Riviera nº 42 del 14/10/2018

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Rpubblicità istituzionale

14 Ottobre 2018

SERVIZIO DI INFORMAZIONE PER I CITTADINI, numero verde:

INDIRIZZO

“ CALABRIA & Europa”

www.eurokomonline.eu 2018: anno europeo del Patrimonio Culturale, se ne discuterà a Roccella Jonica Si terrà il prossimo 26 Ottobre a Roccella Jonica presso la sala del convento dei Minimi il convegno “2018: anno europeo del Patrimonio Culturale; Focus sui programmi europei per la cultura e le opportunità del Turismo per il territorio calabrese”. L’iniziativa promossa dall’Associazione Eurokom, Edic “Calabria&Europa” di Gioiosa Jonica e dal Club Lions di Roccella Jonica si realizzerà nella modalità di convegno aperto al pubblico con la partecipazione di esperti del settore dei Beni Culturali e Turismo nonché la partecipazione del Mibact, di Union Camere Calabria con il desk EEN per le imprese e dell’Università della Calabria. Vi prenderanno parte istituzioni locali con il sindaco Giuseppe Certomà di Roccella Jonica i vertici dei Lions di Roccella e dell’VIII° Circoscrizione: Domenico Leonardo, Presidente Lions Club Roccella Jonica, Domenico Futia, Presidente 27° Zona Lions Club, Giuseppe Naim, Presidente dell’VIII° Circoscrizione Lions Club. Rosario Rocca, Presidente Associazione dei Sindaci della Locride; Ettore Lacopo Presidente dell’Ordine dei Commercialisti e revisori contabili di Locri. L’anno Europeo del Patrimonio Culturale sarà presentato dall’EDIC di Gioiosa Jonica Calbria&Europa. Quindi le Opportunità per la Cultura offerte dal Sottoprogramma Cultura saranno trattate dal Creative Europe Desk Italia Ministero per i Beni e le Attività Culturali, con Anita D’Andrea, Project Assistant Creative Europe Desk Italia Ufficio Cultura – MiBAC. I Programmi per il Turismo e opportunità di sviluppo per le imprese e il territorio verranno enucleati da Peppino De Rose, docente dell’Università della Calabria di Impresa Turistica e Mercati Internazionali. Il Programma Cosme e le opportunità per le Imprese Europee verrà delineato da Irene V. Lupis, del Desk Enterprise Europe Network di Unioncamere Calabria. Chiuderà i lavori moderati dal responsabile dell’EDIC Calabria&Europa Alessandra Tuzza, Mariateresa Fragomeni, Assessore regionale al Bilancio ed alle politiche del personale. L’iniziativa si inserisce tra le azioni previste dall’Anno europeo del patrimonio culturale, il cui obiettivo primario è quello di incoraggiare il maggior numero di persone a scoprire e lasciarsi coin-

Brevi dall’Europa

Il 13 e 14 ottobre la Commissione europea partecipa alle Giornate FAI d’autunno

Saranno 32 siti, che hanno ottenuto il contributo dell’Unione (FESR, Life, Europa creativa, etc) per il loro restauro, recupero o valorizzazione e che saranno aperti al pubblico in via eccezionale e a titolo gratuito. In Calabria si tratta di: Casa editrice Rubbetino a Soveria Mannelli (CZ); Chiesetta Madonna di Piedigrotta a Pizzo (VV) e del Monastero di San Giovanni Therestis a Bivongi (RC). A Bruxelles gli EDIC europei discutono di elezioni

Si è svolta dal 11 al 12 Ottobre la riunione internazionale delle Edic Europee per fare il punto sulle strategie e le campagne di comunicazione che saranno approntate sui territori dei 28 stati membri in vista delle future elezioni di maggio dell’Europarlamento. Tra le priorità parlare con i giovani e riuscire a coinvolgerli come testimoni privilegiati in dibattiti e dialoghi. Tra i target attenzionati i

volgere dal patrimonio culturale dell’Europa e rafforzare il senso di appartenenza a un comune spazio europeo. Il motto dell’anno è: “Il nostro patrimonio: dove il passato incontra il futuro”. Il patrimonio culturale ha un valore universale per ciascuno di noi, per le comunità e le società. È importante conservarlo e trasmetterlo alle generazioni future. Si può pensare al patrimonio come a “un qualcosa del passato” o di statico, ma in realtà si sviluppa attraverso il nostro modo di rapportarci ad esso. Per di più, il nostro patrimonio culturale ha un ruolo importante da svolgere nella costruzione del futuro dell’Europa. Scopo dell’evento sarà pertanto collegato allo scoprire come il patrimonio culturale: tangibile - ad esempio edifici, monumenti, artefatti, abbigliamento, opere d’arte, libri, macchine, città storiche, siti archeologici; intangibile - pratiche, rappresentazioni, espressioni, conoscenze, competenze, e i relativi strumenti, oggetti e spazi culturali, cui le persone attribuiscono valore possa contribuire allo sviluppo locale. Ciò comprende la lingua e le tradizioni orali, le arti dello spettacolo, le pratiche sociali e l’artigianato tradizionale; naturale paesaggi, flora e fauna; digitale - risorse create in forma digitale; possa divenire volano di sviluppo e di nuove opportunità anche sul territorio calabrese anche grazie ai fondi ad esso dedicati dall’Europa. In particolare durante il convegno, rivolto alla cittadinanza generale della Locride, alle Istituzioni Locali ed agli Ordini Professionali verranno presentate tecnicamente le Opportunità per la Cultura offerte dal Sottoprogramma Cultura di Europa Creativa e le opportunità direttamente rivolte alle imprese ed al turismo con il programma Cosme e i fondi collegati. Si punta infatti a fornire ai cittadini, alle istituzioni locali ed agli ordini professionali, per i quali il convegno presenta un’occasione di formazione continua, una disamina dei fondi votati per la cultura a livello nazionale ed europeo nell’anno europeo del Patrimonio culturale, con la possibilità di confronto con le istituzioni e gli esperti deputati alla gestione in particolare dei fondi dei Programmi Cultura e Cosme per le piccole e medie imprese e per il turismo. Alessandra Tuzza

first voters ovvero coloro che hanno sui 18 /20 anni, il target dei giovani tra i 25 e i 39 anni ed i professionisti. Tra le campagne centralizzate This Time I’m voting rivolta ai fruitori dei social e tendente a coinvolgere direttamente i giovani testimonial per invogliare e informare sulle ragioni di votare per il Parlamento Europeo. https://www.facebook.com/events/229913404550586/

Al via il concorso di storie a fumetti ‘Latina Comics Contest’.

E’ attivo il concorso di storie a fumetti ‘Latina Comics Contest’. Potranno parteciparvi tutti i progetti inediti sottoposti dal proprio/i autore/i senza distinzione di tipologia, genere narrativo, target di riferimento, tecniche utilizzate, età, nazionalità e professione dei proponenti. Premi: L’autore del progetto selezionato riceverà un contratto editoriale volto alla pubblicazione dell’albo per la casa editrice Tunué e una somma in denaro pari a 2.500,00 Euro per la realizzazione del lavoro proposto. Scadenza: Il termine ultimo per potersi iscrivere è il 15 Marzo 2019. Link: https://www.tunuelab.com/2018/09/27/nasc e-il-latina-comics-contest/

800 678 910 11

Tutti i bandi sono disponibili sul sito dell’Unione Europea e della Commissione Europea Rappresentanza in Italia: www.europa.eu.int www.europa.eu.in/italia - Per maggiori informazioni è possibile contattare i nostri uffici: Centro di informazione dell’UE - Europe Direct “Calabria&Europa”

info: Palazzo Ameduri, piazza dei Martiri 89046 Gioiosa Ionica

Tel: 00 39 0964 412400 - fax 0964 342022 email associazioneeurokom@tiscali. it

Presentato a Perugia il nuovo sito internet di Eurokom www.eurokomonline.eu

Si è tenuta a Perugia ed Assisi, in occasione della marcia del Pace 2018, la riunione nazionale di rete degli informatori Comunitari organizzata dalla Commissione Europea in Italia. Per la Calabria vi ha preso parte l’Edic “Calabria&Europa” di Gioiosa Jonica con la responsabile Alessandra Tuzza, che ha presentato durante l’assise presso il palazzo della Provincia di Perugia l’azione di informazione in atto sull’anno Europeo del patrimonio culturale nonché l’attivazione de nuovo sito internet di Eurokom www.eurokomonline.eu. Il sito ha subito interessato l’auditorio dei comunicatori europei grazie all’interfaccia friendly, adatta ad essere visionata dai cellulari. Il punto di forza del nuovo portale è sicuramente rappresentato dalla

nuova linea grafica dai colori accesi studiati per attrarre l’attenzione dei più giovani. Il sito web creato da IMS Design, vanta già oltre 7 milioni di visualizzazioni ed è quotidianamente aggiornato grazie all’help desk di Eurokom coperto da Nicolò Palermo. Lo strumento offre i link ai maggiori siti di informazione dell’Unione Europea oltre alle consuete notizie inerenti i Bandi Nazionali, Comunitari e Regionali e naturalmente gli eventi nazionali e locali in evidenza. Permette di navigare sui social curati dall’EDIC Calabria&Europa da Facebook a Twitter sino a Instagram ed offre un archivio di tutte le pubblicazioni curate dall’Edic di Gioiosa Jonica tra cui la News letter “News dall’Europa delle Opportunità”.


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vetrina

“Le speranze e i sogni di un futuro migliore sono svaniti in pochi secondi proprio come il passaggio della tromba d’aria. Ci siamo ritrovati, inaspettatamente, in un tunnel senza riuscire a scorgere uno spiraglio di luce”. Donazione Gli amici della famiglia Congiusta hanno istituito una raccolta fondi tramite facebook o tramite paypal. (per saperne di più info@campingcaravansud.it) Fino alle ore 12 di venerdì sono stati raccolti

2540 €

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Nella notte tra il 4 e il 5 ottobre la zona Sud di Siderno è stata colpita da una violenta tromba d’aria che ha causato ingenti danni ad abitazioni e attività commerciali. Ad essere gettati nello sconforto i proprietari del camping “Caravan Sud”

La tromba d’aria che ha flagellato Siderno uando si guardano le catastrofi ai telegiornali, si rimane turbati ma tranquilli perché nella propria mente ognuno pensa: “tanto è lontano, a me non può succedere niente”. Però la vita è imprevedibile, in pochi minuti tutto può cambiare: dalla tranquillità ci si ritrova catapultati nel baratro più totale senza parole e senza un perché. È quello che è accaduto alla famiglia Congiusta, proprietaria del Camping “Caravan Sud”, quando nella notte tra il 4 e il 5 ottobre, un boato spaventoso ha cambiato la loro vita. Le forti raffiche di vento hanno imperversato in tutto il territorio, causando attimi di terrore e disastri: alberi divelti, cartelloni distrutti, danni a strade. Numerose le richieste d’aiuto soprattutto da parte dei cittadini di contrada Pellegrina dove la tromba d’aria ha causato i maggiori danni. Quanto al Camping dei Congiusta è stato completamente spazzato via. Abbiamo intervistato Valentina Congiusta per capire più da vicino cos’è successo in quella tragica notte. A svegliarvi un improvviso e forte boato… Esattamente, abbiamo sentito i vetri delle finestre andare in frantumi. Sono stati pochi secondi che a noi sono sembrati eterni. Poi quando è ritornata la calma, mio padre è corso fuori per rendersi conto della situazione e da quel poco che ha potuto vedere, per via del buio della notte, ha capito che il cam-

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ping non esisteva più: davanti ai suoi occhi solo devastazione. Dopo aver realizzato il disastro abbattutosi su di noi, lo sconforto ha preso il sopravvento, le speranze e i sogni di un futuro migliore sono svaniti in pochi secondi proprio come il passaggio della tromba d’aria. Pensare di ricominciare da capo il lavoro di una vita ci ha demoralizzati e gettati nell’amarezza più totale. Ci siamo ritrovati, inaspettatamente, in un tunnel senza riuscire a scorgere uno spiraglio di luce. Cosa avete fatto la mattina seguente? Dopo lo shock iniziale, non abbiamo avuto altra scelta se non quella di reagire e cercare di capire come orientarci in mezzo a quelle rovine. Fin dal primo momento non siamo stati soli: squadre di volontari, amici, sconosciuti si sono addentrati con noi in quell’inferno e si sono divisi per dare una mano anche ai proprietari delle altre abitazioni colpite, seppur in maniera più leggera, dalla tromba d’aria; mentre l’assessore regionale Maria Teresa Fragomeni ha offerto la propria collaborazione anche per garantire i necessari collegamenti tra il Comune, la Regione e la Protezione civile calabrese. Desideri fare un appello? Vorrei lanciare un appello alle istituzioni, al comune di Siderno, alla Regione Calabria e allo Stato italiano di non lasciarci soli e di aiutarci a risollevarci il prima possibile. Come è nata questa attività? È nata circa 35 anni fa. Dopo aver terminato la scuola, mio padre ha sempre avuto in testa il progetto di aprire un’attività turistica, così insieme all’aiuto di mio nonno hanno iniziato a realizzare,

con tanti sacrifici e lunghe ore di lavoro, la struttura conosciuta da tutti. Mio padre ha contato solo sulle proprie forze e sull’appoggio della sua famiglia. A una settimana dal disastro, cosa pensi? Ho piena fiducia nel fatto che ci riprenderemo e ci tengo a ringraziare tutti coloro che ci sono stati vicini offrendoci spontaneamente aiuto e sostegno morale. I commissari straordinari del Comune hanno provveduto a chiedere lo stato di calamità naturale, solo in questo modo si potranno fronteggiare i gravi danni; mentre gli amici della famiglia Congiusta hanno istituito una raccolta fondi tramite facebook o tramite paypal. Le abitazioni e le altre strutture danneggiate sono state parecchie, tutte nel raggio di oltre 500 metri dal camping e tutte nella zona a monte, al di sopra della SS 106. L’intera Calabria è stata martoriata dal maltempo in quella terribile notte: a San Pietro Lametino, nel catanzarese, una giovane madre, Stefania Signore, e suo figlio Christian di 7 anni hanno perso la vita travolti da un’ondata di acqua e detriti, mentre risulta ancora disperso l’altro figlio di due anni, Nicolò. Davanti al dolore, la morte e la distruzione esistono parole adatte? Sicuramente no. Forse capendo quanto la vita sia imprevedibile e come tutto possa finire in una frazione di secondi, riusciremo a comprendere il valore di ogni singolo giorno. Rosalba Topini


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attualità www.larivieraonline.com

INTERVISTA A ROSARIO ROCCA

"Se il modello Riace diventerà legge, l'accoglienza salverà la Locride"

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO

Sono tanti i comuni della Locride che, sulla scia di Riace, hanno aperto le porte al mondo. Tra questi il comune di Benestare che da sette anni ha accolto decine di minori arrivati dal mare.

