Riviera nº 48 del 26/11/2017

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CONTROCOPERTINA/ TRAGUARDI

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Domenica 26 Novembre 3

Il Gambero Rosso di Marina di Gioiosa Ionica riceve per il 5º anno consecutivo una prestigiosissima stella Michelin, ma uno dei titolari, Francesco Sculli, ci tiene ad attribuire gran parte del merito ai prodotti della Locride e a una filosofia di lavoro che potrebbe garantire il raggiungimento di grandi risultati non solo al proprio locale, ma a tanti altri presenti nel nostro comprensorio.

La Michelin invia giudici che, nel pieno anonimato, valutano qualità dei prodotti, servizio, ambiente e, soprattutto, la costanza, elementi sui quali Il gambero rosso ha sempre puntato molto.

Secondo Sculli bisogna specializzarsi nell’eccellenza microterritoriale e fare rete con i colleghi esperti di altri piatti per convincere i turisti a provare diversi locali.

“La stella Michelin non è del Gambero Rosso, ma della Locride” Il Gambero Rosso, di Marina di Gioiosa Ionica, si conferma ancora una volta locale di eccellenza del nostro comprensorio. La scorsa settimana, infatti, sono state rese note le “stelle” attribuite dalla prestigiosa guida Michelin ai migliori locali del Paese e, nell’anno in cui i guru dell’enogastronomia made in Italy hanno perso smalto meritando una cascata di riconoscimenti in meno (clamorose le stelle perse da Carlo Cracco e Claudio Sadler), il Gambero Rosso continua la sua striscia positiva di riconoscimenti iniziata ormai cinque anni fa. Ovviamente enorme la soddisfazione dei titolari e dello staff, ma anche di quella Locride del buon gusto che conferma di avere tutte le carte in regola per diventare meta ambita del turismo enogastronomico. «La Michelin - ci spiega Francesco Sculli, titolare del locale di Marina di Gioiosa Ionica, - manda periodicamente degli ispettori che, nel pieno anonimato, fanno un tour dei locali di zona valutando la qualità dei piatti, ma anche la tecnica di presentazione, il servizio, l’ambiente e, soprattutto, la costanza. Noi abbiamo sempre investito proprio su qualità e formazione, elementi che non abbiamo intenzione di lasciare per strada. «Abbiamo ottenuto questo prestigioso riconoscimento per la prima volta nel biennio 2012/2013 e stiamo riuscendo a mantenerlo nel tempo con

grande sacrificio. Indipendentemente dalla stella, comunque, credo che ad essere vincente sia la nostra filosofia di lavoro, volta a investire in questi elementi al fine esclusivo di soddisfare il cliente che ci visita, spesso facendo molti chilometri, venendo addirittura da fuori regione, perché sa della qualità del nostro prodotto o del riconoscimento internazionale che abbiamo ottenuto. Questo, naturalmente, è un elemento che costituisce una gratificazione personale, ma anche per la Locride, perché quando vendiamo un piatto vendiamo la Calabria, vendiamo il territorio. Utilizziamo infatti esclusivamente un pescato locale, verdure e ortaggi a km 0 che ci vengono consegnati direttamente dai contadini… Se abbiamo ottenuto questo risultato è innanzitutto perché, ad essere eccezionale, è la materia prima. Ritengo che questo sia uno degli elementi per cui la Locride si difende benissimo dal punto di vista enogastronomico rispetto a tante altre zone della nostre regione e, senza avere la pretesa di dare consigli ai miei colleghi, credo che ponendo nel modo giusto l’accento sulle diverse identità enogastronomiche territoriali, la situazione non potrà che migliorare. «Mi spiego meglio: dal giorno della nostra apertura, nel 1979/1980, ci siamo concentrati sulla preparazione del pesce adottando una filosofia di lavoro che ci sta dando ottimi risultati. È chiaro che, con

il trascorrere del tempo, ci siamo dovuti adattare ai periodi storici ma, pur trattando la carne in maniera molto ridotta (ed esclusivamente per quei clienti che non mangiano pesce o che soffrono di allergie), ragion per cui non abbiamo mai avuto la pretesa di lavorare alla pari con locali che trattano carne in maniera esclusiva, confrontandoci con altre realtà, anche prestigiose, anche extraregionali, ci siamo resi conto di poter sempre dire la nostra. Per questa ragione, puntando l’accento sull’identità territoriale come già molti locali del comprensorio sono riusciti a fare, penso ai tanti ristoranti di Mammola specializzatisi nella preparazione e nel servizio dello stocco, si potrà anche raggiungere il non secondario obiettivo di lavorare in sinergia tra i diversi locali del comprensorio, convincendo i clienti a trattenersi nella Locride e a effettuare un vero e proprio minitour enogastronomico per assaggiare le nostre specialità nei diversi locali che le trattano in modo migliore. «È un modo efficace di fare rete senza campanilismi e volontà di prevaricazione, in grado di creare un indotto di materie prime di cui i clienti sono alla ricerca costante e di dare maggiore impulso a un turismo enogastronomico di già grande qualità». Jacopo Giuca


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ATTUALITÀ

Domenica 26 Novembre 4

La Locride che non si arrende ILARIO AMMENDOLIA

GIUDIZIARIA

L’attività finanziaria abusiva In riferimento al reato di abusiva attività finanziaria insistono alcune massime della Corte di Cassazione. Si riportano di seguito le principali, quelle che, per intenderci, sono richiamate in alcune recenti indagini della Procura distrettuale antimafia che hanno riguardato soggetti gravitanti o, in alcuni casi, ritenuti intranei a consorterie criminose riconducibili a potenti clan di ’ndrangheta, che hanno interesse a reinvestire sul territorio una fetta di proventi di attività illecite ma anche l’interesse di infiltrarsi in aziende che, sofferenti per via di congiunture finanziarie negative non hanno ottenuto prestiti o il loro rinnovo, e persino il blocco del fido, e si sono dovute rivolgere a emissari delle “famiglie” che, oltre alla restituzione del prestito, a percentuali iperboliche, riescono ad acquisire il controllo della società in sofferenza. Per quanto riguarda l’individuazione del reato di abusiva attività finanziaria di cui all'art. 132 del D.L.G. 1 settembre 1993, n. 385, in relazione agli “elementi costitutivi”, si richiama la sentenza della Sesta Sezione, n. 5118 del 12/02/1999 Dd. (dep. 21/0411999) Rv. 213674: «Per la configurazione del reato di abusiva attività finanziaria, di cui all'art. 132 d. 19s. 1 settembre 1993, n. 385 (testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia) è indispensabile che l'agente - anche singolo professionista, al di fuori di una struttura societaria (art. 121 del t.U. n. 385/1993) - ponga in essere una delle condotte indicate nell'art. 106 del medesimo decreto (concessione di finanziamenti sotto qualsiasi forma, assunzione di partecipazioni, prestazione di servizi a pagamento, intermediazione in cambi) inserendosi nel libero mercato e sottraendosi, in tal modo, ai controlli di legge. Non è necessario, peraltro, che tali servizi siano resi al ''pubblico'' inteso in senso di comunità indifferenziata dei destinatari, essendo sufficiente che vengano rivolti anche a una ristretta cerchia di soggetti, e senza che rilevi, altresì, la destinazione da costoro data al denaro. (Nella specie trattavasi di attività di "cambista" presso una casa da giuoco, il quale erogava prestiti ai frequentatori della medesima casa "scontando" assegni bancari)». Altra sentenza richiamata è quella della Sezione II, Sentenza n. 1628 del 14/12/2001 Dd. (dep. 21/01/2004) Rv. 227308: «Per la configurabilità del reato previsto dall'art. 132 D.Lgs. 1 settembre 1993 n. 385 ( esercizio abusivo dell'attività finanziaria) è sufficiente l'erogazione anche di un solo finanziamento in violazione dell'obbligo di iscrizione negli elenchi di cui agli artt. 106 e 113 del T. U. e che tale finanziamento sia rivolto ad una cerchia anche ristretta di persone. Infatti il reato non richiede per il suo perfezionamento ne' l'abitualità ne' che l'offerta sia rivolta al pubblico». Infine per le “Condotte concorsuali”, insistono i principi dettati dalla sentenza della II sezione della Cassazione, n. 14005 del 05/04/2006 Cc. (dep. 20/04/2006) Rv. 234139, laddove rileva che : «le attività di gestione dei conti correnti dai quali i finanziamenti possono essere tratti o sui quali possono rientrare le quote restituite dai clienti, ove dette attività siano complementari alle erogazioni originarie dei finanziamenti in quanto dirette a completare le operazioni relative ai finanziamenti stessi e ad assicurare il profitto delle operazioni, costituiscono forme di partecipazione concorsuale al reato di esercizio abusivo di attività finanziaria di cui all'art. 132 D.Lgs. n. 385 del 1993, la cui condotta tipica si sostanzia nella concessione di finanziamenti sotto qualsiasi forma, nell'assunzione di partecipazioni, nella prestazione di servizi a pagamento, nell'intermediazione in cambi».

Faremo in modo che si ritorni a parlare della Locride per le sue bellezze, per la fierezza e l’ingegno dei suoi abitanti, per la sua storia, per i sacrifici di popolo testardamente tenace e non meno onesto di altri.

Il primo dicembre ci siamo dati appuntamento al Grand Hotel President di Siderno alle ore 18,00. Ci sarà Pino Aprile, Mimmo Gangemi e altri, presiederà Mario Filocamo. Ovviamente mi auguro che ci saremo “Noi” e così in tanti da far capire che la Locride non abbassa la testa. Anche perché la nostra iniziativa si svolge in un momento particolarmente grave per la Jonica. Non porteremo vessilli di parte ma se una bandiera ci dovesse essere sarà quella della nostra Terra e della nostra gente. Non saremo “neo borbonici”, né nostalgici perché il nostro pensiero è positivo ed è rivolto al futuro. Perché ci riuniamo? Provo a dirlo in poche parole: se qualcuno a Torino, Roma o Milano dicesse “Locride” il pensiero corre alla ‘ndrangheta. Il nome Calabria è accostato alle cosche più che ai Bronzi di Riace. Oggi più che mai. Eppure in questo fazzoletto di terra non più grande di un modesto quartiere di una piccola città, nello spazio di pochi chilometri esistono gli scavi di Locri, quelli dell’antica Kaulon, la villa romana di Casignana, tante torri e castelli, la Cattolica di Stilo, San Giovanni Therestri, il mosaico bizantino di San Zaccheria. Un’infinità di stupende Chiese. Centri storici di assoluta eccellenza come Gerace, Stilo, Caulonia, Placanica ecc. L’eremo di Sant’Ilario, il Santuario di Polsi. Le nostre valli sono un incanto dal Marmarico al Buonamico passando per l’Allaro. Nel panorama culturale predomina la figura eccezionale di Tommaso Campanella, il filosofo che ancora fa parlare di sè il mondo intero per la sua “Città del Sole” e poi Corrado Alvaro, Mario La Cava, Saverio Strati, Francesco Perri, Nicola Zitara, Pasquino Crupi. Alle nostre spalle si erge imponente l’Aspromonte declinante verso le Serre, mentre dall’altra parte brilla il mar Jonio. Qui, il sindaco di Riace, Mimmo Lucano, ha creato un modello di accoglienza che ha avuto riconoscimenti in tutto il mondo fecondando la nostra antica cultura di ospitalità. Qui - in condizioni difficili - sono stati realizzati telai e fabbriche, aziende agricole di avanguardia. Qui abbiamo avuto (e abbiamo) ottimi medici anche quando hanno operato in condizioni proibitive, valenti avvocati, famosi latinisti, intellettuali di assoluto riguardo, bravi poeti dialettali, musicisti, artisti. Contadini, artigiani e operai tra i più tenaci e laboriosi di Europa. Qui i suoni di chitarra e di organetto hanno accompagnato per secoli la tarantella che è stata un ballo di massa. La quadriglia dei poveri! Mi fermo ma potrei continuare per ore. Quindi, va tutto bene? Assolutamente No! Alle vecchie malattie si sono aggiunte altre e nuove. È vero: la nostra terra qualche volta trema e altre volte frana verso valle, i nostri torrenti da tranquilli rigagnoli, in poche ore, diventano gonfi e rabbiosi trascinando ogni cosa nella loro folle corsa verso il mare. Tuttavia, siccome non voglio recitare la parte dello “zio” nel film

Jonny Stecchino, dirò subito del grave morbo della ‘ndrangheta che ha causato a questa nostra terra lutti, carcere, sofferenze e umiliazioni. Una ferita che si aggiunge ad altre ancora più antiche ma non meno gravi quali le profonde sacche di esclusione sociale, di emarginazione e di ignoranza. Le inaccettabili disuguaglianze e gli anacronistici privilegi dei pochi. Accanto a tutto ciò, esiste una classe dirigente provinciale e regionale e, molto spesso anche locale che, nel suo complesso, è inadeguata e che non è sicuramente all’altezza dell’attuale momento storico. Composta da pseudo “esponenti” di questo o quel partito che si sentono legittimati a governarci e a rappresentarci in nome di Renzi, di Berlusconi o di Grillo e non per le idee che hanno in testa, per un progetto di governo o per l’impegno verso la propria terra e la propria gente. In parte siamo responsabili delle cose che non vanno bene, e poco determinati nel combattere ciò che va male. Solo in piccola parte però! Perché con la scusa di curarci l’influenza sono intervenuti portandoci la lebbra, la rogna e la tigna. Siamo diventati mafiosi al 27%. Non per un errore di scrittura ma perché la cifra del 27% è stata funzionale agli eroi dell’antimafia per trasformare questa terra nel loro palcoscenico. Sono entrati a gamba tesa per metterci fuori gioco, ferirci e mortificarci. Ci fanno andare in prima pagina dei giornali nazionali con retate che si rivelano sistematicamente dei flop. All’indomani del delitto “Fortugno” hanno nominato generali e prefetti a reggere l’ospedale di Locri e a riscattarlo dalla presenza mafiosa ma i risultati sono sotto gli occhi di tutti. La verità e che nessun problema verrà risolto finché non riusciremo a svegliare il gigante addormentato. Non parlo di plebe vociante e qualunquista, ma di un popolo consapevole che riacquisti fiducia in se stesso, si riscatti dal segno criminale che ci è stato imposto sulla fronte, non subisca da agnello mansueto il fatto che siano altri - con la complicità di capi, capetti e ascari locali - a commissariarci, e a governarci a vita. E quel che è peggio, ricavando la loro legittimità nella nostra presunta minorità mentale, nel nostro DNA mafioso, nelle nostre scarse virtù morali, dell’inesistente senso civico. Tutto qua! Ritorno all’inizio dell’articolo per ribadire che insieme possiamo fare in modo che si ritorni a parlare della Locride per le sue bellezze, per la fierezza e l’ingegno dei suoi abitanti, per la sua storia, per i sacrifici di popolo testardamente tenace e non meno onesto di altri. Il primo dicembre sarà una tappa importante e ulteriore per una strategia meridionalista che non si alimenta da fuochi di paglia. Una strategia in cui trovino il giusto spazio i nostri problemi. Dobbiamo trovare il coraggio di rifiutare quel tozzo di pane che ci viene gettato a terra e che serve per tenerci alla catena perché ci sono tutte le condizioni per guadagnarci onestamente pane e companatico.

