É il tempo degli sconosciuti. Con le debite distanze, sono una piccola Mattarella, e la radice del cognome non potrebbe calzarmi meglio. Come il nostro nuovo presidente, sono un'autentica sconosciuta. Come il nostro presidente sono di pochissime parole. Come al nostro presidente, mi è stato detto affettuosamente "Stai attenta". CONTINUA A PAGINA 3
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DOMENICA 08 FEBBRAIO
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L’ editoriale * Non sarò una foca ammaestrata
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il tempo degli sconosciuti. Con le debite distanze, sono una piccola Mattarella, e la radice del cognome non potrebbe calzarmi meglio. Come il nostro nuovo presidente, sono un'autentica sconosciuta. Come il nostro presidente sono di pochissime parole. Come al nostro presidente, mi è stato detto affettuosamente "Stai attenta". Ho sempre avuto un debole per il mondo che scorre lungo il filo dell'inchiostro e sono sempre stata dell'avviso che se non pigiamo l'acceleratore della cultura le nostre vite si assottigliano, si impoveriscono. Ritengo, poi, di poter contare su una qualità indispensabile a svolgere questa professione: non ho alcuna vocazione all'impassibilità. L'opportunità che mi è stata offerta mi permetterà di maturare facendo quello che da sempre mi piace fare, non tralasciando mai il sentimento che ho di me. Sono consapevole che si tratta di un mestiere in cui si rischia di rimanere arenati nel mondo dell'ambizione viziosa. Sfuggirò all'insidia del sensazionalismo - anche se sarà difficile resistere al potere, che è solo della scrittura, di trasformare un Quagliarella in un Pelè - e mi terrò lontana dal riportare scandali fini a se stessi. Insieme a tutta la redazione - che ringrazio di vero cuore
Porto di GioiaTauro
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per l'occasione che mi ha concesso a una così giovane età - mi sforzerò di portare alla luce tutte le piaghe che dilaniano la nostra terra ma con l'intenzione di rimarginarle, non di accele-rarne la necrosi. Mi impegnerò anche se non di più - a mettere in mostra quanto di bello la nostra terra ha da offrire. Ho accettato di diventare direttore di questa testata perchè so di far parte di un'ottima squadra che mi permetterà di essere all'altezza delle mie aspettative. Fino a qualche giorno fa di questa stessa squadra faceva parte anche il collega Antonio Tassone, professionista serio e gran brava persona, al quale va il mio sincero augurio di una lunga e proficua carriera. La prima promessa che faccio a me stessa è che non sarò una foca ammaestrata. La seconda è che presterò attenzione alla pagliuzza nel mio occhio anche quando gli altri avranno davanti palizzate. Shakespeare lo chiamava fair play, io la chiamo lealtà, ed è la prima condizione per essere credibili. Terza promessa ma, forse, la più importante è che non farò mai nulla che possa impedirmi di reggere lo sguardo di mia madre. Maria Giovanna Cogliandro
I giovani calabresi dovrebbero richiedere un risarcimento per la perdita di opportunità costituita dal porto di Gioia Tauro, reso inerte da politiche che hanno spento un potenziale vulcano di lavoro
Gli amministratori dovrebbero risarcire i giovani calabresi UN CONTAINER
APERTO IN TERMINI DI OCCUPAZIONE VALE 40 VOLTE UNO IN TRANSITO: PER UN CONTAINER IN TRANSITO SONO NECESSARI SOLO DUE OPERAI, MENTRE SU UNO APERTO LAVORANO ANCHE 40 PERSONE. ECCO SU COSA SCOMMETTERE PRIMA DELLA ZES
ELEONORA ARAGONA na causa milionaria dovrebbero intentare i giovani calabresi contro gli amministratori e lo Stato italiano. Il motivo? Presto detto: il danno per la perdita di opportunità. Ci riferiamo al porto di Gioia Tauro e alle politiche adottate in merito a questo potenziale vulcano di posti di lavoro, innovazione, profitti e professionalità. La causa intentata dalle giovani generazioni sbancherebbe, sarebbe come fare un terno al lotto. Gli spetterebbe un risarcimento milionario. Il danno che stanno subendo i calabresi, ma con loro l’Italia dello sviluppo e dell’impresa, è legato al destino e alle politiche riguardanti il molo reggino. L’inerzia della classe politica e il pressapochismo con cui questa situazione è stata affrontata e continua a essere trattata sono responsabili del fallimento e del degrado che ne
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conseguono. Il molo di Dio, come sulle pagine di questo settimanale lo abbiamo ribattezzato, ha le potenzialità ma non si applica, sarebbe questa la valutazione di metà semestre di qualche anziana professoressa sul porto. Un fuoriclasse ma solo su carta. A impedirne il salto di qualità, quell’ottimo che tanto agogna, sono molti fattori. Le politiche scriteriate, la mancanza di infrastrutture adeguate a fargli da supporto, una leadership competente. Non si vuole veramente che il primo porto italiano per la movimentazione di container riesca a decollare. Non c’è nessun segnale che porti a pensare che i politici vogliano che quei container tocchino terra calabrese, che vengano aperti sul suolo nostrano e che i componenti al loro interno siano riassemblati dalle esperte mani dai nostri operai specializzati. Qualcuno leggendo i numeri, 3.000.000 di teu movimentati ogni anno
nelle acque più profonde d’Italia, 18 m dal pelo dell’acqua, potrebbero essere già un grande affare. E invece è proprio in quei milioni di teu che attraccano e passano su altre navi, senza mai entrare in contatto con la Calabria, che sta il vero danno nei confronti della Calabria, ma anche dell’Italia e dello sviluppo. Tempo fa parlando con un professore dell’Università Federico II di Napoli, Ennio Forte mi disse: «Pensa che un container aperto vale 40 volte per uno in transito», sottolinea con il suo accento partenopeo e con il pragmamatismo che lo contraddistingue, «sia in termini di operai necessari sia di guadagno logistico. Per un container in transito sono necessari solo due operai, mentre su uno aperto lavorano anche 40 persone. E allora, questa è la scommessa». Qui si gioca la partita vera, quella che potrebbe provocare la ripresa del Sud e fare da motore anche al Nord. Riuscire a giocarsi la partita della crescita della logistica e dei servizi a valore aggiunto è ciò su cui si deve impuntare la politica calabrese. Oliverio & Co. non possono prescindere dal porto e devono porre rimedio ai danni politici perpetrati nei confronti dell’unica infrastruttura degna di questo nome in Calabria. Danni in termini di taglio dei trasporti, in mancanza di collegamenti, in mancanza di investimenti e di attrattiva. Servivano più collegamenti su ruota e i treni sono stati dimezzati, serviva una seria progettazione industriale intorno al porto, mentre è lì mandato in avanscoperta da decenni e abbandonato al suo destino. Lui attende i rinforzi ma questi non arrivano. Lui non perde le speranze ma per quanto ancora? Giovedì è apparso un articolo con la solita litania della Zes come soluzione indispensabile e non più procrastinabile dello sviluppo di Gioia Tauro. Ma la defiscalizzazione non è la risposta, almeno non da sola. Se prima non si insediano le infrastrutture necessarie ad attrarre investitori e non si ottiene un polo efficiente nelle operazioni di logistica e Vas non ha senso combattere per la Zes. C’è anche un problema ulteriore, una volta risolto il quale, però, probabilmente anche gli altri verrebbero meno. La guida strategica di questa arteria economica della Regione. Il posto del presidente dell’autorità portuale a Gioia Tauro dev’essere affidato ad una persona che sappia dove mettere le mani, quali siano i bisogni. I presidenti delle authority portuali sono una pedina fondamentale per la competitività degli scali, devono agire come dei veri e propri manager alla guida di un’azienda. In quanto dirigenti, la loro competenza e il loro spirito di iniziativa sono elementi indispensabili per il successo o l’insuccesso dell’impresa che conducono. Il Ministro Lupi non si può permettere che il molo Calabria diventi un altro caso Sardegna, non può permettere che quel ruolo diventi solo una poltrona per qualcuno. Non ce lo possiamo permettere, e la nuova giunta deve fare in modo che non succeda. La selezione di questo presidente deve avvenire per meriti, deve essere trasparente. Ci devono risarcire del danno provocato finora.
