CONTROCOPERTINA
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DOMENICA 08 Ottobre
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Mi chiamo Fido, ma non mi fido... Giovedì mattina il Consiglio della Città Metropolitana di Reggio Calabria si è riunito, un po’ a sorpresa, presso la sala delle adunanze del Comune di Locri. Unico punto all’ordine del giorno, la situazione dei lavoratori del call center Call&Call. L’assise, a nostro parere un po’ tardiva, è stata suggerita dal sindaco di Caulonia Caterina Belcastro che, nella sua veste di consigliere metropolitano, ha invitato Falcomatà a coinvolgere tutti gli attori istituzionali e sindacali al fine di dare una risposta certa ai dipendenti silurati dal call center e alle loro famiglie. Nelle ultime settimane, scoprendo definitivamente le proprie carte, l’azienda di Umberto Costamagna ha fatto recapitare la lettera di licenziamento a 16 dipendenti a tempo determinato del tutto estranei alla commessa di Engie Italia, facendo così lievitare il numero degli “accompagnati alla porta” a 145. Complicatissima, adesso, la situazione di questi centralinisti senza lavoro, senza stipendio e, in definitiva, senza un futuro. Ancora più deprimente la condizione occupazionale di Locri e della Locride, orfana di 145 posti di lavoro che erano oro per un comprensorio in cui di lavoro non ce n’è mai stato. A partire da questi presupposti, dicevamo, è stata indetta una seduta del Consiglio Metropolitano che passerà alla storia per aver conseguito ben due differenti primati, come ha voluto ricordare il sindaco Falcomatà ai colleghi dei microfoni di LaC: il fatto di essere la prima seduta aperta ai soggetti non istituzionali e quello di essere stata indetta per la prima volta fuori dalla sede usuale di Palazzo Alvaro. Preoccupante il fatto che non indichiamo tra gli aspetti da ricordare le soluzioni proposte in sede di consiglio, direte voi. È perché troviamo poco convincente quanto è stato detto, controbatteremo noi. In primo luogo ci ha dato da pensare il fatto che la seduta, originariamente programmata per le ore 10:30, sia cominciata con una lunghissima ora e mezzo di ritardo per la mancanza di alcuni consiglieri che avrebbero pregiudicato il raggiungimento del numero legale utile a poter affrontare l’assise, atteggiamento che, indipendentemente dagli impegni istituzionali, fa comprendere quanto i membri del consiglio metropolitano fossero interessati ad affrontare la questione. Una volta inaugurati i lavori, poi, Demetrio Marino ha sentito la necessità di infondere fiducia ai presenti instaurando un pindarico parallelismo tra la situazione dei 120 lavoratori precari di Recasi e Reges, mercoledì sera stabilizzati dal comune di Reggio Calabria con la costituzione della nuova società Hermes, e quelli della Call&Call Lokroi, come a sottolineare la capacità del consiglio di affrontare crisi che, tuttavia, sono radicalmente differenti. Il sindaco metropolitano Giuseppe Falcomatà, dunque, ha esplicitato che la presenza dei vertici metropolitani a Locri sarebbe da sola la riprova di quanto la Città Metropolitana sia sensibile all’emergenza occupazionale che la affligge e ricordato che le dichiarazioni di intenti da parte del Governo Gentiloni, che non
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JACOPO GIUCA
Giovedì il consiglio metropolitano di Reggio Calabria si è riunito per la prima volta fuori sede per discutere della sempre più precaria condizione dei lavoratori Call&Call. Alla presenza dei sindacati e di moltissimi attori istituzionali, soprattutto del nostro comprensorio, Giuseppe Falcomatà e i consiglieri metropolitani hanno trasudato ottimismo affermando di avere la soluzione in tasca. Anche se vogliamo dargli fiducia, tuttavia, le loro dichiarazioni non ci hanno convinto fino in fondo…
fa altro che affermare che l’Italia non risorgerà senza la ripartenza del Mezzogiorno, sarebbero da sole sufficienti a lasciare ragionevolmente sperare nel buon esito della vicenda. Un po’ come dire che è più logico ascoltare l’amico burlone che ci dice di uscire senza ombrello piuttosto che il buonsenso mentre fuori sta tuonando da tre quarti d’ora. Ma tant’è… «Resta il fatto - ha chiosato Falcomatà ritrovando un po’ di lucidità - che queste dichiarazioni devono tradursi in risultati concreti, altrimenti rischiamo di innestare nei cittadini il dubbio che in realtà si tratti di parole vuote. - (Non temere, Giuseppe, il dubbio è già innestato! Mo’ ti voglio a disinnestarlo!) «Al netto di queste considerazioni - ha continuato il primo cittadino metropolitano - non abbiamo la pretesa di camminare da soli, ma vogliamo coinvolgere
tutte le istituzioni, i sindacati e gli attori territoriali per trovare una risoluzione univoca. Non ci illudiamo, soluzioni a portata di mano non ne abbiamo, ma il percorso che vogliamo promuovere è già ben delineato: provare a imitare percorsi analoghi già seguiti in altre città, anche del Mezzogiorno, che hanno condotto a esiti positivi». Il riferimento del sindaco, esplicitato successivamente, è alle risultati ottenuti dalle Città Metropolitane di Palermo e Napoli nelle operazioni di salvezza, rispettivamente, dei lavoratori del Consorzio Almaviva e dei dipendenti di un call center grazie, “ironia del destino” sottolinea Falcomatà, alla collaborazione di aziende reggine. Insomma, il sindaco ha proposto di seguire l’esempio virtuoso di due differenti realtà meridionali per aiutare i dipendenti Call&Call, Locri, la Locride e, allar-
gando l’orizzonte la Città Metropolitana di Reggio Calabria, la Calabria, il Mezzogiorno, l’Italia, a ripartire, un piccolo passo per il sindaco, un grande passo per la società, che viene preparato continuando a celare il nome di chi sarà l’artefice di questo salvataggio. La nostra speranza è che Falcomatà abbia fatto questa promessa sapendo già a chi rivolgersi, magari a quelle stesse imprese reggine di cui parlava ai microfoni dei nostri colleghi, ma ricordiamo anche che l’ultima volta che è andata a termine un’operazione del genere, a Locri, il salvatore era originario di La Spezia e rispondeva al nome di Umberto Costamagna. Se siete curiosi di sapere com’è finita quella volta rileggete l’articolo d’accapo… Noi, nel frattempo, attenderemo qualche settimana per osservare con speranza l’operato del sindaco metropolitano.
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ATTUALITÀ
GIUDIZIARIA
I summit di ‘’ndrangheta I summit di mafia da parte dei sodali costituiscono incontri tra gli associati di massimo livello e costituiscono momenti importanti nella vita dell'associazione e dunque dell'organizzazione criminale, nei quali si discutono le problematiche generali e di più ampio raggio investenti l'organizzazione, nonché la gestione ed i problemi che possono sorgere. Nella specie, la problematiche, e dunque gli argomenti oggetti dei summit, attengono specialmente ai rapporti con il territorio calabrese e le decisioni autonomamente da prendere in Lombardia. I summit, pertanto, costituiscono importate fonte di prova, in particolare quando in ragione delle intercettazioni delle conversazioni tenute e dell'osservazione dei luoghi sia possibile individuare l'oggetto del summit, da un lato della struttura, dei ruoli e della vita dell'organismo associativo, dall'altro della appartenenza soggettiva al sodalizio mafioso dei soggetti intervenuti al summit. È, infatti, certo che in considerazione della segretezza che caratterizza le riunioni di mafia ed in specie di quelle della 'ndrangheta, e delle rigide regole gerarchiche che ne caratterizzano l'organizzazione, a determinati convegni non possono partecipare soggetti che non siano saldamente inseriti nella compagine associativa e quindi ne siano quantomeno affiliati. Gli incontri tra associati si distinguono in due tipi: a) i summit veri e propri, programmati dai componenti e dai membri delle singole "locali", funzionali al conferimento di "doti" e per affrontare problematiche sorte all'interno delle singole "locali" o tra le diverse "locali"; b) le riunioni occasionali, che si tengono in occasione di matrimoni e funerali di alti esponenti di 'ndrangheta, o di loro stretti parenti, che costituiscono occasione per condividere momenti importanti delle famiglie oltre che occasione di incontro per discutere temi di 'ndrangheta oltre che momenti di verifica all'interno del gruppo criminoso l'importanza del personaggio, secondo precise regole di etichetta mafiosa. Tanto premesso, nel corso del procedimento denominato "Infinito" sono state osservate e documentate numerose riunioni di 'ndrangheta e specificamente summit e riunioni di tipo occasionali. Tra i summit sono stati documentati ed osservati sia quelli a livello di Lombardia, i cui partecipanti erano esponenti di "locali" e/o vertici della Lombardia e/o esponenti provenienti dalla Calabria, sia quelli a livello di singole "locali", i cui partecipanti erano invece appartenenti ad una unica “locale” solitamente organizzati per questioni interne. Specificamente sono stati osservati 13 summit a livello Lombardia e 28 summit locali. Per ciò che attiene specificamente al presente procedimento assumono rilevanza i summit del 31.10.2009, tenutosi presso il centro per anziani "Falcone e Borsellino" sito in Paderno Dugnano in piazza Falcone e Borsellino, ed il summit tenutosi il 26.02.2008 presso il ristorante "il Palio".
C ACHI
LA TERR
Si avvicina a grandi falcate la votazione per le elezioni politiche che, entro la primavera, chiameranno gli italiani alle urne per determinare la coalizione che dovrà insediarsi in Parlamento. Nell’attesa che vengano ufficializzate le candidature (non sono ancora ben delineati nemmeno gli schieramenti, in verità), il nostro giornale ha deciso, a partire da questa settimana, di fare una carrellata dei deputati e dei senatori eletti in Calabria nel 2013, data delle ultime elezioni, per cercare di mostrare attraverso i fatti (i loro) se, in caso di ricandidatura, siano degni di fiducia (la vostra), oppure in questi anni si sono rivelati, come dicevano Elio e le Storie Tese nella loro celebre canzone… “abusivi”. È bene cominciare con il ricordare che, grazie ai voti della nostra regione, occupano oggi uno scranno parlamentare (rigorosamente in ordine alfabetico): Ferdinando Aiello, Sebastiano Barbanti, Demetrio Battaglia, Dorina Bianchi, Rosy Bindi, Franco Bruno, Enza Bruno Bossio, Bruno Censore, Lorenzo Cesa, Stefania Covello, Alfredo D’Attorre, Federica Dieni, Giuseppe Galati, Ernesto Magorno, Dalila Nesci, Nicodemo Nazzareno Oliverio, Paolo Parentela, Jole Santelli, Rosanna Scopelliti e Nicola Stumpo. Sono, invece, esattamente la metà i senatori: Piero Aiello, Giovanni Bilardi, Antonio Stefano Caridi, Nico D’Ascola, Antonio Gentile, Doris Lo Moro, Marco Minniti, Francesco Molinari, Nicola Morra e Domenico Scilipoti Isgrò. Ferdinando Aiello, di Cosenza, eletto con Sinistra Ecologia e Libertà, ci ha messo 458 giorni per saltare sul carro del PD, vincitore delle elezioni europee del 2014. È componente della commissione permanente Difesa e ha un indice di produttività parlamentare (un dato che prende in esame il numero, la
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DI JACOPO GIUCA
tipologia, il consenso e l’iter degli atti presentati dai parlamentari in modo da poterli confrontare tra di loro) di 55,9, che lo rende il 596º parlamentare più produttivo su 630. Per la Calabria ha presentato: Disegni di legge ..................................... 1 Mozioni ...................................................... 1 Interpellanze ............................................... 2 Interrogazioni a risposta orale .......... 3 Interrogazioni a risposta scritta ........ 11 Interrogazioni in commissione ............ 2
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Ordine del giorno ............................. 3 La sua azione politica, se si esclude il disegno di legge relativo alla stabilizzazione degli LSU/LPU che, peraltro, presentato nel settembre del 2013 deve ancora essere passato al vaglio dal Senato, si è concentrata su problematiche ambientali e di trasporto, sulla richiesta di provvedimenti urgenti affinché venisse ripristinato il clima di legalità in seguito all’incendio dell’auto del padre del sindaco di Benestare Rosario Rocca (presentò ben 3 differenti interrogazioni, in merito) e su chiarimenti relativi alla condizione della presidenza della provincia di Cosenza, per un totale di 25 atti, di cui 10 in qualità di primo firmatario, dedicati alla nostra regione. Sebastiano Barbanti, di Cosenza, eletto con il Movimento 5 Stelle, nel gennaio del 2015 ha abbandonato i grillini per aderire a un gruppo misto nel quale ha militato appena dieci giorni. Costituita la componente Alternativa Libera, infatti, vi rimarrà fino a novembre dello stesso anno, quando tornerà sui propri passi per aderire nuovamente al gruppo misto. Anche questo ritorno di fiamma, tuttavia, non durerà molto, perché l’abbraccio della corrente renziana del PD, nella quale milita ancora oggi, è datata 16 marzo 2016. È componente della commissione permanente Finanze e ha un indice di produttività parlamentare di 215,1, che lo rende il 222º parlamentare più produttivo su 630. Per la Calabria ha presentato: Disegni di legge ................................. 0 Mozioni ............................................... 0 Interpellanze ...................................... 0 Interrogazioni a risposta orale ..... 4 Interrogazioni a risposta scritta .. 17 Interrogazioni in commissione ...... 8 Ordine del giorno .............................. 1 La sua azione politica si è concentrata su sanità, sicurezza e infrastrutture, sulla richiesta di provvedimenti urgenti per il ripristino del viadotto Italia, provvedimenti per i lavoratori in difficoltà e sulla richiesta di chiarimenti della posizione di Scopelliti in seguito allo scioglimento del Consiglio Regionale, per un totale di 30 atti (tutte interrogazioni, escluso uno), di cui 13 in qualità di primo firmatario, dedicati alla nostra regione.