C ACHI

LA TERR Continua la nostra carrellata di parlamentari eletti in Calabria e l’analisi sommaria del loro operato nell’ultima legislatura per cercare di comprendere se valga la pena o meno rieleggerli durante le politiche di primavera. Dalila Nesci, di Tropea, è stata eletta nel 2013 in qualità di capolista del Movimento 5 Stelle, all’interno del quale milita a tutt’oggi con grande orgoglio. È componente della Commissione Permanente Affari sociali e della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi. Ha un indice di produttività parlamentare, (un dato che prende in esame il numero, la tipologia, il consenso e l’iter degli atti presentati dai parlamentari in modo da poterli confrontare tra di loro) di 297,7, che la rende il 145ª parlamentare più produttiva su 630. Per la Calabria ha presentato: Disegni di legge …………………………………0 Mozioni …………………………………………..0 Interpellanze …………………………………….3 Interrogazioni a risposta orale ……………………1 Interrogazioni a risposta scritta ………………….74 Interrogazioni in commissione …………………17 Risoluzioni in commissione……………………….1 Ordine del giorno ……………………………….1 Emendamenti ……………………………………2 La sua azione politica si è concentrata sul caso “Mala Sanitas” e sul disavanzo sanitario, ha posto l’accento su povertà, tutela dei prodotti a km 0, sviluppo agroalimentare, depurazione, tutela del patrimonio culturale, legalità, incompatibilità delle cariche, disoccupazione e università, ponendo inoltre l’accento sull’emergenza sanitaria, idrica e idrogeologica, del Viadotto Italia, dell’alluvione del 2015 nella Locride, della depurazione, della tutela dell’antica Kaulon, della Sacal, dell’ospedale di Locri, dei commissariamenti, dei vaccini e dell’atterraggio

DEI

DI JACOPO GIUCA

dell’elicottero degli sposi al centro di Nicotera. Seconda parlamentare, dopo Ernesto Magorno, a presentare una risoluzione in commissione relativa alle abbondanti piogge dell’anno scorso, ha presentato un ordine del giorno sull’infestazione di coleotteri nella Piana e due emendamenti sulla crescita economica sostenibile, per un totale di 99 atti, di cui 65 in qualità di primo firmatario dedicati alla nostra regione. Nicodemo Nazzareno Oliverio, di Cirò, è stato eletto nelle fila del PD dopo che la stessa direzione nazionale del partito ne aveva deciso la candidatura. Componente della Commissione permanente Agricoltura, ha un indice di produttività parlamentare di 407,7, che lo rende il 67º parlamentare più produttivo su 630. Per la Calabria ha presentato: Disegni di legge …………………………………0 Mozioni …………………………………………..1 Interpellanze …………………………………….1 Interrogazioni a risposta orale ……………………3 Interrogazioni a risposta scritta ………………….47 Interrogazioni in commissione …………………23 Risoluzioni in commissione……………………….3 Ordine del giorno ……………………………….3 Emendamenti ……………………………………1 La sua azione politica si è concentrata su crescita nel rispetto dei canoni imposti dall’UE, valorizzazione territoriale, dissesto idrogeologico, trasporti, criminalità, scuola, disagio ambientale, sanità, tutela delle aziende, maltempo, organizzazione del Giro d’Italia, coesione territoriale, disoccupazione, tutela degli allevatori e dei prodotti a km 0, possibilità della presenza di una terra dei fuochi in Calabria ed emergenza infrastrutturale, ambientale e Alitalia, per un totale di 82 atti, di cui 63 in qualità di primo firmatario dedicati alla nostra regione.



COPERTINA

Vi è una precisa volontà politica, non riconducibile a questo o quel governo, che tende a rispondere ai disagi e ai problemi del Sud, al dramma della Locride facendo diventare “crimine” ogni cosa: i rapporti di parentela, le frequentazioni, i colloqui telefonici, i matrimoni, i funerali, e i Battesimi, le strette di mano.

Criminali La Locride è considerata “zona pericolosa”. da ciò discende la sospensione della libertà e delle garanzie costituzionali E così il “regime” avanza. Un’avanzata non riconducibile a questo o quel partito politico e dietro cui si intravede la nuova strategia attraverso cui l’eterna “razza padrona”, cooptando anche i capi mafiosi, impone il suo potere.

per forza ILARIO AMMENDOLIA Si avverte tanta amarezza apprendendo che il governo ha sciolto in un solo colpo cinque comuni calabresi. Amarezza che si trasforma in rabbia sapendo come sono andate le cose a Marina di Gioiosa. Poi si comprende che il caso è politico ed è su questo terreno che bisogna reagire con la massima determinazione anche perché i Costituenti hanno costruito la nostra Repubblica utilizzando i mattoni di una diffusa sovranità popolare. Quando si sfila un mattone - e se ne sta sfilando più d’uno - il rischio concreto è che venga giù l’intero edificio. Nei giorni scorsi in tutta la Calabria v’è stata una mobilitazione per chiedere ospedali decenti e si è risposto a stretto giro di posto sciogliendo cinque comuni. I nostri giovani chiedono lavoro e ci mandano una trentina di magistrati in più. In Calabria si alza ovunque un grido di uguaglianza e vengono mandati più militari a garantire questo “ordine” ingiusto. Tempo fa a Locri una mano disperata scriveva “meno sbirri e più lavoro” - (sbaglia indicando i poliziotti con l’appellativo di sbirri) - e mai “manifesto” fu più giusto e opportuno. Eppure s’è risposto dando la stura ai telegiornali e ai giornali di tutta Italia per certificare la nostra vicinanza alle cosche. Al convegno sulle mafie a Milano partecipano, oltre al Presidente della Repubblica, ministri prefetti e parlamentari. Giusto, e tuttavia pochi giorni prima non è stato trovato un solo sottosegretario disponibile a ricevere i nostri sin-

daci. Ciò detto, chiariamo una volta per tutti non siamo mafiosi nè “compari dei compari” ma amiamo la libertà e siamo affascinati dai valori della Costituzione. E se in nome della fasulla e teatrante lotta alla mafia, qualcuno volesse distruggere ciò che resta della nostra democrazia, noi abbiamo il dovere di opporci. Questo ci è stato insegnato da coloro che i valori di libertà li hanno invocati dalle galere e li hanno conquistati combattendo sui monti e nelle città. Se dovessi scegliere tra democrazia ferita dalle mafie e una dittatura tutta “ordine e disciplina” non avrei dubbi, ricordando a tutti che l’ultimo regime dittatoriale ci è costato qualche milione di morti, immense distruzioni, secoli di galera, orrende umiliazioni. Preferisco però una democrazia reale senza mafia e senza dover subire prepotenze del potere che aprono varchi verso il regime. Libertà dunque e a qualsiasi costo. Libertà dalle mafie, libertà dall’ottusa repressione che s’è scatenata in Calabria e nella Locride. Non ci stiamo a che il sindaco Vestito, senza alcuna possibilità di difendersi venga mandato a casa come si trattasse di un criminale. Non siamo stati zitti neanche anni fa quando gli amministratori di Marina sono stati arrestati e il consiglio comunale sciolto. Ed è un’amara consolazione registrare a distanza di anni che i fatti ci hanno dato ragione. Lo abbiamo fatto ovunque anche a San Luca. E anche in quest’ultimo caso, una sentenza della Cassazione dimostra

quanto fossero fondati i nostri dubbi. Il risultato è che a San Luca da allora non s’è più votato e non è una bella pagina per la democrazia. Vi è una precisa volontà politica, non riconducibile a questo o quel governo, che tende a rispondere ai disagi e ai problemi del Sud, al dramma della Locride facendo diventare “crimine” ogni cosa: i rapporti di parentela, le frequentazioni, i colloqui telefonici, i matrimoni, i funerali, e i Battesimi, le strette di mano. Nel secolo scorso si era coniato il termine di “classi pericolose” intendendo con questa parola i “poveri”, coloro che rotti dalla fatica frequentavano le cantine, quanti non si dimostravano docili all’ordine costituito. Oggi di fatto si parla “di territori pericolosi”. La Locride è abitata da “classi pericolose” ed è considerata “zona pericolosa”. Discende da ciò la sospensione di fatto della libertà e delle garanzie costituzionali. C’è chi individua la ‘ndrangheta nei nostri piccoli comuni che gestiscono miseria, invece, che scardinare i forzieri delle banche, penetrare nei paradisi fiscali, intercettare i privilegi della casta burocratico-politica ed economica che opprime il Paese. Dietro tutto ciò c’è il “regime” che avanza. Un’avanzata non riconducibile a questo o quel partito politico e dietro cui si intravede la nuova strategia attraverso cui l’eterna “razza padrona”, cooptando anche i capi mafiosi, impone il suo potere. Rispetto alla ‘ndrangheta, noi non ci collochiamo nell’altro emisfero in cui è consentito che qualcuno “in nome della legge” uccida la democrazia e scoraggi la partecipazione popolare al governo dei Comuni e del Paese.

Colleghi Sindaci, torniamo a Roma, questa volta a consegnare le nostre fasce ...”Sentire sulla propria pelle l’ingiustizia contro qualsiasi essere umano in qualunque parte del mondo” quella che ho sentito dentro l’anima vedendo le lacrime dell’assessore Napoli del comune di Marina di Gioiosa. Gli stessi occhi che si erano riempiti di lacrime per Hagi (un ragazzo del Senegal) per Musganh (una ragazzina afgana) affetti da gravi malattie soli nel mondo, in fuga dagli orrori delle guerre ospiti e nuovi cittadini del modello imperfetto di Riace. Così ho conosciuto il dottore Napoli del centro radio-

logico assieme al dottore Crinò e al dottore Morabito. Un aiuto senza niente pretendere dagli scarti dell’umanità. Non è possibile credere che persone con queste sensibilità possano avere complicità o collaborazioni con gli ambienti criminali. Dire di essere solidali con il sindaco del comune di Marina di Gioiosa e con tutti gli amministratori non deve essere solo un atto dovuto. Non basta, occorre fare altro. Voglio, se è possibile, nella qualità di sindaco di uno

dei comuni di questa terra di frontiera che è la Locride, trasmettere un appello all’Assemblea dei sindaci per ritornare a Roma, questa volta per consegnare le nostre fasce nelle mani del ministro degli Interni, che è anche della nostra terra. Non abbiamo bisogno di personalità e raccomandazioni della politica per essere ricevuti, solo le nostre facce e l’orgoglio di rappresentare una terra offesa e spesso umiliata dalla ‘ndrangheta ma anche dai poteri forti e deviati di uno stato che soffoca gli ultimi baluardi di democrazia rappresentati dalle comunità

locali. Non ci sono solo le emergenze sanità, criminalità organizzata: c’è anche un’emergenza democrazia. Dobbiamo fare i conti con poteri forti occulti e invisibili che umiliano e decidono il destino della nostra gente. Che nonostante tutto continua a credere in un’altra calabria possibile. Domenico Lucano (cittadino e sindaco di un paese dell’ultimo sud)


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Sciolti per complesso di Edipo Alla base degli scioglimenti dei comuni c’è il complesso di Castrazione teorizzato da Freud. A soffrire di questo complesso, da un lato, la politica e, dall'altro, la Prefettura. Mano nella mano, la politica sfoggiando un certificato di potere - purtroppo mozzo rilasciato dal popolo e la prefettura con un potere autocertificato - ma altrettanto mozzo vanno sterminando quel che resta della democrazia.

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO

Ogni qualvolta si presenti lo scioglimento di un consiglio comunale mi viene in mente Freud. E pensare che io i filosofi non è che li sopporti tanto, soprattutto quelli che se ne vanno in giro con stampata in faccia l'espressione insopportabile e indisponente: "sono un filosofo, non puoi che adorarmi". Mi viene in mente Freud, dicevo, e in particolare il complesso di castrazione da lui teorizzato. Non riesco a spiegarmi lo scioglimento di un comune in altro modo: alla base ci deve essere per forza una sofferenza. E a soffrire di questo complesso vedo, da un lato, la politica e, dall'altro, la prefettura. La politica che si serve della prefettura e la prefettura al servizio della politica. Questo perchè la politica ha il potere di macchiare, insozzare, incolpare ma non condannare, mentre la prefettura sa bene che tutto il suo potere si risolve in due parole "ti assolvo" e "ti condanno", che non è cosa da poco ma lei non lo sa, la politica sì. Lei non lo sa e ci soffre. E la sua sofferenza deriva soprattutto dal fatto che, vivendo in

Mascaro, sciopero della fame inutile. Lamezia sciolta per mafia per la terza volta

uno stato democratico in cui ogni potere deriva dal popolo, lei dal popolo non ha ricevuto proprio un bel nulla. Questo lei lo sa, la politica no. O almeno non più. Da questo equivoco nasce la loro alleanza. E così mano nella mano, la politica sfoggiando un certificato di potere - purtroppo mozzo - rilasciato dal popolo e la prefettura con un potere autocertificato - ma altrettanto mozzo - vanno sterminando quel che resta della democrazia. Comunque sia, politica e prefettura negli anni hanno sfruttato a vicenda i loro poteri, reali o presunti che siano. E la legge sullo scioglimento dei comuni è un esempio di nozze consumate a perdifiato. Se si fa un monitoraggio dell'applicazione di questa legge dal 1991 a oggi salta immediatamente all'occhio come ad essere investiti siano stati maggiormente i comuni sotto i 20.000 abitanti. Tra i comuni sopra i 100.000 abitanti, a parte Reggio Calabria, nessuno sciolto. Questo perchè nelle piccole realtà cittadine ci si conosce tutti ed è più facile che si vengano a creare rapporti di contiguità con soggetti legati alla 'ndrangheta?

