Riviera n° 44 del 29/10/2017

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CONTROCOPERTINA

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DOMENICA 29 Ottobre

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Valle del Torbido: i sindaci sottoscrivono la Convenzione TUEL per la gestione dei rifiuti Settimana produttiva, quella dei sindaci dell’Unione della Valle del Torbido che, recatisi a Palazzo San Giorgio, a Reggio Calabria, hanno finalmente sottoscritto la Convenzione TUEL per la costituzione della Comunità d’ambito utile a riordinare il servizio di gestione dei rifiuti urbani in tutta la regione, come previsto dalla Legge Regionale 11 dell’agosto 2014.

Giro d’Italia 2018: una delle tappe partirà da Roccella?

Due nuovi Frecciargento avvicineranno Reggio alla Capitale

Lo aveva anticipato Telemia alcuni giorni fa e, nella mattinata di venerdì, sono arrivate le prime conferme dalla stampa nazionale. Una delle tappe del Giro d’Italia 2018 potrebbe partire dalla Locride e, per la precisione, da Roccella Jonica. La notizia, rimbalzata sui quotidiani “La Stampa” e “La Nazione” ipotizza che la tappa in questione sarebbe la 7ª e che, partiti dalla nostra Roccella, i ciclisti dovrebbero arrivare fino a Praia a Mare, in Provincia di Cosenza. Qualora, con l’ufficializzazione del calendario prevista per il 29 novembre, la notizia dovesse avere conferma, sarebbe la prima volta, in 100 anni di Giro d’Italia, che la Locride ospiterebbe una partenza di tappa, e si andrebbe a realizzare un sogno che il compianto senatore Sisinio Zito ha inseguito per moltissimi anni. Non ci resta che incrociare le dita in attesa della fine del prossimo mese e augurarci che questo bel sogno possa presto realizzarsi.

Pino Vumbaca nell’ufficio di Presidenza del CAL della Calabria

Si è riunito la scorsa settimana il Consiglio delle Autonomie Locali per l’elezione dell’Ufficio di Presidenza. L’organismo ha eletto in qualità di vicepresidente Ugo Suraci e Damiano Baffa, Nicodemo Bruno, Alessandro Falvo, Pietro Hiram Guzzi, Rosellina Madeo, Amedeo Nicolazzi, Domenico Penna, Antonio Russo e Pino Vumbaca come membri dell’Ufficio di Presidenza. Vumbaca, sindaco di San Giovanni di Gerace, entra così in qualità di membro dell’ufficio di presidenza a far parte del CAL della Calabria, organo consultivo del Consiglio Regionale deputato a rappresentare presso l'assemblea legislativa il sistema delle realtà istituzionali locali.

Il presidente della regione Mario Oliverio, questa settimana, ha affermato di aver aggiunto un nuovo tassello utile a rendere la Calabria meno periferica. L’atto, in verità estremamente semplice, consiste nella sottoscrizione di un accordo con Trenitalia affinché, con l’introduzione dell’orario invernale, il prossimo 10 dicembre, vengano introdotti due nuovi Frecciargento che copriranno la tratta Roma Termini Reggio Calabria Centrale e viceversa. I due treni, con partenza alle 7:22 da Roma e alle 16:08 da Reggio Calabria, permetteranno di raggiungere la capitale in meno di 5 ore e, per garantire maggiore fruibilità del servizio fornito dalla Società di trasporto su ferro, la Regione si impegna ad attivare anche un servizio su gomma per collegare Catanzaro a Lamezia Terme (una delle fermate intermedie dei Frecciargento) per permettere anche agli utenti della fascia ionica di spostarsi agevolmente.

"Calabresi='ndranghetisti": Il sindaco di Aosta critica Rosy Bindi per la sua dichiarazione Agnana e Canolo: la fusione passa dal sapore dei prodotti tipici Questa settimana, ad Agnana, si è cominciato a parlare di fusione… agroalimentare! Durante un evento organizzato dall’Amministrazione Comunale, infatti, sono stati uniti con indubitabile successo i sapori unici dell’Olio Nuovo delle colline di Agnana con il Pane di Jermano e il prosciutto San Canolo della montagna canolese, un connubio di sapori al quale si vuole adesso dare seguito con un riconoscimento formale!

"Credo che alcune dichiarazioni della presidente Bindi forse siano state un po' improvvide". Lo ha detto in Consiglio comunale il sindaco Pd di Aosta, il renziano Fulvio Centoz, in riferimento alla visita, il 19 ottobre, della Commissione parlamentare antimafia. "Ci terrei - ha sottolineato - a sgombrare il campo da un'equazione che ho trovato non particolarmente azzeccata. Cioè ritenere che tutte le persone in qualche modo riconducibili alla Calabria siano etichettate come 'ndranghetisti mi sembra un'equazione non particolarmente felice e che io credo che non vada assolutamente presa in considerazione. Personalmente conosco molte persone, ho molti amici tra i calabresi, e non mi sento assolutamente di avallare un'equazione di questo genere". Rispondendo al consigliere Etienne Andrione (Misto), che aveva chiesto azioni per "rispondere a questa sfida drammatica", Centoz si è detto disponibile "a fare un discorso in Conferenza dei capigruppo" per valutare se istituire una "commissione" comunale sul fenomeno.

Una documentazione da Master Il dottore Domenico Giannetta, primo cittadino di Oppido Mamertina, ha chiuso questa settimana un master di medicina all’Università Cattolica di Roma. Pronto per la sala operatoria, ci ha trasmesso tutto il suo entusiasmo pre-operatorio con un semplice ma unico scatto suo e del suo gruppo di collaboratori, tra i quali figura (primo sulla sinistra) Anastasio Palmanova. In bocca al lupo per il domani!

CALABRESE PER CASO * di Giuseppe Romeo

Il “Paese del gesso”. Quando il ricordo non sempre è “memoria” C’èra una volta in un paese delle colline della locride una cava di gesso che rappresentò, per anni un esempio di piccola industria estrattiva capace di dare lavoro a molte famiglie. Non era certo una realtà di dimensioni tali da assicurare una piena occupazione ma, nel suo piccolo, essa rappresentava una discreta forma di trasformazione del gesso in un semilavorato utile per diverse applicazioni industriali e artigianali. Ovvero, destinato a permettere la produzione di prodotti per l’intonaco o per elementi di complemento per gli interni. C’era, inoltre, sempre una volta, un quartiere piccolo piccolo, con una vista panoramica su una vallata molto nota a ridosso dell’Appennino jonico reggino. Una vallata ampia che apriva lo sguardo a profondità nel verde che si perdeva man mano e che per l’immaginazione di noi piccoli ragazzi essa era la via per quello sport del momento che si consumava in partite di calcio arrangiate in un campo improvvisato tra gli alberi consunti, spesso, da un vento senza anima. In questi ricordi che si sovrappongono alla realtà sembra

che tutto sia stato dimenticato. Certo, vi sono “memorie” ben più importanti che rispondono ad un politicamente corretto. Ma sia il ricordo dell’industria che del quartiere che su di essa si apriva hanno qualcosa di particolare oggi e, forse, si dovrebbe guardare ad essi con occhi più attenti per due ordini di motivi. Il primo dato dal fatto che ricordare una esperienza industriale di certo non trascurabile per un paese di poco più di tremila anime, allora, significa recuperare il “ricordo” di una capacità di impresa e di abilità lavorative che in un certo senso dimostravano una certa controtendenza. Il secondo, riscoprire il valore del lavoro e dell’iniziativa poiché ciò significa ricordarsi che forse si poteva conservare un patrimonio di conoscenze e di abilità artigiane da sostituire man mano alle prevalenti opere estrattive. In questo modo, facendo si che il “Paese del gesso” lo fosse non solo per le case, in verità poche sopravvissute al tempo e all’abbandono, ma per una sua capacità di lavorare questo materiale e di trasformarlo adeguando la produzione alle esigenze di un mercato che nel campo della decorazione di interni di certo non è in crisi. Non solo. Il ricordo della estrazione e produzione del gesso si perde oggi, in assenza di un pro-

getto di archeologia industriale che tenda a recuperare tale esperienza magari con un percorso storico-didattico che rispetti la memoria di chi vi ha lavorato, in uno sguardo smarrito di chi, tra le fronde disordinate di un verde tropicaleggiante, vede spuntare le strutture arrugginite di ciò che era e non lo sarà più. Alla stessa stregua, alzando gli occhi vero il quartiere panoramico sospeso da contrafforti in pietra di sublime ingegneria degli anni Cinquanta, si potrà notare come il quadro del ricordo diventa unico raccordando nella sua cornice la visione del crollo delle arcate, la fragilità di un quartiere che rischia di trascinarsi a valle con i resti di quella “fabbrica del gesso” che era l’anima della vallata. Probabilmente la memoria a volte fa brutti scherzi perché ci dimentichiamo, presi da entusiasmi di eccellenze presunte e di argomenti politicamente più appetibili, che alla fine sono i ricordi più vicini, quelli concreti. Quei ricordi che sono Memoria e che non possono essere sepolti da cumuli di pietre senza più storia e stritolati da strutture di ferro che hanno macinato vite e capacità lavorative e oggi le presentano nella bruttura di un semplice ammasso informe di ferraglia.


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ATTUALITÀ

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Il treno di Matteo Renzi approda in Calabria tra applausi e contestazioni Martedì 24 ottobre Matteo Renzi ha iniziato in Calabria la seconda settimana del suo tour in treno. Il segretario del Partito Democratico, partito da Rosarno, ha fatto diverse tappe lungo la costa tirrenica calabrese, terminando il suo viaggio a Reggio Calabria, dove ha effettuato, accompagnato dal sindaco Metropolitano Giuseppe Falcomatà, una visita al Parco lineare Sud. Ad attenderlo nelle diverse tappe intermedie diversi sostenitori, tra cui un gruppo di Giovani Democratici calabresi che hanno poi proseguito il viaggio assieme a lui, ma anche molti contestatori come i membri del partito Fratelli d’Italia e i Vigili del Fuoco precari, che già lunedì erano stati protagonisti di un sit-in di protesta agli imbarchi di Villa San Giovanni.

GIUDIZIARIA

L’uno nel tutto piramidale della 'ndrangheta Per assurdo l’accertata unitarietà della struttura verticistico-organizzativa della ’ndrangheta, esito degli accertamenti giudiziari che le indagini Crimine e Meta condotte dalla Dda reggina e Infinito, condotta dalla Dda milanese, ha trovato applicazioni in autorevoli provvedimenti della Suprema Corte che ne hanno fatto uso per affermare la responsabilità penale e confermare il giudizio di condanna a carico d’imputati “privi” di cosca, ma di cui era stato dimostrato il “prendere parte” alla ’ndrangheta, intesa quale associazione unitaria. Il riferimento è alla sentenza della I sezione penale della Corte di Cassazione del 2014 (emessa nel procedimento relativo alla “Operazione Reale”) che, affermando la penale responsabilità di P. G. per la partecipazione alla ’ndrangheta, mentre contestualmente annullava con rinvio la pronuncia di condanna per i fratelli, emessa dalla locale Corte d’Appello, a cagione dell’insufficiente dimostrazione dell’esistenza di una cosca di riferimento. L’argomento probatorio su cui fonda la citata pronuncia, ripresa dagli investigatori in una recente indagine, riposa sull’accertato attivarsi (il “prender parte” cioè) di P. G. in funzione di mediazione e composizione di plurime vicende relative a diverse cosche di ’ndrangheta. «Astraendo l’insegnamento della Suprema Corte, secondo un percorso, questa volta, induttivo – rilevano i magistrati della Procura reggina - se ne trae che la dimostrazione della gestione stabile e continuativa di vicende e/o d’interessi della ndrangheta (espressione sintomatica dell’affectio societatis) che superi e/o prescinda dai limiti geo-criminali delle singole cosche, giustifica l’affermazione di penale responsabilità, senza che sia necessario inquadrare il partecipe in questa o quella cosca». Sul punto proseguono i giudici inquirenti sottolineando che: «Ed è evidente come sia esattamente questo il ruolo svolto all’interno dell’organizzazione da quella che il Tribunale collegiale, nel procedimento cd. Meta, definisce componente chiamata “a relazionarsi con ambienti più elevati di tipo politico ed istituzionale”». Si impone, perciò, una rivalutazione degli elementi utili a comprendere le dinamiche di potere della ’ndrangheta: «non quelle note, strettamente collegate al bieco controllo di questa o quella porzione di territorio, ma piuttosto quelle finalizzate alla partecipazione - alla stregua di un soggetto sociale della classe dirigente riconosciuto ed accettato dagli altri e, perciò, pienamente inserito nelle relative dinamiche - ai sistemi di potere che governano le società». Anche il circuito informativo interno all’associazione «è rigorosamente caratterizzato da un sistema di camere stagne che segnano la piramide gerarchica del gruppo in cui la base agisce sul territorio, alimentando l’intimidazione diffusa, mentre il vertice governa e gestisce gli affari della cosca, alimentando qualificate relazioni utili a consolidarne il predominio sociale».

Locri: “Italia Protagonista” incontra la Locride Il prossimo 4 novembre il neonato movimento nato per dare voce al desiderio di partecipazione manifestato dai moderati sarà al Palazzo della Cultura di Locri

Sabato 4 novembre, alle ore 18, presso il Palazzo della Cultura di Locri, l’associazione politica “Italia Protagonista”, nata per dare voce al desiderio di partecipazione manifestato dai moderati, promuoverà l’incontro “Locride Protagonista”. Il neonato movimento, che si propone di ripercorrere le intuizioni politiche di Pinuccio Tatarella, vuole essere un laboratorio politico nel quale far confluire il più variegato numero di esperienze civili. Nell’ambito dell’incontro previsto per il 4 novembre prossimo, dopo i saluti istituzionali del sindaco ospitante Giovanni Calabrese e le relazioni di Wanda Ferro e Francesco Macrì, al dibattito con i presenti seguiranno le considerazioni del sottosegretario di stato Jole Santelli e le conclusioni del vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri.

