per difendere le nostre idee, una tendenza che, a mio parere, è diretta conseguenza della crisi dei partiti tradizionali innescata da Tangentopoli. A partire da quel momento, infatti, il sistema di intermediazione tra nazionale e locale è stato sostituito da una linea diretta tra leader ed elettore, che ha impedito la sintesi, la riflessione e la discussione rendendo anche il Partito Democratico appetibile per quelle figure interessate a farvi parte non per ideologia, ma per interesse personale. Con la Festa dell’Unità abbiamo cercato proprio di riavviare il dialogo con le diverse correnti che compongono il PD per renderle il valore aggiunto di una compagine che, in qualità di partito di ampio respiro, deve incarnare diversi ideali e sfaccettature sapendo, al contempo, come farle dialogare senza che esse cerchino, invece, di tirare la corda dalla propria parte come accaduto di recente. È proprio abbandonandosi a questa cattiva pratica, infatti, che il PD ha scoperto il fianco alle ripicche di elettori delusi, nel voto dei quali è da ricercare una buona fetta dei consensi ottenuti dal Movimento 5 Stelle durante le elezioni del 4 marzo. Affinché questa tendenza venga sovvertita è necessario riportare le persone all’interno del sistema partitico, confrontandosi sulle idee e ripartendo da esse assieme all’intera classe dirigente per intavolare una discussione che dia nuovamente importanza ai deboli, ai disoccupati e alle famiglie monoreddito senza scadere nell’assistenzialismo del reddito di cittadinanza che, a mio parere, sta per riproporre gli stessi errori compiuti dalla politica di venti anni fa. Questa situazione da te denunciata non è anche il sintomo che, nelle compagini di centrosinistra la sinistra abbia preso una deriva che ha acuito questo malessere? Indubbiamente. Il nostro progressivo spostamento verso il centro ha allontanato chi si sente di sinistra e mortificato chi invece si trova su posizioni di centro. La batosta del 4 marzo ci ha detto chiaramente che dovremmo invece spostare il baricentro più a sinistra, anzitutto apprendendo nuovamente come stare all’interno del partito, perché quando un tesserato PD non prende voti nemmeno dai suoi compagni qualcosa non torna. E questa situazione è responsabilità di chi vota o di chi dovrebbe essere votato? Principalmente di chi dovrebbe essere votato. Stai facendo una forte autocritica, considerato il risultato delle elezioni a Locri. Certo, anche se a Locri sono scattati dei personalismi che mi fanno ritenere che la colpa di questo atteggiamento sia da dividere equamente tra le due parti. La cosa preoccupante è che questo atteggiamento si riscontra in tutto il Paese, perché è figlio della paura di vederci scavalcati da personalità forti, che cerchiamo per questo di osteggiare. Un “campanilismo partitico” che è dovuto a un cambio di ideologia del partito stesso o a un modo diverso di rapportarsi a chi lo compone? Io penso che sia l’aver smesso di formare le classi dirigenti all’interno dei partiti che ha ingenerato questa situazione. Restando all’interno delle compagini per conseguire scopi personali si è persa l’idea di collettività e la capacità di unire le forze per raggiungere un obiettivo comune. Lasciando da parte il Movimento 5 Stelle, che costituisce un’eccezione, perché allora il centrodestra non subisce questa crisi? Perché da loro è più naturale inseguire i personalismi, mentre noi abbiamo avuto in passato leader che hanno osteggiato questo atteggiamento. Diciamo che a destra c’è più spregiudicatezza. L’elemento che vi ha fatto perdere il maggior numero di elettori è lo scollamento che si è verificato tra voi e la classe sociale che avreste dovuto rappresentare. Episodi come la distanza interposta da Maria Teresa Fragomeni fra sé e lo scioglimento del comune di Siderno o la vostra mancanza al Sanità

Day non rischiano di essere percepiti come un ulteriore allontanamento dalla popolazione? La nostra organizzazione della Festa dell’Unità risale a prima di quella del Sanità Day, per cui bisognerebbe domandare a chi lo ha organizzato come mai ha scelto proprio quella data. Ciò detto non abbiamo la presunzione di affermare che la nostra manifestazione sia stata maggiormente interessante o socialmente utile di quella di Locri che, pure, è tornata su un argomento che era stato trattato allo stesso modo già in altre occasioni, tanto che mi pare di aver visto in sala solo addetti ai lavori. Fatta questa premessa è chiaro che sulla sanità bisognerà lavorare in maniera sinergica, evitando di farci sopra campagna elettorale o di addurla a pretesto per attaccare gli avversari politici, perché il consenso e la visibilità si acquisiscono facendo cose concrete, non strappando qualche applauso. Resta il fatto che, in Calabria, il PD vive la situazione paradossale di essere ancora al governo ma risultare il partito forse meno apprezzato dai cittadini. Come dovete muovervi, adesso, per rendere la candidatura di Oliverio alle prossime regionali qualcosa in più di una dichiarazione di intenti? Non è già solo una dichiarazione di intenti

a r a b Bar a t t e Pan

perché la volontà del Governatore di ricandidarsi è nata da una richiesta di molti sindaci che, indipendentemente dal partito di appartenenza, hanno visto in lui quella capacità di amministrare che potrebbe regalare alla Calabria una nuova speranza. Ciò che è mancato per molti anni alla nostra regione è una continuità amministrativa che permettesse davvero di sciogliere le problematiche che colpiscono il nostro territorio. Oliverio in questi anni ha analizzato e programmato il lavoro e, oggi, ha avviato una fase di concretizzazione per la quale servirà ancora del tempo e, soprattutto, che si mantenga una stessa linea politica. E considerati i risultati delle Politiche siete fiduciosi di poter continuare questo percorso o vi preparate a un’altra sconfitta? C’è grande fiducia attorno alla figura del presidente, anche in virtù dell’ottimo lavoro svolto in passato, e non penso che la sua credibilità personale possa essere condizionata dall’appartenenza politica. Torniamo al panorama nazionale: la manifestazione dello scorso fine settimana di Roma che novità ha portato all’interno del partito? Intanto ci ha permesso di stare insieme in un momento difficile, cosa che potrebbe agevolare la nostra ripartenza. Inoltre è stato molto importante sentire da ogni dove levarsi un coro inneggiante all’unità ripartendo dalle dichiarazioni lanciate sul palco dal segretario Maurizio Martina, che mi auguro possano costituire la base solida su cui fondare anche la fase congressuale, punto di partenza ideale per tornare a essere alternativa a un governo che non consideriamo utile al Paese. Si fa un gran parlare di rifondazione del partito: ma ce n’è davvero bisogno, o tra cinque anni vedremo ancora il simbolo del PD sulla scheda elettorale? La gente non si aspetta di vedere un altro simbolo con lo stesso modus operandi. Gli elettori si sentirebbero presi in giro così come i giovani che si vogliono candidare al nostro fianco. Piuttosto servirà rimettere tra segretario, dirigenti nazionali e militanti degli intermediari: parlamentari, segretari regionali, provinciali, di circolo, iscritti, volontari… figure di un partito che abbia un’organizzazione chiara, schematica, precisa, in grado di stare sotto un qualunque segno grafico. Un discorso dietro il quale si cela un lavoro di riorganizzazione radicale, soprattutto nelle regioni: quali sarebbero i passaggi necessari a far riavvicinare il PD comprensoriale a quello “governativo”? Innanzitutto organizzare insieme iniziative come la nostra, durante la quale abbiamo lanciato la proposta di fare più riunioni settimanali per discutere insieme e condividere le nostre idee. Non si possono calare decisioni sul territorio senza averle discusse, perché i militanti vogliono poter contare e non hanno motivo di fare la tessera se la propria decisione vale quanto quella di chi non si iscrive. Inoltre bisogna scindere il partito dalla sua rappresentanza politica, cosa che il renzismo non ha fatto incorrendo in un grave errore: il segretario non può essere anche amministratore, né locale né nazionale, evenienza che ci ha fatto perdere le politiche perché eravamo percepiti come il potere assoluto. Il fatto che premier e segretario fossero la stessa persona ha significato annullare l’eventuale critica del partito nei confronti dell’azione di governo, che poteva anche non essere lineare rispetto alle scelte politiche del partito. La condivisione e discussione delle vostre idee coinvolgerà dunque anche la cittadinanza? Nell’organizzazione della Festa ci siamo posti proprio questo obiettivo: considerandola un punto di partenza in quella sede abbiamo pianificato una serie di confronti aperti che ci permetteranno di discutere con i cittadini di tematiche importanti, in grado di farci raggiungere rapidamente gli obiettivi prefissati e auspicati nel “urlo di dolore” di Rosario. Jacopo Giuca

“Il PD deve tornare a fare cose di sinistra”



07

OTTOBRE 12

R

Questo spazio è riservato a te. 1200 battute per lamentarti o complimentarti con noi, fare segnalazioni, raccontarci le tue esperienze, potrai inviarci foto degli scorci del tuo paese o video se hai un talento nascosto. Saremo lieti di risponderti pubblicamente, daremo voce al tuo pensiero e ti daremo visibilità sui nostri social. Sii parte integrante di questa realtà

scrivici www.larivieraonline.com

larivieraonline@gmail.com

Lo strano caso di Padre Claudio Dopo 27 anni di amorevole servizio Padre Claudio Cantù, parroco della comunità di Samo, ci lascia, purtroppo, e non per sua volontà: “Ordini Superiori”. La sua volontà è ancora di continuare il suo operato, almeno fino a febbraio 2019, per il compimento del suo 60º anniversario di sacerdozio, e fare una bella festa insieme a tutti noi, per poi poter tornare nella sua bella Bergamo. La comunità è affezionata a Padre Claudio e gli deve tanto; in questi anni è stato una guida spirituale, un padre, un fratello, un amico con cui abbiamo condiviso gioie e dolori. Quando Padre Claudio è arrivato a Samo, purtroppo, la nostra chiesa e l’oratorio erano in uso stato di degrado e lui, lentamente, con il suo silenzio e con il suo saper fare, ha iniziato a ristrutturarli, cambiando volto alla nostra chiesa, dandogli un aspetto dignitoso tale da poterla chiamare davvero chiesa. Purtroppo, il 2017 per Padre

Claudio è stato un anno non troppo bello a causa di svariati problemi di salute e molti interventi pesanti, ma con l’aiuto di Dio e con la sua forza di carattere non ha mai abbandonato i suoi impegni nella parrocchia. Purtroppo a fine anno, proprio quando si stava riprendendo dai problemi di salute a Samo viene nominato un altro parroco, Padre Eugenio Salmaso. Tutti noi parrocchiani siamo rimasti scioccati: come mai questo cambiamento? Perché proprio adesso che Padre Claudio sta bene? Il Vescovo Francesco Oliva aveva nominato Padre Claudio “Parroco in solidum”, quindi da supporto al nuovo parroco Padre Eugenio, ma il problema più grosso nasce qui: il nuovo parroco non ha mai accettato tale condivisione, emarginandolo l’amato Padre Claudio e rifiutandosi di collaborare con lui. Dov’è tutta questa carità e questo amore che si predica in chiesa tutti i giorni?