È stato inutile lo sciopero della fame del sindaco di Lamezia Terme, Paolo Mascaro, che aveva iniziato la protesta con la speranza di essere ricevuto da chi di competenza per poter chiarire la propria posizione in merito agli atti che hanno convinto la Commissione d’accesso antimafia a proporre lo scioglimento del Comune per condizionamenti da parte della criminalità organizzata. Mascaro, nonostante la proposta dei commissari e certo di aver operato nei limiti della legalità, non ha voluto interrompere la propria azione amministrativa fino a mercoledì sera, quando è giunta in comune la decisione definitiva del Consiglio dei Ministri, che non ha tentennato nemmeno dinanzi alla dichiarazione di Mascaro che avrebbe continuato a lavorare per il bene dei suoi cittadini.

Domenica 26 Novembre 07

Non credo. Credo piuttosto che nelle piccole realtà non si corra il rischio di intaccare interessi politici di alto livello e quindi ci sia meno timore a fare terra bruciata. E, poi, se esistono questi soggetti legati alla 'ndrangheta che infettano perchè non si agisce su di loro anzichè sugli infettati, lasciando gli infetti a piede libero e pronti a infettare chi verrà dopo? Altro interrogativo che dovremmo porci è: perchè lo scioglimento dei comuni è sempre più spesso legato a casi conclamati di contiguità con gli ambienti criminosi (art.143 TUEL) e non "semplicemente" a gravi e ripetute violazioni di legge (artt.141-142)? E si badi bene che nelle relazioni delle commissioni d'accesso che dovrebbero individuare casi conclamati di infezione mafiosa, spesso - per non dire sempre - si parla di soggetti "presumibilmente vicini all'ambiente criminale", e di quell'ambiente criminale possono tranquillamente far parte incensurati, solo potenzialmente criminali. Quindi il conclamato diventa gonfiato. E a gonfiarlo ulteriormente ci penseranno tanti tronfi sparacazzate al servizio sia della prefettura che della politica, pronti con il loro semplicismo terribilmente manicheo a dare lezioni non richieste e a ripetere a memoria citazioni estratte a sorte di cui non capiscono il senso. Un teatrino che risponde alle regole della cultura dello sputtanamento, unica arma per affossare l'avversario politico e, con lui, intere comunità. E in questo i giornalisti danno il loro succoso contributo. Brutta razza i giornalisti, forse anche peggio dei filosofi. "Sciolti per mafia" e non "per violazioni di legge" macchia di più, stronca la carriera politica, stronca lo sviluppo di una comunità. Stiamo bene attenti all'uso strumentale delle parole quando si prestano a diventare marchi. Riflettendo sulle comunità sfasciate e sui moralisti sfasciatori mi è venuto in mente il libro "La macchia umana" di Philip Roth. Siamo nella rovente estate del 1998. L’America è ipocritamente sconvolta dall’ira dei moralisti per la scabrosa relazione sessuale del Presidente Clinton con l'avvenente Monica Lewinsky. Tutti i puritani si scagliano contro un uomo che non riesce a sottrarsi al desiderio di soddisfare i propri impulsi sessuali con una donna accondiscendente. Tutti a puntare il dito, un clamore insopportabile tanto da far sognare a uno dei personaggi del romanzo "un gigantesco striscione, dadaisticamente teso come uno degli involucri di Christo da un capo all’altro della Casa Bianca, con la scritta QUI ABITA UN ESSERE UMANO.” Dovremmo tenerla a mente questa scritta quando brandiamo macchie, macchioline o più semplicemente aloni, come una clava.


ATTUALITÀ

www.larivieraonline.com Domenica 26 Novembre 08 Caterina Belcastro: “Un luogo in cui promuovere cultura e pace” “È un orgoglio inaugurare un’opera che darà prestigio al nostra Paese, un luogo d’incontro, di confronto, di dialogo, dove promuovere la cultura della pace, lo scambio interculturale e la crescita della nostra comunità. L’importante struttura, dedicata al giovane Angelo Frammartino, esempio di pace e di solidarietà, è quindi per la nostra comunità un simbolo di speranza e di una ritrovata identità”.

Caulonia

sabato 2 dicembre l’inaugurazione del nuovo Auditorium

Siderno: questo pomeriggio un convegno sui figli delle vittime di femminicidio Questo pomeriggio, alle ore 17:00, presso la Libreria Mondadori del Centro Commerciale La Gru, il Circolo del Partito Democratico di Siderno terrà un convegno dal titolo: “I figli delle vittime di femminicidio: orfani 2 volte - Conseguenze e tutele. Quale futuro?”. Ai saluti del Segretario del PD di Siderno Mariateresa Fragomeni, seguiranno gli interventi della psicologa Luisa Marra, del membro del Direttivo PD di Siderno Laura Rullo, del Consigliere Comunale PD Salvatore Pellegrino e del membro della Commissione Pari opportunità della Città Metropolitana Giusy Massara. Le conclusioni saranno affidate all’Assessore al Comune di Reggio Calabria con delega alle politiche sociali, welfare e politiche della famiglia Lucia Anita Nucera. Modera il membro del Direttivo PD di Siderno Marinella Pagnotta. Al termine dei lavori, le allieve dell’Accademia di Arti Marziali del Maestro Cavallo si esibiranno in alcune tecniche di difesa personale.

La protesta romana spacca l’Assemblea dei sindaci della Locride Nel pomeriggio di lunedì, presso la Sala Consigliare del Comune di Siderno, si è tenuta la riunione dell’assemblea dei sindaci della Locride per fare il punto sulla sanità comprensoriale dopo la protesta dei nostri primi cittadini dinanzi a Palazzo Chigi. Iniziata con l’intento di smorzare i toni dopo le polemiche deflagrate sui social nei giorni successivi alla presto ribattezzata “gita a Roma”, l’assemblea, svoltasi alla presenza di 25 sindaci, ha nuovamente assunto toni polemici dopo gli interventi di apertura dei presidenti Franco Candia e Rosario Rocca, che hanno rispedito ai mittenti le accuse che indicavano nel viaggio

In seguito alla partenza di Federico Cafiero De Raho verso i lidi della Direzionale Nazionale Antimafia è rimasto vacante il seggio di Procuratore di Reggio Calabria. In attesa della nomina da parte del Consiglio Superiore della Magistratura del nuovo Procuratore della Repubblica della Città Metropolitana, comunque, all’inizio di questa settimana è stato ufficializzato il nome di colui che reggerà la Direzione Distrettuale Antimafia in questo periodo di “vacatio”. Si tratta di Gaetano Calogero Paci, procuratore aggiunto in grado di vantare una grandissima esperienza e di aggiudicarsi il ballottaggio con il collega Gerardo Dominijianni, mente il terzo aggiunto della Dda reggina, Giuseppe Lombardo, aveva già annunciato in tempi non sospetti di voler restare fuori dalla corsa interna per la guida transitoria dell’ente.

del 14 novembre una sorta di anticipo della campagna elettorale. Il sindaco di Portigliola Rocco Luglio, nonostante il tentativo di fare da paciere perpetrato da Domenico Vestito, ha ribadito di considerare il viaggio una figuraccia, dichiarazioni che hanno indignato il sindaco di Careri Giuseppe Giugno e quello di Bianco Aldo Canturi. Dopo aver incassato la critica del sindaco di Gioiosa Ionica Salvatore Fuda, l’assemblea ha poi finalmente accolto l’invito di passare “dalla protesta alla proposta” di Raffaele Sainato, approvando l’idea di costituire un osservatorio permanente in materia sanitaria.

La criminalità colpisce il presidente della Camera di Commercio di Reggio Nella notte tra il 20 e il 21 novembre il negozio dell'azienda vinicola di proprietà della famiglia del presidente della Camera di Commercio di Reggio Calabria, Antonino Tramontana, è stato cosparso di benzina e dato alle fiamme. L’esercizio commerciale, sito nel rione Gallico della Città Metropolitana, ha riportato danni ingentissimi, nella stessa notte in cui, nel medesimo rione, sono stati esplosi numerosi colpi di pistola contro le saracinesche di un supermerca-

Gaetano Paci procuratore “pro tempre” della Dea reggina

to. I due eventi, probabilmente interconnessi tra loro, hanno fatto tornare di grande attualità la faida di cui la zona è stata teatro negli ultimi mesi in seguito all’omicidio del boss Domenico Chirico, esponente di primo piano del raggruppamento mafioso che fa riferimento al boss ergastolano Pasquale Condello. Grande lo sdegno della politica e della società civile, che si è stretta attorno alla famiglia Tramontana condannando con forza l’atto intimidatorio.

Regione e ASP siglano l’accordo per la Casa della Salute di Siderno Nel pomeriggio di lunedì, presso la Cittadella Regionale di Catanzaro, è stata firmata la nuova convenzione per la Casa della Salute di Siderno, un accordo siglato dal Dirigente Generale del settore Lavori Pubblici della Regione Calabria Domenico Pallaria e il Direttore Generale dell’ASP RC Giacomino Brancati e inserita nel documento “Le Case della Salute - Un modello meta progettuale per la riqualificazione della rete ospedaliera regionale”. La convenzione prevede un finanziamento pari a € 9.760.000 per la realizzazione dell’intervento della “Casa della Salute” nel Comune di Siderno, nonché il rispetto degli obblighi derivanti dal sistema di monitoraggio previsto per il PAC.

CALABRESE PER CASO * di Giuseppe Romeo

Marciare su Roma… Non vorrei cimentarmi questa settimana nel commentare iniziative che hanno già avuto, e giustamente, dedicate pagine di questo giornale e favorito commenti di varia natura e contenuto in sedi diverse. E, altrettanto, non vorrei commettere lo stesso errore nel quale si cade facilmente in Calabria quando si assumono posizioni di critica, di dissenso o di rivendicazione: ovvero sconfinare nella deriva intellettuale del luogo comune. Tuttavia, forse, a margine della marcia su Roma dei sindaci della locride qualche pensiero credo sia necessario porlo se non altro per giusta cronaca di punti di vista che, in un indispensabile confronto dialettico dovrebbero aprire le porte alla riflessione, alla partecipazione e alla considerazione del pensiero altrui. Che la sanità in Calabria e nella locride manifesti delle sofferenze, sia nell’offerta dei servizi che nella qualità degli stessi, non è certo argomento poco noto. Tutt’altro. Così come, in fondo, mi pare sia altrettanto giusto che il cittadino si aspetti qualcosa di più in termini di prestazioni e di diagnostica, oltre che di primo soccorso ricordandosi che quello alla salute è un diritto garantito. Su questi argomenti avevo già scritto in passato con osservazioni e propo-

ste che si sono perse nelle righe di un quotidiano regionale di ben altra tiratura. Ciò che sorprende però, ad oggi, non è tanto la consapevolezza di una deriva socio-sanitaria verso una offerta di ben altra qualità rispetto a quanto proposto da regioni italiane ad altre latitudini, quanto il mettere al centro della vicenda della sanità il governo centrale come se eventuali responsabilità siano solo ed esclusivamente “romane”. Al di là del fatto che non ho letto, forse per mia incuria, proposte e progetti riorganizzativi posti in essere dai Comuni che sono i principali interlocutori delle Aziende sanitarie che incidono sui loro territori, mi sembra paradossale, e credo che tale libertà di pensiero mi possa essere concessa, che una iniziativa così importante di marciare su Roma si sia persa in un viaggio della speranza politica piuttosto che in una più concreta presa di coscienza degli errori di gestione di una politica sanitaria fatta in casa. Una politica della salute a cui sembra nessuno voglia rispondere, della quale si sono accettate scelte e nomine fatte mettendo al centro l’opportunità politica e non il diritto del cittadino di essere curato bene, da chi ne è capace e in strutture adeguate. Ora, io credo che la responsabilità non preveda spostamenti di fronte. Cioè, non può essere delegata o evitata. Essa richiede un

diretto esame di quanto si è fatto, di quanto si è proposto e non realizzato, ovvero, di quanto si poteva fare, proponendo, e non è stato fatto o, ancora, di quanto non si è controllato considerando il ruolo che ai comuni è affidato in termini di partecipazione all’esame del bilancio delle Aziende sanitarie. Ma, soprattutto, essa (la responsabilità) richiede la conoscenza del ruolo e degli oneri che sono a capo di chi oggi cerca colpe altrui sorvolando sulle proprie o su quelle della politica regionale della quale molti amministratori ne sono l’espressione locale. Non sta a me ricordare come e quanto la gestione della sanità sia un argomento “regionale”. Così come non credo che sia necessario sottolineare che se si pretende autonomia amministrativa come riconosciuto dalla Costituzione, anche se resa operativa solo dal 1977 – la sanità diventa una materia di autogoverno locale verso la quale, dai Comuni alla Regione, tutti sono legati da un reciproco vincolo di responsabilità giuridica, oltre che politica, di governance. Pensare in termini diversi dai precedenti significa solo ricercare, ancora una volta, un mezzo per trasferire inerzie, assenza di idee e mancanza di proposte altrove… ma tutto questo, allora, non ha più nulla a che fare con i mandati elettorali dei cittadini.