C ACHI

LA TERR

Continua la nostra carrellata di parlamentari eletti in Calabria e l’analisi sommaria del loro operato nell’ultima legislatura per cercare di comprendere se valga la pena o meno rieleggerli durante le politiche di primavera. Enza Bruno Bossio, di Grimaldi, eletta nella coalizione di centrosinistra a sostegno di Pier Luigi Bersani, è componente della commissione permanente Trasporti e della Commissione Parlamentare Antimafia. Ha un indice di produttività parlamentare (un dato che prende in esame il numero, la tipologia, il consenso e l’iter degli atti presentati dai parlamentari in modo da poterli confrontare tra di loro) di 157,5, che la rende la 339ª parlamentare più produttiva su 630. Per la Calabria ha presentato: Disegni di legge …………………………0 Mozioni …………………………………..1 Interpellanze …………………………….1 Interrogazioni a risposta orale …………2

DEI

Interrogazioni a risposta scritta ……….12 Interrogazioni in commissione …………12 Ordine del giorno ……………………….3 Emendamenti ……………………………3 La sua azione politica ha riguardato lo sviluppo del sistema produttivo, l’emergenza ambientale e la tutela del territorio, la salvaguardia del trasporto ferroviario e aereo calabrese, le emergenze carceri, accoglienza, sanità, infrastrutture, l’implemento del sistema turistico e stradale e la tutela dei diritti dell’infanzia e all’istruzione, per un totale di 34 atti, di cui 19 in qualità di primo firmatario, dedicati alla nostra regione. Bruno Censore, di Serra San Bruno, è stato eletto nelle fila del PD. Componente della Commissione permanente Affari Esteri, ha un indice di produttività parlamentare di 222,2, che lo rende la 210º parlamentare più produttivo su 630. Per la Calabria ha presentato: Disegni di legge …………………………1

DI JACOPO GIUCA

Mozioni …………………………………..1 Interpellanze …………………………….2 Interrogazioni a risposta orale …………3 Interrogazioni a risposta scritta ……….7 Interrogazioni in commissione …………4 Ordine del giorno ……………………….2 Emendamenti ……………………………2 La sua azione politica, oltre ad averlo fatto accodare a un disegno di legge per la stabilizzazione degli LSU/LPU presentato da Ferdinando Aiello e ancora da prendere in esame da parte del senato, si è concentrata sull’emergenza rifiuti, la spesa sanitaria, il potenziamento infrastrutturale, le emergenze migranti, rifiuti, trasporto su ferro e pulizia fiumare, implemento dell’offerta turistica, la questione Alitalia, Viadotto Italia e la coesione territoriale, per un totale di 22 atti, di cui 6 in qualità di primo firmatario dedicati alla nostra regione.



ATTUALITÀ

Domenica scorsa, mentre i cittadini di Lombardia e Veneto si sono recati alle urne per esprimere la propria si è mobilitata con una manifestazione, organizzata dal nostro settimanale presso la sala comunale di s

IL NOSTRO 22 OTTOBRE CON LE CARTE IN REGOLA FRANCO CRINÒ Condannare la politica è un esercizio facile. Il punto è distinguere tra quelli che la vogliono eliminare e quelli che sperano di guarirla. La politica dovrebbe essere " scienza e tecnica, teoria e prassi, che ha per oggetto la costituzione, l'organizzazione, l'amministrazione dello stato e la direzione della vita pubblica", ma evidentemente come tale non si estrinseca. In ogni caso, da cosa dovrebbe essere sostituita? Lo chiediamo ai cosiddetti populisti, dai quali ci distanziamo( per quanto Paolo Del Bebbio è arrivato a scrivere il libro "Populista e me ne vanto") . Nella manifestazione di Siderno, uno degli obiettivi posti correttamente da Ilario Ammendolia è che bisogna stare addosso ai partiti : per rifondarli. Succede, invece, che in tantissimi picchiano sulla politica ma senza dare un senso di prospettiva. Lo fanno anche sindaci, dirigenti politici di partiti di governo e non, gente che la politica la frequenta. Per questo mi viene da riprendere l'originale battuta di un ex Presidente del Consiglio "La politica che si mette a picchiare sulla politica è come se Il Mulino Bianco dicesse "non mangiate più biscotti" ". Il grande lavoro di preparazione della manifestazione di Ammendolia e di chi vi ha collaborato merita dei risultati concreti. Perciò, è importante partire con il piede giusto. 1) L'orizzonte dei Governatori di Lombardia e Veneto non è l'uguaglianza nel paese delle condizioni sociali ed economiche, ma di ribadire e rafforzare la "prevalenza" economica del nord; revisione delle tasse e allargamento delle materie di competenza sono il "pretesto" per un disegno più spinto (certamente per Zaia) : contestiamolo! 2) Il dato storico e la dimensione degli investimenti danno servizi e infrastrutture (anche culturali) buoni al nord e scadenti al sud, ne consegue una differente qualità della vita: contestiamolo! 3) I partiti nazionali "trescano", sopra il tavolo dicono una cosa, sotto il tavolo ne fanno un'altra. Fare a vantaggio del nord gli viene colpevolmente facile : contestiamolo! E andiamo all'attacco : si discuta nella Conferenza permanente annunciata (evidentemente i sindaci non sanno chiamarci a raccolta ... ) del lavoro che serve e di lavoro che manca nella Locride, della giustizia amministrata in un modo che solleva molti preoccupati interrogativi, della tutela della salute, dei diritti fondamentali e delle opportunità che qui (non) si danno. Per essere più forti dobbiamo avere le carte in regola : uso corretto dei finanziamenti, collaborazione piena in una strategia che sostituisca via via i "pezzi" di assistenza con cui è "impregnato" il nostro sistema con scelte produttive che portano occupazione, un civismo senza pieghe nascoste. Dobbiamo avere le carte in regola per poter contestare gli squilibri che patiamo, le decisioni irrazionali che lo Stato assume per il nostro territorio(discriminazioni e ritardi, appesantimenti burocratici, esclusione dai Piani, massicci scioglimenti di consigli comunali). Qui, periodicamente "piovono pietre", per dirla con il titolo del film di Ken Loach. Occorrono passione e responsabilità. "L'atteggiamento è una piccola cosa che fa una grande differenza": sbaglia, ad esempio, il sindaco di Locri che non valorizza neppure quello che di buono c'è stato. La città di Locri ha avuto oltre 7 milioni di finanziamenti con la Presidenza Chiaravalloti nei Beni Culturali e nell'istruzione (2000/2005, amministrazione BarbaroPassafaro). Da quel governo regionale non è stata ignorata. Non l'ha detto nell'intervento, anzi ha detto altro "È da Nisticò, dal 1985 in avanti, che qui non si vede niente ... "Aprendo un'altra polemica di cui non si sentiva il bisogno.

Una bellissim

di demo VITO PIRRUCCIO

arissimo Ilario, ho partecipato all’iniziativa di Siderno di domenica scorsa, perché è impossibile dire di “no” a te che metti tanta passione e tanto coraggio nelle battaglie politico-culturali. Questa sull’applicazione dell’art. 3 della Costituzione è perfettamente in linea con la battaglia meridionalista che ti ha visto sempre in prima fila sia nella militanza politica sia nell’impegno culturale a fianco del compianto prof. Pasquino Crupi. Ti conosco da tempo e so lo spirito indomito che ti anima, per cui, pur non condividendo alcuni passaggi del documento portato in assemblea, ho voluto rispondere all’appello e far quadrato con chi questa terra la ama, non solo a parole. Ma conosci pure la mia schiettezza e non mi piace nascondermi dietro un dito: immettere sul giusto binario della questione nazionale (richiamando l’applicazione dell’art. 3 della Cost.) la “questione meridionale”, specie in occasione dei referendum Lombardo-Veneto, è cosa diversa da quanto scritto nel documento presentato in assemblea in materia di giustizia, argomento questo che ha monopolizzato il dibattito dell’intera mattinata. Perché accostare la “questione meridionale” alla “questione giustizia”? L’Italia tutta, non solo la Calabria, è alle prese con inchieste dal grande fragore mediatico che finiscono, purtroppo, in bolle di sapone! L’Italia tutta da decenni è sospesa tra una giustizia, direbbe Pietro Nenni, “forte con i deboli e debole con i forti” e un Paese che si sveglia dopo lustri con un nulla di fatto! E’ il Paese nella sua interezza che non riesce a venir fuori da una corruzione imperante e da una “giustizia” che fa più prove TV che assicurare alle patrie galere i delinquenti! Il vero problema è che ci sono troppi delinquenti a piede libero, carissimo Ilario, e a pagarne le spese è il Paese Italia nel suo complesso. Ascoltare nell’aula del Consiglio Comunale di Siderno storie di “giustizia ingiusta” fa certamente male, ma nulla a che vedere con la “questione meridionale” e con la prova refe-

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a preferenza in merito al referendum per l’autonomia delle due regioni, la Locride siderno, che facesse da contraltare agli egoismi territoriali dei governatori padani.

ma giornata

ocrazia rendaria Lombardo-Veneta e i suoi sviluppi! L’accostamento, poi, di queste vicende di ingiustizia manifesta alla Legge Pica è storicamente forzato e distorce, a mio modesto parere, la portata della nostra iniziativa. Pur non condividendo alcuni passaggi dell’intervento di Angelo Errigo, specie quello riferito al tuo trascorso amministrativo, mi riconosco nella sostanza del discorso del passionale figliuolo dell’indimenticabile Peppe Errigo (rivedo con piacere, in alcuni tratti, la verve polemica del papà). In particolare, mi riconosco nell’invito a leggere il referendum Lombardo-Veneto alla luce dell’art. 116 della Costituzione Repubblicana. Anzi, è bene fare un exursus storico dell’articolo riformato nel 2001 e delle richieste conseguenti provenienti dal Nord leghista, proprio per rappresentare la strumentalità dell’iniziativa referendaria di Maroni e Zaia. L’ “autonomia differenziata”, come ricordava Angelo Errigo nel suo intervento, è stata introdotta in Italia nel 2001 dalla Riforma del Titolo V della Costituzione voluta da D’Alema e ricevuta in eredità dal centrodestra a seguito del ritorno al Governo di Silvio Berlusconi. Per sei anni non si è fatto nulla e nel 2007, con il ritorno di Romano Prodi al Governo, le istanze autonomiste del Lombardo-Veneto si fecero di nuovo sentire salvo arenarsi quando, nel 2008, tornò a capo dell’esecutivo il Cavaliere. Tutto tacque fino al 2015 quando Matteo Renzi incaricò il Ministro Costa a trattare la questione con i governatori di Lombardia e Veneto e il Ministro si “sentì rispondere da Zaia che occorreva prima svolgere il referendum consultivo”. Il resto è cronaca di questi giorni. Ho riassunto la storia dell’art. 116 della Costituzione riformato, per motivare il mio giudizio sul referendum leghista – uno spot elettorale pagato con i soldi dei contribuenti – anche se è giusto non sottovalutare la portata politica devastante che potrebbe avere sulla politica nazionale l’esito referendario qualora il Sud assistesse silente al dibattito politico in corso. Da questo punto di vista hai ragione tu, ma, a mio parere, è sbagliato mettere sul tavolo contenuti, come quello della giustizia, che

esulano dal nucleo nevralgico della discussione sulla forma di Stato che si profila all’orizzonte. Concordo, invece, con il richiamo operato da Angelo Errigo: occorre partire dai concetti di “autonomia differenziata” e di “Regione virtuosa” se vogliamo rispondere in maniera efficace all’attacco dei leghisti nuova versione e capire come una Calabria malridotta possa mai sedersi introno ad un ipotetico tavolo governativo. Certo non potrà essere la solita Calabria malata di piagnisteo, di lassismo e di vittimismo quella capace di richiamare l’applicazione dell’art. 3 della Costituzione! Ha ragione, secondo me, Angelo Errigo: che attinenza ha l’applicazione dell’art. 3 della Costituzione con lo sfascio della sanità calabrese? Ma potremmo chiamare in causa la politica regionale in materia ambientale e l’art. 3 della Costituzione non avrebbe il minimo spazio. Nello sfascio delle politiche sanitarie e ambientali, temi oggetto delle rivendicazioni referendarie e nostro tallone di Achille nel confronto politico con il Nord, c’è moltissimo del nostro pressappochismo (diverso il discorso per quanto riguarda le reti infrastrutturali). Ha ragione Angelo Errigo: guardiamo al nostro recente passato e non facciamo finta di cavarcela accusando i soliti rapinatori del Nord nel mentre abbiamo prosciugato irresponsabilmente le nostre casse regionali. Con quale dotazione meritoria potremmo mai sederci ad un tavolo governativo sull’ambiente quando abbiamo dissipato montagne (è il caso proprio di dire!) di denaro per pagare un esercito di forestali erranti per i boschi (negli anni ’80 abbiamo raggiunto la fatidica cifra di 28.000 addetti, più forestali che alberi) o per realizzare depuratori , opere pubbliche eterne incompiute! Possiamo mai su questi temi invocare l’applicazione dell’art. 3 della Costituzione o dovremmo, piuttosto, con il capo cosparso di cenere presentarci a Roma e a Bruxelles e implorare perdono per le nostre storiche nefandezze? E per la sanità negata, carissimo Ilario, te la senti in coscienza di accusare l’assenza dello Stato in Calabria? E’ colpa dello Stato se abbiamo realizzato ospedali guardando più ai sani che agli ammalati? E’ colpa della mancata applicazione dell’art. 3

