Riviera n°43 del 23/10/2016

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CONTROCOPERTINA

Truffa Aip

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DOMENICA 23 OTTOBRE

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Affidatosi alla società milanese di riscossione tributi Aip Srl, il comune di Siderno non poteva sapere che, assieme ad altre amministrazioni, sarebbe stato truffato per milioni di euro, consentendo ai membri della società di fare la bella vita.Il processo, fortunatamente, si è chiuso in favore del comune, che aspetta adesso un risarcimento di 1,5 milioni.

I milanesi comprarono un Picasso con i soldi dei sidernesi Una volta scoperta la truffa, avviare un procedimento penale nei confronti degli amministratori della Aip si può dire che sia stata una semplice formalità e lo stesso Comune di Siderno non ha esitato a presentarsi come parte civile.

La società Aip Srl di Milano era stata delegata dal Comune di Siderno per la riscossione tributi così come era stato fatto dai comuni di Napoli, Grumo Nevano, Oppido Mamertina e Bordighera. La convinzione di essersi affidati a professionisti capaci, purtroppo, si è rivelata un boomerang per tutti gli amministratori locali che hanno riposto fiducia nella Aip, considerato, invece, che i suoi membri, tutti lombardi, negli anni hanno finito con il distrarre fondi per milioni e milioni di euro dalle tasche de cittadini dei centri summenzionati. Una volta scoperta la truffa, avviare un procedimento penale nei confronti degli amministratori della Aip si può dire che sia stata una semplice formalità e lo stesso Comune di Siderno non ha esitato a presentarsi come parte civile davanti al giudice chiedendo un risarcimento danni pari a 400mila € per il danno subito. Le indagini, infatti, avevano dimostrato che i beni destinati al comune erano stati dirottati su conti privati all’estero, per l’acquisto di argenteria e oggettistica preziosa e, persino, per l’asta di un Picasso del valore di 11,5 milioni che, sequestrato nel 2013 dalla Guardia di Finanza, il Pubblico Ministero ha, oggi, trasferito nella pratica di fallimento della società. In seguito al patteggiamento di tre membri della Aip, ci ha raccontato il rappresentante legale del Comune di Siderno, Antonio Cutugno, l’unica imputata ad essere giudicata con rito ordinario è stata la signora Gabriella Amati, diretta responsabile della distrazione di fondi del comune di Siderno e infine condannata a nove anni di reclusione in considerazione del danno patrimoniale e d’immagine arrecato al paese. Non solo: contrariamente a quanto era stato richiesto in primo momento, Cutugno è riuscito a far riconoscere al comune un risarcimento danni pari 1,5 milioni che dovrebbero essere concretamente recuperati in tempi rapidi. Contrariamente a quanto accaduto nel procedimento legale riguardante gli altri comuni, infatti, per Siderno non è stata disposta la “provvisoria esecuzione” (ovvero non è stata sancita la probabile infruttuosità dell’azione esecutiva di risarcimento) e non resta adesso che osservare gli sviluppi immediati per comprendere quando e in che modalità questo risarcimento potrà andare a rifocillare le casse del comune. Non resta che aspettare gli sviluppi di questa vicenda e, nel frattempo, cercare magari di comprendere grazie a quale escamotage l’Aip è riuscita a fregare così tante amministrazioni comunali senza sottoscrivere alcun tipo di fideiussione. Jacopo Giuca

L’unica imputata ad essere giudicata con rito ordinario è stata la signora Gabriella Amati, diretta responsabile della distrazione di fondi del comune di Siderno e infine condannata a nove anni di reclusione.


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La Lombardia ha paura dei boss

Festival dello stocco sospeso per timore della‘ndrangheta

A Corsico, comune del milanese rallegrato da una nutrita comunità calabrese, era tutto pronto per la prima edizione del Festival dello stocco di Mammola, che avrebbe dovuto far conoscere uno dei nostri prodotti più celebri ai lombardi. Una ricerca sugli organizzatori, tuttavia, ha fatto fare un rapido dietrofront alla giunta comunale, ora sotto la lente del Prefetto.

Accanto al patrocinio del comune figurava il nome di Vincenzo Musitano, genero di Giuseppe Perre, detto “U Maistru” e fratello di Antonio, condannato a 18 anni nell’ambito dell’inchiesta “Nord-Sud”.

Era tutto pronto per il Festival dello stocco di Mammola di Corsico, in provincia di Milano. C’erano i banchetti, c’era la prenotazione degli spazi, c’erano le autorizzazioni della giunta comunale e c’era persino la campagna pubblicitaria. Eppure tutto questo non è stato sufficiente ad arrivare fino in fondo. Questo perché qualcuno si sarebbe reso conto che, accanto al patrocinio del Comune, figurava il nome di Vincenzo Musitano, panettiere 60enne residente da anni in Lombardia per gestire la panetteria di sua proprietà in via Montello 12. Vincenzo, marito di

Elisabetta Perre, sarebbe in realtà genero di Giuseppe, detto “U Maistru”, uno dei membri più influenti di una famiglia organica alla cosca dei Barbaro e, entrando nella sua panetteria, non sarebbe raro trovare dietro il bancone suo fratello Antonio Musitano, detto “Toto brustia”, che alcuni anni fa sarebbe stato condannato a 18 anni di carcere, oggi regolarmente scontati, nell’ambito dell’inchiesta “Nord-Sud”. Ma non finisce qui: il sacro terrore sorto nell’amministrazione comunale di Corsico sarebbe anche il frutto dell’ubicazione presso la quale è solito lavorare Vincenzo

Musitano: in paese, infatti, via Montello 12 sarebbe diventata tristemente nota per aver ospitato, prima della panetteria del signor Vincenzo, un circolo di pesca sopravvissuto fino al 2007, presso il quale, in gran segreto, si riunivano in realtà tutti gli uomini che contano della ‘ndrangheta locale. Addirittura, si legge sulle carte degli investigatori, “ogni boss [in Lombardia, ndr.] ha in tasca un indirizzo: via Montello 12, una strada stretta da alti palazzi popolari al confine tra Buccinasco e Corsico” che, passato di mano di calabrese in calabrese, ha fatto scattare il pani-

co all’interno del comune amministrato dal sindaco Filippo Errante. Oggi nessuno parla delle motivazioni che hanno convinto l’amministrazione comunale a cancellare il Festival dello stocco di Mammola di Corsico, ma il Prefetto di Milano, ricevuta l’informativa dai Carabinieri, avrebbe avviato le indagini utili a comprendere per quale ragione l’amministrazione che pochi giorni prima aveva dato le autorizzazioni senza battere ciglio, si è tirata all’improvviso indietro senza proclami ufficiali. Jacopo Giuca

GIUDIZIARIA

La“Contestazione a Catena” Qualora si ritenga la sussistenza della connessione qualificata del secondo titolo da emettersi con la fattispecie associativa del primo titolo, ciò dovrà al più determinare la “unificazione” dei due titoli cautelari avvinti da connessione qualificata, senza che ciò comporti automaticamente la caducazione degli effetti della seconda ordinanza. La funzione dell’istituto di cui all’art 297 comma III cpp, infatti, è quella di evitare che ci siano diluzioni (artificiose o meno) delle misure cautelari per amplificare la durata dei termini. Se questa è la finalità, è corretto affermare che se la prima misura cautelare originaria abbia visto spirare i propri termini, l’imputato non possa essere interessato da altra misura in cui sono contestati fatti connessi (o fatti anteriori a quelli di cui alla prima misura desumibili dagli atti). Ma se i termini della prima misura non sono ancora spirati, non è dato evincere il perché gli effetti della seconda misura debbano venire meno automaticamente. Infatti, il senso della norma è quello di equipara-

re giuridicamente una situazione nella quale due reati connessi vengano contestati in tempi diversi con altra in cui la contestazione dei due reati sia resa in un’unica soluzione. Pertanto, la seconda misura, agganciatasi alla prima sotto il profilo temporale, deve dipendere funzionalmente dalla medesima. Consegue che, solo se diviene inefficace la prima per decorrenza dei termini, verrà meno anche la seconda. Ovviamente a condizione che i reati di cui alla seconda misura abbiano termini parametrati a imputazioni di pari gravità rispetto a quelli di cui alla prima misura. La Suprema Corte di Cassazione, su un caso assolutamente omologo ha operato una esegesi del dettato normativo di cui all’art 297 comma III cpp, ben cogliendo la finalità sottesa all’istituto menzionato, mettendo in risalto le aporie logiche sopra accennate (cfr Cass. Sez. III, cc 18 febbraio 2009, imp Valentino). Nel caso oggetto del sindacato della Corte, vi erano due misure: la prima applicata in data 30 gennaio 2007. La seconda in data 25 febbraio 2008. Quindi, nel caso concreto delibato dalla

Suprema Corte, la seconda ordinanza cautelare era stata eseguita ben oltre un anno dalla prima. Ebbene, la Corte ha ritenuto, proprio in ossequio allo spirito della disposizione di cui all’art 297 cpp, che la seconda ordinanza, “attratta”, quanto alla sua efficacia temporale, dalla prima, rimanesse in vita. La Corte ha poi aggiunto un altro aspetto di estremo interesse. Una volta effettuata la menzionata unificazione tra le due ordinanze, le vicende processuali che spiegano effetti sulla prima ordinanza vanno a interessare anche la seconda. Si riporta un brano della parte motiva: “…quindi, sarebbe illogico far retrocedere l’inizio dell’esecuzione della seconda misura alla data della prima, per poi non tenere conto degli sviluppi di essa, e, nella specie, della sospensione dei termini ex art. 304 c.p.p., comma 4. Infatti, una volta unificato il regime detentivo a quello del primo procedimento sarebbe ingiustificato farlo per gli aspetti favorevoli all’inquisito, esimendolo però da quelli comportanti una maggiore durata, e quindi considerando per un verso unica detta detenzione per l’inizio di essa e, per

altro verso, separandola contraddittoriamente in caso di suo prolungamento per sospensione: ne’ la norma prevede ciò, per cui essa va interpretata nel senso logico”. Su tale punto non esistono precedenti specifici e, tuttavia, quanto qui affermato è desumibile con sufficiente certezza dai principi enunziati in casi analoghi da questa Corte. Ed invero, le SS.UU. (31.5.2007 n. 23381, rv. 236.394) hanno affermato che nei procedimenti cumulativi la sospensione dei termini di custodia cautelare per la particolare complessità del dibattimento, quando si procede per taluni dei reati indicati nell’art. 407 c.p.p., comma 2, lett. a), opera anche nei confronti del coimputato al quale siano contestati reati non compresi nell’elenco di cui al citato art. 407. Nella stessa linea di discorso si pone anche la decisione della Sez. 6, 281.2000, rv. 215.428, secondo cui è contrario ad ogni orientamento giurisprudenziale il concetto che il provvedimento di sospensione debba riguardare le singole posizioni processuali e non la complessità dei processi oggettivamente intesi.



