Riviera n°47 del 20/11/2016

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CONTROCOPERTINA

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DOMENICA 20 NOVEMBRE

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TRAGUARDI Lo scorso 16 novembre mostri sacri del bartending,

provenienti da Calabria, Sicilia, Basilicata e Puglia si sono sfidati a suon di cocktail nel concorso interregionale ABI Professional

IlsiderneseNicolòBolognino battetutticonilsuoWillyWonka i chiama Willy Wonka e non è un misterioso fabbricante di dolci ma il cocktail che si è aggiudicato il primo premio a livello regionale e la medaglia d’argento al 2° Concorso Interregionale di Barman ABI Professional, un concorso che rientra tra le più importanti competizioni a livello nazionale di bartending. Lo scorso 16 novembre barmen professionisti provenienti da Calabria, Sicilia, Basilicata e Puglia si sono sfidati a suon di cocktail presso l'Assinos Palace Hotel, una location fantastica immersa nel verde a Giardini Naxos, a due chilometri da Taormina. A realizzare il cocktail campione, il sidernese Nicolò Bolognino, il noto e assai apprezzato barman del Top. Sei gli ingredienti magici che ne hanno decretato il successo e che hanno permesso a Nicolò di lasciare la sua firma in un concorso a cui prendono parte mostri sacri del settore che lavorano nei più grandi hotel d'Italia. I cocktail sono stati giudicati tenendo conto del gusto, dell'aroma e della decorazione e il nostro Nicolò è stato promosso a pieni voti. Insieme a lui sono passati alla selezione nazionale, che si terrà il prossimo aprile, un siciliano e un pugliese. Nicolò è il primo calabrese a distinguersi in una competizione organizzata dall'ABI, un'assoziazione nata nel 2014 con lo scopo di divulgare e approfondire la cultura del bere, del bere miscelato e soprattutto del bere responsabile. Competizioni come questa rilanciano la figura del barman e del cocktail come opera d'arte, frutto di competenza e passione, con dietro tutta una storia da raccontare.

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I tre vincitori del concorso insieme al coordinatore calabrese Vittorio Lucchese e al consigliere nazionale Sandro Laugelli

Sabato 26 novembre la presentazione del sito

www.turismolocride.it IL SITO ISTITUZIONALE SARÀ PRESENTATO AL GRANDE PUBBLICO DALLA SOTTOSEGRETARIA AI BENI CULTURALI E TURISMO DORINA BIANCHI PRIMA DEL PREMIO INTERNAZIONALE LOCRI EPIZEPHIRI.

Prima la sospensione del progetto a causa del commissariamento, poi il recupero dello stesso grazie all’impegno dell’amministrazione Calabrese, di Fasweb e del Centro Servizi Turistici guidato da Anna Maria Crupi. Adesso, finalmente, è giunto il momento che il Portale Locride Turismo, realizzato grazie alla fondamentale collaborazione degli operatori turistici del territorio, del Consorzio Jonica Holidays, delle Pro Loco territoriali, di Locride Sviluppo e del Corsecom, sia presentato finalmente al grande pubblico. E quale migliore occasione di farlo se non il Premio internazionale Locri Epizephiri,che si terrà sabato 26 novembre alle ore 17:00, presso il Palazzo della Cultura di Locri? Sarà in questa splendida cornice, infatti, che il sito turismolocride.it verrà finalmente inaugurato dal Sottosegretario ai Beni Culturali e Turismo Dorina Bianchi, prima dell'evento del quale

le sono state affidate le conclusioni in seguito agli interventi degli altri ospiti. Dopo i saluti istituzionali del primo cittadino di Locri Giovanni Calabrese, infatti, sono previste l’introduzione del Presidente dell’Istituto europero superiore per il turismo (Iest) Guido Laganà, la presentazione del Premio a cura del Direttore Iest Vincenzo Cavallo e la relazione della docente Unical Giovanna De Sensi in merito al ruolo ricoperto da Locri nella storia e nella cultura magnogreca. Dunque verrà dato spazio agli interventi del segretario Regionale del Ministero dei Beni Culturali Salvatore Patamia, della Direttrice del Museo di Locri Rossella Agostino, del Direttore del Museo Diocesano Giacomo Maria Oliva e della Direttrice Archivio di Stato Reggio-Palmi Mirella Maria. La cittadinanza è invitata a partecipare.


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ATTUALITÀ

GIUDIZIARIA

Giurisprudenza sull’intercettazioni informatiche C’è un virus che si potrebbe aggirare nei pc: quello delle intercettazioni informatiche. La nuova frontiera delle investigazioni, che ancora una volta prevede un vaglio successivo sui contenuti captati. Il 28 aprile ultimo scorso la Corte di Cassazione a Sezioni Unite interviene sulle intercettazioni telematiche, la sentenza viene depositata il primo luglio, e in sintesi stabilisce che: “Limitatamente ai procedimenti per delitti di criminalità organizzata, è consentita l'intercettazione di conversazioni o comunicazioni tra presenti mediante l'installazione di un captatore informatico in dispositivi elettronici portatili (ad es., personal computer, tablet, smartphone, ecc.) - anche nei luoghi di privata dimora ex art. 614 c.p., pure non singolarmente individuati e anche se ivi non si stia svolgendo l'attività criminosa". "Per reati di criminalità organizzata devono intendersi non solo quelli elencati nell'art. 51 c.p.p., commi 3-bis e 3-quater, ma anche quelli comunque facenti capo a un'associazione per delinquere, ex art. 416 c.p., correlata alle attività criminose più diverse, con esclusione del mero concorso di persone nel reato”. Per quanto riguarda le caratteristiche tecniche ed informatiche del mezzo investigativo in argomento, si legge nella sentenza che: “Le intercettazioni vengono effettuate mediante un software, del tipo definito simbolicamente trojan horse, che è chiamato, nelle prime sentenze che si sono confrontate con esso "captatore Informatico" (Sez. 5, n. 16556 del 14/10/2009, dep. 2010, Virruso, Rv. 246954) o "agente intrusore" (Sez. 6, n. 27100 del 26/05/2015, Musumeci, Rv. 265654)”. Tale programma informatico: “viene installato in un dispositivo del tipo target (un computer, un tablet o uno smartphone), di norma a distanza e in modo occulto, per mezzo del suo invio con una mail, un sms o un'applicazione di aggiornamento. Il software è costituito da due moduli principali: il primo (server) è un programma di piccole dimensioni che infetta il dispositivo bersaglio; il secondo (client) è l'applicativo che il virus usa per controllare detto dispositivo”. Ed ancora oltre: “Uno strumento tecnologico di questo tipo consente lo svolgimento di varie attività e precisamente: di captare tutto il traffico dati in arrivo o in partenza dal dispositivo "infettato" (navigazione e posta elettronica, sia web mail, che outlook); di attivare il microfono e, dunque, di apprendere per tale via i colloqui che si svolgono nello spazio che circonda il soggetto che ha la disponibilità materiale del dispositivo, ovunque egli si trovi; di mettere in funzione la web camera, permettendo di carpire le immagini; di perquisire lo hard disk e di fare copia, totale o parziale, delle unità di memoria del sistema informatico preso di mira; di decifrare tutto ciò che viene digitato sulla tastiera collegata al sistema (keylogger) e visualizzare ciò che appare sullo schermo del dispositivo bersaglio (screenshot); di sfuggire agli antivirus in commercio”. Con riferimento ai dati raccolti, questi: “sono trasmessi, per mezzo della rete internet, in tempo reale o ad intervalli prestabiliti ad altro sistema informatico in uso agli investigatori. Il sistema descritto, come è agevolmente comprensibile, è molto utile per lo svolgimento delle indagini per le quali apre notevoli prospettive. In questo momento storico, la comunicazione a distanza frequentemente si svolge per mezzo di strumenti informatici, più economici e con maggiori potenzialità rispetto alla rete telefonica. Utilizzando il programma informatico sopra descritto - inoculato su un telefono cellulare, un tablet o un PC portatile - è possibile, come detto, anche cogliere i dialoghi tra presenti, e in tal caso le intercettazioni diventano "ambientali". Il telefono cellulare, il tablet e anche un notebook, infatti, sono divenuti oggetti che accompagnano ogni nostro movimento e ci seguono in ogni luogo, sicché il loro uso come mezzi di intercettazione permette di sottoporre l'individuo ad un penetrante controllo della sua vita: questa sorveglianza si estende, necessariamente, ai soggetti che stanno vicino alla persona intercettata”. “Il mezzo tecnologico in esame, pertanto, impone un difficile bilanciamento delle esigenze investigative, che suggeriscono di fare ricorso a questo strumento dalle potenzialità forse ancora non pienamente esplorate, con la garanzia dei diritti individuali, che possono subire gravi lesioni. Al riguardo, è stato affermato in dottrina che "i diritti fondamentali sono oggetto di tutela "progressiva" non solo nel senso di un loro opportuno adeguamento all'evoluzione tecnologica e alle sfide del tempo, ma altresì per il fatto di trovarsi in rapporto di costante tensione con l'esigenza - anch'essa di rango costituzionale - di un efficace perseguimento dei reati".

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MARINA DI GIOIOSA JONICA

Duecentocinquantaeuro: un"dazio"perl'aldilà Se vi venisse in mente di morire a Marina di Gioiosa, dovete tenere in conto che esiste un pedaggio per l'aldilà: lo chiamano "ricevimento salme" e ha un Ormai si specula davvero su tutto, ma farlo anche sui morti è il gesto più e troglodita di cui ci si costo di 250 aberrante possa macchiare. Un crack dell'idea di homo sapiens. euro. Una classica Se per caso vi venisse in mente di a Marina di Gioiosa, dovete strategia per morire tenere in conto che esiste un pedagda pagare per l'aldilà. Un pedaggio salato. In gergo lo chiamano allungare la gio "ricevimento salme" e, a quanto pare, di 250 euro, anche se vita media? haaveteunacosto disposizione una cappella di famiglia. Sei-sette mattoni per chiudere un loculo di circa 90x80cm, un secchiello di cemento, mezza bottiglia d'acqua, dieci minuti di lavoro costano 250 euro! A voler essere larghi di manica, un'operazione del

genere richiederebbe non più di 30 euro. A Marina di Gioiosa il costo è stato gonfiato di quasi dieci volte. Cosa c'è in quella miscela di cemento, lapislazzuli? Da dove proviene quell'acqua, dalle isole Fiji o dai ghiacciai dell'Islanda? La tassa esiste da due anni, ma vista la situazione in cui ci si trova quando la si deve pagare, non ci si fa troppo caso. Da due anni dicevamo, quindi non è una tassa introdotta durante il periodo commissariale, bensì con l'amministrazione Vestito. Una tassa che non è adottata in tutti i comuni e, qualora ci fosse, non risulta essere così sproporzionata. La cifra più alta di cui siamo a conoscenza è applicata nel comune di Bergamo ed è pari a

La nuova App di Locride Ambiente che ci aiuta a "differenziarci" Si chiama “LA Differenzia” ed è la nuova app di Locride Ambiente, l'App di cui il cittadino aveva proprio bisogno. Grazie a questa App avrai a disposizione una serie di funzionalità facili e intuitive, affinché tu non abbia più alcun dubbio su tutto ciò che ruota attorno al mondo Raccolta Differenziata. Nella sezione “Punti d’interesse” trovi la geo-localizzazione dei principali riferimenti inerenti i servizi ambientali. Nella sezione “Dizionario del rifiuto” trovi informazioni su come gestire ogni scarto, dandone la giusta destinazione. Con “LA Differenzia” puoi visualizzare e gestire tutte le raccolte della settimana valida per i territori serviti da Locride Ambiente S.p.A., focalizzando l’attenzione su cosa e come potrai smaltire ogni giorno; avrai a disposizione tutte le informazioni per il tuo comune riguardo le modalità di smaltimento e i colori dei mastelli corrispondenti ai materiali. La sezione “Prenota un ritiro” permette, infine, ai cittadini di richiedere il ritiro domiciliare dei rifiuti ingombranti. Niente di più utile e pratico, dunque, per aiutarci a "differenziarci".

120 euro, in ogni caso meno della metà di quanto pretenda il comune locrideo. Perchè, ci chiediamo? Perchè questa ignobile scelta di battere cassa... mortuaria? Si tratta di una sorta di indulgenza per assicurarsi il Paradiso? O forse di una strategia per scoraggiare i cittadini ad allontanare per quanto possibile l'idea della dipartita così da allungare la vita media a Marina di Gioiosa? Ci auguriamo fermamente che l'amministrazione si metta una mano sulla coscienza, coperta di patina, e riveda al più presto questa scellerata decisione che, ci si increspa il cuore anche solo a pensarlo, tanto sa di "mazzetta" per l'aldilà. Maria Giovanna Cogliandro



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Lacopertina

Pensavano di discutere la bozza dello statuto della nuova Città Metropolitana, invece i sindaci della Locride hanno ragionato per due ore sulla brutta copia della bozza che Calabrese ridurrà in coriandoli. Ancora una volta la Locride gioca il ruolo di semplice spettatore al margine dello spettacolo. Da Reggio insistono ad accarezzare un gatto che, al passaggio delle dita, continua a inarcare in maniera cadenzata la schiena, in segno di incomprensibile riconoscenza.

Carnevale Metropolita MARIA GIOVANNA COGLIANDRO er circa due ore l'hanno rigirato come un gomitolo di cui non si trova il capo. Poi l'amara scoperta: quello statuto polpettone non corrispondeva alla ricetta originale. Il grande affare della Città Metropolitana si stava rivelando il grande bluff per la Locride. La bozza di statuto discussa nel corso dell'assemblea dei sindaci non corrispondeva a quella deliberata dal consiglio metropolitano. Ed è lì che il sindaco di Locri, Giovanni Calabrese, non ci ha visto più. «Dopo aver discusso due ore - ha dichiarato in un'intervista rilasciataci giovedì scorso - non possiamo sentirci dire da un segretario di partito, che non ha nessun ruolo all'interno dell'assemblea dei sindaci, "la bozza che avete voi non serve a niente, l'originale ce l'ho io". È mancanza di rispetto nei confronti dei cittadini, non solo dei sindaci. Se le decisioni vengono prese nelle segreterie di partito non va bene». Da qui il gesto impulsivo e plateale del sindaco di Locri di ridurre quella bozza di statuto in coriandoli. «Prendiamo atto che dopo i coriandoli metropolitani - ha aggiunto Calabrese - a Reggio Calabria si siano accorti di un macroscopico e grossolano errore. Il sindaco di Reggio Calabria, nonchè presidente della Città Metropolitana, con una lettera ci tiene a precisarmi che tra la bozza discussa in assemblea sabato 12 novembre e l'originale ci siano differenze di poco conto. Bene, in ogni caso, non è un atteggiamento corretto e in ogni caso non è uno statuto che pensa alla Locride, che rischia ancora una volta di essere un territorio annesso all'interno dell'ennesimo percorso a cui si riconoscono dei vantaggi falsamente reciproci. Noi non possiamo accettare di subire queste imposizioni, pertanto faremo le opportune valutazioni perchè venga data dignità alla Locride, finora considerata, da più punti di vista, come una sorte di colonia». Durante l'assemblea dei sindaci a levarsi contro questo colpo basso inferto da Reggio sono stati in particolar modo Calabrese e il sindaco di Marina di Gioiosa, Domenico Vestito, sebbene a ruota abbiano espresso quasi tutti il proprio rammarico. «Ho avuto la vaga impressione, però, che alcuni colleghi non avessero letto quella bozza di statuto - tiene a precisare Calabrese. - Ci sono sindaci che sono legati a una tessera di partito perciò, qualsiasi cosa venga detta dal sovrano, loro ubbidiscono. Le ideologie e le appartenenze non servono. Oggi il presidente si chiama Falcomatà ma un giorno

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potrà avere un'altra tessera di partito. Noi dobbiamo costruire uno statuto adeguato al territorio. Se poi si scrive uno statuto che guarda solo ad alcuni interessi, noi non siamo disponibili. Falcomatà ha il dovere di mantenere quello che dice: se parla di condivisione, condivisione deve essere, se parla di dignità, dignità deve essere. In ogni caso, nel corso dell'assemblea dei sindaci, tutti, nessuno escluso, hanno lamentato che si tratti di uno statuto reggiocentrico. Quindi c'è questa preoccupazione anche in quei sindaci con la stessa tessera di partito di Falcomatà». Ci sono, poi, alcuni punti che secondo Calabrese andrebbero rivisti come, ad esempio, quello che riguarda le zone omogenee. «Il regolamento non può essere imposto dalla Città Metropolitana ma deve essere la stessa zona omogenea a darselo. Non ho capito, poi, perchè istituire una nuova area, quella dell'Aspromonte: è tornato per caso il brigante Musolino a rivendicarla?