Padre Claudio non meritava tale trattamento, lui ama Samo e Samo ama lui, infatti nel 2008 viene nominato cittadino onorario. Padre Claudio aveva un sogno, realizzare un campo di calcetto presso l’oratorio di Samo, e da anni si è speso per far sì che tale struttura si realizzasse, e proprio ora che tale sogno si stava per realizzare (i lavori verranno ultimati nel mese di febbraio), Padre Claudio non può essere presente all’inaugurazione. Noi parrocchiani non condividiamo questa decisione, che ne sarà di lui? Lui avrebbe voluto continuare il suo operato ancora qui, almeno fino a febbraio, ma i suoi superiori non lo permettono, perché? Perché questo accanimento? La comunità pretende delle risposte, ed è pronta a tutto per far sì che Padre Claudio rimanga ancora con noi… Piero Bruzzaniti

L’aldilà uante volte abbiamo sentito nominare questa parola, in modo particolare in chiesa, e subito il pensiero ricorre al trapasso, cioè quando ormai finita la vita sensitiva, la materia si blocca e, secondo i predicatori religiosi, lo spirito passa dall’altra parte a raggiungere tutti quelli che ci hanno preceduto! Ma è vero, cosa ci dobbiamo aspettare? Tutte le promesse della nostra religione, saranno mantenute? Gli atei dicono che è tutta pura fantasia, ma vogliamo accostarci un po’ più da vicino e vedere ciò che sono i fatti, considerando alcuni fenomeni. Lasciamo perdere le visioni di trapassati, di cui sono pieni libri religiosi e non, ma veniamo ai fatti fenomenici, come si accennava. Certo è vero che tutti i viventi sono immersi nel tempo, ma cosa è il tempo, un fatto solamente e puramente materiale o anche altro? Il nostro è il tempo terrestre, si vive sul pianeta terra, situato nel sistema solare, a una certa distanza dal sole, il suo movimento intorno al sole, e intorno al suo asse (immaginario) genera il tempo. Ma il suo movimento è determinato dalla sua massa, più è grande e più dura il tempo, meno massa più scorre veloce il tempo che dipende, ricordiamolo, dal giro della terra intorno al sole. Una volta abbandonata la vita materiale, si è fuori dal tempo, essere fuori del tempo significa che mentre per i viventi - qui bisogna spremere un po' le meningi - l’entità tempo non influenza più l’essere, e così tutto si arresta, nessuna legge fisica ha potere sul trapassato! Per capire meglio, il trapassato non ha più tempo! È nell’eterno presente. Per esempio i faraoni, morti cinque mila anni fa, essendo fuori dal tempo, per essi non è trascorso tempo! Il concetto è di difficile comprensione, ma pensando è semplice. Per avere un’idea si pensi ai sogni, i sogni sono fuori del tempo, il corpo è immoto, solo il cuore batte e il respiro continua, ma si possono percorre chilometri e

Q

chilometri, addirittura si può sognare di volare, e si possono fare tante cose meravigliose. Per non parlare poi dei sogni premonitori, mediante i quali si squarcia il velo del futuro ed è possibile scorgere episodi che si realizzeranno in altri tempi, i profeti hanno visto e rivelato molto. Il risveglio fa svanire ogni visione ma in moltissimi casi la verifica, in tempi umani, conferma tutto. L’individuo che non respira più, immoto, subisce il passare del tempo, oppure essendo fuori dal tempo può fare tutto ciò che da vivo poteva vedere solo nei sogni? Addirirttura, può comunicare con i viventi, lontani dal suo corpo, certamente non ha il cellulare, non è possibile avere cognizione e sapere il perché avvengono questi inspiegabili fenomeni; certo sono tanti i casi accaduti di questo genere, provati con documenti inoppugnabili. L’aldilà è fantasia oppure si può considerare come diversa realtà fenomenica? Di sicuro non è fisica o chimica, perché scientificamente non è provabile e allora, allora è qualcosa d’altro, non perché non si crede non esiste! Il credere o non credere è dentro di noi, non influenza ciò che accade fuori. Si può però provare la non esistenza del tempo, ma bisogna chiamare in campo un’altra grandezza: la velocità! Riuscendo a superare una certa velocità, si annulla anche lo spazio, e quindi il tempo non esiste più, cioè diciamo: percorro cento chilometri in un’ora andando a cento all’ora, ma se vado a mille l’ora, il tempo per cento chilometri diventa infinitesimale o addirittura sparisce e si può essere contemporaneamente in due luoghi diversi! E non ha influenza sugli esseri viventi, ed ecco che anche da vivi si può varcare la soglia della vita e intravedere l’aldilà! Oppure è tutta fantasia? Si scrive per svegliare la curiosità, non per spargere acqua calda, per far sorgere dei dubbi e spingere i giovani a fare ricerche. A scoprire oggi ci sono i tablets, enciclopedie portatili che danno una mano. L’albatros


“Magna Locride” Premiati gli artisti che hanno vinto l’estemporanea di pittura

Ancora non si sono spenti gli echi della manifestazione “Magna Locride”: la festa che ha trasformato il centro di Locri in un vero mercato delle bontà del territorio, organizzata dal GAL “Terre Locridee” insieme all’UnipolSai Assicurazioni nell’ambito della programmazione PSR della Regione Calabria. “Magna Locride” voleva tentare di far convivere la Locride di oggi con la terra che è stata, nel tentativo di ritrovare l’orgoglio di appartenenza a secoli di storia e di tradizioni che possono essere utilizzati a sostegno della costruzione di un idea di sviluppo che riesca a mantenere le peculiarità del territorio. In questo contesto sembrava naturale far coincidere anche la storia del nostro popolo fatto di poesia, vino e arte con l’inserimento dell’estemporanea di pittura per far rivivere le vestigia di una epoca greca che a Locri trovava una delle sue sedi di eccellenza. In effetti, la sera della manifestazione, all’estemporanea di pittura che ha appassionato tutti hanno partecipato 20 artisti della Locride e la commissione guidata dalla presidente Maria Macrì e dai maestri Zucco e Custureri hanno premiato ex aequo due opere di ragazzi del territorio: Gregorio Procopio e Tiziana Zimbalatti. Entrambi gli artisti hanno cercato di raffigurare nelle loro opere le caratteristiche storiche e identitarie di Locri, con due opere molto belle. Nella sede del GAL, lunedì 1 ottobre si è svolta la consegna dei premi, con la pre-

ALL’ESTEMPORANEA DI PITTURA CHE HA APPASSIONATO TUTTI HANNO PARTECIPATO 20 ARTISTI DELLA LOCRIDE

senza in sede dei due vincitori che sono stati ospiti dalla struttura e dal presidente del GAL Francesco Macrì, oltre al responsabile dell’agenzia UnipolSai di Marina di Gioiosa Jonica Riccardo Angelini, che hanno espresso grande soddisfazione e hanno assicurato che anche il prossimo anno si svolgerà questa manifestazione compreso lo spazio dedicato all’arte. Durante l’incontro i due artisti, hanno voluto condividere il loro pensiero sulla manifestazione. Secondo Gregorio Procopio di Reggio Calabria l’arte è cultura e la cultura è sviluppo, quindi ben si associa a questo tipo di manifestazioni che promuovono le aziende del territorio. Tiziana Zimbalatti, di Locri, ha ringraziato gli organizzatori per la possibilità di aver portato l’arte in piazza come veicolo di promozione di cultura e socialità. Una menzione a parte vogliamo dedicare al secondo premio che è stato assegnato ai ragazzi della casa circondariale di Locri. Alla fine si è svolta la cerimonia di premiazione in cui i due artisti hanno ricevuto il premio dal presidente Macrì e da Angelini per l’Unipolsai. Premio che consiste in un assegno circolare di euro 250,00.


07

OTTOBRE

- 14

R

rubriche

In campo ci sono molte schiappe Arrigo Sacchi faceva fare gli straordinari a Van Basten (e diciamo Van Basten) per perfezionare il tiro. Ma i fondamentali c'erano, eccome, c'era classe pura! Il convegno di Locri sulla sanità è stata una partita con molte schiappe. Scura può “buscarle” todos los dìas e non cambia. Il deputato di Berlusconi ricordava Virginia Raffaele che imita Belen Rodriguez “facciamo che ero io…”. Il sindaco di Locri avrà finalmente capito che più delle messinscene serve una regia per trovare qualche soluzione. Oltre che per le problematiche della sanità, che ci fanno vivere con preoccupazioni e paura, la nostra realtà viene denunciata di nuovo in questi giorni per la scarsa efficienza della Pubblica Amministrazione e per la mobilità assolutamente inadeguata. Mentre si mostra evidente la crisi della classe politica: i 5Stelle, che hanno vinto, debbono ancora alzare le vele, la destra senza Salvini acchiappa farfalle, il Partito Democratico è “acqua passata che non macina più”. Nella regione invece ci sono gli equilibri del 2014, con il successo del Partito Democratico. Il capogruppo Romeo rischia di arrivare stremato alla meta (certo, chiamare meta le elezioni nelle quali perderanno più della metà dei seggi…), perché sta lavorando senza sosta per ogni delega, per ogni riunione, per ogni taglio di nastro che ne chiede la presenza (dovunque). Il Presidente Irto mantiene un profilo istituzionale corretto, gli fa anche comodo, così può tenere nascoste le truppe fino alla conta elettorale. I candidati del centrodestra si mostrano in vetrina. Luci basse per non dare vantaggi ai concorrenti e perché da qui alla meta (ci risiamo…) ci sono di mezzo 12 mesi e i Grillini. Ogni discorso lascia colpevolmente strada a quello sulle liste. “Prima il mio posizionamento poi il ragionamento politico, prima le chance che mi posso giocare poi la mia stessa storia”. Qualcuno ci riprova: facciamo un dibattito sulla sinistra che c’era (per estensione, aggiungiamo noi, anche sulla destra che a livello nazionale si è sciolta). A sinistra non è una questione di simboli, ma di risposte ai bisogni della gente. Può essere un vantaggio farlo fuori dalla aule parlamentari. Gli elettori (forse) voteranno di nuovo, ora hanno scelto i 5 Stelle perché si sentono più sicuri o, meglio, più illusi. Ma come li giudichiamo i discorsi che fanno (“I debiti che stiamo facendo adesso con il Def li pagheranno casomai i vostri figli”)? È come dire: “Oggi difendiamo la democrazia, domani e dopodomani chi se ne frega”. L'alleato dei 5S, Salvini, è attrezzato, ha il governo, da lì parla al Paese e al vecchio centrodestra e si è prenotato da tempo per farlo con Putin e Trump: “Guardate cosa so fare con i continenti, con l'Europa (che contesto frontalmente), con l'Africa (che cambierò)”. Programma non da poco, ma (gli) gira (bene) così! Non è forse questa l'Italia che censurava a Sanremo la stupenda canzone di Roberto Vecchioni, Luci a San Siro e dava l'ok, dello stesso autore e nella stessa manifestazione, a qualcosa di più piccante, a Donna Felicità (cantata dai Nuovi Angeli)? Bipolarismo italiano, ci scherzerà su Vecchoni. Federico Lago