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ILFATTODELLASETTIMANA

‘NdranghetaeIsis:affarid Autore dell’inchiesta è il corrispondente di guerra e saggista Domenico Quirico, dal quale ci saremmo aspettati maggiore oggettività nel riportare una vicenda che sembra invece montata ad arte.

JACOPO GIUCA Rimbalzato come la biglia di un flipper su tutte le piattaforme di informazione locale e nazionale, ha destato non poco scalpore il reportage sul presunto asse ‘ndrangheta-Isis pubblicato domenica scorsa sul quotidiano La Stampa. Il lungo servizio, ripreso in primis dalla Rai Regionale e, negli scorsi giorni, dalle prime pagine di diversi quotidiani di informazione locale, afferma l’esistenza di un accordo tra il califfato e i capibastone lametini, che sarebbero disposti a vendere in medio oriente Kalashnikov e lanciagranate anticarro in cambio di opere d’arte trafugate dai siti archeologici libici e siriani. Autore dell’inchiesta è il corrispondente di guerra e saggista Domenico Quirico, noto non da ultimo per essere stato lo sfortunato protagonista, proprio in Siria, di un sequestro durato cinque mesi nel 2013, e dal quale, anche per questa ragione, ci saremmo aspettati una descrizione più verosimile di una vicenda che, a nostro avviso, sembra

invece montata ad arte. La prima cosa che salta all’occhio nel leggere il racconto di Quirico, che si sarebbe finto un collezionista torinese senza scrupoli pur di far venire alla luce questa vicenda, è l’atmosfera da scadente romanzo di spionaggio sfruttata per raccontarci del suo incontro con un venditore calabrese di opere d’arte trafugate: luogo del meeting è un hotel della periferia napoletana, “questa parte d’Italia - afferma il collega de La Stampa - dove i gruppi criminali sono così parte integrante della vita urbana che i loro scontri, le loro divisioni incessanti, i loro compromessi sono più importanti della vicissitudini della politica”. L’attesa è spasmodica e pregna della preoccupazione che il venditore possa riconoscerlo: “Non illuderti - gli dice l’uomo che gli ha procurato il contatto - forse tutto filerà liscio ma ci sono mille possibili impicci: che il venditore ti abbia visto una volta in televisione, e ti riconosca per esempio… che abbiano fatto controlli preventivi… Bisogna fare attenzione… sono dappertutto… anche questo, dove siamo adesso, in città, è terreno loro…”. I mille tentacoli della mafia, che si allungano impietosi in ogni anfratto

visibile all’occhio, si materializzano, come nel più classico dei cliché, in un personaggio imbolsito e torbido, con uno sguardo di ghiaccio in grado di intimorire. Immediatamente, prosegue Quirico, gli viene detto che l’hotel non è un posto sicuro e che, per contrattare, è necessario spostarsi in un posto meno frequentato, accessibile attraverso una strada secondaria lungo la quale “Madonne spuntano a ogni punto più minaccioso della roccia” e, su un muretto, “stanno seduti alcuni uomini dallo sguardo impenetrabile, come uccelli sul filo della luce”. Inutile soffermarsi sul fatto che il luogo davanti al quale le auto si fermano è una macelleria situata in un casolare nuovissimo, eretto in mezzo al nulla, e che gli accordi vengono presi tra quarti di bue e capicolli lasciati a stagionare. Immerso nel nauseabondo odore di sangue fresco, Quirico ci racconta che gli viene proposto l’acquisto di una testa d’imperatore per sessantamila euro. Per sottolineare la provenienza mediorientale non ci viene risparmiato un particolare inutilmente macabro: “Dal collo spunta, reciso, il perno di bronzo che lo teneva collegato alla statua. Mi fa un po’ senso: come se l’avessero appena deca-

pitato, lì, per mostrarmelo nel suo cimiteriale splendore”. La testa proverrebbe dalla Neapolis libica “Luoghi che jihadisti controllano o hanno controllato. Ma, rifletto, anche gli islamisti «moderati» di Misurata, quelli legati ai Fratelli Musulmani a cui sembra riconosciamo un ruolo di alleati affidabili nella lotta ai cattivi del Califfato”. Un po’ come a sottolineare che anche dei musulmani “buoni” non ci si può fidare. Il venditore si rivela eccezionalmente esperto di opere d’arte e gli dice che gli può offrire pochi pezzi perché, ormai (guarda un po’!) questi affari si fanno sempre più di rado a causa delle flusso continuo di migranti, che ha convinto polizie e guardie costiere a pattugliare costantemente il mediterraneo. “Volete reperti del Medio Oriente? - gli domanda dunque il venditore - dovreste andare a Gioia Tauro… e non ve lo consiglio”, perché Gioia Tauro è la tana del lupo, la zona di guerra alla quale un collezionista torinese, per quanto sporco, non potrebbe sopravvivere. Se la descrizione del meridione si inserisce, per l’ennesima volta, in quel filone di demonizzazione da sempre ricercato da La Stampa, i cui giornalisti non cer-


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Secondo La Stampa, ‘ndrangheta e Isis, grazie al prezioso aiuto dei servizi segreti russi, avrebbero negli ultimi anni avviato il libero scambio di armi e opere d’arte trafugate. Pur credendo che gli affari dell’onorata società possano aver toccato gli interessi del califfato, il ritratto a tinte fosche che il quotidiano torinese ha fatto del meridione ci sembra, ancora una volta, finalizzato a una campagna di demonizzazione che va ben oltre la nuda e cruda realtà dei fatti.

daromanzod’appendice cano nemmeno più di fingere di non vedere nel mezzogiorno italiano un cancro da estirpare con la più violenta delle chemioterapie, a rendere ancora più inverosimili i rapporti descritti tra ‘ndrangheta e Isis ci sembrano le modalità con cui avverrebbero i contatti. “Fino a poco tempo fa gli acquirenti erano americani, musei e privati. Quando hanno scoperto che i soldi servivano a comprare armi per l’Isis gli americani [santi salvatori! ndr.] hanno bloccato tutto”. Il mercato nero, però, non è stato chiuso: ci hanno pensato i demoni rossi (russi e cinesi), gli Emirati e il Giappone a tenerlo in vita. Finita la trattativa e ritornato in albergo sotto lo sguardo vigile degli uomini seduti sul muretto (“Lungo la stradina gli uomini sono sempre seduti sul muricciolo. Ci seguono con il loro sguardo enigmatico”), Quirico riceve conferma di quanto gli è stato riferito dal venditore da un membro delle forze armate americane e da un esperto in sicurezza italiano: “il traffico dei reperti sarebbe in realtà diretto dai Servizi russi, eredi del Kgb. Un altro indizio che si legherebbe, nell’organigramma del crimine, a quelli dei ceceni e degli uzbechi di cui ci sono prove siano passati per

campi di addestramento russi, diventati poi comandanti di formazioni jihadiste”. A riprova di questa tesi, al collega viene mostrato un documento inedito grazie al quale un colonnello del Kgb dimostrava che, in origine, questo traffico di reperti fosse stato avviato tra Isis e Mosca per rifornire un “museo segreto” che non poteva essere aperto al pubblico perché i proprietari delle opere trafugate se ne sarebbero accorti e che era a esclusiva disposizione dei dirigenti supremi russi. Insomma, pur credendo che questa vicenda possa avere un fondo di verità, ci risulta davvero difficile immaginare che califfato e capibastone trattino in prima persona l’acquisto di armi in cambio di reperti trafugati. Quasi certamente la malavita calabrese impacchetta quotidianamente armi da spedire attraverso il porto di Gioia Tauro in ogni stato del mondo ed è verosimile che, tra le decine di oggetti trafugati che gli sono passati tra le mani, la ‘ndrangheta abbia avuto a che fare con un qualche tipo di reperto archeologico mediorientale. Ma da qui a dipingere un quadro grottesco in cui ‘ndrangheta, Isis e servizi segreti russi sono legati a dop-

pio filo da accordi di compravendita ce ne passa. Anche lavorando di fantasia non riusciamo davvero a immaginare quale interesse spingerebbe la nostra criminalità organizzata, da sempre guidata dall’“utile”, ad agevolare la crociata dei califfi del terrore e, allo stesso tempo, non vediamo per quale ragione l’Isis avrebbe improvvisamente deciso di guadagnare dalla vendita di reperti storici che, nei suoi proclami, si è più volte giurata di distruggere. Insomma, il reportage di Quirico, che avrebbe potuto e anzi dovuto limitarsi a evidenziare fino a dove si è spinta in taluni casi un’organizzazione criminale ben organizzata come la ‘ndrangheta, ha finito con l’essere l’ennesimo ritratto a tinte fosche di un sud Italia soffocato dal terrore che incutono negli onesti le mafie, così spavaldamente libere di agire in questo panorama da fiction da permettersi il lusso di trattare con il terrorismo mediorientale. Ne viene fuori l’ennesimo danno d’immagine per Calabria e Campania e l’avvallamento della convinzione che ‘ndrangheta e camorra (e mafia siciliana in misura minore) siano l’unico scudo in grado di proteggere l’Italia del terrorismo islamico.

Anche lavorando di fantasia non riusciamo davvero a immaginare quale interesse spingerebbe la ‘ndrangheta, da sempre guidata dall’“utile”, ad agevolare la crociata dei califfi del terrore. Né capiamo perché l’Isis si sarebbe messa a vendere reperti che si è sempre giurata di distruggere.


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Siderno: La Madia spiegherà le ragioni del Sì al referendum In vista del Referendum Costituzionale del prossimo 4 dicembre, il Partito Democratico, sezione di Siderno, organizza il convegno Basta un Sì, che si terrà il prossimo 25 ottobre, alle ore 17:00, presso il Cinema Nuovo di Siderno. In seguito ai saluti della Segretaria del Partito Democratico di Siderno Mariateresa Fragomeni, interverrà il Presidente della Regione Calabria Mario Oliverio, cui seguirà l’intervista del giornalista Pietro Melia al Ministro per la semplificazione e la Pubblica Amministrazione Marianna Madia.

