CONTROCOPERTINA
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I ristoratori vegani A che salvano la galassia di Milano
Venerdì 08 Dicembre 3
LIDIA ZITARA
In una puntata del programma “Quattro Ristoranti”, i quattro si sono affrontati sul terreno del “sano e buono” come se dalla vittoria dipendesse la loro vita, quella dei loro figli e delle generazioni successive, e probabilmente il destino del pianeta e dell’intera galassia.
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Novelli paladini della ristorazione salutista, in luogo di spade laser e siluri fotonici, si sono battuti con uova di pasta di mandorla, sfoglie di mele crude, tocchetti di tofu.
vete sempre creduto che Milano sia in Italia, sulla Terra? Sbagliato: è su Vega, costellazione della Lira, anzi, dell’Euro. In una puntata del programma “Quattro Ristoranti”, trasmessa (o ritrasmessa) di recente sul TV8, Alessandro Borghese ha condotto la sfida tra i migliori ristoranti “sano e buono” di Milano. Visto che il milanese doc non esiste più o è raro più di un panda, i “milanesi” in gara erano un napoletano, due milanesi clonati e una milanese-cinese, vestita da monaco shaolin. I quattro si sono affrontati sul terreno del “sano e buono” come se dalla vittoria dipendesse la loro vita, quella dei loro figli e delle generazioni successive, e probabilmente il destino del pianeta e dell’intera galassia. Novelli paladini della ristorazione salutista, in luogo di spade laser e siluri fotonici, si sono battuti con uova di pasta di mandorla, sfoglie di mele crude, tocchetti di tofu. Il napoletano - come specie inferiore - è stato presto messo da parte senza troppi complimenti, stigmatizzato e additato come Neanderthal della ristorazione. In gara sono rimasti solo la Obi Wan Kenobi crudista e i due milanesi sedicenti doc, quelli col palato aduso a sapori “difficili”, come il cacao amaro e il tofu fresco. Ma ben presto anche la milanese-shaolin crudista ha finito per soccombere al Lato Oscuro della Forza. I due cloni si sono affrontati con la stessa energia di Darth Vader e Luke Skywalker, facendo squadra contro gli altri e dandosele al momento opportuno. I ristoratori milanesi insomma hanno espunto i corpi estranei e poi hanno regolato i conti tra loro, in una perfetta strategia degna della CIA (o della ‘ndrangheta?). Uno chef ha pronunciato le seguenti parole: “Da noi le comande arrivano dopo mezz’ora perché ci vuole mezz’ora a leggere il nostro menù che è lungo come la Bibbia e contiene la stessa verità”. Per carità: nessuna difficoltà ad ammettere che le bibbie in circolazione abbiano lo stesso valore epistemologico di un menù di un ristorante di Milano, ma non suona un po’ arrogante come presupposto? Dopo aver mangiato un cucchiaino di farina di mandorle, una sfoglia di zucca, un tè e aver usato il tovagliolo, arriva il conto: duecento euro per quattro persone. Mentalmente ho fatto due conti e mi sono detta che cinquanta euro a cranio sono una signora cena, qui. Certo Milano è Milano, nella costellazione dell’Euro: ci sono diverse possibilità, più popolazione, diverse richieste alimentari: Klingon, Ferengi, Arturiani, abitanti del Quadrante Gamma. Se qualcuno ha visto la puntata forse avrà notato come uno dei ristoratori non abbia afferrato la differenza tra un baccalà vero e uno di tofu, pur ingoiandolo. Anche ammesso che non ne avesse mai mangiato in vita sua, suona strano che non sia stato colto da un sospetto, visto che il pesce ha una sistema tissutale diverso dal tofu: come confondere una Lambretta con una Ferrari. Vabbè, lasciamo correre, però poi parlano male del napoletano che non aveva il gusto del cacao amaro… vabbè, vabbè! L’altra clone, poverella, per far capire che il ristorante era suo l’aveva tappezzato con immagini del suo volto sorridente, per la serie: vedi che qualsiasi cosa mangi io ti osservo. Molto raffinata, discreta, una vera clone di Milano, costellazione dell’Euro. Infine, il vincitore! Alessandro Borghese incorona uno dei due cloni milanesi, scartando la shaolin e il napoletano (che obiettivamente non c’entravano niente), quello più figo, più milanese milanese, con l’accento alla Berlusca e incapace di cucinare, solo titolare del ristorante. Ecco, mi ha dato un po’ una sensazione come se Yoda avesse battuto l’Imperatore Palpatine solo perché in possesso di un diploma Jedi. Che la ristorazione sia con voi!
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ATTUALITÀ
Venerdì 08 Dicembre 4
ZES: Oliverio lancia l’idea di una rete interportuale Lo ha dichiarato il presidente della Regione durante un incontro a Catanzaro. Esclusa la Locride, ma le possibilità di intercettare lo sviluppo ci sono. Questa settimana è tornato di grande attualità il tema ZES. Se ne è parlato a livello regionale, con la presentazione del piano regolatore da parte del presidente Mario Oliverio nell’ambito dell’incontro dedicato al rapporto Svimez, e anche a livello locale, durante l’ultima riunione dell’assemblea de sindaci della Locride. A Catanzaro, Oliverio ha dichiarato la volontà di far rientrare nelle competenze dell’autorità portuale di Gioia Tauro anche un’interconnessione con gli scali di Corigliano, Vibo Valentia, Crotone e Villa San Giovanni, instaurando
GIUDIZIARIA
Mafie e componenti politiche Per quanto riguarda l'inquadramento giuridico dei rapporti tra l'organizzazione mafiosa e le componenti politiche, per come rilevato anche da una recente indagine della Direzione antimafia di Reggio Calabria, spesso si accompagnano, alle difficoltà probatorie, analoghe difficoltà nella qualificazione giuridica dei rapporti tra l'organizzazione mafiosa ed i soggetti politici di riferimento. Al fine di inquadrare correttamente le condotte appare opportuno sottolineare che i recenti arresti giurisprudenziali della Suprema Corte in tema di partecipazione alla associazione di tipo mafioso, soprattutto alla luce delle condivisibili argomentazioni adottate in relazione alla posizione di G.V. nell'ambito della sentenza n. 18797, sez. II, del 20/04/2012 Cc. (dep. 16/05/2012 ) Rv. 252827, in cui si chiarisce che: «nei rapporti tra partecipazione ad associazione mafiosa e mero concorso esterno, la differenza tra il soggetto "intraneus" ed il concorrente esterno risiede nel fatto che quest'ultimo, sotto il profilo oggettivo, non è inserito nella struttura criminale, pur fornendo ad essa un contributo causalmente rilevante ai fini della conservazione o del rafforzamento dell'associazione, e, sotto il profilo soggettivo, è privo della "affectio societatis", mentre il partecipe "intraneus" è animato dalla coscienza e volontà di contribuire attivamente alla realizzazione dell'accordo, e quindi del programma delittuoso, in modo stabile e permanente. (La S.C. ha precisato che anche il contributo degli appartenenti alla c.d. "borghesia mafiosa" può integrare gli estremi della vera e propria partecipazione all'associazione mafiosa, e non del mero concorso esterno)». Di particolare significatività sono i passaggi motivazionali in cui il Supremo Collegio precisa che: «sulla base delle suesposte risultanze processuali (...) non solo non vi possa essere dubbio sulla consistenza dei gravi indizi di colpevolezza in ordine al contestato reato di concorso esterno in associazione mafiosa, ma che addirittura quel compendio probatorio sia così grave da potersi ipotizzare - almeno in questa fase processuale - la partecipazione effettiva e piena dell'indagato all'associazione criminale, essendo il suo inserimento nel sodalizio mafioso Valle/Lampada, di natura stabile, avendo con i medesimi continui e costanti contatti, frequentazioni e rapporti, anche di natura economica. Egli, infatti, come si può desumere dagli evidenziati elementi fattuali, mettendosi a completa disposizione dell'associazione, assunse, nell'ambito di tale organizzazione, un ruolo ben preciso e specifico, al quale conseguì un contributo duraturo e consapevole all'attività da questa svolta, che ridonda, in maniera estremamente rilevante a vantaggio dell'associazione stessa». Tale orientamento giurisprudenziale trova conferma in più recenti pronunce (Cass. Pen. n. 53675/2014, depositata il 23 dicembre 2014), in cui il Supremo Collegio ha ribadito in relazione alla figura del soggetto politico di riferimento dell'organizzazione criminale di tipo mafioso, che "la "messa in disponibilità" costituisce associazione a delinquere, non concorso esterno, purché sia stabile nel tempo, continuativa, rivolta a tutti gli associati ed attuale, non meramente promessa" alla stregua del seguente principio di diritto ormai pacifico: "In tema di associazione di tipo mafioso, la condotta di partecipazione è riferibile a colui che si trovi in rapporto di stabile e organica compenetrazione con il tessuto organizzativo del sodalizio, tale da implicare, più che uno "status" di appartenenza, un ruolo dinamico e funzionale, in esplicazione del quale l'interessato "prende parte" al fenomeno associativo, rimanendo a disposizione dell'ente per il perseguimento dei comuni fini criminosi. Di conseguenza va considerato intraneus e non semplice concorrente esterno il soggetto che, consapevolmente, accetti i voti dell'associazione mafiosa, e che, una volta eletto a cariche pubbliche, diventi il punto di riferimento della cosca mettendosi a disposizione, in modo stabile e continuativo, di tutti gli affiliati, e degli interessi della consorteria alla quale rende il conto del proprio operato, dovendo considerarsi tale comportamento prova sia dell' affectio societatis sia di un efficiente contributo causale al rafforzamento del proposito criminoso e all'accrescimento delle potenzialità operative e della complessiva capacità di intimidazione ed infiltrazione nel tessuto dell'associazione criminale".
una rete interportuale che sfrutti i relativi retroporti per l’installazione di vari insediamenti produttivi. In questa mappatura dovrebbe rientrare anche un potenziamento dell’aeroporto di Lamezia Terme, una proposta accolta con favore persino dal presidente della Svimez Adriano Giannola che, ribaltando le aspirazioni autonomiste di diverse regioni del nord, ha sottolineato che questo genere di iniziative non potrà che incrementare i già positivi dati relativi alla crescita del PIL nelle regioni del Mezzogiorno. La
Locride, dal canto suo, non sembra voler restare a guardare. Nonostante da più parti sia infatti arrivata la conferma che la ZES non ingloberà direttamente il nostro comprensorio, i sindaci stanno comunque seguendo con attenzione gli sviluppi con l’intento di intercettare ogni opportunità, considerato che, proprio a partire dalla Zona Economica Speciale, la Locride potrebbe finalmente avviare un percorso di graduale crescita per sanare la grave situazione socio-economica nella quale versa da troppi anni.
Alla Fiera dell’Artigianato per la Calabria un testimonial marocchino
“LA TERR
Una gaffe, l'ennesima, di una giunta che ogni anno spende oltre 500 mila euro per i servizi di informazione e comunicazione
È partita in questi giorni a Milano la Fiera dell'Artigianato, una fiera che ogni anno attira oltre un milione e mezzo di visitatori. Una vetrina da sfruttare al meglio per promuovere le eccellenze locali. E la Calabria cosa fa? Annuncia la partecipazione di 90 eccellenze calabresi ponendo a corredo dell'articolo la foto di un artigiano marocchino, con tanto di fez, intento a lavorare un vaso di argilla. Nulla contro gli stranieri, ma cosa ci fa un marocchino come simbolo della Calabria e della "sua affascinante e millenaria eredità manifatturiera ed enogastronomica che dà vita a prodotti unici e capaci di rivelare l’anima sincera e generosa di una regione unica al mondo"? Una gaffe, l'ennesima, di una giunta che ogni anno spende oltre 500 mila euro per i servizi di informazione e comunicazione. Qualcuno ricorderà, infatti, la non pubblicità della Calabria sulla rivista di bordo della compagnia Ryanair. La giornalista Selvaggia Lucarelli l’aveva sventolata e spiattellata in faccia ai calabresi sulla sua pagina facebook incassando oltre 11 mila mi piace, più un mare di commenti e condivisioni. In quel caso si era puntato a scelte grafiche che lasciavano molto a desiderare, arcimuffite, con refusi imbarazzanti. Un compitino in classe da 4 meno meno costato ben 150.000 euro. Insomma la giunta Oliverio si era affidata e continua ad affidarsi a una comunicazione che rappresenta l’emblema dell’anti-turismo. Ma cos’altro aspettarsi da una politica traffichina che lo scorso agosto ha nominato quattro membri nel Tavolo tecnico del Comitato per l’Informazione, di cui solo uno è giornalista professionista? mgc
C ACHI
Termina la nostra carrellata di parlamentari eletti in Calabria e l’analisi sommaria del loro operato nell’ultima legislatura per cercare di comprendere se valga la pena o meno rieleggerli durante le politiche di primavera. Rosanna Scopelliti, di Roma, è stata eletta nel 2013 nelle liste del Popolo della Libertà, all’interno del quale ha militato fino allo scioglimento per aderire al Nuovo Centrodestra guidato da Angelino Alfano. A che questa esperienza, per la Scopelliti, è stata a scadenza, visto che, la chiusura dei battenti del nuovo movimento l’ha fatto migrare nuovamente proprio pochi mesi fa, in questa occasione alla volta di Alternativa popolare. È componente delle Commissioni Permanenti Difesa, Affari Sociali e per la semplificazione, oltre che della Commissione permanente antimafia. Ha un indice di produttività parlamentare, (un dato che prende in esame il numero, la tipologia, il consenso e l’iter degli atti presentati dai parlamentari in modo da poterli confrontare tra di loro) di 129,4, che la rende la 430ª parlamentare più produttiva su 630. Per la Calabria ha presentato: Disegni di legge …………………………0 Mozioni …………………………………..1 Interpellanze …………………………….0 Interrogazioni a risposta orale …………1 Interrogazioni a risposta scritta ……….1 Interrogazioni in commissione …………0 Ordine del giorno ……………………….0 Emendamenti ……………………………0 La sua azione politica si è concentrata su infrastrut-
DEI
DI JACOPO GIUCA
ture, commissariamento del settore sanitario calabrese e maltempo, per un totale di 3 atti di cui 1 in qualità di primo firmatario dedicati alla nostra regione. Nicola Stumpo, di Catanzaro, è stato eletto nel 2013 tra le fila del PD, di cui è immediatamente dopo divenuto Segretario presso la Camera. Componente della Commissione permanente Agricoltura e vicepresidente della giunta elezioni, ha un indice di produttività parlamentare di 54,8, che lo rende il 602º parlamentare più produttivo su 630. Per la Calabria ha presentato: Disegni di legge …………………………0 Mozioni …………………………………..1 Interpellanze …………………………….2 Interrogazioni a risposta orale …………2 Interrogazioni a risposta scritta ……….3 Interrogazioni in commissione …………4 Risoluzioni in commissione………………2 Ordine del giorno ……………………….2 Emendamenti ……………………………1 La sua azione politica si è concentrata su obiettivi europei di crescita, spesa sanitaria, infrastrutture, emergenza del Viadotto Italia, tutela del porto di Gioia Tauro, scioglimento dei comuni, emergenza migranti, ambientale e possibilità dell’esistenza di una “Terra dei fuochi”, oltre che sulla regolarizzazione degli LSU-LPU, per un totale di 17 atti, di cui nessuno in qualità di primo firmatario dedicati alla nostra regione. Appuntamento alla prossima settimana per iniziare con il viaggio nell’operato dei nostri senatori.