Non possiamo continuare a dividere il territorio. Già abbiamo quattro zone: lo Stretto, la Locride, l'area grecanica e la Piana. Se venisse istituita l'area dell'Aspromonte, Gerace, Antonimina, Ciminà, Mammola dovrebbero uscire dalla Locride e convogliare in quell'area? Chi scrive gli statuti fa davvero "copia e incolla" come ha detto in assemblea quella valente leader sidernese del partito democratico? Davvero il nostro statuto è frutto del copia e incolla dello statuto di altre Città Metropolitane? Questo è inammissibile. Non si presta nemmeno attenzione che il copia e incolla sia quantomeno adattabile al territorio». Nell'elaborare la Magna Charta del nostro territorio, dunque, ancora una volta la Locride è vista come semplice spettatore al margine dello spettacolo. Da Reggio insistono ad accarezzare un gatto che, al passaggio delle dita, continua a inarcare in maniera cadenzata la schiena, in segno di incom-

prensibile riconoscenza. Moine e gratitudine in un coro di soprani e contralti. Un ributtante prossemitismo di voci e tranquillizzanti inchini che non meritano nessun applauso. Scriveva Claude Lévi- Strauss in Triste Tropiques: «Allora per far passare il tempo si pescano pesci non commestibili, per impedire che marciscano, lungo le spiagge sono stati distribuiti dei cartelli con i quali si ordina ai pescatori di sotterrarli nella sabbia non appena li abbiamo tirati fuori dall'acqua». Questo quanto Reggio riserva alla Locride: l'illusione di contare qualcosa e di star contribuendo a realizzare qualcosa di grande insieme. Così facendo, Reggio può continuare indisturbata a porsi dalla parte delle "carenze" della Locride, grattandole la testa con la sua unghia incarnita. Il guaio è che la gratta lì dove non le prude. Ma nella Locride c'è a chi sta bene così.

È nato un m Il rapporto Locride-città metropolitana sarà di scontata subalternità ai limiti dei patti colonici. Il nostro nemico non è Reggio bensì il crogiolo di interessi e di forze che dalla città si estende in tutto il territorio, e contro questa testa ammalata e verminosa bisogna battersi.

ILARIO AMMENDOLIA

Sta nascendo un mostro a cui hanno messo un nome: città metropolitana! Nessuno sa bene di che si tratti neanche gli addetti ai lavori. I più dicono che è nata una brutta creatura concepita in vitro e nata senza storia, senza anima, senza genitori, senza identità. I primi vagiti sono stati ululati e l’unica cosa che si intravede è che è stata pensata per tagliare il già debole cordone ombelicale tra il popolo e le Istituzioni. E infatti il primo atto del “nuovo” ente si è concretizzato con la distribuzione a pioggia di fondi senza alcuna programmazione o logica strategica. Dimostrazione lampante che il “nuovo” è nato vecchio e ha già la barba ispida e bianca!


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Il fatto che né i “partiti”, né i rappresentanti del mondo politico abbiano avuto nulla da dire su quanto finora si è fatto la dice lunga sulla “città” che si intende costruire!

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mostro In questi giorni si sta discutendo lo Statuto. Concepito nelle stanze buie di qualche studio reggino e adattabile tanto a Torino che a Bologna e quindi calato a Reggio Calabria. Non si è tenuto conto che Bologna, per esempio, è un naturale baricentro che calamita tutti i paesi del circondario tanto da creare un autentico territorio metropolitano che si fonda sulla produzione, sulla ricerca, sugli studi, sulle comunicazioni, sul commercio e sul turismo. Reggio è l’ex capoluogo ed è certamente una città che sentiamo nostra e a cui ci lega una storia antica. Altra cosa sono la burocrazia diffusa e i voraci ceti parassitari che, storicamente, hanno avuto in mano le leve del comando della città e hanno taglieggiato il lavoro e i diritti altrui. In questa ottica, Reggio è stata sede di un potere ammalato e dispotico che, nonostante tutto, è

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ancora vigoroso e in grado di imporre una rovinosa continuità. In questo clima di falso riformismo, qualcuno ha avuto la brillante idea di imporci un abito che, come nella antica favola, ci dicono sia tessuto con filamenti di sole e di luna. In verità il re è nudo ma nessuno lo può dire per non essere accusato di essere stolto. La città metropolitana è una bufala così come lo è stata la “Grande Reggio” inventata dal fascismo per gratificare la frustrata borghesia reggina. Certo, qualcuno si riempirà la bocca anteponendo al nome di ogni singolo paese il titolo di “città metropolitana” e ciò mi ricorda quei napoletani che, pur vivendo nella miseria più nera, vanno fieri del “don” che precede il loro nome. Noi, non abbiamo bisogno del “don” ma di cambiare la realtà e non in peggio!

La Costituzione, che non è stata concepita da dilettanti ma dai Padri Costituenti, aveva voluto le “Province” elette a suffragio universale dall’intero corpo elettorale della città capoluogo e della sua provincia. Adesso il sindaco metropolitano coinciderà con il sindaco di Reggio Calabria e i cittadini non eleggeranno più i propri rappresentanti. Non mi sembra azzardato affermare che la democrazia è stata oggettivamente ferita a esclusivo vantaggio del ceto politico e della burocrazia cittadina. Nel governo della città metropolitana, nonostante le belle parole, tutto il potere è riservato ad alcuni addetti ai lavori e alla peggiore burocrazia. Provate a leggere lo Statuto. Il linguaggio dove non è scontato ai limiti del banale è volutamente generico! Si dice tanto per non dire nulla! Il “sindaco metropolitano” nomina il vice sindaco e infatti già oggi possiamo intravedere ciò che succederà domani: sindaco e vicesindaco sono espressione di una unica realtà! Lo diciamo senza nulla togliere al valore delle singole persone. Si intravede la direzione di marcia, per esempio, nei giorni scorsi, si sono stanziati cento milioni per la metropolitana di Reggio! È la stessa logica con cui in passato si è realizzato il famoso tapis roulant. Opere di regime che non producono sviluppo e men che mai sana occupazione. L’ampolloso termine “città metropolitana” svanisce tra le brume del nulla e, da oggi in poi, ogni paese della nostra ex provincia sarà ancora più solo! La Locride sarà più marginale che mai!

La “città metropolitana” sarà sequestrata sostanzialmente dalla borghesia parassitaria reggina e trasformata in territorio di caccia per conquistare consenso e produrre sottosviluppo. I “Partiti” di carta aggravano la situazione e sfornano “dirigenti” che sono espressione del clientelismo organizzato e così si va avverando il sogno di coloro che volevano “Reggio Capoluogo” perché avrebbero potuto disporre di migliaia di posti nella burocrazia regionale. Vorrei sbagliarmi ma il rapporto Locride-città metropolitana sarà di scontata subalternità ai limiti dei patti colonici. Il fatto che né i “partiti”, né i rappresentanti del mondo politico abbiano avuto nulla da dire su quanto finora si è fatto la dice lunga sulla “città” che si intende costruire! Che fare? Di certo non una stupida lotta di campanile o di comprensori. Il nostro nemico non è Reggio bensì il crogiolo di interessi e di forze che dalla città si estende in tutto il territorio e contro questa testa ammalata e verminosa bisogna battersi. Mi sembra che l’associazione dei Comuni della Locride stia passando da uno stato comatoso al progressivo disfacimento del cadavere. Anzi le singole intelligenze si perdono nella morta gora di un'associazione inesistente. Eppure non si può subire! Occorre agire subito, chiamando a raccolta tutte le forze sane, vive e produttive che si possono e si vogliono spendere per questo territorio.


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ANNA ROMEO: “Il bilancio dell’assessorato all’ambiente è positivo, ma perfettibile” Sono ben felice di essere stata stimolata da straordinari cittadini, che, ovviamente, ringrazio, a fare il punto sulle attività che sono state svolte durante questi 18 mesi nell’ambito dell’assessorato all’ambiente, di cui mi onoro di essere la titolare. Siamo partiti a spron battuto con la delibera che ha sbloccato, dopo anni di stallo, la pratica relativa alla transazione e successiva convenzione con la nuova ditta aggiudicataria della gara per l’ammodernamento e la gestione del depuratore. Abbiamo a tal uopo portato subito in C.C. la delibera per l’approvazione, delibera che è stata poi ripresa dagli altri comuni con Siderno consorziati per la gestione del depuratore. Tale attività ci ha consentito di fare insediare la nuova ditta, che immediatamente è partita con l’ammodernamento del depuratore e con la bonifica di tutte le pompe di sollevamento presenti sul territorio cittadino, per cui finalmente, quest’anno, abbiamo avuto il mare pulito dopo anni in cui a mare arrivava di tutto. Sempre in tema di acque, abbiamo pulito e ripulito, svuotandoli, tutti i serbatoi dell’acqua e poi abbiamo analizzato più volte le nostre acque, fin quando non sono risultate perfettamente idonee all’uso domestico. Proprio in questi giorni stiamo partendo con il secondo giro di pulizia dei serbatoi. L’impianto di T.M.B. è continuamente monitorato e, a dimostrazione della vicinanza dell’A.C. ai cittadini, il Sindaco rinnova l’autorizzazione per il conferimento dell’organico ogni dieci giorni. In questo modo siamo nelle condizioni di seguire meglio i conferimenti e avere maggiore incisività sugli organi regionali, proprietari dell’impianto. Abbiamo avviato importanti studi sull’energia sostenibile e sull’opportunità di dotare per l’illuminazione pubblica il nostro comune di lampioni a led, che ci consentiranno nel breve periodo di ottenere un grande risparmio energetico, così come richiesto dalla Comunità Europea. Sul verde pubblico, da subito, si è proceduto alla piantumazione di un notevole numero di alberi. Dalla Piazza Zammariti, piantumata ex novo, alla pista ciclabile sul lungomare a parecchie vie dove si è completata la piantumazione già esistente, ai cimiteri dove sono stati piantati centinaia di cipressi. Certo, non è stato ancora possibile predisporre il Piano del Verde, poiché le risorse economiche del comune ci costringono giornalmente a scegliere quale cosa fare e, soprattutto, ci impongono di non toccare neanche un centesimo dal bilancio. Sappiamo tutti quanto sia importante e confidiamo di poterlo avere presto. Tuttavia, nonostante la mancanza del piano, è fuori dubbio che la partecipazione attiva dei cittadini appassionati del settore e volenterosi possa aiutarci a raggiungere obiettivi ben più importanti. Va bene, quindi, la proposta di piantare ed intitolare un albero per ogni bambino nato, così come vuole la legge e come abbiamo deliberato tantissimi anni fa in consiglio comunale. Così come vanno bene tutte le proposte, che sono indirizzate a migliorare la nostra terra. Vorrei partire, ovviamente, dal censimento degli alberi monumentali, insistenti sul nostro territorio. L’attenzione dell’A.C. all’ambiente è tale che non abbiamo esitato ad indire un consiglio comunale aperto sulla bonifica della c.d. B.P. o, come veniva chiamata, sulla fabbrica della puzza. Ci siamo presentati sull’argomento ai cittadini con una relazione precisa e puntuale, ragionata sulle carte e sui documenti e non sulle emozioni. In quella circostanza abbiamo parlato anche della Sika, piccola fabbrica che insiste sul nostro territorio e sulla quale siamo particolarmente attenti, in quanto tratta materiali chimici. Durante lo svolgimento di tutti questi lavori importanti si è data comunque sempre priorità assoluta a quella che era stata

Anna Romeo: “Inseguo la partecipazione e l’applicazione di principi di cittadinanza attiva”.

una promessa elettorale e che abbiamo finalmente attuato: la Raccolta Differenziata Porta a Porta, che ci ha impegnati nella predisposizione del capitolato d’appalto prima e nel controllo della gestione ora. I cittadini diligenti stanno rispondendo benissimo e sono entusiasti. Ci chiamano continuamente per complimentarsi con noi e per darci forza. Stiamo lavorando per convincere i meno diligenti a imparare e, soprattutto, stiamo lavorando sui controlli incrociati per far emergere il sommerso. I primi risultati sono più che soddisfacenti, in quanto abbiamo centinaia di nuovi iscritti a ruolo sia per i rifiuti che per l’acqua. Tutto il lavoro di cui ho parlato è stato svolto contemporaneamente a quello ordinario, di tutti i giorni, che in un comune dissestato come il nostro insegue le urgenze. Penso che si possa, pertanto, tracciare sull’assessorato all’ambiente un bilancio positivo, sempre perfettibile e migliorabile. Tutti i cittadini che vogliano darmi una mano di aiuto sono ben accetti… inseguo la partecipazione e l’applicazione di principi di cittadinanza attiva. Anna Romeo

Magalli inizierà a farsi i fatti suoi? Durante la trasmissione televisiva “I fatti vostri” uno dei giochi condotti dal presentatore Giancarlo Magalli prevede la telefonata a casa di telespettatore. Nel seguire questo iter già comprovato da anni di messa in onda, per stemperare la tensione di una mancata risposta, il Magalli nazionale, dopo aver specificato che il concorrente fosse di Casignana, si è lasciato andare a una battuta non particolarmente felice: «Ci abbiamo provato a chiamarvi, ma se voi andate in giro a scippare le vecchiette, non possiamo farci nulla!» All’ilare «Ma che dici?!» di Marcello Cirillo, Giancarlo ha rincarato la dose con un: «Lo fanno, lo fanno! Non stanno a casa perché a quest’ora si danno a queste attività criminali», frasi sufficienti, secondo l’Amministrazione Comunale guidata da Vito Antonio Crinò, a pretendere le scuse del conduttore e degli organi Rai predisposti alla vigilanza. Pur volendo credere che la frase di Magalli non fosse direttamente rivolta alla comunità casignanese, della quale abbiamo ragione di credere che il conduttore Rai non sappia assolutamente nulla, resta il fatto che una gaffe di questa portata ha leso la dignità di una cittadinanza rispettabile e che un conduttore della televisione di Stato dovrebbe dimostrare maggiore professionalità.

Il comune di Samo teme una piena della Fiumara La Verde In vista della stagione fredda c’è grande apprensione, presso il comune di Samo, in merito allo stato in cui versa il bacino della Fiumara La Verde. A inizio settimana, infatti, il sindaco Giovanbattista Bruzzaniti ha inviato all’Autorità di Bacino e alla Provincia di Reggio Calabria una lettera aperta nella quale esorta a prendere provvedimenti più radicali rispetto a quelli attuati in seguito all’alluvione del 1° novembre 2015. Questo intervento, resosi necessario in seguito all’allarme lanciato dal Capo della Protezione Civile Regionale Carlo Tansi e da una relazione che conferma lo stato di abbandono in cui versa il letto della fiumara, vuole sollecitare interventi che possano prevenire una paventata “carneficina”che potrebbe colpire le popolazioni che affacciano sul bacino e il grave danno che potrebbe provocare alla già fragile economia della zona una piena causata dalle probabili abbondanti piogge che si potrebbero registrare nei prossimi mesi.