Giudice arrestato per pedopornografia, Marziale:
"Fa rabbia che certi reati siano commessi da chi li deve perseguire" “Non necessariamente un uomo che detiene materiale pedopornografico passa all’abuso dei minori, ma non per questo la sua condotta è meno grave, perché di fatto alimenta l’offerta di un mercato milionario, costruito sulla pelle di bambini talvolta piccolissimi, in tenera età”. È quanto afferma Antonio Marziale, Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria, in relazione all’arresto di un magistrato della Corte d’Appello in servizio presso il Tribunale di Reggio Calabria.”Il fatto che a commettere tale reato sia un uomo delle istituzioni preposte, invece, a perseguirlo - evidenzia il sociologo - suscita raccapriccio e rabbia, perché il suo agire compromette la fiducia della gente e getta discredito sulla categoria di appartenenza. Pertanto - conclude il Garante - la pena, fermo restando la presunzione d’innocenza dovuta a chiunque, deve essere ferma e scevra da condizionamenti di sorta, al cospetto del più turpe dei crimini contro l’umanità debole e indifesa”.
ATTUALITÀ
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LA COPERTINA
Allarme randagismo nella Locride: da anni il nostro comprensorio vive un problema quotidiano che passa spesso sotto un doloroso silenzio. Anche se qualche nobile anima superstite prova a prendersi cura dei nostri amici a quattro zampe, spesso finisce per essere abbandonata proprio come loro.
randag llarme randagismo nella Locride: da molti anni il nostro comprensorio vive un problema quotidiano che passa spesso sotto silenzio, il randagismo dei cani. La premessa a ogni discorso è che il novanta per cento del randagismo è frutto di un abbandono. Il problema si presenta puntualmente durante l’estate e a settembre, quando le famiglie che vanno in vacanza abbandonano il cane o prima di partire o prima di rientrare. Le associazioni animaliste nazionali sono concordi nell’individuare nella sterilizzazione il primo vero passo per contenere il problema. La sterilizzazione di massa è il vero mezzo per contrastare in modo serio e duraturo il randagismo di cani e gatti. È di questi giorni una lettera firmata da ventuno rappresentanti di associazioni animalisti calabresi, tra cui la dottoressa Marilene Bonavita, presidente dell’Associazione Oltre l’Arcobaleno Onlus, che chiede che sia attivata una rete di attività durature e permanenti contro il randagismo. Le iniziative dovrebbero partire dalla Regione Calabria e dall’Assemblea dei sindaci della Locride. Riportiamo uno stralcio della lettera inviata al governatore Oliverio e al commissario per il piano di rientro sanitario in Calabria, Massimo Scura, oltre che a tutti i prefetti delle cinque province calabresi. “Eppure le norme e le leggi esistono, ad esempio l’articolo 120 della Costituzione, legge 4 novembre 2010, n. 201, che prevede la “ratifica ed esecuzione della Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia, fatta a Strasburgo il 13 novembre 1987, nonché norme di adeguamento dell’ordinamento interno”. E poi ancora: la Legge 14 agosto 1991, n. 281, “Legge quadro in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo; la Legge Regione Calabria 5 maggio 1990, n. 41 “Istituzione anagrafe canina, prevenzione randagismo e protezione degli animali”. Con la Delibera del Consiglio dei Ministri del 12 marzo 2015, è stato conferito a Massimo Scura l’incarico di Commissario ad acta per l’attuazione del vigente piano di rientro dai disavanzi dell’SSR calabrese, e
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indica tra le azioni prioritarie quelle inerenti la sanità pubblica veterinaria. L’ingegner Scura, con cui i rappresentanti della associazioni si sono incontrati il 4 ottobre scorso, ha dimostrato grande apertura e disponibilità ad affrontare in maniera seria il problema. Scura ha detto chiaramente che il ruolo più importante è quello dei veterinari ASP e dei sindaci, a cui si chiede la massima partecipazione. Il prossimo incontro è stato fissato per il 18 ottobre. Per la Locride la presidente Marilene Bonavita incontrerà l’Assemblea dei Sindaci. Le associazioni firmatarie hanno sottolineato l’inoppugnabile carenza di canili sanitari in Calabria che rende impossibile, o vincola a inaccettabili limitazioni, il ricovero degli animali vaganti e conseguente erogazione di ogni prestazione sanitaria da parte dei Servizi Veterinari delle ASP, determinando una situazione di estrema pericolosità sull’intero territorio regionale. Inoltre è evidente – è scritto nella lettera – la mancata ottemperanza, sul territorio regionale, di ogni normativa regolante il benessere degli animali d’affezione e la gestione del fenomeno randagismo della maggior parte delle Amministrazioni Comunali e delle ASP, e l’assoluta assenza di programmi di prevenzione dello stesso, per come prescritto nelle normative sopra richiamate, che configura un grave inadempimento da parte della Regione Calabria, dei Comuni e delle ASP. Nella missiva i rappresentanti e presidenti delle varie associazioni che si occupano della tutela e salvaguardia degli animali chiedono un immediato intervento da parte della Regione Calabria che, in virtù di quanto disposto dall’art. 120 Cost., obblighi Comuni e ASP a un immediato adeguamento alle normative, incluso quanto disposto dall’art. 12, DCA 32/2015 (reimmissione cani sul territorio). Alla Regione Calabria viene chiesta l’immediata adozione di un programma di prevenzione del randagismo (per come previsto dall’ art. 3, Legge 281/91), che dedichi adeguata attenzione alle cause oltre che ai devastanti effetti del fenomeno e che preveda iniziative di Informazione, Educazione, Formazione al fine di consentire la progressiva riduzione dei randagi e degli animali ricoverati nei canili con conseguente contenimento delle spese.”
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DA FACEBOOK
QUESTI SONO I RAGAZZI DI OGGI! SE NON AMANO GLI ANIMALI FIGURIAMOCI GLI UOMINI (PADRE E MADRE IN PRIMIS) SENZA PAROLE
Lettera immaginaria di Maria Giovanna Cogliandro ari amici e nemici di noi amici a quattro zampe, sono Biagio il randagio, un bastardino di bellissimo aspetto (almeno così dicono i miei colleghi spelacchiati), tanto che per diversi anni, grazie al mio charme innato, ho goduto di una vita da nababbo. Vivevo con la signora Giulia, una donna distinta, raffinata, sola. Quante volte ho odiato il suo appartamento. Mi faceva star male entrare in quell’ordine chiuso, eccessivamente preciso, minuziosamente minuzioso, in cui la signora Giulia aveva trasferito la monotonia della propria anima. Ho esultato quando mi hanno portato via da lì. Almeno il primo giorno. La signora Giulia è morta tra le mie zampe o forse sarebbe meglio dire che era morta quando mi ritrovai tra le sue braccia. Fu suo figlio Alessandro a liberarmi da quel puzzo di chiuso e solitudine. Mi ha fatto credere in un piano di mutua convenienza abbandonandomi in un canile, proiettandomi un giorno in qualche altra casa, dove chissà... E invece oggi sono qui, ogni giorno a riporre le mie speranze in una nuova valigia. Quante valigie ho chiuso nella mia vita, quanto tempo passato a fare bagagli che non portano da nessuna parte. Rimpiango - chi l’avrebbe mai detto! - quei giorni in cui, sempre alla stessa ora, la signora Giulia mi invitava a fare una passeggiata. Giornate uccise dall’abitudine ma, in fondo, le abitudini sono la forma concreta del ritmo che ci aiuta a vivere. Rimpiango persino quando, sotto Natale, mi offriva una poltrona per un noioso concerto, tra pellicce e bigiotteria scrosciante. E tu, cane, devi andarci, non puoi inventarti inefficaci storie di cattiva salute o di lavoro rimasto arretrato, perchè in un attimo ti ritrovi a specchiarti sull’ascensore scoprendo quell’orrendo fiocco di raso tempestato di vomitevoli strass che ti fa sentire lo sponsor del ridicolo. Oggi sono invece il simbolo del poco raccomandabile. Insieme a me tanti amici: c’è chi ha strappato tende in organza, o scoperto la gomma piuma del divano, o riempito di peli il tappeto... e per questo è stato accompagnato alla porta, per non rientrarci mai più. C’è anche chi disseminava la cacca per casa - perchè il padrone non si era abituato alla passeggiata abitudinaria - e perciò è stato spedito a passeggiare da solo, per sempre. A fare “branco” con noi c’è anche chi in strada c’è nato, e lo riconosci: è il più buono, checché ne dicano gli altri. E poi c’è lei, Mia, e il bianco e liscio tondo del suo viso, senza speranza di consolazione, e il mio amico Cesare, oggi Polifemo: ci vede da un occhio solo, l’altro è chiuso da una crosta, dal giorno in cui dei ragazzini si sono divertiti ad accecarlo con delle pietre. Poverino... Polifemo era già mezzo sordo... quante volte l’ho salvato dalle auto che scorrazzano all’impazzata di notte! Siamo tutti qui a presenziare alla nostra esistenza della quale noi stessi non sappiamo nulla. Ma questo forse riguarda anche voi. E tolgo il forse. Solo che per noi, non c’è neppure un bel bicchiere di whisky a consolarci la sera, sul divano. Non c’è neppure un divano, se è per questo. Cosa darei per accocolarmi tra i cuscini di velluto, bollenti d’estate, della signora Giulia! Darei volentieri indietro tutta la mia intelligenza, tanto a che mi serve? Solo a misurare la devastazione della mia tristezza. L’altro giorno
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passando da casa della signorina Teresa, che tiene il volume della tv così alto da rimbombare per tutto il viale, ho sentito che non ci sono più cani trattati da cane: la maggior parte è trattata da cristiani! (Poveri cristiani, mi verrebbe da dire). Questo perchè oggi i cani sono coccolati, pettinati, ben agghindati, vengono portati alle mostre per misurare la loro bellezza... e la stupidità dei loro padroni. Solo che poi ci siamo noi... i tipi da evitare, gli zingari, i fuori legge. Questo siamo per la maggior parte di voi. Che importa se tanti giganti della storia hanno scritto ogni sorta di carineria su di noi? Quella che prediligo è di Victor Hugo: “Il cane è la virtù che, non potendo farsi uomo, si è fatta animale”. Ecco beccatevela, così imparate. Solo delle nobili anime si prendono cura di noi, ogni tanto. Ma sono delle oasi in un deserto di indifferenza e cattiveria. E non si tratta solo di zitelle acide che riversano su di noi il loro soffocato istinto materno, c’è anche chi ha famiglia e figli. E non sono milionarie: arrivano a stento a fine mese ma ci danno comunque da mangiare e le medicine, quando serve. Si danno un gran da fare, hanno creato associazioni e organizzano serate di beneficienza in nostro onore. Ma nella maggior parte dei casi finiscono per essere abbandonate, proprio come noi. Ci sono stati periodi che qualcuno ha provato anche a darci una casa, ma non si stava affatto bene. Sono arrivate le telecamere per mostrare in tv il lager in cui eravamo rinchiusi. E così siamo tornati in strada dove ogni giorno molti di noi ci lasciano la pelle, muoiono miserabilmente seviziati o avvelenati in quella che voi uomini chiamate “bonifica”. Un dolore immane, che sembra non fare più rumore. Un dolore che avvertiamo solo noi. Noi che avremmo saputo amarvi. Eppure vi chiamano umani.
