Riviera nº 46 del 12/11/2017

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REDAZONALE

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Domenica 12 Novembre 2

Euterpe, una scuola per spiccare il volo nel mondo della musica A Siderno c'è una solida realtà fatta di professionalità e talento. È la scuola “Euterpe” di Mary Sgrò, qualificata e apprezzata musicista, di esperienza internazionale, che da oltre vent'anni opera come direttrice di coro e da dieci dirige la scuola di pianoforte da cui, ogni anno, escono nuovi talenti, pronti a conquistare il mondo della musica. Al centro studi del M° Sgrò si tengono corsi di Propedeutica e Alfabetizzazione musicale (dai 4 ai 6 anni); Teoria e Solfeggio parlato e cantato; Pianoforte; Canto moderno: lezioni individuali e colletive. All'interno dei corsi vengono curati la postura, la respirazione, l’emissione, l’intonazione, la dizione, la scansione ritmica, il colore e il suono corale. Inoltre, al centro studi di Mary Sgrò si tengono lezioni di preparazione ai corsi pre-accademici e agli esami per il conservatorio. Entrando a far parte del mondo di "Euterpe" si può anche partecipare a rassegne, concorsi, selezioni e provini per programmi TV, oltre che a un laboratorio corale. Una scuola all'avanguardia che forma talenti e permette loro di spiccare il volo.


CONTROCOPERTINA

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Domenica 12 Novembre 3

Riempiono le loro bacheche facebook di frasi fatte, di qualunquismi e citazioni sagge di autori che non conoscono e non hanno mai letto. Prendono d’assalto gruppi WhatsApp con soli sorridenti che fanno “ciao ciao” con la manina, gattini, tazze di caffè, libri e “buon mercoledì, giovedì, venerdì…”. Sono i cinquantenni di oggi che sui social dimostrano tutta la loro immaturità.

L’invasione dei cinquantenni sui social

I cani impiegano circa quattro anni ad acquisire un comportamento maturo, gli umani – se mai lo raggiungono – hanno diversi step. Quello della prima maturità, che si raggiunge passati i venticinque anni, della seconda, alle soglie dei quaranta, la piena maturità verso i quarantacinque, e via via verso la saggezza, dai cinquanta in poi. Sembra però che dalla diffusione dei social e degli smartphone, la tendenza si sia invertita. Il picco di maturità è attorno ai quarant’anni, dopo i quali subentra una progressiva regressione, a velocità esponenziale, che porta i cinquantenni alla maturità e capacità analitica di un bambino di otto anni. Sono proprio loro che “di base” e “a prescindere” si lamentano dei giovani e della loro ignoranza con indignati messaggini pieni di errori di ortografia. Riempiono le loro bacheche di frasi fatte, di qualunquismi e citazioni sagge (di autori che non conoscono e non hanno mai letto), quando si sa che chi la saggezza ce l’ha, non la sbandiera, né ha bisogno delle citazioni altrui per esprimere un pensiero dotato di senso. E se il buongiorno si vede dal WhatsApp, i numeretti accanto alla palletta verde fanno tremare le vene e i polsi alla sola idea di iniziare la mattina cancellando decine di foto di paesaggi paradisiaci, soli sorridenti che fanno “ciao ciao” con la manina, di gattini, tazze di caffè, libri e “buon mercoledì, giovedì,

venerdì” e tutti gli altri giorni della settimana. Ti senti sprofondare all’epoca del diario delle medie, poi focalizzi che la persona che ti manda queste idiozie è un insegnante di fisica con la barba e prossimo alla pensione. Ti chiedi se sei tu fuori dal mondo. Non ne parliamo dell’onnipresente frase: “Ai nostri tempi!”. La senti sempre in discorsi in cui si rievoca un passato bucolico non certo privo dell’infelicità del cuore e delle magagne del presente, che diventa solo nostalgia della “bellezza dell’asino”. I j’accuse contro la tecnologia e la mancanza di scambio diretto farebbero sentire Zola un dilettante. Ma, ricapitolando, non solo proprio loro a invadere chat e gruppi di buongiorni e gattini? Usano tablet e cellulare anche più dei vituperati “giovani ignoranti”, li usano ovunque e sono sempre lì con la testa china e il dito prensile. Alienati nelle sale d’attesa in studi medici, dal commercialista, in fila in banca, allo sportello tributi del Comune. Una volta ho tirato fuori un libro e una matita e mi sono sentita una emarginata sociale. I cinquantenni sono i più virulenti veicoli di catene di sant’Antonio perché non avendo senso critico non sono in grado di riconoscere un phishing o una fake news, pubblicano ogni istante foto di ciò che mangiano e statistiche di quanto hanno corso o calorie perse (sì, ma se poi vai al ristorante?). Usano smilies, simboli e icone come fossero lettere dell’alfabeto, non si curano di rileggere il messaggio e se il correttore ortografico combina danni, generando frasi del tipo “La lavatrice è nella doccia”, non importa, ciò che conta è riempire, riempire, riempire, far comparire il proprio nome sempre più, essere presenti, di una vacua presenza invadente che non fa che stordire. Li vedi sempre lì, ogni istante a toccare lo schermo dello smartphone, sperabilmente in attesa di messaggini da chat erotiche, ma più probabilmente in scambi di falsi complimenti o di egocentriche e incomprensibili elucubrazioni para-politiche e pseudo filosofiche. Onanismi mentali socio-psico-demo-etno-antropologici. Con gattini e tazze di caffè. Lidia Zitara


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ATTUALITÀ

Domenica 12 Novembre 4

Rocca scrive ai parlamentari calabresi

appuntamento il 14 a Roma Il presidente del comitato dei sindaci della Locride, Rosario Rocca, continua a cercare alleati nella lotta che i primi cittadini del nostro comprensorio hanno deciso di intraprendere per salvaguardare la sanità. Dopo la lettera aperta inviata al Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, il sindaco di Benestare, in vista del viaggio a Palazzo Chigi previsto per martedì, ha infatti scritto anche ai parlamentari calabresi, ai quali ha chiesto il supporto utile a ribadire che anche nella Locride il diritto alla salute deve tornare a essere uno dei principi meglio garantiti dalla Costituzione Italiana.

GIUDIZIARIA

La raffineria di eroina a Rota Imagna Nella serata del 21 maggio del 1990 i Carabinieri della Stazione di S. Omobono Imagna, nell’hinterland milanese, nel corso di un occasionale controllo in un cascinale, dove erano state segnalate presenze di autovetture sospette rinvenivano all’interno dello stesso un attrezzatissimo laboratorio per la raffinazione della morfina base in eroina. È l’inizio di un percorso investigativo che riserverà molte sorprese. Un incipit da romanzo criminale, dove i principali protagonisti sono originari della Locride e, in particolare, di Siderno, Marina di Gioiosa Jonica e Platì. Nel cascinale veniva rinvenuta tutta l’attrezzatura idonea alla trasformazione della morfina base in eroina bianca, nonché circa 15 chili di sostanza stupefacente della quale una parte di morfina base e parte di prodotto in via di lavorazione. Qualcuno dirà che quella eroina bianca, prodotta a seguito di una fusione che andava anche a 240 gradi, il massimo, era la migliore mai vista sul mercato della droga a livello internazionale, superando quella prodotta nella raffineria di Alcamo che arrivava in fusione a 210, 215 gradi. Nel corso delle indagini finalizzate all’identificazione dei personaggi che avevano acquistato l’attrezzatura necessaria e i prodotti chimici rinvenuti nel laboratorio si accertava che in data 2 maggio del 1990, un personaggio, successivamente riconosciuto per M. Saverio, aveva acquistato da una società di via Alserio a Milano una pompa per vuoto, un imbuto del tipo “Buchner” e un’elettropompa a un prezzo complessivo di lire 1.416.100. Nella medesima ordinazione risultava che l’acquirente aveva richiesto anche 30 bottiglie di anidride acetica che non gli venivano consegnate in quanto sprovvisto del necessario documento d’identità; in quella circostanza M. Saverio riferiva alla commessa che avrebbe inviato un’altra persona in possesso di un documento di identità per ritirare il suindicato prodotto; nel pomeriggio della medesima giornata, infatti, si presentava un giovane, successivamente identificato per D. Dino, il quale previo esibizione del proprio passaporto ritirava le 30 bottiglie di reagente chimico. Si accertava, inoltre, che il “carbone vegetale” rinvenuto nel laboratorio proveniva da una società di Sesto San Giovanni; l’addetto alle vendite dichiarava che dal gennaio 1989 al maggio del 1990 aveva venduto solo due quantitativi del citato prodotto e rispettivamente il primo di 50 e il secondo di 120 Kg alla ditta individuale “L… V.zo” che, opportunamente interpellato in merito in data 30 maggio 1990 riferiva ai Carabinieri di aver spedito i due quantitativi di carbone vegetale al fratello L. I., abitante a Caulonia; il giorno seguente però rettificava le sue dichiarazioni e precisava di aver venduto, dietro pagamento in contanti, i due quantitativi a un giovane di nome “Annunziatino”; quest’ultimo veniva riconosciuto in R. Annunziatino e il 18.9.1990 veniva tratto in arresto per il reato di associazione per delinquere finalizzata alla produzione e al commercio di sostanze stupefacenti: era stato, infatti, accertato che l’immobile dove era stato scoperto il laboratorio per la raffinazione della morfina base in eroina, a Rota Imagna, era di sua proprietà. Saverio M. diventerà collaboratore di giustizia e chiamerà in correità tale P. Roberto, collocato a Siderno ma in realtà un vero “giramondo”, del quale era stata prospettata l’ipotesi di cointeressenza nella gestione della raffineria a Rota Imagna: nel corso delle intercettazioni telefoniche eseguite all’epoca sull’utenza installata presso un negozio di abbigliamento di Roma erano state intercettate alcune conversazioni tra Roberto P., un chimico francese e il cittadino turco, nel corso delle quali si evinceva che i primi due erano interessati all’installazione di un laboratorio per la raffinazione della morfina base in eroina. L’ipotesi investigativa era anche basata sugli stretti legami che intercorrevano tra P. Roberto e la famiglia “Papalia”. Il collaboratore aveva riferito che Roberto P., “amico di siciliani”, avrebbe scambiato nel mercato Usa un chilo dell’eroina bianca prodotta nella raffineria di Rota Imagna con 25 kg. di cocaina, che avrebbe ceduto a un gruppo di platiesi. Nell’affare, nomi di famiglie che negli anni successivi entreranno a pieno titolo nel gotha del narcotraffico internazionale, anche grazie alla nuova figura del “broker” incarnato dal Roberto P., antesignano di un modello di marketing che sarà successivamente ripreso anche da soggetti gioiosani e sanluchesi.

Se la fiction su lucano è a rischio è colpa di Gasparri «Da risorsa da sfruttare, la Locride deve diventare una prima linea della politica in grado di combattere tutti i fenomeni negativi. Per questo deve partire dal centrodestra una sfida che cerchi di valorizzare la classe dirigente del territorio e trovi le potenzialità positive debellando al contempo le cose negative, un progetto che renda il comprensorio un eccellenza.» A fare questa affermazione, lo scorso fine settimana, il vicepresidente del senato Maurizio Gasparri che, ospite a Locri di Francesco Macrì e Giovanni Calabrese per il convegno “Locride Protagonista”, ha lanciato un messaggio di speranza per il nostro comprensorio. Ciò che Gasparri si è guardato bene dal dire in quella sede è stato che, alcuni giorni prima, aveva depositato un’interrogazione parlamentare per fermare la produzione di “Tutto il mondo è paese”, fiction Rai con Beppe Fiorello ispirata alla storia di Mimmo Lucano e alla creazione di un sistema di accoglienza per i migranti, perché il sindaco di Riace è attualmente al centro di un indagine delle forze dell’ordine. Pronunciando una sentenza di colpevolezza nei confronti dell’unico sindaco d’Italia eletto dalla rivista “Fortune” nel 2016 tra gli uomini più influenti del mondo proprio per come, con un sistema di integrazione degli stranieri, è riuscito a risollevare le sorti del proprio paese, Gasparri pretende

non solo di non fare pubblicità a un indagato (richiesta, che posta così, potrebbe sembrare legittima), ma anche di togliere il lavoro a tutta la troupe coinvolta nel progetto per buona parte costituita da membri della Film Commission calabrese. Nonostante il produttore di “Tutto il mondo è paese” abbia smentito di aver ricevuto un contrordine da parte della Rai, la tv di stato continua a non prendere una posizione chiara in merito alla faccienda, tanto che persino il presidente della regione Mario Oliverio starebbe cercando di correre ai ripari affinché il sogno di Gasparri di non vedere la buona Locride in prima serata all’inizio del 2018 non diventi realtà. Comunque si concluda la vicenda, nonostante abbia detto di voler vedere il nostro comprensorio rinascere è fuor di dubbio che il senatore stia cercando di fermare l’occasione più prossima che abbiamo per poter rendere concrete le sue parole. Se a questo si aggiunge che, a Locri, non sono state date indicazioni concrete su come questa rinascita debba essere programmata senza incontrare l’ostruzionismo di Gasparri, ci viene da affermare che l’incontro “Locride Protagonista”, con il tempo, verrà ricordato come l’ennesima passerella della politica nella Locride, con buona pace di Calabrese&Co. Jacopo Giuca

C ACHI

LA TERR Continua la nostra carrellata di parlamentari eletti in Calabria e l’analisi sommaria del loro operato nell’ultima legislatura per cercare di comprendere se valga la pena o meno rieleggerli durante le politiche di primavera. Alfredo D’Attorre, di Melfi, viene eletto tra le fila del Partito Democratico dopo esserne stato commissario e continua a militare nel partito fino a quando, in contrasto con la politica renziana, non opta per l’adesione a Sinistra Italiana nel novembre del 2015. È componente della Commissione Permanente Affari Costituzionali e della Giunta per il regolamento e ha un indice di produttività parlamentare, (un dato che prende in esame il numero, la tipologia, il consenso e l’iter degli atti presentati dai parlamentari in modo da poterli confrontare tra di loro) di 203,4, che lo rende il 247º parlamentare più produttivo su 630. Per la Calabria ha presentato: Disegni di legge ……………………………………0 Mozioni …………………………………………..1 Interpellanze ……………………………………….2 Interrogazioni a risposta orale ……………………1 Interrogazioni a risposta scritta …………………….2 Interrogazioni in commissione ……………………4 Ordine del giorno ………………………………….3 Emendamenti ……………………………………2 La sua azione politica, si è concentrata sui livelli di crescita imposti dall’Unione Europea, sul caso del giornale “L’ora della Calabria”, su ferrovie, A3, viadotto Italia e trasversale delle Serre, sanità, tutela del territorio, alluvioni e legalità, per un totale di 15 atti, di cui 3 in qualità di primo firmatario dedicati alla nostra

DEI

DI JACOPO GIUCA

regione. Federica Dieni, di Reggio Calabria, è stata eletta nel Movimento 5 Stelle, divenendo Componente della Commissione Permanente Affari Costituzionali e della Giunta per il regolamento. Ha un indice di produttività parlamentare di 213,6, che la rende la 232ª parlamentare più produttiva su 630. Per la Calabria ha presentato: Disegni di legge ……………………………………0 Mozioni …………………………………………..0 Interpellanze ……………………………………….3 Interrogazioni a risposta orale ……………………2 Interrogazioni a risposta scritta ………………….43 Interrogazioni in commissione ……………………8 Ordine del giorno ………………………………….0 Emendamenti ……………………………………0 La sua azione politica, si è concentrata su mala sanità e disavanzo sanitario, deficit collegamenti e diritto alla mobilità, A3, trasversale delle Serre, Viadotto Italia, aeroporti, potenziamento del Porto di Gioia Tauro, ritardo infusatrutturale, scuole, lavoro, agricoltura e libertà di stampa, valorizzazione del patrimonio culturale, e territoriale, riqualificazione del museo di Reggio e degli istituti penitenziari, emergenza rifiuti, pulizia delle fiumare e dissesto idrogeologico crescita e sviluppo, legalità, lavoro, disagi logistici della Polizia Municipale di Villa San Giovanni e ambientali a Motta San Giovanni, tutela del sito dell’antica Kaulon, turismo e incendi, per un totale di 56 atti, di cui 27 in qualità di primo firmatario dedicati alla nostra regione.