RIVIERA
ATTUALITÀ
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GIUDIZIARIA
Overland new la Locride centro strategico del mercato della cocaina Nel processo “Overland new”, in corso dinanzi al Tribunale di Locri, dove sono 16 gli imputati che rispondono di far parte di un sodalizio criminoso dedito al traffico internazionale di stupefacenti, in particolare cocaina, viene fuori, ancora una volta, uno spaccato investigativo, coordinato dalla Procura distrettuale reggina, in cui la Locride viene descritta quale centro strategico del mercato della droga. I nomi delle famiglie entrate negli atti degli investigatori della polizia sono Sergi-Marando di Platì, ma anche i Pelle-Vottari di San Luca e i CataldoZucco di Locri. Si tratterebbe di un rapporto sinergico che sarebbe riuscito a controllare il mercato della cocaina in alcune regioni del Nord Italia, in particolare quelli di Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, Trentino Alto Adige, Piemonte. Nel corso delle indagini sono stati sequestrati, in varie fasi, diversi quantitativi di cocaina per oltre due chilogrammi, che giungeva in Italia nascosta nei sottofondi di valige per poi essere distribuita. Nel corso dell'indagine alcuni sodali, ignari di essere ascoltati e quindi non facendo uso di alcun linguaggio criptato, o comunque improntato ad accortezze di tipo prudenziale, anzi esprimendosi con assoluta chiarezza, dialogano sulle quantità di sostanza stupefacente movimentata da ciascun associato, sulle percentuali di purezza della cocaina, sulle modalità di trasporto e confezionamento della stessa. Nell'occasione un soggetto di nome Davide, illustra dei particolari esplicativi circa le modalità con cui lo stesso svolge le illecite transazioni di droga con tale Roberto. Nel corso della conversazione un terzo indagato, Alberto, fa riferimento ad un suo contatto straniero, sudamericano, con il quale ha rapporti di “affari”, riferendosi così come si avrà modo di dimostrare in seguito al narco-trafficante dominicano detto Carlos: “no perché mangiando ne porti neanche un chilo, con la valigia ne porti 2 chili... eh... Perché già... (incomprensibile) in poche parole prima che arriva a Santo Domingo dal mio amico... passano esattamente tre dogane già... Perché... (incomprensibile) mi ha detto il posto, una isoletta... e passano già due dogane, poi arrivo io, passo la prima valigia di... (incomprensibile) quindi prendo ... (incomprensibile) viaggio, il mio amico che me la da è ... è... non è socio ma... (incomprensibile) sei anni... (incomprensibile) e lì c'è anche il poliziotto pagato lì per passare la dogana... solo per dirti questo... (incomprensibile)”. Da questo gli investigatori hanno dedotto che la presunta narcoassociazione sarebbe riuscita ad imporsi oltre Oceano, tant'è che nel proseguo dell'inchiesta tra le persone coinvolte nell'operazione sono spuntati anche nomi di cittadini di Santo Domingo, del Marocco e dell'Albania, a dimostrazione della trasnazionalità dell'organizzazione criminosa.
La lista nera delle strade di Siderno NONOSTANTE IL MODESTO NUMERO DI ABITANTI, IN QUANTO A TRAFFICO, SIDERNO VIVE QUOTIDIANAMENTE UNA GIORNATA DA BOLLINO NERO. PER ABBASSARE IL NUMERO DI INCIDENTI E INGORGHI NON SAREBBE OPPORTUNO RIPENSARE LA VIABILITÀ?
LIDIA ZITARA
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er rendere Siderno un paese in cui l'incidente d'auto non sia continuamente in agguato bisognerebbe sventrarla tutta e ricominciare daccapo. I vecchi piani regolatori erano fin troppo rispettosi di proprietà gentilizie, costringendo la popolazione automobilistica della Siderno d'oggi a infilarsi in stretti vicoli che seguono perimetri di improbabili isolati o palazzi. Ancora più diaboliche sono le strade di recente costruzione, complicate dai sensi unici, sui quali la baraonda di scostumatezza dei sidernesi si riversa come una valanga in piena. Dopo la positiva novità del semaforo tra corso Garibaldi e via delle Magnolie ad un incrocio dove hanno perso la vita numerose persone e molte altre si sono ferite in modo grave, altre strade, stop e incroci richiederebbero una profonda revisione per quanto riguarda la circolazione. Numero 1: il pericolosissimo incrocio tra la nuova Statale 106 (la piccola “circonvallazione” che va dai Vigili del Fuoco di Siderno fino a via Cusmano a Locri). Ritornando da Locri, difatti, ci si immette, dopo uno stop più invisibile di Susan Storm, su via Carrera. In genere l'automobilista supera lo stop con la boria di chi ha la precedenza e l'auto più grossa, costringendo le altre auto ad ammucchiarsi sulla corsia di sinistra, cercando di evitare i pedoni e destreggiarsi sulle auto malamente parcheggiate davanti al fruttivendolo. Persino il più volenteroso e disciplinato automobilista non sa che fare, perché se deve andare a Locri, bene, ma se deve rientrare a Siderno, suo malgrado, dovrà effettuare un cambio di
corsia necessariamente fastidioso per le altre auto. Numero 2: incrocio via dei Colli con via Gramsci. La situazione - gravissima - di via dei Colli è recuperabile solo rendendola senso unico. La gente corre, e la strada è comoda per scendere al centro di Siderno, o per raggiungere la rotatoria del Centro Polifunzionale. L'incrocio con via Gramsci è particolarmente sgradevole perché - venendo da via Gramsci da entrambe le direzioni - la conformazione non consente di vedere né a destra né a sinistra, se non si è fatto almeno un metro all'interno di via dei Colli, con conseguenze che tutti possiamo immaginare. Numero 3: tutto il pasticcio di strade e stradine che da via Dromo conducono all'ex ospedale di Siderno. Numero 4: incrocio via Circonvallazione nord con via Sasso Marconi. Anche qui per poter avere visuale, si deve “entrare” sulla strada (questo perché chi ha disegnato la rotatoria, si è impegnato poco). Per fortuna è un incrocio poco trafficato. Numero 5 : via Turati, la strada che è diventata senso unico per consentire ai poliziotti di avere il loro parcheggio privato. Via Turati è una strada larga, che va in sovraccarico solo all'orario di uscita dalle scuole, per il resto la definirei “desertica”, se si eccettuano i fumatori che vogliono parcheggiare dentro, ma proprio dentro, il tabacchino. I divieti d'accesso sono anche questi invisibili, e basta che uno non sia del quartiere, che imbocca bellamente il divieto, facendosela contromano. Numero 6: perpendicolare a via Turati, via Amendola. Una strada che è meglio non imboccare, né in un senso né nell'altro, per non rimanere invischiati dal traffico e dalle mille auto parcheggiate ambo i lati. E questo fin su, alla rotatoria dove c'è il supermarket, che pure ha un dignitosissimo parcheggio privato.
La storia di Maria, la sidernese che ha dedicato la sua vita alla pesca i chiamo Maria, sono nata in un piccolo paese della Calabria jonica. Le mie prime esperienze di pesca, fin da piccola, le ho fatte con la canna da riva a catturare mormore, usando l'antica esca dei gazzigghi, piccole lumachine bianche che trovavamo incollate agli sterpi selvatici che ancora oggi popolano i bordi delle spiagge della costa dei gelsomini. Da lì ho cominciato a prendere il largo con la barca e a scoprire molti dei i segreti sulla pesca a surici e sauri nello jonio. Fin qua l'iter è identico a quello che i miei colleghi uomini hanno percorso per diventare discreti pescatori!