Biagio,
il randagio
ATTUALITÀ
Non solo Calabria Il 25 settembre Presa Diretta, con la puntata "I Mammasantissima", si occupava della Calabria e, pertanto, di ndrangheta e massoneria; la domenica scorsa questo giornale, con un bella e interessante riflessione del direttore Ilario Ammendolia, evidenziava i consueti luoghi comuni riportati anche in questa occasione e i limiti di un'inchiesta che non andava fino in fondo, nonostante avesse promesso di "entrare nelle stanze del potere". Ho voluto riguardare la puntata, a mente fredda, e ho ritrovato una narrazione segnata da vecchi pregiudizi, ma anche qualche elemento nuovo. In questa occasione non è stata riproposta l'idea che la responsabilità è, innanzitutto, dei calabresi, omertosi e complici, che rendono possibile la crescita senza fine della malapianta: l'attenzione, questa volta, è stata rivolta altrove, verso le stanze del potere ufficiale; certo, molto è rimasto nell'ombra, ma credo sia comunque un cambiamento di prospettiva che va nelle direzione giusta. Forse anche da questo spiraglio possiamo capire che vi è in atto un forte cambiamento, uno scossone nelle sfere del potere, ufficiale, ufficioso e occulto che apre nuove prospettive. La presenza di zone d'ombra, o zone di totale buio, non riguarda solo le mafie: decenni di inchieste, processi e lavori di commissioni parlamentari non hanno chiarito in modo esauriente vicende dolorose della nostra storia recente come l'uccisione di Aldo Moro e altri gravissimi fatti di terrorismo e corruzione; pertanto c'è poco da meravigliarsi, purtroppo, se anche per le questioni di mafia la ricostruzione dei fatti è piuttosto deficitaria. La speranza che si faccia piena luce rimane, intanto vediamo di sfuggire al "politicamente corretto", ricordando che il malaffare, la gestione della cosa pubblica senza interesse verso il bene comune, le oligarchie di potere che si impongono con violenza esplicita o sottile non costituiscono esclusiva della Calabria: è di questi giorni l'arresto del sindaco di Seregno, le condanne inflitte alla mafia di Ostia e agli imputati di "Mafia capitale" a Roma, anche se in questo caso l'aggravante mafiosa è stata esclusa. Non c'è regione d'Italia che non debba fare i conti con mafie, italiane e straniere, bande organizzate di criminali, bande etniche, di minorenni e cani sciolti. Forse per pigrizia o per scelta, spesso gli stessi fatti vengono raccontati in modo diverso: in occasione dell'arresto del sindaco sono stati intervistati a Seregno alcuni cittadini che hanno dato risposte "omertose", ma per il giornalista "mancava la voglia di parlare", la stessa cosa in Calabria sarebbe stata sottolineata come complicità: due pesi e due misure, come da tradizione. Come se non bastasse la disinformazione, ecco anche il telefilm in prima serata che ha necessità di inserire due malavitosi nel racconto ambientato a Torino e a Roma: mettiamo due pregiudicati torinesi? o romani? due stranieri clandestini? No, due fratelli calabresi! Cosa c'è di meglio? Insomma, l' attenzione a non alimentare pregiudizi e discriminazioni non sempre è tenuta in considerazione. E non si tratta di casi isolati, di cadute di stile o di superficialità: quando un film o un romanzo ritrae la Calabria di cosa parla? Il tema è quasi sempre uno e solo uno! L'emergenza sicurezza è un problema nazionale che va affrontato non con pregiudizi e negazioni, ma in modo serio perché incide nella vita delle persone e delle Istituzioni, mettendo a rischio la libertà economica e politica. E' questa la vera emergenza democratica che riguarda il nostro Paese! E' necessario riflettere per comprendere cosa sta succedendo e cosa è necessario fare, pertanto c'è da chiedersi come è stato possibile che i condannati di "Mafia Capitale", senza particolari violenze, possano aver potuto ritagliarsi così tanto potere a Roma, sede dei vertici delle forze dell'ordine, della politica e delle Istituzioni nazionali. La sentenza del tribunale che ha fatto cadere l'aggravante mafiosa rende la domanda ancora più urgente. La storia giudiziaria e la cronaca nera di Roma, come di tante altre città, ci portano a chiederci: come è stato possibile? e dove sono gli anticorpi della società civile di Roma o della Lombardia? dove sono i cittadini onesti e civili che denunciano? Se la narrazione impregnata di pregiudizi cede il passo al realismo, ci accorgiamo che non esiste una "Questione Calabria" o una "Questione Napoli", ma una "Questione italiana" che richiede interventi a 360 gradi: dal lavoro, alla famiglia, alla riscoperta del valore dello Stato; l'alternativa è rassegnarsi a vivere sotto un'oligarchia! Giuseppe Giarmoleo
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La denuncia di Salvatore Fuda: “La Città Metropolitana è indietro sulla ZES” Durante la seduta straordinaria del Consiglio Metropolitano svoltasi a Locri giovedì mattina, uno degli interventi maggiormente incisivi, se si esclude la poca pertinenza al tema all’ordine del giorno, è indubbiamente stato quello del sindaco di Gioiosa Ionica Salvatore Fuda. Collegandosi al discorso relativo alla Locride, alle sue opportunità di sviluppo e alla perdurante crisi occupazionale patita dal nostro comprensorio, infatti, il consigliere metropolitano ha voluto richiamare l’attenzione su un fatto passato in sordina, ma estremamente significativo dal punto di vista politicosociale. «Mi riferisco - ha affermato il primo cittadino gioiosano - all’incontro che si sarebbe tenuto nella giornata di ieri (mercoledì, ndr) tra i sindaci di Catanzaro, Crotone e Lamezia Terme per confrontarsi sulla Zona Economica Speciale e il decreto che la riguarda. Nella nostra Città Metropolitana una ZES è già presente: quella istituita nell’area del porto di Gioia
MANGIATORELLA DI STILO E I PRODUTTORI PICCOLI FRUTTI DI PLATì HANNO ADERITO A COLDIRETTI CALABRIA Gli impianti serricoli, gestiti da molti giovani, presentano un grado e un alto tasso di innovazioni produttive
Tauro e della quale di recente, proprio presso la coorte del Palazzo di Città di Locri, nel quale ci troviamo, si è aperta un’approfondita discussione che non ha tuttavia coinvolto gli attori istituzionali. Ora, considerato che sindaci che non avrebbero alcun interesse a discutere di ZES hanno ritenuto opportuno riunirsi per poterne parlare, ritengo che la Città Metropolitana dovrebbe porsi il medesimo problema e confrontarsi molto intensamente sull’argomento, cercando di valutare quanto questa opportunità possa mutare le condizioni economiche del Porto di Gioia Tauro, dell’area della Piana e, conseguentemente, della Locride, l’area più depressa d’Italia».
Questi incontri, che Fuda ha sottolineato dovrebbero essere inseriti in un lavoro ordinario da parte di un Consiglio Metropolitano che continua a riunirsi solo per affrontare le emergenze, sarebbero certamente propedeutici all’attuazione di un piano di sviluppo che garantisca alla nostra zona di cambiare volto. Un invito all’aumento della produttività e a una maggiore collaborazione con i sindaci del comprensorio, “in parte colpevoli”, ha ammesso Fuda dimostrando grande onestà intellettuale, che, almeno nella sede del consiglio metropolitano di giovedì mattina, è rimasto inascoltato. Jacopo Giuca
Il ramo agricolo - forestale della nota azienda Mangiatorella S.p.A. di Stilo (RC) e il gruppo di produttori di piccoli frutti (ribes, lamponi e mirtilli) soci della Cooperativa sant’Orsola del Trentino, operanti nel comune di Platì , hanno aderito a Coldiretti Calabria. I produttori di Piccoli frutti, complessivamente, gestiscono la propria attività su circa 40 ettari di serre, danno lavoro a oltre 400 lavoratori e generano un fatturato di oltre 12 milioni di Euro. I produttori di piccoli frutti sono ventuno anni che svolgono questa attività in un rapporto fecondo, positivo e di reciprocità tra sud e nord. Gli impianti serricoli, gestiti da molti giovani, presentano un grado e un alto tasso di innovazioni produttive. “Siamo davvero felici – ha commentato Molinaro, Presidente di Coldiretti Calabria – perché proprio nel cuore dell’Aspromonte, ci sono persone e attività capaci di essere simboli e testimoni straordinari di una cultura produttiva di un territorio”.
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ATTUALITÀ
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LA MANIFESTAZIONE
La Costituzione prescrive e ordina che il cittadino della Lombardia e della Calabria abbiano gli stessi diritti alla salute e al lavoro. La stessa dignità sociale, la stessa libertà, la stessa sicurezza. Spetta allo Stato rimuovere le cause delle disuguaglianze sociali e territoriali e delle disuguaglianze. In questi 70 anni l’articolo 3 è stato oggettivamente rimosso.
difendiamo l’articolo 3 ILARIO AMMENDOLIA ancano meno di 15 giorni al 22 ottobre e - pur senza enfatizzare - tale data sarà per noi molto importante. Non è senza significato che si svolga nella Locride, l’unica iniziativa in contemporanea al referendum per l’autonomia indetto dai governatori della Lombardia e del Veneto. Un referendum a cui non ci contrapponiamo anche se ne avvertiamo i pericoli nascosti. A nessuno sfugge quanto gli egoismi territoriali siano insidiosi e - almeno inizialmente - silenti. A un certo punto però recuperano velocità e, come un fiume in piena, diventano ingovernabili, irrazionali e travolgenti. Bisogna costruire gli argini e bloccarli prima che possano causare danni irrimediabili. Partendo dal Veneto si può arrivare nell’ex Jugoslavia e da Milano in Catalogna o peggio ancora in Ucraina. Possiamo sin da subito dire le cose che non faremo: - Non ci contrapporremo al popolo del Veneto o della Lombardia; - Non faremo l’elenco delle cose che non vanno bene nella Locride e in Calabria; - Non piangeremo sulla “mala sorte”. Noi dobbiamo porre quello che è il “Problema” principale e cioè che la Costituzione italiana, promulgata 70 anni fa, non può essere ulteriormente elusa, calpestata e derisa. La Costituzione prescrive e ordina che il cittadino della Lombardia e della Calabria abbiano gli stessi diritti alla salute e al lavoro. La stessa dignità sociale, la stessa libertà, la stessa sicurezza. Spetta allo Stato rimuovere le cause delle disuguaglianze sociali e territoriali e delle disuguaglianze. In questi 70 anni l’articolo 3 è stato oggettivamente rimosso. Ognuno può capire che se la Costituzione diventasse un involucro vuoto e di scarso valore, nessuno avrebbe l’obbligo di osservare le leggi e di rispettare le istituzioni. Saremmo alla vigilia di un clima di disordine permanente o di una svolta autoritaria. Sarebbe drammatico ma è ciò che sta avvenendo. È amaro dirlo ma in Italia la sovversione non nasce dal basso ma sono le classi dirigenti a svuotare di significato un “ordine” che si dovrebbe fondare sulla Carta costituzionale sostituendolo con un “ordine” presunto a misura delle classi dominanti. Non cambierà nulla finché la politica continuerà a essere un mero scontro verbale teso essenzialmente a nascondere il vuoto politico che nasce da questo oggettivo tra-
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dimento della Costituzione. Il 2 ottobre scorso abbiamo ricordato il sacrificio dei Cinque martiri di Gerace. C’è un nesso tra il loro morte e la nostra lotta? Loro chiedevano la Costituzione. Si sentivano parte del popolo italiano. Pretendevano il rispetto della loro dignità e rivendicavano la Libertà! Furono fucilati come criminali nel silenzio vigliacco delle classi dirigenti locali e “nazionali” in nome del ripristino di un “ordine” che si fondava sulla oppressione delle classi popolari, sulla repressione, sulla disuguaglianza. Sono passati 170 anni da allora. Noto la stessa vigliaccheria e la stessa subalternità politica nelle classi dirigenti attuali. Noi non abbiamo bisogno che il “notabile” di turno ci regali qualcosa. Chiediamo molto di più. L’iniziativa del 22 ottobre potrebbe essere uno spartiacque se riuscissimo a trasmettere un messaggio: non chiediamo soldi a pioggia, nè clientele, nè favori. Non siamo supplicanti! Vogliamo che la Costituzione sia prescrittiva a Milano come a Reggio Calabria, a Udine come a Locri. Stessi diritti, stessi doveri! Vogliamo che i governi, le Camere, le Regioni siano ancorati al rispetto sostanziale della Carta costituzionale. Infine, ma non per ultimo, chiediamo la fine della criminalizzazione del popolo calabrese e della legislazione di emergenza che tende a trasformare una drammatica questione sociale e territoriale in una mera questione criminale. Il ripristino, anche e soprattutto in Calabria, dello Stato di diritto. Non c’è bisogno che sottolinei l’importanza dell’iniziativa. Qualora non fosse efficace non illudetevi che le cose possano cambiare aspettando le prossime elezioni perché nulla cambierà se continueremo a essere una “massa” inerte che si limita solo a dare il voto. Molti anni fa a Firenze c’era una crisi diffusa che minacciava di aggravarsi con la chiusura della “Nuova Pignone”. I lavoratori occuparono la fabbrica in nome della Costituzione, accanto ai sindacalisti, ai comunisti, ai socialisti a occupare la fabbrica, e con la massima determinazione, ci andò il sindaco Giorgio La Pira, oggi conosciuto come il “sindaco Santo” e infatti per Lui è in corso un processo di beatificazione. Di questi esempi abbiamo bisogno per riscattare la Locride e la Calabria.
