Riviera n°44 del 30/10/2016

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Obama è per il sì. E Michelle probabilmente pure, così come i socialisti europei e la BCE. Perché la stabilità dell’Italia è un fatto serio! D’Alema invece dice no, la Costituzione non c’entra. E come Rodotà e Zagrebelsky dissente nel nome della sovranità popolare.



CONTROCOPERTINA

Sanità Day DI JACOPO GIUCA

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DOMENICA 30 OTTOBRE

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Sabato scorso grande successo ha riscosso il Sanità Day organizzato da Nuccio Azzarà, Giovanni Calabrese e Pietro Fuda. La partecipazione di esponenti politici e cittadini indignati ha dimostrato quanto il problema dell’ospedale del nostro comprensorio sia avvertito da tutti e si pretendano soluzioni immediate. Il nostro giornale ha scelto di raccontarvelo attraverso le parole di Monsignor Oliva, che sogna la rinascita di tutta la Locride, e la testimonianza di Emiliana Flamingo, esponente della Protezione civile che ci ha raccontato la sua esperienza di paziente oncologica.

Salvare l’ospedale è una questione di coscienza Il sogno di Monsignor Oliva A un anno dalla prima manifestazione per la sanità nella Locride, ha esordito Mons. Oliva nel proprio intervento, apparentemente non è cambiato nulla, eppure la partecipazione all’evento di sabato scorso è il segnale tangibile di una maggiore consapevolezza al problema da parte della comunità. « Stanca di parole, la Locride approva solo chi si presenta con progetti di crescita e di sviluppo» è stato affermato. Ma i progetti di sviluppo, tardando ad arrivare, generano l’insofferenza di tanta gente, che manifestano il disagio delle sofferenze economiche, della mancanza di lavoro e, più ingenerale, della povertà, perdendo fiducia nella politica. L’ospedale della Locride è una struttura strategica, pertanto «non possiamo tollerare che l’Ospedale della Locride decada o venga ridimensionato, […] che gli ammalati, anziani e bambini, e soprattutto i meno abbienti debbano affrontare lunghi viaggi per avere le più semplici cure». Non possiamo accettare che si continua a pensare di poter risolvere i problemi mettendo delle pezze, «abbiamo una dignità che nessuno deve rubarci!» Ricordando le eccellenze che hanno militato e ancora militano nella nostra struttura ospedaliera, il vescovo ha ricordato quanto la buona volontà di pochi (in primis un “martire della Locride” recentemente ricordato: Francesco Fortugno) non basti a far risorgere la nostra terra se non ritrovando un comune senso di responsabilità. Serve responsabilità «nello svolgere il proprio dovere, nel non aspettare che siano altri a farlo per prima, […] riconoscere che il bene comune dipende dall’impegno di ciascuno». Per questo il vescovo afferma di sognare «una Locride che non si arrende di fronte al male, che rivendica la sua dignità di fronte ad ogni tentativo di negazione dei suoi diritti fondamentali, […] una Locride che vinca i suoi malesseri». Curata da queste patologie, la nostra terra e le famiglie che vi abitano, supereranno i problemi ingenerati dalla mentalità mafiosa che ci contagia e ritroveremo quella compattezza utile a riscoprire i valori tradizionali «dell’onestà, della laboriosità, dell’accoglienza». Affermando di credere che la cultura possa debellare la mafia, il vescovo ha proseguito affermando che il suo sogno «è quello di una Locride che si ribella all’ideologia dell’illegalità e del malaffare, all’arroganza mafiosa. E’ il sogno di una Locride che vinca la paura del silenzio, pronta a reagire e rompere ogni forma di omertà e complicità. Il sogno di una Locride che si ribella al fatalismo e alla rassegnazione. Il sogno di una Locride che alza la voce, quando il bene comune è in pericolo e non cede ai ricatti dei poteri forti e della burocrazia». E allora, grazie all’opera delle forze dell’ordine, i beni confiscati si trasformino in spazi di aggregazione giovanile, oratori, centri di accoglienza. «È così che la Locride rinasce» «Rialziamo il capo - ha concluso Mons. Oliva - di fronte allo stato di abbandono in cui versa la nostra terra. Difendiamo il diritto ad abitare il nostro territorio. Un territorio da amare e custodire, da consegnare alle generazioni future in tutta la sua bellezza. Ciascuno si faccia promotore di percorsi di onestà, di solidarietà, di rispetto del prossimo e della legalità.» Perché la rinascita della nostra terra dipende anche da noi.

Ricordando le eccellenze che militano nella nostra struttura ospedaliera, il vescovo ha affermato che la buona volontà di pochi non basta a far risorgere la nostra terra se non ritrovando un comune senso di responsabilità. Intervenuta come paziente oncologica, invece, Emiliana Flamingo, membro della Protezione Civile, si domanda per quale ragione, considerata la struttura che abbiamo, non si debbano creare le condizioni utili ad assistere i pazienti.

La testimonianza di Emiliana Flamingo «Vi parlo non in qualità di membro della Protezione Civile, ma come paziente oncologica. «Come purtroppo tante altre persone, infatti, sono ammalata di cancro, ma non voglio intervenire per vittimismo o pietismo, come penso dimostri il fatto che mi sia presentata in divisa, ma solo perché ho la testa dura e sono convinta che questa malattia si vinca con la testa e che si possa debellare soprattutto grazie alla forza di volontà. «Resta tuttavia il fatto che, per affrontare questa sfida, i malati oncologici hanno bisogno di reparti che funzionino e di assistenza oncologica, perché quando si fa chemioterapia e se ne subiscono gli effetti collaterali è inaccettabile che ci si senta dire dai medici: “Se vuoi fare terapia la fai, altrimenti buonanotte!” «Io sto lottando e come me, che sono una piccola voce, stanno lottando tutti coloro che soffrono di una patologia simile alla mia e che non hanno più voce né volontà, perché, già debilitati dalla malattia, quando ci si sente dire determinate cose da professionisti che ti dovrebbero dare una mano ci si mette un attimo a pensare: “Magari aspetto un treno e mi ci butto sotto”, ma nella Locride siamo così sfortunati che nemmeno i treni abbiamo! «Questo preambolo, comunque, mi è utile ad avanzare una semplice richiesta: che venga riconosciuta dignità a noi malati! «Io sono stata operata due volte, per un tumore al colon e per un condrosarcoma al femore. Sono dovuta andare fuori per questi interventi, ma perché ho avuto la possibilità, la fortuna e la famiglia che mi ha sempre sostenuto. C’è tuttavia chi la mia possibilità non ce l’ha e, per questo, l’associazione “Locride Mare” si impegna a dare assistenza ai pazienti oncologici che non possono affrontare questo genere di spesa, perché quando non si è ancora classificati come pazienti oncologici con il codice 048, e i medici lo sanno, non si ha diritto all’esenzione, pertanto, se non si hanno i soldi in tasca, non ci si può fare nemmeno l’ecografia, la visita a pagamento, nulla! E molta gente continua a non curarsi perché semplicemente non ha la possibilità economica di farlo. «Abbiamo una struttura ospedaliera? Allora perché non dobbiamo farla funzionare e mettere da parte una logica che, fino ad oggi, ci ha solo danneggiato? Mi serve sapere che la nostra terra ha ancora quel minimo di orgoglio patriottico per poter dire: “Siamo a Locri, abbiamo un’ospedale perché non deve esserci un dottore, non importa da dove venga, che abbia di fronte le condizioni utili a poter lavorare e trovi un gruppo con il quale poterlo fare al meglio?” Perché è assurdo continuare a vedere i medici che si fanno la guerra tra di loro, non è possibile! «E questo è il frutto di una situazione che non funziona da decenni!»


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SIDERNO GIUDIZIARIA

“Ingombranti clans” Sono “ingombranti clans” quelli che presenziano e soggiogano interi territori di centri calabresi, reggini in particolare. Ci sono processi che offrono “a iosa” elementi inequivocabili che in quella o in quell’altra città abbia sede, come in diversi centri della provincia di Reggio Calabria, che qui interessa in maniera più specifica, e in moltissimi siti dell’intera regione, un'organizzazione criminale avente le caratteristiche tipologiche e metodologiche della “onorata società”. Sembra emblematico ricordare la capillare sottoposizione delle attività economiche a sistematico ricatto. Nel processo risultano, infatti, vicende estorsive realizzate in danno di facoltosi esponenti della classe imprenditoriale ma anche di artigiani e piccoli commercianti Si legge in una delle sentenze storiche sulla presenza e operatività di sodalizi criminosi nella Locride: “Le indagini da cui è scaturito il presente processo, almeno nella fase iniziale, non si sono originate dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia ma, come chiarito dai principali verbalizzanti …, ha preso l’avvio da una attività di monitoraggio delle attività illecite realizzate. Venne, in tale ottica, studiato il panorama delinquenziale presente sul territorio anche attraverso l’esame di fascicoli ed atti processuali. Da tale sinottica disamina traspariva la concentrazione delle forze e delle attività delinquenziali, prevalentemente intorno ai componenti ed affiliati delle due famiglie, … e … , in forte contrasto tra loro”. Le ragioni di tale reciproca avversione, secondo l’unanime opinione degli inquirenti, andavano fatte risalire ad un fatto di sangue risalente negli anni. Altro sviluppo investigativo venne realizzato attraverso attività di osservazione “che consentì di verificare le quotidiane frequentazioni dei soggetti di maggiore interesse; un tale metodo portava alla individuazione di una precisa scissione fra coloro che gravitavano in ciascuno dei due gruppi potendosi chiaramente notare che tutti i rispettivi componenti si riunivano quasi esclusivamente tra di loro, come evidenziato in numerosissime relazioni di servizio (in gran parte acquisite in atti)”. Aspetto di rilevante significazione per il tema qui dibattuto è costituito da numerosi episodi delittuosi concretatisi in atti intimidatori e danneggiamenti verso i rappresentanti delle Forze dell’ordine. “I testi ne riferivano circa una decina nell'arco di un biennio e affermavano che dovevano leggersi come momento ritorsivo per operazioni di polizia giudiziaria svolte nei confronti delle famiglie … e, principalmente, … . Le acquisizioni investigative furono anche corroborate dalle propalazioni di alcuni collaboratori. Taluni furono escussi durante le preliminari indagini; di altri, che si avvalevano della facoltà di non rispondere, vennero acquisiti i verbali di dichiarazioni in precedenza rilasciate. Nel contempo le disposte intercettazioni portavano al reperimento di un cospicuo materiale che, in uno alle iniziali risultanze consentiva di provare, in larga misura, l’ipotesi di accusa”. Come ritenuto dalla sentenza impugnata, per cogliere, nella sua più autentica dimensione, il fenomeno mafioso “occorre partire dall’incontestabile presupposto che le sue radici affondano in un lontano passato”. La organizzazione denominata ‘ndrangheta è, in Calabria, “una presenza inconfutabile che, nel tempo, ha cristallizzato regole, terminologie, rituali, condotte, allegorie e quant’altro. Aspetto notorio, confermato dai collaboratori, è che la sua struttura ha fisionomia orizzontale, a differenza della mafia siciliana, organizzata invece verticalmente. Ogni luogo, dunque, ha la sua cellula in posizione paritaria rispetto a tutte le altre esistenti nel territorio”. “Il complessivo materiale probatorio rassegnato alla verifica dibattimentale consente di rispondere affermativamente a due preliminari e fondamentali quesiti. Esiste un “locale” di ‘ndrangheta e nel suo contesto operano, anche, le due cosche qui giudicate”.

L’abbattimento degli alberi centenari che davano il nome a via delle Querce ha generato grande polemica sul web e, soprattutto, reso nuovamente attuale la mancanza di un Regolamento del Verde Pubblico e Privato che avrebbe evitato al Comune di Siderno di prendere una decisione, secondo noi, avventata. A partire da questa incresciosa vicenda il nostro giornale ha deciso di farsi punto di raccolta firme per l’approvazione tempestiva di questa normativa

Abbattimento delle querce secolari: una questione di regolamento Il nostro settimanale indirizza una richiesta diretta all’amministrazione formalizzate al più presto l’approvazione del Regolamento del Verde. La nostra testata si offrirà quale punto di raccolta firme per sollecitarla.

Ha generato non poche polemiche sul web il taglio di alcune delle querce secolari che abbellivano (nomen omen!) via delle Querce, prosecuzione di via Fiume che termina in piazza Oreste Sorace. Gli alberi, di circa 150 anni, sarebbero stati potati a inizio settimana su impulso del proprietario del terreno sul quale sorgevano e, considerata la mancanza di altri vincoli, il Comune, controllata la regolarità della richiesta presentata, ha rilasciato senza ulteriori riflessioni l’autorizzazione. La scelta, che ha indignato moltissimi cittadini, ha generato una profonda amarezza, tanto più che questi alberi, all’ombra dei quali erano cresciute generazioni e generazioni di sidernesi, costituivano il poco e troppo spesso maltrattato verde cittadino, da sempre oggetto delle più strane contese e decisioni da parte di Comune e cittadinanza. Fatto questo preambolo, il taglio di quesi alberi, che finisce non da ultimo con il beffare la toponomastica, ripropone un argomento su cui Riviera aveva già

richiamato l’attenzione dei lettori due estati fa: l’urgenza di approvare e attivare un Regolamento del Verde Pubblico e Privato che ponga vincoli sulle alberature di pregio, tuteli gli alberi e le piante e preservi dunque il paesaggio, evitando che decisioni come quella di martedì vengano prese a cuore troppo leggero. Non ci sono scuse per non approvarlo: nessuna. L’unica ragione per cui non lo si fa è l’ignoranza della norma, perché, si badi bene, il Regolamento del Verde Pubblico non è il divieto di taglio degli alberi ma la gestione corretta dei tagli stessi, che potrebbero persino generare maggiori entrate. Probabile che bisognerà lavorare veramente invece di capitozzare gli alberi ogni tot anni come purtroppo accade in lungo e in largo per l’Italia, ma non è detto che preparare finalmente del personale qualificato sia necessariamente uno spreco! Non ci aspettiamo che l’amministrazione intuisca il valore di una quercia secolare, ammesso che qualcuno della

Giunta abbia le conoscenze per farlo, ma ci aspettiamo che comprenda che il Regolamento del Verde è un modo per ravvivare le entrate comunali e rendere i paesi più belli e più curati, e quindi più appetibili per turismo e impresa edile, e generare l’indotto che naturalmente ne deriva. Cari signori, siete indietro, terribilmente indietro. Ci sono città che hanno fatto del verde pubblico un fiore all’occhiello, casi noti in tutta Italia, e se oggi Siderno ha perso quegli splendidi alberi lo dobbiamo alla vostra inerzia. Il nostro settimanale indirizza una richiesta diretta all’amministrazione: formalizzate al più presto l’approvazione del Regolamento del Verde. La nostra testata si offrirà quale punto di raccolta firme per sollecitare l’amministrazione a provvedere in tempi strettissimi. Chiunque sia interessato può mandare una mail a info@rivieraweb.it o inviare un messaggio privato sulla nostra pagina facebook. Lidia Zitara e Jacopo Giuca


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"Su il sipario!"

