Riviera n° 43 del 22/10/2017

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Questo dovrebbe essere un momento di solidarietà nei confronti di chi racconta le violenze subite. A nulla valgono i “ma “e i “però”. Non ci sono “però” nella violenza.

il contenuto di questo articolo non è adatto a un pubblico giovane e potrebbe farvi innervosire: non me ne scuso.

Hollywood prima si fanno fare i pompini, poi frignano e si rifanno la verginità sui giornali LIDIA ZITARA Asia Argento ha querelato «Libero» per il titolaccio che l’ha tirata per i capelli nella consueta macchina del fango che colpisce le donne che denunciano stupri, violenze e abusi. Oramai sembra che il mestiere di giornalista sia una gara con il Nilo in piena a chi produce più fango. In questo senso l’acquiescenza supina dell’Ordine è colpevole e ingiustificabile. Ma l’Ordine si tiene ben lontano da questioni spinose, dando ampio spazio ai suoi protégé e tenendo il morso in bocca ai pubblicisti e ai collaboratori esterni. A proposito di giornalisti, quello americano che ha fatto emergere lo scandalo Weinstein, il tipaccio grosso e grasso che come ammazzacaffè prendeva uno o due pompini da chi gliel’aveva servito, è Ronan Farrow, il figlio di Mia Farrow e di Woody Allen, noto pedofilo. Visto che i figli sono delle donne, perché solo la maternità è certa (ce lo dice anche il DNA mitocondriale), Ronan ha preso e tenuto il nome della madre, anche perché la madre ha rivelato che potrebbe essere figlio di Frank Sinatra, e se si va a guardare una sua foto, si capisce subito che Woody non ha niente a che fare con i il corredo genetico di Ronan. Ronan Farrow ha raccontato più volte delle molestie subite da lui e sua sorella Dylan, e dell’orrore e il disgusto per il matrimonio con l’altra figlia adottiva Soon-Yi, di “appena” 35 anni più giovane, oggi sua moglie, e madre di due figli, ancora adottivi. Sullo scandalo Weinstein Woody Allen si è espresso forbitamente dicendo qualcosa che può essere riassunto nel seguente modo: che cazzone Harvey a farsi beccare, ora ci mette tutti in pericolo. Non vorrei che quello stronzetto del figlio di mia moglie se ne uscisse con qualcosa su di me tale da farmi rimpiangere di essere nato. È questa la “caccia alle streghe” di cui parla Allen. Ma non sono streghe, bensì stregoni. Stregoni che invece di dire: “Non hai talento, mi spiace, cerca un altro lavoro” ti chiedono un pompino. E questo sarebbe “prostituzione” secondo «Libero»? Questo è solo l’ennesimo tentativo di riprendersi la loro posizione, i loro soldi e di sbiancare la loro fedina, di tornare a essere i dispensatori di prebende e benedizioni, di fare un refresh alla loro morale. Prima chiedete i pompini e poi volete una seconda occasione? Prima chiedete i pompini e poi accusate le donne di essere pompinare? Prima si stupra e poi si dice: “Ma potevi dire no”? Una cosa è certa: il mondo della violenza alle donne è misconosciuto da moltissimi. Anche a

coloro i quali credono di saperne tutto o di essere sommamente comprensivi, scalfiscono solo la superficie di un ghiacciaio millenario che affonda nelle radici della terra. Lo scandalo Weinstein è tale solo perché aumenta i clic sugli hashtag, ma non c’è nessuna novità: Hollywood è un sistema in cui le donne sono sempre state penalizzate, dalla paga ai giorni di malattia, fino ai pompini da fare ai vari maschi di turno. Non solo le attrici senza talento che Weinstein s’è scelto, facendo leva su una legittima voglia di arrivare, ma anche le segretarie degli studios che devono accontentare i loro capetti per tenersi un lavoro da otto ore. Un sistema in cui l’esercizio del potere del più forte sul debole è più visibile che mai. Da quando l’industria del cinema si spostò dal New Jersey alla California, si istaurò un sistema con produttori ebrei e attori italiani. Oggi gli attori sono prevalentemente americani, inglesi o canadesi, ma i produttori sono ancora i ricchi ebrei che non potendo realizzare opere d’arte per regole religiose, si limitano a sponsorizzare artisti. Persone con i soldi. E questo li porta a essere corteggiati, molto corteggiati, da attori, altri produttori, politici, presidenti uscenti, da candidate alla presidenza rimaste col culo per terra (leggi: Hillary Clinton). In definitiva torniamo sempre lì: l’esercizio del potere su chi di potere non ne ha (o ne ha meno), uno dei veri pilastri della società postcapitalista. Ai maschi purtroppo non rimane da dir nulla, poiché impastati, cotti e sfornati dalla società come biscottini industriali. Alle donne che odiano le donne, niente lo stesso, poiché vittime della

loro miopia e del loro egocentrismo. Questo dovrebbe essere un momento di solidarietà nei confronti di chi racconta le violenze subite. A nulla valgono i “ma “e i “però”. Non ci sono “però” nella violenza. Siamo tutti pronti a perdonare noi stessi con mille attenuanti e non riconosciamo lo stesso diritto agli altri e alle altre. Vergogna a tutti coloro che lo fanno. Che qualcosa cambi non ci credo: la donna è sempre stata un pasto facile per la storia. Sulla sua fatica, sul suo lavoro si sono costruiti imperi, imperatori e regnanti. La donna ha lavorato come un somaro, sempre, nella storia del mondo, è il “cibo base” per processo storico, esattamente come il krill e le sardine sono il cibo base della catena alimentare degli oceani. La parità della donna si ottiene tramite una sola cosa: l’equiparazione di diritti, possibilità e stipendi nel mondo del lavoro. Questo affranca le donne e le rende indipendenti: perciò la società da secoli patriarcale (la balla del matriarcato secolare tenetevela nel cassetto per le discussioni spicciole su facebook o al bar) ci tiene molto che a nessuna donna sia concesso di liberarsi dal suo status di sardina e diventare tonno o pesce spada. Concludo raccontando un episodio dei miei anni di studentessa a Roma. Una mia collega di studi, una ragazza scozzese molto timida, entrò in aula piangendo e raccontò che le avevano rubato una costosa fotocamera. Dopo qualche minuto di spiegazioni e sostegno psicologico, il professore si alza e dice: “Eh, però, pure tu, andartene in giro con la macchina fotografica a tracolla!”. Scherzate pure, ma con il vostro culo e non con la fxxx delle altre. Grazie.

Prima si fanno fare i servizietti, e poi accusano le donne di darla via


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Gerace: sabato la solenne investitura di Cavalieri e Dame del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio GIUDIZIARIA

’Ndrine in Emilia Romagna Con l’operazione Edilpiovra, iniziata nell’estate del 2002, la DDA di Bologna ha ritenuto di disvelare l’esistenza di un altro gruppo di ‘ndranghetisti, operante nella provincia di Reggio Emilia, che si proponeva, sotto il controllo di G.A.N., di infiltrarsi illecitamente nel tessuto economico e di raccogliere denaro tra gli imprenditori calabresi del settore edile che, incalzati con “imbasciate”, finanziavano l’organizzazione criminale, con consegne di denaro o sub-appaltando i loro lavori a ditte vicine alla cosca. All’indagine, convenzionalmente denominata Edilpiovra, venne poi riunito un altro procedimento penale, dove l’oggetto delle investigazioni erano personaggi, appartenenti al gruppo G.A., che operavano a Reggio Emilia, nella fase di riorganizzazione della cosca, in epoca successiva alle catture eseguite nell’ambito dell'operazione “Scacco Matto”. Il procedimento iniziale (nr. 5754/02 RGNR) ebbe ad oggetto l'attività di un gruppo organizzato (non connotato in senso mafioso) riferibile alla famiglia A., dedito a furti di automezzi, detenzione di armi, incendi ed attività estorsive. L'attività di intercettazione evidenziò altresì i collegamenti con altri personaggi calabresi, operanti a Reggio Emilia: in particolare fu registrato un riavvicinamento di A. A. a N.V., emerso in pregresse conversazioni. Le investigazioni si integrarono a vicenda, consentendo di fotografare le attività illecite gestite dagli indagati ed il loro inserimento nel contesto della criminalità organizzata calabrese, operante nella città emiliana. Anche allora un episodio quale il furto di un escavatore, commesso ai danni di alcuni soggetti ritenuti vicini al sodalizio, apparve tuttavia significativo per il suo rilevante valore simbolico dei rapporti esistenti e delle modalità di intervento a difesa degli interessi dell’organizzazione ‘ndranghetista. Il soggetto che aveva subito il furto fu infatti convocato in Calabria per fornire chiarimenti sull’accaduto; interpellato sugli esecutori materiali del furto non fu in grado di tacere, provocando la reazione di A. A. ed una serie di problemi, che si protrassero per mesi, creando ripercussioni nei rapporti tra i vari indagati. Le indagini permisero inoltre di accertare l'esistenza di false fatturazioni. L’attività, che vedeva coinvolti vari personaggi, si riconnetteva alle estorsioni, perché necessaria ad occultare la causa del pagamento, con un’apparente giustificazione contabile dell’uscita di denaro. Gli imprenditori, pur traendone un vantaggio fiscale, venivano in tal modo ulteriormente limitati nella possibilità di denunciare i loro estorsori, per le conseguenze a cui essi stessi si esponevano. L’importanza delle false fatturazioni veniva più volte rimarcata da alcuni soggetti che, intercettati, sottolineavano : «siamo un gruppo, ci sono determinate cose, questi vogliono toccati, tocchiamoli. Hai capito qual è il discorso? Questo stanno facendo, stanno cercando di mettere a posto FRANCO, SALVATORE... dice … quelli che vanno toccati, non vogliono pagare l’Iva, quelli sono tizio, caio e sempronio, tizio, caio e sempronio vogliono toccati… a me l’ha detto FRANCO, che dice che è un discorso che lo stanno facendo loro…è un discorso che si fa, ognuno tiene lo stipendio suo (inc.)... il discorso che… tu tieni lo stipendio tuo... quando ti chiamo devi essere presente, pulito.. anche se sei stato sempre, però mo sto dicendo che tutti i … devono pagare l’ IVA. Questo dalla bocca di FRANCO eh… (inc.)... perché (inc.)... con l’ IVA non ti possono fare niente hai capito?... i cristiani non possono andare dalla legge, che ci vanno a dire... però è un discorso che stanno facendo mò a lui…».

L’evento, considerato eccezionale perché da più di cento anni non se ne celebrava uno simile in Calabria, vedrà la partecipazione della Principessa Beatrice di Borbone in qualità di Gran Prefetto dell’Ordine Costantiniano

Sabato 28 ottobre, alle ore 17, presso la Cattedrale di Gerace, si terrà la solenne investitura dei neo Cavalieri e delle Dame del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, ordine militare/religioso che, nato al tempo delle crociate, dà ancora oggi il proprio contributo d’azione e di attività alle opere di assistenza sociale e ospedaliera. L’evento, considerato eccezionale perché da più di cento anni non se ne celebrava uno simile in Calabria, vedrà la partecipazione della Principessa Beatrice di Borbone in qualità di Gran Prefetto dell’Ordine Costantiniano, mentre la cerimonia Eucaristica che seguirà sarà presieduta dal Cardinale Renato Raffaele Martino, Gran Priore. Per l’occasione, alle ore 16 dello stesso giorno, presso la piazza Tribuna di Gerace, avrà luogo anche la cerimonia di conferimento della Medaglia d’Oro dell’Ordine Costantiniano alla Bandiera della Reale Accademia Filarmonica di Gerace che, istituita due secoli fa, è l’unica in Italia a indossare ancora la divisa risalente al tempo dei Borbone durante le proprie esibizioni. All’evento, organizzato dal Delegati della Calabria Gianpietro Sanseverino dei Baroni di Marcellinara e dal suo Vicario Aurelio Badolati, si potrà partecipare solo su invito.

