Riviera nº 48 del 25/11/2018

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In questi giorni l’attore Sergio Rubini è impegnato nelle riprese del film “Via dall’Aspromonte”, che il regista Mimmo Calopresti sta girando tra la Locride e Reggio Calabria, un progetto che sta dando nuova linfa al nostro territorio.

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L’ INTERVISTA LA CALABRIA, COME LA PUGLIA, PUÒ CRESCERE CON IL CINEMA E CON LA MUSICA.

Sergio

Rubini

non bonificate il Sud, il Sud è bello perchè è come era

a mia generazione ha avuto come punto di riferimento cinematografico un grande attore napoletano, Massimo Troisi, che con la sua ironia ha segnato le vite di noi meridionali permettendoci di affrontare più serenamente il confronto con gli italiani del nord. Dopo la scomparsa di Troisi, il mio attore di riferimento è sicuramente stato Sergio Rubini, che speravo di incontrare seguendo le riprese del film “Via dall’Aspromonte”, che il regista Mimmo Calopresti sta girando in questi giorni nella nostra zona. Venerdì scorso Ercole, il mio contatto, mi comunica che Rubini avrebbe preso l’aereo alle 18 da Reggio Calabria. Per mia fortuna mi trovavo in zona per seguire la seduta del Consiglio Regionale e, sbrigatomi velocemente, sono partito in direzione aeroporto. La serata era piovosa e mentre mi dirigevo al Tito Minniti non potevo fare a meno di notare il contrasto tra la bellezza dello Stretto di Messina e la sconsideratezza che ha spinto l’uomo a realizzare cose orribili: strade strette, incuria e sporcizia facevano da sfondo alle mie riflessioni in merito a quali domande fare, alle cose su cui sarebbe stato interessante confrontarsi. Arrivato in aeroporto, sono stato raggiunto quasi subito da Ercole e Sergio Rubini e, dopo aver preso un caffè siamo andati in sala d’attesa, un ambiente che, al netto della sua informalità, mi ha fatto sentire più cittadino metropolitano. Ci siamo seduti e, non appena abbiamo iniziato a parlare, Sergio

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mi ha colpito per la sua semplicità, la sua umiltà nel porsi, come se non fosse uno dei migliori attori Italiani. Mi soffermo su una breve presentazione, dunque comincio a fargli le mie domande… Questo film, la presenza di Calopresti e la tua partecipazione al progetto hanno dato nuova linfa vitale al nostro territorio, che ha bisogno di momenti come questo per crescere. Come hai vissuto la Calabria e l’orgoglio del regista nel raccontare i suoi luoghi d’origine? Mi sembra doveroso premettere che io ho fatto molto cinema in Puglia, ma sono mezzo calabrese, perché mio padre è di Castrovillari. Certo, di una Calabria diversa, la Calabria del nord, ma ho qui molto parenti ed è per questo una terra che conosco bene, che amo, e so quanto i calabresi amino la propria terra. Venire a girare qui, per me, è stato bellissimo, anche per la natura del film che racconta Calopresti, una storia molto emblematica di questi luoghi. Io credo che il cinema a voi calabresi faccia bene, tanto più che, da pugliese, so quanto bene è stato in grado di fare alla mia regione. Infatti noi abbiamo studiato a lungo il modello portato avanti da Nichi Vendola… Nichi è stato bravissimo: ha avuto la sensibilità di comprendere che con il cinema e con la musica si potesse cambiare la storia di un territorio. È stato anche coraggioso perché si è mosso controcorrente in un periodo in cui, lo ricorderai, un Ministro, Tremonti, affermava che con la cultura non si fa PIL. Invece Nichi ha insistito sulle potenzialità del cinema e della “Taranta” e, con l’aiuto di

un sindaco illuminato, Sergio Blasi, è riuscito a realizzare qualcosa di straordinario. Noi vorremmo ripartire da queste esperienze della Puglia o della Basilicata, dove Paride Leporace sta seguendo una percorso di rilancio, dove si sta organizzando Matera 2019, per fare in modo che questi film realizzati in Aspromonte, come questo di Calopresti o “Anime Nere” possano farci seguire le orme di altre aree del meridione. Ma cosa ci serve, ora, per continuare crescere?

Ho visto “Anime nere” e l’ho molto amato. Non conosco personalmente né Gioacchino Criaco né Francesco Munzi, ma conosco il loro lavoro e, adesso che loro hanno posto questa prima pietra, voi dovete essere bravi, devono essere brave le istituzioni e, forse, anche la gente del territorio a recepire il cinema non come un intruso ma come uno strumento attorno al quale si possa creare sviluppo. Ho scritto un articolo, dopo un incontro ad Africo vecchio, in cui dicevo che la Calabria non è per tutti, perché penso che non sia facile apprezzare le bellezze di questa terra. Tu come l’hai vista? A me rimarrà il ricordo di una terra in cui c’è una dimensione ancora arcaica che nel sud a poco a poco si sta perdendo. Certo, questa mia impressione è certamente dettata dalla mia natura meridionale, che mi fa ritenere che il sud non debba essere bonificato proprio nel rispetto di questa dimensione arcaica che, una volta eliminata, renderebbe il meridione un posto in cui mettere un gettone per poterlo vedere senza tuttavia viverlo, e questo non è possibile. Qui, invece, c’è ancora una cultura palpitante, viva, che va preservata anche se, ovviamente, ci sono diverse asperità che vanno smussate, regolate. Insomma, ti sei trovato bene? Benissimo, benissimo. Buon viaggio, Sergio, è stato un piacere incontrare una bella persona come te. Rosario Vladimir Condarcuri


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L’Aspromonte in treno A Canolo Nuova questa mattina si festeggiano i Colori e i Sapori d’Autunno con una singolare iniziativa. Si effettuerà un tour per l’Aspromonte occidentale partendo dalla sede dell’azienda Antichi Sapori d’Aspromonte a bordo di un trenino e verranno visitati alcuni punti significativi della nostra montagna. Lungo il percorso saranno illustrati, a cura di un esperto conoscitore, la geologia, le sorgenti, la vegetazione, la storia e le potenzialità dei luoghi visi-

tati. È prevista una sosta per godere lo spettacolo naturale del laghetto di Zomaro e poi a far visita all’area dei Tre e più Porcellini, struttura attrezzata per l’allevamento del maiale nero, con una breve passeggiata fra i boschi. Al termine si potranno degustare i Sapori d’Autunno presso la sede dell’azienda con una modesta quota di partecipazione. Arturo Rocca

Avvocati penalisti reggini: “No alla riforma della prescrizione” Gli avvocati penalisti di Reggio Calabria hanno deciso di astenersi dall'attività giudiziaria per protestare contro “le sciagurate iniziative dell'attuale governo, da ultimo la cancellazione della prescrizione dopo la sentenza di primo grado”, in adesione alla delibera dell'8 novembre 2018 della Giunta dell'Unione delle Camere Penali Italiane. “Siamo fermamente contrari - si legge in una nota diffusa a sostegno dell'iniziativa - alla proposta di modifica della prescrizione lanciata con uno strampalato

emendamento che blocca il decorso del tempo e rende il cittadino 'eterno imputato' senza distinguere, addirittura, tra una sentenza di condanna ed una di assoluzione. Non lo facciamo perché preoccupati ed occupati a tutelare interessi della corporazione. Piuttosto preoccupati ed occupati a tutelare i diritti delle persone che saranno, loro malgrado, per un tempo infinito coinvolte nel giudizio penale. Siamo favorevoli ad un processo che sia di ragionevole durata ma allo stesso tempo giusto”.

POLITICA

Solo il PD fa congressi… ma non basta

Le sette vite del commissario della sanità Massimo Scura Nella giornata di lunedì si è diffusa la notizia che il generale dell’Arma dei Carabinieri Saverio Cotticelli sarebbe divenuto il nuovo commissario ad acta della sanità calabrese. Il malcelato giubilo serpeggiato tra molti addetti ai lavori (e cittadini) attendeva per esplodere la sola ratifica della nomina da parte del Governo, che sarebbe dovuta giungere di lì a poche ore con la convocazione del Consiglio dei Ministri. Il Consiglio dei Ministri, in effetti, si è svolto il giorno successivo, data in cui la Calabria è stata all’ordine del giorno con lo scioglimento per infiltrazioni mafiose di Delianuova, ma non per la questione sanità. La certa nomina di Cotticelli, a partire da quel momento, ha infatti cominciato a vacillare, tanto che i colleghi del TGR Calabria, durante l’edizione delle 14 di mercoledì, hanno lanciato un servizio dal significativo titolo “Le sette vite di Scura”, durante il quale si affermava che il mancato pronunciamento del

Governo in merito alle sorti del commissario della sanità calabrese, rimandata a questo punto a data da destinarsi, potesse significare una permanenza dell’ingegnere nella nostra regione. Contestualmente, si è cominciata a diffondere la notizia (ufficiosa, tanto che non è stata riportata da nessuna testata locale né tantomeno nazionale) che il blocco del turnover con Cotticelli sarebbe stato determinato dal rifiuto di quest’ultimo di assumere un incarico di così pressante responsabilità o forse (dicono le malelingue) da un serrato dialogo che Scura in persona avrebbe intavolato con i deputati del Movimento 5 Stelle per convincerli a cambiare idea. Quale che sia la verità (con ogni probabilità nessuna delle due che abbiamo qui riportato…) resta il fatto che la situazione di incertezza in merito alla sanità calabrese continua a tenere banco e che (al momento in cui andiamo in stampa) non sembra anzi di rapida risoluzione.

Per ogni partito c'è un rebus. Il Movimento 5 Stelle durerà poco? La Lega manterrà il favore degli imprenditori del nord? I resti di Forza Italia faranno un nuovo Nazareno per sopravvivere? Il Partito Democratico resisterà intorno al 15% o precipiterà ancora? Chi può dichiarare di avere certezze? Si può solo cercare di capire. Il PD non è più riuscito a guardare il mondo da sinistra e gli elettori gli hanno tolto la fiducia. Può sfruttare il passaggio del congresso che ha programmato per la primavera prossima, ma c'è da dire che lo ha avviato proprio male. E può finirlo peggio. Antonio Padellaro, che è stato anche direttore dell'Unità, lo ha spiegato bene. All'assemblea del PD, mentre parlava la giovane consigliera dell'Emilia Romagna Katia Tarasconi, che chiedeva una svolta completa, nessuno l'ascoltava. Anziché pensare alle persone che il 4 marzo hanno manifestato il loro scontento, molti di quei dirigenti erano distratti da altri discorsi. Dai loro. Non sembrano aver capito la lezione, che i problemi si affrontano tutti insieme, quelli che hanno chiesto invano di esercitare i diritti e quelli tenuti a tutelarli. Anzi, il PD ha usato la difesa dei diritti come uno slogan, e “non ha saputo indicare neppure quali”, si è scritto, per le contraddittorietà in cui è caduto. Un governo, e tanto più la sinistra, si giudica dalla capacità di ridurre il numero dei poveri, se a tutti è consentito di fare nella vita ciò che si conquista con merito e con fatica, se elimina

i privilegi, se non finanzia solo le categorie schierate, se i progetti finanziati producono sviluppo. Un'altra battaglia sulla quale il PD si è intestardito, è la delegittimazione della destra, mischiando quella moderata a quella estremista, sopravvalutando quest'ultima. Se un partito si dà un lungo periodo per cambiare, non dà un contributo per recuperare le cose di oggi, che non sorridono al Paese. Se si affida a un fatto non prevedibile, per esempio la crisi immediata del governo giallo-verde, poi deve essere capace di dimostrarsi credibile. E, onestamente, per il PD non tira quest'aria. Ha più ragione, allora, chi cita Aristotele affermando “la politica non è una scienza esatta”: ci sono cambiamenti che accadono per conto loro. Il congresso del PD è fatto apposta per decidere se partecipare al cambiamento oppure guardarlo da fuori. Guardarlo dal proprio posto. Finché rimane. Non basta dire “siamo gli unici a fare il congresso”. Quell'appuntamento deve avere un risultato. Gianrico Carofiglio ha fatto una proposta, espresso una tesi, prodotto anzi un documentario con la storia del PD per risvegliare il senso di appartenenza. Un filo rosso delle sue culture, cattolica, socialista e comunista. Per “incontrare” di nuovo il Paese. E rispondere al proprio rebus. Chi prova a “consolare” dice “Sta scomparendo il PD (i voti), non la sinistra (i valori)”. Federico Lago



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“Sono convinto che non saranno mai i gendarmi armati ad assicurare né la sicurezza interna, né quella internazionale. E altrettanto convinto che la Libertà è un termine da riempire di contenuti come lavoro, dignità, uguaglianza e partecipazione”.

“Sicurezza è liberta” è il titolo che l’uscente ministro dell’Interno Marco Minniti ha scelto per il suo libro presentato alla Camera lo scorso 6 novembre. Siamo d’accordo con Lui che la sicurezza sia anche libertà. È sul significato delle parole che dobbiamo intenderci.

“Sicurezza” e “Libertà” non significano ciò che dice Minniti

“Ho cercato dei segni di sicurezza e libertà nei governi a guida PD che ho votato con molta convinzione. Finora non li ho trovati!”