COPERTINA
Dopo lo scioglimento di cinque comuni il dibattito sulla legge del 1991 che regolamenta la gestione delle Amministrazioni che hanno subito condizionamenti mafiosi è tornato attuale. Tutti sono concordi nell'affermare che la legge vada cambiata, ma il rischio di una deriva giustizialista è dietro l’angolo e, con essa, la possibilità che la democrazia, in Calabria, venga intesa come la libertà per gli ebrei dai gerarchi nazisti che fecero scrivere all’entrata di Auschwitz “Il lavoro rende liberi”.
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Lo sciogliment JACOPO GIUCA
Una vera e propria ecatombe. Da gennaio 2017, in Italia, sono stati 21 i consigli comunali sciolti per infiltrazioni mafiose e, di questi, ben 12 (il 57,1%, per gli amanti delle statistiche), si trovano in Calabria. L’impennata dei provvedimenti, culminata con lo scioglimento dei consigli comunali di Cassano allo Ionio, Isola di Capo Rizzuto, Lamezia Terme, Marina di Gioiosa e Petronà, ha reso ancora una volta attuale il dibattito relativo alla legge del 1991 che regolamenta il commissariamento dei comuni. Nelle ultime due settimane sono stati moltissimi gli attori politici e sociali direttamente o indirettamente coinvolti a voler dire la loro in merito, a cominciare dai sindaci dei cinque comuni sciolti, tutti intenzionati a presentare ricorso al TAR. Il primo cittadino di Lamezia Terme, Paolo Mascaro, dopo il fallito sciopero della fame intrapreso per ricevere udienza da parte del Ministro dell’Interno Marco Minniti, continua a ribadire l’inconcepibilità di una legge che non permette agli accusati di difendersi e, se il sindaco di Petronà, Romina Murdaca, ha annunciato di attendere solo il via libera dei propri legali per avviare il ricorso, nei casi di Gianni Papasso (Cassano), Gianluca Bruno (Isola) e Domenico Vestito (Marina di Gioiosa) lo scioglimento assume decisamente i connotati di una beffa. I primi due sindaci, infatti, durante il proprio mandato, sono stati vittime di minacce e intimidazioni ad opera della stessa criminalità organizzata che, secondo le commissioni d’accesso, avrebbero favorito; mentre il primo cittadino della Locride, fino a febbraio, era vicepresidente nazionale dell’associazione Avviso Pubblico, ragion per cui ha vissuto la decadenza
della sua carica come un’accusa di bipolarismo. Il mondo politico, in linea generale, è concorde nell’affermare che la legge sullo scioglimento sia ormai da considerarsi incongrua e da cambiare completamente. Lo ha ribadito con enfasi la deputata di Forza Italia Jole Santelli, che non ha esitato a definire lo scioglimento dei comuni del tutto inutile se non addirittura dannoso. La forma inquisitoria della norma, infatti, impedisce il contraddittorio e non garantisce alle giunte accusate di dimostrare la propria buona fede, un’imposizione responsabile, secondo la Santelli, dei commissariamenti plurimi, a loro volta causa della disaffezione della gente nei confronti della politica. «Si prenda a esempio Marina di Gioiosa Ionica - ha dichiarato la deputata parlando proprio della Locride, - dopo un periodo di gestione prefettizia un gruppo di persone perbene aveva tentato di avviare un’esperienza politica nuova, che aveva riportato entusiasmo nella gente e riscontrato la simpatia di oltre il 60% degli elettori. Questa esperienza, oggi, si è bruscamente interrotta senza nemmeno che se ne sappia la ragione esatta». Una condizione sufficiente a convincere la deputata a farsi promotrice di un ddl che modifichi la legge sul commissariamento e preveda, più che la decadenza della giunta comunale, un “accompagnamento” dei sindaci che non hanno rispettato le norme fino
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Il vescovo di Cassano, senza entrare nel merito della legge, fa appello alla coscienza sociale affinché le cose cambino per il meglio.
Nicola Gratteri reclama maggiori poteri per i commissari, tesi condivisa anche da De Raho, che però propone un’idea per salvaguardare la democrazia.
alla fine della legislatura. Della stessa idea, ma convinta che, accanto a prefetti che accompagnino i sindaci, dovrebbero essere previste figure professionali che aiutino a riconnettere il tessuto democratico con le comunità, è Enza Bruno Bossio, parlamentare del PD e componente della commissione Antimafia, dettasi contenta della polemica nata attorno alla legge sullo scioglimento perché in grado di renderne platealmente evidenti i limiti. La Bruno Bossio concentra la propria critica sull’assurdità di una norma che tutela i dirigenti pubblici e, pur essendo un semplice atto amministrativo, assume le risultanze di un’indagine. Esattamente come affermato anche da Nico D’Ascola, sottolinea la deputata, la legge, così come formulata, crea un corto circuito amministrativo che incide nell’immaginario collettivo come una sentenza penale, macchiando la carriera e la vita privata di un amministratore in maniera irreversibile. Questo fa sì che la legge sullo scioglimento assuma la forma di una deriva giustizialista molto apprezzata dalla presidente della Commissione parlamentare Antimafia Rosy Bindi, alla quale la Bruno Bossio attribuisce una buona parte di responsabilità della trasformazione della giustizia in uno show mediatico nel quale i magistrati misurano le proprie capacità sulla base di sentenze in grado di fare notizia. Sulla stessa linea della Bruno Bossio, poi,
si pone il il presidente dell’Assocomuni della Locride Franco Candia, che parla della legge sullo scioglimento come di un “dagli all’untore” sommario nei confronti di amministratori smarritisi nell’eccessiva burocrazia dei nostri comuni e delle sentenze di scioglimento come di eventi eclatanti privi di concreti effetti duraturi. «Questo - ha affermato Candia, - risulta tanto più evidente nell’osservazione della cause di scioglimento di alcuni consigli comunali colpiti più volte dal provvedimento. A un’analisi attenta della Gazzetta Ufficiale, infatti, si noterà che risultano sempre le stesse, una coincidenza inquietante che dimostra come nemmeno i commissari siano in grado di rimuovere le vere cause di infiltrazione». Proprio a partire da questo assunto anche secondo il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri la legge andrebbe rivisitata ma, coerentemente con la rigidità alla quale il magistrato ci ha abituato, in maniera diametralmente opposta rispetto a quella ipotizzata dalla politica. «Bisognerebbe dare maggiori poteri ai commissari prefettizi - ha infatti dichiarato Gratteri poco prima della presentazione del suo libro a Crotone la scorsa settimana, - e permettere loro di andare oltre l’amministrazione ordinaria». Primo dei poteri straordinari che i commissari dovrebbero avere è quello di poter licenziare in piena libertà i dipendenti assunti con criteri sospetti durante la gestione mafiosa. «Se i politici cambiano, ma i funzionari restano, e sono mafiosi, - ammonisce Gratteri - i tentacoli della mafia non potranno essere recisi». Una dichiarazione simile a quella che, già all’indomani dell’omicidio del vicepresidente della Regione Francesco Fortugno, aveva rilasciato il superprefetto Antonio De Sena, che aveva evidenziato l’inutilità del fre-
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Venerdì 08 Dicembre 07
“ “ to rende liberi Gli ultimi sindaci colpiti dal provvedimento sono disperati e annunciano tutti il ricorso al TAR per dimostrare di aver sbagliato in buona fede.
quente ripetersi di provvedimenti di scioglimento all’indirizzo degli stessi enti amministrativi che, pur azzerati nei vertici, rimanevano immutati nei quadri. Un’idea, quella di Gratteri, appoggiata anche dal Procuratore Nazionale Antimafia Federico Cafiero De Raho che, ospite a Rai 3, ha parlato anch’egli della necessità di mutare la legge, ma ponendo l’accento su altri tipi di necessità. Per De Raho, infatti, un controllo dei Commissari prefettizi limitato nel tempo non è sufficiente, ma allo stesso tempo, non si può nemmeno sospendere senza battere ciglio la democrazia, motivo per il quale sarebbe utile “pensare a percorsi che possano accompagnare gli organi elettivi con un sostegno statale”. E, a proposito di sostegno alla società, pur non entrando nel merito della legge sullo scioglimento, anche Monsignor Francesco Savino, vescovo della diocesi di Cassano, ha voluto dire la sua in merito alla vicenda e sottolineare che è necessario fare qualcosa di più. «Anzitutto superare l’individualismo - ha dichiarato in un intervista di qualche giorno fa - e far crescere la cultura del “noi”, della responsabilità e della solidarietà». Solo in questo modo, ha affermato il religioso, si può fare in modo che la società civile, finalmente consapevole che le risorse sottratte all’economia sana e alla buona amministrazione sono tolte agli anziani, ai disoccupati, ai bambini e ai giovani, faccia uno scatto in grado di fare l’interesse vero della comunità. Tutti gli interpellati, dunque, sono convinti della necessità di mutare la legge del 1991 ma, nonostante gli annunci di battaglie sociali, civiche, politiche o parlamentari, di movimenti concreti, fino ad oggi, se ne sono registrati veramente pochi. Il dato di fatto è che, così com’è oggi, la legge sullo scioglimento assume i connotati di
Enza Bruno Bossio, Franco Candia e Jole Santelli vorrebbero una legge in cui i sindaci che sbagliano vengono “accompagnati” a fine mandato dai prefetti.
I sindaci reggini dal prefetto ottengono rassicurazioni per il futuro
La mobilitazione dei 51 sindaci della Città Metropolitana di Reggio Calabria, che hanno chiesto la settimana scorsa un incontro con il Ministro dell’Interno Marco Minniti per concordare un cambio della legge sullo scioglimento, fino ad oggi, si è rivelata comunque l’atto più concreto partito dal basso in merito alla questione. Inutile dire che Minniti, per impegni istituzionali, ha declinato l’invito, ma lascia comunque ben sperare l’apertura ad opera del Prefetto di Reggio Calabria Michele Di Bari che, a nome del Ministro, ha ricevuto i primi cittadini martedì mattina assicurandoli relativamente alla volontà di intavolare un confronto in merito. JG
una norma incostituzionale, resa ancora più assurda dall’applicazione coatta che ne fa l’Antimafia. Questo traspare nelle dichiarazioni al vetriolo che Rosy Bindi non ci risparmia in nessuna occasione di commissariamento di un comune calabrese, nel fatto che le elezioni democratiche, nella quasi totalità dei casi già condizionate dalle liste degli “impresentabili”, vengano poi ulteriormente compromesse sulla distanza da provvedimenti che colpiscono le amministrazioni come fulmini a ciel sereno e dall’impostazione stessa della norma che, come giustamente fatto notare dal penalista e sindaco di Rende Marcello Manna, finisce con l’accusare di collusione tutta l’amministrazione in cui militava il singolo amico, parente o colluso dell’affiliato tal dei tali. Insomma, la legge sullo scioglimento afferma con forza che solo attraverso la coercizione anche la Calabria, un domani, potrà finalmente esercitare il suo libero potere democratico ed autogestito, in una maniera inquietantemente simile a quella intesa dai nazisti che, sulla cancellata di ingresso al campo di sterminio di Auschwitz, fecero installare il motto: “Il lavoro rende liberi”. Sappiamo che, per la comunità ebraica, quella scritta ha assunto, con il tempo, un significato dolorosamente diverso da quello che sarebbe potuto apparire in un primo momento. Memori di quella tragedia consumatasi nel momento più buio della storia dell’umanità, non ci resta adesso che fare la nostra parte per cercare di dare una svolta alla storia sociale della nostra regione, cercando così di evitare che la legge del 1991 venga ricordata dalle future generazioni di calabresi come il punto più basso della storia della democrazia d’Italia.