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È tornato in grande spolvero. Una sistematina ai papillon ed è di nuovo in scena con tutto lo stile che lo contraddistingue, pronto a riappropriarsi dello scettro di centro catalizzatore della movida notturna sidernese. Venerdì sera il Top ha pronunciato ancora una volta la sua formula magica: "Su il sipario!". E luce fu, sulla notte di tutta Locride. Perchè il Top non è un semplice locale, è un'istituzione. Quest'anno Davide e Nicolò hanno raccolto la sfida di mantenere lo spirito unico del locale, dando solo un'aggiustatina a qualche tassello. Novità in vista ti faranno sprizzare le papille gustative. Perchè il Top ha deciso di puntare a un'esperienza gastronomica a tutto tondo, promettendo, solennemente, di non rinunciare mai a quel tocco ricercato di cui, negli anni, ha magistralmente dato prova. Una menzione d'onore va come sempre ai cocktail: qualità della bottiglieria e mano esperta mentre si miscelano i liquori sono due caratteristiche che non possono sfuggire, fin dal primo sorso. "Se a vida lhe der un limão, faça dele uma caipirinha" - recita un proverbio portoghese, ovvero "Se la vita ti dà un lime, tu fanne una caipirinha". Un motto che per Nicolò è diventato uno stile di vita. I suoi cocktail sono un abbraccio con l'Eden! Puoi star certo che al Top non corri il rischio di imbatterti in una cannuccia che fa capolino da un cocktail annacquato. Hai voglia di un Bloody Mary fatto come Dio comanda? Spaparanzati sugli inconfondibili divanetti del Top e preparati per un'esperienza estasiante! M.G.C.

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Uno Stato democratico ha il dovere di dimostrare in ogni momento la propria indiscutibile superiorità morale anche e soprattutto rispetto alle organizzazioni malavitose

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La Legge non è stata fatta per farci schiavi, ma per farci liberi Giuseppe Barbaro era stato condannato a cinque anni di carcere. Nessun tribunale lo aveva condannato alla pena di morte. Invece, sebbene morente, lo si è fatto crepare in carcere, senza pietà! Il“branco”delle vestali e dei corifei dell’antimafia si sono avventati contro Don Giuseppe Svenera, colpevole di aver celebrato i suoi funerali. ILARIO AMMENDOLIA Sono migliaia i bambini innocenti che muoiono sotto le bombe intelligenti dell’Occidente o dei russi e, ancora di più, le vittime sgozzate dai fanatici islamici o affogate nel Mediterraneo. Qualcuno ha aperto le porte dell’inferno e, dopo settanta anni, demoni della guerra si stanno impadronendo, ancora una volta, del nostro mondo. In questo contesto ha un senso parlare di un uomo, per giunta pregiudicato, che sebbene agonizzante è stato lasciato morire nelle patrie galere? La mia risposta è decisamente “SI’”! Un uomo contiene tutta l’Umanità, sia esso zingaro o ebreo, arabo o europeo, magistrato o fuorilegge. G i u s e p p e Barbaro era stato condannato per ‘ndrangheta a cinque anni di carcere. Lo S t a t o avrebbe dovuto applicar e una

sanzione stabilita dai giudici, impegnandosi però a tutelare la sua vita, anche perché nessun tribunale lo aveva condannato alla pena di morte. Invece, sebbene morente, lo si è fatto crepare in carcere, senza pietà! Il fatto che fosse stato un mafioso è un aggravante per le autorità preposte a tutelare la sua vita. Uno Stato democratico ha il dovere di dimostrare in ogni momento la propria indiscutibile superiorità morale anche e soprattutto rispetto alle organizzazioni malavitose. La “giustizia” primordiale è simmetrica alla violenza mafiosa. Il cupo silenzio intorno alla morte di quest’uomo è il vero, unico scandalo! Invece, con un triplo salto mortale in aria, lo scandalo diventa una messa in suffragio del defunto. Raccontava Gianni Rodari che “nel paese della bugia, la verità è una malattia”! Il “branco” delle vestali e dei corifei dell’antimafia si sono avventati contro Don Giuseppe Svenera, colpevole di aver celebrato una messa (immagino che la loro prossima mossa sarà l’incriminazione dei cappellani delle carceri, rei di confessare e dir messa per i carcerati). Contemporaneamente il partito del pensiero unico dominante, inorridito da cotanto ardire ha alzato il suo eterno “Crucifiggi, crucifiggi” contro il reo dell’atroce misfatto invocando la pubblica gogna per l’autore. Che dire? Siamo tutti don Giuseppe Svanera! Ma ciò sa di retorica e non è il caso. Questo sacerdote incarna la Calabria che, nonostante tutto, resiste con fierezza e ne rappresenta la parte migliore, quella che non piega la testa, che non si fa intimidire dai malviventi e ancor meno dal "branco". Questo sacerdote incarna

Don Giuseppe è un prete, proveniente da Brescia, che ha trovato il coraggio di dire ciò che avrebbero avuto il dovere di dire le Istituzioni, i fantomatici partiti politici, quel che resta dei sindacati. Oppure una gran fetta della stampa se fosse stata libera dalla sostanziale subalternità alle procure.

la Calabria che, nonostante tutto, resiste con fierezza. Un prete, proveniente da Brescia, che ha trovato il coraggio di dire ciò che avrebbero avuto il dovere di dire le Istituzioni, i fantomatici partiti politici, quel che resta dei sindacati. Oppure una gran fetta della stampa se fosse stata libera dalla sostanziale subalternità alle procure. Invece silenzio, e in questo lago di viltà la Calabria muore! Siamo arrivati all’ultimo atto del film drammatico che si gira nella nostra Regione dove la martellante campagna di criminalizzazione del nostro popolo produce una straordinaria stagione di frutti avvelenati. Ogni giorno c’è un episodio in questo senso e ne abbiamo avuto la prova in questi giorni con lo spregevole rifiuto di Oliverio Toscani di concedere un semplice selfie a uno studente perché calabrese e quindi potenzialmente mafioso. Ancora peggio a Corsico, dove è stata proibita la sagra dello stocco perché organizzata da calabresi con “parentele sospette”. Piuttosto che indignarsi dinanzi a tutto ciò che avviene sulla nostra pelle, un famoso PM calabrese ha dichiarato: “… Tutte queste manifestazioni, così come le processioni o le partite di calcio, sono forme del potere mafioso. Strumenti per fare sfoggio della propria potenza...!” Se avessi la possibilità direi a costoro: riflettete su quanto avete fatto in questi decenni! Platì è un piccolo laboratorio che dimostra il vostro completo fallimento. Fino a qualche decennio fa in questo piccolo paese c’era la mafia ma molto più forte era la resistenza di quanti mafiosi non erano. Resistenza così forte che a volte richiedeva il sacrificio della vita. Poi sono arrivate le retate selvagge. L’operazione “Marine” ha portato in carcere centinaia di innocenti in una sola notte. Il giorno dopo tutte le persone del Paese erano in Chiesa con il loro vescovo perché avvertivano la profonda ingiustizia di quanto era avvenuto. Comprendevano che non era stata colpita la ‘ndrangheta ma l’intera


SETTIMANALE

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comunità. Una violenza di Stato che ha scardinato il fronte dell’antimafia autentica di chi combatte senza scorte e senza privilegi. A chi rivolgersi se non a Dio? Nei mandati di cattura si accusava il sindaco (messo in catene) e gli amministratori comunali di esser stati così ribaldi e sfrontati, di aver prodotto una delibera per la ristrutturazione di una zona indicandola come “zona latitanti”. La notizia ha fatto il giro del mondo… ma era assolutamente falsa, priva di qualsiasi fondamento. Poi sono arrivati gli scioglimenti del consiglio comunale, la sospensione della democrazia. Quindi la criminalizzazione del paese. Oggi, dopo i consigli comunali, qualcuno si sognerebbe di sciogliere le parrocchie e di poter accusare di “concorso esterno” i parroci che si rifiutano di cantare nel “loro” coro. Il risultato? Sono riusciti nell’ardua impresa di unire il Paese in un sentimento di diffusa ostilità verso lo “Stato”! La ‘ndrangheta ringrazia. Eppure i responsabili non perdono la loro presuntuosa sicumera e la loro aitante baldanza piuttosto che riflettere sulle macerie causate dalle loro azioni. Dinanzi a tutto ciò è quasi da disperati rivolgersi alla “Sinistra” ormai espressione di un legalitarismo che non produce giustizia. Ammetto la mia appartenenza a una vecchia scuola e la mia adesione a un antico Pensiero, che i più ritengono superato: per me rimane assurdo far morire in carcere e negare i funerali a un uomo condannato a tre anni di carcere, e accodarsi ai privilegi (in vita e in morte) di tanti banchieri che succhiano il sangue alla gente, di una casta politico-burocratica che ne è complice, di generali e magistrati pidduisti che nell’ombra hanno tramato contro la nostra liberà. Resta Papa Francesco che nei giorni scorsi è stato così rivoluzionario da dire: “La Legge... non è stata fatta per farci schiavi, ma per farci liberi. Dietro la rigidità c’è un’altra cosa, sempre!”. L’ipocrisia!

L'anima senza stampella di Giuseppe Barbaro il 6 novembre marcerà con noi Barbaro Giuseppe, 54 anni. Era di Platì. Sarebbe dovuto uscire tra un anno circa. Era stato condannato alla pena di cinque anni di carcere per associazione mafiosa. Un reato ostativo, il più frequente, purtroppo, dalle nostre parti. Un reato che non consente misure alternative alla detenzione stessa in vista della rientro, di lì a poco, nella società “civile”. Peppe “'u Cinna” è uscito prima. È uscito da morto! Lo hanno trovato qualche sera fa in cella. Per accertarne le cause del decesso è stata anche disposta l'autopsia. Un esame che dirà se sia morto o meno per cause naturali, per dissipare ogni dubbio sulla morte naturale. Ma per lui la verità sta nel capire, piuttosto, se fosse stato adeguatamente curato e se la sua morte poteva essere evitata con particolare accortezze. Aveva serie patologie. Più volte mi scriveva e sempre, come quando andavo a trovarlo, mi confessava che aveva paura di non poter vedere i suoi 4 figli, sua moglie, i suoi genitori anziani, i suoi familiari. Lamentava di essere scarsamente seguito. In una delle sue numerose lettere, nel suo italiano claudicante, come la stampella a cui si appoggiava, così scriveva "...oggi sto male e credo che continuando così da un momento all'altro posso Morire e non accetto questo fatto... qua non funziona proprio niente fanno Morire le persone....". Purtroppo ha avuto ragione. Più volte avevo sollecitato le diverse carceri e il DAP sulla necessità che venisse seguito e curato. Palmi, Melfi, Rossano, Catanzaro e infine Vibo. La risposta costante era che le cure fossero adeguate. Aveva anche subito dei ricoveri temporanei in ospedale, dal carcere stesso. Da ultimo, avevo presentato un'istanza, all'inizio della primavera scorsa, chiedendo il differimento della pena nella forma della detenzione domiciliare. L'unico strumento possibile per chi sta scontando una pena ostativa. Ma alla fine di luglio 2016, la speranza di vederlo tornare a casa, per essere seguito come rivendicava, si è infranta dinanzi a un “P.Q.M. Rigetta le istanze". Una decisione adottata dopo che la relazione sanitaria penitenziaria, accompagnata da esami effettuati, ne aveva certificato la piena efficacia delle cure all'interno del carcere. Lo avevo visto per l'ultima volta a Vibo, il 6 agosto di quest'anno, durante la visita con Rita Bernardini. Stipato assieme agli altri detenuti, ai passeggi. Da dietro le sbarre, gli altri arrabbiati per le loro condizioni detentive, lui, con il volto dimesso, sorridendo non appena mi aveva riconosciuto, anche in quella occasione mi ribadiva che non sarebbe uscito vivo da lì. E così è stato!

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A fine settembre era stato tradotto a Torino per partecipare a un processo e lì aveva trovato, a suo dire, adeguate cure. Al figlio maggiore, al telefono, comunicava la sua paura per il lungo viaggio per tornare in Calabria. Non se la sentiva di affrontarlo. Sapeva che se lo avessero riportato giù avrebbe potuto non sopravvivere. Così è stato. Dopo nemmeno 48 ore dall'arrivo lo hanno trovato stecchito. Adesso, per lo Stato italiano, sarà un numero da statistiche, alla voce, "morti in carcere". Per me, era un uomo che avrebbe meritato di andare a casa per essere curato e seguito anche dall'affetto dei suoi cari. Un uomo che ha avuto la sventura di essere nato a Platì, comune infetto di una regione, la Calabria, considerata carne da macello e laboratorio di manipolazione socio-genetica. Al momento della riconsegna della salma, ai poveri familiari viene comunicata un'ordinanza del Questore con cui, per ragioni di ordine pubblico, vengono imposti funerali privati e da celebrare in cimitero piuttosto che in Chiesa. Insomma, un detenuto non può rivendicare la cura del proprio corpo in vita e nemmeno le modalità della cura della propria anima post mortem. Ma il parroco di Platì non si è dato per vinto, presentando un ricorso gerarchico avverso l'imposizione e la scelta del luogo alla stessa Chiesa della celebrazione del rito religioso. Insomma, un'inversione di ingerenza tra Stato e Chiesa. Una Chiesa che si vede inibire, nel caso specifico, l'edificio destinato al culto. Ci voleva un prete del Nord per dimostrare, nel rispetto dell'ordinanza emessa, che ci si può battere per difendere il diritto sacrosanto della Chiesa e di una comunità a celebrare le funzioni religiose nei luoghi a ciò preposti. Ci voleva un missionario proveniente dalla Colombia per ribadire che tanto più il vangelo dalle nostre parti non può rimanere insensibile alla violenza del delitto quanto più non rimanere inerte rispetto a quello che una comunità percepisce come “coazione del potere”. Ed è proprio una Chiesa missionaria che parte dalla strada e rimane sulla strada, che può aiutare, assieme agli altri attori sociali, politici e istituzionali, questa nostra sventurata terra a uscire dal degrado. In grado di lottare per i tanti calabresi, schiacciati nella povertà economica, sociale, culturale e morale, sotto il gioco altalenante di una criminalità pervasiva e di uno Stato percepito, poco importa se a torto o a ragione, autoritario. Reale chiarezza su quanto accaduto a Giuseppe Barbaro perché uno Stato che non riesce a garantire la salute dell'individuo, specie quello custodito nelle patrie galere, risulta fortemente delegittimato nell'azione di tutela della salute e dell'ordine pubblico. Sono sicuro che alla VI Marcia del 6 novembre, organizzata dal Partito Radicale Nonviolento nel nome di Marco Pannella e di Papa Francesco, la sua anima, senza stampella, sarà con noi. Con noi che dobbiamo lottare insistentemente, perché l'umanità nelle carceri passa anche attraverso la tutela e la salvaguardia del diritto fondamentale alla salute. Gianpaolo Catanzariti