ILARIO AMMENDOLIA “Sicurezza è libertà” questo è il titolo del libro di Marco Minniti che sto leggendo con il dovuto interesse. E concordo pienamente con Lui che la sicurezza sia anche libertà. È sul significato delle parole che dobbiamo intenderci. Sono uomo di paese e tralascio la parte relativa alla situazione internazionale. Non senza dire: odio la violenza dei forti, odio le bombe che cadono sui bambini e i lager in cui si chiudono gli innocenti. Ho pianto per il Vietnam, ho manifestato contro la “sporca guerra”, ho gridato insieme a tanti altri “i soldi della NATO al Sud sfruttato”. Non riconosco agli “Stati” il diritto di uccidere. Non vado oltre e scendo al livello che mi è più consono: che significato attribuire in Calabria alle parole “sicurezza e libertà”? Non voglio fare un discorso teorico. Non ne sono capace! E siccome Marco Minniti parla della sua attività di governo, mi permetto di riportare sinteticamente una modesta esperienza che ho fatto da sindaco e che da un significato pregnante al binomio sicurezza e libertà. Esiste una zona del mio comune particolarmente povera, con un tasso di criminalità altissimo, un’evasione scolastica notevole, una conflittualità interna ed esterna a livelli preoccupanti. Con una diffusa violenza di genere e verso i meno tutelati. Un baratro divide storicamente i cittadini dallo “Stato”. In questo caso parto da una constatazione: in quelle zone i cittadini non sono liberi e non sicuri. Disoccupati cronici da quando l’agricoltura tradizionale è andata in crisi. Lontano da una qualsiasi struttura sanitaria. Schiavi del bisogno, dell’ignoranza e dal degrado. Convinti di essere in guerra col mondo e di dover muovere guerra a chiunque. Dinanzi a una situazione così drammatica avremmo potuto invocare una maggiore presenza delle forze dell’ordine, chiedere la video sorveglianza, denunciare i genitori in quanto responsabili per l’evasione dell’obbligo scolastico dei loro figli. Un intervento più energico della “legge”. Non abbiamo fatto nulla di tutto questo!

Invece dei carabinieri abbiamo puntato sugli assistenti sociali, sugli esperti del lavoro che la field ci ha messo a disposizione. Nel giro di qualche tempo avevamo un “progetto” vero su quelle zone così sfortunate. Le donne sono state assunte con un contratto di lavoro. Paga povera ma riconquista della dignità. Gli alunni di ogni ordine e grado prelevati ogni giorno dalle famiglie e portate presso alcune suore meravigliose che li hanno intrattenuti con competenza e soprattutto con amore. Ogni sabato e domenica i bambini venivano prelevati assieme alle loro mamme e portati al parco giochi cittadino ad amalgamarsi con gli altri bambini del paese. In occasione di un incendio che ha devastato la zona vennero indennizzati - in tempi record - coloro che avevano subito danni alle abitazioni. Impostando il progetto sul recupero di alloggi, avevamo in mente di trasferire in una parte delle abitazioni recuperate alcune le famiglie particolarmente segnate dell’ambiente (quel progetto è stato finanziato e gli alloggi sono stati recuperati). Invece di fare solo le solite riunioni per addetti ai lavori abbiamo fatto un lavoro di equipe. Lo Stato era diventato il loro Stato. La “legge” la loro legge! L’autentica legalità non è una parola vuota per sfuggire alle proprie responsabilità. Nel giro di qualche mese ho visto rifiorire il sorriso sul volto delle donne e una grande ed entusiasmante voglia di vita nei bambini. Nel “comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza”, tra gli sguardi torvi di alcuni, ho chiesto di non chiudere i giovani nelle prigioni perché sarebbero usciti delinquenti incalliti. Non avevo competenze ma l’ho fatto lo stesso e ho chiesto che la “repressione” fosse solo l’ultima opzione. Comprendo bene che una cosa è amministrare un paese, altra cosa è governare l’Italia. Nell’uno e nell’altro caso non puoi risolvere tutto. Al massimo puoi lasciare dei segni. E io ho cercato dei segni di “sicurezza” e “libertà” nei governi a guida PD che ho votato con molta convinzione. Finora non li ho trovati! Sono convinto che non saranno mai i gendarmi armati ad assicurare né la sicurezza interna, né quella internazionale. E altrettanto convinto che la Libertà è un termine da riempire di contenuti come “lavoro”, “dignità”, “uguaglianza”, “partecipazione”, altrimenti sarà una parola vana. Del resto è questo che prevede e prescrive la nostra Costituzione. Ps. Penso di ritornare sull’argomento appena avrò finito di leggere il libro.


MARIA GIOVANNA COGLIANDRO dirigente della Prociv Calabria, Carlo Tansi, è stato sospeso dalle sue funzioni per 45 giorni, ovvero fino a fine anno. Dal giorno del suo insediamento, Tansi ha avviato un cambiamento radicale del Dipartimento di Protezione Civile regionale, un tempo al centro di interessi di grossi gruppi che hanno avuto un ruolo importante nella gestione di appalti. Dottor Tansi, lei ha dichiarato: “Quando si toccano gli interessi di cassa si mobilita un sistema”. Che interessi sono stati toccati? Prima del mio arrivo, la Protezione Civile era in mano alla politica, e allora si espletavano appalti milionari. Al momento del mio insediamento ho chiesto al presidente Oliverio: voglio una Protezione Civile fatta di tecnici, non voglio gestire fondi. E, infatti, tutte le gare della Protezione Civile sono state date in appalto alla SUA (Stazione Unica Appaltante). Abbiamo rivoluzionato il sistema del volontariato, sottraendolo alla politica, riportandolo alle sue nobili origini e aprendolo a tutti. Abbiamo realizzato in tutte le sedi provinciali uffici ipertecnologici dove abbiamo distribuito mezzi e attrezzature che prima erano tutti concentrati a Catanzaro o dati ad associazioni di volontariato gestite con metodi clientelari. In passato se il sindaco di Reggio Calabria chiedeva il nostro intervento perché era finita l’acqua nei rubinetti e serviva un’autobotte, quest’ultima sarebbe dovuta partire da Catanzaro con spese enormi di carburante, di usura del mezzo, di straordinari del personale. Grazie al prezioso supporto dei miei collaboratori, abbiamo fatto risparmiare alla pubblica amministrazione oltre 1 milione e mezzo di euro l’anno, tra trasferimenti da locali privati (in cui era previsto un affitto) a locali regionali, e straordinari, turnazioni e reperibilità del personale. C’erano autisti che guadagnavano 6 mila euro netti al mese di stipendio, e uno di loro, a seguito di questi tagli, mi ha minacciato di morte e attualmente è in corso un processo penale presso il Tribunale di Catanzaro. Quale è stata la ritorsione? Mi sono ritrovato al centro di un triangolo: da un lato un certo sindacato autonomo che ha cominciato a farmi guerra di concerto con certi ambienti politici - da cui, guarda caso, sono partite anche le richieste di avvio di procedimento nei miei confronti; da un altro lato la burocrazia che lavora sotto traccia; e, terzo lato, una testata online calabrese che, da quando mi sono insediato, ha sempre costantemente attaccato la mia persona e amplificato gli effetti di alcune mie dichiarazioni, se non addirittura diffuso informazioni false e tendenziose. L’hanno sospesa per 45 giorni in seguito ad alcune sue dichiarazioni su facebook, a due giorni dalla scadenza del suo mandato. Un provvedimento che potrebbe pregiudicare la sua partecipazione alla selezione per la scelta del nuovo dirigente della Prociv regionale. Parteciperà comunque? Intanto le dico subito che rispetto la decisione presa dalla Commissione Procedimenti Disciplinari sebbene la ritenga eccessiva e mi difenderò secondo quanto consentito dalla legge affinché venga fatta piena luce su quanto accaduto e vengano fatti valere i miei diritti. Quanto alla selezione, ho spedito la mia domanda di partecipazione. Temo, però, che questa sospensione possa pregiudicare la partecipazione al bando. Il 15 novembre è stato sospeso. Il 14 viene pubblicata su una nota testata online calabrese una sua mail in cui dichiarerebbe la sua intenzione di non partecipare alla selezione della Prociv Calabria. Ma a quanto pare non è stato lei a inviare la mail. Il suo account istituzionale è stato violato… In realtà non c’è stata una violazione dell’account, è stato riprodotto il mio indirizzo email da cui è stata inviata una mail a questa testata online, un atto che ritengo fortemente intimidatorio nei miei confronti. Ho presentato immediatamente una denuncia alla Polizia Postale e adesso sono partite le indagini che spero facciano luce su quanto accaduto. Quali erano, secondo lei, le intenzioni di chi ha commesso la violazione? Creare confusione nell’opinione pubblica. Ho imparato a capire che questo sistema serve a disorientare le persone. Qualunque cosa io faccia viene presentata da una prospettiva distorta. Le faccio un esempio: è uscito un articolo su questa testata in cui si diceva che io ho pagato 4000 mila euro di straordinario a un dipendente. È vero, ma si tratta di 4000 mila euro in un anno, prima di me se ne pagavano 6000 in un mese! È un modo di fare informazione, poco professionale, falso e tendenzioso. Potrebbe esserci un collegamento tra la sua sospensione e la violazione del suo account che ha portato alla pubblicazione di una sua

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L’intervista

A due giorni dalla scadenza del suo mandato, il dirigente della Prociv Calabria, Carlo Tansi, è stato sospeso dalle sue funzioni. Un provvedimento che potrebbe essere stato studiato a tavolino.

Tansi nemici, Tansi onore presunta lettera, dal momento che le due circostanze si sono verificate una di seguito all’altra? Se digita su un motore di ricerca il nome del sindacato che in questi anni mi ha attaccato o del politico da cui sono stati presi provvedimenti nei miei confronti, noterà come rimanda sempre a un’unica testata. C’è un attacco costante alla mia persona da parte di questo giornale. Tutto viene sempre innescato dallo stesso sindacato, farcito da certa politica e amplificato da questo megafono. Il 18 ottobre scrive sul suo profilo facebook: “Tornerò a fare quello che ho sempre fatto e quello che so fare: il ricercatore”. Il 29 ottobre, invece, con un altro post si augura: “Vorrei realizzare il mio sogno di continuare a prestare servizio per la Regione ancora per un po’”. Cosa le ha fatto cambiare idea nel giro di 11 giorni?

"Mi sono ritrovato al centro di un triangolo: da un lato un certo sindacato autonomo che ha cominciato a farmi guerra di concerto con certi ambienti politici; da un altro lato la burocrazia che lavora sotto traccia; e, terzo lato, una testata online calabrese che, da quando mi sono insediato, ha sempre costantemente attaccato la mia persona".

Il 18 ottobre mancava un mese alla scadenza del mio contratto e sapevo che sarei potuto tornare qui in questa mia stanzetta del CNR. Prefiguravo già quanto mi sarebbe accaduto. Nello stesso tempo, però, ero a conoscenza che ci sarebbe stato un nuovo bando, e quindi successivamente ho scritto che ci sarebbero ancora altri progetti da portare a termine per considerare ultimata la mia missione: l’informatizzazione di tutti i piani di emergenza comunali, cosicché tutti i sindaci possano aggiornarli online, cosa unica in Italia; oppure la realizzazione di un’app che guidi le persone nelle aree di emergenza dopo un’alluvione, un incendio, un terremoto… e altre attività che spero di realizzare qualora questa sospensione non dovesse pregiudicare la mia partecipazione al bando. Quindi non è vero, com’è stato scritto, che durante una convention a Lamezia era già stata annunciata da Oliverio la sua conferma a capo della Prociv Calabria? Il Presidente non ha confermato niente, ha solo elogiato la mia attività e mi ha manifestato pubblicamente la sua fiducia. Una novità introdotta dal Presidente, di cui devo dargli merito, è stata l’aver eliminato la figura del sottosegretario alla protezione civile, un organo politico. Un tempo, non solo un’autobotte doveva partire da Catanzaro per portare l’acqua in qualunque zona della Calabria, con un ingente dispendio di risorse, ma quest’operazione si inseriva all’interno di un meccanismo politico: si rischiava che l’acqua arrivasse solo se il colore politico del sindaco o dell’assessore che chiedeva aiuto coincideva con quello del sottosegretario. Oggi il sindaco di un dato paese in un cui si presenta un’emergenza chiama direttamente il dirigente o la sala operativa, senza intermediari politici. Così come quando c’è un’ordinanza di protezione civile: tutti i danni subiti da u n