ATTUALITÀ

Di recente il Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Siciliana ha emesso una sentenza in cui vengono precisate le condizioni necessarie affinchè l'interdittiva antimafia, figlia della cultura del sospetto portata avanti dai professionisti del rancore, non porti a un regime di polizia che metta a rischio diritti fondamentali.

Nel provvedimento interdittivo occorrerà precisare la ragione per la quale un soggetto viene considerato mafioso, specificare le circostanze di tempo e di luogo in cui imprenditore e soggetto "mafioso" sono stati notati insieme; le ragioni logico-giuridiche per le quali si ritiene che si tratti non di mero incontro occasionale ma di “frequentazione effettivamente rilevante", volta a incidere sulle decisioni imprenditoriali

Interdittive antimafia, una sentenza esemplare MARIA GIOVANNA COGLIANDRO In questa continua corsa alla giustizia penale, figlia del populismo antimafia fatto di santoni e tromboni che, dai sottoscala di procure e prefetture, con le stimmate delle loro immacolate esistenze, sono sempre in cerca di un succoso cattivo da dare in pasto all’opinione pubblica, capita di imbattersi in una sentenza del Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Siciliana, una sentenza di cui tutti dovrebbero avere una copia da conservare con cura nel proprio portafoglio, in mezzo ai santini e alla tessera sanitaria. La sentenza riguarda il ricorso presentato da un gruppo di imprese contro la Prefettura di Agrigento, l'Autorità nazionale Anticorruzione e il Comune di Agrigento. Le imprese in questione sono tutte state raggiunte da interdittiva antimafia. Ricordiamo che l’interdittiva antimafia permette all’amministrazione pubblica di interrompere qualsiasi rapporto contrattuale con imprese che presentano un pericolo di infiltrazione mafiosa, anche se non è stato commesso un illecito per cui titolari o dirigenti siano stati condannati. Per dichiarare l’inaffidabilità di un’impresa è sufficiente un’inchiesta in corso, una frequentazione sospetta, un socio “opaco”, una parentela pericolosa che potrebbe condizionarne le scelte, o anche solo la mera eventualità che l’impresa possa, per via indiretta, favorire la criminalità. La sentenza in questione rompe clamorosamente con questa cultura del sospetto portata avanti dai professionisti del rancore. "Benché un provvedimento interdittivo - argomentano i Giudici - possa basarsi anche su considerazioni induttive o deduttive diverse dagli “indici presuntivi”, è tuttavia necessario che le norme che conferiscono estesi poteri di accertamento ai Prefetti al fine di consentire loro di svolgere indagini efficaci e a vasto raggio, non vengano equiparate a un’autorizzazione a tralasciare di compiere indagini fondate su condotte o su elementi di fatto percepibili poiché, se con le norme in questione il Legislatore ha certamente esteso il potere prefettizio di accertamento della sussistenza di tentativi di infiltrazio-

ne mafiosa, non ha affatto conferito licenza di basare le comunicazioni interdittive su semplici sospetti, intuizioni o percezioni soggettive non assistite da alcuna evidenza indiziaria". Non è quindi permesso far patire all'azienda un danno di immagine, sulla base di un fumus che non trovi riscontro nei fatti. In mancanza di condotte che facciano presumere che il titolare o il dirigente di un'azienda sia in procinto di commettere un reato (o che stia determinando le condizioni favorevoli per delinquere o per “favoreggiare” chi lo compia), non è legittimo che questi sia considerato come "soggetto socialmente pericoloso" e che debba, pertanto, sottostare a "misure di prevenzione" che vanno a incidere su diritti fondamentali. Per giustificare l'invio di una interdittiva antimafia, "non è sufficiente - proseguono i Giudici - affermare che uno o più parenti o amici del soggetto richiedente la certificazione antimafia risultano mafiosi, o vicini a soggetti mafiosi; o vicini o affiliati a cosche mafiose e/o a famiglie mafiose". Occorrerà innanzitutto precisare la ragione per la quale un soggetto viene considerato mafioso. "La pericolosità sociale di un individuo - dichiarano i Giudici - non può essere ritenuta una sua inclinazione strutturale, congenita e genetico-costitutiva (alla stregua di una infermità o patologia che si presenti - sia consentita l’espressione - "lombrosanamente evidente" o comunque percepibile mediante indagini strumentali o analisi biologiche), né può essere presunta o desunta in via automatica ed esclusiva dalla sua posizione socio-ambientale e/o dal suo bagaglio culturale; né, dunque, dalla mera appartenenza a un determinato contesto sociale o a una determinata famiglia (semprecchè, beninteso, i soggetti che ne fanno parte non costituiscano un’associazione a delinquere)". Nel provvedimento interdittivo vanno, inoltre, specificate le circostanze di tempo e di luogo in cui imprenditore e soggetto "mafioso" sono stati notati insieme; le ragioni logico-giuridiche per le quali si ritiene che si tratti non di mero incontro occasionale (o di incontri sporadici), ma di “frequentazione effettivamente rile-

vante", ossia di relazione periodica, duratura e costante volta a incidere sulle decisioni imprenditoriali. In poche parole, prendere il caffè con un mafioso o presunto tale non è sufficiente. Inoltre, emerge dalla sentenza, qualificare un soggetto “mafioso” sulla scorta di meri sospetti e a prescindere dall’esame concreto della sua condotta penale e della sua storia giudiziaria comporterebbe un aberrante meccanismo di estensione a catena della pericolosità "simile a quello su cui si fondava, in un non recente passato, l’inquisizione medievale che, com’è noto, fu un meccanismo di distruzione di soggetti ‘scomodi’ e non già di soggetti ‘delinquenti’; mentre il commendevole e imprescindibile scopo che il Legislatore si pone è quello di depurare la società da incrostazioni e infiltrazioni mafiose realmente inquinanti". L'interdittiva che inchioda per ipotesi non combatte la delinquenza e la criminalità ma diviene strumentale per sgomberare il campo da personaggi scomodi. "D’altro canto - concludono i giudici - se per attribuire a un soggetto la qualifica di ‘mafioso’ fosse sufficiente il mero sospetto della sua appartenenza a una famiglia a sua volta ritenuta mafiosa e se anche la qualifica riferita alla sua famiglia potesse essere attribuita sulla scorta di sospetti; e se la mera frequentazione di un presunto mafioso (ma tale considerazione vale anche per l’ipotesi di mera frequentazione di un soggetto acclaratamente mafioso) potesse determinare il ‘contagio’ della sua (reale o presunta) pericolosità, si determinerebbe una catena infinita di presunzioni atte a colpire un numero enorme di soggetti senza alcuna seria valutazione in ordine alla loro concreta vocazione criminogena. E l’effetto sarebbe l’instaurazione di un regime di polizia nel quale la compressione dei diritti dei cittadini finirebbe per dipendere dagli orientamenti culturali e dalle suggestioni ideologiche (quand’anche non dalle idee politiche) dei funzionari o, peggio, degli organi dai quali essi dipendono". Amen. Ripeto: questa è una sentenza da conservare accanto ai santini. E plastificatela, per evitare che si sgualcisca col tempo.


COPERTINA

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Domenica 12 Novembre 07

Nei giorni scorsi il governatore Mario Oliverio è intervenuto all’Assemblea provinciale del Pd di Cosenza annunciando di essere pronto a incatenarsi a Palazzo Chigi per eliminare il commissariamento della sanità calabrese.

L’urlo di Oliverio ILARIO AMMENDOLIA Come giudicare l’urlo del presidente Oliverio? Che dire della sua “minaccia” di incatenarsi dinanzi a Palazzo Chigi per chiedere al governo di rimuovere il regime di commissariamento della sanità calabrese? Non credo che il presidente lo farà mai e se anche lo facesse i risultati non sarebbero clamorosi. Lo dico con grande amarezza per la stima che gli porto ma si ha l’impressione che Oliverio sia drammaticamente “solo” e altra cosa rispetto al “suo” popolo. “Solo”, in quanto il “suo” partito si è liquefatto, e quello che rimane può solo danneggiarlo nella evidente pretesa di esigere dazi e balzelli come pegno di un impalpabile sostegno. “Solo” perché i sindacati sono parte del problema e perché stiamo vivendo una pagina nera nella storia della democrazia calabrese. Il Presidente è una persona intelligente e con una vista lunga in grado di vedere perfettamente la catastrofe che si profila all’orizzonte. Vede le sue idee di governo perdere quota sino a fracassarsi al suolo, com-

prende che i poteri che hanno annesso e dominato la Regione sin dal 1970 stanno per vincere ancora e su tutti i fronti; lo hanno circondato da ogni lato e probabilmente Egli sente l’istinto di lottare… ma con quali forze? Contro chi? In quale direzione? Tenta di rompere l’assedio con un gesto clamoroso. Ma servirebbe a qualcosa? Ho paura di no! Anzi al punto in cui siamo arrivati sicuramente “no”, anche perché l’attuale maggioranza regionale (al pari della minoranza) sembra godere dello stato di prigionia dorata nei palazzi del potere. Ci può anche stare il gesto forte, clamoroso, dirompente (e l’incatenamento di un presidente della Regione sarebbe tale) ma questo potrebbe avere una qualche efficacia solo se sostenuto da un popolo che prova la stessa indignazione, individua gli stessi “nemici”, concorda sullo stesso progetto di governo. La storia è fatta anche di “segnali” clamorosi che però diventano “storici” solo quando, pur compiute da una singola persona o da una minoranza, intercettano e si collegano allo stato d’animo latente in un intero popolo. Altrimenti diventano retorici… nonostante le migliori intenzioni di chi li com-

pie. Il governo Oliverio è nato con una menomazione democratica, infatti nel 2014 sono andati a votare meno della metà degli elettori calabresi. Una situazione grave ma non riconducibile a Oliverio o a Wanda Ferro. In quasi mezzo secolo, ogni giorno s’è scavato un solco tra ente Regione e popolo calabrese. Ora quel solco è diventato un baratro facendo diventare la Regione una istituzione senza popolo, tenuta in ostaggio nei palazzi dalla casta politico-burocratica. La vittoria di Mario Oliverio, uomo con una storia ben definita, avrebbe avuto un senso solo se non si fosse trasformata in mera gestione del potere. Qualora avesse rotto la storica e sostanziale continuità di governo. Soltanto se avesse avuto il coraggio di frantumare il consolidato “potere” regionale per creare le condizioni necessarie per collegarsi a coloro che ne sono stati storicamente gli “esclusi” cioè la stragrande maggioranza dei cittadini calabresi. Se Oliverio avesse operato una tale opzione avrebbe salvato la Regione, dato di nuovo un senso alla parola “Sinistra”, e reso i calabresi protagonisti del loro riscatto. L’eventuale incatenamento sotto Palazzo Chigi – a quel punto – avrebbe

“Se Oliverio avesse avuto il coraggio di frantumare il consolidato “potere” regionale, dato di nuovo un senso alla parola “Sinistra”, e reso i calabresi protagonisti del loro riscatto, l’eventuale incatenamento sotto Palazzo Chigi avrebbe avuto un senso e un’eco nazionale”

avuto un senso e un’eco nazionale . Sarebbe stato il simbolo non di un presidente incatenato perché disperato ma di un intero popolo che non sopporta più le catene. Non uno dei tanti governatori che chiedono qualcosa al governo centrale, bensì un Presidente che pretende di esser messo in condizioni di tagliare antichi privilegi, insopportabili sprechi, gravi disservizi, gravosi profitti che pesano come macigni sulla nostra sanità. Tagliare oggi ai pochi, per garantire già da domani la salute a tutti. Una scelta radicale tesa anche a rifondare la nostra democrazia agonizzante, a ridare dignità alla politica calabrese, a salvaguardare l’immagine della Calabria. Non è andata così! Almeno, finora non è andata così… Per recuperare il tempo perduto, Oliverio non dovrebbe incatenarsi a Roma ma liberarsi dalle “catene” della “politica” calabrese. Caro Presidente, i limiti che ho cercato di rilevare nei tre anni passati di governo regionale non sono assolutamente di carattere personale. Probabilmente nessuno di noi - e certamente non io - avrebbe saputo far meglio. Il limite però c’è! È grave ed è politico. Lei - secondo me - avrebbe una missione “storica” da compiere: strappare il governo regionale dalle mani dei “soliti noti” per riconsegnarlo alla gente comune. Lei non vincerà alcuna sfida se combatterà una sua battaglia personale con il governo centrale e contemporaneamente sarà debole in un eventuale confronto con le forze che storicamente controllano anche il respiro nella Regione Calabria. Occorre buttare sul tavolo il peso di centinaia di migliaia di calabresi che vivono l’attuale momento tra rassegnazione e indignazione da un lato e voglia di protagonismo e riscatto dall’altro. Se oggi Ella si incatenasse, ben pochi la capirebbero e ancora meno la seguirebbero. Sul problema della sanità c’è un “esercito” pronto a “marciare” - in maniera composta e democratica - in ogni angolo della Calabria. Ovviamente chiede che la demagogia ceda il posto a una piattaforma concreta in cui ogni calabrese possa riconoscersi. Chiede che prima di fare i conti con “Roma” si sia capaci di farli in Calabria. È difficile... ma perché non uscire dal “palazzo”? Perché non saldarsi con il proprio popolo? Perché non venir fuori dalla “palude” in cui ci guazzano gli oligarchi? Solo in tal contesto un presidente che si incatena diventerebbe un simbolo per tutti. Il suo gesto verrebbe letto non come un segnale di impotenza ma come “urlo” collettivo di riscossa.