C ACHI

LA TERR

Continua la nostra carrellata di parlamentari eletti in Calabria e l’analisi sommaria del loro operato nell’ultima legislatura per cercare di comprendere se valga la pena o meno rieleggerli durante le politiche di primavera. Rosy Bindi, di Sinalunga, eletta durante le primarie PD nella circoscrizione di Reggio Calabria, è componente della commissione permanente Politiche Unione Europea e Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia. Ha un indice di produttività parlamentare (un dato che prende in esame il numero, la tipologia, il consenso e l'iter degli atti presentati dai parlamentari in modo da poterli confrontare tra di loro) di 202,4, che la rende il 241º parlamentare più produttivo su 630. Per la Calabria ha presentato: Disegni di legge …………………………………0 Mozioni …………………………………………..0 Interpellanze …………………………………….1

DEI

Interrogazioni a risposta orale …………………1 Interrogazioni a risposta scritta ……………….2 Interrogazioni in commissione …………………1 Ordine del giorno ……………………………….0 Emendamenti ……………………………………1 La sua azione politica ha riguardato la spesa sanitaria, l’emergenza ambientale e la tutela del territorio, la salvaguardia del trasporto ferroviario calabrese, la buona riuscita dei lavori di ristrutturazione del Museo di Reggio Calabria e la stabilizzazione degli LSU/LPU, per un totale di 6 atti, di cui 1 in qualità di primo firmatario, dedicati alla nostra regione. Franco Bruno, di Cosenza, è stato eletto in qualità di capolista di Centro Democratico nella circoscrizione Calabria. Componente della Commissione permanente Trasporti, ha un indice di produttività parlamentare di 75,1, che lo rende la 557º parlamentare più produttivo su 630. Per la Calabria ha

DI JACOPO GIUCA

presentato: Disegni di legge …………………………………1 Mozioni …………………………………………..0 Interpellanze …………………………………….0 Interrogazioni a risposta orale …………………0 Interrogazioni a risposta scritta ……………….3 Interrogazioni in commissione …………………0 Ordine del giorno ……………………………….0 Emendamenti ……………………………………2 La sua azione politica, oltre ad averlo fatto accodare a un disegno di legge per la stabilizzazione degli LSU/LPU presentato da Ferdinando Aiello e ancora da prendere in esame da parte del senato, si è concentrata sull’emergenza rifiuti, questioni amministrative e la regolarizzazione degli uffici giudiziari di Reggio Calabria e Catanzaro, per un totale di 6 atti, di cui 1 in qualità di primo firmatario dedicati alla nostra regione.



ATTUALITÀ

Serve un movimento cehe punti a combattere l gravi diseguaglianze Art 3 della Costituzione: ...È compito della Repubblica eliminare gli ostacoli... Credo sia l’aspetto più disatteso nei settant’anni di vita della nostra Costituzione. Attorno ad esso dovrebbe sorgere un movimento che punti a combattere le gravi diseguaglianze che affliggono il nostro Paese. Paese immobile. Diseguaglianze inaccettabili. Trasmesse ereditariamente che mortificano un grande patrimonio umano di intelligenze. Isidoro Napoli

Favoriremo un percorso che porti la Locride a essere nucleo di una ale proposta interregion

«No, il Mezzogiorno non ha bisogno di carità, ma di giustizia; non chiede aiuto, ma libertà. Se il Mezzogiorno non distruggerà le cause della sua inferiorità da se stesso, con la sua libera iniziativa e seguendo l'esempio dei suoi figli migliori, tutto sarà inutile...». Il pensiero di Guido Corso, antifascista e democratico campano, racchiude quel che ritengo dovrebbe essere l'ispirazione cardine di una nuova stagione di confronto tra meridionalisti consapevoli del tempo che viviamo. Oggi non è il separatismo meridionale ciò a cui guarda la nostra società, ma alla centralità delle differenze che caratterizzano e qualificano i territori, in una prospettiva unitaria, scevra da campanilismi e populistiche idee indipendentiste. La lodevole iniziativa organizzata dal professore Ilario Ammendolia, nel giorno che vede due regioni del nord del Paese andare al voto referendario e consultivo per una maggiore autonomia, soprattutto economica, ritengo sia la

Il gran giorno è giunto

giusta occasione per riprendere una discussione allargata sulle potenzialità economico-sociali dei nostri territori, troppo spesso vittime di un senso di inferiorità trasmessoci dal di fuori e dal di dentro. Il nostro obiettivo non può che essere quello di condividere, con democratica fermezza, una questione meridionale rinsaldata nella sua prospettiva centrale e rinnovata nei temi da affrontare, da una nuova visione di sviluppo delle condizioni lavorative alla lotta di liberazione dai poteri criminali e dalle mafie. Come Partito Democratico favoriremo un percorso in questo senso che porti la Locride, esempio internazionale per la sua inclusiva civiltà, a essere nucleo di una proposta interregionale, unitaria e aperta al contributo dei giusti e dei liberi, a difesa dei principi della nostra Carta Costituzionale, guida di valori e principi da difendere con le armi del confronto democratico. Sebi Romeo

Questa mattina, mentre i cittadini di Lombardia e Veneto si stanno recando alle urne per esprimere la propria preferenza in merito al referendum per l’autonomia delle due regioni, la Locride si mobilita con una manifestazione che faccia da contraltare agli egoismi territoriali dei governatori padani. Alle ore 9:30, presso la Sala del Consiglio Comunale di Siderno, si terrà infatti un incontro che, introdotto dai saluti del sindaco Pietro Fuda e del Presidente del Comitato dei Sindaci della Locride Rosario Rocca, avrà come relatore principale il direttore editoriale del nostro settimanale Ilario Ammendolia. In vista dell’evento di oggi abbiamo voluto raccogliere le riflessioni e le impressioni di alcuni politici che hanno deciso di aderire alla nostra manifestazione e che parteciperanno al dibattito che si svolgerà presso il Municipio di Siderno. Tutti i cittadini sono invitati a partecipare, o a seguire l’evento attraverso le dirette di Radio Radicale, TeleMia, LaC o sulla nostra pagina social.

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e r a er id s e d a d za n ia l L'uguag a z en t r a p i d o t n u p l e èn La Costituzione, diceva Piero Calamandrei, «non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove; perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile». Insomma, bisogna viverla. Ma purtroppo la Costituzione rimane una carta, sì bellissima, ma inapplicata nei suoi fondamentali principi e nelle sue ispirazioni. Il più impegnativo tra i 139 articoli della Costituzione è senz'altro il 3: qui viene espresso il principio di uguaglianza. Per eliminare le diseguaglianze nel Mezzogiorno, bisognerebbe dar corpo e gambe all'art.3. È necessario, però, sottolineare che l’uguaglianza da desiderare - e custodita nell'art.3 - è nel punto di partenza, non in quello di arrivo, altrimenti sfocerebbe nell’egualitarismo e poi nel totalitarismo. Si tratterebbe, quindi, per dirla con le parole di Michele Ainis, giurista e costituzionalista italiano, di un «eguale libertà di diventare diseguali, però partendo da uguali». Se, infatti, i governi livellassero le disparità sociali, se intervenissero per colmare qualsiasi differenza tra una persona e l'altra, allora finirebbero per pianificare le nostre stesse vite, trasformando lo Stato in un incubo. L'uguaglianza è, inoltre, un concetto che suppone una relazione: si è uguali o diseguali sempre rispetto a qualcosa e qualcuno. Pertanto l'unica uguaglianza possibile è quella che si raggiunge nella libertà. Il che significa uguaglianza nell'umanità, nella dignità e anche

e soprattutto nella diversità. Ogni uomo è tale in quanto è diverso dagli altri, da tutti i punti di vista e anche da quello materiale della propria fortuna economica. Ed è un bene che sia così, perché, al contrario, assisteremmo a un livellamento che ci farebbe perdere ogni piacere di vivere, di essere liberi. Non si tratta, quindi, di negare legittimità alla competizione, al merito e persino a un pizzico di invidia sociale. La vera questione riguarda le pari condizioni di partenza in cui la competizione sociale dovrebbe svilupparsi. Gli americani definiscono "affermative actions" i provvedimenti che diseguagliano per eguagliare, tanto più ammissibili quanto più attuati sui binari della proporzionalità e ragionevolezza, principi insegnati a più riprese anche dalla nostra Corte Costituzionale. La vera sfida, quindi, per il Mezzogiorno che vuole crescere, che vuole essere proficuamente diverso, è attuare quei correttivi che gli permettano di porsi sulla stessa linea di partenza del resto d'Italia. Essere considerati diversi in partenza ha fatto sì che venissimo trascurati e ciò ha prodotto quello che Corrado Alvaro aveva profeticamente intuito, e cioè che una società trascurata e quindi non sviluppata, alla fine rischia "di patteggiare per chi si oppone alla legge per una forma pericolosa di sfiducia sociale". Pietro Fuda, sindaco di Siderno

e n io z a t s e if n a m lle 9:30 la

Con la manifestazione di oggi pretendiamo la vera unità d'Italia

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Che l’unità d’Italia sia stata fatta male, nessuno lo nega. Probabilmente nemmeno coloro che l'hanno ideata, programmata ed eseguita nel lontano 1860 oggi potrebbero negarlo. D’altro canto sulla copertina di un illuminante saggio dello storico meridionalista Nicola Zitara “L’unità d'Italia nascita di una colonia” viene riprodotto un frammento tratto dalla lettera che Giuseppe Garibaldi scrisse ad Adelaide Cairoli per giustificarsi dal clamore suscitato dalle sue dimissioni da parlamentare, per il modo in cui il Regno sabaudo si occupava del Mezzogiorno. Una sorta di epitaffio: “Gli oltraggi subiti dalle popolazioni meridionali sono incommensurabili. Nonostante ciò non rifarei oggi la via dell'Italia meridionale, temendo di essere preso a sassate, essendosi colà cagionato solo squallore e suscitato solo odio”. Tuttavia, dopo la seconda guerra mondiale, proprio la carta costituzionale e il sistema democratico affermatosi con l'avvento della Repubblica avevano rappresentato un ineliminabile riferimento per tutti, specie per le popolazioni del Mezzogiorno, una speranza che, finalmente, ci fossimo incamminati lungo la strada giusta per rimuovere quegli “ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica economica e sociale del Paese” (art. 3 Cost.), garantendo a ognuno “i diritti inviolabili dell'uomo” richiedendo da ognuno, per contro, “l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale” (art. 2 Cost.). Sappiamo tutti cosa è successo. L'ardente voglia di lottare per l'affermazione dei principi costituzionali, per l'emancipazione sociale ed economica che nei decenni successivi ha mobilitato e rese vive le popolazioni del Mezzogiorno ben presto si è spenta soprattutto per l'ennesimo tradimento delle classi dominanti che, oltre a non avere attuato o perseguito quanto la Costituzione prevedeva, ha sistematicamente calpestato la legalità costituzionale e quindi i principi basilari dello Stato di Diritto. L’iniziativa del 22 ottobre di Siderno, decisa in contemporanea con il referendum autonomista voluto dalle regioni Lombardia e Veneto, a mio parere, può essere un corretto modo non tanto per contrastare le egoistiche consultazioni delle regioni più ricche d'Italia quanto per pretendere che si metta mano, una volta per tutte alla concreta attuazione dei principi costituzionali. Non si tratta, infatti, di difendere questa unità d'Italia. Né di rivendicare antichi regni del Sole (ammesso che lo siano stati). Si tratta di pretendere la vera unità d'Italia, calata in un contesto più ampio di unità dei popoli e degli Stati d'Europa proiettata nel mediterraneo. La Locride rappresenta la punta dell'iceberg del tempo perduto e forse l'occasione giusta, per quanto difficile, per provare a innescare un processo progressivo di lotte politiche, civili e democratiche che aiutino a trovare una corretta via d'uscita rispetto ai particolarismi, agli egoismi, ai populismi e ai nazionalismi. Giampaolo Catanzariti


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Grotteria: per la minoranza il comune sta cercando di truffare i cittadini Stando a quanto dichiarato in settimana dal consigliere di minoranza Raffaele Lupis sarebbe gravissimo quanto sta accadendo in questi giorni a Grotteria, dove l’amministrazione sta inviando delle notifiche di pagamento della Tares relativa al 2015 che sarebbero totalmente illegittime. Oltre al pagamento della tassa, infatti, l’amministrazione guidata da Vincenzo Loiero avrebbe caricato sui cittadini anche le sanzioni per un mancato pagamento del quale non sarebbero direttamente responsabili. Non solo: gli avvisi riporterebbero la data del 20 gennaio 2017, eppure hanno cominciato a essere

inviati immediatamente dopo l’insediamento della giunta Loiero lo scorso 11 giugno, come a non voler turbare la campagna elettorale degli amministratori in carica. Altro punto controverso, continua a denunciare Lupis, sarebbe relativo al fatto che la Tares è stata in vigore nel solo 2013 e, di conseguenza, pretenderne il pagamento per l’anno 2015 non solo sarebbe un azione arbitraria che non trova riscontro in alcun fondamento legale ma, qualora i cittadini pretendessero legittimamente la restituzione delle somme eventualmente già pagate e il comune si rifiutasse, si configurerebbe il reato di truffa.