comune dopo una calamità oggi vengono riportati all’interno di verbali di somma urgenza. Se i verbali, dopo un controllo nostro e del dipartimento nazionale, sono congrui vengono rimborsati. Prima non era così: prima interveniva la politica e i fondi al comune venivano riconosciuti anche quando non si erano registrati danni. Anche in questo caso, le nuove disposizioni hanno sottratto interessi a certa politica e creato fastidio. Teme che la protezione civile torni a essere controllata dalla politica dopo di lei? In questi tre anni abbiamo dato vita e forma a un’istituzione vitale per la sicurezza di due milioni di calabresi che esisteva da decenni ma della quale moltissimi non conoscevano l’esistenza. Abbiamo professionalizzato tutto il personale della protezione civile regionale attraverso corsi di formazione altamente specialistici e oggi lascio degli ottimi professionisti che continuano costantemente a specializzarsi. Sul suo profilo facebook lancia strali contro la casta calabra, un esempio: “Credo che alcuni impiegati della pubblica amministrazione, politici, imprenditori temono l’arresto da un momento all’altro”. Altre volte informa delle sue denunce in Procura. Perché non aspettare che la giustizia faccia il suo corso? Mi sono sentito da solo, catapultato all’interno di un sistema fosco, da bonificare. La mia non è una minaccia ma una speranza: auspico che i vari procuratori possano fare in modo che la Calabria cambi attraverso fortissimi terremoti giudiziari. Nel febbraio 2016 la Commissione Speciale di Vigilanza del Consiglio Regionale la convocò a seguito - dichiarò la consigliera Flora Sculco - “di frasi e gesti lesivi e offensivi della Rappresentanza istituzionale”. Poi chiese pubblicamente scusa e non furono presi dei provvedimenti. Possibile che si metta sempre nei pasticci? È che purtroppo ho un problema: sono troppo istintivo, me lo diceva anche mia madre. Rifletto poco prima di agire, però credo di aver detto in buona fede le mie verità. “Per essere felici – scrive sempre su facebook – bisogna essere liberi e per essere liberi bisogna avere coraggio, però non sottovalutare i pericoli della guerra”. Lei non li ha sottovalutati e sapeva a cosa andava incontro. Le è mancata forse un po’ di strategia… Sono stato poco scaltro perché non conoscevo bene il campo di battaglia, non conoscevo le strategie militari di questa guerra. Se mi fossi contenuto di più nelle mie esternazioni non avrei dato modo per poter avviare delle azioni nei miei confronti, azioni studiate, pianificate proprio alla luce del mio carattere. Non era complicato sollecitare le mie reazioni: sono stati tre anni di stress, in cui ho lavorato tutti i giorni e anche le notti, sabato e domenica compresi, anche a Natale e capodanno e non sempre ho potuto contare su una lucidità che mi consentisse di reagire in modo più adeguato e consono alle provocazioni. Non ho fatto il dirigente dietro la scrivania, ma il dirigente nel fango. Ero conosciuto in Regione perché avevo sempre le scarpe sporche di fango. C’è del fango di cui non si è macchiato per fortuna... Sono entrato anche nel fango metaforico, non mi sono macchiato, però temo sempre delle ritorsioni, qualche sgambetto e che qualche schizzo di fango da parte di qualcuno. L’ultima intervista da lei rilasciata al nostro giornale l’abbiamo titolata “A chi fa paura il binomio Oliverio-Tansi?”. C’è ancora questo forte legame con il Presidente o si sente in po’ più solo? Con il Presidente ho avuto anche forti discussioni perché non sono mai stato accomodante con nessuno ma queste divergenze sono state sempre risolte tra gentiluomini. Oliverio è la persona che mi ha voluto in questo campo di battaglia, in quella che l’ex capo della protezione civile nazionale, Franco Gabrielli, ha definito una “polveriera pronta ad esplodere” da un momento all’altro con un forte terremoto. Voglio ricordare che rispetto al terremoto di Amatrice che ha provocato 300 morti, o dell’Aquila in cui se ne sono registrati 1000, tra Reggio e Messina nel 1908 c’è stato un terremoto con 120 mila morti, nel 1783 nella piana di Gioia Tauro ci sono stati 35 mila morti e la popolazione era la metà di quella attuale. Quindi in Calabria la protezione civile è una cosa seria e non si può lasciare nelle mani del pressapochismo della politica. P.s. Mi reco troppo poco spesso a Messa la domenica, ma le volte che capita c’è sempre qualche messaggio che sembra sia lì a chiamarmi in causa. La scorsa domenica, tra le preghiere dei fedeli si leggeva: “Per i cristiani che operano nella politica e nella comunicazione, perché non diano voce a ideologie vane ma difendano la verità”. Quando ci apprestiamo a scrivere un articolo chiediamoci chi stiamo servendo. Se non è la verità, cestiniamolo. E se capita più volte che i nostri pezzi finiscano nel cestino, cambiamo mestiere.


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Il 13 novembre scorso, dopo tre anni di gogna mediatica, l’onorevole Gigi Meduri è stato assolto dal Tribunale di Roma. Perché nessuno tra i giornali che nel giorno dell’arresto lo hanno sbattuto in prima pagina oggi gli chiede scusa?

Meduri assolto tra sciacalli e dame bianche

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Si è giocato con la vita di un Uomo, si è distrutta una vita di impegno, di lotte e di politica. Gigi Meduri è finito nelle mani di Sciacalli, senza pietà, senza etica, interessati solo a conquistare l’effimero sapore del successo di un giorno.

igi Meduri è uno dei più simpatici politici che ho conosciuto, la sua ironia valica i confini calabresi ed è conosciuta in tutto il Parlamento. Con lui non ti puoi annoiare, conosce la politica calabrese degli ultimi 50 anni e può raccontare aneddoti di molti protagonisti. È stato Presidente della Regione Calabria dal gennaio 1999 all’aprile 2000, Deputato nella XIV legislatura (Margherita Ulivo) e, dal maggio 2006 al maggio 2008, Sottosegretario al Ministero delle Infrastrutture (Governo Prodi), e grande democristiano. Il 22 ottobre del 2015, di prima mattina esce questa nota stampa: “C’è anche Gigi Meduri tra gli odierni arrestati nell’ambito dell’operazione “Dama Nera”. Secondo gli inquirenti Meduri sarebbe “pienamente coinvolto nell’illecito rapporto di corruttela”, sarebbe “l’oscuro faccendiere che, da un lato, ha sostenuto le illecite richieste degli imprenditori Bosco Logiudice e Costanzo, dall’altro, si è interessato per la corresponsione di indebite provviste di denaro da parte di questi ultimi in favore dei dipendenti pubblici investigati ed ha, altresì, richiesto all’Accroglianò l’assunzione e/o la riconferma dell’impiego presso Anas Spa di due geometri di suo diretto interesse”. Per chi conosce Gigi la notizia ha l’effetto di un pugno allo stomaco, perché anche se si nutre fiducia in una persona, un arresto è sempre un arresto. Sebbene in cuor mio ho dei dubbi, la reazione nell’immediato è sempre di condanna. Così, appena uscita la notizia, si commenta tra amici la mattina in attesa di altre notizie. Per chi come me ha imparato questo mestiere da gente come Pasquino Crupi, la condanna dura poco, cerco subito di leggere tra i fatti, l’ordinanza e i documenti per capire la verità. Già la sera sono abbastanza convinto che il nome di Meduri, come purtroppo spesso accade, sia servito solo a rendere più affascinante l’operazione, perché nelle carte non c’è niente. Nei giorni a seguire la situazione si fa sempre più chiara. Oggi dopo tre lunghi anni la verità è venuta completamente fuori, il 13 novembre 2018 viene assolto dal Tribunale di Roma. Il suo avvocato parla di gogna mediatica, del resto oggi in Italia i processi si fanno nelle prime pagine dei giornali. Dopo, sempre dopo, anche se uno viene assolto, non potrà più contare sulla stessa diffusione della notizia. La stampa in questo senso è diventata veramente schiava di un sistema che non riesce proprio a nobilitare un lavoro tanto appassionante: veniamo umiliati da una gestione della notizia che non ha niente a che vedere con lo spirito nobile e coraggioso che molti giornalisti

Un momento gioviale ad Africo Vecchio, dove Mario Oliverio, Demetrio Battaglia e Pietro Fuda ridono divertiti a una battuta di Gigi Meduri rivendicano per la loro professionalità. Il ruolo che spesso la stampa ricopre nella diffusione della notizia in tutto il mondo, mi fa veramente schifo. Chi combatte per fare un articolo o un’inchiesta lo fa affinché la stampa ricopra un ruolo di garante della libertà dei cittadini che devono sapere la verità, e allora perché propinargli le bugie in prima pagina? Chi ha ridotto così gli organi di informazione? Chi ha voluto, da Tortora in poi, mettere le foto in copertina di uomini in manette, quando la costituzione dice che fino al terzo grado si è tutti innocenti? È una trasformazione di un ruolo e di una professione che non riesco ad accettare, perché non esprime il primo obbligo del giornalista: la verità. Mettere la foto di Gigi Meduri sulla prima pagina del “Fatto Quotidiano” come colpevole è stata una macroscopica bugia, perché a fine processo il signor Meduri, il criminale, è innocente. Penso alla vicenda di Gigi Meduri con rabbia, perché si è giocato con la vita di un Uomo, si è distrutta una vita di impegno, di lotte e di politica, senza aver pubblicato nemmeno un condizionale che, dobbiamo ammettere dopo tre anni, sarebbe stato d’obbligo. Ora cosa si sarebbe dovuto fare? Un giornalista onesto avrebbe dovuto scrivere in prima pagina SCUSA. Ma questo non succede, non può succedere, perché molti giornalisti sono degli Sciacalli, senza pietà, senza etica, interessati solo a conquistare l’effimero sapore del successo di un giorno, l’alzarsi delle vendite del giornale, l’alzarsi dei dati dello share. Sciacalli che hanno perso di vista la

reale dimensione della professione, sciacalli che non chiederanno scusa né a Meduri né ad altri poveri cristi distrutti nelle pagine dei giornali prima che un tribunale dica cosa sono realmente. Io mi oppongo a questo sistema, chiedo al direttore di questo giornale di mettere in prima pagina la foto di Gigi Meduri con scritto sotto ASSOLTO, INNOCENTE, SCUSA, per noi che non abbiamo messo la tua foto e anche per quelli che l’hanno pubblicata. Rosario Vladimir Condarcuri

P.S.: Mentre scrivevo questo articolo ho pensato spesso a un’amica di Gigi e mia, si tratta di Teresa Munari, violentata da sciacalli nostrani che hanno visto una persona legata ad affari loschi, non coinvolta direttamente, dove invece c’era una donna con tutte le sue fragilità, una Giornalista con la G maiuscola. Una donna che mi ha scritto: «amico mio, ormai vivo la mia vita in sordina, in attesa solo della tanta sospirata “giustizia”. Fino ad allora il silenzio è la mia unica traccia». Scusami Teresa perché sono venuto meno alla tua richiesta ma vorrei consigliare a chi tanto sa, di scrivere un grande Scusa sulla propria testata anche alla tua persona.



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La fantasia del potere e i cognomi “pesanti”

Ogni tanto ci vuole fantasia per raccontare la realtà, oppure forse la realtà supera la fantasia, ma per trattare alcuni fatti è meglio trasferirli nel futuro. Trasferiamoci nel 2040, in una zona del Nord, uno dei tanti comuni che ormai hanno accolto e subito l’emigrazione degli abitanti del Sud. Negli ultimi 30 anni i paesi, non solo delle colline, hanno visto il lento inesorabile declino della popolazione che causa la crisi economica dell’Italia, dovuta alla globalizzazione e a una imprenditoria che, invece di investire in produzioni di alta qualità e nuove tecnologie, ha preferito vivere con bassi salari, orari del lavoro flessibili, sette giorni su sette, e prodotti ormai obsoleti. Se le fabbriche del Nord sono state col tempo chiuse, vendute agli industriali stranieri con capitali a volte di dubbia provenienza, nel meridione la crisi è stata tremenda. Intere famiglie hanno ripreso, come i loro nonni e genitori, a cercare fortuna nei paesi nei quali già negli anni precedenti avevano cercato rifugio i loro parenti e amici. Non solo all’estero, dove le comunità italiane si sono consolidate in tanti anni, anche al Nord, con il tempo, paesi interi sono diventati la valvola di sfogo di questi nuovi migranti, divenendo i meridionali la maggioranza della popolazione. Ma spesso oltre che per problemi economici, essi si sono allontanati perché stanchi di sentirsi additati come popolazioni mafiose o ndranghetiste e per il clima di assuefazione che si respirava, oppure perché pensavano che allontanandosi avrebbero consentito ai figli di essere fuori da rischi associati alla presenza delle mafie, anche se ormai molti degli adepti sono stati condannati e incarcerati, ma mai distrutta l’organizzazione che rinasce sotto altre forme e altri capi. Mafie che hanno avuto inizio con i soggiorni obbligatori degli anni dello sviluppo economico italiano, passando per il connubio che sta venendo fuori dai processi tra mafia, ndrangheta, servizi segreti sia nelle trame golpiste, sia nella distruzione dei territori e mari, invasi da rifiuti tossici e velenosi che hanno visto il Nord, e non solo, trasferire gli scarti della produzione industriale a distruggere terre una volta feconde. In un mondo in cui le mafie spostano fondi da uno Stato all’altro, controllano intere economie, hanno il predominio di certe merci, che danno profitti stratosferici, gestiscono i giochi online, adatti a sbiancare i denari sporchi e diventano interlocutori con capi di Stato e spesso hanno creato intere città e attività con imprenditori compiacenti quando non compartecipi ai crimini del malaffare e di questa economia della distruzione - in certi paesi avere un cognome diventa un reato. In questi nuove realtà, lontane nel tempo dai luoghi di origine, capita spesso che quando tu apri un’attività o vuoi fare un’iniziativa pubblica, se per caso il cognome è identico a quello di famiglie condannate, puoi aspettarti che ti chiedano il certificato penale fino alla settima generazione, oppure vengono a controllare chi è presente. Normale routine si dice, niente presunzione di colpevolezza, ma è meglio prevenire si dice, ma molti si chiedono come mai le attività illecite sono aumentate? Forse perché l’economia e gli Stati hanno necessità assoluta di questi fondi illeciti per superare le crisi? Un proverbio diceva: “moglie e buoi dei paesi tuoi”. I meridionali erano convinti che ormai i loro passati, le loro parentele non dovevano più pesare, oramai in luoghi lontani dalla loro terra, erano considerati ottimi cittadini, erano inseriti nel nuovo ambiente, rispettati e spesso considerati persone di valore e quindi volevano contribuire al benessere dei paesi che li avevano accolti e avevano pensato di concorrere alle elezioni comunali. Si ricordavano che negli anni passati, nei loro paesi di origine, molti comuni erano stati sciolti, perché erano stati trovati connessioni tra amministratori compiacenti che avevano permesso che persone inquisite o loro prestanomi partecipassero ai bandi e li vincessero. Ma non pensavano che anche loro potessero incorrere in questi rischi, erano persone per bene, mai incorsi in processi, mai condannati e tranquilli si erano candidati, in diversi comuni, e avevano anche raccolto molti voti.