ATTUALITÀ

Cafiero De Raho sarà sicuramente il nuovo procuratore nazionale antimafia per la legge del “contrabbasso”. Il contrabbasso è uno strumento da insieme d’orchestra ma può divenire protagonista di concerto. L’uomo diventa ladro per occasione? O per la scarsa metabolizzazione dei principi e dei valori unita alla debolezza dei propri convincimenti? Il vecchio adagio nella vulgata è sempre stato utilizzato per fatti di corna o di corruzione ma

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mai accostato a problemi di ordine e sicurezza. Mi viene in mente un paragone “profano”: quando si mescolano elementi diversi l’amalgama si sostanzia solo se essi hanno vocazione all’uopo. Diversamente ciascun elemento conserva il proprio stato e la miscela fallisce. Non l’occasione, dunque! A questo proposito soccorre altro vecchio adagio: “ogni paru cerca paru e ogni latru cumpagnia”. Quasi una forza centripeta!

Non misurarsi non attiene alla sanità di principi bensì al dubbio della tenuta. Più che non mi accosto, resisto. L’isolamento non è garanzia di purezza. La resistenza si! Isolarsi a Reggio per meglio colpire a Roma? Come Gesù che si ritira nel deserto per sostenere le tentazioni del maligno e le vince per tornare più forte a predicare a tutti, farabutti e prostitute compresi. E a Roma ne avrà di lavoro! Arturo Rocca

L’occasione fa l’uomo ladro?

Aldo Alessio, ex sindaco di Gioia Tauro, ha presentato la scorsa settimana una denucia-querela nei confronti del pentito Antonio Russo, il secondo a tirarlo in ballo dopo Pietro Mesiani Mazzacuva nell’inchiesta sui colletti bianchi condotta dalla DDA di Reggio Calabria. Secondo Alessio la DDA rischia l’effetto boomerang, perché una vittoria in tribunale dell’ex primo cittadino minerebbe la credibilità dei pentiti scardinando la buona inchiesta che sta venendo condotta. Ribadendo la sua completa estraneità alla vicenda relativamente alla quale se ne fa il nome, Alessio è dunque tornato a parlare dell’omicidio di Luigi Ioculano, il medico gioiese lasciato “solo” e trucidato dalla ‘ndrangheta per il suo impegno civico e per fare luce sul delitto del quale lui si sarebbe impegnato in prima persona. La difesa di Alessio si rifà anche alle affermazioni del pentito Marcello Fondocaro che, a differenza di quanto dichiarato da Mazzacuva e Russo, ritiene l’ex sindaco estraneo alla vicenda del termovalorizzatore sul quale avrebbero messo le mani Piromalli e Molè. «Sapevo che il termovalorizzatore era voluto dalla “colonnina dell’Agip”, cioè dai Piromalli. - Afferma in merito

L’ex sindaco di Gioia Tauro querela i collaboratori di giustizia Fondocaro - Ioculano faceva tante battaglie e una era contro il termovalorizzatore. Aveva a cuore il sociale e la cittadinanza. Poi se Alessio ha cambiato idea in merito al termovalorizzatore dopo l’uccisione di Ioculano, non lo so. Vivendo a Gioia Tauro finisci purtroppo per non essere più te stesso, perché se non sei con la ‘ndrangheta sei contro di loro e ti avversano e ti creano problemi. Tutto è controllato dai Piromalli a Gioia Tauro».

Locri: Presentato il PAL del nuovo GAL “Terre Locridee” Grande partecipazione al primo appuntamento del nuovo Gruppo di Azione Locale “Terre Locridee”: molti gli imprenditori presenti, qualificata partecipazione anche delle associazioni di categoria e dei sindaci del territorio. Il workshop si è svolto presso il Palazzo della Cultura di Locri lunedì 6 novembre ed era finalizzato alla presentazione del Piano di Azione Locale, tema introdotto dal Presidente del GAL Francesco Macrì. Dopo aver sottolineato che il GAL ha una dotazione finanziaria legata al PAL di quasi 6 milioni di euro da investire in qualche anno, Macrì ha ricordato che il Gruppo vuole diventare l’agenzia di sviluppo della Locride e che questo può essere fatto solo attraverso la collaborazione di tutti gli attori sociali del comprensorio. Il Responsabile del PAL Guido Mignolli ha illustrato che obiettivo del PAL è rimettere al centro delle operazioni dello sviluppo territoriale la persona, sensibilizzando i residenti alle problematiche legate al territorio e all’ambiente, riscoprendo la memo-

ria e le identità, che saranno recuperate attraverso lo sviluppo di tre filoni fondamentali: l’aspetto sociale, quello delle filiere dei prodotti agroalimentari e quello del patrimonio storico/ambientale per i quali sono stati studiati dei piani strategici che andranno a comporre l’azione complessiva del PAL storico/ambientale. Dopo aver trattato gli interventi destinati alle aziende e ai Bandi di finanziamento regionale Misura 16 del PSR Calabria 2014-2020, Gianluca Calaudi, Emilio Borgese e Girolamo Napoli hanno presentato il loro progetto di filiera legato alla produzione del “Fico d’India”, mentre Pietro Fotia e Antonio Ieropoli hanno presentato il progetto del consorzio “Bambù Italia”. Al termine dell’incontro grande soddisfazione è stata espressa per la possibilità concessa di confrontarsi sul tema agricoltura e per aver aperto un tavolo di lavoro e di confronto che non può che dare grandi benefici al territorio

Assocomuni: Caterina Furfaro eletta vicepresidente per acclamazione

Morte di Roberto Jerinò: l’avvocato Tassone chiede la perizia medica

Nel pomeriggio di venerdì, durante la riunione del Comitato dei sindaci della Locride presso la sala consiliare del comune di Siderno, il sindaco di Agnana, Caterina Furfaro, è stata eletta per acclamazione vice presidente dell'Assemblea. “Caterina è un sindaco fuori dal recinto del pensiero unico - ha dichiarato il sindaco di Palizzi, Walter Scerbo, nel commentare la scelta operata da lui e dai suoi colleghi - non tira nessun carro e non ha, perciò, né briglie né paraocchi, sapendo andare intelligentemente e consapevolmente controcorrente”. Nel corso della stessa assemblea avrebbe dovuto essere eletto anche il componente cui toccherà la rappresen-

Roberto Jerinò è morto per cause tutte da accertare il 23 dicembre 2014 mentre era detenuto presso il carcere di Reggio Calabria. Di Gioiosa Ionica, Jerinò era ritenuto dai magistrati della DDA di Reggio Calabria e dalle forze dell'ordine che avevano condotto l’inchiesta “Crimine 3” un esponente di spicco dell'omonima cosca di ‘ndrangheta della Vallata del Torbido. Questa settimana, Marzia Tassone, avvocato della famiglia Jerinò ha depositato presso l’ufficio del Sostituto Procuratore incaricato per lo svolgimento delle indagini fin dalle prime fasi della vicenda una consulenza medico-legale che ci si augura possa dare delle risposte concrete chieste a gran voce anche da un’interrogazione parlamentare

tazione dell'area centrale, ma i primi cittadini non sono giunti a una decisione unanime, affidando pertanto a Vincenzo Maesano, sindaco di Bovalino, un mandato temporaneo in tal senso.

già nell’ormai lontano 2015. L’avvocato dei familiari sottolinea come sarà fatto tutto il necessario per fare luce sulla vicenda, tanto più che l’uomo, quando entrò in carcere, non presentava patologie che potessero far temere un evento funesto come il suo decesso. Ecco perché la decisione del legale di avvalersi di un medico specializzato nelle malattie cardiovascolari e la pressione che sta esercitando in questi giorni nei confronti della Procura per la risoluzione del mistero relativo a un uomo che, prima di essere sospettato di essere membro della criminalità organizzata, era un padre di famiglia di tre figli che ancora aspettano chiarimenti in merito alla sua morte.

CALABRESE PER CASO * di Giuseppe Romeo

Se la sanità …non è in buona salute Ci sono due aforismi molto significativi che possono essere citati quale apertura per una riflessione sulla salute. Uno è di Lev Tolstoj, autore di Guerra e Pace, per il quale […] “Le due più grandi sventure nella vita sono una cattiva salute e una cattiva coscienza” […]. L’altro è di Arthur Schopenhauer, filosofo de Il mondo come realtà e rappresentazione per il quale […] “La salute non è tutto, ma senza salute tutto è niente” […]. “Orbene”, seguirebbe così all’incipit un mio datato insegnante, sembra che ogni tanto l’argomento salute e…sanità ritorni in auge nelle pieghe della politica, di quella cosiddetta “politica del territorio” che avrebbe il compito di fornire al cittadino delle risposte alle sue domande, alle sue preoccupazioni, alle sue insicurezze. Leggendo le pagine dei webzine locridei e riflettendo sulle mie esperienze, dovrei dire che a distanza di anni, di varie vicende che hanno contraddistinto la nostra sanità, mi sembra singolare il richiamo dei sindaci ai parlamentari locali affinché questi si preoccupino di intervenire sul governo per migliorare lo stato dell’offerta del servizio sanitario. Iniziativa lodevole, per carità in termini di intenzioni, ma come sempre tardiva a cui mancano alcuni passaggi di chiara sincerità intellettuale. Innanzitutto non credo che ciò possa sortire risultati apprezzabili nell’immediato dal momento che la “politica sanitaria” ha una sua ben precisa dimensione “regionale”, sia nella destinazione delle risorse sia nella scelta del management al di là del commissariamento di oggi. In questo senso, forse, si sarebbe dovuto riflettere su cosa si sarebbe potuto fare se sull’argomento le amministrazioni locali avessero prestato l’attenzione necessaria non solo sulla

necessità che l’offerta dei presidi fosse adeguata e distribuita secondo le richieste dell’utenza, ma, soprattutto, riorganizzata in termini di presidi, prestazioni e qualificazione del personale secondo criteri obiettivi di capacità e di risultato e non “politici” di opportunità. Ovvero, distribuendo in termini di efficacia ed efficienza ogni possibilità di intervento e di cura. Evitando, insomma, quelle sovrapposizioni e duplicazioni di reparti che alla fine sono state la causa di scelte non felici adottate sull’onda del risparmio obbligato dopo aver troppo facilmente impegnato o elargito risorse in un settore sino a qualche anno fa molto generoso, e troppo facilmente così interpretato, in termini di capacità di spesa. Chiedere ai parlamentari, alla cosiddetta “deputazione”, e tramite essi al governo di intervenire in una materia che ha una sua dimensione di gestione e di governance assolutamente territoriale, significa ammettere una assenza di progetto nell’affrontare seriamente il problema di promuovere piani sanitari che rispondano, una volta per tutte, non più a logiche politiche di basso profilo giocate a discapito della salute delle persone. Significa ammettere di non avere idee chiare su come e in che modo si intende riprogettare l’offerta sanitaria che rientra nei compiti degli amministratori, a cui si affida sia la gestione ma anche il controllo, mettendo al centro di qualunque pianificazione l’utente e il territorio. Forse sarebbe stato più utile dimostrare di avere una proposta questa volta vera, seria, concreta e “misurabile” su come servizi e professionalità andrebbero riveduti secondo criteri di qualità e quale ruolo, e responsabilità, le amministrazioni vorrebbero questa volta giocare. Proposte per le quali, ad esempio, dalla rapidità di trattamento delle patologie più urgenti alle terapie successive per le degenze, si

ridisegnerebbe la rete di presidi secondo criteri che tengano conto della distribuzione delle comunità e delle percorrenze, oltre che dei costi. Chiedere alla “deputazione” della locride di farsi portavoce presso il governo della condizione della “commissariata” sanità calabrese non credo che porterà frutti particolari. L’offerta sanitaria, sia ospedaliera ma anche post-ospedaliera – e tralascio i “servizi alla persona”, riferiti agli anziani e alle disabilità, soprattutto per chi vive nelle comunità dell’entroterra, altra ennesima chimera di cui forse dovremmo guardarci allo specchio - è soprattutto un problema di gestione locale e, forse, gli amministratori più attenti, dovrebbero chiedersi per poter iniziare nuovamente questa storia infinita, di chi sono le responsabilità della non felice gestione, della non adeguata formazione e qualificazione delle professionalità e del come sono state impiegate le risorse, sia umane che finanziarie che oggi mancano. Ammettere i propri errori e dotarsi di un piano di riorganizzazione che non sia ostaggio di retaggi clientelari sarebbe già un buon primo passo per prendere coscienza in Calabria delle condizioni della sanità evitando, ancora una volta, alibi di circostanza e cercando di impiegare al meglio le disponibilità di strutture e di personale ad oggi presenti. E questo perché, parafrasando l’incipit, una cattiva salute non è certo una buona scusa per nascondere debiti di coscienza, e non solo, che si pagano nei drammi delle corsie di un ospedale. Così come, forse, quando si riempiono le pagine pontificando sulla crescita civile di una società sarebbe stato utile, per gli amministratori ai vari livelli, ricordare che la salute, economica e fisica, di una comunità è il primo momento per dare ad essa un futuro più roseo evitando di piangere ancora una volta sugli stessi piatti.