Milano tributa Africo a 66 anni dall’alluvione

SCOMPARSA VILLARI, IRTO: IN LUI SI UNIVANO RIGORE STORICO E IMPEGNO POLITICO “La Calabria piange una personalità di raro spessore culturale e politico. Rosario Villari era uno storico e raffinato intellettuale, che con il proprio lavoro ha conferito prestigio alla terra che gli ha dato i natali; un accademico che aveva saputo coniugare il rigore scientifico della ricerca con l’impegno per costruire una società fondata sugli ideali di democrazia e giustizia sociale”. Lo afferma il presidente del Consiglio regionale della Calabria, Nicola Irto, che prosegue: “Villari apparteneva a una realtà che è sempre più difficile

Questa settimana si sono tenute le celebrazioni in ricordo della tragica alluvione che nel 1951 colpì i borghi di Africo e Casalinuovo, costringendo un gran numero di abitanti a lasciare la propria terra per ricominciare una vita dignitosa altrove. Martedì, infatti, presso il Monumento del Vecchio e del Giovane nella Villa comunale, l’Amministrazione ha tenuto la celebrazione dell’anniversario in onore delle vittime dell’alluvione interfacciandosi con le scuole, che hanno partecipato con disegni e poesie che saranno custoditi nelle aule. Ma di grande importanza è stato anche l’evento di mercoledì, quando, presso il Museo “Francesco Messina” di Milano, si è tenuta la conferenza dell’artista Domenico Fazzari, durante la quale è stata presentata la grande tela che riproduce l’interno della chiesa di Africo antica, affacciata sulla piazza della cittadina così abilmente descritta da Saverio Strati nel libro “La Teda”.

riconoscere al giorno d’oggi, l’autentica ‘intellighenzia’ di una società che doveva diventare aperta e pluralista, nella quale il contributo della classe intellettuale esprimeva le esigenze del popolo, sosteneva le lotte degli operai, rafforzava le rivendicazioni dei contadini. Per questo – conclude il rappresentante di palazzo Campanella – l’eredità di Rosario Villari non è solo storiografica ma anche e soprattutto politica: una testimonianza di cultura intesa come conquista di coscienza superiore da parte della società”.

Officina dell’Arte e Porto delle Grazie insieme per migliorare l’offerta culturale della Città Metropolitana L’Officina dell’Arte e il Porto delle Grazie hanno avviato una collaborazione per “continuare a portare in riva allo Stretto una stagione ricca e appassionante”. “Pensiamo che questa cooperazione fra la Città capoluogo e la nostra struttura diportistica sulla fascia costiera Jonica colga appieno due necessità manifestate dal nostro territorio – spiega l’amministratore unico Giorgio Sotira - da un lato sorreggere, attraverso la forza della rete e del lavoro di squadra, la vocazione naturale della nostra Regione; dall'altro, favorire la conoscenza di quegli eventi e di quelle eccellenze che esistono nel-

l'ambito della Città Metropolitana”. Una collaborazione che mette a confronto professionisti di questa terra che vogliono incentivare “un percorso lavorativo che sviluppa una forte imprenditoria in molteplici settori dell’economia del Paese”, secondo il leader della compagnia teatrale “Officina dell’Arte” Peppe Piromalli, pronto insieme ad Antonio Malaspina e a tutto lo staff a partire con la stagione artistica al teatro “Francesco Cilea” sabato 21 Ottobre con lo spettacolo “Cattivissimo Max” dell’attore romano Max Giusti.

Presentazione della nuova stagione del C.F.T. di Catanzaro Alla presenza del responsabile nazionale dei centri Federali Maurizio Marchesini e del Presidente del Cr Calabria Saverio Mirarchi, è stato presentato il progetto oramai rodato, ma sempre in fase di evoluzione, che coinvolgerà circa 100 giovani, tra ragazzi e ragazze. Ogni lunedì, dal 23 ottobre, i 100 calciatori avranno la fortuna di indossare la maglia azzurra, calzare gli scarpini ed esser allenati da uno staff importante. A coordinare e gestire le attività sarà Massimo Costa e il responsabile organizzativo Pino Filastro, il responsabile tecnico sarà Andrea Verrengia, coadiuvato dai Mister Alberto Della Porta, Stefano Ferragina, Alessandro Ferrara, Francesca Stancati e Maria Teresa Greco, dal Andrea Ferragina, da Antonio Mazza, da Vittoria Froiio. Uno staff completo che si adopererà per far star bene i ragazzi, farli divertire e per farli giocare a calcio apprendendone i fondamenti in un nuovo e rivoluzionario modo che porterà i futuri giocatori italiani a essere di nuovo tra i più bravi al mondo.

CALABRESE PER CASO * di Giuseppe Romeo

Venti di autonomia. Tra lombardo-veneti e postborbonici È incredibile quanto noi italiani siamo così sensibili alle cause altrui, trasformandole, poi, in cause nostre. Siamo così attenti che alla fine crediamo, come sempre, che l’orto a noi prossimo possa avere terreno più fertile e offrire prodotti migliori. Se il nostro risveglio autonomistico è dovuto alle vicende catalane dovremmo essere così puntuali per comprendere che la Spagna, autonomismo o meno, rappresenta comunque un’idea di nazione. Un’idea di Stato che forse ha qualche secolo in più rispetto alla giovane …Italia, dal momento che esso si afferma dall’unione dei due regni, il castigliano e l’aragonese, dopo la reconquista. Associare il movimento catalano, quindi, alle nostre pretese autonomistiche ha poco senso o, meglio, ne ha solo uno: quello di raggiungere un’autonomia fiscale o, forse ancor più precisamente, una più indipendente capacità di potere di spesa riducendo il gettito destinato allo Stato. La richiesta della fronda lombardo-veneta decisamente ha un suo fondamento in termini di principio guardando al riconoscimento concesso ad alcune regioni di potersi avvalere di un regime di autonomia speciale e, quindi, discriminatoria in termini di principio, nonostante i… principi fossero quelli di assicurare a popolazioni di particolare storia e vicende una maggiore capacità di autogestirsi. Ora, se le intemperanze autono-

mistiche riecheggiano in un referendum cosiddetto consultivo, di certo non si può credere che il risultato, qualunque esso sia, possa disperdersi nell’oblio del tempo senza provocare degli effetti politici. Probabilmente la difesa dell’art. 3 della Costituzione rappresenta un nobilissimo richiamo per controbilanciare un pericolo di spostamento in avanti di regioni i cui governatori – siamo onesti - dimostrano credibilità politica e amministrativa. Tuttavia è singolare come tale difesa di un articolo di una Costituzione si manifesti, oggi, in una sorta di volontà di riprendere argomenti storico-identitari e storicopolitici quasi a voler far confrontare su un articolo “nazionale” ciò che sembra essere un confronto tra una riedizione dell’identità lombardo-veneta con un sussulto di dignità postborbonica. Ora, che si tratti di art.3 della Costituzione repubblicana o di un’altra norma del titolo I, mi sembra strumentale il vedere dividersi un Paese che da sempre procede con due velocità e non solo per colpa di uno Stato che delega quando crede e non controlla quando fa comodo, ma perché diverse sono le esperienze storiche e le capacità politiche messe in campo da chi questo Stato compone. Il confronto non è più solo tra Nord e Sud, ma tra chi è capace e chi no. Che la classe industriale del Nord abbia di fatto potuto godere di anni di sviluppo e di crescita, con i relativi benefici nella offerta di servizi e di qualità della vita, ciò non è altro che merito della

sopravvivenza di un’idea asburgica di efficienza burocratica che ben poco aveva a che spartire con quella della nuova Italia. Se il Sud ha annaspato nel tempo nella chimera dello sviluppo lo è perché, con buona pace dei neoborbonici del momento - e fermo restando le motivazioni della “conquista” del Regno delle due Sicilie - il governo della mistica delle tre “effe” (farina, forchetta e forca) in fondo rappresentava il potere napoletano la migliore sintesi per un’idea di Stato ancorato al latifondo e ben lungi, per questo, dal favorire la crescita di una borghesia imprenditoriale. Insomma, di fronte a tale ennesima nemesi storica dell’identità di un Paese dovremmo chiederci oggi, presi da questa consapevolezza di popolo abbandonato e a fronte di una presenza significativa di politici meridionali negli anni, dove fossero costoro mentre ben altri politici guardavano agli interessi delle proprie comunità. L’autonomismo forse può rappresentare una risposta ad uno Stato miope o poco accorto quanto il richiamarsi all’art.3 della Costituzione un buon motivo per ricordarsi su quali principi amministrativi questa Italia è stata costruita. Tuttavia, guardando da Sud e verso Sud, il pericolo è che per alcuni tale richiamo possa rappresentare un nuovo alibi per nascondere ancora una volta quell’incapacità di investire in un nostro autonomismo restituendo il più facile assistenzialismo al mittente.



ATTUALITÀ

La Calabria che continua a credere nel modello Riace abbraccia Lucano modello “Riace” ha fatto breccia nel cuore della gente. E questo non soltanto perché protagonista di una fiction con Beppe Fiorello che sarà trasmessa dalla Rai in primavera e, soprattutto, a discapito di un avviso di garanzia che ha colpito l’uomo simbolo di questo grande progetto umanitario, Mimmo Lucano. Rischiando di sembrare sovversivi nei confronti di uno Stato che, ai legittimi accertamenti sul rispetto della legge, in questa terra, troppo spesso grida “Dagli all’untore” senza avere le giuste certezze, sono state centinaia le persone giunte a Riace da tutta la Calabria, la scorsa settimana, per esprimere la propria vicinanza a un uomo dal grande cuore e dall’altruismo raro, capace di piangere come un bambino dinanzi alla folla venuta a esprimergli vicinanza e affetto e ai quali ha detto “Siete tutti miei giudici”. Intanto, mercoledì scorso, il primo cittadino di Riace, assistito dai suoi legali, è stato sottoposto a un lungo interrogatorio presso la sede della Guardia di Finanza di Locri, dal quale è uscito sereno e sicuro di poter dimostrare che le accuse di truffa e concussione mossegli dagli inquirenti si dissolveranno come una bolla di sapone.

Il

All’inizio della settimana l’ufficio stampa della Città Metropolitana ha annunciato l’inizio del confronto tra il delegato alla cultura Quartuccio e le associazioni territoriali per migliorare l’offerta culturale del territorio. Nonostante la notizia faccia indubbiamente piacere, l’enorme ritardo con cui questo confronto è stato organizzato non può che lasciare perplessi.

L’entusiasmo di amministrare con lentezza

Quartuccio ha già annunciato che, accordatosi con le associazioni, chiamerà a raccolta i delegati alla cultura dei comuni metropolitani.

Lunedì pomeriggio un entusiastico comunicato stampa della Città Metropolitana di Reggio Calabria informava le testate provinciali dell’inizio dei confronti tra Filippo Quartuccio, delegato alla cultura, e le realtà associative territoriali. Già da qualche settimana, si poteva leggere nel comunicato, il Consigliere Metropolitano sarebbe all’opera per organizzare un’attività che, da oggi in poi, resterà costante nel tempo e che “risulta propedeutica all’assunzione di iniziative fondamentali per lo sviluppo culturale del suolo metropolitano, in fattiva sinergia con le associazioni che operano su tutto il territorio”. La decisione di Quartuccio di coniugare gli obiettivi con le associazioni e pianificarne il raggiungimento in modo condiviso al fine di accelerare lo sviluppo dell’Area Metropolitana non può che essere accolta con un plauso, così come l’intento del consigliere di concludere questa fase preliminare con un confronto attivo con gli assessori alla cultura di tutti i comuni ricadenti nell’area di competenza della Città Metropolitana. Qualora Quartuccio riuscisse infatti nell’intento avrebbe effettivamente raggiunto un obiettivo da molti anni dichiarato dai suoi predecessori (ci riferiamo naturalmente ai delegati provinciali) eppure mai concretamente realizzato. Non possiamo tuttavia non notare che questo impeto associazionista, benché pubblicizzato in maniera sapiente dall’Ufficio Stampa della Città Metropolitana, sia piuttosto tardivo. La Provincia di Reggio Calabria, infat-

Considerato il dilatarsi dei tempi burocraticoistituzionali, l’impressione è che cominciare le trattative solo oggi potrebbe non essere sufficiente a preparare l’estate del prossimo anno.

