Riviera nº 49 del 03/12/2017

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CONTROCOPERTINA

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Domenica 03 DICEMBRE 3

Dilf

Chiusa l’era delle Milf, ora è il turno dei Dilf, gli uomini maturi che fanno girare la testa (alle ragazzine) a conquistare i cuori delle ventenni ci sarebbe l’assunzione di responsabilità da parte di uomini non più giovanissimi, attenti ai loro figli, giocherelloni e teneri, attratti (anche se sposati) da donne intelligenti e capaci, non solo da cosce lunghe e natiche sode. Il Dilf è proprio lui: il papà della tua migliore amica. Quello con gli occhioni teneri, un po’ di pancetta ma l’aria tanto paterna e rassicurante. I Dilf spingono passeggini e si mettono i pargoli in spalla, cambiano pannolini e somministrano biberon. Portano sempre la fede al dito. Sembra sia questo il loro fascino, l’essere papà ma ancora sexy. Dilf è un acronimo creato sulla traccia di Milf, le mamme voluttuose e spudorate, la cui icona è la Mrs. Robinson del “Laureato”. Se la Milf è la Mom I’d Like to Fuck (lasciamo la traduzione ai lettori), il Dilf è il Dad I’d Like to Fuck. Ma in luogo di calze a rete e disinvoltura sessuale, stavolta a conquistare i cuori delle ventenni ci sarebbe l’assunzione di responsabilità da parte di uomini non più giovanissimi, attenti ai loro figli, giocherelloni e teneri, attratti (anche se sposati) da donne intelligenti e capaci, non solo da cosce lunghe e natiche sode. Già questo fa capire quanta distanza ci sia tra l’impronta con cui è costruita la cultura maschile rispetto a quella femminile. Se ai maschi viene insegnato di apprezzare “uber alles” il gioco erotico e l’atto amoroso, alla donna viene impressa a fuoco l’idea di farsi piacere uno che sappia aiutarla nelle cure parentali e che sia capace di farsi un uovo al tegame. Non troppo lontani i tempi di Moravia, che nella sua piattezza ha pur ben definito alcuni costumi più che mai attuali, e neanche quelli di “Tre scapoli e un bebé”, in cui le donne sciamavano come mosche al miele dietro i bellocci con neonata, viene da chiedersi quanta novità ci sia il questa etichetta, e se durerà. Secondo “serissimi sondaggi” il Dilf attrarrebbe per la sua maturità, per la responsabilità estrinsecata nella cura verso i propri figli. Ne consegue che gli uomini che svolgono il loro dovere di genitori vengono lodati e apprezzati, e che si avalla il luogo comune che il maschio non sappia stirare, cambiare un pannolino o misurare la febbre a un bambino. Ci stupiamo della pubblicità sessista della Kinder? Gli uomini sono inetti: quando dimostrano di avere più capacità di una spugna, allora si va tutte in bambola per loro. Questo è il messaggio che passa. Siamo sicuri che ci piaccia? Mattew McConaughey, Justin Timberlake, David Beckham, tanto per dirne alcuni, sono i Dilf di cui si parla di più. Ma, alt, un momento, non erano i “belli” del cinema, indipendentemente dai pargoli? Il più amato di tutti è Ryan Gosling, giovane ma non troppo, dal viso dolce ma anche sprezzante, divenuto Dilf da poco, e quindi merce nuova da gettare nel mercato dell’industria dell’immagine. I vip Dilf si mostrano con le loro mogli, attrici, modelle, produttrici (insomma, donne con la grana, anche più famose di loro), in pose così tenere da strappare un sorriso e un languorino di pancia alle più giovani e inesperte, che si fanno venire gli occhi a cuore quando un uomo tiene in mano dei fiori, un cane o un bambino. Peccato che Brad Pitt abbia un’indagine federale in corso per maltrattamento a minore, e che Ben Affleck, altro Dilf accorsato, sia morto agli occhi di tante e tanti per il suo coinvolgimento negli stupri perpetrati da Harvey Weinstein (nonché per aver interpretato il peggior Batman della storia. Ma si sa, se uno ha amici potenti… ). Insomma, un conto è la foto delle riviste patinate, un altro la realtà, scabra e di certo non tanto frizzantina. Come un libro di Moravia. Lidia Zitara


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ATTUALITÀ

GIUDIZIARIA

Le novità del processo “Crimine” Il salto di qualità investigativo che ha portato all’indagine “Crimine” è meglio definito dalle “novità” emerse all’esito del maxi processo di quell’operazione coordinata dalla Procura distrettuale antimafia reggina. In data 08.03.2012, all’esito del giudizio abbreviato, Il G.u.p. del Tribunale di Reggio Calabria emetteva sentenza di primo grado per il reato di cui all’art. 416 bis c.p. che riconosceva e cristallizzava le circostanze sopra riferite. In particolare, si riporta il passaggio della motivazione della predetta sentenza d’interesse: In primo luogo : “l’organizzazione criminale di stampo mafioso denominata Ndrangheta, storicamente nata e sviluppatasi in varie parti della provincia di Reggio Calabria (e principalmente nella fascia jonica e tirrenica, oltreché nella zona urbana del capoluogo) ha assunto via via nel tempo ed in un contesto di trasformazione ancora non concluso, una strutturazione unitaria, tendente a superare il tradizionale frazionamento ed isolamento tra le varie ndrine: sicché, come significativamente emerso anche nella parallela indagine milanese c.d. Infinito, la Ndrangheta non può più essere vista in maniera parcellizzata come un insieme di cosche locali, di fatto scoordinate, i cui vertici si riuniscono saltuariamente (pur se a volte periodicamente), ma come un “arcipelago” che ha una sua organizzazione coordinata ed organi di vertice dotati di una certa stabilità e di specifiche regole”. Tuttavia, ed è questa la novità del presente processo: “l’ azione dell’ organismo di vertice denominato Crimine o Provincia – la cui esistenza è stata inoppugnabilmente accertata -, seppur non sembra intervenire direttamente nella concreta attività criminale gestita in autonomia dai singoli locali di ’ndrangheta, svolge indiscutibilmente un ruolo incisivo sul piano organizzativo, innanzitutto attraverso la tutela delle regole basilari dell’ organizzazione (una sorta di “Costituzione” criminale), quelle, in definitiva, che caratterizzano la ‘Ndrangheta in quanto tale e ne garantiscono la riconoscibilità nel tempo e nello spazio, anche lontano dalla madrepatria Calabria; quindi garantendo il mantenimento degli equilibri generali, il controllo delle nomine dei capi-locali e delle aperture di altri locali, il nulla osta per il conferimento di cariche, la risoluzione di eventuali controversie, la sottoposizione a giudizio di eventuali comportamenti scorretti posti in essere da soggetti intranei alla ‘ndrangheta (non a caso il Pubblico Ministero nella sua requisitoria ha paragonato il Crimine alla Presidenza della Repubblica e non al Consiglio dei Ministri)”. Quella unitarietà si manifesta anche sotto il profilo psicologico “nella adesione da parte di ogni singolo accolito ad un progetto criminale collettivo proprio della associazione nel suo complesso, accomunato da identità di rituali di affiliazione (e dalla comunanza della c.d. copiata, cioè della terna di soggetti abilitati a conferire determinate cariche, come la santa), dal rispetto di regole condivise, dal comune sentire di appartenere ad un corpus più ampio, che coinvolge non solo le cosche tradizionalmente operanti nel territorio di origine (provincia di Reggio Calabria), ma anche le cosche che, pur se più o meno distanti (Serre vibonesi, Lombardia, Piemonte, Liguria, Germania, Canada, Australia) si riconoscono nel c.d. Crimine di Polsi (i locali c.d. allineati); su tale aspetto, si rinvia anche a quanto si dirà infra sul contributo delle varie articolazioni territoriali alla “Mamma di San Luca”. L’esistenza di quell’ organismo verticistico – i cui poteri, allo stato delle prove acquisite, sono definibili solo nei termini suddetti, non essendo ancora chiarito definitivamente quali poteri sanzionatori esso abbia - non esclude la possibilità dell’ insorgere di conflitti e di faide tra gruppi contrapposti (come è avvenuto storicamente ed anche nel recente passato).

Dopo l’inaugurazione di ieri alla Cittadella dell’Olio allestita in Piazza dei Martiri, a Locri, si conclude oggi la 1ª Festa dell’Olio della Locride organizzata dal GAL Terre Locridee, che continua a promettere assaggi, riflessioni e confronti utili agli imprenditori, ma anche allo sviluppo economico della nostra terra.

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Termina oggi la Festa dell’Olio con le riflessioni su turismo e itinerari olivicoli Dopo il ricchissimo programma di ieri, che ha visto l’inaugurazione della manifestazione alla presenza di Monsignor Francesco Oliva e la partecipazione, alle due tavole rotonde del pomeriggio, di Giacomo Giovinazzo, Vincenzo Maione, Andrea Sisti, Giuseppe Zimbalatti, Carlo Gambino, Nicodemo Oliverio, Claudio Marcianò, Ettore Lacopo e Mauro D’Acri, la 1ª Festa dell’Olio della Locride, organizzata dal GAL Terre Locridee, prosegue la sua intensa attività anche nella giornata di oggi, domenica 3 dicembre. Si comincia alle ore 11:00, con la tavola rotonda “Turismo, agricoltura, Cultura” che, introdotta dal Presidente del GAL Terre Locridee Francesco Macrì, vedrà la partecipazione dell’imprenditore Antonino De Masi, del Presidente

dell’Associazione Jonica Holidays Maurizio Baggetta e dal Capogruppo PD in Consiglio Regionale della Calabria Sebi Romeo, conclude il Rettore dell’Università degli Studi di Macerata Francesco Adornato. Chiuderà dunque la giornata e l’intera due giorni il workshop “Le vie dell’olio”, un incontro che si terrà alle ore 16:00 e al quale, oltre al Vice Presidente del GAL “Terre Locridee” Enzo Minervino, che introdurrà i lavori, parteciperanno il Presidente dell’Ente Parco Nazionale dell’Aspromonte Giuseppe Bombino, il Presidente del coordinamento delle Strade del vino e dell'olio dell’Umbria Paolo Morbidoni, il Progettista di Hubcultura Antonio Crinò e il Presidente dell’Osservatorio ambientale diritto per la Vita Arturo Rocca.