www.larivieraonline.com

CALABRESE PER CASO

Le ragioni di tutti e di nessuno Credo che qualcuno, o forse più di uno si sia chiesto in questi mesi nei quali tale rubrica prende vita, qual è il senso di un Calabrese per caso, se tale definirsi possa avere un suo significato intrinseco o se si tratti solo di un titolo messo lì per creare una sorta di originalità per un pensiero che si manifesta liberamente e senza condizionamenti di alcun tipo. Oppure se, tale definirsi, possa rispondere a una vis polemica gratuita, magari ispirata da una sorta di irriverenza verso un Sud che stenta a essere diverso. Ebbene, a distanza di tempo - e convinto che qualcuno si sia posto tali interrogativi sui contenuti di questa umile rubrica – credo sia corretto, proprio in un momento molto particolare della vita pubblica della Locride, dare alcuni riferimenti che non hanno nulla di indigesto per il solo fatto che non vi sono riserve ideologiche o manifestamente di parte da difendere, come non lo è mai stato per chi vi scrive. Sentirsi Calabrese per caso non è una formula strumentale, né un modo scelto per non riconoscersi identitariamente con la propria terra, i propri spazi, la gente con la quale hai condiviso infanzia e maturità. È forse una necessità di guardare da una prospettiva diversa, più ampia, che fa del distacco un mezzo per evitare quel coinvolgimento emotivo che spesso rappresenta il rischio maggiore nel fuorviare ogni sforzo di analisi se, l’analisi, è onestamente diretta verso la proposta di soluzioni oltre che nel voler dare spiegazioni. Essere oggi Calabrese per caso permette di guardare a quanto accaduto e a quanto accade sulle sponde del mare dei bronzi con occhi leggermente diversi e, forse, non così miopi come qualcuno potrebbe anche credere. Nella vicenda che domina la tempesta perfetta scatenatasi nell’universo dei media in questi ultimi giorni, credo che non vi siano ragioni che possano spostare la bilancia a favore di qualcuno. Ciò che emerge non è solo l’insufficiente senso del significato di autorità, sia essa pubblica che politica, per quanto legittime, ma lo strumentale sacrificio di vicende umane sull’altare di ciò che viene ritenuto politicamente più corretto rispetto

ad altro, ponendo ai margini l’attività della magistratura. Credo che in questo Paese, non me ne voglia lo scrittore e neoregista partenopeo approdato in terra di Calabria, si possa mettere in discussione tutto liberamente e non condividere, altrettanto liberamente, anche le scelte di chi opera sotto l’imperio di una legittimità attribuitagli per legge. Tuttavia, però, ciò che non può e non deve essere messo in discussione è il rispetto dei poteri, delle cariche e delle funzioni tanto quanto la responsabilità di chi li riveste. Rispetto, il primo, che se è obbligo giuridico per chi esercita un’autorità lo è anche nei confronti di questi verso se stesso e la propria comunità in termini di responsabilità. Che si tratti di un sindaco o di un ministro credo che non vi siano spazi di prevaricazione possibili o di elusione di norme che siano giustificati dal rivestire simili autorità. Autorità che dovrebbero conoscere e riconoscere, assumendoli o rispondendone, poteri e limiti. La corsa alle rivendicazioni, o a scenari degni del migliore dei romanzi di un Ken Follett poco interessato però alle dinamiche del Sud, è una corsa senza traguardi, senza vincitori o sconfitti o, credo, solo con sconfitti lungo una strada che alla fine accomuna, nell’essere responsabili a vario titolo dell’ordine e della sicurezza pubblica, sia un ministro che un sindaco. Il primo quale autorità nazionale, il secondo quale autorità locale. Sicurezza e ordine pubblico che non escludono alcuna politica di ospitalità e che, al contrario, in un clima di reciproco rispetto delle norme e della salvaguardia della convivenza civile richiedono sinergie intellettuali, per non usare altro e forse più significativo termine, che dovrebbero andare ben al di sopra delle diversità di colore politico. In un paese democratico, perché questa è l’Italia al di là delle semplicistiche e abbondanti opinioni molto di parte, l’aspetto che emerge ancora una volta è che si sacrifica una terra in difesa di valori che gli appartengono da sempre e che non ha mai avuto necessità di doverlo dimostrare con buchi mediatici. Il caso di Badolato Superiore nel 1998 è stato un esempio ma non ha di certo goduto dello stesso

impatto mediatico e oggi in pochi se lo ricordano. Dividere una terra come la Locride, quanto dividere una nazione, rappresenta il risultato peggiore per una democrazia e chi contribuisce a farlo è parimenti responsabile con il proprio avversario del clima che si produce e, nel caso calabrese, della continua marginalità di una regione che non ha mai discriminato pur essendo essa stessa discriminata. La legalità non ha colore politico e non può essere un argomento utile a trasformarsi in uno spot legittimista a convenienza. Così come l’esercizio di un’autorità, sia essa politica o amministrativa, non può essere personalizzabile né strumentale al successo di colui che la riveste. In questo passaggio forse in molti ci siamo dimenticati che la sicurezza e l’ordine pubblico hanno delle regole perché rispondono a delle ragioni, mi spiace ricordarlo per alcuni difensori di un testo che autointerpretano, costituzionalmente sancite. Ragioni che non sono certo un motivo per escludere ma, al contrario, tendono a includere nel rispetto dell’ordinamento giuridico perché il fine è un umanitarismo solidale quale risultato di valori e principi condivisi. Disobbedienze civili e modelli non possono andare oltre le regole nelle quali ci riconosciamo. Regole che si possono modificare ma non eludere secondo punti di vista per quanto ritenuti ragionevoli. Se così fosse, ognuno potrebbe disobbedire e minare quello Stato di diritto che, ancora oggi, permette il dissenso e la critica anche a coloro i quali intravedono segnali di derive autoritarie che non superano, per fortuna, la dimensione onirica. Quello Stato, forse poco maturo, di diritto, che dovrebbe garantire equilibrio e ragionevolezza nelle relazioni tra e nelle diversità. Valori sui quali si costruisce la convivenza civile di una società che include, guardando con gli occhi di chi difende un senso di identità che per essere affermato in altre latitudini i nostri stessi nonni, come i nostri figli oggi, hanno iniziato rispettandone le regole.

Giuseppe Romeo

Alessandro Ciprioti è il nuovo presidente del Kiwanis Club Magna Grecia Nello splendido scenario di “Villa Afrodite” si è svolta la consueta cerimonia del passaggio della campana. Il nuovo Presidente del Kiwanis Club Magna Grecia “L. Giugno” dell’anno sociale 2018/2019 è Alessandro Ciprioti che ha preso il posto dell’uscente Giorgio Ruso durante la cerimonia che si è svolta presso la sala congressi di Bovalino alla presenza del Governatore del Distretto ItaliaSan Marino Franco Gagliardini e del Luogotenente Governatore della Divisione 13 Calabria Mediterranea Andrea Casile e dell’immediato Past Luogotenente Governatore Francesco Garaffa, nonché i rappresentanti di tutti i club Kiwanis della provincia di Reggio Calabria e dei club Lions e Rotary. Presenti anche il Vescovo della Diocesi LocriGerace sua eccellenza Francesco Oliva, l’assessore della Città Metropolitana Fabio Scionti, il sindaco di Bovalino, Vincenzo Maesano, il presidente dell’assemblea dei sindaci Franco Candia. Il cerimoniere della serata è stata la socia del club, Mariateresa Fragomeni che è anche Assessore al Bilancio della Regione Calabria. Dopo il discorso del presidente uscente Giorgio Ruso, il quale ha ricordato le tante attività solidali svolte che hanno dato lustro l’associazione solidale kiwaniana. Dopo i saluti istituzionali il nuovo Presidente Alessandro Ciprioti ha prefissato i nuovi obiettivi programmatici da raggiungere per il nuovo anno sociale, incentrati sui service della solidarietà. “Ricoprirò questo ruolo, dichiara il nuovo presidente, con grande spirito di continuità, in unione ed in armonia con tutti, quindi, aggiunge

Alessandro Ciprioti, parafrasando il motto del nuovo Governatore “semina amore, diffondi il bene”, mi accingo ad intraprendere questo meravi-

glioso percorso che mi vedrà interprete in questo anno sociale 2018/2019 in piena armonia con tutti i soci del club”. Il neo presidente ha poi annunciato gli obiettivi del club: “il convegno sulla Città dei bambini”; il progetto “Eliminate, evidenzia Ciprioti, mira a vaccinare, contro il tetano, le giovani madri dei paesi meno sviluppati; a questi vanno aggiunti i services distrettuali sull’obesità infantile e sul cyber bullismo e quelli altrettanto importanti svolti nelle comunità locali. “Dopo un anno ricco di successi e traguardi raggiunti dall’immediato Past presidente Ruso” – ha continuato Alessandro Ciprioti – è necessario continuare mantenere i valori canonici che hanno caratterizzato il percorso per cui dette istituzioni erano nate “dare ascolto e parlare alle generazioni future, battersi per garantire un futuro ai tanti bambini che rappresentano la nostra memoria. La serata è continuata con gli interventi del Vescovo Francesco Oliva, il quale ha messo in risalto l’importanza dell’attività solidale svolta dal Kiwanis un concetto ripreso anche dall’assessore Fabio Scionti, dal presidente Franco Candia ed anche dal padrone di casa il primo cittadino di Bovalino Vincenzo Maesano. La cerimonia ha visto poi la proclamazione di tre nuovi soci, l’Avv. Giancarlo Tropiano di Marina di Gioiosa Ionica, il Dott. Antonio Polimeni di Reggio Calabria, l’Arch. Nicola Tucci di Locri. Le conclusioni sono state affidate al luogotenete Governatore della divisione 13 Calabria “mediterranea” Andrea Casile e al Governatore del distretto Italia San Marino Franco Gagliardini.


CONVERSANDO

Anche i proverbi "decantano" il vino “Il vino rosso fa buon sangue!”. O anche il conveniente riadattamento: “Un bicchiere di vino al giorno leva il medico di torno!”. Chi di noi non ha mai sentito recitare questi proverbi “salutisti” che celebrano la millenaria bevanda?! Salute e buonumore viaggiano a braccetto e non possiamo non menzionare alcuni detti come: “Un'aria di fuoco e una cantina fanno bene alla sera e alla mattina” o “Il vino non è buono se non rallegra l'uomo!”. Oppure “Non ti mettere in cammino se la bocca non sa di vino!”. Indubbiamente la sintesi preferibile è: “L'acqua fa male e il vino fa cantare!”. E poi ci sono i “meteorologici” che richiamano date precise del calendario o i mesi dell'anno: “A San Martino ogni mosto diventa vino!”, “Se piove per San Michele si riempie il paniere, se piove per San Pietro l'uva gli va dietro!”, “Pioggia d'Aprile ogni goccia un barile!”. O anche "Neve marzolina addio la cantina!”. Esistono, inoltre, quelli “filosofici”, un altro pasciuto gruppo di sagaci metafore popolari che mirano a rivelare le verità fondamentali dell'esistenza umana: “Nella botte piccola ci sta il vino buono!”, “Non puoi avere la botte piena e la moglie ubriaca!”. O “Il vino di casa non ubriaca!”. Ricordiamo poi i “moralisti”: “In vino veritas!”, “Pane al pane e vino al vino!”, “Per fare un amico basta un bicchiere, per mantenerlo non basta una botte!”. O ancora: “Chi non beve in compagnia o è un ladro o è una spia!”. Potremmo annoverare anche detti dai toni “ammonitori” i quali puntano il dito verso il bevitore di vino mettendolo in guardia dal rischio di un consumo eccessivo della bevanda: “Chi beve tutto è sempre all'asciutto!”, “Il pane finchè dura ma il vino su misura!”. O “Gioco, donne, fumo e vino portano l'uomo al lumicino!”. Per finire citeremo proverbi “apocalittici” che condannano gli astemi augurando loro immani supplizi: “A chi non piace il vino Dio tolga l'acqua!” o il classico “Benedetto Noè che piantò la vigna e a chi non piace il vino venga la tigna!”. La saggezza espressa in maniera tanto persuasiva quanto sintetica di questi e altri detti popolari, che si tramandano di generazione in generazione, fanno intuire quanto il nettare di Bacco sia parte viva e integrante delle tradizioni di molte popolazioni, “me lo ha detto il vino, e il vin non erra” (Emilio Praga). Sonia Cogliandro