ATTUALITÀ
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Venerdì 08 Dicembre 08
“Vadi Vadi, le faremo sapere” La questione della sanità nella nostra Regione rimane un tema tanto delicato quanto grave. Gli sviluppi che si stanno susseguendo rimbalzano dalle poltrone ai corridoi, dai moniti alle promesse, dalle manifestazioni alle “gite fuori porta”, ma a pagarne il prezzo sono sempre i cittadini. Dall’incontro svoltosi a Catanzaro tra il Presidente e i sindaci calabresi, la scorsa settimana, era emersa una totale unanimità e abnegazione sulla battaglia da intraprendere contro il commissariamento della sanità regionale. Il tavolo istituzionale si era concluso con un cauto ottimismo in vista dell’incontro di martedì tra il Governatore Mario Oliverio e il Ministro Beatrice Lorenzin. Oggi che questo incontro è avvenuto, dal faccia a faccia tra le due cariche istituzionali è emersa una forte preoccupazione del Governatore sulla questione sanità: «È inaccettabile che i calabresi continuino a sopportare il massimo della tassazione con i Servizi sanitari meno efficienti e inadeguati d’Italia - ha dichiarato il presidente. Ancora più inaccettabile è il rischio che in futuro siano costretti a pagare ulteriori tassazioni per coprire i debiti e sopportare un nuovo blocco delle assunzioni del personale sanitario. Siamo di fronte ad una spirale negativa che bisogna assolutamente spezzare». Una dichiarazione che la Lorenzin, pur affermando di condividere le preoccupazioni di Oliverio e garantendo di esporre la questione al Consiglio dei Ministri, ha liquidato con uno sbrigativo “le faremo sapere”. Nonostante sia stata presa coscienza della fallimentare gestione commissariale, insomma, l’emergenza della cronica mancanza dei Livelli Essenziali di Assistenza nelle strutture calabresi sembra essere, per il Governo, rimandabile a data da destinarsi. Ci aspettiamo, adesso, che Oliverio manten-
ga la promessa di esigere con ogni mezzo necessario il ripristino dei LEA anche nella nostra regione come aveva garantito ai sindaci, altrimenti tanto vale trasformare i nostri ospedali in set per le future pellicole di Hollywood, rendendoli scenografia perfetta per un thriller ambientato proprio tra i corridoi degli ospedali più inquietanti della regione, considerato come il progressivo stato di abbandono delle strutture garantisca l’aumento del suggestivo alone gotico che imperversa nella sanità regionale. Fortuna che, almeno sul fronte della sanità locale, l’incontro avvenuto mercoledì tra una delegazione di sindaci della Locride e il Ministro, orchestrato da Giovanni Calabrese e il senatore Antonio Gentile, sebra aver destato maggiore attenzione da parte della Lorenzin, che ha promesso l’invio tempestivo di ispettori per verificare le condizioni in cui versa l’ospedale di Locri in vista di provvedimenti straordianari. Attendiamo sviluppi. Gaetano Marando
Dopo l’incontro con i sindaci della scorsa settimana, il presidente Mario Oliverio, martedì mattina, ha incontrato il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Durante il confronto, il governatore ha chiesto esplicitamente la chiusura del commissariamento della sanità in Calabria, incassando un secco “ci sentiamo presto”.
Wanda Ferro dice addio a Forza Italia e aderisce a Fratelli d'Italia
Sospeso sacerdote indagato per rapporti sessuali con minorenni La Procura della Repubblica di Reggio Calabria ha notificato al sacerdote don Carmelo Perrello, parroco di San Gregorio in Reggio Calabria, e, per quanto previsto dalla legge, all'arcivescovo di Reggio Calabria - Bova, monsignor Giuseppe Fiorini Morosini, un decreto di perquisizione locale e personale. I reati ipotizzati contestati al sacerdote sono di sospetta detenzione di materiale pedopornografico e rapporti sessuali con minorenni. Il procedimento penale è ancora in fase di indagini preliminari, tuttavia l’Arcivescovo, viste le norme canoniche, ha deciso di sospendere cautelativamente dal ministero pastorale il suddetto sacerdote, in attesa delle conclusioni degli accertamenti in atto. L’Arcivescovo, fiducioso nel lavoro della Magistratura, si pone sin da ora in atteggiamento amorevole nei confronti delle presunte vittime, chiedendo perdono per l’eventuale male arrecato.
“Dopo un lungo periodo di riflessione – ha dichiarato Wanda Ferro - sono giunta alla decisione di interrompere il mio percorso politico con Forza Italia e aderire a Fratelli d’Italia. Una decisione sofferta per chi come me non ha mai operato una scelta del genere, per certi versi dolorosa, perché chiude una esperienza durata tanti anni in cui ho vissuto entusiasmanti sfide amministrative e politiche, nelle quali mi sono spesa con impegno e spirito di sacrificio ogni qualvolta sono stata chiamata a dare il mio contributo, sia nella prospettiva della vittoria che in quella della sconfitta annunciata, come è avvenuto alle regionali in Calabria. Del resto la vicenda della mia esclusione dal Consiglio regionale a causa di una norma incostituzionale, e i lunghi tempi d’attesa vissuti in completa solitudine per l’ingresso in consiglio regionale, sono serviti a valutare tanti aspetti e tutte le prospettive possibili per un mio impegno futuro. Non a caso ho poi aderito al gruppo misto, anche per rappresentare tutte le liste che
mi avevano supportato, quindi anche Fratelli d’Italia”. “Questa scelta – prosegue Wanda Ferro - ha radici profonde: dalla necessità di recuperare la mia identità politica, alla volontà di affidare le mie energie al bene collettivo ed essere il più vicino possibile a quella comunità di riferimento per la quale dovrò dare il massimo nella difesa e nell’affermazione dei valori che ci rappresentano e non possono andare dispersi. Rimango convinta, richiamando Ezra Pound, che se non siamo disposti a lottare per le nostre idee, o le nostre idee non valgono nulla, oppure siamo noi a non valere nulla. Ecco perché ho avvertito il bisogno di ritrovare nuovi stimoli nella comunità in cui sono cresciuta fin dai miei primi passi in politica, appunto Fratelli d’Italia oggi erede dei valori del Movimento sociale e di Alleanza Nazionale, preso atto delle dinamiche interne a questo partito, delle battaglie che combatte, dei valori che difende e del futuro che insegue”.
CALABRESE PER CASO * di Giuseppe Romeo
controllare il diritto alla salute. a chi tocca? Capita spesso che su alcuni argomenti che dovrebbero essere considerati superati o almeno compresi si debba tornare ancora una volta rischiando di essere noiosi, se non proprio di essere considerati pretestuosi. Tuttavia, è anche vero che delimitare il campo delle verità con quelle delle promozioni giornalistiche diventa necessario per due ordini di motivi. Il primo, per chiarire quali sono i limiti entro i quali si possono spostare le responsabilità verso un servizio che è anche, giustamente come ricordato, un “diritto”. Il secondo, perché si rischia di voler ricercare giustificazioni utili che siano politicamente corrette, ma che in fondo sono opportunisticamente ricercate. Che il ministro della salute abbia alla fine ricevuto una delegazione di sindaci è certo un aspetto non di poco conto se non altro perché, dopo una prima marcia su Roma non così produttiva, questa volta si è giunti ad essere ricevuti nel fascino della vita politica capitolina. Ciò nonostante, però, vediamo che cosa ne è scaturito leggendo le dichiarazioni che circolano sul web: l’invio di ispettori per verificare l’andamento amministrativo dell’ospedale di Locri. Ora, io credo che l’invio di ispettori ministeriali per verificare la gestione “commissariale” di un ospedale non rappresenti al momento nulla di particolare, ma solo una risposta interlocutoria, e corretta, del ministro. Ma ciò che rimane sul tavolo, e nessuno ne scrive, è che ad oggi, viaggi nonostante, non mi è parso di leggere proposte avanzate verso una riorganizzazione da parte
regionale e locale del servizio alla salute. Cioè, per dirla con parole care a chi le ha usate, non mi sembra si sia dichiarato con dovizia di particolari da progetto come, con che risorse e per cercare quale qualità si vorrebbe garantire il “diritto alla salute”. Fermo restando che i motivi del “commissariamento” della politica sanitaria calabrese nascono, maturano e si risolvono in Calabria - considerato che sino ai vari commissariamenti dell’ospedale di Locri come di altre realtà, la gestione politica ed amministrativa era calabrese - mi chiedo come e in che termini si voglia garantire un diritto alla salute se chi doveva controllare in passato non lo ha fatto. Ricordo, infatti, che i sindaci hanno il diritto di prendere visione dei bilanci della aziende sanitarie e possono inserirsi nei processi decisionali che riguardano le politiche dei servizi offerti sul territorio. Oggi, questa vittoria a metà sembra però voler evitare possibili riflessioni sul fatto che la ministra ha disposto ciò che non poteva non disporre: un controllo su ciò che forse andava controllato da chi del diritto alla salute è il primo garante sul territorio, la regione e con essa i comuni. Credere che l’aver ottenuto l’invio degli ispettori ministeriali possa essere letto come un successo francamente è come chiedere a terzi di venire a controllare ciò che non siamo riusciti o non riusciamo, o non vogliamo, verificare in casa nostra dimenticandoci del perché, sulla salute, siamo stati commissariati. Se questo è quanto desideriamo, allora quanto ottenuto può essere letto come un successo. Ma se qualcuno volesse garantire concretamente il diritto alla salute
dei cittadini della locride come della Calabria intera, con pari dignità di altre esperienze, allora dovrebbe forse dire e chiedere qualcosa di più. Dovrebbe proporre piani sanitari nuovi. Dovrebbe individuare le risorse e decidere come distribuire i servizi sul territorio e controllare, soprattutto controllare, come e in che termini i servizi sanitari vengono offerti al cittadino, come vengono distribuiti i reparti e le nomine ai primariati senza farsi condizionare dalle scelte di una politica che è la prima responsabile nel non aver garantito il diritto alla salute che oggi si intende difendere. E così, e solo dopo, chiedere a Roma di chiudere il commissariamento dimostrando, coloro che si sono assunti l’onere di guidare una comunità, di avere idee, soluzioni e risorse adeguate per gestire al meglio un “diritto” la cui garanzia è compito proprio di quella politica locale che ne denuncia oggi la negazione. Se così non sarà, allora ricorrere all’intervento romano resterà l’ennesima riprova di come ci si è voluti smarcare dall’entrare nel problema per lasciarlo alla deriva del politicamente corretto. Ovvero, nello sperare che, nei fatti, altri, come sempre, ci levino l’imbarazzo di dover decidere e assumerci, personalmente e politicamente, sia l’onore di un eventuale successo (sempre utile se riusciamo ad impossessarcene) ma, soprattutto, la responsabilità di un ulteriore insuccesso (possibilmente da attribuire ad altri). E’ in questo modo, sulla salute come in altre materie, che parole come autonomia e sussidiarietà, oltre che capacità, efficacia ed efficienza e responsabilità di una governance si disperdono ancora una volta nel nulla.
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ATTUALITÀ
Venerdì 08 Dicembre
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Rieccoci: siamo i Calabresi che non si rinnegano e non si rassegnano! ILARIO AMMENDOLIA opo l’assemblea del “22 ottobre” in cui abbiamo parlato della necessità di attuare anche in Calabria (e non solo) l’articolo 3 della Costituzione, ci siamo ritrovati il “1 dicembre” per dire che siamo “meridionali e non criminali”. La “nostra” è una lotta che viene da lontano e in tutti questi anni non siamo mai stati un solo attimo in silenzio. Venerdì sera all’hotel President eravamo in tanti e senza il cappello alla brigantesca né la coppola mafiosa. Eravamo numerosi e senza lupara ma con le nostre idee e con la nostra passione democratica e civile. Siamo ritornati. Guardateci in faccia, fissateci negli occhi e vedrete i Calabresi che non si rinnegano, non si vergognano e non si rassegnano a interpretare la parte che “altri” ci hanno assegnato. Noi non ci riconosciamo in quei calabresi di cui tanto parla il procuratore Gratteri nei suoi libri (pubblicati dalla Mondadori… e non a caso) pubblicizzati a reti unificate come il messaggio del presidente della Repubblica di fine anno… ancora… non per caso! L’altra sera un importante giornalista televisivo faceva una pubblica “autocritica” a nome della stampa nazionale per non aver dato il “giusto rilievo” allo scioglimento in contemporanea di cinque consigli comunali calabresi magari sbattendo la notizia in prima pagina e in doppia colonna. Una “occasione mancata”, secondo il dott. Ruotolo, per gettare altro fango sulla Calabria, per dimostrare il nesso tra amministratori locali e mafia, per inchiodarci alla nostra croce di criminali. Si tranquillizzi perché ormai tutti noi abbiamo scoperto il trucco. Ci volete mafiosi perché così coloro che hanno esercitato il “potere” (elettivo e non) si autoassolvono per quanto ci hanno fatto con la complicità degli ascari locali. Non ci stiamo più! E se di qualcosa dovessimo provar vergogna è per la qualità di una supposta “classe dirigente” che altri hanno scelto per noi e che pretenderanno ancora di scegliere in nostro nome. Ovviamente non ci riconosciamo dalla casta politica che voi ci avete imposto con leggi elettorali fraudolente, antidemocratiche e attraverso liste preparate nei retrobottega di partiti inesistenti. Ci vergogniamo di aver dovuto subire l’onta di comparse multicolori mandate a nostro nome in Parlamento di cui nessuno s’è mai accorto e che non hanno mosso una sola asticella a favore della Calabria del lavoro, degli ultimi e degli esclusi. Ora siamo stanchi di combattere per i vostri interessi, stanchi di dividerci sulle vostre strategie e sui nomi dei caporali di giornata che volete imporci. Tra qualche mese si voterà! I “capestri” sono pronti e io mi auguro con tutto il cuore che nessuno di noi sia pronto a infilare docilmente il collo in quello che, secondo le nostre illusioni, ci farebbe meno male.Tutti i capestri serrano la gola. La campagna elettorale già è iniziata. La nostra partita ovviamene non inizia e non finisce con le prossime elezioni ma queste rappresentano una tappa (e non la più importante) per dimostrare innanzitutto a noi stessi che il popolo calabrese si sta rialzando in piedi e intende riappropriarsi del proprio destino. Gli esperti in marketing già preparano i lanci dei “prodotti” consapevoli che la pubblicità ha già sostituito la politica. I teatranti stanno
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Lo scorso 1 dicembre al Grande Hotel President di Siderno il comitato “22 ottobre” si è ritrovato per dire a gran voce che l’equazione meridionale uguale criminale è un’invenzione di chi ci vuole mafiosi per forza, solo per consentire a coloro che hanno esercitato il “potere” (elettivo e non) di autoassolversi per quanto ci hanno fatto, con la complicità degli ascari locali.