Africo: il nuovo sindaco è Francesco Bruzzaniti

L’ha spuntata il giovane Francesco Bruzzaniti. Le elezioni per il rinnovo del Consiglio Comunale di Africo, domenica scorsa, hanno rivelato che il capolista di “Per Africo”, con un passato politico da militante di centro destra, palesando sua attenzione per le infrastrutture e per l’anomalo numero di casi di tumore registrati in paese ha fatto più presa tra i concittadini rispetto al suo omonimo Talia, sindacalista che aveva posto al centro del suo programma elettorale la volontà di recuperare il paese puntando su turismo e attività sociali. Il verdetto è stato netto: 939 voti e 8 seggi conquistati hanno garantito a Bruzzaniti, che secondo Cannizzaro è il candidato migliore a dare un volto nuovo al paese, di conquistare il 58,47% delle preferenze, lasciando al suo concorrente 667 voti e 4 seggi. L’affluenza alle urne, assestatasi al 65,6% è inoltre un dato che rivela quanto gli africesi sentissero il bisogno di eleggere il proprio consiglio comunale e che fa sperare in un’inversione di tendenza rispetto a quanto è stato fatto registrare nelle ultime elezioni sull’intero suolo nazionale.

Consorzio di Bonifica: una questione ancora da chiarire I tre rappresentanti provinciali delle organizzazione agricole Angelo Politi di Confagricoltura, Vincenzo Lentini di Copagri e Antonio Franconeri di Cia hanno organizzato, giovedì scorso, una conferenza stampa tenutasi al comune di Siderno, per segnalare quella che loro definiscono “la gestione scorretta” del Consorzio di Bonifica dell’Alto Jonio reggino da parte del Presidente Arturo Costa. “Non vogliamo il commissariamento del Consorzio - è stato dichiarato - ma che la Regione ci aiuti ad organizzare una leale e corretta competizione elettorale altrimenti saremo costretti a ricorrere alle aule giudiziarie”. In vista del rinnovo della rappresentanza fissato per il prossimo 11 dicembre e che pare avverrà senza la partecipazione di alcuni candidati di punta delle tre confederazioni, tra cui il vice Presidente in carica Pasquale Perri e il consigliere Giuseppe Arone, entrambi presenti alla conferenza, esclusi perché non sarebbero in regola con i pagamenti del tributi, si starebbe cercando di appianare una situazione alla quale i due membri del direttivo dichiarano di essere estranei. In sede di riesame della vicenda, son state presentate delle carte che dimostrerebbero che “il Consorzio con deliberazione numero 8 della deputazione amministrativa del 28 gennaio 2016 ha emesso il ruolo ordinario relativo all’anno 2015 che costituisce quello cui fare riferimento per la formazione degli elenchi degli aventi diritto al voto ai sensi degli articoli 10 e 12 dello statuto” e, conseguentemente, che Perri e Arone sarebbero in regola. Secondo i rappresentanti provinciali di Confragricoltura, Cia e Copagri, tuttavia, la Regione Calabria non attuerebbe i controlli pur avendo all’interno della deputazione un suo rappresentante (l’ex sindaco di Stilo Giorgio Scarfone) e, anche se non esplicitamente, accusano Coldiretti di appoggiare il Presidente Arturo Costa che, è stato fatto notare, deve vincere le elezioni consortili per non perdere la maggioranza all’interno dell’Unione regionale delle bonifiche e irrigazioni che rappresenta gli undici enti consortili. Una eventuale sconfitta, è stato fatto notare, metterebbe in crisi l’apparato della confederazione agricola.


REDAZIONALE

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LA PRO GEN GARANTISCE AIVARI ENTI: − supporto tecnico-amministrativo ai compiti in capo al Responsabile Unico del Procedimento e agli Uffici Tecnici per la realizzazione di opere pubbliche; − la verifica e il controllo dei vari livelli di progettazione degli interventi; − elevato standard qualitativo sul processo realizzativo delle opere pubbliche, dall’acquisizione del finanziamento all’esecuzione.

La Pro Gen: Una società di professionisti quale strumento operativo per la realizzazione delle Opere Pubbliche

La società, da anni attiva sul territorio calabrese, svolge per conto di vari enti pubblici un’attività completa e professionale in tutte le fasi del processo realizzativo di un’opera pubblica.

a verifica e la validazione dei progetti hanno acquisito un’importanza peculiare nell’ambito del processo per la realizzazione delle opere pubbliche. La fase di verifica e validazione del progetto costituisce uno dei momenti essenziali del procedimento di approvazione del progetto stesso. La corretta fase di verifica e validazione del progetto protegge la pubblica amministrazione dalle richieste delle imprese sugli aspetti progettuali. La Società Pro Gen, con sedi operative a Siderno e Cosenza, offre un'esperienza decennale nell'ambito sia nel settore amministrativo che nella verifica della progettazione di opere pubbliche, con particolare riferimento ai settori dell'Ingegneria Civile, Viabilità, Infrastrutturale, Ambientale, Impiantistica. Grazie all'alto livello specialistico dei soci professionisti, da anni offre i suoi servizi a numerose amministrazioni pubbliche, fornendo un valido supporto agli adempimenti tecnici, amministrativi e legali che sono a carico del R.U.P, (Responsabile Unico del Procedimento); tutti obblighi che, oltre ad essere assai gravosi, richiedono competenze specifiche. I soci professionisti della Pro Gen – ingegneri, architetti, geometri, geologi, impiantisti, biologi - offrono al R.U.P. un'assistenza completa e imparziale a partire dalle procedure di accesso ai finanziamenti fino alla fase finale della messa in esercizio dell'opera pubblica, eseguendo analisi e valutazioni in grado di accertare la rispondenza della soluzione progettuale prescelta e degli elaborati progettuali, alla normativa vigente e alle prescrizioni tecniche e prestazionali. L'obiettivo, pertanto, è quello di poter disporre di una documentazione progettuale rispondente alla normativa vigente e, soprattutto, tale da ridurre al minimo i rischi di contenzioso con l'impresa esecutrice, dovuti a una non esaustiva o incompleta illustrazione e trattazione delle lavorazioni da eseguire unitamente a ridurre i rischi di eventuali sospensioni dei lavori, ritardi dovuti a mancate o incomplete previsioni progettuali. L'esito delle verifiche viene rendicontato al R.U.P. attraverso l’emissione di specifici rapporti (iniziali, intermedi e

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finali a cui seguono incontri operativi con i progettisti), all’interno dei quali, ogni professionista e in base alle proprie competenze, indica le proprie osservazioni e le “criticità” riscontrate, suggerendo le opportune azioni correttive in collaborazione con i titolari del progetto. Tra i progetti verificati dalla Pro Gen, e di cui sono già stati avviati i lavori, ricordiamo il Centro di accoglienza dei marittimi ed il Water Front a San Ferdinando, progetti di 12 e 6 ML di euro. Tra gli altri progetti rilevanti che sono stati verificati dalla Pro Gen ricordiamo il PISL “Comprensorio e Sport” a Lorica nel cosentino, la strada Rende – Montalto, la Scuola elementare Don Minzoni e la materna Limina a Gioiosa Ionica, il casello di Bernagallo, interventi su alcune chiese a Gerace, i PISL a Taurianova, gli impianti di condizionamento e di geotermia all’Università di Reggio Calabria, Palazzo Sigillò a Polistena, il Parco archeologico a Vibo Valentia e molti altri. Ricordiamo infine l’attività svolta da ProGen nelle procedure espropriative per alcuni interventi nel comune di Siderno che hanno dato la possibilità all’amministrazione comunale di poter avviare i lavori. L'obiettivo ultimo e imprescindibile della società ProGen è sempre stato il raggiungimento dei più alti standard qualitativi e un’elevata professionalità nelle procedure amministrative a garanzia della corretta esecuzione delle opere pubbliche del nostro territorio. Consiglio di amministrazione: Presidente: Geom. Giovanni Vumbaca Vicepresidente: Arch. Loredana Musolino Amministratore delegato: Arch. Giacomo Scarfò La società possiede i requisiti diqualità aziendale ai sensi della normativa UNI EN ISO 9001:2008


ATTUALITÀ

Calabria

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I giovani continuano ad abbandonare il Sud, gli investimenti sono aumentati di un’inezia, il reddito pro capite è il più basso d’Italia e la ripresa è stata trainata da settori caratterizzati da contratti stagionali. Per quanto la Svimez ci faccia sperare in un futuro roseo, sorridere è prematuro e anche immaginando investimenti oculati da parte della politica, i più numerosi segni“meno”devono essere analizzati meglio dei timidi“più”.

Rapporto Svimez: Tutti giù per terra! “La Calabria ha ripreso a crescere”. In molti hanno riassunto il rapporto dell’Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno (Svimez) 2016 con queste parole. La realtà è molto più complessa. Infatti, se è vero che il Sud ha finalmente segnato un piccolo balzo in avanti, con un +1% di crescita rispetto al 2015, è altrettanto vero che questo risultato è il frutto di una serie di circostanze che non possono essere ignorate. L’ottima prestazione registrata dal settore turistico, ad esempio, è stata influenzata dalla profonda instabilità del resto del Mediterraneo. E soprattutto c’è stata una corsa per spendere la parte di risorse in scadenza della programmazione Fondi strutturali 2007-2013. Sfogliando il rapporto Svimez emergono altri risultati tutt’altro che positivi per la Calabria. La Regione infatti conferma il suo primato negativo per quel che riguarda il reddito pro capite (attestatosi al 61,6% rispetto alla media nazionale). “Nel 2015 il PIL per abitante della regione più ricca d’Italia, il Trentino Alto Adige (37.561 euro pro capite), risulta più che doppio di quello della regione più povera, la Calabria (16.659 euro pro capite)”. Ma cerchiamo di non vedere tutto nero. Nel Mezzogiorno sono stati infatti registrati investimenti in crescita nel comparto agricolo e la stagione 2015 è stata ottima per questo settore. Dopo sette anni di segni meno nel campo degli investimenti il rapporto segnala che nel 2015 sono aumentati dello 0,8%. Non possiamo però dimenticare che questa variazione positiva giunge dopo anni di politiche di disinvestimento che hanno impoverito il tessuto industriale calabrese, già irrisorio, e che anche dal punto di vista infrastrutturale hanno reso ancora più fragile il territorio. Lo hanno spogliato lentamente lasciandolo inerme proprio quando avrebbe avuto maggior bisogno di essere attrezzato alla competitività. Come risultato si è implementata l’emorragia di partenze dei giovani verso il Nord e l’estero. Uno dei capitoli del rapporto, non a caso, sottolinea come il Sud “sia sempre più a rischio desertificazione”. Le stime dell’istituto di ricerca evidenziano che “negli ultimi venti anni il Sud ha perso 1 milione e 113 mila unità, la maggior parte dei quali concentrati nelle fasce d’età produttiva tra 25-29 anni e 30-34 anni, (23 mila unità)”. Riassumendo fino a questo punto quindi i giovani

abbandonano il Sud, gli investimenti sono aumentati di un’inezia, il reddito pro capite è il più basso d’Italia e la ripresa di cui si parla è stata trainata da due settori, agricoltura e turismo, caratterizzati da contratti stagionali. Il mercato giovanile con cui si devono confrontare i ragazzi del Sud è peggiore di quello di Spagna e Grecia. Ed è per questo che circa il 20% dei 13 mila emigranti sono in possesso di una laurea. Anche se in questo caso la Calabria non detiene il primato, sul gradino più alto di questo podio infatti si trova la Puglia che raggiunge il 32,5% di laureati che fa fagotto e cerca fortuna oltre confine regionale. D’altra parte gli stimoli giunti sono stati solo dei palliativi, si legga Jobs Act e decontribuzione, che come nel resto d’Italia non sono andati ad agire sui problemi strutturali. Diciamo che hanno messo un cerotto invece di suturare. E lo dimostra anche uno dei dati più negativi contenuto nel rapporto Svimez: l’aumento del rischio di povertà. “Nel 2015 i poveri assoluti nel Mezzogiorno sono aumentati di 218 mila unità, superando i 2 milioni, 10 meridionali su 100 risultano in condizione di povertà assoluta”. Detto questo va anche sottolineato che lo Svimez ha individuato dei segnali di “positiva discontinuità, intervenuta tra la fine del 2015 e i primi mesi di quest’anno, è stata l’adozione del Masterplan e dei conseguenti Patti per il Sud, la cui novità principale, sul piano delle fonti di finanziamento, è aver rappresentato la prima organica (benché parziale) programmazione del FSC 2014-2020”. Questo piano per il Sud prevede l’investimento di risorse per la coesione europea e nazionale e individua alcune aree strategiche di intervento. Si parla di 37 miliardi di euro attivabili, di cui quasi un terzo dovrebbero essere destinati alle infrastrutture. Resterà da vedere come sempre se tutto ciò sarà realizzato o se non si perderà in piste ciclabili e circhi. Questa lettura del rapporto non è frutto di un pessimismo cosmico o una mancanza di pensiero positivo perché sono vivo perché sono vivo. Non si possono leggere solo i segni più contenuti nel rapporto, sarebbe miope e sarebbe un modo per ignorare quanti siano ancora i passi da fare per uscire da questa crisi che ha colpito in modo più duro il Mezzogiorno rispetto al Cento Nord del paese. I timidi segnali di ripresa vanno tenuti in considerazione, ma sono i meno, ancora una volta più numerosi e rilevanti, a dover essere studiati e compresi.

L’ottima prestazione registrata dal settore turistico è stata influenzata dalla profonda instabilità del resto del Mediterraneo. E c’è stata una corsa per spendere la parte di risorse in scadenza della programmazione Fondi strutturali 2007-2013.

Gli stimoli giunti sono stati solo dei palliativi, si legga Jobs Act e decontribuzione, che come nel resto d’Italia non sono andati ad agire sui problemi strutturali. Diciamo che hanno messo un cerotto invece di suturare.

ELEONORA ARAGONA



POLITICA

L’INTERVISTA a Nicola Fratoianni

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Giovedì 24 novembre, alle ore 18:30, presso la Sala consigliare del Comune di Siderno, si terrà un nuovo convegno di Sinistra Italiana durante il quale il deputato Nicola Fratoianni illustrerà i motivi del NO al Referendum Costituzionale.