TAVOLO DELLA LOCRIDE

Di Bari ascolta i sindaci e li sollecita ad agire i è tenuto mercoledì mattina l’incontro dei sindaci del nostro comprensorio con il prefetto Michele Di Bari che, a Palazzo del Governo, ha presieduto una nuova riunione del Tavolo della Locride. Punti nevralgici della discussione odierna sono stati: • la formazione del personale e la selezione di nuove risorse professionali di alta qualificazione al fine di migliorare l’efficienza dei servizi comunali; • l’implementazione dei servizi offerti dalla Stazione Unica Appaltante Provinciale (SUAP); • la riqualificazione dei beni confiscati e il loro utilizzo per fini istituzionali, quali, - per esempio - i centri per donne vittime di violenza; • l’efficienza e la trasparenza dei procedimenti amministrativi. Il Prefetto Di Bari ha fatto presente che le iniziative discusse potranno essere finanziate con i fondi

S

PON, che prevedono la costituzione, presso la Prefettura, di una vera e propria task force di esperti in grado di fornire servizi specialistici in ogni settore. Di Bari ha inoltre colto l’occasione per richiamare l’attenzione dei sindaci beneficiari del Progetto Locride sulla necessità di accelerare i tempi per il completamento delle opere di costruzione o ristrutturazione finanziate con i PON Sicurezza 2007/2013, per la realizzazione delle quali è stata concessa una proroga, ma solo fino al 31 marzo 2017. Al termine della riunione i sindaci hanno espresso all’unanimità la volontà di aderire al Protocollo operativo, segno tangibile dell’apprezzamento dell’iniziativa e della volontà di proseguire questo ciclo di consultazioni sulla falsariga di quanto già accaduto a dicembre 2015 e maggio 2016 negli incontri preliminari con il viceministro Bubbico.

Regione: si insedia la nuova commissione per le pari opportunità Martedì mattina Nicola Irto ha presieduto l’insediamento della Commissione regionale per le pari opportunità. Nel rivolgere il suo saluto alle componenti dell'organismo istituzionale, Irto ha formulato un particolare augurio di buon lavoro alla presidente Cinzia Nava, "che saprà guidare con autorevolezza la Crpo verso l'obiettivo di un'effettiva partecipazione ai processi decisionali della politica calabrese, per abbattere le barriere fisiche e quelle del pregiudizio. Irto ha richiamato "il compito delicato della Commissione" chiedendo che quest'ultima dia continuità al lavoro positivo svolto dalla Crpo nella passata legislatura. Infine un saluto a Serenella Multari unica sidernese componenete della commissione

Presentato Cronache delle Calabrie. Il direttore: “Punteremo sulla cultura” Il nuovo quotidiano di informazione regionale diretto da Paolo Guzzanti, Cronache delle Calabrie, è stato presentato martedì nella sala convegni del Palazzo della Provincia Corrado Alvaro, a Reggio Calabria. Oltre a Giuseppe Raffa e al presidente del Consiglio Comunale Demetrio Delfino, erano presenti il senatore Renato Meduri e il vicesegretario del Sindacato Giornalisti della Calabria Andrea Musumeci. Cronache delle Calabrie, hanno affermato Guzzanti e la giornalista Josephine Condemi, punterà con forza su sociale e cultura, facendo in modo che i contributi culturali siano presenti in tutte le sezioni del quotidiano, come ad accompagnare il lettore in un piacevole percorso di lettura lungo tutto il giornale.

Per una Siderno più pulita e libera dall’eternit sulle sue strade Si è svolto presso l’ufficio del Sindaco Pietro Fuda un incontro con l’Osservatorio Cittadino Rifiuti Siderno, in cui sono state presentate delle linee d’intervento prioritarie utili ad assicurare una buona vivibilità ai cittadini sidernesi. Dino Audino ha richiesto la disponibilità dell’Ente per una convenzione che possa garantire il libero accesso agli atti amministrativi relativi all’operato del gestore Locride Ambiente, sollecitando inoltre l’avvio di una concreta campagna d’ informazione e un maggiore supporto alle attività commerciali nella distribuzione dei carrabili e dei contenitori per rifiuti. Nino Tarzia, nella convinzione che sia indispensabile consentire ai cittadini l’accesso presso il Centro Comunale di Raccolta sito in contrada Pellegrina ha chiesto all’architetto Nicola Tucci di attivarsi per una pronta apertura al pubblico della cosiddetta “Isola Ecologica”. Per quanta riguarda le lastre di eternit abbandonate per le pubbliche vie, l’Osservatorio Cittadino ha richiesto, nell’attesa della bonifica, il loro confinamento con copertura di appositi teli in cellophane e l’elaborazione della mappatura effettuata dalla Regione, contenente i dati delle abitazioni interessate dalla presenza del pericoloso inerte. A tal proposito, il Sindaco ha riferito che l’impresa che si è aggiudicata la gara per la bonifica ha già predisposto il relativo piano di lavoro e, in merito alla mappatura degli immobili aventi le coperture in eternit, confermato di possedere già le aerofotogrammetrie realizzate dalla Regione. In chiusura si è anche parlato del degrado del Torrente Novito, per il quale, la presidentessa Mariarosaria Tino ha chiesto al Sindaco di valutare lo sbarramento degli accessi abusivi e la bonifica dai rifiuti, nonché, per il tratto di strada compreso da c.da Perticia al depuratore consortile, l’emissione di un apposito divieto di transito ai mezzi non autorizzati. L’Osservatorio Cittadino, si ritiene soddisfatto per la collaborazione e disponibilità dimostrate dal Sindaco nell’affrontare le tematiche ambientali che interessano l’intero ambito comunale.



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LA STORIA

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La bimba di Maria Rosa e le case di creta Era il mese di ottobre del 1951. Esattamente 65 anni fa quando in questa parte della Calabria le cateratte del cielo si aprirono e, in pochi giorni, cadde più acqua che in un intero anno piovoso. Il momento più drammatico fu la notte del 16 ottobre quando la pioggia venne giù a cascata. L’Aspromonte e le Serre assorbirono la pioggia per il primo giorno, poi i torrenti e i valloni divennero gonfi e torbidi, gli argini furono sfondati e i campi invasi. La furia delle acque trascinò verso il mare tutto ciò che ha incontrato nel suo corso: uomini, bestie, alberi, mulini, case, intere frazioni. Interi paesi furono semidistrutti e i morti si contarono a decine. In quell’epoca io ero un bambino e tuttavia alcune immagini si sono stampate nelle mente, soprattutto il volto di mia madre preoccupata perché l’acqua incominciava a penetrare dalle tegole smosse dal vento. Come ho detto ci sono stati tanti morti ma, come spesso accade, ho avuto la chiara percezione della tragedia molti anni più tardi quando incontrai, quasi per caso, una donna vecchia anzitempo e ammalata: Maria Rosa. Il suo villaggio era adagiato sulla crosta della montagna e le case erano di pietra e di argilla. La notte del 16 la creta incominciò a sciogliersi come fosse cera accanto alla fiamma. Nella casupola in cui abitava insieme al marito e a una bambina di appena tre anni, le pareti iniziarono a scricchiolare. La pioggia incominciò a d entrare da più punti e le travi sembravano piangere man mano che fuoruscivano dalle pareti. La bambina in quella casa piena d’acque e di freddo aveva preso la febbre, Maria Rosa l’avvolse in un pesante scialle di lana e il marito accese un lume a petrolio. Uscirono fuori dirigendosi verso la casa del fratello di lei a solo una decina di metri di distanza. Avevano fatto solo pochi passi sotto i fulmini che squarciavano il cielo quando ai loro occhi si presentò una scena apocalittica. Era il diluvio! Quasi tutte le casupole stavano cedendo mentre nei punti scoscesi la crosta della montagna scivolava lentamente verso il fiume sottostante. La gente vagava con gli occhi sbarrati e in preda al terrore e alla disperazione. Molti alberi si piegavano fino a cadere a terra rotolando verso il fiume. La gente del villaggio si raggruppò intorno a un vecchio mulino che sembrava reggere alla forza devastatrice delle acque. Illusione che durò meno di un’ora, poi anche il mulino iniziò a mostrare le sue crepe. Lì non si poteva più restare, la gente doveva scegliere se dirigersi verso valle rischiando di finire nel torrente, oppure dirigersi verso la sommità della montagna dove c’era un piccolo paese, arroccato su un masso rupestre. Decisero di risalire la montagna perché la strada sembrava più sicura. La pioggia continuava a cadere con sempre maggiore intensità e Maria Rosa di tanto in tanto toccava la sua bambina sempre più calda avvolta nello scialle zuppo di acqua. Camminarono per ore nel fango e sotto la pioggia battente, poi finalmente le prime luci del paese. Maria Rosa stringeva al petto la sua bambina, la chiamava, la toccava, la sentiva respirare sempre più forte. Poi più niente! Infilò la mano sotto lo scialle, la toccò e la sentì fredda. La bambina era morta! Lei non voleva crederci, gridava che la sua bambina si sarebbe ripresa accanto al fuoco. Finalmente arrivarono in paese e trovarono rifugio in una “scuola” aperta per accogliere gli sfol-

Il 16 ottobre del 1951 le cataratte del cielo si aprirono devastando l'Aspromonte e le Serre. Una classe dirigente miope, per molti versi simile a quell'attuale, non riuscì a dare alcuna seria risposta a quell'immane tragedia.

lati. Un vecchio medico condotto constatò la morte della bambina. I carabinieri accompagnarono la donna in una chiesetta adiacente al cimitero per deporre su un sacco di ginestra vicino all’altare il corpicino senza vita. La riportarono nella “scuola” dove il marito vagava inebetito, la sua testa non pensava più, i suoi occhi erano assenti, la bocca semiaperta . Un'espressione che non l’avrebbe mai più abbandonato. Lei non riusciva a trovare pace. Per tre volte, in piena notte, si avviò verso la Chiesa del cimitero sotto l’acqua battente senza riuscire a raggiungerla. I capelli sciolti, gli occhi gonfi, i vestiti fradici d’acqua attaccati al corpo. Un fuoco ardente nel cervello, l’angoscia nera come la notte nel suo cuore. Infine, aiutata dai fulmini riuscì a penetrare nella Chiesetta. Era sola nella notte, sola nel mondo, sola nella sua disperazione. La mattina dopo la trovarono mentre teneva stretta al petto quel corpicino senza vita. Le mani pietose di alcuni abitanti del posto diedero sepoltura alla bambina e in quello stesso momento anche la giovane vita di Maria Rosa precipitò nella fossa. Per anni la donna ha raccontato a tutti coloro che avevano voglia di ascoltare la sua triste storia, forse era il solo modo che aveva per mantenere un qualche legame con la sua bambina. La raccontò anche a me che ero andato nella sua casa di campagna per parlare del “verbo” comunista. La trovai quasi immobile. Dopo la tragedia nessuno si curò di lei, così si costruirono una nuova casetta più a valle dove il terreno era sicuro. Viveva insieme al marito che, durante la mia visita, è rimasto sempre muto ad ascoltare il racconto della moglie, e a una sorella quasi cieca. Ovviamente non parlai di politica ma ritornai spesso a trovarla. Rintracciai perfino la chiesetta accanto al cimitero, ormai abbandonata. Vidi l’Altare e una parte della parete cadente dove c’era ancora appesa una stampa della Madonna in una vecchia e sconnessa cornice con sotto una scritta “Ecce Ancilla Domini”. E Lei è stata ancella anonima di questo mondo per tutta la vita. Dopo la tragedia Maria Rosa non ebbe altri figli. Per alcuni anni lavorò nei cantieri di bonifica in alta montagna. Tanto Lei quanto la sorella avevano la testa a gobbe e crateri per quanti carichi di pietre sono state costrette a trasportare per costruire briglie e argini. Così viveva e moriva tanta parte della nostra gente. Una classe dirigente miope non riuscì a dare alcuna seria risposta all’immane tragedia del 1951. Molti abitati furono trasferiti al mare, rubando l’anima ai centri storici e creando degli aggregati di case anonime in Marina. Il capo del governo, che pure ebbe tanti meriti nella politica di ricostruzione dell’Italia, pronunciò in uno dei tanti paesi calabresi colpiti dall’alluvione la famosa frase “imparate le lingue e andate all’estero”. Lo ha detto dinanzi alle nostre classi dirigenti supine, silenti e complici. Dal 1951, la situazione è molto cambiata, nessuno abita più le case di creta, nessuno trasporta le pietre sulla testa. Eppure la Calabria è sostanzialmente luogo di emarginazione mentre le nostre classi dirigenti, esclusa qualche pregevole eccezione, non sono per nulla migliori rispetto a quelle del 1951. Ilario Ammendolia