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Inizia questa sera l’Ottobrata Sidernese! Mancano solo ormai poche ore alla 2ª Edizione de “L’OTTOBRATA SIDERNESE”, che si terrà questa sera e domani presso il Borgo Antico di Siderno Superiore. La Manifestazione, che anche quest’anno si pone il fine di valorizzare il Borgo Antico e promuovere il turismo fuori stagione, sarà arricchita, in entrambe le sue serate, da convegni culturali, degustazioni, animazioni, manifestazioni folcloristiche e ottima musica! Si comincia questa sera alle 17:30 con la presentazione del romanzo-inchiesta Dal Vangelo secondo la ‘Ndrangheta e il dialogo con l’autore Vincenzo De Angelis. Alle 19:30, invece, si svolgerà il convegno dal tema Qualità dei prodotti tipici: tra Agricoltura e Turismo in cui, dopo i saluti istituzionali del consigliere comunale Giuseppe Figliomeni e del sindaco Pietro Fuda, relazioneranno il docente Nicola Cicero e la nutrizionista Cristina De Luca e concluderà Domenico Mallamaci in qualità di Presidente di Impresa Calabria. Domani, inve-

Una nuova coordinatrice per Idea Calabria “Ho accolto con grande senso di responsabilità la notizia della mia nomina a coordinatrice giovani di Idea Calabria per l'Area della Piana bassa.”– scrive in una nota Maria Fedele. Credendo nella politica e nell’antica convinzione che sia un servizio e non un privilegio, Maria afferma di essere pronta a mettere tutte le sue doti a servizio della comunità e a sacrificare il proprio tempo pur di raggiungere i comuni obiettivi del proprio territorio. Non possiamo che augurarle buon lavoro e credere nelle sue evidenti capacità!

ce, alle ore 18:00 avrà luogo il convegno Un Futuro senza Barriere: Approfondimento sull’abbattimento delle Barriere Architettoniche. Ai saluti di Giuseppe Belcastro, Presidente Kiwanis Club Magna Grecia e di Pietro Fuda, seguiranno le ralzioni del responsabile urbanistica di Siderno Nicola Tucci e dell’assessore all’Urbanistica regionale Franco Rossi. Le conclusioni saranno affidate a Giuseppe Luciano. Interverranno i Rappresentanti delle Associazioni Camminiamo Uniti e Amici di Nicola. Oltre ai convegni vi attendono le degustazioni e i prodotti tipici del borgo, acquistabili con il Siderone la moneta coniata per l’occasione che potrà essere cambiata presso il catojo centrale. Alle 22:00 di domani, per il gran finale della festa, i #QuartAumentata in concerto! Accorrete numerosi!

Federica Roccisano insegnante per un giorno

Ardore avrà il suo sottopasso ferroviario lungomare - SS106 DOMENICA 30 OTTOBRE

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Ad Ardore, finalmente, il progetto per la realizzazione di un sottopasso ferroviario tra il lungomare e la Statale 106 viene riportato alla luce e diventa realtà, risolvendo in tal modo, e in maniera definitiva, le ataviche difficoltà dell’accesso in una zona nevralgica per lo sviluppo del Paese. Dopo anni di accantonamento dovuto alle pastoie burocratiche, ha annunciato l’assessore alla viabilità Giovanni Teotino, è stato finalmente approvato il nuovo progetto esecutivo, rimodulando il precedente quadro economico risalente al 2005 e pertanto non più adeguato ai tempi.

Ha partecipato con grande trasporto, l’Assessore Regionale alle Politiche Giovanili Federica Roccisano, all’iniziativa Libriamoci, svoltasi questa settimana a Marina di Gioiosa. Calandosi nei panni dell’insegnante per un giorno, Federica ha creato una bella atmosfera conviviale con i bambini delle scuole elementari che, riunitisi in uno splendido circolo attorno a lei, l’hanno ascoltata leggere e promuovere la lettura con grande attenzione. Speriamo che di questa bella iniziativa di sensibilizzazione alla lettura possa restare qualcosa ai bambini e che l’attività dell’assessore contribuisca a far comprendere alle future generazioni l’importanza della lettura.

Presentazione “Scuola dicinematografia”

Lo scuolabus della solidarietà Nello spirito di collaborazione che anima l'Unione dei Comuni della Valle del Torbido, lunedì mattina il comune di Mammola ha consegnato in via provvisoria uno scuolabus al comune di Grotteria, in attesa che arrivi il nuovo scuolabus comunale. Ai ringraziamenti del sindaco Leoncini all'Amministrazione Comunale di Mammola e al sindaco Stefano Raschella, si uniscono quelli della redazione di Riviera, che non può non plaudire a una dimostrazione di “altruismo amministrativo” di cui si sente troppo spesso il bisogno nella nostra Locride.

La stampa locale è invitata domenica 30 ottobre, alle ore 11:00 al Cinema di Siderno La Bird Production presenterà il programma di quella che sarà la prima Scuola di Cinematografia della Locride e verrà proiettato un breve filmato che mostrerà uno dei lavori realizzati dalla Bird Production Nel corso della conferenza stampa oltre al programma e alle finalità artistiche della scuola, verranno affrontate anche quelle che saranno le tematiche sociali che la Scuola di Cinematografia si è prefissata di trattare. Alla presentazione saranno presenti, oltre ai promotori dell’iniziativa Alberto Gatto (regista), Lele Nucera (attore), Vincenzo Muià (attore) e ai partecipanti al corso, anche l'assessore alla cultura e alla pubblica istruzione di Siderno, Ercole Macrì INGRESSO APERTO AL PUBBLICO



Società

Durante la manifestazione antiviolenza promossa per dimostrare l’indignazione nei confronti delle violenze di Melito Porto Salvo, la presidente della Camera Laura Boldrini ha pronunciato tre sacrosanti No alla violenza, alla‘ndrangheta e all’indifferenza. Si è dimenticata, tuttavia, di dire No anche al poliziotto che avrebbe raccomandato al fratello stupratore di negare tutto e al preside che, in un’intervista, ha trattato la vittima come un oggetto...

Quel NOalla‘ndrangheta che nasconde le colpe dello Stato JACOPO GIUCA Durante la manifestazione antiviolenza svoltasi a Reggio Calabria lo scorso 21 ottobre, la Presidente della Camera Laura Boldrini, sottolineando la vicinanza delle istituzioni alla 13enne di Melito Portosalvo vittima di quei vomitevoli abusi dai quali è nata l’esigenza di manifestare, ha sottolineato la volontà del corteo di urlare “tre volte NO: alla violenza, alla ‘ndrangheta, all’indifferenza”. Noi, oggi, vorremmo urlare un quarto no: quello a (una parte del) lo Stato. Le parole sacrosante di Laura Boldrini evidenziano alcuni degli innumerevoli mali della nostra terra e, benché non sia da dimenticare (e anzi da sottolineare) che uno dei giovanissimi coinvolti nella violenza alla 13enne sarebbe membro di una famiglia di ‘ndrangheta, citare solo quei tre no, lasciando da parte tutte le sfaccettature che questa orribile faccenda ha preso dal giorno in cui è emersa, significa in qualche modo negare almeno parte dell’evidenza. Il figlio del boss che stupra la tredicenne e l’omertà dell’intero paese (con qualcuno che avrebbe pronunciato persino l’ingiustificabile frase “Se l’è andata a cercare”) sono gli aspetti più eclatanti di una storia terribile, che non è fatta, tuttavia, solo di quei cliché in grado di rendere il fatto di cronaca degno della prima pagina per intere settimane. Ciò che Laura Boldrini dimentica, nell’elencare i suoi no, è che, a braccetto con il figlio del boss, a stuprare la 13enne, ci sarebbe andato nientemeno che il fratello di un poliziotto, un rappresentante dello Stato, che non avrebbe esitato a intimare al familiare di negare anche l’evidenza durante gli interrogatori onde evitargli di incorrere nella giusta pena che meriterebbe. Un tutore delle forze dell’ordine, che anziché convincere il fratello a costituirsi gli raccomanderebbe di fare lo spergiuro dinanzi e alle prove che sarebbe stato compagno di merende di un agente del caos, a noi, sembra un paradosso non da poco. Come se ciò non bastasse altrettanto sconcertanti, poi, sono poi le parole pronunciate dinanzi ai colleghi della Rai dal dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo De Amicis frequentato dalla giovane che, al TG Regionale, ha commentato la vicenda come segue: «Dove sono i genitori? La scuola viene dopo, i genitori dove sono? Padre e mamma ce li ha, nonni e bisnonni ce li ha

questa ragazzina, no? E allora cosa c’entra la scuola? La scuola viene dopo! Prima ci sono i genitori, fratelli e sorelle o chiunque abbia, perché io non lo so chi è questa qua. Poi viene la scuola. Parlate con i genitori, prima, dopo si guarda alla scuola o alla comunità, che si fa i fatti propri e si guarda la propria famiglia. Ed è meglio così!» Un intervento, questo, indubbiamente dettato dal nervosismo generato dalle illazioni di qualche untore così intento a gettare benzina sul fuoco da puntare il dito anche contro una scuola che, in quanto istituzione, in questo caso è fuor di ogni dubbio non colpevole, ma che risultano tanto più gravi quanto più vengono calate nel contesto di cui stiamo parlando e attribuite a chi le ha pronunciate. Si sarebbe espresso in questo modo, infatti, non un contadino analfabeta che avrebbe comunque pronunciato parole difficilmente difendibili, ma un dirigente scolastico laureato in lettere classiche e docente per anni, che dovrebbe fare della salvaguardia e dell’educazione dei giovani la propria ragione di vita. Anche concedendo al preside l’attenuante di essersi insediato a settembre e che dunque non conosca di persona la vittima di queste violenze, non è accettabile che le si rivolga con un invettivo “questa qua” né che, lui che dovrebbe essere delegato alla formazione della prossima classe dirigente calabrese, sottolinei che la comunità debba farsi i fatti propri e, anzi, che sarebbe meglio si preoccupasse della propria famiglia, lasciando così presupporre alla televisione nazionale che l’intero paese abbia qualcosa da nascondere. Insomma no alla violenza, un enorme no alla ‘ndrangheta e no all’indifferenza, certo, ma no anche a uno Stato che ritiene accettabile che un poliziotto che avrebbe convinto il fratello a infrangere la legge (per la seconda volta!) continui a svolgere le proprie mansioni e no a un insegnante e dirigente scolastico che, anche se irritato, guarda con glaciale distacco a una sua alunna che ha vissuto un’esperienza terribile, senza dimostrare, almeno ai giornali e alla nazione che lo guarda dal LCD (o, per chi ancora ne ha uno, dal tubo catodico) quel senso di pietas che i suoi lunghi anni di studi dovrebbero avergli reso familiare. Ricordiamo la vicenda di Melito per ciò che è stato, un atto di schifosa barbarie perpetrato da un gruppo di uomini comuni e non da comuni criminali. Altrimenti, il normale distacco che proveremo nei confronti di questa vicenda farà sì che accadano nuovamente fatti simili. Tanto è stata e sarà colpa della ‘ndrangheta e contro la ‘ndrangheta non si prendono provvedimenti…


REDAZIONALE

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Centro Polivalente Siderno “Un successo annunciato” ’ gia trascorso un mese e dieci giorni, da quando il Centro Polivalente di piazza Risorgimento a Siderno ha aperto i battenti, data l’efficacia del sistema Elektromeridian i clienti si sono moltiplicati a vista d’occhio, grazie alla migliore pubblicità, “ IL PASSAPAROLA”. Decine di persone sarebbero pronte a testimoniare la validità dei vari sistemi di cura che hanno brillantemente risolto i loro problemi, ne citiamo alcuni: Il sig. V.V. di Mammola 67 anni fumatore da 55 anni con una media di 3 pacchetti al giorno, da ormai 25 giorni non fuma più, con sole due sedute di circa 20 minuti cad. La Signora L.P. di Rimini in vacanza a Siderno, 40 anni da fumatrice di 30 sigarette al giorno ha smesso definitivamente in un’unica seduta. M.T. di Gioiosa Ionica fumatrice da 45 anni, ha smesso con una sola seduta, L.G. di Caulonia 40 sigarette al giorno da 50 anni, ha smesso con una seduta, F.C. di Monasterace 45 sigarette al giorno da 30 anni, è bastata una sola seduta, e come loro altre 25 persone hanno ottenuto lo stesso successo. Per quanto riguarda invece il metodo per perdere peso, 6 persone hanno perso da 5 a 7 chilogrammi con sole 4 sedute ed in 15 giorni, senza diete e senza farmaci, così come descrivono le varie pubblicità televisive e radiofoniche. Il sistema Elektromeridian è stato inventato 26 anni fa dal Dr.Enzo Lamberto, ed è ormai diffuso in tutto il mondo con oltre 250 centri operativi che lo utilizzano. Ma andiamo ora a chiedere direttamente al Dr.Enzo Lamberto di spiegarci come funziona il metodo Elektromeridian: Come avviene il trattamento per smettere di fumare ? L’ operatore ti farà accomodare su una poltrona o un lettino, e con uno strumento elettronico, andrà a stimolare nel tuo orecchio una serie di punti che corrispondono direttamente agli organi interessati dalla dipendenza tabagica. Non senterai alcun dolore, solo una specie di piccolo formicolio nel punto in cui avviene la stimolazione. Ti potrà capitare durante il trattamento che