ti, ha ceduto il proprio scettro amministrativo alla Città Metropolitana omonima ormai nel lontano 31 gennaio 2016, al termine naturale del mandato del presidente Giuseppe Raffa. Quella data, i nostri lettori più attenti certamente lo ricorderanno, era stata preceduta da sei mesi abbondanti di incontri, trattative, accordi politici ed elezioni che avevano avuto il fine di non far trovare i nostri amministratori impreparati a questa piccola rivoluzione culturale che la nostra regione, come troppo spesso accade, era stata l’ultima ad abbracciare sull’intera Penisola. Già dal 1º febbraio, insomma, i giochi erano stati fatti e si poteva avviare l’amministrazione ordinaria in scioltezza, senza tema di andare incontro a un lungo periodo di transizione che avrebbe rallentato l’azione di Falcomatà e dei suoi. Sotto molti punti di vista, purtroppo, è invece avvenuto il contrario, e la necessità della giunta metropolitana, in buona parte coincidente con quella comunale di Reggio Calabria, di comprendere come dividersi tra i diversi impegni istituzionali ha reso la macchina amministrativa un vecchio diesel che necessitava di parecchio rodaggio prima di entrare effettivamente a regime. Al di là delle critiche semplicistiche che si potrebbero muovere alla giunta, tuttavia, dobbiamo riconoscere che, nell’autunno dello scorso anno, qualcosa si era effettivamente cominciato a muovere e che il tempo dell’organizzazione poteva finalmente lasciare il posto a quello degli atti concreti. Smentendo i timori dei più scettici, l’Amministrazione Metropolitana si è rivelata buona ascoltatrice delle difficoltà territoriali e, almeno sulla Locride, il comprensorio che più di tutti temeva l’abbandono, è stata persino parecchio presente. Nonostante le pecche del caso e alcune riprovevoli mancanze, insomma, l’amministrazione ordinaria sembrava elemento assodato, eppure il comunicato stampa di lunedì, proprio in questo, dimostra l’esatto opposto. L’attivazione di Quartuccio in ambito culturale con quasi due anni di ritardo rispetto all’inizio del mandato metropolitano lascia a dir poco perplessi, tanto più che la delega, come ovvio, non sarà certamente eterna e riuscire a confrontarsi con tutti gli assessori comunali alla cultura richiederà ancora qualche mese. Insomma, ottimisticamente la Città Metropolitana avrà un suo programma culturale stilato in sinergia con tutte le associazioni appena in tempo per l’estate 2018, obbligando Quartuccio e i suoi a un tour de force se vorranno perfezionarlo e migliorarlo prima della fine del mandato, un po’ come se una donna incinta si rendesse conto alla fine del 5º mese che è il caso di cominciare a fare delle sedute dallo psicoterapeuta per smettere di fumare onde evitare di fare del male al bambino. Iniziativa lodevole, lo ripetiamo, ma, al posto di Quartuccio e dell’Ufficio Stampa della Città Metropolitana non lo annunceremmo con così tanto entusiasmo. Speriamo soltanto che il consigliere delegato sappia già come intavolare le trattative con i suoi successori per convincerli a ripartire da quanto riuscirà a realizzare lui in questi mesi. Jacopo Giuca


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DOMENICA 22 Ottobre 11

Le nostri sedi bovalino Locri siderno Roccella j.

Studiare non sarà più una fatica! Fin dalle elementari la scuola si pone come un’inflessibile e severa istituzione giudicante che chiede agli studenti di studiare ma senza insegnare loro come farlo! C’è chi riesce a trovare “naturalmente” il metodo giusto, chi invece lo insegue per tutta la carriera scolastica ma senza mai raggiungerlo. E così capita di ritrovarsi di fronte a risultati che non equivalgono all’impegno profuso, con il conseguente rischio di perdere la fiducia in se stessi e nelle proprie capacità. Il Centro Studi di Domenico Garreffa vuole che ogni studente abbia le stesse possibilità di studiare e apprendere. “Vicino a chi studia”, questo il motto del Centro Studi, un centro innovativo, che vuole essere “vicino” a chi studia sia da un punto di vista metodologico e morale, insegnando realmente “a studiare”, sia da un punto di vista geografico: il centro Centro Studi ha una struttura organizzativa modulare, articolata su diverse sedi (Bovalino, Locri, Siderno e Roccella) e in rapida espansione, per andare il più possibile “vicino” ai propri studenti. La metodologia didattica utilizzata dal Centro Studi è frutto di una lunga esperienza e di un’autentica passione per l’insegnamento messi al servizio di tutti gli studenti, dalle elementari all’università. Far emergere il potenziale inespresso, le attitudini, il talento anche degli allievi più restii allo studio è l’obiettivo principale del Centro. Uno dei punti di forza è l’Aula Studio. Qui gli studenti sono messi nelle condizioni di ritrovarsi faccia a faccia con le loro capacità, sperimentandole, mettendosi costantemente alla prova. Nell’Aula Studio regna sovrano il silenzio, presupposto essenziale per la concentrazione e, quindi, per uno studio

produttivo. Per 40 minuti, tondi tondi, sono messi al bando cellulari e ogni genere di distrazione. A cronometrare la permanenza in aula un timer in bella vista, che ha lo scopo di regolare la concentrazione e distribuire al meglio le energie. A vigilare, invece, facendo osservare il silenzio, il silent viewer che monitora il metodo di studio di ciascuno studente e, nel contempo, studia e si aggiorna. All’interno dell’Aula Studio lo studente comprende, dunque, che lo studio non è una punizione, così come viene percepito quando si ritrova solo a studiare in casa; insieme a lui, infatti, anche altri imparano e faticano, e persino gli adulti lo fanno, quotidianamente. Il successo sarà frutto dello studio giorno per giorno: la costanza e la pervicacia alla fine premieranno. Trascorsi i 40 minuti, agli studenti è concessa una breve pausa di 10 minuti per poi riprendere con una nuova materia per altri 40. Ogni studente registra in una sorta di diario la materia studiata, l’argomento e le difficoltà incontrate: il tutto viene raccolto dai tutor per stilare un report mensile che permette di fare un bilancio dell’impegno e della preparazione di ciascuno studente. L’Aula Studio consente di ricorrere alle ripetizioni e, quindi, alle lezioni individuali solo quando lo studente incontra delle difficoltà, un vantaggio che, per i genitori dei ragazzi, si traduce in un notevole risparmio economico: il costo dell’Aula Studio è, infatti, di soli 3€ l’ora. Altro vantaggio dell’Aula Studio è consentire allo studente di non “perdere” un intero pomeriggio dietro i libri: il tempo risparmiato potrà essere impiegato per coltivare hobby e passioni e... tenere lontana la fatica! Attraverso un approccio educativo e formativo rivoluzionario, il Centro Studi di Domenico Garreffa è in grado di suggerire le strategie più efficaci per far apprezzare lo studio, sollecitando e guidando lo studente a un apprendimento sempre più autonomo. Tutti, se stimolati nel modo giusto, possono farcela! Quella dei ragazzi incapaci di studiare è solo una leggenda!

info: 345.8888275

La metodologia didattica utilizzata dal Centro Studi è frutto di una lunga esperienza e di un’autentica passione per l’insegnamento messi al servizio di tutti gli studenti, dalle elementari all’università. Far emergere il potenziale inespresso, le attitudini, il talento anche degli allievi più restii allo studio è l’obiettivo principale del Centro.


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DOMENICA 22 Ottobre 12

LA LETTERA

Ospedale di Locri: alle visite sono i medici a non presentarsi Riportiamo la lettera di un nostro lettore che, prenotata una visita specialistica presso l’Ospedale di Locri per lo scorso fine settimana, non ha trovato nessun dottore ad attenderlo in reparto…

Lo scorso 14 ottobre ho accompagnato mia sorella nel reparto di oculistica dell’ospedale di Locri, presso il quale avrebbe dovuto sostenere una visita prenotata con mesi di anticipo, precisamente nel mese di luglio. Arrivati in reparto, tuttavia, non vi abbiamo trovato nessuno. Abbiamo suonato il campanello decine di volte ma non c’è stato nulla da fare. Non ha risposto nessuno, né tantomeno sono venuti i medici. Mi domando: perché dare un appuntamento, con tanto di orario e data, per poi far trovare il reparto vuoto? Che servizio viene dato al cittadino? Non posso ignorare che, alla fine di ogni mese, sulle buste paga di tutti i contribuenti risulta una trattenuta sulla sanità che serve a finanziare anche l’ospedale di Locri ma, pur pagando, nel nostro comprensorio troppo spesso non possiamo usufruire di un servizio, cosa che mi spinge a ritenere che sia meglio che gli ospedali diventino privati come in Canada o altri posti del mondo, dove al pagamento corrisponde un ser-

vizio adeguato. Stando così le cose, infatti, a cosa serve avere la sanità pubblica? Se non ci possiamo servire dell’ospedale di Locri, a chi serve continuare a tenerlo aperto? Nemmeno l’aiuto di una disponibilissima dottoressa del pronto soccorso che ha chiamato personalmente il reparto di oculistica e al centralino ci ha impedito di tornare a casa senza aver ottenuto la prestazione che avevamo prenotato mesi fa. Che sanità è quella che non prevede nemmeno la presenza di un infermiere che assista il paziente, di un addetto che gli permetta di fissare un nuovo appuntamento o una direzione che risponda alle richieste e alle lamentele di chi ha ricevuto un disservizio? Francesco Pelle

Locri, il Sindaco Calabrese durante la commemorazione dell’On. Fortugno

“Passato glorioso offuscato da un manipolo di maledetti vigliacchi e criminali” Un intervento chiaro e netto sulle criticità della Locride quello del Sindaco di Locri, Giovanni Calabrese, durante la commemorazione dell’On. Franco Fortugno, ma allo stesso tempo pieno di ottimismo e speranza per questo territorio, solo però con il reale intervento del Governo e dei rappresentanti regionali. Una Locride dal passato glorioso, ricco di storia e cultura, infangato e offuscato da «un manipolo di maledetti vigliacchi e criminali». Ma è una Locride che vuole ripartire: ciò sarà possibile solo con il giusto intervento del Governo, al quale il Sindaco Calabrese ha chiesto reale e concreto aiuto. Stesso supporto richiesto al Governatore Regionale Oliverio, al quale è stato direttamente chiesto una “legge speciale” che miri ad aiutare la Locride. Perché le criticità, nonostante i 12 anni dall’assassinio di Fortugno, restano sempre le stesse: occupazione, sanità, trasporti. Tante proposte, ma ancora nessun atto concreto. Di seguito l’intervento integrale del Sindaco di Locri, dott. Giovanni Calabrese: Sono trascorsi ben dodici anni da quando, nell’androne di Palazzo Nieddu, venne assassinato Franco e tutti noi lo ricorderemo sempre per il garbo, la pacatezza, generosità e altruismo doti che hanno caratterizzato il suo impegno professionale e politico. Quello dell’On. Fortugno è stato, per le modalità e per il ruolo istituzionale ricoperto, un delitto assurdo, un omicidio ancora oggi, a distanza di dodici lunghi anni, indecifrabile e incomprensibile, malgrado le esemplari condanne inferte dalla magistratura a quelli che sono stati individuati dalle Forze dell’Ordine, come autori e organizzatori. La morte di Franco Fortugno ha rappresentato una forma di violenza inaudita nei confronti delle istituzioni tutte; quella drammatica e violenta morte rappresenterà per sempre una delle pagine più dolorose per la città di Locri. Quel brutale assassinio è stato l’ultimo episodio di una lunga e dolorosa pagina di storia negativa, una storia negativa durata quasi un trentennio. Un lungo periodo che ha visto tante persone perbene cadere per vile mano assassina, altre scappare e tante altre rimanere e, purtroppo, subire l’arroganza e la tracotanza delle forze criminali. La città di Locri aveva un passato glorioso, eravamo conosciuti come la terra della Magna Graecia, la città di Zaleuco e di Nosside, la culla della civiltà e per colpa di un manipolo di maledetti e vigliacchi criminali siamo diventati la terra dell’anonima sequestri, delle faide e degli omicidi; la Locride diventata in tutto il mondo la capi-

tale della ‘ndrangheta e del malaffare. E proprio il volgare ed eclatante omicidio dell’Onorevole Fortugno ha amplificato, a livello internazionale, questa dimensione negativa della Città di Locri e dell’intera Locride. Sicuramente decisiva, positiva e incisiva la presenza e l’azione, soprattutto repressiva, delle forze dell’Ordine, ai cui uomini va il nostro sincero ringraziamento, che con grande impegno stanno liberando, giorno dopo giorno, la città dalla evidente forza e cappa della malavita che la gente per anni ha subito con angoscia, rabbia e disagio. Ogni arresto di un mafioso diventa un momento di felicità e di soddisfazione nel cuore di un cittadino onesto. Nulla però è stato fatto per modificare l’amaro destino di intere generazioni segnato, purtroppo, da anni di negatività. Oggi siamo davanti al dramma di un territorio abbandonato; una tragedia che colpisce, in particolar modo, i giovani e il loro futuro. I giovani di oggi, tutti diplomati o laureati, saranno obbligati ad andare via da Locri e dalla Locride, un territorio che rischia in modo serio la desertificazione perché non ci sono condizioni per sbocchi occupazionali. La Locride, purtroppo, ha in Europa il più elevato tasso di disoccupazione della popolazione attiva. Una disoccupazione che in alcuni comuni supera il 70%. Nei mesi successivi al sacrificio di Franco Fortugno vennero accesi i riflettori su Locri e la Locride. Sembrava a tutti che da quella assurda e violenta morte, da quel sacrificio umano, potesse avere inizio un percorso nuovo per Locri e per la Locride. Grande disponibilità, soprattutto politica, ad affrontare le ataviche problematiche del nostro difficile territorio.