ulla scia dell’esperienza di Riace, negli ultimi anni i comuni della Locride hanno aperto le porte al mondo. Pur nella scarsità dei loro mezzi e risorse ha deciso di non rinserrare i cancelli del cuore, di non limitarsi a una fredda accoglienza ma di dare una mano sincera per aiutare a risalire dagli abissi più neri. Tra questi il comune di Benestare che da sette anni ha accolto decine di minori arrivati dal mare. Signor sindaco, quanti minori non accompagnati sono oggi ospitati a Benestare e a che nazionalità appartengono? L’esperienza di Benestare si è da sempre caratterizzata con un modello di accoglienza rivolto ai minori non accompagnati. Il primo progetto risale all’emergenza libica del 2011. Ricordo, era il 19 agosto, quando alle prime luci dell’alba andammo – amministratori e volontari - all’ingresso del paese ad accogliere i ragazzi. C’era un clima diverso rispetto ad oggi. Fin dal primo giorno, un via vai di associazioni e cittadini portava il saluto di benvenuto ai nuovi arrivati e tanti beni di prima necessità. I ragazzi erano stanchi e nei loro occhi si coglieva un forte senso di disperazione. Molti avevano perso persone care durante il viaggio. Fu un’esperienza forte e positiva, forse la migliore in tutti questi anni. Gran parte degli ospiti della struttura di accoglienza erano maliani, diversi di loro sono rimasti a Benestare. Altri sono partiti, ma ogni tanto ritornano a salutare il loro amici. Attualmente, invece, nelle nostre due strutture ci sono minori di diverse nazionalità: ghanesi, gambiani, etiopi, qualche egiziano e due ragazzi del Bangladesh. Poco più di una trentina, tra minori e neomaggiorenni. Quali sono i costi e chi li sostiene? Il costo annuale del progetto si aggira intorno a poco più di 700.000 euro ed è interamente coperto dal Ministero dell’Interno. Grazie a queste risorse, oltre a garantire un’accoglienza e una permanenza dignitosa ai ragazzi, siamo riusciti ad occupare stabilmente una ventina di ragazze e ragazzi di Benestare. Qualcuno ha detto – e con cognizione di causa – che aiutando i migranti abbiamo avuto la possibilità di farci aiutare a casa nostra. È inutile negare che grazie a questo progetto abbiamo posto un freno all’emigrazione giovanile. Potrà sembrare un paradosso, ma è così: se non si coglie questo fondamentale aspetto di mutualità reciproca, ogni analisi – anche economica – rischia di essere strumentale al folle disegno politico della nuova destra che oggi, purtroppo, sta attraversando in lungo e largo il Paese. In che modo l’accoglienza ha cambiato il volto di Benestare? Se il 19 agosto del 2011 è una data che porterò sempre nel cuore per l’emozione di aver accolto per la prima volta nel mio paese dei ragazzi venuti dal mare, il 13 luglio del 2013 e il giorno di ferragosto di quest’anno rimarranno impressi nella memoria collettiva per due lutti tragici che hanno fortemente segnato la mia comunità. Si tratta di Mamadou e Giusy. Due ragazzi del paese e due storie diverse di solidarietà. Mamadou era arrivato a Benestare nell’agosto del 2011, due anni

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dopo purtroppo è mancato per un male incurabile. Era un ragazzo mite ed educato, il giorno del suo funerale ho visto la mia comunità scossa e unita nel dolore. Colsi, in quei momenti di enorme sconforto, quanto il dolore fosse un sentimento spogliato da colori e da etnie. Ricordo che in ospedale, quando ormai non c’era più niente da fare, era venuto dall’Africa un suo cugino per stare insieme a lui negli ultimi giorni della sua breve vita. Naturalmente era giunto in Italia clandestinamente, ma decidemmo di aiutarlo a rimanere da noi. Oggi è regolarmente in Italia, lavora e ogni tanto torna a salutarci. Giusy, invece, era una ragazza di Benestare molto amata dai ragazzi della struttura dove lavorava come insegnante. Era felice del suo lavoro e della sua famiglia. È mancata per un malore improvviso proprio il giorno di ferragosto, mentre festeggiava insieme ai suoi cari. Anche questo evento ha turbato una comunità intera che, anche in questa tragica occasione, si è stretta attorno ai familiari e ai suoi alunni afro-benestaresi. Una delle due strutture è stata intitolata a Mamadou, l’altra la dedicheremo alla memoria di Giusy. È innegabile che oggi Benestare sia un paese in difficoltà, come tanti altri centri della Locride del resto, ma grazie all’accoglienza la comunità è senza dubbio meno povera, almeno sotto il profilo sociale. Le strutture di accoglienza sono dei presidi di solidarietà e un punto di riferimento per tanti cittadini. Malgrado la propaganda xenofoba di questo tempo, tutto sommato Benestare è un modello di accoglienza che regge. Lo SPRAR è un possibile fattore di sviluppo nelle comunità locali?

È innegabile che oggi Benestare sia un paese in difficoltà ma grazie all’accoglienza la comunità è senza dubbio meno povera, almeno sotto il profilo sociale. Certamente. A condizione però che si sburocratizzino tempi e procedure. La vicenda di Mimmo Lucano insegna. Se monete locali, strutture funzionali all’integrazione e altre iniziative sono giudicate illegali, l’accoglienza muore e le comunità non avranno alcun beneficio. Se il modello Riace invece “diventerà legge”, le comunità accoglienti ne trarranno enormi vantaggi sociali e occupazionali. Ma le spinte ideali di questa fase politica vanno in altra direzione. Che idea si è fatto di quanto sta accadendo a Riace e dell’arresto di Mimmo Lucano? Sono dalla parte di Mimmo Lucano e del modello Riace. Mimmo è una vittima di un sistema dove la tecnocrazia mostra i muscoli contro i più deboli. Prima ho ricordato del cugino “clandestino” di Mamadou, e di come lo aiutai a rimare da noi e ad acquisire una posizione regolare. Lo rifarei ancora, tranquillamente. Perché tra una vita umana e una procedura legale la scelta è stata già scritta nella nostra Costituzione. Eppure la colpa di Lucano è proprio questa, aver servito il Paese e i principi dei nostri Padri costituenti.



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Dopo la manifestazione di Riace in tanti si sono domandati perché le stesse energie non siano state spese per l’ospedale o per l’endemica assenza di lavoro che affligge la Locride. Ciò che queste persone non hanno colto, tuttavia, è che la lotta per Riace è la stessa lotta che dobbiamo condurre per l’ospedale, per il ponte sull’Allaro, per il diritto allo studio e per le tante altre cose di cui un oscuro gruppo di potere sta privando la nostra terra…

Un unico popolo, un’unica lotta!

La lotta da Riace all’ospedale di Locri non può essere che una e una sola, e deve avere alle spalle un’elaborazione culturale e un bagaglio ideale ma anche una forte piattaforma rivendicativa. Non una lotta per chiedere più soldi ma per la Libertà e la Costituzione. Per gli ideali di riscatto!

Da Riace all’ospedale di Locri: un unico popolo, un’unica lotta! È passata una settimana della manifestazione di Riace, la più grande tra quelle svoltesi nella Locride da molti anni a questa parte. Ormai la mente è abbastanza fredda per rispondere ad alcune obiezioni ricorrenti; “perché non l’avete organizzata per l’ospedale?” e “per i nostri giovani disoccupati?”, e ancora: “per il ponte sull’Allaro?”, e aggiungo io “per i disagi dei dializzati, degli studenti, per l’agricoltura in crisi; per la ferrovia, per la statale 106, eccetera…?” Tutti motivi validi per scendere in piazza anche se solitamente, quando si manifesta alle nostre latitudini, non si trova molta gente. A questo punto consentitemi una premessa di carattere personale di cui mi scuso in anticipo, ma sono passati 53 anni da quando ho occupato il municipio del mio paese con i contadini in lotta ricevendo la prima di una serie infinita di denunce, e da allora ho partecipato - più o meno - a tutte le manifestazioni. Da chiunque promosse, purché rispettose della democrazia e della Costituzione. In ultimo abbiamo organizzato la riuscita manifestazione del 22 ottobre dell’anno scorso sul rispetto dell’art. 3 della Costituzione, sino ad arrivare a Riace. Niente di eroico e niente di singolare, più errori che meriti. In fondo diceva Dante (ed era Dante!) “umano son, non giusto”, figuratevi io. Quest’anno avrei voluto riproporre la manifestazione del 22 ottobre e sarebbe stata più attuale che mai, perché la linea secessionista delle Regioni più ricche del Paese porterà alla morte del Sud. Ma sono stanco! Stanco fisicamente e non solo! Riace è stata una grande e bella manifestazione che Mimmo Lucano ha certamente meritato. Doverosa nel momento in cui è stato mandato agli arresti domiciliari. Aggiungo decisamente e doverosamente innocentista ma non garantista e non meridionalista. Il legittimo sventolio delle bandiere rosse, il pugno alzato di Mimmo, espressione di assoluta coerenza con la sua vita, il canto di “Bella ciao” hanno consentito a un’area politica di ritrovare l’orgoglio perduto; di riconoscersi in un uomo e in un progetto in un momento di sbandamento e di confusione, ma ha disancorato la manifestazione da alcune drammatiche problematiche della nostra terra. La responsabilità più che dei presenti è stata degli assenti. Nella manifestazione c’erano vistose e colpevoli assenze perché non s’è compreso sino in fondo la posta in gioco a Riace, dove si sta combattendo una battaglia che va ben oltre la vicenda giudiziaria. È innanzitutto una lotta per la Libertà e per la dignità della persona umana iniziando dagli ultimi.

In Calabria le elezioni - a vari livelli - si svolgono regolarmente, ma i cittadini contano sempre di meno. Anzi, niente! Perché? Perché - e senza esagerazioni - la maggioranza degli eletti non conta assolutamente nulla ad alcun livello. Il potere vero resta sempre concentrato nelle mani di un oscuro gruppo che si annida nei gangli vitali dello Stato e che ha bisogno di politici ridotti al ruolo di comparse per continuare a comandare. Un gruppo che cambia per cooptazione. Subalterno ma non contrapposto al potere nazionale. Nessun riferimento alla procura di Locri. Il gruppo opera a un livello ben più alto e trasversale, in cui si decidono privilegi e carriere, distribuzione di ricchezze e di incarichi, ma anche chi rovinare, stroncare la vita, tappare la bocca. In maniera “legale” o criminale. Non è una esagerazione e non è vaneggiamento! È il problema! Riace è entrata nel mirino perché dà fastidio. Lo si è capito due anni fa, ma leggendo bene le carte si comprende ben altro! Salvini può avere mille colpe ma con la vicenda giudiziaria di Mimmo Lucano non c’entra proprio nulla anche perché l’inchiesta è iniziata due anni fa. È quel potere oscuro che ha aperto il fuoco su Riace e che, nonostante la decisa reazione, ritornerà alla carica. E adesso ritorniamo al discorso iniziale: perché non si manifesta per l’ospedale e per tutto ciò che riguarda la nostra gente? Non ci può essere una lotta per l’ospedale, o meglio, per il diritto alla salute scissa da quella del lavoro, o del diritto allo studio. Scissa dalle idealità e dalla lotta per la libertà e per l’orgoglio della Calabria! La lotta non può essere che una e una sola, e deve avere alle spalle un’elaborazione culturale e un bagaglio ideale ma anche una forte piattaforma rivendicativa. Qualcosa che abbiamo cercato di fare col “progetto d’urto della Locride”. Non una lotta per chiedere più soldi ma per la Libertà e la Costituzione. Per gli ideali di riscatto! Ho saputo che i sindaci faranno la staffetta dinanzi all’ospedale di Locri. Vorrei tanto sbagliarmi ma ho il sospetto che non otterranno nulla, come nulla s’è ottenuto in questi cinque anni. E come nulla s’è riusciti a ottenere per il ponte sull’Allaro! Non si può scindere Riace da Locri e neanche da San Luca. Un unico popolo, una unica lotta! Ilario Ammendolia

L’ospedale ha bisogno di noi

In merito alle mai risolte criticità di cui soffre ormai da dieci anni l’Ospedale di Locri, il cui declino è cominciato con la legge nº 9/07 del 11/05/2007, che ha trasformato le 11 ASL regionali in 5 maxi ASP e spostato la direzione generale del nosocomio da Locri a Reggio Calabria facendo venir meno la gestione diretta dell’ospedale, l’Assemblea dei sindaci della Locride, con un incontro tenutosi martedì 9 ottobre presso la Sala Consigliare del Comune di Siderno, ha stabilito di comune accordo di avviare un’ulteriore azione di protesta democratica al fine di sollecitare una volta per tutte i necessari interventi di chi di competenza. Onde evitare qualunque forma di strumentalizzazione politica e la replica di manifestazioni simili a quelle che, ciclicamente, sono state proposte nel corso degli anni, la formula di protesta scelta dai primi cittadini del comprensorio sarà quella di un presidio giornaliero, che si protrarrà fino a quando alla popolazione delle Locride non saranno date risposte certe in merito al futuro dei servizi sanitari di cui dovrebbero godere per quanto sancito dalla Costituzione Italiana. Per garantire il buon esito dell’iniziativa, questa forma di protesta, nell’occasione corrente, si avvarrà del supporto di una piattaforma aperta anche durante i giorni del presidio utile a tracciare una strada che porti finalmente al funzionamento di una struttura sanitaria dall’importanza fondamentale per il nostro comprensorio. Al centro di questa piattaforma, dieci questioni troppo a lungo rinviate, risolvendo le quali, i sindaci ne sono convinti, si potranno garantire davvero ai cittadini i Livelli Essenziali di Assistenza che qualcuno vorrebbe farci credere siano già assicurati alla cittadinanza. I sindaci, dunque, chiedono:

Costituzione di un’unità strategica per l’ospedale di Locri Un Ospedale “Spoke” a tutti gli effetti Rispetto della dotazione dei posti letto Adeguamento immediato delle risorse umane, tecnologiche e strumentali di ogni Struttura di ricovero. Nomina dei primari in tempi brevi e certi Copertura del personale medico e paramedico come da pianta organica Rigida applicazione del piano aziendale Efficientamento del Pronto soccorso Ripristino della Casa della Salute di Siderno Risoluzione delle problematica legata alla risonanza magnetica Affinché questa lotta abbia l’eco che merita, tuttavia, è necessario adesso che tutti i cittadini della Locride si schierino al fianco dei propri primi cittadini, partecipando alla protesta in maniera civile ma decisa e rivendicando così, al fianco degli amministratori locali, i diritti che spettano loro. L’invito, anzi la preghiera che i sindaci rivolgono ai cittadini, è dunque quella di sostenerli in questa battaglia stando al loro fianco dinanzi all’ospedale di Locri a cominciare dalle ore 9:30 di sabato 20 ottobre e fino a quando si renderà necessario continuare a protestare. La battaglia per l’ospedale è una battaglia di civiltà che ci accomuna tutti. Non possiamo restare in silenzio dinanzi a uno smantellamento sconsiderato che rischia di lasciare 150mila persone senza un avamposto sanitario. L’Associazione dei sindaci della Locride

L’OS

Con l’assemblea di martedì scorso, i (pochi) primi cittadini della Locride presenti hanno deciso che è giunto ancora una volta il momento di protestare per le condizioni in cui versa la sanità comprensoriale. Dopo un’articolata discussione, è stato deciso di avviare una protesta che proseguirà fino al giorno in cui qualcuno non darà delle soluzioni o chiuderà definitivamente il nosocomio di Locri.