SCUOLA

JACOPO GIUCA In settimana sono stati pubblicati dall’Associazione per lo Sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno (Svimez) i dati relativi all’andamento economico-sociale del Sud Italia nell’ultimo anno. Come spesso accade il quadro è risultato molto complesso ed estremamente variegato ma, in linea generale, tutti gli esperti sono stati concordi nel commentare che, stando a quanto dichiarato, una ripresa economica del meridione pare più che mai possibile. Anzi, il sud che riparte, sorprendentemente, riesce a farlo meglio del nord, a giudicare dall’aumento del PIL pro capite registrato nel corso del 2016. Ma se da una parte è vero che l’aumento del PIL meridionale di un punto percentuale contro lo 0,8% registrato dal nord riduce impercettibilmente le distanze dall’area più ricca d’Italia, c’è da dire che, negli anni della crisi, la forbice tra nord e sud si è allargata in modo impressionante e che da noi è ancora troppo facile restare poveri. Scendendo nel dettaglio, comunque, altro dato in grado di confortare la nostra regione è la sua capacità di accrescere il proprio PIL di 0,9 punti percentuali, un dato che pone il nostro territorio perfettamente in media con la crescita generale del PIL meridionale e che gli garantisce di conquistare la medaglia di legno tra le regioni del sud che stanno agganciando la ripresa economica in maniera più efficace (dietro solo a Campania, Basilicata e Molise e davanti a Puglia, Sardegna, Sicilia e Abruzzo). Ma cosa implicano, concretamente, questi dati? Anzitutto che la nostra regione mostra confortanti segni di vitalità, quindi un generale aumento degli investimenti che, a cascata, sta avendo (per ora soltanto timide) ricadute positive sugli indici occupazionali. Adriano Giannola, presidente Svimez, ha commentato ai microfoni della Rai il dato definendolo doppiamente positivo se si pensa alle caratteristiche tradizionali dell’economia calabrese, che per decenni ci hanno accollato la nomea di retroguardia delle regioni del sud. Nonostante il dato indubbiamente interessante, tuttavia, la ripresa è ancora troppo debole per imprimere la giusta svolta sociale alla nostra terra. In Calabria, infatti, mancano ancora più di 75mila posti di lavoro e si preannuncia durissima la lotta utile a sanare le ferite inflitte dalla recessione. Considerato il fatto che solo un calabrese su quattro è regolarmente impiegato, poi, non stupisce che siano ancora migliaia i nostri conterranei che decidono di cercare fortuna fuori dalla regione d’origine (nel 2016 sono stati 5.393, un dato comunque inferiore rispetto a quelli fatti registrare da Sicilia, Campania e Puglia), che l’indice di povertà è solo in leggerissima flessione dopo essersi impennato per cinque lunghi anni e che ci sia poca efficacia nell’attrarre investimenti. Se il secondario e il terziario calabrese vivono nel consueto limbo, tuttavia, c’è chi dalla crisi economica ne è uscito sorprendentemente rivitalizzato: ci riferiamo all’agricoltura che, soprattutto nella sua filiera dei prodotti biologici e di qualità riesce a ritagliarsi il proprio spazio ammaliando i giovani e gli acquirenti esteri. Gli agrumi, le verdure, i cereali, ma anche l’olio, il vino e i liquori made in calabria sono più che mai ricercati e apprezzati, e obbligano il settore agricolo a reclutare spasmodicamente amanti della terra che vogliono fare della propria passione un lavoro sempre più ambito. Se il presidente di Coldiretti Calabria Pietro Molinaro commenta questo dato sottolineando che non sarebbe stato raggiunto senza lo sforzo che i sindacati e la società civile sono riusciti a compiere troppo spesso non solo senza l’aiuto, ma anzi con un accenno di ostruzionismo da parte delle istituzioni, per il Presidente della Commissione Giustizia in Senato Nico D’Ascola questo sforzo positivo è proprio il risultato della programmazione intelligente operata dalle istituzioni locali che, tuttavia, ancora molto devono fare per assicurarsi che l’agricoltura diventi l’elemento trainante dell’economia calabrese. D’Ascola, in un comunicato diffuso dal proprio ufficio stampa mercoledì pomeriggio, sottolinea anzi come il settore primario, se adeguatamente impiegato dalla politica e dalla società civile attraverso un sapiente impiego dei finanzia-

L’ultimo rapporto Svimez traccia un quadro confortante relativamente alla ripresa economica del mezzogiorno e della Calabria, ma l’emorragia di posti di lavoro e di persone costrette ad andare via non accenna ad arrestarsi. Chiave di volta della ripresa sembra essere l’agricoltura che, con buoni esempi provenienti anche dalla Locride può dare nuovo impulso all’economia, ma non senza un aiuto più concreto da parte della politica.

menti europei, possa diventare una panacea in grado di sovvertire la tendenza allo spopolamento e alla povertà dei piccoli borghi, ridando alla gente le risorse utili a vivere una vita dignitosa nell’ambito dei propri contesti territoriali. Un esempio concreto di come tutto questo potrebbe essere realizzato il senatore lo ritrova proprio nella Locride e, nello specifico, nella recente inaugurazione dell’agriasilo di Canolo, una scuola pensata per far innamorare i bambini delle risorse del proprio territorio e per convincerli che si possa vivere degnamente anche oltre i confini delle

La Calabria può agganciare la ripresa, ma il sorriso resta a metà grandi città. La difficoltà delle zone rurali calabresi, e dobbiamo dare atto a D’Ascola di sottolinearlo lui per primo nel proprio intervento, risiede piuttosto nei collegamenti da e per queste aree, che devono essere adeguatamente implementati al fine di garantire che i nostri eden aspromontani non restino completamente isolati dal mondo civile. Ed ecco dove, invece, ci sentiamo di dare ragione a Molinaro: se l’agricoltura continuerà a crescere limitatamente ad aree non raggiunte dalle vie di comunicazione che il terzo millennio pretenderebbe, la colpa (evanescente per il sena-

tore) sarebbe da attribuire proprio a quella politica che continua ad avere interesse negli investimenti per le grandi opere e non per le piccole strade, per i mastodontici potenziamenti infrastrutturali e non per le linee di collegamento a pettine, per la salvaguardia di centinaia di piccoli plessi che finiscono per aumentare la dispersione scolastica e non per gli istituti comprensivi ben organizzati e collegati che permettono ai nostri bambini di accedere facilmente al sapere (maggiori dettagli nella riflessione del dirigente scolastico Vito Pirruccio).

Insomma, per dare seguito ai dati positivi registrati da parte della Svimez, come non ci stancheremo mai di affermare, serve analizzare con lucidità ciò che veramente serve al nostro territorio per poter crescere (capacità di attrarre gli investimenti stranieri, finanziamenti mirati al settore primario e collegamenti interni per come affermato nella nostra analisi odierna) e una collaborazione fattiva tra imprenditori, società civile e politica, al fine di invertire quell’odiosa tendenza ad andare via che da più di un secolo rappresenta la più grande piaga della società calabrese.


giornata mondiale del diabete

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Domenica 12 Novembre 11

Monsignor Oliva: “L’incontro col Santo Padre sarà un dono meraviglioso per tutti” Carissimi Amici dell’AGD, Stimatissimo dott. Franco Mammi, sono contento di poter partecipare con tutti voi, Amici dell’AGD, all’udienza con il Santo Padre Francesco il 15 novembre prossimo. L’idea presentatami dall’AGD Locri nella persona del Dott. Franco Mammi, permetterà a me e a tanti di Voi provenienti dalla Calabria e da altre regioni d’Italia di vivere un bel momento di condivisione e di riflessione. L’incontro col Santo Padre sarà un dono meraviglioso per tutti, un momento di gioia anche per me, che lo vede come una benedizione per tanti piccoli, che, in rappresentanza di tutti i bambini con diabete di T1, saranno presenti all’Udienza, in occasione della Giornata Mondiale del Diabete. Ho avuto modo di conoscere la storia di LINO e attraverso di lui quella di tanti altri come lui. Mi sono commosso. Come vorrei che fosse conosciuta da tanti papà e mamme, che, avendo fra le braccia i loro figli, spesso dimenticano la ricchezza e bellezza del dono ricevuto. Pensavo al diabete come a qualcosa che riguardasse solo gli adulti: sapere che esso interessa anche la più giovane età mi ha fatto pensare alle parole di Gesù: “Lasciate che i bambini vengano a me, perché di questi è il regno dei cieli” (Matteo 19,13-15). Ho pensato al gesto di Gesù che impone su di loro le mani e invita a pregare i discepoli che li sgridavano. Ho pensato ai tanti genitori vicini ai loro figli, che passano le notti a correggere ipo o iper glicemie, a calcolare quanta insulina è necessaria per i pasti, che corrono a scuola a misurare la glicemia e aspettano l’ora di pranzo per somministrare l’insulina. Ho pensato al loro grande amore, un amore “crocifisso”. E per questo un amore grande. Ho pensato alla preziosità e importanza di una testimonianza del genere, che ci fa comprendere che l’amore vero non fa differenze, non discrimina, porta a capire che davanti al Padre siamo tutti suoi figli. Con la stessa dignità e valore. Soprattutto quando assorbe ogni energia fisica e morale e porta i genitori a dedicarsi di più al figlio bisognoso. Ringrazio il dott. Franco Mammi, e con lui, anche l’AGD Italia, per il servizio di coordinamento tra Associazioni di aiuto a Bambini e Giovani con Diabete. Il vostro è un servizio d’amore importante a supporti dei giovani con diabete e delle loro famiglie. Mi richiama lo spirito del Guerriero di cui parla la canzone di Mengoni “Lotto per amore, lotterò per questo. Io sono un guerriero / Veglio quando è notte / Ti difenderò da incubi e tristezze / Ti riparerò da inganni e maldicenze / E ti abbraccerò per darti forza sempre”. È lo spirito di una grande famiglia, come le vostre: tutto quello che fate lo fate con tanto tanto amore. Grazie! La benedizione del Santo Padre possa dare a tutto un supplemento di fede e una forza in più. Perché non venga mai meno la speranza! Francesco Oliva

L’Associazione Giovani con Diabete della Locride in visita da Papa Francesco La Giornata Mondiale del Diabete, organizzata dalla Federazione Internazionale del Diabete (IDF) in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), è la principale campagna informativa internazionale su questa patologia ideata in considerazione dell’aumentata incidenza del diabete in tutto il mondo

L’Associazione Giovani con Diabete della Locride, in occasione della Giornata Mondiale del Diabete, incontra Sua Santità Papa Francesco. Il prossimo mercoledì 15 novembre, accompagnata dal Vescovo di Locri-Gerace, Mons. Francesco Oliva, parteciperà all’Udienza Generale in Vaticano del Santo Padre. La Giornata Mondiale del Diabete, organizzata dalla Federazione Internazionale del Diabete (IDF) in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), è la principale campagna informativa internazionale su questa patologia ideata in considerazione dell’aumentata incidenza del diabete in tutto il mondo. Celebrato per la prima volta nel 1991, questo appuntamento costituisce l’occasione non solo per valutare ogni anno i progressi ottenuti in campo medico e nell’assistenza sociale, ma anche per riflettere su quanto ancora rimane da fare per promuovere le cure e il sostegno alle persone affette dalla malattia. Le diverse Associazioni, che in più di 130 paesi del Mondo aderiscono alla Federazione Internazionale del Diabete, celebrano la giornata organizzando autonomamente una vasta gamma di attività. Ogni Paese aderisce con proprie campagne informative sul tema affrontando i bisogni e gli interessi specifici dei propri malati e distribuendo capillarmente materiale illustrativo. In Italia, dal 2002, la Giornata Mondiale del Diabete viene coordinata da Diabete Italia che conta fra i suoi soci numerose Associazioni, tra cui AGD Italia, un coordinamento tra Associazioni di aiuto a Bambini e Giovani con Diabete, e tutte le principali Società Scientifiche della Diabetologia italiana, tra cui la SIEDP, la Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia pediatrica, tutti insieme per sensibilizzare e informare l’opinione pubblica sul dia-

bete, sulla sua prevenzione e corretta gestione. La Giornata cade il 14 novembre e per il 2017 le iniziative si svolgeranno in tutta Italia dal 6 al 18 novembre. Quest’anno AGD Italia ha raccolto l’invito e l’idea partita dalla Calabria, dall’Associazione Giovani con Diabete della Locride (AGD Locride) che, grazie al sostegno del Vescovo della Diocesi di Locri-Gerace, permetterà a 800 persone provenienti da tutta la Calabria, assieme a una rappresentanza della vicina Sicilia e della Campania, di partecipare all’Udienza Generale del Santo Padre, mercoledì 15 Novembre p.v. a Roma presso la sala Paolo VI. Papa Francesco incontrerà l’intera “rete” assistenziale diabetologica pediatrica calabrese, saranno presenti i bambini e i ragazzi con diabete e le loro famiglie, medici, infermieri, le associazioni, i volontari e molti di coloro che con il proprio impegno quotidiano contribuiscono al raggiungimento degli importanti risultati di cura. Per la Calabria e per AGD Locride, che ha fortemente voluto questa iniziativa e si è impegnata per organizzarla al meglio, l’Udienza Generale rappresenta un grande onore celebrativo della Giornata Mondiale del Diabete e una benedizione per tutti i bambini e ragazzi che devono, sin dalla più tenera età, convivere con questa malattia. Un ringraziamento particolare, oltre a S.E. il Vescovo di Locri-Gerace, va ad AGD Italia e alle altre AGD della Calabria, l’AGD “ Prof. Renato Caminiti” di Villa S.Giovanni, all’AGD di Catanzaro, all’AGD “Areteo” di Crotone, e alle AGD della Sicilia e della Campania che, assieme ai centri diabetologici pediatrici di riferimento, con grande entusiasmo e attiva partecipazione, si sono fatti co-promotori di questa straordinaria iniziativa.




RUBRICHE

I FRUTTI DIMENTICATI

A CURA DI ORLANDO SCULLI E ANTONINO SIGILLI

Punica granatum L./ Famiglia Punicacee

Denti i Ciucciu Ai primi di ottobre del corrente anno, assieme al documentarista Nino Cannatà e a Nino Sigillimi, mi recai nel comune di Borgia su invito dell’agronomo Thomas Vatrano, il quale mi aveva segnalato la presenza e la rarità di una varietà interessante di melograno in un podere appartenuto a sua nonna a qualche chilometro da Roccelletta di Borgia. La pianta è caratterizzata dalla pezzatura rilevante dei frutti che produce, infatti, le sue melegrane possono superare abbondantemente mezzo chilogrammo di peso nelle stagioni di normale piovosità, durante la fine della bella stagione o all’inizio dell’autunno. Durante il tragitto da Monasterace a Roccelletta, in svariati campi, avvistammo dalla strada numerose piante di melograno trascurate, con i frutti pendenti e negletti, ma sempre invitanti e prevalentemente rosseggianti. A mio avviso, i proprietari dei campi ancora non hanno ancora acquisito la cognizione del valore salutistico che possiedono i frutti della pianta, ritenuta sacra in tante civiltà del passato, considerandola un frutto beneaugurante per la prosperità e l’abbondanza; tuttavia, tale consapevolezza l’hanno acquisita alcuni stati del Caucaso e dell’Asia centrale, che la rivendicano come propria. Le diatribe più accese avvengono tra il Kazakistan e l’Armenia, le quali affermano ambedue, di essere la patria del melograno. I kazachi possiedono la più diffusa varietà di