C ACHI

LA TERR Continua la nostra carrellata di parlamentari eletti in Calabria e l’analisi sommaria del loro operato nell’ultima legislatura per cercare di comprendere se valga la pena o meno rieleggerli durante le politiche di primavera. Paolo Parentela, di Mondello, è stato eletto nel 2013 tra le fila del Movimento 5 Stelle, all’interno del quale milita a tutt’oggi con orgoglio. È componente della Commissione Permanente Agricoltura e ha un indice di produttività parlamentare, (un dato che prende in esame il numero, la tipologia, il consenso e l’iter degli atti presentati dai parlamentari in modo da poterli confrontare tra di loro) di 202,7, che lo rende il 256º parlamentare più produttivo su 630. Per la Calabria ha presentato: Disegni di legge ………………………………0 Mozioni ………………………………………..0 Interpellanze ………………………………….0 Interrogazioni a risposta orale ………………1 Interrogazioni a risposta scritta …………….52 Interrogazioni in commissione ………………3 Risoluzioni in commissione………………….1 Ordine del giorno …………………………….2 Emendamenti …………………………………1 La sua azione politica si è concentrata su interventi a favore della crescita del PIL, depurazione, adeguamento infrastrutturale, rinnovo della ferrovia jonica, lavori sulla SS106 e sulla SARC, emergenza del Viadotto Italia, BP di Siderno, tutale del sito dell’antica Kaulon, acquedotti, acque reflue e discariche, tutela dei

DEI

DI JACOPO GIUCA

prodotti agroalimentari, maltempo e dissesto idrogeologico, legalità, disoccupazione giovanile, piano di rientro sanitario e problemi della corte dei conti per un totale di 60 atti, di cui 38 in qualità di primo firmatario dedicati alla nostra regione. Jole Santelli, di Cosenza, al quarto mandato da deputato è stata Sottosegretario di Stato al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali durante il Governo Letta, prima di dare le dimissione per aderire al nuovo progetto di Forza Italia nel dicembre dello stesso 2013. Componente della Commissione permanente Giustizia, ha un indice di produttività parlamentare di 133,2, che la rende la 410ª parlamentare più produttiva su 630. Per la Calabria ha presentato: Disegni di legge ………………………………0 Mozioni ………………………………………..0 Interpellanze ………………………………….1 Interrogazioni a risposta orale ………………4 Interrogazioni a risposta scritta ……….……6 Interrogazioni in commissione ………………1 Ordine del giorno ……………………….……0 Emendamenti …………………………………0 La sua azione politica si è concentrata su tutela del diritto alla salute, rifiuti, legalità, beni culturali, sicurezza, infrastrutture, viadotto Italia e trasporti, antica Kaulon e tutela degli enti locali, per un totale di 12 atti, di cui 11 in qualità di primo firmatario dedicati alla nostra regione.



COPERTINA

In Calabria cambiano gli attori ma il canovaccio rimane immutato. Le orchestre che si sono succedute, con la pretesa di cambiare musica, hanno finito sempre per suonare lo stesso spartito. Una politica affidata a personaggi "acefali", come scrive Vittorio Feltri su Libero, che non programma alcunché, non fa progetti per il futuro e si limita, tutt’al più, a gestire in maniera spesso maldestra e sconclusionata le emergenze.

Acefa

LA LETTERA

Caro Professore Le sue considerazioni “L’urlo di Oliverio” su Riviera del 12.11.2017 mi spingono a fare delle riflessioni anche per quello che Vittorio Feltri scrive su Libero (stessa data) “La voglia c’è, a mancare sono le possibilità” Scrive Feltri: “Il problema non è l’indole del terrone calabrese, bensì la condizione di cui sono stati condannati da una politica affidata a personaggi “acefali”, incapaci di gestire il passato, il presente e di immaginare il futuro”. E Azzurra N. Barbuto “La mia Calabria non ha mai voglia di faticare... e continuiamo a far finta di niente tanto noi abbiamo il mare con la vicina montagna, il clima è il migliore, l’estate è più lunga, che si mangia bene ecc, ecc…”. Del resto se la Calabria è l’ultima regione d’Europa un motivo ci sarà. Cambiano gli attori ma il canovaccio rimane immutato; le orchestre che si sono succedute, con la pretesa di cambiare musica, hanno finito sempre per suonare lo stesso spartito: non si programma alcunché, non si fanno progetti per il futuro e ci si limita, tutt’al più, a gestire in maniera spesso maldestra e sconclusionata le emergenze. E allora altro che “Urlo di Oliverio” siamo noi calabresi che dovremmo urlare verso “la casta politica burocratica che ormai è talmente radicata che è difficile estirparla. Altro che filosofia guccioniana. “Abbiamo bisogno di iniziative istituzionali che rifuggano da un ribellismo - tipicamente calabrese e meridionale, oggi di moda in Italia - che produce solo con-

flitti e nessuna soluzione dei problemi”. La gente della Locride dovrebbe cominciare a protestare non come ha sempre fatto marciando in forma composta e democratica e sempre pronti a ospitare chiunque a braccia aperte. Prendiamo coscienza dei mali che giornalmente patiamo e reagiamo come si dovrebbe: alle prossime visite dei politici regionali e di quelli nazionali, invece, di inchini e sottomissioni, mandiamoli alle loro sedi in mutande. Solo così, tutti avrebbero sicuramente più rispetto della gente della Locride. Sogno un nuovo soggetto politico che possa veramente affrontare tutti i problemi della Calabria per iniziare un nuovo cammino in modo da uscire dalle sabbie mobili in cui siamo sprofondati. Abbiamo bisogno dell’entusiasmo e della sana irruenza di persone (come lei e tante altre) che riescano a risvegliare gli animi di tutti i calabresi. “Queste nuove figure politiche avrebbero una missione “storica”: quella di cambiare rotta prima che la Calabria e la Locride precipitino a livelli africani”. Lei è “chiamato” a individuare persone che, fuori da ogni interesse, si rendano promotori di una nuova formazione civica che rompa con tutti i partiti attuali: un movimento di onesti calabresi al servizio dei calabresi. Sono certo che tanta gente attualmente delusa e di mestiere ormai astensionista troverebbe la forza di tornare alle urne per contribuire alla rinascita di una Calabria fino ad ora bastonata e umiliata. Roberto Trunfio (pediatra)


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Vittorio Feltri: Prendiamo coscienza dei mali che giornalmente patiamo e reagiamo come si dovrebbe: alle prossime visite dei politici regionali e di quelli nazionali, invece, di inchini e sottomissioni, mandiamoli alle loro sedi in mutande. Solo così, tutti avrebbero sicuramente più rispetto della gente della Locride.

ali LA RISPOSTA

Egregio dottore, Anch’io ho un sogno ed è quello che le persone serie e perbene come Lei occupino la prima fila, estromettendo un “ceto politico” artificialmente creato e decisamente inadeguato. Ho avuto il piacere di conoscerLa quasi 40 anni fa e ho sempre apprezzato il Suo sforzo di collegare la Sua alta professionalità e un serio impegno civile e culturale. La sua Lettera dimostra una cosa: la Calabria non ne può più! Ovviamente parlo della Calabria autentica, che non è quella del parassitismo e del privilegio. E a questo nostro popolo occorre dare quella voce che oggi non ha ed è questo è il senso del nostro impegno. Esiste la consapevolezza diffusa che occorra rialzare la testa non una volta ogni tanto ma tutti i giorni dinanzi ai soprusi ed alle prepotenze che si abbattono quotidianamente sulla nostra Terra. La drammatica vicenda della sanità calabrese rappresenta il fallimento di 40 anni di falso regionalismo e, contemporaneamente, di un “ceto politico” raccogliticcio, politicamente ottuso, sostanzialmente marginale. I vuoti lasciati dalla “politica” non possono essere coperti dai burocrati, né da PM in cerca di fama, né da piccoli avventurieri. Occorre invece che la società civile si faccia avanti, pretendendo che i partiti facciano i “Partiti”, i sindacati ritornino ad essere “Sindacati” e che gli “eletti” non siano più strumenti di dominio sulla società!

Abbiamo espresso la Bindi e Scilipoti ed eletto figure così grigie da bivaccare per cinque anni in Parlamento senza spostare una virgola. Non è giunta l’ora di dire basta? Non si può chinare ulteriormente la testa e il pendolo della nostra storia non può oscillare sempre tra il ribellismo di una giornata e la rassegnazione di un secolo. Comprendo il suo sdegno che è anche il mio ed è partendo da questo comune sentimento che ritengo maturi i tempi per un Progetto politico. Che non necessariamente è impegno elettorale. Non si parte da zero. Abbiamo alle spalle la Costituzione Italiana che oggettivamente rappresenta uno strumento sanamente “rivoluzionario” se solo si mostrasse di volerla realmente attuare dopo 70 anni in cui, soprattutto in Calabria, è stata reclusa, ferita ed umiliata”. La sua lettera mi dà conforto e una certezza: possiamo farcela! Forse non domani e neanche tra un mese ma i tempi maturano, e la nostra Terra ci chiama ad un impegno eccezionale. Quasi certamente io non vedrò il raccolto dell’attuale semina, ma questo aspetto non ha alcuna importanza. Già nei prossimi mesi è necessario serrare le fila e non chinare la testa. È meglio “perdere” spezzando la catena che vincere rimanendo servi. Grazie dottore Trunfio e buon lavoro a tutti noi. Ilario Ammendolia

"Calabria e Meridione, il problema non è l'indole dei terroni. Ma..." I dati sono dati e non si discutono. A Bergamo, Brescia e Verona la disoccupazione non c’è, come ha scritto Paola Tommasi ieri su Libero. Queste città e queste province sono sgobbone e non lo scopriamo oggi, è un fatto straordinario che ha ragioni storiche. Parlo di Bergamo dove sono nato. Conosco la mia gente scorbutica e infaticabile. La quale è diventata così sotto la Serenissima. I carpentieri che hanno rifinito Venezia erano miei conterranei. Lavoravano per il Doge e vivevano a Padova (dove la vita costava meno), patria della commedia dell’arte. Arlecchino è nativo della Valbrembana, e Brighella era un suo conterraneo. Da quel tempo a oggi è passata molta acqua sotto i ponti del Serio e del Brembo, due fiumi che hanno propiziato le fortune orobiche. Dove c’è acqua corrente c’è energia, dove c’è energia si è sviluppata l’industria. A Bergamo il maggior contributo alla produttività fu portato dagli svizzeri dai quali imparammo il tessile. Due nomi per tutti: Legler e Honegger. Famiglie che oltre all’opero-sità ci hanno insegnato a stare al mondo. I bergamaschi hanno assimilato così la cultura del lavoro i cui frutti sono stati e sono copiosi. Costoro hanno grandi meriti e non li posso negare. Ma aggiungo che sono stati fortunati ad avere certi maestri. Oggi la mia città e la mia provincia sono fiori, borghi lindi e servizi eccellenti, montagne e colline ospitali e opulente. Non si diventa ricchi per caso. Mai conosciuto un ricco cretino o lazzarone. Ma attenzione. È l’ambiente che fa gli uomini e non viceversa. Sono le infrastrutture il propellente dell’economia. Esemplifico. La prima autostrada italiana è stata la