SPEDALE

dini provano compassione per la nostra figura istituzionale, costretta ai peggiori salti mortali pur di garantire un minimo di dignità al territorio. E questo, purtroppo, non accade solo in campo sanitario, ma anche in quello dell’istruzione: Giusy Caruso, sindaca di Ciminà, nell’ultimo anno ha fatto l’insegnante volontaria presso la scuola del proprio paese pur di non farla chiudere ed è prendendo a esempio questo genere di passione che dobbiamo pianificare le nostre prossime mosse, perché solo così convinceremo la gente a essere al nostro fianco nel prosieguo di questa lotta». A mettere i paletti a una forma di protesta efficace ci ha

non deve morire! ennesimo tentativo di intavolare un dialogo istituzionale avvenuto lo scorso 24 settembre non ha dato i risultati sperati e rende necessario ricorrere ancora una volta alla mobilitazione popolare per reclamare un diritto alla salute ostinatamente negato ai cittadini della Locride. È questa la premessa con la quale, nel pomeriggio di martedì, l’Assemblea dei sindaci del comprensorio, sotto l’egida di Franco Candia e Rosario Rocca, ha riunito presso la Sala Consigliare del Comune di Siderno i primi cittadini Giovambattista Bruzzaniti, Giovanni Calabrese, Giuseppe Certomà, Vito Antonio Crinò, Salvatore Fuda, Giorgio Imperitura, Vincenzo Maesano, Luciano Pelle e Sandro Taverniti. Un manipolo di amministratori locali così piccolo da dimostrare la progressiva e inevitabile disaffezione che il tema della sanità sta soffrendo da parte di popolazione e istituzioni territoriali, ormai convinte che ogni forma di protesta sia inutile. L’inanellarsi di procrastinazioni alla soluzione di un problema che, pure, dovrebbe essere la priorità di tutti, ha fatto alleggiare sull’assise riunitasi a inizio della settimana un sentimento di resa al quale eppure Giovanni Calabrese ha dimostrato di non voler cedere. «La scarsa presenza di colleghi sindaci alla riunione di questa sera - ha infatti dichiarato il primo cittadino di Locri, - dimostra un disinteresse che mi spinge a ritenere che sia inutile portare avanti un’iniziativa come Assemblea dei Sindaci, che dimostrerebbe la nostra mancanza di coesione facendoci fare brutta figura anche agli occhi dei cittadini. Fatta questa premessa, sabato 20 ottobre sarò davanti all’ospedale, forse avviando uno sciopero della fame che certamente mi attirerà le critiche di qualcuno, spero assieme a un nutrito gruppo di cittadini, sicuramente fino a quando non avranno il coraggio di dirmi in faccia che l’ospedale verrà chiuso. Far morire lentamente questa struttura è infatti un reato contro l’umanità, perché questo provvedimento colpirà 150mila cittadini che potrebbero avere problemi di salute in qualunque momento senza avere un polo sanitario di riferimento. Ed è in virtù di questa considerazione che ritengo imperativo fare qualcosa, ma senza indire manifestazioni che mi farebbero entrare in beghe politiche

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che, considerato l’avvicinarsi delle Regionali, vorrei invece evitare, semplicemente standomene seduto lì davanti in attesa di vedere chi muore per primo, se io o l’ospedale». «E io sarò con te!», ha chiosato a questo punto Giuseppe Certomà. La riflessione, amareggiata eppure ancora pregna di quello spirito combattivo al quale Calabrese ci ha abituato in questi anni, ha infatti convinto il collega di Roccella Jonica a perorare la causa del sindaco di Locri, alimentando un timido entusiasmo da parte dei presenti che, di lì a poco, hanno tutti deciso di aderire all’iniziativa proposta alcuni istanti prima e di affinarla di modo da renderla massimamente efficace. Non c’è infatti da parte di nessuno l’illusione che una protesta simile ad altre già organizzate in passato possa dare questa volta quelle risposte che Calabrese evoca dall’ormai preistorico 2013, tanto più, ha sottolineato nel proprio intervento Certomà, che la rimozione di Scura potrebbe non essere la panacea di tutti i mali. Nonostante il sindaco di Roccella non abbia esitato a classificare come “gravissi-

mo” il tentativo del commissario ad acta alla sanità calabrese di giustificare il proprio operato facendo intendere alla platea accorsa a Locri lo scorso 24 settembre che le cose stiano procedendo per il meglio, la sua rimozione dall’incarico potrebbe anzi ritorcersi contro la cittadinanza, tanto più che ci troviamo ancora oggi in un momento di transizione politica che rende complicato comprendere quale sia la direzione che l’attuale governo ha deciso di imboccare in materia sanitaria. Una considerazione, quest’ultima, sulla quale si è detto d’accordo anche Rosario Rocca, convinto che la soluzione al problema possa essere trovata solo intraprendendo una battaglia meridionalista seria. «Fino a questo momento - ha affermato il primo cittadino di Benestare, - abbiamo assistito a un rimpallo di responsabilità che continua a offendere il territorio. Le interlocuzioni istituzionali non hanno portato nulla, procurandomi anche un imbarazzo personale, considerato che nessun partito, a cominciare dal mio, ha dato risposte concrete. Siamo arrivati al punto in cui i nostri citta-

pensato Salvatore Fuda, che in un intervento accorato ha invitato i colleghi a prendersi i giorni che ci separano dal 20 ottobre per comprendere come agire. «Dobbiamo mandare l’immagine di un’istituzione compatta - ha ammonito il sindaco di Gioiosa Ionica, - e spuntare le armi di chi cercherà di strumentalizzare la nostra protesta. Pianifichiamo una comunicazione seria, che per troppo tempo è mancata alla politica territoriale, prepariamo una piattaforma di emergenze che vanno risolte nell’immediato e cominciamo a pretenderle dal Governo, rivendicando normalità. Andiamo avanti senza badare alle critiche e prepariamoci a organizzare un presidio serio, che proceda a oltranza com’è stato fatto in Val di Susa. Cerchiamo di capire quanti dei problemi dell’ospedale siano dovuti alle istituzioni e quanti invece a una mancanza di organizzazione interna e recuperiamo la fiducia dei cittadini dimostrando di avere la forza per smuovere le cose». Un monito forte e diretto che, al netto di qualche resistenza da parte di Vito Antonio Crinò, che alla protesta a oltranza preferirebbe adire immediatamente alle vie legali o imboccare la strada della consegna delle fasce al prefetto, ha incontrato il favore dei presenti, disposti fin da subito a pianificare una turnazione che permetta loro di essere h24 dinanzi al nosocomio comprensoriale e di lanciare quotidianamente un appello alle istituzioni affinché si smuova qualcosa. «Vogliono far morire lentamente l’ospedale in attesa di capire cos’altro toglierci una volta che non ci sarà più ha chiosato Calabrese. - Non so se saranno le scuole, gli uffici, le strade… ma continueranno ad agire in questo modo fino a quando la Locride non sarà scomparsa. Per questo, non me ne vogliano gli assenti, esigo che si fissi alle ore 9:30 di sabato 20 ottobre l’avvio del presidio permanente, senza attendere che tutti i componenti dell’assemblea si dicano d’accordo o meno…» Una pretesa che sancisce il passaggio della palla ai cittadini che, oggi che si sta presentando l’occasione di effettuare una protesta seria per un loro diritto, devono adesso dimostrare con la partecipazione di supportare i propri rappresentanti locali e di voler essere il cambiamento che pretendono di imprimere al nostro comprensorio. Jacopo Giuca


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attualità

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Dissesto idrogeologico: è ora di fare sul serio!

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ANTONIO CRINÒ

La tragedia del Raganello ha dimostrato come l’imponderabile può sempre accadere. È tempo di attrezzarsi come si deve, ognuno per la parte che gli compete, con la consapevolezza che ci si troverà ad affrontare eventi atmosferici sempre più violenti e che la nostra è una delle zone a più alto rischio sismico.

i è capitato in questi giorni di rileggere alcune considerazioni scritte per la Riviera sul dissesto idrogeologico e sul rischio sismico. Era il 2007, avevo da poco completato per conto della Regione Calabria un censimento sulle condizioni degli edifici scolastici della Locride riguardo adeguamento sismico e dotazione impiantistica, e i dati raccolti non erano stati particolarmente incoraggianti. A distanza di undici anni non credo sia cambiato molto. La colpa, a mio avviso, se di colpa si tratta (forse sarebbe meglio parlare di sottovalutazione o di incapacità) è da ripartire (ovviamente in modo diverso, secondo i casi) tra la politica, gli organi di controllo e alcuni professionisti: la politica che non sempre ha saputo programmare, gli organi di controllo che non sempre hanno saputo “controllare”, alcuni professionisti che avrebbero dovuto avere un po’ più di attenzione. I social ormai fanno parte della nostra vita, spesso ne abusiamo, li utilizziamo male e anche quando ci capita di scrivere di argomenti così importanti non lo facciamo sempre in modo adeguato. È capitato anche che qualcuno anni fa ha asserito di poter prevedere un evento sismico importante, ma parliamo di cose serie… è meglio. Sui tanti “guai” arrecati al territorio non credo ci sia bisogno di ulteriore analisi, ne sono stati arrecati tanti, dettati spesso dal profitto o da uno scarso studio preventivo: edifici realizzati sugli alvei dei torrenti, interventi di consolidamento e di adeguamento sismico discutibili. Tutto ciò mentre la manutenzione delle opere di presidio è stata ridotta al minimo, per carenza

di fondi o per altre ragioni meno nobili. L’auspicio è che tutto questo non determini a breve serissimi danni e ulteriori morti, la probabilità che ciò avvenga è purtroppo alta e porre rimedio diventa una priorità assoluta. Alcune cose però non aiutano, non sono assolutamente condivisibili e a volte rasentano il grottesco. Due esempi per tutti: giorni fa ho letto sui social una sorta di confusa e sterile polemica circa la presunta responsabilità di quanto accaduto al Raganello e più recentemente a San Pietro Lametino. Ci si è divisi tra tifosi, come spesso accade ultimamente: chi ha accusato o difeso la Protezione Civile e chi ha accusato o difeso i Sindaci. Non si possono dare giudizi affrettati sul mancato “tempismo” delle segnalazioni di allerta da parte della Protezione Civile o sul ritardo del recepimento delle stesse da parte dei sindaci, che sono il vero anello debole della catena. L’imponderabile può sempre accadere, spesso c’è sottovalutazione come probabilmente accaduto nel Raganello, ma sarebbe ora di attrezzarsi in modo serio, ognuno per la parte che gli compete, con la consapevolezza che ci si troverà ad affrontare eventi atmosferici sempre più violenti e che la nostra è una delle zone a più alto rischio sismico. La tecnologia può dare una grossa mano, ormai si è in grado di stabilire intensità e luogo preciso degli eventi atmosferici particolarmente intensi, si può procedere al monitoraggio di aree in frana e di edifici pubblici utilizzando attrezzature di nuova generazione non particolarmente costosi. I nostri giovani laureati possono e devono trovare occasioni di lavoro in questi settori, hanno capacità e competenze, mentre una collaborazione con le università calabresi sarebbe non auspicabile, ma da pretendere. Un secondo esempio, che ritengo ancora più serio del primo, riguarda l’aspetto autorizzativo. Non tutti sanno che al Genio Civile di Reggio Calabria i tempi di attesa per avere un’autorizzazione, anche per opere non particolarmente importanti, va dagli otto ai dodici mesi. Ci sono state prese di posizione importanti da parte degli Ordini Professionali, ma ad oggi non si riesce a risolvere la questione, con effetti gravissimi per il settore delle costruzioni, già da tempo allo stremo, particolarmente nella nostra Provincia. Oltre il danno la beffa: il settore delle costruzioni al palo, lavori pubblici e privati che partono con ritardi non sopportabili in attesa delle autorizzazioni, compresi lavori sul dissesto idrogeologico e sull’adeguamento sismico di edifici pubblici. I finanziamenti ci sono, è necessario spenderli bene e in fretta. Non sono moltissimi, certamente non quanti servirebbero per mettere in sicurezza il territorio o per far stare tranquilli i genitori quando lasciano i figli davanti a scuola. Quelli che ci sono non bastano, se ne richiedano altri, ma prevedendo e realizzando lavori laddove davvero servono, si intervenga fin da subito nella sburocratizzazione, che non significa diminuire i controlli, ma sveltire il lavoro utilizzando gente capace, non si ripetano più gli errori del passato. Si parta fin da subito con un serio programma di messa in sicurezza del territorio e di adeguamento dell’enorme patrimonio edilizio esistente, si faccia in modo che il “consumo di suolo zero” non sia soltanto uno slogan di moda.



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Guido Piano... per andare lontano! #CaracoloLibero! Questa è la storia di un giovane Caracolo e dei suoi amici gatti, Flora, Otto, Catta e Violetta. Caracolo si era innamorato di una mattonella e tutti i giorni andava dalla mattonella e si fermava lì, tra una mattonella e l'altra perché la voleva staccare e portare via con sé. Ma le mattonelle, si sa, sono ferme. Le mattonelle, si sa, sono mute. Le mattonelle, si sa, non hanno idea di come ci si possa spostare da una parte all'altra. Mentre le lumache viaggiano. Vanno lentamente ma viaggiano e in più hanno un sacco di idee (ecco perché gli umani ghiottoni le mangiano, per farsi venire più idee). Ma tornando alla nostra storia... Caracolo aveva degli amici, gatti, ottimi gatti e straordinari amici e quindi chiede loro di farsi aiutare. Gli amici non pensano affatto che lui sia un folle, lo aiutano e basta, perché sono amici veri. Viene in mente loro che servirebbe qualcosa di gigantesco per smuovere tutte le mattonelle e staccarle, le une dalle altre, e vederle libere, libere anche di decidere di muoversi, per una volta! A questo punto una brillante idea arriva da un cantiere in costruzione dov'è parcheggiata incustodita una grande grande ruspa. Flora, Otto, Catta e Violetta non hanno un attimo di esitazione e... rubano la ruspa gigante. Certo, i gatti sanno guidare le ruspe. Hanno quattro zampe ma sono molto preparati e in più sono ottimi ladri. Certamente, quattro gatti alla guida di una ruspa attirano lo sguardo della banda di cani randagi del quartiere che abbaiando e ringhiando inseguono i piccoli criminali pelosi. Che dire... è tutto un gran trambusto, un putiferio. Gente che urla, cani che abbaiano e gatti in ribellione. In tutto questo, Caracolo parla alla sua mattonella e le dice di stare tranquilla perché lui la proteggerà e finalmente staranno insieme per sempre, in un posto al sicuro, lontano da tutto questo. Ma, ahimè, qualcosa va storto. La ruspa gigante impazzisce e i gatti non riescono a fermarla dove avrebbero dovuto. Il piano prevede-

Questo spazio è riservato a te. 1200 battute per lamentarti o complimentarti con noi, fare segnalazioni, raccontarci le tue esperienze, potrai inviarci foto degli scorci del tuo paese o video se hai un talento nascosto. Saremo lieti di risponderti pubblicamente, daremo voce al tuo pensiero e ti daremo visibilità sui nostri social. Sii parte integrante di questa realtà

va di rompere soltanto le prime fila in modo che le mattonelle si sarebbero potute staccare le une dalle altre e a loro volta dal cemento ed essere finalmente libere di andare o di restare. Flora e gli altri cercano disperatamente di arrestare la marcia impazzita ma la ruspa procede inferocita e va, assolutamente fuori controllo, dritta dritta nella direzione di Caracolo e della sua amata mattonella. I gatti gridano alla lumaca di spostarsi, lo pregano, lo implorano... Ma Caracolo era un tipo deciso, cocciuto, e innamorato com'era, decide di restare accanto alla mattonella del suo cuore. Quando la ruota dello scavatore li schiaccia, a lui e alla mattonella, lei si frantuma e lui si spalma su ogni frammento, per proteggerla in ogni suo singolo pezzettino. Come promesso, Caracolo, le fa scudo con tutto se stesso, per amore, un amore folle ma sincero. Un amore puro, fuori da ogni logica. La ruspa gigante venne arrestata da un umano coraggioso. I gatti vennero allontanati, come degli appestati, perché ritenuti responsabili di aver spostato il freno e quindi additati come criminali pericolosi! I cani randagi furono addestrati a combattere ogni gatto in circolazione... e da quel giorno, per loro, o la morte o la gattabuia. Dei resti di Caracolo e Mattonella, fecero un monumento, a ricordo di quel giorno, per onorare un Caracolo coraggioso, morto per la libertà del suo amore, sincero, per la sua bella. Ancora oggi, le lumache dormono mesi e mesi nella terra, per paura della ruspa gigante, e ai piccoli viene insegnato di stare lontano dalle strade e soprattutto dalle mattonelle. Ma alla fine, c'è sempre qualcuno di loro, che ispirato da CaracoloLibero, tenta una nuova via, una nuova direzione, perché anche se lentamente, molto lentamente, le lumache viaggiano e con loro viaggiano le loro idee. W CaracoloLibero! Storia e foto di...Daniela Rullo

Il vicino

Poi. C’è sempre un poi, anche se non puoi trovare una spiegazione. Per le scale l’incontravo spesso, era in braccio alla madre, io andavo di fretta, costretto dall’orario di lavoro. Non potrò mai dimenticare i suoi occhioni e la boccuccia sorridente, desiderosa di parlarmi! Mi ripromettevo: “Sabato prossimo, al ritorno, mi fermerò, lo prenderò in braccio, lo cullerò e gli racconterò tante storie, correrò con lui, giù, nella villa in mezzo ai fiori!” Il sabato, quando tornai, salì di corsa le scale per andare a rivederlo. Che strano, però, non udivo i suoi trilli e strilli, il cinguettìo dei suoi richiami, che per tutta la casa erravano. Mi affrettai, ma non c’era, non l’avrei visto mai più, era volato via! L’albatros

Monsignor Oliva: “La Misericordia di Dio è più forte di ogni nostro peccato”

È stata celebrata lo scorso 6 ottobre presso il Santuario diocesano “Nostra Signora dello Scoglio”, la Giornata Diocesana di Preghiera per la conversione dei mafiosi e la riconciliazione con la Casa Comune. Per questa occasione, la Penitenzieria Apostolica, ha concesso la possibilità di lucrare l’Indulgenza plenaria da parte di quanti hanno visitato il Santuario, naturalmente, nel rispetto delle condizioni stabilite

“Questa giornata - ha dichiarato il vescovo di LocriGerace, monsignor Francesco Oliva - è per tutti un vero momento di incontro con la misericordia di Dio. Ne abbiamo veramente bisogno: ne ha bisogno la nostra Chiesa, ne ha bisogno la Locride, per superare le conseguenze dei suoi antichi mali sociali. Invito a non sciupare il dono della Misericordia di Dio, che è più forte di ogni nostro peccato”.