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SVILUPPO

Domenica 26 Novembre 10

Durante le vacanze estive la ZES in Calabria sembrava cosa fatta ma, come spesso accade in Italia, il dilungarsi dei tempi necessari ad approvare le leggi ha lasciato il discorso in sospeso. Abbiamo cercato di fare il punto della situazione e purtroppo, pare che si tutto nelle mani di amministrazioni locali ancora una volta inspiegabilmente in attesa di istruzioni che non arriveranno

È vero, la ZES a Gioia Tauro è cosa fatta ma mancano ancora i decreti a regolarizzarla. Inoltre i suoi confini possono ancora essere estesi, ma nessuno intavola un discorso in merito.

Immediatamente dopo l’estate si è fatto un gran parlare di Zona Economica Speciale e di opportunità di sviluppo ad essa legate anche in Calabria e, collateralmente, nel nostro comprensorio. Dopo le discussioni intavolate tra Governo e Regione e la sottoscrizione del Patto per la Calabria, tuttavia, l’argomento ZES è rapidamente passato in secondo piano, lasciando numerosi dubbi relativamente al proprio destino. Alle dichiarazioni che il capogruppo PD in consiglio Regionale, Sebi Romeo, aveva rilasciato al nostro giornale a fine settembre relativamente al fatto che la ZES fosse già da considerarsi attiva in corrispondenza del Porto di Gioia Tauro, la settimana successiva avevano fatto da contraltare le parole di Salvatore Fuda che, in veste di Consigliere Metropolitano, aveva chiesto al Consiglio per quale ragione nessuno parlasse dell’argomento e non si agisse per cercare di cogliere al meglio l’occasione. La domanda rimane: a che punto siamo, davvero, con la ZES? Ernesto Campiti, che ha avuto modo di approfondire il tema della ZES applicata al nostro territorio, afferma che, prima di poterlo dire con certezza, è indubbiamente necessario attendere che la legge passi il vaglio di Montecitorio. «Per questa ragione - ci ha spiegato, - parlare di decreti attuativi prima ancora che il decreto diventi legge sarebbe un errore. Solo quando saranno pubblicati i decreti si potranno finalmente cominciare a muovere gli imprenditori e prima che venga pubblicato il decreto definitivo non credo che trapeleranno molte informazioni utili relative ai vantaggi finanziari che la ZES concederà agli aventi diritto. «Per il momento posso solo dire che il decreto passato in Senato prevede stanziamenti importanti per gli imprenditori sotto la soglia dei 35 anni, o dei 40 per chi decide di investire nel settore agricolo. Detto questo ha ragione Sebi Romeo ad affermare che la ZES è già realtà a Gioia Tauro ma non si pensi che, una volta realizzata, la Zona Economica Speciale avrà dei confini intoccabili. So, infatti, che ci sono diversi comuni limitrofi, nella Locride credo di non sbagliare se affermo che sono tredici, che potrebbero chiedere l’annessione, eppure noto con preoccupazione che nessuno di essi sta intavolando una discussione in merito. Un temporeggiare che rischia di far perdere un treno prezioso agli amministratori». Jacopo Giuca

Il mutismo sulla zes ci farà sfuggire l’ennesima occasione di sviluppo?



LA MANIFESTAZIONE

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VENERDI 26 NOVEMBRE 12

Attività del GAL Terre Locridee nel mese di novembre

Workshop a Palazzo della Cultura del 6 novembre

Convegno a Samo sui contratti di fiume del 8 novembre

GAL Terre Locridee presenta “PromuoviLocride” Ormai a pieno regime, l’attività del Gal terre locridee entra finalmente nel vivo con la presentazione e lo svolgimento della festa dell’olio nuovo della locride. Si parte il 28 novembre con la conferenza che illustrerà il programma della due giorni che, tra il 2 e il 3 dicembre allieterà il pubblico con un ricco programma di degustazioni, tavole rotonde e workshop.

La 1ª Festa dell’olio della Locride Martedì 28 novembre, alle ore 16:00, presso la sala del Consiglio Comunale di Locri, si terrà la conferenza stampa di presentazione della 1ª Festa dell’olio della Locride. Francesco Macrì, Giovanni Calabrese, Guido Mignolli e Francesco Riccio illustreranno le finalità del Gruppo di Azione Locale, le sue attività e quali sono gli obiettivi di crescita territoriale che il GAL si prefigge di raggiungere. Sarà inoltre illustrato nel dettaglio il programma di PromuoviLocride, la 1ª Festa dell’Olio della Locride che si terrà presso la Cittadella dell’olio, allestita in Piazza dei Martiri, a Locri, nei giorni del 2 e 3 dicembre e che attraverso confronti, convegni e degustazioni, promette di promuovere uno dei prodotti più caratteristici della nostra terra e di dare impulso all’economia comprensoriale. Si inizia sabato 2 dicembre, alle ore 10:00, con l’inaugurazione della due giorni, quando, alla presenza del Sindaco di Locri Giovanni Calabrese, del Presidente del comitato dei Sindaci della Locride Rosario Rocca, del Presidente dell’assemblea dei Sindaci della Locride Franco Candia e del Presidente del GAL Terre Locridee Francesco Macrì, sarà donata al vescovo della diocesi di Locri-Gerace, Francesco Oliva, un’ampolla di olio nuovo della Locride. Alle ore 11:00, dunque, sarà aperta la tavola rotonda “Sistemi di coltivazioni e criticità dell’olivicultura”, durante la quale prenderanno la parola il Dirigente del Dipartimento regionale “Agricoltura e risorse agroalimentari” Giacomo Giovinazzo, il membro dell’ARSAC Vincenzo Maione, il Presidente dell’ordine nazionale dei dottori agronomi e forestali Andrea Sisti, il Direttore del Dipartimento di Agraria dell’Università degli Studi “Mediterranea” di Reggio Calabria Giuseppe Zimbalatti e l’agronomo Carlo Gambino. Conclude il Deputato e capogruppo PD in commissione Agricoltura Nicodemo

Workshop nella sede Gal del 16 novembre

Oliverio. Dopo l’intensa mattinata, il ricco programma di incontri della Festa riprenderà alle ore 16:00 con il convegno “Un altro sviluppo” che, presentato da Francesco Macrì e Giovanni Calabrese, vedrà le relazioni di Guido Mignolli, del professore dell’Università degli Studi “Mediterranea” di Reggio Calabria e componente del gruppo di lavoro del PAL Gelsomini Claudio Marcianò e del Presidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Locri e componente del CdA del GAL Terre Locridee Ettore Lacopo. Le conclusioni saranno affidate al Presidente della regione Calabria Mario Oliverio e al capo del Dipartimento politiche competitive, della qualità agroalimentare, ippiche e della pesca Luca Bianchi. La Festa dell’Olio della Locride riprenderà dunque la sua attività alle ore 11:00 di domenica 3 novembre con la tavola rotonda “Turismo, agricoltura, Cultura” che, introdotta da Francesco Macrì, vedrà la partecipazione dell’imprenditore Antonino De Masi, del Presidente dell’Associazione Jonica Holidays Maurizio Baggetta e dal Capogruppo PD in Consiglio Regionale della Calabria Sebi Romeo, conclude il Rettore dell’Università degli Studi di Macerata Francesco Adornato Chiuderà la due giorni il workshop “Le vie dell’olio”, un incontro che si terrà alle ore 16:00 e al quale, oltre al Vice Presidente del GAL “Terre Locridee” Enzo Minervino, che introdurrà i lavori, parteciperanno il Presidente dell’Ente Parco Nazionale dell’Aspromonte Giuseppe Bombino, il Presidente del coordinamento delle Strade del vino e dell’olio dell’Umbria Paolo Morbidoni, il Progettista di Hubcultura Antonio Crinò e il Presidente dell’Osservatorio ambientale diritto per la Vita Arturo Rocca.

La festa dell’olio inizierà sabato 2 dicembre, alle 10, con la donazione di un’ampolla di olio nuovo al vescovo della diocesi di locri Gerace. monsignor Francesco Oliva

Incontro organizzativo per la 1° festa dell’olio della Locride del 22 novembre



RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

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VENERDI 26 NOVEMBRE 14

C’era una volta l’ospedale di Locri... Una struttura, quando è stata costruita negli anni ‘70, classificata all’avanguardia nel sistema sanitario italiano. Era importante per tutta l’area della Locride e oltre. Col passare del tempo però, come avviene di solito, è diventato una gallina dalle uova d’oro per coloro che navigano e sguazzano nel mondo corrotto dell’assistenzialismo e del clientelismo. Dopo le regolari assunzioni che servono per farlo funzionare, a lungo andare, per la nostra tendenza a far degenerare tutto, i reclutamenti diventano selvaggi, nel senso che non si rispettano più i criteri della qualità per fornire risposte e soluzioni alle problematiche sanitarie dei cittadini. I metodi di arruolamento diventano quelli di sempre, quelli ‘soliti’ che rispondono alle logiche del familismo e del ‘comparaggio’. Insomma un opificio con ingaggi aperti. Con questo andazzo, infatti, e per colpa di politiche di scarso spessore, scellerate, miopi e bilanci deficitari, la struttura da

serie A, declassa e scende in B e poi ancora in C, a discapito della qualità dell’assistenza, dei servizi e dell’igiene, fino ad arrivare agli anni 2000. Per fingere di evitare il default bisogna correre ai ripari e si ricorre ad un commissario esterno col compito di salvare il salvabile, aggiustare i bilanci dell’azienda e rianimare il ‘moribondo’. Ma pare che non ci sia un piano adeguato e neanche la volontà necessaria, e per effetto del solito scaricabarile tra politici e dirigenti aziendali, sport nel quale eccelliamo, non si riesce ad approdare alla benchè minima soluzione. Allora, i sindaci dei comuni della Locride, bontà loro, scendono in campo: manifestazioni, proteste, tavole rotonde e quant’altro. Niente, nulla si muove. La politica, dalle nostre parti è molto obbediente e remissiva e ai piani alti della cittadella apprezzano e ringraziano. Alla fine, si decide che è l’ora di alzare il tiro e si va a ‘protestare’ direttamente a Roma,

senza fare scalo a Catanzaro. Ci vanno, gli amministratori nella capitale, non tutti ad onor del vero, e l’iniziativa è alquanto lodevole e meritoria, hanno perfino minacciato di restituire la fascia tricolore, (beh, adesso non scherziamo!), ma hanno portato con loro solo la carota… hanno dimenticato il bastone, ma soprattutto hanno dimenticato a casa gli attori principali, i cittadini, e così sono tornati con le ‘pive nel sacco’. Ormai siamo precari anche nella lotta per i diritti. All’indomani, però, arriva a Locri con tutte le sue truppe, il presidente della Calabria. Tranquilli, l’ospedale non c’entra, egli è lì solo per lisciare i forestali di Calabria Verde, essi sì che sono un bel ‘bacino’. Adesso, dopo la fatica, si è tornati in standby, l’ospedale, il ponte sull’Allaro, le scuole, la mancanza di lavoro. Il proseguo delle cose quaggiù è tutto un programma… Pasquale Aiello

Arrivederci compagno Taranto, rivoluzionario di professione È morto Vincenzo Taranto storico, esponente del PCI di Caulonia. Ha scelto la militanza comunista quando era ancora un ragazzo e, da contadino, si è trasformato in “rivoluzionario di professione”. Successivamente, il Partito l’ha mandato alla scuola quadri e, quindi, a Mosca. Alla sue scelte di gioventù non è mai venuto meno e, finché ha potuto, è stato un garante dell’ortodossia comunista collocandosi sempre e comunque dalla parte del “Partito”. Ha scritto un saggio sulla “Repubblica Rossa di Caulonia”, difendendo con rigore il PCI di Togliatti per le

scelte fatte in quegli anni lontani. Un’analisi di quei fatti ormai lontani, differente da quelle da noi precedentemente fatte. Quella di Vincenzo Taranto è stata un’autentica “scelta di vita”, a cui non è mai venuto meno. Con Lui ho discusso milioni di volte e non sempre siamo stati politicamente d’accordo, ma i diversi punti di vista non hanno mai intaccato la nostra cordialità e l’affetto reciproco. Ci mancherai, “compagno” Taranto! Ilario Ammendolia

Siamo solo un altro mattone nel muro? BRIGANTESSA SERENA IANNOPOLLO

Siderno: l’assessore Romeo festeggia con con le scuole la Giornata Nazionale dell’Albero

RICORDANDO ZIA FRANCA Il 22 ottobre 2017 si è accesa una nuova stella. Francesca è volata in cielo ed è da lì che adesso ci guarda con occhi amorevoli e prega per tutti i suoi cari. La sua vita è stata molto travagliata fin dall’età di 14 anni, ma lei non ha mai perso il coraggio di vivere o il sorriso, è stata sempre paziente, serena, allegra, non si è mai lamentata e, nella sua ingenuità, coltivava molti sogni: sognava di diventare maestra, sognava di trovare l’amore e di avere una famiglia tutta sua, sognava di viaggiare e faceva mille progetti. Era un’anima pura, semplice, mite, umile, voleva essere sempre circondata dai suoi affetti più cari, dai suoi amici, giocare e divertirsi con i suoi adorati nipoti, che spesso la portavano anche allo stadio, dotata di bandierina biancoazzurra, a tifare per la sua squadra del cuore, il suo amato Siderno. Ci manchi tanto zia Franca, resterai per sempre nei nostri cuori, non dimenticheremo mai il tuo dolce sorriso. Un forte abbraccio e un bacio grande dai tuoi amatissimi nipoti. Ciao

Anche quest’anno, il 21 novembre, si è celebrata in tutta Italia la Giornata Nazionale dell’Albero, un evento svoltosi a prevalenza nelle scuole per promuovere l’importanza del verde, contrastare le emissioni di CO2, l’inquinamento dell’aria, prevenire il rischio idrogeologico e la perdita di biodiversità. Sono stati moltissimi gli istituti calabresi che hanno deciso di accogliere l’invito di Legambiente di mettere a dimora nuovi alberi, un atto semplice eppure fondamentale per una regione come la nostra,

in cui il dissesto idrogeologico è purtroppo all’ordine del giorno durante l’inverno e in cui, la scorsa estate, si sono verificati moltissimi devastanti incendi. Anche gli istituti di Siderno, sollecitati dall’assessorato all’ambiente del Comune, hanno aderito all’iniziativa accogliendo come ospite d’eccezione l’assessore Anna Romeo che, durante la giornata, si è recata presso i plessi di Gonia, Donisi e Mirto avendo così modo di confrontarsi con i bambini e di osservare i loro lavori dedicati alla natura.