GIUDIZIARIA

Le fonti intercettive nel processo penale

FRUTTI DIMENTICATI

Fico del Paradiso FICUS CARICA L. FAM. MORACEE

Tale varietà è presente in modo notevole nel Soveratese dove in alcuni territori è preferita al prevalente Dottato, fico bianco che era molto usato per produrre i fichi secchi che ormai cominciano a diventare un ricordo in Calabria, che comunque sono di gran lunga migliori di quelli che si trovano sul mercato d’inverno, e sono importati fondamentalmente dalla Turchia. C’era addirittura un’attenzione maniacale per preparare i fichi secchi che venivano raccolti maturi e stesi sulle prazzìne costruite, le più efficaci con steli di ginestra di Spagna oppure con canne intrecciate colpite sugli internodi con una mazzola di legno e poi aperte con un coltello e poi intrecciate tra loro; esse venivano poste sulla loggia, un’impalcatura costituita da quattro forcine infisse nel terreno tenute assieme da quattro rami diritti generalmente di frassino o di altro albero dai rami appunto non contorti. Lì sopra i fichi seccavano e poi i migliori venivano infilzati alternativamente su uno stelo di canna incurvata a “u”, chiamata schiocca e poi tenuti assieme alla fine, dallo spirùni, ossia un pezzo di canna tagliata a forma di pugnale, con la cima più larga che doveva funzionare da tenuta, che veniva immerso per circa quindici cm dentro i fichi che erano stretti tra loro, che alla fine erano sovrastati da un fico più grande . Dopo tale operazione le schiocche di fichi secchi venivano immerse per pochi secondi in acqua bollente perché fossero sterilizzate ed alcune madri di famiglia le infornavano per qualche ora ed allora assumevano un colore bruno ed i fichi a quel punto sapevano di cotto. In altri ambiti territoriali, quello di Bova ad esempio, i migliori fichi venivano utilizzati per creare delle figure a forma di bambola con l’ uso di fichi neri per evidenziare alcune parti del corpo, mentre ovunque i fichi, in parte danneggiate dai calabroni o dalle vespe, venivano raccolti a parte, chiamati pojidia (gr. apojìdia ossia fichi di scarto) e poi infornati di modo che non andassero a male e poi d’inverno venivano dati ai maiali, alle capre casalòre, ossia allevate nell’orto di casa, per dare il latte ai bambini qualora le madri non l’avessero più o qualora la famiglia non possedesse un’asina che produce un latte simile a quello materno. L’uso più importante dei fichi di scarto era quello di darlo alle mucche al tempo dello sporo (gr, spòros, semina) alla fine di ottobre e ai primi di

I BRIGANTI

The jungle of nonsense

novembre, quando i contadini partivano da casa nell’ora in cui i Vastùna (la costellazione di Orione) erano nella parte più alta del cielo (verso mezzanotte) e qualora non aiutasse la luce della luna essi portavano con sé le lanterne (i più abbienti) o le dede (gr. daìda, fiaccola) o tede, ricavate dal legno resinoso di pino, che venivano rifornite all’area tra Brancaleone e Bianco dagli Africoti (la desinenza ti deriva dal gr. tès, genitivo dell’articolo determinativo che significa originario di..., quindi è più nobile di Africesi, come pure Natiloti, Ferruzzanoti, Carraffoti ecc.) e che servivano ad illuminare i percorsi ai viandanti nelle notti senza luna. Dall’una all’incirca le mucche venivano alimentate in modo sostanzioso oltre che con il fieno, con i fichi di scarto, con fave già messe in ammollo il giorno prima e con pere secche e alle 6, 30 circa venivano aggiogate per l’immane fatica della semina, specie nei terreni argillosi, quando dovevano tirare l’aratro di legno. Naturalmente i fichi di prima scelta venivano offerti in momenti e tempi particolari, venivano usati come alimento molto nutritivo, ricordando a tal proposito come facessero parte della dieta degli atleti che si preparavano per le olimpiadi nell’antichità e fondamentalmente venivano usati per preparare l’impasto speciale che serviva ad infarcire i dolci natalizi chiamati in modo diverso, in territori diversi (Sammartine, Petrali ecc.). I fichi venivano fatti a pezzettini e poi assieme a un’equivalente quantità di uva passa venivano messi a cuocere in una grande casseruola assieme a vin cotto, noci o mandorle, in mancanza di esse, con l’aggiunta di chiodi di garofano e cannella. In continuazione la pasta, fino a quando non fosse perfettamente amalgamata, veniva mescolata con un cucchiaio di legno. Nel territorio della Locride il Fico del Paradiso era assente o marginalmente presente, mentre era ed è diffuso abbondantemente sulla fascia ionica della provincia di Catanzaro nell’area che va da Badolato a Soverato con il relativo entroterra. Il frutto di tale varietà è più grosso del Dottato, ha la buccia più verde, che si apre leggermente a maturazione, ha la polpa ugualmente dolce, si presta ottimamente a essere essiccato, produce più fioroni, mentre la caratteristica che lo distingue, è quello di avere il picciolo notevolmente più lungo. Le foto sono state effettuate nel giardino della casa di campagna della dott.ssa Rosa Brancatella, in contrada Muro Rotto, nel comune di San Vito (Cz). Orlando Sculli

In questa giungla di giganti saccenti per modo di dire, come fa una persona semplice come me a capirci qualcosa? E chi ci capisce nulla. Dovrebbero essere i grandi ad insegnare ai più piccoli. E invece i grandi ci insegnano che bastano i “ssordi” e tutto si può fare. Le lezioni a scuola si fanno, ci sono le interrogazioni, ci si aspetta che tutto il sapere venga messo a disposizione della collettività, presente e futura per non commettere gli stessi sbagli. E invece i grandi ci stanno insegnando che bastano i “ssordi” e la storia può ripetersi all’infinito, compresi i soprusi, le persecuzioni, l’omofobia, il razzismo, il sessismo, lo snobismo, eccetera. I ssordi. Per i ssordi non esistono religioni, né famiglia, né amore. I ssordi sono tutto. I ssordi se li trattengono quando fa comodo, intendo lo stato, e poi arrestano un sindaco perché fa in modo di “superare” la questione ssordi per cercare di mandare avanti un progetto importante. Se adesso al governo c’è un movimento

“Gli indizi raccolti nel corso delle intercettazioni telefoniche possono costituire fonte diretta di prova della colpevolezza dell'imputato e non devono. necessariamente trovare riscontro in altri elementi esterni, qualora siano: a) gravi, cioè consistenti e resistenti alle' obiezioni e quindi attendibili e convincenti; b) precisi e non, equivoci, cioè non, generici e non suscettibili di diversa interpretazione altrettanto verosimile; o) concordanti, cioè non contrastanti tra loro e, più ancora, con altri dati o elementi certi”- E’ quanto stabilisce una sentenza della Cassazione penale, Sezione VI, del novembre del 2011, che interviene sui criteri di valutazione delle intercettazioni. L'attività di intercettazione telefonica, infatti, rappresentando in tempo reale l'accadimento di singoli fatti storici, costituisce senz'altro uno dei modi di raccolta della prova di natura oggettiva e, per ciò stesso, di maggiore affidabilità. Si tratta di strumento conoscitivo che è assistito dai requisiti della genuinità, quanto a provenienza delle informazioni, e da veridicità, del loro contenuto, essendo ragionevole ritenere che, secondo ciò che di regole accade per l'intimo convincimento degli interessati di interloquire in ambienti e con mezzo protetto, tali da garantire la massima riservatezza e segretezza delle comunicazioni - gli interlocutori esternino vicendevolmente conoscenze effettive e reali di cui dispongono. Del resto la Suprema Corte ha precisato che l'ammissione di circostanze indizianti, fatta spontaneamente dall'indagato nel corso di una conversazione legittimamente intercettata, non è assimilabile alle dichiarazioni da lui rese dinanzi all'autorità giudiziaria o alla polizia giudiziaria e che le registrazioni e i verbali delle conversazioni non sono riconducibili alle testimonianze "de relato" su dichiarazioni dell'indagato, in quanto integrano la riproduzione fonica o scritta delle dichiarazioni stesse delle quali rendono in modo immediato e senza fraintendimenti il contenuto. Secondo il consolidato orientamento giurisprudenziale della Suprema Corte inoltre: "le dichiarazioni compiute da persone che conversino tra loro - se captate nel corso di attività di intercettazione regolarmente autorizzata ed a loro insaputa - sono liberamente valutate dal giudice secondo gli ordinari criteri di apprezzamento della prova, anche quando presentino valenza accusatoria nei confronti di terzi che avrebbero concorso in reati commessi dagli stessi dichiaranti, non trovando in questo caso applicazione la regola di cui al comma 3 dell'art. 192 c.p.p.". Si consideri, infatti, che "la disposizione contenuta nell'art. 192, comma 3, c.p.p. si applica esclusivamente alle dichiarazioni procedimentali non estendendosi al contenuto delle intercettazioni, non riguardando il principio enunciato nell'art. 6 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo, neppure nella forma elaborata dall'interpretazione convenzionalmente orientata dell'art. 512 c.p.p., la materia". A sostegno della valenza indiziaria del riconoscimento vocale, va richiamato l'orientamento della Suprema Corte, secondo cui "la ricognizione di voce costituisce un grave indizio di colpevolezza che può essere utilizzato quando sia accordata attendibilità alle dichiarazioni di colui che, avendo ascoltato la voce della persona sottoposta ad indagini, afferma di identificarlo con sicurezza. (Nella specie, l'identificazione vocale era stata fatta da un ufficiale di polizia che aveva ascoltato la registrazione di una serie di telefonate estorsive fatte dall'imputato)".

razzista non importa, perché fa comodo così. Però circa 80 anni fa iniziava tutto in questo modo, con leggi contro qualcosa, e poi contro qualcuno. Se i nostri problemi sono altri e invece ci fanno credere in ogni modo che il nostro problema è il diverso, ovvero il POVERO, è questo il vero problema. Il problema è che non siamo più in grado di comprendere che ci stanno manipolando. Non capiamo neanche che glielo lasciamo fare. Noi siamo complici. Perché chi sta zitto è complice. Loro, i grandi, ci stanno insegnando che l’uomo vale per quanti ssordi possiede. I grandi ora si sparano le ultime cartucce prima di tirare le cuoia, ma dopo la loro morte non resterà nulla, perché la loro vita è stata pari a zero, senza valore alcuno. Voi grandi state formando i giovani, e vi lamentate di loro. Ma voi siete l’esempio, quindi guardatevi allo specchio. E magari fatevi un po’ pena. Brigantessa Serena Iannopollo


R 07

OTTOBRE

16

attualità

www.larivieraonline.com

Il successo riscosso dalla tappa sidernese della carovana del Partito Radicale ci ha convinto a interpellare uno dei promotori dell’iniziativa “8 firme contro il regime”, per cercare di comprendere quali siano gli scopi ultimi del movimento politico e come possiamo dare il nostro contributo a cambiare le cose.

Sergio D’Elia: “Lo Stato combatte la mafia con i suoi stessi metodi”

La campagna del Partito Radicale “8 firme contro il regime” denuncia e vuol porre rimedio alle fattispecie più eclatanti di questo perenne stato di emergenza in cui a emergere non sono il Diritto, i diritti, la giustizia, la coscienza, la libertà e la dignità individuali, ma il loro opposto.