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Pino Mammoliti: "Il capo della Polizia chieda scusa ai calabresi" Da "Fiori recisi"

di Vincenzo Carrozza

MARIA TERESA PUGLIESE Ero nel mio stagno trasparente di luce stanca del volo del giorno. Non parve vero al cacciatore di frodo mirare una preda immobile. Da quando, ditemi, da quando, s'uccide una colomba al nido. Maria Teresa Pugliese, moglie dell'ex sindaco democristiano di Locri, Domenico Speziali, è stata barbaramente assassinata il 27 marzo 1994 con un colpo di lupara in faccia.

omenica scorsa a Locri ha avuto luogo la solenne commemorazione di Francesco Fortugno, ucciso il 16 ottobre 2005 a Locri, presso il palazzo Nieddu del Rio. Durante la commemorazione il capo della Polizia Gabrielli ha dichiarato: «Franco Fortugno è stato un calabrese perbene ucciso da altri calabresi. Lo Stato ha fatto la sua parte individuando i responsabili, adesso chiediamo anche ai calabresi di esserci cambiando approccio”. A questa dichiarazione l’avvocato Pino Mammoliti è andato su tutte le furie. Riportiamo integralmente il suo discorso tenuto durante la conferenza stampa organizzata il lunedì successivo presso il suo studio.

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"A seguito di questa manifestazione che sta diventando una pantomima rispetto all'iniziale portata che ha visto coinvolta non solo la Calabria ma l'Italia intera, registriamo un forte dissenso da parte dell'opinione pubblica locale. Il primo anno di commemorazione ha registrato la presenza di quasi 5 mila persone, con le massime autorità dello Stato. A undici anni di distanza ci ritroviamo con manifestazioni che registrano solo le reazioni di giovani balilla e dei figli della lupa, costretti a stare al chiuso per supplire al vuoto di orario scolastico e non certo perchè interessati alle tematiche che dovrebbero essere affrontate in modo più serio e più organico. Conosciamo perfettamente quella che è la difficoltà del vivere civile in Calabria ma non possiamo accettare che il capo della Polizia dica che vi siano ancora oggi delle complicità da parte dei calabresi nell'omicidio Fortugno e non solo. Questo noi non possiamo accettarlo. Forse i gemelli Kessler - il presidente della Regione Calabria e il sindaco di Locri - non si saranno resi conto o non hanno avuto modo di ribattere a un'affermazione così grave. La nostra non è una terra di rassegnati o di fiaccolatori. È terra di gente che si è indignata e che ha sacrificato la propria vita per dire No alla criminalità organizzata, è terra di gente che si costituisce parte civile nei processi contro la criminalità organizzata. Questo è il primo motivo serio della mia convocazione. Secondo motivo. Il processo Fortugno ha segnato un passaggio fondamentale nella storia processuale e civile italiana, però non ha ancora, a mio modesto parere, individuato i veri responsabili di tale fatto di sangue. Sono pienamente convinto che la direzione distrettuale antimafia con il dottore Cafiero De Raho stia conducendo delle indagini molto più serie e più elaborate di quelle condotte in un momento in cui l'opinione pubblica cercava un colpevole e non il colpevole, tant'è vero che i risultati successivi a queste operazioni hanno dimostrato l'insipienza e l'incapacità di alcuni investigatori che sono stati retrocessi a gestire il traffico ferroviario. Detto questo, non è solo un problema di incapacità investigativa; io chiedo che lo Stato non venga qui a manifestare con ipocrisia questa dimensione di solidarietà cercando di ridicolizzare i cittadini della Locride e della Calabria intera. Se è vero che vogliono fare qualcosa di serio e di concreto nella vicenda Fortugno, è bene che ripartano dalla necessità di avviare il processo nei confronti di Spatari Domenico. Dopo circa un anno e mezzo dalla richiesta fatta all'ufficio di procura, ancora nulla si è mosso. Spatari Domenico era il testimone chiave della vicenda Fortugno del primo troncone, è diventato un falso testimone successivamente quando libero da ogni preoccupazione, è venuto in aula a dire che è stato costretto a segnalare la presenza del mio assistito (Marcianò Giuseppe) in orari diversi da quelli che realmente erano, invece, da registrare, proprio perchè c'erano delle forti sollecitazioni che giungevano da apparati dello Stato. La figura di Francesco Fortugno, dal punto di vista umano, meri-

ta il massimo rispetto, dal punto di vista politico sta diventando una pantomima: è come se dovessimo chiedere ai contemporanei un giorno di scrivere il pensiero e l'azione politica dell'onorevole Mario e dell'onorevole Maria Grazia Laganà. Bisognerebbe scriverla su una lastra di ghiaccio il 15 di agosto. C'è tutta una condizione che sta neutralizzando e drogando l'opinione pubblica che sempre più registra questa forma di lontananza da parte dello Stato, e questa ipocrisia. Noi vogliamo - o per lo meno lo voglio io, anche se sono convinto che il mio pensiero sia diffusamente condiviso dalla comunità - che venga celebrato il giorno della memoria per tutti i cittadini che sono caduti per mano mafiosa, senza riservare commerazioni di Stato per alcuni e indifferenza per altri. Il conto in sospeso con lo Stato va retrodato all'omicidio del professore Pansera, passando da Rocco Zoccali, Stefano Canuccio, Massimiliano Carbone, il dottore La Rosa, Gianluca Congiusta e tanti altri. Chiedo che venga organizzato in un solo giorno una commemorazione collettiva per tutte le vittime di mafia. Chiedo pure che non ci sia questo sfogio di ipocrisia sociale perchè la gente si allontana sempre più dalle istituzioni. Dinanzi a queste parate, che sono solo passerelle che non danno nulla di concreto nel vivere quotidiano, noi non possiamo ammainare la bandiera, noi dobbiamo tenere alta la nostra dignità e difesa sociale, credere che lo Stato sappia ancora essere autoritario e sia in grado di risolvere quesiti che tuttora sembrano aggrovigliarsi volutamente per non sciogliere nodi fondamentali. Vorrei che qualcuno chiedesse scusa ai calabresi per le parole dette. È inaccettabile che venga criminalizzata l'intera Calabria solo perchè non ci sono gli strumenti adeguati per poter migliorare la qualità di difesa dei diritti dei cittadini. L'amara considerazione che faccio è questa: non è possibile che la nostra terra e la nostra comunità siano solo una massa inerme e indifesa soggetta a giudizi molto approssimativi da parte di alti rappresentanti dello Stato. È compito oggi di ciascuno ritrovare il senso di responsabilità, capace di armonizzare il vivere civile. Non ha senso il processo di deresponsabilizzazione, non ha senso dire che nulla cambierà nella nostra regione, è insensato dire che i cittadini calabresi siano complici di omicidi. Ancora più schizofrenico è il ruolo di chi, dovendo difendere questa Regione, questa comunità, riesce a fare il giullare dinanzi al capo della polizia per convenienze non certo per amicizia e cortesie istituzionali - per poi improvvisarsi sceriffo durante la quotidianità, andando a colpire i cittadini su vicende che possono essere gestite con molto buon senso. Spero che il presidente della Regione Calabria e il sindaco di Locri abbiano nei giorni a seguire un metabolismo intellettivo capace di realizzare ciò che è stato detto e predisporre strumenti di difesa che non siano solo passerelle o atti inconcludenti di protocolli che da dieci anni vengono proposti, modificati, rettificati e mai ratificati. La vera scommessa: dimostrare che la magistratura è capace di individuare i veri responsabili dei fatti di sangue, dare risposte a chi da anni le attende - penso alle mamme di tanti ragazzi morti, penso alle mogli di tanti professionisti uccisi, penso ai figli che non debbono mai abdicare alle proprie speranze. Credo che il procuratore De Raho con gli investigatori sapranno dare le giuste risposte entro breve tempo. I cittadini calabresi hanno già iniziato a dare segnali concreti della loro voglia di riscatto civile".

FORTUNATO LA ROSA Ricordo, Viviana, gli occhi spietati. Enormi buchi neri da cane famelico che mi recise, quieto. Smarrì i miei occhi, sbranandoli tra nuvole e squarci di cielo azzurro profondo da mare tropicale. Gli occhi... Non vedrò più i tuoi guardare, guidati dal vento, lo stupore fremente dei fiori senza nome. Nè più li vedro schiudersi languidi sulla mia bocca riarsa. È stata, tutta la vita, l'attesa del lampo di luce vorace che hai sognato, impaurita, inghiottire le nostre esistenze. Fortunato La Rosa, stimato primario oculista di Canolo ucciso l'8 settembre del 2005 "per una parola di troppo"

DOMENICO GULLACI L'importanza della mia vita è forse nel come la morte mi recise? oppure nel modo in cui la condussi? con la schiena dritta e non piegata, con i miei occhi alzati mai abbassati. Che silenzio tra le lapidi nemmeno il vento osa sussurrare. Ma voi figli miei non pensate al male, che i morti son morti. La vita scorre tra le dita della morte fragile, come il filo di seta steso dal ragno. Voi come il ragno, figli miei, stendete la tela in alto al riparo dal malvagio che attende solo l'attimo per lacerarla. L'importanza della mia morte è nel come voi conservate la vita è nei minuti, nelle ore, nei giorni, negli anni che sono davanti. Il valore della mia morte è in ciò che farete. Se lo farete bene e senza rancore, se lo farete onestamente e senza odio non sarà morto invano. Domenico Gullaci, imprenditore edile di Marina di Gioiosa morto il 13 aprile 2000. Una bomba ad alto potenziale è stata collegata all'impianto elettrico dell'automobile.