Vennero immediatamente individuate le priorità da affrontare per aiutare la Locride. Si ipotizzò di mettere a frutto le potenzialità del territorio trasformandolo in un grande “distretto turistico culturale”. Si supposero interventi pubblici nel settore del Lavoro, dell’Istruzione, della Cultura, nei Trasporti. Venne commissariata per infiltrazioni mafiose – primo caso in Italia - l’azienda ospedaliera con l’obiettivo di ripristinare la legalità e puntare a garantire ai cittadini un’offerta sanitaria moderna ed efficiente. Tutto ciò come antidoto certo alla criminalità e come garanzia per liberare i cittadini dal potere e dalla pressione criminale. A distanza di dodici lunghi anni, di tutto ciò assolutamente nulla, il vuoto più totale. Tutte le priorità dell’agenda politica nazionale e regionale sono state puntualmente disattese. Parole e presenze tante, fatti veramente pochi. Dopo dodici anni stiamo riuscendo con grande difficoltà a utilizzare le risorse per l’edilizia scolastica messe a disposizione dal governo regionale dell’epoca e rilanciate dall’attuale governo regionale guidato dal Presidente Oliverio, grazie anche all’intermediazione operativa della ex Provincia e oggi della Città Metropolitana di Reggio Calabria. E anche grazie a quelle risorse abbiamo inaugurato nei giorni scorsi una scuola dell’infanzia che per modalità di realizzazione - una scuola antisismica interamente in legno realizzata in 200 giorni - rappresenta una delle opere pubbliche innovative tra le più interessanti d’Italia. Tante altre strutture scolastiche non si è riusciti a realizzarle per come previsto e oggi l’Istituto Statale Alberghiero, con il più elevato numero di studenti, è stato spacchettato in due comuni diversi con grave pregiudizio per l’offerta didattica e formativa.

Ma sulle altre criticità principali, ripeto occupazione, sanità, trasporti, tante proposte, ma nessun atto concreto. La Call & Call, la più importante azienda privata del territorio, che nell’ultimo decennio ha garantito un lavoro onesto e dignitoso a circa cinquecento persone ha licenziato nelle scorse settimane ben 140 dipendenti e lo Stato non è riuscito a evitare questo disastro sociale, mentre è riuscito a bloccare, nei giorni scorsi, 66 licenziamenti a Milano grazie al tempestivo e immediato intervento del Ministro Calenda. I licenziamenti di Milano hanno suscitato l’interesse dei media nazionale, quelli di Locri, con centinaia di lavoratori in strada giorno e notte, hanno avuto solo l’attenzione della stampa locale. Questo a dimostrazione del pregiudizio e disinteresse nei confronti della Locride. L’unico ospedale del territorio rischia di essere chiuso nell’indifferenza politica del Governo romano e del suo commissario che continua a ignorare il grido d’allarme che viene rinnovato di giorno in giorno. Le vie di collegamento sono sempre più ridotte, i treni non passano più e le condizioni della nostra strada statale 106 sono sempre più critiche con uno spropositato numero di vittime della strada. L’occupazione, il futuro dei nostri giovani, la loro speranza. Nessuna idea, nessuna “zona franca urbana”, l’idea di inglobare la Locride nella perimetrazione della istituenda ZES, “zona economicamente svantaggiata”, proposta dai sindaci della Locride e dal nostro Vescovo, con l’obiettivo di attrarre investitori privati in un territorio dalla enormi potenzialità, non è stata compresa e di conseguenza non ha trovato riscontro nelle istituzioni sovraordinate che l’hanno bollata come proposta inutile e demagogica.

Da anni i fondi comunitari stanziati per le zone ad “Obiettivo 1” vengono in parte restituiti e nessun progetto serio, valido e concreto è stato realizzato per il nostro territorio malgrado la redazione di ben cinque progetti di sviluppo integrato o di piani strategici per la Locride. Nessuno è stato in grado di regalare un sorriso ai tanti giovani disoccupati che avrebbero voluto e vorrebbero realizzare il sogno di vivere e affermarsi dove sono nati e cresciuti. Ai nostri giovani, quelli conosciuti come i “ragazzi di Locri”, che all’indomani dell’omicidio di Franco hanno commosso l’Italia intera, esponendo uno striscione bianco davanti al Palazzo di Giustizia, non è stato consentito un futuro. Illustri Autorità, onorevoli rappresentanti del Governo, Vi ringrazio per la Vostra significativa presenza oggi a Locri in questa giornata dedicata al ricordo e al sacrificio di Franco Fortugno e Vi invito anche a raccogliere il nostro disperato grido d’allarme e di dolore. A portare a Roma, nel Palazzo del Governo, il nostro disagio, la nostra amarezza e la nostra delusione che in certi momenti non ci fa sentire italiani. A Lei, Signor Presidente della Regione, che in più occasioni ha dimostrato sensibilità ed attenzione verso questa area periferica della Calabria, la richiesta di un gesto coraggioso, un provvedimento straordinario per la Locride. Serve una legge regionale speciale che miri ad aiutare la Locride, quale zona con evidenti criticità e notevoli ritardi rispetto ad altre aree della Calabria. Un provvedimento straordinario che punti a salvare l’Ospedale trasformandolo in centro sanitario efficiente, realizzando anche il sogno di Franco Fortugno. Urge un intervento non comune ed immediato finalizzato a produrre opportunità di sviluppo con l’unico fine di creare occupazione evitando così la migrazione dei nostri giovani verso altri territori più fortunati del nostro. Autorità, regionali e metropolitane, uomini del governo aiutate la Locride, aiuteteci ad uscire dalle sabbie mobili. Fatelo affinché non rimanga invano il sacrificio di Franco Fortugno e di tante meno note vittime della mafia che hanno pagato con la propria vita per l’essersi opposti al potere mafioso e criminale. Fatelo in memoria di Franco Fortugno, fatelo per i giovani studenti qui presenti oggi in rappresentanza di tutti i giovani della locride. Aiutate il popolo della Locride, un popolo onesto e desideroso di assistere al riscatto sociale di un lembo di terra violentato per anni da una minoranza di forze criminali. Giovanni Calabrese



ATTUALITÀ

I FRUTTI DIMENTICATI

A CURA DI ORLANDO SCULLI E ANTONINO SIGILLI

ATTUALITÀ

Pirus communis L. /Famiglia rosacee

Pero Castiglione facci janca Tale varietà risulta presente solo nel territorio di Ferruzzano in un solo esemplare e per il momento non è stato riscontrato in nessun altro. Ogni comunità possedeva delle varietà proprie, però tutte quante ne avevano numerose che occupavano con la loro produzione un arco di tempo molto lungo ; infatti esso si articolava da giugno fino a dicembre. Le pere migliori però vengono prodotte da piante che fruttificano a giugno e luglio, con una demarcazione chiara alla fine di luglio, quando le varietà cominciano produrre frutti sempre meno deliziosi man mano che si avvicinano al mese culminante della produzione: agosto. I primi frutti cominciano ad apparire nella prima decade di giugno e sono delicati e profumati e tale tendenza continua man mano che ci si addentra nell’estate; il massimo della prelibatezza viene raggiunto dalle varietà che offrono i propri frutti nelle prime due decadi di luglio. Contemporaneamente fino a luglio le pere risultano, per buona parte, non attaccate dalla mosca della frutta, che è particolarmente attiva a partire dalla prima decade di luglio appunto. Agosto è il mese della produzione massima di alberi da frutto: peri, susini, ficodindia, fichi, meli estivi, peschi, nettarine, gelsi tardivi ecc. Nel passato i peri, in abbondanza offrivano i loro frutti che venivano seccati per buona parte, per preparare le scorte invernali, specie per gli animali, ma oggigiorno sono utilizzati per i maiali oppure lasciati in pasto alle capre e pecore che a pascolo brado ed abusivo ,vengono indirizzate da caprai e pecorai, a mangiare le pere di alberi talvolta pluricentenari ed appena le pere stesse non ci sono più, indirizzano il loro obiettivo verso i rami dei peri stessi. Fino a vent’anni addietro, i vecchi ricordando la propria giovinezza, andavano dicendo, che ai loro tempi, i frutti restavano intatti senza bisogno di trattamenti chimici e gli ascoltatori erano scettici sentendo tali affermazioni, ma all’incirca due tre anni addietro, partecipai a un convegno sulla lotta biologica e scoprii che essi avevano ragione. Infatti la responsabile di tanto danno è la mosca mediterranea delle frutta, denominata Ceratis Capitata Wiedemann, che cominciò a diffondersi in area mediterranea a partire dalla fine dll’800, raggiungendo ben

presto anche l’Italia nei primi del 900. Essa è originaria probabilmente dall’area subsahariana ed ormai è presente in tutto il mondo, facendo danni incalcolabili e costringendo i coltivatori ad un dispendio notevolissimo di capitali. Si tenta l’eradicazione, ma per il momento essa è stata sconfitta solo in Nuova Zelanda, utilizzando trappole meccaniche che attirano l’insetto, che preferisce in assoluto le pesche, le albicocche, i cachi, ma che non disdegna gli altri tipi di frutta, riuscendo ad essere operativa per tutti i mesi dell’anno, grazie agli agrumi; infatti dato che essi sono presenti nella produzione da ottobre a primavera avanzata, veicolano la mosca, che non ama le susine per cui esse risultano immuni. Le pere sono attaccate, specie quelle a polpa liquescente e molto dolce, però gli attacchi più dannosi avvengono a partire dai primi di luglio. Non amano le pere aspre, per cui la presente varietà, che produce frutti di questo tipo, in questo periodo, li offre alla vista perfettamente intatti. L’unico esemplare, per il momento avvistato è localizzato in contrada Prati del comune di Ferruzzano e i suoi frutti medio piccoli, rotondeggianti, dal picciolo

lunghissimo, sono disdegnati dagli uomini, ma dato che cominciano a maturare con gradualità in questo mese e la pianta mette giù una decina di pere al giorno, al mattino le capre che stazionano nei pressi, appeno escono dalla staccionata, si precipitano a mangiarle. Dato che la siccità è stata particolarmente prolungata , il capraio che staziona con le sue bestie ha pensato bene, constatando che il pero evidenziava una chioma lussureggiante e una carica straordinaria di frutti, di tagliare i rami per alimentare le capre . Per fortuna, il padrone del campo, andando a verificare se gli ulivi del campo stesso avessero o meno carica, ha sorpreso il capraio e ha salvato parte dell’albero, unico della varietà, che forse continuerà a sopravvivere. Nel passato le pere venivano raccolte alla fine di ottobre e depositate su incannicciate, nei bassi, dove maturando, perdevano in parte l’eccesso di aspro che le preserva però dagli attacchi della mosca; bollite risultavano ottime, in quanto, dopo la bollitura rimanevano sode.