Non so se avete presente la famosa canzone "Another Brick in the Wall" dei Pink Floyd, immagino di si. Il testo è interessante, ma ancor di più il video, in cui si vedono degli studenti in fila con facce deformate, andare dritti verso un tritacarne. Potrebbe fare un po' senso immaginarlo, ma se ci pensiamo a fondo ci rendiamo conto che nella realtà accade lo stesso: il cervello degli studenti (e di tutti) è manipolato a seconda del governo di un determinato paese, che stabilisce cosa e come si debba imparare. Si finisce per essere costretti a studiare tutti le stesse cose, e anche per assimilare concetti nascosti che ci portano a pensarla tutti allo stesso modo. Quindi i nostri cervelli sono tutti buttati nello stesso tritacarne, e alla fine ne esce una poltiglia standard e globale: il pensiero unico. La cosa fa rabbrividire? Beh, in realtà è quello che succede da sempre, perché l'uomo tende a voler manipolare l'altro, per timore di soccombere. Vige nel mondo il regime della paura sottoforma di libri, spesso scolastici. Si è tal-

mente abituati a pensare che studiare faccia bene che ci basta tenere un libro in mano per sentirci al sicuro, e non siamo neanche più in grado di stabilire che valore abbia, perché, come per il cibo, esistono anche i libri spazzatura. Tendo a pensare che anche i professori seduti dietro alle cattedre siano manipolati "a loro insaputa", e passano la vita con la testa china su volumi infiniti, imparando regole a memoria, con l'obiettivo di passare un determinato esame universitario. E una volta passato l'esame la paura è finita: il professore tramanda allo studente ciò che crede di aver imparato sui testi, ma senza essersi posto alcuna domanda. Lo studente si fida e manda giù ogni cosa, qualunque cosa pur di non essere sgridato. Il professore si accerta che i compiti vengano svolti ma non si sofferma sulle domande poste dagli allievi, se esulano dal programma. C'è poco tempo, si va di fretta. E con la fretta non ci si può porre troppe domande, specie se richiedono molto tempo per ottenere una risposta. E allora meglio non pensarci e finire tutti nel tritacarne.

Non si può accettare In occasione di una trasmissione sportiva in onda su un’emittente locale il lunedì sera, si è esagerato con messaggi offensivi contro una persona che purtroppo non c’è più tra noi da diversi anni, ma che nonostante questo, viene presa di mira da un tifoso del Locri, che con il calcio ha ben poco a che fare. Tutti i lunedì pensa di offendere la città di Siderno ripetendo il soprannome di un signore, ripeto, che non c’è più: Giuseppe Pedullà alias “Borraccia”. Carissimo pseudo tifoso, non pensi che stai esagerando? Fate pure gli sfottò con messaggi tra le due tifoserie, metteteci anche un po’ di ironia, quella sana che è

divertente, ma lasciate stare morti e ammalati! Peppe purtroppo ha avuto una vita molto difficile e ha dovuto fare i conti con tanta sofferenza. Era un senzatetto, il suo tetto erano le stelle, il posto in cui lui si trova adesso. Era una persona perbene che non ha mai fatto del male a nessuno. Il suo sorriso, le sue frasi ci mancano tanto. Ciao Peppe, Signore Buono! Riposa in pace! Mi rivolgo a questo pseudo tifoso: chiedi scusa al signor Giuseppe, così facendo fai pace con te stesso. Fai anche un’opera di bene: porta un fiore al povero Peppe e vedrai che ti perdonerà, anche se lui l’a-

vrà già fatto, considerando il suo cuore buono. Ma tu fagli visita comunque, anche per sentirti l’anima in pace. Per quanto riguarda il derby dei derby tra Locri e Siderno, fate in modo che sia una festa dello sport e che vinca il migliore. Divertitevi con il folklore e lo sfottò, quello sano che è bello e non guasta l’amicizia tra le due città piene di civiltà. È solo una partita di calcio che vanta una grande tradizione. Finita la partita, tutti a casa e ci vedremo al ritorno per restituire l’ospitalità, come sempre. La Calabria, e non solo, sa di questo campanilismo sportivo e ci guarda. Giuseppe Belligerante



rubriche e social

I FRUTTI DIMENTICATI

A CURA DI ORLANDO SCULLI E ANTONINO SIGILLI

Opuntia ficus indica Miller / Fichiandianu petrisu giallo

Famiglia cactacee La pianta del ficodindia è originaria del Messico da cui si era diffusa in America centrale e in quella meridionale, specie tra gli Incas che da una cocciniglia che l’attacca, il dactylopius coccus, ricavavano l’incaina, un colorante rosso carminio. Dopo la scoperta dell’America la pianta fu introdotta in Europa, naturalmente nei paesi mediterranei, da cui si diffuse in tutte le aree tropicali e subtropicali del mondo, ma originariamente rappresentò una curiosità botanica, che in seguito fu utilizzata come pianta da frutto. Ben presto in Italia meridionale e nella Sardegna essa si diffuse in quanto l’abbondanza dei suoi frutti poteva integrare le necessità alimentari delle classi sociali più povere. Fu ben presto presente in Sicilia di cui è uno dei simboli e, grazie all’ingegnosità dei siciliani i suoi frutti, rappresentano una notevole voce dell’esportazione isolana, riuscendo a raggiungere i mercati più interessanti dell’Europa. Le aree della Sicilia, che producono i frutti migliori per qualità sono quelle dell’Etna e quelle della Valle del Belice dove esistono coltivazioni specializzate. I frutti immessi sul mercato sono quelli tardivi prodotti con la forzatura, che deriva dall’eliminazione dei primi frutti quando fioriscono a giugno; a questo punto le piante vengono concimate e abbondantemente irrigate. Poco tempo dopo le piante producono una seconda volta e i frutti di tale produzione, tardiva, diventeranno i “bastarduni” gli eccellenti ficodindia che arrivano sul mercato fuori tempo evidenziando una qualità superiore rispetto a quelli di stagione, che di norma maturano a partire dalla fine di luglio. In Calabria la storia di tale pianta è meno interessante, considerando che i suoi frutti sono stati sempre solo e quelli di stagione, quindi non appetibili dai mercati, in quanto dal punto di vista della qualità sono inferiori nel gusto e nella consistenza. Essa ha aiutato però per quasi tre secoli le classi sociali più deboli, offrendo ai poveri i suoi frutti che per essi rappresentava il cibo, talvolta disdegnato dai ricchi. Esistevano delle regole precise per mettere a dimora delle nuove piante che sarebbero nate dai cladodi o pale che venivano adagiati per terra semplicemente a settembre; se fossero stati interrati sarebbero morti. Infatti le pale messe a dimora in altri periodi, specie nel mese di marzo, non avrebbero prodotto dei frutti, se non con scarsità. Il tempo della fruttificazione arrivava dopo tre anni, quando l’impalcatura della pianta era costituita da tre cladodi sovrapposti, uno per ogni anno. Venivano scelti opportunamente i terreni, che preferibilmente dovevano essere sciolti e mai e poi mai le piante dovevano essere essere letamate, per-

ché il letame avrebbe senz’altro fatto aumentare la produzione, ma costituita a questo punto da frutti sciapi. Naturalmente anche in Calabria veniva utilizzata una forzatura meno efficiente di quella praticata dai siciliani per produrre dei frutti fuori stagione. Infatti il giorno di S. Giovanni, il 24 di giugno tutti i frutti , allora in fiore, venivano tolti dalle piante assieme alle pale tenere. Le piante non venivano concimate e nemmeno bagnate, per cui il primo anno in cui veniva usata tale pratica, le piante non producevano per la seconda volta. Nell’anno successivo veniva ripetuto l’esperimento e allora ci sarebbe stata una certa produzione non ancora abbondante, però a partire dal terzo anno, sempre ripetendo la stessa procedura il 24 di giugno, la produzione sarebbe diventata abbondante. I frutti squisiti e tardivi cominciavano a maturare a novembre e taluni addirittura nel periodo prenatalizio, per cui venivano chiamati “natalini”. Di solito nei poderi le piante venivano messe a dimora nei tratti scoscesi e

IL LETALE ED ANACRONISTICO OSSIMORO DEL PALAZZO – 35 Doverosa premessa. Non sono laureato in Economia ma, come tutti quanti, sono un operatore economico. Vale a dire che quotidianamente, operando sul mercato con acquisti o cessione di beni e servizi, contribuisco all'economia del Paese. Poi, prendendo a prestito la definizione dell'Avvocato Ghedini su Berlusconi, come utilizzatore finale divento, come tutti i consumatori, soggetto esclusivo nel pagamento dell'Iva. È passato quasi un mese dai referendum promossi dai governatori di Lombardia e Veneto, Maroni e Zaia, con cui, secondo le loro intenzioni, a giustificare i quasi settanta milioni spesi, la totalità delle imposte dovrebbero rimanere nelle loro regioni. Da allora, il silenzio. Ma, come giustamente intuito da Ilario Ammendolia, tali referendum nascondono delle insidie che, se non affrontate debitamente in tempo, finiranno per manifestarsi in tutta la loro virulenza. Abbiamo notato come Salvini, vestiti i panni del pacioccone bonario della porta accanto, il subdolo demagogo ( per favore non chiamatelo populista offendendo ciò che è stato il vero populismo), abbia cambiato il simbolo della Lega. Non più Lega Nord ma soltanto Lega. Matteo Salvini toglie i punti cardinali dal simbolo del Carroccio. E a partire dalle prossime elezioni politiche punta a presentare un unico simbolo in tutta Italia (purtroppo prevedo che alcuni politicanti nostrani non trovando più spazio nel proprio partito convergano). “Che la Lega si chiamerà Lega senza riferimento al Nord nel simbolo elettorale mi sembra chiaro da mesi, non è un mistero. La Lega ha ambizioni di governo a livello nazionale, e avrà un unico simbolo a livello nazionale”. I nutrizionisti ci invitano a leggere le etichette dei prodotti che compriamo. Le ho lette e sono rimasto sconcertato nel leggere che il latte di una famosa azienda viene prodotto e confezionato in Italia con

latte proveniente da paesi UE. Ma, se non ricordo male, fondi europei destinati alla Calabria sono stati distratti ed elargiti per pagare la contravvenzione dell'Italia sulle quote latte. A dire il vero ci sono stati sottratti perché non siamo riusciti a spenderli. Il mercato ha come principali attori i produttori ed i consumatori. Offerta e domanda. C'è una parola: Autarchia. In filosofia è il principio fondamentale dell'etica cinica e stoica, consistente nell'autosufficienza spirituale del sapiente che deve ‘bastare a se stesso’ per risentire il meno possibile del bisogno delle cose e del mondo. In economia è l'indirizzo di politica economica che, sfruttando le risorse proprie di uno stato, tende a renderlo autosufficiente e quindi economicamente indipendente dai paesi esteri. Un esempio di autarchia economica può essere individuato nell'Italia fascista e nella Germania nazista. Infatti, il clima teso delle relazioni internazionali e il pericolo di una imminente dichiarazione di guerra spinse diversi Paesi ad accogliere il principio economico in base al quale una nazione deve essere in grado di produrre autonomamente tutto ciò di cui ha bisogno. In Italia fu adottata una politica autarchica come risposta alle sanzioni economiche, come il blocco del commercio d'armi, imposte dalla Società delle Nazioni per l'invasione dell'Etiopia. Vennero a mancare perciò alcuni rifornimenti di materie prime. L'efficacia delle sanzioni fu però diminuita dal fatto che esse non riguardavano il petrolio ed il carbone, essenziali all'industria italiana, e che diversi Paesi con cui l'Italia aveva intensi rapporti commerciali (per esempio la Germania, il Giappone, gli Stati Uniti), non aderivano alla Società delle Nazioni, e quindi non rispettarono il blocco, mentre altri paesi membri applicarono in modo blando le sanzioni. continua Tonino Carneri

poco utilizzabili dal punto di vista agricolo come apparvero ai viaggiatori stranieri che visitarono la Calabria nel 700 e nell’800 e quelle spinose venivano collocate lungo le strade perché servivano come recinzione e proprio da esse i poveri potevano cogliere i frutti. Dal momento che erano dotati di piccolissime e fastidiosissime spine, che appena si tentava di staccare i frutti cadevano pericolosamente e andavano a finire negli occhi, al minimo alito di vento, si coglievano con la "brocca", una canna spaccata in tre parti sulla sommità, tenute aperte da un grosso tappo di ferula (canna ferra, ferla ecc.) e avvinte strettamente da una ritorta o da un pezzo di spago; tale operazione veniva effettuata contro vento. I frutti venivano riposti a terra e prima di essere messi in un paniere, venivano ripuliti dalle spine con dei ramoscelli dell’inula viscosa (criza), che riusciva a trattenerle efficacemente per via della sua viscosità. I frutti più saporiti venivano prodotti dalle piante allevate nelle aree petrose e proprio in queste aree era stata selezionata una varietà, presente ancora sporadicamente nell’area di Samo, Ferruzzano e Motticella di Bruzzano, denominata Petrisa. I suoi frutti di colore giallo-arancio, dopo la sbucciatura, erano molto consistenti, succosi, dolcissimi, duri come una pietra, denominati pertanto "petrisi". Erano molto ambiti e ricercati dai ricchi che li preferivano ai frutti delle varietà "zuccarigna" e "sanguigna". Le sue pale erano più consistenti e più grandi di tutte le altre varietà per cui da esse i ragazzi più attivi e discoli ricavavano "a praca i vivu", la trappola per catturare vivi gli uccellini, specie i pettirossi e i fringuelli. Veniva praticata una buca per terra di 15x15cm, profonda 10, e sopra di essa veniva adagiata una pala, avvinta a terra da pezzi di legno, segnata al centro con un riquadro della stessa misura, di cui la buccia , nella parte superiore non era incisa, all’esterno. Essa veniva tenuta aperta da quattro stecchi, in posizione instabile su un pezzo di canna larga 2 cm e lungo cinque, poggiante a sua volta instabilmente su uno stecco più grosso. Nel centro degli stecchi veniva posto lo "spulicu" un vermetto estratto dallo stelo secco e umido di un cardo triste (cròcassu), infilzato in una spina di calicotome (spalassu). Per il dolore il povero insetto si dimenava, per cui attirava un uccellino, che tentando di cibarsi dell’insetto, faceva rinchiudere la porticina della pala, che l’intrappolava. La foto che rappresenta il ficodindia di varietà petrisu è stata scattata dall’acquerellista Domenico Marino a Motticella di Bruzzano.