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Un maturo punto di partenza L’Assemblea di domenica 22 ottobre, tenuta nell’Aula consiliare del Comune di Siderno, va inscritta nell’elenco dei fatti che marcano il tempo, segnando il confine tra un prima e un dopo. Penso anzitutto alle sue linee esteriori sulle quali si è annodato un confronto pubblico, ampio, ad alta voce, su temi politici generali di grande importanza. In tanti si sono inseriti esprimendo opinioni anche radicalmente differenti, se non addirittura contrapposte. Questa constatazione, da sola, sarebbe sufficiente a decretare il successo della manifestazione. Rare o rarissime sono infatti le occasioni pubbliche in cui si dà la possibilità a tanti indistintamente di essere partecipi e criticamente attivi. La democrazia vive del e nel confronto tra le diverse opinioni. La sua forma più matura ed efficace, l’assume quando dà vita ad un contraddittorio pieno. Grande merito, dunque, a chi questa manifestazione ha pensato e organizzato. Venendo ai contenuti, non tutto mi ha convinto: eccessi, sbavature e fuor d’opera non sono mancati. Interessante invece è stata la tempestività rispetto ai referendum lombardoveneti che si stavano svolgendo in contemporanea, i cui approdi, che hanno alle spalle un funesto e miope egoismo, impongono una profonda rivisitazione delle strategie a tutela degli interessi del Mezzogiorno. Come si dice in casi simili, niente sarà più come prima. Ho la brutta impressione che la tensione a favore del Mezzogiorno scenderà ulteriormente. I colpevoli ritardi, le ingiustizie perpetrate ai danni del Sud, verità tutte storicamente accertate, sul piano tattico varranno poco o nulla. Ed allora, dopo una preliminare sessione dedicata alle responsabilità che sono nostre e di nessun altro, ogni energia andrà destinata a costruire e a condividere strategie attente alle necessità teoriche e pratiche del momento. Il tutto con metodo nuovo. Non è difficile. Non siamo più soli e lontani. Il mondo, lo dicono tutti, di colpo è diventato piccolo. Dunque, studio, senso civico, apertura massima al nuovo, creatività e capacità di visione, fiducia nei nostri ragazzi. Per iniziare a fare questo è bene che il Comitato continui a lavorare. Francesco Macrì (Marina di Gioiosa)

della Costituzione se nell’ASP di Reggio Calabria è impossibile venire a capo dei bilanci d’esercizio e hanno dovuto alzare le mani in segno di resa valenti professionisti dei bilanci pubblici? Se non partiamo da noi, se non facciamo piazza pulita delle nefandezze gestionali e politiche di casa nostra, l’art. 3 della Costituzione continuerà ad essere, sulla carta, un capolavoro di democrazia sostanziale, ma di difficile applicazione nelle nostre contrade. Il dibattito dialettico con l’insidiosa politica nordista andrebbe affrontato, secondo me, impedendo alla Lega di spezzettare il discorso: autonomisti in materia di servizi gestiti obiettivamente in maniera virtuosa e sovranisti per riparare le falle del malaffare politico-finanziario. Penso, ad esempio, alla montagna di denaro sborsata da Roma per salvare dalla bancarotta le banche Lombardo-Venete prosciugate da allegre gestioni nordiche. Bisognerebbe essere capaci di ricondurre in autonomia, anche, questo sfasciume clientelare e allora si ne vedremmo delle belle! Ma ciò sarà possibile solo se riusciremo noi, italiani del Sud, ad essere severi con noi stessi e a mettere fine alle nostre storiche inettitudini. Il lamento greco non ripristinerà nessun patto costituzionale se non verrà sostituito dalla responsabilità dell’appartenenza ad una terra poco ama principalmente da noi. Infine, una nota circa l’appassionato intervento dello scrittore Mimmo Gangemi il quale, in un passaggio, ha chiesto alla classe politica di mettersi da parte. Vale lo stesso discorso fatto sopra: è credibile pensare ad una auto-conversione ragionevole del politico inconcludente a lasciare il passo o è solo una civitas matura e responsabile quella in grado di togliere di mezzo una classe dirigente inetta e irresponsabile? L’eletto, proprio perché tale, ha la sua investitura democratica nel popolo il quale accorda e revoca la fiducia con lo strumento del voto: se l’elettore non lo sa usare o lo utilizza guardando al suo particulare, inutile aspettarsi harakiri politici! Siamo la patria di Machiavelli e Guicciardini, carissimo Ilario, anche se conosciuti come popolo di santi, poeti e navigatori.


ATTUALITÀ

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L’INTERVISTA

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La sidernese Daniela Diano è stata nominata Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza a Marina di Gioiosa Ionica, primo comune in Calabria a dotarsi di questa importante figura per la tutela dei minori. Daniela Diano sta già lavorando alla composizione del Gruppo di Lavoro che, Così come il garante, presterà la propria opera gratuitamente.

Marina di Gioiosa ha a cuore i bambini, nominato il Garante dell'Infanzia

“Occorre dare voce ai minori: pensare agli strumenti attuativi di coinvolgimento dei ragazzi per promuovere la loro partecipazione in stretta connessione col territorio; facilitare la costituzione di rappresentanze di minorenni in consulte e forum, istituire il Consiglio Comunale dei Ragazzi nella scuola Media”.

La psicologa e psicoterapeuta sidernese Daniela Diano è stata nominata Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza a Marina di Gioiosa Ionica, primo comune in Calabria a dotarsi di questa importante figura per la tutela dei minori. Una scelta unanime che ha trovato d’accordo maggioranza e opposizione. Daniela Diano, presterà la sua professionalità e il suo servizio a titolo gratuito, così come farà il team che nominerà a breve. Dottoressa Diano, quali sono le priorità del suo “mandato”? Vorrei precisare anzitutto che il Garante è Autorità indipendente che svolge la propria attività in piena libertà e indipendenza da qualsiasi Istituzione pubblica o privata e non è sottoposto ad alcuna forma di controllo gerarchico o funzionale. In termini generali, il compito del Garante è quello di promuovere e sostenere, a livello cittadino, il rispetto e la tutela dei diritti riconosciuti ai minori, in base a quanto stabilito dalla Convenzione Onu sui diritti del Fanciullo del 1989, nonché con quanto stabilito dalle altre Convenzioni Internazionali e dalle norme interne adottate in materia di tutela dell’infanzia e dell’adolescenza; In particolare, segnala alle Amministrazioni pubbliche competenti i fattori di rischio o di danni per i minori derivanti da situazioni ambientali carenti o inadeguate dal punto di vista igienico-sanitario; riferisce e richiede iniziative e interventi agli Organi del Comune di propria iniziativa ogni qualvolta lo ritenga opportuno per i fini istituzionali; accoglie le segnalazioni in merito a violazioni dei diritti dei minori e le rappresenta alle istituzioni competenti per gli interventi necessari; promuove, in accordo con gli Enti e le Istituzioni che se ne occupano, iniziative per la diffusione della Cultura dell’infanzia e dell’adolescenza e attività volte al benessere psicofisico dei bambini e delle bambine. Tutta la mia attività e quella dei miei collaboratori sarà ispirata ai “quattro principi generali” delineati dal Comitato ONU: non discriminazione (art. 2); migliore interesse del minore (art. 3); diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo (art. 6); partecipazione e rispetto per l’opinione del minore (art. 12). Una priorità è quella di rilevare una mappatura fedele delle criticità e dei bisogni in termini qualitativi e quantitativi, dobbiamo fotografare il territorio e i fenomeni che lo riguardano, per questo mi fa particolarmente piacere la vicinanza manifestata dall’assessore al welfare Federica Roccisano con particolare riguardo all’Osservatorio Regionale sui Minori appena istituito. La carenza e la frammentarietà di dati statistici ed epidemiologici rende difficile poter pianificare, monitorare, valutare e confrontare programmi e servizi, si rischia di disperdere e vanificare le risorse messe a disposizione dei Comuni nell’ambito delle politiche dedicate all’infanzia e all’adolescenza. Tra le prime attività, ho già chiesto un incontro al Garante Regionale, essendo certa di poter operare in sintonia e in sinergia con il suo ufficio e auspico che anche da parte sua vi sia una spinta a che altri Comuni della Calabria istituiscano la figura del Garante per tutelare e promuovere i diritti dei minori. Sul piano organizzativo, sto lavorando alla composi-

zione del Gruppo di Lavoro sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, come previsto dal regolamento. Così come il garante, tutti i componenti l’ufficio presteranno la loro opera gratuitamente. L’ascolto è uno dei diritti fondamentali dei minori sanciti dalla Convenzione Onu su diritti del fanciullo. Su quali azioni occorre puntare per garantire una piena attuazione del diritto dei bambini e degli adolescenti a essere ascoltati? Per dare attuazione al diritto all’ascolto occorre anzitutto informare e formare gli adulti: operatori, assistenti sociali, genitori, pubblici ufficiali, insegnanti, dirigenti di associazioni, decisori politici etc. che le opinioni dei minori vanno ricercate e comprese e che l’ascolto è essenzialmente accoglienza empatica. Per alcuni contesti particolarmente delicati, come quelli giudiziari o transculturali, chi compie l’audizione di un minore deve avere una specifica e qualificata formazione tecnica e metodologica. Occorre, inoltre, dare voce ai minori: pensare agli strumenti attuativi di coinvolgimento dei ragazzi per promuovere la loro partecipazione in stretta connessione col territorio; facilitare la costituzione di rappresentanze di minorenni in consulte e forum, istituire il Consiglio Comunale dei Ragazzi nella scuola Media. Credo, inoltre, che, grazie al lavoro dei tutori selezionati e formati dal Garante Regionale per l’infanzia e l’adolescenza, Antonio Marziale, assisteremo a un avanzamento nell’applicazione del diritto all’ascolto dei Minori Stranieri Non Accompagnati. I cittadini possono rivolgersi direttamente al Garante per segnalare violazioni dei diritti di bambini e adolescenti? In quali casi e in che modo? Certamente. Singolarmente o in gruppo, i cittadini possono portare all’attenzione del Garante situazioni lesive dei diritti dei minori, siano esse collettive o su singolo caso, in qualunque contesto si verifichino. È opportuno, però, ricordare, per non ingenerare atte-

se irrealistiche, che il Garante non ha potere sanzionatorio. Le funzioni attribuite ai Garanti sono: vigilanza, ascolto, segnalazione, promozione, partecipazione, interventi presso Amministrazioni Pubbliche e Autorità Giudiziarie. Al momento l’ufficio dispone di una email, che è “garanteinfanzia@comune.marinadigioiosaionica.rc.it”. La sede dell’ufficio si trova presso il palazzo municipale, al primo piano. Appena sarò in grado di dare un orario di ricevimento ne darò diffusione. Come valorizzare il lavoro di rete tra istituzioni, associazioni e altre realtà che si occupano di infanzia e adolescenza? Puntare alla costruzione di un sistema integrato e coordinato per la tutela dell’Infanzia e dell’Adolescenza costituisce un obiettivo strategico ineludibile, perché senza la rete, quando ognuno guarda al proprio ombelico, non si va lontano. L’Ufficio del Garante, anche alla luce delle funzioni indicate, facilita in ogni modo azioni di coordinamento, intese, accordi e protocolli operativi diretti tra i diversi soggetti. Si propone come luogo neutro di ascolto dei soggetti pubblici e privati, Enti e singoli, con l’obiettivo di facilitare i rapporti tra i soggetti che a qualsiasi titolo si occupano di tematiche inerenti all’infanzia e adolescenza. Luogo di elaborazione e produzione di pensiero condiviso tra diversi saperi, professionalità e poteri propri delle diverse istituzioni pubbliche, private e del privato sociale, attive nella città sui temi dell’infanzia e adolescenza. Tra i principali obiettivi vi è quello di promuovere e facilitare l’individuazione di corresponsabilità nella gestione di progetti, servizi e/o casi concreti, e soprattutto di favorire lo scambio sui significati e sulle diverse visioni presenti nel territorio comunale, in ordine alle priorità sul rispetto dei diritti sanciti. Il primo appuntamento in programma è fissato per il prossimo 20 novembre, giornata dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza. Qualche anticipazione? Quella del 20 novembre è una ricorrenza che già da un paio di anni viene celebrata a Marina di Gioiosa con una serie di iniziative di sensibilizzazione e promozione del benessere organizzate a livello di Unione dei Comuni della Valle del Torbido che, nell’arco di alcuni giorni, una settimana circa, mobilita tutte le forze pubbliche e private, istituzionali e non, che si occupano di minori e culmina con un’altra ricorrenza, che cade il 25 novembre, che è la giornata mondiale contro la violenza di genere. Lo scorso anno ci si è focalizzati sugli articoli 12, 13 e 14 della Convenzione ONU (sostanzialmente, sul diritto di espressione, di libertà di pensiero, di religione e di coscienza) facendo conoscere ai ragazzi la figura e il pensiero del più giovane premio nobel per la pace: Malala. Consequenzialmente, è stato indetto un concorso, “Io come Malala”, con lo scopo di dare voce ai minori in età scolare e guidarli alla cittadinanza attiva. Quest’anno vedremo cosa ha prodotto questa iniziativa. Ma non solo: tutte le organizzazioni e le associazioni sono state invitate per il giorno 28 ottobre a una prima riunione preparatoria in cui si darà il via a un laboratorio di idee, proposte e azioni coordinate per celebrare la giornata mondiale dei Diritti e la settimana cittadina dell’impegno sociale col massimo coinvolgimento possibile. Maria Giovanna Cogliandro



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mammola: Un’occasione imperdibile per riscoprire i sapori unici e genuini di questo angolo di Calabria, rivivere la tradizione con canti e balli popolari, ma anche per visitare lo splendido santuario di San Nicodemo e il caratteristico borgo medievale

ottobre

festa del fungo

e dei prodotti della montagna

Giuseppe bombino presidente ente parco La montagna e i suoi prodotti sono una chance imperdibile su cui puntare per lo sviluppo della Calabria. L’Aspromonte, però, non attrae ancora abbastanza. Cosa si sta facendo per rimediare e per valorizzare i nostri prodotti? Questa “operazione culturale” è stata ampiamente riconosciuta anche all’estero, tanto da costituire uno dei principali elementi di valutazione per l’ottenimento della Carta Europea del Turismo Sostenibile (CETS), da poco conferita al Parco Nazionale dell’Aspromonte da Europarc Federation. Il riconoscimento ottenuto, quale esito di un complesso ed impegnativo percorso intrapreso da diversi mesi e che ha visto il coinvolgimento di tantissime “Figure della Montagna” (pastori, associazioni, operatori turistici e ristoratori), rappresenta uno strumento metodologico ed una certificazione che permettono una migliore gestione dei territori ai fini dello sviluppo del turismo sostenibile, da attuarsi attraverso il coinvolgimento di tutte le parti interessate. Questa attestazione internazionale rappresenta un vero e proprio attrattore per l’Aspromonte. Attraverso la CETS, pertanto, stiamo attivando la promozione di una strategia e un piano di azione volti alla tutela del patrimonio naturale e culturale, della popolazione locale e delle imprese, anche attraverso la valorizzazione dei prodotti montani. I Funghi e il Caciocavallo di Ciminà, le Patate aspromontane e il Formaggio Caprino, il Vino, l’Olio e il Pane Jermano di Canolo, i Fagioli Pappaloni, non sono soltanto il campionario dei prodotti della Montagna, ma costituiscono, in questa nuova visione, la Mimesi dell’Universo dell’Aspromonte, che vuole innalzare ed innalzarsi partendo dalla sua stessa terra. Può bastare una festa del fungo organizzata due volte l’anno ad accendere i riflettori su questo straordinario prodotto della nostra terra? I prodotti montani celebrano quel totale senso di bellezza e d’armonia ricomposte nell’enogastronomia e nelle arti riunite. Con essi la purezza e l’innocenza della nostra Montagna d’Aspromonte diviene il fertile terreno su cui costruire un futuro improntato sulla sostenibilità. Guardando alle tradizioni e alla cultura ma anche ai successi e ai fallimenti del passato, il rinnovato vento d’Aspromonte porta nuovi stimoli e nuove possibilità. Ciò che in altri territori s’è perduto a causa di uno sviluppo irrazionale ed incontrollato, è rimasto pressoché inalterato in questa nostra terra. Da qui nasce un nuovo paradigma: il dubbio, cioè, che l’esser rimasti indietro non sia, piuttosto, un vantaggio per pianificare crescita e sviluppo desiderabili.” Sono diverse le iniziative che il Parco Nazionale dell’Aspromonte promuove per esaltare la filiera del territorio e le sue espressioni. Tra queste, i prodotti cosiddetti identitari, rappresentano, forse meglio di altri, la sintesi di quella stratificazione secolare in cui si incontrano la storia e il folclore, la tradizionale e la cultura. Tuttavia, di questa teatralità rurale e montana, che consegnava e componeva i prodotti della terra un tempo considerati quali elementi culturali e cultuali irrinunciabili per l’uomo, s’è perduta la significanza, fino a relegare quei caratteri al mero consumo, alla festa paesana; alla sagra, insomma. Il Parco Nazionale, invece, attraverso la formazione del “Paniere del Parco” ha proposto l’idea del Simposio. Il Sympósion è, al tempo, un rituale sociale e un genere letterario, che trova le sue radici nella Grecia arcaica … Le questioni conviviali e il succedersi degli argomenti, dunque, si perfezionano attraverso lo svolgersi di un “banchetto simposio”, in cui i dialoghi, i cibi e la musica avvicinano le persone conducendole a una visione e a un sentire condivisi.