Questo spazio è riservato a te. 1200 battute per lamentarti o complimentarti con noi, fare segnalazioni, raccontarci le tue esperienze, potrai inviarci foto degli scorci del tuo paese o video se hai un talento nascosto. Saremo lieti di risponderti pubblicamente, daremo voce al tuo pensiero e ti daremo visibilità sui nostri social. Sii parte integrante di questa realtà

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LA REPLICA

“È dagli anni ’80 che le domande del pubblico al Maurizio Costanzo Show sono concordate” Gentilissima Direttrice, l’ultimo numero di Riviera mi ha riservato immeritatamente uno spazio in prima pagina, ma l’articolo che lo occupava era offensivo. Sotto il titolo “Al Maurizio Costanzo Show le bugie di un Roccellese pro Salvini”, Vladimir, con prosa tagliente alla Lenin, mi avrebbe smascherato come mentitore; ma, prima della mia confutazione, ecco i fatti: Matteo Salvini è stato recentemente ospite, insieme ad altri, della popolare trasmissione televisiva condotta dal noto Maurizio Costanzo; come sempre, durante il talk show, il microfono è stato fatto passare in platea, dove sedevo anche io, insieme ai colleghi coordinatori regionali della Lega Giovani; io mi sono presentato e ho fatto una domanda sulla grave disoccupazione giovanile al Sud; il ministro ha risposto; la trasmissione è continuata. Dove starebbero allora le terribili falsità da me proferite? Forse non mi chiamo Carmine Bruno? Forse non sono di Roccella Jonica? Forse al Sud non c’è un’alta disoccupazione giovanile? Ovviamente le questioni non erano queste. Semplicemente il nostro Vlad è rimasto traumatizzato da due tremende scoperte: 1) come tutti gli Italiani sanno (e se non lo sanno è perché non gli interessa) dagli anni ’80, le domande del pubblico al Maurizio Costanzo Show sono concordate con gli autori del programma! 2) Non sono potuto saltare sul palco a dare una pacca sulla spalla al Capitano e dirgli quanto mi sono divertito con lui l’ultima volta a Pontida, nonostante abbia l’onore di conoscerlo personalmente da tempo, e ho mantenuto un tono formale di fronte a una persona che, piaccia o no, è un ministro della Repubblica.

Direttrice, conforti pure il caro Vlad: potrà continuare con le sue contumelie ancora a lungo, così come io continuerò a lungo a portare in tutte le sedi di partito, sui media e ovunque occorra, le mie opinioni e le mie richieste di attenzione per i problemi del nostro territorio e della nostra gente. Per quanto si lanci in insulti carpiati non mi farà perdere la calma e l’amore per la politica sana... Solamente, se esagera, potrebbe procurare un po' di lavoro al mio avvocato. A questo punto non mi resta che iscrivere Riviera, buona ultima, al lungo elenco di testate che hanno un atteggiamento di pregiudizio immotivato verso il mio partito e, quindi, verso di me e concludere, come mi ha insegnato il Capitano, mandando a lei e al machiavellico Vladimir UN BACIONE. Carmine Bruno Segretario Regionale Calabrese dei Giovani della Lega

La ragione per cui ritengo che Vlad non sia uno sciocco è semplice: sono certo che anche lui non pensa veramente le cose che ha scritto, così come non crede che la Befana porti il carbone ai marmocchi discoli. Forse il fatto che la Lega abbia un reale consenso anche in Calabria e nella Locride e io stesso non possa essere più considerato come un giovane isolato dalle opinioni curiose ed esotiche, ma come dirigente di un Movimento in rapida crescita, mi ha finalmente reso degno di attacchi pretestuosi e vagamente diffamatori, che solitamente si riservano a politici di più lungo corso. Se così fosse, cara

Mi dispiace se non sono stato chiaro o se non hai compreso il mio scritto. Io non sono stato offensivo, ho riportato un fatto: presentandoti non hai detto di essere della Lega, non hai detto di conoscere Matteo Salvini. Non facendolo, dal mio punto di vista ti sei reso protagonista di una bugia più grande di te. Non mi dilungo ma ti conforto, chiarendoti che chi ci ha insegnato questo mestiere, ci ha anche insegnato a scrivere senza paraocchi, ma sempre analizzando i fatti, e di quelli io ho parlato. Due bacioni, anzi tre, come i russi. Condarcuri Rosario Vladimir

MARINA DI GIOIOSA

Non bastano 9 mesi per attivare un'utenza TARI

Gentile Direttrice, Le scrivo per raccontarLe una storia di ordinaria burocrazia, in epoca commissariale, nel Comune di Marina di Gioiosa Ionica. Nello scorso mese di febbraio inoltro, via PEC - sistema moderno e comunemente più rapido - al Comune di Marina di Gioiosa Ionica una richiesta di nuova intestazione di utenza per la tassa dei rifiuti (TARI). Tracorrono giorni, settimane, mesi e non ricevendo alcun cenno di risposta e, men che meno, la relativa fattura, nel mese di giugno mi rivolgo all’ufficio competente per sollecitare la definizione della vicenda. Mi viene garantito che la questione è risolta. Siamo a novembre, chi oggi gestisce l’Ente avvia, con il finanziamento ottenuto dalla mia Amministrazione e in modalità sgangherate, la raccolta differenziata. Mi reco, allora, diligentemente, nel luogo dove vengono distribuiti i mastelli. Perché a Marina di Gioiosa Ionica, al contrario di altri comuni vicini, più attenti e sensibili nei confronti dei cittadini, il kit bisogna andarselo a prendere, facendo lunghe file, firmando modu-

Ma mal gliene incolse, perché ormai l’attività di controllo antimafia si era trasferita al Nord, dopo 30 anni si era scoperto che molte amministrazioni erano state infiltrate, se non controllate da persone inquisite o prestanomi. A elezioni finite, si scopre che due consiglieri di un comune avevano parentele lontane con persone condannate, anche 30 anni prima, per traffici di stupefacenti o per associazione mafiosa. In un altro comune altri eletti, sia donne che uomini, avevano contratto matrimonio con persone i cui parenti di secondo o terzo grado avevano parentele in tempi lontani con altri coinvolti in attività criminose. Altri che avevano ricoperto incarichi importanti per tanti anni nei loro partiti, improvvisamente venivano accusati di lontane parentele, di cui nemmeno erano a conoscenza.

Questi gli esempi di alcuni comuni che nel 2040 erano stati sciolti per infiltrazioni mafiose, ma se ne potrebbero fare molti altri: già dopo il 2010 alcuni comuni del Nord, come molti del Sud, erano incorsi nella tagliola dell’annullamento della volontà popolare. Un altro, improvvisamente a due giorni della presentazione delle liste, per caso viene informato da una parente, che non vedeva né frequentava da moltissimi anni, che il figlio di quest’ultima, si è sposato, malgrado il parere contrario dei genitori, con uno condannato per attività mafiose e fa in tempo per cancellarsi dalla lista. Sfortuna vuole che in quel comune poi si sia scoperto che il Sindaco, era in affari con clan e affaristi di ogni genere. In un paese dell’America nel 2040 un imprenditore di fama era diventato presidente del Consiglio, mal-

li ed esibendo tessere sanitarie, nel più perfetto e inutile burocratese. A questo punto, però, arriva la sorpresa. Mi sento rispondere dall’addetto alla distribuzione che l’utenza per il mio nucleo familiare non esiste. E quindi, ora, cosa bisogna fare? Tornare al comune, farsi stampare ricevute e protocolli, rifare la fila e, finalmente, forse, si riceveranno, dopo ore perse ad inseguire questa inconcludente burocrazia prefettizia, i tanto agognati mastelli. In nove mesi viene alla luce un bambino, nel 2018, nella Marina di Gioiosa Ionica commissariata, non bastano oltre 270 giorni per attivare una utenza TARI. Nella commissariata Marina di Gioiosa Ionica il cittadino che vuole mettersi in regola, pagare, essere corretto, viene ostacolato. Ecco, questa è l’efficienza che hanno portato i nostri prodi commissari in materia di finanze e tributi. Non c’è che dire. Chapeau. Domenico Vestito

grado avesse subito infiniti processi, spesso finiti in prescrizione, quando non salvato da leggi ad personam. Nello stesso paese sempre un politico era diventato vicepresidente del consiglio, malgrado il partito, di cui era stato uno dei leader, fosse accusato di investire soldi in gioielli e attività bancarie, e fossero scomparsi diversi milioni. Ancora si è in attesa della fine del processo. Sarà che mi sembra di avere sbagliato la data della storia, ma forse è meglio trasferirla nel futuro e ai giovani che vogliono occuparsi di politica, attenti a chi frequentate, o meglio attenti a chi volete sposare o con cui volete convivere. Meglio partecipare a bordelli, questi incontri carnali chiamateli “cene eleganti”!, non rischiate niente, anche se nel frattempo qualcuno vi accuserà di avere frequentato mafiosi. Franco Martino





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rubriche www.larivieraonline.com

CALABRESE PER CASO

Quando le parole dovrebbero avere un peso, e un contenuto

Quante volte vi è capitato di leggere lettere sui giornali che pubblicano le corrispondenze tra autorità politiche o istituzionali che riguardano una specifica materia, un settore dell’attività pubblica o produttiva o anche solo mere intenzioni a cui si pensa di dare spazio e conoscenza? Quante volte vi sarà capitato, leggendo interventi o lettere aperte di autorità politiche e politico-amministrative nelle quali, si tratti di trasporti, scuole o provvedimenti occupazionali, si trovano tra le righe parole come programmazione strategica, continuità gestionale o anglicismi come best practice o ancora comprehensive perché possono dare un tono da tecnico? Credo molte. Ma non solo. Vi sarà capitato anche di leggere periodicamente da anni di infrastrutture presentate come eccellenze e che poi languono nel tempo sperimentando un immobilismo di fatto a cui fa da cornice un dinamismo apparente al quale non sempre corrisponde una valorizzazione in termini di efficacia, di efficienza oltre che di produttività del servizio offerto. Orbene, ancora una volta sono i porti calabresi a fare notizia. Ovvero, ancora una volta si cerca di trovare una soluzione per delle

infrastrutture che dovrebbero avere ben chiare le relative collocazioni nell’intero sistema trasportistico ; Gioia Tauro nel transhipment e Reggio CalabriaVilla San Giovanni in quello crocieristico non solo italiano ma euromediterraneo. Così come, giusto per richiamare un pò di europeismo che non guasta, ancora una volta si citano le reti Ten-T come opportunità per legare la nostra piccola periferia a un mondo lontano, senza tener conto, però, e senza spiegarlo al lettore, perché queste che già potevano essere ancora non lo sono, e di certo non sarà una Autorità portuale unica a realizzarle dal momento che ben altri argomenti infrastrutturali avrebbero dovuto permettere l’aggancio della Calabria all’Europa. Oggi la formula magica è ricercata nella parola semplificazione, in questo caso delle autorità portuali. Un’idea che potrebbe avere un senso a patto però che sia chiarito in che termini, con quali poteri e funzioni, con quali risorse e con quale politica di gestione tale Autorità unica condurrebbe ogni singola specifica destinazione portuale verso una gestione economicamente produttiva. Sì, perché al di là delle sovrapposizioni delle vaste competenze politiche di chi spazia da un argomento, o da una

infrastruttura, all’altra, il problema è sempre lo stesso ma, per mutare pelle, ricorrere al mantra del linguaggio d’effetto da convegnistica itinerante con il risultato di non farci capire, a noi profani del linguaggio del management che leggiamo tra le righe se - al netto della concorrenza di altre attività portuali ognuna specificatamente orientata ad essere competitiva nel settore della movimentazione merci o delle persone - vi sia un progetto complessivo di infrastrutturazione della regione e, in particolare, della nostra provincia. La verità è che ogni infrastruttura dovrebbe soddisfare un’esigenza, un bisogno, una necessità secondo una destinazione d’uso che dovrebbe essere chiara e che molto spesso, pur essendo sinergicamente connessa anche in termini di una realtà di conurbazione di un’area metropolitana, rimane vincolata alla sua specificità. Ciò significa che si possono riunire le autorità portuali, ma resta la differenza di fondo data dal fatto che ogni espressione portuale soddisfa esigenze diverse di trasporto dove, ognuna di queste, richiede specifici provvedimenti per favorirne la migliore e più efficiente gestione in termini di risorse e di occupazione misurata secondo i dati di produttività che ogni realtà portuale esprime. Vi è

solo un aspetto che le può raccordare rendendole strumento di crescita e di sopravvivenza, per Gioia Tauro che dovrebbe vivere di transhipment quanto Reggio-Villa per il trasporto di persone: l’esistenza di aree retroportuali organizzate che siano spazi di sostegno per le attività da condurre integrate con altre reti di trasporto adeguate ai volumi di Teus o di passeggeri che si vogliono o devono movimentare. Ciò significa, però, prima di reinventare un ennesimo modello di gestione politico-amministrativa, dotarsi di un piano infrastrutturale complessivo che imponga un riassetto del territorio tale da poter assorbire il peso economico-produttivo che ci si vuole assumere. Perché, in fondo, a fare la differenza sul piatto della crescita non è il nuovo nome che si potrebbe dare all’Autorità o l’insieme di belle ed eleganti parole usate per sdoganarsi dal sentirsi periferici, ma i risultati che si intendono raggiungere. E sono i risultati che daranno a termini come best practice o comprehensive quel significato che tutti i calabresi attendono da anni nei trasporti come in altri servizi. Giuseppe Romeo