già prendendo posto sul palcoscenico. Per noi le elezioni avranno una qualche utilità solo nella misura in cui riusciremo a mettere al “centro” i problemi veri e le speranze di cui abbiamo parlato in tutti questi anni. Ribadisco, personalmente non ho partiti da indicare né conosco la “parola magica” che risolve tutti i nostri problemi ma ho l’assoluta consapevolezza che se resteremo dialetticamente uniti e in posizione decisamente verticale non sarà facile relegarci nella parte degli eterni sciocchi. Apriamo un confronto sui fatti. Operiamo in piccolo ma pensiamo in grande. Siamo parte dei “Sud” del mondo. Siamo gli esclusi, siamo le vittime predestinate del potere della globalizzazione, delle banche, delle caste, dei poteri non elettivi che imperversano sulla nostra gracile democrazia. La maggiore risorsa di cui disponiamo è l’intelligenza, la passione, la genuinità delle persone che abitano il nostro territorio, le esperienze da non gettare alle ortiche. Una storia di cui essere orgogliosi. È ora di aprire una nuova partita e gettare sul tavolo la forza dei nostri argomenti, delle nostre Idee, dei nostri Progetti, della nostra passione. Qualora volessero ancora truccare le carte dovremo esser pronti ad alzarci dal tavolo smascherando i bari. Rifiutiamo le lusinghe di capi e capetti che ci “onoreranno” della loro telefonata di circostanza e della loro visita di cortesia. Non ho partite personali da vincere. La Calabria, la Locride sì! Restiamo in piedi, vigili e uniti. Comportiamoci con dignità perché, mutuando un’antica massima, se “giocheremo” bene “abbiamo solo da perdere le nostre catene, abbiamo da guadagnare un mondo”!
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VenerdĂŹ 08 Dicembre 13
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Appello per il ripristino delle strade rurali di Camini Adrian Pileggi, capogruppo consiliare comunale di minoranza di Progresso Democratico – Pro Camini e dirigente regionale del Partito Comunista ha rivolto un appello al Governatore Mario Oliverio, al sindaco della Città Metropolitana Giuseppe Falcomatà, al dirigente ad interim Settore 10 Agricoltura – Caccia –Pesca della Città Metropolitana Mariagrazia Blefari e al Prefetto Michele Di Bari per il ripristino delle strade rurali “Roseto-FrijioPentalimite”, “Arviceto”, “Nescilacqua” e “Tragò” di Camini. "Di fronte alle evidenti inadempienze, indifferenze e incapacità del sindaco, degli assessori e dei consiglieri comunali che amministrano il Comune di Camini scrive Pileggi - il sottoscritto si è fatto portavoce dei tantissimi agricoltori di Camini che chiedono disperatamente da tanti anni interventi concreti per il ripristino della viabilità rurale. L’attuale pessimo stato delle cose, infatti, è oramai diventato così insostenibile che con il degrado e il disagio si è raggiunto il massimo della sfiducia e dell’avversione dei cittadini nei confronti delle istituzioni". Essere un pubblico funzionario o amministratore e membro di una qualsiasi istituzione elettiva significa avere innanzitutto rispetto di ciò che si rappresenta e di conseguenza impegnarsi con serietà, dedizione, sacrificio, rettitudine e azioni reali per risolvere i problemi della comunità e soddisfare i cittadini e non occupare una posizione soltanto per interessi personali e soprattutto promettere risoluzioni solamente in periodi elettorali! Il fatto stesso di non adempiere con impegno e moralità ai propri doveri istituzionali è una mancanza di riguardo nei confronti della collettività e soprattutto un’offesa alla nostra Costituzione repubblicana. "Camini - prosegue Pileggi - è un Comune basato principalmente sull’economia agricola tanto che in passato sul suo territorio ha avuto per decenni addirittura la presenza di una multinazionale olandese leader mondiale nel settore della produzione delle talee di crisantemo. E Camini ancora oggi possiede diverse aziende che operano nel settore floricolo e agricolo e soprattutto tantissimi sono i fondi degli agricoltori che in centinaia di ettari coltivano ulivi, vigneti, agrumeti e frutteti. Pertanto, vista appunto la vocazione agricola del territorio comunale, le strade rurali rivestono un ruolo di fondamentale e assoluta importanza per il collegamento delle aziende e dei fondi e per il trasporto dei prodotti agricoli ma anche per l’accesso alle forze dell’ordine o ai vigili del fuoco per eventuali interventi di ordine pubblico o spegnimento d’incendi" Il Comune di Camini possiede quattro arterie stradali rurali importantissime, dove si concentrano le principali aziende agricole e soprattutto moltissimi fondi degli agricoltori per centinaia di ettari di coltivazioni varie ma dette strade versano in condizioni degradate e sono oramai del tutto impraticabili. Le strade rurali in questione sono: Roseto-FrijioPentalimite, dalla provinciale SP 93 Camini-Riace in località Roseto alla località Pentalimite; Arviceto, dalla provinciale SP 127 Contrada Ellera-Camini in località Arviceto si congiunge con la strada rurale Nescilacqua; quest'ultima, dalla provinciale SP 127 Contrada Ellera-Camini attraversa i territori dei Comuni di Camini e Riace e, infatti, si congiunge con la provinciale SP 93 Riace Marina-Riace-Camini. Pertanto è un’arteria importantissima poiché i fondi coltivati degli agricoltori sono numerosissimi; Tragò, dalla provinciale SP 127 Contrada Ellera-Camini si congiunge con la strada rurale Nescilacqua. Negli anni scorsi il Comune di Camini ha fatto un intervento asfaltando solamente la carreggiata ma oggi essa non esiste più. Adrian Pileggi, a nome dei cittadini e degli agricoltori di Camini, chiede alle SS.LL. "di non rimanere insensibili al «grido di dolore» che giunge dalle campagne caminesi. Quanto ancora, gli agricoltori di Camini, dovranno attendere per ottenere finalmente una viabilità rurale efficiente?! I cittadini sono stanchi di vivere di speranza e di promesse elettorali poiché i discorsi restano sempre superflui e dannosi se non accompagnati dai fatti! I caminesi esigono adesso risposte concrete!"
Il Corso della Repubblica un'isola felice!
Siderno: E Forza Italia, che siamo tantissimi… e lamentosi Apre a Siderno lo “Sportello Lamentele” per incoraggiare i cittadini a lagnarsi, qualora se ne sentisse il bisogno. Casomai non ne aveste abbastanza di chiacchiere su chiacchiere quando fate la fila dal medico o all’Ufficio Tributi, eccovi serviti. Recatevi allo Sportello di Ascolto di Forza Italia, partito che della demagogia spicciola e del populismo sciancato ha fatto la sua bandiera, e lamentatevi. Le strade sono piene di buche? Lamentatevi lì. Non avete i soldi per tirare il mese? Lamentatevi lì. Il vicino ha i cani che abbaia? Lamentatevi lì. Non trovate un idraulico? Lamentatevi lì. Lamentatevi, lamentatevi e lamentatevi. Non abbiate mai pace e lamentatevi. L’importante, cari cittadini di Siderno, è che vi lamentiate allo Sportello d’Ascolto di Forza Italia, e che non facciate cose assurde, come fondare associazioni con finalità sociali, che non segnaliate irre-
golarità agli uffici competenti, all’Amministrazione o alle Forze dell’Ordine, e che in nessun caso portiate all’attenzione della comunità le vostre lamentele. Perché, non sia mai, potreste essere anche ascoltati e il vostro problema risolto, magari con poca spesa e in breve tempo. Perché i problemi risolti danno molto fastidio a chi vuole intralciare il lavoro altrui o semplicemente farsi bello in vista delle elezioni. Ma sì, incoraggiamo le persone a infilare in un sacco i loro problemi, come bussolotti: all’occasione si potranno usare come bombe a mano durante la campagna elettorale. Scoraggiamo le azioni dirette, sosteniamo quelle indirette, invitiamo le persone a delegare, a delegare, a delegare, a essere passive e non agire mai in prima persona, a non avere senso civico e a tenere la testa bassa. Lamentiamoci, lamentiamoci, lamentiamoci. Lidia Zitara
In qualità di gerente del negozio Pennyblack di Siderno rispondo a un articolo dello scorso numero riguardante la rinascita commerciale del Corso della Repubblica. Credo che il compito di noi imprenditori è sì quello di prendere coscienza della situazione deserta del nostro Corso nel fine settimana ma soprattutto quello di porci delle domande, farci interpreti delle richieste della gente e contribuire insieme al miglioramento della condizione. Personalmente, la mia idea è intervernire trasformando il Corso in un'isola felice, un luogo "significativo" che in particolare nel periodo natalizio assuma un'aria fiabesca tra alberi addobbati, personaggi caratteristici e luci che rendano la città maggiormente godibile per i cittadini e per i visitatori. Stilare un calendario di eventi a inizio stagione per promuovere le attività e formare così una rete per lo shopping domenicale, può rappresentare il giusto mezzo per attrarre l'interesse delle persone! Questo può avvenire solo attraverso: una proficua comunicazione tra imprenditori che a loro volta devono avere una proficua comunicazione con le istituzioni, attraverso la coesione nelle iniziative e la solidarietà nel mantenerla. Aggiungo che il negozio Pennyblack lo scorso inverno ha risposto positivamente al parvente input di qualche altro commerciante del corso aprendo tutte le domeniche e che ciò non è risultato vano. Concludo comunicando alla nostra bellissima clientela che per gli acquisti natalizi lo store è aperto già da due settimane anche la domenica pomeriggio a partire dalle 17:30 e vi aspetta con tante interessanti promozioni! Chiara Raso Pennyblack Siderno
In riferimento all’articolo di copertina della scorsa settimana l’avvocato Geppo Femia scrive a Ilario Ammendolia
Abbiamo bisogno di un Comitato di Liberazione Territoriale che veda unite le forze migliori Roberto Trunfio - le cui qualità umane e professionali ho avuto modo di apprezzare personalmente - invita e ci invita ad andare avanti nella lotta al pregiudizio e al luogo comune che ha fatto e sta facendo più danni del malaffare burocratico e ‘ndranghetista che è l'effetto e non la causa di una condizione più che centenaria che vuole ridurre la "questione calabrese" a pura e sempli-
ce questione criminale. Il successo della manifestazione di venerdì u.s., caratterizzata dalla qualità e dalla eterogeneità delle presenze, con un forte senso - però - di appartenenza territoriale, oltre che le parole del dott. Trunfio e la tua fatica, dimostrano che si sta andando nella direzione giusta. Abbiamo bisogno, come da te intuito e sviluppato, di un Comitato di
Liberazione Territoriale che veda, pur nella diversità, unite le forze migliori per dare concretezza e consistenza democratica all'attuazione della Costituzione, che rappresenta la nostra vera fonte di ispirazione. Io sono pronto a dare il mio modesto contributo in tal senso. Voglio ricordare, a proposito dei pregiudizi e dei luoghi comuni, i sette
lavoratori meridionali e calabresi morti nello stabilimento della Tyssen Krupp a Torino ove si trovavano per lavorare e non per praticare il malaffare. Forse per questo nessuno si ricorda di loro quali figli del Mezzogiorno d'Italia in generale e della Calabria in particolare. Avanti Ilario! Avanti per questa via. Un abbraccio Geppo
Franco Napoli: “La condizione in cui ci troviamo è nostra figlia!” Caro Ilario, Belle e giuste parole. Il progetto di riscatto, serve, affascina, ma non si capisce qual è, come articolarlo. Sicuramente civile e non legato schematicamente a vecchi tabù politici di destra o sinistra. Ero attivista della Cisl a Milano in quel periodo e non vorrei pensare che alla fine avesse ragione Miglio? Demograficamente siamo pochi e ancora meno i giovani interessati al progetto. Bisogna trovare qualcosa di forte, un affascinante e utile sovvertimento del falso ordine costituito e costruito. Caro Ilario, non ci va di ammetterlo ma la condizione in cui ci troviamo è nostra figlia! Sarà ora di reagire? O si continua a parlare senza far niente? Postume riparazioni gloriosi segni di ritardata giustizia. Un saluto, Franco Napoli