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Siderno: venerdì l’inaugurazione della cappella della chiesa di C.da Vennarello È programmata per venerdì 13 ottobre l’inaugurazione della Cappella della costruendo chiesa in Contrada Vennarello organizzata dalla Parrocchia S.Nicola di Bari di Siderno Superiore con il patrocinio della Diocesi di LocriGerace. S.E. Mons. Francesco Oliva, alle ore 18:00, presiederà la S. Messa con il rito di benedizione dell’Altare.
L’imperialismo è vivo e lotta a suon di bombe I migranti fuggono, ormai, come tutti sappiamo, da decenni e decenni in cui hanno subito guerre, saccheggi e devastazioni prodotte dalle “democrazie” capitalistiche dell’occidente: quelle stesse che ai loro popoli, tagliano sanità, lavoro e pensioni per tutelare gli interessi e il profitto di pochi, ricchi e capitalisti. Un occidente che rappresenta circa il 20% della popolazione mondiale, ma che, secondo le statistiche, consuma l’80% delle risorse di tutto il pianeta. “Non li vogliamo in casa nostra” è una delle tante rivendicazioni, magari dimenticando che nessun paese europeo, americano o ‘yankee’ che dir si voglia, Italia inclusa, è stato mai autorizzato a irrompere in “casa loro” con truppe di occupazione, portando distruzioni, istituendo blocchi economici, espropriando terre, accaparrando petrolio, gas e minerali e in molte regioni del mondo, intraprendendo le occupazioni coloniali. Negli ultimi mesi, dal governo esultano: “Abbiamo ridotto gli sbarchi”. Ma se i migranti non partono più è perché sono sequestrati in ghetti, tra maltrattamenti e abusi. E’ questo il grande accordo tanto sbandierato: rifornire di armi e soldi le autorità e le loro truppe mercenarie in modo che svolgano le operazioni sporche, si elargiscono milioni di denaro pubblico a tiranni e despoti a capo di governi marionetta per sovvenzionare e delocalizzare i crimini umanitari. Gli stati europei da sempre si sono contesi la spartizione dell’Africa così come gli stati uniti d’America e la Russia, a suon di bombe stanno preparando la nuova spartizione del Medio Oriente e della Siria. Tutto ciò ha un solo nome: Imperialismo. Le campagne antimigranti messe su da una politica xenofoba e razzista non fa altro che dirottare contro i migranti stessi la bomba della rabbia sociale. Serve soltanto a dividere gli sfruttati, a tutto vantaggio degli sfruttatori. Quello che dice il PD sui migranti “Dobbiamo aiutarli a casa loro” è un chiaro segnale dell’inclinazione che si ha su questa tematica, anche, purtroppo, in una ‘certa sinistra’, ormai molto appannata. Una propensione che Renzi e il governo incoraggiano anziché combattere. Ma basta riflettere un attimo e si capisce benissimo che l’idea di “aiutarli a casa loro” è una forma poco delicata e molto scaltra per uscire dalla faccenda, ma è anche una grande falsità, perché aiutarli a casa loro comporterebbe condizioni e costi superiori che non ad accoglierli in Europa. Intanto, vorrebbe dire non vendere più armi e apparati tecnologici soprattutto alle milizie dei governi autoritari, dopodiché bisognerebbe smetterla con l’ impoverimento di tutte quelle regioni in cui si va a saccheggiare la materia prima per le nostre fabbriche e cominciare a costruire scuole e ospedali, disegnare progetti di sviluppo locale, creare infrastrutture, servizi e reti di mobilità sostenibile, aprire canali umanitari capaci di togliere linfa vitale alle mafie e ai trafficanti di morte, dare più considerazione e sovranità ai paesi più deboli, ma soprattutto essere pronti a rinunciare a qualche lusso o privilegio che abbiamo per il solo fatto di essere nati in una parte del mondo più opulenta. Solo con queste condizioni si potrebbe creare un modello per poterli aiutare in modo serio, umano e solidale “a casa loro” restituendo così, qualcosa per tutto quello che è stato depredato fin’ora. Ma tutto ciò sarebbe un sovvertimento dello stato delle cose, si chiama Rivoluzione. Per adesso è pura utopia. La realtà, purtroppo, è tutt’altro… Pasquale Aiello
LA PROPOSTA
Il Roccella Jazz ha perso il suo potenziale magnetico a gestione del Roccella Jazz Festival degli ultimi anni è stata discutibile, provocando malumori e polemiche per i debiti accumulati e gli onorari non pagati. Lo scorrere di fiumi di denaro pubblico non ha portato nulla di veramente utile al nostro paese e di fatto, oggi il RJF è solo una kermesse agostana che si accavalla ad altre manifestazioni estive e non esplica quello che potrebbe essere il suo potenziale magnetico in fatto di economia e attrattiva turistica. Un paese di mare come il nostro, complice la benevolenza del clima, deve allargare più possibile la stagione che va da giugno a settembre, evitando di sovrapporre decine di eventi . Come se non bastasse, sono di pochi giorni fa le lecite domande che Ada Montellanico, presidente dell’Associazione Nazionale Musicisti Jazz, ANMJ e l’editore di jazzi.it Luciano Vanni hanno rivolto al Direttore Artistico del RJF, Vincenzo Staiano. Domande che aspettano risposte e che sono state prontamente cancellate dalla pagina Facebook che Staiano gestisce, al fine di spazzare via -come si fa con la polvere sotto i tappeti- la rabbia e lo sconforto di centinaia di artisti e addetti ai lavori che aspettano da anni di essere pagati per il loro lavoro. Una vergogna senza fine. Una ignominia che Roccella non merita. Mi chiedo: è corretto ed etico continuare a strombazzare successi di presenze quando c’è uno stuolo di persone che da anni vantano crediti relativi alle manifestazioni precedenti? Giustamente infuriati, ora molti commentano il post della Montellanico, generando un effetto domino, mettendo in circolo una
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Il Roccella Jazz Festival è solo una kermesse agostana che si accavalla ad altre manifestazioni estive. Un‘ignominia che Roccella non merita…
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polemica infinita, scatenando commenti e procurando un danno d’immagine per Roccella ed i roccellesi. Adesso, purtroppo, il Roccella Jazz Festival è sinonimo di gente infida, che non rispetta i contratti e non paga. Ma anche di istituzioni sorde e indifferenti. E’ difficile computare il danno di immagine prodotto da questa gestione scellerata perché, per logica estensione, chi critica il RJF finisce per criticare Roccella, i roccellesi e, a cascata, tutti i calabresi. E’ giunta l’ora di fermare questo scempio e portare a conoscenza dei vertici regionali di cosa è stata capace la gestione infausta del Festival. E dunque, ecco la proposta del gruppo che rappresento: - è necessario da subito individuare e quantificare tutti i debiti pregressi documentabili prodotti da chi ha gestito il RJF sinora; - avviare un piano di rientro graduale ricorrendo ad eventuali patteggiamenti tra le parti interessate; - individuare una squadra bipartisan che si occupi della gestione del Festival in quanto impegno e risorsa comune, non solo della maggioranza; - individuare al più presto un nuovo Direttore Artistico, di provate qualità etiche, umane e musicali; - avviare una campagna di marketing che attiri sponsor di peso nazionale e internazionale; - unire tutte le forze per rilanciare il Festival su basi nuove, con una incisiva campagna promozionale e associandolo all’immagine ed al “ marchio” Roccella; - rivedere tutto il format del Festival da sempre distinto per l’originalità della proposta artistica ma di fatto rinchiuso in una nicchia ristretta con modesti ritorni economici per gli eventuali sponsor interessati. E’ tempo di abbandonare la filosofia “glocal” , allargare l’orizzonte, rilanciare il concetto internazionale per incrementare interessi, penetrazione e platea. Solo in questo modo il Festival sarà appetibile per i grossi sponsor; - lavorare insieme affinché il RJF diventi patrimonio culturale di una regione intera. Non ultimo, si valuti la nascita di una cooperativa per sfruttare l’indotto che il nuovo Festival potrebbe generare. Penso alla gestione del merchandising e di tutta la filiera associata: ideazione grafica, produzione e stampa, commercializzazione in esclusiva. Chi ama davvero Roccella non può più difendere l’indifendibile, ora cambiamo ed impegniamoci insieme per far rinascere e rilanciare il Roccella Jazz Festival. Vanessa Riitano, capogruppo in consiglio comunale di Roccella Bene comune.
Il compito degli insegnanti è affidare ai ragazzi le giuste coordinate di pensiero arissimo direttore, leggo con piacere su Riviera di domenica scorsa l’intervento critico di Brigantessa Serena Iannopollo dal titolo “Cari maestri, insegnate la verità!”. Nel pezzo la giornalista, riprendendo l’iniziativa promossa a Siderno Superiore il 2 ottobre u.s. dall’Istituto da me diretto, l’IC “M. Bello – G. Pedullà –Agnana”, oltre a dare una sua legittima interpretazione storica degli eventi del Risorgimento calabrese, si sofferma su due aspetti (uno contenuto nel titolo) che hanno catturato il mio interesse e la necessità di richiamare l’attenzione dei lettori: “Non so – scrive Bringantessa Serena Iannopollo – cosa riusciranno a capire di tutta questa storia dei bimbi che in questo esatto momento stanno studiando i Fenici e che si vedono catapultati oltre 1500 anni dopo in un contesto storico del quale non conoscono né il passato né il futuro”; “Cari maestri, insegnate la verità!”, invito riassunto nel titolo del pezzo e frutto della disserta-
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Il dirigente scolastico Vito pirruccio risponde all’intervento critico della Brigantessa Serena Iannopollo, comparso la scorsa settimana sulle pagine del nostro giornale, dal titolo: “Cari Maestri, insegnate la verità”
zione dell’autrice. Per quanto riguarda il primo punto, devo far notare a Brigantessa Serena Iannopollo che c’è un’ampia pubblicistica pedagogica di matrice cognitivista e ripresa da Bruner che sostiene il contrario di quanto affermato dall’autrice nell’articolo: si può apprendere qualsiasi cosa in qualsiasi età e ciò avviene una volta acquisite le strutture generali del pensiero. Bruner lo ha sostenuto fino alla veneranda età di 101 anni (è morto l’anno scorso), ma già la Montessori aveva invitato l’insegnante a spingere i bambini e i ragazzi a ricercare nell’ambiente circostante le informazioni utili a costruire strutture fortificate del pensiero. La metodologia del lavoro a spirale, ritornare sullo stesso concetto in più fasi dello sviluppo e sempre in modo più completo e complesso, è la strategia più adatta sulla quale poggiare il processo d’apprendimento. Da questo punto di vista i ragazzi dell’IC “M. Bello-G. PedullàAgnana”, a seconda la fase di sviluppo, hanno affrontato con i loro insegnanti il tema della Libertà dentro il processo storico
del Risorgimento italiano e il contributo, storiograficamente oscurato da certa pubblicistica pro-Savoia e pro-Borboni, dei Cinque Martiri di Gerace alla causa nazionale. Quindi, se operazione di verità occorre fare è quello, non tanto di dissertare su opportunità o meno di discutere di tali problemi storici con bambini e ragazzi della scuola primaria o di compiere un’operazione “verità”, ma di affidare ai ragazzi le coordinate di pensiero in grado di comprendere il sacrificio e il sangue versato per le conquiste della Libertà e per edificare uno Stato che, con tutti i suoi difetti, ha compiuto passi da gigante nel processo democratico europeo. Circa l’insegnamento della “verità” se quella con la “V” maiuscola è irraggiungibile, non di meno lo è quella storica, anche, per i rilievi operati dall’autrice nell’articolo in questione. La Storia è un processo di contrasti per cui, più che ricercare la verità, va salvaguardata dalle tifoserie. Cordialmente, Vito Pirruccio Dirigente Scolastico IC “M. BelloG. Pedullà-Agnana
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I FRUTTI DIMENTICATI
A CURA DI ORLANDO SCULLI E ANTONINO SIGILLI
Vitis vinifera L. / Fam. Vitacee
Liganti di Caulonia Tutto il territorio di Caulonia, straordinariamente vocato alla viticoltura, esprime alcune decine di vitigni, degni di essere salvati e poi evidenziati. Sicuramente, data la vastità del territorio, diversificato in tante frazioni grandi e piccole, le varietà numerose, erano conosciute adeguatamente solo all’interno delle stesse comunità o tra quelle vicine, facenti parte dello stesso comune. Di conseguenza, nel caso in cui la moda per acquisire i vitigni degli altri, alcuni addirittura internazionali, come il Merlot, il Cabernet, il Cabernet Sauvignon, la Syrah, non abbia già cancellato il retaggio di un passato millenario e glorioso, bisognerebbe esplorare le vigne marginali di tutte le frazioni e contrade: S. Nicola, Ursini, Campoli, Castanea, Agromastelli, Calatria, Crochi, Focà, Vallone Percia, Fiorenza,Vasì, Meschina, Cufò, Mamone, Ruvetto, Ritari, Trinità... E poi sconfinare nel comune di Nardo di Pace, però nelle comunità dove la gente è affine ai cauloniati, come Santo Todaro. Nell’estate del 2002, lo scrivente percorreva la statale 106 per raggiungere la valle del Torbido, alla ricerca di vitigni a rischio d’estinzione, quando un signore di Focà, Vincenzo Maiolo, si trovò nella necessità di chiedere un passaggio nell’area di Locri per raggiungere Focà di Caulonia e fu soddisfatto in tale necessità. Nel tragitto si parlò di viti e Vincenzo diede l’informazione che a Vallone Percia, la sorella Emilia, curava una vigna interessante, in quanto ospitava solo viti di Caulonia. Il giorno successivo conobbe la straordinaria Emilia che cominciò a guidarlo e a mostrargli i suoi tesori, costituiti non solo di viti, ma anche di pomodori, fagioli, peperoni, fichi, peri, ciliegi ecc. La sua funzione non fu solo quella di evidenziare le essenze del suo campo, ma anche quello di dare indicazioni sulle persone che amavano il territorio, le tradizioni, i propri beni culturali, oltre che colturali.