La sagra autunnale giunge quest’anno alla sua XIX edizione e tante ricette sfiziose sono pronte a conquistarvi

cosimo romeo, presidente dell’associazione dei funghi Mammola ha acceso i riflettori sui prodotti della nostra terra da quasi un ventennio. Due volte l’anno viene organizzata la “Festa del Fungo e dei Prodotti della Montagna”. Le due manifestazioni si svolgono a ottobre nel periodo che coincide con la raccolta dei funghi e ad agosto per allietare il soggiorno dei nostri turisti ed emigranti. La sagra autunnale, generalmente organizzata l’ultima domenica di ottobre, è giunta alla sua XIX edizione, quella estiva, che quest’anno si è svolta il 14 agosto, alla XIII. Si tratta di due occasioni imperdibili per riscoprire i sapori unici e genuini di questo angolo di Calabria, rivivere la tradizione con canti e balli popolari, ma anche per visitare lo splendido santuario di San Nicodemo e il caratteristico borgo medievale e, perché no, per regalarsi un’escursione in mezzo al Parco Nazionale dell’Aspromonte. Grazie ai nostri prodotti gastronomici di assoluta qualità ed eccellenza, Mammola è conosciuta in tutta Italia. Oltre alla Festa dei funghi, ricordo che a Mammola viene organizzata la Festa della Ricotta affumicata e la Sagra dello Stocco, altri due prodotti su cui praticamente si basa l’economia mammolese. Esistono, infatti, a Mammola aziende a conduzione familiare che, sposando tradizione e innovazione, trasformano i prodotti tipici della nostra terra, con l’intento di farli conoscere fuori dai confini regionali e di offrire prospettive future di lavoro per le giovani generazioni. I prodotti della nostra terra, pertanto, sono un tesoro su cui dobbiamo convincerci di scommettere per dare nuovo vigore all’economia del territorio. È una sfida più semplice di quel che sembra qualora venga presa sul serio.



LA COPERTINA - SCACCO ALLA DEMOCRAZIA

In Calabria si registra una disfatta della democrazia e l’assoluta subalternità delle forze politiche e della stampa ad alcuni PM famosi e ai poteri non elettivi. Oggi i sidernesi e la Locride tutta sono chiamati a rispondere all’ennesimo “attentato” alle garanzie costituzionali.

Il braccio di ferro non può essere tra Pietro Fuda e la burocrazia prefettizia

L’impronta della ia z a r c o t t e f e r p

ILARIO AMMENDOLIA a Calabria è molto bella, eppure vista da “quaggiù” fa paura! Lo hanno detto in tanti giorno 22 ottobre nella partecipata assemblea di Siderno, che s’è svolta in contemporanea al referendum di Lombardia e Veneto.

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Sono intervenuti numerosi per chiedere che la REPUBBLICA, prima di stravolgere ulteriormente la Costituzione, ha il dovere di attuarla e rispettarla anche nei luoghi in cui questa è stata considerata poco più che carta straccia. Per uno strano gioco del destino tocca a noi meridionali e in particolare a noi calabresi , “vittime” dell’Unità d’Italia, pretendere che tutto il popolo italiano conosca un vero Risorgimento e una reale Unità sui valori della Costituzione. Tocca a noi impedire che l’Italia venga sbrandellata dagli sfrenati egoismi terri-

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO “Il senso di inutilità è uno dei sentimenti più devastanti che si possano provare - sosteneva lo psicoanalista e scrittore Aldo Carotenuto, - tanto è vero che nei lager nazisti uno degli strumenti di stress psicologico più efficaci era proprio quello di ordinare ai prigionieri di compiere un lavoro per poi disfarlo nuovamente”. Questo il sentimento che da qualche anno sta tentando di impadronirsi della Locride. Ci ordinano di fare e poi disfano a loro piacimento. Per abbatterci, per farci sentire inutili. E la cosa paradossale è che ci stanno riuscendo con una disposizione - a mio avviso - inutile: quella contenuta nell’art. 143 del TUEL, ovvero l’articolo che disciplina lo scioglimento dei consigli comunali e provinciali conseguente a fenomeni di infiltrazione e di condizionamento di tipo mafioso. L’articolo è inutile per almeno due motivi. Innanzitutto, se nel giro di pochi anni si arriva al secondo e in alcuni casi anche al terzo scioglimento di un comune, è

zionalmente legittima, alla luce dei principi sanciti dall’attuale normativa di prevenzione dei reati nella pubblica amministrazione. Prendiamo, ad esempio, gli articoli 10 e 11 del decreto legislativo n. 235 del 2012 (c.d. legge Severino) che prevedono rispettivamente l’incandidabilità alle cariche elettive degli enti locali dei soggetti condannati con sentenza penale definitiva e la sospensione di diritto dalla carica dei soggetti condannati con sentenza penale non definitiva (nonché dei semplici indiziati) per il delitto di associazione di tipo mafioso. Ne consegue che chi non rientra in queste “categorie” è candidabile e non perde la titolarità dell’ufficio. Vige, però, al tempo stesso l’articolo 143 del TUEL, ai sensi del quale il consigliere comunale o provinciale, anche qualora - per gli articoli di cui sopra - sia candidabile o non sospendibile, può essere “reso incandidabile” al turno elettorale successivo. Inoltre, il decreto legislativo 235 del 2012, fa derivare l’incandidabilità a una sentenza; si

macchia Siderno Mal al

La commissione d'accesso da pochi giorni ha ormeggiato, ancora una volta, nella Siderno Capitale, ennesima pedina di una strana partita a scacchi che da qualche decennio la calamità giudiziaria sta giocando a scapito dei comuni della Locride.

ROSARIO V. CONDARCURI

Rieccola: la prefettocrazia al posto della democrazia. Agghiacciante. In agghiacciante abito nero e cravatta la commissione d’accesso antimafia da pochi giorni ha ormeggiato, ancora una volta, nella Siderno Capitale. La missione sarà quella di fiutare che puzzo di ‘ndrangheta sprigionano gli atti dell’amministrazione Fuda. Verrà fuori una paglietta napoletana o un massiccio tibetano? C’è un passaggio epocale per stimare la calamità giudiziaria che da qualche decennio si abbatte cieca sulla Locride municipale, e mai si assesta: Luigi de Sena, prefetto di Reggio Calabria. Dopo di lui, l’era degli sceriffi. È difficile comprendere come, conti alla mano, un vice capo della polizia accetti di declassarsi a prefetto dell’ultima provincia, come la chiamava la straordinaria Luisa Adorno. Almeno che un qualcosa di intelligente e muscoloso non sia stato spostato da lì a qui, dall’isola al continente quando la ‘ndrangheta dopo aver recuperato terreno e divenuta più potente di Cosa Nostra. Da allora lo Stato in Calabria s’è rifatto, senza mettersi mai dalla parte dei cittadini, alla tradizione di sua “Eccellenza” Cesare Mori: ‘facimmo a faccia feroce’ per sciogliere i consigli comunali difettosi attraverso gli avamposti dello Stato che, nei paesi e nelle città, in quanto al servizio della giustizia e dopo aver registrato imbarazzanti errori, dovrebbero essere dotati, come scriveva Agatha Christie, di un altissimo grado di integrità e precisione, perché la professione che esercitano dà

necessariamente credito alle loro parole. Su questa impostazione si pronuncerà la storia, che per adesso vede la Calabria ultima in classifica in tutti i settori. La burocrazia di ferro, quella che Luigi Einaudi definiva il mostro che sragiona e Jospeh Roth il disfacimento dello Stato, non ha prodotto nessun risultato a favore della dignità sociale ed economica della gente lacerata dalla criminalità feroce, e mi fermo qui per non scrivere ciò che pensava Salvemini. Il punto vero, però, quello che sta di più a cuore, non è la prefettocrazia; quello che sta a cuore è la politica che spinge, perché ricattata e impaurita, a favore di chi, con modi subdoli, trasforma la giustizia in legge. In questi 28 mesi di amministrazione Fuda ci sono stati molti figuranti che hanno insaporito l’odio, l’hanno soffritto e l’hanno spruzzato di calunnie. Che cretini quelli che da avversari si trasformano in nemici dichiarati e furiosi. E il riferimento è per tutti, non per un singolo schieramento. Serve maturità e amore per la città, la sete spicciola di vendetta non troverà mai una bandiera, ma ci farà marcire tutti nella stessa bara. E allora la speranza è che un giorno si ritornerà tutti insieme, vincitori e vinti, a godere della nostra aria e a sorseggiare un buon bicchiere dopo aver stappato la ritrovata sovranità. Siderno una volta era così, sotto quel palo di piazza Vittorio Veneto. E non andate a raccontare altre storie. Ogni sera i politici combattevano, se ne dicevano di tutti i colori, s’offendevano nei loro cari, ma mai nessuno di loro ha pensato al saccheggio della città, degli avversari e del futuro.

mezzo

evidente che quanto disposto non produce risultati apprezzabili. A questo bisogna aggiungere che l’art. 143 è il restyling della legge 221 nata nel 1991 da una situazione di emergenza, come risposta alla decapitazione avvenuta a Taurianova di un affiliato alla ‘ndrangheta la cui testa fu lanciata in aria e fatta oggetto di un macabro tiro al bersaglio a pistolettate. La norma doveva avere valore preventivo e affidava al ministero dell’Interno il potere di sciogliere i Comuni in modo autonomo e svincolato dalle indagini della magistratura, lunghe e complesse. Si trattava di una misura “straordinaria”, giustificata dall’urgenza del contrasto ai fenomeni eversivi di tipo mafioso. Nel frattempo, però, ne è passata di acqua sotto i ponti e l’art. 143 è stato superato dai progressivi avanzamenti delle riforme dell’amministrazione locale. Perciò bisognerebbe trovare una giustificazione all’esistenza di un potere, che, nato come emergenziale, è parte di una legislazione che oggi ha portato a livello ordinario il contrasto alle mafie e che perciò è inserito in un sistema più ampio di poteri “anticrimine” avente uguale scopo, ovvero il buon andamento e l’imparzialità della pubblica amministrazione. Bisognerebbe, inoltre, domandarsi se l’art. 143 TUEL, sia “ancora” una norma costitu-

basa, quindi, su presupposti di natura giurisdizionale. L’art. 143 comma 11 configura, invece, una sorta di sospensione amministrativa automatica del diritto di accesso alle cariche elettive, in conseguenza di un mero quadro indiziario, che fa riferimento a «concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata di tipo mafioso o similare con gli amministratori», senza precisare di che genere sono questi «elementi» (se di controllo si tratta, il parametro dovrebbe essere sottratto all’arbitrio del controllore). E la decisione di questa sospensione è affidata a un organo governativo. Si tratta perciò di una decisione squisitamente politica, oltre che altamente discrezionale e pertanto non è azzardato ritenere che lo scioglimento da strumento divenga strumentale. A questo bisogna aggiungere che l’amministratore locale semplicemente sospettato dall’organo governativo (ministro dell’interno, consiglio dei ministri, prefetto) subisce, per effetto dell’art. 143 comma 11, lo stesso trattamento limitativo che l’art. 10 D.lgs. 235 del 2012 riserva all’amministratore condannato con sentenza non definitiva per associazione a delinquere di tipo mafioso. Ci si trova di fronte a un trattamento eguale


www.larivieraonline.com toriali e dai ceti privilegiati, indicando l’orizzonte dell’Unione dei popoli europei in un Mediterraneo di dialogo e di pace. Partendo dal rispetto per la Costituzione, tutti gli intervenuti all’assemblea, si sono detti preoccupati per la protervia con cui al Sud si attaccano i presìdi della democrazia e si rade al suolo lo Stato di diritto senza limiti nè rossore. La commissione di accesso insediatesi, per la seconda volta in pochi anni, al Comune di Siderno - nel cuore della Locride - è solo l’ennesima prova. Il fatto che ciò avvenga a distanza di soli dodici giorni da quando la suprema Corte ha demolito l’inchiesta “cir-

colo formato” che nel 2011 ha portato a decine di arresti nell’attiguo Comune di Marina di Gioiosa e al conseguente scioglimento del consiglio comunale, dimostra quanto si tenga in poco conto una sentenza della Corte di Cassazione. Quasi che quanto è successo a Marina di Gioiosa - e in molti casi ancora più gravi - sia stato solo un trascurabile “effetto collaterale” e di poco conto. Non è sbadataggine! Si tratta di una precisa scelta tesa a impedire che si rifletta sui disastri causati dall’antimafia di facciata. C’è la necessità di alzare sempre di più la posta in gioco e quindi il bisogno di mettere sempre nuove persone sul banco degli imputati e di privare altri Comuni degli organi di autogoverno liberamente eletti. Una strategia tesa a seminare ovunque panico e terrore e a impedire a quanti si riconoscono nella Costituzione di organizzarsi e di reagire in difesa della democrazia e del rispetto della libertà dei cittadini. Gli scioglimenti a raffica dei consigli comunali, le interdittive arbitrarie, gli arresti di innocenti, la chiusura di locali

pubblici su semplice rapporto degli organi di polizia, ne sono la prova tangibile. Siamo già nello Stato di polizia, stretti tra le “fauci” di una ‘ndrangheta feroce e un potere antidemocratico ed illiberale non meno pericoloso e non antitetico alla ‘ndrangheta. Sembra che, come un tempo si diceva riferendosi al “Vietnam”, si voglia creare un immenso deserto per chiamarlo “pace”. Nella Locride ci siamo già abbondantemente dentro! Eppure c’è chi non si rassegna! Così, domenica scorsa in una bella giornata di sole e di luce centinaia di donne ed uomini hanno riempito la sala del consiglio comunale di Siderno. Autoconvocati, eppure così in tanti da restare fuori dalla sala! Non c’erano le “autorità” ma c’era tanto popolo nel senso letterale del termine È nata così “l’assemblea permanente per la Costituzione”. Un presidio di Unità, di democrazia, di dialogo e di legalità repubblicana. Sarà un caso ma a distanza di 24 ore dall’assemblea (e dopo meno di un

mese da quando questa è stata annunciata) è arrivata la commissione di accesso al Comune che è stato sede dell’iniziativa. Un accesso consegnato nelle mani del sindaco che ha aperto i lavori. C’è un nesso di causa ed effetto tra” l’assemblea per la Costituzione” e l’insediamento della commissione di accesso al Comune di Siderno? Non ho prove per affermarlo. So per certo che in Calabria si registra una disfatta della democrazia e l’assoluta subalternità delle forze politiche e della stampa ad alcuni PM famosi e ai poteri non elettivi. So che l’accesso al Comune di Siderno probabilmente porterà allo scioglimento del consiglio comunale. Non conosco e non so come sia stata amministrata la città di Siderno in questi tre anni e tocca solo ai sidernesi stabilirlo ma, a questo punto, il braccio di ferro non può essere tra Pietro Fuda e la burocrazia prefettizia. La lotta deve essere tra tutta la città e i nemici della democrazia. Siderno in passato ha scritto belle pagine di storia