Il letale e anacronistico ossimoro del Palazzo – 34 L’assemblea dei Sindaci delle Locride ha deliberato la partecipazione alla manifestazione che si terrà a Roma, davanti a Palazzo Chigi, martedì 14 novembre. Dalla discussione, sono emersi alcuni spunti di riflessione. Il primo è che, finalmente, tutti i Sindaci, accantonando la propria appartenenza politica, si sono trovati d'accordo sul fatto che occorra privilegiare il generale rispetto al particolare. Il secondo è che la manifestazione non deve essere intesa come una normale passerella ma che si ha la necessità, oramai improcrastinabile, di affermare che la Locride non deve essere considerata come “una semplice appendice geografica” ma una realtà che ha diritto alla pari dignità rispetto alle altre aree del Paese. Il terzo che, finalmente, è venuto meno il principio che un commissario possa rappresentare la panacea e, di conseguenza, la limitatezza della mitizzazione della figura. In estate abbiamo letto che Massimo Scura, il contestato commissario regionale alla sanità, starebbe preparando le valigie. Il governo, infatti, sembrava che stesse pensando di sostituirlo in tempi molto brevi. La notizia sarebbe rimbalzata direttamente da Roma, da ambienti vicini ad alcuni esponenti governativi: «È certo che il governo sostituirà il commissario Scura, la decisione è stata già presa. Se ancora non è stata concretizzata è solo per una questione politica. Spieghiamo meglio. Semplice: due sono i commissari da sostituire, oltre alla Calabria c’è la Campania. Uno dovrebbe toccare al Pd l’altro all’Ncd che ha nel governo il ministro Beatrice Lorenzin. E allora, visto che in Campania a nominare il commissario sarà in pratica il Pd col presidente della regione De Luca, in Calabria tocca al Nuovo centrodestra. Da qui lo stallo. Fedro, nella favola “Le rane temono le zuffe dei tori”, scrisse: Humiles laborant, ubi potentes dissident (quando i potenti litigano, ai poveri toccano i guai. Equivalente al nostro: quandu i sumeri si scontranu i barili vannu 'nto menzu). Vi è stata, poi, la frattura tra Scura e il sub commissario Urbani, a suo tempo voluto proprio dall’Ncd. Va, inoltre, ricordato che proprio da questo conflitto interno all’ufficio del commissario è nato il blocco alle assunzioni nel comparto. Quindi, non lasciamo soli i nostri Sindaci. Partecipiamo alla manifestazione e raccomandiamo ai nostri parenti e amici che abitano a Roma di essere presenti per dire, una buona volta per tutte, che HIC NON SUNT LEONES. Tonino Carneri

melograno presente nel loro paese, che appare primordiale, dalla pezzatura piccola e dai grani color rubino, molto dolci e dai grani legnosi, da cui però si estrae un’essenza particolare. Nel Kazakistan vengono anche organizzate feste dedicate al melograno. Gli armeni, di rimando affermano che la loro è la patria del melograno e dai suoi frutti ricavano addirittura un vino. Una decina di anni addietro, lo scultore armeno Vighen Avetis, che viveva a Firenze, seppe dal direttore di Palazzo Spinelli di Firenze, originario di Ferruzzano, che in Calabria esisteva un insediamento fondato dagli armeni nel IX secolo d.C., Rocca Armenia o Rocca degli Armeni, chiamato in seguito Bruzzano Vetere, abbandonato dopo il terremoto del 1907, che colpì solo Ferruzzano e marginalmente i paesi vicini. Molto attratto dalla notizia, volle venire in Calabria e visitò religiosamente la rocca degli Armeni, venendo a conoscenza della presenza del melograno nero di Palizzi. Anch’egli affermò che la patria del melograno è l’Armenia e che addirittura cresce un melograno particolare che produce dei frutti che contengono 365 grani, quanti sono i giorni dell’anno. Il viaggio verso Roccelletta di Borgia fu allietato solo da discorsi sul melograno, e arrivati di fronte all’ingresso del Parco Archeologico della Roccelletta, fummo

accolti da Thomas che, con gioia, ci accompagnò a visitare il podere della nonna ubicato nei Piani della Roccelletta nel comune di Borgia. Prima di raggiungere la pianta situata nella parte orientale del campo a ridosso di una fiumara, Thomas cominciò a parlarci degli ulivi e delle loro malattie, facendoci notare come molte piante erano state attaccate dal Tripide, dall’Occhio di Pavone e dalla Rogna, successivamente ci fece osservare gli effetti positivi delle trappole meccaniche poste sulle piante di kachi dai frutti intatti grazie ad esse, e infine, introdusse il dibattito sull’argomento per cui eravamo arrivati. Ci fece vedere delle piante di melograno della varietà “Denti di Cavallo”, quasi intatti, facendoci assaggiare i frutti, e alla fine, ci condusse alla pianta per cui eravamo giunti. I frutti erano dalla pezzatura medio grande, dal peso di 400 gr. circa (i più grandi) e non spaccati, solo tre di essi si erano aperti in seguito alla pioggia e così potemmo assaggiarli e fotografarli. I grani risultarono molto dolci dai semi non molto legnosi e dal colore roseo e non sapendo come denominarli, telefonò alla nonna che li definì “Denti di Ciuccio” (asino).

Un divario che a qualcuno torna utile BRIGANTESSA SERENA IANNOPOLLO

Stasera torno a casa afflitta, sconsolata, turbata. Ho assistito a una conferenza sulla questione meridionale organizzata dall'ALB (associazione amici del libro e della biblioteca di Siderno) in cui il prof. Guido Pescosolido ha potuto esporre le sue tesi di tipo economico sul divario nord-sud dall'unità ad oggi. Il titolo mi ha incuriosito: "La questione meridionale in breve". E che avrà di breve? Andiamo a sentire, mi sono detta. Ho capito quasi verso la fine che potevo utilizzare quell'ora e mezza in altro modo, ma ormai era fatta. A parte il mal di testa dovuto all'impossibilità di potermi sfogare, è cresciuta un’indignazione soprattutto verso questa pseudo-borghese società sidernese, che si ostina ad acclamare professoroni dai numeri alti per poter sproloquiare della storia del sud. L'autore comincia dicendo che "dal momento dell'unità ad oggi il sud comincia a crescere economicamente". Comincia? In che senso? Nel senso che prima cosa faceva? Crescere rispetto a

chi? Dubbi mi assalgono, e rimangono. Poi l'autore preferisce "passare sopra" ai fatti di sangue ad opera dell'esercito italiano: "... Pino Aprile è addirittura arrivato a sostenere che ci sono stati più di un milione di morti", e lo dice con aria incredula, provocando una fragorosa risata nei presenti in sala, ovviamente tutti maestri, e tutti a conoscenza del numero perfetto di morti al sud per mano sabauda. Come se la legge Pica fosse stata una passeggiata,

ma nemmeno degna di nota! Allo stesso modo tenta di distruggere la tesi di molti storici secondo cui il Regno delle due Sicilie fosse la terza potenza economica di quei tempi, e anche qui il pubblico ride. Ma come? Con Pino Aprile tutti a stringergli la mano e farsi foto, e ora tutti a ridere? Quanta pochezza in giro. Il momento topico è arrivato quando ha sostenuto che "dal momento dell'unità, tutta Italia si è fatta carico dei problemi

del sud, e il sud di quelli del nord". Ah, bene. Peccato che non ce ne siamo accorti. A me è venuto solo un esempio in mente a questo proposito: facciamo finta che il regno di Sardegna sia il papà (o patrigno, meglio) e il Regno delle due Sicilie il figlio (figliastro). Il papà vuole che il figlio diventi come il padre, ma il figlio è ostile, semplicemente perché ha una natura diversa. A quel punto il padre rinnega il figlio, e questo, invece, cercherà per sempre l'approvazione paterna. Ma non l'otterrà mai perché: finché non si comprende che le due nature sono diverse non si può pensare di accettarle per come sono. Strani esseri gli economisti: tutto è curve e grafici, pil, rapporti e investimenti, numeri, numeri, numeri... un mondo arido che non riesce in alcun modo a rappresentare la nostra vita. Dietro ogni numero c'è una vita, e anche se una sola vita può non valere in termini statistici, vale invece per chi ha a cuore il destino di questa terra. Sarebbe il caso di cominciare a invitare professori con sentimenti, oltre che coi numeri in mano.

Il Jolly Bar ha compiuto 50 anni, i ringraziamenti di Pino Pedullà Pino Pedullà e famiglia ringraziano sentitamente il sindaco di Siderno, Pietro Fuda, e l'intera Amministrazione Comunale per il prestigioso riconoscimento ricevuto lo scorso 29 agosto, in occasione dei 50 anni di attività del Jolly Bar. Pino Pedullà è, infatti, l'attuale proprietario del Jolly Bar, nato nel 1967, e del Jolly Mare, nato 1966, entrambi fondati da Cosimo Pedullà, padre di Pino. In segno di gratitudine Pino Pedullà ha consegnato al sindaco Pietro Fuda una targhetta con la foto di famiglia, accompagnata dai ringraziamenti.

Vera Donovan says “Mansplaining” è un termine piuttosto vecchio, ma dubito che in molti ne conoscano l’origine e il significato. Nel 2008 una giornalista e scrittrice americana, Rebecca Solnit, scrisse sul «Los Angeles Times» un articolo dal titolo “Men who explain things” (Uomini che spiegano le cose) in cui raccontava un episodio accadutole a una festa, durante la quale aveva incontrato un uomo

che in modo accondiscendente le aveva chiesto se avesse letto un libro su un certo fotografo, uscito da poco, non sapendo che proprio Solnit ne fosse l’autrice. Nonostante Solnit tentasse di chiarire, fu necessario l’intervento di una terza persona per far comprendere a quell’uomo chi fosse l’autrice del libro, ripetendoglielo più e più volte. Nella discussione che si generò online qualcuno

coniò il termine “mansplaining”, cioè “uomini che spiegano cose alle donne”, cose che le donne già conoscono bene, o di cui sono addirittura esperte. Il “mansplaining” è umiliante perché sminuisce il valore della donna, o addirittura ne disconosce le qualità, la fa sentire stupida, incapace di apprendere. Il “mansplaining” è una forma diffusissima di prevaricazione dell’uomo sulla donna, compiuta in modo non consapevole, dato per scontato. Non abbraccia solo l’ambito lavorativo, ma anche quello personale. In quella che a me appare la più paradossale epifania del “mansplaining” gli uomini spiegano alle donne il mondo delle donne. Tralasciando la critica specializzata e rimanendo nell’ambito della quotidianità, non si può dire che gli uomini non conoscano o non abbiano un’idea (sbagliata o meno), del mondo delle donne: il punto è che solitamente non ne sono molto coinvolti, che non gli importa poi granché e i loro cervelli viaggiano per stereotipi rigorosi, in cui la donna è incastrata in un certo ruolo o dipinta come inferiore per attitudini, capacità fisica o intellettiva. Il mansplainer usa toni flautati per spiegare le cose alle donne, come fossero piccole bestie non senzienti, spesso annoiati, o condiscendenti. Si infastidiscono se una donna non li sta a sentire, perché

adorano il suono della loro voce, e non sopportano di essere interrotti o contraddetti, pronunciando frasi celebri come: “Se mi fai finire”, “Calmati”, “Non hai capito”. I “mansplainer” sono convinti di sapere tutto di ciò che si agita dentro una donna, o di conoscere ogni segreto dei loro “bizzarri comportamenti”. Infarciti di cultura patriarcale, le loro farsi iniziano con “Non puoi” o “Non devi”. La domanda è: si può umanamente e con giusto senso morale chiedere a una persona, una persona qualunque, di non provare un sentimento? Di non sentirsi in un certo modo? Di comportarsi secondo una serie di regole dettate dal conformismo, dall’ “educazione” (educazione a cosa? La prima educazione dovrebbe essere il rispetto verso sé stessi e gli altri), di non uscire da uno schema sociale quando rimanerci implica subire un’ingiustizia o una violenza? Si può? vi chiedo. Le donne sanno bene che se si interrompe un mansplainer durante una delle sue inutili spiegazioni, verranno istantaneamente depennate dalla lista delle “scopabili” e inserite in quella delle “cesse”, perché quando un uomo si sente in inferiorità intellettiva rispetto a una donna, la sua attrezzatura subisce la stessa sorte, ritirandosi nel pancreas. #iostoconasia


POSTA

www.larivieraonline.com Domenica 12 Novembre 15

Il campionato d’Eccellenza si tinge di bianco-azzurro Il Siderno vince e convince guidando la classifica del campionato d’Eccellenza. Dopo l’ultima partita giocata al F. Raciti contro il Soriano, e vinta per 3-0, la cittadina e i suoi tifosi si godono questo momento di giubilo in vista della trasferta del 12 novembre contro la Reggiomediterranea, 8ª in classifica. Nella piccola realtà sidernese i cittadini si sentono galvanizzati da questo momento di gioia. Il clima che si respira quotidianamente assume le parvenze della domenica sportiva, fatta di discussioni sull’arbitraggio, sull’atteggiamento della squadra in campo, e sul mercato, proficuo o meno, svolto della società. Si parla del Siderno Calcio come di

un sogno già vissuto nel lontano 1998/1999, l’ultima volta in cui la società, allora guidata dal tecnico Figliomeni, riuscì a conquistare la serie D. Benché ancora lungo il percorso verso la promozione, la squadra bianco azzurro guidata da Galati, viaggia a vele spiegate con ben 23 punti nelle prime 9 giornate sui 27 disponibili. Al secondo posto troviamo il Locri, acerrimo rivale sportivo, con solo un punto distanza dalla capolista. La strada verso la serie dilettantistica si prevede accesa e contesa tra le due squadre della Costa dei Gelsomini, impegnate da sempre, in un duello fatto di striscioni, provocazioni e momenti di tensione. Il contra-

sto tra i due comuni limitrofi è sempre stato teatro di grandi battaglie “sportive”, senza distinzione di campionato o posizione in classifica, riuscendo a trasmettere nei cittadini, un senso di appartenenza calcistica verso i colori della propria squadra. Che sia la juniores o che sia la prima categoria, le due squadre in testa al campionato di Eccellenza regalano sempre forti emozioni che si trascinano dai banchi di scuola agli uffici, dalle panchine ai bar, dai messaggi alle chiamate. In vista della 12ª giornata di campionato prevista il 26 novembre, quando le squadre si affronteranno nel primo derby della stagione, i cittadini, i tifosi e le società, si pre-

parano a questo “D-Day” colmo di tensione. Senza dubbio sarà un lungo giorno, proprio come quello del 6 giugno 1944, ricco di momenti ironici, goliardici e emozionanti. Sarà un ennesimo giorno che segnerà la rivalità storica tra le due tifoserie, che farà parlare di sé nei giorni a venire, che permetterà alla comunità di esclamare: io c’ero! L’attaccamento verso i colori della propria città non è soltanto una questione morale o etica, ma si annida nel profondo, trasformando e modificando due realtà simili tra loro in un eterno duello combattuto a colpi di pallone. Gaetano Marando