Fa parte del Partito Radicale da ormai 32 anni, come ha visto cambiare questa realtà politica e la politica italiana in generale? Mi sono iscritto per la prima volta al Partito Radicale nel 1986, durante la campagna “O lo scegli o lo sciogli”. Allora l’obiettivo era raggiungere 10mila iscritti, pena la chiusura del partito che allora aveva come simbolo la rosa nel pugno. Ero detenuto nel carcere di Rebibbia e ci iscrivemmo in 50, tutti esponenti di organizzazioni che avevano fatto la lotta armata in Italia, animati come eravamo dall’illusione della “violenza levatrice della storia” e dalla convinzione che “il fine giustifica i mezzi”. Dopo un paio di mesi, raggiunto l’obiettivo degli iscritti, sono uscito per la prima volta dal carcere con un permesso premio per partecipare al Congresso dei radicali, dove ho consegnato al partito della non violenza il partito violento, Prima Linea, in cui avevo militato. Alla fine degli anni ’80 il Partito Radicale ha cambiato statuto divenendo un’organizzazione, oltre che non violenta, anche transnazionale e transpartitica, un’altra geniale intuizione di Marco Pannella in un mondo sempre più interconnesso e attraversato da problemi globali che non potevano essere risolti nei confini angusti degli stati e dei partiti nazionali. “Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”, diceva Gandhi. Noi, il Partito radicale, siamo cambiati per cambiare anche la politica italiana, tant’è che nei primi anni ’90 sono andati in crisi, e poi praticamente spariti, i grandi partiti di massa: la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista Italiano. Da chi sono stati sostituiti? Da un partito trasversale, quello dei magistrati, che ha supplito i partiti tradizionalmente al potere (la DC che aveva il monopolio della maggioranza e il PC che aveva quello dell’opposizione) ed è divenuto sempre più potente senza avere l’ingombro di procedure di legittimazione democratica ed elettorale. I primi anni ’90, con l’avvento di questo partito unico e incontrollato, coincidono anche con l’inizio della politica dell’emergenza, la nascita di leggi, misure, procedure e armamentari che hanno distrutto lo Stato di Diritto nel nostro Paese. Il tour di cui i radicali si stanno facendo promotori in queste settimane con la raccolta di “8 firme contro il regime” sta riportando l’attenzione su diverse falle della Costituzione Italiana. Perché, secondo voi, è così importante cambiare queste norme? Lo Stato di Diritto vigente nella lettera della nostra Costituzione è stato soppiantato dallo Stato di Emergenza in atto nel nostro Paese da oltre un quarto di secolo e, siccome la durata è la forma delle cose, il connotato dominante è ormai quello di un regime illiberale, antidemocratico, violento. La campagna del Partito Radicale “8 firme contro il regime” denuncia e vuol porre rimedio alle fattispecie più eclatanti di questo perenne stato di emergenza in cui a emergere non sono il Diritto, i diritti, la giustizia, la coscienza, la libertà e la dignità individuali, ma il loro opposto: misure, norme, apparati, procedure e processi speciali, autoritari, di polizia, e quant’altro connota uno Stato non di Diritto,

Si sciolgono i comuni per mafia per dire che occorrono meno sindaci e più prefetti, che le procedure democratiche, le elezioni, le istituzioni rappresentative, il confronto politico, la partecipazione popolare, sono forme anacronistiche della vita politica, la democrazia stessa è un sistema superato. ma ciò che tecnicamente si definisce un Regime. Ecco quindi affermarsi le misure antimafia di prevenzione personali e patrimoniali, cioè meno processi penali, troppo garantisti e dagli esiti incerti e più processi di prevenzione, più semplici, immediati e distruttivi; interdittive antimafia, cioè meno trasparenza e libera concorrenza e maggior controllo sull’economia da parte degli organi di governo sul territorio; 41 bis, ergastolo ostativo, cioè meno alternative al carcere e più carcere come alternativa al problema della criminalità. È la fine dello Stato di Diritto, trionfa lo Stato di polizia, ritorna lo Stato dei Prefetti d’epoca fascista, non interessa lo stato dell’economia e dell’occupazione lavorativa in alcune regioni del meridione d’Italia, quanto piuttosto l’occupazione militare di queste regioni, soggiogate con meno posti di lavoro e più posti di blocco e di polizia.

Il tema da voi denunciato che maggiormente sta a cuore ai residenti meridionali è certamente quello dello scioglimento dei comuni per mafia. Perché è così problematico correggere una legge applicata negli anni con un’iniquità tanto evidente? Si sciolgono i comuni per mafia per dire che occorrono meno sindaci e più prefetti, che le procedure democratiche, le elezioni, le istituzioni rappresentative, il confronto politico, la partecipazione popolare, sono forme anacronistiche della vita politica, la democrazia stessa è un sistema superato. Ci vuole il governo, un dominio pieno e incontrollato degli organi decisionali, degli apparati di controllo e di sicurezza, che operano certo sempre in nome di uno Stato di emergenza e di una guerra santa contro chi mette a repentaglio la vita, la pace e la sicurezza sociali. Si argomenta che tutto ciò è necessario perché di fronte c’è il male assoluto e il fine di combatterlo giustifica ogni mezzo, anche se il rischio è che i mezzi che lo Stato usa a fin di bene possano assomigliare molto ai mezzi usati dall’anti-stato a fin di male. Così, alla terribilità della mafia si risponde con una terribilità uguale e contraria. A tale proposito di recente avete fatto tappa anche a Siderno, città il cui consiglio comunale è stato sciolto poco più di un mese fa proprio per presunte infiltrazioni mafiose. La concordanza dei tempi è stata casuale o la scelta è stata effettuata per lanciare un messaggio? La tappa di Siderno della Carovana per la Giustizia del Partito Radicale era programmata da tempo come era già programmata quella di Vittoria, comune siciliano sciolto per mafia il giorno prima dell’arrivo della Carovana in Sicilia. Non sono coincidenze, per il semplice fatto che lo scioglimento dei comuni per mafia è sempre più all’ordine del giorno, e c’è da spettarsi che il fenomeno, soprattutto in Calabria, sarà ancor più dilagante se dobbiamo prestar fede a un noto procuratore antimafia che, ha preconizzato scioglimenti a profusione nei prossimi mesi.

La Calabria ha fatto da apripista in Italia, risale al 1991 la legge sullo scioglimento dei comuni per mafia passata alla storia come “decreto Taurianova”. La Calabria è diventato un modello per le commissioni di accesso inviate dai prefetti in altri comuni di altre regioni, tant’è che nel copia e incolla è potuto capitare che in un atto relativo allo scioglimento per mafia del comune di Monte Sant’Angelo, in Provincia di Foggia, sia presente un refuso che dice “Prefettura di Reggio Calabria”. Ho conosciuto il Sindaco di Monte Sant’Angelo, Antonio Di Iasio, una persona perbene, primo cittadino di un Comune in testa alle classifiche dei comuni più virtuosi, come persona perbene è il Sindaco di Siderno, Pietro Fuda, una vita dedicata alla politica seria e onesta. Quale riscontro state avendo tra la cittadinanza in merito alla vostra campagna e in quale area del Paese avete registrato maggiore sensibilità in merito alle problematiche da voi evidenziate? Le persone più sensibili sono quelle che hanno vissuto sulla propria pelle l’ingiustizia di un’interdittiva prefettizia che le ha portate a chiudere l’azienda e a licenziare i dipendenti, la prepotenza di una misura di prevenzione personale e patrimoniale che ha portato al fallimento della loro impresa dopo anni di amministrazione giudiziaria, la pena di infamia inflitta a un’intera comunità che ha visto il suo Sindaco commissariato, la giunta, il consiglio comunale sciolti per mafia, il suo voto buttato al macero, la sua voglia di partecipazione annullata, la sua stessa dignità degradata al rango di non cittadinanza. Abbiamo incontrato persone che hanno vissuto una vita nella loro terra, la Calabria, dove l’Antimafia di regime ha eretto i suoi monumenti simbolici che spesso coincidono con interi paesi, dove l’Antimafia di professione ha criminalizzato alcuni nomi di famiglia che nei piccoli centri possono identificare centinaia di abitanti, in una guerra senza fine e senza quartiere alle bande criminali che ha finito per bandire una comunità intera. In Calabria, guai a essere di San Luca, Platì, Locri, Taurianova, Gioia Tauro, guai a chiamarsi Pelle, Strangio, Papalia, Morabito, Sergi, Piromalli, anche se non si è neppure lontani parenti di personaggi emersi dalle cronache come pericoli pubblici numero uno. La Carovana per la Giustizia del Partito Radicale è stata anche un viaggio che ci ha fatto scoprire la speranza e il coraggio: non la speranza che “si ha” che le cose cambino, ma la speranza che “si è” del cambiamento; il coraggio non di chi non ha paura, ma di chi ha il cuore di agire, questo significa la parola “coraggio”. Il potere con cui abbiamo a che fare non ha fondamenta solide, perché non si basa su diritto, coscienza e verità, si fonda solo su pezzi di carta, informative e sospetti; non è così potente, è solo prepotente e, a ben vedere, impotente. Può durare solo finché durano la nostra paura, la sfiducia e la rassegnazione. Jacopo Giuca

La Camera Penale di Locri sostiene la causa del Partito Radicale «La Camera Penale di Locri si unisce ai rappresentanti del Partito Radicale per affermare i principi dello Stato di Diritto, trattandosi di una battaglia nell’interesse della società civile». Lo ha dichiarato l’avvocato Eugenio Minniti, presidente della Camera Penale “G. Simonetti” di Locri, e componente “dell’osservatorio Doppio Binario e Giusto Processo” dell’UCPI, intervenuto nei giorni scorsi davanti al palazzo di Giustizia di Locri, dove si è svolta l’assemblea - dibattito e tavolo di raccolta firme su 8 proposte di legge di iniziativa

popolare “per lo Stato di diritto, contro il regime”, organizzate dalla Carovana del Partito Radicale. L’impegno profuso dalla camera penale locrese è logica conseguenza di un filo conduttore per raggiungere il fine ultimo del “giusto processo”. Anche per questo motivo il presidente Eugenio Minniti ha evidenziato nel corso del maxiprocesso “Mandamento Ionico”, che si sta trattando davanti al Tribunale collegiale di Locri a carico di 171 imputati, alcuni profili di incostituzionalità dell’art.

146 bis disp. att. c.p.p. sulla partecipazione al dibattimento a distanza. Nello specifico, l’eccezione di legittimità costituzionale coinvolge la normativa sulla partecipazione a distanza al processo, laddove la presenza “virtuale” in udienza dell’imputato viene imposta d’ufficio e senza alcuna preventiva valutazione da parte del giudicante, per il sol fatto di trovarsi al cospetto di un soggetto in stato di detenzione per uno dei reati previsti dagli artt. 51 co. III bis e 407 co. II lett. a) n. 4 c.p.p. e/o sottoposto al regime di cui al 41 bis O.P..



07

OTTOBRE

- 18

R

Peppe Piromalli

cultura www.larivieraonline.com

Gianvito Casadonte

Il teatro di qualità deli

Altro che povertà culturale: nel raggio di un centinaio di chilometri gli amanti del teatro del nostro comprensorio potranno avere anche questo inverno una scelta ampissima che, grazie all’impegno di Gianvito Casadonte, Peppe Piromalli e Girolamo De Maria, porterà ai teatri di Catanzaro, Reggio Calabria e Cittanova i più importanti nomi dello spettacolo italiano.