Tempo di separarsi BRIGANTESSA SERENA IANNOPOLLO Sembra che da un mesetto a questa parte ci sia un fermento europeo che tende alla separazione dei popoli. La cosa è interessante ed è materia di studio per i curiosi, ma temo che sarà impossibile da capire fino in fondo, perché da secoli l’uomo è governato dai soliti pochi noti, e quindi è difficile stabilire se ogni cosa sia pilotata o sia genuina. La Catalogna, per esempio, è terra ricca, ha una lingua sua, vuole staccarsi dal resto della penisola e riprendersi ciò che l’unità rende impossibile, cioè prendere decisioni solo per sé senza più pensare a sostenere la nazione spagnola, detta così in

maniera spicciola, per come ho inteso io. Si potrebbe fare un parallelismo con i fermenti italici, dove le regioni del nord stanno seriamente pensando che la separazione sarebbe la migliore soluzione per favorire queste ultime a spiccare il volo, senza più essere rallentate da pesi morti, così alla spicciola, per come ho inteso io. Cè un detto che dice: “divide et impera”, che si collega al mio dubbio di fondo, e cioè che c’è chi ci guadagnerebbe dalla frantumazione dei popoli. Ma è anche vero che se l’unità in fondo non esiste, non ha senso stare insieme per forza. Nel caso italico questo sentimento arriva da dove non avrei voluto, ovvero dalle regioni che hanno affamato la mia

Giornata biancoazzurra La città crede a questa bellissima realtà? Allora tutti uniti senza polemiche per il prezzo del biglietto, solo per questa sfida delicata di domenica, poi si ritorna come prima con il biglietto più basso del campionato d’eccellenza! Sono certo che la città, e soprattutto i suoi meravigliosi tifosi, risponderanno come sempre nel sostenere un sogno che i bravissimi dirigenti vorrebbero regalarci. Ricordiamoci che sono un gruppo di commercianti appassionati, non lasciamoli soli. Uniti si vince! Forza Città di Siderno, che hai colori più belli del mondo, il bianco del cielo e l’azzurro del mare. Questo sogno la dirigenza lo merita, lo meritano i suoi stupendi tifosi, lo merita la città. Uno sprone al sindaco, all’opposizione, e ai dipendenti tutti, a partecipare a questo evento domenicale. Uniti si vince. Dimostriamolo come sempre ha fatto la città. Non ho dubbi. Un solo grido: forza Siderno! Tutti allo stadio. Giuseppe Belligerante

terra, che hanno rubato ogni cosa e si sono arricchite grazie alla manodopera e alle ricchezze del mediterraneo. Quindi sarebbe stato bellissimo per me se questo sentimento di rivalsa fosse arrivato dal sud invece che dal solito nord, sarebbe stato un segnale che le coscienze si stanno svegliando, che i fatti storici sono venuti a galla. Purtroppo invece dovremo sorbirci questi spasmi malati di chi non ha capito che l’economia del nord va avanti perché il sud è sfruttato, ma sarà altrettanto interessante vedere la loro reazione quando capiranno che in questo modo hanno firmato definitivamente la loro condanna morte, e si attaccheranno al tram, che loro hanno e noi no.

Siderno: oggi una messa in onore di S. Michele Il nome Michele ci ricorda il santo, generale di tutti gli angeli. La parola Mikael significa: chi è come Dio! Esclamata dall’Arcangelo nella lotta contro Lucifero! È da più di trent’anni che nella nostra chiesta di Portosalvo, il 29 settembre, si onora con recitazioni di speciali preghiere e la celebrazione della messa la ricorrenza della festa di S. Michele, anche esponendo la statua del santo alla venerazione dei fedeli. Quest’anno, il 29 settembre, purtroppo, ha spirato un vento maligno che ha obnubilato le menti di tutti gli addetti alla preparazione della ricorrenza e delle onoranze a San Michele! In riparazione, con spirito contrito e grande devozione oggi, Domenica 22 ottobre, chiedendo perdono, nella chiesa di Portosalvo, alle ore 18:30, verrà celebrata una messa in onore del Santo. Brown Jo

Il letale ed anacronistico ossimoro del Palazzo – 32 Ma si fa finta di nulla, a eccezione della meritoria e lodevole iniziativa di Ilario Ammendolia che sta a noi non limitarla e relegarla a “Vox clamantis in deserto”. Stando al quesito referendario lombardo, la Regione meriterebbe maggior autonomia “in considerazione della sua specialità”. Quale? Lo dice la mozione approvata a maggioranza dal Consiglio regionale del 13 giugno 2017. Un passaggio è emblematico: “La dimensione economicoproduttiva e la capacità fiscale sono elementi che certificano l’oggettiva ‘diversità’ della Lombardia, che possiede di gran lunga tutti i requisiti per meritarsi una maggiore autonomia politica e amministrativa poiché vanta degli ineguagliati e ineguagliabili tassi di virtuosità”. Obiettivo dichiarato: applicare “il sacrosanto principio, ormai non più trascurabile, che le risorse rimangano sui territori che le hanno generate”. L’articolo 3 della Costituzione dice il contrario ma tant’è. Il ragionamento “merito di più perché ho di più” disegna la piramide della diseguaglianza sociale che affligge il nostro Paese, Lombardia inclusa. Ma questi dati interessano poco ai fautori dell’inutile “Sì”. L’unica cosa che importa, come dice Maroni, è recuperare parte del “residuo fiscale”, e cioè la differenza tra la spesa pubblica di cui beneficia un territorio e le entrate pubbliche attribuibili allo stesso. Su questo punto il “Sì” ha costruito la campagna elettorale. Nord virtuoso, Sud spendaccione. Sul portale regionale “Lombardia Speciale”, c’è una slide ad hoc. Titolo: “Residuo fiscale: quello lombardo vale 54 miliardi”. Tre colonne di monete - dollari, peraltro - mettono a confronto Lombardia (54), Catalogna (8) e Baviera (1,5). Le fonti riportate sono due. La prima è lievemente di parte: Stefano Bruno Galli, professore universitario nonché consigliere regionale della Lega in Lombardia. La seconda è Éupolis, l’Istituto superiore per la ricerca, la statistica e la formazione della Regione. Éupolis cita come “principale riferimento” uno studio di Banca d’Italia del 2009 a cura di Alessandra Staderini ed Emilio Vadalà. Ne ha preso i dati ma ne ha rimosso le conclusioni, in base alle quali non esiste alcuna “diversità” lombarda o veneta. Nel frattempo, però, solo in Lombardia verranno spesi almeno 46 milioni di euro per un inutile referendum che non si sarebbe tenuto senza il voto favorevole dei 5 Stelle, che, come contropartita, ha chiesto l’introduzione del voto elettronico. Ed ecco perché si voterà attraverso 24.700 “voting machine” fornite dalla SmartMatic International Holding BV (domiciliata in Olanda, Paese a fiscalità agevolata). A metà giugno 2017 si è aggiudicata definitivamente l’appalto per il servizio di gestione del voto: 17,8 milioni di euro. Due mesi più tardi ha iscritto la propria “sede secondaria” alla Camera di Commercio di Milano, nominando tre “preposti”. Il rappresentante della società nel nostro Paese è Diego Chiarion. È lui il “project manager” cui spetta il delicato compito di “garantire il governo del progetto” del voto. Lo assolverà senza macchia, non c’è dubbio. Ma alcuni post che ha condiviso sulla sua pagina Facebook lasciano interdetti. Uno è dell’8 agosto, lo stesso giorno dell’arrivo formale in Italia di SmartMatic. C’è il ritratto di Albert Einstein e una frase: “Se uno corresse nudo intorno ad un albero alla velocità della luce probabilmente rischierebbe di incularsi da solo. Lo stesso risultato si ottiene votando Pd”. Rigorosamente con “voting machine”. Dice Sallusti, Il Giornale: “Se la locomotiva del Paese (il Nord) riuscisse a rafforzarsi e a correre ancora più forte ne avrebbero vantaggio tutte le carrozze trainate. Un euro investito dove può fruttare velocemente - in Lombardia e in Veneto ciò mediamente accade - non può che portare benefici ovunque, come del resto è sempre successo”. Facciamo che le stelle (NOI) non continuino a stare a guardare e incontriamoci a Siderno domenica 22. Tonino Carneri


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DOMENICA 22 Ottobre 15

Tanto autunno, divertimento e street food I progetti vincenti vanno riproposti. Tutto pronto per la 3º Edizione dell' "Ottobrata Sidernese". Iniziativa nata quasi per gioco rivelatasi un successo dagli scopi virtuosi: •promuovere la cultura dell’accoglienza e del turismo di qualità fuori stagione; •valorizzare le tradizioni locali; •promuovere la cultura delle tipicità collegata alla storia e alle identità sidernesi o, più in generale, calabresi; •far conoscere ed esaltare le potenzialità del Borgo Antico

di Siderno Superiore; •promuovere la cultura del volontariato, della beneficenza e della partecipazione dei cittadini. Quest'anno diverse novità, tanto autunno, divertimento e street food che sta prendendo una piega decisamente diversa, puntando all’aspetto culturale di tradizione e scommettendo sulla qualità di una proposta sempre più raffinata. Il tutto condito dall'originalità della moneta SIDERONE. Provare per crederci. VI ASPETTIAMO.


attualità

Il “circolo formato” s’è sformato. La Cassazione ha annullato con rinvio la condanna all'ex primo cittadino di Marina di Gioiosa Jonica, Rocco Femia Annullamento senza rinvio “perché il fatto non sussiste” anche per gli ex amministratori comunali Rocco Agostino, Vincenzo Agostino e Vincenzo Ieraci. Quello che è successo a Marina di Gioiosa potrebbe accadere a ognuno di noi. Nei prossimi giorni proporremo che si valuti la possibilità di promuovere una “class action” verso lo Stato perché tutto il popolo calabrese è stato danneggiato da questa sistematica opera di criminalizzazione di massa.

a im s e n n ’e l , o t Circolo Forma i t n e c o n in i d a mattanz ILARIO AMMENDOLIA Ho scritto più di qualche articolo all’indomani degli arresti di Marina di Gioiosa e di altri paesi, per esternare le mie perplessità su un’inchiesta che anche ai miei occhi – non giovani, né esperti, e neanche allenati – appariva contorta e piena di lacune. Oggi il “circolo formato” s’è sformato, e perdonerete la presunzione di riportare quanto allora ho scritto: “...Confermo e ribadisco: Rocco Femia, già sindaco di Marina di Gioiosa… e tantissimi altri, sono in carcere da quasi mille giorni… Scontano una pena senza condanna. Non mi pare si tratti di killer o comunque di gente che possa sparare all’impazzata. Non mi sembra che siano accusati di omicidio, di strage, di stupro, e neanche di episodi di violenza. Sono mafiosi? Non ho alcun elemento per escluderlo, ma lo si dimostri in un processo giusto ed equilibrato. Molti considerano normale quanto avviene. “In nome della legge” tutto è consentito. Bene, proprio in casi come questo bisogna avere il coraggio di dire: sia per tutti, io no! Non considero normale che una persona, chiunque sia, dovunque abiti, venga tenuta in carcere senza una sentenza di condanna… Considero un delitto, sfruttare la giusta ansia di sicurezza e le paure dei nostri cittadini, per costruire monumenti di odio e di ingiustizia. La

pallottola mafiosa è fatta con metallo fuso, come le manette che scattano ai polsi di un innocente. Ed è innocente chiunque non abbia ricevuto una condanna definitiva che dimostri il contrario o non sia stato colto in flagranza di reato. Quando un uomo viene arrestato in seguito a un mandato di cattura “palesemente illegittimo”, anzi illegale, si offende l’intera umanità (eppure è avvenuto!). Se, in seguito a quell’arresto, il magistrato conquista la prima pagina dei giornali la cosa è ancora più terribile. … Qualcuno dice: “Queste cose non possono succedere”. Succedono, e sono successe, cose ben più gravi nella nostra Terra, nel silenzio dei pavidi, la viltà dei molti, il coraggio dei pochi. Tanti anni fa, un grande scrittore, prendeva le difese di un piccolo capitano dell’esercito

francese mettendo sotto accusa il potente Stato Maggiore e quasi l’intera classe politica della Francia. Lo ha fatto scontrandosi con la diffusa ostilità della stessa opinione pubblica. L’uomo si chiamava Émile Zola, il capitano era Dreyfus. Per il suo ardire, Zola venne processato e condannato. Oggi facciamo nostro quel sublime J’accuse!”. Fin qui il mio articolo, che si rivelava ancora una volta la battaglia di una formica contro un intero branco di elefanti dell’informazione. Infatti, in quei giorni, quasi tutti i media regionali e nazionali si entusiasmavano per una “conferenza stampa” che ha registrato la presenza del procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, del procuratore Giuseppe Pignatone, del procuratore aggiunto Nicola Gratteri, del questore Carmelo Casabona, del capo della squadra mobile Renato Cortese…”. Nessun dubbio, nessuna domanda scomoda, nessun tentativo di capire e approfondire quanto detto da Pignatone, Gratteri, da Grasso e dagli altri. Per non parlare del giubilo delle gerbere, dei musei

e delle mille associazioni antindrangheta. Diceva il gerarca nazista Goebbels: “Una menzogna ripetuta cento volte diventa verità…”. Ma è questo il ruolo della stampa? Ancora più vile mi è sembrato l’interessato e doloso appiattimento di partiti e sindacati sulle posizio-

ni di alcuni PM protagonisti della cosiddetta “antimafia”. La democrazia in Calabria è agonizzante per la diffusa viltà! Oggi, mutuando Primo Levi domando: - ritenete normale che una persona possa essere strappata alla famiglia, al lavoro, alla società civile, e dopo averla costretta a sfilare in manette per la goduria dei forcaioli di ogni risma, venga tenuta in carcere per anni per poi essere assolta? - Ritenete normale che ognuno di voi debba pagare i danni per l’altrui imperizia o voglia di protagonismo? - Pensate sia compatibile con la democrazia sciogliere un consiglio comunale democraticamente eletto e commissariare un Comune per due anni, in seguito a una inchiesta che definirla confusa, pastrocchiata, contorta, lacunosa... è poco? - È giusto che nessuno paghi, neanche simbolicamente, per questi errori, anzi, per questa mattanza di innocenti? Ponete queste domande alla vostra coscienza di uomini liberi, di democratici, di persone perbene. Non sentitevi al sicuro: quello che è successo a Marina di Gioiosa potrebbe accadere a ognuno di voi, ai vostri figli, alle persone a cui volete bene. Nei prossimi giorni noi proporremo che si valuti la possibilità di promuovere una “class action” verso lo Stato perché ognuno di noi – e quindi tutto il popolo calabrese – è stato danneggiato da questa sistematica opera di criminalizzazione di massa. Sia lo Stato a individuare i responsabili. Oggi alle 9,30 saremo a Siderno per difendere la Costituzione, il Sud, la Calabria, la Locride. Lo faremo con ancora più convinzione. Veniteci anche voi! Se non ora quando?