Torino-Milano-Bergamo-Brescia che non fu realizzata per consentire alle auto di correre, bensì per far decollare gli affari. Gli orobici hanno sconfitto la miseria perché sono tignosi e duri quali rocce, ma non solo per questo: la sorte li ha aiutati. Sono diventati ciò che sono in quanto agevolati da varie circostanze favorevoli, non ultima la vicinanza a Milano, fucina inesauribile di iniziative imprenditoriali. Non la tiro per le lunghe. Paragonare le Orobie all’Aspromonte è un servizio stupido. La Calabria somiglia al Medioriente, meglio, alla Grecia. L’unità d’Italia le ha regalato il brigantaggio cui si sono dedicati poveracci piegati alla leva obbligatoria che ha ammaccato l’agricoltura locale. Lo Stato unitario non ha spinto lo sviluppo della regione, non ha dato strade e ferrovie, nessuna infrastruttura indispensabile per lo sviluppo. A Reggio sono arrivati soldi a pioggia, finiti nelle tasche dei boss, ma neanche un progetto. Il popolo o campa di espedienti o non campa. Chi ignora questa realtà non può capire il disagio ionico, lo giudica superficialmente e lo attribuisce a questioni antropologiche mentre, ripeto, è il tessuto sociale che influisce sui caratteri individuali. Insomma il problema non è l’indole dei terroni, bensì la condizione a cui essi sono stati condannati da una politica affidata a personaggi acefali, incapaci di gestire il presente e di immaginare il futuro. Segnalo che a Milano e dintorni risiedono 300 mila calabresi perfettamente integrati e indistinguibili dagli indigeni. Perché? L’ambiente li ha raddrizzati e resi idonei ai costumi nostrani. Il resto è chiacchiera che alimenta soltanto stupidi pregiudizi. di Vittorio Feltri tratto da “Libero” del 12 novembre 2017


ATTUALITÀ

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Domenica 03 DICEMBRE 08

Un corteo di carri funebri reclama l’ammodernamento della 106 Nando Amoruso, presidente del comitato “Vita”, da anni impegnato nella battaglia per l'ammodernamento della strada statale 106, questa settimana ha percorso la statale ionica nel tratto compreso tra Cirò Marina e Crotone, dove si è fermato nei pressi di un centro commerciale, alla testa di un corteo sei carri funebri e di un camion su quale sono collocate due corone. Amoruso - che ha così iniziato un presidio di protesta - ha inteso così, per l'ennesima volta, attirare l'attenzione sul problema della sicurezza

legato alla strada ionica. “Resterò qui ha detto Amoruso - in attesa che arrivino tutti i 27 sindaci del crotonese perché firmino il progetto già approvato dai loro Comuni 12 anni fa, al fine di sollecitare l'ammodernamento della statale 106 nel tratto crotonese che è da tempo fermo”. Per Amoruso il governatore Mario Oliverio “si è sottratto all'impegno che aveva preso l'anno scorso proprio a favore del progetto approvato da Anas e che è al Cipe per il finanziamento definitivo”.

Il Salento ci guarda Da Gallipoli gli scatti al tramonto di Roberto Rocca hanno immortalato la sagoma della costa ionica settentrionale della Calabria. Sullo sfondo si intravede l'isola di Sant'Andrea con il caratteristico faro e il massiccio del Pollino. È raro riuscire a godere di questo panorama, che impreziosisce l'orizzonte solo quando il cielo è perfettamente limpido grazie alle rigide temperature di fine novembre.

È di Locri il migliore spumante del Mezzogiorno Ad aggiudicarsi il primo posto nella categoria spumanti bianchi al XII Salone dei Vini e degli Oli meridionali andato in scena nel Castello Normanno Svevo Sannicandro di Bari, è stato il Centocamere Spumante Metodo Classico 2015, un prodotto dall'azienda agricola "Tenuta G.R. Barone Macrì" di Locri e ottenuto dal vitigno "Mantonico" di Gerace su cui l'azienda locrese è attivamente impegnata da circa tre anni. Un'autentica eccellenza che conferma gli elevati standard qualitativi raggiunti dal prodotto tipico della Locride, in grado di esaltare il forte fattore identitario e di combinarlo al meglio con le più avanzate tecniche di produzione.

Impresa: lunedì a Siderno un convegno su come ottenere finanziamenti a tasso zero Lunedì 11 dicembre, alle ore 17:00, presso la Sala del Consiglio Comunale di Siderno, si terrà il convegno “Nuove Imprese - 50.000,00 € a tasso zero”, un incontro voluto dall’Unione Europea e dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali che, patrocinato dall’Azienda Calabria Lavoro, Ente Pubblico Economico Strumentale della Regione Calabria, dalla Città di Siderno e dall’Associazione dei Comuni della Locride, illustrerà ai giovani imprenditori della Locride come avere accesso alle agevolazioni e realizzare una nuova impresa con i fondi del Self Employment. Introduce e colera l’Esperto di Finanza Agevolata Pietro Tropiano. Dopo i Saluti del Sindaco di Siderno Pietro Fuda, del Presidente dell’Associazione dei sindaci della Locride Rosario Rocca e del Capogruppo PD in Consiglio Regionale della Calabria Sebi Romeo, interverrà la coordinatrice di misura 7.1 Città Metropolitana di Reggio Calabria Mariagrazia Muscatello. Seguirà dibattito.

Il sindaco di Sant’Agata nel Consiglio Direttivo dell’Ente Parco dell’Aspromonte

ERRATA CORRIGE

Per mero errore materiale, sul numero 47 del nostro settimanale, in edicola lo scorso 19 novembre, nel riportare l’elenco dei sindaci presenti durante la manifestazione di Roma è purtroppo saltato il nominativo del primo cittadino di Agnana. Ci scusiamo con Caterina Furfaro, sempre in prima linea quando si tratta di far valere i diritti dei propri cittadini e dei residenti della Locride.

Domenico Stranieri è stato nominato nuovo componente del Consiglio Direttivo dell’Ente Parco Nazionale dell’Aspromonte in rappresentanza della comunità del Parco. Stranieri, giornalista con specifiche competenze nel settore culturale, ambientale e naturalistico, dal 2016 è Sindaco di Sant’Agata del Bianco. Sostituisce, in seno al Consiglio Direttivo, Antonio Condelli, decaduto dalla carica.

CALABRESE PER CASO * di Giuseppe Romeo

Riscatto del Sud. Ma da chi e da che cosa? Che la Calabria viva una vita non facile questo lo sappiamo. Non vi sono dubbi che ancora oggi la Calabria, vive in una sorta di ritardo endemico sia nelle possibilità di crescita economica che di accesso diffuso ad una qualità di servizi pari a quella offerta da altre regioni. E, non vi sono dubbi, che politiche nazionali poco accorte verso le regioni meridionali e, soprattutto verso la Calabria, abbiano avuto come risultato quello di creare un solco ormai difficile da colmare nel breve termine. Tuttavia, senza cadere nelle tentazioni neoborboniche o nella solita retorica della colpa altrui dovremmo però fare un esercizio di sincerità intellettuale cercando di rispondere ad alcune domande. Vediamole. La prima: è possibile parlare ancora oggi di riscatto? Io credo che il termine riscatto abbia un significato molto preciso e che non lascia adito a particolari interpretazioni. E ciò, soprattutto nel momento in cui per riscatto si intende l’affrancarsi da una condizione di inferiorità per raggiungere, dimostrandoli, risultati di particolare importanza che evitino l’essere secondi o il finire in un girone di retrocessione cronica. Se così fosse allora dovremmo chiederci come mai, seppur nelle

obiettive nebbie della programmazione centrale, quella regionale non sia stata capace di riscattarsi prima, utilizzando al meglio le risorse disponibili, pianificando le spese con competenza e attribuendosi degli obiettivi da perseguire in modo chiaro in tutti i diversi ambiti della governance locale: sanità, trasporti, turismo, aiuti alle imprese, agricoltura ecc... E, ancora, se così fosse, dovremmo chiederci quanto sentimento di riscatto fosse presente in chi della politica ne ha fatto e ne fa mestiere, piuttosto che considerarlo uno strumento di riscatto dovendo misurare oggi quali risultati costoro abbiano portato alle ragioni della Calabria e della stessa locride. Non avendo argomenti se non quelli dei luoghi comuni che sanno ormai di stantio, forse dovremmo ricordarci che artefici del nostro riscatto siamo solo e soltanto noi e non è certo corretto spostare sulle altrui responsabilità le mancate aspettative dei cittadini calabresi se non ammettendo il fallimento della politica regionale e locale. La seconda: riscatto da che cosa? Direi che il principale riscatto è proprio quello da conquistare rispetto ai sacerdoti dell’ultima ora. Ovvero riscatto da coloro che alle parole ad effetto da campagna elettorale hanno fatto seguire solo e soltanto silenzi verso le scelte politiche del passato decise dai propri referenti di par-

tito romani; riscatto da coloro che oggi trovano motivo e passione per denunciare una realtà di stallo della quale si sono accontentati, e bene, nel ricercare nel sistema regionale e locale buoni argomenti per sopravvivere, politicamente, professionalmente e giornalisticamente. Insomma, riscatto da che cosa? Di certo dalla nostra apatica visione del mondo, da una comoda e costante deresponsabilizzazione che ci ha contraddistinto nel tempo che ci ha volutamente impedito di capire che il principale responsabile del destino di una comunità è essa stessa e, con essa, coloro che si sono succeduti sino ad oggi al suo governo ritenendo di possedere le qualità per poterla guidare. Spostare responsabilità su altre cause o sulle solite cause oggi ha solo il valore di un alibi o è risultato di uno specchio ormai così comodamente appannato proprio da coloro che non vogliono guardarsi in viso e farsi un definitivo e onesto esame di coscienza. Perché il riscatto richiede anzitutto nella capacità e volontà di giudicare i propri limiti ed errori e poi, soltanto dopo, esso può diventare una affermazione di una dignità che non si costruisce sui luoghi comuni, ma superando ogni colpa così come ogni scusa.