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UNALETTRICEHASCRITTOA ITALIANFISHINGTVPER RACCONTARELEEMOZIONIPROVATENELLA SCOPERTADELL'APNEA. DAIGIOCHIDILUCEALLE CATTURESOTT'ACQUAFINOALLATRAINAEAL BOLENTINO: UNMIXDIGRANDIEMOZIONICHE RIPROPONIAMOSULNOSTROGIORNALE
Ecco il colpo di scena, che d'improvviso mi fa cambiare la prospettiva. Nei primi anni novanta, poco più che ventenne, incontro la muta e il fucile usati di un amico, li provo, complice l'acquaticità conquistata in tante estati trascorse sulla spiaggia e… non li lascio più! L'estate successiva ho la mia prima muta mimetica: la pesca in apnea mi entusiasma, le catture non mancano e il mondo sommerso diventa il mio preferito. Ogni battuta di pesca dura fino a 5 -6 ore! Sott'acqua ogni angolo, ogni pesce, ogni goccia si presentano mutevoli a seconda delle stagioni, ogni raggio di luce che penetra dalla superficie
riproduce un'immagine sempre nuova e differente dall'istante precedente e da quello successivo! La bellezza in sé del mare e l'adrenalina che si sprigiona ad ogni cattura di misura, sono esperienze formidabili ed uniche! Il solo ricordo delle albe e dei tramonti marini vissuti, mi trasmette ancora oggi emozioni che accelerano il battito cardiaco. Con il passare degli anni e i divieti dei tanti parchi marini, proliferati a dismisura, mi sono dedicata con priorità alla pesca con la canna, dalla traina al bolentino, fino alla pesca d'altura! Naturalmente dopo ogni battuta di pesca: a tavola! Maria Fanito
SommelierWine Manager
L’opportunità formativa che può spalancarti le porte del lavoro D ecidere di intraprendere un percorso professionale nella Locride in un settore che non teme la crisi economica, ora non è più utopia. E a questo punto la frase “...qui non c’è alcuna possibilità per specializzarsi e prepararsi al mondo del lavoro...”, da questo momento non ha più senso. Dopo anni di pratica, di lavoro ed impegno nel vasto e sconfinato mondo del vino, di ciò che significa abbinare il vino al cibo, valorizzando quanto di territoriale esiste, ancora sconosciuto al grande pubblico, Pierfrancesco Multari, vice presidente dell’Associazione Italiana Sommelier Calabria, delegato della stessa per Locride e la Piana di Gioia Tauro, ha capito che questo è il momento giusto per andare oltre, per mettere in pratica la propria esperienza e quella di quanti come lui credono nel progetto, per offrire sul mercato una formazione professionale completa e spendibile a livello europeo. Più di dieci anni trascorsi ad organizzare corsi, eventi e degustazioni per avvicinare quanti ancora scettici si limitano a bere il primo vino che capita, senza pensare a tutto quello che potrebbe essere, al mondo che sta dentro una bottiglia. Un minuziosa conoscenza dell’andamento del settore in Calabria, per focalizzare l’attenzione su ciò che di concreto si può fare, andando oltre il basso standard generale fino ad ora raggiunto. L’aria da qualche anno ha iniziato a cambiare, i produttori calabresi propongono un prodotto competitivo e le opportunità di degustare un ottimo vino sono sempre maggiori ed è per questo che le persone hanno voglia di approcciarsi in modo diverso, anche solo per non acquistare la solita bottiglia. «Sempre di più – afferma Pierfrancesco – arrivano da ristoranti, enoteche, resort ed aziende vitivinicole richieste di Sommelier e degustatori di vino che sappiano valorizzare l’offerta enogastronomica. In virtù di questa crescente domanda abbiamo deciso di avviare un percorso di formazione professionalizzante che metta assieme le competenze e le conoscenze tecniche di degustazione del vino e le abilità di comunicazione, marketing del vino e organizzazione aziendale. Ecco come nasce il Sommelier Wine Manager». Ad affiancare questo nuovo percorso professionalizzante c’è il classico corso di Sommelier dell’Associazione Italiana Sommelier e l’innovativo percorso di avvicinamento al vino “degustando s’impara”, percorsi attraverso i quali è possibile avventurarsi, in diverse modalità di impegno, nell’affascinante mondo del Vino e dell’enogastronomia di eccellenza. E se “I veri intenditori non bevono vino: degustano segreti”, come affermato da Salvador Dalí, Pierfrancesco e i suoi colleghi vi aspettano per mettervi a conoscenza dei “segreti” che rendono unica una bottiglia di vino.
Se “I veri intenditori non bevono vino: degustano segreti”, come affermato da Salvador Dalí, Pierfrancesco e i suoi colleghi vi aspettano per mettervi a conoscenza dei“segreti”che rendono unica una bottiglia di vino.
SOMMELIER WINE MANAGER
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a cura dell'Agenzia Formativa FOCS in collaborazione con l'ASSOCIAZIONE ITALIANA SOMMELIER CALABRIA
l mondo del vino e dell'enogastronomia è in forte crescita. Sempre più richiesti sono i professionisti italiani che sanno scegliere e comunicare i vini migliori, ed abbinarli alla gastronomia di eccellenza. Un corso di formazione di 600 ore fra Aula, Formazione A Distanza (FAD) e Stage lavorativo presso primarie aziende del settore, ti farà diventare un professionista del mondo “Wine & Food”. In soli sei mesi il corso che può cambiare la tua vita lavorativa e professionale, fornendoti conoscenze e competenze riconosciute con qualifica professionale di livello internazionale. In partenza dal 16 marzo 2015 nella Locride presso la sede formativa F.O.C.S di Caulonia Marina.
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a cura dell'ASSOCIAZIONE ITALIANA SOMMELIER CALABRIA l Corso di degustazione del vino più famoso al Mondo che ti insegnerà a padroneggiare la tecnica della degustazione del vino, apprezzarne ogni sfumatura sensoriale per esprimerne un giudizio sulla qualità. L'unico corso che ti insegna ad abbinare ad ogni piatto il vino più adatto mediante la tecnica di abbinamento cibo-vino affinata in 50 anni di storia associativa. 44 incontri settimanali, una carta di 150 vini selezionati in Italia e nel Mondo, 14 cene/degustazioni di piatti in abbinamento ai vini, 6 esclusivi libri sul mondo del vino, una rivista bimestrale ed una guida ai migliori vini d'Italia. In partenza dal 5 marzo 2015 nella Locride presso l'Enoteca Gambero Rosso di Marina di Gioiosa.
DEGUSTANDO S'IMPARA
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a cura della “Strada dei Vini e dei Sapori della Locride” mpara a degustare il vino per scoprire al meglio le tue emozioni. Un percorso sensoriale ed emozionale che ti porterà in breve tempo a gestire le tue emozioni attraverso il mondo dell'enogastronomia di eccellenza. 7 incontri settimanali con modalità cena/degustazione in cui poter degustare una carta di 35 vini accuratamente selezionati per l'occasione alla quale verranno abbinati ogni sera tre piatti esclusivi. Serate conviviali nel corso delle quali la professionalità, il buon gusto e la giovialità di Sommelier AIS ti introdurranno nel fascinoso mondo del vino. In partenza dal 13 febbraio 2015 nella Locride presso l'Enoteca Micuicola di Marina di Gioiosa. Per info e iscrizioni Telefono mobile 348.7915424 Telefono fisso 0964.82158 www.sommelierwinemanager.it
RIVIERA
COPERTINA
L’uomo politico, a differenza del politicante, pensa al futuro della propria terra anche quando è consapevole che il futuro non gli appartiene più. Per il politicante tutto inizia e finisce con le elezioni e quando non riesce ad avere un incarico, pensa al sottogoverno e ancora al surrogato del sottogoverno sino a diventare un invertebrato, vittima di se stesso.
Una Costituente
per la Locride!
ILARIO AMMENDOLIA
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ono ottimista per natura, anzi in gioventù lo ero così tanto da pensare di cambiare il mondo. Stolta illusione che si paga… e quanto si paga. Oggi osservando la Locride ho l’idea di un bolide che viaggiando a quattrocento chilometri orari va a sbattere contro un muro. L’altro giorno riflettevo sui bellissimi palazzi di Grotteria, le cui pareti cadenti sembrano ossa di uno scheletro in decomposizione. Le querce e i castagni con le braccia alzate e annerite dal fuoco gridano vendetta al Cielo. Ovunque persone, istituzioni e natura sembrano sussurrare: “nessuno pugna per te, né ti difende o terra mia”. Chi lotterà per questa terra? Ci salverà Matteo Renzi o Mario Oliverio? Un tempo si festeggiavano re e imperatori, oggi si guarda ai presidenti ma non è da loro che dipenderà il nostro destino! Nessuno farà al posto nostro le cose che toccherebbero a noi! Perché gli imprenditori veneti, gli operai lombardi, le cooperative emiliane, gli operatori turistici umbri o toscani dovrebbero tutelare i nostri interessi mentre noi stiamo seduti a guardare la televisione? Abbiamo un unico giacimento che oggi è inerte: la nostra proverbiale passione, l’antica tenacia, l’intelligenza dei nostri giovani, l’esperienza dei nostri anziani. La nostra invidiabile posizione geografica, la nostra storia. Questa è la nostra ricchezza più grande. La Locride ha bisogno di tutti! Per questo proponiamo una “Costituente per la Locride”. Una Costituente dove non ci siano incarichi da spartire ma impegni da prendere. La proponiamo oggi che non ci sono elezioni all’orizzonte.