La stagione teatrale è ormai alle porte. Nei giorni scorsi sono stati presentati vari programmi teatrali ricchi di artisti d’eccezione e giovani promesse. La comicità, la prosa e la musica, saranno le protagoniste indiscusse di un teatro che anche nella nostra Calabria si prospetta di altissima qualità. In occasione dell’imminente inizio della stagione, abbiamo preso in rassegna i tre più importanti teatri cui la Locride può fare riferimento: il “Politeama” di Catanzaro, il “Francesco Cilea” di Reggio Calabria e il “Rocco Gentile” di Cittanova, e abbiamo intervistato i direttori artistici Gianvito Casadonte, Peppe Piromalli e Girolamo De Maria, che hanno contribuito a portare questi teatri ad altissimi livelli. Presentata lo scorso 25 settembre presso il foyer del teatro catanzarese, la stagione teatrale del Politeama, intitolata “Viva il Teatro”, partirà il 21 ottobre con il “Don Giovanni” di Amadeus Mozart e si concluderà il 4 maggio con “Madama Butterfly”. Con un programma articolato in quattordici giornate, suddivise tra prosa, musica e danza e con i quattro appuntamenti della rassegna “Musica & Cinema – Catanzaro i luoghi ritrovati”, questa stagione si preannuncia all’insegna del divertimento e della riflessione. Tra gli organizzatori di questa manifestazione, spicca la figura di Gianvito Casadonte, sovrintendete della Fondazione Politeama dal 2017, con il quale abbiamo parlato delle complessità che si celano dietro un'organizzazione così meticolosa e di quali siano gli artisti di punta della stagione

A Bivongi le Giornate FAI d'Autunno Domenica 14 ottobre 2018, il Fondo per l’Ambiente Italiano promuove su tutto il territorio nazionale le Giornate FAI d’Autunno. Ogni Gruppo FAI Giovani supportato dalla Delegazione territoriale organizzerà la visita di luoghi poco (o non ancora abbastanza) conosciuti in tutt’Italia. Il Gruppo FAI Giovani della Locride e della Piana vi da appuntamento a Bivongi dalle 10 alle 17 in Piazza Duomo: percorreremo insieme un itinerario dedicato all'acqua, tema dell’anno del FAI, e al suo uso nei secoli sia come risorsa per la cura della persona e la produzione di energia, sia come simbolo di alto valore spirituale. La prima parte del percorso è dedicata all’archeologia industriale, che prevede le visite al Mulinu do furnu, antico stabilimento impiegato per la lavorazione dei prodotti minerari, e alla Centrale Idroelettrica di Bivongi, che fornì energia dal 1914 agli anni ’50 sfruttando la caduta delle acque dello Stilaro; infine, in prossimità della centrale sarà possibile visitare i Bagni Guida, uno stabilimento termale molto frequentato nella prima metà del secolo scorso, le cui acque sono state riconosciute come benefiche anche da recenti studi scientifici. Nella seconda parte dell’itinerario sarà possibile visitare la chiesa della Mamma Nostra, già intitolata a San Giovanni Battista,

per poi spostarsi fuori verso il monastero ortodosso di fondazione bizantina dove si venera San Giovanni Theristis. All’iniziativa faranno da supporto associazioni e gruppi locali molto attivi, la Pro Loco, i giovani di Centro YEPP, Centro Anziani e MedAmbiente, nonché il comune di Bivongi e la Diocesi che si sono distinti per spirito di collaborazione. Un’occasione da non perdere per vedere o rivedere, conoscere o riconoscere, luoghi la cui memoria è preziosa anche per progettare il futuro della Locride e della Calabria.

teatrale catanzarese. La suddivisione della programmazione teatrale del Politeama in ben diciotto appuntamenti, ha richiesto un enorme dispendio di energie, passione e impegno da parte degli organizzatori. «Tra le difficoltà maggiori – ci ha rivelato Casadonte – c’è quella che io chiamo “Magica Alchimia”: un perfetto gioco d’incastri che deve tener conto, anche e soprattutto, delle ristrettezze di budget con cui siamo obbligati a fare i conti ogni anno. Eppure, e lo posso affermare con un pizzico di malcelato orgoglio e senza tema di smentita, ci siamo riusciti». L’offerta artistica proposta quest’anno abbraccia vari generi: dalla lirica alla prosa, dal musical al one man show, portando sul palco artisti rinomati e giovani promesse. Stabilire se ci sono artisti di punta può sembrare riduttivo, secondo Casadonte: «La risposta che posso darvi e che lo sono tutti. Basta scorrere i nomi dei tanti protagonisti, della recitazione così come della musica, che faranno tappa al Politeama e lo si evince facilmente: il corpo di ballo di San Pietroburgo e gli artisti del balletto di Milano, Massimo Lopez e Tullio Solenghi, Teresa Mannino, Stefano Accorsi, Dario Ballantini… Molti di loro sono persone che conosco personalmente e stimo. Gente diventata amica del nostro glorioso teatro e della città di Catanzaro. Ed è proprio questo il punto: rendere una struttura come il Mario Foglietti un polo della cultura non solo locale, bensì anche nazionale. Un luogo del-

"La Calabria location ideale per film e fiction”, parola di Mimmo Calopresti... È un momento cinematograficamente molto favorevole per la Calabria. Bisogna cercare di fare in modo che l'interesse della grossa produzione nazionale per questa terra contini ad alimentarsi e non si perdano le grosse possibilità che potrebbero fare della nostra regione un cantiere aperto per la produzione di film e fiction televisive". A parlare è Mimmo Calopresti, attore e regista calabrese (di Polistena) che ha ormai varcato la fama nazionale, impegnato attualmente come regista in un nuovo film che sarà interamente girato in Calabria e che proprio in questi giorni è tornato nella sua terra per mettere a punto le incombenze legate a questa produzione. Calopresti ha voluto tra i suoi più diretti collaboratori l'attore sidernese Lele Nucera che si sta occupando anche del casting del film. Abbiamo incontrato il regista calabrese, a Siderno, appunto in compagnia di Lele Nucera, e di buon grado si è soffermato sull'importanza che ha, anche per questo ter-

l’arte che chiunque, dagli attori consumati allo spettatore comune, vuole frequentare». Presso il teatro “Francesco Cilea” di Reggio Calabria, invece, va in scena il cartellone artistico “Nuovi Stimoli” firmato Officina dell’Arte. Presentata lo scorso 5 settembre nella sala conferenza di Palazzo Alvaro, la kermesse all’insegna del sorriso è targata Antonio Malaspina e Peppe Piromalli e apre i battenti il prossimo 27 ottobre con lo show “Mi piace” di Gabriele Cirilli. «Gli otto spettacoli messi in programma sono il frutto di enormi difficoltà e scommesse riposte nel progetto» ci confida Piromalli. Attore e direttore artistico della compagnia dal 2013, grazie al suo impegno e al supporto della sua squadra è riuscito a portare in questa stagione teatrale artisti del calibro di Cirilli, Pannofino, Mannino, Solenghi, Lopez. «È un progetto sul quale io e la mia compagnia abbiamo deciso di scommettere. È facile riuscire a riempire i teatri con artisti di questo livello, ma non lo è portando attori come Federico Perrotta, Peppe Piromalli, Antonio Malaspina e Marco Cavallaro. Il nostro intento, infatti, è quello di poter collaborare con i big in modo da poter diventare grandi anche noi. Sono stati l’impegno profuso e la passione per quello che facciamo, a rendere l’Officina dell’Arte una realtà concreta, e di questo gli attori che invitiamo ne sono consapevoli». La stagione, che si concluderà il 27 aprile con lo show “That’s Amore” di Marco Cavallaro e Ramona Gargano è preceduta dall’esibizione

ritorio, la "riscoperta" della Calabria come location cinematografica. «Anche le grosse produzioni hanno capito che questo territorio è particolarmente indicato per offrire al pubblico le "novità" di cui l'industria cinematografica è sempre alla ricerca. Lo stesso successo dell'attore di Melito, Francesco Fonte, non è venuto a caso. La sua interpretazione genuina e l'originalità del suo "Dogman" sono state l'arma vincente. Credo che la stessa Regione Calabria si debba impegnare per garantire nuove opportunità in questo campo. La recente ripresa dell'attività della Film Commission calabrese va in questa direzione ma bisogna prestare molta attenzione e puntare sulle produzioni serie e di qualità». Stiamo parlando di film o di fiction? «Di entrambe le cose - risponde Calopresti - . la stessa Rai ha mostrato molta attenzione per la Calabria. Certo il film in sala è tutta un'altra cosa ma, in questo momento, bisogna guardare alla capacità complessiva di offrire le giuste location per interessare quanto più possibile i produttori e i registi. Per questo territorio diventa anche una occasione di crescita economica e, con la crisi attualmente esistente, non si può nascondere l'importanza di questa possibilità.» Ma non è utopistico pensare che la Calabria o addirittura questo territorio della Locride possa "sfondare" in questo settore? «Bisogna crederci risponde Calopresti; - qui a Siderno, ad esempio, Lele Nucera ha fatto le sue scommesse su un grande progetto, lo scorso anno, aprendo addirittura una scuola di apprendimento cinematografico. Anche quella sembrava un'utopia eppure i frutti già si cominciano a vedere. Ci sono molti giovani che hanno preso quella strada e ci sono state già alcune importanti produzioni che si sono occupate di loro. Certo non è facile ma se non si prova è ovvio che si è già battuti in partenza». Ci dica qualcosa del film che sta girando. «È un film particolare girato per buona parte in Aspromonte, ad Africo vecchio, prodotto da un produttore molto importante qual è Fulvio Lucisano di cui io sarò regista e che probabilmente si chiamerà "Africo" . Mi avvarrò della collaborazione di persone della stessa Africo e dello scrittore Gioacchino Criaco. In molti ricorderanno che dal suo libro "Anime Nere" è stato realizzato un altro film di successo in parte girato anche in Calabria. Il film è ambientato negli anni 50 e avrà tra i protagonisti degli artisti noti, tra i quali ci sarà probabilmente anche Marcello Fonte, ma anche molti caratteristi di questa zona». A questo proposito lunedì 1 ottobre, ad Africo è stato aperto un casting organizzato da Lele Nucera per la ricerca di volti nuovi proprio per questo film .