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democratica e ha il diritto e il dovere di autogovernarsi. Fuda oggi è sindaco, domani sarà privato cittadino. La dignità, l’onore e la democrazia della città invece appartengono a tutti e ognuno è chiamato a difendere questo patrimonio rispetto a ogni insidia e attacco. Nostro malgrado, siamo chiamati a rispondere all’ennesimo “attentato” alle garanzie costituzionali che riguarda tutta la Siderno democratica e quindi la Locride e la Calabria. È necessario rompere la cortina di ferro e sconfiggere due secoli di storia in cui ci hanno oppressi, togliendoci la fierezza e l’indomito animo ribelle alle ingiustizie e alle prevaricazioni. Abbiamo il dovere di spazzare via la rassegnazione e lo spirito gregario. Ci troviamo di fronte avversari forti e motivati, allenati al comando e al privilegio, circondati da una marea di ascari senza dignità. Probabilmente a qualcuno sembrano “giganti” imbattibili ma solo perché li osservano ponendosi in ginocchio. Basterebbe rialzarsi per vedere la loro reale “statura”.

Locride... lì dove i comuni vengono sciolti per un caffè o una pistola ad aria compressa

l Comune gaudio in situazioni diverse, in violazione dell’art. 3 Cost. Basterebbe questo per considerare la norma incostituzionale. Ma c’è di più. L’uguale trattamento in situazioni diverse insieme all’incertezza nell’applicazione della misura interdittiva, finiscono, infatti, per incrinare gravemente la pari capacità elettorale passiva dei cittadini, riconosciuta dall’art. 51 della Costituzione. Ulteriore effetto dello scioglimento è, poi, la sospensione dell’autonomia degli enti locali, garantita dagli articoli 5 e 128 della Costituzione. Altro particolare, di non poco conto, è che la norma, al fine di garantire un buon andamento della pubblica amministrazione, consente di sciogliere un consiglio comunale che non dirige l’amministrazione ma ha competenze di indirizzo e di controllo sulla stessa. Pertanto sciogliendolo viene meno l’unico baluardo rimasto affinchè l’amministrazione possa essere trasparente anche nei suoi difetti. Sciogliere il consiglio per fatti ascrivibili a singoli consiglieri o per cattivo andamento degli uffici può voler dire, perciò, dare battaglia vinta alla criminalità organizzata. E non solo: a vincere sono anche i poteri che non rispondono alle comunità amministrate - incluso quello del governo -

che, così facendo, aumentano le loro capacità di oscurare la responsabilità dell’azione degli enti locali. Inoltre, colpire il consiglio per il malfunzionamento di un’amministrazione mette in pericolo anche la tutela del principio di rappresentanza politica, rappresentanza in virtù della quale si esercita il controllo civico sull’attività dell’esecutivo e della amministrazione da esso diretta. Quindi prima di gioire per l’arrivo della commissione d’accesso a Siderno, pensate che state esultando nel vedere appallotolato e incestinato il vostro diritto di essere rappresentati politicamente. Ultimo punto su cui vorrei soffermarmi: la discrezionalità con cui il governo decide. Essa permette al governo di dare rilievo – riporto uno stralcio della sentenza n. 3340 del 2014 – a «situazioni non traducibili in episodici addebiti personali, ma tali da rendere nel loro insieme plausibile, nella concreta realtà contingente e in base ai dati dell’esperienza, l’ipotesi di una soggezione degli amministratori locali alla criminalità organizzata (vincoli di parentela o affinità, rapporti di amicizia o di affari, frequentazioni) e ciò pur quando il valore indiziario degli elementi raccolti non sia sufficiente per l’avvio dell’azione penale o per l’adozione di

misure individuali di prevenzione». Un consiglio comunale può, quindi, essere sciolto qualora dovesse riscontrarsi una sorta di “alterazione ambientale” della funzione amministrativa a cui il singolo amministratore partecipa, volente o nolente. E sappiamo bene che quaggiù individuare un’alterazione ambientale è diventato un hobby assai praticato. Siamo perciò di fronte all’indeterminatezza. E più aumenta l’indeterminatezza nel definire cos’è mafia, più è complicato combatterla, più una norma che riconosce al governo il potere di sciogliere i consigli comunali per infiltrazioni mafiose, accertate con ampia discrezione, si allontana dall’essere espressione di una garanzia dello Stato di diritto. Eppure un noto intellettuale siciliano, prima che si assistesse a questi teatrini, ci aveva avvertiti che non possiamo considerarci al riparo da un fenomeno che la nostra mentalità tende per sua natura a lasciare in ombra: «l’antimafia come strumento di potere, che può benissimo accadere anche in un sistema democratico, retorica aiutando e spirito critico mancando».

All’esito della sentenza della Corte di Cassazione che ha “sformato” il processo nato dall’operazione denominata “Circolo Formato”, assolvendo due politici, Vincenzo Ieraci e Rocco Agostino ex assessori comunali di Marina di Gioiosa Jonica, e rinviando a nuovo giudizio per l’ex sindaco Rocco Femia, si sono rappresentati una serie di articoli che hanno richiamato l’attenzione sulla diversità di rappresentazione della vicenda tra quanto avvenuto al momento dell’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare, maggio del 2011, e l’esito del giudizio in Cassazione. Il “vocio comprensoriale”, ha lasciato lo spazio al clamore iniziale perdendo di vista, per molti, l’insegnamento che dall’esperienza di “Circolo Formato” si potrebbe trarre in ordine alla problematica della “contiguità punibile”. Se da un lato è giusto, anzi è necessario ritenere penalisticamente rilevanti i fenomeni anche di sola contiguità politica/mafie, è altrettanto giusto e urgente che il Legislatore si decida ad adempiere al suo dovere politico-istituzionale di precisare, in via legislativa, una volta per tutte i termini e i presupposti della “contiguità punibile”. Attenzione è un tema che è ritornato con forza con l’invio della Commissione d’accesso al comune di Siderno dei giorni scorsi. Un tema che si sarebbe dovuto già affrontare nel recente passato, quando sono stati sciolti diverse amministrazioni comunali, specie nella Locride, ma che si certo si dovrebbe affrontare nei programmi elettorali che da qui a pochi mesi saranno stilati dalle segreterie dei partiti nazionali. Quanto meno per sciogliere i termini di una questione che, volente o nolente, va ad incidere profondamente sulle amministrazioni locali in un territorio dove la contiguità con le mafie è anche quella di andare a prendere il caffè in un bar “sbagliato” o dove c’è un soggetto con precedenti specifici o aggravati dall’articolo 7 della legge 203 del 1991. Per un caffè o un saluto si potrebbe incorrere in uno scioglimento del comune per presunte infiltrazioni mafiose. Le ‘ndrine hanno certamente tentato di infiltrarsi nelle amministrazioni comunali, a volte anche riuscendo a piazzare i propri sodali negli enti locali, e non solo in Calabria. Quando c’è una tornata elettorale maggiore dovrà essere l’impegno di tutti a recidere ogni contatto o contiguità con ambienti equivoci. Spesso ci si trova, con le indagini successive, a scoprire che un soggetto, all’epoca incensurato, è indagato quale partecipe ad un’associazione mafiosa, anche con un ruolo apicale. Che fare? Ma non è solo questo il dilemma. Sembra assurdo ma ci può stare insieme ad altre irrazionali motivazioni, quali, per fare un esempio, incredibile ma vero, di un dipendente comunale prossimo congiunto di un clan della Locride che non ha pagato il canone annuo della luce al cimitero per quello che è stato definito, in sintesi, in una relazione degli investigatori, come motivo del soggetto a voler dimostrare il proprio controllo del territorio in spregio alla legge. Forse aveva solo dimenticato di pagare in quel preciso anno solare, visto e considerato che nella stessa relazione non si parla di altri ritardi nei pagamenti. Fatto sta che quello è stato uno dei punti riportati nello scioglimento di un ente locale del Comprensorio locrideo. E che dire, poi, di quell’ex sindaco gravato di precedente che riguardava il porto e detenzione di un’arma, in minore età, rivelatesi ad aria compressa. Nonostante ciò è stato “sciolto”! Alla faccia della “contiguità punibile” con soggetti in odor di ‘ndrangheta. Basta un’intercettazione tra soggetti ritenuti contigui a una consorteria criminosa che parlino di elezioni comunali, ex provinciali, o regionali per aprire un fascicolo per infiltrazioni mafiose o contro un candidato. Ci sono stati, di recente, diverse operazioni che hanno portato ad ascoltare soggetti parlare di questo o quel candidato. In questo o in quell’altro comune. Tutti a rischio scioglimento. Subito o dopo aver accertato una seppur minima “contiguità”. Ecco che si punisce l’intera comunità che, nel tempo, sembra essere sempre più indifferente al diritto di voto. Tanto prima o poi il comune lo sciolgono e addio alla “democrazia”. Anche per questo motivo sarebbe opportuno che si distinguano i termini della “contiguità punibile”, con un intervento legislativo prima che sia troppo tardi e si torni a una anacronistica imposizione di un commissariopodestà. Zaleuco


ATTUALITÀ

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I FRUTTI DIMENTICATI

A CURA DI ORLANDO SCULLI E ANTONINO SIGILLI

Olea Europaea L./ Fam.Oleacee

Nome Comune Citrina Cinque anni addietro ho avuto una segnalazione da Daniele Perri di Cirella di Platì in relazione a un ulivo particolare da salvare, unico del suo genere, intrappolato dentro un’enorme siepe di rovi, nonostante esso fosse quasi monumentale. Mi recai nel posto indicato, nel comune di Ciminà, assieme ad Arturo Rocca, allora dirigente amministrativo dell’Istituto Commerciale di Siderno, e assieme cominciammo a percorrere il suo territorio, arrivando in un posto incantato alla base di un’alta collina dove, ai margini di una strada, sorgeva un cascinale rurale affiancato da un’enorme persiana o norìa (ruota), imperniata su un robusto asse che la faceva girare quando l’acqua di un piccolo ruscello perenne andava a sbattere contro dei catini imperniati sulla ruota. L’acqua dei catini d’estate veniva fatta affluire su un condotto mentre in altri periodi veniva disattivato l’afflusso. L’asse della ruota comunicava all’interno con altri ingranaggi che davano movimento

ConVersando.. Rubrica di enologia a cura di Sonia Cogliandro

Guida Vini 2018: la Locride che non delude! Il vigneto “Calabria” ha riportato un esito positivo nella premiazione delle migliori etichette italiane selezionate con il massimo punteggio da “Vitae - La Guida Vini 2018” dell’Associazione Italiana Sommelier (AIS) guidata da Antonello Maietta a Milano nei saloni dell’hotel “The Mall”. Giunto oramai a contare quest’anno 2080 pagine e 15.000 etichette di oltre duemila cantine, nel volume Vitae 2018 la Calabria si erge con ben sei etichette di altrettante cantine della regione. Si tratta del Cirò Rosso Classico Superiore 2014 A’ Vita, dell’omonima cantina di Francesco De Franco a Cirò Marina, del Mantonico 2015 della cantina di Mariolina Baccellieri di Bianco, del Magno Megonio 2015 della Cantina Librandi di Cirò Marina, del Greco di Bianco 2013 della cantina di Santino Lucà di Bianco, del Cirò Rosso Classico Superiore Federico

Scala Riserva 2014 della cantina Santa Venere di Cirò e del Telesio 2014 della cantina Spadafora 1915 di Mangone. Per di più i sommelier AIS hanno assegnato al rosso Federico Scala Riserva 2014, oltre all’eccellenza delle Quattro Viti, il premio speciale Tastevin. Nella più rilevante ed esauriente guida enologica del panorama nazionale, oltre ai riconoscimenti più lusinghieri, la Calabria innegabilmente non sfigura. Anzi. Alla Mabilia 2016 della cantina Ippolito 1845 di Cirò Marina e al Magliocco 2013 della cantina Lento di Lamezia Terme è stato attribuito il titolo di vini Cupido (amore al primo sorso); il Savuto Rosso Si 2016 di Colacino, il Cirò Rosso Classico 2015 delle Cantine Francesco Malena, il Catà 2015 della cantina Igreco e il Cirò Rosso Classico 2016 di Librandi sono stati premiati con il Salvadanaio, che indica, in guida, i vini col miglior rapporto qualità-prezzo. Il “made in Calabria” si accredita quindi in crescita, indubbiamente diretto verso un cammino di qualità del prodotto, che guarda al territorio e alle sue tradizioni e al disseppellimento e alla promozione di un vasto e pregiato patrimonio di vitigni autoctoni strappati all’oblio.