L’asino (seguito de Il monarca) Ora siamo a Natale, capita spesso che, in questo periodo, affiorino nella memoria i ricordi dell’infanzia, quando per scaldarci, a sera, stavamo seduti tutti intorno alla ruota. La ruota di legno, conteneva nel mezzo il braciere. Quel tepore, dolce, mandato dalla carbonella, che piano, piano diventava cenere, si rimestava con la paletta per scorgere se c’era ancora della brace. La nonna raccontava le favole. Tutti a chiedere: Nonna ancora un’altra, nonna quella dell’asino! E la nonna sorridente, con la voce un poco stanca, iniziava: Dovete sapere che molti anni fa, in una foresta, passeggiava
un asino, spesso incontrava il leone, re degli animali, davanti al quale, tutti si inchinavano ossequiosi. Anche l’asinello s’inchinò, abbassandosi scorse davanti a sé la pelle di un leone. D’incanto, nella sua mente, balenò una visione. Si vide con con quella pelle addosso e, …e subito la indossò. Pavoneggiandosi s’incamminò tra gli alberi del bosco, le bestie incontrandolo s’inchinavano, era al colmo della felicità. Volle il caso, però, che arrivò sulla riva di uno stagno, l’acqua era liscia, calma, come uno specchio, vedendo la sua immagine riflessa, così bella e leonina,
non resistette e per la gioia ragliò! Quanti oggi, assomigliano a quell’asino, solo indossando, un vestito nuovo, credono di essere leoni, simili a quello della METRO GOLDWIN MAYER Camminano spesso con persone, anzi si attaccano a laureati di alto lignaggio, si sentono importanti per riflesso, ma basta ascoltarli, cade la pelle di leone, subito, emerge l’asino! Brown Jo
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Venerdì 08 Dicembre 15
I FRUTTI DIMENTICATI
A CURA DI ORLANDO SCULLI E ANTONINO SIGILLI
Olea europaea L. / Fam. Oleacee
Ulivo Gonzalez di Ardore Agli inizi degli anni 2000, ricercando gli ulivi particolari del territorio della Locride, confrontavo le mie esperienze con quelle del mio amico Giuseppe Bova di Ardore, che insegnava, come lo facevo pure io, all’Istituto Magistrale di Locri. Tramite lui, comunicavo con il defunto insegnante Grenci di Ardore, che aveva un podere in contrada Notaro del suo paese, molto particolare, in quanto vi aveva concentrato ventisette varietà di ulivi, la maggioranza dei quali recuperati nel territorio calabrese, di cui alcuni erano tipici della Sicilia e della Puglia. Il confronto avveniva attraverso le drupe, nel tempo dovuto, che venivano scambiate tramite Bova, che era contento di reggere il dialogo a distanza. Ad un certo punto Grenci mi mandò delle olive bianche, più grosse della Geracese, che cominciavano a virare verso il lilla; egli era convinto che si trattasse della Biancolilla, molto diffusa in Sicilia, ma che un tempo era presente anche nella parte meridionale della provincia di Reggio. Cominciai a fare delle ricerche sul territorio e per caso, una decina di anni addietro, fui attratto dal candore delle drupe di una pianta dal diametro di circa un metro ubicata in un orto a ridosso di Razzà di Brancaleone, dove vi stava lavorando un uomo quasi ottantenne. Chiesi allora come venisse chiamata la varietà ed egli mi rispose che non conosceva il nome, né tantomeno chi avesse piantato quella pianta, che ricordava da sempre dalle stesse dimensioni; aggiunse semplicemente che, preparando in salamoia le olive, prima che virassero al violetto, restavano per almeno un anno sode e belle da vedere, in quanto rimanevano sempre candide. Ai primi di ottobre del presente anno, accompagnati da Dott. Grenci di Ardore, Nino Cannatà e io ci recammo a visitare il podere di Natalino Zuccalà in contrada Notaro ad Ardore, dove ci mostrò la sua raccolta delle varietà dei peri e dei fichi più tipici di Ardore stesso e mentre ci indicava dall’alto di una ripida scarpata un rigagnolo d’acqua d’ acqua che scaturiva, nonostante la siccità, da un “catusu” (dall’arabo qatus, tubo, ossia un sistema di ricerca dell’acqua, tramite lo scavo di una galleria lunga molte decine di metri, alla base di una colli-
na), ci accorgemmo di una giovane pianta di ulivo dalle drupe candide, che sarebbero diventate lilla a maturazione; aggiunse che la varietà era chiamata l’ulivo della Madonna. Raccontò che aveva fatto appena in tempo ad innestare un oleastro, prendendo le marze, da un ulivo monumentale che era localizzato a ridosso dello strapiombo, perché un incendio scoppiato nell’estate successiva distrusse la pianta. Verso la metà di ottobre andai a visitare un giovane
impianto di ulivi a Monasterace, nella proprietà di Nino Sigilli, costituito anche da 150 piante di Biancolilla, e verificai che le drupe erano più piccole di quelle delle piante dell’insegnante Grenci e che mai a maturazione diventano lilla; ad un certo punto sono contrassegnate da un colore rossiccio, che poi virerà ad un colore tendente al bleu intenso. Intanto avevo avuto da Grenci anche degli innesti di una varietà di ulivo, denominato da lui Gonzalez, presente da sempre nel comune di Ardore, forse, afferma-
va, d’origine spagnola. Gli innesti furono effettuati su un oleastro nell’orto della palazzina dei ferrovieri a Ferruzzano marina e crebbe una pianta vigorosa che cominciò a produrre dopo due tre anni delle drupe molto belle, dalla pezzatura medio grossa, che a maturazione acquistano una colorazione bleu intenso. Risultarono adattissime ad essere preparate in salamoia, sott’aceto dopo essere state scacciate e snocciolate ed anche al forno. Già nell’autunno del 2016, l’agronomo Thomas Vatrano, alla ricerca di ulivi particolari nell’area della Locride meridionale, per conto del CRA di Cosenza, notò che la Gonzalez era poco sensibile all’Occhio di Pavone ed anche al Tripide, che attacca in maniera particolare la Geracese. Raccolse le foglie delle punte apicali dei rami ed assieme a quelle di altre varietà furono consegnate alla dott. essa Samanta Zelasco, ricercatrice di punta del CRA di Cosenza, che volle verificare se fosse una varietà riconducibile alla Spagna, estraendo e studiando il DNA. Tanto per cominciare la Gonzalez di Ardore non è riconducibile a nessuna varietà spagnola e probabilmente essa aveva preso il nome da una proprietà fondiaria appartenuta a una famiglia d’origine iberica, caratterizzata dalla presenza della varietà di tale pianta d’ulivo. Dalla ricerca è risultato che tale varietà incrocia con una cultivar presente in Tunisia, denominata “Uovo di Piccione”. Come mai la varietà di Ardore è identica ad una presente in Tunisia? Probabilmente essa sarà stata portata dall’Italia, nell’antichità, da investitori romani che avevano impiantato nelle loro ville rustiche in Africa settentrionale uliveti oppure durante la dominazione bizantina, che durò un centinaio d’anni, dall’inizio del VI all’inizio del VII secolo d.C. Di fatti non è ipotizzabile il percorso all’incontrario, in quanto rapporti con la Calabria e la Tunisia non sono stati riscontrati negli ultimi 1400 anni, ossia dal tempo della conquista araba dell’Africa settentrionale, nel VII secolo dopo Cristo.
LA SOLITUDINE DEI NUMERI PRIMI
è da attribuirsi piuttosto a qualche sua peculiare fragilità emotiva, ad una disfunzione sessuale, ad una eccessiva rigidità morale, a qualche occasionale esperienza traumatica causata da un cliente atipico o allo stigma sociale che grava sulla prostituta, o magari ad una sfortunata combinazione di alcune o di tutte queste cose insieme, ma non ha nulla a che fare con la prostituzione, non è da collegarsi a ciò che faceva, cioè al fatto di avere rapporti sessuali con un elevato numero di uomini non per il desiderio di
Vera Donovan says BRIGANTESSA SERENA IANNOPOLLO
Non è un libro. E' un popolo. Un popolo studiato da secoli eppure lasciato tristemente a se stesso. Un popolo infinito ma raro. Il popolo mediterraneo è isolato ma in ogni luogo: isolato nella propria terra ma ovunque in tutto il resto del globo. La solitudine dei popoli del mediterraneo si tocca con mano, perché tutti fuggono e tornano, circumnavigano la terra e sono punto e accapo. Sempre in movimento, sempre più soli. Tutti se ne accorgono eppure dopo un breve sguardo curioso ci si gira altrove, si continua la propria vita senza pensare a chi si ha di fronte. Invece il mediterraneo ti scruta e si sofferma su di te: " hai bisogno di aiuto? A chi appartieni? Forse conosco qualcuno delle tue parti, cosicché possa
aggrapparmi alla speranza di non sentirmi solo, di non essere solo..." Ma lo sei, caro paesano, sei solo in terra tua e lo sarai altrove, abbandonato da uno stato che nemmeno ti riconosce il diritto di sentirti a casa tua. Ma questa non è casa tua, non è tua madre. E fuggi. Altrove troverai altre matrigne, forse più buone, finché non scoprirai le tue carte. E tua sorella è a mille chilometri da te e una telefonata non può colmare un vuoto per molto. I tuoi amici sono andati più lontano di te, e fanno finta di sentirsi meglio. Ma la sera vanno a coricarsi maledicendo la lontananza. Siamo tutti numeri sparsi qua e là, infiniti eppure rari. Ci teniamo uniti grazie a un filo di speranza. Il sapere che ci rivedremo: quella è la nostra forza. La forza dei numeri primi.
Grazie a Resistenza Femminista è stato tradotto in italiano “Stupro a pagamento – La verità sulla prostituzione” (“Paid For, My Journey Through Prostitution”) di Rachel Moran, che ha suscitato molte prevedibili polemiche in Italia, quando è stato presentato dall’autrice quest’autunno. Il libro è stato accusato da un collettivo femminista di sex worker e (altre/i) attiviste/i di proporre una “verità UNICA” e di calpestare la dignità di quelle sex worker che si definiscono “consapevoli di scegliere“, contribuendo così allo stigma che grava sulle donne che praticano la prostituzione: “La sua narrazione infatti vede TUTTI i soggetti i del lavoro sessuale esclusivamente vittime di abuso e di stupro, invisibilizzando e stigmatizzando così le nostre esperienze ed esistenze”. Moran ha ribadito che il suo è un memoir personale nel quale rievoca le sensazioni che hanno
caratterizzato la quasi totalità dei rapporti coi suoi clienti e l’hanno accompagnata per sette lunghi anni, rapporto dopo rapporto, giorno dopo giorno, anno dopo anno, costringendola a separare quel che desiderava da quel che faceva, a dissociarsi dalla sua riluttanza, finendo con l’allontanarsi sempre più da se stessa: “Ogni volta che una prostituta anestetizza il suo sé interno come difesa dal sentire il contatto di mani non desiderate sul suo corpo, la dissociazione è il suo mezzo di sopravvivenza ma al tempo stesso è anche causa di sofferenza per la separazione dal suo sé… per il fatto di negare continuamente i propri sentimenti, si arriva ad avere una relazione traumatica con sé stesse e a volte questo conduce ad avere un sé molto oscuro. E questo è un grosso rischio, perché quando si diventa oscure a se stesse, si perde la capacità di farsi delle domande”.
Una persona che si allontana volontariamente dalle sensazioni, dalle emozioni, dai sentimenti che prova, ci dice Rachel, diventa oscura a sé stessa, ed è questa la fonte principale della sua sofferenza. Rachel Moran afferma che la prostituzione, per ciò che è – una serie spropositata di rapporti sessuali fra persone delle quali una, la prostituta, non ne ha desiderio, ma lo tollera solo ed esclusivamente per ricavarne del denaro – va a ledere uno degli aspetti più intimi dell’essere umano, la sua sessualità, con una ricaduta a lungo termine su ogni altro aspetto della sua vita. Secondo chi critica il libro di Rachel Moran, quella orrenda sensazione di disgusto che ha dominato la sua esperienza nella prostituzione e il peso che ha avuto sulla sua salute fisica e psichica, sulla sua vita affettiva e relazionale, danneggiandole e costringendola ad un lungo e faticoso periodo di guarigione,
averli, ma per i soldi che ne avrebbe guadagnato. In altre parole: se Rachel Moran è stata danneggiata dalla prostituzione, non è perché la prostituzione sia dannosa – come lei sostiene – ma è perché c’è qualcosa in lei o nelle circostanze che l’ha resa vulnerabile a quel tipo di danno. Come si può acconsentire ad essere stuprate se lo stupro è definito come l’assenza di consenso? Perché la prostituta prende il denaro e accetta tutti quei rapporti sessuali, quindi come si può parlare di violenza? Che cos’è il consenso ad una attività sessuale? È davvero il mero atto di dire di sì? Più che offrire una facile e consolatoria risposta sul fenomeno della prostituzione, è un libro che pone al lettore molte domande, un libro che invita a scavare, a cercare più in profondità, senza paura di ciò che di oscuro e terrificante può emergere da un simile viaggio dentro sé stessi.