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rubriche

A muso duro

SENZA CUORE - “Una generazione fregata dai padri”. L'espressione, originale, diretta, dolorosa, è di Tommaso Labate, nel suo libro “I Rassegnati”, narrazione della sconfitta dei quarantenni di oggi. La prendiamo a prestito “qui e ora”, per trasmettere i grandi timori legati alla politica economica di questo governo: si lasciano le cambiali da pagare a chi ha una seconda e terza età da vivere e ai figli che verranno al mondo. Si precipita, e mentre l’autore citato va a cercare le cause che ci hanno ridotto così, noi possiamo solo imprecare contro i padri che hanno nelle mani le scelte, non contro i “familiari” (gli elettori) che li hanno delegati, perché loro non si rendono conto dei danni che (si) fanno. Rappresentanti e rappresentati: è il tema. I primi debbono essere normalmente capaci, onesti sempre, i secondi magari incazzati ma meno confusi. I leader vengono incaricati di decidere tutto. E finiscono in delirio di onnipotenza. Di Maio le cose vuole farle “con il cuore”. Se i rischi sono quelli che vediamo, sta facendo al contrario: senza! PURE QUESTO? - Sul “cuore” hanno duellato in TV Mara Venier e Barbara D'Urso: sul loro (ben in vista) e delle storie che raccontano. Di Maio lo lascia da parte anche contro i giornali, li vuole chiudere. I giornali non sono liberi, ma sono utili per conoscere le notizie, condividerle o contestarle. Più italiani di prima (ma sono sempre pochi) leggono i giornali, merito degli online. Come prima se non peggio fanno con gli approfondimenti e la scelta delle notizie: la politica e la cultura in fondo. Comunque vedi fior di professionisti che non conoscono il nome del Ministro dell'Interno (con il chiasso che fa…) e studenti universitari che non sanno che data è il 25 aprile. I tifosi del governo Salvini - Di Maio, non gli “sdraiati”, quelli che non hanno voglia di leggere, ma gli ausiliari dei due leader, quelli che seguono un disegno, dicono: “non leggete più i giornali”. Pure questo? FINO A QUANDO? - Leader e popolo: Forza Italia aspetta che a parlare sia Berlusconi (che lo fa sempre meno) e continua a perdere voti. Salvini deve fare i conti più di quanto non sembri con gli elettori del nord. Che parli solo lui è altra cosa. Di Maio sbaglia i verbi, ma ancora comanda. I due viceministri gestiscono le loro folle con i Social e con le adunate (che gli riescono). Diversa la situazione nel Partito Democratico (prendiamolo come espressione del vecchio partitismo, che comincia a essere demonizzato meno di prima): organizza con patemi la manifestazione di Piazza del Popolo, chiude i circoli, non ha più la sponda del Sindacato e dei corpi intermedi della società (in crisi per fatti loro). Il Partito Democratico non può contare (ci aveva rinunciato già il Partito Comunista Italiano), per dirla con Ernesto Galli Della Loggia, sull'adesione “popolaresca, con le sue incoerenze, umoralità generose, velleità e spontaneismi”. Poi, non ha neppure un leader riconosciuto (chi lo è di più, Renzi, è diventato largamente impopolare nel Paese). Il PD si sta eclissando (che non è scomparire, può dire qualcuno). Molti, nel PD, dicono “Dobbiamo tornare a fare cose di sinistra”. Una (nuova) fierezza che merita rispetto. “Io sono fiero del mio sognare, di questo mio eterno incespicare”, canta Guccini. Ma in questo modo quanto si può resistere? Federico Lago

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CALABRESE PER CASO

Tra ambasciatori ed eroi… segnando il solito passo Credo che non vi siano molti esempi nella storia delle regioni italiane che oggi possano raggiungere il vero primato della Calabria. Tra ambasciatori ed eroi del momento probabilmente le possibilità di salvezza di questa terra non sono mai state così vicine, forse così concrete, di certo magari così possibili. Di certo vi è, però, che le ragioni di un riscatto giocato sul conto di terzi non sono sempre un buon motivo di orgoglio. Spesso hanno solo il sapore di un gioco di rimessa con il pallone affidato ad altri nella speranza che le vetrine di cui questi dispongono possano, in qualche modo, accreditare una terra, i suoi caratteri, le sue bellezze e, perché no? - anche la classe politica. In un momento così fervido per la Calabria di presunte intellettualità e di altrettanto presunti valori senza confini e senza autorità riconosciuta, presa e protesa verso la conquista di un’autorevolezza costruita tra l’impresa cinematografica su San Luca di Saviano e i Topi di Albanese - o con le vicende di un modello di accoglienza che si pone in discussione anzitutto con se stesso - sembra che nuovi soli sono pronti a sorgere all’orizzonte delle prossime regionali. Ma di quale luce potranno mai illuminare la Calabria questo non si conosce, anche se lo slancio vitale verso la conquista delle anime sembra ormai molto solido. D’altra parte, se così fosse, si potrà sempre ricorrere agli Ambasciatori della Calabria – “nominati” di recente dalla regione - ai quali magari affidare la promozione delle eccellenze della nostra terra, ma probabilmente non saprebbero da dove iniziare. Forse dalla sanità o dai trasporti? O magari dalla capacità di questa terra di trattenere i suoi figli migliori offrendogli un futuro aumentando le opportunità formative e offrendo occupazione secondo collaudati progetti e programmi di crescita? Ma Ambasciatori della Calabria o meno, non si sa verso chi, per che cosa e in che termini, si faranno carico di promuovere un’immagine che dovrebbe archiviare quella del prodotto tipico, sul quale si sono imbandite tavole e fiere, o del prodotto criminale, utile a riempire ogni contenitore mediatico all’occorrenza. Ciononostante, altri eroi si affacceranno alla finestra della storia pronti a sacrificarsi contro l’inerzia politica di sempre, magari con altre gesta su cui far scrivere di sé. E se così sarà, perché rinunciare allora ad uno strumento, l’eroismo, così efficace per sposta-

re l’attenzione della gente da un quotidiano che non si vuol riconoscere? Così, se anche questo non dovesse bastare, si può fare ricorso alle idee di eroi postrivoluzionari di rivoluzioni che, in terra di Calabria, non vi sono mai state ma che sono figli senza pace di un’idea di meridionalismo stantia, senza più alcun appeal dovuto all’assenza di originalità di argomenti propri delle litanie di altri tempi. Bertolt Brecht, in una frase molto abusata per la sua disarmante verità nella Vita di Galileo scriveva […] sventurato quel popolo che ha bisogno di eroi …[…] a cui fa eco, però, la riflessione del figlio della governante, Andrea Sarti, per il quale è […] …sventurata la terra che non produce eroi…[…]. Probabilmente credo, a questo punto, e collocandoci a metà strada tra un Maestro e un Apprendista, che potremmo non farci mancare nulla. Potremmo credere che la normalità di un quotidiano fatto di servizi che funzionano, un ambiente curato, un ordine civile garantito rappresentino, qualora fossero certezze, un buon motivo per abbandonare la frase di Brecht. E, altrettanto, se ci sentissimo persi avremmo sempre la possibilità di nascondere le nostre inefficienze spostando la responsabilità su altri e aspettando che un nuovo eroe ci riscatti. Ma, volendo essere fermi su un pensiero non certo conservatore, per non usare un altro termine, vorrei ricordare quanto scritto da Marco Revelli su un quotidiano come Repubblica il 12 dicembre 2013 nell’articolo Gli eroi e la nostra cattiva coscienza. Per l’Autore, […] a ben guardare, pressoché tutti gli “eroi civili” della nostra storia repubblicana sono morti in solitudine. Anzi, sono morti di solitudine. Ed è questa la ragione per cui la “figura eroica” dovrebbe, presso di noi che ci portiamo addosso questo peso, più che stucchevoli esercizi di retorica, sollecitare penosi esami di coscienza…[…]. Insomma, per essere chiari, che si tratti di ambasciatori, senza feluca, o di eroi, senza medaglie, alla fine essi saranno solo funzionali al sistema che tali li ha voluti o creati. Funzionali ad essere l’ennesimo utile specchio realizzato da chi vorrebbe continuare a dominare la scena politica per impedire al senso comune, qualora fosse caratterizzato da buon… senso, di guardare ben al di là dell’immagine che vi viene riflessa. Giuseppe Romeo

Turismo: La Locride cresce come tutta la Calabria Dall’1 maggio al 31 agosto la Riviera dei Gelsomini fa registrare un +3% nell’anno in cui nel resto del Paese i numeri si abbassano. Le aspettative erano alte. Il New York Times aveva definito la Calabria come la “regione imperdibile” tra 52 località al mondo, mentra alla fiera del Turismo di Shangai la nostra regione era stata citata come “la perla nascosta d’Europa”. Tantissime,poi, le analisi nazionali e internazionali che hanno premiato le bellezze naturali e storiche di questa vera e propria punta di diamante del turismo italiano. E con una simile base di partenza l’estate calabrese non poteva non stupire. Cresce l’attenzione verso la Calabria anche da parte di numerose personalità del

mondo del cinema, dello spettacolo e dell’imprenditoria che hanno deciso di trascorrere le proprie vacanze sulla costa calabrese. Arte, storia, natura, benessere e gastronomia vengono identificati oggi come il vero “lusso” da tanti personaggi famosi, molti dei quali trovano rifugio tra le meraviglie della costa ionica. Ottimi i risultati registrati nel settore turistico dalla nostra Riviera dei Gelsomini che, nel periodo che va dall’1 maggio al 31 agosto scorso, ha segnato un incremento di presenze superiore al 3% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno che

aveva già goduto di un aumento di presenze pari al 7%. Un ottimo risultato nonostante le varie vicissitudini del territorio, vedi ponte Allaro e precedentemente galleria della Limina. Nei giorni scorsi, inoltre, 90 tour operator stranieri, hanno visitato alcuni paesi della Locride, opportunità offerta dalla Regione Calabria, che ha richiesto la modifica di un itinerario che altrimenti avrebbe tagliato fuori il nostro territorio.


CONVERSANDO

Anteprima “Tre Bicchieri” 2019: i vini calabresi premiati La Calabria del vino è un enorme laboratorio a cielo aperto: qui dimorano vitigni coltivati da millenni, gaglioppo e greco, bandiere del territorio di Cirò e della sua Doc ma iniziano a distinguersi in tutta la regione altri vitigni autoctoni, a momenti obliati ma mai estinti, con esiti eccellenti. Un esempio è il Pecorello Bianco ’17 della Cantina Ippolito che per il primo anno ottiene i Tre Bicchieri. Soffermandoci nei vini bianchi rispolveriamo ai vertici il Neostòs bianco di Spiriti Ebbri e il Grisara Pecorello di Ceraudo. Riappare autoritariamente il Cirò con il Gravello '16 della cantina Librandi che ha tanto investito in qualità e ricerca. Chiudiamo la rassegna segnalando una minuta ma rilevante realtà, Saracena, ai piedi del Pollino, dove la produzione del Moscato Passito, un antico vino da meditazione, ha conquistato apici qualitativi incarnati nel Moscato Passito '17 dell’azienda Viola. Nella terra dalle memorie enoiche millenarie siamo agli albori di una nuova era. Eroi del rinascimento dell’enologia calabrese sono le nuove generazioni che hanno iniziato a lavorare nelle storiche aziende di famiglia trasferendo nuova forza vitale e tanti giovani vignaioli che con passione si stanno impegnando come non mai nella valorizzazione del territorio e dei vitigni autoctoni, producendo vini peculiari e territoriali. Il passato che riecheggia nell'oggi che si fa il domani. Sonia Cogliandro

GIUDIZIARIA

La motivazione per relationem

FRUTTI DIMENTICATI

Le nespole giganti di Benedetto ERIOBOTRYA JAPONICA THUNB FAMIGLIA ROSACEE

Nonostante il nome scientifico del nespolo riporti al Giappone, esso invece è originario della Cina dove esistono numerose varietà non evolute che crescono addirittura in formazioni boschive; in Giappone invece esso è stato selezionato e migliorato. In Europa è stato importato alla fine del 700 come pianta ornamentale e poi è giunto in Italia nell’800 per lo stesso motivo e si diffuse specialmente in Italia meridionale, dove il clima più temperato si adatta meglio ad esso; naturalmente nel sud dell’Italia si cominciò a coltivarlo non per motivi ornamentali, ma per albero da frutta. Esso cresce e si adatta bene anche in Liguria che possiede un clima simile a quello dell’Italia meridionale in genere, ma si adatta anche nelle aree costiere di altre regioni d’Italia, ma in Calabria e in Sicilia, riesce a riscontrare il clima migliore, specie nelle aree della costa. Esso fiorisce generalmente in autunno, ma in periodi differenti in relazione ai microclimi più o meno caldi e nella Calabria ionica il periodo della fioritura si registra in ottobre, mentre altrove anche all’inizio dell’inverno . Nell’area che va da Ferruzzano a Melito (Melito è l’area più calda di tutta la fascia ionica reggina), si riscontrano delle varietà di nespoli che maturano i loro frutti già a partire da marzo e sarebbe opportuno identificarle e valorizzarle per motivi commerciali in quanto altrove le nespole maturano molto più tardi, quando vanno in competizione con altri frutti di stagione; in questo caso sarebbero le prime a maturare, fuori serra. Di solito nei nostri territori non esiste la cultura di produrre delle nespole per motivi commerciali e ci si limita a piantumare delle piante solo per uso strettamente familiare o nell’orto vicino l’abitazione oppure in campo; nell’area di Melito, dove esistevano o esistono ancora delle varietà di nespoli che producono frutti eccellenti, di pezzatura grande a maturazione precoce o addirittura molto tardiva (fine giugno), c’era l’uso di mettere a dimora delle piante nel giardino mediterraneo (agrumeto). Si fa presente che una delle remore contro la diffusione di piante di nespolo, sta nel fatto che i frutti, specie di quelle piante impiantate in colline e nelle zone non particolarmente esposte al sole o ventilate, vengono attaccati dall’oidio (mal bianco o ianca nel nostro territorio) che rende inservibile i frutti . Esistono naturalmente dei rimedi costituiti da tanti preparati più o meno naturali che possono sconfiggere l’oidio, che bisogna combattere prima del radicamento e semmai in funzione preventiva. È opportuno ricordare che esso è provocato da funghi che si diffondono velocemente, specie in presenza di umidità e addirittura, specie in una vigna attaccata, si percepisce chiaramente, avvicinandosi alle foglie delle viti, l’odore caratteri-