C’era una volta un porto a Gioia Tauro. Storia breve di un sogno diventato incubo In Calabria sognavamo tutti sul finire del secolo scorso, quando si insediava al porto di Gioia Tauro un gruppo internazionale leader nella movimentazione di contenitori che cambiava all’improvviso il destino di quella che era una cattedrale nel deserto. Sembrava di aver scoperto un giacimento di petrolio immenso ed inesauribile che avrebbe portato finalmente lavoro e prosperità alla regione più povera d’Italia. Quando Mister Ravano chiese la concessione del porto per 50 anni a vantaggio del Gruppo Contship, il Governo nazionale non fece una piega. Anzi accompagnò il piano di sviluppo proposto dallo stesso Gruppo con significativi investimenti. In pochi anni il porto divenne leader nel Mediterraneo nel settore del trasbordo dei contenitori, la principale struttura economica della regione, con una formidabile potenza occupazionale. Numero di navi in crescita, volumi di traffico da record, treni merci operativi notte e giorno, cerimonie e passerelle politiche con il sorriso. Tutti a vantare meriti e prospettare scenari idilliaci. Ma c’era sin dalle origini una dissonanza di fondo tra le aspettative della comunità calabrese, quelle delle lobby portuali del Nord Italia e quelle del Gruppo Contship. Le aspettative della popolazione calabrese erano quelle della crescita economica e sociale indotta su scala regionale, attraverso l’insediamento di imprese nel retroporto, la creazione di un interporto, l’apertura ai mercati internazionali, l’affermazione di un nuovo modo di fare sviluppo, la liberazione dalla piovra mafiosa attraverso la libertà insita nel lavoro stabile e dignitosamente remunerato. I porti del Nord vedevano invece in Gioia Tauro una minaccia ai loro interessi e i vertici delle corporazioni nazionali della portualità e della logistica tramavano

per sabotare il corso degli eventi; e lo hanno fatto più volte e sempre in maniera pesante, con la collusione di forze politiche compiacenti. La Contship, dal canto suo, voleva piena libertà di agire indisturbata, proteggendo il proprio fortino di interessi; per anni si è affermato che il transhipment era l’unica mission del porto, incompatibile con altre soluzioni di crescita e molti politici e cultori della materia le davano ragione. In questo contesto è mancato, purtroppo, un ruolo attivo ed autorevole delle istituzioni e della politica. La lista degli errori, delle omissioni, dell’agire all’insegna della mediocrità e delle pratiche clientelari spicciole sarebbe lunga da scrivere. Negli ultimi 10 anni, dopo la crisi internazionale del 2008, il sogno della Calabria è diventato un incubo; il porto appare inesorabilmente in declino e non si assiste più alle passerelle di politici festosi ed ottimisti. I traffici container tendono a diminuire. Intorno al porto fanno brutta figura capannoni vuoti, il territorio è lasciato all’incuria totale, nelle aree di sviluppo industriale l’unico insediamento di rilievo è la baraccopoli di migranti miserabili, triste immagine di un modello di impresa e di accoglienza gestito in modo vergognoso dai governi nazionali e regionali. La scure si abbatte anche sull’occupazione con la perdita di circa 400 posti di lavoro; emergono le insufficienze contrattuali delle forze sindacali, troppo spesso eterodirette da vertici romani non all’altezza e piegati al dominio dei partiti. Ci si illude con l’entrata in scena del colosso MSC, con la programmazione del nuovo gateway ferroviario, con il rilancio della movimentazione auto, con la chimera della ZES, con il disegno delle nuove Autorità Portuali di Sistema che assegna a Gioia Tauro il ruolo di governo di un territorio che va dalla Sicilia Nord Orientale all’intera Calabria, con

nuove promesse improntate al generico. Ma i venti e i fatti vanno purtroppo in direzione contraria. Il braccio di ferro in atto fra Contship e MSC per il controllo del terminal si riverbera pesantemente sulla vita del porto e a pagarne le conseguenze saranno ancora i lavoratori. Non si capisce bene se il Gruppo Contship voglia continuare a giocare un ruolo attivo nel porto. Nel 2016, dopo valutazioni negative sulla produttività di MCT, i vertici del Gruppo hanno licenziato in tronco l’intero management calabrese, manifestando tuttavia una volontà di rilancio; se da un lato Contship investe sul gateway ferroviario attraverso la sua partecipata Sogemar, dall’altro però sembra orientata al disimpegno al punto che i veicoli per la movimentazione in piazzale sono da rottamazione con rischi conseguenti sulla sicurezza. Il gateway ferroviario è stato progettato a uso e consumo della Sogemar ma non è mai stato reso pubblico il progetto del sistema strutturale e operativo; a tutt’oggi pare non sia previsto l’allaccio diretto a Nord dei binari del piazzale intermodale, il che significherebbe vanificare il potenziale interportuale e la funzionalità di scambio gomma/ferro lato terra. La regione continua a stare nell’ombra e pare giocare a perdere; la partita dell’accorpamento delle ASI (Aree di Sviluppo Industriale) nell’ente unitario CORAP si è arenata da 3 anni con il conseguente immobilismo di un settore strategico. Il Presidente del governo regionale interviene timidamente sulle vicende del porto e non esprime la necessaria autorevolezza in sede nazionale. Unica nota di rilievo è la elaborazione di un Piano regionale dei Trasporti e dello strumento della ZES che tuttavia sono lungi dal tradursi in ricadute operative immediate. Intanto il Porto continua ad essere senza Presidente di Autorithy, ovvero l’unico senza guida su uno scenario nazionale fatto di volpi di

antico mestiere. Il neo ministro Toninelli su questo versante sta ancora meditando, ma sorprende per decisionismo allorchè, forse cedendo a pressioni siciliane, si sbilancia proponendo una nuova Autorità Portuale dello Stretto staccata da Gioia Tauro, con un devastante effetto di indebolimento del nostro porto e dell’intera Calabria. Non si vede purtroppo un’azione politica determinata sulla contesa in atto fra Contship e MSC, un’opera di mediazione seria. Nel contempo la partita straordinaria della “Via della seta” avanzata dal governo cinese, che ha fatto spiccare il volo ai porti greci di Atene e Salonicco (il Pireo in mano ai cinesi è passato da mezzo milione a oltre 4 Milioni di container in appena 3 anni), e che potrebbe attribuire al Sistema portuale calabrese un ruolo di punta su scala nazionale ed internazionale, viene lasciata in mano alle già citate lobby del Nord. E si arriva in questi giorni all’assurdo del fermo del porto per mancanza di navi in arrivo. Siamo alla follia! Occorre dire che la pazienza delle forze sindacali non ha eguali in Italia; nonostante tutto si continua a sperare e a cercare il dialogo, ma manca davvero la Politica. Il porto vive ormai da troppi mesi scenari da incubo. Unica nota positiva è quella di alcuni imprenditori calabresi come Pippo Callipo che, malgrado tutto e in controtendenza, a testa alta e a proprio rischio, investono nel porto. Non lasciamoli soli. Domenico Gattuso Docente di Ingegneria dei Sistemi di Trasporti, Università Mediterranea di Reggio Calabria, Coordinatore regionale del Movimento Altra Calabria


GIUDIZIARIA

“Il capo-locale” CONVERSANDO

È calabrese uno tra i migliori 100 vini al mondo La rivista Wine Spectator, tra le più influenti del settore e ormai vera istituzione nel mondo del vino, ha inserito il “Critone Val di Neto IGT - uno dei vini Librandi più diffusi sul mercato nazionale e sui circa 35 mercati esteri in cui opera l'azienda di Cirò Marina nella sua lista dei 100 vini più importanti dell'anno. "Si tratta - commenta la famiglia Librandi - di un premio al vino, ma in qualche modo anche al lavoro di tutto il nostro team e il fatto che lo abbia ricevuto proprio il “Critone” rimane un evento pieno di significato, a testimonianza di come la nostra azienda abbia investito, lavorato e puntato con forza alla produzione di qualità, facendo sì che questa fosse accessibile ai più. Il mercato ha sempre gratificato il “Critone” e questo premio in qualche modo ne suggella e impreziosisce i risultati". Un riconoscimento davvero prestigioso. La rivista Wine Spectator, infatti, riveste un’importanza assoluta nel settore vitivinicolo a livello internazionale. È realizzata da esperti redattori che degustano in prima persona vini diversi recensendone le proprietà organolettiche; inoltre, a differenza di molte altre guide e riviste, i suoi esperti degustano i vini “alla cieca”, ovvero non conoscono l’origine, la provenienza e la denominazione. L’assenza di simili aspetti secondari garantisce, di fatto, una valutazione neutrale e pura. I collaboratori di Wine Spectator assegnano un punteggio a ogni vino che va da un minimo di 0 a un massimo di 100, ottenuto dall’insieme di vari criteri uniti dalla combinazione di qualità (aroma, profumo, consistenza e struttura del vino), disponibilità (possibilità più o meno ampia di poter beneficiare di una certa quantità di vino), valore (prezzo) e armonia di aromi e gusto. A questi aspetti, di sicuro importanti, si aggiunge il Fattore X, ovvero una componente variabile legata alle emozioni. Il “Critone Val di Neto IGT”, ottenendo un punteggio complessivo davvero lusinghiero, ha potuto fare il suo ingresso nella classifica più importante dei migliori 100 vini al mondo.

FRUTTI DIMENTICATI

Pero Moscatello di Locri PIRUS COMMUNIS L. FAMIGLIA ROSACEE

Certamente il fatto che il pero fu sin dall’antichità classica uno dei pochi alberi da frutto disponibili, si ricorda a tal proposito che le specie da frutto erano limitate rispetto ai nostri tempi, ha contribuito alla sua diffusione massiccia in tutto il territorio della Calabria e nello stesso tempo anche in altre aree geografiche con le stesse caratteristiche climatiche. All’interno poi della provincia di Reggio, nella Locride, che va da Monasterace a Palizzi, si riscontra un’abbondanza stupefacente di peri, e talvolta un tipo di pero, è strettamente confinato, chissà da quanto tempo, in un ristretto territorio che corrisponde a quello di un comune. Poche varietà, talvolta le meno pregiate, sono diffuse stranamente, in ambiti diversi e su vasti territori. Questo capita ad esempio per la varietà Spinella che è presente in una vasta area che va quantomeno dalla Locride meridionale, alle porte di Reggio nonostante che i frutti che offre non siano eccezionali. Ci sono poi varietà denominate allo stesso modo, ma che poi risultano diverse le une dalle altre, come potrebbe essere il caso delle Maiatiche di Motticella che sono diverse da quelle di Ferruzzano, oppure le Maluni di Careri che sono differenti da quelle di Staiti. Tale abbondanza fu determinata dal fatto che sul territorio della Calabria o di tante regioni d’Italia bagnate dal mare, ma a clima mediterraneo, ci siano state da sempre i peri selvatici o perastri, che nascono spontaneamente, veicolati dagli uccelli. Essi sono presenti ed utilizzati come portainnesti, anche nella Liguria occidentale e su tutta l’area della Costa Azzurra in Francia e naturalmente in tutti i paesi mediterranei ed ovviamente anche in Grecia dove il perastro è abitualmente usato come portainnesto da sempre. Un’altra particolarità del perastro è costituito dal fatto che esso cresce preferibilmente nelle aree argillose ed addirittura in quelle ad alto tenore d’argilla; è più raramente presente nei terreni sciolti. Se andassimo ad analizzare i peri più longevi, talvolta di centinaia di anni, ci accorgiamo dalla linea d’innesto, che essi sono stati innestati su perastri; infatti, sotto la linea talvolta spunta il selvatico. Fino alla metà degli anni settanta del 900, quando cominciarono gli incendi devastanti nei campi abbandonati degli emigrati, erano visibili peri dal tronco di 90 cm di diametro e passa, che testimoniavano l’importanza di tale varietà di frutto nell’economia della famiglia contadina nel nostro territorio. Ora naturalmente la sua funzione è nulla ed appena marginale e semmai, quando si cerca di innestare qualche varietà si va alla ricerca di qual-

I BRIGANTI

Caro Darwin, c’è qualquadra che non cosa!

cuna ottima da consumare, senza più pensare ad un’utilità che potrebbe derivare a favore di animali, come capitava per il passato. Di conseguenza le pere che venivano usate per preparare le pere secche, prevalentemente aspre, si vedono sempre di meno in giro e rischiano più di altre di scomparire. Naturalmente questo rischio forse non lo corrono le varietà denominate moscatelle, che variano da un posto all’altro della Calabria e sono tutte quante eccellenti. Così offre pere belle da vedere e ottime da consumare il Moscatello di Motticella, frutti che sembrano di marzapane , dal sapore delizioso ,il Moscatello presente dall’area di Gioiosa fino alla parte più meridionale della provincia di Catanzaro, mentre evidenzia un altro aspetto la varietà evidenziatami dall’ex dirigente amministrativo Arturo Rocca di Locri in un podere della sua famiglia in contrada Mantinea di Locri. Restai stupefatto quando sentii tale denominazione per una contrada di Locri, in quanto tale località in Grecia non faceva parte dell’area di provenienza degli antichi coloni locresi che venivano da zone a nord e a ridosso dell’istmo di Corinto. Infatti Mantinea era una città importante dell’Arcadia, regione montuosa al centro del Peloponneso, dove nel passato ci furono svariati scontri militari, mentre la più famosa battaglia fu quella combattuta sull’altipiano di Mantinea appunto nel 362 a.C. tra le truppe tebane e i suoi alleati da una parte, gli ateniesi e spartani, assieme ad altre città, dall’altra. L’esercito tebano era guidato da Epaminonda che utilizzò con successo per la seconda volta lo schieramento obliquo, la prima volta l’aveva sperimentato a Leuttra, ossia le schiere presentavano un prolungamento compatto sulla sinistra, con il restante schieramento a scalare sulla destra . Succedeva che durante lo scontro le schiere nemiche avanzavano velocemente in avanti sulla parte obliqua dello schieramento avverso, perdendo la compattezza, mentre dalla parte avanzata della sinistra di colui che aveva predisposto lo schieramento obliquo, partiva l’aggiramento delle truppe che si erano spinte disordinatamente in avanti. Probabilmente diedero il nome alla contrada dei coloni di Mantinea che lasciarono l’Arcadia, dopo la caduta di Corone e Modone in mano ai turchi nel XVI secolo . Quindi il moscatello di contrada Mantinea appare elegante e soffuso di giallo e rosato, segnato da puntini avana; è elegante e di media pezzatura. Matura tra la fine di luglio e la prima decade di agosto offrendo con la sua polpa candida e succosa, un sapore leggermente aromatico. La stragrande maggioranza delle pere, risulta immune dagli attacchi della mosca della frutta, per cui arriva intatta alla maturazione Orlando Sculli