Girolamo De Maria

CATANZARO

izia la Locride della coppia Piromalli-Malaspina, che il giorno 23 marzo, metteranno in scena “Se stiamo insieme ci sarà un perché”, scritto e diretto da Gennaro Calabrese. La stagione del teatro “Rocco Gentile” di Cittanova, infine, arrivata alla sua XVI edizione, è stata presentata nei giorni scorsi nella sala Giuditta Levato del Consiglio Regionale, presso Palazzo Campanella. Affidato alla direzione artistica di Antonio Salines, il programma è stato presentato da Girolamo De Maria, vera anima del teatro cittanovese e Presidente dell’Associazione culturale Kalomena dal 2015. È suddiviso in nove appuntamenti, che vanno dal 13 novembre, giorno di debutto affidato alla scuola di balletto di San Pietroburgo che eseguirà l’opera “Il lago dei cigni”, al 6 aprile, giornata conclusiva che culminerà con un ospite d’eccezione, la cantante israeliana Noa. L’elemento predominante della programmazione teatrale cittanovese è dato dalla prevalenza di donne che figurano tra gli artisti, un dato confermato anche dallo stesso Demaria: «Ci tengo a sottolineare la presenza delle donne in questa stagione teatrale. È stato un dato sul quale abbiamo discusso e deciso di puntare, vista la predominanza di pubblico femminile registrata lo scorso anno». Difficile stabilire quali siano gli artisti di punta di questa stagione vista la presenza di attori come la Finocchiaro, Gullotta, Barbera… tuttavia, tra gli ospiti più attesi, figurano Giovanni Allevi e la cantante Noa. «Sono le uniche tappe in Calabria

– ha dichiarato De Maria - il pianista marchigiano si esibirà nel suo “Equilibrium Tour”, mentre la cantante israeliana presenterà il suo ultimo album al culmine della stagione teatrale. «Organizzare una stagione di questo livello richiede miracoli – ha aggiunto De Maria, – ma lo facciamo spinti dalla passione e per migliorare la qualità della vita dei nostri cittadini e di quelli del territorio. Abbiamo il sostegno dell’amministrazione comunale, della banca di credito cooperativo e del Consiglio regionale, ed è grazie al loro contribuito e all’impegno dell’Associazione Kalomena che siamo riusciti ad acquistare credibilità e serietà in Italia». La missione principale promossa da De Maria e dalla sua associazione, non si limita a promuovere una stagione teatrale ricca di artisti illustri, ma opera sul territorio come infrastruttura culturale a servizio della comunità. «Viviamo come se fossimo un grande bacino – ha detto – e ci piace pensare di essere un attrattore culturale al servizio dei cittadini. Vogliamo riaffermare il nesso tra teatro, cultura e solidarietà». E se ancora questo non vi sembrasse abbastanza, a questi tre programmi c’è da aggiungere il cartellone dei due teatri della Locride, quello di Gioiosa Ionica e di Locri, per conoscere i quali abbiamo cercato di contattare il direttore artistico Domenico Pantano, che ci ha tuttavia chiesto di avere pazienza ancora qualche settimana, dato che il suo cartellone è ancora in via di definizione. Gaetano Marando

Online il nuovo videoclip di Paolo Sofia

Il “Navigante del 3000” di Paolo Sofia riprende finalmente il suo lungo viaggio nell’universo e incontra lo sciamano che, con il potere del fuoco e di misteriose litanie, evoca il demone della Musica, facendo vibrare come fiamme chiunque s’imbatta sulla loro strada. “Tamburi del Sud”, estratto e videoclip dall’album “Il Navigante del 3000” (Tanto di Cappello production), è denso di armonie mediterranee con felici contaminazioni rap per un ritmo dalla forza travolgente. Le moderne tecniche di animazione FX, realizzate in studio con il green screen, conferiscono forza e vigore all’idea del viaggio spazio-temporale dei “naviganti” che, grazie a una speciale tecnica di “color correction”, si ritrovano intrecciati con un mondo immaginario in un alternarsi di colori: il

rosso della passione pulsante, il verde della speranza in una meta felice e il blu della pace interiore. Forte della magia dello sciamano, il “Navigante del 3000” si racconta al lume di una flebile candela trascinando in un divampante incendio di ritmo e vitalità che solo i Sud del mondo sanno offrire. Il video è visibile su Youtube Testo Paolo Sofia, Maurizio Albanese e Giovanni Favasuli. Musica e arrangiamenti Paolo Sofia. Dario Zema (percussioni e voci sciamaniche), Maurizio Albanese (rap). Video scritto e diretto da Maurizio Albanese, registrato, missato e masterizzato da Maurizio Albanese e Paolo Sofia presso Real Fat Studio e Quartaumentata Studio.

Eventi in programma: 21 ottobre, “Don Giovanni” di Amadeus Mozart; 10 novembre, “Up & Down” con Claudia Campolongo, Paolo Ruffini e la Compagnia Mayor Von Frinzius; 17 novembre, “Donchisciotte” con Nunzio Caponio, Alessandro Benvenuti e Stefano Fresi; 28 novembre, “Massimo Lopez e Tullio Solenghi Show”; 2 dicembre, “Concerto dell’Orchestra Filarmonica della Calabria”; 9 dicembre, “Lo schiaccianoci” eseguito dal corpo di ballo di San Pietroburgo; 21 dicembre, “Il padre” con Florian Zeller; 4 gennaio “Sento la terra girare” con Teresa Mannino; 18 gennaio “Giocando con Orlando. Assolo” con Stefano Accorsi; 17 febbraio “Romeo e Giulietta” eseguito dagli artisti del Balletto di Milano; 23 marzo “Da balla a dalla” con Dario Ballantini; 5 aprile “Millevoci toninght show” con Francesco Cicchella; 21 aprile “Non si uccidono così anche i cavalli?” con Giuseppe Zeno e Sara Valerio; 4 maggio “Madama butterfly” prodotta dalla Fondazione Politeama; Per la rassegna “Musica & Cinema” 4 dicembre, “Flashdance” Stage Entertainment e Full House Entertainment; 24 gennaio, “La famiglia Addams” con Gabriele Cirilli e Jaqueline Ferry; 7 febbraio, “Churchill” con Carlo Gabardini e Giuseppe Battiston; 28 febbraio, “Qualche estate fa: vita, poesia e musica di Franco Califano” con Claudia Gerini e Solis String Quartet.

REGGIO CALABRIA Eventi in programma: 27 ottobre, “Mi Piace” con Gabriele Cirilli; 17 novembre, “Uomini sull’orlo di una crisi di nervi” con Federico Perrotta e Valentina Olla; 4 dicembre, “Mio nipote Bukurosh” di Francesco Pannofino ed Emanuela Rossi; 3 gennaio, “Sento la terra girare” con Teresa Mannino; 18 gennaio, “Mostri a parte” di Maurizio Casagrande; 7 febbraio, “Massimo Lopez e Tullio Solenghi Show”; 23 marzo, “Se stiamo insieme ci sarà un perché” con Peppe Piromalli e Antonio Malaspina; 27 aprile, “That’s Amore” con Marco Cavallaro e Ramona Gargano.

CITTANOVA Eventi in programma: 13 novembre, “Il lago dei cigni”, ad opera dalla scuola di balletto di San Pietroburgo; 1 dicembre, “Ma voi… Come stai” con Anna Maria Barbera; 13 dicembre, “Pensaci, Giacomino” con Leo Gullotta; 23 dicembre, “Equilibrium Tour” di Giovalli Allevi; 17 gennaio, “Sorelle materassi” con Lucia Poli, Milena Vukotic e Marilù Prati; 1 febbraio, “Misantropo” con Giulio Scarpati e Valeria Solarino; 21 febbraio, “Il penitente” con Lunetta Savino e Luca Barbareschi; 23 marzo, “Ho perso il filo” con Angela Finocchiaro; 6 aprile, “Letters to Bach”, Noa.

Giuseppe Cavallo nominato responsabile nazionale del settore Kempo Il professore Giuseppe Cavallo, direttore tecnico dell’Accademia Arti Marziali, Difesa Personale e Kickboxing, con sedi di allenamento a Siderno, Caulonia e Polistena, maestro della squadra campione d’Italia e del mondo di arti marziali, è stato nominato responsabile nazionale del settore Kempo, dall’International Kempo Federation, organizzazione mondiale diretta dal professore Hanshi Jorgen Jorgensen. Specialista internazionale di difesa personale ed esperto di antiterrorismo, il dottore Giuseppe Cavallo è anche maestro qualificato delle federazioni ufficiali del CONI di karate, jujitsu, kickboxing, wushu kung fu oltre che insegnante tecnico di lotta e judo. Fondatore e direttore del primo centro antistalking e antibullismo della Locride e della Piana, il maestro Cavallo si occupa anche di sicurezza da molti anni.



07

OTTOBRE - 21

R

ANGOLO FOOD

Arte&co

LA RICETTA: RUOTE AL SUGO DI SALSICCIA Ingredienti per 4 persone: 400 g di ruote, 3 nodi di salsiccia di carne, 300-400g di passata di pomodoro, 1 bicchiere di vino bianco, 1 cipolla, 1 carota, 1 costa di sedano, noce moscata, olio, sale, pepe.

www.larivieraonline.com

Maria Teresa D’Agostino, giornalista di Sant’Ilario collabora con le redazioni di giornali, con televisioni, case editrici, organizza e conduce eventi culturali, cura il blog “Connessioni” e quello collettivo “Apostrofi a Sud”.

Maria Teresa D'Agostino: un volto della Locride positiva “Stiamo vivendo un periodo in cui la politica nazionale non da priorità alla cultura. Credo, però, che individualmente, per mezzo del sapere, si possa fare tanto per opporsi a questo sistema e di conseguenza migliorare la società.”

Tanti dicono che viviamo in tempi aridi di sentimenti, dove ad attirare l’attenzione è solo quello che comporta poco impegno; tuttavia se iniziassimo a guardare con occhi attenti tutto ciò che ci circonda, vedremmo anche tante emozioni positive, una spiccata sensibilità e molta passione per la cultura. Tutte qualità racchiuse nella figura della giornalista di Sant’Ilario, Maria Teresa D’Agostino, che collabora con le redazioni di giornali, con televisioni, case editrici, organizza e conduce eventi culturali, cura il blog “Connessioni” e quello collettivo “Apostrofi a Sud”. Maria Teresa, da bambina, cosa voleva diventare da grande? Strano a dirsi… la giornalista. Nel mio piccolo mondo da bambina creavo “il giornalino” in cui inserivo tutte “le notizie” che riguardavano la mia famiglia. Inoltre, mettevo in scena delle recite dove convincevo i miei cugini a calarsi nel ruolo di attori, mentre io mi divertivo a presentare lo spettacolo. Quando, poi, si intraprende la strada della concretezza ci si rende conto che, come in ogni lavoro, la realtà è tutta un’altra storia. Come hai iniziato a intraprendere la strada che poi ti ha portato a diventare, davvero, una giornalista? Dopo la laurea in Scienze politiche ho frequentato corsi di specializzazione, a Roma, su giornalismo ed editoria. Ho scritto il mio primissimo articolo proprio su

Foto di Mario Varano

“Riviera”; collaborando, in un secondo momento, con “Calabria Ora”. Sono entrata a far parte di un fermento culturale, che comprende tutta la Locride. Questa condivisione ha creato una sinergia che continua a guidarci nel lavoro. Sono molto grata a tutti coloro che, fin dall’inizio, mi hanno dimostrato stima e continuano a gratificarmi con il loro apprezzamento: colleghi, artisti, operatori culturali, rappresentanti delle istituzioni, amici e naturalmente tutte le persone che mi seguono negli incontri culturali. Ogni evento, è sempre una grande emozione. Ti immergi nei libri come se fossi la protagonista, come ti tuteli da tutto questo vortice di emozioni? Non mi tutelo, non esiste protezione dall’empatia, ma essa ha anche un risvolto positivo: sento un’intensa energia e condivisione con coloro che mi circondano. Sei una delle poche a non aver lasciato la tua terra, credi che questo ti abbia penalizzata? Non lo so se mi abbia penalizzata, si paga un costo nel rimanere, ma anche nel partire. Io amo la Calabria e sono contenta di essere calabrese, non ci sono ponti d’oro negli altri posti. Rimanere, per me, significa voler dare di più alla mia terra. Ritieni che la cultura sia uno strumento utile per risollevare la nostra Regione? Stiamo vivendo un periodo in cui la politica nazionale non da priorità alla cultura. Credo, però, che individualmente, per mezzo del sapere, si possa fare tanto per opporsi a questo sistema e di conseguenza migliorare la società. “Riviera” ha proposto l'Itinerario degli Scrittori della Locride. Un tuo pensiero al riguardo. Mi piace molto questa idea di una sorta di mappatura della letteratura nella Locride. Penso sia un modo per riconoscere il valore dei nostri grandissimi autori e, al tempo stesso, per farli conoscere meglio. Un’idea che può espandersi, che ha la possibilità di offrire tanti sviluppi interessanti. Ne approfitto per augurare a “Riviera”, che festeggia venti anni di vita e di incisiva presenza sul territorio, di continuare il percorso sempre meglio, moltiplicando il successo. Rivolgi una particolare sensibilità e attenzione nei confronti degli animali. Cosa fai per loro e cosa potremmo fare tutti? La situazione degli animali è allarmante a causa dei maltrattamenti che subiscono e per la questione del randagismo. Non facciamo ancora abbastanza. Sarebbe necessaria una battaglia per attivare servizi in loro favore e soprattutto sensibilizzare le istituzioni. Risulta un lungo discorso, che spero di riprendere. Cosa sogna Maria Teresa D’Agostino? Sogno un mondo evoluto in cui ci sia equità sociale e dove gli animali siano riconosciuti come esseri senzienti. Rosalba Topini