E

dura circa 20 minuti, di percepire in bocca uno strano sapore metallico, sentirai la tua pressione sanguigna accelerare il flusso. Questo grazie ad un immediato rilascio endorfinico, che il tuo stesso organismo innesca grazie all’apparecchiatura elettronica. Le endorfine sono definite la nostra farmacia interna, e noi con esse andremo a lavorare, per apportare maggior ossigeno nel sangue. Ti sentirai subito meglio durante e dopo il trattamento e

la cosa stupefacente è che non sentirai da subito il desiderio di fumare !! naturalmente non dimenticherai immediatamente che fino a 20 minuti prima eri un fumatore, per questo ci vorranno un po’ di giorni, ma noi ti aiuteremo anche ad accelerare i tempi dei tuoi ricordi, questo perché come dicevamo prima non sentirai più il bisogno fisico di fumare. Ti rilasciamo inoltre una garanzia valevole 6 mesi, se entro questo periodo tu dovessi per qual-

siasi motivo ricadere nel vizio, potrai gratuitamente sottoporti di nuovo al trattamento fino a 5 volte compresa la prima gratuitamente. Se dopo aver effettuato i 5 trattamenti non avrai smesso di fumare, ( cosa molto improbabile) ti rimborseremo il 60% della somma che hai versato. E come avviene il trattamento per dimagrire? Utilizziamo gli stessi principi del trattamento antismoking, la differenza è che se per smettere di fumare è sufficiente nella maggior parte dei casi una sola seduta, per dimagrire sono stabilite da un minimo di 10 fino ad un massimo di 20 sedute. Dalla prima alla terza seduta il paziente potrebbe aumentare di circa 2 o 3 chilogrammi invece che dimagrire, ma questo è il giusto effetto del trattamento che si verifica nel 70% dei casi, quindi niente paura, è normale, la fame però diminuirà da subito dopo la prima seduta. Dalla quarta seduta in avanti inizieremo a vedere l’ago della nostra bilancia iniziare a scendere gradualmente con una media di anche 500 grammi al giorno per le prime 10 sedute, e nell’arco di 20/25 giorni possiamo già vedere il nostro corpo modificarsi, perché alcuni soggetti in 20 giorni riescono a perdere 8/10 chilogrammi. La cosa stupefacente è che tutto ciò avviene senza particolari diete, e soprattutto senza nessun ausilio farmacologico, e i chili persi non si recupereranno più. Dr.Lamberto presso il suo centro si effettuano anche altri trattamenti oltre a quelli descritti? Si, è da poco arrivata una nuova apparecchiatura che lavora attraverso gli ultrasuoni, con questo favoloso strumento si possono trattare decine e decine di patologie diverse, partendo da disturbi dolorifici vari, emicranie, cefalee, disturbi reumatici, artrosici, disturbi mestruali fino al trattamento per l’ Acne, caduta dei capelli, esfogliamento della pelle con effetto rinnovante, ecc. Da ricordare inoltre il trattamento efficacissimo contro l’Insonnia, l’Ansia, la Depressione, lo Stress. Gli interessati devono sapere che la prima visita ( consulto) è sempre completamente gratuita, per tutti i servizi che offriamo.

Per informazioni e aPPuntamenti ci trovate a Siderno in Piazza riSorgimento angolo via matteotti 64. tel. 0964-401508


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La vicenda Sprar scoppiata nelle ultime settimane a Ciquefrondi a seguito dell’infelice affissione di un manifesto “razzista” da parte della sezione locale del PD, mette in evidenza una patologia della quale la politica italiana soffre ormai da troppo tempo: la disinformazione.

Michele Galimi

PD razzista? No, solo disinformato

La sezione del PD di Cinquefrondi ritiene inaccettabile che “questi soggetti” vengano inseriti nella società e che sia meglio “preoccuparsi del futuro della cittadina” piuttosto che avere “l’assillo di nuovi POSTI AL SOLE”.

Eletto sindaco il 1° giugno 2015, Michele Conia, in questo anno e cinque mesi di gestione del comune di Cinquefrondi, si è contraddistinto per la tenacia che gli ha permesso di affrontare diverse delicate questioni presentatesi nella gestione della cosa pubblica e per il “muso duro” con il quale non ha esitato fronteggiare detrattori e colleghi che non la vedevano come lui. Primo fra tutti è da sottolineare il rapporto di amore-odio che intercorre tra lui e Michele Tripodi, sindaco di Polistena, di cui Cinquefrondi, lo ricordiamo, è parte integrante nella costituzione della conurbazione omonima; ma c’è anche da mettere in evidenza, com’è facile immaginare, il cattivo sangue che intercorre tra il primo cittadino e il suo diretto avversario politico, Michele Galimi, che pare non abbia gestito al meglio le emozioni scaturite dalla débâcle piddina durante l’ultima tornata elettorale. Proprio Michele Galimi, in qualità di principale esponente del Partito Democratico cittadino, in queste ultime settimane si è reso protagonista di un evento increscioso che, secondo le opposizioni, ha rivelato quale sia la vera natura del PD mentre, per altri, è stato il semplice frutto dell’avventatezza di un’opposizione che si ostina a non analizzare lucidamente quanto sta portando a termine il primo cittadino. Casus belli è stata la decisione di Conia di lanciare sul territorio comunale il progetto Sprar, che tanto successo ha avuto, dalle nostre parti, a Gioiosa Jonica, al fine di razionalizzare la presenza di cittadini stranieri a Cinquefrondi e garantire loro, al contempo, piena integrazione nella comunità. Prendendo a pretesto la decisione, a suo parere arbitraria, di occupare alcuni locali della parrocchia cittadina e della biblioteca comunale senza, peraltro, passare dalla usuale consultazione dei capigruppo, Galimi non ha esitato a condurre un attacco frontale all’Amministrazione Conia senza “passare dal via”, ovvero affrontando la questione nell’intimità della Sala del Consiglio Comunale. Sperando di esporre il primo cittadino alla pubblica gogna, il PD è infatti ricorso a un manifesto (secondo i più di eco inquietantemente fascista) nel quale si denunciava il fatto e ci si abbandonava ad appellativi poco lusinghieri e a espressioni di salviniana memoria. La sezione del PD di Cinquefrondi, infatti, con i suoi strilloni, dimostrava di ritenere inaccettabile che “questi soggetti” venissero inseriti nella società e che fosse meglio “preoccuparsi del futuro e della crescita della nostra cittadina” piuttosto che avere “l’assillo di nuovi ed eventuali… POSTI AL SOLE”. L’immediata eco generata dal manifesto politico si è rivelata un boomerang micidiale per Galimi e compagnia, sui quali si è riversata tutta la bile di chi il progetto Sprar lo difende a costo della vita (il collega Giovanni Maiolo in testa), di alcuni ambien-

ti ecclesiastici e, persino, dei vertici regionali del PD che, capitanati da Sebi Romeo, hanno sottolineato l’arbitrarietà di certe affermazioni. A Salvini che, venuto a conoscenza della vicenda, avrebbe detto “Il PD di Cinquefrondi è più razzista di noi”, tuttavia, voglio controbattere affermando, invece, che il “Il PD di Cinquefrondi si è rivelato meno informato della Lega”, una variazione sul tema che, sia chiaro, non rende meno grave quanto è accaduto all’ombra del Comune. La malattia di cui soffre la politica nazionale, infatti, è, nella maggior parte dei casi, la disinformazione in merito ad argomenti sui quali si ritiene invece di avere l’inalienabile diritto di poter dire la propria. Leggendo il manifesto della sezione cinquefrondese del PD, in effetti, non ho avuto la sensazione che Galimi e i suoi siano dei Giano bifronte che nascondono la camicia nera sotto il tricolore del partito, bensì che, ritenendo forse di essere sulla frivola pagina di una Social Network piuttosto che dinanzi al Comune e ai propri concittadini, abbiano espresso frettolosamente un “pensiero di pancia” che non rispecchia la loro integrità

A Salvini che, venuto a conoscenza della vicenda, avrebbe detto “Il PD di Cinquefrondi è più razzista di noi”, voglio controbattere affermando che il “Il PD di Cinquefrondi si è rivelato meno informatodella Lega”. morale e politica. E questo lo desumo non solo dal fatto che, come si è scoperto in seguito, accordi con la parrocchia (e per mettere una lavatrice in biblioteca senza per questo privare del servizio la cittadinanza) erano già stati presi con tutti i crismi del caso, ma soprattutto perché la frase relativa ai “posti al sole” dimostra come Galimi e i suoi abbiano confuso il progetto Sprar con il progetto Cas, che tanto ha fatto discutere in occasione di Mafia Capitale e che prevede, quello sì, l’inserimento coatto di stranieri in centri di accoglienza cittadini senza premurarsi di renderli progressivamente una risorsa per il comune. Insomma, anche il PD non si è rivelato esente dalla fretta nel giudizio che gli ambienti di sinistra sono soliti attribuire ai proclami della destra e, nella comprensione del testo (sempre che l’abbiano letto) anche loro sono sicuramente da rimandare, assieme ai colleghi della Lega (e agli abitanti “diversamente accoglienti” di Gorino), a settembre… Jacopo Giuca



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Inaugurato l’anno sociale del Lions Club di Locri I.C. PASCOLI-ALVARO SIDERNO“ CENTRO AUTORIZZATO D’ESAMI CAMBRIDGE ENGLISH” Giorno 26 Ottobre, presso la Scuola Secondaria di I grado “C. Alvaro” di Siderno, si è svolta la cerimonia di consegna della prestigiosa Certificazione Cambridge conseguita dagli allievi. Alla manifestazione ha preso parte Simon Patrick Brown, rappresentante del “Cambridge English Language Assessment”. Simon ha lodato gli alunni dell’Istituto, diretto dalla dott.ssa Rosita Fiorenza, per l’impegno profuso, il progresso dimostrato nell’apprendimento della lingua inglese ed il conseguimento di un titolo spendibile e qualificante per il loro futuro sia scolastico che lavorativo. Ha voluto precisare che gli esami Cambridge sono riconosciuti a livello internazionale e pertanto sarebbe auspicabile continuare a promuovere l’acquisizione dell’ inglese ritenuto ormai indispensabile. Un elogio è stato rivolto alle insegnati della Scuola Primaria e alle professoresse della Scuola Secondaria di I grado dell’Istituto che hanno organizzato i corsi di formazione e hanno supportato gli alunni lungo tutto il percorso di studi facendo raggiungere loro ottimi risultati. Un grazie di cuore va a tutti i genitori che hanno riconosciuto sin dall’inizio l’importanza delle attività proposte dalla Scuola, consentendo ai loro figli di sostenere gli esami.

Il Lions Club di Locri ha dato l'avvio alla sua annata sociale con una suggestiva cerimonia che si è tenuta nella sala dell' Hotel President, presente il primo vice governatore del Distretto 108 ya, Francesco Capobianco e numerosi officer distrettuali dell'importante associazione internazionale. Tra le autorità civili presenti il sindaco di Siderno, Pietro Fuda, il sindaco di Locri Giovanni Calabrese, il sindaco di Monasterace Cesare De leo e il sindaco di Scido Giuseppe Zampogna. I lavori coordinati dal giornalista Aristide Bava, sono iniziati con la cerimonia di ammissione di due nuovi soci lions, Pasquale Giovinazzo e Sandra Galea, e di una nuova socia Leo, Martina Calcagni. Poi gli interventi del Presidente Lions Pino Macri', del presidente Leo, Mario Pasqualino, della presidente di Zona Silvana Porcella Fonti e della presidente di circoscrizione Caterina De Stefano. Il presidente del Lions Club di locri ha illustrato il programma che farà da cornice nell'anno sociale 2016/2017 all'attività dell'associazione, un programma fortemente incentrato sulle problematiche del territorio e che già l' 11 novembre partirà con una manifestazione che si terrà presso il Museo Archeologico nazionale di Locri in collaborazione con la Struttura di Diabetologia Pediatrica dell' Ospedale e il Polo Museale: uno screening sul Diabete infantile in occasione della settimana Mondiale dedicata al Diabete giovanile, cui seguirà a cura del dott. Pippo Ventra specifico screening mediante l’esecuzione di prelievi nelle scuole. Sempre a novembre, il 12, è prevista una conferenza a Gerace con Dr. Filippo Fimognari , Presidente Nazionale della Società di Geriatria Ospedale e Territorio (Sigot) e primario di Geriatria presso l'Ospedale Annunziata di Cosenza) sul tema " L’Ospedalizzazione nell’anziano". Il 26 novembre poi, a Gioiosa Jonica, avrà luogo a cura del club un incontro sulla "Riscoperta, valorizzazione, diffusione di antiche tradizioni ed antichi mestieri". Il programma si svilupperà quindi con altre interessanti iniziative, già stabilite ed anticipate dal presidente Pino Macri' nei mesi di dicem-

Ho incontrato un amico del Pianeta Marte L’ ANGOLO DI PARRELLO

"Caro Franco, come stai? Ho letto che verrete a trovarci nel 2035 per cui ho pensato, intanto, di venirvi a trovare io ed eccomi da te" - " Hai fatto bene, mi fa molto piacere incontrarti. Dimmi un po’, da voi, lassù, come vai in politica? " - " Come in Italia, Franco, abbiamo i due rami del Parlamento, un Presidente del Consiglio e vari organi regionali. Anche noi assistiamo spesso a scandali che, come accade qui sulla Terra, dopo qualche settimana restano cronaca sportiva. Ti chiedo una cortesia Franco : fammi sapere quando verrete tutti, così farò costruire tante scuole ed insegnerete ai nostri figli ad essere come siete voi, cioè sempre felici e contenti dicendo : " Chiust' è o paese d'o sole". Franco Parrello

bre e gennaio. Tra le altre cose è previsto anche un importante service sulla legalità sul tema "Giustizia e Legalità in Ricordo di Vincenzo Grasso" organizzato in collaborazione con l'associazione Libera. E poi varie iniziative a carattere sociale e ambientale alcune delle quali in stretta collaborazione con il Leo Club. Gli interventi lionistici sono stati chiusi dal primo vicegovernatore Franco Panebianco che ha rinnovato il suo compiacimento per il programma "ricco e vario di attività annunciato" convinto che il Lions Club di locri - ha detto rimane uno dei antichi e prestigiosi dell'intero Multidistretto Italy conigugando perfettamente la forza della tradizione e la passione dell'impegno". Dopo le formalità lionistiche e la lettura del programma del presidente Macri' sono intervenuti anche il sindaco Pietro Fuda e il sindaco Giovanni Calabrese che hanno espresso il loro apprezzamento per le iniziative messe in campo dal Lions Club dichiarando la loro immediata disponibilità ad una proficua collaborazione con l' Associazione nella consapevolezza della proficua attività che si potrà svolgere in direzione della soluzione dei problemi del territorio.

LA POESIA

‘u primu jornu i scola DI SAVERIO MACRÌ (Bovalino) Je’ mi ricordu ‘u primu jornu ‘i scola, quand’ ‘a maestra Giuseppa mi dicia, ca ndavia ‘a testa dura com’ ’a sola, e mancu ‘i tegnu ‘a pinna mi fidià . Mi presentava tardu ogni matina, mangiandu pani, ogghju e pumadoru; d’’a manu ‘i mama, e cu la panza chjna, chi non m’’u sperdu cchjù fin’a chi moru. ‘A maestra, ogni ‘n jornu, mi gridava, ca era peju ‘i ‘nu nimali ‘i corda, pacchì mancu la facci mi lavava, c’’u muccu mpisu, ed era sempi lorda. Madonna quantu lagrimi jettai! cercava sempi ‘a mammiceglia mia, chi ciangedu la facci mi lavai, ca nenti, propia nenti capiscia. Quantu voti mi fici ndinocchjari sup’a tri coccia ‘i ciciri mpurnatu, ca mancu l’asti mi volia mparari peju di ‘nu sumeri scapizatu.