L’uomo politico si distingue dal politicante per il fatto che il primo pensa alla propria Terra, si commuove quando l’ultimo dei suoi figli viene umiliato, si indigna quando la terra che sente sua va in degrado o quando la sua gente è ferita a sangue. Pensa al futuro della propria terra anche quando è consapevole che il futuro non gli appartiene più! Il politicante ha in mente solo il momento elettorale. Tutto inizia e finisce con le elezioni e quando non riesce ad avere un incarico, pensa al sottogoverno e ancora al surrogato del sottogoverno sino a diventare un invertebrato, vittima di se stesso. La “civiltà comunale”, che noi non abbiamo vissuto, non è ascrivibile né a Lorenzo dei Medici (che pure ebbe grandi meriti), né ad altri principi. Furono gli artisti, gli intellettuali, i mercanti, i mastri di bottega, le corporazioni artigianali a essere protagonisti di quel periodo storico. Loro scrissero una storia meravigliosa che splende a distanza di secoli. Senza un grande progetto, sostenuto dall’entusiasmo e da un forte coinvolgimento popolare la Locride non ha speranza. A Renzi, prima o poi, succederà un altro primo ministro. A Oliverio seguirà un altro presidente della Regione. Noi continueremo ad attenderci il riscatto da un Uomo della Provvidenza. Ricordo gli stormi che seguivano Scopelliti quando era al massimo della sua potenza. Oggi, osservo le truppe cammellate che tentano di salire sul carro di Oliverio. Questo è il degrado umano prima che politico. Tre anni fa abbiamo promosso una fase di mobilitazione che aveva come parola d’ordine: “la Locride non abbassa la testa.” Non deve abbassarla. Da questo punto dobbiamo ripartire. Ripartire non domandando ad alcuno “da dove vieni?” ma piuttosto “qual è la tua meta?”. L’alternativa è l’inedia e l’indifferenza e di inedia morire.
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Cosa pensa di Mammì? «Mammì è un ottimo professionista ma non ritengo potesse essere la figura ideale. Per Siderno serve una persona navigata»
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Calabria e non solo. Consideriamo, ad esempio, la questione dei fondi strutturali, che ancora una volta la nostra regione rischia di perdere... perchè accade questo? Perchè all'interno degli enti locali non si conoscono i meccanismi di spesa pubblica, non c'è capacità progettuale. Una capacità che si matura con l'esperienza e che senz'altro Piero Fuda può vantare. Altro motivo per cui lo sostengo è perchè ha maturato la sua scelta politica dentro il centrosinistra. È stato senatore del centrosinistra, ha sostenuto con una sua lista l'attuale governatore della Calabria di centrosinistra; è dunque collocato nell'area in cui io da sempre sono collocato. Finalmente il Pd farà gioco di squadra a favore di Pietro Fuda... Saluto positivamente questa decisione del Pd. Certo, mi sarei augurato che il Pd facesse anche altre scelte perchè, se vogliamo che Siderno rinasca a 360°, la politica deve svolgere un ruolo a tutto tondo, cercando di rigenerarsi ed essere all'altezza del momento. Con l'entrata del Pd, da che si parlava con convizione della lista unica a che sembra si sia tornati a quel macello elettorale, figlio di un sistema elettorale disgraziato per il quale a Siderno, paese di 20 mila abitanti, si vota come a Roma... Il sistema elettorale è sbagliato perchè, per una comunità come Siderno, il sistema migliore sarebbe quello previsto per i comuni al di sotto dei 15 mila abitanti, ovvero una lista per ogni candidato a sindaco. Con questo sistema vincerebbe senz'altro la qualità. In ogni caso, credo che bisogna andare al di là dei vecchi schemi. Noi dobbiamo fare squadra perchè l'obiettivo è forgiare una nuova classe dirigente. Nel caso in cui si andasse ad una lista per ogni partito? Di certo le liste saranno di qualità, trasparenti al massimo per ridare un ruolo alla politica con la "p" maiuscola, per favorire la partecipazione e mettere in moto un meccanismo di rafforzamento della nostra democrazia. E se, invece, si andrà alle elezioni con una sola lista e con la squadra di governo presentata prima dell'apertura delle urne? Io spero ci sia questa possibilità perchè Siderno ha bisogno di qualità, non tanto di quantità. Anzi io direi che la qualità è di per sè quantità. Destra e sinistra hanno annunciato di esssere disposti a stringere un patto tra gentiluomini affinchè ogni schieramento presenti un'unica lista a candidato a sindaco. Circolano già voci di squadre di governo a Siderno, previsioni attendibili o chiacchiere fantasiose? Si tratta di barzellette messe ad arte in giro per generare zizzania e fomentare focolai contro il bene e la serenità del paese. La squadra di governo deve prima pensarla il sindaco che, come la legge vuole, deve essere lasciato libero di individuare le figure che dovranno collaborare con lui. Naturalmente la coalizione parteciperà alle decisioni ma questa riunione non è stata mai fatta, sono tutte illazioni. Siderno ha bisogno di serietà non di idiozia. Cosa pensa di Mammì? Avrebbe potuto risollevare le sorti di Siderno? Mammì è un ottimo professionista ma, con tutto il mio rispetto per la sua persona, non ritengo potesse essere la figura ideale per il momento attuale. Il momento esige una persona navigata. Gestire un'azienda privata o svolgere un'attività professionale non è la stessa cosa che gestire una comunità di 20 mila abitanti, dove ci sono drammi, disperazione, disoccupazione, voglia di ripartire. Metto anche in conto che Mammì potesse avere delle doti nascoste che gli avrebbero permesso di essere il miglior sindaco di Siderno, però, c'era il rischio che non fosse così, e noi non possiamo permetterci di rischiare. Era necessario andare sul sicuro e nessuno ci avrebbe garantito maggiore sicurezza di Pietro Fuda. Per la Siderno del futuro conterà più una sana e robusta amministrazione o il fattore umano? Tutte le sane e robuste amministrazioni senza l'uomo al centro sono sterili. Il fattore umano deve essere al centro di ogni gestione. Si gestirà Siderno al meglio affinchè i cittadini possano godere di una qualità della vita di livello superiore. Si gestirà Siderno al meglio affinchè gli ospiti - e noi ci auguriamo che siano sempre di più, perchè punteremo a fare di Siderno una perla turistica - siano pienamente soddisfatti delle loro vacanze. L'uomo sarà il fulcro di una gestione limpida, trasparente, forte e che guarda avanti. Maria Giovanna Cogliandro
Mimmo Panetta
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a le idee chiare Mimmo Panetta: è necessario creare una comunità cooperativa che lavori in sinergia con l'amministrazione comunale che andrà a costruire il futuro di Siderno. Devono entrambi rimboccarsi le maniche: comunità da un lato e soggetti politici dall'altro. Gli amministratori dovranno sentire il fiato sul collo dei cittadini di Siderno perchè solo così potranno trovare la forza di superare le difficoltà e il coraggio di fare delle scelte che terranno conto degli interessi di tutti. Se Siderno vuole tornare davvero ad essere un'oasi felice, secondo Mimmo Panetta deve puntare a un unico capofila: Pietro Fuda. Perchè è così convinto della candidatura di Pietro Fuda? Non sono convinto, sono straconvinto. In questo particolare momento storico Siderno, per i grossi problemi che ha - strutturali, di bilancio, di imagine - ha bisogno di una figura estremamente capace nella gestione amministrativa, con una forte esperienza alle spalle, con un'ampia conoscenza dei meccanismi di spesa pubblica e di funzionamento dello Stato nelle sue varie articolazioni, e con conoscenze a livello istituionale affinchè Siderno possa trovare spazio nelle decisioni degli enti preposti alla gestione della cosa pubblica in
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C'è già una squadra di governo? «Si tratta di barzellette messe in giro ad arte per generare zizzania e fomentare focolai contro il bene e la serenità del paese»
« Piero Fudaformerà la nuova classe dirigente»
PRIMO PIANO
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Enzo Romeo: “Anime Nere? “
Il vaticanista afferma che il successo del film fa male alla Calabriae che Munzi lasci intendere che i calabresi siano tutti criminali. Ma, oltre il dramma, c’è qualcosa in più.