“Il NO al Referendum renderà il sud protagonista” JACOPO GIUCA Tra i fautori della candidatura di Nichi Vendola a Governatore della Regione Puglia, il deputato e membro dell’esecutivo nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni ha militato fin da giovanissimo in Rifondazione Comunista. Da sempre forte oppositore del Governo Renzi, ritiene cha l’Italia abbia bisogno di essere guidata da una lista radicale sul modello ideologico della Lista Tsipras e, basandosi su questa sua posizione politica, ha intrapreso una campagna attiva a favore del NO al Referendum Costituzionale per il quale gli italiani saranno chiamati alle urne il prossimo 4 dicembre. Come il collega Stefano Fassina, anche lui verrà presto a Siderno, nel quale sarà il relatore principale di convegno organizzatopresso il comune di Siderno dal coordinamento regionale di Sinistra Italiana. L’abbiamo raggiunto per farci anticipare alcuni dei temi che tratterà durante l’incontro. Perché, secondo lei, è così importante votare NO al Referendum Costituzionale del prossimo 4 dicembre? Per una serie di ragioni: innanzitutto perché quella che viene proposta è una una riforma che giudico pessima, che non sarà in grado di modernizzare né il Paese né di rendere maggiormente fluide le sue politiche. Per dirla con una battuta, si tratta di una riforma “pasticciata”, che, qualora venisse approvata, ci farebbe passare da un bicameralismo paritario a uno confusionario che, in definitiva, ridurrebbe il potere dei territori in favore del potere centralizzato e trasferirebbe gli oneri del Parlamento al Governo. In altre parole, si tratta di una riforma che riduce il potere di chi già oggi ne ha poco e tende ad accrescere quello di chi, invece, già ne possiede in abbondanza. Con questo mi riferisco a chi ha grandi interessi finanziari, alle élite e, in altre parole, all’establishment, ovvero a quell’insieme strutture politiche,

“La riforma che ridurrà il potere di chi già oggi ne ha poco e tenderà ad accrescere quello di chi, invece, già ne possiede in abbondanza. Con questo mi riferisco a chi ha grandi interessi finanziari, alle élite e, in altre parole, all’establishment.”

economiche, sociali e culturali che dominano già da troppo tempo la nostra società. Per questa serie di ragioni, relative sia alla forma, ovvero a come viene presentata la riforma, che al contenuto, dunque in riferimento a come lede la struttura stessa della democrazia italiana, ritengo che votare NO sia assolutamente indispensabile. Perché si è resa necessaria questa tappa a Siderno? Il tema della Costituzione è di interesse generale. Ritengo, infatti, che essa sia il più importante bene comune della società italiana perché e su di esso che trovano fondamenta le nostre istituzioni. Per questa ragione costruire un dibattito su ampia scala è assolutamente indispensabile, tanto più che il mezzogiorno, troppo a lungo considerato una periferia, deve cominciare a essere inteso dal nostro governo come una risorsa il cui sfruttamento è indispensabile alla crescita economica generale dell’intero Paese. A tal proposito, ritiene che il voto del 4 dicembre potrà rivelarsi più incisivo al nord o al sud? Per quanto riguarda la votazione il sud potrà indubbiamente svolgere un ruolo importante nella misura in cui ha ormai compreso quale ruolo riveste nell’agenda di questo governo. La palese incapacità di offrire risposte concrete al mezzogiorno e, anzi, la più volte dimostrata dimenticanza dei problemi che affliggono la parte meridionale del Paese non hanno fatto che acuire le difficoltà di quest’area, ampliando la frattura che intercorre tra essa e il settentrione. Per ciò che concerne, invece, le ricadute che il voto potrà avere su un’area del Paese piuttosto che sull’altra, ritengo che respingere questa riforma significhi, in definitiva, respingere tutte quelle politiche di governo che, negli anni, hanno finito con il marginalizzare il sud Italia. Come accennavo in precedenza, infatti, senza un sud protagonista della crescita economica, il Paese non sarà in grado di ripartire e, benché il governo si spenda in proclami di senso opposto, la riforma non farà che acuire la condizione di minorità che già oggi il meridione vive. Per questa ragione la bocciatura, che naturalmente auspico, può essere, soprattutto, per il sud Italia, l’occasione di costruire una nuova idea di mezzogiorno e, più in generale, dell’intera nazione. Al di là delle speranze, che cosa pensa che voteranno gli italiani? Difficile rispondere a questa domanda, lo lascerei fare a chi lavora sulle ipotesi. Tuttavia ritengo che gli italiani abbiano chiaro per che cosa ci si stia per esprimere e siano consapevoli che la riforma è espressione di interessi che poco hanno a che vedere con gli interessi reali del popolo. Per questa ragione immagino che tra gli elettori ci sia una consapevolezza tale sull’argomento da far esprimere loro un voto negativo alla riforma, unica opzione possibile per salvaguardare i propri interessi. Per ulteriori approfondimenti, siete invitati a partecipare al convegno che si svolgerà giovedì 24 novembre, alle 18:30, presso la Sala Consigliare del Comune di Siderno.



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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

“Vogliamo ridare linfa vitale al paese, non imbalsamarlo” Tito Albanese, membro Raggruppamento Temporaneo Professionisti aggiudicatario dell’incarico di riqualificazione dell’anfiteatro di Siderno Superiore, risponde alla lettera di Raffaele Macrì Correale pubblicata sul nostro giornale la scorsa settimana. Egr. sig. Sindaco On. Ing. Pietro Fuda, nel darle atto di essere stato in grado di districare l’annoso iter procedurale che bloccava la pubblicazione del bando di gara per il completamento dell’anfiteatro di Siderno Superiore, ringraziandola per aver dato avvio ad un’opera fondamentale per la rinascita sociale e culturale del borgo, sollevandola da ogni responsabilità circa l’impropria definizione di “anfiteatro”, che non appartiene a lei e neppure a noi progettisti, ma della quale abbiamo preso semplicemente atto, siamo costretti ad inviarle questa nota a mezzo stampa in risposta alla missiva dell’ing. Macrì Correale del 13/11/2016, invitandola a leggere quanto segue. Quali progettisti seri e attenti, operanti sul territorio comunale, non possiamo esimerci dal rispondere alle infondate accuse mosse da chi subdolamente vanta un profondo senso di appartenenza al borgo e scorrettamente rivendica il monopolio su quanto in quel borgo si progetta e si costruisce. Fermamente convinti che l’intento di chi nei giorni scorsi ha scritto sulle pagine di questo giornale celasse ragioni ben diverse dal lamentare la mancanza di un costruttivo confronto critico, cogliamo comunque l’occasione per raccontare e spiegare ai cittadini sidernesi le ragioni che hanno spinto noi progettisti a intervenire con coraggio nella convinzione che l’attenzione per i luoghi non può non tradursi in misura e controllo della qualità della sua modificazione. Chiunque può constatare quello che sta accadendo in moltissimi centri storici italiani, dove false pietre hanno preso il posto di quelle vere, in nome di una fantomatica continuità con la tradizione costruttiva locale, dove una falsa attenzione per la storia e la memoria della città e una drammatica disattenzione verso il nuovo hanno portato a una sorta di localismo cieco e incapace di raccontare il proprio tempo come se la città quella vera, quella viva, fosse altrove. Si è così avallata la tesi di chi riteneva che la pertinenza storica e la verità formale fossero alternative da scegliere, non capendo che, al contrario, il loro connubio rappresenta forse l’unica possibilità per i nostri centri, già seriamente compromessi da uno spregiudicato abusivismo e per questo terreno per una reale presa di coscienza delle responsabilità che i progettisti sono chiamati ad assumersi. Fermamente convinti

che la conservazione del patrimonio storico sia un dovere, riteniamo che occorra riconquistare un concetto di memoria che, ben lontano dall’essere un mero atto nostalgico, divenga stimolo per riconoscere il costruito come palinsesto stratificato ed aperto, contro ogni tentativo di mistificazione del rapporto nuovo/antico. In ogni caso si tratta di un problema assai complesso, che anima il dibattito disciplinare fin dal secondo dopoguerra, per pensare di risolverlo riducendo tutto a una mera questione di gusto. La sfida che noi progettisti abbiamo accolto quando nel lontano 2009 abbiamo vinto la gara per l’assegnazione dell’incarico di Redazione del progetto preliminare, definitivo, esecutivo, per i lavori di: “Completamento dell’anfiteatro di Siderno Superiore”, (la cui assegnazione è avvenuta sulla base di una selezione fatta su curriculum, a cui chiunque, avendo i titoli, avrebbe potuto partecipare) è stata quella di mostrare la capacità del passato di essere artisticamente attivo nel presente. Pertanto ci assumiamo coraggiosamente le nostre responsabilità, fermamente convinti che un progettista serio non può esimersi dal progettare opere in grado di dialogare per autenticità e dignità con le presenze materiche che formano il contesto urbano. Questo per dire che aver deciso di intervenire a Siderno Superiore utilizzando il linguaggio del nostro tempo è tutt’altro che aver elaborato un progetto estraneo alla realtà e al contesto urbano e storico, significa invece essere consapevoli che la città si è sempre costruita su se stessa, del

resto se ciò non fosse vero oggi non sarebbe possibile ammirare felici connubi di impianti medievali e palazzi rinascimentali in spazialità barocche. La continua stratificazione delle tracce nei contesti storici italiani ha dato origine ad opere di altissima qualità architettonica e complessità formale: straordinaria è la poesia che sono riusciti a raggiungere Alvaro Siza a Salemi o Pasquale Culotta a Cefalù, i cui interventi di riqualificazione dei due centri raggiungono punte di vera e propria liricità; esemplari sono l’intervento di Massimo Carmassi per il recupero di San Michele in Borgo, di Carlo Scarpa per il Museo di Castelvecchio, di Giorgio Grassi per il teatro di Sagunto, di Pierluigi Cervellati per l’ex Oratorio di San Filippo Neri a Bologna, di Emanuele Fidone all’ex Mercato Comunale di Siracusa, di Francesco Venezia al Museo di Gibellina, di Giancarlo De Carlo al Monastero dei Benedettini di Catania e tantissimi altri ancora potrebbero citarsi. Sono questi i riferimenti che per noi sono stati esemplari, queste le architetture a cui si è con interesse guardato, questa la modalità di intervento a cui ci si è riferiti e che si è scelta. Quanto da noi progettato offre una rilettura dei caratteri dei luoghi e lo fa attraverso un dialogo serrato con la preesistenza, assumendo la stratificazione come modalità di scrittura e scegliendo un tono medio, né anonimo né altisonante, incline a raccontare storie e palesare il tempo. Si tratta di un’opera che senza smanie di modernismo e neppure senso di inferiorità

nei confronti della storia, senza aggressioni né mimetismi, rilegge i caratteri del contesto nel quale si inserisce, esaltando le valenze spaziali del tessuto urbano di Siderno Superiore e valorizzandone l’affaccio sulla vallata attraverso la ridefinizione del suo basamento. Le necessità del progetto si sono palesate fin dal primo sopralluogo: nulla doveva occultare la vista della vallata dal borgo, nessun edificio doveva frapporsi tra la quinta urbana e il mare, e al contempo occorreva risolvere la bruttura dell’anonimo muro di contenimento che costituisce l’attuale basamento del borgo sulla valle e che è visibile dal basso. La rilettura della spazialità urbana è stata di fatto affidata all’ampliamento della piazza in direzione della valle, ove un ampio terrazzo dal perimetro irregolare, avente la medesima pavimentazione di quello attuale, richiude il semicerchio disegnato dalla caratteristica disposizione dei palazzi preesistenti. Qui, particolari accorgimenti consentono di evitare l’uso dei parapetti che se impostati alla quota del terrazzo avrebbero certamente occluso la vista del paesaggio dalla quota del parterre. La forma del terrazzo risulta percepibile dal borgo ma non dal basso ove, invece, il muro di sostegno rettilineo rilegge la morfologia della valle e attraverso il trattamento materico della sua superficie evoca la suggestione di una fortificazione medievale. La restante parte degli interventi, in particolare quelli previsti alla quota sottostante il terrazzo-palcoscenico, sono stati immaginati come prolungamento

dello spazio pubblico che, nelle sue varie articolazioni, tende a configurarsi come vero e proprio museo en plain air. Un complesso sistema di rampe e scale, che raccordano le varie quote del progetto trasformano l’opera in un congegno per l’osservazione del paesaggio di cui essa stessa si fa parte. L’uso di materiali locali e la particolare attenzione ai dettagli costruttivi consentiranno all’opera di integrarsi perfettamente nel contesto, senza risultare né arrogantemente invadente, né volgarmente emulatrice. Pertanto non appartiene a noi nessuna volontà civica, provocatoriamente offensiva, al contrario essa è forse riscontrabile in chi pretende di imbalsamare il “bel paesello sulla collina”, felice del fatto che quelle chiese ridotte a rudere celebrino ogni giorno la messa funebre di un borgo incapace di ripartire, perché privato della linfa vitale che solo la continua stratificazione delle tracce può dargli, obbligando il passato a un continuo e stimolante confronto col presente, avviando così una riconsacrazione dei luoghi e del tempo intesa come simultanea presenza di passato, presente e futuro. Ci fa infine piacere ricordare che l’opera della quale si parla è stata più volte esposta in mostra a Roma e altre sedi italiane e pubblicata su testi e riviste di settore quali: CASEARCHITETTURE Annuario 2011, edizioni DELL’ANNA S.p.a.; Diego Barbarelli, Luigi Prestinenza Puglisi, Francesco Travato (a cura di), 30<40, LetteraVentidue edizioni, Siracusa 2012; Maurizio Oddo, Moduloquattro Spazio Misura Struttura, Euno edizioni, Leonforte Enna 2012; AA. VV., Innovazione e tradizione. Osservatorio sulla ricerca in architettura in Italia. Architetti, scuole d’architettura, ricerche, Prospettive edizioni, Roma 2012; AA. VV., Città Autografica, Gangemi editore, Roma 2012. Ciò, oltre che palesare un oggettivo e notevole interesse della critica nazionale e internazionale, ci fa ben sperare nella possibilità di rinascita del Borgo, meritevole di un’attenzione ben più ampia di quella che qualche ricordo d’infanzia può generare. Ing. Tito Albanese (in rappresentanza del Raggruppamento Temporaneo Professionisti aggiudicatario dell’incarico)

Mimì Attisano:Il più stimato compagno dell’età eroica del dopoguerra Mimì Attisano si è spento venerdì 11 Novembre 2016, dopo lunga sofferenza per un male inguaribile contro il quale ha combattuto per tanto tempo. Con la sua morte, scompare uno degli ultimi protagonisti di una valorosa schiera di giovani comunisti santilariesi che animarono la lotta politica nella nostra comunità, in quella stagione ormai lontana dell’immediato dopoguerra: Quando – ricacciati i tedeschi verso il nord, dalle Armate alleate nelle nostre contrade spirava forte il vento del nord, che portava l’eco delle lotte di Resistenza e diffondeva gli ideali democratici e di riscatto sociale per la gente del sud. Oggi, accanto al dolore della famiglia, attraverso le pagine della “Riviera” vogliono esprimere verso Mimì Attisano il cordoglio, il saluto affettuoso e commosso della sua parte politica; dei suoi compagni di lotta; di quanti conservano il ricordo di quelle giornate

di entusiasmo e di speranze. In quel clima, allora, in tutto il Mezzogiorno, si sviluppava un vasto movimento popolare e contadino per la conquista della terra, per nuovi rapporti nelle campagne. Anche a Sant’Ilario in quei giorni si sviluppava un forte moto contadino che vedeva la gente, stretta attorno al P.C.I. e all’Amministrazione di sinistra, mentre gli agrari arretravano impauriti: A partire da quel principe Carafa, padrone della gran parte delle terre produttive del nostro territorio, compreso il “feudo Giardinelli” sottratto al demanio, ai bisogni della povera gente del nostro paese. E così la nostra storia locale si legava alle lotte di tutto il Mezzogiorno e alla grande storia del nostro paese. Quando, sconfitto il trasformismo delle vecchie classi dirigenti che avevano portato alla dittatura, alla guerra, alla disfatta, si avviava il corso della nuova

Con la sua morte, scompare uno degli ultimi protagonisti di una valorosa schiera di giovani comunisti santilariesi che animarono la lotta politica nella nostra comunità, in quella stagione ormai lontana dell’immediato dopoguerra

Italia della Resistenza, della democrazia, della Repubblica, della Costituzione “più bella del mondo”. In quei giorni alcuni fatti di valore anche simbolico segnavano lo storico cambiamento nella vita della nostra piccola comunità. L’Amministrazione di sinistra, sostenuta dai contadini e braccianti poveri, dal sindacato, dai partiti popolari e dalla larga maggioranza della popolazione, prendeva alcune importanti misure di valore politico e sociale: come il sostegno alla lotta delle famiglie povere per l’acquisto dei fichi ad agosto al prezzo di 50 lire la “pesa” e non 250 come pretendevano i signorotti locali; il sostegno degli scioperi al rovescio, dei nostri braccianti poveri e senza lavoro. E inoltre l’iniziativa per il recupero del “feudo Giardinelli” e per il riscatto dall’obbligo di pagamento verso la Chiesa di vecchie servitù che gravavano su tante famiglie. In quei giorni, vi furono momenti di

forte tensione sociale; e al capo del movimento erano i ragazzi del gruppo giovanile con in testa Mimì Attisano, sempre il più deciso e determinato. Ma la bella stagione durava poco. E quando, nel 1947 i Partiti della sinistra venivano allontanati dal governo nazionale, anche nel nostro comune, le forze retrive, il primitivismo locale, riemergevano sostenuti dai gruppi padronali che erano stati emarginati nell’immediato dopoguerra. Ora l’Amministrazione Comunale ammainate le bandiere del rinnovamento – non era più il centro della comunità locale che irradiava le iniziative e le speranze di una gente che voleva crescere e andare avanti; ma diventava il centro di feroci scontri personali e di gruppi interessati solo alla conquista o alla conservazione del potere locale, nell’interesse della propria parte. Ma il momento più grave del riflusso dell’andata progressista doveva verifi-


A mio fratello Rinaldo

Tornerà ancora il sol dell’avvenire? In quel Bar si riscoprono orfanelli. Del Kasparov degli scacchi custodire, l’inclinazione e i concetti menestrelli. Hai punzonato la parola “fine” all’arena mondana della vita. Valicando quel varco quel confine, vergando la tua fatale dipartita.