ERRATA CORRIGE:

«O figghju figghju non ti ncarricari, mama, ciangendu, sempi mi dicià pensa, quandu ti voli nterrogari, c’ ‘a maestra ti mpara pur’a ttia.

Ci scusiamo col dottor Cosentino

Camina sempi ddrittu e non sbagghjari; pisala, quandu dici ‘na parola , e si ‘nta vita voi luntanu andari , nda’ sulamenti mi va’ bonu ‘a scola»

Nell’articolo Cosentino: “Locride, non aver paura di spiccare il volo”, comparso su Riviera 41, a pagina 16, è stato compiuto un errore nel riportare le parole del magistrato intervenuto alla serata di Approfondimenti politici promossi da Fattore Comune. La frase in questione, pertanto, avrebbe dovuto recitare: “E parliamo di un professionista capace, non di un cronista sensazionalistico o di un passante ubriaco” e non “bastardo ubriaco” com’è stato erroneamente scritto. Ci scusiamo con il Dottor Cosentino e con i nostri lettori per il refuso.

O mamma, mamma, comu sunnu veri, sti paroli chi tu mi ripetivi, quand’unu non rispetta li senteri, no n’avi no mi mangia e no mi mbivi.


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Venerdì scorso, grazie all’impegno dell’associazione Polis, a Benestare si è tornati a parlare di storia e opportunità di crescita.Occasione propizia si è rivelato il convegno sul “Gesso elemento caratteristico del paese”, teatro di interventi competenti e in grado di indicare la strada da seguire per il futuro della comunità.

La Locride non cada nella rassegnazione Si è svolto a Benestare il 21/10/2016 il convegno sul gesso elemento caratteristico del paese e molto importante per storia economica e sociale, a cura dell’associazione culturale Polis, con il patrocinio del comune di Benestare e il patrocinio del Consiglio Regionale della Calabria. Il presidente dell’associazione Polis ed ex vicesindaco di Benestare, Rosario Macrì, introduce e coordina il lavori chiarendo lo scopo sociale, culturale ed economico della stessa. Assenti il presidente del Consiglio Regionale e l’euro Parlamentare Picierno che, bloccati in un’altra manifestazione a Gioiosa, non sono riusciti, visti gli impegni del giorno in tutta la provincia di Reggio, a presenziare. All’ On. Nicola Irto va, comunque, un caloroso ringraziamento per la grande attenzione che riserva all’associazione benestarese. Rosario Macrì, salutati i presenti, si è soffermato sulla struttura del teatro, che rappresenta una bella pagina di continuità amministrativa in un paese sempre diviso tra guelfi e ghibellini. Scopo del convegno, nonostante le assenze, è stato quello di far riflettere gli intervenuti su come questo paese, che ha molte risorse naturali, quali il gesso, si colloca all’interno della costituenda Città Metropolitana. Centro che fino agli anni novanta contava molte attività economiche, tutte ormai inesistenti. I relatori che si sono succeduti, prima di prendere la parola, hanno ceduto il turno al consigliere metropolitano Nino Castorina, delegato dal Sindaco Falcomatà a essere presente alla manifestazione. Persona giovane, che con passione politica ha denunciato come ancora oggi l’azione della Città Metropolitana è fievole visto che gli organi politici della provincia stentano a cedere il passo al nuovo soggetto istituzionale. Ha denunciato come questo lembo di terra da Locri a Palizzi è mal collegato con il resto della provincia. Macrì ha poi ricordato ancora ai presenti che il comune di Benestare è posizionato sulla direttrice del raddoppio della 106 che, fermatasi ad Ardore, dovrebbe vedere, quando sarà ultimata, ricadere lo svincolo d’uscita nella zona a valle del centro capoluogo di Benestare, che a sua volta si trova su un’altra grande incompiuta, l’arteria stradale Bovalino-Bagnara. Il Sindaco, dopo i saluti di rito, parla del gesso in senso antropologico e di elemento attraverso cui la comunità benestarese si è identificata per molti decenni. Franco Blefari, poeta molto noto e punto

di riferimento per la poesia a livello calabrese, autore del libro “Benestare paese di Gesso” e primo relatore, parla dei tempi passati in cui si viveva intorno a questa materia prima e si sviluppava l’identità di un paese povero ma a misura d’uomo, caratterizzato da una società solidale e laboriosa. Narra con maestria come questa materia era presente nella quotidianità di ogni cittadino e come fosse elemento di sviluppo economico e di crescita, il tutto attraverso la narrazione di come questo materiale veniva lavorato e impiegato nell’edilizia povera ma ricca di significati molteplici per tutta Benestare. Il secondo relatore, l’ingegnere Domenico Musolino, una volta presa la parola e chiarito lo scarso utilizzo che il gesso potrebbe avere oggi nella moderna economia, se non per i possibili derivati che la lavorazione ne potrebbe sortire, parla a braccio e in maniera accorata al pubblico presente, ricordando dapprima che è vero che il gesso è stato il materiale per eccellenza dell’economia benestarese ma che oggi non ha grandi sbocchi economici-produttivi nell’economia ormai globale, dove anche un comune come il nostro, di modeste dimensioni, ormai è inserito. Un intervento, il suo, molto incisivo verso il pubblico, che lo invita a uscire dall’anonimato e a denunciare chiunque non ha rispetto per la cosa pubblica. Invita tutti a non cedere il passo alla rassegnazione che tanto in Calabria non cambia mai niente, anzi, bisogna lottare con forza affinché ognuno denunci a chi di dovere le storture della nostra terra e l’inadeguatezza di una classe politica, da chiunque rappresentata, a interpretare i bisogni dei nostri tempi e a dare risposte ai numerosi problemi che attanagliano la Locride ormai da tanto tempo. Per quanto riguarda il gesso spiega di come le cave, che non vengono più utilizzate, dovrebbero essere riqualificate e restituite all’agricoltura. Il suo è un intervento che va dritto al tema della serata, asserendo che per una possibile iniziativa economica in questo settore di trasformazione del gesso da noi ormai non ci sarebbe un grande sviluppo. Traccia infine con grande precisione la storia della Gessicalbro che, per decenni, dedicandosi alla sua trasformazione, ha dato lavoro a molte persone. Ricordando anche come il sequestro di persona di uno dei titolari abbia costituito un grande spartiacque nell’economia benestarese. Non da ultimo, per importanza è da sottolineare la bella mostra foto-

grafica proposta, riguardante Benestare con il suo centro storico, ovviamente in gesso, dalla fine degli anni cinquanta a inizio anni ‘70, autore Franco Pascale socio della stessa, pensionato delle poste che tra i numerosi hobby si è sempre dilettato con la fotografia immortalando momenti importanti di Benestare con mezzi di fortuna. Il convegno

si è concluso con un buffet coordinato da un’altra socia dell’associazione, Maria Grazia Pascale e l’aiuto dei neo-tesserati Parisi Fabrizio, Giorgio Bruno e Bruno Varacalli che il presidente Macrì ha ringraziato personalmente per lo spirito e la dedizione che riservano all’associazione al pari degli altri due collaboratori Gianni Rocca e

Gianfranco Elia. Lo scopo del convegno è stato più che raggiunto, infatti era ed è quello di sensibilizzare gli intervenuti, l’opinione pubblica e la classe politica, a occuparsi del nostro territorio. Sollecitare la comunità benestarese a non cadere nella rassegnazione e stimolare comunque l’iniziativa pubblica-privata a incidere sul territorio locrideo, affinché trovino risoluzione problemi ben noti e mai risolti, quali, come citato prima per bocca del presidente Macrì e dall’ingegnere Musolino, le vie di comunicazione (Bovalino-Bagnara), la manutenzione delle strade che collegano Benestare alla costa Jonica e la continuazione della 106. Rispetto a queste problematiche gli interventi di Musolino e Macrì sono stati molto critici senza, come si suole dire, peli sulla lingua. Il primo, oltre a parlare di quanto anzi detto, ha citato i soprusi che hanno visto scippata la nostra zona del finanziamento per la continuazione della 106 per allocarlo altrove con la scusante che le somme non coprivano per intero la realizzazione del tratto fino ad Ardore. E qui, secondo l’associazione Polis non si può più tacere alle continue colonizzazioni che questo territorio subisce da parte di tutti senza che il popolo possa avere voce in capitolo. Colonizzazioni che attraverso la classe politica e funzionari compiacenti, secondo Musolino, affidano a società che vengono da fuori, manutenzione strade e ruoli di dirigenza, ben pagati, a chi deve sovraintendere allo sviluppo di questa zona. Inoltre, secondo Macrì, senza un’importante via di comunicazione, quale la BovalinoBagnara, progettata negli anni ’50, che attraverso la galleria dello Zilastro e il porto di Gioia Tauro che non si sa quando sarà gestito con competenza ed efficienza, non si porterà questa zona in Europa e al centro del Mediterraneo. Solo così si potrebbe dare sfogo alle vocazioni agricole e turistiche del nostro territorio. L’associazione Culturale Polis pone come prioritarie queste problematiche all’interno del suo scopo sociale e della sua mission. Concludendo e per non essere poi ripetitivi, rispetto alla varie problematiche che attanagliano tutta la zona che ricade nella vallata del Bonamico, per poi arrivare ad est fino a Locri e ad Ovest fino a Bianco, secondo Rosario Macrì e l’associazione da lui rappresentata, è giunto il momento di dire basta e di lottare insieme per un Futuro Migliore. Associazione Culturale Polis


RIVIERA

ATTUALITÀ

Dietro la vicenda referendaria si nasconde un imbroglio a doppia faccia: quella del sì e quella del no. Due volti ibridi, indefiniti, e con la coda dell’occhio rivolta verso la forca.

Referendum Costituzionale, un imbroglio trasversale Nessuna riflessione è ammessa: bisogna correre di qua o di là. Verso il fronte del sì o verso quello del no. Il non so, così come il se, il forse o il ma, è marcato di sospetto: inaffidabile e pericoloso. Due ipotesi false. Costruite entrambe sulla paura di perdere. Ma a prescindere da quelli che perderanno, niente sarà più come prima. L’Italia questa volta cambia, veramente.

ROSARIO ROCCA Obama è per il sì. E Michelle probabilmente pure, così come i socialisti europei e la BCE. Perché la stabilità dell’Italia è un fatto serio! D’Alema invece dice no, la Costituzione non c’entra. E come Rodotà e Zagrebelsky dissente nel nome della sovranità popolare. Anche Cirino Pomicino e Monti, per ragioni diverse, sono per il no; mentre Benigni vota sì. Putin sarà sicuramente per il no, Thipras e Fidel chissà. La novità assoluta di questa vicenda referendaria è l’imbroglio trasversale che ne emerge. Anzi, per dirla tutta, si tratta di un imbroglio a doppia faccia: quella del sì e quella del no. Due volti ibridi, indefiniti, e con la coda dell’occhio rivolta verso la forca. Affilata e saldamente stretta in mano. Eccoli gli uomini della peggiore Italia repubblicana. Da un lato ci sono i millantatori della carta che paventano la deriva autoritaria; dall’altro i pseudo-progressisti riformaroli: quelli dell’Italia moderna e rampante per intenderci. E poi c’è la corsa sfrenata - e anche un po’ squallida - al riposizionamento. Nessuna riflessione è ammessa: bisogna correre di qua o di là. Verso il fronte del sì o verso quello del no. Il non so, così come il se, il forse o il ma, è marcato di sospetto: inaffidabile e pericoloso. Perciò deve essere messo alla gogna, confinato, o meglio ancora abbattuto. Insomma chi non si allinea è fuori dai giochi. Per fortuna da qualche tempo la riforma costituzionale sembra non essere più esclusiva dei pochi addetti (non eletti): anche il barbiere, la pensionata, la maestra e persino il postino ne parlano. Ne parlano gli italiani, quelli del Paese reale, sofferenti e confusi dai dibattiti tra costituzionalisti che disdegnano il linguaggio del popolo e opinionisti di corte che esaltano una manovra finanziaria oggettivamente elettoralistica. Mario, il salumiere dietro l’angolo, era a favore del no fino a qualche settimana addietro. Come tanti imprecava contro “sti lestofanti maledetti che ci hanno portato alla rovina”. Ma dopo aver sentito alla televisione che aboliranno Equitalia ci sta pensando. Superamento del bicameralismo perfetto, elezione indiretta del senato, ridefinizione delle competenze dello Stato e delle autonomie locali. È difficile fare ordine ed esprimere una valutazione complessiva sulla riforma. Anche perché irrimediabilmente legata alla legge elettorale. Ma non è questo (parados-

salmente!) il punto. Il voto ormai è politico e il 4 dicembre gli italiani saranno chiamati a pronunciarsi a favore del Presidente Renzi e del governo o contro. Il dibattito si focalizza sui terrorismi delle prospettive ipotetiche: dalla dittatura economica dei poteri forti se dovessero vincere quelli del sì, al ritorno alla prima repubblica dei ricatti e della corruzione nel caso contrario. Due ipotesi false. Costruite entrambe sulla paura di perdere. Ma a prescindere da quelli che perderanno, niente sarà più come prima. L’Italia questa volta cambia, veramente. Peccato che in questo scontro politico rimangano sconfitte le ragioni del SI - e ce ne sarebbero - come quelle del NO. La riforma costituzionale potrebbe senza dubbio consegnarci un Paese più snello, moderno e competitivo. Così come rispolverare il vecchio sistema proporzionale -

la vera ragione del NO restituirebbe al popolo molta della sovranità perduta dal porcellum in poi, avvicinando la politica ai territori e ai bisogni concreti. Purtroppo il PD a guida renziana non ha saputo o voluto - con gravi responsabilità anche della minoranza interna - guidare questo processo. Non è emerso un equilibrio responsabile fra riforma costituzionale e legge elettorale. Ma è prevalso il conflitto. Con la vittoria del SI il potere dell’asse di governo si rafforzerebbe irreversibilmente. Il Presidente del Consiglio asfalterebbe in un congresso anticipato ogni residuo nostalgico del PCI-PDS-DS. E il PD, mutuato definitivamente in partito della nazione, assumerebbe una forma sempre più liquida, eterogenea e trasversale. Post-ideologica. Allargata alla destra moderata che al di là delle bandiere e di qualche leader vota SI - a Confindustria e alle corporazioni economiche più influenti. Questo è il disegno renziano. Chiaro. Un’Italia diversamente bipolare: non più il centro-sinistra e il centrodestra, ma il sì e il no. È inutile ribadi-