Un pessimo esempio di Comunicazione JACOPO GIUCA
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ell'ambito dell'incontro con Monsignor Oliva, avvenuto venerdì 30 gennaio, in cui il Vescovo ha incontrato i giornalisti cercando di fare una riflessione relativa alla comunicazione nel nostro territorio, è intervenuto, in qualità di moderatore, il giornalista del Tg2 Enzo Romeo. Introducendo l'argomento, il vaticanista ha parlato dei danni provocati da una comunicazione errata, spesso generalizzata e non in grado di dare il giusto peso alle parole utilizzate, affermando che un comportamento dettato dalla fretta di dare la notizia e dallo stile troppo “gridato” della comunicazione moderna, ha arrecato e arreca anche oggi gravissimi danni al nostro territorio. Parlando di una buona informazione che, ovviamente, non può passare solo attraverso le buone notizie ma dovrebbe imparare a raccontarle in maniera corretta, senza soffermarsi solo sull'oscurità della cronaca perché in
grado di “fare notizia” in modo più efficace, Romeo si è però lasciato andare in un'affermazione che ci ha lasciato veramente perplessi. «Ho riflettuto molto sul successo mediatico avuto lo scorso anno dal film Anime Nere - ha affermato il giornalista Rai - e, pur non volendo entrare nel merito della qualità del prodotto mediatico, ritengo che manchi proprio dell'anima. Questo “dipingere tutto di nero” è dimenticare positività che scelgo di omettere. «Credo che sia un pessimo esempio di comunicazione, e mi ha fatto male sapere che è stato applaudito per oltre un quarto d'ora dopo aver descritto me e tutto il mio territorio come mafioso e sanguinario. L'iperrealismo del film manca dell'afflato che ci dice che sì, quella è la realtà, ma c'è qualcos'altro che non vediamo, e che fa comunque parte di quella realtà. Può trattarsi anche solo di un'inquadratura, di un'alba sul mare, di un dialogo in più tra gli attori». Ciò su cui non pare essersi soffermato Romeo, che ha proseguito affermando che il problema della comunicazione
sbagliata di Francesco Munzi sia da ricercarsi nell'angoscia espressa dal libro di Criaco, è che chi ha applaudito quel film, come chi ha apprezzato il libro, non ha celebrato semplicemente una storia drammatica, ma tutto l'impegno che si trovava alle sue spalle. Ha applaudito una scrittura sapiente, la capacità di curare i dettagli, la bravura di attori non professionisti che, estranei a quel mondo di dolore, sono stati in grado di rappresentarlo alla perfezione. In quell'occasione, come nelle altre in cui la pellicola ha ricevuto la stessa accoglienza, non è stato applaudito il dramma ma la volontà della Calabria nel produrre una pellicola di cui lo Stato si è disinteressato, di dimostrare che, oltre la cronaca nera, ci sono le buone pratiche, la forza di volontà e la vera eccellenza. Non possiamo limitarci a raccontare la Calabria con un taglio documentaristico, che si limiterebbe a mostrare solo le bellezze paesaggistiche del territorio, ma è proprio trasmettendo emozioni che ci faremo conoscere e permetteremo a tutti di imparare a scorgere la nostra “anima bella”.
Nasce Enoicamente, un progetto che mira alla crescita economica del territorio attraverso la collaborazione tra ristoratori e vitivinicoltori della provincia di Reggio, al fine di una conoscenza del vino del nostro territorio ai consumatori dello stesso.
DOPO CHE LA “PROVINCIA ENOICA” È STATA PROTAGONISTA AL VINITALY DEL 2012, UN NUOVO PROGETTO È STATO IDEATO DALL'AGENZIA PUBBLICITARIA PIGRECO COMUNICATION. SI TRATTA DI “ENOICAMENTE” ED È RIVOLTO AI PRODUTTORI DI VINO E AI RISTORATORI LOCALI, CON L’OBIETTIVO DI FACILITARE UNA LUNGA E PROFICUA COLLABORAZIONE TRA LORO. IL MEGLIO DEL VINO E IL MEGLIO DELLA CUCINA PER CREARE RICCHEZZA E OCCUPAZIONE DURATURA. ATTRAVERSO QUESTO MATRIMONIO ENOGASTRONOMICO SI MIRA ALLA PROMOZIONE DEL TERRITORIO. ANDAR PER CANTINE E RISTORANTI, CONVIENE !
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La provincia Enoica come la Maremma, la Val di Non, il Vicentino, le Langhe, ma anche il Salento e il Ragusano può e deve puntare sul vino, sulla capacità di farne spesso il principale testimonial territoriale, veicolo per far conoscere e farsi conoscere. Nonostante il percorso richieda impegno, capacità, competenze, abilità, risorse finanziarie che non si costruiscono nello spazio di qualche anno, ma che, tuttavia in alcuni periodi storici subiscono accelerazioni o rallentamenti, l’assessore all’agricoltura della provincia di Reggio Calabria, Gaetano Rao, crede con fermezza nel processo di valorizzazione del vino reggino. Dopo che la “Provincia Enoica” è stata protagonista al Vinitaly del 2012, un nuovo progetto è stato ideato dall’agenzia pubblicitaria Pigreco Comunication. Si tratta di “Enoicamente” ed è rivolto ai produttori di vino e ai ristoratori locali, con l’obiettivo di facilitare una lunga e proficua collaborazione tra loro. Il meglio del vino e il meglio della cucina per creare ricchezza e occupazione duratura. Per aderire al progetto gli imprenditori interessati devono rivolgersi alla Pi Greco che fornirà tutte le informazioni utili.
IL MERCATO CI CHIAMA Con Enoicamente, attraverso questo matrimonio enogastronomico si mira alla promozione del territorio. Andar per cantine e ristoranti, conviene. Qualche anno fa il Censis, proprio a conferma del legame indissolubile tra economia dei prodotti ed economia turistica, ha calcolato che per ogni 10 euro di acquisti effettuati dai turisti del vino nelle cantine dei produttori, si generano 50 euro di spesa nell’indotto turistico (ristorazione, prodotti tipici, soggiorni e servizi). È divenuto per-
Il Progetto
Enoicamente CONTATTI PERADERIREALPROGETTOENOICAMENTE ÈNECESSARIORIVOLGERSI ALLA PIGRECOCOMUNICATIONSRL. SIDERNO, VIAGRAMSCI 72/A EMAIL PIGRECO10@GMAIL.COM TEL 0964 383251
tanto fondamentale l’integrazione tra il mondo vitivinicolo, agroalimentare, alberghiero: la costruzione di un itinerario in cui ogni elemento dell’insieme, dalle cantine ai ristoranti, passando per le strutture dell’ospitalità, riescano a esprimere una qualità d’area che sia integrazione e non semplice aggregazione delle singole qualità. Economia dei produttori dunque che crea economia per un territorio. Bisogna attrezzarsi alle sfide che il mercato e, nello specifico il consumo di vino, chiede.
OLTRE LA VIGNA, UNA RIVOLUZIONE La Locride, la Grecanica, la Piana di Gioia Tauro e il Reggino vantano dei rossi DOC ma anche un panorama diversificato
di bianchi, passando per i rossi IGT, che offrono anche i passiti di grande attrazione: Greco di Bianco e il Mantonico Passito IGT Locride. Senza dimenticare l’IGT Palizzi e il Bivongi. Il processo di valorizzazione del vitigno però, va oltre la vigna. In questa direzione è necessario far conoscere le qualità del nostro vino prima che al mondo ai consumatori prossimi. C’è un passaggio fondamentale: tanti ristoranti della Provincia Enoica sono sprovvisti dei vini che nella stessa provincia si producono con fatica, sudore e qualità invidiabile. Quello che ci proponiamo, sia attraverso la nostra iniziativa editoriale che con il meeting evento, è dare il via a un futuro e possibile cambiamento culturale del consumatore della provincia reggina rispetto ai suoi prodotti, un comportamento rivoluzionario da tramandare alle generazioni a venire.