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Quei ragazzi della VA,“Gli autori dovrebbero scusarsi” n casa di amici mi ha colpito la copertina di un libro effettuata adeguando una vecchia foto anni 60. Ho letto la prefazione e ho chiesto ai padroni di casa di poterlo leggere. Ho appreso in seguito che c’erano state delle contestazioni riportate sulla Riviera. Ho riletto il libro “ Quei ragazzi della V A” di Movilia e Parisi e le lettere di precisazione della sig.ra Oppedisano e del sig.Pellegrino nonché la lettera di chiarimento dei sopracitati autori. Mi vengono alla mente alcune considerazioni: gli autori hanno ben ponderato ciò che hanno argomentato nella risposta? A me sembra di no. 1) Facendo un’analisi letterale del testo non penso che degli scrittori, che si ritengano tali, possano cadere in palese contraddizione. Lo sconcerto non penso possa esserci da parte degli autori, casomai da parte dei lettori anche se, a onor del vero, il libro risulta essere di facile lettura. Gli autori avrebbero dovuto soltanto far tesoro delle note della sig.ra e non provare sconcerto ma provare a concentrarsi in una risposta che fosse esaustiva. 2) Le code avvelenate cui si fa cenno non hanno nulla a che vedere con il periodo armonioso descritto, perché vengono ampiamente contestualizzate e precisate nel libro, riportando episodi successivi al periodo in esame di quasi 20 anni? Se frattura c’è stata è sicuramente postuma e sarebbe stato opportuno non citarla. Una ferita viene inferta da qualcuno, non ho mai sentito parlare di ferite inferte da nessuno dei due protagonisti. La domanda che vi siete fatti ce la poniamo anche noi del pubblico “E allora perché parlarne dopo mezzo secolo dagli anni della V A? non è forse rabbia travestita da rimpianto e nostalgia piuttosto che il contrario?” Sorvoliamo sulle altre incongruenze per non risultare prolisso. 3) Quanto alla sig.ra Alba mi fa piacere che concordiate con chi vi ha scritto apertamente, mi sembra doveroso anche se mi sa tanto di mera adulazione. Nel libro la sig.ra viene descritta come niente di che (spero non la prenda male) nella vostra lettera di chiarimenti si parla di una bellissima ragazza. Quale delle due? In conclusione, l’unica nota positiva è che i proventi del libro saranno devoluti in beneficenza. Non voglio dar corso ad una diatriba che si trasformi in una storia infinita, ma, spero che il tutto si concluda da parte degli autori con una sola parola “SCUSA”. DOMENICO S.

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La vera storia della vasca di via Letticugna Gentile Direttrice, le chiedo uno spazio sul suo giornale per poter narrare la verità dietro la vicenda che mi ha vista coinvolta in questi giorni nelle polemiche riguardanti i rifiuti di Siderno. Ebbene, io non sono un rifiuto, e men che meno ingombrante! Egregia Direttrice, tutto nasce proprio da questo! Mi hanno sempre detto che ero una vasca extra large e per me la cosa non era un problema: ho visto tanti bagnetti di bambini, tanti piedi, puzzolenti o meno, ho visto uomini e donne nude, perfino cagnolini, e ho ospitato anche tante pipì, perché si sa che certi la fanno nella vasca. Nulla di questo mi ha mai sconvolta perché noi vasche siamo felici di poter svolgere i nostri compiti e più grande sei, più acqua puoi contenere. La mia vita scorreva tranquilla con i miei fratelli, il bidè, il water e il lavabo. Finché il mio fratellino water ha iniziato a raccontarci cose terribili sulla dieta dimagrante che seguivano la signora e tutte le figlie, ormai adulte e completamente suggestionate dalle pubblicità di beveroni e barrette dimagranti. Cara direttrice, i racconti del water e di quello che gli succedeva tante, troppe volte al giorno, erano così terribili che il cuore veniva meno. Di comune accordo abbiamo inscenato una rottura dei tubi per poter fuggire. L’idraulico, chiamato con urgenza, è arrivato otto settimane dopo, quando anche il cane aveva imparato a nuotare, e noi abbiamo approfittato del piccolo tsunami che si era creato nel bagno per disancorarci e fuggire, trasportati dall’ondata d’acqua. Non le posso raccontare il dolore che ho provato nel separarmi dai miei fratellini, ma tutto questo lo abbiamo dovuto fare per salvarci la vita, mi capisce, vero?

L’ondata ci ha divisi e trascinati, e siamo finiti ai quattro angoli del paese: il water a Oliveto, il lavello a Lamia, il bidè a Donisi e io a Letticugna. Non so come e non so perché, ero in mezzo alla strada, mi girava tutto e non capivo dov’ero: un televisore a tubo catodico, che stava lì da due

anni e che aveva visto tutto, mi ha detto che sono venuti a fotografarmi e mi hanno messa su internet, ma io non volevo! Ora, in tutto questo, Direttrice, c’è un’ingiustizia terribile, un’offesa oltre al danno! Mi hanno classificata come rifiuto ingombrante… ma io sono sei mesi che sto a dieta e ho perso pure due taglie! Cara Direttrice, il mio desiderio ora è di ricongiungermi ai miei fratellini e poter passare insieme il tempo che ci resta, sia pure in una discarica per ingombranti! Con rispetto, la vasca di via Letticugna

LA POESIA

Figghju meu DI SAVERIO MACRÌ (Bovalino) Jeu ti chjamu ma tu cchjù non mi senti, ti guardu e non mi vidi, figghju meu, veni ‘nta terra, aundi rruzzu ‘i denti, si vvoi mi sai daveru cu’ sugn’eu. Senti lu ventu di li me’ penzeri, ca l’autunnu, ormai, sta pa finiri e supa ‘ terra e puru li senteri guard’’ e fogghj stannu pa cadiri.

La Riviera dei Gelsomini che si apre al mondo Se per molti l’estate è già lontana, qui in Calabria, invece, non finisce mai. Merito del clima favorevole e delle inestinguibili bellezze storico-artistiche, i mesi di Settembre e Ottobre sono stati fecondi per il turismo incoming. Turisti provenienti da tutta Italia hanno visitato i nostri Paesi, ma soprattutto importanti agenzie di viaggi straniere hanno scelto la Calabria, in particolare la Riviera dei Gelsomini, come meta per i propri clienti. E non solo! A seguito di una intensa attività promozionale e di Marketing visitatori russi, svedesi, tedeschi e canadesi sono entrati in contatto con le grandi risorse umane, storiche, culturali, naturali di cui la nostra regione è ricca. Oltre allo scambio culturale e al miglioramento dell’immagine, l’impatto di questo tipo di turismo ha avuto vantaggi per le economie del comprensorio.

Gli Ospiti hanno visitato Musei, Chiese, Monumenti, Aree Archeologiche e naturalistiche e gustato le nostre eccellenze enogastronomiche. Particolarmente graditi i momenti di vita popolare, preziosa occasione per scoprire una Calabria autentica e insolita. Il feedback positivo ci fa credere che la loro permanenza sul territorio sia stata una piacevolissima esperienza. E, in definitiva, la loro soddisfazione diventa la nostra soddisfazione. È questa la Calabria che si apre al mondo, frutto di un’intensa e continua cooperazione, finalizzando l’obiettivo di attirare turisti in periodi di bassa stagione, attraverso irrinunciabili pacchetti turistici. E il loro riscontro favorevole ci fa presupporre che quello del turismo incoming è sempre di più un punto di forza del nostro territorio i cui effetti positivi sono in continua crescita.

Sti fogghj chi tu vidi arrutulati sunnu jorna di focu e di turmentu, ricordi ‘i ll’anni mei tu i passati, rondinelli chi volanu ‘nto ventu. ‘A primavera staci pa tornari, tu vid’ arburi antichi chjni ‘i hjuri, arcegli che non sme unu ‘i cantari, ca esti la stagioni di ll’amuri. Senti l’eternu cantu di’ cicali, chi mi pari ‘nu sonu di violini e campani chi volanu cu ll’ali, avant’arretu, sup’a sti collini. Veni vicinu a mmia, ca chista è ‘a vita, caccia da’ testa tua tu i i penzeri, non è importanti l’oru o la munita, ma i cosi ch’ennu ccà, chi sunnu veri!



ATTUALITÀ

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO Negli ultimi anni la prova scientifica ha assunto un rilievo di grande importanza all’interno processo penale soppiantando la prova regina, ovvero quella testimoniale. Oggi la prova scientifica decide più di ogni altra l’esito del processo, riducendo l’area del ragionevole dubbio e consentendo di passare dalla “probabilità” a un certo grado di “certezza”. “Prova scientifica” vuol dire avvalersi di particolari tecnologie per l’utilizzo delle quali il giudice nomina un esperto che lo coadiuvi nella ricerca della verità e che viene giuridicamente denominato perito. Sono (o per lo meno dovrebbero essere) frutto di un’accurata perizia anche le intercettazioni. Ne abbiamo discusso con l’avvocato Enzo Nobile, coautore del libro “La prova tecnica nel processo penale”. Quali sono i reati per cui sono ammesse le intercettazioni? I reati per i quali sono ammesse le intercettazioni sono stati espressamente indicati nell’articolo 266 del c.p.p. e sono: delitti non colposi per i quali è prevista la pena dell’ergastolo o della reclusione superiore nel massimo a cinque anni; delitti contro la pubblica amministrazione per i quali è prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a cinque anni; delitti concernenti sostanze stupefacenti o psicotrope; delitti concernenti le armi e le sostanze esplosive; delitti di contrabbando; reati di ingiuria, minaccia, usura, abusiva attività finanziaria, abuso di informazioni privilegiate, manipolazione del mercato, molestia o disturbo alle persone col mezzo del telefono. Inoltre, con l’art. 13 del D.L. 152, sono state introdotte altre due tipologie di reato per le quali è possibile procedere alla compressione alla riservatezza e libertà delle comunicazioni, ossia i reati in materia di criminalità organizzata e, dal 2001, anche i reati di terrorismo. Quali sono le modalità di esecuzione delle intercettazioni? Di regola le intercettazioni vengono richieste dal Pubblico Ministero e autorizzate dal giudice che procede con decreto motivato, in cui precisa le ragioni che hanno determinato il sacrificio della tutela alla riservatezza a fronte di una superiore tutela degli interessi della collettività. Il decreto ha una validità di giorni quindici. Decorso il suddetto termine, se permangono i presupposti che hanno legittimato l’autorizzazione all’intercettazione, l’autorizzazione può essere prorogata di 15 giorni in 15 giorni fino a quando sussistono i presupposti di legge, ma comunque non oltre il termine previsto per la durata delle indagini preliminari. Una volta che il giudice competente ha emesso il decreto che autorizza le intercettazioni, il pubblico ministero emette autonomo decreto con cui determina le concrete modalità d’intercettazione indicandone gli impianti da utilizzare per procedere alle attività di intercettazioni e la durata delle intercettazioni, che può sospendere prima del termine concesso. Qualora vengano disposte intercettazioni per reati di criminalità organizzata, la durata delle operazioni non può essere superiore a 40 giorni, prorogabili dal giudice per ulteriori periodi di 20 giorni, sempre con decreto motivato. Gli impianti di intercettazione e registrazione, di regola, devono essere quelli installati presso gli uffici della Procura della Repubblica ma, in caso di eccezionali ragioni d’urgenza, il P.M. con proprio decreto motivato può disporre che le intercettazioni siano compiute mediante impianti di pubblico servizio oppure in dotazione alla polizia giudiziaria. Per quanto concerne eventuali casi di urgenza, ovvero quando un ritardo nelle operazioni possa, sulla base di fondati motivi, recare un grave pregiudizio alle indagini, è previsto che sia il Pubblico Ministero a dare il via alle intercettazioni con decreto motivato. Tale decreto dovrà essere comunicato immediatamente e comunque non oltre ventiquattro ore al giudice per le indagini preliminari, il quale entro quarantott’ore deciderà con decreto motivato se convalidare o meno il provvedimento. Qualora non intervenga la convalida, l’intercettazione deve essere interrotta e i suoi risultati sono inutilizzabili. Quali sono le regole in materia di trascrizione del contenuto delle intercettazioni? E che competenze deve avere chi le trascrive? Le regole in materia di trascrizione sono ben sintetizzate