Il 24 novembre 1859, Il naturalista britannico Charles Darwin pubblica “On the origin of species by means of natural selection, or the preservation of favoured races in the struggle for life”, un libro che sostiene che gli organismi si sono evoluti gradualmente attraverso la selezione naturale. Ad oggi molti medici e scienziati smentiscono questa teoria, che, alla fine, sempre teoria resta. Ma si sa, all’uomo piace controllare tutto, quindi se c’è un dubbio qua e là, va in panico. Purtroppo la vita è fatta di incognite, e solo pochi hanno il dono di poter leggere le linee della mano della vita. Io non sono tra quei favoriti, io posso solo leggere tra le righe del presente, basandomi sul passato per provare a prevedere un futuro prossimo. Già che stiamo entrando nell’era dell’acquario e dovremmo essere tutti più illuminati, non mi spiego come una felpa del Napoli indossata da tale Salvini non accechi chi guarda codesta

Sul ruolo del Capo Locale, nell’ambito del più volte richiamato processo Crimine – si fa riferimento in particolare alla sentenza11256 nr. 106/12 R.Sent. emessa il 08.03.2012 dal Tribunale di Reggio Calabria – Sezione Gip/Gup - è stato accertato che all'interno del comparto denominato “società maggiore”, alcuni dei “maggioranti” rivestono delle cariche (temporanee o vitalizie) e svolgono funzioni ben determinate: il Capo Locale, detto anche “capo bastone”, è al comando del locale. A differenza delle altre cariche, il capolocale svolge il suo mandato senza limiti temporali: salvo problemi di salute o familiari, la carica di capo locale è dunque vitalizia. Il ruolo di centralità del Capo Locale/Società nell’affiliazione/concessione di gradi/doti/cariche viene chiarito anche nell’ambito del p.p. 1389/08 RGNR DDA RC Crimine laddove emerge che «…solo il capo locale o il capo società può concedere l’assenso affinché uno ‘ndranghetista sia elevato al grado superiore…». Elemento, questo, emerso in tutta evidenza da una conversazione tra Oppedisano Domenico e tale Nesci il quale spiegava che «poi è arrivato qua… quello si presenta, come devo dire, con la cosa sopra della "barvara" (testuale)… che teneva la barra ed ora gli hanno dato sopra della barra… questo manco ha chiesto niente qua a noi… non è che questo aveva chiesto e noi glielo abbiamo rifiutato…» rivendicando che «avrebbe dovuto sapere preventivamente e, quindi, fornire consenso affinché questo personaggio, ricevesse l’elevazione del grado ovvero, ricevesse un “fiore” … con le parole “se uno si merita un fiore, devo saperlo io” egli in maniera esplicita afferma che in quel contesto criminale le decisioni spettano a lui; è lui il personaggio deputato al conferimento di gradi nella replicazione della “società” di “ndrangheta a Singen, è lui il “capo” a lui spettano certe decisioni (come quella fondamentale del conferimento di gradi). Da questo punto di vista il Nesci, secondo gli investigatori, è da individuarsi come “capo locale”. Inoltre, viene ricavato che il predetto grado (fiore) potrà anche non essere riconosciuto dal Nesci in qualità di “capo locale” della locale di riferimento dell’interessato (“Non riconoscete li a lui? Eh … più di questo … volete fa? …” Comunque voi potete fare pure non … finché non chiarite non gli date confidenza a … a quel riguardo …) fino a quando la posizione di questi non sarà chiarita. …». La regola che dunque si ricava prevede che «il capo società cui appartiene il proposto debba essere interpellato al fine di esprimere un parere (“se glielo ha dato, Totò gliel'ha dato, noi non gliel'abbiamo dato a noi non hanno chiesto per niente…”) ed eventualmente dare il suo assenso (c'è però ricordatevelo che c'è chi gli ha dato la liberatoria…, qualcuno il permesso gliel'ha dato credo io… eh, eh…). È quindi norma che prima di elevare il grado a uno ndranghetista è obbligatorio chiedere il parere al capo società o al capolocale cui questi appartiene (“lo dovevano fare obbligatoriamente… loro che cosa sanno di una persona…”) al fine di sapere “… come si comporta e come non si comporta…”)». Ulteriori conferme in tal senso pervengono dalle intercettazioni eseguite all’indirizzo di Oppedisano Domenico, il quale sul punto specificava che «anche per quelli fuori territorio bisogna parlare con i responsabili e che sono i responsabili a doverli portare avanti e non che uno viene da un altro mondo…».

pessima messa in scena (lo stesso Salvini del video famoso in cui salta al ritmo di: “Oh, Vesuvio, lavali col fuoco!”). Ormai avrà collezionato tutte le felpe del mondo, compresa quella del Ghana, dell’Uganda, del Madagascar, India e Cina. La felpa salviniana è come il mantello di Batman, solo che il primo ha poco del supereroe. In compenso nasconde bene le malefatte, sennò non si spiega come i napoletani non diano di stomaco tutti insieme contemporaneamente. Contenti loro. D’altronde, ho visto foto di ilari sidernesi che brandiscono il selfie con Salvini a mo’ di spada... Tempi moderni caro Darwin. È la specie umana che indietreggia, e salta sul carro del vincitore, che poi è pure aguzzino. E vabbè, aspettiamo l’evoluzione della specie. Respiriamo. Ommm... Brigantessa Serena Iannopollo


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L’identikit di chi decide di abbandonare la nostra terra dimostra che la Calabria, negli ultimi 15 anni, ha perso centinaia di migliaia di giovani che avrebbero potuto costituire la nuova classe dirigente in grado di raddrizzare le sorti della regione. Ma la cosa più preoccupante è che non solo manca un “piano di rientro” di queste eccellenze, ma anche che le politiche del governo rischiano di alimentare la tendenza all’abbandono della nostra terra nell’immediato futuro…

Fuga dei cervelli: la piaga che ha incancrenito la Calabria

Il circolo vizioso che rende i 12mila calabresi emigrati ogni anno nell’ultimo quindicennio la generazione che ha storicamente subito il peggior tradimento che quella dei padri potesse perpetrare nei suoi confronti, alimenta una povertà di prospettive che lascia presagire che il fenomeno possa soltanto peggiorare.

Oltre 180 mila giovani calabresi sono emigrati negli ultimi 15 anni. È quanto emerso dal Rapporto annuale sull'economia locale realizzato dall'Istituto Demoskopika per conto della Banca di Credito Cooperativo Mediocrati e presentato nella sede dell'istituto di credito a Rende lunedì scorso. L’identikit del cervello calabrese in fuga è quello di un giovane che ancora deve compiere 35 anni, prioritariamente di sesso maschile, preferibilmente laureato, meglio se con un dottorato di ricerca in tasca, che non esita a fare i bagagli per partire verso il nord Italia in un caso su due e verso l’estero nel 16% dei casi. Il fenomeno, diffuso in tutto il Paese e osservato dagli economisti nostrani con crescente preoccupazione, ha ormai assunto da tempo i connotati di una vera e propria tragedia sociale e non credo sia un caso, in effetti, se gli inglesi, per farvi riferimento, utilizzano l’espressione “brain drain” (“l’emorragia dei cervelli”). Almeno nel nostro Paese, e sicuramente nella nostra Regione, infatti, esso è il principale responsabile dello stato di arretramento socioeconomico che ci obbliga a claudicare ancora a seguito della crisi economica. Di fuga dei cervelli, ormai, si parla da almeno un ventennio, ma le politiche scellerate di alcuni governi succedutisi alla guida della nostra gloriosa nazione non hanno fatto altro che far perdere ai nostri giovani l’opportunità di rimanere nel proprio Stato e dare così un decisivo contributo di crescita alla terra che ha dato loro i natali. Il circolo vizioso che rende i 12mila calabresi emigrati ogni anno nell’ultimo quindicennio la generazione che ha storicamente subito il peggior tradimento che quella dei padri potesse perpetrare nei suoi confronti, alimenta infatti una povertà di prospettive che lascia presagire che il fenomeno possa soltanto peggiorare, cosicché le disperate condizioni cui hanno dovuto far fronte la Generazione X e ancor più quella dei Millennials, potrebbero sembrare oro rispetto a

quelle cui avremo relegato la Generazione Z. Quarantadue anni di gioventù bruciata e superscolarizzata che molto spesso ha deciso di lasciare una Calabria priva di prospettive accettando il compromesso di svolgere lavori antitetici rispetto a quelli per i quali ha studiato per lunghi anni, ma certa di uno stipendio appena sufficiente a salvarla dalla prospettiva di rimanere a spasso per le strade del proprio paesello di provincia. «L’analisi dei dati - ha dichiarato infatti il direttore di Demoskopika, Nino Floro - rileva un progressivo spostamento dell'incidenza del fenomeno dell'emigrazione verso fasce della popolazione a maggiore istruzione». «Lo studio - ha commentato invece il presidente della Mediocrati Nicola Paldino - evidenzia la ripresa di un preoccupante flusso migratorio alla ricerca di maggiori certezze sul versante occupazionale. Una “mobilità forzata” che coinvolge soprattutto i nostri giovani che, non riuscendo a trovare un impiego adeguato alle proprie aspettative, capacità e titolo di studio, sono costretti ad emigrare. Una grave perdita economica e di capitale umano subita dalla Calabria» che, aggiungiamo noi, è la causa di quell’affanno che ci relega a fanalino di coda delle regioni d’Europa. Se i calabresi migliori emigrano, infatti, riuscendo spesso e volentieri a eccellere in tutti i campi del variegato mondo professionale, è logico pensare che chi rimane nella nostra terra non sia più in quella fascia di età lavorativa in grado di imprimere un effettivo cambiamento al sistema o che non sia abbastanza specializzato, preparato o istruito per poterlo fare. Per usare una terminologia tanto cara al marxismo, in questi anni in Calabria è rimasta solo una classe operaia che, orfana della propria classe dirigente, continua a far vivacchiare una regione che, abbiamo sprecato migliaia di ettolitri di fiato per dirlo, avrebbe bisogno di un piano straordinario da parte del governo per essere rimessa al passo con il resto del Paese. Per arginare la fuga dei cervelli, invece, in questi anni

sono sempre state avanzate proposte vaghe e poco incisive, come il provvedimento “Controesodo” avanzato nel 2010 dai deputati Maurizio Lupi (del Popolo delle Libertà) ed Enrico Letta (del Partito Democratico), che prevedeva sgarbi fiscali alle aziende che assumevano personale nato dopo il 1969, o l’agevolazione fiscale per gli “impatriati” che, nel 2017, garantiva una tassazione del 30% per il primo anno e del 50 per i successivi a chi tornava dall’estero per aprire nella propria regione di residenza un’attività imprenditoriale. Gocce nel mare che hanno attirato l’attenzione di pochissimi e che sono adesso soppiantate da una strategia di governo che, non ce ne vogliano gli attivisti pentastellati o leghisti, rischiano di venire cancellate con uno schiocco di dita in grado di far ulteriormente peggiorare i dati presentati da Demoskopika nell’immediato futuro. Nonostante le rassicurazioni del Ministro del Lavoro Luigi Di Maio, infatti, l’assistenzialismo garantito dal reddito di cittadinanza potrebbe rivelarsi il colpo di grazia per la Calabria, regione in cui storicamente i centri per l’impiego funzionano molto peggio di quanto non facciano nelle altre regioni d’Italia e in cui le falle burocratiche danno da mangiare a fin troppi furbetti. La proposta di cancellare il valore legale della Laurea del Ministro dell’Interno Matteo Salvini, poi, potrebbe convincere quei pochi che ancora credono nella forza della conoscenza a osservare le università di sottecchi, ottenendo il doppio risultato di mandare in crisi irreversibile il mondo accademico e di far scoppiare gli istituti professionali , facendo sì che quella classe operaia allo sbando erediti una Calabria ormai deserta, in cui abbondano idraulici, carpentieri e operatori sanitari, ma mancano del tutto ingegneri, geometri e medici in grado di coordinarli. Per non parlare di quella fetta di “sfortunati” che, rimasti senza lavoro, potrebbero andare ad ingrossare le file della criminalità organizzata… Jacopo Giuca



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A quando un Picodon d’Aspromonte?

Il Picodon è un formaggio che subisce una lavorazione particolare, il latte è inoculato con sieroinnesto e addizionato con caglio alla temperatura di 2025° e dopo 18-48 ore la cagliata viene rotta e si procede alla messa in forma. Pillole

Vittorini: “Alvaro punto fermo della letteratura”

Corrado Alvaro costituisce ancora un punto fermo per la letteratura “regionale italiana”. Il suo tipo di “realizzazione” segna un limite da cui tutti gli altri regionalisti (anteriori e posteriori) si trovano al di qua, non al di là. Sono magari in movimento, e sono nel mutevole, nel provvisorio, nell’approssimativo, nel documentario, ma il giorno che si fermassero, o comunque concretassero, precisassero, coinciderebbero con Alvaro, mica farebbero punto più in là. Elio Vittorini, Diario in pubblico, maggio ’30.

Questione meridionale risolta dopo un secolo e mezzo

Giustino Fortunato ne ha parlato per primo nell'appena nato Parlamento italiano, Antonio Gramsci ci ha spiegato come risolverla, Alcide De Gasperi e tanti altri ci hanno provato, adesso Luigi Di Maio raffinato studioso del pensiero del comico genovese ci è riuscito, col reddito di cittadinanza da impiegare solo però per spese morali (mai fidarsi completamente dei meridionali). Pertanto tutte le critiche per il fatto che questo Governo (dove il premier è "terzo" cioè dopo i suoi vice) per la prima volta nella storia della Repubblica non ha niente nella sua agenda per il Sud sono infondate. Se nel contratto il Sud non c'è la questione non esiste. Chiaro?