ConVersando... Rubrica di enologia a cura di Sonia Cogliandro

Un calabrese tra i “TOP 100” di Wine Spectator Il mondo del vino accoglie la classifica annuale Top 100 del Wine Spectator, la rivista di settore più influente a livello internazionale, che rivela una classifica farcita di vini californiani. Sul podio il Duckhorn Merlot Napa Valley Three Palms Vineyard 2014, un californiano, che combinazione! Per quanto riguarda le regioni del Belpaese solo 16 vini su 100: svetta la Toscana con 6 etichette, seguita dal Piemonte e dal Veneto a quota 2 ciascuno, mentre un vino a testa per Veneto, Campania, Umbria, Marche, Sicilia e...la Calabria? “Est!Est!Est!”! È il GB 2014 Calabria IGT della cantina Odoardi di Nocera Terinese il vino che dalla Calabria ha invaso l’olimpo della critica americana. Il vino GB è un

blend composto da Gaglioppo, Magliocco, Nerello Cappuccio e Greco Nero variabili dal 10% al 30% ciascuno, sulla base dell’andamento climatico e delle curve maturative con vendemmia differenziata per qualità e altitudine. Come di consueto, dal 1988 ad oggi, Wine Spectator pubblica la lista dei "suoi" cento vini dell'anno fortemente sbilanciata sull'America. Alle modiche etichette italiane auguriamo ogni fortuna ma l’evidenza è lampante. Per certi versi può irritare ma anche un italiano mediamente informato troverebbe questi piazzamenti inverosimili, per non dire imbarazzanti. Insomma una mediocre americanata. Per gli anglofoni all’ascolto: Let's celebrate with a glass of fair wine !

zioni e opinioni, per banali o sciocche che siano, di certo se fosse stato un maschio a dire/fare/pensare xyz non lo si sarebbe additato come “cameriere”. Perlomeno non come se fosse un fatto negativo o sminuente delle facoltà mentali della persona. Nel contesto, “cameriera” ha inteso sottolineare non tanto la pochezza delle sue capacità e quindi

Vera Donovan says Ho sentito con queste orecchie, pochi giorni fa, un uomo fieramente dichiaratosi “non maschilista” pronunciare la seguente - testuale frase: “Come si permette lei, una cameriera di dire xyz?”. Dato che la cameriera in oggetto è pure mia amica, sono stata lenta a ravvisare

all’interno della frase un senso di superiorità antifemminile rispetto a un evidente insulto classista alla dignità umana della mia amica, passato in quel momento in primo piano. Dando per scontato che camerieri o no, si ha piena facoltà di esprimere le proprie idee, considera-

una destinazione sociale meno agiata, ragguardevole o danarosa, quanto una posizione di subalternità nei confronti dell’intera società. Di un uomo si sarebbe detto “poveraccio” o “morto di fame”, alludendo anche qui a un vile stereotipo che

vede i maschi come degni di rispetto solo se pecuniosi. Un uomo non è “cameriere” ma barista, barman, o garçon. “Un raccomandato”, “un bigotto bacchettone”, “un chierichetto”, se è ogni giorno alla chiesa. L’appellativo più tradizionalmente utilizzato qui è “nu sumeri”, a indicare uno stato di limitata intelligenza o cultura. Mentre la donna è stata denigrata semplicemente con le sue credenziali curriculari, come si fa spesso con certi mestieri considerati molto umili, come quello della donna delle pulizie e della bidella. Se avete sentito parlare del “doppio standard nero” probabilmente sapete anche che cos’è il “doppio standard rosa”: dimostrare di essere persone di valore e meritevoli di ciò che hanno attraverso sforzi moltiplicati non meno del doppio rispetto a classi sociali più privilegiate. Poi ci raccontiamo la palla che non c’è bisogno del femminismo.


www.larivieraonline.com Domenica 26 Novembre 17

“ Sulla pagina facebook di "Must do travel", noto portale di viaggi con oltre 4 milioni di fan in tutto il mondo, è scoppiato un vero e proprio scontro internazionale a suon di post che ha visto protagonista la nostra regione.

"La Calabria è pura merda" razzismo nell'era dei social

«La Calabria è pura merda. Decisamente la parte più disgustosa d’Italia, di gran lunga. La chiusura mentale e la ‘ndrangheta sono l’essenziale. Se vuoi sperimentare una società da medioevo, fai pure. Divertiti». Questo il commento che ha fatto esplodere un vero e proprio scontro internazionale a suon di post sulla pagina facebook di “Must do travel”, noto portale di viaggi con oltre 4 milioni di fan in tutto il mondo. Il commento (di cui preferiamo non citare l’autore e che da adesso chiameremo Insulsopericoloso) appare sotto la pubblicazione di un video promozionale sulla Calabria realizzato da un filmmaker locale, Robert Hood. Insulsopericoloso, che scrive in inglese così da farsi capire da più utenti possibili, è stato attaccato da ogni dove - connazionali, soprattutto del Nord, ma anche inglesi, francesi, americani, greci. Imperterrito ha, però, mantenuto la propria linea, rincarando la dose: “Fanalino di coda dell’Europa, è più vicina a certe zone dell’Albania o dei pesi arabi per (in)cultura e basso grado di civilizzazione”. O ancora: “La Calabria è da sempre terra di briganti, di ‘ndrangheta, malcostume e malversazione”. Una cocciutaggine che ha evidenziato la stessa chiusura mentale di cui Insulsopericoloso parla nel post. E infatti c’è stato chi glielo ha fatto notare: “Con il tuo commento ti sei descritto alla perfezione, hai dimostrato chiusura mentale, inciviltà, ignoranza. Sicuramente se volessi conoscere un sopravvissuto al medioevo verrei a trovarti”. O anche: “Your words define you more than they define what you are talking about” (Le tue parole definiscono te più di quanto definiscano ciò che di cui stai parlando). Qualcuno prova a farlo ragionare: “Le sue parole sono dettate da una profonda igno-

ranza e da un sostrato di pregiudizi e luoghi comuni duri da scardinare. Mi dispiace che lei abbia una così distorta visione della realtà. La Calabria è anche terra di cultura, di storia, di arte e di bellezza pura, pur non negando aspetti negativi che sono comunque presenti in ogni parte del mondo. Forse la prossima volta farebbe bene a documentarsi prima di spararla così grossa, evitando una pessima e gretta figura come quella che ha fatto. Non le fa certo onore e lede anche alla sua immagine”. Qualcun altro ironizza: “Quanta rabbia nelle tue parole... mi sa che qualche calabrisella ti ha messo su un bel paio di corna, stile cervo! Ahahahah... povero, che pena che fai!” C’è poi chi, infastidito, dai toni denigratori e profondamente razzisti nei confronti di un’intera regione, propone un’azione legale contro Insulsopericoloso, certo che gli estremi ci siano tutti. Al che lui commenta: “Addirittura azione legale?!? E per cosa? Per esprimere opinioni? Grazie a Dio nei paesi sviluppati esiste la democrazia! Magari hai vissuto in Calabria e lì la democrazia la si fa con la pistola! O con le minacce mafiose come le tue”. Questa la Calabria sbandierata a cuor leggero da uno dei tanti insulsi pericolosi che, animato da pregiudizi e cattiveria, dà fiato alla propria tastiera, e alita veleno e morte sulla nostra terra. Non cercheremo di fargli cambiare idea informandolo su cos’è davvero la Calabria, anche perchè lo spessore delle sue argomentazioni ci fa ben comprendere che sarebbe del tutto inutile. Ci aggreghiamo, quindi, al commento rilasciato da un utente: “Unfortunately the mother of stupids always pregnant” (Purtroppo la mamma dei cretini è sempre incinta).

Secondo uno dei tanti insulsi pericolosi da tastiera La chiusura mentale e la ‘ndrangheta sono le caratteristiche essenziali della Calabria

La nostra regione viene sbandierata a cuor leggero in tutto il mondo come terra di briganti, malcostume e malversazione

Maria Giovanna Cogliandro


A RomArt l’esposizione di una delle opere più suggestive di Giuseppe Correale Torna, con la sua seconda edizione, RomArt, la Biennale Internazionale di Arte e Cultura di Roma negli spazi museali dello Stadio di Domiziano in Piazza Navona, patrimonio UNESCO, raccogliendo, anche quest’anno, artisti da ogni continente, per una manifestazione caratterizzata da quattro sezioni espositive dedicate rispettivamente a pittura, scultura e installazione, fotografia e grafica, video e digital Art. La kermesse inaugurata nella giornata di ieri, resterà aperta al pubblico fino al 10 gennaio 2018, per oltre quaranta giorni di esposizione. Aumenta quindi il fascino di una biennale che si snoda proprio nel cuore della città di Roma, allestita in uno dei più suggestivi spazi archeologici del 1º secolo d.C e nella splendida cornice di Piazza Navona, frequentatissimo polo del centro storico romano. La scelta curatoriale di questa edizione porterà il comitato scientifico ad effettuare una selezione di 150 opere, una per artista, che si snoderanno lungo il percorso archeologico dello Stadio di Domiziano. Anche quest'anno RomArt sarà motivo d'attrazione per i tanti esponenti del mondo dell'arte, diventando centro nevralgico di scambio, confronto e dialogo, attraverso un accurato lavoro di curatela, valorizzazione e creatività, che affascinerà pubblico e critica. Ed è in questo contesto che si inserisce, come ospite, l’opera “Contorsione a due” dello scultore Giuseppe Correale, già ammirata ed apprezzata dai numerosi collezionisti che hanno visitato l’Esposizione Triennale di Arti Visive di Roma, tenutasi presso Palazzo Velli a Trastevere e presso il Complesso del Vittoriano - Ala Brasini dal 25 marzo al 22 aprile 2017. Nato a Siderno nel 1926, Correale ha frequentato l’Accademia del Nudo a Firenze e la Art Student League a New York. Ha lavorato per molti privati ed Enti pubblici realizzando vari monumenti, per diverse Diocesi che gli hanno commissionato importanti opere religiose, i cui calchi in gesso saranno esposti permanentemente presso la “Gipsoteca Giuseppe Correale” nel Museo Diocesano di Locri - Gerace. Tra le sue esibizioni sono da ricordare Personali a Siderno nel 1978 e 1982, personale a Roccella 2013, collettiva a Roccella nel 2013, collettiva a nel 2015, personale a Gerace nel 2015, collettiva “Premio Arte Roma”, Stadio di Domiziano nel 2016, Triennale di Arti Visive di Roma, Palazzo Velli nel 2017. Le opere di Correale sono conservate in molte collezioni private in tutto il mondo.

Bivongi: la parrocchia di San Giovanni in prima linea nella ricerca sull’Alzheimer

La parrocchia San Giovanni Battista Decollato, a Bivongi, è in prima linea nel sostegno ai malati di Alzheimer con uno spazio a loro dedicato. La cittadina della Locride collabora infatti con il centro di neurogenetica di Lamezia Terme per implementare un registro “stato delle anime” e contribuire alla ricerca sulla malattia genetica.

#KTFtuttolanno

Tre appuntamenti Chiudono la kermesse Il Kaulonia Tarantella Festival si prepara a chiudere l’anno in bellezza con gli ultimi appuntamenti della kermesse autunnale “KTF tutto l’anno”! Il dicembre ormai alle porte, infatti, sarà ricco di appuntamenti esclusivi che, ancora una volta, mescoleranno con sapienza tradizione, cultura e divertimento. Si comincia il 2 dicembre, all ore 11:00, con la cerimonia di inaugurazione dell’Auditorium “Casa della Pace Angelo Frammartino”, una dimora della musica elegante, moderna e innovativa, progettata appositamente per regalare al pubblico la migliore esperienza d’ascolto possibile e nuovo punto di riferimento dei concerti e dei seminari invernali. Sarà infatti presso la nuovissima struttura sita in Piazza Sant’Antonio di Caulonia Marina che si terranno gli ultimi tre appuntamenti del “KTF tutto l’anno”, a cominciare da concerto di giovedì 7 dicembre di

Fabio Macagnino, che ha scelto Caulonia e la cornice del Festival per presentare, a partire dalle ore 21:15, il suo nuovo album “Candalìa”. Ricchissimo, poi, il programma di venerdì 8 dicembre, quando, sempre nel nuovissimo Auditorium di Caulonia Marina, dalle ore 15:30 alle ore 19:30, si terranno gli esclusivi seminari di Marco Messina e Massimiliano Jovine, i due membri fondatori dei “99 Posse”, già ospiti della sezione estiva del Festival. Si chiude in bellezza sabato 23 dicembre, quando, alle ore 21:15, sempre all’Auditorium “Angelo Frammartino”, sarà Mimmo Cavallaro a presentare il suo nuovo disco “Calanchi” e ad augurare a tutti Buon Natale con un meraviglioso concerto che attingerà a piene mani dalla sua ricchissima e suggestiva produzione musicale.