Direttore responsabile:

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO

Direttore editoriale: ILARIO AMMENDOLIA COLLABORATORI: Jacopo Giuca, Lidia Zitara, Sara Leone, Giuseppe Romeo, Orlando Sculli, Sonia Cogliandro, Serena Iannopollo, Gaetano Marando, Rosalba Topini, Arturo Rocca, Franco Crinò, Giuseppe Gangemi. STAMPA: Se.Sta srl: 73100 Lecce

INFO-MAIL REDAZIONE:

0964342198 larivieraonline@gmail.com www.larivieraonline.com

Registrata al Tribunale di Locri (RC) N° 1/14 EDITORE - No così srl - via D.Correale, 5 - 89048 Siderno

Le COLLABORAZIONI non precedute dalla sottoscrizione di preventivi accordi tra l’editore e gli autori sono da intendersi gratuite. FOTOGRAFIE e ARTICOLI inviati alla redazione, anche se non pubblicati, non verranno restituiti. I SERVIZI sono coperti da copyright diritto esclusivo per tutto il territorio nazionale ed estero. GLI AUTORI delle rubriche in cui si esprimono giudizi o riflessioni personali, sono da ritenersi direttamente responsabili.

In un tegame scaldate due cucchiai d’olio e fatevi colorire le salsicce prima bucherellate con una forchettina. Appena diventano dorate ritiratele e nello stesso olio lasciate insaporire sedano, carota e cipolla ben tritati. Dopo 5 minuti aggiungete la passata di pomodoro e mescolate. Aggiungete le salsicce, poi un pizzico di sale e uno di pepe, la foglia di alloro e una grattatina di noce moscata. Spruzzate il vino e fatelo evaporare. Coprite le salsicce a filo con l’acqua, cuocete per un’ora a fuoco basso. Lessate le ruote in abbondante acqua salata, sgocciolatele e disponetele sul piatto da portata e conditele con il sugo.

IL COCKTAIL: HUGO Ingredienti: 3cl di sciroppo di sambuco 6 cl di vino spumante o di Prosecco, una strisciolina di buccia di limone, qualche fogliolina di menta fresca, alcuni cubetti di ghiaccio Il cocktail Hugo si prepara in un bicchiere da vino grande oppure in un tumbler. Versate nel bicchiere scelto qualche cubetto di ghiaccio, poi lo sciroppo di sambuco, il vino, la buccia di limone e le foglie di menta. Mescolate delicatamente e servite subito, completando con uno spruzzo di selz se volete rendere ancora più leggero questo cocktail.

IL DOLCE:

FAGOTTINI ALLE PERE Ingredienti per 6 fagottini: 1 uovo, 100g di zucchero, cioccolato a scagliem 120 g di burro, 300g di farina, 2 pere, 3 biscotti secchi. Sbucciate 2 pere e tagliatele a dadini. Fate rosolare le pere da utilizzare per riempire i fagottini in un padellino con poco burro, assieme a 20 g di zucchero, al cioccolato a scaglie e a 3 biscotti secchi sbriciolati. Preparate la pasta con 300g di farina, 120 g di burro, 80 g di zucchero, 1 uovo, qualche cucchiaio d'acqua e un pizzico di sale. Stendete sottilmente la pasta. Ritagliate dei quadrati di 10 cm. Farcite i fagottini con il composto a base di pere e richiuditele sigillando bene i bordi. Disponete i dolcetti su una teglia e lasciateli cuocere in forno preriscaldato a 180° per 25 minuti. Lasciate raffreddare prima di servire.


LOCRI:IL 20 OTTOBRE LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI MARCELLO DE ANGELIS Si terrà sabato 20 ottobre 2018, presso il salone di Palazzo Nieddu di Locri, l’incontro con il giornalista e scrittore Marcello De Angelis per la presentazione del libro “Cosa significa oggi essere di destra?” (Pellegrini editore). L’incontro, organizzato da 2 associazioni culturali esistenti in Locri, “Locri Patria Nostra” e “Iter – percorsi ed idee”, si pone l’obiettivo di dar vita a una nuova collaborazione, pur se in perfetta continuità con i percorsi delle associazioni indicate, per rivalutare le categorie della politica e individuare gli “orientamenti” necessari per la comunità italiana in questo difficile momento storico. Su tale scia sarà De Angelis, romano e già parlamentare AN, oltre a tante altre cose, a

07

OTTOBRE

- 22

R

deliziare le vecchie e nuove destre (e sinistre), intervistato dal bravo, dinamico, coerente e vulcanico Rosario Condarcuri (dalla vicina Siderno), narrando una vita di esperienze e delusioni, di credo politico e fedeltà, di scissioni e nuove proposte (dal velleitarismo rivoluzionario giovanile alla maturità del “Partito della Nazione” – non quello renziano), dal crollo del PdL alle esperienze politiche di Fini, dal partito unico ai populismi, per concludere, sul rilancio di ciò che appare oggi necessario ed indispensabile nel mondo politico in virtù dello scollamento tra popoli ed élite!

O P O C S L’ORO

the blob

Ariete Impegnativa ma costruttiva la prima parte della settimana, con la Luna in Bilancia che vi farà concentrare sul lavoro donandovi diplomazia; intensa la comunicazione con il partner da giovedì; nel weekend la luna ispirerà sport e una pizza con gli amici.

www.larivieraonline.com

Toro Tranquilla la prima parte della settimana; discussioni accese con il partner da giovedì a causa dell’ingresso della Luna e di Mercurio in Scorpione che però potrebbero sfociare in momenti hot; weekend stancante ma divertente da trascorrere con gli amici.

Confessioni Pino Mammoliti discute animatamente con l’ex parlamentare del Partito Radicale Rita Bernardini. Considerata la recente iscrizione alle liste radicali dell’avvocato di Locri più che un confronto, questa foto potrebbe ritrarre una confessione.

Aspiranti concittadini Hiske Maas, compagna di vita dell’artista mammolese Nik Spatari e vera anima del MuSaBa, Danese d’origine, forse meriterebbe la cittadinanza onoraria della Locride più di tanti altri cittadini onorari…

Basket d’epoca Con questa foto d’epoca vogliamo ricordare la straordinaria squadra di basket di Marina di Gioiosa, composta da Vincenzo Calautti, Pierpaolo Bombardieri, Papaleo, Calautti, Francesco Costa, Vincenzo Costa, Riccardo Tropeano, Discioscio.

Assaggio critico Riccardo Ritorto degusta con spirito critico (e grande soddisfazione!) la bontà del caciocavallo della ditta Romano durante la manifestazione “Magna Locride”, svoltasi un paio di settimane fa in quel di Locri.

Ieri, oggi e domani Fabio Laganà, Marco Schirripa e Giorgio Condino: un trio che potrebbe abbracciare tutto l’arco costituzionale. Giovani (aspiranti) politici della Locride crescono.

Il lavabotti Peppino del locale “Zio Salvatore” di Siderno Superiore, come tradizione vuole, si appresta a lavare le botti per la vendemmia, esattamente Guest star come si faceva Federica Roccisano abbraccia l’assessore di una volta… Roccella Jonica Bruna Falcone dopo aver fatto notare al nostro fotografo Pochi ma buoni che troppo raramente In questa foto vengono ospitate sulle vediamo ritratta la pagine del nostro richiesignora Maria, l’ustissimo Blob. nica abitante del paese antico di Careri, che mantiene ancora viva l’ironia dei nostri piccoli borghi.

Politiche scomparse Walter Melcore e Arturo Costa discutono di una politica che non c’è più: quella durante la quale c’era una divisione tra socialisti e comunisti che oggi è soppiantata dal calderone di un unico partito.

Gemelli Buono l’inizio della settimana, con la Luna in Bilancia da martedì che vi renderà amabili e concilianti praticamente con tutti; intense le giornate centrali ma i veri guai arriveranno nel weekend, quando la Luna in Sagittario non vi farà prendere pace. Cancro Inizio della settimana ostico, con la Luna in Bilancia che farà luce su alcune fragilità che faticherete a gestire; da giovedì la musica cambierà grazie all’ingresso della Luna e di Mercurio in Scorpione che tingeranno di passione i dialoghi di coppia. Leone Buono l’inizio della settimana, con la Luna congiunta al Sole in Bilancia che vi aiuterà ad essere diplomatici e tattici sul lavoro; da giovedì la Luna e Mercurio in Scorpione vi renderanno polemici e permalosi; nel weekend tornerà il sereno grazie alla Luna. Vergine Tranquillo l’inizio della settimana; da giovedì l’atmosfera si tingerà di colori hot grazie agli influssi della Luna e di Mercurio in Scorpione che potrebbero portare la passione in ufficio; weekend un po’ complicato a causa della Luna in Sagittario. Bilancia Le giornate iniziali della settimana saranno all’insegna dell’autoanalisi, grazie al transito mensile della Luna nel vostro segno; da giovedì l’atmosfera diventerà intensa, per sfociare in un weekend pieno di divertimento e di avventure grazie alla Luna. Scorpione La settimana inizierà in modo tranquillo, per vivacizzarsi da giovedì, quando la Luna e Mercurio entreranno nel vostro segno rendendovi praticamente delle macchine da guerra in materia di cucco; weekend all’insegna della socievolezza grazie alla Luna. Sagittario Non male l’inizio della settimana, con la Luna in Bilancia congiunta a Mercurio che vi renderà insolitamente diplomatici e pazienti con tutti; intense le giornate centrali e all’insegna dell’autoanalisi il weekend, quando rifletterete su scelte recenti. Capricorno Le giornate di martedì e mercoledì saranno faticose, con la Luna che vi renderà un tantino insofferenti; migliorerà la situazione da giovedì, quando la Luna vi aiuterà a comunicare in maniera profonda e seduttiva. Weekend senza infamia e senza lode.

Acquario Buone le giornate iniziali della settimana, con la Luna in Bilancia che vi renderà socievoli e insolitamente diplomatici; la situazione diverrà pesante da giovedì, quando la Luna e Mercurio entreranno in Scorpione aumentando la vostra naturale litigiosità. Pesci Dopo un inizio tranquillo, la settimana prenderà una piega decisamente piccante quando giovedì la Luna e Mercurio entreranno in Scorpione, congiungendosi a Venere e a Giove e rendendovi praticamente irresistibili; nel weekend un po’ di stanchezza.




Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.