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POLITICA

Domenica 03 DICEMBRE 10

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO ino De Gaetano è tornato alla casa del padre. Di padre Bersani, è chiaro, un rosso doc come lui. Anche se ci sono state annate rosè, per entrambi. Poi, però, quando si sono accorti che il rosè iniziava a tendere al bianco, hanno preferito cambiare botte e la nostalgia del rosso è riaffiorata. "Che cosa avete contro la nostalgia, eh? - si chiede Carlo Verdone nei panni di Romano nel film La grande bellezza - È l'unico svago che resta per chi è diffidente verso il futuro. L'unico". De Gaetano, così come Bersani, diffida del futuro prospettato da destra, Movimento 5stelle e anche PD. Un PD che, però, bisogna ammetterlo, in questi anni, più si allontanava dai contenuti di sinistra più riusciva a raccogliere proseliti e a convincere gli elettori. Ma, come si sa, il troppo stroppia. Arriva il momento in cui non se ne può più. Si finisce con il non riconoscersi negli ideali. E si risterza a sinistra. Tutti a babordo! Figure del rimpianto, i comunisti. Da quasi trent'anni si portano dietro un lutto che non sono riusciti ad elaborare e così, di tanto in tanto, ripropongono un'epopea nazionale a vocazione minoritaria costruita sui modi del melodramma e le forme della nostalgia. Loro, portavoci di un'immensa sventura che, però, non rappresentano più. Con il suo commiato da un PD in deriva, De Gaetano si è trascinato dietro almeno altri 100 firmatari reggini: tra loro c'è chi crede ancora nella politica e chi ha visto in Mdp l'ultima chance per riprovarci con la politica. Tra questi ultimi lo stesso De Gaetano, che da due anni scalpita di voler tornare sulla scena. Dopo il terremoto Rimborsopoli del giugno 2015, infatti, viene raggiunto da ordinanza di custodia cautelare. Si dimette immediatamente dalla carica di Assessore ai Lavori Pubblici della Regione Calabria, nomina esterna che Oliverio gli riservò nonostante le indagini a suo carico per presunto voto di scambio (operazione "Il Padrino"). Nel dicembre 2015, la Corte di Cassazione annulla, con rinvio, l'ordinanza di custodia a De Gaetano, che ha proseguito a fare politica da dietro le quinte. Adesso, sebbene i processi non si siano conclusi, ha deciso di tornare in campo, e si è posto a capo di una cucciolata di 100 fuoriusciti dem, scodinzolanti festosi verso papà Pier Luigi. "Troppi sono - secondo i firmatari - gli elementi di rottura che il PD e il governo a guida Renzi hanno provocato nei confronti del popolo della sinistra". Un partito, il PD, che a furia di battaglie ideologiche e politiche lontane dal comune sentire ha deluso, perso elettori e sostenitori, e ciò in buona parte per la presunzione di onnipotenza del proprio leader, profondamente affetto da annuncite. "Oh ragassi, sian mica qui ad addobbare l'albero con le palle che racconta Renzi, orco boia" - direbbe papà Bersani. "Non condividiamo - ha affermato nel documento la carica dei 101 - toni e metodi di una gestione politica segnata da azioni fallimentari e umilianti per il mondo del lavoro e gli strati sociali più in difficoltà: il Jobs Act, la legge Delrio, la Buona Scuola, il referendum sulle trivelle, lo Sblocca Italia, la rottura con i sindacati e, per ultima, l’approvazione della legge elettorale a colpi di fiducia (forzatura che ha portato anche all’abbandono del gruppo parlamentare della seconda carica dello stato Pietro Grasso)". Azioni fallimentari che hanno provocato un esodo o, forse, uno sfratto inconsapevole messo in atto da chi aveva occhi solo per se stesso: "Abbiamo subìto passivamente la gestione superficiale e assente di un partito inconsistente, incapace di discutere al suo interno e dominato dall’idea dell’uomo solo al comando. Abbiamo taciuto, per amore di partito". Così, dopo aver finalmente preso coscienza che si trattava di un amore a senso unico, la carica dei 101 ha cambiato padrone, puntando a uno più mansueto e trattabile. Un brutto colpo per il PD reggino che, oltre ad aver perso l'appoggio di De Gaetano, dovrà fare a meno del presidente del consiglio comunale, Demetrio Delfino, e dei consiglieri Filippo Quartuccio e Nicola Paris. Come direbbe Bersani: "Ci hanno levato la briscola e siamo rimasti col due in mano!". Il due sarebbe il povero Sebi Romeo, che senza De Gaetano, l'altra metà della mela e insieme a lui campione d'incassi in quel di Reggio, ne esce davvero ridimensionato. E lui lo sa: infatti, nei giorni scorsi, ha annunciato che non intende candidarsi alle prossime elezioni politiche, deludendo quanti finora avrebbero giurato in questo suo prossimo passo. Come mai questa scelta? Sa che a rapporto sarebbe mancato quel pacchetto di voti gentilmente offerto da De Gaetano che, alle regionali del 2014, gli ha permesso di risultare il primo degli eletti della circoscrizione Sud (lista del Partito Democratico)? O, forse, è De Gaetano che sta pensando di candidarsi e, facendosi da parte, Sebi gli restituisce il favore?

N

La carica

dei 101 Con il suo commiato dal PD e l'adesione a Mdp, De Gaetano si è trascinato dietro almeno altri 100 firmatari reggini: tra loro c'è chi crede ancora nella politica e chi ha visto in Mdp l'ultima chance per riprovarci con la politica.



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VENERDI 03 DICEMBRE 13


RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Il letale ed anacronistico ossimoro del Palazzo – 36 “Se molte regioni del Nord hanno un saldo positivo in fatto di export lo devono al Mezzogiorno,dove esportano moltissimo. Puglia Campania, Calabria e Basilicata risultano,infatti, caratterizzate da una forte propensione all’importazione di beni da altre aree del Paese e da un interscambio regionale prevalentemente orientato all’interno”». Avete appena letto le parole pronunciate nel 2010 da Felice Delle Femmine, in qualità di responsabile territoriale di Unicredit. Lo studio di quella che è una delle principali banche italiane, con sede a Milano, aveva dunque sfatato il, purtroppo, consolidato mito di un Sud palla al piede del Nord, dimostrando,anzi ,che senza il Sud il Settentrione non sarebbe poi così ricco. Se, quando andiamo al supermercato, leggessimo l’etichetta per verificare dove sia la sede legale dell' azienda che ha prodotto l’oggetto che stiamo per acquistare, ci accorgeremmo che, per gran parte, sono situate al Nord. È più difficile, invece, trovare prodotti di aziende con sede legale al Sud, quasi impossibile trovarli al Centro e al Nord, perché le aziende meridionali non hanno la forza di “esportare” al Nord.Quando acquistiamo un prodotto, una parte della somma destinata alle imposte va nelle casse delle regioni dove è situata la sede legale dell’azienda. Esempio: se acquistiamo un pandoro Melegatti (tutta la solidarietà umana ai lavoratori per il rischio di chiusura – ma Zaia perché non è intervenuto?) nella Locride, finanziamo anche il Veneto, poiché Melegatti ha sede legale a Verona e paga le imposte dovute al Veneto. In tal modo, tutto il disavanzo fiscale recriminato dalle regioni settentrionali, Lombardia e Veneto in primis, dal Sud torna al Nord e pure con gli interessi .Mettiamoci anche la disparità di investimenti statali tra le varie aree d’Italia (al nord si investe di più), mettiamoci che oltre il 90% dei fondi dell’allora Cassa del Mezzogiorno sono stati dirottati alle grandi aziende del Nord, mettiamoci la carenza infrastrutturale del Mezzogiorno, mettiamoci che i grandi eventi sono stati sempre organizzati da Roma in su. Se Lombardia e Veneto chiedono, dal punto di vista fiscale, l’autonomia, allora potrebbero chiederla anche le regioni del Sud, dove si trovano molto spesso gli stabilimenti industriali delle aziende che hanno sede legale al Nord. Stabilimenti al Sud (manodopera e materie prime a basso costo), sedi legali al Nord – sì, proprio così.Se, allora, le regioni meridionali facessero come la Lombardia ed il Veneto, potrebbero anche stabilire che le tasse debbano rimanere nella regione dove si trova lo stabilimento o dove viene effettuato l’acquisto. Potrebbero chiedere che l'addizionale irpef negli stipendi venga destinata alla regione del domicilio fiscale. Così gli acquisti dei “meridionali” finanzierebbero le casse delle regioni meridionali, che potrebbero usare i soldi per investire nella sanità, nell’istruzione, negli asili, nel creare occupazione, nellinfrastrutture e così via. Continua Tonino Carneri

“Cari Commercianti, la rinascita del Corso di Siderno dipende da voi!” Domenica scorsa abbiamo fatto una passeggiata sul corso di Siderno, e abbiamo notato che, nonostante, a livello commerciale, si sia ormai entrati nel pieno del periodo natalizio, solo i seguenti negozi erano aperti: Vi e Vi Milano, Demi Italia Abbigliamento, Bim Bum Bam, Navigare store, KLU White e Giglio. Ci ha fatto

molto piacere constatare la buona volontà dei proprietari di questi locali ma, allo stesso tempo, non abbiamo potuto non considerare che, per una città dall’aspirazione commerciale come la nostra e con la selezione di vetrine più esclusiva della Locride, sei negozi (ed esclusivamente di abbigliamento) aperti

sono davvero pochi. La ripresa del paese passa anche dall’aumento, pure parziale, degli orari lavorativi in periodo di festività e non è sufficiente la scusa del vicino centro commerciale per giustificare la desertificazione del nostro bellissimo corso. Rosario Vladimir Condarcuri

Reggio Calabria, Beni Confiscati: alcuni sindaci non li vogliono Abbiamo visto come alcuni beni confiscati vengono gestiti e riutilizzati. Abbiamo ascoltato per giorni informazioni, formazione, dati e strumenti tecnici, insomma tutto quello che serve per meglio capire e muoversi nel "mondo" dei beni confiscati. Un patrimonio di oltre 25 miliardi di euro in mano allo stato (?). Una cosa immensa. Eppure ancora molto c'è da fare per rendere davvero fruibili e consegnare alla collettività beni illecitamente accumulati e per questo confiscati. Il 13 e 14 novembre 2017 si è tenuto a Reggio Calabria, nella Sala conferenze Francesco Perri di Palazzo Corrado Alvaro, il Workshop sui Beni Confiscati organizzato dal Comune di Reggio Calabria in collaborazione con la Città Metropolitana di Reggio Calabria, l’Anci, l'Agenzia Nazionale per i Beni Sequestrati e Confiscati, l’Università Mediterranea di Reggio Calabria e l’Ordine dei Commercialisti di Reggio Calabria. Sul Portale BCC si legge: Il Comune di Reggio Calabria prende la strada della gestione condivisa di beni comuni e con-

fiscati per l'affermazione dei principi di legalità e per risvegliare in ciascun cittadino il senso di bene comune, l'amore per la propria Città e per la sua rinascita. Davvero un riferimento per tutti. In effetti però così non è per tutti. Il sindaco Giuseppe Falcomatà ha sottolineato nel suo intervento come alcuni sindaci

della città metropolitana "non vogliono l'assegnazione" dei beni confiscati. Una cosa che sembra buttata lì ma che è di una gravità inaudita. Quale sindaco non vuole assegnato un bene confiscato al proprio comune? Perchè? Sul perchè, tante possono essere le risposte. Dall'impossibilità economica di

ripristino del bene, magari deteriorato e quindi oneroso a ristrutturarlo. Mancanza di personale per la gestione burocratica. E altro. Sulla prima domanda però al momento non abbiamo alcuna risposta. Non conosciamo il nome di nessun sindaco (Falcomatà non ne ha citato neanche uno, pur affermando che vi sono) e sinceramente vorremmo avere l'elenco per andare ad ascoltarli e far sentire la loro voce. Far sentire a tutti i cittadini quali buone ragioni portano tali "primi-cittadini" a questo rifiuto. Paura? Non crediamo. Chi sceglie di fare il Sindaco conosce perfettamente le dinamiche, i rischi, i vantaggi di tale ruolo. E allora parafrasiamo quanto sul portale BCC: LA CITTÀ METROPOLITANA prende la strada della gestione condivisa di beni comuni e confiscati per l'affermazione dei principi di legalità e per risvegliare in ciascun cittadino E PRIMO CITTADINO il senso di bene comune, l'amore per la propria Città e per la sua rinascita. Luigi Palamara

il monarca Ora sì, ti senti un re! Hai raggiunto lo status di possidente! Niente manca più al tuo desiderio di grandezza, sei nella possibilità di ridere degli altri, di quelli, tanti, che non sono riusciti a prendere in giro il prossimo. Sei tronfio e superbo, tu, uno come cento, animati solo da tanta arroganza! La parola umiltà, non ha significato,

meglio annullarla, ma esiste! Quanta gioia nell’abbraccio sereno e felice dei bambini tuoi eredi, quanta serenità insieme a tavola, e… poi, verso i mansueti, dimentichi tutto!Basta il sussurro, o il rumore dei sonagli striscianti e subito ricadi nello stesso vortice temporale, dei credenti, degli atei, degli ammantati. Altri

momenti quelli del buon cuore, ora, forte dell’arte tua e del collega, nei sapienti tocchi con la cazzuola, ridi di tutti. Non durerà per sempre questa brezza, domani il vento potrebbe cambiare! Brown Jo