IL MATRIMONIO NECESSARIO La Locride si sta imponendo sempre più come il locomotore della cucina reggina. In questo territorio facente parte della provincia Enoica c’è uno spirito animatore, un’ambizione importante, o ancor di più… una missione, un desiderio di eccellere attraverso l’enogastronomia. E ancora, c’è sguardo lungo, che non si ferma alla cucina tipica, ma guarda e vede le materie prime e le maestranze che spuntano a macchia di leopardo da un capo all’altro del Mare Nostrum: da Punta Cocintum a Capo Zefira, sia nella cucina tradizionale, che in quella d’autore. Di questo, se ce ne fosse ancora bisogno, ci ha dato l’ennesima conferma, la visita di dieci studentesse dell’università di Slow Food nella Locride, che hanno punteggiato le segnalazioni importanti che gli erano state calate dall’alto, approdando anche al Gambero Rosso di Marina di Gioiosa Ionica, Stella Michelin della provincia Reggina grazie allo chef Riccardo Sculli. Qualità del vino e qualità della cucina, il matrimonio necessario non può prescindere da questo. La materia prima c’è, ora serve una convivenza costruttiva che crei crescita economica, occupazione stabile e duratura, che abbia stima di sé, che guardi all’appartenenza a un’aerea d’origine controllata. Ogni ristorante facente parte del circuito Enoicamente è obbligato ad avere la carta dei vini e l’adesivo “Enoicamente”.
I LETTORI CONSUMATORI Il 30 Marzo, dalle ore 19.00, si terrà un Meeting-Evento nei locali de “Il Palazzo” di Moschetta. In questo luogo mozzafiato, dove la Calabria bella e autentica non è mai svanita, a circa 150 invitati verranno serviti dei piatti di “finger food” in abbinamento col vino. Non solo: nel meeting i grandi vini della provincia Enoica saranno inseriti nei menù dei grandi ristoranti della medesima provincia e suggeriti dagli chef in abbinamento a quel determinato piatto nato dal dialogo e dal confronto. Il Meeting sarà ulteriormente annunciato, per altre cinque settimane, su “Riviera” e con articoli e spazi pubblicitari sul sito www.larivieraonline.com e sui vari social network. Dopo l’evento, il nostro settimanale continuerà a promuovere il progetto così da farlo conoscere ai lettori-consumatori, i quali potranno “toccarlo con mano” ogniqualvolta si recheranno in uno dei ristoranti aderenti, che esibiranno per loro una carta dei vini di tutto rispetto. E così finalmente i nostri palati saranno deliziati con i sapori della nostra terra.
POLITICA
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L’intervista immaginaria A FrancescoTarricone
La nostra giornalista Lidia Zitara con grande e sapiente ironia ha immaginato di intervistare il commissario Francesco Tarricone . Una satira divertente che speriamo apprezzerà anche il diretto interessato.
Il palazzetto dello sport - Dottor Tarricone, grazie di averci dedicato un po' del suo tempo per chiarire la situazione del palazzetto dello sport di Siderno. - Quale palazzetto, scusi? - Come quale palazzetto? Quello il cui progetto giace da anni irrealizzato. Le chiedo notizie, perché appunto - oltre ai progetti noi non siamo stati in grado di reperire nessun atto, nessuna delibera, nessun finanziamento… - Scusi, ma perché viene a disturbare me per queste cose? Non ha mai sentito parlare del “non finito calabrese”? - Dottore, ma questo manco è cominciato! - Ma cosa vuole che le risponda? Voi giornalisti siete tutti uguali, sempre a fare domande cretine a cui non c'è risposta! Che cosa vuole che le dica? Si vede che invece del palazzetto vi faranno una maxidiscarica. Tanto a che vi serve un palazzetto dello sport? Si è mai sentito di un calabrese trionfare in qualche disciplina sportiva?
Ezio: la logica della verità.
Nel 1994 fui trasferito allo Scientifico di Locri, giunto nella mia nuova sede di servizio conobbi Ezio Marta. Per oltre quindici anni fummo colleghi di sezione nel Corso C. Il nostro rapporto crebbe con il tempo: discussioni nei consigli di classe, nei collegi docenti, nei momenti liberi. Per molti anni ci confrontammo, oltre che sulla valutazione degli allievi, su diversi argomenti: attualità politica, scuola, aspetti della vita contemporanea: spesso le nostre idee divergevano, ma ciò non comportava il raffreddamento del rapporto. Nonostante la diversità di esperienze, di caratteristiche personali, di visione del mondo e, in parte, di valori, le nostre discussioni andavano avanti, irrobustendo il rapporto. Forse, aldilà di ciò che ci differenziava, vi era il convincimento di appartenere ad un mondo ormai estinto: forse entrambi ci sentivamo degli "inattuali". Non ci piaceva la "piega" che aveva preso il mondo contemporaneo che consideravamo, troppe volte, volgare e superficiale. Gli ex allievi sui social network hanno riportato tanti aneddoti avvenuti in classe: esemplificazioni del suo stile, della sua capacità di stabilire un rapporto umano educante, del suo "essere docente" come parte della sua identità di persona. Molti degli episodi raccontati dai ragazzi, nel frattempo divenuti giovani adulti, sono anche nella mia memoria, ma preferisco riferire qualcosa di poco, o per nulla, noto e che ora ha senso far conoscere. Con Ezio parlavo anche di religione: l'esistenza di Dio gli appariva logica, ma non capiva perché tanta sofferenza, la forma positiva della religione, con le sue strutture e celebrazioni, gli suscitava parecchie perplessità. Ma in un'occasione mi disse che quando vedeva qualcuno pregare, provava il desiderio di imitarlo, che voleva fare la stessa cosa anche se "non sapeva come fare" . Fu per me il momento propizio per dirgli come mi ero regolato io, portando la mia piccola esperienza di credente che cerca di non trascurare la preghiera, ma fu anche l'occasione per convincermi che questo desiderio avrebbe dato esiti positivi. Poi il ricordo dell'ultimo incontro qualche settimana prima della scomparsa. Consapevole, anche se
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- Mah, per esempio Francesco Panetta è di Siderno, e poi c'è Gattuso… - Guttuso? Il pittore? - No, Gattuso il calciatore. Ma pure Iaquinta… - Ah! Il mio professore di disegno alle medie si chiamava Iaquinta, che gran signore… - Non ne dubito dottò, ma se ci fanno la discarica al posto del palazzetto dello sport, lei non pensa di fare una protesta, una lettera… - E a chi? A Pelé? - …una dimostrazione, magari potrebbe incatenarsi all'entrata del Municipio! - Sì, brava. E come lo prendo l'aereo per Napoli, stasera? E poi, scusa sai, ma chi me lo fa fare? Tanto io qui ci sto sì e no un altro mese, poi se la sbriga il vostro sindaco col palazzetto, o con la discarica, o con tutti e due. - Quindi lei non farà niente? - Riguardo a cosa, scusi? Lidia Zitara
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Marina di Gioiosa Jonica: Telecom dissesta la strada ma non provvede al riassetto Le condizioni delle strade che attraversano il territorio della Locride è ormai un'annosa questione poiché sono anni che ne parliamo e più volte ne abbiamo postulato la risoluzione, ma purtroppo a tutt'oggi sembra essere una meta assai lontana. Le strade sono solcate ogni giorno da mezzi pesanti e da autobus che, dimenandosi in percorsi a volte tortuosi, gravano con il loro peso sulla tenuta dell'asfalto. Inoltre si aggiungono, da un lato, i numerosi cantieri aperti e i lavori di riparazione di tratti della rete fognaria che comportano “lace-razioni” sull'asfalto; dall'altro, troviamo la normale usura del tempo e degli eventi climatici che completano un mosaico di cui non andare certo fieri. Come se questo non bastasse, anche le grosse aziende contribuiscono ad aumentare i disagi: con la scusa di offrire un servizio alla popolazione, creano un enorme danno alle vie di comunicazione senza preoccuparsi di ripararlo. Questo è ciò che è accaduto a Marina di Gioiosa Ionica nella stra-
da che va da strada Santa Finis passando per strada Fracastò Porticato fino a contrada Spilinga. Gli operai della Telecom hanno installato la fibra ottica, ma una volta terminati i lavori, nessuno si è premurato di riparare il manto stradale lasciando enormi solchi che prima non c'erano e causando inevitabilmente delle difficoltà agli abitanti delle periferie nonché a tutti i cittadini del paese. A cosa è dovuta questa negligenza? Forse troppa fretta di concludere? Oppure, poiché non si tratta di una strada centrale, si può aspettare? Le buche disseminate sulla carreggiata sono sotto gli occhi di tutti. È giu-sto accelerare la comunicazione online ma è altrattanto giusto non rallentare quella stradale. È necessario intervenire al più presto alla sistemazione di ciò che è stato scombinato. Questa è una regola vecchia quanto il mondo: serve un po' di buona educazione e rispetto nei confronti dei cittadini, due attitudini che alla Telecom, speriamo, non manchino. Katia Candido
L’angolo di Parrello
Quando l'influenza Elena bussa alla tua porta Ceste MENTREATTENDI SVOGLIATOILTUO TURNOALLAPOSTA, SENTILASIGNORA DAVANTILAMENTARSI DELMARITOCHEHA LASCIATOACASAECHE STAPOCOBENE, PERCHÉ S’ÈPRESOL’INFLUENZA. SBARRIGLIOCCHI. L’INFLUENZA. ECCO COS’ERAQUELVAGO MALESSERECHE AVVERTIVIPOCOPRIMA.