Buon 30° Compleanno MASCI! Una grande festa comunitaria è stata celebrata per il "compleanno" del MASCI (Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani) di Siderno, il 30°, essendo stato fondato nel lontano 1987 ad iniziativa del compianto professore Aldo Florenzano, scout da giovane nella lontana terra natia (era originario di Lauria, in Lucania) e scout da adulto nella nostra città per tenere ferma fede al motto "semel scout, semper scout". Da allora, pur tra le difficoltà che qua da noi devono affrontare quotidianamente un po' tutte le associazioni, il MASCI ha camminato senza interruzioni avendo come stella polare l'applicazione del metodo scoutistico proposto ora è più di un secolo da Robert Baden-Powell, inteso ad educare gli aderenti a lasciare il mondo un po' migliore di come l'hanno trovato, impegnandosi nella società, in stile di amicizia e di soccorso con chi si trova in difficoltà, senza ricercare vaneglorie mondane, con l'impegno piuttosto a curare qualche piaga di chi vive in sofferenza. Tra le iniziative portate avanti nel trentennio, un posto importante occupa cer-

tamente il frequentato centro di ascolto che opera a fianco e in collaborazione con la Caritas diocesana. Il "compleanno" è stato celebrato domenica 5 novembre con attività svolte tra la chiesa e la casa canonica della parrocchia di Santa Maria dell'Arco, che ospita con liberalità la comunità degli scout sidernesi - anche dell'AGESCI (Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani), che vi operano ormai da 65 anni - la quale, comunque non osserva

limiti parrocchiali, ma si rivolge a tutta la città. In chiesa, durante la celebrazione della Santa Messa, hanno pronunziato la "promessa" ben cinque nuove "reclute", segno della vitalità attuale della comunità; nei locali della casa canonica - oltre ad alcune attività tipiche della giornata degli scout, quali l'alza al mattino e l'ammaina bandiera sul far della sera, si è tenuto un significativamente gremito convegno con

la partecipazione di responsabili regionali e nazionali del Movimento, dei dirigenti delle comunità MASCI di Locri, Roccella e Gioiosa e dei rappresentanti delle organizzazioni cattoliche operanti a Siderno Azione Cattolica e AGESCI - e della comunità cittadina, rappresentata dal sindaco, ing. Pietro Fuda, che ha illustrato l'impegno dell'Amministrazione Comunale in favore dell'associazionismo in genere. Invitati dai "magistri" della comunità sidernese, Rosa e Francesco Archinà, hanno partecipato con testimonianze personali scout di ieri e di oggi e varie persone impegnate in vari campi della vita cittadina, soprattutto nel sociale: importante e commovente la rievocazione della collaborazione intrattenuta dal MASCI con l'UILDM, portata avanti dal fondatore della sezione sidernese della stessa, Giuseppe Congiusta. Le celebrazioni si sono concluse a tarda sera con una cena in stile scout generosamente allestita e offerta dalle socie della comunità. Enzo D’Agostino

Ciao nonno È già trascorso un mese dalla tua dipartita. Tu sei stato non solo un marito amorevole, un padre esemplare e un nonno speciale ma soprattutto un GRANDE maestro di vita. Ciao Nonno. Tuo nipote Salvatore

Viaggi della speranza, attenti agli sciacalli Questa settimana Marilisa Rizzetto è stata al Tg3 per parlare di “viaggi della speranza”, quei pellegrinaggi costosissimi all'estero che permettono a una persona con problemi di salute di poter accedere a una cura che in Italia non è disponibile. Molto spesso, affinchè chi è affetto da una malattia rara possa curarsi, partono veri e propri appelli alla beneficienza, che assai di frequente finiscono in tv perchè, lo sappiamo bene, molta tv vive di storie strazianti. In alcuni casi, però, gli appelli sono “falsi” o comunque non “attendibili”. Oltre al fatto che oggi in Italia non esistono terapie inaccessibili o malattie incurabili, quando questo fosse vero (per esempio perché un centro estero è più avanzato o specializzato), i costi sono interamente pagati dallo Stato (D.M. 03/11/89), che rimborsa persino gli accompagnatori. Non c’è alcun motivo, quindi, per lanciare una raccolta fondi per “pagare le cure”. Marilisa Rizzetto vi ha avvertiti.


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a cura di Maria Giovanna Cogliandro

DOMANDE

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Escludendo le attrattive ormai divenute luoghi comuni sul Mezzogiorno ovvero mare, sole e cibo – i motivi per cui il Sud l’ha rapita?

Che cosa manca al Nord?

Il Sud è il futuro del Nord?

Non solo mare, sole e buon cibo. La calabria è molto altro. Questa settimana abbiamo intervistato quattro immigrati originari del Nord che hanno scelto di vivere nella Locride perchè rimasti incantati da questa terra che ha fatto loro aprire gli occhi su cosa manchi al nord.

L’INTERVISTE

immigrat al cont


www.larivieraonline.com Domenica 12 Novembre 17

Qui si respira un’aria salutare ideale per chi, come me, ha deciso di non avere più tempo per riunioni interminabili e per gente che si vanta solo dei propri lussi e ricchezze.

- “Calabri rapuerunt”, non genericamente il Meridione, così diverso da Napoli a Bari, da Matera a Caserta! È la Calabria Ulteriore, in particolare quella Jonica che mi ha rapito, non la Citeriore Bruzia. Fin dal liceo sono stato sedotto dalla cultura greca e soprattutto da quella magnogreca. Le esperienze vacanziere giovanili in Sila, lago Pollino, San Giovanni in Fiore, a Le Castella e Capo Colonna, in Metaponto. Il fascino magico dell’Aspromonte, Terra Madre del continente europeo. Qui nella Calabria Jonica si respira un’aria salutare, confacente per chi, come me ha deciso di non avere più tempo per riunioni interminabili, in cui si discutono, norme, procedimenti e regolamenti interni, che dovrebbero risolvere tutto. Non ho tempo, da perdere per sciocchezze, per discutere di beni materiali o posizioni sociali di gente sicura di se stessa, che si vanta dei suoi lussi e delle sue ricchezze. Preferisco frequentare gente che sappia arrivare al cuore delle altre persone. Gente a cui i duri colpi della vita hanno

In pochi chilometri attraversi millenni: dagli Eoli dell’età del Bronzo di Petti di Portigliola alla magnifica Locri Epizefiri, da Gerace alla villa di Casignana con i suoi mosaici, da Gioiosa Jonica a Kaulon.

ti trario

insegnato a crescere con dolci carezze nell’anima. Qui trovo l’essenziale, tra esseri umani, molto sensibili, che sanno amare e burlarsi dell’ingenuo e dei suoi errori e non si vantano dei propri lussi e ricchezze. Amici sinceri capaci di difendere la dignità umana. Torno alla realtà. La Politica ha smarrito ogni aspirazione alla soluzione dei problemi e alla trasformazione della realtà; è diventata un mezzo senza un fine, una situazione senza evoluzione, ossessionata soltanto dal consenso, dal mantenimento dello status quo; gira a vuoto, non incoraggia cambiamenti, non modifica assetti sociali e istituzionali, non induce sviluppo dell’economia. È il grande tutto a cui si riconduce ogni cosa: imprese, carriere, ricchezze, appalti. Allora non c’è più nulla da fare? Bisogna rassegnarsi al peggio, abbandonare il campo? No. Bisogna avere il coraggio e la pazienza, di sminuzzare e scomporre il contesto sociale, di distinguere e precisare, di individuare i segni della controtendenza, distinguere cosa c’è ancora di buono nella politica, nelle ammini-

- Bisogna andare indietro nel tempo a un pomeriggio di Giugno del 1986 quando arrivai, insieme a una quindicina di studenti dell’Università di Torino, alla stazione di Sant’Ilario dello Ionio. Allora il treno da Torino ti sbarcava direttamente tra il Mare e gli scavi di Locri Epizefiri. Così sono stata catapultata dalla provincia di Cuneo, Savigliano per la precisione, dentro la Magna Grecia. Dentro la Storia con la “S” maiuscola. Ho avuto il privilegio di lavorare vent’anni in uno dei siti più importanti del mondo, e ho partecipato a una stagione di scavi e studi magnifici. Come non innamorarsi di Locri? Una pubblicità direbbe: “Ti piace vincere facile?”. Ma è così. Come non innamorasi di questi luoghi dove ogni centimetro è intriso di storia, e che storia? Dove, per citare un esempio, in pochi chilometri attraversi millenni, partendo dagli Eoli dell’età del Bronzo di Petti di Portigliola, per passare ai Siculi di Janchina (dove è stato rinvenuto il primo vaso attico esportato dalla Grecia nel IX secolo a.C.), alla magnifica Locri Epizefiri (greca e romana), a Gerace, borgo incantevole con la sua storia millenaria, alla villa di Casignana con i suoi magnifici mosaici, a Gioiosa Jonica, Kaulon…solo per citare alcuni tesori della nostra terra. Come non scegliere questa terra, quando poi si trova anche l’amore, la famiglia e si decide di restare, di far parte di quelli che VOGLIONO restare per riuscire a dare un futuro ai nostri figli.

- Quali sono le buone pratiche del Sud (cioè il metodo migliore per cavarsela dignitosamente) che possono giovare al resto dell’Italia ma specialmente il triangolo industriale Milano, Torino, Genova? La percezione e la capacità di risparmio. L’abilità di adattarsi al nuovo e all’inaspettato. Una marcata resilienza socio-economica, cioè la capacità di assorbire le perturbazioni, riorganizzarsi e continuare a funzionare. La capacità di accettare con umiltà e pragmatismo l’innovazione, trasformandola senza indugi in valore aggiunto. Il forte senso di appartenenza alle municipalità. Per i Cittadini è sostanziale la centralità dei Comuni che sono a fondamento dello Stato: ai Comuni è attribuita la generalità delle funzioni regolamentari e amministrative. Il sentimento della Famiglia, che solo qui esiste, ancora universalmente rispettato. La Famiglia è il primo mattone portante di una società. Perché solo l’essenziale è ciò che fa sì che la vita valga la pena viverla. Giorgio Botta

che in Piemonte e poi la crisi degli ultimi anni ha livellato molto le differenze tra Nord e Sud, a mio avviso. Forse dopo tutti questi anni, quando torno, trovo tutto troppo ordinato, ironizzando un po’. Al Nord si ha l’impressione che l’uomo possa controllare tutto, la natura, il paesaggio, tutto è, usando un termine orrendo, “antropizzato”, tranne le montagne, che fanno da fondale imponente alle nostre esistenze. Qui in Calabria, invece, anche la natura ti fa sentire che non è l’uomo a comandare, ed è forse anche questo che rende il Sud sicuramente più affascinante. - Può sembrare retorico, ma il Sud con tutte le sue potenzialità storiche, artistiche, paesaggistiche, enogastronomiche (perché no) ha molto da offrire a tutta l’Italia e oltre. Molto se n’è parlato e molto se ne parlerà e forse ci siamo tutti un po’ stufati di sentir pronunciare la parola “valorizzazione”, ma è così. Il Sud ha tantissimo, forse troppo, da offrire. Come ha recentemente detto la dott. Rossella Agostino, Direttrice dei Musei e Parchi Archeologici di Locri Epizefiri e dell’antica Kaulon (Calabrese): “… Sarebbe bello immaginare che il brand ‘Magna Grecia’ fosse un obbiettivo diversificato, un tramite per un marchio delle regioni del Sud…” e io, nonostante tutto, voglio ancora credere che possa accadere. Margherita Milanesio

- Domanda impegnativa. Ormai ho passato più tempo qui in Calabria

Il Sud e il Nord possono essere ognuno il futuro dell’altro se solo ci si sforzasse a essere più compatti.

Al Nord manca l’anima. Non esiste il buon vicinato, il buon samaritano o anche solo la cordialità così come intesa al Sud.

strazioni, nelle istituzioni, nell’imprenditoria, negli ordini professionali, nelle università. Rinvigorire le componenti sociali ancora vitali, riunirle e coordinarle, assecondare chi già si è rimboccato le maniche, avviare e irrobustire gli spazi di autogestione, creare roccaforti, individuare nuclei di buone pratiche.

- Anche se sembrerà strano a dirsi, il motivo principale è stato il lavoro. Entrambi i miei genitori sono del sud Italia, ma il legame con la Calabria l’ho creato quando ho conosciuto la splendida ragazza che un giorno sogno di poter sposare. Dopo essermi laureato non ho voluto restare con le mani in mano e, approfittando di questo aggancio, ho cominciato a cercare lavoro non solo in Piemonte, dove sono nato e cresciuto, ma anche in Calabria e, soprattutto, nella Locride. Il sogno nel cassetto di entrare a fare parte del mondo dell’informazione mi ha fatto avere contatti con diversi piccoli e grandi giornali, anche del nord Italia, ma se a Milano mi sono sentito dire che avrei scritto articoli firmati da altri per due euro a pezzo, è stato a Siderno che “Riviera” mi ha dato l’opportunità di affinare la mia tecnica e svolgere il percorso necessario a prendere il patentino da pubblicista. Dopo tre anni, ammetto che, probabilmente, a quest’ora al

- Sono venuto in Calabria per questioni di lavoro ma ci sono rimasto perché qui ho incontrato l'amore. Un aspetto che apprezzo del Sud e della Locride in particolare è la cordialità e il calore delle persone. - Al Nord manca proprio il calore della gente. Mentre per quanto riguarda lo sviluppo economico e turistico, il Nord può fare scuola. - Il Sud e il Nord possono essere ognuno il futuro dell’altro se solo ci si sforzasse a essere più compatti. Mair Karl

nord avrei trovato un lavoro che mi retribuirebbe meglio, ma sicuramente sacrificherei gran parte dello stipendio solo per raggiungere il posto di lavoro o per un monolocale nei pressi del mio ufficio, avrei già abbandonato da tempo il sogno di diventare giornalista e respirerei tanto smog in più.

molto tesi, ed è forse proprio per questo motivo che si finisce con il concentrarsi così tanto sul lavoro amplificando il mito di un indice di produttività e della presenza di opportunità senza eguali nel resto del Paese. Un mito che tuttavia, lo dico per esperienza personale, trova un riscontro solo minimo nella realtà di tutti i giorni.