I BRIGANTI

Date mortali

stico dei funghi. Quando le nespole sono attaccate dall’oidio si ricoprono ben presto di una patina nerastra che impedisce loro addirittura di crescere. Per estirpare l’oidio da una pianta di nespolo, al tempo della fioritura, che nel caso del nostro territorio avviene in ottobre, bisogna trattare abbondantemente con zolfo ramato, i fiori prima ancora che sboccino e quando poi i piccoli frutti avranno la dimensione di un seme di cece, bisogna rifare il trattamento. Successivamente, quanto i frutti avranno la dimensione di una nocciola, ripetere con una buona spolverata di zolfo. Gli interventi descritti dovrebbero essere sufficienti e dovrebbero aiutare efficacemente a sconfiggere l’oidio, che rappresenta un malanno serio per le piante di nespolo; si ricorda però che la solfatazione deve essere abbondante e deve coinvolgere anche tutto il fogliame della pianta, per arrivare all’eradicazione della malattia. Ogni tanto mi reco, quasi in pellegrinaggio, a visitare Benedetto Tuscano detto Nato, nel suo podere di contrada Stabile del comune di Staiti, dove ho la sensazione di tuffarmi nel passato per alcuni aspetti, almeno per quelli colturali, oltre che culturali. Nato, con nostalgia, parla della sua infanzia che coincise con la fine della civiltà contadina, che egli non fu capace mai di tradire, agendo di conseguenza. Io l’ascolto in religioso silenzio perché i suoi ricordi coincidono con i miei, abbiamo più o meno la stessa età, e quando l’interrompo, lo faccio per cercare di puntualizzare certi aspetti e certi ricordi appannati ormai dal troppo tempo che è passato. Nato non si rassegna alla perdita della nostra cultura contadina che ci ha sorretto per migliaia di anni e conserva tutti gli oggetti che gliela ricordano. Mi accompagna poi a visitare le piante sue più preziose che ha ereditato dai suoi genitori, che a loro volta li avevano avute dai loro padri. Mi fa vedere il cavolo gigante che può durare fino a sette anni e raggiungere tre metri di altezza, la pianta di rosa che produce un assieme di numerosissimi boccioli, il melograno dagli arilli bianchi, l’arancio di Spina ecc. Ecco su un pianoro soleggiato mostrarsi ai nostri occhi il nespolo che produce frutti giganteschi e allungati che a maturazione possono raggiungere cento grammi di peso ciascuno; racconta che un centinaio di anni fa un suo prozio aveva portato una piantina, forse dall’Africa orientale. I frutti ancora non sono maturi ma io li fotografo ugualmente, mentre Nato aggiunge che a maturazione diventeranno dolcissimi. Prima di salutarlo, mi fa dono di una piantina del nespolo che dà i frutti enormi, nata dai semi delle nespole che egli non aveva mangiato e che erano cadute sotto la pianta. Orlando Sculli

9 ottobre 1963: Strage del Vajont: nell'Italia nordorientale, 1917 persone vengono uccise quando una frana caduta nel bacino della diga del Vajont produce una gigantesca onda che supera la diga e si riversa a valle; - 10 ottobre 1944 – Olocausto: 800 bambini rom vengono uccisi sistematicamente nel Campo di concentramento di Auschwitz; - 11 ottobre 1492 – Viene avvistata per la prima volta dalla flotta di Cristoforo Colombo la costa americana; - 11 ottobre 1939 – Progetto Manhattan: al presidente statunitense Franklin D. Roosevelt viene consegnata una lettera firmata da Albert Einstein, che incita gli Stati Uniti a sviluppare rapidamente un programma per la realizzazione della bomba atomica; - 12 ottobre 1492 – Cristoforo Colombo scopre l'America; 12 ottobre 1915 – Prima guerra mondiale: l'infermiera britannica Edith Cavell viene giustiziata da un plotone d'esecuzione tedesco, per aver aiutato i soldati Alleati a scappare dal Belgio; - 13 ottobre 1914 – Prima guerra mondiale: lo Zeppelin LZ 29 mette a segno due bombardamenti su Calais e Parigi e sulla via del ritorno venne danneggiato dal fuoco nemico e smantellato dopo un atterraggio forzato a Saint-Quirin;

A seguito di nota pronuncia delle Sezioni Unite della Suprema Corte (sentenza n. 17 del 21/9/2000, Primavera e altri, Rv. 2166641, è stato stabilito che la motivazione per relationem di un provvedimento è legittima quando: 1) venga fatto riferimento, recettizio o quale semplice rinvio, ad un atto legittimo del procedimento, la cui motivazione risulti congrua rispetto all'esigenza di giustificazione necessaria e specifica del provvedimento assunto; 2) venga fornita la dimostrazione che il giudice abbia preso cognizione del contenuto sostanziale delle ragioni del provvedimento di riferimento, l'abbia meditato e ritenuto coerente con la propria decisione; 3) l'atto richiamata, quando non venga allegato o trascritto nel provvedimento da motivare, deve essere conosciuto (od almeno conoscibile] dall’interessato, quanto meno al momento in cui si renda attuale l'esercizio della facoltà di valutazione, di critica ed, eventualmente, di gravame e, conseguentemente, di controllo dell'organo della valutazione o dell'impugnazione. È stato correttamente osservato che il rispetto di tali condizioni presuppone che la motivazione per relationem rinvii ad altri provvedimenti dello stesso procedimento, atteso che solo in tal caso è possibile per il giudice dell'impugnazione controllare l'iter logico e giuridico che sorregge la decisione impugnata attraverso l'esame degli atti del fascicolo (in tal senso Sez. 3,25 maggio 2001, n 33648, Cataruzza). L'orientamento della giurisprudenza di legittimità è particolarmente rigoroso nel consentire il ricorso alla motivazione per relationem da parte del tribunale del riesame in riferimento al contenuto dell'ordinanza di applicazione della misura cautelare impugnata, in quanto è stata sottolineata la necessità che il giudice del riesame non accolga acriticamente le valutazioni già effettuate, anche perché deve dare conto, e dare risposta, alle doglianze avanzate dalle parti (si veda Sez. 2, n. 44378 del 16/12/2010, Schiavulli, Rv. 248946; del resto le S.U. con la sentenza n, 919 del 19/1/2004, Gatto, Rv. 226488, hanno dichiarato l'illegittimità del provvedimento conclusivo del giudizio di impugnazione cautelare genericamente motivato con un rinvio al provvedimento impugnato, "giacché in tale procedimento lo motivazione "per relationem" può svolgere una funzione integrativa, inserendosi in un contesto che disattende i motivi di gravame con un richiamo ad accertamenti e ad argomenti contenuti nel provvedimento impugnato, ma non può costituire una sostanziale vanificazione del mezzo di impugnazione attraverso un generale e generico rinvio a quel provvedimento"). Al di fuori dei rapporti, per cosi dire, "verticali" tra provvedimenti, la visione cambia completamente, in caso di provvedimenti, motivati per relationem, che si trovino, invece, in un apporto di tipo "orizzontale" con il provvedimento richiamato. Illuminante appare, al riguardo, l'insegnamento di Cassazione (Sezione Terza n. 28958, c.C. 2/2/2016.depositata il 12/7/2016) che, operata una premessa storica sulla stessa ratio della riforma, evidenzia, tra l’altro, in punto di autonomia della valutazione, quanto segue: “l'autonomia della valutazione. e quindi della decisione, non può ritenersi compromessa semplicemente dalla riproduzione, più o meno fedele, della richiesta dei P.M., in quanto ciò che rileva ai fini dell'integrità dell'autonomia del giudice è la conoscenza degli atti del procedimento e la volontà che sostiene il giudizio”.

Ecco una breve carrellata di date all’insegna della morte e della gloria, solo durante questa settimana, nel corso dei secoli. Gloria mortale, direi. Cosa c’è dietro tutte queste morti? I ssordi, sempre quelli. I nostri cari governanti ci hanno sempre venduto per un pugno di dollari e qualche anno di gloria. Che importa poi se a crepare sono i deboli, cioè i poveri. Mi premeva inserire anche la scoperta dell’America come data mortale non perchè l’Europa sia stata da meno, anzi, sono gli europei che hanno portato la morte da quelle parti. I veri americani sono solo gli indiani d’America. Evidentemente i discententi dei guerrafondai hanno mantenuto gli stessi geni. Come gli europei, gli asiatici. Tutti umani. Tutti uguali. Tutti corruttibili. Nessuno immortale. Tutti dovranno scontare i loro peccati, che sia l’inferno o un’altra vita infernale. Nessuno porterà dall’altra parte nè soldi nè gloria, in compenso qualcuno sarà ricordato per la malvagità. E’ bene non soprassedere. Ma ovviamente non tutti hanno un cuore umano. Chi ha tempo non aspetti tempo. Si cominci a fare il bene, finalmente. Brigantessa Serena Iannopollo


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attualità

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In migliaia hanno partecipato alla manifestazione “Riace non si arresta” per esprimere solidarietà a Mimmo Lucano, arrestato lo scorso 2 ottobre con l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e attualmente agli arresti domiciliari. Riportiamo di seguito alcune riflessioni all’indomani della manifestazione che si è svolta in contemporanea a Riace e in altre città italiane.

La Locride riparta da Riace

Nelle foto in basso, gruppi di manifestanti provenienti da Cagliari, Ferrara, Milano e Parigi

In questi giorni di forti emozioni, dallo scoramento di martedì 2 ottobre, all’euforia di sabato 6, si apre uno spiraglio anche per i problemi del territorio? Era difficile pensare che in breve tante persone da tutt’Italia, in particolare dalle regioni del Sud, raggiungessero, per la terza volta e in numero maggiore delle precedenti, il piccolo borgo di Riace superiore. Merito della Rete dei Comuni Solidali e dei legami politici e umani che tanti in Italia hanno instaurato con Mimmo Lucano e con il modello di accoglienza di Riace. Per i tanti detrattori che in questi giorni si sono subito precipitati in rete a diffondere notizie false, distorcendo i verbali dell’inchiesta, uno smacco, ed è difficile controbilanciare questa mancanza di capacità critica che attraversa il paese, pronto a leggere qualsiasi notizia distorta o preparata ad arte come fosse vera. Continuano imperterriti a rilanciare in rete il video, di una WebTV calabrese, di un’intervista di un cittadino di Riace, attualmente vicino alla Lega, che accusava Lucano per la gestione delle assunzioni dei lavoratori. Notizia ripresa anche dal Ministro dell’Interno! Egli è stato condannato in Cassazione a quattro anni e sei mesi di reclusione per trasferimento fraudolento e possesso ingiustificato di valori, cioè per fittizia intestazione, prestanome di un’altra persona, implicata nello stesso processo, soggetta alla stessa pena, che già molti anni prima era stato condannato, per due volte, per associazione di stampo mafioso. Sembra di tornare ai tempi degli untori, basta una piccola frase e tutti a farla girare in rete, e nessuno riesce a convincerli, nemmeno l’evidenza dei fatti, la smentita del “colpevole”, la mancanza di prove e la sua assoluzione. Ma quella marea umana che ha travolto Riace, le abitudini consolidate dei residenti, ha unito tutti coloro che nel mondo vogliono fermare le barbarie delle guerre, che vogliono un mondo solidale nel quale tutti, anche chi ha meno possibilità, possa avere un posto dove fermarsi e vivere la propria esistenza. Mimmo Lucano è colpevole di questo, essere riuscito a unificare tutti i “colpevoli di umanità”. Ma c’erano tante persone della Locride e calabresi che sanno che Mimmo Lucano ha fatto bene a Riace, ma anche a una terra che era sinonimo di ‘ndrangheta, un esempio che ha travalicato il mondo intero, orgogliosi di essere suoi “compagni” di lotta e di strada. Unire queste persone con storie diverse e percorsi politici spesso contrastanti non era facile, qualcuno ci è riuscito e da qui occorre partire. Diceva nel suo intervento in piazza Peppino Lavorato, altra figura esemplare con i suoi 80 anni di lotta, che i “boia chi molla” degli anni ’70 sono stati fermati dalla discesa con i treni, malgrado le bombe sui binari, degli operai del Nord, essi stessi emigrati dal Sud, e hanno dato un importante aiuto a quelli che si opponevano “all’attacco fascista a Reggio Calabria e all’Italia” e contribuito all’inizio della sconfitta di quei moti. Sempre di più la magistratura evidenzia, in questi ultimi anni, legami tra quei moti di Reggio, la ‘ndrangheta, la mafia, la massoneria e i servizi segreti che hanno tenuto in ostaggio il paese. Credo che esistano ancora quei poteri che tengono al cappio questa regione, con una borghesia mafiosa e non solo quella, che riesce a infiltrarsi in tutti i gangli del potere, a sistemare i propri figli e parenti, e continuare a mantenere questa terra in abbandono e senza prospettiva per gli altri, quelli che, come si diceva sabato, sono i poveri della terra, meno poveri di quelli che arrivano dai paesi in guerra o senza speranza di una vita migliore. Chi riuscirà a spezzare questa tenaglia che circonda i paesi, questo scoramento dei giovani che non vedono prospettive, se non emigrare in posti che spesso offrono lavori che qui si rifiutano, ma altrove ti garantiscono uno stipendio normale e i diritti garantiti dalle leggi? Chi riuscirà a smuovere le menti e le forze dei tanti cittadini che si trovano senza ospedali che garantiscano un’assistenza adeguata, se non la prospettiva di andare al Nord per chi se lo può permettere

o fare analisi e visite nelle strutture private o convenzionate? Chi riuscirà a mobilitare chi viaggia in ferrovia, che in questi ultimi anni ha visto tagliate molte corse, o chi deve attraversare una strada, la 106, che ritenere adeguata e senza rischi mortali è un eufemismo? Chi si mobiliterà per Caulonia dove sul ponte Allaro, se ancora c’è il senso alternato, è una “fortuna”? I lavoratori del Sud, emigrati al Nord, degli anni ’70 non ci sono più, anche loro scomparsi con le ristrutturazioni selvagge, con la globalizzazione e allora occorre ripartire con le proprie gambe, con la propria intelligenza e riprendersi la propria vita. Molti di quelli che hanno modernizzato l’Italia negli anni del boom erano anche figli di queste terre, erano quelli più arrabbiati, meno disposti ai compromessi, più propensi a lottare e hanno garantito più diritti e migliori condizioni di vita a tutti, a qualsiasi ceto sociale appartenessero. Erano giovani e meno giovani e hanno ribaltato convinzioni consolidate per anni e adesso se guardi in faccia coloro che hanno la loro età di allora, vedi solo la disperazione, il disinteresse, egoismi e l’incapacità di trovarsi insieme per decidere del loro futuro. Ho visto in questi ultimi anni una grande lotta dei cittadini della Locride, lo sciopero dell’ottobre 2015, a difesa dell’ospedale. C’era tanta gente, tanti giovani, tanti lavoratori di diversi settori, tanti studenti. Tanta la voglia di lottare per ottenere almeno una Sanità che garantisca la possibilità di ammalarsi, curarsi a due passi da casa, senza costi aggiuntivi, ma c’era anche il desiderio e la speranza di un futuro migliore nella Locride. Una giornata finita in un parapiglia senza senso, incapacità di raccogliere quella sfida di chi era in piazza, scontri tra rappresentanti dei diversi partiti, invece di partire da quel movimento e farlo pesare sul tavolo con la Regione e con il Governo. Sono passati tre anni e le cose sono peggiorate, l’Ospedale ha chiuso reparti e mancano i macchinari e si aspetta che funzioni con le strutture ancora aperte. Ci sono state altre due manifestazioni nel 2016 e nel 2017, molto meno partecipate e un’iniziativa a settembre scorso, che mi è sembrata una passerella per i politici che sono intervenuti e un’occasione per Scura per ribadire che quella sedia gli è tanto “cara”, malgrado i disastri che ha combinato. Nel frattempo avanza a tamburo battente l’idea secessionista della Lega, con la richiesta della Regione Veneto e della Lombardia, a guida leghista, a cui si è associata la Regione EmiliaRomagna, a guida PD, di una maggiore autonomia in vari settori di competenza statale, tra cui la Sanità. Nella bozza in discussione, si propone che in ogni Regione possono essere curati solo i residenti della stessa e non quelli provenienti dalle altre e questo sta a significare che i residenti in Calabria possono dimenticarsi le vie di fuga per potersi curare. Dovranno accettare che la propria salute sia affidata a ospedali senza tutte le strutture adeguate e senza tutte le specializzazioni sul proprio territorio. Si può stare inerti ad attendere che i politici - che spesso non sembrano all’altezza della situazione, oppure sono senza armi di pressione - escano dai loro attendismi, dai loro giochi di partito? Se tanti cittadini e lavoratori avessero almeno la capacità di provare a trovarsi a un tavolo e discutere, prendendo loro in mano il testimone, con idee chiare, senza delegare a nessuno, potrebbe essere una possibile via per uscire da questa impasse: i cittadini oltre ad essere partecipi del loro destino, potrebbero servire ai loro Sindaci per avere qualche arma in più nei confronti dei poteri regionali e nazionali. Un piccolo grande uomo ha dimostrato che con la “capatosta” si può cambiare anche una realtà che sembrava senza prospettive, diventando, suo malgrado, un simbolo per i deboli e indifesi. I giovani con le loro energie e la voglia di cambiare e quelli più anziani con la loro “saggezza”, sono il crogiolo per il domani: perché non trovarsi insieme iniziando a discutere di sanità e trasporti? Francesco Martino