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VENERDI 03 DICEMBRE 15

I FRUTTI DIMENTICATI

A CURA DI ORLANDO SCULLI E ANTONINO SIGILLI

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Denti i Cavallu di Brancaleone Nel percorso dell’autunno 2017, a partire dai primi di ottobre, si è andati alla ricerca del melograno che desse frutti ottimi, mentre l’elemento costante nell’indagine condotta è stata quello di riscontrare ovunque le melegrane particolari o diverse rispetto a quelle degli anni precedenti. Inoltre si è cercato di capire perché si aprissero al tempo della maturazone e alla fine si è constatato che dove le piante avevano potuto godere del beneficio dell’acqua, i frutti risultavano in prevalenza intatti, per cui alla fine si è giunti alla conclusione che se si vuole avere dei frutti perfetti, bisogna costantemente irrigare i melograni a partire dalla fine di maggio con la cadenza di almeno una volta ogni quindici giorni. Intanto però, nelle aree non irrigate, i frutti si aprono quando piove poco prima della loro maturazione in quanto avviene che gli arilli ossia i grani, assumono rapidamente più acqua della buccia esterna che li contiene e ingrossando fanno pressione e spaccano il frutto stesso. Nell’autunno del 20016 l’episodio più importante, in relazione ai melograni, fu costituito dall’individuazione di una varietà particolare in una contrada di Brancaleone. Alcuni anni addietro la titolare di una macelleria di Ferruzzano Marina, originaria di Brancaleone, la gentilissima Francesca Mauro, espose con orgoglio una melagrana del suo paese d’origine dalla pezzatura molto grande; superava di molto il kg di peso e la sua buccia era caratterizzata da un rosso brillante . Le si chiese da chi l’avesse avuta e rispose che gliel’aveva portata suo padre, che l’aveva avuto in dono , ma non sapeva da chi. La ricerca fu vana per alcuni anni in quanto tutti coloro a cui veniva richiesta un’informazione precisa sulla pianta che produceva quei frutti portentosi, cadevano dalle nuvole e rispondevano che a Brancaleone non esistevano piante di melograni che producessero frutti più grandi di quelli dei paesi vicini. Fu coinvolto in tale ricerca il commercialista Antonino Garoffalo, che preferisce a tutti gli altri, il frutto del melograno e pertanto conosce le varietà di Brancaleone. Egli aveva avuto modo di visitare un campo in contra-

da Piraino di Brancaleone, nell’ottobre del 2016, di un suo cugino, il maresciallo dei carabinieri in pensione Domenico Carteri e restò sbalordito quando si trovò davanti a cinque piante di melograni alti più di sei metri, rigogliosi e dalla chioma espansa, carichi fino all’inverosimile di frutti dalla pezzatura al di fuori del normale. Volle aprire un frutto e constatò che gli arilli erano più grandi del solito, per cui dedusse che si trattava di una

ISOLA DI PLASTICA

BRIGANTESSA SERENA IANNOPOLLO

C’è un posto che chiede riconoscimento di stato indipendente, grande quanto la Francia, ma un po’ anomalo nel suo genere. Tutti lo conoscono e nessuno se ne occupa, si chiama “Pacific Trash Vortex”. E’ un enorme accumulo di spazzatura galleggiante situato tra le isole Hawaii e la California, trasportato verso l’oceano Pacifico dalle correnti oceaniche a spirale che spostano ogni cosa verso quella determinata zona. Questi vortici spingono in senso orario tutti i rifiuti, aggregandoli fra loro, e facendo sviluppare, con l’andare del tempo, un brodo di plastica non bio-degradabile, che diventerà, purtroppo, cibo per molti pesci e uccelli, i quali, ovviamente, spesso moriranno. L’uomo viene colpito indirettamente dalla nocività dei suddetti rifiuti, poiché si ciba di questi animali. Se l’accumulo è partito dagli anni ’80 in poi ed è divenuto così grande in questi anni, si stima che in pochissimo tempo questo diventerà un disastro globale, colpendo tutti diret-

tamente. Si è quindi pensato di chiedere il riconoscimento politico di questo “stato di plastica” per poter godere di protezione ambientale e per poter essere finalmente smantellato. Esiste anche un candidato alla presidenza di codesto stato: l’ex vice presidente degli USA: Al Gore, il quale ha creato, insieme ad alcuni collaboratori, una bandiera, un passaporto (in plastica riciclata) , una moneta chiamata “detriti”. Non pensiate che questa sia l’unica isola di plastica galleggiante su questo sfortunato pianeta: ci sono almeno altri 3 accumuli in giro per i mari, di cui uno nel Mediterraneo. L’uomo soffre di un “disturbo di accumulo compulsivo”, e putroppo, si sa, è un male che necessita di cure psichiatriche. All’uomo piace così tanto la sua plastica che la custodisce così gelosamente da voler giungere alla tomba insieme a tutti i preziosi gioielli plasticosi non biodegradabili, frutto di anni di tanti sacrifici!E perché no… magari la sua tomba sarà proprio di plastica. Amen.

ConVersando...

melagrana Dente di Cavallo e cominciò a gustare i grani dal sapore dolce, dai colori che variavano dal rosso al rosa carico. Mangiando dei frutti verificò che i grani erano dotati di semi molto teneri, per cui diventava naturale ingoiarli, ma continuando ad osservare le piante constatò che molte melegrane erano aperte e seppe dal suo parente che ciò era accaduto in quanto giorni prima c’era stata

pioggia abbondantissima e di conseguenza i grani erano ingrossati e la buccia esterna non li aveva più contenuti, per cui i frutti si erano aperti; di solito nelle annate con l’inizio dell’autunno meno piovoso ciò accade di meno, ma il fenomeno non è completamente assente. Gli avevano consigliato di irrigare le piante a partire dai primi di giugno e così facendo la buccia esterna sarebbe cresciuta proporzionalmente ai grani che non avrebbero fatto pressione tale da far aprire i frutti. Il dott. Garoffalo ,notò inoltre che l’interno, in proporzione alla grandezza , era ripartito meno del dovuto e che la cica o membrana che delimitava le partizioni, era abbastanza delicata. Scelse allora le melegrane più notevoli e volle pesarle; il peso della più grande superava i 1200 grammi. Per il momento in Calabria tale varietà è ineguagliabile per la dimensione ed anche per la bontà dei suoi frutti e può darsi che sia identica al melograno di Imola, che può produrre delle melegrane dal peso superiore ad un kg e mezzo di peso; addirittura nel 2009 Guido Sergi, esponente di punta dell’Arpa Emilia Romagna, consegnò a Giorgio Napolitano, allora presidente della repubblica una melagrana di Imola dal peso di un chilo ed ottocento grammi. Intanto il dott. Garoffalo alla fine di febbraio del 2017, quando ancora le piante non avevano ancora iniziato a vegetare, staccò delle marze e le conservò in frigo, sigillate da mastice ed avvolte in un pezzo di plastica nero e le conservò fino ai primi di aprile, quando la pianta accennò ed emettere i primi germogli; fece praticare degli innesti a corona su melograni che producevano frutti non appetibili. Gli innesti ebbero successo ed egli, molto contento, cominciò ad evidenziare le cinque piante del suo parente, per evitare che si estinguessero . Fece anche la ricerca sull’origine della pianta madre e la identificò grazie al suo cugino Carteri. Essa ha circa settant’anni di età, secondo le indicazioni di qualche vecchio e vive negletta, ai margini della provinciale per Bruzzano in contrada Fiumarella di Brancaleone, in un campo incolto, appartenente ad un’antica famiglia del paese, i Leocane, emigrati da tempo in Abruzzo.

Rubrica di enologia a cura di Sonia Cogliandro

12 aziende calabresi alla 7ª Mostra Mercato dei Vini di Piacenza Record di visitatori per la settima edizione del Mercato dei Vini della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti che si è tenuta il 25 e 26 novembre. 15.000 persone (6.000 in più dello scorso anno) hanno riempito i saloni di Piacenza Expo e hanno avuto l’occasione di incontrare 501 vignaioli con circa 3mila etichette in degustazione, provenienti da ogni regione italiana, e di farsi raccontare il loro lavoro in vigna, il loro territorio e il frutto del loro operato. Oltre ai peculiari banchi d’assaggio presieduti dagli stessi produttori, i corridoi degli stand si sono affollati, non solo di calici da degustazione, ma anche di carrelli da supermercato. Una delle caratteristiche della Mostra Mercato FIVI, infatti, è proprio la possibilità di acquistare direttamente dai produttori i nettari appena degustati. I prezzi promozionali e il vantaggio di parlarne con i titolari delle aziende concorrono senz'altro a generare un’atmosfera di stima e fiducia, che invita all’acquisto. Probabilmente è proprio questo rapporto diretto e confidenziale uno dei maggiori motivi di successo della Mostra

Mercato di Piacenza, che è ormai divenuta il secondo evento del vino in Italia per numero di aziende partecipanti dopo il Vinitaly veronese. Seppur disposte “in ordine sparso” all’interno del padiglione, a rappresentare la Calabria sono state 12 aziende: Cantine Viola (CS), Tenute Pacelli (CS), Terre di Balbia Viticoltori in Altomonte (CS), ‘A Vita (KR), Cataldo Calabretta viticoltore (KR), Scala Cantina e Vigneti (KR), Sergio Arcuri (KR), Tenuta del Conte (KR), Lucà Santino (RC), Cantina Masicei (VV), Cantine Benvenuto (VV), Casa Comerci (VV). Osservandolo con gli occhi di un appassionato assaggiatore di vino, il Mercato FIVI è molto più di una fiera, è il luogo d’incontro per i vignaioli e i consumatori, momento di condivisione e di confronto, appuntamento imperdibile destinato alle emozioni. La disposizione casuale dei banchi di assaggio può lasciare dapprima titubanti e di fatto spaesati, ma rompe ogni schema per votarsi interamente ai vignaioli che, assieme ai loro vini, portano in “mostra” la loro esperienza di vita, al di là del luogo di appartenenza.