Uno dei maggiori crucci che pervade un calabrese è sapere che quel che si realizza altrove potrebbe essere fatto anche in Calabria ma non lo si realizza. Illustro. Circa 15 anni orsono conobbi due giovani francesi che erano arrivati a Riace in occasione della festa della ginestra. Per chi non lo ricordi o non lo sappia, a Riace nell’ultima settimana di luglio per diversi anni si celebrava un evento straordinario, la Festa della Ginestra, appunto. Anima di questa manifestazione era l’instancabile Pina, moglie di Mimmo Lucano. Per questa festa arrivavano tessitori e appassionati da tutto il mondo perché era entusiasmante seguire per una settimana tutto il ciclo di lavorazione della ginestra, dalla pianta al lavoro di tessitura. Frederich e Veronique sono due Francesi dell’Ardeche, dipartimento n. 07 a sud est, che hanno scelto di vivere in montagna a 1000 mt. s.l.m. in un villaggio abbandonato che si chiama

Rochebesse. Veronique e Sylvie, due compagne di liceo, decidono di riprendere l’allevamento delle capre che si praticava a Rochebesse e riattivare la produzione del formaggio tipico della zona che si chiama Picodon. Alla loro avventura si uniscono Pedro valente meccanico che si occupa del parco macchine, capitato per caso e infatuatosi del posto, e Frederich, giunto per essersi innamorato di Veronique. La loro unione lavorativa costituisce un raro esempio di tacito accordo in cui ognuno ci mette entusiasmo, passione e sacrificio. Oggi a distanza di 20 anni dalla partenza hanno raggiunto traguardi considerevoli ma il più alto e gratificante è il livello della qualità della vita che conducono. I ritmi di lavoro sono calibrati per soddisfare corpo e spirito, non sono mai di cattivo umore; la loro giornata inizia intorno alle 7.30 con la colazione, rito che dura un’ora circa. Verso le 9,00 inizia la prima

mungitura con metodo meccanico a cui provvedono le due donne, vi sono 5 postazioni e il latte viene automaticamente inviato alla vasca di raccolta. Dopo la mungitura le capre, circa 50, possono uscire dal capannone e guidate da Veronique o Sylvie, magistralmente coadiuvate da due cani da pastore border collie, vengono condotte al pascolo dove restano fino al tramonto. I cani le riportano al capannone e avviene la seconda mungitura. Questo ritmo dura da febbraio a metà novembre. La formaggeria è il regno di Frederich e vederlo in camice bianco, berretto, guanti e soprascarpe sembra un chirurgo in sala operatoria. Il Picodon è un formaggio che subisce una lavorazione particolare, il latte è inoculato con sieroinnesto e addizionato con caglio alla temperatura di 20-25° e dopo 18-48 ore, raggiunta l’acidità di 4-4,5 pH, la cagliata viene rotta e si procede alla messa in forma. Queste vengono più volte

Roccella: adottata la carta dei “Diritti della bambina” Nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne, il comune di Roccella Jonica ha adottato la carta “Dei diritti della Bambina”. Un momento importante reso possibile dalla Fidapa, che ha sostenuto da subito questo importante momento. Grazie al proprio impegno Fausta Tassone , Patrizia Pelle, la preside Fiorenza, e tutte le Fidapine permetteranno da oggi di stare a fianco di quelle bambine disagiate che, con un valido supporto di genitori, insegnanti e psicologi potranno vedere rispettati al meglio propri diritti.

SIDERNO

Torna l’officina creativa “inTERRAagire” Grande successo per BILOBA- officina creativa e il suo “inTERRAgire”, laboratorio di terra cruda in collaborazione con l’associazione turistica Pro Loco di Siderno. Nelle precedenti date (domenica 11 e domenica 18 novembre) si sono scoperte le caratteristiche e gli innumerevoli pregi che possiede questo materiale. Come comporre gli impasti, e successivamente, manipolarli creando manufatti partendo da nozioni base quali la realizzazione di piani, volumi e superfici lisce o con texture. I partecipanti, una volta appresi i primi rudimenti, hanno dato il meglio di sé mettendoci passione e creatività nei loro piccoli oggetti ispirandosi al periodo imminente del Natale o semplicemente facendo appello alla loro fantasia. BILOBA- officina creativa vi aspetta oggi pomeriggio, domenica 25 novembre presso i locali dell’associazione turistica Pro Loco di Siderno (via Lungomare delle Palme) per il suo ultimo atto e per raccontarvi di questo meraviglioso mondo che è la terra cruda.

SAN LUCA

Klaus Davi: “Intesteremo le vie di San Luca a Brand in cambio di investimenti” Klaus Davi, candidato sindaco di San Luca con una lista civica, promette una rivoluzione della toponomastica. In un’intervista a Spot and Web, promette di intestare vie ai grandi capitani di industria della storia d’Italia in cambio di un aiuto per le casse comunali: Via Barilla, via Versace, via Ferrero, via Agnelli e tanti altri, oltre a una via dedicata al magnate americano Paul Getty. Intanto il massmediologo conferma la sua presenza al faccia a faccia di giovedì 29 novembre alle ore 18 con lo sfidante Francesco Anoldo, sostenuto da “Calabresi in Movimento”. «Ho accettato la proposta per provare a riportare la democrazia a San Luca, dove non si vota da sei anni. Vorrei che si ricucisse finalmente lo strappo tra la politica e San Luca e la Calabria. Accetto volentieri il confronto con Anoldo ma, allo stesso tempo, invito un altro candidato locale a farsi avanti, sarebbe il benvenuto», conclude Davi.


rivoltate e la salatura avviene a secco, la rimozione dalle fiscelle dopo 48 ore. L’asciugatura dura circa 24 ore a una temperatura massima di 23° e la stagionatura dura mediamente otto giorni a una temperatura compresa tra i 12 e i 18° con almeno l’80% di umidità relativa. Le norme igieniche rigorosamente rispettate. Il formaggio viene venduto sul posto a piccole confezioni di 5 pezzi arrotolati in carta oliata al costo di 7,5 euro. Vi sono clienti che vengono anche da 30 km. per acquistarlo, la porta di casa è sempre aperta e vi è perennemente sul fuoco un bricco di acqua di sorgente, analizzata e certificata, per una tisana o un thè. Si percorre tanta strada di montagna per acquistare un prodotto tipico ma anche per respirare un’atmosfera bucolica in un ambiente mantenuto pulito e in tutto il villaggio non si trova un solo rifiuto o ammassi di ferraglie o suppellettili. Da qui passano alcuni sentieri di trekking a piedi e a cavallo o mountain bike,

allora i nostri amici hanno allestito un fabbricato sapientemente recuperato per ospitare persone che vogliono partecipare alle fasi di produzione in stage di 2 giorni. Dispongono di 20 posti letto in camere da sogno curate nei minimi particolari, i lavori sono stati fatti in economia col sistema dello scambio, gli abitanti della vallata si mobilitano sui progetti dei nuclei e tutto diventa più facile; le competenze di ognuno sono al servizio di tutti. La strada che conduce al loro paradiso è comunale ed è asfaltata e viene sgombrata regolarmente dalla neve, hanno energia elettrica, internet e telefono; si può pagare con carta di credito. A quando un Picodon d’Aspromonte? O ci manca qualcosa? Le capre? Il pascolo? Le competenze? O… cosa? Arturo Rocca

Una make up artist della Locride per Miss Europe Continental La make up artist della Locride Stefania Loccisano, è stata selezionate truccatrice ufficiale di Miss Europe Continental, evento nazionale svoltosi a Padova presso gli studi televisivi di Canale Italia. La forza d’animo che le ha permesso di trasformare una passione in un lavoro apprezzatissimo dagli esperti del settore, le ha permesso di raggiungere un traguardo importantissimo che, siamo certi, la convincerà a proseguire con maggiore convinzione questa strada ricca di successi.

poesia

Dal purgatorio

Siderno Calcio: Gianni Fiorenza subentra a Girolamo Mesiti

I risultati poco felici conseguiti in campo dall’ASD Siderno Calcio hanno convinto la società di calcio a rimuovere dall’incarico il pur stimato Girolamo Mesiti. Al suo posto subentra il Mister Gianni Fiorenza, sidernese doc e stimato nell’ambiente, che ha accettato con entusiasmo l’incarico nella speranza che la sua professionalità possa rapidamente invertire la tendenza dei risultati.

Non Caronte dallo Stige alla riva portò, altro mare dovette affrontare ed il salvò l’umana pietade! Oggi, Virgilio per l’arduo andare l’accompagna e più del di lui fardello il peso porta. Grande e l’impegno per nasconder tanta abbondanza, conquistata negli anni di arrogante e solerte prepotenza! Niuno riversare parola retro potea, perché suoi eran dominio e potenza! Qualcosa al tutto mancava, al volgo mostrar cotanto senno ch’el portò a grande sussistenza! Terreni, palazzi e yacht, altro che barchetta. Dalla terra che fu di Albion, ad onorarlo vennero. Or caro Virgilio, di delusion non porre pena, perché chi a te si affida non Dante se nomena! L’albatros

Buono l’inizio del CFT della Locride Si avvia positivamente il percorso del C.F.T. Locride nato dal 16 ottobre nelle cittadine di Roccella Ionica e Locri. I sei incontri tecnici-educativi presso il Centro Sportivo “N. Muscolo” di Roccella Ionica hanno evidenziato la entusiasmante presenza di ben 75 tra ragazzi e ragazze. Gli atleti, sotto le direttive di un attento staff tecnico-organizzativo, hanno sostenuto le attività programmate sull’intero territorio nazionale nelle sedi dei CFT. I giovani calciatori hanno svolto le sedute di allenamento con le nuove metodologie applicative durante le quali non vengono mai trascurati gli obiettivi educativi e formativi del gioco del calcio, diretti a strutturare la consapevolezza che il calcio è un validissimo strumento per la crescita sana ed equilibrata sul profilo psicomotorio. Proprio per raggiungere gli obiettivi prefissati, la FIGC adotta un programma di lavoro per il superamento di eventuali punti di debolezza quali: 1) dispersione del giovane talento in età giovanile; 2) difformità di indirizzi tecnici tra le varie società; 3) limitata cultura del lavoro del calciatore; 4) poca attenzione delle società sportive ad investire nei settori giovanili. Parallelamente cercherà di esaltare i propri punti di forza, quali: 1) Alto livello tecnico dei tecnici; 2) diffusione territoriale pervasiva delle società sportive con 46.306 squadre giovanili; 3) 824.238 giovani tesserati; 4) forte dimensione di integrazione sociale con 37.750 giovani calciatori stranieri tesserati. Inoltre, la partecipazione al programma del CFT potrebbe rivelarsi un’occasione importante per una prospettiva professionale di tanti giovani della Locride, territorio spesso associato ad eventi negativi e con assenza di prospettive di lavoro. Il 12 novembre 2018 i dirigenti ed i tecnici delle società sportive ricadenti su territorio provinciale, hanno potuto partecipare al 1° Workshop tecnico del Format CFT: “I pilastri, l’allenamento e la condizione”. I lavori hanno visto prima l’assistenza alle attività in campo presso il Centro Sportivo di Roccella Ionica, e a seguire una videolezione presso l’aula di riunione all’ex Convento dei Minimi. A relazionare durante l’incontro, il R.T. CFT area sud Christian Manfredi, il R.T. del CFT Locride Sammy Accursi e la psicologa Eliana Mesiti. Presente al completo lo staff tecnico-organizzativo guidato dal responsabile organizzativo prof. Giuseppe

Filastro. In conclusione, si comunica che è stato raggiunto un accordo di collaborazione con la Sezione AIA di Locri per una sinergica attività di formazione per i giovani arbitri sezionali, che potranno usufruire delle opportunità previste dal Centro Federale della Locride.

Siderno: parte la campagna di adesione alla Consulta Giovanile

È stata presenta lunedì 29/10/2018, nell’assemblea tenutasi presso la sala del Consiglio Comunale di Siderno, la campagna di adesione 2019 alla Consulta Comunale Giovanile. Il presidente Fabrizio Figliomeni ha introdotto i lavori, proseguiti con numerosi interventi da parte degli altri componenti del direttivo e da parte dei consiglieri intervenuti in assemblea. Il presidente, ha tracciato la direzione che intende percorrere il direttivo della Consulta, evidenziando la necessità di un maggior coinvolgimento dei giovani verso la politica e le istituzioni. La Consulta condurrà una campagna promozionale su diversi fronti: mass media, social network, incontri con associazioni giovanili e con gli studenti nelle scuole. Attraverso la campagna di adesione 2019 si mira ad un maggiore coinvolgimento dei giovani sidernesi nella politica giovanile e di creare aree tematiche all’interno dell’organigramma della Consulta incentrate e sviluppate in quei settori dove le problematiche dei giovani sono amplificate dalla difficoltà di sviluppare le idee positive del singolo e dalla mancanza di comunicazione con le istituzioni.