Così: ultimata la tua sofferenza, in quella bara, hai il volto più disteso. Di chi al tuo passare sente la coscienza che le sue mani, l’anima avran preso.

anche quando parlavi di quel viaggio.

Sei stato un uomo allegro e scrupoloso, la sorte hai affrontato con coraggio. Sapevi essere serio e spiritoso

Un loculo si arricchisce di una croce. Aimè! Infinite si avvicendano le ore, e l’eco è sordo… alla mia silente voce. Giuseppe Lupis

Nel caldo desolante di un mattino in un angolo recondito vive un fiore, posto da chi a t’è stato vicino.

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Sull’inagibilità della Palestra Della Scuola Media Pedullà Egregio Signor Sindaco, è da oltre due mesi che le lezioni scolastiche sono riprese e i ragazzi della Scuola Media Pedullà svolgono le lezioni di educazione fisica all’aperto nel cortile, se le condizioni climatiche lo permettono e con tutti i limiti strutturali del cortile stesso. Più volte il Dirigente Scolastico e il Responsabile della Sicurezza hanno segnalato che la palestra è inagibile, ma la cosa sembra non preoccupare nessuno, nonostante i numerosi sopralluoghi degli amministratori comunali, di maggioranza ed opposizione, di tecnici, di funzionari, degli addetti stampa del Comune che sinceramente e coralmente si son resi oggettivamente conto che basterebbe davvero poco per dare una sistemata alla nostra struttura sportiva. Basterebbe qualche migliaio di Euro per rifare l’impermeabilizzazione della copertura, per evitare le infiltrazioni d’acqua che hanno deteriorato il soffitto interno, basterebbe poco a sistemare le persiane delle vetrate e ad assicurare le plafoniere al soffitto. Insomma basterebbe davvero poco per garantire una buona volta per tutte un minimo di manutenzione ordinaria alle strutture scolastiche comunali che sembrano abbandonate a se stesse. Mentre in tutte le scuole d’Italia i ragazzi svolgono normalmente le lezioni di educazione fisica in strutture sportive dignitose e all’avanguardia, a

carsi con l’avvio dell’emigrazioni su larga scala; quando all’insegna dello slogan «l’avvenire degli italiani è all’estero», migravano le nostre forze migliori e combattive alla ricerca di lavoro, di migliori condizioni di vita. È allora che anche Mimì Attisano s’incamminava per le vie del mondo, come tanti altri nostri bravi compagni di lotta. Mimì sceglieva di girare il mondo per le vie del mare, per conoscere e imparare, portandosi appresso, stretti nel cuore e nella mente, i legami con il suo passato e il suo paese: il ricordo delle lotte, delle vittorie e delle sconfitte; la convinzione del valore delle nostre utopie, dei nostri sogni giovanili; la speranza nella forza delle nostre idee per la creazione di una società più umana e più giusta. Quando Mimì Attisano ritorna a casa, alla fine del suo peregrinare per il mondo, si sposa e va a prendere dimora nel paese della moglie, ad Antonimina: Il paese di Mico Pelle, il sindaco comunista che, quando i gruppi retrivi e dominanti di quella comunità si spaccavano travolti dai loro diversi interessi, egli sapeva infilarsi nella frattura e

Siderno questo non sembra possibile. Noncuranza? Negligenza? Non so, davvero non lo so, preso dallo sconforto sarei propenso a dire che ci possa essere anche una certa indolenza, quanto meno poca sensibilità da parte di taluni responsabili che continuano a non dare soluzione al problema. Come se le attività motorie non fossero importanti, eppure la Scuola Media Pedullà rappresenta l’eccellenza nella nostra Regione per ciò che concerne lo sport, come dimostrano i risultati e gli innumerevoli premi e riconoscimenti ricevuti. È da anni che i nostri ragazzi, nell’ambito dei Giochi Studenteschi, sono i primi della Regione Calabria, rappresentandola alle finali nazionali di atletica leggera. In tutte le scuole d’Europa si stanno incrementando i progetti per promuovere lo sport e le attività motorie in generale. Da un recente studio statistico è stato certificato che i migliori studenti europei sono i Finlandesi, bene nelle scuole della Finlandia si fanno 6 ore di educazione fisica settimanali, recenti studi effettuati dall’università di Ratisbona (Germania) hanno dimostrato che anche semplici esercizi fisici, eseguiti con una certa frequenza, possono favorire lo sviluppo del tessuto cerebrale. Il cervello ben stimolato aumenta la quantità delle connessioni sinaptiche migliorando quindi le prestazioni cerebrali, soprattutto nell’ambito dell’apprendimento. Nella scuola

portare al Comune una ventata di freschezza, di civiltà politica e democratica e di speranza, di redenzione sociale per la povera gente: Mico Pelle – poeta e contadino – che nello scontro politico con i suoi avversari usava l’arma infallibile delle sue divertenti parabole che smontavano la demagogia della politica; con linguaggio semplice colmo di saggezza e che si allargava dagli uomini al mondo della natura e degli animali; come nella parlata di S. Francesco d’Assisi. Ma le mutate condizioni dei tempi e dei luoghi, la saggezza acquistata attraverso la conoscenza e l’esperienza nei Paesi lontani, non mutavano minimamente il rapporto di Mimì Attisano con il suo paese natale, il suo partito, i suoi compagni di lotta politica ai quali restava legato fino agli ultimi giorni della sua vita. Intanto a S. Ilario, i due gruppi locali – ormai consolidati – che erano subentrati alla vecchia amministrazione di sinistra, davano luogo a feroci scontri tra di loro, che si sarebbero trascinati per decenni. E che avrebbero prodotto

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Eppure qualcuno ha visto e sentito...

LETTERA APERTA AL SINDACO DI SIDERNO

La scuola sidernese rappresenta l’eccellenza nella nostra Regione per ciò che concerne lo sport, come dimostrano i risultati e gli innumerevoli premi e riconoscimenti ricevuti.

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odierna i fenomeni come dislessia, disgrafia, disortografia, problemi con la memorizzazione, scarsa capacità di concentrazione costituiscono una diffusa esperienza quotidiana di tantissimi ragazzi e bambini. Secondo J. Le Boulch, uno dei più efficaci modi per il recupero di questi bambini è la rieducazione psicomotoria. La neuroscienza dice che l’attivazione del lobo frontale sarebbe maggiore quando si fa movimento e, quindi, migliora la velocità delle connessioni sinaptiche. La dottoressa Ana Ullàn dell’Università di Salamanca (Spagna) ha dimostrato che il gioco riduce il dolore nei bambini sottoposti ad intervento chirurgico. Tanto si potrebbe scrivere sull’importanza delle attività motorie nella crescita psicofisica dei ragazzi, nella prevenzione dei paramorfismi della colonna vertebrale, dell’obesità, del diabete, del colesterolo, e tanto altro ancora. Illustre Signor Sindaco io sono certo che Lei è persona sensibile e sono sicuro che farà di tutto per permettere ai nostri ragazzi di svolgere in modo normale e civile le lezioni di educazione fisica. Le auguro buon lavoro, la saluto e resto in attesa di una sua cordiale risposta. FORTUNATO CARPENTIERI Insegnante di educazione fisica presso la Scuola Media Pedullà di Siderno

ritardi e guasti nel processo di sviluppo politico e democratico del nostro paese le cui conseguenze scontiamo anche ai giorni nostri. Era questa la situazione di un paese che ormai «viveva ai margini della vita politica» contro cui s’infrangeva il tentativo generoso di Mimì Attisano di assolvere al compito affidatogli dai compagni di S. Ilario e del Partito. Mimì Attisano rientrava dal suo peregrinare per il mondo; era fuori dalle beghe locali; era uno dei più valorosi e stimati compagni dell’età eroica del dopoguerra. Chi meglio di lui poteva ricomporre quella situazione in cui la chiusura mentale dei gruppi antagonisti, metteva in forse la possibilità affacciatasi in quel periodo di avere un presidio ospedaliero sul territorio del nostro comune? Ma la storia della nostra comunità seguiva indifferente il suo corso; con lo scudo crociato che andava a coprire gli interessi or dell’uno or dell’altro gruppo locale nell’indifferenza della gran parte dei cittadini a cui veniva somministrata a piene mani la strana “filosofia” secon-

do cui le questioni locali non hanno nulla a che fare con la politica. E così per lunghi anni. Com’è difficile ora, in condizioni politiche così profondamente mutate, quando all’insegna del mondo globale vengono sconvolti equilibri millenari e la politica non appare attrezzata per sostenere le nuove sfide; com’è difficile ora comprendere e raccontare le lotte e le speranze di tanti combattenti grandi e piccoli della nostra storia recente che con dedizione, sacrificio e umiltà, hanno combattuto per creare una società migliore. E Mimì Attisano era tra questi, tra le migliaia e milioni di militanti che hanno combattuto per tutta una vita. E il suo spirito indomito che ora lo rendeva attento e dubbioso difronte all’incertezza dei tempi, troverà pace e serenità in un mondo diverso, in una società più giusta e fraterna per la quale Mimì Attisano ha tanto combattuto. Caro compagno Mimì Attisano ti salutiamo commossi; il tuo ricordo ci accompagnerà per sempre. A.C.

Il militare nazista, alto, imponente quasi un gigante, portava sulla spalla sinistra il mitra, trattenendolo con il braccio, dalla parte destra aveva per mano un pargoletto biondo. Il bambino poteva avere tre o quattro anni, non potendo tenere il passo del militare, veniva strattonato malamente, finché incespicò e cadde per terra. Il nazista non si fermò ma alzò il pesante scarpone colpendo con forza il cranio del piccolo che si frantumò con terribile scricchiolio come fosse una noce secca… Si sentivano, già da lungi, urli e pianti. Erano voci di ragazzetti, quasi un pigolio straziante di uccellini affamati. Più si avvicinavano al forno e più aumentavano le grida, erano sette o otto adolescenti, magrolini e quasi ignudi! Ai loro lati li accompagnavano quattro enormi militari nazisti! Piano piano gli urli si affievolirono, il gruppo era giunto alla meta. La bocca del forno crematorio aperta ingoiava quegli sventurati che i militari, prendendoli uno sotto le ascelle e l’altro dai piedi, lanciavano dentro! Ai ragazzi, sopravvissuti alla camera a gas, per mancanza del gas, gli era toccata questa tremenda esecuzione! Poi il silenzio, interrotto, dal fragoroso rumore degli scarponi dei nazisti, marcianti sul selciato! Per loro nessun accordo per il trattamento dei prigionieri di guerra ha avuto valore! Come nemmeno per migliaia di civili trucidati dai titini. I militari, prigionieri di guerra, decine, legati uno dietro l’altro con un filo di ferro, venivano gettati nelle foibe, fortunati quelli che morivano sul colpo, gli altri, agonizzavano per giorni, lamentandosi, fino al decesso! Chi non ha sentito parlare del Colosseo di Roma, degli spettacoli cruenti, che gli imperatori romani organizzavano, per la gioia e il divertimento del popolo. I Cristiani, vecchi, giovani e bambini venivano dati in pasto ai leoni, i quali erano stati tenuti a digiuno per diversi giorni prima dello spettacolo. Così mentre affamati sbranavano le persone, e il sangue scorreva a fiotti, i romani, spettatori, godevano, tracannando boccali d i vino! Il Colosseo, il più grande teatro antico, conteneva centinaia di spettatori. Oggi altri imperatori, ben più truci, hanno scelto un palcoscenico immenso, per far vedere i loro misfatti. Milioni di spettatori, i quali, ignari, aprendo la televisione inorridiscono per lo spettacolo trasmesso, e quasi percepiscono l’odore della carne delle vittime bruciate vive! Chiudono l’apparecchio non riuscendo ad assistere alla visione dei tanti, decapitati, (Isis) con il coltello del macellaio! PER NON DIMENTICARE! Perché mai scenda l’oblio! La storia, gli avvenimenti, i comportamenti umani del passato dovrebbero servirci d’insegnamento per non ricadere negli errori terribili che hanno caratterizzato le varie epoche. Ma è cambiato qualcosa? L’uomo è sempre rimasto il peggior nemico di se stesso? Si fa appena in tempo a svegliarsi, che le notizie di terribili avvenimenti di guerre, di sangue ci perseguitano poi per tutta la giornata. Ecco perché non dimenticare! Soprattutto rivolgere il pensiero, tentare di capire l’animo del secondo! Maria Antonietta, in piedi, sul palco dell’esecuzione, le mani legate dietro le spalle, sente la lama della ghigliottina scorrere nelle guide e poi tagliare la testa di chi la precede, si rende conto, in quel momento, che dopo un attimo in quel posto ci sarà Lei. Le persone, messe in fila per essere decapitate. Quale terrore, se si potesse entrare nel pensiero del seguente... ecco, sta arrivando ora la lama squarcerà la carne della gola… Racconti strappa lacrime? No, secondo la sensibilità di ciascuno, racconti strappa cuore! Oggi, forse in buona fede (?), qualcuno sta iniziando a percorrere questa strada! b.g.


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O l i vo 1 ATTUALITÀ

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Una sparuta schiera di alberi che ancora resistono sul territorio comunale di Siderno vorrebbe portare all’attenzione dell’Amministrazione Comunale la propria condizione.Nascosti in angoli remoti questi alberi possono ancora dare il proprio contributo alla comunità sidernese innanzitutto fornendo ossigeno da scambiare con l’anidride carbonica che produciamo in gran copia. Questi alberi regalano ombra e refrigerio nelle estati torride e legna per scaldarsi d’inverno. Ecco le loro testimonianze nella speranza che il 21 novembre sia la Festa dell’albero e non si trasformi in una scusa perfare la festaagli alberi!