non è un maltrattamento rude e violento, non sono le botte dopo cena, non le violenze ai figli o l’obbligo all’atto sessuale, si tratta di una manipolazione mentale piuttosto sottile e difficile da circoscrivere. In verità noi abbiamo diversi modi per esprimere questo concetto, da “manipolare” fino a “lavaggio del cervello”. Tuttavia il termine “gaslighting” è d’aiuto nel definire un comportamento abituale del marito nei confronti della propria moglie, che mira

Vera Donovan says “Gaslight” (Angoscia, 1944) è un noto e premiato film con Ingrid Bergman e Charles Boyer. Oltre a essere un bellissimo film carico di tensione è stato utilizzato per definire un comportamento abusante, in particolare dei mariti nei confronti delle mogli. Il "gaslighting" è un tipo

di manipolazione molto complessa quanto sfuggente e difficile da esaminare, principalmente perché la stessa vittima non ne ha una percezione né immediata né corretta. Se ne sente sempre più spesso parlare, e questo è un bene, anche a sproposito, e questo è un male. Il gaslighting

a farla sentire in colpa, inadeguata, insicura fino a dubitare della propria memoria e della capacità di analisi anche su piccoli eventi quotidiani. Spesso l’abusante si propone come una sorta di Principe Azzurro, un uomo romantico, magari anche

facoltoso e con conoscenze importanti. In modo lento e costante il sogno diventa incubo, la donna viene emarginata, le sue opinioni risultano ininfluenti o addirittura considerate malvage, frutto di isteria, alterazioni psicologiche o stati maniaco-depressivi. L’abusante instaura anche un rapporto a senso unico, in cui non ci sia spazio per amici o parenti, e in cui la moglie sia dipendente dal marito emotivamente e materialmente. A tutto ciò non si accompagnano, il più delle volte, percosse o violenze dirette, perciò la vittima non ha una immediata percezione dell’abuso che sta subendo. Moltissime donne sposate e separate hanno riconosciuto questo comportamento solo dopo essersi allontanate dall’ex coniuge. Molte donne, anche non sposate, hanno alle spalle anni di vita non vissuta. E se vostra madre, vostra sorella o una vostra amica vi dice che “quel film con Ingrid Bergman in cui lui è un pianista ladro”, gli ricorda la sua vita, parlate anche a loro del gaslighting.


Sanità

A termine della protesta romana Franco Candia aveva promesso che in dieci giorni sarebbero state avviate le trattative per risollevare l’Ospedale di Locri. A due settimane di distanza il presidente dell’Assocomuni si dice soddisfatto del dialogo intavolato con il Governo negli ultimi giorni, ma dello stesso avviso non sembra essere il sindaco Giovanni Calabrese, che si era detto pronto a incontrare la Lorenzin. Ma è stato un terzo agente a ottenere udienza al Ministero…

Il 2018 sarà l’ann

Ai due sindaci si aggiunge il presidente della Regione: ha programmato un incontro con la Lorenzin, dalla quale pretende atti, per salvare la sanità di tutta la Calabria.

Sono trascorse due settimane dalla protesta che i primi cittadini della Locride hanno condotto dinanzi a Palazzo Chigi per denunciare le condizioni in cui versa l’ospedale di Locri. Al termine della trasferta romana, conclusasi con il confronto tra i presidenti dell’assemblea dei sindaci e i consiglieri del premier Gabriele de Giorgi e Laura Tempestini, Franco Candia aveva affermato che, nonostante il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni non avesse potuto riceverli, il viaggio a Roma avrebbe permesso l’apertura di un dialogo con il governo in grado di garantire sviluppi in dieci giorni. In questo lasso di tempo i nostri primi cittadini hanno intavolato un discorso con il commissario ad acta della sanità Massimo Scura e il direttore generale dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria Giacomino Brancati grazie all’intermediazione della Prefettura ma, per sapere con precisione quali altri obiettivi siano stati raggiunti, abbiamo interpellato direttamente il sindaco Candia. «Nonostante al termine dell’incontro di Roma fosse stato annunciato che ci saremmo risentiti con il governo dopo dieci giorni - ci ha raccontato il presidente dell’Assocomuni, - con nostro grande piacere, a partire da quella data, c’è stata un’interlocuzione ricorrente, avviata con il confronto intavolato dal Prefetto di Reggio Calabria il 16 novembre scorso. Già in quella occasione si è potuto prendere visione di una rendicontazione che era stata richiesta a Brancati e, nella giornata successiva, sono state nominate le commissioni per il sorteggio dei giudici nei concorsi privati. Certo, si tratta di piccoli passi, ma non abbiamo mai pensato di poter incassare nell’immediato un provvedimento in grado di rivitalizzare i percorsi con uno schiocco di dita. Siamo consapevoli che le soluzioni messe in campo garantiranno una soluzione purtroppo lenta, ma progressiva, dei problemi del nosocomio di Locri e, anche una volta che saranno state effettuate tutte le 52 assunzioni pianificate da Scura ci si dovrà confrontare ancora per comprendere quale possa essere il passaggio successivo necessario ad assicurare il mantenimento dei Livelli Essenziali di Assistenza alla cittadinanza, perché 52 professionisti non rappresentano la panacea di tutti i mali dell’ospedale. Per questa ragione ci impegneremo a convocare il Tavolo per la Sanità

ogni 15-30 giorni, proprio per poter fare un rendiconto dei progressi, un lavoro costante che siamo sicuri di poter svolgere con la collaborazione di tutti gli attori in causa. Lo stesso Brancati, infatti, non ha più l’attenuante di essere un semplice commissario transitorio ma, in qualità di dg, coadiuvato dal direttore sanitario Pasquale Mesiti e da quello amministrativo Elisabetta Tripodi, deve operare senza freni per la messa in atto tempestiva di questi provvedimenti». Provvedimenti evidentemente non sufficienti per il sindaco di Locri, Giovanni Calabrese che, assieme al senatore Antonio Gentile e al consigliere regionale Francesco Cannizzaro, aveva deciso di correre ai ripari in prima persona annunciando un appuntamento con il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin. L’incontro che si sarebbe dovuto svolgere il prossimo 6 dicembre, ci ha spiegato Calabrese, nasceva su iniziativa di Gentile e metteva radici nella visita che il senatore ha fatto ad agosto al nostro comprensorio. «Come tutti i politici che mettono piede nella Locride - ha proseguito il sindaco di Locri, - anche lui si è recato all’ospedale per avere contezza di quale fosse la situazione che si vive all’interno della struttura e, giustamente preoccupato per la salute dei cittadini, mi aveva già promesso in quella occasione che avrebbe fatto quanto in suo potere per riportare la sua esperienza nelle stanze di potere. Quando ha preso forma la protesta romana dell’Associazione dei sindaci della Locride, il senatore si è giustamente fatto da parte in attesa di sviluppi e, quando questi sono giunti, a mio parere, solo con il contagocce, l’ho pregato di attivarsi nuovamente in nostro favore al fine di stimolare una soluzione più immediata al problema dell’ospedale di Locri». Bypassando le critiche di strumentalizzazione politica, ricevuta la notizia dell’incontro, Calabrese ha provveduto a contattare Rosario Rocca per organizzare assieme all’Assocomuni una delegazione di sindaci che potesse incontrare la Lorenzin e stimolare interventi urgenti nell’esclusivo interesse dei cittadini. L’importanza dell’incontro con il Ministro, secondo Calabrese, risiedeva nella povertà delle contromisure promesse da Brancati e Scura durante l’incontro in Prefettura, da lui giudicate, differentemente da quanto fatto


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Candia ci racconta che il dialogo con il Governo è stato costante e che l’intermediazione della Prefettura assicura risultati a breve termine.

Domenica 03 DICEMBRE

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Calabrese non crede che con gli interventi ordinari si riuscirà a risolvere nulla. Per questo chiede a gran voce l’intervento diretto della Lorenzin.

no della svolta? da Candia, del tutto insufficienti a risolvere la situazione. «I reparti - ha dichiarato sconsolato il sindaco, - continuano a essere in condizioni pietose, molti di essi sono al collasso, molti altri non possono trattare le emergenze, e non ci venga detto che sono partite le assunzioni, perché la maggior parte di esse, purtroppo, sono solo la stabilizzazione dei lavoratori già presenti nella struttura. Dobbiamo avere l’onestà di ammettere che la situazione che abbiamo dinanzi agli occhi non si può risolvere con interventi ordinari. Il Ministro deve prendere atto che la situazione è talmente grave che soltanto lei può concretamente fare qualcosa. E non faccio riferimento a interventi complessi o improbabili, ma alla semplice attuazione del piano aziendale che decreta che la struttura di Locri è un ospedale Spoke. Siccome è già così sulla carta, adesso diventi così anche concretamente. Di piccoli interventi, in questi anni, ce ne sono stati moltissimi, ma non hanno sortito gli effetti sperati, ecco perché abbiamo bisogno di risultati». Dello stesso avviso di Calabrese, ma con la dovuta aspirazione di allargare il discorso a tutta la Calabria, è il presidente della regione Mario Oliverio che, nella giornata di mercoledì scorso, ha incontrato a Catanzaro i sindaci calabresi chiedendo loro supporto nella battaglia che ha intenzione di intraprendere contro il commissariamento della sanità regionale. «Pretendo la rinegoziazione del piano di rientro - ha dichiarato il governatore annunciando di aver ottenuto udienza dalla Lorenzin per martedì - e che ci venga consentito di avviare un’opera di riqualificazione del sistema sanitario. Sette anni di commissariamento, infatti, hanno sbagliato proprio nel seguire un’impostazione da taglio lineare che non ha mai puntato davvero sulla riqualificazione dei servizi, motivo per il quale oggi la situazione, anziché essere migliorata, è andata peggiorando». L’incontro della Lorenzin con Oliverio, che di fatto annulla quello che si era già appuntato sulla sua agenda personale Calabrese, non parlerà naturalmente del solo ospedale di Locri ma, ci auguriamo, potrebbe essere comunque il punto di partenza per un provvedimento a tutto campo in grado di riconsegnare nelle mani della regione le redini della

sanità e di regalare ai cittadini calabresi che necessitano di prestazioni mediche un 2018 un po’ meno stressante. Checché ne dica Wanda Ferro che, riprendendo le dichiarazioni fatte da Oliverio qualche settimana fa, nella stessa giornata di mercoledì ha sottolineato che i proclami del governatore continuano a susseguirsi senza che vengano attuate azioni concrete, anche durante l’incontro con i sindaci il presidente della Regione ha assicurato di essere pronto a tutto pur di ridare una sanità degna di tal nome ai suoi cittadini. «Andrò a Roma martedì per un atto di cortesia istituzionale - ha infatti dichiarato il Presidente della regione, - ma se non ci saranno risposte, lo dico fin da ora, vorrà dire che sarà arrivato il momento di mettere in pratica le azioni clamorose che ho già annunciato tempo fa. Tra mercoledì e giovedì riconvocherò la conferenza dei sindaci e sulla base delle risultanze di Roma (degli atti concreti che verranno approntati) mi confronterò nuovamente con voi sindaci per risolvere le singole emergenze». Durante questo lasso di tempo, l’Assemblea dei sindaci della Locride attenderà con trepidazione gli sviluppi di un dialogo che Candia resta convinto di aver contribuito ad alimentare. «Non posso non pensare - ha infatti affermato il presidente dell’Assemblea, - che l’apertura del Ministro sia stata dettata anche dalla nostra protesta romana. Quali che siano le parti politiche che discuteranno con la Lorenzin, comunque, ciò che davvero ci interessa è la funzionalità della struttura, motivo per il quale accogliamo con positività questi nuovi sviluppi che tuttavia giudicheremo con la consueta severità e oggettività». In attesa di ascoltare le parole del Ministro, giovedì sera i parlamentari calabresi del PD hanno teso una mano a Oliverio facendo approvare a Montecitorio un Ordine del Giorno nel quale veniva richiesta la fine del commissariamento della sanità regionale e, per tornare nel nostro comprensorio, è già convocata per domani pomeriggio una nuova assemblea dei sindaci della Locride sul medesimo argomento; un segnale incontrovertibile della volontà della nostra politica di chiudere una volta per tutte il travagliato capitolo sanitario territoriale. Jacopo Giuca