re che in caso di vittoria del SI, Renzi approfitterebbe del suo momento di forza e ci porterebbe immediatamente ad elezioni anticipate. Senza terzo polo, perché a guerra finita il secondo sarà Grillo e nessun’altro. Mentre tutti gli altri o si accrediteranno nel fronte del governo, o voteranno contro al ballottaggio. Ma allora perché il Movimento 5 stelle non prova a cavalcare l’opportunità dell’Italicum? La vittoria di Di Maio e compagni-camerati al secondo (inevitabile) turno sarebbe un’ipotesi tutt’altro che remota. Forse l’unica possibile. La risposta ci aiuta a spiegare lo scenario opposto, quello auspicato dal fronte del no. Il governo di scopo che ne deriverebbe - dopo la rottamazione del rottamatore - avrebbe l’obiettivo di cambiare la legge elettorale e portare gli italiani al voto nel 2018. Un sistema proporzionale, o similare, ci restituirebbe i partiti, le rappresentanze e il veto dei piccoli, e magari un nuovo pentapartito di governo. Mentre il partito dell’alternativa di governo rimarrebbe comodamente all’opposizione. Ipotesi gradita da Grillo e Travaglio che così potrebbero mantenere, consolidare e vendere il loro consenso (politico e mediatico) presentandosi come alternativa permanente e senza responsabilità di governo. Un’ambizione di cambiamento solo di facciata, come cantava Gaber la rivoluzione oggi no, domani forse, ma dopodomani sicuramente. Mentre per i moderati del centrodestra si aprirebbe qualche porta nella coalizione di governo un po’ riformista, un po’ liberale, e all’occorrenza anche un po’ liberista. Rigorosamente a guida PD. Un PD nuovamente, ma diversamente, dalemiano. Lontano e distante per coerenza ideale dai tempi del Nazareno, ma disposto pur di governare alle larghe intese. Per senso di responsabilità. E i piccoli? Dove andrebbero a parare Civati e la Meloni? Per senso di testimonianza continuerebbero a galleggiare conquistando o perdendo, di volta in volta, qualche zero-virgola. A differenza degli altri, quelli col fazzoletto verde, che rinnovando la loro propaganda xenofoba potrebbero resistere ancora per qualche mezza stagione. Ma - dicevamo - da qualche tempo ne stanno parlando anche gli italiani: quelli del Paese reale. Quelli, per intenderci, che anche quand’erano con le pezze al culo sono riusciti a salvare l’Italia. E che anche oggi mi piace pensare non vorranno rassegnarsi al conflitto, basso e patetico, tra i due fronti. Anzi, come verseggiava sempre lui, Gaber, due miserie in un corpo solo.


SETTIMANALE

L’INTERVISTA A VINCENZO CARROZZA

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DOMENICA 30OTTOBRE 17

Il mondo criminale - che ormai affascina e attrae solo chi non lo conosce bene - guarda con sospetto chi non mantiene un decoro esterno adeguato. Chi si mette in evidenza è un elemento che dà fastidio e può creare problemi alla famigghia.

La‘ndrangheta tra Cristiani e Pisciaturi MARIA GIOVANNA COGLIANDRO Ruggero è uno ‘ndranghetista a sua insaputa. A dieci giorni dalla nascita viene battezzato criminale d’onore, a Walfburg, Germania, non in Aspromonte. Cresce a ‘Ndrangheta City, una città del Sud che galleggia sulle sponde del mar Ionio, tra oleandri fioriti e discariche abusive. Una terra baciata dagli dei e dal cemento, dove i palazzi non finiti che sorgono lungo la costa sono una benedizione: permettono di vedere il che passa sul mare e il sole che luccica VINCENZO CARROZZA treno sulle onde. Ruggero ha una croce da cavaliere sulla spalla sinistra che trascinerà, con tutto il suo peso, in quel mondo criminale da cui imparerà cosa vuol dire essere un uomo di rispetto, Il 20 ottobre scorso, ma anche dopo, quando riuscirà a coronare il sogno di diventare chirurgo. Ruggero è il con l'Operazione suo protagonista del libro di Vincenzo Carrozza “A Confine 2, Famigghia”, un libro che, come ogni altro, ha in qualcosa dell’autore. Cosimo Ruga viene sè “Un grande e grosso essere criminale” che esercita? accusato di avere fascino Premetto che non ho pretese di conoscere l’esucciso il fratello Andrea, sere criminale come può conoscerlo un magiun appartenente alle forze di polizia, presunto boss strato, oppure un mafioso. È tuttavia storicamente evidi Monasterace. dente che sono esistiti pezzi da novanta che avuto un’influenza enorme nel markeIn un’intercettazione hanno ting delle mafie. Basti pensare a Lucky Luciano, Giuseppe Commisso, John Gotti, Tommaso Buscetta, e mi permetta Antonio Macrì. Criminali influenti, che alias U Mastru, riferen- anche hanno esercitato un certo fascino, anche sociadosi ad Andrea Ruga, le, inutile nasconderlo. Attrae il loro potere di il destino di uomini e cose. Attrae la diceva“sempre che va decidere loro forza di persuasione. Attrae la loro capacità creare ricchezza e di servirsene spudoratavedendo donne, che dimente. Più povere sono le realtà sociali, più telefona, che fa...” grande è il potere e il fascino delle mafie. Il criminale affascina e attrae, però, solo Chi sta troppo al cellu- mondo chi non lo conosce bene. lare, chi scherza troppo, Cosa distingue il “Cristianu” dal “Pisciaturi”? “Cristianu” è un criminale tutto d’un pezzo. chi va troppo a fimmini IlUno che cura ogni aspetto della sua “famignon rientra ghia”. Uno che mantiene la parola data a costo vita o della galera. Un “Pisciaturi”, al connei canoni rigidi della trario, è un criminale che è fimminaru, che delle mafie. imbroglia gli altri Cristiani, che non mantiene la

parola data. Uno che trascura la sua famigghia. Questa è però una visione romantica del criminale. In realtà pure “U Cristianu” va a fimmini e non mantiene fede alla parola data, oppure sta un’ora al telefono con l’amante. La differenza sta solamente nell’accortezza che “U Cristianu” mette a nascondere le sue relazioni extraconuigali, “che tiene”, magari “fora paisi”, e nella ferocia che mette nel darsi la ragione anche quando ha torto spudorato. “Oggi non esiste più la ‘ndrangheta di una volta ma solo interesse e basta”. Ci spieghi meglio. Nel libro “A Famigghia” c’è questo periodo che Lei cita. Nella realtà il criminale di ‘ndrangheta è sempre stato violento e sopraffattore. Mutando i rapporti economici e sociali, le violenze e le ingiustizie mafiose si sono rese più evidenti. Le società contadine accettavano e assorbivano la sopraffazione per quieto vivere, per assenza di alternative, la società successiva, imprenditoriale, ha sempre meno tollerato individui che pretendevano parte dei loro profitti solo perchè esercitavano un potere altamente intimidatorio, compresa la capacità di dare la morte. Libero Grassi docet e con lui le decine di vittime di mafie che si sono ribellate. Rispettare alla lettera le regole di ‘ndrangheta

non è un’impresa da poco, considerando anche che non lasciano ampio spazio di manovra. Questo può generare un senso di inadeguatezza. Quanto è comune la depressione nei criminali d’onore? Immagini un ragazzo di mafie che debba chiedere il pizzo, che debba bruciare macchine, negozi, o ammazzare un altro essere umano. Non è cosa da poco. Esiste una sofferenza psichica che può risultare devastante. Nelle cronache giudiziarie esistono decine di esempi di mafiosi sconvolti mentalmente dai loro delitti. Basti ricordare Vitale, il primo pentito di mafia. Curare i figli delle mafie è un imperativo a cui lo Stato non può abdicare. La nuova frontiera della lotta alle mafie passa da questo punto delicato. Il 20 ottobre scorso si conclude l’operazione Confine 2. Il presunto boss di Monasterace Andrea Ruga, morto nel 2011, sarebbe stato soffocato su ordine del fratello che, uscito dal carcere, decide di eliminarlo perchè ritenuto capace di minarne il potere mafioso e quindi la leadership. Un membro della “Famigghia” può arrivare a uccidere il suo stesso sangue? Non è una novità che si uccidano membri della propria famigghia per conservare il potere o le

ricchezze, oppure l’onore. Le cronache sono piene di misfatti del genere. Esiste un delirio di onnipotenza che fa perdere la percezione della realtà. Esiste un malinteso senso dell’onore e del rispetto. Ancora una volta si certifica che le organizzazioni criminali mafiose violano le regole della famiglia, della legge di Dio e degli uomini, della civile convivenza. In un’intercettazione captata nell’ambito dell’operazione Crimine, Giuseppe Commisso, alias U Mastru, riferendosi ad Andrea Ruga, diceva “sempre che va vedendo donne, che telefona, che fa...” al contrario del fratello Cosimo che definisce “un bravo ragazzo”. Perchè uno come Andrea Ruga è considerato poco serio ed è guardato con sospetto? Nel mondo criminale viene visto con sospetto chi non mantiene un decoro esterno adeguato. Chi sta troppo al cellulare, chi ride troppo, chi scherza troppo, chi va troppo a fimmini. Chi si mette troppo in evidenza è un elemento che da fastidio e può creare problemi alla famigghia. Non rientra nei canoni rigidi delle mafie. Non dimentichiamo che le mafie sono, in definitiva, organizzazioni militari strutturate allo scopo di creare ricchezza e controllo del territorio con qualunque mezzo, con le buone o con le cattive, direbbe U Zi Brunu, uno dei personaggi del mio libro. “La classe operaia - fa dire a zio Mezza Minchia nel suo libro - è un po’ come noi ‘ndranghetisti: sfruttata dai padroni capitalisti. Ci fanno fare quello che vogliono e poi dicono che la colpa è nostra”. Secondo lei, in che misura lo Stato è responsabile dell’enorme potenza raggiunta dalla “Ndrangheta S.p.A.”? È difficile rispondere a questa domanda. Forse lo Stato è responsabile nella misura in cui non ha esercitato pienamente i suoi diritti e i suoi doveri verso le popolazioni meridionali. È responsabile nella misura in cui ha lasciato in balia del potere delle mafie interi classi imprenditoriali per troppo tempo. È responsabile nella misura in cui sprona e poi abbandona i suoi servitori, militari, burocrati o politici che siano. È responsasile nelle misura in cui ha lasciato intere generazioni di meridionali allo sbando, senza dare una seria alternativa alle mafie


CULTURA

The Flyers:calcheranno il palco dell’Ariston? L’aula magna del Marconi intitolata al dirigente scolastico Antonio De Leo

Dirigente Scolastico dell’Istituto Tecnico Commerciale Marconi di Siderno dal 1989 al 2012, anno del suo pensionamento, Antonio De Leo ha lasciato dietro di sé un ricordo così vivido da renderlo sempre presente nei cuori e nelle menti di docenti e alunni. Per questa ragione è stato quasi un passaggio obbligato, venerdì scorso, la cerimonia di intitolazione dell’Aula Magna al preside De Leo, grande interprete del compito di educatore e sempre attento a garantire che i suoi ragazzi facessero lezione in ambienti idonei. L’intitolazione, voluta dal corpo docenti e accettata di buon grado dall’attuale dirigente scolastico Francesco Sacco, rende merito all’ITC, come ricordato dal vicario del vescovo Monsignor Cornelio Femia, di essere diventato un’istituto dell’accoglienza. Svoltasi alla presenza dei figli Alessio Dean, la cerimonia di intitolazione, inaugurata dal saluto istituzionale e da una riflessione sull’importanza del ricordare da parte del sindaco Pietro Fuda, si è conclusa con l’apposizione di una targa commemorativa ubicata all’ingresso dell’aula magna.

Lo scorso 26 settembre il direttore di RTL ha suggerito alla giovane band sidernese di iscriversi alle selezioni di Sanremo giovani. Un mese dopo partono alla volta di Roma per le audizioni nella sede centrale della Rai. Li avevamo lasciati alle prese con i festeggiamenti per la vittoria al Campus Band musica e matematica a Milano, oggi, invece, li ritroviamo in attesa di un importante verdetto. Ma partiamo dal principio. I tre componenti della band “The Flyers”, tutti giovanissimi sidernesi, dopo la vincita del concorso, lo scorso 26 settembre si sono recati a Milano per un’intervista da parte di RTL e per discutere dell’interesse che RTL nutriva nei loro confronti. Parlando con Lorenzo Suraci, direttore di RTL, sono stati indirizzati e incitati a iscriversi alle selezioni di Sanremo giovani. “Per fare tutto questo, però, dovevamo registrare una canzone e presentarla. Mancavano pochissimi giorni alla scadenza. Così da Milano siamo subito partiti per Firenze. Abbiamo scelto il testo, lo abbiamo provato e poi abbiamo registrato” - hanno detto i ragazzi. Hanno un’espressione soddisfatta ma anche stupita quando affermano: “Lo studio in cui abbiamo registrato ha ospitato moltissimi artisti come per esempio i Pink Floyd, Gianni Morandi e tanti altri, e le persone con cui abbiamo lavorato per la realizzazione della canzone sono grandi professionisti”. Dopo quest’avventura, del tutto improvvisa, sono tornati a Siderno dove, dopo qualche giorno, hanno ricevuto una notizia: “Eravamo tra i primi sessanta scelti per le ultime selezioni del Festival di Sanremo!” - dicono esultando. Il 24 ottobre sono ripartiti alla volta di Roma, per le audizioni di Sanremo giovani che si sono svolte nella sede centrale della Rai. “Abbiamo fatto l’audizione. È stata una soddisfazione enorme vedere Carlo Conti e gli altri giudici sorridere e battere le mani a ritmo mentre suonavamo.” - continuano pieni d’orgoglio. “Il vostro stato d’animo prima dell’esibizione?” - chiedo. “Eravamo molto agitati prima della performance, poi una volta dentro abbiamo iniziato a essere veramente noi: abbiamo suonato con passione e

La proposta

MICHELE MACRÌ, SALVATORE SPADARO, MICHELE PANETTA divertimento”. Al termine della giornata sono rientrati a Siderno. “E ora?” - domando curiosa. “I nomi di quelli che saranno selezionati per il Festival si sapranno tra qualche giorno” - dicono. “E voi che impressione avete?” - continuo. “Noi, noi ci avvaliamo della facoltà di non rispondere a questa domanda!affermano all’unisono ridendo. E noi, intanto, facciamo il tifo e incrociamo le dita. Sara Leone