Giornata frenetica. Corri da un ufficio all'altro e mentre sei in fila alla posta noti qualcosa di strano dentro di te, come un leggero tremore, accompagnato da mal di schiena e un vago senso di nausea, stavolta non dovuto all'aria viziata e calda che ti ricorda tanto quando alla scuola superiore di inverno si stava 34 persone sigillate ermeticamente in un'aula da 20 col riscaldamento a palla. Così, mentre attendi svogliato il tuo turno, senti la signora davanti lamentarsi del marito che ha lasciato a casa che sta poco bene, perché s'è preso l'influenza. Sbarri gli occhi. L'influenza. Ecco cos'era questo malessere. Da bravo ipocondriaco inizi a sentirti le gambe molli, le braccia pesanti e ti sforzi di tossire e di tirare su col naso. Hai l'influenza, devi correre a casa. Ti chiudi dietro le spalle il grande portone dell'atrio e con esso tutto il mondo fuori. Non ci sei per nessuno, sei giustificato: per motivi di salute, come scrivevi a scuola (più firma falsificata). Ti prepari a questo lungo periodo di convalescenza, tiri fuori il pigiama di pile con la scritta “sweet dreams” su una luna con un occhio soltanto (l'altro deve essersi incastrato tra i fori del cestello della lavatrice). Metti su anche le babbucce e riponi gioielli e accessori vari in modo ordinato, come un'arma depositata che sai che non userai prima di cinque giorni. E ti metti a letto. Febbre non c'è, strano. Ma ti verrà, te lo senti. In effetti la sera sale a 37 e mezzo. Sorriso beffardo. Il giorno dopo però è l'influen-
da poco, delle reali condizioni di salute, sono andato a trovarlo con il proposito di portare, con il sorriso, i saluti degli ex allievi e qualche notizia circa i loro successi, sapendo che accoglieva con piacere fatti del genere, ma ben presto non mi comportai come deciso: la commozione ebbe il sopravvento e le belle notizie furono per entrambi motivo di lacrime: aldilà delle parole, Ezio seguiva il mio discorso anche se non riusciva a parlare, comunicammo con gli occhi e con una forte stretta di
za, quella vera, che si prende gioco di te. Febbre a 39, deliri, allucinazioni, e un piccolo te stesso che si siede sul letto e ti fa compagnia, col vestito della recita dell'86. Poco dopo, tiri fuori un lamento da capretto appena nato. Un tuo familiare ti viene in soccorso (in genere una donna), che con aria spaventata ti chiede cos'è accaduto. La tua voce si trasforma da ruminante che eri in essere umano normodotato che dice con distacco “Scusa, mi prenderesti il telecomando che non ci arrivo?” Ma continui ad essere urtante per le strane voglie che ti si presentano, dalle patatine bianche alle fragole a gennaio. Ma hai l'influenza, e tutto ti è concesso. Intanto la tua camera è diventata un covo di microbi, i pantaloni del pigiama ti sono saliti al ginocchio come un Sampei col fiume in piena e le tue mutande si sono rigirate su se stesse cosicché ti ritrovi la parte larga che dovrebbe coprire il sedere, direttamente sul fianco: a effetto lottatore di sumo. I capelli: se sei uomo avrai la faccia da prete anche se in fondo sei il mostro di Firenze e se sei donna ti ritroverai la cotonatura che avevi sempre desiderato, ma nessun parrucchiere è mai riuscito ad accontentarti. Nel frattempo sei aggiornatissimo su borsa e inflazioni e sulle news di cronaca nera (per esempio, adesso: “sospettato il ragazzo del volantinaggio che quella mattina pare abbia messo nella buca delle lettere un oggetto non ben identificato insieme al volantino degli sconti dell'Esselunga”). Ovviamente, ti sei appassionato alla storia di Alejandro, ragazzo trovato sotto un cavolo e adottato da una famiglia portoghese, che scopre con incredulità che la donna che gli consegna le uova altro non è che la moglie del cugino dell'ostetrica che l'ha fatto venire al mondo (di cui si sono perse le tracce), unico collegamento con sua madre. Dopo giorni di reclusione e di assenza dal mondo reale, è arrivata l'ora di tornare a vita quotidiana. Abbandoni il letto, caldo nido, e ti accingi a ritornare schiavo del sistema lì fuori. Proprio come una settimana fa ti ritrovi nuovamente alla posta. Guardi la sessantenne accanto a te, cui la natura ha donato generose forme. I capelli raccolti in uno chignon alla buona e una catenina con un ciondolo che va a tuffarsi tra il seno. Sì, sei proprio sicuro che l'ostetrica di Alejandro potrebbe essere lei. Sara Jacopetta
mano: era il mio modo per assicurargli che "capivo", che non vi era necessità di tante parole. Ho portato i suoi saluti a nostri ex allievi, interpretando il suo pensiero. Anche nel momento più triste di questi ultimi giorni, vi è stato il raggio di luce di sapere che il suo desiderio di pregare ha dato buoni esiti: all'Incontro con il Padre si è preparato secondo la logica cristiana, lasciandoci un ulteriore motivo di gratitudine. Ciao Ezio! Giuseppe Giarmoleo
Elena Ceste credeva immensamente nella vita. Pensava che l'amore fosse la cosa più importante dell'esistenza; credo che in questo siamo tutti d'accordo con lei. Il suo amore “irrazionale” iniziale, si è trasformato con gli anni in affetto “razionale”, che non soddisfaceva più i suoi sogni di donna. Ha cercato altrove di esaudire il suo bisogno di essere capita. Suo marito Michele, quasi all'improvviso, si è trovato in una stazione ferroviaria senza nome, a salire su un treno pieno di passeggeri a lui tutti sconosciuti. Elena ci ha confermato di come la vita sia come un sentiero pieno di spine e di come volersi allontanare troppo a volte faccia ancora più male. Franco Parrello
A.A.A...Collezionisti cercasi ! L'Associazione Filatelica Numismatica Sidernese informa i collezionisti e i possessori di lotti, accumuli, carteggi, lettere e buste postali, cartoline illustrate, cartoline postali ecc. che, per festeggiare il suo quarto anniversario, ha attivato il servizio gratuito di valutazione e intermediazione allo scambio e/o alla cessione. Se possiedi una collezione - di qualsiasi tema o Paese, avanzata o solo agli inizi, o anche una raccolta di monete - che vuoi cedere, oppure vecchi carteggi o buste di corrispondenza, di cui vuoi disfarti, non esitare a rivolgerti alla nostra Associazione: a titolo assolutamente gratuito risolveremo ogni tua esigenza. Non perdere tempo, contattaci: Afnsidernese@gmail.com
“Ti amo” si può dire in molti modi e, ogni anno, San Valentino mette a dura prova l'originalità e l'inventiva di tutti gli innamorati. Che le vostre sorprese riescano sempre o siate degli incredibili pasticcioni, se il vostro sentimento è sincero sarà in ogni caso ricambiato dal meraviglioso sorriso della vostra controparte. Se però non avete ancora avuto tempo di organizzare nulla per il giorno degli innamorati non disperate perché, sicuri di fare cosa gradita, noi del MINUETTO vorremmo venire incontro a tutti gli innamorati mettendo a disposizione di chi lo desidererà il nostro talento. Quale modo migliore di dire “Ti amo” invitando la vostra anima gemella a una cena che vi riscalderà il cuore permettendovi di unire tradizione e originalità? Ecco allora che, la sera del 14 febbraio, al MINUETTO, potrete gustare un pasto completo con vasta scelta di piatti per ogni portata. Come antipasti, la vostra scelta potrà ricadere su: Tortino di polipo e patate con emulsione di olive taggiasche; Tartare di pescato del giorno con capperi di Pantelleria e pomodori confit; Riso venere in guazzetto di frutti di mare e gamberi; Zuppa di ceci e gamberi. Quindi, potrete scegliere tra questi due primi: Ravioli di patate, burrata, gambero rosso, limone e timo su assoluto di vongole; Mezzemaniche con ristretto di mare "polipo, polpa di pescato, gamberi e cozze"e profumo di zenzero. La vostra cena potrà continuare con questi due prelibati secondi: Salmone al cartoccio con asparagi, erba cipollina, finocchietto e salsa allo yogurt e limone; Filetto di cernia in panura di capperi e olive su salsa di peperoni, cipollotto fresco e finocchio. Per concludere degnamente la serata, infine, avrete la possibilità di gustare il seguente dolce: Cialde croccanti di cioccolato, crema al mascarpone e fragole. Per chi sceglie un antipasto, un primo o un secondo e un dolce, il costo del menù sarà di euro 25,00 a persona. Per chi invece sceglie un menù completo composto da un Antipasto, un primo, un secondo e un dolce il costo sarà di euro 30,00 a persona. Rendete indimenticabile la vostra serata, trasformate ogni bacio in polvere di stelle e dedicate una magica cena alla vostra dolce metà! Venite da noi, vi accoglieremo a braccia aperte!