dalle raccomandazioni fatte da Helen Fraser con il decalogo delle ricognitive phonetics e dalla Polizia scientifica nel proprio decalogo (specchietti a lato). Chi trascrive le conversazioni deve, poi, possedere specifiche capacità tecniche che gli consentono di sottoporre il materiale sonoro a delle operazioni di miglioramento e alla verifica dei suoi valori: misurazione del rapporto segnale/rumore, filtraggio, e analisi delle frequenze. Questo per scongiurare il rischio che venga compromessa la libertà del cittadino senza che nelle conversazioni siano contenuti realmente dialoghi dimostrativi di una qualche condotta antigiuridica. La misurazione del rapporto segnale/rumore consente di stabilire in via propedeutica, dal punto di vista strettamente forense, se l’intelligibilità di una certa espressione sia da considerarsi oggettiva e, quindi, trascrivibile, oppure soggettiva e, quindi, intrascrivibile. Anche quando il materiale sonoro è di buona qualità è sempre necessario che si proceda alla prova di ascolto del contenuto della conversazione e alla misurazione del rapporto segnale/rumore perché, diversamente, si sconfina nel campo della soggettività. Ai fini della trascrizione forense il contenuto di una conversazione che presenta un rapporto segnale/rumore che è, mediamente, pari a +10 dB (per alcuni autori +7 dB) è oggettivamente intrascrivibile perché in tal caso ogni trascritto è frutto di un’interpretazione: il tecnico trascrittore,

Affidare il compito di trascrivere i contenuti delle conversazioni a sedicenti trascrittori solo perché hanno familiarità con programmi informatici che gestiscono file audio è quanto di più pericoloso un giudice possa fare.Ne abbiamo discusso con l’avvocato Enzo Nobile, coautore del libro “La prova tecnica nel processo penale”.

Intercettare non èun’arte...èscienza infatti, è portato a sentire ciò che logicamente si rappresenta in virtù di quanto ascoltato nella parte precedente della conversazione. Perché si abbia una corretta trascrizione in termini esclusivamente oggettivi, dunque, si procede con le operazioni di pulitura del materiale sonoro (filtraggio), a cui fa seguito l’analisi delle frequenze, che consente al tecnico trascrittore di verificare se le vocali (a, e, i, o, u) contenute nelle parole trascritte risultano essere le stesse di quelle contenute nel materiale soggetto a trascrizione. L’analisi delle frequenze consente, inoltre, di identificare le consonanti sonoranti (l, r, m, n, v, z, f, s) mentre le altre, dette sorde, allo stato non si è in grado di individuarle ma, comunque, possiamo sapere che trattasi di consonanti sorde. Pertinenza e rilevanza sono i requisiti a cui devono attenersi le trascrizioni di un’intercettazione. Però a volte capita che vengano utilizzati, in un processo – spesso anche solo mediatico - stralci di un’intercettazione autorizzata all’interno di tutt’altro processo. Com’è possibile? I contenuti delle conversazioni, se legittimamente captati, oltre a essere utilizzabili nell’ambito del procedimento penale in cui è stata decretata la loro captazione, in via incidentale, in virtù della disposizione codicistica prevista dall’articolo 270 c.p.p., possono essere utilizzati anche in un diverso procedimento, purché siano state rispettate tutte le garanzie di legge, a condizione che essi risultino indispensabili per l’accertamento dei fatti. Diritto alla riservatezza e intercettazioni: un bilanciamento è possibile? Ogni volta che ci si ritrova di fronte alla convenienza di autorizzare un’intercettazione, nasce un problema di contemperamento fra i diritti inviolabili dell’individuo e l’interesse pubblico alla repressione degli illeciti penali. Nell’assenza di un quadro di riferimento certo, il magistrato è chiamato a operare un equo bilanciamento tra il valore costituzionale rappresentato dal diritto inviolabile dei singoli individui alla libertà e alla segretezza delle loro comunicazioni e quello rappresentato dall’interesse pubblico primario alla repressione dei reati e al perseguimento in giudizio di coloro che delinquono.


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Turisti di Edimburgo ripuliscono la spiaggetta/ discaricadi Roccella Gabrielle e Giorgio, con la loro bellissima barca sono entrati nel porto di Roccella al calar del sole di mercoledì sera. I colori del mare erano splendidi, bellissimo il castello e le montagne. Solo la piccola spiaggia all’imboccatura del porto sembra una piccola discarica. Succede e non è responsabilità di alcuno. Loro non protestano, non criticano, non mugugnano. Mattina di giovedì si sono alzati all’alba e hanno riempito tante grosse buste di plastica di spazzatura, ripulendo interamente quella che hanno considerato anche la loro spiaggia. Ci siamo fermati a parlare con loro nonostante le difficoltà della lingua. Sono di Edimburgo ma considerano casa loro ogni

angolo del mondo e si sentono parte dell’intera Umanità. Figli del mare e del cielo ed estranei alle stupide guerre degli uomini mediocri. La loro azione è limpida, bella, semplice soprattutto pensando che tra qualche giorno saranno lontani. Che dirvi cari Gabrielle e Giorgio? Grazie! Di più non possiamo. Grazie per la grande lezione di civiltà! Grazie perché, in alcune circostanze, un semplice gesto ha un valore infinito. Non dimenticheremo il vostro esempio e speriamo che la nostra gente, pur così civile, non dimentichi presto ciò che voi avete fatto. Un abbraccio grande quanto il mare. Ilario Ammendolia

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CULTURA

Il Caso Mongiana a Marina di Gioiosa Jonica L’Interessante incontro organizzato dal Sidus Club di Siderno, nell’ambito delle manifestazioni del Premio Borghinfiore, vuole mettere in evidenza e portare all’attenzione di tutti l’importante lavoro fatto dal Comune di Mongiana per la rivalutazione e riscoperta di questo antico Borgo rimbalzato agli onori della cronaca locale e Nazionale dopo l’inaugurazione del Museo della fabbrica d'armi reali ferriere e quindi dell’importanza della valorizzazione dei piccoli centri, custodi di una bellezza che rischia di sparire e portare con se testimonianze storiche, artistiche e di tradizioni irripetibili. L’evento, patrocinato dal Comune di Marina di Gioiosa Jonica, si terrà il 29 ottobre presso la sala Egidio Gennaro, dopo i saluti delle istituzioni le conclusioni saranno affidate a Gianfranco Marino, già Coordinatore Regionale dei Borghi più belli d’Italia.

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A Gioiosa Jonica, sabato 15 ottobre, un evento in ricordo di Enzo Ferrari Su iniziativa del Club per l’Unesco di Gioiosa Jonica (il cui presidente è Nicodemo Vitetta) e con il patrocinio del Comune, è stata una serata all’insegna della piacevolezza e di una sentita partecipazione, quella della presentazione del libro “FERRARI SEGRETO” - IL MITO AMERICANO, di Italo Cucci, per le Edizioni Minerva (2015), corredato dalle foto d’autore di Walter Breviglieri. Nella sala delle adunanze dello storico palazzo Amaduri, il giornalista di cui è stata fatta menzione, direttore di testate sportive, editorialista della Rai e di vari giornali, oltre che autore di libri, corroborato tra gli altri dall’intervento di Tonino Raffa (giornalista Rai), con un linguaggio espresso in modo colloquiale, ha destato l’attenzione del pubblico presente. E nel dipanarsi dell’opera, nella mia privata lettura, mi viene da dire che Italo Cucci ha usato la penna per tratteggiare la figura di Enzo Ferrari, come il pittore Corrado Armocida ha utilizzato i

pennelli per spalmare i colori, nella distribuzione della luce, sul soffitto della sala, per la rappresentazione del tema visivo-musicale tra le decorazioni. Il giornalista, a sua volta, lo fa sorprendentemente con la scrittura descrivendo “l’Ingegnere”, ben noto nell’ambito spazio-temporale di fascinazione (nell’immaginario non solo italiano, ma mondiale), e accompagnato altresì dall’alone leggendario del Mito, in una “tavolozza” di rimandi memoriali. Il tutto attraverso un modo narrante scorrevole e lineare, che accattiva e traduce il merito di spronare tanto alla lettura, quanto è la voglia di curiosare tra le righe, nell’innovarsi di piloti, uomini politici, giornalisti e aneddoti, fino al racconto della morte di Dino, il figlio del fondatore della celebre Casa automobilistica, conosciuta nel mondo non solo per il “Cavallino rampante”, ma pure per le vittorie dei tanto amati bolidi rossi. Francesco Luigi Errigo

Una tesi che narra la storia del commissariamento per infiltrazioni mafiose

Luigia Sorgiovanni, studentessa di Stilo, ha conseguito la Laurea magistrale, discutendo una tesi sullo scioglimento dei consigli comunali per infiltrazioni mafiose. Relatore, il professore Nicola Gratteri, Procuratore capo della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Il lavoro di Sorgiovanni traccia la storia e l’evoluzione del fenomeno partendo dal primo novantennio della storia d’Italia.