Miss Italia 2017 a Gioiosa Jonica "Gioiosa è una perla e merita una finale regionale di Miss Italia 2017" – a dichiararlo Claudio Greco, stilista di alta moda di fama mondiale, nel corso della conferenza stampa di martedì scorso a Palazzo Amaduri di Gioiosa Jonica per presentare la sfilata "Fashion Calabria… in passerella", tenuta ieri, sabato 29 ottobre, al Teatro Gioiosa. Ospiti di grande successo, tra cui Paolo Sofia e Max, oltre che ballerini e cantanti che hanno reso effervescente la serata organizzata dal Club per l’Unesco e dalla Pro Loco UNPLI di Gioiosa Ionica, con la collaborazione di alcuni imprenditori del luogo. Claudio Greco, oggi anche Ambasciatore Unicef e Direttore Artistico di Miss Italia in Calabria, vincitore di numerosi premi, tra i quali Premio Napoli Cultural Classic, del Premio “La Vela d’Argento” e del “Taormina Gold” per la moda, si è raccontato attraverso le sue creazioni: cinque ragazze hanno indossato i suoi abiti, apprezzati dai più famosi stilisti italiani del calibro di Armani e Versace, in un défilé prêt-à-porter. Greco si definisce un giullare e ama dare vita a tutto ciò che è abbandonato; un artista eclettico, traboccante di passione e fantasia che insieme generano eleganza e raffinatezza, e a cui aggiunge un tocco di colori che esaltano la sensualità e la bellezza femminile. Greco ha proposto all'Amministrazione Comunale

UN MOMENTO DELLA CONFERENZA DI PRESENTAZIONE CON CLAUDIO GRECO

di portare a Gioiosa Jonica la finale regionale di Miss Italia nel 2017. Inoltre, nel corso della conferenza di presentazione, ha voluto ringraziare il Sindaco, tutta l'Amministrazione, le ragazze che sono state scelte per sfilare ma soprattutto ha lodato l'organizzatore Nicodemo Vitetta (presidente della Pro Loco e del Club Unesco), definendolo "un vulcano e una icona di questa terra calabrese". Infine, si è espresso sul paese di Gioiosa Jonica che ha visitato in questi giorni: "Gioiosa è una cittadina

Una super festa per Davide

splendida, ricca di grande storia, di palazzi bellissimi, ordinata, pulita. Il centro storico è una piccola bomboniera, e io mi rivolgo alle istituzioni perché – in qualità di direttore artistico di Miss Italia, in cui ho è fondamentale sposare Bellezza e Cultura – sono due anni che nutro il sogno di portare una finale regionale a Gioiosa Jonica. Un appello al sindaco e agli assessori: dobbiamo fare questa serata a Gioiosa Jonica!". CK

Grande festa, il 5 ottobre scorso, per i 18 anni di Davide D'Agostino! Una grande festa con tante sorprese da parte dei genitori, Enzo e Giovanna, e dei fratelli, Giuseppe e Dario. A cominciare dal ricevimento in grande stile fino alla bellissima torta in tema musicale. È infatti la musica la passione senza limiti di Davide, amante in particolare del sound popolare calabrese. Ad animare la festa c'è stato il musicista Paolo Sofia, cofondatore e voce della storica band dei QuartAumentata, ed è stato ospite Mimmo Cavallaro, re delle piazze: entrambi artisti di valore e campioni di umanità. Un'indimenticabile serata di gioia per Davide e per i suoi tanti amici, compresi quelli dell'Auser, onlus di volontari, con sede a Bovalino, che si occupa delle persone svantaggiate. Già in passato Paolo Sofia e Mimmo Cavallaro erano stati ospiti dell'associazione e, con grande disponibilità, si sono ritrovati di nuovo ad allietare la festa di compleanno di Davide. Grande gioia per lui quando ha potuto cantare con il suo idolo un brano cult come "Cioparella". Una festa condivisa con parenti e amici, così voluta dai genitori per il loro specialissimo figlio. Enzo e Giovanna vogliono così festeggiare la maggiore età di Davide e dire che la sensibilità e il cuore di tanti ragazzi speciali come Davide meritano sempre la gioia e la festa, per dimostrare che nella diversità c'è bellezza e forza. "Tutti hanno diritto ad essere felici. Davide rappresenta unione, condivisione, un collante per tutti noi, l'amore vince sempre. Grazie di cuore a Mimmo Cavallaro e Paolo Sofia, e grazie a tutti quelli che hanno reso calorosa questa bellissima festa" - dicono. Auguri, Davide!!


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DOMENICA 30 OTTOBRE

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Sono calabrese e me ne vanto PROSEGUIAMO IL NOSTROVIAGGIO ALLA SCOPERTA DELLA STORIA DIMENTICATA DELLA NOSTRA CALABRIA, SEMPRE IN COMPAGNIA DI DUCCIO MALLAMACI. LA SCORSA SETTIMANA CI SIAMO LASCIATI CON L’OCCUPAZIONE ROMANA... “La Calabria, quella che oggi qualcuno chiama Calabria Saudita ma che fu quel lembo di terra a cui per prima venne dato il nome d’Italia, apportò a Roma l’intero bagaglio delle sue conoscenze e ricchezze immateriali. Roma conobbe i classici greci, conobbe la civiltà. I romani scimmiotteranno la cultura ellenistica che assorbirono tramite i contatti con la Magna Grecia. Ma perché la modernità ce l’ha con la Calabria e da quando? Nel 70 d.C. l’esercito romano guidato da Tito Flavio Vespasiano, il futuro imperatore Tito, assediò e conquistò Gerusalemme, occupata dai ribelli ebrei. Chi fu la protagonista militare di quest’assedio che fu l’episodio decisivo della prima guerra giudaica, sebbene il conflitto termini con la caduta di Masada nel 73? La X Fretensis, la migliore legione

dell’esercito romana. Fretensis significa “dello Stretto”: fu, perciò, una legione fatta di siculi, di bruzi, di greci della Magna Grecia a espugnare Gerusalemme. Inoltre, pochi sanno che il procuratore romano della Giudea, Pilato, cognome comune nel vibonese, era di origine bruzia. Così come pochi sanno che San Longino, il soldato romano che trafisse con la propria lancia il costato di Gesu in croce, per accertare che fosse morto, era calabrese. Pilato calabrese, San Longino calabrese, legio Fratensis fatta di soldati della Magna Grecia... da qui nasce l’odio della modernità verso la Calabria. I greci della Magna Grecia hanno espugnato Gerusalemme anche nella terza guerra giudaica nel 132-135 d.C.. Dopo la vittoria, Adriano trasformò

Gerusalemme in una colonia romana, i nuovi coloni subentrarono ai Giudei ai quali fu impedito di entrare in città, pena la morte. C’è un odio feroce contro chi ha costruito la cristianità, perché pur essendo a radice giudaica, è un qualcosa di eminentemente romano e occidentale. Si dice che la cristianità sia stata quel fattore che fece decadere l’impero romano. Questo è completamente falso se si pensa che grazie alla riforma costantiniana il baricentro dell’impero si spostò a Oriente, si piazzò a Costantinopoli, e andò avanti oltre la caduta dell’Impero romano d’Occidente (476 d.C.), fino al 1453. Durò quasi 1000 anni in più… mica male per un impero che si diceva decadente! Nell’impero romano d’Oriente la

Calabria ha tirato fuori una briscola di quelle grosse: Cassiodoro che a Scolacium, sulle rive del mar Ionio, fondò il Vivarium, cenobio che sarà un autentico faro di cultura medievale. La sua fondazione, autosufficiente sul piano economico e agricolo, era il meglio del meglio di quello che allora esisteva per la preparazione dei funzionari dell’impero. La Calabria divenne un centro di formazione tecnico-culturale di primissimo piano, paragonabile all’attuale Mit di Boston o alla Berkeley, l'Università della California. In Calabria c’era il meglio del meglio dell’intellettualità del mondo bizantino proveniente dall’impero d’oriente. Il centro catalizzatore fu proprio il Vivarium di Cassiodoro”.

a tante altre in Calabria, come la rivolta di Melissa nel 1949, in cui morirono alcuni contadini uccisi perché protestavano per avere delle terre da coltivare e per vivere con dignità, furono uno spartiacque nella storia calabrese perché segnarono la rottura con un passato di asservimento e schiavitù. Il grande dubbio che caratterizzò la discussione in tutta Italia, per quanto riguarda Caulonia, fu il ruolo un po’ ambiguo che assunse il PCI. Appoggiò fin dall’inizio la lotta dei contadini cauloniesi, anche perché pare che addirittura Stalin in persona, durante una trasmissione a Radio Praga, disse: “Ci vorrebbe un Pasquale Cavallaro per ogni città”, oppure, come hanno lasciato intendere i vertici di allora del partito in Italia, bisognava ridimensionare il tutto perché non c’erano le condizioni necessarie per una rivoluzione visto che il PCI stava cercando di adottare una linea politica della distensione e abbandonare l’opzione della lotta armata? Il destino della giovane repubblica era già segnato, ma la breve e significativa esperienza della Repubblica di Caulonia s’inserisce in una vasta e irripetibile stagione di lotte per la terra che ha travolto la Calabria e l’intera Italia meridionale. Da allora la discussione è ancora aperta con libri, saggi e interrogativi dei più illustri scrittori e intellettuali soprattutto meridionalisti come Pasquino Crupi, Vito Teti e altri. “Il progetto di scrivere sui fatti accaduti a Caulonia nel marzo del 1945 che ha portato alla realizzazione di questo lavoro”- ha spiegato Scuteri a conclusione degli interventi dei relatori, la dottoressa Maria Celi Campisi e il professore Giuseppe Giarmoleo, ben condotti dalla giornalista Maria Teresa D’agostino - “È nato dalla voglia di scongiurare che andassero disperse le testimonianze ancora reperibili attraverso la voce di chi, protagonista o semplice spettatore aveva vissuto fisicamente quelle vicende”. Altri tasselli, dunque, questi di Scuteri che potrebbero contribuire a far emergere la verità di un momento storico che ancora, dopo tanto tempo lascia dietro di sé luci e ombre. Forse, in quei pochissimi giorni a Caulonia, tanti avevano accarezzato il sogno della rivoluzione. Un sogno spezzato sul nascere per non aver saputo organizzarsi, studiare e coltivare la rivoluzione donando il giusto risalto alla lotta di classe o perché nessuno, compreso il PCI ha voluto cogliere veramente l’importanza e la portata di tale sogno in un periodo in cui si cercava di ripristinare pace e stabilità dopo una dittatura fascista durata venti anni. Pasquale Aiello

La Repubblica di Caulonia verso la strada della Verità Giovedì 20 è stato presentato il libro di Armando Scuteri “La Repubblica di Caulonia tra omissioni, menzogne e contraddizioni”. La presentazione si è tenuta nell’aula magna dell’istituto comprensivo di Caulonia Marina, alla presenza di autorità politiche, civili e religiose e di un numeroso pubblico. Scuteri, penna esperta e competente del giornalismo calabrese per Gazzetta del Sud, ha realizzato un’opera apprezzabile per la genuinità della scrittura, ma anche per un lavoro certosino di ricerca di testimonianze e di esperienze di chi ha vissuto quell’avvenimento. Pasquale Cavallaro, insegnante e, all’epoca, sindaco comunista è il protagonista di quella vicenda che dal 5 al 9 marzo del 1945 alla testa di un gruppo di rivoltosi, capeggiò un’insurrezione di popolo culminata con la proclamazione della repubblica rossa di Caulonia. Quell’evento divenne presto oggetto di un vigoroso e animato dibattito tra le diverse forze politiche locali e nazionali. Tutti gli

organi di stampa sul territorio nazionale, legati o meno alle varie correnti politiche del paese, cominciarono a occuparsene da subito attraverso analisi, osservazioni e verifiche, molte volte profondamente contrastanti, dimostrando come ‘i fatti’ di Caulonia avessero assunto un’importanza nazionale attraendo l’attenzione di tutti i gruppi e partiti politici e superando la vicenda locale. La rivolta dei contadini di Caulonia, tra le pur mille interpretazioni circa il movente che la fece accendere e le ragioni che la alimentarono, fu in ogni caso, l’effetto di decenni di sopraffazioni e angherie perpetrati da parte dei grandi proprietari terrieri che utilizzavano metodi barbari di sfruttamento e degli apparati del regime fascista che erano legati intrinsecamente con i latifondisti. Si organizzarono le milizie popolari e si instaurò un “azzardato” tribunale del popolo deputato a fare giustizia di decenni di oppressione e servitù. Anche se in un primo tempo disordinata e impulsiva, quella lotta, insieme

Scuteri salva ben poco della Repubblica rossa di Caulonia Armando Scuteri ha scritto un libro su “La Repubblica rossa di Caulonia” che, secondo l’autore nasce “dal desiderio che non vadano disperse le testimonianze di un accadimento che ha avuto come teatro Caulonia”. Testimonianze che l’autore ha cercato tra chi ha avuto un ruolo da protagonista, più o meno consapevole, durante la sommossa. La rivolta è scoppiata nel marzo del 1945 ed è durata solo pochi giorni durante i quali è stata proclamata la Repubblica, sono stati “arrestati” i carabinieri, è stato insediato il tribunale del popolo che secondo l’autore “avrebbe dovuto giudicare gnuri e fascisti ma che in realtà agì duramente per vendette personali su povera gente” Il convincimento di Armando Scuteri è che “un sindaco dal passato malavitoso aveva fatto sognare “vita civile per tutti e liberazione dal-

l’oppressione e da ogni sfruttamento”. Così non è stato! Da qui la grande delusione e quindi le “omissioni, menzogne e contraddizioni” di quanti hanno scritto su quegli avvenimenti. La relazione di introduzione è stata svolta dalla dott.ssa Maria Celi Campisi che, con estrema chiarezza e grande onestà intellettuale, ha contestualizzato la rivolta nel periodo storico in cui questa si è svolta. Ha colto l’ansia di libertà della gente dopo la liberazione dal regime fascista, ha parlato dell’oggettivo conflitto tra la “Svolta di Salerno” delineata da Palmiro Togliatti e la strategia di Pasquale Cavallaro. La relatrice ha inoltre invitato a cogliere l’ansia di liberazione che ha animato tanta parte dei partecipanti. È certamente importante il fatto che Armando Scuteri abbia arricchito lo studio su quei fatti

ormai lontani, apportando nuove testimonianze. Personalmente ho letto il libro con l’attenzione che certamente merita e mi è sembrato che Scuteri salvi ben poco di quell’esperienza. Ritengo, ma potrei sbagliarmi, che Egli dia un giudizio di un movimento essenzialmente malavitoso e per supportare la sua tesi si è lungamente soffermato sui precedenti penali di Pasquale Cavallaro e sulle sentenze discutibili e arbitrarie del “tribunale del popolo”. È una tesi che, già in passato, molti avevano sostenuto, non dovremmo dimenticare che fino al 1974 la rivolta di Caulonia veniva prevalentemente indicata come “La banda di Cavallaro”. Personalmente, rispetto le tesi di Armando Scuteri, e lo ringrazio per il suo contributo, ma non sono d’accordo con le sue conclusioni. Ma questa è tutta un’altra storia! Ilario Ammendolia



CULTURA E SOCIETÀ

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DOMENICA 30 OTTOBRE 21

I FRUTTI DIMENTICATI

A CURA DI ORLANDO SCULLI E ANTONINO SIGILLI

Nel passato tali piante, specie lungo il litorale ionico reggino erano molto diffuse e organizzate in boschi di piante monumentali, di cui resta qualche pianta a testimoniarlo.