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DOMENICA 22 Ottobre

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mato” è La narrazione di “Circolo For lei ogni con e naufragata miseramente, e della "malacarne" è sussulto di decenza. L'odor lletto ma della rte sparito in un batter di ma no portato cilecca dei soggetti che hanscattata, scomodò all'operazione -che, appena o parla. sun la stampa nazionale - nes

o n r o i g l I a c c e l i c della MARIA GIOVANNA COGLIANDRO Qualche giorno prima che i giudici della decima sezione penale del tribunale di Roma leggessero le tanto attese motivazioni sull’operazione Mafia Capitale, ripulendo l’immagine della città eterna, i giudici della Suprema Corte, con buona pace del circo delle procure, hanno cancellato con un colpo di spugna l’impostazione accusatoria del processo “Circolo Formato” che nel 2011 ha smantellato l’amministrazione comunale di Marina di Gioiosa portando in carcere quasi l’intera giunta, ritenuta dagli inquirenti inquinata dalle cosche. Escono totalmente assolti da ogni accusa gli ex assessori Rocco Agostino e Vincenzo Ieraci, condannati in Appello, rispettivamente, a 7 e 9 anni di detenzione; mentre per il sindaco Rocco Femia l’annullamento è stato con rinvio, per un nuovo esame ad altra sezione della Corte di Appello di Reggio Calabria. Secondo quanto era emerso dall’inchiesta, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria -allora diretta dal procuratore Giuseppe Pignatone, dal suo sostituto Nicola Gratteri e dal pm Luisa Miranda - in occasione delle elezioni comunali che si sono svolte nell’aprile del 2009, la cosca Mazzaferro avrebbe sostenuto la candidatura di Femia. Successivamente alla sua elezione, l’amministrazione avrebbe fatto in modo di affidare una serie di appalti pubblici a soggetti riconducibili alla cosca. Ora non solo l’accusa non ha «mai saputo dimostrare l’elargizione di un solo appalto, di una concessione o di un solo finanziamento, diretto o anche solo indiretto, a qualsivoglia consorteria di riferimento» ma, come evidenziato nella sentenza del processo in abbreviato che nel maggio scorso aveva portato all’annullamento senza rinvio della condanna di Francesco Marrapodi, già assessore ai lavori pubblici nella Giunta Femia, sono assenti «i segni tangibili della vitalità di un gruppo mafioso “Mazzaferro”operativo dopo la morte di M.V., intervenuta nel luglio 1993» così come non vi è traccia di «episodi dai quali desumere la riconoscibilità esterna del gruppo (anzi ve ne sono di contrari) dopo tale data; assenza, questa, che priva di qualsiasi valore decisorio i ruoli, le cosiddette “doti”». Eppure fino alla decisione dei giudici della Corte di Cassazione si era parlato di una competizione elettorale tra ‘ndrine, in particolare tra i Mazzaferro e gli Aquino, che misuravano così la loro forza sul territorio. Un quadro emerso “al costo di 10 euro più iva per ogni intercettazione” - si vantava all’indomani dell’operazione “Circolo Formato” Nicola Gratteri rispondendo a chi si opponeva alla legge sulle intercettazioni. - “Senza le cimici avremmo dovuto utilizzare centinaia di uomini della polizia giudiziaria, fare appostamenti di mesi e chissà cos’altro. E comunque non sono neppure in grado di stabilire quanti milioni di euro sarebbe costato ai contribuenti. Con la legge attuale e tre cimici abbiano scritto la storia recente della ‘ndrangheta”. La storia... uno scarabocchio! Un’offesa, l’ennesima, a un territorio, sempre lo stesso. È inutile ricordare la roboante conferenza stampa di quei giorni, in cui intervenne anche Pietro Grasso, allora a capo della Direzione Nazionale Antimafia, e naturalmente Giuseppe Pignatone, oggi procuratore della Repubblica di Roma e grande sconfitto dell’Operazione Mafia Capitale, dal

La criminalità è una straordinaria operazione di marketing giudiziario che fa gola su una parte importante dell’informazione, la quale prende per oro colato, senza porsi minimamente il problema di giudicare in maniera critica, le veline delle procure.

momento che è crollato il suo ipotizzato metodo mafioso su cui si è incentrata un’accesa lotta politica e per certi versi anche mediatica e culturale - con un impatto fortemente lesivo dell’immagine della Capitale, accostata alla mafia sui giornali di tutto il mondo. Ma, mentre la città eterna viene parzialmente riabilitata agli occhi dell’opinione pubblica dando ampio spazio all’evoluzione di una Capitale non più incappottata e cappottata dalla Mafia, della cilecca dei soggetti che hanno portato all’operazione Circolo Formato nessuno parla. Eppure quando l’operazione scattò, com’è ovvio, stampa e telecamere nazionali ne diedero grande risalto. L’odore della “malacarne” era troppo invitante per resistere, più stuzzicante di un bikini. La storia si ripete, e anche noi ci ripetiamo ricordandolo, amareggiati, ancora una volta. La criminalità è una straordinaria operazione di marketing giudiziario che fa gola su una parte importante dell’informazione, la quale prende per oro colato, senza porsi minimamente il problema di giudicare in maniera critica, le veline delle procure. Oggi, dopo

aver cantato vittoria a scapito di un popolo - sempre lo stesso - dovrebbe, insieme a certa magistratura, recitare il requiem della vergogna. La narrazione di “Circolo Formato” naufraga miseramente, e con lei ogni sussulto di decenza. “Circolo Formato” è la riprova che qualcosa si è rotto nel meccanismo di facile cattura dell’opinione pubblica: oggi a delinearsi è la logica dell’eccesso – più si fa scandalo e più si ha consenso – e chi se ne importa delle conseguenze sulla tenuta psicologica e morale dei cittadini! Finti maniaci del rigore continuano, con le loro spettacolari conclusioni preventive, a condannare i cittadini di questo territorio a convivere con la mafia e la prassi pervasiva del malaffare. Quel che ci si augura, adesso, è che, forti della lezione dell’ennesimo processo andato in fumo, insorga il desiderio di riportare in auge la serietà e l’onestà della politica, così da rimuovere tutte le previsioni - che sempre più spesso si rivelano paravisioni - legate a un’immagine contorta che si ha della Calabria e che, da tempo ormai, denuncia la falsa libertà con cui ci muoviamo per le strade e per gli anni.


CULTURA

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Mercoledì mattina, presso il palazzo Alemanni di Catanzaro, si è tenuto un incontro tra le associazioni a tutela dei diritti degli animali e il Commissario ad acta della sanità Massimo Scura, propedeutico a verificare il mancato rispetto dei decreti vigenti in materia di randagismo canino in tutta la nostra regione e a discutere le necessità di adeguamento agli stessi. Oltre ai legali e ai rappresentanti delle associazioni provinciali, erano presenti anche il sindaco di Marina di Gioiosa Ionica Domenico Vestito in qualità di rappresentante delegato dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani, e il presidente del Comitato dei sindaci della Locride Rosario Rocca. Durante l’incontro, che ha fatto seguito alla diffusione, alcune settimane fa, di un documento di contrasto al randagismo sottoscritto, nella Locride, dalla sola Associazione OLA di Siderno, è stata effettuata una revisione completa del decreto 32/15 con il quale il Ministero della Salute imponeva alle Regioni l’istituzione di canili sanitari e oasi per l’assistenza e il controllo dei cani randagi e che, si è scoperto recentemente, essere stato rispettato da pochissimi enti delegati anzitutto per una cronica mancanza di dialogo tra i diversi settori delle singole ASP. Il Commissario Scura ha dunque preteso dall’ANCI di farsi parte diligente nella convocazione, entro 15 giorni, di una conferenza dei Sindaci nei vari capoluoghi di regione affinché, nei successivi 15 giorni, possano partire i confronti tra primi cittadini utili a individuare, di comune accordo con le ASP, le sedi presso le quali far sorgere i canili sanitari in cui ricoverare i cani randagi e si eleggano i delegati ad occuparsi delle emergenze. Nel frattempo è stato stabilito di riaprire le strutture non a norma sotto la supervisione delle ASP provinciali a patto che, entro un anno, si adeguino alle normative igienico-sanitarie vigenti per garantire il benessere degli animali e il minor disagio possibile per i cittadini. Per questa ragione anche i canili privati potranno essere adibiti a canili sanitari sotto la supervisione di una taskforce veterinaria delegata non solo alla sterilizzazione e alla microchippatura, ma a fare un check-up completo degli animali recuperati in strada prima di far partire le pratiche di adozione. Il confronto, durato quasi due ore, si è concluso con la consegna alle associazioni di un mandato ufficiale per le adozioni e l’annuncio che la discussione delle normative utili ad affrontare il randagismo felino saranno discusse in un secondo momento. Gaetano Marando

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Il Global Corus di Caulonia apre il “Dialogo sul futuro

Passi avanti nella lotta al randagismo Mercoledì mattina le associazioni a tutela dei diritti degli animali e il Commissario della sanità Scura si sono confrontati per parlare del problema randagismo, che tanti grattacapi crea a tutti i comuni della Regione

DOMENICA 22 Ottobre

Ilenia Mazzà tra i protagonisti del Cantagiro 2017 Continua con successo crescente il percorso artistico di Ilenia Mazzà. La giovanissima cantante calabrese, di Caulonia (RC), è stata finalista al “Cantagiro” 2017. Il “Cantagiro”, uno dei più noti concorsi canori di tutti i tempi, manifestazione itinerante nata nel 1962, trampolino di lancio per numerosi cantanti oggi considerati mostri sacri del panorama musicale come Adriano Celentano, Peppino di Capri, Lucio Battisti, Gianni Morandi e molti altri, ha visto protagonista anche la nostra Ilenia Mazzà, tra i più giovani partecipanti con i suoi 15 anni. Ilenia, dopo aver superato le selezioni regionali, quest’estate a Davoli Marina, ai primi di ottobre si è ritrovata a Fiuggi tra gli oltre 200 semifinalisti, di età compresa tra i 15 e i 50 anni, provenienti da tutte le regioni d’Italia, selezionati tra i migliori talenti sulla scena nazionale. Elegante e fresca nella sua semplicità, Ilenia ha affrontato l’importante palcoscenico con sicurezza dimostrando

ancora una volta le sue capacità canore e interpretative che, con il brano inedito “Senza confine” (testo e musica di Guido Tassone), l’hanno fatta arrivare tra i 32 finalisti. Forte dell’apprezzamento della prestigiosa giuria tecnica del “Cantagiro”, Ilenia felice ed emozionata sta già lavorando a un importante progetto discografico che verrà presentato nella prossima primavera. Ilenia Mazzà, tra gli altri, è stata premiata al “Malta International Singer’s Festival-Euro Stars” nel 2015 ed è stata semifinalista al concorso “Una voce per Sanremo” nel 2016. Due i talent televisivi che l’hanno vista tra i protagonisti sempre nel 2015: “Tra sogno e realtà”, sulle reti Mediaset, e “Italia in Musica” su Gold Tv. Ilenia ha conquistato con la sua performance il pubblico del Concorso “Voci d’Oro”, tenutosi a Montecatini Terme nel luglio 2017, ed è stata ospite d’onore al Pericle d’Oro nell’agosto scorso.

Sono state le voci multietniche del Global Corus di Caulonia ad aprire a Siracusa in piazza Duomo il “Dialogo sul futuro dell'Europa e sulla Crisi Migratoria", alla presenza del Primo vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans. Global Corus è il concetto di una globalità umana che si rappresenta, al di là di ogni barriera linguistica, culturale, economica e geografica, attraverso il linguaggio comune delle emozioni sonore. Il tempo vissuto insieme per il rigoroso lavoro di formazione portato avanti con impegno e dedizione dal maestro e compositore Carlo Frascà ha favorito lo scambio di storie, l'osmosi di esperienze, di timori e di legittime aspirazioni, tra un "noi" allargato, nella condivisione di quell'anelito che ogni essere umano ha il diritto di nutrire: la libertà di esprimere la propria umanità. «La partecipazione ad un evento di tale rilevanza – afferma soddisfatto il sindaco di Caulonia Caterina Belcastro - non può che renderci orgogliosi e gratificati per l'impegno che operatori e beneficiari del progetto Sprar dei Comuni di Caulonia e Benestare hanno messo in questo progetto e per il gran successo che sta riscuotendo».