- L’anima. Al nord manca la capacità di compiacersi di ciò che ha, la volontà di tendere una mano al prossimo e la capacità di costruire rapporti duraturi. Non esiste il buon vicinato, il buon samaritano o anche solo la cordialità così come comunemente intesa al sud. Al nord si confonde troppo spesso la cortesia per gentilezza e si finisce con il diffidare di chi è troppo disponibile per il timore che lo si faccia solo per tornaconto personale. Questo rende i rapporti con gli amici, i colleghi, persino con i famigliari sempre

- Mi piacerebbe pensare che sia così, ma temo che la politica continuerà a tarpare le ali al Mezzogiorno. Fino a quando i pochi coraggiosi che hanno deciso di continuare a vivere nella propria terra d’origine non saranno consapevoli di quanto sia importante partecipare attivamente alla res publica e i politici meridionali si faranno ammaliare da accordi di governo convenienti per loro ma non per la propria terra, il Sud continuerà a restare un fanalino di coda in cui la speranza sarà data solo da pochi imprenditori non in grado di fare la differenza fino in fondo, soprattutto se, come troppo spesso accade, continueranno a essere raggiunti da interdittive antimafia inviate dalla magistratura sempre con eccessiva leggerezza. Jacopo Giuca


Il “Dizionario etimologico del dialetto Bivongese” conquista il premio Anassilaos per la saggistica In un tempo in cui l’evoluzione linguistica sembra non dare tregua alla lingua italiana per quel processo di trasformazione fonetica e semantica a causa di anche certi anglicismi ormai comunemente utilizzati, esce in libreria il “Dizionario etimologico del dialetto bivongese”. Il volume di oltre 600 pagine, pubblicato per Città del Sole edizioni, da padre Damiano Bova, appartenente all’Ordine dei Padri Predicatori della comunità “San Nicola” di Bari , contiene oltre diecimila voci ordinatamente disposte e commentate dalla A alla Z come un vero e proprio dizionario. Il lavoro editoriale, segue quello sulla storia di Bivongi, paese natio dell’autore, ed è frutto di sei anni di faticose e meticolose ricerche per una passione innata verso la propria terra e verso la propria gente e di cui ora si vuole serbare la lingua dei padri e scoprirne l’etimo e l’origine delle parole che la compongono. Un dialetto, quello bivongese, che secondo padre Damiano “rappresenta una chiara isola linguistica” che si distingue dagli altri dialetti delle aree circostanti. E’ P.Damiano Bova nella introduzione al libro a dare un motivazione molto plausibile su questo vuoto e si affida, poi, agli specialisti per verificarne scientificamente l’ipotesi avanzata e basata sul fatto che il “bivongese” potrebbe essere un “dialetto dissociato”. Oltre alla prefazione dell’autore il volume è arricchito dai commenti introduttivi di Giuseppe Falcomatà, sindaco della Città Metropolitana di Reggio e di Felice Valenti, sindaco di Bivongi. Per questo impegnativo lavoro di ricerca Padre Damiano Bova ha ricevuto proprio ieri, a Reggio Calabria, presso la Sala Calipari del consiglio regionale, il premio Anassilaos 2017 per la saggistica, e il “Dizionario etimologico del dialetto bivongese” sarà presentato al pubblico domani, lunedì 13 novembre, a palazzo Alvaro, sede della Città Metropolitana, Sala Biblioteca, alle ore 17:30, in un incontro che vedrà la presenza dei due sindaci di Bivongi e Reggio Calabria e degli studiosi Domenico Minuto e Paola Radici Colace.

Arriva “PromuoviLocride”,

la 1ª Festa dell’Olio della Locride L’appuntamento ideale per inaugurare il nuovo corso del gal della locride è una due giorni in cui, accanto alla possibilità di degustare i migliori frutti della nostra terra, si ripercorrerà la storia del nostro olio. Il Gruppo di Azione Locale “Terre Locridee” organizza, per il primo fine settimana di dicembre, “PromuoviLocride”, la 1ª Festa dell’Olio della Locride. Il 2 e il 3 dicembre prossimi la Cittadella dell’olio di Locri, posizionata nella centralissima Piazza dei Martiri, sarà impegnata, grazie all’installazione di stand ed espositori da parte delle aziende produttrici, degli artigiani, degli agricoltori e dei ristoratori locali, nella promozione delle nostre più caratteristiche produzioni tipiche, dei prodotti enogastronomici e del territorio più in generale, dando il giusto risalto alla produzione dell’Olio Nuovo.

Si inizierà alle ore 16:00 di sabato per una due giorni in cui, accanto alla possibilità di degustare e conoscere i migliori frutti della Locride, si effettuerà anche un percorso relativo alla storia e alle proprietà benefiche del nostro olio grazie ai dibattiti e alle rassegne che scandiranno la festa. L’idea della manifestazione è legata allo sviluppo economico del nostro territorio che non può prescindere da una triade di iniziative, legate a Cultura, Turismo e Agricoltura. Obiettivo primario è il rilancio del prodotto olio della Locride attraverso la creazione di un marchio di qualità territoriale. Per questo si è pensato

di costruire un’appuntamento che duri nel tempo con cadenza annuale. L’appuntamento ideale per inaugurare il nuovo corso di un GAL che punta tutto sulla promozione delle nostre più straordinarie caratteristiche.

Si inizia sabato 2 dicembre, alle ore 16:00, presso la Cittadella dell’olio di locri, che sarà installata nella centralissima piazza dei martiri. Una manifestazione che ricorda che lo sviluppo della locride passa dall’agricoltura.

Riparte da Samo il progetto di sviluppo delle nostre fiumare È stato organizzato nella locride, a samo, il primo incontro, dedicato al percorso di adesione ai contratti di fiume e di costa dopo l’entrata in vigore della legge che li disciplina, un tavolo che ha coinvolto il presidente del gal e l’assessorato all’urbanistica dela regione calabria.

Mercoledì 8 novembre, presso la Sala Consiliare del Comune di Samo, si è tenuto il convegno “Rete ecologica fiumare della Locride - Paesaggio e sviluppo sostenibile della Vallata ‘La Verde’”, un incontro facente parte del percorso di adesione ai Contratti di fiume e di costa, organizzato in collaborazione con il Gruppo di Azione Locale “Terre Locridee”. Si tratta del primo incontro su questo tema, nella Locride, dopo l’entrata in vigore della legge che disciplina i contratti di fiume, la cui applicazione, quali strumenti regionali per l’attuazione delle politiche per la “governance” dei sistemi fluviali, in applicazione delle disposizioni internazionali e nazionali in materia di gestione sostenibile dei sistemi fluviali, rappresentano una straordinaria opportunità per poter avviare strategie e azioni sul territorio calabrese, particolarmente vulnerabile sotto il profilo idrogeologico. In questi mesi la Regione ha promosso i Contratti di Fiume con varie iniziative sul territorio, promuovendoli come strumenti di partecipazione volontaria e di valorizzazione delle risorse idriche, in cui una buona “governance” partecipata diventa fondamentale, perché collante tra le scelte di governo e gli interessi delle comunità locali. Dopo i saluti del sindaco di Samo Giovambattista Bruzzaniti, che ha lamentato l’abbandono dei comuni più isolati dell’entroterra, ed ha ricordato il concittadino Giovanni Carrà mancato in questi giorni, è intervenuto, il presidente del GAL Francesco Macrì, che si è detto interessato a sviluppare attraverso il Gruppo i progetti dei contratti di Fiume. «Con i Contratti di fiume e di costa, siamo infatti in grado di massimizzare le risorse e investirle nel modo più corretto e utile alle comunità locali» ha affermato Macrì, che ha succes-

sviamente sottolineato la fine dei fondi assegnati senza logica e che solo attraverso strumenti di programmazione e investimenti certi potrà essere migliorato il target complessivo di una regione straordinaria dal punto di vista ambientale ma da troppo tempo apparentemente condannata a un inesorabile declino. Giovanni Bonfà, membro del consor-

zio Ambiente Energia e Biodiversità del Mediterraneo, ha dunque illustrato l’applicazione dei progetti comunitari alla Vallata La Verde per poi lasciare le conclusioni all’Assessore Regionale all’Urbanistica Francesco Rossi, che ha parlato dei progetti urbanistici nella nostra Regione come di vere e proprie misure emergenziali per l’arginamento del dissesto idrogeologico. «Sono strumenti decisivi - ha proseguito Rossi - che grazie a un approccio condiviso consentono alle comunità locali e a tutti i soggetti istituzionalmente coinvolti di essere diretti protagonisti della tutela, della gestione delle risorse idriche, della valorizzazione dei territori fluviali, della salvaguardia del rischio naturale.» Una convinzione che, ha garantito la Regione, sta convncendo le istituzioni a intervenire sulla realtà esistente e dare risposte immediate ai fattori che, negli ultimi anni, hanno determinato l’insorgere o l’aggravarsi di diverse problematiche.


www.larivieraonline.com Domenica 12 Novembre 19

villaggio

#Ktftuttolanno

enogastronomico

Rinviata Al 17 la festa del vino Il maltempo del fine settimana ha costretto l’amministrazione di caulonia a correre ai ripari. Ma la festa del Kaulonia tarantella festival è solo rimandata! A causa delle avverse condizioni meteo previste, il terzo appuntamento autunnale del Kaulonia Tarantella Festival, che si sarebbe svolto in concomitanza con la festa di San Martino, è stato, in parte, rimandato a venerdì 17 novembre e sabato 18. A partire dalle 18:00 di venerdì, a Piazza Sant’Antonio, a Caulonia Marina, il Comune e la Parrocchia dei SS. Silvestro e Barbara allestiranno un villaggio presso il quale si potrà effettuare la degustazione di vini e prodotti tipici della tradizione enogastronomica cauloniese, e saranno esposti i più sfiziosi prodotti dell’artigianato locale. Gli stand gastronomici saranno curati dai gruppi parrocchiali e il loro ricavato sarà destinato a una raccolta fondi che, se avrà buon esito, permetterà di acquistare i condizionatori per la chiesa. Ad allietare la serata i ritmi travolgenti di Zalles e della Peppa Marriti Band, che, a partire dalle ore 20:00, faranno scatenare Piazza Sant’Antonio.

La giornata di sabato 18 novembre sarà, invece, dedicata ai Laboratori Pratici Tematici che si terranno presso la Casa della Cultura di Caulonia Superiore. Le lezioni di strumento, tenute a partire dalle ore 14:45 da Francesco Loccisano, Antonio Critelli e Gabriele Trimboli, sveleranno le tecniche più efficaci per suonare rispettivamente chitarra battente, zampogna e pipita e la lira Calabrese. Alle ore 16:30 prenderà la parola Danilo Gatto per illustrare le caratteristiche del canto popolare; a seguire, alle ore 17:45, Mimmo Calavallaro che traccerà un affascinante percorso attraverso i canti popolari cauloniesi. Alle ore 19:00 concluderà la giornata “scolastica” Giuseppe Lucà, che racconterà delle sue “Fabbriche Musicali Calabresi”. Si ricorda che la quota di partecipazione ai seminari è di 10 € e che le iscrizioni potranno essere effettuate sul sito www.kauloniatarantellafestival.it entro le ore 12:00 di giovedì 16 novembre.

Rimane confermato alle ore 9:00 di sabato 11 novembre l’incontro “Vitivinicoltura: valorizzazione tipicità, interventi tecnici e incentivi del comparto”, che si svolgerà presso l’Aula Magna dell’Istituto Tecnico Agrario di Marina di Caulonia. Il convegno è organizzato dall’Azienda Regionale per lo Sviluppo dell’Agricoltura Calabrese (ARSAC) in sinergia con il Comune di Caulonia e l’I.I.S. Umberto Zanotti Bianco, moderato da Giuseppe Cavallo. Durante il confronto sulla valorizzazione delle risorse vitivinicole della Locride, dopo i saluti del Dirigente Scolastico Antonino Morfea, e del Sindaco di Caulonia Caterina Belcastro, relazioneranno Domenico Calvi, il direttore del CSD ARSAC di Locri Roberto Oppedisano, l’enologo Cosimo Murace e l’agronomo Vincenzo Vozzo. Le conclusioni saranno affidate al Dirigente Regionale ARSAC Bruno Maiolo.

Siderno: “Aspettando San Martino” rinnova il suo successo

Ancora un successo di pubblico e qualità per l’evento “Aspettando San Martino”, che si è svolto lo scorso 4 novembre nella centralissima Piazza Portosalvo di Siderno. La manifestazione, organizzata dalla Pro Loco con la collaborazione dell’Associazione Culturale l’Eco di Siderno e del l’Associazione “Prende il Volo”

della Parrocchia Mirto - Donisi è stata patrocinata dal Comune di Siderno; importante anche il contributo dei media partner: Eco della Locride, Lente Locale, Riviera, Telemia, Italiana Radio e Radio Siderno “La Cometa” a cui va il nostro ringraziamento assieme a tutti gli sponsor che ci hanno sostenuto.

La Locride si preapara al confronto con Diego Fusaro

L’evento aveva come scopo la conservazione delle antiche tradizioni con la degustazione delle zeppole, apprezzata pietanza tipica del luogo, preparata particolarmente in questo periodo dell’anno, del vino novello, prettamente sidernese, e delle caldarroste, tutti ingredienti della stagione autunnale. Ad allietare la serata è stata la musica etnica del gruppo “Gioia Popolare” che, con i suoi caldi ritmi, ha riscaldato e divertito il numerosissimo pubblico che ha ballato per tutta la durata del concerto. Prima della fine della serata sono intervenuti il vicepresidente della Pro Loco Siderno, Giuseppe Badia, che ha portato il saluto del presidente Agostino Santacroce assente al momento dei saluti in quanto in partenza per improrogabili impegni precedentemente presi, e il direttore del giornale online “Eco della Locride”, Antonio Tassone, entrambi hanno voluto ringraziare il folto pubblico intervenuto, l’Amministrazione Comunale e tutti coloro che hanno dato il loro sostegno; inoltre, ai saluti ha presenziato, anche, Gianni Gerace,

Presentato a Locri il progetto “T.R.A.D.E.” Ha rapito l’attenzione dei giovani studenti della Locride la presentazione del progetto “T.R.A.D.E.Training Activities for the Development of new Enterprises”, presentato dall’Associazione Farimpresa presso il Palazzo Comunale di Locri lo scorso 6 novembre. Dinanzi alla platea di ragazzi

sono state illustrate le linee guida del progetto, che permetterà a 100 giovani neodiplomati di svolgere all’estero un tirocinio professionale di 4 mesi in Belgio, Spagna, Irlanda o Regno Unito. Un’occasione di crescita che avvicina la Locride all’Europa.

L’Associazione Nazionale di Azione Sociale e il Comune di Bianco, in collaborazione con la locale Pro Loco, organizzano “La Locride incontra Diego Fusaro”, una due giorni di confronto con il filosofo, la presentazione del suo ultimo libro “Pensare altrimenti”, e un dibattito sulle dinamiche nazionale ed internazionali e le loro relazioni con la questione meridionale e locridea, che si svolgerà nei gioni di giovedì 23 e venerdì 24 novembre. Si inizia alle 18:30 di giovedì,

presso l’Hotel Maria di Bianco con un incontro moderato da Maria Teresa D’Agostino e al quale parteciperanno il presidente regionale A.N.A.S. Gianfranco Sorbara e il vice sindaco di Bianco Pasquale Ceratti. Venerdì, alle 11:00, Fusaro sarà dunque al Liceo Classico “Ivo Oliveti” di Locri e concludera il suo viaggio nella Locride con un pranzo che si terrà alle ore 13:30 e al quale si potrà partecipare su prenotazione fino a esaurimento posti.



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www.larivieraonline.com Domenica 12 Novembre 21

Ogni comunità locale è alle prese con escamotage per “catturare” alunni e non perdere l’unico presidio culturale sul proprio territorio. Tuttavia, se è comprensibile la preoccupazione degli amministratori locali, dall’altro, è impossibile non considerare un dato fondamentale senza il quale il mantenimento di una istituzione scolastica è pura chimera: la presenza di alunni, i destinatari dell’offerta formativa.