sia a due ruote orizzontali atti a macinare il grano o altri cereali (mulino ad acqua), che a due macine appaiate in verticale, che vorticando in giro in una vasca a forma di scodella di pietra (squeglia), frangevano le olive (frantoio). Nei pressi del frantoio sorgevano delle belle dimore padronali in via di degrado, che erano appartenute ai Grillo, famiglia aristocratica originaria della Piana di Gioia che si era trasferita a Ciminà; i Grillo non vivono più a Ciminà e i loro poderi sono stati venduti o abbandonati. Non molto lontano dal frantoio che funzionava con la forza idraulica, sopravviveva l’ulivo e bisognava recuperare gli innesti per salvare la varietà, ma la difficoltà era costituita dal fatto che non c’erano virgulti giovani, adatti all’innesto, nei pochi rami pendenti al di fuori della siepe, per cui con l’aiuto di Arturo mi arrampicai da un ramo pendente e risalii in direzione del tronco, tagliando di volta in volta i rametti spinosi del rovo che impedivano il transito. Con difficoltà raggiunsi la parte centrale della pianta dove il vento aveva spezzato un ramo, dove erano nati dei virgulti. Ridisceso, dopo aver ringraziato Daniele, ci dirigemmo nel podere di Arturo in contrada Cardà (luogo dove crescono piante spinose) e innestammo un giovane oleastro (il periodo indicato per innestare gli ulivi nella Locride si colloca nella seconda decade di aprile, con l’innesto a finestrella, non più praticato perché difficile, mentre quello a corona si può tentare anche alla fine di marzo). Due anni addietro la pianta che sta cre-

DOMENICA 29 Ottobre 14 scendo bene, evidenziando una robustezza inaudita dei rami e un verde molto intenso del fogliame, ha prodotto i primi frutti, che personalmente non ebbi la possibilità di vedere, per verificare quanto aveva affermato Daniele, secondo cui la varietà veniva definita Citrina perché ad un certo punto le sue drupe divengono di colore giallo chiaro, assumendo poi il colore definitivo che è quello bianco. Visitai la pianta in primavera e constatai che aveva una ricchissima fioritura, che lasciava ben sperare; in autunno, invece, mi recai con Nino Cannatà, perché eseguisse le foto e di drupe trovammo ben poche e in prevalenza rovinate. Analizzammo il motivo e scoprimmo che essa aveva subito un violentissimo attacco di tripide, che agisce in tre fasi. Nella prima fase, all’inizio della primavera attacca i germogli teneri, nella seconda fase la base dei fiori, mentre nella fase finale punge le drupe. Mancavano i segni del primo attacco, probabilmente perché la linfa delle foglie tenere sconcerta l’insetto, massiccio era stato l’attacco ai fiori, in quanto erano rare le drupe allegate e violenta era stata l’aggressione alle olive, in quanto ognuna di esse era stata punta più volte. Poche erano state risparmiate, però sufficienti a evidenziarne le caratteristiche; infatti esse, durante la loro evoluzione, passano dal verde al giallo, cosa che aveva determinato la denominazione, per assumere definitivamente il colore bianco.

Mense e domande da "porci" BRIGANTESSA SERENA IANNOPOLLO Oggi voglio parlare della mensa scolastica. Mi rivolgo specialmente a quei genitori che lasciano i figli alle mense, pensando di fare cosa buona e giusta, la quale è in realtà... se non per un solo minuscolo particolare: il menù. Se noi genitori diamo un'occhiata a qualsiasi menù per i bimbi ci accorgeremo che i nostri gioielli sono in effetti trattati alla stregua di maialini all'ingrasso. Non ci credete? Osservate: tutti i giorni è presente un pasto di carne o di pesce. Tutti i giorni. Non vorrei mai che venisse proposto a nessun figlio (figuriamoci al mio!) tale menù carico di carboidrati e proteine che manco un maiale! Ora, va bene che i bimbi debbano stare insieme e socializzare, ma anche l'aspetto di "cosa mangiano" è rilevante, mi dico. La carne non andrebbe mangiata due volte a settimana? E' così per i grandi, figuriamoci per i piccini. Ma io non sono dietista. E quindi mi sono rivolta a una dietista, la Dottoressa Mariagrazia Vigliarolo, facendole

leggere il menù della mensa dell'asilo di mio figlio, e mi ha gentilmente risposto: "Un menù assolutamente non adatto a bambini di questa età (3,4,5 anni): una quantità di carboidrati e proteine che specialmente un bambino così piccolo fa difficoltà a digerire. Non è solo la carne, è il pasto nel complesso. Questo tipo di alimentazione aumenta la percentuale di malattie da raffreddamento nei bambini abbassando le difese

immunitarie. Aumenta considerevolmente la quantità di muco. Oltre a questo, aumenta la difficoltà di concentrazione, svogliatezza o sonnolenza. Non per ultimo si mettono le basi per il sovrappeso". Non posso aggiungere altro, se non pregare i genitori di fare attenzione all'alimentazione dei propri figli. Ogni tanto é bene fare un controllo sui metodi "stabiliti" per la "giusta" crescita, e pensare con la nostra testa.

IL CONVEGNO

Il Piano Europeo degli Investimenti INTERAZIONI ED ADDIZIONALITÀ CON I PROGRAMMI OPERATIVI REGIONALI 2020. QUALI OPPORTUNITÀ PER LA CALABRIA?” i terrà il 7 novembre presso la sede di Union Camere Calabria a Lamezia Terme dalle ore 9.30 l’evento: “Il Piano Europeo degli Investimenti: INTERAZIONI ED ADDIZIONALITÀ CON I PROGRAMMI OPERATIVI REGIONALI 2020. QUALI OPPORTUNITÀ PER LA CALABRIA?”. Il meeting riconosciuto per il credito formativo dei commercialisti ed esperti contabili di Lamezia Terme rientra tra le azioni del piano di comunicazione del Progetto News dall’Europa delle Opportunità condotto dall’Edic “Calabria&Europa” per l’annualità 2017, cofinanziato dalla Commissione Europea Dg Commercio e della Commissione Europea Rappresentanza in Italia. L’appuntamento nasce grazie alla collaborazione tra l’Edic Calabria&Europa, Unioncamere Calabria, la Regione Calabria Dipartimento di Programmazione, la rete Enterprise Europe Network con gli sportelli di Lamezia Terme e Spin di Cosenza, nonché TBD Istituzioni Finanziarie Cassa depositi e prestiti S.p.A. La discussione mirerà ad approfondire le condizioni strutturali e le esigenze del comparto

S

imprenditoriale e produttivo della Calabria, mirando a creare una congiunzione di impegno tra le istituzioni per la rimozione degli ostacoli agli investimenti e l’utilizzo delle risorse del Piano Junker per gli investimenti, messo a punto dalla Commissione Europea, per sviluppare progetti di investimento ed un uso più intelligente delle risorse finanziarie destinate alle imprese così come allo sviluppo industriale e sociale delle regioni europee. La strategia portante del Piano Junker per uscire dalla crisi prevede interventi in tre ambiti: mobilitare investimenti per almeno 315 miliardi di euro in tre anni; sostenere gli investimenti nell'economia reale; creare un ambiente favorevole agli investimenti. A questo scopo, il Piano sostiene gli investimenti nell’economia reale attraverso una serie di progetti con base in Europa, crea un ambiente favorevole eliminando le barriere agli investimenti e mobilita le risorse a livello sia pubblico che privato. L’elemento cardine di quest’ultimo obiettivo è rappresentato dal Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS), che promuove gli investimenti in progetti di infrastrutture e nelle piccole e medie imprese (PMI)”. Interverranno durante i lavori condotti da Alessandra Tuzza direttore

dell’Edic Calabria&Europa: Maurizio Ferrara, Segretario Generale Unioncamere Calabria; Paolo Mascaro, Sindaco Città di Lamezia Terme; Gianluca Callipo, Coordinatore Nazionale Anci Giovani; Alessio Sculco, Assessore alle Attività Economiche della Città di Catanzaro; Fabio Massimiliano Canzoniere, Presidente dell'ODCEC di Lamezia Terme; Loredana Panetta, Vice Presidente Associazione Eurokom; Irene Lupis Unioncamere Calabria, Enterprise Europe Network; Carmine Antonio Donato di SPIN srl.; Elena Domazaki, Board of Directors Member di Creta Farms; Daria Ciriaci, Consigliere Economico, Rappresentanza in Italia Commissione Europea; Fabio Maisto, CDP Istituzioni Finanziarie - Cassa depositi e prestiti S.p.A; Paola Rizzo del Dipartimento Programmazione e Fondi Comunitari Regione Calabria.

LA LOCANDINA DELL’EVENTO



POSTA RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Il sindaco di Roccella ribatte al capogruppo di roccella bene comune

Giuseppe Certomà: “Il festival jazz non è solo debiti, ma cultura da 30 anni” “A raccontare che il Festival non è una palude come qualcuno vuole far credere ci pensano i numeri dell’ultima edizione: 10.000 spettatori, oltre 200 uscite su testate giornalistiche, articoli sui siti di Sole 24 ore e Repubblica, sulle maggiori riviste di settore. Apertura dei titoli del GR2. Costante copertura del TGR.”

Egregio Direttore nel vostro giornale dello scorso 8 ottobre abbiamo letto l’intervento della Capogruppo di Roccella Bene Comune Vanessa Reitano sul Festival Jazz e dobbiamo dire che le sue proposte per rilanciare la manifestazione ci hanno sopresi. La Reitano innanzitutto tenta di ridurre la storia della Associazione Culturale Jonica, che ha fondato e organizzato la manifestazione per oltre 30 anni, ad una brutta storia di debiti e insolvenze. Storia che ha fatto si che oggi, riportiamo integralmente, Roccella Jazz Festival è sinonimo di gente infida, che non rispetta i contratti e non paga. Ma anche di istituzioni sorde e indifferenti. In verità il successo delle ultime due edizioni (successo limpido e chiaro che solo chi è in mala fede non vuole vedere) non ci restituisce questa immagine. Nessuno degli artisti che hanno suonato a Roccella, alcuni dei quali di caratura leggermente superiore a quella pur apprezzabile della Presidente della Associazione Italiana dei Musicisti Jazz Ada Montellanico, ha rifiutato di relazionarsi con il Comune a causa della nomea del Festival. E tutti gli artisti ed i fornitori sono stati pagati entro i termini concordati. Ci piace anche dire che la mail del Direttore Artistico è quotidianamente interessata da proposte artistiche per il 2018. Il Festival, dunque, non è in una palude come qualcuno vuole far credere. E lo dicono anche i numeri oggettivi della ultima edizione: circa 10.000 spettatori, oltre 200 uscite su testate giornalistiche, articoli su Sole 24 ore.it, Repubblica.it, sulle maggiori riviste di settore. Apertura dei titoli del GR2 delle 13.30. Costante copertura del TGR. E ci fermiamo qui.

Non è certo questo il luogo per ricordare cosa è stata l’Associazione Culturale Jonica per Roccella e per la Locride: siamo certi che i lettori del suo giornale lo sappiano bene, anche per la costante attenzione che La Riviera ha sempre riservato alle attività dell’Associazione. Orbene, basta rileggere le interviste che il Senatore Zito – padre fondatore della Associazione e del Festival – ha rilasciato al suo giornale per capire che gli ultimi anni di vita della Associazione sono stati anni di tragiche difficoltà finanziarie. Dovute non, come si vorrebbe insinuare, a gestioni allegre e spendaccione, ma ai continui e sempre più gravi ritardi con i quali gli enti finanziatori liquidavano i contributi. Ritardi cui si sono aggiunti nel tempo inopinati tagli di contributo che hanno portato al collasso finanziario della Associazione. Una storia non inusuale nel panorama culturale italiano. Basti pensare ai fallimenti delle

maggiori Fondazioni Liriche o del Maggio Fiorentino. Vogliamo ricordare il coraggio con il quale il Senatore, facendo violenza alla sua proverbiale riservatezza, fu costretto dalla feroce campagna elettorale di Roccella Bene Comune a salire sul palco e spiegare che nelle Associazioni dei debiti ne risponde unicamente il Presidente e come della situazione finanziaria della Associazione egli stesso e la sua famiglia fossero i soggetti più danneggiati. Tutti i lettori sanno che era proprio il Senatore con la sua pensione a finanziare le attività della Associazione. E che di quella pensione a lui non rimaneva nulla. E che ha fatto tutto ciò senza aver nulla in cambio che non fosse la soddisfazione di aver dimostrato che un’altra Calabria è possibile. Di fronte a tale situazione e alla storia politica e umana che ha dato vita alla Associazione - e che ci sia consentito di definire eroica - ci sono le giuste recriminazioni di chi è stata anch’essa vittima di quegli eventi. Musicisti, maestranze e fornitori che non sono stati pagati. Ma ci sono anche tentativi di sciacallaggio politico. Secondo la Reitano, il Comune dovrebbe avviare un piano di rientro graduale ricorrendo ad eventuali patteggiamenti tra le parti interessate. La Reitano sa benissimo – lo speriamo dopo 3 anni di frequenza della macchina amministrativa pubblica - che questa proposta è semplicemente impraticabile. Sa benissimo che quel piano di rientro deve e sarà concordato solo dal liquidatore della Associazione e che il comune non ha alcun titolo per farsi carico di questi debiti. Il Comune aveva un solo obbligo morale. Intervenire per non far disperdere un patri-

monio enorme per la comunità roccellese e non solo. Lo ha fatto prendendo direttamente la responsabilità della organizzazione del Festival. Lo ha fatto ricercando, come richiesto dalla Reitano, un Direttore Artistico di provate qualità etiche, umane e musicali. Trovandolo nel Prof. Vincenzo Staiano, le cui doti etiche e umane speriamo non si vogliano discutere, e la cui competenza musicale è fulgidamente acclarata dalla sua storia curriciculare e dall’essere stato indicato nel 2016 come sesto migliore direttore artistico in Italia dalla rivista Jazz.it. Forse un po’ poco per la Reitano. Palesemente utile, invece, per confermargli la fiducia per le prossime 3 edizioni. E per rafforzarla dalla colonne di questo giornale in un momento in cui la sua persona è indegnamente oggetto di attacchi personali fuori luogo scatenati da pavidi leoni da tastiera sui social network. Chiudiamo apprezzando l’impegno del gruppo Roccella Bene Comune ad aiutare la ricerca di uno sponsor e di collaborare per la migliore riuscita della manifestazione. Sinceramente però la storia politica della Reitano e del Gruppo Consiliare che guida ci fa essere poco speranzosi su una reale volontà di collaborare per la migliore riuscita della manifestazione e ci induce a pensare che, come un nastro bloccato, si tenti ancora una vola di fare del Festiva Jazz uno strumento di lotta politica. Sono più di dieci anni che si tenta questa operazione. Visti i risultati speriamo che Roccella Bene Comune non perseveri su questa via. Il Sindaco Giuseppe Certomà

LA SCOMPARSA

Un mese senza Gino Trichilo O SIDERN

Lo strano caso delLe transenne di Via Trieste Lo scorso 1º ottobre è mancato all’affetto dei suoi cari Gino Trichilo, indimenticato (e non esitiamo a definire illustre) membro della comunità sidernese. Spinto da un’amore smodato per la propria città, certamente Gino non sarà ricordato solo in qualità di proprietario del negozio di pelletteria del centralissimo Corso della Repubblica, ma per le numerose iniziative sociali delle quali si è reso protagonista nel corso della propria vita. I sidernesi “più saggi”, infatti, ricorderanno certamente il contributo che Gino diede alla realizzazione della Festa di Portosalvo del 1965, quando i concerti che chiusero la fiera furono finanziati grazie ai fondi raccolti da lui e dalla grande famiglia dei commercianti di Siderno. Fu, inoltre, sempre grazie a lui se, nel 1974, Jimmy Fontana partecipò alla Festa di S. Francesco. In quegli stessi anni, Gino era impegnato con la Pro Loco e il Comitato Folkloristico, in grado di incrementare, grazie al suo impegno sociale, il già abbondante afflusso turistico verso

Siderno di quelli splendidi anni. Anche chi ricorda lucidamente gli anni ’80, comunque, saprà con quanto impegno Gino organizzò la Sagra del Pesce, che per un decennio ha fatto gustare al grande pubblico le prelibatezze offerte dal nostro mare. Persino nell’ultimo periodo, nonostante il peso degli anni si facesse sentire, Gino Trichilo anteponeva a tutto l’amore per la sua Siderno. Il grande dolore provocato dal danneggiamento del lungomare in seguito all’alluvione del 2014 lo aveva convinto infatti a proporre una raccolta fondi tra i commercianti al fine di aiutare l’Amministrazione Comunale a ripristinare quei due chilometri di cui i sidernesi erano andati fieri per decenni. Solo la sorte avversa non gli ha permesso di portare a compimento questo suo ultimo grande progetto. Arrivederci, Gino, così come i tuoi nipoti ricordano quanto preziosi siano stati i tuoi insegnamenti per renderli gli uomini e le donne che sono oggi, noi ci auguriamo che il tuo senso di comunità ci aiuti a costruire il paese che avevi sempre sognato.