Musica Non siamo soliti pubblicare le interviste realizzate dai consiglieri di opposizione ma in questo caso abbiamo riscontrato una critica propositiva utile ad aprire una riflessione approfondita sul festival jazz più importante del mezzogiorno
Lei è stato Direttore Artistico del Festival Internazionale del Jazz di Roccella negli anni d’oro, dal 1982 al 2012, quando la formula di Rumori Mediterranei aveva conquistato il mondo per l’originalità della proposta. Ci vuole brevemente raccontare quella esperienza? Quando nel 1981 venni invitato al Roccella jazz come musicista, mancava un vero progetto di festival, c’era solo un evento organizzato dall’Associazione Culturale Jonica e consistente in pochi giorni di concerti di qualità ma assemblati in modo casuale, come peraltro la maggior parte dei festival dell’epoca. Tuttavia trovai anche molti giovani animati da coraggio, passioni e ideali, con la voglia di creare qualcosa di importante. Ricordo con nostalgia Sergio Pinchera, che gestiva l’associazione, presieduta dal senatore Zito. Con loro nacque un bel feeling, che negli anni ha prodotto molte cose: non solo la rassegna Rumori Mediterranei ma anche attività didattiche, convegni, dischi etc.. La prima cosa alla quale pensai quando mi proposero di diventare il direttore artistico del festival, fu di ragionare sulle nostre radici mediterranee, ma con uno sguardo rivolto al futuro, a quei “rumori” che da Cage in poi consideriamo musica. Lo scopo generale era creare cultura e bellezza, non l’ossessione dell’evento a tutti i costi - Pavarotti e Sting che duettano, per intenderci - ma ricerca soprattutto: all’epoca ipotizzare un jazz italiano e mediterraneo era un vero e proprio azzardo, che fu peraltro
Vanessa Riitano intervista il Maestro Paolo Damiani, per trintuno anni Direttore Artistico del Festival Jazz di Roccella
Il Festival Jazz può e deve risorgere immediatamente condiviso da Sisinio (uomo di vasta cultura e ironica intelligenza, con cui andai subito d’accordo). Roccella jazz era il luogo dove si scoprivano talenti, dove si creavano relazioni tra artisti, e dove Steve Lacy e un giovane sconosciuto italiano godevano di pari dignità e considerazione, a partire dall’identica grandezza dei nomi nei manifesti!La straordinaria musica etnica calabrese divenne fonte di ispirazione per artisti provenienti da ogni dove, e ciò creò l’originalità e l’identità della rassegna. Nel 2012 ha rassegnato le dimissioni e nessuno tra gli appassionati di Jazz a Roccella ha mai saputo il vero motivo. Ritiene sia giunto il momento di dare qualche chiarimento? La ragione è che da un paio d’anni molti artisti non venivano retribuiti per i concerti fatti, musicisti invitati da me personalmente. Alla fine del 2011 proposi di ipotizzare un 2012 di transizione, chiedendo ai musicisti di esibirsi gratuitamente per superare la crisi e ripartire magari in piccolo ma senza pendenze: so per certo che tutti - da Paolo Fresu (che aveva fatto lo stesso in un’edizione del festival di Berchidda , da lui diretto) a Danilo Rea, da Stefano Benni (che ha dato ulteriore impulso a Rumori Mediterranei, dirigendo la fortunata serie dei concerti pomeridiani in Auditorium, e invitando i massimi attori e scrittori italiani) a Rita Marcotulli avrebbero accettato volentieri, pur di salvare un luogo che è sempre stato dalla parte dei musicisti e della sperimentazione. La proposta non venne accettata, e quindi non potevo che dimettermi; così facendo ho cercato di proteggere i molti volontari che hanno reso possibile il festival, e che ringrazio per la loro generosità: è stato un gesto di rispetto verso il pubblico che nel tempo si era stretto, numeroso, intorno al Roccella Jazz (di molti ricordo ancora i volti), per proteggerlo dalla delusione del dover scoprire che “poi le cose vanno sempre a finire allo stesso modo”. I sogni degli artisti sono i nostri sogni, abbiamo il dovere morale di trasformarli in Opere, per quanto difficili...”la saggezza di cui abbiamo bisogno consiste nel permetterci di ascoltare il mistero dell’esperienza, e di raccontarlo e tramandarlo perché diventi saggezza per altri, al di là di spiegazioni facili” ( Walter Benjamin). Come giudica, dal punto di vista prettamente artistico e musicale, l’attuale gestione del Festival Jazz di Roccella? Rispetto il lavoro altrui, sempre. Nel 1981 io fui scelto dopo che Pinchera chiese progetti a diversi possibili direttori artistici, le mie idee vennero evidentemente giudicate le migliori. In generale bisognerebbe reperire le migliori professionalità tramite bando internazionale, curriculum e colloquio motivazionale. Il bando deve contenere esatte indicazioni sul budget a disposizione, e su tempi e modi circa i pagamenti. A suo dire, quello attuale è un format vincente? Si potrebbe fare meglio? Dall’alto della sua straordinaria esperienza, quale accorgimento si potrebbe adottare per attrarre preziosi sponsor? Bisogna attrarre non solo facoltosi sponsor (non facile, visto che ad esempio i Callipo e i Versace non
hanno mai sostenuto il festival) ma anche nuovi pubblici, e soprattutto i giovani... Se vincerò il bando di cui sopra, farò del mio meglio! C’è un nugolo di appassionati musicofili, a Roccella e fuori, che hanno a cuore il Festival e temono per lo stato comatoso in cui versa la macchina organizzatrice. Come giudica le proposte avanzate nelle ultime settimane per risollevare le sorti e riportare la manifestazione ai livelli di un tempo? Rumori Mediterranei può e deve risorgere, intercettando le energie e le proposte di chi a Roccella vive e opera; ma bisogna crederci e tener conto che il panorama jazzistico è cambiato. Le sonorità e le prospettive musicali sono in evoluzione. Bisogna “entrare dentro” l’evoluzione, intercettare per valorizzare. E pensare in grande, il Festival e la Calabria lo meritano: un sogno fatto da solo resta un sogno, fatto insieme diventa realtà. Il fil rouge deve essere sempre la correttezza, il fare il passo in relazione alla lunghezza della gamba e la ricerca della bellezza e della poesia, della qualità condivisa. Parliamo della sua attività. Lei è ancora docente al Conservatorio S.Cecilia di Roma: come giudica la nuova generazione di musicisti jazz italiani? Nel panorama jazzistico italiano ci sono talenti emergenti che vanno sostenuti e valorizzati. Durante la mia direzione il Festival era diventato un’opportunità di scambio tra musicisti di livello diverso e di culture differenti, grazie a produzioni originali da proporre in prima mondiale: Anouar Brahem, solista tunisino di oud oggi star mondiale, ha fatto il suo primo concerto in Italia a Roccella nel 1990, giovane e sconosciuto, in duo con Antonello Salis... In generale i musicisti non erano solo di passaggio ma rimanevano per molto tempo in residenza artistica a Roccella (Carla Bley, George Russell, Trovesi, Rava) e così si realizzava un’esperienza allargata e condivisa. Dieci giorni in cui si faceva musica ovunque, si parlava di musica al bar, in spiaggia... Dieci giorni in cui Roccella era la capitale del jazz in Europa. Molti jazzisti allora emergenti ora sono musicisti affermati, da Paolo Fresu a Cristiano Arcelli. La musica non è la sua sola passione, lei è anche laureato in Architettura con una tesi sui “Nuovi spazi per la musica”. Come giudicherebbe la proposta di allestire a Roccella un laboratorio permanente, affiancato al Festival e supportato dall’Università di Reggio Calabria su questo tema così affascinante? La musica si muove nel Tempo e nello Spazio, da questo punto di vista Roccella ha molte qualità e risorse. L’idea è ottima, laboratori e ricerche interdisciplinari vanno pensati e realizzati assolutamente. Bisogna consolidare strutture che offrano continuità per la ricerca. Intesa come strumento fondamentale per far fronte alle crisi economiche, politiche, morali e di linguaggio che destabilizzano la nostra identità. La sua Italian Instabile Orchestra è considerata dalla critica mondiale la più importante orchestra europea di jazz. Quali sono i suoi prossimi impegni? Fondata nel 1990, dopo molti dischi e concerti in tutto il mondo, ora vive un periodo di stasi. Del resto, sono passati 27 anni... A Roccella ha avuto un clamoroso successo la sua fortunata collaborazione con Stefano Benni: possiamo ancora sperare di riascoltarvi insieme? Io e Stefano Benni non ci siamo mai separati!
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L’olio è cultura, è tradizione, è legame con i territori, è esperienza, è ospitalità, è mangiare sano, tutti elementi questi che sono anche parte integrante di Hubcultura, un nuovo progetto di valorizzazione integrata dei Beni Culturali.
Festa dell’Olio della Locride, un nuovo punto di partenza
Nella nostra Regione e anche nella Locride si parte avvantaggiati, in quanto si ha la possibilità di parlare non di turismo in senso generico, ma dei tanti turismi possibili: il turismo culturale, il turismo dei borghi, il turismo religioso, termale, rurale, escursionistico, enogastronomico, esperenziale… La diversificazione dell'offerta turistica deve rappresentare il valore aggiunto.
“Finalmente una manifestazione legata allo sviluppo del territorio”: questo è uno dei commenti più ascoltati durante la due giorni della 1ª Festa dell’Olio della Locride. Domenica sera, infatti, si è chiuso un ricchissimo programma, iniziato sabato mattina con l’inaugurazione della manifestazione alla presenza di Monsignor Francesco Oliva. Nella struttura coperta, messa a disposizione dal comune di Locri, i visitatori hanno potuto degustare i migliori oli della Locride, gelati all’olio d’oliva, e tutti i prodotti tipici del territorio: dal Caciocavallo di Ciminà ai salumi di Bivongi. E così, girando tra i 40 espositori di Piazza dei Martiri, si è potuta respirare una rigenerante e coinvolgente aria di campagna. Durante l’incontro di apertura, incentrato sui “Sistemi di coltivazione e criticità dell’olivicoltura”, al quale hanno partecipato Giacomo Giovinazzo, Vincenzo Maione, Giuseppe Zimbalatti, Carlo Gambino e Nicodemo Oliverio, l’ex segretario nazionale dell’organizzazione del partito comunista Francesco Riccio, intervenuto in qualità di agricoltore locale, ha ripercorso le caratteristiche di un sistema di sviluppo incentrato su turismo, agricoltura e cultura, in cui questi tre elementi, per costituire efficace traino allo sviluppo socioeconomico, devono camminare di pari passo. È proprio a partire da questo assunto, ha spiegato Riccio nel suo intervento di apertura, che in lui e Francesco Macrì è nata l’idea di un evento che attirasse turismo, risolvesse la crisi dell’olivicoltura e promuovesse la nostra storia e cultura. «Una volta lanciata l’idea - ha raccontato Riccio - siamo riusciti a catturare l’attenzione degli Enti e, con un po’ di fai da te abbiamo finalmente compreso quale
strada intraprendere. Nella Locride non ci mancano imprenditori attenti e pubblico interessato, elementi che ci fanno ben sperare che il GAL, grazie alla sinergia di tutti, possa raggiungere grandi obiettivi; è tuttavia inutile negare che le cose, dalle nostre parti, si realizzano con maggiore difficoltà rispetto a come vengono realizzate altrove, motivo per il quale mi sembra doveroso stimolare tutti gli attori di questa nostra avventura alla più ferrea disciplina affinché i nostri sogni si realizzino». La conclusione di Riccio è stata dedicata alla storia dell’olivo nella Locride e alla sua importazione dalla Grecia risalente a ormai 30 secoli fa. «Soltanto recuperando questa storia - ha ricordato l’imprenditore - riusciremo a far conoscere a tutto il mondo la nostra ricchezza assicurandoci al contempo che il nostro passato diventi tessuto connettivo di una realtà che attiri turismo, faccia buona agricoltura, trasmetta cultura». Nel pomeriggio è stato dunque dato spazio all’incontro di presentazione del GAL e delle sue attività da parte del Presidente del GAL Terre Locridee Francesco Macrì, Giovanni Calabrese, Guido Mignolli, Claudio Marcianò ed Ettore Lacopo. Nella mattinata di domenica 3 dicembre, invece, si è svolta la tavola rotonda “Turismo, agricoltura, Cultura” che, introdotta da Francesco Macrì, ha visto la partecipazione dell’imprenditore Antonino De Masi, del Presidente dell’Associazione Jonica Holidays Maurizio Baggetta e dal Capogruppo PD in Consiglio Regionale della Calabria Sebi Romeo. Nel pomeriggio si è svolto, dunque, il workshop “Le vie dell’olio”, un incontro al quale, oltre al Vice Presidente del GAL “Terre
Locridee” Enzo Minervino, che ha introdotto i lavori, hanno partecipato il Progettista di Hubcultura Antonio Crinò, il Presidente dell’Osservatorio ambientale diritto per la Vita Arturo Rocca e il Presidente del coordinamento delle Strade del vino e dell'olio dell’Umbria Paolo Morbidoni, che ha stimolato il nostro territorio a impegnarsi nella direzione intrapresa visto che altre realtà, con problemi simili, come quella da cui lui proviene, sono riuscite a effettuare un efficace recupero socioeconomico. «In Umbria ha spiegato Morbidoni - abbiamo recuperato borghi che, tuttavia, sono ancora scarsamente popolati. Quello che stiamo facendo è creare le condizioni per stimolare un’offerta socioeconomica che attiri giovani. Oggi si stanno verificando delle condizioni irripetibili: moltissimi sono i giovani pronti a investire in agricoltura con entusiasmo, idee e ricchezza intellettuale, un patrimonio che non possiamo permetterci di disperdere anche considerate le ricchezze messe a disposizione dalla Comunità europea. Se vale il principio che “chi si ferma è perduto” - ha chiuso il presidente, - io vi stimolo a continuare su questa strada, perché chi si ferma oggi, invece, è colpevole!» La conclusione ha visto, infine, l’intervento del Vicepresidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Locri Francesco Scordino, che ha introdotto la tavola rotonda “Fiscalità e previdenza in agricoltura”, durante la quale hanno preso la parola i dottori commercialisti Lorenzo Curinga e Domenico Gallo. A chiudere la due giorni lo spettacolo musicale a cura del gruppo “Uso Antico”, e “La cena del frantoiano”, offerta dai ristoratori del territorio.