Gli alberi di Si

“Possiamo ancora dare un contribu

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eguiteci sulla strada per Siderno Superiore e subito dopo una curva prima di giungere a Trigoni rallentate senza fermarvi in curva e scorgerete: 1) Olivo 1: “Sono un olivo di non grandi dimensioni ma mi caratterizza l’attaccamento alla vita per come ho saputo aggrapparmi al terreno residuo dopo che me l’hanno letteralmente levato da sotto i piedi. Avevo da giovane piantato un bel chiodo ma mi è rimasto scoperto e allora per non soccombere sono stato costretto a piantarne altri man mano che mi mancava il terreno. Alla fine ho deciso di allungare un braccio e aggrapparmi al punto di tenuta più sicuro e per garantirmi un futuro ho liberato un getto nuovo in corrispondenza dell’ultimo chiodo. Sicuramente non finirò nell’elenco degli alberi monumentali ma vorrei lo stesso un po’ della vostra considerazione. Rischio grosso a farmi scoprire ma confido nel nuovo piano del verde”. Proseguite per circa un chilometro e trecento metri e superata la piazza Cavone posteggiate prima della curva a gomito e continuate a piedi per circa cento metri guardando a sinistra, noterete: 2) Olivo 2: “Nei secoli, sì proprio così non ricordo esattamente quando sono nato ma io c’ero prima di Siderno Marina, ho subito tanti torti a cominciare da dolorose amputazioni e qualche incendio, ma la mia tempra di base mi ha permesso di rinascere e, per essere sicuro di non soffrire la solitudine, mi

Fico

sono moltiplicato in sei. Tanti sono i getti che mi compongono ma da lontano la mia chioma si scorge unica. Temo che se la margaronie e l’occhio di pavone non mi consentiranno di fruttificare ancora a lungo a qualcuno possa venire l’idea di ridurmi in listelli per parquet. Intanto pregherei il trattorista che mi ha impietosamente conficcato in una piega della pelle quelle otto zappette in ferro arrugginito di volerle rimuovere prima che mi salga vertiginosamente la sideremia. E quel sacco di plastica che qualcuno mi ha sistemato sull’alluce sareste così gentili da rimuoverlo? Ho bisogno che mi traspiri. Anch’io non aspiro a diventare un albero monumentale sulla carta perché la mia memoria è già un monumento ma se deciderete di candidarmi accetterò volentieri la sfida”. A seguire la provinciale fermatevi accanto alla scuola: 3) Olivo 3: “Mi sento a disagio a ricevervi in questo angusto vicolo e con questa rete metallica che mi serra il piede e quel paletto infisso nelle mie carni, che mi tortura. Passano quotidianamente alunni e docenti, bidelli e genitori ma nessuno che mi degni di uno sguardo, per giunta mi hanno accostato un’auto Punto incidentata che m’infastidisce con i suoi lamenti. Mi piacerebbe che mi si liberasse dalle erbacce e dalla fastidiosa rete e che mi si desse un po’ più di visibilità, anche se non ho le caratteristiche per essere definito monumentale sicuramente non sfigurerei a una sfilata per il portamento e la voglia di sopravvivere che ho dovuto sviluppare dopo la mutilazione al ceppo centrale. Sono vecchio abbastanza per raccontare molte

cose che ho visto e sentito. Sì, lo so che dovete fare ancora tanta strada ma mi raccomando ricordatevi di me e dei miei sogni, andate pure verso Salvi e Giglia ci sono i miei parenti stretti e vi prego di salutarli”. Ecco che prima di entrare nell’antico abitato a bordo strada avvolto in uno scialle di rete arancione appare, seminascosto da un grazioso muretto a secco: 4) Olivo 4: “Ho sviluppato tante braccia proprio dalla base e assomiglio a un enorme polpo che si mimetizza in difesa pronto a spruzzare la sacca d’inchiostro. Ditemi voi se questo non è sufficiente a essere ammirato, certo meriterei un po’ più di riguardo per la mia età e per questa mia capacità di adattarmi alle profondità degli abissi della memoria per poi riemergere quando voi lo riterrete opportuno. Certo una targhetta col mio nome e le caratteristiche m’inorgoglirebbe e mi ripagherebbe di tante fatiche e umiliazioni. Per favore dite al mio padrone che tutte quelle frasche ammassate a una distanza ravvicinata costituiscono un grave pregiudizio per la mia sopravvivenza, ci sono in giro tanti piromani! Si adesso vi lascio andare, parlo troppo, lo so, ma per una volta che qualcuno mi ascolta…!” Se superate l’abitato e vi dirigete verso Ginarra, poco prima di arrivare alla proprietà e alla casa del fu don Antonio Bello, passerete sotto l’ombra della chioma di… 5) Carrubo: “Onestamente non so se mi conviene farmi notare perché allo stato nessuno mi considera dal punto di vista produttivo e si preferisce dare agli animali sacchi su sacchi di farine di dubbia provenienza ma di facile reperibilità presso consorzi e

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Da Siderno Superiore a Siderno Marina, Rosario Rocca, presidenge dell’osservatorio Ambientale Diritto per la vita, ha fatto un tour utile a raccogliere le testimonianze di nostri alberi.Dagli olivi secolari agli imponenti pioppi, passando attraverso carrube, ciliegi, fichi ed eucalipti, nessuna specie è stata dimenticata e voce è stata danta anche a ciò che rimane delle povere querce secolari che hanno reso attuale il tema della salvaguardia del verde a Siderno. Ma vi lasciamo a questo tour affascinante che, ci auguriamo, possa illuminarvi in merito all’importanza di queste piante così spesso dimenticate.

iderno:

uto alla comunità!” punti vendita. Nessuno si ferma a raccogliere una vajana, si chiamano lomenti i miei baccelli, per masticarla e trarne i benefici effetti e che ormai tutti perseguono facendo la spesa in farmacia. Lo sapete che ho un’azione antidiarroica, dimagrante, antiacido, espettorante, antiossidante e antibatterica e che, inoltre, sono in corso studi per calibrare anche l’azione anticolesterolo? Ebbene, se questo non vi basta a rinunciare a rimedi da chimica di laboratorio, datemi un’occhiata e guardate come sono elegante nel portamento e nei colori delle mie venature (mi raccomando questo non ditelo a quell’ebanista di Gerace che mi vorrebbe trasformare in mobilio da salotto bene)!” Fate inversione nella piazzola che troverete a 50 metri. Nel voltare date un’occhiata a quel povero albero mutilato che trovate sulla destra. Si tratta di… 6) Ciliegio: “Con la mia parte viva produco ancora dei saporitissimi duroni; il mio padrone mi guarda con commiserazione e mi taglia un pezzo per volta man mano che rinsecchisco. Diteglielo voi che non sono da tagliare ma da curare e che potrei tornare all’antico splendore se solo mi dedicasse un po’ di attenzione invece che guardarmi in cagnesco con la motosega sempre pronta. Voi dite che sono malridotto? E vero! Ma quanti esseri umani se curati diligentemente rinverdiscono! Vi saluto e mi raccomando tornate a giugno e vi offrirò un mio gustoso frutto.” Tornate per la stessa via fino al bivio per contrada Giglia e non farete in tempo a svoltare che proprio alla fine della breve discesa vi imbattete in… 7) Pioppo 1: “Non si può dire che faccio una bella

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figura dopo essere stato mutilato di tutta la parte destra ma qualche fendente l’ho subito anche a sinistra come potete ben vedere. Noi pioppi neri siamo una delle specie arboree più rare e minacciate di estinzione. La causa principale di questa minaccia è la distruzione delle aree golenali, l’habitat naturale. Infatti proprio accanto a me scorre un flusso di acqua continuo della sorgente di Rina che per la maggior parte è stata deviata e non produce più la Gurna ed io rischio di non avere più alcuna funzione fino a quando il mio padrone non deciderà di utilizzarmi per tavolame o peggio per il fuoco (come ha fatto il consorzio di Bonifica con i mie fratelli centenari sull’alveo dell’Allaro). Basterebbe lasciarmi ricrescere i rami a ricostituire una bella chioma per tornare in forma, come potete vedere non sono affetto da alcuna patologia se non una forte depressione da rischio abbattimento eppure vorrei che consideraste le mie utilità.” A sovrastare la fontana accanto alla strada oltre Giglia, troverete… 8) Olivo 5: “Oggi non godo di grande considerazione perché il posto è disabitato e nessuno viene ad attingere alla fontana ma io sono cresciuto come atto d’amore per ombreggiare il riposo dalle fatiche dei tanti contadini che venivano a dissetarsi. Certo capisco che l’urbanizzazione era un prezzo necessario per la qualità della vita legata all’economia, ma questo cosa centra con l’abbandono e l’oblio?” Proseguite per cento metri sulla strada che aggira Olivo 5 e troverete Olivo 6 che si strugge di nostalgia, nessuno che lo bada nessuno che lo guarda con

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tenerezza come lui ha fatto con generazioni di bambini che si sono irrobustiti arrampicandosi sui suoi intricati rami, oggi non ha neanche la voglia parlare e di migliorarsi e se non fosse per l’istinto naturale di conservazione si lascerebbe andare. Eppure ha creato una corona con cinque fusti che sembra lo scettro di un imperatore solo che in giro non si vede alcuno che abbia il merito di impugnarlo. Alle macerie del frantoio di Vennarello troverete poi… 9) Fico: “Uno con la mia vitalità è difficile trovarlo, infondo gioia ed entusiasmo solo a guardarmi e protendo i miei rami a sovrastare i ruderi, che non meritavano di diventarlo, e dare ombra alle macine granitiche che per fortuna nessuno, che le esporrebbe in giardino o nel salotto, ha ancora sottratto. Sono un Fico, anche figo, e me ne vanto, mi piacerebbe che il ribasso d’asta per la costruzione della piazza di Vennarello potesse essere utilizzato per sistemare l’ambiente che mi circonda e rendermi più visibile”. Fate un salto all’Osservatorio della diga di Pantaleo e rifatevi gli occhi con la visione di… 10) Olivo 7: “Dato che l’azzurro dell’acqua è sparito quasi definitivamente, e giratemi intorno per vedere tutte le cicatrici che mi sono state inferte. Ma io vado dritto per la mia strada e non accetto provocazioni soprattutto da chi è convinto che in dieci minuti può annientare un gigante di oltre 200 anni, solo fatemi togliere quella staffa in tondino di ferro che qualche operaio burlone mi ha conficcato nella costole.” Sulla rotonda davanti all’Ospedale (o è meglio dire futura Casa della Salute?) troverete poi una decina di “extracomunitari”: 10) Eucalipti: “Il nostro nome significa nascondere bene perché con i petali nascondiamo il resto del fiore ma noi non riusciamo a nasconderci e siamo stati tranquilli fino a qualche giorno fa, quando abbiamo sentito le motoseghe attratte dalle vicine querce. Nonostante siamo su suolo pubblico, molto sporco per la verità, non temevamo di essere attenzionati fino alla notte tra il 7 e l’8 novembre, quando siamo stati attaccati da qualcuno che intendeva far legna gratuitamente. Per fortuna che un amico ha chiamato la forza pubblica e siamo qui a poterlo raccontare, speriamo che almeno Padre Pio, che ci hanno piazzato qui vicino, ci protegga. In verità vorremo che ci proteggesse il comune o qualche associazione che si occupi del decoro dell’area.” Proprio lì accanto, poi, ci sono i ceppi di due… 11) Querce: “Non avremmo mai voluto parlare con quel che resta del nostro tronco, non ci consola che le carte siano a posto perché noi abbiamo subito un torto che non ci siamo meritati. Possibile che noi appartenevamo ad una sola persona? Un albero è

un albero per tutti! Una quercia è molto più di un albero qualsiasi, bastava scorrere le dita nelle pieghe della nostra corteccia e si potevano avvertire i nostri pensieri atavici e trovare i segni dei tanti passaggi, i sospiri degli innamorati, le liti coniugali, gli intrighi di malandrini, le carezze dei genitori sui loro bimbi. Bando alla tristezza! vi esortiamo a non cedere alla tentazione di far fare alla vicina sorella sopravvissuta la nostra stessa fine. È vero abbiamo lesionato il muro ma mica siamo stati noi ad addossarcelo e poi la ridicola accusa di costituire pericolo per l’incolumità pubblica, suvvia l’unica cosa certa è che hanno voluto annientarci proprio per la modalità dell’abbattimento; non hanno cominciato dalla chioma ramo per ramo ad alleggerire ma hanno mollato un fendente alla base perché la protesta non potesse fermarli, così non si sarebbe fatto in tempo. È vero che non siamo stati dichiarati monumentali e quindi da proteggere ma questo è stato non per colpa nostra, non poteva venirci in mente che qualcuno bramava di atterrarci, ci saremmo difese attirando l’attenzione e invece… è andata così. Permetteteci una domanda. Il lampione abbattuto e abbandonato sul marciapiedi era una specie protetta? Adesso ripristinarlo è un compito di chi? Tant’è!” Chiudete in bellezza con la magnificenza di: 12) Pioppo 2: “Troneggio nello slargo di via delle Magnolie all’incrocio con via dell’edera e via delle Rose, la toponomastica è di buon augurio. Ma anche via delle querce lo era! Sono collocato in un punto strategico perché offro frescura ai tanti padroni di cani che li portano per i bisogni che poi non rimuovono ma la cosa di cui più soffro e che sono abbandonato in balia di qualche malessere che dovrei curare. Eppure la mia utilità, sono un pioppo nero, come il mio cugino salice, gioca un ruolo ecologico di primo piano, vista la mia ricca e diversificata entomofauna. Sono oltre 500 le specie ospitate dal genere Populus. La Tortrice, la Saperda, la Crisomela, il Bombice e la Sigaraia sono solo alcune delle specie più conosciute, specie di insetti alle quali si aggiungono centinaia di specie parassite di queste ultime! Le mie grandi dimensioni e la formazione di numerose cavità creano nella mia chioma e nel mio tronco degli habitat apprezzati ad esempio dal picchio, dal nibbio bruno, dal falco subbuteo (o lodolaio), oppure dai pipistrelli, dagli scoiattoli o dalle martore. Vale la pena infine sottolineare la mia capacità tutt’altro che trascurabile di fissare i metalli pesanti presenti nel suolo. E scusate se è poco! Spero che il vostro interesse per me aumenti e se volete espormi più vistosamente ci sto”. Testimonianze raccolte da Arturo Rocca

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CULTURA

CONVEGNO SUL DIRITTO DEI CITTADINI ALLA SALUTE

Una grande occasione per la locride

Venerdi 25 novembre all'Hotel President incontro Lions con il capogabinetto Giuseppe Chinè e il sub commissario regionale Andrea Urbani

La Locride, grazie alla spinta organizzativa dell' Associazione Lions sarà teatro, venerdi 25 novembre, di un significativo quanto interessante convegno sul tema " IL DIRITTO FONDAMENTALE ALLA SALUTE DEI CITTADINI NELLE REGIONI SOTTOPOSTE A PIANO DI RIENTRO:QUALI PROSPETTIVE PER LA SANITA'IN CALABRIA ? ". L'aspetto certamente piu' interessante del convegno è rappresentato dal fatto che le relazioni che si accompagneranno al convegno saranno effettuate dal magistrato Giuseppe Chinè, Capo Gabinetto del Ministero della salute, che da tempo lavora quotidianamente a fianco del Ministro Beatrice Lorenzin, e che, essendo originario di Bovalino, conosce molto bene la situazione del nostro comprensorio e da Andrea Urbani , sub commissario ad Acta della Regione Calabria per l'attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario. Sarà, dunque, un convegno di grande importanza che non rimarrà fine a se stesso ma che consentirà, da un lato, agli amministratori e ai cittadini della Locride, di ascoltare notizie di "prima mano" e di grande importanza per il futuro del territorio e dall'altro lato ai due importanti responsabili del comparto sanità di "vivere" sul territorio quelle che potrebbero essere interessanti reali considerazioni sulla attuale situazione della sanità locridea e della provincia reggina. Il convegno, infatti, organizzato dal presidente di zona 28 del Lions Club International, Silvana Porcella Fonti, con l'imprimatur diretto del Governatore del Distretto , Renato Rivieccio,in perfetta collaborazione con i Lions Club di Locri,Polistena, Roccella e Taurianova, presieduti rispettivamente da Giuseppe Macrì - Antonino Napoli - Orazio Violante - Leopoldo Muratori - accenderà i suoi riflettori non solo sulla fasciua ionica reggina ma anche sulla zona tirrenica per estendersi, poi,vista la valenza e il ruolo dei due relatori ufficiali. all'intera Regione Calabria. I lavori, ai quali parteciperà anche la presidente della X Circoscrizione Lions, Caterina De Stefano, saranno coordinati dal giornalista Aristide Bava e si svolgeranno presso l' Hotel President