In seguito, durante una manifestazione di premiazione di donne che si erano battute per migliorare le condizioni delle lavoratrici, la vide tra le donne gratificate da riconoscimento per il suo impegno e scoprì che era stata una sindacalista della CGIl. Tra le persone indicate da Emilia, figurò Ilario Piscioneri, abitante con la vecchia madre in contrada Fiorenza, dove continuava a curare la vigna che era stata impiantata più di 50 anni prima dal defunto padre, che era costituita solo da viti di Caulonia e nonostante fosse poco produttiva continuava a tenerla in vita per onorare la memoria del suo genitore. Ancora Emilia raccomandò allo scrivente di andare a visitare a Campoli Antonio Castafaro perché a ridosso della strada che portava a Nardodipace,
nel Vibonese, curava una vigna particolare, naturalmente costituita solo da viti di Caulonia. Antonio era stato emigrato in Svizzera e poi era rientrato in Calabria quando la vecchia madre era rimasta sola dopo la morte del marito. Ella non se la sentiva di lasciare la casa dove si era recata da giovane sposa e dove erano nati i suoi figli ormai lontani, per cui il figlio, da Caulonia Marina, dove si era costruita una comoda casa, si era trasferito a Campoli, per accudire la sua vecchia madre, nonostante egli non fosse più giovane. Curava ancora la vigna dei suoi, vecchia ormai anch’essa, che prosperava però in alto vicino a un bosco di lecci in contrada Ritari; l’unico problema era costituito dai cinghiali, numerosissimi ormai, da quando dei cacciatori avevano liberato alcune coppie. La vigna era costituita prevalentemente da Liganti di Caulonia, che dalle foglie sembrava somigliante al Grenache, rivendicato fieramente dai francesi, sdegnosamente da catalani, aragonesi e baschi in Spagna, più modestamente dai sardi dalle cui uve ricavano il Cannonau. Anni addietro in un nuraghe dei ricercatori hanno individuato un vinacciolo di cannonau risalente al 1200 a.C.; di conseguenza il Grenache dovrebbe essere d’origine sarda. Antonio semplicemente spiegò che il Liganti non era affine a un vitigno spagnolo, quale può esser l’alicante, ma che portava tale denominazione a Caulonia, perché riusciva ad amalgamare tutte le numerose uve con cui si soleva vinificare nel passato. Vinificato in purezza dà esiti straordinari, in quanto il vino ricavato è morbido e dai profumi delicatissimi. Le analisi molecolari effettuati nel Centro Sperimentale di Turi da parte del ricercatore dott. Angelo Caputo hanno definito le caratteristiche genetiche del Liganti di Caulonia, che sono assolutamente diverse dal Grenache e dall’Alicante.
DOMENICA 08 Ottobre 13
Amba Aradam e altre stragi taciute BRIGANTESSA SERENA IANNOPOLLO All'indomani dello "sbandieramento italiano" in ricordo dei martiri di Gerace, voglio ricordare uno dei tanti fatti odiosi compiuti dall'esercito sabaudo, osannato a torto. Sto parlando dell'Amba Aradam. Spesso si sentono pronunciare queste due parole, diventate ormai di pubblico dominio, specie da chi vive in zone a nord del Tronto. Poco spesso, invece, ci si chiede: "ma che cavolo vuol dire Amba Aradam?" Se lo chiedi a un milanese ti risponde: "casino". Ma quel "casino" non sta propriamente a ricordo di un disordine qualsiasi, ha invece un tragico motivo. Per chi non lo sapesse, l'Amba Aradam è il nome di un monte in Etiopia in cui si consumò una strage ad opera dell'esercito fascista di Mussolini, il quale nel '35 decise di invadere quella terra per farne una colonia dell'italia (minuscolo voluto). Non voglio raccontare i particolari perché sono raccapriccianti, sta di fatto, però, che questo infelice monte fosse pieno di grotte, e che in queste grotte si rifugiarono molti nativi per cercare di resistere e di non arrendersi agli italiani che cercavano di impossessarsi della loro terra. Molti uomini, donne e bambini si trovavano all'interno di quel monte quando quegli assassini scagliarono contro di loro le bombe all'iprite, facendo una morte orribile. Per stanarli tutti si decise infine di "bonificare" (è questo il termine usato!) il monte con i lanciafiamme, poiché i soldati non riuscivano ad arrivare in fondo. Circa 800 persone fuggite furono infine fucilate il giorno seguente. Ed ecco da dove proviene il famigerato termine Amba Aradam, siatene coscienti quando pronunciate queste parole. E sarebbe ora che si insegnasse ai bambini che le guerre non sono una cosa bella, neanche quelle per unificare una penisola come quella italica che non doveva essere unificata con la morte, perché per unificare l'italia il sud ha pagato con 2 milioni di morti. La verità va detta.
Il letale ed anacronistico ossimoro del Palazzo – 30 C'è un termine, una parola che difficilmente si trova nei dizionari. L'apòta. L'apòta è colui che non se la beve. Questo termine fu coniato nel '22 da Prezzolini, il mese prima che Mussolini guidasse la marcia su Roma. Costituiva idealmente la "Società degli apoti". Davanti ai tumultuosi accadimenti di quel periodo e alle nuove realtà che si stavano imponendo, la scelta che proponeva era di non lasciarsela dare a bere e sottrarvisi, al fine di ricercare la perduta limpidezza di pensiero. Di lì a poco, infatti, lascerà per sempre l'Italia, per la Francia prima e gli Stati Uniti poi. Quella dell'apòta è quindi una figura simile allo scettico: non prestano fede a tutto, non credono ingenuamente a ciò che viene detto loro. Ma l'apòta, inoltre, mostra una certa sfumatura escapista, un'inclinazione all' allontanamento: lo scettico magari resta volentieri al tavolo, l'apota no. Sono molti i giornalisti e i letterati italiani che sono ricorsi a questo concetto, idealmente aderendo alla "Società degli apòti", a volte come espressione di un desiderio di ricercare una verità diversa da quella scodellata, a volte come espressione di una volontà quasi anacoretica di abbandonare confronti ritenuti corruttivi: Montanelli, Longanesi, Guareschi, Malaparte. Oggi resta una parola rara - che spesso non è neppure registrata sui dizionari. Ma può essere piacevole e calzante descrivere qualcuno come apòta: trasforma la descrizione dinamica del 'non bersela' in una qualità intima e generale. Perché questa premessa? Arthur Schopenhauer diceva: Chi si aspetta che nel mondo i diavoli vadano in giro con le corna e
i buffoni coi sonagli sarà sempre loro preda e il loro zimbello. Matteo Salvini, colui che recentemente alla pantomima di Pontida ha relegato Bossi ( ha problemi di prostata perché non ce l'ha più duro?) al parterre, in merito al referendum, ha detto. <<Il voto catalano è stato una forzatura. Quello lombardo e veneto è previsto dalla Costituzione. Si chiede semplicemente di applicare un articolo della Carta, il 116, che prevede che si possano affidare in toto alle Regioni venti competenze, e altre tre in maniera parziale>>. Tipo? <<«Tipo la scuola, così avremmo una buona volta dei concorsi per insegnanti su base regionale. Però il referendum è solo consultivo. «Anche il voto sulla Brexit era consultivo, però ha fatto la storia. Se vinceremo, il segnale politico sarà fortissimo. Vuol dire che dal giorno dopo Maroni e Zaia avranno il mandato di trattare con Roma. E non a nome degli elettori leghisti, ma di tutti i lombardi e i veneti». L’effetto Catalogna non rischia di rilanciare dentro la Lega la vecchia anima separatista? Io giro molto, in tutta Italia e in tutto il Nord. E mi sembra che sia chiaro a tutti che l’assetto migliore per il Paese sia quello federale. Portiamo a casa questi referendum, intanto. È una partita importante anche dal punto di vista economico. Il residuo fiscale della Catalogna è di otto miliardi. Otto miliardi che manda a Madrid più di quelli che le tornano indietro. E sa qual è quello di Lombardia e Veneto? Settanta miliardi: settanta. continua Tonino Carneri
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DOMENICA 08 Ottobre 14
IL RICORDO
I nipoti di Gaetano Gallì, per molti anni ingegnere al servizio del comune di locri, scomparso la scorsa settimana all’età di 95 anni, ricordano le qualità umane e professionali del nonno, che tanto ha donato alla propria comunità, concludendo con una riflessione amara relativa a quanto la società sia cambiata dai tempi in cui il nonno progettava palazzine divenute oggi simbolo del suo paese.