Dall’esame delle nascite registrate nell’ultimo quinquennio nell’area della Locride emerge chiaramente una radiografia territoriale connotata da forte emorragia di giovani e dal conseguente calo delle iscrizioni con la scomparsa di pezzi di scuola.

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VITO PIRRUCCIO rapporto di TUTTOSCUOLA, pubblicato nei giorni scorsi, conferma il dato preoccupante del forte calo demografico al Sud con effetti, purtroppo, facilmente prevedibili sia in termini sociali (calo delle famiglie giovani e svuotamento dei paesi, specie quelli delle aree interne), sia per la drastica riduzione delle classi e l’incidenza di tale fenomeno sul sistema scolastico, in questi giorni sorvegliato speciale per via del dimensionamento alle porte (la Giunta Regionale della Calabria dovrà deliberare entro 31 dicembre p.v.). Ogni comunità locale, da notizie diffuse dalla stampa, è alle prese con escamotage per “catturare” alunni e non perdere, nel migliore dei casi, l’unico presidio culturale sul proprio territorio. Tuttavia, se è comprensibile la preoccupazione degli amministratori locali alle prese con le richieste dei cittadini di mantenere a tutti i costi i presidi scolastici; dall’altro, è impossibile non considerare un dato fondamentale senza il quale il mantenimento di una istituzione scolastica o di un plesso staccato è pura chimera: la presenza di alunni, i destinatari dell’offerta formativa. Il non considerare questo dato, come spesso accade, o peggio pensare di aggirare l’ostacolo inventandosi indirizzi formativi dei più svariati (alla scuola superiore) o strategie di mantenimento di plessi fantasma che cozzano con le regole basilari di una buona didattica e della buona formazione (tipo quella di far ricorso alle pluriclassi nella scuola primaria nei paesi rivieraschi della Locride, in cui questo sistema risulta datato e anacronistico), non fa altro che sommare la difficoltà, la penuria di allievi, ad ulteriori elementi negativi che minano dalle fondamenta il sistema formativo del Sud: bassa qualità degli apprendimenti (le pluriclassi sono le più esposte per l’evidente impossibilità di offrire in una stessa classe formata da alunni di diversa età una formazione com-

Il

e 3) emerge chiaramente una radiografia territoriale connotata da forte emorragia di giovani e dal conseguente calo delle iscrizioni con la scomparsa di pezzi di scuola. Dinanzi a una situazione di preoccupante caduta libera delle nascite a fronte di parametri normativi vincolanti per costituire o mantenere presidi scolastici sul territorio (basti pensare che per poter costituire un istituto autonomo, tranne nelle aree in deroga come per es. i territori con minoranze linguistiche, sono necessari almeno 600 iscritti), non giova inventarsi ipotetici indirizzi formativi con basso impatto occupazionale (penso ai Licei Sportivi o agli indirizzi superiori Musicali e Coreutici) o di ipotizzare pseudo teorie pedagogico-organizzative associando il tasso di dispersione alla necessità di mantenere presidi scolastici con pluriclassi (vera e propria contraddizione in termini). Così facendo si vorrebbe con artifizi salvaguardare posti di lavoro a scapito della formazione degli alunni. Ma il rimedio è peggiore del male! Occorre, invece, leggere attentamente il trend demografico e disegnare presidi scolastici che abbiano i presupposti della qualità. Penso, ad esempio, alla scelta lungimirante del Comune di Locri di realizzare in un unico plesso, con standard qualitativi da primato nazionale, una Scuola dell’Infanzia capace di accogliere 9 sezioni e di ottimizzare, così, anche le risorse finanziarie in grado di operare quegli interventi di manutenzione ordinaria necessari per conservare un ambiente di apprendimento in linea con i più avanzati parametri formativi nazionali ed europei. Se la preoccupazione di chi redige i piani di dimensionamento è centrata, solo, sui livelli occupazionali, senza valutare l’impatto sulla qualità del servizio scolastico, probabilmente avremo, oggi, qualche operatore scolastico occupato in più, ma con ricadute formative discutibili il cui impatto negativo lo registreremo a medio e lungo termine. Già oggi scontiamo amaramente gli effetti negativi prodotti nel sistema scolastico dai diplomifici anni ’70’80 che avevano come unico obiettivo offrire opportunità lavorative e non quello di forma-

Le nascite nella locride dal 2012 al 2016 COMUNI DEL DISTRETTO NORD DELLA LOCRIDE COMUNE 2016 2015 2014 2013 2012 Pazzano 2 3 2 6 5 Stilo 21 16 16 21 20 Bivongi 7 12 9 12 5 Monasterace 24 30 25 33 22 Camini 12 14 6 6 6 Riace 25 21 30 24 28 Stignano 16 9 16 6 5 Placanica 7 10 10 7 16 Caulonia 44 54 46 53 51 Roccella Jonica 42 41 47 44 42 Marina Gioiosa J. 61 62 55 76 54 Gioiosa Jonica 55 82 75 76 83 Martone 3 3 5 4 4 S. Giovanni di G. 6 2 8 1 2 Grotteria 22 26 27 21 18 Mammola 27 28 23 17 19 Siderno 129 157 163 173 164 Agnana Calabra 0 2 1 4 7 Canolo 5 4 8 7 8 Gerace 21 17 23 18 18 Antonimina 10 10 12 13 10 Locri 96 125 99 101 99 Portigliola 11 6 9 9 8 TOTALE 646 734 715 732 694 TAV. 2 – COMUNI DEL DISTRETTO SUD DELLA LOCRIDE COMUNE 2016 2015 2014 2013 2012 Africo 33 27 48 47 33 Ardore 51 42 44 54 56 Benestare 27 15 40 33 30 Bianco 38 31 31 40 53 Bovalino 87 82 112 90 99 Brancaleone 32 30 23 35 19 Bruzzano Z. 10 2 4 7 11 Caraffa del B. 1 5 5 5 3 Careri 25 26 28 24 21 Casignana 6 3 6 10 5 Ciminà 4 4 6 6 6 Ferruzzano 6 5 6 7 3 Platì 75 77 70 63 62 Samo 5 5 9 6 4 San Luca 46 56 50 51 45 Sant’Agata B. 4 3 4 3 6 Sant’Ilario J. 18 18 6 14 9 Staiti 6 1 0 1 1

POCHI BAMBINI NELLE AULE DELLA LOCRIDE Occorre leggere attentamente il trend demografico e disegnare presidi scolastici che abbiano i presupposti della qualità.

pleta ed omogenea) e conseguente allontanamento della scuola calabrese dagli standard formativi delle aree più sviluppate del Paese e dell’Europa (come emerge dai dati periodici dell’indagine OCSE-PISA e INVALSI). Dalla ricerca di TUTTOSCUOLA emerge che il calo più consistente di iscritti riguarda la Scuola dell’Infanzia, la quale registra in Calabria un -4.820 alunni nel biennio 2016/2017 e 2017/2018. Nella Scuola Primaria, invece, il decremento più elevato si registra in Sicilia (-6.248 alunni) con la Calabria al quarto posto con -2.248 alunni. Nella Scuola Superiore, infine, è la Puglia a registrare il record negativo (-2.768) seguita dalla Calabria con -1.651 alunni rispetto al biennio precedente. Se si confrontano questi dati critici con le tavole statistiche dell’ISTAT (Bilancio Demografico), la situazione della Locride, nostra sorvegliata speciale, si presenta quanto mai problematica, con comunità a forte saldo negativo e con numero medio di componente per famiglia estremamente basso (per es., la tav. 1 riassume la fotografia demografica di Roccella Jonica al 31/12/2016, paese con basse nascite e, quindi, con una popolazione con età media elevata). Dall’esame delle nascite registrate nell’ultimo quinquennio nell’area della Locride (tavole 2

re professionisti dell’educazione e della formazione. Se la preoccupazione deve, com’è giusto, essere anche l’occupazione, altre dovrebbero essere le strategie formative per contemperare le esigenze lavorative con la qualità del sistema scolastico. Penso, ad esempio, alla realizzazione del sistema integrato dell’infanzia 0-6 (prodotto voluto dalla tanta vituperata riforma della Buona Scuola); dotare le scuole dei servizi mensa per realizzare il tempo lungo. (Su questo tema ricordo che, in passato, siccome abbiamo pensato di tutelare gli interessi degli operatori scolastici e non degli alunni, come Sud, abbiamo snobbato il Tempo Pieno, per cui, oggi, in periodo di crisi, rimpiangiamo di non aver sostenuto una scelta di avanguardia educativa portata avanti, solo, da lungimiranti e inascoltati uomini e donne di scuola). Ma per fare questo occorre cambiare mentalità e sedere ai tavoli nazionali con le carte in regola non con tatticismi di basso profilo. Leggo, a tal proposito, su ITALIA OGGI del 7 novembre u.s. che l’intesa Regioni-MIUR per il nuovo sistema integrato dell’Infanzia 06, con in palio 209 milioni di stanziamenti, ben il 74% del finanziamento andrà al Nord e solo il 26% al Sud. Si fa presente che se riferito al numero di iscritti, è vero che al Nord risiede il 65% di utenza e al Sud il 35%, ma al Sud è più

diffusa la Scuola dell’Infanzia Statale (45% del totale degli iscritti), per cui il Sud esce penalizzato e la Calabria riceverà solo 4,8 milioni dei fondi stanziati che andranno a tre segmenti fondamentali del sistema scolastico: edilizia, sostegno alle famiglie sulle spese di gestione dei servizi 0-6 per ridurre i costi a loro carico, formazione continua del personale docente ed educativo. A ciò si associa il ritardo strutturale del Sud, per cui il MIUR, subendo il pressing delle Regioni del Centro-Nord per partire già dal 2017, favorirà logicamente il virtuosismo di questa parte del Paese e noi rischiamo di rimanere al palo. Ritornando ai dati su esposti questi parlano chiaro: nella Locride occorre programmare una rete scolastica che: 1) nella scuola di base, elimini pluriclassi e plessi di ridotta dimensione nei paesi del litorale e risparmi organico per mantenere sottodimensionati i presidi scolastici nelle aree interne a rischio estinzione; 2) nella scuola superiore, disegni un servizio scolastico di indirizzi omogenei raggruppandoli nei centri con maggiore disponibilità di strutture scolastiche adeguate e collegate con un sistema organico di trasporto. Ciò al fine di ottimizzare le risorse professionali e assicurare, così, presidi scolastici di base nelle aree interne (anche se sottodimensionate) e per disporre di risorse finanziarie adeguate da

destinare alla manutenzione ordinaria e straordinaria degli edifici. Allo stato attuale, infatti, una disseminazione incontrollata sul territorio di presidi scolastici e di indirizzi non fa altro che parcellizzare le risorse e scatenare una “guerra tra poveri”, con battaglie già avviate (siamo a 4 mesi dalle iscrizioni) per accaparrarsi alunni. Si tratta di battaglie pubblicitarie che si vorrebbero passare per orientamento e che potrebbero rivelarsi, per gli ipotetici vincitori, una vittoria di Pirro. È lapalissiano, in conclusione, che se si parte dai dati reali delle nascite e li si proietta nel medio e lungo termine si ridisegna una rete scolastica della Locride veritiera in cui risultano anacronistici piani comunali con scuole disseminate sul territorio o proliferare di istituti superiori incompatibili con un dato di popolazione scolastica in uscita dalla scuola media che, nello spazio di un quinquennio, non supererà, per bacino d’utenza, le 600 unità annuali. Con gli attuali 14 istituti superiori nella Locride e tenendo conto delle articolazioni interne, ogni scuola superiore potrà attingere in media a 50 alunni potenziali (2 classi per istituto). Per tali motivi, è pensabile poter mantenere nella Locride, ad esempio, 4 Licei Scientifici? Il freddo dato numerico direbbe di no. Gli artifizi potrebbero allungare l’agonia.


RIVIERA

www.larivieraonline.com Domenica 12 Novembre 08

Un Gasparri da Riviera Terminato il convegno “Locride Protagonista”, “Questo comunismo mi distrugge…” tenutosi a Locri la scorsa I sindaci di Pazzano e Roccella Jonica, settimana, il senatore Sandro Taverniti e Giuseppe Certomà, Maurizio Gasparri si conmostrano con orgoglio i segni sul volto cede una breve pausa provocati da anni e anni di lotte destinate a per sfogliare il nostro perseguire un’ideale che oggi non c’è più. giornale.

Marachelle politiche Giovanni Calabrese e Aldo Canturi si abbracciano dopo la provocazione che il sindaco di Locri ha fatto, durante l’ultima riunione all’assemblea dei sindaci, al PD, e che ha condotto Canturi a esternare opinioni che lo hanno reso meritevole di una querela da parte del sindaco di Platì.

Quando la costituzione era una cosa seria Il nostro direttore editoriale Ilario Ammendolia posa con un suo e nostro amico di vecchia data, il dirigente scolastico Bruzzaniti, dopo un breve incontro nel quale hanno ricordato assieme i bei tempi che furono.

Passioni comuni Caterina Niutta e Francesca Salerno sono accomunate non solo dal fatto di essere due artiste provenienti entrambe dall’area nord della Locride, ma anche dalla passione per il nostro settimanale!

Lo sdoppiamento Francesco Macrì e Francesco Macrì costituiscono un doppione tutto Locrideo: tutti e due Francesco, tutti e due Macrì, sono entrambi ex sindaci, ma una sola differenza ce l’hanno: uno è a destra e uno è a sinistra.

Se Gasparri ti tende una mano… Michi Maio e Pietro Sgarlato si abbracciano sereni a margine del convegno “Locride Protagonista”, rinfrancati dalle parole di speranza pronunciate dal senatore Maurizio Gasparri.

Una formalità chiamata laurea «Chi dice che è impossibile non dovrebbe disturbare chi ce la sta facendo». Con questa frase il nostro Filippo Savica festeggia il conseguimento della propria laurea. I migliori auguri da parte di tutta la redazione di Riviera.

#teamsinistra Michele Conia, Peppe Oppedisano, Teresa Macrì, Antonio Guerrieri e Flavio Loria si ritrovano per una foto di gruppo al termine del convegno di Sinistra Italiana tenutosi al Polifunzionale di Siderno, durante il quale Oppedisano è stato eletto segretario.

Il Canturi laureato Marco Canturi, figlio del sindaco di Bianco Aldo, raggiunge anche lui questa settimana il bellissimo traguardo della laurea meritando i migliori auguri da parte di tutto lo staff del nostro giornale.

Piccoli soldatini Durante la giornata delle forze armate anche i bambini delle scuole elementari di Siderno si sono recati in Piazza Vittorio Veneto per celebrare assieme al sindaco la ricorrenza del 4 novembre.




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