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intervista

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Con 20 mila ore da pilota e 16 mila da passeggero, Enzo Cappelleri, di Roccella, racconta la sua vita passata con la testa tra le nuvole

“Ho volato sul mondo per una vita ma mi mancava il mare di Roccella”

“Quando passavo sopra Roccella facevo un baccano tremendo, sapevano tutti che ero io. Quell’aeroplano faceva un suono simile a una melodia, quando lo sentivi ti vibrava tutto dentro che era una meraviglia”

Soffro di claustrofobia e non viaggio in aereo molto volentieri perché l’idea di non avere la terra sotto i piedi mi fa mancare l’aria. Ma sono sempre stata curiosa di conoscere la storia di Enzo, 76 anni di Roccella, che ha viaggiato per 20 mila ore da pilota e 16 mila da passeggero. Come ti sei avvicinato all’aeronautica? Sono cresciuto sin da bambino consapevole di quanto fosse duro portare avanti una famiglia, perché vivevo quotidianamente i sacrifici che i miei genitori facevano per tirare su me e i miei 5 fratelli. Ho studiato avendo come costante obiettivo quello di trovare un lavoro per rendermi indipendente e ripagare i miei genitori per tutto quello che avevano fatto. Poco tempo dopo aver conseguito il diploma, mi capitò di trovare al Comune di Roccella una locandina che presentava un bando di concorso per 120 Allievi Ufficiali Piloti di Complemento (AUPC). Non avevo mai sentito parlare di aeroplani, non ne avevo mai visto uno, non mi era mai sfiorata nemmeno l’idea di diventare pilota. La cosa però mi incuriosiva tantissimo. Avvenne tutto in poco tempo: mi diplomai a luglio del 1961, a novembre partii per Napoli, dove superai con successo visite mediche e test iniziali e nell’aprile del 1962 raggiunsi Lecce per iniziare il corso da Allievo Ufficiale Pilota. Quando hai volato per la prima volta? Il corso prevedeva un primo mese di esercita-

zioni militari, studio, navigazione, meteo, insomma tutte materie inerenti al volo. Solo dopo iniziammo a volare con un T6 americano, un biposto in tandem a elica che aveva fatto la guerra ottenendo ottimi risultati. Nel mio primo volo avevo come istruttore un Sottotenente, il quale pensò bene di inaugurare la giornata facendo acrobazie e giravolte. Ad un certo punto mi chiese tramite il collegamento radio: “Cappelleri, come va?”. Ci tengo

a precisare che, oltre all’imbracatura, al casco e al paracadute, ci davano 2-3 buste di plastica da mettere in tasca in caso di necessità, una cosa fondamentale a cui non si poteva fare a meno. Io in quel momento risposi che stavo bene, ma in realtà avevo già le buste in mano, e solo quando tornammo a terra lui si accorse del mio viso pallido e stravolto. Quindi la mia prima esperienza è stata abbastanza negativa, ma col passare del tempo, andava sempre meglio. Ho continuato a volare, a fare le prove con l’istruttore e, dopo le prime 28 missioni di doppio comando, iniziai finalmente quelle da solista. Andò sempre tutto bene per fortuna, e riuscii a completare con un esito più che soddisfacente le 130 missioni previste dal corso. Com’è proseguita la tua carriera? Svolsi il mio percorso da allievo pilota con la costante sensazione di dover ritornare a casa da un momento all’altro, ma mi godevo l’emozionante avventura di un ragazzo del meridione che rincorre con tenacia il suo sogno. In 33 completammo il corso, 15 destinati a diventare piloti di aeroplani a elica da trasporto e 18, tra cui io, saremmo diventati piloti di jet per missioni belliche, volando sui nuovi mezzi per l’impiego in guerra. Mi mandarono a Istrana, dove conobbi e volai con persone tra cui Nardini e Arpino che diventarono successivamente C.S.M.A. e Difesa. Diventai caccia intercettore sull’F86K, assegnato alla difesa del triangolo MilanoTorino-Genova, da eventuali attacchi aerei del blocco sovietico. Quando i radar intercettavano una traccia nemica, ci alzavamo in volo per abbatterli prima che raggiungessero l’obiettivo che noi proteggevamo. Più tardi passai a pilotare l’F104, la bara volante, un aeroplano da mach 2,2 (2600 km/h) che portava sia missili che cannoni da 24 mm, capaci di sparare

migliaia di colpi al minuto. Dopo essere diventato Ufficiale Effettivo presi contatti con l’Itavia e mi trasferii a Roma nel gennaio del 1972, dove iniziai a lavorare prima come pilota, poi come comandante e alla fine come istruttore. Ma in seguito al fallimento della società, causato dalla caduta di un aeroplano il 28 giugno 1980 e alla successiva campagna di stampa negativa sulla qualità della manutenzione, andammo tutti in cassa integrazione. Rimanendo senza lavoro ho accettato di spostarmi in Libia per istruire i futuri piloti di Gheddafi. Rimasi lì per 2 indimenticabili mesi, rientrato in Italia nel periodo del ramadan, mi chiamarono da Roma per iniziare la mia carriera in Alitalia. Ho avuto grandissime soddisfazioni come capitano di aeromobili e ho portato in giro per il mondo migliaia di persone, rendendomi conto di quanta inaspettata considerazione e stima ci fosse intorno a me, sia tra i passeggeri che tra i miei collaboratori. Qual è stato il periodo più bello della tua vita? Nel periodo in cui ero istruttore dell’Itavia, è entrato in servizio l’ATR 42-72, un aeroplano a elica per brevi viaggi. Le nazioni che acquistavano il mezzo, avevano bisogno di un istruttore che addestrasse i futuri piloti. Scelsero me e iniziò il periodo più bello della mia vita. Lasciai Alitalia e andai in Francia in Aerospatiale. Portavo l’aeroplano e i piloti nell’ultimo viaggio di rientro nelle loro nazioni, in giro per il mondo tra Europa, Nord e Sud America, Nuova Zelanda, Hawaii, Cina e India. Ricordi qualche evento particolare della tua esperienza? Mi ricordo che, rientrando da un viaggio in Grecia, il comandante di volo mi chiese la sera prima con la cartina in mano: “Cappellazzo, di dove sei tu?”. Io gli feci vedere il punto preciso dove si trovava Roccella. L’indomani quando

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volavamo sopra Corfù ci fece spegnere il segnale che comunicava la posizione alla base e invece di fare la rotta che avevamo stabilito e comunicato, girammo verso sinistra arrivando sulla costa calabrese. Guardando il panorama riconobbi il ponte di San Fili ed esclamai: “Giriamo 10 chilometri a sud”. E alle 10 e mezza di domenica mattina passammo su Roccella con 4 F104. Bisogna sempre rispettare un piano di volo, ma quel giorno facemmo tante infrazioni e solo quando ci trovammo nuovamente sulla rotta stabilita, riaccendemmo il trasponder. Successe altre volte di volare sopra Roccella e tutte le volte facevo un baccano tremendo, sapevano tutti che ero io. Quell’aeroplano faceva un suono simile a una melodia, quando lo sentivi ti vibrava tutto dentro che era una meraviglia. Quale passione coltivi ancora oggi? Dopo essere andato in pensione ho deciso di dedicarmi a una mia vecchia passione. Ho sempre amato la terra, sono stato per aria e alla fine mi mancava il mare. Così da un piccolo motoscafo che già possedevo sono passato a una barca a motore, per prenderne poi una a vela che ancora oggi utilizzo per qualche uscita con famiglia e amici. Negli ultimi anni mi dedico alla Lega Navale di Roccella con persone che condividono la mia stessa passione, organizzando attività che mirano soprattutto ad avvicinare i giovani al mondo della vela e a insegnare loro il rispetto per il mare. Hai mai avuto paura? Non mi sono mai posto il problema del pericolo o della paura, non ci ho nemmeno mai pensato. Ho avuto parecchie disavventure ma sono stato sempre determinato e concentrato nel cercare di risolvere tutto, forse con qualche tremolio di gambe una volta arrivati a terra. Per fare questo lavoro non devi avere paura, ho imparato a volare con la nebbia e anche di venerdì 17. Durante una missione notturna su Venezia, mi capitò che il motore dell’F86K che stavo pilotando si spense, forse a causa di un guasto o del ghiaccio sulle centraline. Con sangue freddo cercai di evitare qualsiasi errore impostando il circuito di emergenza per l’atterraggio, tentando ripetutamente di riavviare il motore. Dopo circa mezz’ora, all’altezza di 1.500 metri, fortunatamente si riaccese e riuscii ad arrivare a terra con non troppa difficoltà. C’è qualche persona che ringrazi per tutto questo? Nessuno mi ha spinto a fare questo, sono stato quasi costretto dalla necessità di trovare un lavoro al più presto. Poi nell’ambiente militare ho conosciuto persone squisite, fondamentali per il mio percorso e, nonostante le differenze di grado, il rapporto che ci legava e che continua ancora oggi, è sempre di stima e rispetto reciproco. Giorgia Coluccio

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Ariete La luna sfavorevole nella giornata di lunedì creerà malumori e contrattempi, ma già a partire da martedì la situazione migliorerà. Attenzione, però, alla giornata di domenica: luna e Venere in opposizione potrebbero generare forti litigi col partner!

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Coppia d’assi Il nostro Santino Cardamone posa con il sempreverde Stefano Belisari, meglio conosciuto con il nome d’arte Elio di Elio e le Storie Tese. Un’accoppiata che fece faville durante X-Factor e che speriamo di rivedere presto assieme, magari in un duetto…

Vittorie al gusto di meridione Il responsabile vendite della Ducati Francesco Milicia, originario di Locri, abbraccia il centauro della Moto GP Andrea Dovizioso dopo la sua vittoria all’ultima tappa del campionato 2018, che ha incoronato Marc Márquez campione del mondo per la 5ª volta.

Toro Non perdere tempo: fino a domenica le stelle saranno pronte a venire in tuo soccorso, regalandoti contatti e occasioni. A partire dalla prossima settimana, invece, Mercurio in opposizione potrebbe creare dei blocchi. L’amore ti sarà di sostegno. Gemelli A partire dalla giornata di domenica diventerà più semplice per il tuo segno risolvere problemi in ambito lavorativo e trovare gli accordi necessari con capi, colleghi e conoscenti. Intanto punta tutto sulle giornate fortunate di martedì e mercoledì. Cancro La settimana comincia con una giornata super-fortunata! Potrebbe arrivare qualche bella notizia o un’occasione che non ti aspetti. Parecchio fortunate saranno anche le giornate di giovedì, venerdì e sabato. Ma ci saranno tensioni sul fronte sentimentale… Leone È un periodo di grande ripresa sia sul fronte del lavoro che su quello sentimentale. Le giornate di martedì e mercoledì, con la luna in congiunzione, saranno davvero super. Ma dalla prossima settimana in ufficio potrebbe presentarsi qualche problema.

Somiglianze L’attore Sergio Rubini abbraccia Ercole Macrì, che il comune amico Giorgio Ferraro ha sempre sostenuto essere la versione sidernese dell’interprete pugliese. Lo ringraziamo con questa foto per averci fatto ottenere una splendida intervista con Sergio!

Rappresentazioni di spessore Questa settimana è andato in scena al Politeama di Catanzaro il Don Chisciotte di Stefano Fresi e Alessandro Benvenuti, in questa foto in posa assieme a Gianvito Casadonte, che sempre più forte preme sull’acceleratore delle cultura delle nostra Calabria…

Vergine Fino alla giornata di domenica, il pianeta Mercurio potrebbe giocarti dei brutti scherzi, soprattutto in ambito lavorativo. Ma dalla settimana successiva noterai una bella ripresa. Intanto goditi una luna super-fortunata giovedì, venerdì e sabato. Bilancia Questa sarà per il tuo segno una settimana davvero serena e piena di belle sorprese! Venere in congiunzione ti promette grandi emozioni e incontri da non dimenticare, mentre Mercurio è pronto a offrirti nuove occasioni, successi e conferme sul lavoro.

Coincidenze giornalistiche Antonello e Marco Lupis accomunati non soltanto dal cognome, ma anche dalla professione di giornalisti che li ha portati a collaborare con testate nazionali, posano assieme al segretario generale del sindacato giornalisti della Calabria Carlo Parisi.

La chiamata Pino Lombardo, decano dei giornalisti della Locride, pur non riuscendo a nascondere l’apparizione di visioni oniriche a causa della stanchezza del suo sempiterno girovagare, non perde la voglia di scherzare con il nostro fotografo.

50 da bere Facciamo i nostri migliori auguri a Giuliana Speziale e alla sua splendida famiglia, in questi giorni impegnata negli splendidi festeggiamenti per i suoi meravigliosi 50 anni, portati come un dono da sfoggiare con orgoglio…

A tu per tu col direttore Carmela Murdaca, dinamica commercialista e membro della rete del vino di Bianco, abbraccia Pino Serra, storico direttore della sede di Siderno della Banca Nazionale del Lavoro oggi purtroppo rimpianto da più di qualcuno…

Scorpione A partire dalla giornata di domenica il pianeta Mercurio tornerà a essere in congiunzione! Preparati quindi, nelle prossime settimane, a ricevere proposte inaspettate, promozioni o risposte positive riguardo i tuoi progetti. Intanto cerca di avere pazienza… Sagittario Ti conviene non perdere tempo: Mercurio resterà in congiunzione fino alla giornata di domenica e ti aiuta a risolvere questioni lavorative rimaste in sospeso, oppure ad avanzare delle proposte o delle richieste. L’amore è favorito dal bell’aspetto di Venere. Capricorno Venere sfavorevole continua a darti del filo da torcere: col partner la tensione sarà tangibile e trovare un accordo e un dialogo, soprattutto nella giornata parecchio nervosa di lunedì, sarà difficile. Buone notizie, invece, sul fronte del lavoro…

Rievocazioni Natale Bianchi e Giuseppe Belcastro, oggi entrambi attivisti del Movimento 5 Stelle, posando assieme ci ricordano quando, da più giovani, appartenenti a ideologie diverse furono protagonisti indiscussi della vera lotta alla mafia.

Acquario Sfrutta al massimo la posizione di Mercurio, favorevole al tuo segno fino alla giornata di domenica: dalla prossima settimana trovare occasioni e contatti potrebbe non essere più così semplice. Venere favorevole aiuta la tua relazione a fare passi avanti. Pesci Ancora una settimana di Mercurio sfavorevole e, a partire già dalla giornata di domenica, le cose cominceranno a girare per il verso giusto! Tutto quello che adesso ti sembra insuperabile presto diverrà facilmente risolvibile. Porta pazienza e non mollare!




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