Ciao grande nonno Difficile descrivere la grandezza di un uomo. E non per le parole da usare senza correre il rischio di cadere nella retorica. Spesso si imputa al giudicante la (naturale) mancanza di oggettività. Prima ancora di discutere sul merito dei giudizi. Tuttavia esistono azioni e fatti di vita vissuta che si palesano in modo incontrovertibile e mettono d’accordo tutti. Ed è questa vita che vogliamo ricordare. La vita di un grande uomo che ha sempre unito e mai diviso. Che ha sempre messo d’accordo tutti, a cominciare dai suoi nove nipoti. Per noi tutti è stato un esempio, un faro guida. Un’istituzione. Per quattro di noi, in particolare, è stato molto di più. Correva l’anno 1992. Per molti 1992 è il titolo di una serie televisiva, oppure un anno come tanti altri. Per Teresa, Domenico, Francesco e Giovanni non fu così; tutto cambiò perché tanto gli venne tolto. Se n’era appena andato il loro papà. Un’assenza che sarebbe diventata sempre più rumorosa e sempre più presente, giorno dopo giorno. Ma nel momento stesso in cui tanto veniva tolto…tanto veniva dato. Strana la vita! Non potevano ancora saperlo, ma lo impararono molto presto. In realtà lui c’era già, c’era sempre stato. Ma da quel Febbraio 1992, aveva deciso (con la nonna) di farlo in un modo nuovo, per quei nipoti. Più consapevole, più diretto. E da allora, per loro in particolare, non fu più un nonno come tanti altri. Non fu nemmeno “il Nonno”. Fu molto di più. Divenne un padre. Tanti gli insegnamenti e gli esempi ricevuti da tutti noi… La generosità, quella vera e spontanea. Silenziosa, umile, semplice. La dignità ed il rispetto verso se stessi e verso il prossimo. La “signorilità”, quella che viene da dentro, non certo dagli abiti o dagli accessori. L’importanza dell’educazione e della lealtà. Un senso più unico che raro di famiglia. L’amore, la devozione e la passione per il proprio mestiere, inteso come servizio alla comunità nella quale viveva. Abbiamo imparato ad amare la storia, ad apprezzare la letteratura, l’arte e persino la musica classica. Ma la cosa che ci ha trasmesso in modo indelebile e che porteremo sempre con noi nella speranza di farla davvero nostra un giorno, è il suo incredibile senso di attaccamento alla vita! La sua tenacia nel combattere fino all’ultimo, oltre ogni ostacolo ha dell’incredibile. Un giorno ha deciso di andarsene. Era stanco di lottare e ha pensato che sì, dopo 95 anni, era il momento di uscire di scena. Così, in sordina con la solita elegante discrezione che lo ha sempre contraddistinto. Senza darci il modo di ribadirgli, ancora una volta, l’arricchimento che ha portato nella vita di tutti noi. E per questo, anche per questo… GRAZIE NONNO. Ti siamo riconoscenti, ti dobbiamo tanto, tantissimo. Era molto facile volerti bene. È stato bello in questi giorni riscontrare un affetto sincero da parte delle persone che sono venute a trovarti. Molti ti hanno ricordato nella vita privata, altri in quella lavorativa, definendoti diverse volte un’istituzione di Locri. Noi sapevamo bene quanto vi fossi legato. Siamo orgogliosi di questo. Una comunità che hai sempre servito lavorando con passione e puntualità. Quanti racconti nelle serate invernali davanti al camino, oppure in giardino d’estate. Quando hai la fortuna di avere come nonno colui che è stato l’Ingegnere del Comune di
Locri per più di trent’anni, puoi capire qualcosa in più del tuo paese. Com’era prima, come si è evoluto fino ad essere quello che è oggi. Lo fai attraverso i suoi ricordi, apprendendo della storia di molti edifici, dei sacrifici fatti in fase di progettazione e realizzazione e dell’entusiasmo nel vedere le proprie opere portate a compimento. Perché all’Ingegnere brillavano gli occhi nel parlare di queste cose. È così che abbiamo imparato cosa vuol dire amare il proprio mestiere svolgendolo con passione e dedizione. Purtroppo però abbiamo anche avuto modo di capire cosa vuol dire dimenticare. Ma non certo da lui. Lui ha sempre ricordato tutto e tutti. In questo, purtroppo, non ha potuto godere del principio di reciprocità, a dispetto della sua devozione… E il tempo ha avuto la meglio su una memoria troppo corta e goffamente amministrata… Goethe diceva che dove vien meno l’interesse, vien meno anche la memoria. Senza voler pensare male, si potrebbe tentare di trovare lieve consolazione rifugiandosi nella beata ignoranza. Quella delle generazioni più giovani che per mere ragioni anagrafiche non conoscono il passato. Ma… “mentre salvar mi voglio, urto in un altro scoglio del primo assai peggior” – diceva un altro nonno a noi caro. E non c’è scoglio peggiore dell’ignoranza a cui non si vuole porre rimedio, soprattutto al giorno d’oggi. Quando basta davvero poco per documentarsi. Rifiutata la malizia e cercando invano riparo nell’ignoranza, non resta che rifugiarci nella superficialità e nell’indolenza, strette parenti della dimenticanza nonché generatrici di profonda amarezza e preoccupazione. Magrissima, inesistente consolazione. L’amarezza nel riscontrare le caratteristiche di cui sopra nell’atteggiamento anomalo, apatico ed incolore dell’Amministrazione del nostro paese. Il silenzio e soprattutto la sua assenza in occasione dell’ultimo saluto hanno rappresentato evidentemente il migliore riconoscimento e attestato di stima per un uomo che a Locri ha lasciato in modo indelebile la sua impronta con entusiasmo e orgoglio. Parlano le opere fatte, gli edifici progettati e realizzati. Il tempo può buttarli giù per lasciare il posto a quelli più moderni. Se questo può avvenire con calce e cemento, non deve verificarsi con la memoria, soprattutto quando si tratta di una comunità che rivendica fortemente la propria identità. Ricordare significa sapere chi si è. L’amarezza è pertanto del presente. La preoccupazione è rivolta al domani. È nota la necessità di conoscere il passato per poter comprendere il presente e costruire al meglio il futuro. Da cittadini locresi abbiamo sempre (e giustamente) vantato e ricordato le nostre origini, la Locri antica, quella della Magna Grecia, di Zaleuco… Ma in questa occasione è stato pubblicamente dimostrato di avere più di qualche lacuna nel non conoscere il proprio passato più recente, ritenendo superfluo informarsi su ciò che può capitare di non sapere. Difficile dire quale delle due patologie sia più grave: se l’ignoranza o l’indolenza nel non volervi porre rimedio. Certo basta questo a qualificare il presente che stiamo vivendo e a generare molte perplessità sul futuro. Teresa Spanò Domenico Spanò Francesco Spanò Giovanni Battista Spanò
attualità
L’intervista
Il Nobel per la Fisica 2017 parla anche calabrese. A far parte del team, che dopo anni di ricerche ha trovato un sistema che permette di fare una sorta di ecografia dell’universo, c'è anche Sergio Gaudio, originario di Palmi, e segretario del PD negli Stati Uniti. Con lui abbiamo discusso di questo nuovo sensazionale traguardo, che ci fa ben sperare in future inaspettate scoperte sull'universo, ma anche di argomenti più terreni come la politica.
Sergio Gaudio
n u , o i d u a G o i Serg e r p a d e s e r b cala MARIA GIOVANNA COGLIANDRO e esiste davvero un aldilà, adesso quel misto di genio e sregolatezza che fu Albert Einstein sarà seduto su una nuvoletta a rivolgere a tutti noi la sua celebre linguaccia. Eppure anche lui fu scettico: ci fu un momento in cui fece marcia indietro e pensò di ritrattare la sua teoria della relatività, almeno per quanto concerneva l’esistenza delle onde gravitazionali. Einstein pensava che sarebbe stato difficile rilevarle, se non in presenza di un evento molto importante, come ad esempio la fusione dei buchi neri. Ma lui dubitava dell’esistenza dei buchi neri, sebbene sia stata ipotizzata proprio sulla base delle sue teorie. In ogni caso di una cosa era certo: le masse modificano lo spazio-tempo, il sole piega il percorso dei pianeti e le stelle curvano l’universo. E la vibrazione di tutto questo giunge fino a noi. Dopo cento anni abbiamo la conferma che Albert Einstein aveva ragione: un gruppo di scienziati oltre un migliaio - è riuscito a catturare le onde gravitazionali. Lo hanno fatto davvero! Sono riusciti a registrare le onde provenienti da una collisione tra due buchi neri avvenuta 1,3 miliardi di anni fa. È stato possibile registrarne il suono, dolce, suggestivo, sembra il battito dell’universo. Per ascoltarlo ci sono voluti tunnel lunghi quattro chilometri e tre osservatori, due negli Stati Uniti, uno in Italia, a Cascina in Toscana. Questa straordinaria rilevazione cambia l’astrofisica sul serio e per sempre. Fino ad oggi non c’era altro modo di osservare l’universo se non attraverso le onde elettromagnetiche. Adesso possiamo misurare anche l’emissione gravitazionale: abbiamo un sistema che ci fa una sorta di ecografia dell’universo. Un campo completamente nuovo di indagine si apre dinanzi a noi: la possibilità di misurare l’emissione gravitazionale spalanca una finestra sul-
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l’universo invisibile, permettendo addirittura lo studio del Big Bang. Attraverso l’ascolto e l’analisi delle onde gravitazionali, infatti, si potrebbe andare a ridosso della “grande esplosione” scoprendo cose che oggi neppure ci immaginiamo. Si tratta di un cambiamento di paradigma che ovviamente non poteva non beccarsi un riconoscimento che rimanesse nella storia: il premio Nobel per la Fisica. A riceverlo Rainer Weiss, Barry C. Barish, e Kip Thorne, per i loro contributi decisivi legati all’osservatorio LIGO, negli USA, e alla rilevazione delle onde gravitazionali. È andato a loro perché il Nobel può essere assegnato solo a singoli ricercatori e non a un’organizzazione di ricerca. Ma in realtà si tratta di una vittoria che coinvolge circa 1500 scienziati, 200 dei quali italiani. E tra loro il calabrese Sergio Gaudio. A rendere possibile la registrazione delle onde gravitazionali l’interferometro LIGO. Cos’è un interferometro e come funziona? L’interferometro è uno strumento che funziona con più sorgenti che vengono fatte, appunto, “interferire”. Nel caso di LIGO, l’interferenza è prodotta da laser che percorrono un cammino in modo tale che, in assenza delle onde gravitazione, questa sia nulla. Quando un’onda passa, questo cammino subisce delle variazioni, dovute al fatto che lo spazio e dunque la distanza, viene modicata ritmicamente e l’interferenza non è più zero. Questo consente la rilevazione del passaggio dell’onda gravitazionale. Naturalmente, poichè parliamo di variazioni di franzioni della dimensione di un protone, servono delle tecnologie avanzatissime per poter avere la certezza che quanto rilevato sia un segnale vero e non qualcosa prodotto da ragioni diverse. Quando inizia a far parte del gruppo delle Supernovae di LIGO? Ho cominciato a collaborare con il gruppo nel dicembre del 2015, quando il mio amico fraterno, Michele Zanolin, collega d’università mi ha proposto di farne parte, affidandomi la conduzione di
alcuni progetti. Cos’è stato osservato in questi anni grazie all’antenna Ligo? Siamo alla quarta rilevazione di onde prodotte dalla fusione di buchi neri. Ci aspettiamo, nelle prossime analisi, sorgenti di natura diversa. Fondamentale per le ultime rivelazioni delle onde gravitazionali Virgo, un interferometro italiano che ascolta “note” diverse dello “spartito” gravitazionale. Cosa vuol dire e cosa ha significato Virgo all’interno della vostra ricerca? Virgo ha un ruolo fondamentale, non per niente, qualche settimana fa è stata annunciata la prima rilevazione in contemporanea di LIGO e Virgo. Intanto Virgo ha confermato la bontà di quanto ottenuto da LIGO, fugando qualunque dubbio. Poi, ci ha consentito di diminuire di oltre dieci volte la zona entro la quale la fusione dei buchi neri è avvenuta. Infine, adesso saremo in grado di ricostruire la direzione delle oscillazioni delle onde gravitazionali e questo ci consentirà di verificare anche le equazioni fondamentali della relatività generale. I sistemi di navigazione GPS non esisterebbero se Einstein non avesse formulato la teoria della relatività. Il peso della vostra ricerca, invece? La rilevazione delle onde gravitazionali cambierà il futuro dell’astronomia perchè fornisce uno strumento del tutto nuovo per esplorare l’universo. Ci consentirà di mapparlo e probabilmente, attraverso la conoscenza e l’interpretazione dei dati che ne deriveranno capiremo meglio cosa succede oltre i nostri occhi. Impossibile sminuire la rilevanza di quanto LIGO e VIRGO stanno facendo. Siamo ancora all’inizio. Avrete notizie di noi molto presto. Cosa cambierà per noi comuni mortali? Difficile dirlo oggi, come era difficile dirlo cento anni fa, quando Einstein enunciò i principi della relatività generale. Un Nobel che premia la globalità della scienza: alla scoperta delle onde gravitazioni ha, infatti,
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Un campo completamente nuovo di indagine si apre dinanzi a noi: fino ad oggi non c’era altro modo di osservare l’universo se non attraverso le onde elettromagnetiche. Adesso possiamo misurare anche l’emissione gravitazionale che spalanca una finestra sull'universo invisibile, permettendo addirittura lo studio del Big Bang: attraverso l'ascolto e l'analisi delle onde gravitazionali si potrebbe andare a ridosso della “grande esplosione” scoprendo cose che oggi neppure ci immaginiamo.