Quercus Virgiliana Ten. Fam. Fagacee

Quercia

castagnara

Tale biotipo di quercia contiene nella definizione il cognome del grande botanico del Regno delle Due Sicilie, Michele Tenore, che l’aveva studiato. Il nome non scientifico di Quercia Castagnara è dovuto al fatto che le sue ghiande sono dolci e che cotte alle braci hanno un vago sapore di caldarroste. Nel passato tali piante, specie lungo il litorale ionico reggino erano molto diffuse e organizzate in boschi di piante monumentali, di cui resta qualche pianta a testimoniarlo. Nel periodo tardo imperiale romano era stata programmata la coltivazione delle querce castagnare; infatti nel Tardo Antico il Bruzio (attuale Calabria), riforniva di carne di maiale la curia papale. Le ghiande dolci erano gradite ai porci come le castagne, con l’aggiunta che esse erano disponibili dalla fine di ottobre, quando le castagne stesse

cominciavano a mancare, fino a tutto dicembre. Esse, sono di pezzatura diversa, ma le più diffuse hanno una forma che le fa somigliare vagamente alle nocciole. Le ghiande fotografate, riferite al presente testo, sono state prelevate dalla quercia di Miceli Giuseppe, in contrada Naturale nel comune di Ferruzzano. Esse hanno il diametro di 14 mm e sono lunghe circa 2,7 cm. La loro buccia è di colore marrone scuro, mentre la polpa è bianca. Sono state osservate la quercia di Ferruzzano e quella di Bova, che è situata tra la proprietà dell’avv. Condemi e quella del dott. Bruno Traclò, in contrada Bricha. Ambedue fioriscono nella prima quindicina di maggio ed è identico il periodo di maturazione che è novembre-dicembre.

La forma della ghianda è ovata. Memoria storica Le ghiande dolci rappresentavano una riserva strategica in tempo di carestia, specie in seguito agli incendi dei seminati, da parte dei pirati islamici. Le querce che le producevano erano considerate alla stessa stregua delle piante di castagno e crescevano dalle basse colline costiere fino a 600-700 mt di altezza. Addirittura in periodi di scarsità di farina, le ghiande essiccate venivano macinate al mulino e la farina ricavata, veniva mescolata con quella di grano o orzo; nel periodo del fascismo le ghiande della quercia castagnara venivano abbrustolite e macinate per ricavarne una specie di caffè. Dalla zona di Bricha, dove è stata censita una sola pianta monumentale, fino al castello di Amendolea c’era un bosco continuo di enormi querce castagnare,che crescevano nel territorio

demaniale, che fu acquisito al patrimonio statale dal governo postunitario. Nel 1863 fu iniziata la costruzione della ferrovia sulla costa ionica della Calabria e i piemontesi iniziarono la devastazione dei boschi costieri. Il defunto Bruno Casile, che scrisse le sue poesie in greco di Calabria, ricordava che essi proposero agli abitanti di Amendolea un referendum sulla decisione o meno di tagliare il bosco preziosissimo, ma in massa essi risposero che non bisognava violarlo. Le querce furono ugualmente tagliate e il territorio è ora brullo ed esposto alle frane. Come muta testimonianza di questo atto, è rimasta la quercia di Bricha, il cui tronco a 1,3 mt dal suolo, misura sei metri e sessantasei cm di circonferenza e potrebbe avere più di 500 anni di età. La quercia castagnara era diffusa ampiamente in tutta la Calabria, ora invece la sua presenza è sporadica.

Il circolo "Narrando" voterà per i primi letterari della tesmissione Fahrenheit Un'interessante novità per “Narrando”, il circolo di lettura e discussione ideato e promosso dalla scrittrice Rossella Scherl. La trasmissione radio “Fahrenheit i libri e le idee”, in onda tutti i pomeriggi dal lunedì al venerdì su radio Rai 3, quest'anno ha dedicato molta attenzione ai gruppi di lettura invitandoli a scrivere in redazione. Scherl ha proposto il nome del circolo “Narrando” e questo è uno stralcio della loro risposta: “Cari amici, come certo sapete quest'anno Fahrenheit ha dedicato molta attenzione ai gruppi di lettura, che conosciamo come realtà virtuosa e attiva nella diffusione della letteratura in Italia. Abbiamo quindi deciso di coinvolgere i circoli nell'edi-

zione 2016 del Libro dell'Anno di Fahrenheit (che in passato ha premiato autori come Ascanio Celestini, Roberto Saviano, Boris Pahor e Zerocalcare), istituendo un premio parallelo che verrà assegnato, sempre in occasione della Fiera della Piccola e Media Editoria di Roma, proprio dai circoli di lettura. Anche il vostro circolo avrà quindi diritto a un voto, da inviare via mail alla nostra redazione, scegliendo il vostro romanzo preferito tra i libri del mese”. Si parlerà di questo oggi, domenica 30 ottobre, nella saletta delle libreria Mondadori a Siderno (Centro commerciale La Gru) alle 16,30.

Due locridei si aggiudicano i premi del concorso di poesia di Jesi Due poeti della provincia di Reggio Calabria sono risultati vincitori di due Premi Speciali alla V edizione del Premio Nazionale di Poesia “L’arte in versi” di Jesi (AN). La straordinarietà di questa notizie risiede che a conquistare i premi sono stati ben due locridei: Gaetano Catalani di Ardore (che si è aggiudicato il Premio Speciale per la poesia in dialetto) e Daniela Ferraro di Locri (che ha vinto il Premio Speciale per la tematica sociale). Due riconoscimenti, questi, che innalzano, con nostro massimo orgoglio, il nome della Locride agli occhi della nazione!

Maurizio voterà SÌ al Referendum Costituzionale Questa settimana, in redazione, abbiamo ricevuto l’inaspettata visita di Maurizio, venuto a difendere con orgoglio la sua decisione di votare sì al Referendum Costituzionale del prossimo 4 dicembre. «Non possiamo permettere al nostro Paese di continuare a ristagnare in questa melma! - ci ha praticamente gridato con piglio politico - La gente si metta in testa una volta per tutte che l’unico modo per cambiare le cose è evolversi e stare al passo con i tempi e la riforma della Boschi e di Renzi, oggi è la migliore occasione per risolvere i problemi del nostro Paese! «Scrivetelo, sul nostro giornale!» E noi, dopo esserci fatti concedere una foto, ubbidiamo!


RIVIERA

È Alessandro Pugliese di Marina di Gioiosa il miglior sommelier È Alessandro Pugliese, 32 anni di Marina di Gioiosa Ionica, il miglior sommelier della Calabria. Pugliese, chef dell'Hotel Belmond-Villa Sant'Andrea di Taormina, è l'unico del Centro-Sud che parteciperà alla finalissima che incoronerà il migliore sommelier d'Italia a Trento il 19 e 20 novembre. Il trofeo è stato assegnato a Reggio Calabria al termine del Concorso Miglior Sommelier Calabria 2016 dall'Associazione Italiana Sommelier. Pugliese si è imposto su Francesco Gardi, collega di Cosenza, e Manuel Grande, di Lamezia Terme.

Il calabrese Nello Costabile dirigerà il progetto francese Imagathéâtre Pubblicata la classifica delle“tette grosse”: Il regista calabrese Nello Costabile è stato invitato ufficialmente in Francia per assumere la direzione del progetto di residenza artistica "imagathéâtre". Il progetto è promosso dal Comune di Versailles e di Dourdan e dal Théâtre de la Semeuse di Nizza. La Francia, il paese che ha inventato le residenze artistiche, invitando Costabile, offre un importante riconoscimento internazionale ad un artista, che da sempre si è battuto per la sprovincializzazione del teatro e dello spettacolo dal vivo in Calabria e per la sua apertura verso l'Europa come sola possibilità di promuovere la creatività che questa regione continua a produrre, ma che rischia di restare un fatto locale che può interessare solo pochi intimi.

ma siamo sicuri che sia tutta natura?

È stata pubblicata questa settimana una classifica davvero anticonvenzionale, quella delle maggiorate sparse per il globo. Secondo l’elenco, se si è amanti del genere, le tette più grandi bisogna andarle a cercare negli USA che occupano, e proprio il caso di dirlo, gonfiando il petto, la prima posizione. Seguono nella TOP 5 Canada, Irlanda, Polonia e Regno Unito, mentre le nostre bellezze mediteranee non si sono classificate nemmeno nelle prime 15. La conformazione fisica che non ti aspetti o forse una maggiore fedeltà a ciò di cui madre natura ci ha fornito?

“Racconto Calabrese” il film di Pagliuso dal 27 ottobre al cinema. Arriva sul grande schermo Racconto Calabrese del regista Renato Pagliuso. Si tratta di storia legata alle radici della terra, alla famiglia e alla giustizia, nella quale l'amore di un padre va al di là di ogni limite. Tra gli interpreti, Robert Woods, Paolo Mauro, Marco Silani e Chiara Conti (Concetta). Prodotto da Esterno Giorno Film Production, è il primo film realizzato da una produzione indipendente Calabrese che esce al cinema a livello nazionale e sarà distribuito al cinema dal 27 ottobre da West 46th Films.

SuperEnalotto: morirete colpiti da un’asteroide prima di vincere Ha creato ovvio clamore la notizia della vincita record di 163,5 milioni a Vibo Valentia grazie al SuperEnalotto. Per capire quale enorme botta di… fortuna ha avuto il nostro giocatore (anche se abituale) vogliamo fornirvi questo dato: secondo l'agenzia delle Dogane e dei Monopoli, le possibilità di fare sei sono 1 su 622.614.630. Tanto per fornire un contesto, sappiate alcuni studi calcolano che la possibilità di essere uccisi da un asteroide siano 1 su 1.600.000. Quindi è almeno 600 volte più probabile morire per colpa di un meteorite vagante che fare 6 al SuperEnalotto. Non cominciate a giocare compulsivamente, insomma!

A tutta musica! Venerdì mattina, a Palazzo Campanella, è stato presentato il Premio Euterpe, che si terrà questa sera al teatro Cilea di Reggio Calabria. Per l’occasione, è stata annunciata in anteprima la composizione del brano A New Spring cel compositore Lorenzo Pusuceddu, che ha eseguito il brano in prima assoluta. Il Sindaco Giuseppe Falcomatà ha accolto con grande entusiasmo la scelta del Complesso Bandistico Euterpe, di commissionare ad un così rinomato compositore un brano che parlasse e raccontasse la città di Reggio Calabria e ha dichiarato di attendere adesso con ansia la prima de La Tilda, che sarà eseguita in prima assoluta questa sera.

Anche ad“Affari tuoi” un rappresentante di Siderno Claudio Caporale ha partecipato alla trasmissione Rai Affari tuoi come rappresentante della regione Liguria, eppure, durante l’ultima puntata andata in onda, ha rivelato che i suoi genitori erano originari di Siderno e che si sono trasferiti a Genova per cercare fortuna negli anni ’50. Grazie alla sua condotta oculata, Claudio, giunto alle fasi finali del gioco, ha accettato un’offerta da 18.000 euro preferendo non rischiare di rimanere a mani vuote pur di cercare di conquistare i 50.000 euro che lo tentavano da uno dei pacchi dei suoi compagni di avventura. Non possiamo che augurargli il meglio per aver scelto di non andare via dalla trasmissione a mani vuote!


SETTIMANALE

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La quiete prima della tempesta Marisa Romeo, Giorgio Imperitura e Aldo Canturi posano pochi minuti prima del patatrac. Dopo questo momento di pace, infatti, è scoppiata la guerra tra il dimissionario presidente dell’assemblea dei sindaci Imperitura e Canturi, che pretende azioni tempestive.

Tris comunale Nadia Cautela, Eva Cappuccio e Anna Sofia, nonostante le differenze ideologiche, mettono da parte le diversità politiche espresse all’interno del comune di Locri per manifestare insieme durante il Sanità Day.

Giunti in corsia Luca Fimognari e il suo sempreverde papà, il senatore Giuseppe, sono stati pizzicati dal nostro fotografo all’ospedale di Locri; non erano lì per esigenze personali, fortunatamente, ma per manifestare!

SABATO 30 OTTOBRE

23

Serata di successo Giuseppe Romeo, Mimmo Panetta e il giudice Cosentino posano per questa bella foto al termine delle riflessioni politiche promosse da Fattore Comune, uno dei convegni più seguiti di quest’autunno, nel nostro comprensorio! La triade sindacale Micheli, Simone e Azzarà, insuperabili vertici della UIL, si preparano psicologicamente alla marcia che, attraverso le assolate strade di Locri, li condurrà alla Curia.

In pausa per noi Il vicesindaco di Locri Raffaele Sainato, il presidente del consiglio Michi Mario e il vicepresidente del consiglio Vincenzo Panetta, si prendono un pausa dalle impellenze istituzionali per evitare il calo produttivo che interviene dopo ore di lavoro ininterrotto.

Con un occhio friggiamo il pesce… La Protezione Civile di Siderno, capitanata dall’intramontabile Maria Bizzantini, si prepara a mantenere l’ordine durante uno degli innumerevoli eventi che si registrano, in questo caldo autunno, nella nostra Locride.

Strada smarrita Durante il Sanità Day c’è chi ha perso la strada, ma non ha perso di vista l’obiettivo per il quale vi era sceso: ecco un solitario manifestante che non ha esitato a far sentire la propria voce nonostante non fosse più in mezzo al gruppo Sindaco/consigliere Il consigliere della Città Metropolitana Caterina Belcastro, durante il Sanità Day, è tornata ricoprire il ruolo vicario di sindaco di Caulonia. In questo luminoso scatto, posa con il primo cittadino di Careri Giuseppe Giugno.

Foto che vale la pena incorniciare Il consigliere comunale di Siderno Pietro Sgarlato, durante un recente convegno, ha cercato di immortalare in uno scatto la varietà politico amministrativa della maggioranza. Non sappiamo se sia riuscito nell’impresa.

Legame indissolubile Tanti auguri a Valentina e Francesco, che hanno recentemente coronato il proprio sogno di convolare a nozze. Che questo sia solo il primo di tanti giorni felici.



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