Eccellenze Culturali archeologiche

Domeniche straordinarie

Siderno alza le vetrine dello shopping

Quattrocento pagine per raccontare “Da Locri Epizefiri a Locri –VII sec. a.C. – 20015 d.C., è questo il titolo del volume edito dalla Pancallo Editore e presentato venerdì 14ottobre nel salone del Consiglio comunale di Locri ad un folto pubblico di cultori di storia locridea. All’incontro culturale, oltre all’autore Franco Pancallo e alla coautrice Gabriella Bonsignore, a intervenire sono stati il sindaco Giovanni Calabrese, l’assessore alla cultura Anna Sofia che ha introdotto elogianShopping straordinario nelle domeniche d’autundo il lavoro svolto dalla casa editrice locrese e no-inverno. Il progetto, che mira a potenziare la l’archeologo Gianfranco Adornato, docente vocazione commerciale della città, partirà domenidi archeologia presso la scuola Normale ca 23 ottobre. L’iniziativa, voluta fortemente degli Superiore di Pisa. L’opera, che va ad arricchioperatori che agiscono sul corso della Repubblica, re il prestigioso catalogo della casa editrice consiste nell’apertura delle attività tutte le “FPE” –Pancallo, fatto di ristampe di antichi domeniche dalle ore 17 alle libri e di recenti pubblicazioni che valorizzano 20. I prezzi saranno conanche quegli autori contemporanei poco tenuti per l’intera durata conosciuti, è stata circostanziata dal relatore del progetto che si concludProf. Adornato, attestando l’efficace metodoerà subito dopo la Pasqua. logia seguita nel tracciare le notizie descritte Ci saranno più manifessull’avvicendarsi delle varie epoche illuminate tazioni, con maggior fermendell’antica città. Temi trattati da un connubio to nel periodo natalizio. Super di passione e competenza attraverso un racsconti, invece, riscalderanno i mesi di conto coinvolgente che mettono a proprio gennaio e febbraio. Nel programma delineato c’è agio chiunque voglia conoscere gli avvenied è tangibile la necessità di far tornare la città al menti di una città come Locri, “la cui ricchezMartedì 25 ottobre, alle ore 16:30, presso il Museo e Parco Archeologico dinamismo, all’operosità e alla produttività di un za morale e materiale diventa fonte di ispiraNazionale di Locri, avrà luogo il convegno Indagini e ricerche archeologiche a tempo, in un periodo in cui l’economia zione sia per le gloria del passato che per la Locri Epizefiri. Dopo i saluti istituzionali dei sindaci Giovanni Calabrese e Rocco ristagna, senza fascino e “misure”, ma con generosità degli uomini del presente”. Luglio, interverranno il Direttore Museo e Parco Archeologico nazionale di Locri bufale e tarocchi, sul web. Stiamo parlando L’archeologo Prof. Adornato, nel corso del suo Rossella Agostino, il Docente della Scuola Normale Superiore di Pisa Gianfranco di un’iniziativa impegnativa ma, allo stesso intervento, ha dato una breve anticipazione di Adornato, il Referente Laboratorio Saet Alessandro Corretti, il Direttore IBAMtempo, molto appassionante per commerun’importante operazione, raggiunta grazie a CNR Daniele Malfitana, il Docente UNICAL Maurizio Paoletti e l’Assessore alla cianti, visitatori e clienti. un accordo siglato con l’Istituto IBAM del Cultura Comune di Locri Anna Sofia. CNR di Catania, la Scuola Superiore Normale di Pisa e la Direttrice del Parco Archeologico Rossella Agostino, consistente in un’introspezione condotta con nuove tecnologie di rilevamento aeree in uno spazio mai finora investigato a “due passi” del Tempio di Marasà, che hanno permesso di scrutare fino a m. 3,60 sotto il livello del calpestio del terreno, rivelando l’esistenza di importanti reperti ordinatamente disposti che fanno pensare, in attesa di agire sul sito, a una recinzione sacra afferente al vicino Tempio. Ma di questo di certo se ne parlerà in una conferenza stampa stabilita per martedì 25 ottobre, alle ore 16,30 presso il Museo locrese. Inoltre, il Sindaco Calabrese ha relazionato sulla prossima apertura del Museo Civico che andrà a inserirsi nel circuito di visita del Parco Archeologico e anche sull’apertura della Biblioteca comunale che sarà intitolata all’emerito Prof. Gaudio Incorpora, istituzioni queste che troveranno posto nel restaurato palazzo ottocentesco Teotino-Nieddu Delrio. In conclusione si è rivolto un vivo ringraziamento alla casa editriLa Pro Loco e il Club per l’UNESCO di ce “FPE”, che sta svolgendo in momento difficile, un’opera meritoria che si ricollega alle Gioiosa Jonica con il Patrocinio radici storiche della Locride con la speranza che determinati valori del passato non cadano nell’oblio. dell’Amministrazione Comunale, è lieta di Pepè Napoli presentare l’iniziativa Fashion, Calabria

Martedì, al museo di Locri, un convegno per parlare di indagini archeologiche

La Calabria in passerella grazie alla Pro Loco di Gioiosa In… passerella, dedicata al noto stilista internazionale Claudio Greco con le sue collezioni del prêt-à-porter, che avrà luogo sabato 29 ottobre, alle ore 21:00 presso il teatro Gioiosa in Piazza Vittorio Veneto a Gioiosa Jonica, con un ricco programma di eventi, sfilate, ospiti famosi e giovani modelli e modelle calabresi. Nicodemo Vitetta




CULTURA E SOCIETÀ

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DOMENICA 23 OTTOBRE 21

I FRUTTI DIMENTICATI

A CURA DI ORLANDO SCULLI E ANTONINO SIGILLI

Il noce in Calabria è presente dal mare alla montagna e riesce ad adattarsi in terreni anche con forte tenore di calcare, ma teme l’umidità eccessiva, dove secca, ricordando che cresce in tutte le regioni d’Italia, mentre la diffusione più ampia si ha in Campania dove viene coltivato in sistemi razionalizzati tendenti ad una ricca produzione; qui è famoso il noce di Sorrento, dal gheriglio delicato, regolare e facilmente estraibile, i cui frutti, sono venduti in tutt’Italia.

Il noce

Juglans regia L.

in calabria

La pianta del noce è originaria dell’Asia, forse si diffuse dalle pendici dell’Himalaia, ma sin dalle più remote antichità cominciò a espandersi verso occidente, raggiungendo anche il territorio dell’attuale Europa occidentale, Esperia per i Greci, Ereb ( Occidente, da cui Europa ) per i fenici. Spesso integrò l’alimentazione delle classi più umili e nelle aree dove l’ulivo non cresceva, dai suoi frutti veniva estratto l’olio e a tal proposito ricordiamo ciò che ci tramanda nei Promessi Sposi Alessandro Manzoni, che ci indica che i monaci andavano alla questua di noci, proprio per ricavare olio. Oggigiorno è raro trovarlo, ma , a prezzo proibitivo si può reperire nelle regioni del Nord Italia; bisogna consumarlo crudo e non cuocerlo e combatte il colesterolo e i trigliceridi. Oltre che per i suoi frutti era ed è usato per produrre legname da cui si ricavano mobili pregiati. Esso ama i climi temperati, senza eccessi di caldo e di freddo e si esprime in chiome rigogliose dalle foglie caduche, producendo dei fiori, i maschili differenziati da quelli femminili. E’ una pianta che non ama la promiscuità con altre

varietà di alberi , per cui è capace di selezionare dei sistemi che danneggiano le piante vicine, con l’emissione di sostanze particolari. Il noce in Calabria è presente dal mare alla montagna e riesce ad adattarsi in terreni anche con forte tenore di calcare, ma teme l’umidità eccessiva, dove secca, ricordando che cresce in tutte le regioni d’Italia, mentre la diffusione più ampia si ha in Campania dove viene coltivato in sistemi razionalizzati tendenti ad una ricca produzione; qui è famoso il noce di Sorrento, dal gheriglio delicato, regolare e facilmente estraibile, i cui frutti, sono venduti in tutt’Italia. In Calabria è presente dal periodo precedente l’ellenizzazione e nel passato aveva una diffusione pre valente nelle aree montane per usi connessi alla fabbricazione di mobili, dove si recavano i falegnami a scegliere le piante per ricavare il legname adatto, mentre nelle colline litoranee e in quelle premontane veniva piantato lontano dalle altre piante. Nei “ giardini mediterranei “, ossia negli agrumeti, veniva sistemato ai margini dei campi, dove produceva dei frutti per uso familiare, che registrava un consumo più intenso nel periodo natalizio, quando venivano

preparati gli impasti fatti di uve passe, fichi secchie , gherigli di noci sminuzzati, vin cotto, con cui venivano farciti i dolci chiamati, a seconda delle zone “ Sammartine”, “ Pretali “ ecc. La varietà nostrana di noce aveva un guscio robusto, difficile da infrangere, con il gheriglio però dal gusto molto intenso, mentre c’erano delle noci che producevano frutt i dal gheriglio che difficilmente poteva essere estratto ed allora quelle piante erano destinate ad essere tagliate per legname quando avessero raggiunto la dimensione ottimale. Per favorire il processo d’ingrossamento del tronco che era lento, sulla sua corteccia venivano praticate delle fenditure, condotte talvolta con colpi d’ascia molto decisi. In relazione alla piantumazione delle piante di noci per uso domestico, connesso al consumo dei frutti, c’era un timore atavico che la turbava, in quanto la tradizione indicava che colui che avesse piantato un albero di noce, sarebbe morto quando il suo tronco avesse raggiunto lo spessore della sua testa . Ed allora tale compito ingrato veniva assunto dai vecchi delle famiglie, prossimi a lasciare la vita terrena.

L'oro verde di Calabria approda a Parigi grazie a "La Cascina 1899" Fiore all'occhiello la nuova linea di panettoni al bergamotto, cresciuta tantissimo negli anni, con un riscontro positivo in Germania, Francia, Australia. Una linea interamente confezionata a mano per aggiungere un tocco di eleganza e unicità C'erano anche le deliziose specialità al bergamotto del raffinato laboratorio artigianale de "La Cascina" in bella mostra a Parigi, al Salone Internazionale dell'Alimentazione (Sial). L'oro verde di Calabria in una vetrina mondiale, sotto l'occhio ingolosito dei numerosi visitatori, professionisti del settore agroalimentare e "buyers" di ogni nazionalità, grazie allo sguardo lungo di Salvatore Agostino e alla collaborazione del responsabile commerciale Vittorio Micelotta. Insieme, da tempo, hanno deciso di puntare su questo straordinario prodotto della nostra terra che coltivano direttamente dal-

l'azienda agricola che sorge alle spalle del loro ristorante. Fiore all'occhiello la nuova linea di panettoni al bergamotto, cresciuta tantissimo negli anni, con un riscontro positivo in Germania, Francia, Australia. Una linea interamente confezionata a mano per aggiungere un tocco di eleganza e unicità. E così i prodotti genuini realizzati secondo la nostra antica tradizione conquistano i nuovi mercati. "Ringraziamo la Regione Calabria e l'Assessorato all'Agricoltura per averci selezionati tra tanti - dichiara Vittorio Micelotta - e per aver permesso a noi, insie-

me ad altre quindici aziende, di portare il made in Calabria sulle tavole di tutto il mondo. Sarebbe stato impossibile farlo con le sole nostre forze perchè i costi d'affrontare per essere presenti ad una fiera di questa portata sono assai elevati e per noi impensabili. Non bisogna, inoltre, dimenticare che fiere come quella di Parigi, che riunisce tutti gli operatori chiave, produttori e compratori attorno alle grandi sfide mondiali e che rivela le tendenze e innovazioni che caratterizzeranno l’industria agroalimentare di domani, sono un'occasione preziosa per aprirci a nuovi mercati favorendo così la creazione di nuovi posti di lavoro".