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in breve Cosa sono le onde gravitazionali? Le onde gravitazionali sono increspature nello spaziotempo, il concetto introdotto nella Teoria della Relatività Generale da Albert Einstein. Lo spazio-tempo è molto difficile da immaginare, ma potrebbe somigliare a un tessuto a quattro dimensioni, tre spaziali e una temporale. Secondo la Relatività Generale esso occupa tutto l’universo e viene deformato dai corpi e perturbato da masse in movimento. Queste perturbazioni sono appunto le onde gravitazionali prodotte quando due oggetti, che ruotano uno attorno all’altro, si avvicinano, accelerando la loro rotazione, fino al punto di scontrarsi. Per aver un’immagine più immediata delle onde gravitazionali, viene solitamente proposto l’esempio del sassolino gettato in acqua. Gettando un sasso in uno stagno calmo si possono vedere increspature che si espandono sulla superficie dell’acqua. L’acqua più vicina al sasso viene spinta verso l’acqua circostante, provocando una reazione a catena. Le onde gravitazionali sono più o meno questo: increspature, non dell’acqua ma dello spazio-tempo, generate non da un sasso ma da una qualsiasi massa che sperimenta una sorta di accelerazione.
Con quali strumenti sono state rilevate?
Barry C. Barish, s, eis W er in Ra a ic Fis l per la O, A ricevere il premio Nobecontributi decisivi legati all’osservatorio LIGro e Kip Thorne, per i loro zione delle onde gravitazionali. È andato a lon negli USA, e alla rileva re assegnato solo a singoli ricercatori e noia perché il Nobel può essericerca. Ma in realtà si tratta di una vittor a un’organizzazione di00 scienziati, 200 dei quali italiani. che coinvolge circa 15
n l e b o N emio collaborato oltre un migliaio di ricercatori di 24 nazioni diverse. La giornata tipo di un ricercatore del gruppo Ligo? Probabilmente, molto simile a quella di tanti altri ricercatori: ore di analisi, studi, meeting, telefonate con il resto del gruppo. L’unico problema è che i meeting spesso avvengono a orari folli, visto che la collaborazione è internazionale. Il bello però è lì: l’interazione con fisici di tutto il mondo, lo scambio di vedute, di interpretazioni. Si impara enormemente. Il brand Italia che connotazione ha oggi negli USA? E il brand Calabria? Gli scienziati italiani sono molto apprezzati, in generale. La Calabria, invece, è la mia terra madre; il mare di Palmi viene sempre con me. Lei è anche segretario del Pd degli USA... passiamo, quindi, a un’altra galassia, quella della sinistra italiana! Come le appare la situazione da quelle latitudini? Molto complessa: serve pazienza e servono persone in grado di mettersi in discussione, in grado di fare un passo indietro per il bene di tutti. Il muro contro muro, la polarizzazione del dibattito, specialmente su Renzi, mi sembra surreale rispetto alle questioni delicate da affrontare. Una volta si diceva che i comunisti mangiavano i bambini. Poi è arrivato Renzi e si è mangiato i comunisti e piano piano tutta la sinistra... È d’accordo? No, non sono d’accordo. Penso che con il governo Renzi prima e la prosecuzione con Gentiloni, si siano fatte battaglie molto di sinistra, soprattutto allargando la sfera dei diritti, battaglie che ricordo non si è stato in grado di affrontare in precedenza. Si parla solo ed esclusivamente, del job act. Verificheremo i dati e se sarà necessario fare delle correzioni, si faranno.
In che misura, secondo lei, il destino dell’Italia e quello del PD sono legati? Ritengo che il Pd sia l’unico partito in grado di imprimere e influenzare seriamente il dibattito democratico del Paese. Detto questo, il nostro Paese è più grande del Pd e dei suoi destini. Negli ultimi anni abbiamo visto il PD impiegare tutte le proprie energie a pensare alle strategie... ma i contenuti? Anche su questo non sono d’accordo. Si sono fatte parecchie riforme, si può essere d’accordo o meno su quanto fatto, ma, francamente dire che si è pensato solo alle strategie, mi sembra molto limitativo. Cosa riserva per l’Italia il nuovo corso di politica estera avviato con il passaggio dall’era Obama all’era Trump? Questa è una bella incognita. La questione molto seria è dove Trump voglia portare gli USA. Il presidente americano è difficilmente inquadrabile. Credo che ci attenderanno anni difficili. Fortunatamente, l’opinione pubblica se ne sta accorgendo. C’è una reazione importante nei confronti di Trump. In tutti gli anni che sono stato negli Stati Uniti, non ho mai visto una situazione così preoccupante, con il tessuto sociale così sfilacciato. Le elezioni politiche previste per la prossima primavera
Previste nel 1916 da Einstein per via teorica, le onde gravitazionali sono state rilevate lo scorso 14 settembre 2015 in modo diretto da due strumenti gemelli Laser Interferometer Gravitational Wave Observatory (LIGO), negli Stati Uniti a Livingston (in Louisiana) e a Hanford (nello stato di Washington). I due osservatori hanno registrato l’arrivo delle onde gravitazionali quasi contemporaneamente, a distanza di 10 millisecondi l’uno dall’altro. Questo importante risultato è stato ottenuto anche grazie alla collaborazione VIRGO, che fa capo allo European Gravitational Observatory (EGO), fondato dall’Istituto nazionale di fisica nucleare italiano e dal Centre National de la Recherche Scientifique (CNRS) francese.
Perché si tratta di una scoperta da Nobel? Con la rilevazione delle onde gravitazionali si spalanca una nuova finestra sull’Universo. Finora abbiamo osservato il cosmo all’infrarosso, nella luce visibile, nell’ultravioletto e alle alte energie (raggi x, raggi gamma). Lo abbiamo studiato anche attraverso le onde radio. Con le onde gravitazionali si potrebbero studiare fenomeni non visibili con altri strumenti, addirittura si potrebbe studiare il Big Bang. La luce e le altre radiazioni iniziarono a emergere solo 300.000 anni dopo il Big Bang, ma con le onde gravitazionali si potrebbe andare molto vicini alla grande esplosione e capire cose che oggi neppure immaginiamo.
che Italia ci consegneranno? Intanto, dobbiamo vedere quale sarà la legge elettorale. Sarà importante poter offrire agli italiani un sistema adeguato. C’è ancora molto da fare per riportare il Paese a dei margini di tranquillità. Si fa sempre più concreta l’ipotesi di un “governo del presidente” a cui consegnare le chiavi del potere in caso di elezioni senza vincitore. Berlusconi pensa a Marco Minniti, un ministro molto apprezzato anche a destra. Come vedrebbe Minniti a Palazzo Chigi? Apprezzo Marco Minniti che è politico delle mie parti. Mi consenta però di dire che, non sapendo ancora con quale sistema si andrà a votare, in questo momento qualunque ipotesi è solo speculazione.
CULTURA
La nomina è arrivata in settimana direttamente dal direttore del Polo Museale della Regione Calabria. La Baccari da sempre in prima linea nel recupero e nella valorizzazione dei siti storici calabresi.
Affidati a Rossana Baccari due importanti pezzi di storia della Locride
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Bellissima serata quella che si è svolta presso il ristorante “Il Fornello” di Marina di Gioiosa Ionica in occasione della premiazione ufficiale dei tre protagonisti del film “Bullismo”, prodotto dalla “Coop Calabria Film” di Locri. Oltre al pubblico numeroso, era presente tutto lo staff della cooperativa, ovvero il regista Pino Gambardelli e parte degli interpreti del film. Un encomio particolare dell’Associazione Festival Film Cinematografica ad Antonio Brescia nel ruolo del padre, a Roberto Polito nel ruolo del professore e a Valeria David nel ruolo della preside. Il presidente della “Coop Calabria Film”, Paolo Sanci di Siderno, ha ringraziato tutti i presenti e in particolar modo il delegato della AFFC, mentre Marina Mazzaferro di Telemia ha rilasciato un breve commento sul tema del bullismo. Il coordinatore e portavoce della cooperativa, Roberto Polito, ha introdotto una breve riflessione sul fenomeno del bullismo e sulla trama del film. L’editore, Santoro Romeo, ha rimarcato il dramma della violenza di un fenomeno come quello del bullismo leggendo una sua poesia “Bullismo” tratta dall’antologia “Umili Pensieri”, pubblicata da Youcanprint e reperibile in tutte le librerie. I tre protagonisti del film “Bullismo”, Sophia Brescia, Andrea e Alessandro Saccomando sono stati premiati dal regista teatrale Nuccio Hyeraci, dal regista Angelo Chiarella e dall’attore cabarettista Rino Rodio. A condurre la serata è stata la bravissima Cristina Nauman e a intrattenere il pubblico presente ci ha pensato Gianluca Simone con le sue canzoni. L’evento è stato ripreso dal cameraman Vincenzo Sanci e si è concluso con un’ottima cena.
Questa settimana Angela Acordon, direttore del Polo Museale della Calabria, ha nominato Rossana Baccari in qualità di direttore di tre fra i più importanti siti storici, artistici e monumentali della nostra Regione: la Chiesa di San Francesco d’Assisi di Gerace, già dei Frati Minori (fondazione 1252), la Cattolica di Stilo, costruita dai monaci orientali che nei secoli X e XI vivevano in agglomerati di grotte naturali, e le Castella di Isola Capo Rizzuto. La Baccari, dal settembre dello scorso anno referente dell'ufficio tecnico del Polo Museale della Calabria, R.U.P., Progettista e Direttore dei Lavori per opere su edifici appartenenti al sistema dei Musei e dei Parchi Archeologici Nazionali della Calabria, è stata funzionario architetto presso la Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio delle Province di Cosenza, Catanzaro e Crotone, svolgendo diverse attività di grande prestigio e ricoprendo incarichi di estrema importanza per la salvaguardia del patrimonio artistico della nostra regione. Ha infatti supervisionato i lavori di restauro e la messa in sicurezza dell’area archeologica di Capo Colonna, progettato i nuovi allestimenti della Galleria Nazionale di Cosenza e supervisionato le verifiche di vulnerabilità sismica del Duomo cosentino, ordinandone il restauro. Ha completato inoltre i lavori di consolidamento della Chiesa del SS. Salvatore di Orsomarso, supervisionato la valorizzazione del Santuario di San Francesco di Paola, della Chiesa del SS. Crocifisso di Belvedere Marittimo e della Chiesa del Cimitero di Rogliano. Ha inoltre svolto attività di collaborazione con Università e altri Istituti di Ricerca in qualità di correlatore e/o tutor presso l’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria e l’Università degli Studi di Napoli Federico II e partecipato a convegni e seminari in qualità di relatore, in collaborazione con associazioni culturali, ordini professionali, università ed enti locali. Tra queste mille attività professionali, ha poi trovato persino il tempo di dedicarsi a diverse interessanti pubblicazioni, tra cui: “I restauri del Duomo di Cosenza, 1864-1995”, “La realizzazione del Lido di Reggio Calabria da un progetto di Pier Luigi Nervi. Stato dell’opera”, “Lo sviluppo urbanistico della città di Cosenza tra la fine del XIX e i primi decenni del XX secolo” e “Cosenza nel Medioevo. Nuovi dati alla luce dei recenti scavi e progetti di recupero urbano”. Un curriculum di tutto rispetto che lascia davvero ben sperare per la gestione dei due siti locridei che sono da oggi sotto la sua responsabilità.
Ancora riconoscimenti e premi alla “Coop Calabria Film” per il film “Bullismo” BULLISMO
Nel grembo materno siamo tutti senza peccato, si cresce lentamente, come un fiore siamo il frutto di un atto d’amore. Inizia in salita Il difficile cammino della vita, si manifesta l’egoismo lieve forma di bullismo.
I tre protagonisti del film “Bullismo”, Sophia Brescia, Andrea e Alessandro Saccomando sono stati premiati dal regista teatrale Nuccio Hyeraci, dal regista Angelo Chiarella e dall’attore cabarettista Rino Rodio.
Se poi dalla natura sei segnato Solo in pochi ti danno un sorriso, dai tuoi stessi compagni sarai umiliato e deriso.
La disperazione offusca la tua mente E, nell’età migliore della vita anziché viverla come va vissuta, pensi addirittura di farla finita.
da Umili Pensieri di Santoro Romeo
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Il Sentiero del Brigante è stato pensato e realizzato come itinerario di lunga percorrenza per i numerosi escursionisti che, zaino in spalla, amano il viaggio a piedi. Per le esigenze di quanti amano camminare nel verde l'itinerario è stato suddiviso in tappe che tengono conto delle ore di marcia, dell'articolazione del territorio e delle sue peculiarità, della possibilità, a fine tappa, di rifornirsi di viveri, di consumare un pasto caldo e di trovare (non per tutte le tappe) rifugio per la notte.