Questa settimana il problema delle transenne in via Trieste, davanti la scuola media Alvaro, ha sollevato più domande che risposte. Chiunque, passando a piedi, in bici o con la macchina, ha notato a metà settimana che la strada è rimasta completamente chiusa al traffico, nonostante non ci fosse un motivo valido, al di fuori dell’orario indicato sulle transenne. Sui vari social, Facebook in particolare, i cittadini sidernesi hanno alimentato discussioni in merito alla questione. A chi sostiene che, nonostante ci fossero le transenne, le macchine potevano tranquillamente passare aggirando le barriere, si contrapponeva chi giudicava lodevole il tentativo di chiudere la strada vista la prossimità della scuola, ma face-

va giustamente notare che le barriere dovrebbero essere rimosse dopo l’orario di uscita degli studenti, come peraltro indicato sul cartello che campeggiava sulle stesse transenne (e che non a caso recitava “Divieto di transito 7:54/8:45 – 12:45/13:15). Non solo: la permanenza dello sbarramento anche nelle ore notturne e in prossimità dell’incrocio, considerata la scarsa illuminazione di via Trieste, ha finito con il costituire un pericolo per gli ignari automobilisti, vista l’assenza di ragioni valide a chiudere il tratto di strada in maniera permanente. La sicurezza prima di tutto. Chiudere via Trieste in orario scolastico per permettere alle famiglie e ai bambini di recarsi a scuola senza l’incombente paura di qualche pirata della strada, dimostra una

corretta e civica attenzione dell’amministrazione verso i suoi cittadini; così come lo farebbe bloccarne il passaggio durante il servizio mensa anche solo per evitare ulteriore congestionamento del traffico durante gli orari di punta. Ma lasciare imperterriti quegli ostacoli rispecchia una cattiva gestione del problema o una noncuranza dei problemi di viabilità di cui soffre Siderno. L’amministrazione comunale, per il futuro, dovrebbe dunque trovare il modo di delegare un dipendente, un lavoratore socialmente utile, un vigile o anche solo un volontario che possa posizionare o rimuovere le barriere al limitare del breve tratto stradale negli orari indicati. Nulla di più semplice no?! Gaetano Marando

IL RICORDO

Rinaldo Quel mesto viaggio per l’eternità, laddove purtroppo non c’è più ritorno, l’iniziasti in ottobre un anno fa il ventiquattro rintoccò quel giorno. Straziati e tormentati dall’evento, dall’alto di sicuro tu hai scrutato. Il fato ci servì questo tormento, un futuro senza di te, fratello amato.

Lieta freschezza d’ilarità e colori, adesso tu vivi, in altre esistenze. Conferendoci la nomea di donatori, desti senza vessilli o conferenze. Gli adepti amici tuoi; una iattura, Rifletti! Falsa era l’amicizia e la ragione. T’han pur negato una degna sepoltura, corvidi senza coscienza e direzione. Ma noi fratelli! Dai quattro angoli del mondo, a te il pensiero nostro rivolgiamo. A te fratello! Nel paradiso più profondo, perché di te… Il vivido ricordo custodiamo. Giuseppe Lupis


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DOMENICA 29 Ottobre 17

LA PROTESTA

“siamo pronti a consegnare

le nostre fasce tricolori al Presidente della Repubblica Il 14 novembre i sindaci della Locride si recheranno davanti a Palazzo Chigi. Uniti e con una sola bandiera: quella del nostro ospedale e della nostra gente. Sulla sanità e sul diritto alla salute abbiamo l’obbligo morale e politico di non indietreggiare di un millimetro. La situazione in cui versa l’Ospedale di Locri ha raggiunto, oggettivamente, un picco di criticità senza precedenti. E noi, primo avamposto dello Stato, non possiamo più assistere come spettatori passivi allo stato di sofferenza a cui è stata ridotta la nostra gente. Il diritto alla salute, sancito dalla Costituzione,

a queste latitudini, viene tragicamente negato ai cittadini della Repubblica, da una classe dirigente sorda e assenteista che altro non ha fatto, soprattutto negli ultimi anni, se non sottrarre alle rappresentanze democraticamente elette l’esercizio della garanzia e della tutela di un sacrosanto diritto, per consegnarlo a meccanismi e agenti di una tecnocrazia incapace e autoreferenziale. Abbiamo deciso pertanto, unanimemente, di portare il grido di dolore di questa terra dinnanzi al Palazzo del Governo del Paese. Se questo atto estremo rimarrà inascoltato siamo pronti a conse-

gnare le nostre fasce tricolori direttamente al Presidente della Repubblica. Ma sia consapevole ogni rappresentante del popolo italiano, dalle cariche più alte dello Stato alle deputazioni parlamentari – e in modo particolare quella calabrese -, che questo significherebbe decretare, in questa terra, l’abdicazione definitiva della Repubblica Italiana. Rosario Rocca Presidente del Comitato dei Sindaci della Locride

LA REPLICA

Quartuccio: “Non mi sono attivato dopo due anni, ma dopo 52 giorni” LA RISPOSTA

Il delegato alla cultura della Città Metropolitana di Reggio Calabria risponde all’articolo “L’entusiasmo di amministrare con lentezza”, apparso la scorsa settimana sul nostro giornale.

Gentile redattore, Scrivo in merito alla notizia pubblicata in forma online e cartacea dalla testata di cui trattasi. Non si tratta per niente di “lentezza” come ha definito Lei il mio modo di operare. Il Sindaco mi ha nominato delegato alla Cultura soltanto il 30 agosto 2017, giorno in cui ho firmato per accettazione la nomina. Era un mercoledì. L’ufficialità della nomina è stata resa pubblica durante la seduta del consiglio metropolitano del 01/09/2017. Era un venerdì. Quindi, se volessimo usare il nostro intelletto, potremmo convenire che sono delegato alla Cultura della Città Metropolitana da 52 giorni se non erro. Quindi, come vede, non si tratta di mesi o anni ma soltanto di settimane, poche settimane. Chiedo dunque che mi venga concesso il diritto di replica e che quindi il vostro giornale pubblichi i dati ESATTI visto che mi avete dedicato una pagina intera. Ah, quasi dimenticavo. Per le prossime volte, magari potete consultare l’albo online dell’ente così da essere sicuri delle notizie che date. O, in alternativa, mi contattate telefonicamente e provvederò a rispondere a tutti i quesiti posti alla mia attenzione. Sono giovane, ho 25 anni. E neanche immagina il danno d’immagine che mi ha provocato. Cordiali saluti Filippo Quartuccio Consigliere Metropolitano dal 08/08/2016 Delegato alla Cultura dal 01/09/2017

Gentile Consigliere, Devo porgere le mie scuse a lei e ai nostri lettori per non aver sottolineato, nel mio articolo della scorsa settimana che, come da lei giustamente riportato, la delega alla cultura della Città Metropolitana le è stata consegnata soltanto all’inizio dello scorso mese. Pur comprendendo in che misura si è sentito tirato in causa dal mio articolo, tuttavia, le chiederei di rileggere il pezzo a mente fredda al fine di notare che il mio intento non era affatto polemico nei suoi confronti, quanto, piuttosto, nei confronti dell’Ente. Anzi, nel mio articolo dedico un’intero paragrafo a sottolineare che la sua attivazione merita un plauso e che costituisce l’atto più concreto (in ambito culturale) che un delegato abbia preso nell’ultimo decennio in provincia di Reggio Calabria. Ciò che desideravo evidenziare (e che, gliene dò atto, sarebbe stato esplicitato meglio indicando la data della sua investitura) è che, nonostante i preparativi, una mancanza di organizzazione di fondo ha fatto perdere moltissimi mesi alla Città Metropolitana, e non per sua esplicita volontà di rigirarsi i pollici (non a caso scrivo in un passo che lei e i suoi sarete obbligati a un tour de force per farvi trovare pronti per la prossima estate) ma per assurdi problemi burocratici, tanto che la domanda di fondo del mio pezzo rimane: perché ci sono voluti quasi due anni perché le venisse consegnata la delega? Certo che saprà recuperare un ritardo che non era mia intenzione attribuire alla sua persona, le porgo distinti saluti. Jacopo Giuca


CULTURA

Abuso del diritto e del processo: avvocati e cattedratici a confronto Venerdì 21 ottobre, presso il Grand Hotel President, si è tenuto il convegno dal titolo “Abuso del diritto e abuso del processo”. L’incontro, organizzato dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Locri, nell’ambito della formazione continua e dell’aggiornamento professionale forense, ha visto, in qualità di relatori, illustri e giovani giuristi provenienti dal mondo accademico. Dopo i saluti iniziali della Presidente COA, Gabriella Mollica Luly, l’introduzione e la presentazione degli argomenti da parte di Carlo Carmelo Tropiano, hanno avuto luogo le relazioni di Angela Busacca, docente di diritto civile presso la facoltà di giurisprudenza dell’Università degli studi “Mediterranea” di Reggio Calabria, di Giuseppe Lombardo, docente presso la Scuola di Specializzazione delle professioni legali del medesimo ateneo e di Giuseppe Tropea, professore di diritto amministrativo, nonché autore del libro “Abuso del diritto e abuso del processo amministrativo”. Durante il convegno si è discusso del fenomeno dell’abuso del diritto, inteso come uso distorto di facoltà e diritti, riconosciuti e tutelati dall’ordinamento, al solo fine di nuocere l’altrui sfera giuridica e con l’ulteriore scopo di ottenere ingiusti profitti. In particolare, è stato molto interessante comprendere come l’esercizio di un diritto, garantito e tutelato dalla legge, sia spesso in grado di generare ingiustizia e danno ai soggetti con cui si entra in relazione. Dopo un’introduzione di diritto sostanziale da parte di Busacca, la quale ha anche operato un’interessante comparazione tra diritto interno e internazionale, la tematica si è spostata sul campo del diritto processuale, attraverso un’attenta analisi, da parte di Lombardo e Tropea, dei cosiddetti abusi degli strumenti processuali in ambito civile e amministrativo, delle possibili tutele dei soggetti coinvolti e, infine, delle eventuali responsabilità professionali e disciplinari dell’avvocato. A seguito della relazione dei docenti, si è aperto il dibattito sulla tematica, con il coinvolgimento dei professionisti presenti in sala, anche attraverso un confronto tra le diverse esperienze professionali. I lavori del convegno si sono conclusi con parecchie soluzioni utili per la tutela del cittadino, ma anche con molteplici interrogativi rimasti irrisolti, dovuti, soprattutto, alla miopia del legislatore, il quale, tardando a offrire puntuali e chiare discipline, lascia spesso al giudice la possibilità di operare interpretazioni normative eccessivamente estensive e discrezionali, a volte anche arbitrarie, tali da integrare un vero e proprio “abuso dell’abuso del diritto” a discapito del cittadino stesso. Carlo Carmelo Tropiano

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DOMENICA 29 Ottobre

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Le Corcione sono tornate in Italia per diventare protagoniste della Residenza Artistica di Cosenza “Bocs Art”, che mira a rendere la città calabrese uno dei centri più ambiti e prestigiosi dell’arte moderna.

Le sorelle Corcione a Cosenza per partecipare a Bocs Art Dopo aver collaborato alla realizzazione del progetto “Voltarelli incanta Profazio”, del cantautore cosentino Peppe Voltarelli, le sorelle napoletane Anna e Rosaria Corcione hanno incantato l’America con una tournée che le ha viste esporre le proprie opere visuali presso le più prestigiose università del continente. La San Diego University of California, La Casa Italiana Zerilli Marimò (di proprietà della New York University), la University of Pennsylvania, la Philadelphia University ma anche i centri socio-culturali di Boston, Los Angeles Miami Beach e Buenos Aires, sono stati letteralmente invasi dalla mostra collettiva e dalle installazioni video che compongono “Un eco per tutti - Segnalibri d’artista”. Adesso che la parentesi americana è conclusa, le Corcione sono tornate in Italia per diventare protagoniste della Residenza Artistica di Cosenza “Bocs Art”, che mira a rendere la

città calabrese uno dei centri più ambiti e prestigiosi dell’arte moderna. Durante il loro periodo di permanenza presso la struttura, che ospiterà altri 23 artisti di calibro internazionale selezionati direttamente dal direttore artistico Alberto Dambruoso e dalla curatrice Annalisa Ferraro, le due artiste, che hanno partecipato al finissage di venerdì, contano di realizzare due opere che saranno lasciate alla città al fine di arricchire la collezione di opere del Museo di Arte Contemporanea di imminente apertura. Le opere delle Corcione racconteranno il loro rapporto con la città di Cosenza, dalla quale hanno promesso di volersi far ispirare conducendo una ricerca sul campo, al fine di produrre una loro personale narrazione di quella lingua di terra che separa l’altopiano silano dalla costa tirrenica.