I sindaci ad “Articolo 21” cercano i responsabili dei disservizi

Mercoledì, dopo l’incontro con il governatore Oliverio, i sindaci Franco Candia, Rosario Rocca e Pino Vumbaca sono stati ospiti di Lino Polimeni e del suo programma “Articolo 21”. Durante la trasmissione, il conduttore ipotizzava una terza via relativa alle responsabilità dei disservizi della sanità calabrese, trovando il colpevole proprio nell’Antonio Gentile che ha interloquito in settimana con Giovanni Calabrese, in quanto membro dello stesso partito del ministro Lorenzin, e tra i responsabili della nomina del commissario ad acta Scura.

Nell’attesa che oliverio parli con la lorenzin, giovedì pomeriggio sono arrivate ottime notizie da montecitorio: finalmente pronti a schierarsi senza indugio dalla parte della regione che li ha eletti, i parlamentari calabresi del partito democratico hanno fatto approvare alla camera un ordine del giorno nel quale viene richiesta a gran voce la fine del commissariamento della sanità regionale.


#KTFtuttolanno

Tre appuntamenti Chiudono la kermesse

Dopo la cerimonia di inaugurazione dell’Auditorium “Casa della Pace Angelo Frammartino”, tenutasi ieri mattina in Piazza Sant’Antonio di Caulonia Marina, proseguono gli appuntamenti del KTF tutto l'anno. Sarà proprio in questa casa della musica elegante, moderna e innovativa, progettata appositamente per regalare al pubblico la migliore esperienza d’ascolto possibile che si terranno gli ultimi tre appuntamenti del “KTF tutto l’anno”. Si comincia giovedì 7 dicembre con il concerto di Fabio Macagnino, che ha scelto Caulonia e la cornice del Festival per presentare, a partire dalle ore 21:15, il suo nuovo album “Candalìa”. Ricchissimo, poi, il programma di venerdì 8 dicembre quando, dalle ore 15:30 alle ore 19:30, si terranno gli esclusivi seminari di Marco Messina e Massimiliano Jovine, i due membri fondatori dei “99 Posse”, già ospiti della sezione estiva del Festival. Si chiude in bellezza sabato 23 dicembre, quando, alle ore 21:15, sarà Mimmo Cavallaro a presentare il suo nuovo disco “Calanchi” e ad augurare a tutti Buon Natale con un meraviglioso concerto che attingerà a piene mani dalla sua ricchissima e suggestiva produzione musicale.

Turismo sostenibile: Domenica trekking sul monte Campanaro con "I Viaggi del Goel"

Gallicianò: Il Presepe rivive nell'acropoli della Magna Grecia Nel borgo di Gallicianò, in quello che è considerato l’acropoli della Magna Grecia, durante il periodo natalizio si potrà vivere un presepe composto da effetti scenografici che sarà dislocato in tutto il borgo. Si riporta, nel dettaglio, il programma del Presepe Vivente organizzato in collaborazione, con la trattoria greca, gli abitanti del borgo e dei volontari. Il 17 dicembre è previsto il contest fotografico, dalle ore 10,00 fino alle 13,00 i fotografi potranno fotografare in anteprima il presepe. Le loro foto saranno premiate ed esposte nel mese di gennaio. In particolare il 27-28- dicembre ed il 5 gennaio il presepe prenderà vita dalle ore 18,00. Alle ore 20:00 dal Calvario, posto all'ingresso del borgo e poco distante dallo stesso, Maria e Giuseppe accompagnati da una lanterna e a dorso di asinello giungeranno nel borgo, attraverseranno tutto il percorso alla volta della capanna che accoglierà la nascita di Gesù Bambino. All'interno del Presepe vivente ci saranno delle postazioni, in alcune di esse, si avrà la possibilità di degustare a propria scelta i prodotti tipici locali. All’interno del borgo nelle locande sarà possibile cenare e degustare al costo proposto dalle stesse. Verranno rap-

presentati 16 mestieri e ci saranno gruppi di zampognari e suonatori che allieteranno i visitatori. Inoltre, ci saranno i mercatini enogastronomici in cui sarà possibile comprare i prodotti locali, una mostra d’arte visive realizzate da diversi interpreti e sarà visitabile già dal 27 dicembre fino al 6 gennaio. Una dimostrazione degli antichi giochi allieteranno i visitatori nel borgo. I visitatori attraversando le piccole stradine, tra gli ulivi, i castagni, passando accanto le case ed entrando all’interno delle stesse faranno un viaggio nel tempo. Gli odori, le luci, gli oggetti, i suoni della civiltà contadina della nostra terra, li condurranno attraverso un percorso che li porterà fino ad arrivare alla parte centrale, ossia la rappresentazione della Natività, Dio si è fatto bambino per mostrarci il suo volto misericordioso. Un messaggio di Natale, che è vero nella civiltà di ieri e altrettanto valido nella società di oggi. Questo è il messaggio che animerà il nostro Presepe e che spinge la nostra Associazione a farsi promotrice di iniziative culturali. Il presidente dell'associazione Rosy Rodà

Domenica 3 Dicembre dalle ore 9, insieme all’Osservatorio Ambientale “Diritto per la Vita”, i Viaggi del GOEL organizza un trekking tra i sentieri del Parco del Monte Campanaro, un viaggio a piedi tra soste naturalistiche e letture sceniche degli autori che hanno immortalato in letteratura il loro amore per la natura calabrese. Il raduno di inizio percorso, accessibile anche a disabili e bambini con assistenza volontaria di guide esperte, è previsto per le 9 a piazzale Calvario di uno dei borghi più belli d’Italia, Gerace. Da lì i partecipanti proseguiranno verso passo di Ropolà, dove verranno accolti dal presidente di GOEL-Gruppo Cooperativo, Vincenzo Linarello e dal presidente dell’Osservatorio Ambientale Diritto per la Vita, Arturo Rocca. Incontro tra persone è anche convivialità: alle 12.30, pranzo nell’area ristoro di passo di Ropolà con degustazione di piatti e prodotti tipici del territorio nonché sosta alla sorgente pubblica di Bragatorto. In caso di pioggia, l’evento si terrà nel Chiostro di S. Francesco di Gerace.

A Bovalino una intensa giornata di riflessione sulla violenza di genere Grande successo per il Convegno di Nuova Calabria sul tema “Violenza di genere: quale impegno a fare rete”, organizzato in occasione della Giornata Internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, a conclusione di una serie di attività che si sono tenute sabato 25 Novembre nell’aula magna, completamente gremita, dell’Istituto di Istruzione Superiore “La Cava” di Bovalino. Una vera e propria giornata di riflessione sulla violenza di genere che ha coinvolto in diverse iniziative anche docenti e studenti dell’IIS La Cava e dell’Istituto Comprensivo di Bovalino e l’Amministrazione Comunale. L’impressione è che l’obiettivo comunicato dalla dirigenza di Nuova Calabria ad inizio Convegno sia stato ampiamente raggiunto: contribuire concretamente alla lotta contro la violenza di genere. A conferma di ciò sono giunte le parole, a fine lavori, del Presidente de Consiglio Regionale On. Nicola Irto e di due dei tre firmatari della proposta di legge regionale contro la violenza di genere On. Wanda Ferro e On. Sinibaldo Esposito che, dopo aver ascoltato con interesse le qualificate relazioni, hanno dichiarato che dalle stesse sono emersi utili spunti e contributi che saranno tenuti in debita considerazione nel corso dell'iter legislativo.


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grande chimico della tarantella, Mimmo Cavallaro, chiuderà la 19ª edizione del Kaulonia Tarantella Festival, il 23 dicembre, con la presentazione del suo ultimo album: Calanchi. Questa settimana abbiamo avuto modo di intervistare il maestro e di scoprire in anteprima che la sua ultima fatica non contiene soltanto melodie e ritmi ma profonde riflessioni. Quali sono i temi affrontati nel suo nuovo album? Calanchi nasce dalle esperienze che ho vissuto in tutti questi anni e pone l’attenzione sugli aspetti sociali della nostra terra, toccando temi delicati come l’emigrazione, un cancro che con il passare del tempo finirà per divorare il territorio lasciandolo segnato da solchi profondi proprio come sono i calanchi. I calanchi di cui parlo nel disco sono infatti terreni argillosi molto presenti nel nostro territorio. Basta posare lo sguardo oltre la finestra per rendersi conto della flessuosità e sontuosità di queste lande. Sono un qualcosa di bello da vedere, ma difficile da colmare, un prodotto della natura e una disfatta dell’uomo, una grazia concessa e un rifiuto perpetuato. Per questo motivo, i calanchi dell’album, vere e proprie rughe della terra, rappresentano la ruga sociale dalla quale è afflitta la Calabria: l’emigrazione. L’album racchiude insomma una riflessione sul nostro territorio, sulle persone che ci vivono, sui ricordi vissuti sulla propria pelle. È un racconto composto dalle storie, dai luoghi, dalle emozioni e dagli amori che custodisce la nostra terra. Quali atmosfere hanno ispirato i ritmi del suo nuovo album? I ritmi si sposano con il testo e le melodie. Fanno riferimento alla tarantella, che rimane il fulcro della mia attività. Le parole, i gesti, i ritmi sono ornati dalla cultura popolare, promotrice indiscussa di emozioni che toccano il cuore. Ma la musica popolare non è soltanto questo, sono serenate, poesie e melodie, una profondità di testo e sentimenti espressi attraverso il canto. La diversità di quest’album rispetto ai precedenti risiede proprio nell’atmosfera nuova che lo circonda. Secondo lei, la chiusura della 19ª edizione del KTF sarà un evento didattico, vista la presentazione del suo ultimo album, oppure sarà incentrata anche sul divertimento? Il 23 dicembre non si assisterà soltanto alla presentazione dei miei brani, ma a un concerto vero e proprio che concluderà la kermesse. L’amministrazione comunale di Caulonia ha voluto dare un taglio nuovo all’evento organizzando dei seminari e dei corsi che vanno oltre i giorni del festival vero e proprio, come accadrà negli altri due appuntamenti di dicembre: la presentazione del nuovo album di Fabio Macagnino e, soprattutto, i seminari didattici dei 99 posse. Nella sua ultima intervista al giornale lei ha dichiarato che la tarantella sarebbe potuta diventare la colonna sonora dei popoli d’Europa. A sei mesi di distanza pensa si siano fatti passi avanti in