Nei boschi montani crescevano spontaneamente delle varietà di noci, specie nelle aree ripariali, che producevano dei frutti dalla grandezza inusuale, talvolta tre quattro volte più grandi di quelli delle piante domestiche. Talvolta sotto di esse crescevano delle piantine dalle noci cadute, che venivano trasferite nei campi coltivati. Di norma la forma di tali frutti erano fortemente ovalizzata, mentre a Palizzi esistevano degli esemplari che riproducevano frutti sferici. Alberi dai frutti portentosi si ritrovavano sulle montagne di Santo Stefano d’Aspromonte, Africo, S. Giovanni di Gerace mentre nel vibonese esistono degli esemplari piantati nei campi coltivati. Proprio in questi giorni, Nino Sigilli, abitante a Siderno, incrociò nelle campagne di Gioia Tauro in contrada Livatida, un contadino che aveva in mano tre frutti enormi di noce e si fece regalare uno; quello rappresentato in foto. Spesso però, questi frutti sono sciapi e quindi per tali motivi non si è diffusa la coltivazione delle piante che li producevano.


RIVIERA

Selfie virali

Sulla cresta dell’onda Il locrese Leonardo Guiderdone, 36 anni, è riuscito a conquistarsi uno spazio nel panorama musicale proponendo il suo primo lavoro discografico, che già tra gli addetti ai lavori, sta riscuotendo notevoli consensi. “Quando saremo liberi…”, prodotto dal compositore e noto musicista reggino Domenico Severino, autore anche dei brani, è un album molto raffinato e tecnicamente curato nei suoni e nei testi. Leonardo infatti, ha lavorato tantissimo a questo progetto che rispecchia oltre un’innata professionalità, una passione critica e autocritica, che si acquisisce solo mettendosi alla prova direttamente e ascoltando gli altri.

È stato un sogno che si avvera, quello fare un selfie con Barack Obama. La giovane schermitrice paralimpica Beatrice “Bebe” Vio è stata chiamata in settimana ha rappresentare lo sport italiano nella serata glamour dedicata all’Italia che si è svolta alla Casa Bianca. Serata di politica, ma anche di tendenza, quella di Washington sarà certamente ricordata per l’appoggio incondizionato che il presidente USA ha pubblicamente espresso nei confronti di Matteo Renzi e del suo tentativo di riforma radicale della Costituzione Italiana, ma anche per questo selfie “strappato” dall’atleta di Rio 2016 sul finire della serata, quando ormai i bottoni dei pantaloni cominciavano a cedere e le palpebre dei presenti si abbassavano lentamente ma inesorabilmente. Anzi, proprio a partire da questa foto, la giovane Bebe si è anche improvvisata corrispondente estera per la Gazzetta dello Sport, stilando un resoconto del suo viaggio straletto dagli appassionati del quotidiano rosa.

Radio Calabria

Il carroccio perde l’ultimo baluardo mediatico del suo impero. Dopo il forfait di Tele Padania nel 2014 e della testata la Padania nel 2015, tocca a Radio Padania deporre le armi a causa della crisi economica. A darne l’annuncio è stato lo stesso leader leghista Matteo Salvini che, manco a farlo apposta, aveva mosso i suoi primi passi nel partito proprio grazie alla sua militanza nella radio. Nel tentativo estremo di salvare la sua culla ideologica, Matteo ha preferito cederla a RTL piuttosto che vederla morire. Ironia della sorte, il patron della frequenza 102.5 risponde al nome di Lorenzo Suraci che, com’è facile intuire dal cognome, è calabresissimo e non certo un consumatore abituale di acqua del Po. La notizia, rimbalzata nel giro di poche ore sui social, ha scatenato l’ironia degli utenti che, facendo ovvio riferimento a un destino beffardo, si sono lascianti andare in fotomontaggi e commenti davvero esilaranti. Chiudiamo proprio con uno di essi: “Dio c’è, Matteo, e consuma ‘nduja!”.

Da Siderno all’Eredità Ancora un concorrente delle nostre parti per il programma Rai L’Eredità, condotto da Fabrizio Frizzi. Nella puntata andata in onda lo scorso martedì sera è toccato a Giuseppe Grisolia, di Siderno, cercare di raggiungere il gioco finale proposto dal quiz televisivo. Funzionario regionale, Grisolia, sposato e con due figli, ha rivelato che il merito della sua presenza al programma della Televisione di Stato è tutto del figlio Vincenzo, che ha imparato a scrivere pur di vedere il papà comparire in televisione. Superate le fasi iniziali del gioco, Giuseppe ha purtroppo dato forfait quando mancava poco alla fine, ma siamo sicuri che sia riuscito comunque a divertirsi e a divertire in un’esperienza che sarà sicuramente indimenticabile per lui e la sua famiglia.

Tweet dal corteo di Reggio Proponiamo alcuni tweet istituzionali dopo la manifestazione “La Calabria contro la violenza sulle donne”, svoltasi venerdì scorso a Reggio Calabria. Promossa dalla Regione sull’onda dello sdegno suscitato dalla vicenda della tredicenne di Melito Porto Salvo, la manifestazione ha visto in testa al corteo la presidente della Camera Laura Boldrini, il ministro Maria Elena Boschi, la presidente della Commissione parlamentare antimafia Rosy Bindi.


SETTIMANALE

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in calcio d’angolo Un incredulo Fabio Laganà riesce a realizzare il piccolo sogno di farsi fotografare in compagnia del centrocampista della Roma Radja Nainggolan.

SABATO 23 OTTOBRE

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Sicurezza Metorpolitana Antonio Eroi, ex Presidente del Consiglio Provinciale e oggi milite della Polizia di Provincia (presto Polizia Metropolitana), posa con il suo vicecomandante Agostino Monoliti.

Alla buon’ora! È partita la nuova stagione di Di Buon Mattino, la trasmissione di attualità calabrese condotta, su SUD 656, da MIchel Dessi, qui in un selfie con il suo staff.

Sorrisi piddini La segretaria del PD sidernese Mariateresa Fragomeni posa con il suo “principale”, il governatore della Calabria Mario Oliverio durante la manifestazione in ricordo di Francesco Fortugno.

Sindachessa d’azione In questo anticonvenzionale scatto della giunta comunale di Locri, una radiosa Barbara Panetta prende il posto del solitamente più compassato Giovanni Calabrese. Allegria temporanea, o qualcuno comuincia ad accarezzare il sogno di sedere su una tanto agognata poltrona? Sobrietà piddina Anche Seby Romeo e il sindaco di Bianco Aldo Canturi, non volendo essere da meno dei loro colleghi di partito più a sinistra (fisicamente più a sinistra) si fanno immortalare in una foto “rubata” a Locri.

Fierezza d’un tempo Firmo Micheli, mostrandoci il suo profilo migliore e la Riviera che custodisce gelosamente sottobraccio, assume una posizione che ci ricorda quella dei vecchi (e compianti!) sindacalisti di una volta!

Riapre lapa! Il pollaio è pronto: chi vincerà la sfida di cicchetti tra Pino e Vincenzo?

Vittoria di pronta guarigione L’Antonimina Calcio, festeggiando nello spogliatoio la fresca vittoria, dedica la giornata campale al suo presidente, ricoverato recentemente per un malore.

Match Point Mimmo Carnuccio, storico dirigente locrese della Federazione Italiana Tennis, posa con il proprietario del ristorante La fontanella


L’EVENTO

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DOMENICA 23 OTTOBRE

avevano promesso: l'Ottobrata sidernese sarebbe diventata un imperdibile appuntamento fuori stagione per tutto il comprensorio. E le promesse non sono state da marinaio. Anche quest'anno, il 30 e 31 ottobre il Borgo Antico di Siderno Superiore tornerà ad animarsi grazie all'impegno instancabile dell'Associazione ACUI Siderno in sinergia con l'Amministrazione Comunale. Protagonisti indiscussi saranno i prodotti tipici della terra, soprattutto autunnali, insieme ai prodotti artigianali e agli antichi mestieri oggi in via di estinzione, il tutto condito con musica, giochi e spettacoli di animazione curati da straordinari artisti di strada. All'interno della manifestazione sono previsti anche due importanti convegni culturali a cui interverranno massimi esperti nei temi trattati. Non solo cibo, quindi, ma anche buona cultura e sano confronto. Anche quest'anno per qualsiasi pagamento verrà utilizzato il “Siderone”, l’apposita moneta coniata per l’occasione. Sarà possibile effettuare il cambio presso la Zecca al Banco (Catojo) Centrale. La serata finale sarà animata dal gruppo musicale "Quarta Aumentata" che partito dalla Locride da quasi un ventennio porta in giro per l'Italia le diverse sonorità sommerse del panorama artistico mediterraneo. Nell'edizione di quest'anno, inoltre, si inserisce un'importante iniziativa di solidarietà in compartecipazione con il Kiwanis Club. Con l’Ottobrata Sidernese, l'Acui Siderno continua a promuovere la cultura dell'accoglienza e del turismo di qualità fuori stagione, svolgendo un ruolo fondamentale nella valorizzazione delle tradizioni locali e promuovendo la cultura delle tipicità collegata alla storia e all'identità sidernesi e, più in generale, calabresi. Non da ultimo, l'Ottobrata sidernese è un'occasione preziosa per far conoscere ed esaltare le potenzialità del Borgo Antico di Siderno Superiore e attivare le migliori energie del volontariato e della partecipazione dei cittadini. L’Ottobrata sidernese, forte del successo dello scorso anno, continua a puntare sulla formula dell’intrattenimento a basso costo, di cui la nostra realtà ha un disperato bisogno. Il tutto unito alla possibilità di godere di sapori, profumi, colori, panorami di una terra che, almeno in questo, non ha niente da invidiare a nessuno.

L'

ALL’INTERNO DELLA MANIFESTAZIONE PER QUALSIASI PAGAMENTO VERRÀ UTILIZZATO IL “SIDERONE”, L’APPOSITA MONETA CONIATA PER L’OCCASIONE. SARÀ POSSIBILE EFFETTUARE IL CAMBIO PRESSO LA ZECCA AL BANCO (CATOJO) CENTRALE

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