Venerdì 08 Dicembre 17
La riflessione La festa dell’Olio della Locride è stata, a mio avviso, un’iniziativa ben riuscita e da ripetere negli anni. Il tempo a disposizione non mi ha consentito di esplicitare alcuni concetti. Innanzitutto devo dire che mi ha molto colpito una frase del dottor Paolo Morbidoni, Presidente del Coordinamento delle Strade del vino e dell’olio dell’Umbria: “Una volta in Umbria nei frantoi si vedevano persone anziane disilluse e scoraggiate, adesso invece troviamo giovani pieni di speranze”. Mi rendo perfettamente conto che non siamo in Umbria e che probabilmente non vedremo mai nei nostri frantoi giovani pieni di belle speranze. Sono però convinto che la strada sia obbligata e che solo la riscoperta di antichi valori, tradizioni, lavorazioni, colture e culture possano consentire al settore agricolo e non solo a esso di ritrovare fiducia e di avere in un futuro prossimo il mercato che merita. Ero stato invitato per parlare di Hubcultura, di questo progetto di valorizzazione integrata dei Beni Culturali che ha da poco preso avvio e che mi vede impegnato insieme ad altri professionisti. Cosa c’entra Hubcultura con la festa dell’olio? Il punto di contatto tra le due iniziative è molto forte: non fosse altro che per il fatto che l’olio è cultura, è tradizione, è legame con i territori, è esperienza, è ospitalità, è mangiare sano, tutti elementi questi che sono parte integrante di Hubcultura. Pensare al frantoio non solo come elemento di produzione, ma come luogo fisico dal quale partire per costruirci attorno itinerari, incontri, feste, degustazioni, pernottamenti, escursioni. Senza certamente la presunzione di competere con le strade dell’olio e del vino dell’Umbria, ma con la consapevolezza che anche nella Locride si può e si deve tentare. Mai come in questo periodo si susseguono incontri e iniziative inerenti la valorizzazione del settore turistico e turistico - culturale in particolare. I dati sull’incremento delle presenze in Calabria sono certamente incoraggianti, ma la strada da fare è ancora tanta. In primo luogo occorre capire che nella nostra Regione e anche nella Locride, si parte avvantaggiati, in quanto si ha la possibilità di parlare invece che di turismo in senso generico, dei tanti turismi possibili: il turismo culturale, il turismo dei borghi, il turismo religioso, termale, rurale, escursionistico, enogastronomico, esperenziale, ecc ecc. La diversificazione dell’offerta turistica deve rappresentare il valore aggiunto. Il gap infrastrutturale, invece, certamente da non trascurare, non deve e non può rappresentare l’elemento frenante decisivo. Quello che serve è una seria informazione e conoscenza del territorio, un’adeguata formazione e un’elevata professionalità, con la consapevolezza che le competenze non mancano. Occorre individuare percorsi turistici differenziati, attraverso anche l’utilizzo delle nuove tecnologie, in grado di cambiare radicalmente la fruizione dei beni. Soltanto facendo rete, mettendo a sistema i tantissimi Beni Culturali si può sperare di invertire la tendenza. Un Piano Strategico diventa a questo punto indispensabile. Si può arrivare a questo solo dopo una prima seria fase di catalogazione e sistematizzazione dei Beni Culturali. A tal proposito vi è da dire che molti siti ufficiali e istituzionali si presentano purtroppo particolarmente carenti di notizie e questo certamente non ha finora aiutato. Diventa indispensabile il coinvolgimento della gente, di chi vive i luoghi, i borghi; senza questo elemento diventa tutto più difficile. La creazione di alberghi diffusi nei nostri centri storici, utilizzando l’enorme patrimonio edilizio esistente può dare una grossa mano. Non mi riferisco ai soli B&B, ma a un concetto di ospitalità diffusa che per tutto l’anno sia in grado di offrire, oltre all’ospitalità, la possibilità di vivere il territorio e di integrarsi con esso... in altre parti d’Italia questa è ormai prassi consolidata... vale la pena provarci. Hubcultura è tutto questo e non solo questo, esso può rappresentare un utilissimo strumento da condividere con i territori, con i Comuni e con gli Enti di livello superiore. Sono stati già organizzati molti incontri sui territori dei Comuni aderenti, con il fine di spiegare i contenuti del progetto. Altri incontri tematici si faranno, mentre sta per essere completata la catalogazione dei dati censiti, comprendenti sia i beni materiali che immateriali, così da procedere all’elaborazione di un Piano Strategico sui Beni Culturali in grado di individuare gli elementi di eccellenza attorno ai quali costruire un progetto condiviso e che sia in linea con i Programmi di Settore Nazionali ed Europei. Hubcultura non vuole essere un libro dei sogni o uno dei tanti Piani elaborati negli anni e che poi sono rimasti lettera morta. L’impostazione che si è data, la scelta di partire dai territori, da un’attenta analisi sul campo comprendente anche notizie circa la fruizione e la gestione dei beni, un modello partecipato e condiviso con i residenti e con le associazioni presenti, la buona interlocuzione con i Comuni, sono tutti elementi che fanno ben sperare. Nessun Piano sui Beni culturali e sul turismo può pensare di intercettare grandi numeri, ma deve puntare all’integrazione dei vari “TURISMI” per tutto l’arco dell’anno, magari turismi di nicchia, se necessario, con la consapevolezza che un discorso serio su questi temi non si può fare accontentandosi dei grandi numeri di Tropea, Scalea o altri luoghi di eccellenza, numeri che poi fanno la differenza nel conto totale. Un discorso serio deve puntare bensì a creare le condizioni per avere presenze in molti mesi dell’anno a Ferruzzano, a Placanica, a Casignana, a Sant’Ilario, a Stignano, a Grotteria, a San Giorgio Morgeto e in tutti gli altri bellissimi borghi dove l’economia è particolarmente debole, lo spopolamento è fisiologico, ma gli elementi di pregio del territorio devono incoraggiare tutti noi a impegnarci e a dare il massimo contributo possibile per invertire la rotta. Antonio Crinò
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Attivata una piattaforma per contrastare la denutrizione infantile in Africa
Verrà lanciata oggi la piattaforma multimediale di crowdfunding del progetto “Spirulina for Africa”, del Centro Studi DEI. Obiettivo operativo della raccolta fondi è la realizzazione di un impianto che, oltre alla produzione di spirulina cedibile sul mercato, consenta la formazione tecnica e professionale di soggetti provenienti da Paesi Terzi, con regolare permesso di soggiorno di tipo umanitario, del Centro di accoglienza Straordinaria della Cooperativa Sociale Malgrado Tutto a rl di Lamezia Terme (CZ) allo scopo di realizzare, con le stesse risorse umane formate, gli stessi tipi di impianti nei loro Paesi di origine dell'Africa prevedendone il loro ritorno; operando così nella cultura della proattività dei soggetti coinvolti e dell’impresa etica. La sostenibilità economica del progetto nonché le prospettive di sviluppo e continuità a partire dall'idea progettuale, sono garantite dalla produzione della Spirulina che verrà collocata su un mercato internazionale grazie alla piattaforma internazionale di vendita di Oil Fox International. La domanda di contrasto al problema della denutrizione infantile nel continente africano non ha bisogno di dati statistici per essere dimostrata; è sufficiente dare uno sguardo sommario alla mappa della denutrizione mondiale edita dalla FAO nel 2015, per comprendere dove sia localizzata la più grande crisi alimentare del mondo: in Africa. Le ragioni di una produzione diretta di Spirulina in questi Paesi trovano fondamento nell’impatto sociale e ambientale positivo che è possibile ritrovare nei seguenti aspetti: •offerta diretta alla altissima domanda di proteine alimentari per grave situazione di deficit nutrizionale della popolazione africana; •area estremamente vocata alla crescita della spirulina •abbattimento di consumo di risorse naturali per la produzione unitaria di proteine; •produzione a “chilometro zero” con abbattimento dei costi di trasporto e di dogana; •facilità di somministrazione per quantità di proteine e quindi abbattimento di costi logistici necessari alla distribuzione ed alla somministrazione; •possibilità di introdurre elementi di sviluppo tecnologico (bio-digestione anaerobica) per la produzione di energia da fonti rinnovabili (biomasse); •possibilità di produrre, a valle del processo, fertilizzanti ad altissimo potere nutrizionale dei suoli agricoli. A questo si aggiunga, la forte propensione etica del Gruppo Oil Fox che si sintetizza nelle parole del suo Presidente Jorge Alberto Kaloustian: “Per l’Africa siamo a disposizione. È un continente che apprezzo molto e credo che gli altri quattro continenti non lo abbiano mai considerato e sempre lo abbiano solo sfruttato cosicché per tutto ciò che sarà necessario sarà presente tutto il gruppo Oil Fox; ci piacerebbe in Africa perché: l’umanità proviene dall’Africa, c’è un grande fabbisogno nutrizionale e possiamo generare lavoro e sviluppo". Il prodotto spirulina-fox è costituito dalla spirilina platensis maxina, che si distingue dalla più comune splirulina platensis per il maggiore contenuto di proteine, omega3 ed omega6, 19 fibre delle 21 di cui necessita il corpo umano; è un prodotto biologico e sono in corso le certificazioni internazionali Kosher ed Halal. Il ciclo di produzione è assolutamente ecologico ed ecocompatibile e pertanto certificabile, anche localmente, ISO 14001. Sotto questo aspetto della compatibilità ambientale, si vuole evidenziare che la spirulina-fox si caratterizza anche per il minor consumo di terra e minor consumo di acqua per produrre la stessa quantità di proteine: •Rispetto ai semi di Soia 1/27 di terra e 1/4 di acqua; •Rispetto al mais 1/37 di terra e 1/6 di acqua; •Rispetto al grano e per alimento di Bovini in feedlot 1/317 di terra e 1/50 di acqua. Il Gruppo si muove nello spirito della Responsabilità Sociale dell’Impresa, con codici etici nel ciclo produzione (assoluta tutela dei diritti dei lavoratori, salari congrui, tecnologie ecocompatibili), contribuendo allo sviluppo sociale ed economico dei contesti in cui opera e sostenendo, altresì, programmi di ricerca scientifica per il contrasto a patologie umane ed alla malnutrizione infantile. Tra queste ultime attività, possiamo evidenziare: •la collaborazione con l’Università di Buenos Aires in Argentina; •la collaborazione con l’Università Sur Colombiana di Neiva de Huila in Colombia; •la partecipazione a progetti di ricerca del Polo di Innovazione Tecnologica “Biotecnomed” in Calabria/Italia. Il mercato della spirulina è in forte evoluzione, infatti da semplice integratore alimentare, per alcuni tipo di dieta o per chi pratica sport sta sempre di più entrando nei trattamenti di medicina omeopatica. Infatti sempre di più è consigliata per le donne in gravidanza, ma anche nel periodo di allattamento, per i bambini (sotto i 14 anni) convalescenti o per chi soffre di disturbi alimentari, così anche per gli anziani (sopra i 60 anni). L’attività sarà capace di innescare un processo crescente di risorse finanziare che, a loro volta, in spirito etico, produrranno il sostegno ad altri progetti di valenza sociale e ambientale, nonché la distribuzione dei benefici in altre attività a forte impatto etico e sociale.
Venerdì 08 Dicembre
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#ktftuttolanno
La Locride, il sud e l’amore nel nuovo album di Fabio Macagnino Ieri, giovedì 7 dicembre, si è finalmente testata “sul campo” la nuova acustica della sala sita in Piazza Sant’Antonio di Caulonia Marina grazie al concerto di Fabio Macagnino, che ha scelto Caulonia e la cornice del Tarantella Festival per presentare il suo nuovo album “Candalìa”. È la giovane label calabrese Sveva Edizioni - fondata da Antonio Marino - a pubblicare il debutto discografico dell'attore e architetto Fabio Macagnino. L'etichetta si propone come volano per le produzioni della tradizione del Sud Italia ma con un occhio trasversale per le sonorità innovative. “Candalìa” non è solo il titolo dell’album, ma un concept che tocca molteplici argomenti che stanno da tempo nel cuore dell'artista calabrese. Si potrebbe sintetizzare in pochi aggettivi l'intero lavoro: i desideri, i sogni, la Locride, il sud in rapporto al nord, la sensualità e l’amore. Sono questi temi che Macagnino affronta con la tipica calma degli uomini del sud; rallentando, indugiando e “candalijando” (che appunto significa cullarsi) questa vita frenetica. Rallentare è una provocazione culturale in questa nostra società, ansiosa di inventarsi di continuo una qualunque attività, perché l’essere umano vale solo quando produce e guadagna. La parola calabrese ‘candalijarsi’ fa al nostro caso: può essere l’occasione per un calmo viaggio dentro se stessi, per lasciare venire a galla sogni impolverati e desideri rinnegati, per inseguire una musica sconosciuta ma familiare. Nato a Hilden, in Germania, Fabio Macagnino è un cantautore, percussionista e attore attivo da più di un ventennio sulla scena musicale calabrese. Sognatore e teatrante per passione, per fare il musicista ha studiato architettura e, da dottore di ricerca dal futuro incerto, passa il suo tempo tra concerti,
viaggi e convivialità. Nonostante faccia parte della scena musicale popolare calabrese, Macagnino ha elaborato negli anni uno stile cantautorale tutto suo, distante dai dettami del folk classico e perciò lontano, sia nei testi che nella musica, dal localismo fine a se stesso, ma proteso, piuttosto, verso il cosmopolitismo e, dunque, orientato a una commistione della “calabresità” con la cultura europea. Artista che ama, per così dire, “distillare” la lingua italiana con il dialetto calabrese, intrecciandolo con citazioni in francese, in inglese e in tedesco, fino a costruire una melodia, la sua musica si caratterizza per i testi poetici e il sound mediterraneo, non mancando, però, nella sua produzione artistica, gli accenni alla cronaca contemporanea. Nel 2016 intraprende un nuovo percorso musicale e artistico che lo porta alla collaborazione con Sveva Edizioni, nuova etichetta discografica, Reggio Calabria, che si pone l’ambizioso obiettivo di individuare e valorizzare le eccellenze calabresi e di creare i presupposti per una visibilità e un’attenzione mediatica nazionale di quei talenti di casa che siano capaci di non rinnegare le proprie radici etniche e le proprie tradizioni, pur essendo capaci di parlare un linguaggio improntato alla contemporaneità. Il singolo "Garofano e Cannella" ha anticipato “Candalìa” di un paio di mesi. L'intero lavoro è stato prodotto artisticamente da Paolo Del Vecchio, già produttore di Peppe Barra e Marina Mulopulos, con la supervisione di Rocco Pasquariello. Tra gli ospiti che hanno suonato sottolineiamo Agostino Marangolo alla batteria e Ernesto Vitolo all'organo hammond (entrambi storici collaboratori di Pino Daniele) e Lino Cannavaciuolo, straordinario violinista partenopeo e autore di innumerevoli colonne sonore per il cinema e la tv.