Africo

Presentato “Via dall’Aspromonte”

La prima suggestione che ha ispirato la stesura del libro “Via dall’Aspromonte” è arrivata da una foto scattata ad Africo da Umberto Zanotti Bianco nel 1928. La foto ritrae quattro uomini a cavalcioni su una trave spessa 25 centimetri e lunga 10 metri, che univa i due versanti della montagna, a nove metri di altezza dalle acque del fiume Aposcipo, (aposkepos, dal greco: “luogo non protetto”). Questa metafora sulla precarietà dell’esistenza, parlava di Africo, un paese senza strade di collegamento con l’esterno. Un paese senza la luce elettrica, né un medico per curare la gente. Con queste parole, Pietro Criaco inizia il suo discorso alla presentazione del suo libro “Via dall’Aspromonte” presso il Centro Polifunzionale di Africo. Era gremita la sala presso la quale il libro è stato presentato attraverso gli inteventi di personalità illustri quali quello di Vincenzo De Angelis, storico e scrittore che ha esposto con grande competenza i temi principali del libro: l’isolamento, l’idea della costruzione di una strada verso la marina, la partecipazione di un intero popolo che lotta, l’infanzia e la consapevolezza del protagonista Andrea verso ogni forma di ingiustizia. Il Direttore Editoriale della Rubbettino, Luigi Franco, ha parlato diffusamente di Africo, dell’alluvione del 1951 e dell’esodo forzato degli africesi. Ha descritto in modo esauriente i problemi sorti dopo il trasferimento in marina e la crisi identità di un popolo allo sbando. Del libro ha parlato con passione leggendo alcuni estratti del romanzo per lui suggestivi, che attraverso metafore potenti e un lessico “visionario”, offre spunti per le scene di un film. Interessanti anche gli interventi dal pubblico, che ha parlato delle emozioni forti durante la lettura del libro e riportato testimonianze e apprezzamenti verso l’iniziativa di Francesco Favasuli, classe 1922, che ha declamato alcuni versi di una sua poesia. L’autore ha chiuso il dibattito affermando che “Via dall’Aspromonte” è stato scritto nel 2003, inizialmente come un’idea per il cinema.



L’APPUNTAMENTO

Il ritornello più famoso d'Italia (in ambito calcistico) citava: Zoff, Gentile, Cabrini, Furino, Brio, Scirea, Bettega, Tardelli, Paolo Rossi, Platini, Boniek. "Io sono Brio... Sergio Brio il numero 5... L'Ultimo 5topper". Sergio Brio si racconta, in un libro così intitolato sulla sua vita calcistica, scritto da lui e dalla giornalista Luigia Casertano per Graus Editore. Il libro di Sergio Brio “L'ultimo 5topper”, grazie alla splendida iniziativa del Club per l’UNESCO e della Pro Loco UNPLI di Gioiosa Jonica (RC), con la collaborazione degli amici Tonino Raffa (voce storica di tutto il calcio minuto per minuto Radio Rai UNO), con la collaborazione dei Club DOC JUVENTUS della zona e con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale di Gioiosa Jonica, sarà presentato lunedì 23 ottobre 2017 ore 18.00 circa nella splendida location della “Terrazza Gatto” sala convegni e cerimonie in Via Lazio a Gioiosa Jonica (RC). Sergio Brio, da grande campione dotato di umanità, ha deciso di offrire questo libro alla Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro Onlus, in modo da fare crescere l'Istituto di Candiolo. Sfogliando il libro si trova la presentazione di Giampiero Boniperti, presidente onorario della Juventus con alcuni capitoli firmati da giornalisti prestigiosi, quali Riccardo Cucchi e tanti altri. Sergio Brio ha percorso da protagonista 16 anni di calcio, tutti con la maglia bianconera, 13 da stopper e 3 da assistente di Giovanni Trapattoni. Uomo vincente che adesso ha deciso di raccontarsi e lo fa con l'entusiasmo e l'umiltà tipica del suo carattere. Il racconto parte da lontano e abbraccia tutta la sua storia calcistica, da quando ha mosso i primi passi nel Lecce, passando per la Pistoiese per approdare alla Juventus. I ricordi si rincorrono: la sua famiglia, le lezioni di Attilio Adamo, le riflessioni sull'attuale crisi del settore giovanile, il Lecce, la gavetta alla Pistoiese e l'arrivo alla Juventus. E poi gli infortuni, il periodo dei consensi e quello delle critiche, lo spirito di una squadra, che ormai è diventata una cantilena, il morso del cane all'Olimpico, la delusione di Atene, la storica rivalità tra la Juve e la Roma, il pallone arancione della Super coppa Europea. Ricorda anche la tragedia dell'Heysel, ferita ancora aperta, la sua prima espulsione, la felicità di Tokyo fino alla partita di addio. Brio si sofferma sugli aneddoti a lui cari relativi agli attaccanti più famosi che ha incontrato. Interessante anche il racconto della sua avventura di allenatore e l'immancabile omaggio alla famiglia Agnelli. Brio, con la mano dell’ottima scrittrice e giornalista Luigia Casertano, ci accompagna nell'avvincente viaggio di una vita che ha dell'inimmaginabile. Noi siamo stati affascinati dai racconti di questo libro anche per come elegantemente descritti, come ad esempio, il morso del cane all'Olimpico e da tanti altri ricordi che Sergio Brio ci regalerà leggendo il suo libro a Gioiosa Jonica tra amici. Siete pronti a sentire la sua storia? Vi aspettiamo lunedì 23 ottobre dalle ore 18,00 a Gioiosa Jonica presso la sala convegni "Terrazza Gatto" via Lazio, ascolteremo dalla voce di un campione dello sport SERGIO BRIO le vicende della vita che ci regaleranno una serata indimenticabile. Per tutti al termine (facoltativo) “apericena” insieme a Sergio Brio. L’ingresso è gratuito, libro (€15,00) “apericena” (€5,00) a parte.

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A Gioiosa Jonica, libri e Apericena

DOMENICA 22 Ottobre 20


GERENZA Registrata al Tribunale di Locri (RC) N° 1/14 EDITORE - No così srl via D.Correale, 5 - 89048 Siderno Le COLLABORAZIONI non precedute dalla sottoscrizione di preventivi accordi tra l’editore e gli autori sono da intendersi gratuite. FOTOGRAFIE e ARTICOLI inviati alla redazione, anche se non pubblicati, non verranno restituiti. I SERVIZI sono coperti da copyright diritto esclusivo per tutto il territorio nazionale ed estero. GLI AUTORI delle rubriche in cui si esprimono giudizi o riflessioni personali, sono da ritenersi direttamente responsabili.

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COLLABORATORI: Jacopo Giuca, Lidia Zitara, Franco Parrello, Tonino Carneri, Mario Nirta, Giuseppe Romeo, Orlando Sculli, Nino Sigilli, Sara Leone, Pasquale Giurleo STAMPA: Se.Sta srl: 73100 Lecce

INFO REDAZIONE: 0964342198

BLOB - ERRATA CORRIGE

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Gli Juventini Era presente anche il sindaco di Caulonia Caterina Belcastro, in questa foto tra Giuseppe Coluccio e Nicodemo Barillaro, al taglio della torta che ha celebrato i cinque anni di attività dello Juventus Club di Marina di Gioiosa Ionica.

Affungato Cosimo Romeo, Assessore al comune di Mammola e presidente dell’Associazione dei Funghi, inizia a preparare la Festa del Fungo che si terrà a fine ottobre nel paese amministrato da Stefano Raschellà. Stocco di strada Durante il Messina Street Food Fest, una delle più importanti manifestazione di cooking che trovano terreno fertile per fiorire in questo periodo dell’anno, Giuseppe Alagna ed Enzo Ieraci, da Mammola, presentano i loro prelibati piatti naturalmente a base… di stocco!

Approdati a Itaca Gli architetti Arrigo Logazzo, Elisa Curciarello e Josè Campisi, si prendono una breve pausa dalla protesta H24 che stanno conducendo nei confronti del controverso protocollo Itaca.

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Tifosi granata Dopo aver affrontato le impellenze amministrative e le emergenze scolastiche, il vicesindaco di Locri Raffaele Sainato e la neo-dirigente scolastico dell’alberghiero Mariarosaria Russo ridono di gusto dopo aver scoperto di essere entrambi rari esemplari di tifoso del Torino.

Primi in classifica Il condor Pasquale Prochilo, Raffaele Salerno, Anthony Voice e l’amico Bellamina festeggiano la vittoria del Siderno Calcio della scorsa settimana, che l’ha resa capolista dell’Eccellenza a discapito del Locri.

Uniti da un cognome Pino da Toronto e Francesco da Siderno sono i due Correale che abbiamo incontrato questa settimana sul corso. Non sono parenti, ma uniti da quel singolare filo rosso chiamato cognome.

Tris di Certomà Fausto, Sonia e Annalisa, due di Roccella Ionica e una di Siderno, si riuniscono per questa coloratissima foto. Non sappiamo se abbiano legami di parentela, ma c’è sempre un legame tra persone che portano lo stesso cognome!

Sfogliando i ricordi… Alcuni soci di “Amicizia e Pace” assistono alla Santa Messa in una cappella privata celebrata dal compianto Don Giuseppe Marinetto. Stilesi Giorgio Tropeano ed Enzo Minervino posano assieme con un gran bel sorriso stampato sul volto: due rappresentanti eccellenti del paese di Tommaso Campanella.

Il giocatore di carte In questo bello scatto neorealista viene ritratto un giocatore di carte di Caulonia che, in uno dei nostri paesi, in cui è sempre meno possibile organizzare momenti di svago all’aria aperta, si prende di prepotenza una fetta di piazza per potersi fare un solitario.


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Tutti con Lucano Da destra a sinistra Francesco Macrì, Ilario Ammendolia, Nuccio Barillà ed Enzo Infantino durante la manifestazione a supporto del sindaco di Riace raggiunto recentemente da un avviso di garanzia. Sindacalisti sull’attenti Carmelo Gullì, Mimma Pacifici e Turi Lacopo a rappresentanza della CGIL comprensoriale, una storia fatta di uomini (e donne) dal grande senso civico!

Il riposo della stampa Roberto Naldi, Ilario Balì ed Enzo Lacopo riposano le loro stanche gambe durante la conferenza in ricordo di Franco Fortugno.

Competenza famigliare Il direttore sanitario dell’ASP di Locri Enzo Schirippa sorride assieme al figlio Marco, componente della direzione nazionale del PD.

DOMENICA 22 Ottobre

Attori si nasce Mimmo Tallura e Peppe Fontana sono stati pizzicati a confabulare davanti al Palazzo della Cultura di Locri sulla possibilità di dare un ruolo al fotogenico assessore nella prossima fiction del noto attore.

A scuola di legalità Il bel gruppo di studenti che si è aggiudicato il premio “Tracce di Legalità”, concorso scolastico contenuto all’interno delle celebrazioni in ricordo di Franco Fortugno.

Dalla parte dei meno fortunati Il comitato Piazza dell’Emigrante, di Siderno, celebra un altro anno di stimolante attività sociale con una bella rimpatriata di fine estate. Viaggio Culturale Il nutrito gruppo dell’associazione Amicizia è Pace durante uno dei suoi stimolanti pellegrinaggi.

Tornate insieme! Ha colpito molto anche noi l’inaspettata notizia dello scioglimento della storica band di Rock demenziale Elio e le Storie Tese (alla quale proprio da un paio di settimane facciamo riferimento con una rubrica del nostro giornale). L’Italia non sarà più la stessa senza di voi! Da qui al 19 dicembre, vi preghiamo… Ripensateci!

L’estate (non) sta finendo… Sembra non volerci proprio mollare questa bolla di caldo calabrese che, esclusa una singolare frescura serale, ci regala ancora giornate praticamente estive. Non è un caso se i più temerari, come questi due nostri amici, dimostrano di non voler rinunciare a un bel bagno a mare!

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Vita social-quotidiana La showgirl Bluette Cattaneo sta per fare il suo ritorno in grande stile sugli schermi della televisione locale. Nell’attesa, si occupa di documentare con cura la sua vita quotidiana per il popolo social, come dimostra questo splendido scatto fatto al mercato settimanale di Siderno.




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