Libera Polis riporta l’attenzione sulle condizioni delle nostre fiumare il 4 novembre a siderno “ Aspettando san martino” . La manifestazione “Aspettando San Martino” si svolgerà nella centralissima piazza Portosalvo di Siderno sabato 4 novembre a partire dalle ore 18.00, con la degustazione delle tradizionali zeppole e caldarroste accompagnate da ottimo vino locale, nel pieno rispetto della tradizione. A seguire dalle ore 21:30, ci sarà il concerto del rinomato gruppo etnico “Gioia Popolare” con i suoi coinvolgenti ritmi. Gli ingredienti della nostra tradizione ci sono tutti: eno-gastronomia, musica, allegria e tantissimo divertimento, vi aspettiamo numerosissimi.

Venerdì 20 ottobre, presso la Sala consigliare del comune di Locri, si è tenuto l’incontro dal tema “Fiumare, fossi, valloni. Pericolo reale?” promosso dall’Associazione Culturale Libera polis in collaborazione con l’Osservatorio Ambientale Diritto per la Vita. L’incontro, che ha registrato dinanzi a una nutrita platea gli interventi del sindaco di Locri Giovanni Calabrese, del Presidente dell’Osservatorio Ambientale Arturo Rocca, del componente della sorveglianza idraulica Maurizio Zavaglia, del responsabile del comitato scientifico dell’Osservatorio Francesco Salomone e del consigliere

della Città Metropolitana Fabio Scionti, ha voluto analizzare nel dettaglio la situazione dei valloni del comprensorio locrideo, cercando di proporre soluzioni utili a evitare che, con le imminenti piogge autunnali e invernali, essi possano costituire un pericolo per la cittadinanza. L’evento, organizzato al fine di coinvolgere e sensibilizzare i residenti relativamente alle criticità territoriali, ha fatto seguito a un dettagliato reportage fotografico che Libera Polis ha realizzato e pubblicato online negli ultimi mesi in merito alle condizioni in cui versano le fiumare Novito, Gerace e Vallone Santo Stefano.

A cAnolo un sogno diventa realtà attivo l’Agriasilo Un sogno... un progetto “Agriasilo” condiviso da tante persone. L'obiettivo di tutti è far sì che emergano veramente le “cose belle": il sorriso dei bambini, la cura della natura... "Non ereditiamo la terra dai nostri avi; la prendiamo a prestito dai nostri figli. Nostro è il dovere di restituirgliela".




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DOMENICA 29 Ottobre 21

Addio a Rosario villari

llari, Vi io sar Ro un combattente ante litteram

contro la giustizia sommaria È morto Rosario Villari. Era nato a Bagnara Calabra nel 1924 ed è stato uno dei più grandi storici del nostro Paese. Ha iniziato gli studi universitari a Firenze e li ha conclusi a Messina, dove è stato allievo di Galvano Della Volpe. Ha scritto de Il Politecnico, Il Ponte, Movimento operaio, Quaderni di cultura e storia sociale. Redattore di Cronache meridionali. È stato professore all’ Università di Oxford oltre che in numerose Università italiane. Nel 1990 è stato eletto membro dell'Accademia nazionale dei Lincei. Tuttavia la sua prima formazione avvenne nelle fila dei contadini calabresi. Quando nell’immediato dopoguerra si andò sviluppando in tutta la Calabria un robusto movimento di occupazione delle terre incolte, Villari, allora giovanissimo dirigente comunista, fu mandato a guidare la lotta nella zona Jonica ed è Lui stesso a parlarcene nella prefazione al libro di memorie dell’ex deputato comunista alla Costituente Eugenio Musolino: “Quarant’anni di lotta in Calabria”. Erano anni difficili e Villari non dimenticò mai quell’esperienza. Fu certamente uno studioso di statura nazionale e tuttavia la questione del Mezzogiorno fu il tema centrale con cui si confrontò per tutta la vita. Senza vittimismo e senza nostalgie neo borboniche ma decisamente convinto che il Sud fosse stato sacrificato nel momento della costruzione dello Stato risorgimentale. Ne dedusse che la questione meridionale fosse insolubile in una visione “liberale” dello Stato. Dopo aver pubblicato la grande antologia “il Sud nella storia d’Italia” nel 1961, tuttora l’opera più completa sull’argomento, si concentrò sulla rivolta anti-

spagnola nel regno di Napoli. Una vicenda sia pur lontana nel tempo ma che, secondo lo storico calabrese, avrebbe dimostrato in maniera inconfutabile che nel Sud non c’erano state soltanto ribellioni inconcludenti ma anche autentiche “rivoluzioni” capaci di collegarsi alle correnti di pensiero più avanzate di Europa. La “congiura” di Tommaso Campanella, secondo il Villari, è l’esempio più evidente in tal senso: un piano di rivolta che - secondo le intenzioni del monaco di Stilo - sarebbe dovuto partire dall’estrema punta dello Stivale per mettere in crisi l’impero di Spagna e con esso la Santa Inquisizione e la repressione del libero pensiero. Nel 1976, quando era già conosciuto come eminente studioso e autore di una “Storia d’Italia e d’Europa” per le scuole che aveva venduto oltre due milioni di copie, decise di riprendere la sua battaglia politica ripartendo dalla Calabria. Fu eletto deputato, se non ricordo male, con oltre centomila voti di preferenza. Ma non si fece imprigionare nel “Palazzo” e non si rassegnò ad alzare la mano negli scranni del Parlamento. Non a caso appena tre anni dopo mise fine alla sua esperienza parlamentare ma continuò la sua lotta sul terreno a Lui più congeniale: quello della ricerca , dell’insegnamento universitario e degli studi. Egli appartenne alla fitta schiera di intellettuali organici più che ad un partito ad un popolo nella declinazione marxista della parola e che ebbero l’egemonia in quasi tutta la seconda metà del secolo scorso. Infine, non posso non ricordare che fu un garantista convinto, un combattente “ante litteram” contro la giustizia sommaria. Nel 1955 condusse dalle colonne di “cronache meri-

dionali” una battaglia contro l’operazione Marzano che, in nome della lotta alla “maffia”, aveva messo a ferro e fuoco la provincia di Reggio Calabria che Villari conosceva molto bene. In quell’occasione non ebbe esitazioni di prendere posizione contro l’invio al confino di due sindaci (Nicola D’Agostino e Trimboli, entrambi in odor di mafia) ed il relativo scioglimento dei consigli comunali. Ovviamente non difendeva la mafia, nè i mafiosi bensì le garanzie costituzionali e i diritti inalienabili della persona umana. Una statura umana e un’autonomia di pensiero di cui, oggi, si ha tanta nostalgia e si sente un gran bisogno! Infine un ricordo strettamente personale. Io non ho mai avuto frequentazioni ai piani alti del palazzo. Rosario Villari l’ho conosciuto nel 1976 in occasione della campagna elettorale e dopo averlo accompagnato in qualche comizio lo ebbi ospite a casa mia. Abitavo a Caulonia superiore in una casa che chiamerò antica per non dire molto modesta. La cena fu quella di vecchi tempi e come allora si usava tra i “compagni”: insalata di pomodoro e cipolla, salame e vino (probabilmente troppo). Discutemmo per ore. Lui era un intellettuale meritatamente famoso, io un giovane “compagno di provincia”. Eppure, e almeno quella sera, eravamo solo due “comunisti” che discutevamo anche animatamente e spesso in dissenso sul “compromesso storico”, sull’Unione Sovietica, sul Vietnam, e soprattutto sui destini del nostro Mezzogiorno. Altri tempi, ti verrebbe da dire! E poi ti meravigli che - ripensandoci - ti scappano le lacrime… Ilario Ammendolia

Come ci ha già informato la Riviera di domenica scorsa, uno tra i più illustri calabresi contemporanei ci ha lasciato. Nato a Bagnara Calabra novantadue anni fa, Rosario Villari è stato uno storico di fama internazionale, autore di numerosi e fondamentali studi, soprattutto, ma non solo, sul Mezzogiorno (tra gli altri: Mezzogiorno e contadini nell’età moderna; Mezzogiorno e democrazia; Il Sud nella storia d’Italia) e sul ‘600 (tra gli altri: La rivolta antispagnola a Napoli; Elogio della dissimulazione; L’uomo barocco). Ha avuto negli anni ‘70 anche un impegno parlamentare, eletto in Calabria per il Partito Comunista, che lo ha voluto direttore della prestigiosa rivista Studi storici. Ho avuto l’opportunità d’incontrare Rosario Villari in più occasioni. Una prima volta quando, nel 1971, ho sostenuto l’esame di Storia moderna e contemporanea presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Messina. Come si sa, gli esami universitari si affrontano quasi sempre con un forte stato d’ansia e col timore di non superarli. Ricordo molto bene la pacatezza, direi il garbo professionale, con il quale il professore Villari ha condotto l’esame, mettendomi immediatamente a mio agio e sviluppando un colloquio rigoroso nel metodo e nei contenuti, ma privo di qualsiasi “cattiveria”, non sempre assente in queste situazioni. Ho percepito, durante tutta la mattinata degli esami, come la sua già diffusa notorietà e la sua evidente vasta cultura, paradossalmente, trasferivano negli esaminandi un positivo senso di sicurezza. Una seconda volta ho incontrato il professore Villari agli inizi del 1999, a Roma, in via Gaetani (quella dove fu trovato il cadavere di Moro), presso la sede della Giunta Centrale per gli Studi Storici, di cui era il presidente. Aveva smesso da poco il suo insegnamento presso l’Università La Sapienza di Roma (ma rimaneva professore emerito) e continuava ad essere accademico dei Lincei. Ero andato a trovarlo, insieme ai professori della Sapienza Giuseppe Talamo e Pietro Bevilacqua, per invitarlo a presiedere il Comitato scientifico che il Comune di Bianco, insieme ad altri sette Comuni della Locride, stavano istituendo in preparazione del Convegno di Studi storici sul Risorgimento in Calabria e il ruolo dei Cinque Martiri di Gerace. Intanto in quegli anni adottavo già nelle ultime classi del Liceo, come moltissimi altri colleghi, i suoi famosi (dal 1970 più di trenta ristampe) tre volumi di Storia medievale, moderna e contemporanea, che hanno segnato una svolta nell’insegnamento e nell’apprendimento della Storia nella Scuola secondaria, per la chiarezza espositiva, per l’impianto storiografico centrato sui problemi presenti nei fatti e non sui “personaggi”, per il netto superamento di ogni inutile nozionismo e “datario”. Una terza ed ultima volta, nel 2001 ho incontrato Villari a Reggio, presso la sala del Consiglio comunale, dove egli stesso presentava il volume Mille anni di storia. Dalla città medievale all’unità dell’Europa (pp. 903), di recente pubblicazione. In effetti si tratta di una riutilizzazione dei tre volumi sopra indicati e della Storia dell’Europa contemporanea, con importanti e significativi aggiornamenti cronologici e “correzioni”, per (un) esempio sulle cause della crisi del ’29 alla Borsa di Wall Street. In quella circostanza Villari ha fatto una inaspettata dichiarazioneconfessione, che poi riprenderà qualche anno dopo all’Accademia dei Lincei. Ormai è difficile, se non impossibile, che un solo studioso possa scrivere di Storia in modo esaustivo, e con la pretesa dell’onnicomprensività, perché si richiedono competenze specifiche, in tutti i vari campi (economia, strategia militare, politica, sociale, ecc.) dell’indagine storica, che un solo studioso non può possedere ed è quindi costretto a scegliere, e selezionare, le priorità. Da parte di un grande storico, una dichiarazione di consapevole e motivata umiltà, che mette in crisi, senza falsificarlo ed anzi rimodulandolo, il principio storiografico di matrice hegeliana e marxiana che “il vero è l’intero”. E nel contempo rende grottesco il pullulare di tanti storici improvvisati, nel migliore (?) dei casi giornalisti, che trasferiscono nell’indagine storiografica metodi che non le appartengono e che loro non conoscono. Illuminanti, a tal proposito, gli inequivocabili e netti giudizi di Rosario Villari sul Meridione borbonico. Ma questa è un’altra storia. Ninì Scordino


RIVIERA

BLOB

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Foto ricordo In questo scatto di tre anni fa possiamo riconoscere l’attuale Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, quando, non ancora rivestito dell’incarico istituzionale, veniva spesso a Locri per parlare di politica o presentare libri assieme a Pino Mammoliti e Demetrio Naccari.

Il socialista ritrovato Un pezzo granitico di storia del partito socialista: il fu sottosegretario Saverio Zavettieri ascolta gli interventi del convegno del 22 ottobre assieme al senatore Franco Crinò.

L’ossimoro in Municipio Il nostro Tonino Carneri discute con Mimmo Lizzi durante l’incontro del 22 ottobre dal tema “Difendiamo l’articolo 3” organizzato dal nostro direttore editoriale.

Laureati letterati Congratulazioni a Cristiana Albanese, neo dottoressa in Scienze della Mediazione Linguistica con 110 e lode!

L’onorevole, la segretaria e il sindaco Mimmo Bova, Mariateresa Fragomeni e Domenico Stranieri si concedono un attimo di pausa dal convegno “Difendiamo l’articolo 3”, organizzato dal nostro direttore editoriale, per concederci questo simpatico scatto.

Pausa istituzionale La Consigliera Regionale Flora Sculco, terminata la mattinata di impegni istituzionali, si lascia ritrarre in compagnia di Romano Pitaro, il Capo Ufficio Stampa del Consiglio Regionale della Calabria.

Dal Manzanarre al Reno Maria Paola Sorace, Alessandro Vartolo, Beatrice Ammendolia e Raffaele Cagliuso, lo scorso 22 ottobre, hanno viaggiato da Caulonia a Siderno per difendere anche loro l’articolo 3 della Costituzione Italiana.

Uno scavo da 110 e lode Facciamo i migliori auguri ad Elia Fiorenza, saltuario collaboratore della nostra testata laureatosi questa settimana con 110 e lode in Archeologia.

DOMENICA 29 Ottobre

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Niente paura Mimmo Gangemi, assoluto protagonista, il 22 ottobre, del convegno “Difendiamo l’articolo 3”, durante il quale ha affermato che, da oggi, non vuole più avere paura di esprimere ciò che pensa, ascolta uno degli interventi con Rosario Schiavone.

Cultura e GAL si incontrano in Regione Alla Cittadella Regionale di Catanzaro, Mimmo Cavallaro abbraccia Guido Mignolli, Direttore del Gruppo di Azione Locale Terre Locridee e un amico: quando la cultura incontra il GAL.

Mimetizzati tra gli avvocati Giusy Massara e Alessandro Archinà, membri della segreteria del PD di Siderno, sono sempre presenti nei convegni, anche quando l’argomento non è politico, ma legale!




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