Una giornata diversa, quella vissuta il 21 novembre dai bambini della “Pascoli - Alvaro” di Siderno, che hanno potuto partecipare al progetto del MIUR “Nessun parli” supervisionati dalle esperte del metodo integrato “Marchio - Patti”.

A Siderno “Nessun parli… un giorno di scuola, musica e arte oltre la parola” L’Istituto Comprensivo “Pascoli-Alvaro” di Siderno ha aderito all'iniziativa promossa dal MIUR “Nessun parli… un giorno di scuola, musica e arte oltre la parola”, indetta per giorno 21 novembre 2017 in tutte le scuole del territorio nazionale. Obiettivo prioritario è stato quello di avvicinare e sensibilizzare gli alunni all’esperienza artistica e musicale, secondo quanto disciplinato dalle nuove normative. La musica e l’arte sono infatti ormai entrate a pieno titolo negli ordinamenti scolastici e in tutte le scuole, da quelle dell’Infanzia sino alle Secondarie di 2º grado. “Arte Musica e Danza - Movimento… oltre la parola” è stato il titolo scelto per la manifestazione dell’Istituto Comprensivo ”Pascoli - Alvaro” diretto dalla Dott.ssa Clelia Bruzzì, che ha visto coinvolti gli alunni delle classi 4ªA - 4ªC del plesso Pascoli e tutte le classi della Scuola Primaria di Mirto, e che si è svolta presso il centro Polifunzionale di Siderno alla presenza di insegnanti e genitori. I bambini hanno giocato con i colori, distribuendoli e abbinandoli a seconda della propria fantasia, su una tela lunga 50 metri che verrà, successivamente, tagliata in patch, acquistabili con offerta libera e il cui ricavato sarà devoluto in beneficienza. Tema della giornata è stata la festa dell’albero; numerosi sono stati i cartelloni murali e i canti a tema che i piccoli

hanno intonato. Nelle attività artistiche e pittoriche sono stati guidati dalle esperte esterne, Maria Marchio e Sonia Patti per l'associazione “La città del Sole” (secondo il metodo “Marchio - Patti”); invece per le attività musicali e di danza si sono avvalsi della guida esperta della sig.ra Rosalba Vigliarolo, che ha saputo coinvolgere gli alunni con esercizi di ritmo, danza e movimenti liberi del corpo. Inutile dire che gli alunni hanno partecipato a ogni attività loro proposta con molto entusiasmo e interesse e che hanno dimostrato di gradire molto questa giornata scolastica diversa, fuori dalle mura scolastiche. Il tutto si è concluso con una merenda collettiva, a base di pane casereccio condito con olio nuovo, “oro verde dei nostri alberi”, e dolci tipici del nostro territorio. Prezioso l’aiuto delle rappresentanti di classe e dei genitori presenti che hanno contribuito alla buona riuscita della manifestazione. Insomma si può ben dire che quella del 21 novembre, per gli alunni dell’I.C. “Pascoli - Alvaro” è stata una giornata di riflessione e di festa e ciò grazie alla perspicacia delle insegnanti interessate che svolgono il loro lavoro con abnegazione e tantissima passione. All’interno della manifestazione è stato creato un video che permetterà di partecipare al concorso “Il mio nessun parli”, legato all’iniziativa MIUR.


www.larivieraonline.com Domenica 26 Novembre 19

Gli studenti dell’IC “San Luca - Bovalino” hanno potuto finalmente mostrare il frutto del loro lavoro dopo aver partecipato al progetto POR Calabria “Fare scuola fuori dalle aule”, che li ha portati a conoscere altre realtà della nostra Penisola.

Nuovi Itinerari didattici e di legalità Sabato 18 novembre, l’Istituto Comprensivo “San Luca - Bovalino”, nella palestra della Scuola secondaria di San Luca, ha organizzato una manifestazione per presentare ai genitori degli alunni, alle autorità e al pubblico invitato, ciò che è stato realizzato con il Progetto POR Calabria “Fare scuola fuori dalle aule”. Il progetto, che prevede esperienze didattiche e conoscitive al di fuori dell’ambiente scolastico, diretto e coordinato dal dirigente scolastico Carmela Rita Serafino, si è avvalso, per la sua realizzazione, di un esperto in materia ambientale e fotografia naturalistica, di un tutor interno ed uno esterno alla scuola e di un vigilatore. Le Regioni visitate sono state la Liguria, e precisamente Le Cinque Terre, e l’Umbria. Lo scopo essenziale del progetto era quello di sperimentare, al di fuori della nostra Regione, quanto teorizzato dal programma “Fare scuola al di fuori delle aule”: I giovani studenti hanno avuto l’opportunità di conoscere realtà e paesaggi inconsueti e nuovi, di realizzare, guidati dai Tutor e dall’esperto esterno, servizi fotografici nelle varie città visitate, di

apprendere, dallo stesso esperto, la difficile e affascinante arte della fotografia naturalistica e del paesaggio, di sperimentare dal vivo la bellezza dei luoghi visitati e di apprendere la storia locale mediante colloqui con gli stessi abitanti. Con i magnifici scatti fotografici realizzati dagli allievi e dallo stesso istruttore è stata realizzata una mostra fotografica di notevole livello tecnico e artistico, esposta sulle pareti della palestra scolastica. Alcuni degli allievi hanno illustrato con interventi brevi, ma chiari, la loro esperienza ed il loro entusiastico giudizio sull’esperimento didattico. Si può dire che l’obiettivo previsto dal progetto sia stato perfettamente raggiunto. Il pubblico, i genitori e le autorità si sono congratulati con la Dirigente, con gli insegnanti e con i vari collaboratori. La professoressa Carmela Rita Serafina ha avuto parole di elogio per il comportamento lodevole degli studenti durante l’esperienza, i quali hanno ricevuto elogi anche dagli stessi abitanti dei posti visitati. Fortunato Nocera

Il 14 dicembre la presentazione del progetto M.E.D.

Durante l’incontro che si terrà presso la Libreria Mondadori del Centro Commerciale La Gru, sarà presentato il libro di Orlando Greco “Italie”, manifesto politico del movimento IdM.

L’innovativo progetto di Museo Esperienziale Diffuso, unico nel suo genere, sostenuto con forza dal movimento per l’Italia del Meridione e firmato dal consigliere regionale Orlandino Greco, presentato ufficialmente il 26 ottobre scorso nella sala Giuditta Levato del Consiglio Regionale della Calabria, sarà illustrato giovedì 14 dicembre, ore 10:30, nella sala della libreria Calliope Mondadori (centro commerciale La Gru) a Siderno. Intervengono Paolo Imperitura, progettista M.E.D. e responsabile cultura IdM, Domenico Frammartino, vicesegretario regionale IdM, Luigi Lupo, segretario Giovani IdM, Ercole Macrì, assessore alla cultura del Comune di Siderno; conclude il consigliere regionale Orlandino Greco, leader IdM. Modera Maria Teresa D’Agostino. «Per la prima volta cinque amministrazioni delle nostre cinque province, Cirò Marina, Fuscaldo, Stefanaconi, Borgia, Siderno, fanno rete mettendo a disposizione un immobile di rilevanza storica e moltiplicando così in maniera esponenziale le potenzialità dei luoghi e delle loro ricchezze» dice Orlandino Greco, che durante la legislatura Oliverio si è reso promotore di

proposte di legge che potessero valorizzare la nostra regione a 360° attraverso lo sviluppo del turismo destagionalizzato come la legge sui borghi storici ospitali, la “Calabria Golf Destination” sul turismo golfistico, la legge per valorizzazione della Dieta Mediterranea di riferimento di Nicotera, la legge per la promozione e sviluppo del turismo esperienziale attraverso l'istituzione del Museo Esperienziale Diffuso. «Si tratta di un'idea dal respiro internazionale che abbiamo sperimentato anni fa in Francia, per l’esattezza in Aix-en-Provence, presso il sito Carrières de Lumières con risultati eclatanti. Il concetto artistico che smuove il progetto lo abbiamo definito “drammaturgia delle superfici”, un luogo vivo, dove il fruitore si ritrova immerso e di conseguenza diventa attore di uno spettacolo che ci piace definire opera sull’opera», spiega Paolo Imperitura, responsabile cultura IdM, progettista M.E.D. «Ogni location, impropriamente definita museo, ospiterà uno spettacolo audiovisivo di 30 minuti, fungendo inoltre da punto informativo territoriale così da indirizzare il pubblico verso i nostri più importanti siti archeologici, ma

anche verso le nostre eccellenze enogastronomiche e paesaggistiche; riteniamo, infatti, che per un turismo sostenibile e autosufficiente sia fondamentale l’apporto del pubblico e in egual misura del privato». L’idea è trasformare la Calabria da storica zona di passaggio a luogo di sosta, così da far riscoprire l’immenso patrimonio storico e artistico di cui è dotata. Una spettacolarizzazione unica in Europa, in grado di stimolare il piacere del “consumo culturale” in Calabria e di aprirsi a un mercato ancora inesplorato ma dalle potenzialità infinite. «L’obiettivo è sì indirizzare il turista verso i nostri più importanti siti archeologici e il nostro sconfinato patrimonio artistico ma, anche e soprattutto, verso una forma di turismo in grado di aprire le porte ai nostri sapori, ai nostri profumi, ai luoghi della condivisione attraverso la creazione di percorsi esperienziali personalizzati, in grado di coinvolgere i cinque sensi del fruitore» conclude Imperitura. Nel corso dell’incontro sarà presentato il libro di Orlandino Greco e Giuseppe Ferraro, “Italie”, manifesto politico del movimento IdM.

Hubcultura: 64 comuni fanno rete in nome della tutela dei beni culturali Sono 64 i comuni Calabresi di tre provincie impegnati in questi giorni a definire gli ultimi dettagli del progetto Hubcultura. Nato per elaborare una pianificazione integrata e una programmazione strategica che abbia al centro la messa a sistema di tutti i beni culturali presenti sul territorio di intervento, il progetto è stato selezionato come più importante tra gli 11 presentati a livello regionale e il settimo su scala nazionale tra i 39 che il Ministero dei Beni Culturali ha ritenuto opportuno finanziare. Durante l’incontro tenutosi in settimana a Isca sullo Jonio il sindaco del comune capofila Palizzi, Walter Scerbo, ha spiegato, coadiuvato dal Responsabile della società “Officina delle Idee” Antonio Blandi, come sono state avviate le attività ed è stato tracciato il percorso progettuale che porterà la Calabria ad avere, per la prima volta nella propria storia, un piano strategico di messa a sistema dei suoi beni culturali regionali. Il piano strategico di Hubcultura, è stato dichiarato in sede di riunione, mira adesso a programmare adeguatamente l’utilizzo delle risorse regionali, nazionali e comunitarie, al fine di far risplendere adeguatamente i beni culturali gelosamente custoditi nei territori di competenza dei 64 comuni che hanno sottoscritto l’accordo, e a renderli maggiormente fruibili al grande pubblico al fine non secondario di implementare l’indotto turistico ad essi legato. Non solo: Hubcultura cercherà anche di effettuare una fotografia il più onesta possibile dello stato di salute dei suddetti beni e segnalerà le priorità di intervento. Per l’attuazione del piano strategico è stato stanziato un budget di 200 milioni e le attività ad esso legate saranno svolte dai 64 comuni attraverso incontri, tavoli tematici, social network e comunicazioni attraverso la piattaforma telematica hubcultura.it.

Junchi, luogo di congiunzione A Junchi la fascia marittima e la campagna, il colle e la valle, le due Gioiosa e Roccella trapassano gli uni nelle altre senza confondersi. Per queste ragioni cogliere la bellezza di questo luogo è difficile con la fotografia: qualunque punto si scelga per puntare la macchina, ci si lascia alle spalle qualcosa di non insignificante. La pioggia, che bagnando i vetri delle finestre scorre in sottilissimi rivoli verticali o inzuppa i vestiti nella corsa verso il portone di casa, è cosa che, immergendosi di nuovo nel tepore delle proprie stanze o al primo sole, si dimentica. La pioggia ogni tanto, però, torna a inghiottire le strade, come in un passato non poi così lontano, quando i nostri bisnonni, attraversando la via rivierasca non correvano su ponti di mattoni o cemento, ma guadavano le fiumare ingrossate su carri con ruote di legno imponenti, trainati da poveri buoi. Se però, tra fine ‘800 e inizio ‘900, la via nazionale fu resa sicura da ponti in mattoni e cemento, per alcuni anni ancora altre vie rimasero insicure. Nel 1952 padre Antonio Schirato, missionario dei Servi di Maria, scriveva che per arrivare a Junchi erano necessarie due ore di cammino da Gioiosa o da Roccella: a Junchi allora c’erano la scuola e la chiesa parrocchiale attorno a cui erano sparse, anche in altre contrade, alcune migliaia di persone, ma niente strade per arrivarci. Annotava padre Schirato, in una relazione ancora in larga parte inedita, che Junchi

«manca di tutto: casa canonica, asilo, oratorio, edificio scolastico. Non c’è luce elettrica». E la pioggia? La pioggia, che allora sbarrava la strada ai viandanti, ingrossando la fiumara, oggi minaccia di far franare pezzo a pezzo la provinciale, resa carrabile qualche anno dopo la visita del missionario. Una sorte beffarda, quella per cui rischia di rimanere senza strade, per una contrada che si è popolata nel luogo in cui la strada che portava da Motta Gioiosa a