Mimmo, nessuna accusa distruggerà la via maestra che ci hai indicato Caro Mimmo, penso, senza paura di essere smentito, che a Riace, sabato 6 ottobre 2018, con quella grande manifestazione di solidarietà, appassionata e partecipata, sia stato ribadito per l’ennesima volta, l’affermazione del Modello Riace che tu, con determinazione e caparbietà hai messo in piedi e perfino una relazione ispettiva della prefettura di Reggio Calabria, lo conferma. “…Si ritiene, per concludere, che l’esperienza di Riace sia importante per la Calabria e segno distintivo di quelle buone pratiche che possono far parlare bene di questa Regione”. Di conseguenza, è piuttosto indicativo di come funzioni questa società se in Italia ti arrestano ai domiciliari, perché con coraggio e tenacia hai perseguito un sogno facendolo diventare realtà, mentre nel resto del mondo, applaudono, approvano e condividono la tua opera e i tuoi atteggiamenti umani e politici. Il pensiero non può che correre a tutti quei migranti che fin dal primo sbarco sulle coste di Riace ti hanno incontrato sulla loro strada, e che oggi con tutto l’affetto di cui sono capaci non fanno altro che ringraziarti e esprimerti gratitudine perché li hai salvati. Hai sfruttato le facoltà, le capacità e i mezzi che in qualità di sindaco disponi, anche forse, non curandoti troppo di certa burocrazia (una vita umana vale più di mille leggi), affinché non diventassero merce di scambio, ma per aiutarli e accoglierli, integrandoli nella tua comunità, così da arricchirla, ripopolarla, facendola diventare un esempio edificante di villaggio globale da replicare in altri paesi e nello stesso tempo un monito per tutte le ‘democrazie’ capitalistiche d’occidente che da sempre colonizzano l’Africa, mentre ai popoli che loro stessi governano impongono tagli e austerità per tutelare gli interessi dei ricchi capitalisti. Tu che, mentre altri dicevano no, fingendo di ignorare che tutto questo è colpa degli europei, o comunque “yankee”, Italia inclusa, che hanno invaso “casa loro”, li hanno cacciati via dalle loro terre per occuparle e saccheggiarle, per accaparrare petrolio, gas, minerali e molte altre risorse, tu i profughi li facevi accomodare nelle case disabitate del tuo paese ridando loro quella dignità che altri avevano rubato. Non ci sono accuse che possano annichilire quanto di straordinario hai fatto e continui a fare per gli ultimi e gli indifesi. E non ci sono imputazioni che possano condannarti per aver indicato la via maestra che porta al riscatto. È l’unica percorribile, sulla quale si incontra la vera politica, quella che si occupa dei problemi senza fare demagogia, che garantisce i diritti di tutti, che apre gli occhi a chi non vuole vedere le pratiche xenofobe e razziste che costruiscono bombe sociali con le quali innescare le guerre tra poveri e sfruttati a tutto vantaggio degli sfruttatori. Mimmo non arrenderti, non sarai mai solo! Al tuo fianco ci sono quelli che hanno il coraggio e la fierezza, come te, di salutare col pugno chiuso testimoniando la loro militanza definendosi con orgoglio “Compagni”, che credono ancora nella forza degli ideali di libertà, uguaglianza e giustizia sociale e riescono a vederne la bellezza, quelli che… il nostro cuore ci porta sempre e comunque a indignarci contro le ingiustizie verso chiunque e in qualunque parte del mondo, quelli saremo sempre al tuo fianco e uniti staremo dalla parte degli ultimi, dei vinti e dei più deboli, di coloro che non hanno voce, che riescono solo a sussurrare e con loro sussurreremo e avremo la forza del vento, quel vento che spazzerà l’odio, il male, lasciando spazio alla realizzazione di quella visione di mondo fatto di fratellanza e pace totale. Una società in cui il dovere di ognuno si manifesti nel benessere dell’altro, dove ci sia lavoro per tutti, quel lavoro, come dice Marx, che sia “manifestazione di libertà”, e non abbia carattere ripugnante in quanto schiavistico e servile. Un mondo in cui non ci si angosci per la mafia, per la malasanità, per la disoccupazione. Una comunità solidale, dove si abbatteranno innanzitutto le disparità sociali e le disuguaglianze tra gli esseri umani, in cui regni l’armonia tra i popoli e il rispetto verso la natura. Un nostro grande compagno rivoluzionario, il “guerrillero heroico” dice che “un vero rivoluzionario è animato sempre da grandi sentimenti d’amore”. Tu lo sei compagno Lucano e noi siamo con te. Hasta la victoria! Pasquale Aiello


Mimmo, nessuna accusa distruggerà la via maestra che ci hai indicatoMimmo, nessuna accusa distruggerà la via maestra che ci hai indicatoMimmo, nessuna accusa distruggerà la via maestra che ci hai indicato

Se ti dico Lucano ti 'ngazzi!

GUERRIERO DI CARNE Privata dei Bronzi e pure del nome Riace ritrovava in Lucano un altro vivo e arcaico proprio guerriero. Scrutava il mare sorpreso da sbarchi non dei temuti Saraceni pronti a stupri e saccheggi ma di profughi. Affamati di vita e di pace li accolse spalancandogli cuore e braccia e con loro oggi trattato qual criminale restituì e vita e speranza ai migranti e a Riace solitaria. Enrico Costa

Siamo tutti clandestini Non è stato un giorno qualunque il 6 ottobre per la tranquilla città dei Bronzi che poggia su un lembo di terra a pochi chilometri dal mare. È stato un giorno memorabile. Nessuno si sarebbe aspettato che il popolo della sinistra, quella vera si sarebbe riversato e avrebbe invaso le strade urlando “Mimmo libero”. Una manifestazione senza retorica, all'insegna dell'attivismo sociale per ribadire il cosmopolitismo di cui il modello Riace costituisce la più emblematica espressione. “Siamo tutti clandestini” è stato uno degli slogan che ha accompagnato il corteo, quasi a significare che clandestino è ciascun individuo e dunque clandestino diventa sinonimo di essere umano. Esiste, e ciò è confortante, una sinistra che crede in quei valori che dopo la caduta del muro di Berlino sembravano essere diventati evanescenti. La figura di Lucano che, dalla finestra della casa in cui si trova agli arresti domiciliari, saluta la folla con un sorriso visibilmente commosso è la sintesi del fatto

che esistono uomini che credono nel bene fine a se stesso e che non agiscono pensando al proprio tornaconto. L'integrazione è il fine, l'umanità è il mezzo. Se nelle nostre personali interrelazioni fossimo animati sempre dallo spirito di umanità potremmo auspicare al mondo descritto da John Lennon in Imagine e così saremmo tutti sognatori i cui sogni sarebbero realizzati. E poi c'è “Bella Ciao” inno della resistenza intonato dai manifestanti che non può non commuovere. Lacrime dunque che si sono mescolate alle gocce di pioggia che ha sorpreso ma non intimorito il corteo. Pioggia che dopo qualche minuto ha lasciato spazio al sole col diradarsi delle nubi. E, così, i riflettori sulla vicenda non si spegneranno, perché, finché un briciolo di umanità continuerà ad alimentare anche solo qualcuno di noi, dimostrerà che i partigiani, prima, e i padri costituenti, poi, non operarono invano. Beatrice Macrì

Finale di un torneo di calcio tra una squadra della Ciociarìa e una della Bergamasca. Vicini sugli spalti due tifosi delle due squadre. A un certo punto un giocatore della squadra ciociara colpisce il palo e il tifoso ciociaro dice: -Ha pigliatu lu palu.- L'altro lo corregge: - Si dice “il” palo. Poi i ciociari segnano e il tifoso contento: - Ha' vistu? Ha segnatu lu gol. Seccato, l'altro lo corregge di nuovo: -“Il”, si dice “il” e non “lu”. Durante l'intervallo della partita i due si presentano: - Piacere, Giovanni.- dice il bergamasco. -Piacere miu, Ilciano.- dice il ciociaro. -Ilciano?, ma che razza di nome è Ilciano?-Veramente me chiamu Lucianu, ma si ti dicu Lucianu tu t'ingazzi! Ecco, a occhio e croce e riesumando la notissima frase di Andreotti “A pensare male si fa peccato ma si indovina”, nella vicenda che vede il sindaco di Riace confinato ai domiciliari per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, verrebbe da pensare che Lucano abbia fatto incazzare più d'uno. Il Ministro dell'Interno Salvini, in primis. Il quale, pur di sputtanarlo, non ha esitato a rilanciare sui social l'intervista nella quale il vicesindaco dell'Amministrazione battuta alle elezioni dall'attuale -condannato in via definitiva, riferiscono i quotidiani nazionali, per intestazione fittizia di beni aggravata dal favoreggiamento alla 'ndrangheta - spara a palle incrociate contro Lucano. Non occorre essere esperti di dietrologia e complottismi per immaginare il perché: vige in ambito calcistico la vulgata secondo la quale, se entrambe le squadre in campo si lamentano dell'arbitro, significa che questo ha arbitrato bene. Se tanto mi dà tanto, dunque, il nostro Lucano, che è riuscito nell'impresa di scontentare tanto il Ministro dell'Interno Minniti, con il quale condivide la stessa radice ideologica, quanto il di lui collega Salvini che lo ha catalogato uno zero, è bravo quanto e più di Collina. A proposito di complottismi, il mio fraterno amico e compagno di scioglimento per infiltrazioni mafiose (sic!) Sisì Napoli, da tempi non sospetti vicino a Lucano al punto da mettere su a Riace un ambulatorio medico per gli immigrati nel quale le prestazioni sono completamente a carico di sponsor, della questione ne sa parecchio più di tanti altri e ha certezze granitiche più volte esposte coram populo, assumendosene la responsabilità con l'onestà intellettuale che lo contraddistingue. Lucano è vittima di una manovra tesa a demonizzare il modello Riace, acclamato in tutto il mondo, perché esso smaschera l'inanità, il pressappochismo e la miopia delle politiche messe in atto dall'Italia e dagli altri Stati dell'UE che, sull'immigrazione, marciano in ordine sparso. È un'analisi un po' pro domo sua, del modello Riace, ma la rispetto. Contesto, tuttavia e per mio conto, che l'accoglienza generalizzata, sans façon e senza regole ferree, rischia di generare mostri. Dietro questo esodo biblico ci sono, anche!, interessi che trascendono le nostre (le mie, almeno) capacità di analisi: non si tratta di stare con chi dice “prima gli Italiani” o “aiutiamoli a casa loro” né, in un mondo ormai interamente globalizzato, di volere preservare incontaminati la nostra cultura, la nostra religione, i nostri usi, le nostre tradizioni. Men che meno, la nostra razza. Il pericolo rappresentato da questi disgraziati che arrivano senza che si sia approntato un progetto globale ben sperimentato e consolidato e senza un'Europa che accetti di farsene carico uniformemente in barba al trattato di Dublino, riconoscendo che le frontiere meridionali dell'Italia sono anche le sue frontiere, è quello di riproporre qui in Italia il disagio delle seconde e terze generazioni che angoscia la Francia con gli immigrati delle vecchie colonie d'Outre-Mer. Gente costretta a fare i lavori più umili, che si tiene ai margini della società rinchiudendosi volontariamente nei ghetti delle banlieue, che, invece di cercare il riscatto e l'integrazione, di

uniformarsi e condividere, attribuisce allo stile di vita che avrebbe già dovuto assimilare, nel quale è nata ed è stata allevata, la colpa dei propri problemi e del proprio malessere. Oggi Nanterre, un caso per tutti, splendida cittadina a uno sputo da Parigi, sede della seconda più antica Università d'Europa dopo Bologna e nella quale nel maggio del '68 esplose la contestazione giovanile, è quanto di più simile a una casbah ci sia in Occidente. Ribatte Sisì, appellandosi a una questio perpetua, che non sempre legalità e Giustizia coincidono e che quello di Lucano è un atto di disobbedienza civile contro una legge iniqua. Lucano uguale Gandhi, l'equazione. Che legali erano i campi di concentramento e ugualmente legale era gasare gli ebrei. Ma non giusto. Che Schindler, in base alla legge vigente, in Italia oggi finirebbe in galera per favoreggiamento. Sisì è medico preparato e coscienzioso non un conoscitore del Diritto ma, se lo fosse, scommetto che mi sciorinerebbe il vecchio motto latino “summum ius summa iniuria” ignorando, candido com'è, che questo è sempre stato l'escamotage di chi al Diritto cerca di sottrarsi. Mi domando: cosa accadrebbe se a questo mondo facessimo tutti a questo modo, se tutti trovassimo delle buone ragioni morali e/o di principio per non rispettare le leggi dello Stato democraticamente costituito? Se, tornando dall'ospedale, com’è successo a qualcuno, o da una vacanza, trovassimo casa occupata, quale spirito dovrebbe prevalere? Quello del Diritto, confermato proprio in questi giorni dalla Corte di Cassazione che ha richiamato le Amministrazioni locali ad attuare in tempi brevi le ordinanze di sgombero degli immobili abusivamente occupati perché non si può consentire ai rei di godere del frutto del reato e del bene altrui (così stravolgendo ogni fondamento dello stato di diritto), o quello umanitario nei confronti degli “invasori” che dovrebbe portarci a prendere, senza battere ciglio, lo spazzolino da denti e andarcene sotto il primo ponte? Già, allo stato attuale, ognuno pretende di interpretare la norma a suo piacimento - tot capita, tot sententiae -, cosa accadrebbe se si lasciasse tutto allo spontaneismo? Se già, in tutti i campi, l'obbligatorietà della norma cede il posto alle pastiglie glicerofosfate cantate da Carosone, al fai da te, al relativismo, quanto tempo ancora ci separerebbe dal ritorno al far west? L'India di Gandhi viveva sotto il tallone dell'Impero Britannico, dunque, sottostava a leggi imposte da stranieri occupanti e non emanate da libere istituzioni, perciò, la disobbedienza oltre che lecita era un atto politico doveroso. Gli attentati erano doverosi. Lucano, e noi con lui, non abbiamo questa necessità, il nostro imperativo categorico è di rispettarle le nostre leggi. Che non sono contra aliquem. Egli, addirittura, di imperativo ne ha uno in più di noi altri: egli, accettando la carica di sindaco, ha giurato di osservarle le leggi. Ma a questo particolare, non certo di poco conto, finora, non mi pare che qualcuno abbia fatto cenno. Se ha deciso in coscienza di cambiare idea, transeat, solo gli idioti non cambiano mai idea, si dice, ma da qui ad aspirare all'immunità, a un trattamento differente da quello destinato a chiunque altro, ce ne corre. Legenda vorrebbe (tutto fa brodo in tempore di giustificazionismo) che la vecchia mafia togliesse ai ricchi per dare ai poveri: ammesso che fosse vero, per questo, allora, i vecchi mafiosi avrebbero dovuto godere di una clemenza non riconosciuta ad altri? Sarebbe stato giusto? Magari, come successo per la schiavitù - legale all'epoca ma non giusta -, nei lustri o nei decenni a venire le leggi sull'immigrazione cambieranno perché fa parte della peculiarità del Diritto essere, per definizione, il più fedele interprete del mutare delle esigenze della società, ma fintanto che la legge vigente non viene cambiata, va rispettata così com'è, da Lucano come da chiunque altro. Quando si comincia a giocare a briscola valgono le regole della briscola finché non finisce la mano; se qualcuno pretende di cambiarle nel corso della mano il gioco viene snaturato. Giusto è, allora, che costui si alzi dal tavolo e se ne cerchi un altro dove vigano regole che gli siano più congeniali. Ieri l'altro, Sisì mi ha inviato per messaggio un passo da un libro di Henry David Thoreau sulla disobbedienza civile nel quale il filosofo e scrittore statunitense dice che le leggi sono fatte da persone che detengono, sì, il potere ma non tengono in conto il parere né le esigenze del popolo e perciò, va da sé, che, limitando la libertà degli individui, è giusto siano violate. Il Governo migliore è quello che non governa, in sintesi. Cose che, più o meno dalla metà dell'800, iniziarono a pensare in tanti altri, da Kropotkin a Proudhon e, più di recente, Orwell, Camus e il nostro Silone. O quanta species!, verrebbe da dire se quel pensiero non si chiamasse Anarchia. Se una così nobile “pensata” non avesse spinto Gaetano Bresci a uccidere Umberto I e il serbo Gavrilo Princip a uccidere l'Arciduca Francesco Ferdinando e la moglie Sofia. Così da dare fuoco, da pacifista, alla miccia della I Guerra Mondiale. Alcuni hanno detto che il grado di civiltà di un popolo si misura dallo stato delle sue carceri, altri da come tratta gli animali; io penso che il popolo il più civile è quello le cui leggi, non potendo soddisfare tutti, soddisfino le attese della più parte della collettività. Secondo la definizione dello Ius Praetorium: vel supplendi, vel adiuvandi, vel corrigendi, iuris civils gratia propter utilitatem publicam. La Legge non può e non deve essere elastica perché l'elasticità di qualunque cosa si deteriora con il tempo e con l'uso che se ne fa; non può e non deve essere interpretata per gli amici e applicata per i nemici e né può né deve essa valere a giorni alterni perché perderebbe la sua essenza di universalità. Per quanto la cosa abbia incontrato in un recente passato il gusto (e le pretese!) di un certo ex premier italiano ispiratore e fruitore di parecchi lodi. Lucano ha fatto una scelta nobile. Conosceva, proprio perché ragionata, quali conseguenze questa scelta determinasse. Da vero uomo del Sud con la schiena diritta qual è, le accetti e non si faccia fuorviare da personaggi che cercano, attraverso lui e la sua vicenda, notorietà o nuovo spolvero, millantandone condivisione e vicinanza ideale e politica. Ne faccia serenamente a meno e, come Amatore Sciesa, dica “tiremm innanz”. Prenda la sua croce e, davanti a un eventuale plotone di esecuzione, rifiuti la benda sugli occhi e dimostri di sapere affrontare senza cedimenti il suo destino di galantuomo. Da galantuomo! Si ricordi della frase lapidaria che abbiamo tutti appreso studiando la battaglia delle Termopili: - O forestiero che vai a Sparta, di' che qui siamo tutti morti per obbedire alle sue leggi. Perché lo deve al suo nome, alla sua dignità e a questa parte di terra di Calabria che in lui assapora il conforto che proviene da un figlio di cui andare fiera. Sergio M. Salomone