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questa direzione? Credo di sì. Una musica del Sud che diventa la colonna sonora dei popoli d’Europa è la regina della ambizioni di noi artisti. Il ritmo della tarantella è qualcosa che appartiene alla gente che vive in questi territori, tuttavia, affinché si possa realizzare tale “aspirazione” c’è bisogno del sostegno dei media e della politica. Prendiamo a esempio la Pizzica pugliese, è diventata famosa oltre i confini nazionali grazie ai progetti unitari dei comuni dell’area salentina e agli investimenti economici da parte della Regione, che l’hanno resa interessante per molti artisti di fama nazionale e internazionale. Le nostre istituzioni, invece, sotto questo aspetto, sono rimaste indietro perché non abbiamo mai creduto fino in fondo alla grande risorsa che è la nostra cultura popolare. Lei ha sostenuto che per scoprire nuove sonorità bisogna girare i paesini alla ricerca di qualche anziano custode di antiche melodie. Ne ha scoperte di nuove? Spesso mi capita di incontrare persone anziane che conoscono qualche canzone antica. Ultimamente mi sono recato nei paesini dell’area Arbëreshë dove, una signora novantenne, mi ha fatto ascoltare dei canti bellissimi che ho registrato. Sono sicuro che saranno fonte di ispirazione per qualche mio lavoro futuro. Che cosa le ha dato la musica? Cosa le ha insegnato? La musica è stata per me una fonte di liberazione. Attraverso essa, sono riuscito ad esprimere tutte le cose che avevo dentro e che in altri modi non riuscivo a comunicare. Qualcuno ha definito questo suo nuovo progetto il culmine della sua esperienza artistica, ma lei si accontenterà o sta già lavorando sulla sua prossima opera? Questa è una partenza per me. Il disco è il frutto della sinergia e della collaborazione con altri musicisti e sono stato fortunato ad avere al mio seguito un gruppo affiatato che collabora con me da molti anni. A tal proposito, voglio ringraziare Andrea Simonetta, Gabriele Albanese, Silvio Ariotta, Michele Franzè, Alfredo Verdini, Tony Canto e Angelo Sposato. Credo che il lavoro fatto in precedenza e quello attuale ci porteranno ad altri risultati. Cavallaro, insomma, in questa sua nuova opera si è circondato di un aura profonda, sensibile e sociale che riguarda da vicino l’intera comunità calabrese. Il fenomeno dell’emigrazione è infatti una “piaga” alla quale la nostra regione è abituata da anni. L’avanzamento del tempo e i progressi in materia di scienza, economia, tecnologia, informazione, non hanno fermato questo fenomeno, anzi, proprio come la pioggia, hanno contribuito a inondare e scavare nel profondo, lasciando ferite visibili come nei calanchi. La nostra terra non è soltanto quella raccontata dai giornali che si occupano esclusivamente di cronaca, ma è le persone che la vivono, le tradizioni che la compongono, i sentimenti che escono dal cuore, l’aria di casa che respiri quando ci metti piede, il calore di una terra che accoglie tutti ma lascia andare molti. La Calabria sono tutti questi aspetti fragili che il maestro Cavallaro racconta alla perfezione nel suo nuovo album. Gaetano Marando

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Mimmo Cavallaro chiude la kermesse autunnale del KTF con la presentazione del suo nuovo album. Ci è venuto a trovare in redazione e ci ha dato un assaggio della sua ultima fatica raccontandoci come la sua musica travolgente e irrefrenabile, questa volta, si arricchisca di una tematica tanto persistente quanto drammatica. Una realtà nella quale siamo immersi e della quale subiamo quotidianamente le conseguenze: l’emigrazione.

Come i calanchi scavano nel cuore



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Storia pubblicata sulla 27esimaora del corriere.it

Nicoletta: «Ricomincio dal mio Sud e investo in cultura» KIBRA SEBHAT

Nata e cresciuta a Lamezia Terme, dopo anni in giro per l’Italia e l’Europa, Nicoletta sceglie di tornare nella sua città e nella sua Calabria quando si rende conto che è quello il territorio vergine dove portare la sua passione per l’arte performativa. Così nasce CRAC – Centro di ricerca per le arti contemporanee. Ecco la storia di oggi di workHer su donne e lavoro. Se ti dico che ci sono circa dieci milioni di donne in Italia che non lavorano e ti chiedo di immaginare cosa potrebbero fare tutte insieme, cosa mi rispondi? «Di darsi all’agricoltura. Scherzo, ma fino a un certo punto. Ho molte amiche in difficoltà, che non riescono a trovare un impiego o che non amano il lavoro che fanno. Le capisco. Ma oggi il lavoro bisogna inventarlo ed è importante cercare di

rimanere in Italia. Conviene investire i propri sforzi nella propria regione, non fuori. Bisogna guardarsi attorno e scegliere su cosa investire. Ad esempio, ci sono tanti bandi per start up ma nessuno prova neanche a partecipare, così i soldi stanziati, come quelli europei, tornano indietro. Perché le persone non ci provano neanche». Tornare a vivere in Calabria, dopo Roma, è stato coraggioso. I tuoi genitori si sono spaventati di più per questa scelta controcorrente o quando hai dichiarato che nella vita volevi fare la performer? «All’inizio erano un po’ preoccupati, loro sono medici e fanno parte di un altro settore, ma hanno sempre creduto in me, partecipano alle mie iniziative e devo anche a loro l’apertura di Crac, il mio centro per le arti. La loro raccomandazione è sempre stata quella di prendermi il bello che il mio

ambiente può dare, ma di rimanere con i piedi per terra. Infatti il mio approccio oggi è quello di un’imprenditrice». Quando è nato il desiderio di fondare un centro per le arti performative? «Prima è nata l’idea di un festival, che si è concretizzata nell’estate del 2015. Si chiama Frac ed è stato ospitato nel Palazzo Rinascimentale di Aieta, in provincia di Cosenza. Abbiamo avuto un programma ricco, trentacinque artisti si sono alternati per tre giorni e alla fine sono venute a vederci circa 1.000 persone. Poi abbiamo aperto i battenti di Crac, il centro. La prima fatica sarà la rassegna dal titolo A burning autumn in a southern sky (Un autunno di fuoco in un cielo del sud), che è partita il 3 ottobre e finirà a gennaio. Avremo di tutto: dal teatro di ricerca ai live musicali, agli spettacoli di danza. Abbiamo anche la possibilità di ospi-

tare gli artisti per progetti in residenza». Che tipo di pubblico vi ha seguito fino a questo momento? «Io pensavo che avremmo attirato l’attenzione di quella fascia d’età che va dai 27 ai 35 anni, invece la risposta è stata molto più ampia. Dai ragazzi di 16 anni fino a uomini e donne di 70 anni. Quello che mi ha colpito di più è stata la mancanza dei ragazzi dai 20 ai 24 anni più o meno. Penso che possano essere via per studiare, ma una parte di loro preferisce ubriacarsi in piazza, piuttosto che andare ad uno spettacolo. Non sanno cosa possono trovare dall’altra parte e associano un centro culturale a “qualcosa” di noioso». E nel tuo lavoro qualcosa è cambiato: oggi non sei più solo un’artista, ma anche un’imprenditrice… «Ora mi sento me stessa, sono più libera di esprimermi, mentre prima nelle collaborazio-

ni con le diverse compagnie dipendevo dal desiderio di qualcuno. Detto questo amo il lavoro di squadra, da soli non si fa mai nulla. Tengo per me la direzione artistica ma per il resto è tutto lavoro di gruppo». Chi ti ispira nella tua quotidianità? «I miei genitori. Mio padre con la sua razionalità e la sua dolcezza. Mia madre, che con la sua sensibilità mi ha educata alla bellezza. E poi tante donne, la tabaccaia, la panettiera… Forse più di tutto sono le realtà che mi piacciono quelle che mi ispirano davvero. Una su tutte il Festival Drosedera, in Trentino. Un esempio per tutta l’Italia di come dovrebbe essere un’impresa culturale. L’ex centrale idroelettrica dove si svolge è molto particolare, si respira tanta aria di ricerca, si possono vedere gli artisti migliori e hai la sensazione di trovarti in mezzo a una piccola famiglia. È autentico, non ci sono copie».


RIVIERA

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Giunta elitaria Oltre al sindaco Salvatore Fuda, l’assessore Luca Ritorto e Laura Crimeni rappresentano i tre più illustri membri della superba giunta comunale di Gioiosa Ionica.

Vicini illustri Giusy Caruso ha assistito alla conferenza dei sindaci indetta da Mario Oliverio con un compagno di banco d’avvero d’eccezione: Michele Galimi!

Sindaci attenti Vincenzo Maesano, Francesco Bruzzaniti, Vincenzo Loiero e Giuseppe Pezzimenti ascoltano con attenzione il presidente Mario Oliverio durante la conferenza dei sindaci di Catanzaro. Tepore autunnale Mimmo “Opera”, Ceravolo “u biondi” e Ilario Fraietta siedono su una delle panchine del corso di Siderno per godersi i sempre più sporadici scampoli di sole di un comunque generosissimo autunno Locrideo.

Spossati Pietro Sgarlato e Gianluca Leonardo posano per una fotografia dopo una seduta di consiglio di cui il primo porta ancora gli evidenti segni sul volto…

Forti dentro Giuseppe Lubieri, detto “Bracco” abbraccia Antonio “Karatè” sul corso di Siderno, durante una delle ultime giornate in cui ci si poteva permettere di passeggiare in maniche corte senza farsi bloccare dal freddo!

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Sound istituzionale Mimmo Cavallaro, assieme al suo collaboratore di sempre, il professore Simonetta, abbraccia l’assessore regionale Federica Roccisano sempre molto impegnata sul fronte cultura.

Cuore amaranto Il vescovo della diocesi di Locri-Gerace, Francesco Oliva, sfoggia con orgoglio la sciarpa amaranto del Locri Calcio assieme al sindaco Giovanni Calabrese e al suo vice Raffaele Sainato.

Incontri illustri Domenico Bova porta sempre con sé una lunga lista di persone che, prima o poi, nella vita, vorrebbe conoscere. Questa settimana ne ha finalmente potuta spuntare un’altra: Roberto Giacobbo, il celebre conduttore della trasmissione (fanta)scientifica “Voyager”.

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Palati fini Paky Calabrese, tra una fatica e l’altra, si ritaglia qualche istante per farsi fotografare assieme al famoso chef Antonino Cannavacciuolo.

Ricordi L’associazione Amicizia è Pace in gita ad Acireale posa per uno scatto alla villa Belvedere.




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