Il ricordo di Corrado Alvaro senza coinvolgere la Fondazione: sfiducia o invidia? È stata pubblicata da Antonio Strangio una riflessione che la nostra redazione ritiene giusto condividere con voi lettori:

di Siderno con inizio alle ore 17.30. Saranno presenti numerosi sindaci del comprensorio a partire da quello di Locri, Giovanni Calabrese e quello di Siderno, Pietro Fuda direttamente interessati, il primo alla qualificazione e al potenziamento dell' Ospedale di Locri e il secondo alla nascita della casa della salute di Siderno Accanto a loro anche autorevoli responsabili della Sanità e rappresentanti delle mondo delle associazioni . Giusto ricordare che il dott. Giuseppe Chinè , oggi capogabinetto del Ministro Lorenzin, oltre ai suoi prestigiosi incarichi in Magistratura, vanta un lungo curriculum di incarichi istituzionali . E' stato, infatti già Capo Ufficio Legislativo del Ministero della Salute (Governo Letta); Capo Ufficio Legislativo del Ministero dell’Economia e delle Finanze (Governi Berlusconi e Monti); Giudice Tributario presso la Commissione Tributaria Regionale

Campania, Capo Ufficio Legislativo del Ministro per la Semplificazione Normativa (Governo Berlusconi); Consigliere giuridico del Ministro dell’Economia e delle finanze (Governo Berlusconi); Magistrato addetto all’Ufficio Legislativo Finanze del Ministero dell’economia e delle finanze (Governo Berlusconi); Consigliere giuridico presso il Ministero delle Infrastrutture (Governo Prodi); Componente del Comitato di gestione dell’Agenzia del Demanio; Componente del Comitato di gestione dell’Agenzia delle Dogane; Magistrato addetto al Consiglio di Presidenza della Giustizia Amministrativa (Organo di autogoverno della Giustizia Amministrativa); Componente effettivo del Consiglio Giudiziario presso la Corte di Appello di Roma .

“Fa bene L’Università della Calabria a ricordare lo scrittore di San Luca, Corrado Alvaro a 60 anni dalla morte, con un convegno di studi. Ma il fatto che la Fondazione nazionale a lui intitolata, non è stata invitata, va visto come un atto di sfiducia nei confronti di chi, tra lo scetticismo dei molti, questa struttura culturale ha voluto?; o come una forma d’invidia perché nel piccolo paese dove lo scrittore è nato, un gruppo di volontari, tutti di San Luca, definiti molto frettolosamente, “ sognatori incalliti”, è riuscita ad impiantare un centro di alta cultura, in un paese emarginato, trasformando in realtà quello che altri – e non erano pochi – consideravano non un sogno, ma addirittura un utopia? È il fatto è ancora più grave perché, chi ha voluto il convegno di studi: ‘Alvaro, tra Calabria, Mediterraneo ed Europa’, l’Unical, è uno dei quattro soggetti che hanno contribuito a far nascere la sera del 24 gennaio 1997, la Fondazione Corrado Alvaro. Sfiducia o invidia? Io penso che si tratta d’invidia!”

Sporting Locri, dopo le minacce il secondo posto in Serie A Elite Un anno fa lo Sporting Locri riempì le pagine dei giornali di tutta Italia per le presunte minacce da parte della ndrangheta al club calabrese; minacce che hanno portato alla cessione del club da parte della vecchia società all'imprenditore romano Vittorio Zadotti. Oggi è passata tanta acqua sotto i ponti, la ndrangheta è tornata a occuparsi di di crimini piu redditizzi e lo Sporting Locri è tornato a concentrarsi sul calcio, anzi sul futsal, giocato, confermandosi nel massimo campionato di Futsal Femminile, la Serie A Elite. Intanto il Palazzetto dello Sport di Locri ha chiuso i battenti e le giovani calciatrici hanno fatto le valigie e si sono spostate nella vicina Sant’Andrea dello Jonio. Si è ripartito da zero con la stessa mission di un anno fa, permettere a queste ragazze di continuare a giocare a futsal, e farlo nelle migliori condizioni possibili. Lo Sporting Locri oggi è ancora un’importante realtà del panorama del futsal italiano, che è riuscita nella grandissima impresa di chiudere il girone d'andata 2016/2017 con un sorprendente secondo posto riuscendo a portare anche due atlete in Nazionale. Un anno fa lo Sporting Locri rischiava di chiudere battenti. Oggi è una società sana che ha concluso il girone d'andata del massimo torneo nazionale di futsal femminile al secondo posto. Un gran bel salto di qualità… E’ stato fatto e stiamo facendo un lavoro enorme. - ci spiega il presidente Zadotti - Mi preme ringraziare la FIGC nella persona del Presidente Tavecchio, la Lega Nazionale Dilettanti nella persona del Presidente Cosentino, ed il delegato della Divisione Calcio a 5, Alfredo Zaccardi, per l’aiuto concreto che ci ha permesso di chiudere la vecchia esperienza e lavorare ad un nuovo progetto. La squadra si è spostata da Locri a Sant'Andrea per la chiusura del palazzetto dello sport. Eppure lo Sporting Locri è l'unica società sportiva a disputare una massima competizione nazionale di tutta la provincia di Reggio Calabria. Un vero peccato per la Locride… Locri questa squadra non l’ha voluta. Probabilmente, “quelli che bempensano” non le

hanno perdonato i fatti di cronaca. La popolazione, sostenuta da qualche personaggio politico, si è lamentata prima dell’utilizzo di un pulmino comunale e dell’ostello cittadino poi, la chiusura a tempo indeterminato del Palazzetto ha fatto il resto. Per la crescita del movimento del calcio femminile, e del futsal in particolare, le squadre di Serie A Elite devono avere un bacino ampio di sostenitori; noi cerchiamo di piacere a tutta la Calabria, per questo la squadra è formata in massima parte da ragazze calabresi. Cambieremo nome a fine anno: perderemo la “c” per la “k”, diventando Sporting Lokri, un omaggio ai natali della squadra e un ponte per il futuro di una squadra della magna grecia calabrese. Il calcio femminile è il futsal, con buona pace di chi investe miliardi nel calcio ad 11, lo spettacolo è assolutamente superiore. Per questo abbiamo un progetto ambizioso, uno Sporting Campus legato a una sede universitaria di Scienze motorie, dove le giocatrici possano vivere il sogno sportivo e creare il loro futuro di professioniste dello sport e del benessere. Un rete di piccoli club regionali da supportare, per far crescere il movimento e alimentare la prima squadra. Una scuola futsal per bambini fino a dodici anni, maschi e femmine, ad un costo accettabile per tutte le famiglie. Lo Sporting Lokri Calabria Futsal sarà tutto questo, dialogheremo con le Istituzioni interessate in tutta la Calabria, ma siamo pronti a fare da soli. Aver concluso il girone d'andata al secondo posto è un risultato importantissimo. Come cambieranno gli obiettivi dello Sporting d'ora in avanti? A cosa può puntare questa squadra? Sedici punti ci pongono tra le prime quattro squadre nazionali. Di questo risultato ringrazio lo staff, per primi e per tutti, Lamanna, Sansotta e De Leo. L’obiettivo rimane invariato: approdare al girone Gold che significa salvezza subito e andare a giocarsi lo Scudetto con determinazione, ma senza stress. Il sogno è la Final Eight di Coppa Italia, dove accedono le prime quattro squadre di ogni girone.


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Sono calabrese e me ne vanto La scorsa settimana ci siamo lasciati con Gioacchino Greco, un famoso scacchista calabrese, autore del“Trattato del gioco degli scacchi”, un manuale che, tuttora, viene studiato dai più grandi campioni di scacchi. Oggi, proseguendo l’appassionante racconto di Duccio Mallamaci, incontreremo tre nuove glorie che la Calabria partorì nel 1500. Proseguiamo con le glorie calabresi del 1500. A Siderno c’è una via intitolata a Bernardino Telesio, iniziatore della nuova filosofia della natura rinascimentale. Fu lui a dare una base filosofico-scientifica a tutte le scoperte tecniche di Torricelli, Galilei, e altri. Da Bernardino Telesio trassero ispirazione Giordano Bruno, Cartesio, Francis Bacon in Inghilterra. Solo che Francesco Bacone è un colosso, Telesio, poverino, ha per miracolo una statua a Cosenza, sua città natale. Sempre nel 1500, a un certo punto, le rocche di Gerace, di Siderno, di Ardore furono saccheggiate dal pirata Khayr al-Din Barbarossa, figlio di un calabrese rinnegato e di una greca. Insieme al fratello Ar j fondarono una dinastia ad Algeri, durata 200 anni. Khayr al-Din, all’età di 50-60 anni, assediò Reggio, la conquistò e nel bottino di guerra, tra gli schiavi, vide una fanciulla e se ne innamorò. Era la figlia del governatore di Reggio. Lui le disse: “O mi sposi o stermino la tua famiglia”. La fanciulla si sacrificò e divenne regina di Algeri. Era dunque calabrese quella regina citata in diverse opere liriche. Altra gloria calabrese del 1500 fu Uluç Alì, corsaro e ammiraglio della flot-

ta ottomana, nato a Le Castella col nome di Giovan Dionigi Galeni. Prese parte alla battaglia di Lepanto, nel 1571, come comandante in seconda dello schieramento, e in più di un’operazione fu in disaccordo con il capo della flotta, disaccordo che poi si rivelò motivato visto i disastri riportati. Uluç Alì riuscì comunque a insediare Don Giovanni D’Austria, a riportare in salvo una trentina di navi turche, i due terzi della flotta, e ad entrare a Istanbul, portando come trofeo lo stendardo dei Cavalieri di Malta. Dopo questa battaglia il sultano ottomano Selim II mandò al capo della flotta ottomana una sciarpa nera perché si strozzasse, mentre Uluç Alì fu chiamato Kılıç che significa “Spada dell’Islam”. Nel 1574 Kılıç Alì riconquistò all’impero ottomano Tunisi, che era stata espugnata l'anno prima dalla flotta cristiana. Morì nel luglio del 1587 nel suo palazzo sulla collina di Top-Hana vicino Istanbul, lasciando ai suoi numerosi schiavi e servitori case e beni di proprietà, concentrati in un villaggio da lui fondato e chiamato "Nuova Calabria". A Istanbul c’è ancora la tomba di Uluç Alì. E ci sono dei sommergibili turchi che hanno il nome del calabrese Uluç Alì.

Il gatto Al sole sdraiato, grazioso felino, Tu placido ronfi. Gli occhi smeraldi il pelo grigiastro, leggiadro il nasino, ti guardo, t’ammiro. Perché tu non parli? Scrittori famosi, poeti, scultori, ti furono amici, t’amarono molto, tu loro ispirasti dei capolavori; tesoro di casa al rozzo e al colto. Nel vetero Egitto, tu eri adorato,

a Bastet dea, donasti la testa; e chi ti uccideva, veniva ammazzato, a tutti ispiravi un’aria di festa. Sul corpo di un uomo di cetra adornato. Tu eri Euterpe, la musa del suono; di gatti una torma, nel tempio sacrato, viveva serena. Che tempi, che dono! In miti e leggende, ed in religione, in fiabe stupende, tu sei presente,

Dopo la poesia sull’asino, questa volta Giorgio Papaluca ci propone una poesia su un amato animale domestico. latente energia, in ogni questione. Che eri importante, è troppo evidente. Filosofo gatto di vita reale Amico libero, astuto, audace Vezzeggi ed inganni, t’adatti al sociale Del gran Machiavelli, un vero seguace. Del sommo Epicuro, scolaro perfetto Appaghi gli istinti di madre natura, tu giochi, scavalli, ti sdrai sul tetto al sole ti stendi o nella frescura. Interri la cacca, ti lavi ogni giorno, è fine l’udito, eppur l’odorato, emetti segnali, accolti all’intorno, il cibo conosci quand’è avariato.

Per "Dericati Calabrisi" Se è vero che i proverbi sono la saggezza dei popoli, allora i popoli sono cretini. Diversamente, tanto per dirne una, non crederebbero al “tanto va la gatta al lardo da lasciarci lo zampino” quando in realtà i gatti, non solo non vi lasciano lo zampino, ma si beccano pure tutto il lardo. Il fatto è che abituati dalla scuola a pensare per luoghi comuni, non riusciamo più a liberarcene. E lo si capiva già dalle elementari quando ci s’imbatteva nelle sottrazioni “col prestito”, nelle quali non si può togliere cinque da zero. Allora, non esistendo ancora sussidi didattici come “i regoli”, i maestri, invece di spiegare una semplice sottrazione, allestivano un’autentica sceneggiata, e spedivano lo zero “a prestarsi una decina” dal nove che restava fregato perché lo zero di restituirgli quella decina, non voleva proprio saperne. Quindi, lasciamo perdere l’ipocrita “si presta” perché, non avendo mai quel miserabile dello zero restituito un bel niente, la decina, anziché farsela prestare, gliela rubava. Se il padre del luogo comune è il proverbio, la mamma è la storia. La quale insegna che gli antichi romani sin quando ammazzarono, depredarono e schiavizzarono i popoli continuando a mangiare farro e cipolle e puzzando da fare schifo, furono virtuosi, saggi e morigerati. Quando, invece, grazie al Graecia capta… diventarono meno cretini e cominciarono a godersi quell’impero messo su a furia di genocidi, passarono per depravati. Siamo franchi: per credere a queste panzane la cretineria non basta: bisogna essere un genio dell’imbecillità. Come bisogna esserlo per annoverare tra i grandi Garibaldi che in realtà era tanto dolce di sale da pretendere, prima d’imbarcarsi per una qualsiasi impresa, le “lettere di marca”. Cioè delle autorizzazioni che, secondo lui, ne legalizzavano le iniziative. E se pensiamo che tante

volte gliele fornì Mazzini che, almeno per i Savoiardi, era una specie di Bin Laden dell’epoca, possiamo immaginare che razza d’intelligentone fosse Garibaldi. Che, secondo un maestro, già a soli dodici anni aveva salvato tante persone da umiliare un bagnino di lungo corso. Se ne deduceva che i Nizzardi, costretti per una serena balneazione a dirottare verso altri lidi, finissero addirittura col detestarlo confidandosi l’un l’altro: “Porca miseria, in questa città non puoi nemmeno entrare in mare per darti una rinfrescatina ai cosiddetti, che t’arriva sto cavolo di ‘biondo fanciullo dagli occhi azzurri’ e ti trascina a riva”. Insomma, se fossi stato assessore al turismo nella Nizza dell’epoca, io Garibaldi, almeno d’estate, l’avrei incarcerato. Ma il massimo della stupidità la storia lo raggiunge con Maramaldo relegato tra gli uomini più esecrabili soltanto per la famigerata frase di Ferrucci “Vile, tu uccidi un uomo morto”. E pensare che il poverino, a parte la diciottenne moglie che lo cornificava, e alcuni incauti che lo sfotticchiavano perché portava lenti spesse come fondi di bottiglia, non aveva mai ucciso nessuno. Comunque, tolto che Ferrucci avendogli ucciso l’ambasciatore, secondo le leggi dell’epoca, non meritava “la buona morte”. E accantonato pure che se un capitano di ventura non può uccidere nemmeno un nemico ridotto a colabrodo è meglio che se ne stia a casa, secondo certi storici, Maramaldo, invece d’un uomo morto, avrebbe fatto meglio ad ammazzarne uno vivo. E può anche darsi che abbiano ragione. Ma io sono convinto che se Maramaldo tornasse in vita, a sentirsi ripetere sino alla noia “Vile, tu hai ucciso un uomo morto”, non degnerebbe d’uno sguardo ammalati gravi, agonizzanti e moribondi vari, per dedicarsi all’imparziale sterminio dei più floridi e pimpanti. E così certi storici sarebbero serviti. Mario Nirta