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cultura www.larivieraonline.com

La Locride fu la Silicon Valley Lo studio “Locri Survey 2018”, presentato dall’Università Normale di Pisa martedì scorso, ha rivelato che la conformazione protostorica del nostro territorio garantì alle popolazioni dell’età del ferro e del bronzo un agio e uno sviluppo tecnico senza eguali nel resto della Penisola. L’età ellenica non avrebbe che confermato lo splendore di Locri, mentre quella romana avrebbe anticipato il medioevo e garantito ricchezze sopravvissute fino all’Unità d’Italia…

Locri? Fino all’epoca moderna era un agglomerato urbano dalla ricchezza invidiabile. Ad affermarlo sono gli autori della ricognizione archeologica “Locri Survey 2018”, attraverso la quale un gruppo di esperti, proveniente dall’Università Normale di Pisa, ha cercato, negli ultimi 20 giorni, di portare alla luce i molti segreti che il nostro territorio ancora custodisce. Martedì scorso, presso la biblioteca comunale di Palazzo Nieddu del Rio, questi studiosi hanno presentato i dati preliminari dello studio, che fa seguito a un’ispezione archeologica già effettuata lo scorso anno e si concentra sulla conformazione territoriale per cercare di comprendere come essa sia mutata nel corso dei secoli. Lo scopo della ricerca non è solo didattico, ma anche divulgativo, e finalizzato dunque a spiegare alla nostra comunità come vivere con maggiore consapevolezza il territorio, con l’augurio di permetterle di programmare meglio e di sfruttare opportunità che, a un’analisi superficiale, potrebbero non apparire come tali. La ricerca degli esperti e studenti toscani, avviata lo scorso 16 settembre dall’assunto che Locri fosse la fiorente città magnogreca di cui ci raccontano le cronache elleniche e i molti reperti che ancora oggi possiamo osservare presso il Museo e Parco Archeologico di Locri Epizephiri, cerca di

rispondere alla domanda relativa a come la comunità locrese sia diventata quella culla di cultura mediterranea di cui Nosside si è fatta la più importante esponente e, soprattutto, come si sia trasformata durante l’epoca romana e quella medievale. Non è purtroppo semplice dare una risposta a queste domande, eppure gli esperti della Normale non esitano ad affermare che la forza socio-economica della città fosse da ritrovare nelle risorse del territorio, da sempre ricchissime. Basandosi su di esse e sulla conformazione naturale della Calarbria, le popolazioni protostoriche locresi, residenti non solo nell’area dove sorge la moderna città di Locri, ma anche in quelle di competenza dei comuni di Antonimina, Ardore, Ciminà e Sant’Ilario, erano non solo molto certosine nel confezionamento di utensili in ferro e bronzo, ma anche abbastanza avanzate tecnologicamente da riuscire a realizzare grandi giare (del tipo che si sarebbe poi più capillarmente diffuso in epoca ellenica) utili a conservare grandi quantità di cibo. Non solo: stando ai ritrovamenti, circa 200 solo nel corso della campagna di quest’anno, si può ragionevolmente presumere che questi contenitori venissero sfruttati anche per l’inumazione dei cadaveri, a riprova di un generale agio della popolazione che si sarebbe protratto in

maniera uniforme in tutti i piccoli agglomerati urbani fino all’età classica. Con il V secolo a.C. gli insediamenti rurali che costellavano le pendici delle montagne di Sant’Ilario avrebbero potuto fare affidamento anche sulla ricchezza garantita dall’estrazione di calcare, materiale con cui sarebbe stata realizzata l’area di Marasà e tante altre opere edili tra le quali figurerebbe un (incompiuto) avamposto di osservazione che, dalle parti della torre di Castellace, dominava con un unico sguardo una vasta porzione di Ionio. L’aspetto singolare, per quanto sottolineato dagli esperti della Normale durante la presentazione di martedì, sarebbe l’assenza di santuari rurali, le cui funzioni sarebbero invece state assunte da punti votivi e poli di distribuzione di ceramiche corinzie il cui collocamento è tuttavia difficile da stabilire, dato che la conformazione del territorio fa supporre che i reperti di questo genere ritrovati durante l’ultima ricognizione siano stati trasportati da frane, colate di fango o persino dal deposito di materiali inerti condotti nel corso dei secoli. I centri abitati del comprensorio insistevano su pochi assi viari molto frequentati, attorno ai quali, in età romana, si sviluppò una società rurale in cui a farla da padrone erano pochi grandi proprietari terrieri, una struttura sociale che anticipava in qualche modo il sistema del vassallaggio

Un francobollo per i 50 anni del quotidiano “Avvenire”

Il MuSaBa inserito tra i "Luoghi del Contemporaneo" del MiBACT Dopo la Biennale di Venezia Architettura 2018 Arcipelago Italia, arriva un altro riconoscimento per il MuSaBa. Il Museo di Santa Barbara viene inserito in "Luoghi del Contemporaneo", la piattaforma promossa dalla Direzione Generale di Arte e Architettura contemporanee e Periferie urbane del MiBACT per mappare gli spazi dell'arte contemporanea in Italia. Dopo 50 anni di creatività e duro lavoro di Nik e Hiske, che hanno creato dal nulla un Parco Arte Architettura Unico in Europa, ancora oggi la Calabria tutta non sa apprezzare pienamente e promuovere il MuSaBa quale highlight da non perdere in una regione difficile come la nostra.

Lo scorso 11 ottobre il Ministero dello Sviluppo Economico ha emesso un francobollo ordinario appartenente alla serie tematica “le Eccellenze del sistema produttivo ed economico” dedicato al quotidiano “Avvenire”, nel cinquantenario della fondazione. La vignetta raffigura la prima pagina del quotidiano “Avvenire” del 4 dicembre 1968, anno di fondazione, affiancata ad una prima pagina degli ultimi anni, in un ideale racconto dei suoi cinquant’anni di storia. A sinistra lo scorcio di un paese con un campanile rappresenta il riferimento culturale del quotidiano. In alto è riprodotto il logo del cinquantesimo anniversario.

A Locri la campionessa olimpica Valentina Vezzali per ricordare Francesco Fortugno È in programma il prossimo martedì 16 ottobre a Locri l'evento commemorativo in ricordo di Francesco Fortugno, Vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria assassinato dalla 'ndrangheta il 16 ottobre del 2005. La manifestazione nel corso degli anni si è sviluppata e consolidata quale momento di rifles-

sione, promozione culturale e impegno civile in grado di coinvolgere tantissimi giovani non solo della Locride ma di tutta Italia, anche in ragione dei numerosi progetti didattici e divulgativi svolti in stretta collaborazione con il Ministero dell'Istruzione. Quest'anno al centro dell'iniziativa ci sarà il seguente tema: "Sport & Legalità. Avversari sempre, nemici mai", con l'obiettivo di rendere protagonisti i giovani di un momento di confronto costruttivo circa i valori di lealtà sportiva, rispetto delle regole e correttezza nei confronti dell'avversario. Per l'occasione saranno presenti a Locri, Valentina Vezzali campionessa olimpica Fiamme Oro Polizia di Stato, Francesco D'Aniello argento olimpico Fiamme Oro Polizia di Stato, Franco Chimenti Vicepresidente del CONI e Filippo Ritondale, Generale di Corpo d'Armata Guardia di Finanza. La tavola rotonda, che sarà ospitata nel Liceo Scienze Umane e Linguistico Giuseppe Mazzini di Locri, avrà inizio alle ore 10.45 e sarà moderata dal giornalista Rai, Antonio Lopez.


Sabato sera a Locri la presentazione del libro “Cosa significa oggi essere di destra?”

y della preistoria diffusosi nei secoli successivi in tutta Europa e in grado di sopravvivere, nel nostro comprensorio, fino alla bonifica della marina avvenuta in età contemporanea, che avrebbe convinto la popolazione a scendere verso la costa incentrando così lo sviluppo economico sul settore ittico. In tutto questo lasso di tempo, la Locride sarebbe rimasto un territorio riccamente popolato, in grado di fondare le proprie fortune su un’economia spesso privata ma comunque in grado di dare grandi soddisfazioni alle famiglie che vi dimoravano, senza segni di quell’arretratezza economica sopraggiunta invece in seguito all’Unità d’Italia. Un riscontro archeologico delle tesi da sempre sostenute da centinaia di meridionalisti, a cominciare dal compianto ex direttore de “La Riviera” Nicola Zitara, che già negli anni ’70, nel suo “L’Unità d’Italia: nascita di una colonia”, spiegava attraverso le teorie marxiane come la scelta di dirottare le risorse economiche della nostra neonata nazione sul futuro Triangolo Industriale fosse figlia di una decisione politica deliberata, e non già dettata dalla conformazione territoriale o dell’indolenza meridionale spesso denunciata dalla storia. Jacopo Giuca

Chi abitava anticamente il nostro comprensorio era un vero e proprio maestro nella produzione di utensili in ferro e bronzo. La produzione di anfore di grandi dimensioni sarebbe cominciata secoli prima dell’arrivo dei coloni greci e l’intera città ellenica di Locri (nella foto in altro a sinistra), sarebbe stata edificata sfruttando una vena calcarea scoperta nei pressi di Sant’Ilario. La peculiarità del centro abitato? Pochissimi centri dedicati al culto…

Si terrà sabato 20 ottobre 2018, presso il salone di Palazzo Nieddu di Locri, l’incontro con il giornalista e scrittore Marcello De Angelis per la presentazione del libro “Cosa significa oggi essere di destra?” (Pellegrini editore). Icona storica della Destra Sociale, ex parlamentare, già direttore di Area e del Secolo d’Italia, De Angelis, a distanza di alcuni anni dal tramonto di quella esperienza, ha rimesso in fila fatti e misfatti politici e culturali che hanno impresso il marchio dell’incompiutezza al processo di maturazione definitiva d’una destra di governo, e con il suo stile raffinato ma leggero, pone al pubblico una questione fondamentale: destrasinistra è ancora una dicotomia valida per orientarsi? Che senso ha indugiare in una retrospettiva lagnosa o autoassolutoria, oggi che una nuova e forse inattesa possibilità di vittoria si apre davanti a un

centrodestra ben ripensato? Nell’era del governo pentaleghista la risposta non è scontata e sebbene il volume sia stato scritto prima che l’esperimento giallo-verde si realizzasse, il ragionamento dell’autore resta attualissimo. L’incontro è stato organizzato da “Locri Patria Nostra” e “Iter – percorsi ed idee”, e sarà intervistato dal collega Rosario Condarcuri. De Angelis narrerà una vita di esperienze e delusioni, di credo politico e fedeltà, di scissioni e nuove proposte (dal velleitarismo rivoluzionario giovanile alla maturità del “Partito della Nazione” – non quello renziano), dal crollo del PdL alle esperienze politiche di Fini, dal partito unico ai populismi, per concludere, sul rilancio di ciò che appare oggi necessario e indispensabile nel mondo politico in virtù dello scollamento tra popoli ed élite!

MARINA DI GIOIOSA

“In Calabria ho Sul magazine “Confidenze” lasciato la mia pelle” il racconto di Brenda Femia Sul numero di “Confidenze” in edicola il prossimo 16 ottobre verrà pubblicata la storia raccontata da Brenda Giulia Femia, figlia dell’ex sindaco di Marina di Gioiosa. Brenda ha infatti partecipato al concorso indetto da “Confidenze”, testata storica della Mondadori, e la sua storia è stata considerata meritevole di pubblicazione.

Il giornalista di La7 Tommaso Labate. in occasione della presentazione del suo ultimo libro a Vibo Valentia, ha ricordato il suo legame indissolubile con la sua Marina di Gioiosa. “Qui ritrovo sempre me stesso”. In occasione del Festival Leggere&Scrivere di Vibo Valentia, Tommaso Labate racconta la storia di una generazione che ha fatto i conti con l’irresistibile inerzia della rassegnazione. È questo il tema del libro “I Rassegnati”, che si riferisce a una generazione caratterizzata da una matrice di non-reazione. Ma qual è stata l’azione che ha rilegato in un angolo i quarantenni di oggi? “Di azioni ce ne sono state tante, e le ripercorro raccontando gli anni Novanta e le scelte socio-politiche di quel tempo. Scelte e pas-

saggi storici che hanno smorzato le speranze, conducendo in un vicolo cieco quella generazione - definita da Mario Monti “perduta” alla quale è mancata un momento fondativo, un comodino solido su cui poggiare i propri ideali, una visione del mondo, qualche mezza certezza, qualche santo… qualche eroe. Ma da quel vicolo cieco, sono convinto, se ne possa uscire”. Abituale ospite di talk show televisivi come opinionista, Labate è stato commentatore sportivo nel programma Mediaset di Pier Luigi Pardo Tiki Taka e ha condotto due programmi: “In onda” e “#CorriereLive”, prima di approdare a La7 con “Fuori Onda”, ma resta sempre legato alla sua Calabria, alla sua Marina di Gioiosa, alla quale appena possibile torna dai suoi affetti più cari.