Castelvetere (le odierne Gioiosa Jonica e Caulonia Superiore) si affacciava sul fianco delle alture, aprendo la vista al mare. Questa felice posizione è probabilmente anche la ragione della prima menzione di “Yunchi” in un documento, la platea di Giovan Battista Carafa, del 1534: questo luogo, infatti, con la fontana di Pirgo e la chiesa di S. Sebastiano (oggi di S. Rocco) di Gioiosa segnava il limite lungo la via di Castelvetere della foresta marittima della Contea di Grotteria, facendo da porta per

i colli. E veramente chi oggi raggiunge Junchi, soprattutto da Marina di Gioiosa, costeggiando Camocelli, ritrova quella suggestione, che nel linguaggio burocratico degli antichi documenti è solo accennata. Se dovessi cercare di esprimere a parole questo sentimento, direi che Junchi non è luogo di passaggio, ma di congiunzione. Per noi oggi il transito è anonimo: lunghe lingue di asfalto stese su colate di cemento. Comode ma insignificanti. A Junchi inve-

ce la fascia marittima e la campagna, il colle e la valle, le due Gioiosa e Roccella trapassano gli uni nelle altre senza confondersi. Per queste ragioni cogliere la bellezza di questo luogo è difficile con la fotografia: qualunque punto si scelga per puntare la macchina, ci si lascia alle spalle qualcosa di non insignificante. Se ci si volge verso i colli non si vede il mare, guardando il mare non si vede l’abitato e le tracce della vita degli uomini e così via. Bisogna tornare a Junchi. Ci dovrebbero tornare, prima di tutto, quelli che non sanno neppure più cosa sia quella parte di Locride adagiata sull’antica via che congiungeva Gerace a Castelvetere e, quindi, stanno anche dimenticando i moderni paesi tra Locri e Caulonia Marina. Senza conoscenza non solo non ci sarà mai sviluppo turistico (e sarebbe il danno minore), ma neanche agricolo, artigianale, industriale e, soprattutto, umano. Certo un discorso lungo per una frazione di poche case e una chiesa, ma il piccolo sta per il grande e, forse, fin dall’inizio abbiamo scritto di tutta la Calabria. Vincenzo Tavernese



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www.larivieraonline.com Domenica 26 Novembre 21

La questione meridionale è diventata qualunquismo tra un “se sarebbe” e l’altro Tra la pseudo-borghesia intellettuale dei paeselli si celano – notoriamente – alcune tra le figure più deleterie per intere comunità. Gli pseudo intellettuali o aspiranti tali, sono in genere ignoranti o settorialmente nozionistici. Nel senso che sanno qualcosina di un argomento, che nonostante la sua ridotta portata occupa l’intero loro cervello, e tutto il resto lo ignorano. Se la Terra giri attorno al Sole o alla Luna, non lo sanno. Anzi, non è cosa che gli riguardi. L’importante per questi soggetti è vangare il loro pezzettino di orto intellettuale e sfornare libri come biscotti industriali. È questo ciò che ognuno di noi può oggettivamente constatare quando si tirano in ballo alcuni argomenti, come – facendo degli esempi puramente casuali – le risorse ambientali, il paesaggio, la questione meridionale. Sarebbe già tanto se un “intelligente culturale” paesano sapesse anche solo darne una definizione libresca. La questione meridionale è un sintagma abusato e sfatto, privo di valore quando fu coniato, oggi solo riempitivo in spiegoni qualunquistici, tra un “se sarebbe” e l’altro.

Questi “intelligenti culturali” o pseudo-tali, probabilmente non hanno letto un libro fondamentale per la comprensione dell’argomento: “Il capitalismo nelle campagne” di Emilio Sereni. Anzi, rettifico, sono certa che non sappiano neanche chi sia Emilio Sereni (magari pensano che sia il meteorologo nella trasmissione di Magalli). Un libro base di ogni studio che voglia aspirare al minimo della dignità intellettuale, con cui Sereni di fatto crea le fondamenta delle conoscenze sulla cosiddetta “questione meridionale”. Tale “problema”, secondo Emilio Sereni, nasce con l’unificazione d’Italia, sostenuta dalle classi agrarie e manifatturiere settentrionali, che portò al collasso il sistema economico meridionale. Ora: togliamoci pure dalla testa l’idea che le nazioni con economia liberal-capitalista siano organismi compatti (se la Scozia ha chiesto l’indipendenza, e il Galles la chiede da decenni, ci sarà una ragione? Domandiamocelo). È invece l’esatto opposto: gli stati capitalisti hanno assoluta necessità di creare sacche interne di povertà per garantirsi manovalanza a basso

prezzo, cripto-salariato, emigrazione lavorativa e sanitaria, e tutta una serie di necessità che gli consentono una più agevole gestione politica dei voti e dei territori. La classe politica che “governa” questi territori è esplicitamente e scientemente posizionata in modo da eseguire ordini provenienti dal sistema, con l’aggravante che i politici, essendo più ignoranti e capre degli pseudo-intellettuali, di guai ne combinano già di loro senza aver troppo bisogno che qualcuno gli dica come fare. I danni arrivano anche dagli instancabili tentativi di erodere i piccoli margini di ladrocinio concessi rispetto alla classe imprenditrice settentrionale. L’Italia nacque esattamente così, e lo spoiler della storia è stato già rivelato da un pezzo: siamo noi la sacca di miseria. Qualsiasi idea, pensiero, azione politica, attività conferenziera o pseudo-tale, non ha agli occhi delle teste ragionanti (non facenti parte dell’intellighenzia) neanche il velato sapore del requisito minimo di decenza culturale. #sapevatelo #pseudoborghesi #soggettoignoto Lidia Zitara

Pino Arco: il poliedrico artista che si divide tra simpatica pazzia e seriosa surrealità Pino Arco parla di cose importanti, si pone domande esistenziali, con una semplicità unica. Ma semplice non è riduttivo, piuttosto ha la valenza di complessità, basti pensare ad Einstein che con una semplice formula racchiuse la spiegazione del mondo.

Pino Arco, artista poliedrico, scrittore e cantautore, ha già pubblicato una raccolta poetica, “Ti leggo una poesia”, e cinque altre opere di narrativa: “Quadretti d’autore”, “My name is Loretta” e “Stamfield”. L’appello di un libro alla ricerca di una biblioteca che sia la sua nuova casa. La poltrona che misura lo stato di felicità. Il bizzarro incontro di un ragazzo con il genio Wolfgang Amadéo Mozart. Ricette culinarie letali per appuntamenti galanti. L’epica battaglia notturna di Ippolito contro una zanzara. Una strana partita a carte tra due vecchi amici ubriaconi. La lavatrice che va a vino. L’anfiteatro che vola nel cielo di Roma. L’epitaffio per un gran bel paio di jeans. Questo e molto altro troverete in Stravaganti racconti fuori dal castello. Storie surreali e paradossali, spesso al limite della follia, che sotto la superficie scherzosa e ironica nascondono, in realtà, significati che riguardano la nostra stessa pazza esistenza. “Siamo fatti di poesia”, asseriva Tullio Iuliano, “valore ed elemento primo dell’esistenza, la molecola iniziale, l’atomo, unico e indivisibile di cui è fatto il tutto e su cui tutto si basa”. E la poesia, come afflato primigenio, sembra avvolgere i personaggi di Pino Arco che pur racconta in prosa, in Stravaganti racconti fuori dal castello, la pazzia dell’esistenza, rappresentata da personaggi insoliti e curiosi, che a tratti provocano ilarità ma anche, pirandellianamente, il sentimento del contrario e quindi tenerezza e compassione; tuttavia la pazzia è bilanciata dalla serietà del narrante per niente pazzo, che osserva e guida le sue storie senza distogliere lo sguardo dai problemi reali, verso cui punta l’indice con autentico interesse e incastona tra le parole, che sceglie con cura, una nobile e rara moralità. Dietro l’apparente stravaganza e paradosso così evidente, dietro ragionamenti strampalati, per usare le parole dello scrittore, imparruccati e in rima, tra inchini e anfiteatri che volano in

cielo, l’autore, nascosto tra i personaggi surreali, interviene con dei punti di vista molto reali e chiari, strutturati e impegnati nel sociale, ad esempio nel primo dei racconti che costituiscono il libro: After shave. L’intrusione soggettiva del narrante suggerisce al protagonista di salvare il mare dalla incuria di chi lascia della plastica o piuttosto il suo monito all’amico per la differenziata. In tal guisa, anche se Pino Arco pudicamente cerca di nascondersi tra la stravagante inventività, campeggia e si distingue con la sua esperienza e poliedrica personalità e conoscenza: con le sue rammariche domande racconta di libri storici, d’arte, di stile liberty, di teatri e musicisti; racconta dell’umanità, a tratti con rabbia e indignazione e a tratti con una sottile tenerezza e un fugace senso di solitudine. Il lettore sente e si accomoda tra le sue parole: “A te, scrive, lettore, che stai leggendo questo mio appello,

se ami la lettura e sei appassionato di storia antica, ti farò conoscere le vicende di un piccolo popolo dal passato illustre: te le racconterò con una semplicità unica”. E infatti Pino Arco parla di cose importanti, si pone domande esistenziali, con una semplicità unica. Ma semplice non è riduttivo, piuttosto ha la valenza di complessità, basti pensare ad Einstein che con una semplice formula racchiuse la spiegazione del mondo. A ciò si aggiunge la sua capacità descrittiva, fino alla osservazione microscopica del -come dice Guicciardini - “particulare”, che rende le storie vive, come se le abitassi, vivessi con loro e ti ritrovassi ad osservare lo stesso mare oltre l’oggetto bianco le rose le azalee e orchidee delicato e odoroso regalo per la fidanzata come un cavaliere d’altri tempi, fino ad identificarti con quel libro con una bella copertina

rigida, illustrata, di colore verde perla e corredato di tavole e disegni, che cerca il posto giusto per recuperare la propria essenza o essenzialità: ma è l’esigenza intellettual-esistenziale di Pino Arco che lo spinge a cercare il posto giusto, cosicché filando parole - un file blanc tenta di ricamare la sua isola felice, modellata dalle forme dell’arte, sorella della musica e forse anche di quella povertà e nobiltà d’animo in cui Pino Arco crede e fortemente declama, trasforma in musica, dipinge e incide o scolpisce in prosa. Una profonda eticità stanzia nel luogo della narrazione, si tratta di strappare quel velo di stravaganza che si poggia su di esso per scorgerla, un velo di ilarità la nasconde per far finta che così serio non è, e invece l’autore intelligentemente filosofeggia, fa alte citazioni come l’incipit di Anna Karenina o la musica di Mozart, ambienta la storia in teatri o anfiteatri e molto altro. L’autore, sensibile e colto, ferma gli oggetti della conoscenza, li custodisce e in un atto di generosità li offre al lettore, con una “estrosa” semplicità. Ma la semplicità è solo una scelta stilistica, di registro, dovuta alla riservatezza e “umiltà” di Pino Arco che non ostenta il proprio sapere, ma lo compartecipa, in un banchetto della cultura nel quale invita e fa accomodare i propri lettori. Al contrario, senza riserve, capovolgendo il mondo insegue il sogno; un sogno futuro di belle speranze, ma anche rivolto al passato, come la storia che chiude il florilegio, un viaggio nella memoria a risvegliare pensieri che aveva pensato, o a connettersi con i sogni che aveva sognato, in un mondo dove cresce sempre più un senso di colturitudine, la solitudine dei colti, che divide e frantuma e che Pino Arco, con la sua appassionata prosa, trasforma in un “unico e indivisibile di cui è fatto il tutto e su cui tutto si basa”. Antonella Genova


RIVIERA

www.larivieraonline.com Domenica 26 Novembre 22

Preso in parola Il presidente della Regione Calabria Mario Oliverio legge “Riviera” e sorride dinanzi alla copertina che lo vede incatenato come il mitico Ercole.

Noi siamo ancora qua… eh già! Anche i consiglieri regionali sono in cerca di visibilità: Domenico Battaglia e Giuseppe Neri ci chiedono una foto che li ritrae nella lettura di “Riviera”, dopo essere scomparsi alle cronache locali per molto tempo. Intesa “abbracciosa” Due vecchi amici leggono “Riviera”: il sindaco di Bianco, che sta trascorrendo questi giorni istituzionali tra viaggia a Roma, assemblee e querele e il deputato reggino Demetrio Battaglia.

L’uomo del momento Protagonista di queste ultime settimane nella Locride, il sindaco di Portigliola Rocca Luglio, al termine dell’assemblea dei sindaci, discute con il collega di Samo Giovambattista Bruzzaniti, il vicesindaco di Caulonia Domenico Campisi e il primo cittadino di Casignana Antonio Crinò.

Sociale al quadrato Simona Coluccio, presidente dell’associazione “Comma Tre”, abbraccia il collega Vito Crea, di “AssoADDA”.

Sempreverdi Arturo Guida posa con il generale Aloisio Mariggiò e un loro caro amico prima dell’assemblea di sabato scorso, in cui il governatore Mario Oliverio ha incontrato i forestali.

Fu Martino Il cantante Arbëreshë Guido Zalles abbraccia assieme, al suo chitarrista, il sindaco di Caulonia Caterina Belcastro al termine del concerto di San Martino.

Agricoltori Il vitivinicoltore Oppedisano, produttore di un buon vino rosso tutto cauloniese, incontra l’agricoltore Fragomeni che, ogni domenica mattina, si impegna a portare a Siderno ortaggi e frutta di ineguagliabile qualità.

Dalla moto alla canna da pesca Franco, detto “gamba”, un pescatore davvero in gamba, viene nominato a Siderno per essere stato anche un centauro di prima scelta!

Palati sopraffini Per non farci mancare nulla pubblichiamo una foto di questi signori di Caulonia, impegnati a produrre la pietanza tipica di San Martino: la zeppola! In pompa magna Il sindaco di Siderno, Pietro Fuda, posa con le sezioni sidernesi dell’Associazione Nazionale Marinai di Italia e dell’Associazione Nazionale Carabinieri, composta naturalmente da vecchie leve dei due corpi militari.




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