Il Sindaco Fuda lancia Siderno in Europa
Delegazioni di Grecia e Portogallo, con rappresentanti del Comune di Elefsina (GR) e del 3° Ginnasio di Elefsina (GR) e del Comune di Barcelos (PT) e dell’Aggruppamento di Scuole di Barcelos (PT), sono nella città jonica grazie al Progetto Erasmus+ KA2 Partenariato Strategico per l’Educazione Scolastica, intitolato “Michelangelo: Ensuring School Success and Reducing Early School Leaving through Fine Arts”. Il Progetto è mirato all’individuazione di strategie comuni per cercare di attenuare il problema dell’abbandono scolastico, particolarmente avvertito nei tre Paesi partner. Attraverso l’Arte, il Consorzio prevede di motivare gli studenti a rischio abbandono ad una partecipazione più consapevole e attiva nel processo educativo, coinvolgendo anche le
famiglie e le amministrazioni comunali. Il Sindaco Fuda, nel dare il benvenuto alle delegazioni estere a Siderno, ha ringraziato l’ideatore del Progetto, il reggino Massimiliano Strati e ha sottolineato l’importanza di questo tipo di attività transnazionali in quanto riguardano i giovani ed il loro
futuro: “Se i giovani lasciano prematuramente la scuola essi corrono maggiori rischi di disoccupazione, povertà, esclusione sociale. Una persona che non ha istruzione è infatti, in genere, destinata per tutta la vita ad un lavoro poco qualificato, spesso precario e scarsamente remunerativo, rispetto a quello cui potrebbe aspirare, almeno potenzialmente, chi possiede un buon livello d’istruzione. Un Paese che intende essere moderno e tecnologico deve poter contare su giovani altamente qualificati.” L’attività progettuale si svilupperà nel corso dei prossimi due anni e, attraverso un confronto continuo tra i partner, si concluderà con la realizzazione di una guida riguardante le best practices sul tema del dropout e di un documentario che sarà realizzato a cura del Consorzio.
L' UNIVERSITÀ MEDITERRANEA E IL PORTO DI ROCCELLA PROTAGONISTI AL WORLD ENGINEERING FORUM 2017 È stato presentato in occasione del World Engineering Forum 2017 di Roma, il progetto che vede protagonista il Porto delle Grazie di Roccella Ionica (la cui società di gestione, la “Porto delle Grazie Srl”, è associata di Confindustria Reggio Calabria), per la produzione di energia elettrica pulita prodotta dalle onde del mare. Progetto altamente innovativo realizzato dall'Università "Mediterranea" di Reggio Calabria e condotto in stretta sinergia con il Comune di Roccella Ionica e la Regione Calabria che lo ha finanziato, e che pone l'infrastruttura portuale reggina all'avanguardia in ambito mondiale quale primo porto turistico a implementare un modello energetico di questo rilievo. “Dopo la presentazione alla Columbia University di New York – ha spiegato Felice Arena, Direttore del NOEL (Natural Ocean Engineering Laboratory), professore ordinario di Costruzioni marittime
presso l’Università Mediterranea di Reggio Calabria - la plenary lecture tenuta al World Engineering Forum 2017 consente di proseguire nel coinvolgimento della comunità scientifica internazionale intorno allo sviluppo della produzione di energia rinnovabile da moto ondoso. Questo percorso d’innovazione, partito dall’Università Mediterranea di Reggio Calabria, necessita di una sempre viva collaborazione fra il territorio calabrese e le Università anche al fine di arrestare la
preoccupante emorragia di studenti e di talenti”. Soddisfazione è stata espressa anche da Vittorio Zito, vicesindaco e assessore all’Ambiente del Comune di Roccella Ionica: “Come amministrazione siamo orgogliosi di questa lezione introduttiva che l’Università Mediterranea di Reggio Calabria, nella persona del professor Felice Arena, ha tenuto dinanzi al Forum Mondiale dell’Ingegneria. Roccella sta diventando un paradigma dello
sviluppo sostenibile e noi crediamo fortemente che le politiche ambientali e quelle di sviluppo possano e debbano andare di pari passo, seguendo la strada dell’innovazione e della ricerca. Su questa strada la Regione Calabria ha dimostrato di voler investire e di voler crescere e questa deve continuare a essere un’assoluta priorità”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Giorgio Sotira, Amministratore unico della Porto delle Grazie S.r.l., che ha parlato di “segnale positivo che nasce da un progetto completamente italiano, più specificamente calabrese, e dimostra ciò che può esprimere la nostra terra. Sviluppo è fra le parole più abusate quando si parla della Calabria e anzi assume spesso i contorni di una parola vuota annegata negli annunci. Sviluppo è, invece, l’incrocio fra competenza, programmazione e capacità di essere squadra ed è proprio questo ciò che è avvenuto”.
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Venerdì 08 Dicembre 21
Quest'anno si è celebrato il 50esimo anniversario della morte del guerrigliero argentino avvenuta mentre tentava di "esportare" la rivoluzione in America Latina. Nei decenni, il Comandante è stato mito, riferimento e oggetto di culto per generazioni di giovani, simbolo di ribellione nonché icona pop stampata sugli oggetti di quella rivoluzione capitalista che combatteva.
Omaggio al padre della rivoluzione cubana Ernesto Guevara L’aquilone “…Un giorno ci vennero a chiedere chi si dovesse avvisare in caso di morte, e restammo tutti colpiti dalla possibilità reale di un evento del genere. Ci rendemmo conto da quel momento che era vero che in una rivoluzione (quand’è vera) o si vince o si muore. Molti compagni sono caduti lungo il cammino che conduceva alla vittoria. Oggi tutto assume un tono meno drammatico, perché siamo più maturi, ma il fatto si ripete. Sento di aver compiuto parte del mio dovere che mi legava alla rivoluzione cubana nel suo territorio e mi congedo da te, dai compagni, dal tuo popolo, che è anche il mio. Faccio formale rinuncia ai miei incarichi nella Direzione del partito, al mio posto di ministro, al mio grado di comandante, alla mia condizione di cubano. Nulla più di legale mi lega a Cuba, solo vincoli di altro genere che non si possono rompere come gli incarichi… Altre parti del mondo reclamano il concorso dei miei modesti sforzi. Ed io posso fare quello che a te è negato dalle tue responsabilità alla testa di Cuba. È giunta l’ora di lasciarci… Ernesto Che Guevara: dalla Lettera di addio a Fidel Castro
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“Tutti devono morire, ma non tutte le morti hanno uguale valore. Un antico cinese, Szuma Chien, disse: ‘Tutti gli uomini muoiono, ma la morte di alcuni ha più peso del monte Tai e la morte di altri è più leggera di una piuma’. La morte di chi si sacrifica per gli interessi del popolo ha più peso del monte Tai, ma la morte di chi serve i fascisti, di chi serve gli sfruttatori e gli oppressori è più leggera di una piuma”. Mao Tse-Tung, Al Servizio Del Popolo, 8.09.1944. Opere Scelte, vol. 3°) Dal Libretto delle guardie rosse
Cari vecchi, Quasi dieci anni fa ho scritto un’altra carta di addio. Mi ricordo che mi lamentavo di non essere miglior soldato e miglior medico. Esser medico non mi interessa più e, come soldato, non sono poi così male… il mio marxismo è radicato e depurato. Credo nella lotta armata come unica soluzione per i popoli che lottano per liberarsi e sono conseguente con le mie ide. Molti mi considerano un avventuriero e infatti lo sono; ma di un tipo differente. Sono di quelli che giocano la pelle per dimostrare le proprie verità. Se è così, vi abbraccio per l’ultima volta. Vi ho voluto molto bene; semplicemente non ho saputo esprimere il mio affetto; sono estremamente rigido nelle mie azioni e credo che a volte non mi abbiate capito. Non era facile capirmi d’altronde… Ricordatevi di tanto in tanto di questo piccolo condottiero del Ventesimo secolo… Un grande abbraccio dal vostro figlio prodigo e ribelle. Ernesto Dalla Lettera di addio ai genitori
“C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole” di questa primavera di Gennaio scandita da cortei d’etrusche esedre lungo armillanti gonne di compagne che canti gemmano e azzurri caimani. A bocche e amanti in discinto aquilone sorride la sua stella guerrigliera ancor più rossa e del sole germana. Ancor più inonda d’emartro sorgiva dal lago del suo sguardo esposti sogni. Da cordigliere accanto ad Emiliano ad albani caribi e a raso albore è poi volato un albatro corsaro in brezze avvolto di mito araucano: è ritornato il Che, traente sole più ribelli dolcezze a infande aurore che di pistole libente profumo dall’asmatico sigaro di luce. Ed àncora la mano ad un fucile l’amore comunista tra favoni. È “qualcosa di nuovo…. Anzi d’antico”. Roma è spuma di biomi ed effonde i suoi assalti cubani alle sbrattate (del satrapo sfollato fra masnade) blinde di treni adusti a Santa Clara: pluvi blindati. Un casco sul salario del fulvo celerino risfamato da una bava di pane e da cursori d’olivastre sirene ai balbi idranti che rauca tuba servile ristura. Vive Guevara. Pirena è rigoglio, la sua mano recisa, d’aquiloni, in sudari di voli boliviani per suburre d’oppressi o fulvo pane di tiburtine forre, ove tuguri arrembino una celere arrochita da fliaciche foie di scoscesi carrobbi su deliqui d’agre bocche. E piccoloborghesi dissolvenze dileguano l’abbraccio d’ un compagno. Romane piove d’amplessi di pane In sativi limnobi e di fucili spante comete per fogliami a sparti dal vento boldi fra cupi sargassi verdiscono su bluse nei bivacchi delle braccate stelle di Camiri. Asme danzanti insorti lebbrosari da indocili palmiti d’orte avane guarnigioni di medici argentini espandono ad esplosi quirinali. Amplessi geminati d’aquiloni da fulve fami a rossi celerini serenano di pane quella mano che s’invola nel pugno di un titano: tonante Prometeo ai cieli infami. E feconda carene di bandiere rivolta d’ori aztechi nei carmini delle immerse penalbe in flauti andini. Precolombiane nenie da rovine silente pueblo bagna e dì sorgenti. Biofaro su epicedi d’eversione di Spartachi e Gennai in fulve arene il Millenovecentosessantotto espugna primavere di nepenti. Rivendica guerriglie al padre avverso. Rivolta di ghirlande e d’ aquiloni da venati sudari d’areostili. Immote per asfalti di peana le palpebre dischiuse di un amore velante sui bompressi dei fucili. Pino Sfara
RIVIERA
Oliva al quadrato Il vescovo della diocesi di Locri-Gerace, Francesco Oliva, si presta a questa simpatica fotografia in cui tiene in mano una sua omonima durante un amichevole confronto con la signora Capogreco.
Foto commerciale Annalisa Certomà, vero motore dei dottori commercialisti della Locride, posa in compagnia del papà Giuseppe, sindaco di Roccella Jonica e Felice Ruscetta, presidente della fondazione ADR commercialisti, al termine del convegno su usura e ludopatia tenutosi a Locri.
Confronto amicale Giuseppe Fortugno, Nicodemo Oliverio e Rocco Luglio (che si ritrovano dopo il confronto dinanzi a palazzo Chigi del 14 novembre), Francesco Macrì, Barbara Panetta e Francesco Riccio si godono l’intervallo tra una tavola rotonda e l’altra durante la due giorni dedicata all’olio nuovo del nostro comprensorio. Uniti si perde Domenico Mantegna, vicesindaco di Benestare, posa in compagnia di Massimo D’Alema durante il congresso nazionale di Sinistra Italiana, conclusosi con un impegno formale dei due a a perdere le elezioni in favore del Cavaliere.
Tempi scenici Maria Teresa D’Agostino cerca di coordinarsi con il dietro le quinte durante il confronto con il filosofo Diego Fusaro, ospite la scorsa settimana nel nostro comprensorio per parlare di massimi sistemi.
I capi della metropoli Antonio Castorina, Caterina Belcastro e il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà posano insieme a margine dell’ultimo Consiglio Metropolitano.
Solidali Grande successo per la raccolta alimentare organizzata da Volo, conclusasi domenica sera con 27 carrelli di generi alimentari raccolti presso il centro commerciale la Gru, già in consegna alle famiglie bisognose.
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Penalisti Gigi Sbarra, membro della segreteria nazionale della CISL, e il sindaco di Locri Giovanni Calabrese, salutano i due avvocati Cesare Placanica e Vincenzo Comi, presidente e vicepresidente della Camera Penale.
Meeting occulto Franco Carnovale, Ernesto Reggio e un amico, incontrano durante la festa dell’Olio della Locride il sindaco di Bianco Aldo Canturi, che ci raccomanda di tenere l’incontro segreto al compagno Felice Valenti.
Auguri! È finalmente cominciato il conto alla rovescia per il Natale e, come da tradizione, anche noi abbiamo voluto fare un albero all’insegna dell’enogastronomia tipica della nostra meravigliosa terra.
Occasioni di cultura Lo stand della facoltà di agraria dell’università Mediterranea di Reggio Calabria ha raccolto numerosi proseliti durante la festa dell’Olio della Locride. Del resto, Riccio aveva detto che l’evento si sarebbe rivelato un’ottima occasione di fare cultura.
Suoni di sud Il grande chimico della tarantella, Mimmo Cavallaro, rinnova il suo impegno meridionalista stringendo simbolicamente la mano di Pino Aprile, ospite del partecipato convegno organizzato l’1 dicembre dal nostro direttore editoriale a Siderno.
Photobomber Il rivoluzionario Grenci, da Caulonia, non si preoccupa dell’occasione formale e si tuffa a pesce nello scatto che ritrae una fetta del pubblico femminile presente durante il convegno dello scorso 1 dicembre.
Una foto caldarrosta Un gruppo di scout di Locri ha cercato di vendere al nostro fotografo delle castagne durante la Festa dell’Olio. Le caldarroste non le hanno vendute, ma ci hanno comunque guadagnato una foto sul nostro Blob.
Venerdì 08 Dicembre
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