Il Sentiero del Brigante entra nell'Atlante dei Cammini d'Italia Il Sentiero del Brigante, che si snoda tra l'Aspromonte e le Serre attraverso chilometri e chilometri attrezzati per il trekking e lo sviluppo sostenibile, entra a pieno titolo nell'Atlante dei Cammini d'Italia realizzato dal ministero di beni culturali e turismo. È una struttura sentieristica con tutti i crismi quella allestita dal Gruppo escursionisti d'Aspromonte con il sostegno della delegazione del Fai di Reggio Calabria seguendo standard internazionali per sicurezza, accoglienza e coerenza del percorso. E che in Calabria va ad aggiungersi al solo Cammino di San Francesco di Paola. Il Sentiero del Brigante, infatti, è stato pensato e realizzato come itinerario di lunga percorrenza per i numerosi escursionisti che, zaino in spalla, amano il viaggio a piedi. Per le esigenze di quanti amano camminare nel verde l'itinerario è stato suddiviso in tappe che tengono conto delle ore di marcia, dell'articolazione del territorio e delle sue peculiarità, della possibilità, a fine tappa, di rifornirsi di viveri, di consumare un pasto caldo e di trovare (non per tutte le tappe) rifugio per la notte. Per le sue caratteristiche peculiari, prima fra tutte quella di attraversare aree antropizzate, inoltre, la struttura sentieristica si presta ad essere percorsa a piccoli tratti da chiunque abbia voglia di trascorrere una serena giornata, o solo alcune ore, a contatto con la natura. In tal senso sono fornite, per ogni tappa, anche le informazioni utili (punti di intersezione con strade rotabili) per chi vuole ritagliarsi qualche ora di sano relax, con un modesto impegno fisico. Un impegno notevole, quello messo in atto da Gea e Fai Reggio, frutto di anni e anni di lavoro e di buone prassi in grado di condurre a standard di qualità riconosciuti, con l'obiettivo principale di presentare ai visitatori italiani e stranieri un sentiero con tutte le carte in regola per essere apprezzato e vissuto appieno. Ma anche un risultato premiato dal Mibact con l'assegnazione di un posto di rilievo all'interno del "Sistema" dei Sentieri che si basa, tra l'altro, su una connessione diretta non solo con tutti i Paesi e le istituzioni Ue, ma anche all'interno del network che vede il Consiglio d'Europa, l'Istituto europeo degli itinerari culturali e l'Associazione europea delle vie Francigene.
Locri: alla Galleria Arkè finissage della mostra “Le dimore del mito” di Mariniello e performance di Nino Racco
Ricordati i 5 Martiri di Gerace al Liceo Classico di Locri Nel 170° anniversario della fucilazione, al Liceo Classico di Locri, proficuamente retto dalla Dirigente Maria Giovanna Autelitano, collaborata fattivamente dalla Prof.ssa Giovanna Cotroneo, sono stati ricordati i 5 Martiri di Gerace. L'Avvocato Domenico Romeo, nella qualità di storico e studioso di deputazione patria, ha delineato il contesto storico dell'evento incastonandolo in quello più generale dell'Italia a cavallo del 1700 – 1800. Ha illustrato la figura di Michele Bello anche dal punto di vista letterario, ricordando che anche il De Sanctis lo ha ritenuto meritevole di attenzione. L'exursus è stato mirabilmente vivacizzato dalla Professoressa Anna Maria Mittiga, Docente dell'Istituto, che con interventi appassionati ed appassionanti, è riuscita a mantenere viva l'attenzione degli allievi. Non è stato il solito convegno. I due relatori, infatti, come Virgilio con Dante, ci hanno accompagnato per mano, riuscendo a mantenere sempre viva l'attenzione e l'interesse. Promotore dell'evento è stato il Presidente del Consiglio d'Istituto Ugo Mazzaferro, a dimostrazione del fatto che quando s'intende la carica non come inutile orpello ma come funzione, si interpreta e si concretizza la ratio dell'esistenza dell'organo collegiale, quale espressione sinergica delle varie esigenze presenti nella scuola. L'unica nota dolente rilevata è che alla qualità del convegno non si è avuta la corrispondente quantità dei partecipanti. La sede più appropriata sarebbe stata certamente il Palazzo della Cultura e la partecipazione allargata a tutti gli studenti, soprattutto in questo momento. Ricordare che cinque giovani, pur appartenendo alla classe sociale medio-alta si sono immolati per il trionfo di un'idea diventata ideale, il pensiero liberale, non deve essere abbandonato nell'oblio ma essere sempre presente in ciascuno di noi. Tonino Carneri
Si è conclusa mercoledì 27 settembre, alla galleria Arkè di Locri (RC), la mostra di pittura “Cecco Mariniello: Le dimore del mito”, evento artistico realizzato in stretta collaborazione con Exfabbricadellebambole di Milano che ne ha prodotto anche il catalogo. La performance di Nino Racco ha aperto dei quadri in ogni opera di Mariniello stimolando sguardi e interpretazioni differenti e sempre personali in un singolare intreccio “cromatico” e dialogico che ha mobilitato vicendevolmente le opere e il pubblico accorso alla galleria Arkè malgrado l’allerta meteo. In equilibrato melange tra sequenze del suo repertorio teatrale e sequenze di pura improvvisazione il noto cantastorie ha presentato una selezione di testi poetici da Pavese a Whitman utilizzandoli come elaboratori di significati, ovvero come didascalie aperte. Ne è scaturita una leggiadra ma intensa combinazione tra
i linguaggi del teatro, della poesia, della musica e dell’arte visuale che ha catturato l’attenzione e la risposta critica dei partecipanti, così come auspicato dalla curatrice e dall’attore nell’ideazione di questo ricco finissage. La mostra è parte della rassegna “Mitica”, curata da Marò D’Agostino che propone da qualche tempo nello spazio espositivo locrese sito in Piazza Fortugno (piazza del Tribunale) ma anche in altri luoghi topici del territorio, attraverso i linguaggi dell’arte (dalla fotografia alla performance, dalla musica alla pittura) una ricerca insolita e colta in un mondo di fascinazione e di simboli. Lo spazio delle rappresentazioni di Cecco Mariniello è prospettico e l’ispirazione gioca di volta in volta con la memoria individuale e con il mito, con la metafisica e con il grottesco, sovente evocando suggestioni della grande tradizione del Novecento figurativo italiano.
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il 14 ottobre
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KTF2017
Appuntamento con i seminari e a seguire a piazza mese il concerto dei parafonè
RMshow: parte la campagna televisiva di riqualificazione della Locride
“Occorre portare alla ribalta tutto ciò che di positivo presenta la Locride, terra ricca di storia e cultura, con località turistiche meravigliose, luoghi con bellezze naturalistiche spettacolari e una tradizione culinaria invidiabile”. Con queste parole l’ex fotomodella Isabella Stasi è tornata nel nostro comprensorio per partecipare alle riprese del nuovo film di Sergio Zanetti, una pellicola che cercherà di sfatare i falsi miti che gravano sulla nostra terra. “Non è vero quanto viene raccontato continuamente sulla Locride e, in generale, sulla Calabria - ha affermato la Stasi - perché si tende sempre a far emergere solo ed esclusivamente la negatività, dovendo purtroppo fare i conti con una serie infinita di primati negativi che la collocano all'ultimo posto tra le regioni europee”. Per invertire questa tendenza, dunque, la Stasi e Zanetti hanno pensato di adottare una strategia mediatica senza precedenti, non solo realizzando una pellicola che mostri al mondo
DOMENICA 08 Ottobre 21
Il Kaulonia Tarantella Festival torna con il suo secondo appuntamento autunnale! Sabato 14 ottobre, in concomitanza con la festa di Sant’Ilarione, presso la Casa della Cultura di Caulonia, si svolgerà infatti un nuovo appuntamento del KTF Tutto l’anno, che promette ancora una volta di insegnare tutti i segreti della tarantella a tutti coloro che si iscriveranno ai seminari e di intrattenere il grande pubblico con concerti travolgenti. La giornata, come già accaduto durante l’appuntamento di settembre, sarà inaugurata dai Laboratori Pratici Tematici. Alle 10, infatti, Gabriele Trimboli ci accompagnerà per mano “Sulle tracce della lira calabrese”, narrandoci la sua affascinante storia. Alle 11:30 prenderanno invece la parola Francesco Loccisano per una lezione tecnica sulla chitarra battente, Antonio Critelli per illustrare i segreti della zampogna e lo stesso Gabriele Trimboli per illustrare le migliori tecniche per poter suonare la lira. Dopo la pausa pranzo, alle ore 14:45 toccherà a Danilo Gatto parlare de “La vocalità nella tradizione calabrese”, prima che Carlo Frascà, alle ore 16:15 prenda la parola per illustrare “La fisiologia delle vocalità”. I laboratori, dunque, si chiuderanno con l’appuntamento delle ore 17:45, quando Mimmo Calavallaro e Andrea Simonetta illustreranno le analisi e le prassi dei Canti popolari di Caulonia. Ma la lunga giornata del KTF non finirà qui. Dopo aver consegnato a tutti gli iscritti un attestato di partecipazione, verrà dato ampio spazio al concerto finale di Piazza Mese, quando alle ore 21:30, saliranno sul palco i Parafonè per far scatenare la folla grazie ai loro ritmi travolgenti. Si ricorda che la quota di partecipazione ai seminari è di 15 € e che le iscrizioni potranno essere effettuate sul sito www.kauloniatarantellafestival.it.
che il nostro comprensorio non può continuare ad essere sbrigativamente bollato come terra di nessuno, ma sondando al contempo il terreno e raccogliendo le testimonianze della gente comune, degli amministratori locali e degli operatori economici per far emergere le esigenze di ognuno e trasferirle sullo schermo. Queste testimonianze, nelle intenzioni degli autori, vorrebbero andare a comporre un programma televisivo in venti puntate che prenderà il titolo di RMshow, un approfondimento giornalistico condotto dalla Stasi e da Ornella Ierinò che si propone, in qualità di voce innovativa e originale, di dare spazio a varie sfaccettature della notizia. Dalla politica al turismo, dalla gastronomia al design, dalle nuove tecnologie ai mutamenti sociali, passando per cinema, musica, mostre e fiere, musei ed esposizioni, RMshow promette di dare al futuro della Locride e della Calabria lo spazio che merita non solo in televisione, ma anche su siti, portali e webTV e necessita ormai solo del giusto interesse da parte degli sponsor per poter partire.
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DOMENICA 08 Ottobre
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Due artisti entrano in un bar… Dopo un’intensa giornata di lavoro, Vincenzo Caricari e Peppe Voltarelli si prendono una pausa ludica durante la quale il buon Peppe lascia perplesso il talentoso regista locrideo con una delle sue più esplosive battute.
Attenti! I tre più illustri rappresentanti della Polizia Metropolitana di Reggio Calabria, Marianna, Agostino e Mariangela, assistono con grande attenzione e professionalità al Consiglio di Città svoltosi a Locri.
Un peperoncino bluette Torna a far parlare di sé Bluette Cattaneo, che si lascia immortalare tra gli uomini più piccanti del mondo: il campione di mangiatori di peperoncino Arturo Rencricchia, il suo vice Giancarlo Gasparotto e Gianni Pellegrino, meglio conosciuto come Re Peperoncino.
Giornalisti e cauloniesi Armando Scuteri e Ilario Camerieri sorridono al nostro fotografo durante una delle movimentatissime serate del Kaulonia Tarantella Festival. Una volta tanto, per i due professionisti, il lavoro si fa tutto in casa!
Gemelli! Armando Lurasco e Francesco D’Agostino si incontrano sul corso di Siderno notando di aver indossato per puro caso la medesima camicia. Non hanno dato peso alla cosa, ma qualcuno ha già proposto di assurgere il modello a nuova divisa della Città di Siderno!
Istituzioni metropolitane Mancano davvero pochissimi minuti al primo Consiglio Metropolitano fuori sede della Città di Reggio Calabria. In questa foto il sindaco Giuseppe Falcomatà e la vice Caterina Belcastro hanno preso il posto che gli spetta in attesa dell’inizio della seduta.
In prima… fila Nicola Simone e Nucciò Azzarà, dietro i quali fa capolino il collega Firmo Micheli, attendono con trepidazione l’inizio del Consiglio Metropolitano straordinario svoltosi a Locri. Sindacalisti in prima linea… non solo figurativamente.
Viaggi di piacere Questa settimana, il nostro Rosario Condarcuri, ha dovuto fare più di 1.000 chilometri per incontrare, nientemeno che a Milano, l’amico Simone Salerno!
Auguri, Fabiana! “Tantissimi auguri dalla tua famiglia alla neo Dottoressa in scienze geologiche Fabiana Marte”.