Arrampicatore ed equilibrista, se cadi dall’alto, tu scendi in planata Come un esperto paracadutista. Le zampe tu poggi, la testa è salvata. Vibrisse tu hai, nei baffi, sul muso E svolgono questa funzion sensoriale La lingua ruvida, cioè multiuso L’istinto alla caccia un don naturale. Gli artigli affilati non toccano terra, nei polpastrelli ci son ferormoni, palato prodigio l’olfatto vi serra umore ha la coda, che diva invenzione! Irremovibile il bel taciturno, divien gnaulone al tempo d’amore concerti e baruffe al tenero turno

lamenti eccitanti violento calore. Per dare la caccia a topi e uccelli t’appiatti sornione, procedi prudente, con rapido balzo, ghermisci e sbudelli e poi t’apparti, e mangi silente. Con sadico gusto i baffi ti lecchi Guardando all’intorno da fier vincitore, la gente ti vede, o felide fusto e lieto sorride al gran cacciatore. Ma nelle tenebre del Medioevale, di diavolo nero tu fosti accusato, stregone furente, radice del male, e colpevolmente, nel fuoco gettato. GIORGIO PAPALUCA



CULTURA E SOCIETÀ

Catalani non finisce di stupire: a Gennaio concorrerà per diventare Poeta dell’anno

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I FRUTTI DIMENTICATI

A CURA DI ORLANDO SCULLI E ANTONINO SIGILLI

Sorbo di Melia di San Roberto O di Agnana? SORBUS DOMESTICA L. FAMIGLIA ROSACEE

Non finisce di stupire, il dottor Gaetano Catalani che, anche questo mese, ha continuato la propria cavalcata trionfale verso l’olimpo della poesia nazionale. Durante il mese di ottobre, infatti, Catalani ha conquistato la giuria del premio La medaglia del Senato, svoltosi nell’ambito del Memorial Guerino Cittadino di Rende e promosso dall’Associazione Gueci e si è dovuto recare a Milano per ritirare ben due riconoscimenti nell’ambito della manifestazione internazionale Agenda dei Poeti: un primo premio nella sezione di poesia dialettale e un sesto in quella in lingua italiana. Ma non finisce qui. Proprio questi ultimi trofei fungeranno per Catalani da lasciapassare per l’ambito premio Poeta dell’anno, un riconoscimento che verrà consegnato a gennaio 2017 al più talentuoso poeta italiano e al quale si può partecipare solo tramite invito da parte degli organizzatori, che selezionano i concorrenti tra coloro che, nell’arco dell’anno solare, hanno conquistato almeno due premi in cinque differenti competizioni poetiche di livello nazionale. Proprio il primo premio di Milano, da aggiungersi al secondo conquistato recentemente a Varallo, permetteranno al nostro dottore di competere in questa prestigiosa manifestazione, per la quale non possiamo che fargli i nostri più sentiti auguri. In attesa di conoscere il responso, vi lasciamo con la poesia vincitrice del premio La medaglia del Senato.

I Sorùru Comu hjumàra chjna u tempu scurri e nu dolùri t’abbruscia pur’a manu, u tò purmùni pari c’ora mpurri e a vuci nesci fora chjanu chjanu. Vidi volari n’cèlu tutt’i penzèri e i scrivi nta nu fogghju dint’o cori, ti senti comu nu juri nta n’ahhjèri ca suca gliu surìnu nommu mori. U mari grossu arza sempi l’unda, ma non t’a pigghj cu glia malasorti, a barca di sònnari s’affunda e torna u mbernu cu nu hjarv’i morti. Mi dumandi cchì ndavi dint’o scuru e t’arzi a notti pe’ sentìr’i grigli, gioia e malincunìa ennu sorùru e penzi ca gliaìntra ndav’i stigli. Ti torn’a mmènti u tempu ca jettàsti e cerchi mu ti spruppi ogni ura, nu gir’i giostra ancora ti dassàsti e lu cunzùmi jocandu c’a Signura. Vicin’ad Iglia ndavi semp’a mmìa cu nu camici jancu e nu fonendu, a sentu ca s’arridi e sfriculìa fricàndusi ca ora stai morendu. Nci cercu pè favuri u t’esti amica pecchì sta vita è na curuna i spini, tutt’i jorna a sistemi cu fatica e volarrìa u t’a gurdi sin’a fini.

Le sorellastre Come fiumara piena il tempo scorre e un dolore ti brucia anche la mano, il tuo polmone pare che ora marcisca e la voce esce fuori piano piano. Vedi volare in cielo tutti i pensieri e li scrivi in un foglio dentro il cuore, ti senti come un fiore in uno strofinaccio che succhia quell’umido per non morire. Il mare grosso alza sempre l’onda, ma non te la prendi con quella malasorte, la barca dei sogni si affonda e torna l’inverno con un odore di morte. Mi domandi cosa c’è dentro il buio e ti alzi la notte per sentire i grilli, gioia e malinconia sono sorellastre e pensi che laddentro ci sono le stelle. Ti torna in mente il tempo che hai buttato e cerchi di spolparti ogni ora, un giro di giostra ancora ti sei lasciata e lo consumi giocando con la Signora. Vicino a Lei ci sono sempre io con un camice bianco ed un fonendo, la sento che ride e che mi stuzzica fregandosene che ora stai morendo. Le chiedo per favore di esserti amica perché questa vita è una corona di spine, tutti i giorni la sistemi con fatica e vorrei che te la godessi sino alla fine.

Tale pianta è presente sin dalla più remota antichità nell’Europa mediterranea, dalla Spagna alla Grecia ed ovviamente nella parte asiatica del Mediterraneo orientale, nella penisola anatolica, attuale Turchia ed i suoi frutti, piccoli, rotondeggianti o piriformi, venivano consumati dopo la maturazione ( ammezzimento ) ; forse è originaria dell’Europa settentrionale. Dall’ultima decina di ottobre, fino alla data odierna, 15 novembre, il periodo più adatto ad osservare i sorbi con i loro frutti, lo scrivente assieme a Nino Sigilli ha esplorato svariati territori alla ricerche delle sorbe più belle, più grosse e possibilmente più gustose. Ormai tale frutto è conosciuto solo da persone che hanno una certa età ed almeno il 50% della gente anche in Calabria non solo non lo ha mai assaggiato, ma neppure l’ha visto mai per cui vedendolo tondeggiante lo scambia per una piccola mela; naturalmente non conosce i tempi della sua maturazione e neppure il modo di mangiarlo. Infatti quando i frutti venivano spiccati dalla pianta a partire dalla fine di ottobre, venivano riposti in un basso sopra una incannucciata, costituita da liste di canne intrecciate, possibilmente assieme a paglia e quando divenivano morbidi e cambiavano di colore, passando dal crema , dal rosato oppure dal rosso intenso come per il presente caso, al marrone, era il momento di essere consumati ed allora venivano avvicinati alle labbra e succhiati, facendo con le dita una leggera pressione su di essi. Dalla buccia, che non veniva mangiata, in quanto fortemente astringente, veniva fuori il contenuto dolce, cremoso, leggermente e piacevolmente acidulo; naturalmente anche oggi le sorbe si mangiano allo stesso modo, ma non sono più riposte nei bassi sopra le canne intrecciate, ma semmai quando capita di reperirle da parte di che le conosce, vengono conservate in contenitori non specifici. Infatti tale frutto è diventato molto raro, presente in qualche campo abbandonato , dove non è passato qualche incendio, poco conosciuto e quando qualcuno non informato sulle caratteri-

stiche del frutto, adocchiando una pianta, coglie appunto i piccoli frutti e tenta di addentarli, ricevendo una sgradevolissima sorpresa, assaporando qualcosa di abominevole che si ferma in bocca e che bisogna sputare. La pianta cresce velocemente nei primi anni di vita, poi lentissimamente e per raggiungere mezzo metro di diametro impiega più di cento anni; spontaneamente cresce nella macchia mediterranea. Il suo legno è compatto, molto pesante e resistente e ha un tessuto molto regolare, per cui era usato per eseguire sculture, specie dei santi, ma anche dei tronchetti filettati per torchi. In questo periodo si è andati alla ricerca di una pianta monumentale con frutti i più belli possibile e c’è stata l’opportunità di avere quelli, grossi, bellissimi color crema e soffusi di rosato di una pianta monumentale di Agnana, leggermente piriformi , forniti da Rosanna Caruso e subito fotografati ; sono fuori dalla norma per cui sarebbe opportuno fermarsi. La ricerca però continuò nonostante la bellezza estrema delle sorbe di Agnana.

Erano state visitate due piante piccole sulla vecchia statale tra Gioiosa Marina e Gioiosa Jonica, nella proprietà appartenuta nel passato ai baroni Macrì, che producono frutti di pezzatura rilevante, color crema, ma era pervenuta anche la notizia dell’esistenza di una pianta monumentale a Condoianni, ma non si è trovato il modo di identificarla per poter avere conferma della qualità dei suoi frutti, per cui ormai si era convinti che la pianta che produce i frutti migliori fosse quella di Agnana, ma all’improvviso sono giunte dalla zona montana di Melia di San Roberto, portate da Quattrone Giuseppe di Brancaleone, sposato a San Roberto, spiccate nel podere della moglie, le sublimi sorbe di Melia dalla pezzatura fuori dall’ordinario; sferiche con la parte offerta al sole intensamente rossa e quella opposta gialla. Vennero allora esibite e furono scambiate per piccole mele o per frutti artificiali di marzapane .La pianta è centenaria ed è l’unica che si conosce, per cui è doveroso salvarla, riproducendola. Quali sono più belle, quelle di Agnana o quelle di San Roberto ? E’ difficile giudicare.

Ricordo di CiccioTuccio , storico dirigente regionale della CGIL Sulla sua vita di uomo e di dirigente sindacale impegnato ci sarebbero tante cose da dire ma io mi limito a focalizzare un ricordo. Tra il 1969 ed il 1970 abbiamo dato vita al collettivo “lavoratori- studenti” di Caulonia. Era un organismo che consentiva di lavorare insieme tanto gli iscritti ai partiti politici della Sinistra ( PCI; PSI; PSIUP) che i tanti giovani senza tessera ma che facevano riferimento al movimento del 68. Fu una bella esperienza, carica di entusiasmo, di passione, di creatività e che coinvolse tanta parte della gioventù di Caulonia e , successivamente, dell’intera Locride. Ciccio Tuccio aveva la responsabilità di un vecchio e faticoso ciclostile con cui stampavamo, in condizioni di difficilissime, un bollettino da

distribuire alla gente. Non è stato un tempo facile e non era assolutamente agevole lavorare con quel vecchio ciclostile e mettere insieme le pagine di un “giornale” . Forse non sarebbe stato possibile, senza la ferrea volontà di Tuccio a cui, ad honorem, abbiamo attribuito l’appellativo di “Ciccio Stalin” che voleva essere un riconoscimento per il suo impegno e per la sua determinazione. Il tempo è volato, tanti ideali sono svaniti, alcuni di noi sono morti, altri si sono ritratti nel privato. Tutto passa! E così è volata via nel volger di un baleno l’intesa esistenza di Ciccio Tuccio. La campana è suonata ed una parte di noi ci ha lascito per sempre. Saremo tutti più soli! Addio caro “compagno” !

La splendida Casa Museo“Del Pozzo”di Mammola A Mammola sorge una casa museo, un antico Palazzo gentilizio che un tempo apparteneva alla famiglia Del Pozzo: oggi parte dell’antico manufatto è di proprietà della famiglia Giuseppe Spatari di Mammola, che lo ha recuperato per preservare le tracce di un'epoca e delle personalità che l'hanno vissuta. Si tratta di un'abitazione trasformata in museo in cui è possibile ammirare, lungo un percorso espositivo, cimeli, documenti, tele e oggetti di vario uso. L'origine delle case museo è da ricercare intorno alla metà del XIX secolo in un'epoca in cui l'alta borghesia subiva il fascino del collezionismo; le case museo

erano volute e allestite dagli stessi proprietari-collezionisti come esternazione del proprio gusto ed erano piuttosto un'esibizione di cimeli e collezioni che vere e proprie abitazioni. In Europa le prime case museo vennero inaugurate in un periodo anteriore alla prima guerra mondiale. Con l'avvento della guerra molte di esse andarono distrutte. La casa Museo “Del Pozzo" di Mammola, essendo stata l'abitazione della famiglia Del Pozzo, fu frequentata da importanti personalità del mondo militare e religioso tra le quali Nicodemo Del Pozzo, sindaco di Mammola dal 1870 al 1895.


RIVIERA

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Siderno come Las Vegas In occasione della giornata nazionale del diabete, anche a Siderno la vasca dei leoni si è illuminata di blu, creando questo effetto psichedelico che ci ricorda tanto uno scorcio della luminosa capitale del Nevada!

I disegni che non ci sono Federica Roccisano ritrova il sorriso dopo i recenti eventi politico/televisivi grazie ai disegni dei bambini, che la circondano nel suo studio. Avremmo voluto farvi vedere i coloratissimi disegni, ma il nostro grafico è stato di parere contrastante.

Comitato annacquato Aldo Caccamo, già sindaco di Siderno Superiore, posa insieme a tutto il Comitato Pro Piazza Cavone durante i festeggiamenti per San Martino, che si sono celebrati tra fiumi di vino novello lo scorso 11 novembre.

Brindisi internazionale Il San Martino Sidernese è stata occasione di incontri davvero unici, come quello che ha generato questo brindisi tra l’Assessore alla cultura di Siderno Ercole Macrì e e la vicesindaco del paese portoghese Barcelos, Armandina Saleiro.

Il Ponte che non ti aspetti Mario Diano si lascia abbracciare dal “tour operator italocanadese originale calabrese” Pietro. Il Ponte sullo Stretto sembra ancora un miraggio, ma quello sull’Atlantico è già stato realizzato!

Festa comunitaria In occasione della festa del vino svoltasi a Bova lo scorso 12 novembre, il bel gruppo del Rotaract di Locri ha deciso di fare visita ai conterranei per una giornata all’insegna dell’allegria tradizionale. Preso dallo spirito comunitario, qualcuno si è persino vestito da zampogna!

SABATO 20 NOVEMBRE

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L’uomo della varechina Carmine Grupico, alla venerdanda età di 82 anni, continua a vendere la sua intramontabile varechina in giro per la Locride, al grido di: “Varechina! Varechina della ditta Grupico, Varechina che smacchia e non corrode!”

Fuori contesto Ninetto Speziale e Checco Curtale, brutalmente estrapolati dal proprio contesto roccellese, si lasciano fotografare in quel di Siderno durante una domenica dedicata alla mondanità.

Splendidi traguardi d’amore "Cinquant’anni di unione non sempre semplici, ma il vostro amore vi ha tenuto uniti fino a festeggiare assieme questo stupendo Traguardo D’amore. Immensi auguri dai vostri figli” La Faccia di pietra di Prunella Situata sul Monte Cufolito nella vallata del Tuccio, In località Prunella di Melito di Porto Salvo. Potrebbe essere un risultato della forza della natura, tuttavia non ci sono certezze assolute.




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