Davide Campisi al Festival di Percussioni del Myanmar Dal 31 ottobre al 13 novembre 2018 Davide Campisi, percussionista e cantautore, da qualche anno trasferitosi a Siderno, parteciperà a un tour di due settimane in Myanmar (Ex Birmania) in occasione del Festival Internazionale di percussioni “Gongs & Skins”. Organizzatore del festival il “Goethe Institut” di Yangon il quale ha dato il via ai preparativi partendo dalla straordinaria ricchezza delle tradizioni percussive, che rappresentano uno dei tesori intangibili del Sud-est asiatico. L’iniziativa riunirà in Myanmar percussionisti di tutto il mondo i quali, oltre a presentare il loro spettacolo da solisti, sotto la guida

dell’artista tedesco Bernhard Wulff, lavoreranno insieme allo spettacolo che andrà in tour nelle varie località del Myanmar. A rappresentare l’Italia oltre a Davide

Campisi ci sarà anche il musicista Luca Bruno, docente di percussioni presso il Conservatorio scuola di musica di Lugano. A volere la partecipazione di Davide Campisi al “Gongs & Skins” è stato proprio Bernhard Wulff, professore di percussioni presso l’Università di Musica di Friburgo e direttore artistico di numerosi festival di musica moderna e tradizionale tra cui quello internazionale di Musica Contemporanea “1000 BEATS 2018”, tenutosi al Parco Archeologico di Selinunte. In tale occasione Campisi ha partecipato vincendo il PYPR Innovation Lab, come miglior percussionista solista.



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ANGOLO FOOD

Arte&co

LA RICETTA: RUOTE AL SUGO DI SALSICCIA Ingredienti per 4 persone: 400 g di ruote, 3 nodi di salsiccia di carne, 300-400g di passata di pomodoro, 1 bicchiere di vino bianco, 1 cipolla, 1 carota, 1 costa di sedano, noce moscata, olio, sale, pepe.

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“È da un po’ di tempo che ho deciso di vivere la mia terra guardandone solo le bellezze, tanto c’è già un bel numero di persone impegnate a guardarne solo i difetti”

Da Siderno a Los Angeles per diventare modello e attore Giuseppe Futia, 21 anni, ci racconta la sua avventura professionale nel mondo glitterato della moda. Partito da Siderno, dove è nato e cresciuto, anche professionalmente, grazie all’esperienza con LocriTeatro di Bernardo Migliaccio Spina, oggi Giuseppe calca i set fotografici di Zalando, Pull&Bear, Snipes e Heron Preston e confessa: “La mia fortuna? Essere nato in Calabria”

«Un anno fa sono partito per Hollywood, dopo essere stato ammesso alla Stella Adler Academy of Acting. Mi sono ritrovato in una città piena di occasioni, di gente da conoscere e di posti che prima avevo solo visto nei film. A Los Angeles si respira un’aria diversa, si ha la sensazione che davvero tutto può succedere. Ed è lì che ho conosciuto il mio manager, Paul Fisher, che mi ha aiutato tantissimo e guidato verso la giusta direzione per iniziare la carriera di modello. Dopo appena due mesi c’erano già tre diverse agenzie che mi volevano in Inghilterra, Spagna e Germania. A marzo 2018 è arrivata la prima proposta di lavoro da Pull&Bear, con cui sto lavorando anche in questi giorni. Ogni settimana mi sposto tra Londra, Berlino e il nord della Spagna». Giuseppe Futia, 21 anni, ci racconta la sua avventura professionale nel mondo glitterato della moda. Da Siderno, dove è nato e cresciuto, ai set fotografici per Zalando, Pull&Bear, Snipes, Heron Preston e per riviste patinate come Gentleman Magazine. Passando per una scuola di alta formazione come LocriTeatro di Bernardo Migliaccio Spina. Qual è il prossimo traguardo che speri di raggiungere in questo campo? Questo lavoro ti fa viaggiare in tutto il mondo, se c’è uno sfizio che mi piacerebbe togliermi è quello di visitare l’Asia. Tokyo ha il suo appeal! Inoltre, certi set fotografici ti fanno sentire come se fossi finito in una sorta di carnevale: vestiti strani, trucchi ancora più strani e location assurde. Non sarebbe male lavorare in qualcosa del genere. Alla fine non ho nessun obiettivo specifico se non quello di divertirmi e fare belle esperienze, ho imparato che tutto il resto viene da sé.

Il teatro è ancora tra i tuoi progetti? E il cinema? Assolutamente sì. Non appena si presenta un provino mollo tutto e mi concentro su quello. Il mio errore era pensare che dovevo fare solo quello, senza considerare nient’altro. Ho imparato, invece, ad apprezzare e a lavorare con quello che mi viene proposto. L’America mi ha aperto gli occhi su questo, a Hollywood dicono: “da qualche parte devi pur iniziare”. Il teatro è senza dubbio la dimensione artistica più bella che ho vissuto sinora, e mi attira pure molto il set cinematografico, il cinema ha una magia speciale. Una delle mie citazioni preferite è “non cambiare mai i tuoi obiettivi, cambia l’approccio”. Prima di essere ammesso alla Adler di Los Angeles cosa hai fatto? Dopo la maturità, nel 2016, ho passato l’estate a prepararmi col mio acting coach per l’audizione alla Paolo Grassi di Milano, mentre allo stesso tempo lavoravo metà giornata come cameriere. Dopo due mesi a Milano, non avendo passato le selezioni in accademia, ho deciso di tornare a casa e prendermi del tempo per capire in cosa potevo migliorare e come potevo farlo. La pressione di fare bene può mangiarti vivo in questo campo, così ho deciso che avrei passato il mio tempo ad allenarmi, leggere, meditare. Ho anche avuto la possibilità di preparare uno spettacolo con LocriTeatro, la compagnia con la quale sono cresciuto e che mi ha dato davvero tanta soddisfazione. Prima che me ne accorgessi arrivò giugno dell’anno dopo ed è ricominciato il panico per il da farsi. Mi ha aiutato molto la mia amica Sabine Steiner, bravissima fotografa, conosciuta a teatro, che mi ha spinto a buttarmi in questa nuova avventura e a fare domanda per l’accademia di Los Angeles. Ho passato interi pomeriggi a studiare tedesco con lei e ho pensato: o la va o la spacca, tanto non ho niente da perdere. Il momento in cui ho saputo che ero stato ammesso è stato uno dei più belli della mia vita, non c’era solo il fascino di Hollywood ma anche e soprattutto la possibilità di ricominciare a studiare e fare quello che più mi piace: recitare! Così ho ripreso a lavorare come cameriere per tutta l’estate, ho messo un po’ di soldi da parte, e il 2 ottobre 2017 sono partito avendo la certezza che la mia vita non sarebbe stata più la stessa. Quanto è lontana ora Siderno per te? Come altri miei coetanei ho passato tanto tempo a sentire il peso della “maledizione di essere nato al Sud”: non c’è lavoro, non c’è progresso, la mentalità è quella che è, ecc. Poi ho capito che è proprio questo tipo di pensiero che frega, che ci frega tutti. Non si può cambiare in meglio se ci si aspetta il peggio. È una bella scusa per stare comodi dire “tanto qui va tutto male, a che serve cercare di cambiare qualcosa”. È da un po’ di tempo che ho deciso di vivere la mia terra guardandone solo le bellezze, tanto c’è già un bel numero di persone impegnate a guardarne solo i difetti, uno in più non serve. La Calabria è una terra meravigliosa per molti motivi e sono felice d’essermi accorto abbastanza presto della fortuna che ho a esserci nato. Articolo originariamente apparso su apostrofiasud.it Maria Teresa d’Agostino

Direttore responsabile:

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO

Direttore editoriale: ILARIO AMMENDOLIA COLLABORATORI: Jacopo Giuca, Lidia Zitara, Sara Leone, Giuseppe Romeo, Orlando Sculli, Sonia Cogliandro, Serena Iannopollo, Gaetano Marando, Rosalba Topini, Arturo Rocca, Franco Crinò, Giuseppe Gangemi. STAMPA: Se.Sta srl: 73100 Lecce

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Registrata al Tribunale di Locri (RC) N° 1/14 EDITORE - No così srl - via D.Correale, 5 - 89048 Siderno

Le COLLABORAZIONI non precedute dalla sottoscrizione di preventivi accordi tra l’editore e gli autori sono da intendersi gratuite. FOTOGRAFIE e ARTICOLI inviati alla redazione, anche se non pubblicati, non verranno restituiti. I SERVIZI sono coperti da copyright diritto esclusivo per tutto il territorio nazionale ed estero. GLI AUTORI delle rubriche in cui si esprimono giudizi o riflessioni personali, sono da ritenersi direttamente responsabili.

In un tegame scaldate due cucchiai d’olio e fatevi colorire le salsicce prima bucherellate con una forchettina. Appena diventano dorate ritiratele e nello stesso olio lasciate insaporire sedano, carota e cipolla ben tritati. Dopo 5 minuti aggiungete la passata di pomodoro e mescolate. Aggiungete le salsicce, poi un pizzico di sale e uno di pepe, la foglia di alloro e una grattatina di noce moscata. Spruzzate il vino e fatelo evaporare. Coprite le salsicce a filo con l’acqua, cuocete per un’ora a fuoco basso. Lessate le ruote in abbondante acqua salata, sgocciolatele e disponetele sul piatto da portata e conditele con il sugo.

IL COCKTAIL: HUGO Ingredienti: 3cl di sciroppo di sambuco 6 cl di vino spumante o di Prosecco, una strisciolina di buccia di limone, qualche fogliolina di menta fresca, alcuni cubetti di ghiaccio Il cocktail Hugo si prepara in un bicchiere da vino grande oppure in un tumbler. Versate nel bicchiere scelto qualche cubetto di ghiaccio, poi lo sciroppo di sambuco, il vino, la buccia di limone e le foglie di menta. Mescolate delicatamente e servite subito, completando con uno spruzzo di selz se volete rendere ancora più leggero questo cocktail.

IL DOLCE:

FAGOTTINI ALLE PERE Ingredienti per 6 fagottini: 1 uovo, 100g di zucchero, cioccolato a scagliem 120 g di burro, 300g di farina, 2 pere, 3 biscotti secchi. Sbucciate 2 pere e tagliatele a dadini. Fate rosolare le pere da utilizzare per riempire i fagottini in un padellino con poco burro, assieme a 20 g di zucchero, al cioccolato a scaglie e a 3 biscotti secchi sbriciolati. Preparate la pasta con 300g di farina, 120 g di burro, 80 g di zucchero, 1 uovo, qualche cucchiaio d'acqua e un pizzico di sale. Stendete sottilmente la pasta. Ritagliate dei quadrati di 10 cm. Farcite i fagottini con il composto a base di pere e richiuditele sigillando bene i bordi. Disponete i dolcetti su una teglia e lasciateli cuocere in forno preriscaldato a 180° per 25 minuti. Lasciate raffreddare prima di servire.


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P O C S O L’OR

the blob

Ariete Lunedì e martedì sarete di malumore e chi vi sta intorno farebbe bene a non pressarvi per non aumentare il vostro nervosismo… In compenso, mercoledì, giovedì e venerdì saranno tre giornate di grande ripresa, in cui non mancheranno novità ed emozioni.

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Vicinanza propizia Candeloro Imbalzano si fa fotografare in compagnia della ex Ministra dell’istruzione Mariastella Gelmini nella speranza che l’illustra compagnia possa essergli propizia nel caso di un suo impegno per le Elezioni Regionali del 2019.

Affacciati alla finestra Durante la manifestazione della scorsa settimana, il sindaco di Riace Mimmo Lucano non è stato l’unico ad affacciarsi alla finestra per salutare la folla accorsa a sostenerlo. Tra i curiosi, infatti, abbiamo pizzicato anche il papà del sindaco…

Benvenuta in famiglia Con questo scatto pubblicato sui social l’AC Locri 1909 dà il benvenuto nella sua grande famiglia a Laura Papa, giornalista di comprovata esperienza nel settore cartaceo e radiotelevisivo, che ricoprirà il ruolo di addetta stampa della società.

Special Guest Anche quest’anno ha riscosso grande successo l’iniziativa “Catoja in festa” realizzata in quel di Benestare grazie all’impegno del sindaco Rosario Rocca. In questa foto lo vediamo ritratto assieme ad alcuni concittadini e al “barone” Francesco Macrì.

Lettura pro bono Il nostro Giuseppe Belligerante, la scorsa settimana, ha voluto perorare la causa di Francesco Totti acquistando la sua biografia “Un Capitano”, attraverso la quale l’ex esponente della Roma ha voluto realizzare una raccolta fondi per l’Ospedale Bambin Gesu di Roma. L’ingegnere, il sindacalista e il vigile Totò Crinò, Nino “Petté” e Michele Galluzzo posano sorridenti dopo essersi resi protagonisti di un’animata (ma amichevole!) discussione nel bel mezzo del corso della Repubblica di Siderno.

Dal barbiere L’oriundo Cosimo Pedullà, mastro Uno staff di numeri 1 Ciccio, Cavallaro e Matteo si riunisco- Nel ricordare le splendide serate estino nella bottega di via Correale per ve del 2018, DJ Alfredo ha voluto condirci questa bella foto di gruppo, mitigare la propria nostalgia salutanche mostra in un unica soluzione do lo staff che ha permesso l’organiz(quasi) tutte le nostre fonti di inforzazione degli eventi, e in particolare mazione territoriale! Antonella, Federica, Giulia, Luana, Mariangela e Paola.

Ora u scarparu dipendedite! Il gruppo musicale dei “Dipende di te” augura il meglio allo “scarparo” di via Firenze, a Siderno, membro illustre della comitiva guidata da Mario Diano che questa settimana ha compiuto la paffutezza di cinquant’anni senza sentirne minimamente il peso!

Toro Con Mercurio e Venere in opposizione non mancheranno i momenti di difficoltà, sia a casa che sul lavoro. Le giornate più dure saranno quelle di mercoledì, giovedì e venerdì, quando lotterete anche contro una luna sfavorevole. Meglio sabato e domenica. Gemelli Lunedì e martedì avvertirete una mancanza di stimoli che potrebbe farvi compiere scelte affrettate solo per “smuovere le acque”… Mercoledì, giovedì e venerdì avrete una bella luna a portarvi fortuna, ma sabato e domenica saranno giornate di tensione… Cancro Non agitatevi se nelle giornate di lunedì e martedì tutto sembrerà andare storto, nelle giornate successive la situazione migliorerà nettamente e, tra sabato e domenica, ti troverai a vivere dei momenti davvero speciali, ricche di amore e di opportunità. Leone Non sarà una grande settimana, segnata da complicazioni nella vita sociale e nelle relazioni sul lavoro. Non è il momento giusto per lanciarsi in nuove imprese. Anche sul fronte sentimentale potreste andare incontro a litigi e forti incomprensioni. Vergine Vi aspetta una settimana serena, in cui non mancheranno buone notizie, soprattutto nelle giornate fortunate di lunedì e martedì. Risolverete problemi sul lavoro e troverete i contatti giusti per portare avanti i vostri progetti. Bene sul fronte sentimentale. Bilancia Sarà una settimana serena. Le giornate migliori saranno quelle di mercoledì, giovedì e venerdì, quando una luna favorevole sosterrà i vostri progetti lavorativi e vi regalerà belle emozioni sul fronte dei sentimenti. Nervose le giornate di lunedì e martedì. Scorpione Non mancheranno i colpi di scena in ogni ambito della vostra vita, da quello lavorativo a quello sentimentale. I single faranno incontri mozzafiato, mentre chi è già in coppia riscoprirà tutto il piacere della passione. Giornate super: sabato e domenica.

Sagittario Le stelle vi invitano a riflettere sulla vostra vita e i vostri progetti. Le giornate di mercoledì, giovedì e venerdì, con una bella luna fortunata, vi aiuteranno a capire cosa desiderate e a muovervi in quella direzione. Attenzione a sabato e domenica. Capricorno Cominciate la settimana alla grande: potreste ricevere quella risposta che state aspettando, oppure una bella notizia inattesa. L’amore procede a gonfie vele: Sabato e domenica saranno due giornate piene di romanticismo, da non dimenticare!

Acquario Ottobre non è un mese fortunato, ma la luna alleggerisce la situazione e vi regala tre giornate – mercoledì, giovedì e venerdì – davvero fortunate, in cui finalmente riuscirete a trovare il dialogo e a risolvere delle questioni rimaste in sospeso sul lavoro. Pesci Venere agisce in vostro favore e riempie la vostra vita di emozioni e batticuore. Single, guardatevi attorno, perché potreste fare incontri fortunati, soprattutto nel fine settimana. Sabato e domenica saranno due giornate super, con luna in congiunzione.




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