È consigliato prenotare.
Orario d’apertura Mattina 12:30-14:00 Sera 19:30-23:00 Chiuso domenica sera e lunedì
RISTORANTE MINUETTO Via Vittorio Veneto, 13 Locri Info: 0964/20884 - 380/4738413 Website: www.ristoranteminuetto.com Mali: info@ristoranteminuetto.com
RIVIERA
ATTUALITÀ
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DOMENICA 08 FEBBRAIO
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La scuola racconta la Locride con tre importanti iniziative Una notte bianca al Liceo Classico, una manifestazione in ricordo della Shoah all’artistico e un’iniziativa che rende l’ITS di Siderno un ponte con le aziende. È questo il programma della scuola della Locride per non rendere vana la cultura
È stata una vera e propria festa la serata di sabato 31 gennaio, che il liceo classico "Ivo Oliveti" di Locri ha destinato all'apertura ai visitatori dei locali della scuola. Per iniziativa della Dirigente Giovanna Maria Autelitano, infatti, lo storico istituto è stato teatro di importanti momenti di riflessione e cultura dalle ore 18.00 alle 23.00. Nel corso della manifestazione, intitolata “Nessun Dorma” i giovani sono stati invitati a non abbandonare gli studi umanistici, continuando a far vivere un indirizzo di studi spesso tacciato di inutilità. La serata si è aperta con la relazione della dott.ssa Laura Delfino, responsabile della Sezione Didattica del Museo Nazionale di Locri, sull'origine magno greca della Locride. Sono seguiti il laboratorio teatrale sulla Shoah e la lettura espressiva di brani tratti da “Sussurri di Hermes”, il libro scritto dagli alunni del liceo classico iscritti al progetto scrittura creativa e presentato al Salone del Libro di Torino. Anche i ragazzi del gruppo teatrale si sono esibiti in scene tratte da “Le donne in parlamento” di Aristofane e “Sogno di una notte di mezza estate”. Quindi è stata la volta della musica. Il liceo di Locri, infatti, cura da molti anni un laboratorio musicale che si prefigge lo scopo di avvicinare i giovani al canto attraverso attività giocose. C'è stato spazio anche per i laboratori matematico e scientifico, a
riprova dell'apertura del liceo classico a questi studi e non è mancata una caccia al tesoro, con in palio il libro pubblicato dal liceo. Altra importante iniziativa si è svolta il 2 febbraio presso il liceo Mazzini di Locri, che ha voluto commemorare le vittime e gli orrori del nazismo. Nell'auditorium della scuola è stato messo in scena lo spettacolo “Nessuno mai...”, racconto della vita di Armano Gasiani, giovane partigiano deportato a Mauthausen. L'attore Enzo de Liguoro ha impersonato il giovane Armando, che ha vissuto gli incubi della Shoah costituendo soltanto una delle oltre dieci milioni di testimonianze che si potrebbero riportare per mantenerne sempre vivo il ricordo. Enzo de Liguoro, alla fine dello spettacolo, ha voluto precisare l'inesattezza delle cifre delle vittime, emersi dalle analisi degli ultimi documenti, che indicano l'aumento delle stime di circa il doppio. I giovani del Mazzini hanno ringraziato per l'iniziativa, per la passione e il sentimento trasmesso dal loro ospite con una lunghissima standing ovation. Il pensiero finale di questa giornata è stato per i morti e per le vittime di questo brutale genocidio; per gli ebrei, gli omosessuali, i rom, le minoranze etniche, i diversamente abili, gli I.M.I., gli asiatici e tutti coloro la cui vita è stata strappata via dalla follia di un uomo.
Ultimo, ma non meno importante evento è quello organizzato dall'ITS “G. Marconi” di Siderno, che offrirà un'importante opportunità a beneficio di tutti gli studenti dell'ultimo anno di scuola superiore, dei diplomati e laureati mediante l'attivazione di un contatto diretto con la più prestigiosa realtà di Formazione Superiore e Professionale e le più importanti istituzioni legate al mondo della formazione. L'ITS, con il suo operato, mira a colmare il divario tra la formazione scolastica e il mondo del lavoro. Il percorso formativo previsto garantirà ai partecipanti di svolgere in due anni 2.000 ore, di cui 1.200 in aula, laboratorio e visite guidate e 800 di stage nelle aziende del territorio provinciale per fare pratica sul campo, con lezioni tenute da manager e imprenditori che possono introdurre i ragazzi alla formazione pratica e alle richieste professionali del sistema produttivo. Al termine del biennio, e sostenuto l'esame finale, gli studenti conseguiranno un diploma valido su tutto il territorio nazionale, all'interno dell'Unione europea, e come titolo per l'accesso ai pubblici concorsi. Un vero e proprio investimento che tutto il territorio può fare sui giovani; un sistema formativo che sostiene il passaggio dal mondo della scuola al mondo del lavoro. lr
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In ricordo di PasqualeVadalà Il 31 gennaio di un anno fa ci lasciava il Professore Pasquale Vadalà. Il Professore Vadalà era un illustre conterraneo e un grandissimo oculista pediatrico, un eccellente chirurgo e il primario del reparto di oculistica dell'ospedale Bambino Gesù di Roma. Il Professore Pasquale Vadalà era tutto questo e, naturalmente, tanto altro. Ho avuto la fortuna e l'onore di conoscerlo durante uno stage presso l'ospedale romano quasi 10 anni fa. Lo ricordo affettuoso, esigente con i suoi allievi e premuroso con i conterranei. Al congresso nazionale della società degli oculisti italiani tenutosi qualche mese fa, è stato consegnato ad alcuni giovani oculisti un premio a suo nome e, in quell'occasione, mi è capitato di parlare con sua figlia dei suoi metodi gen-
ERRATA CORRIGE
tili, diventati così familiari da farmi percepire la sua presenza, esperienza che, mi è stato riferito, mi accomuna a tutti coloro in cui il Professore ha lasciato il segno. Mi capitò di assisterlo in sala operatoria, quando ebbi modo di ammirare la sua straordinaria bravura sempre minimizzata per la sua grande modestia, sebbene il suo curriculum raccontava una storia ben diversa. È bello pensare che i suoi insegnamenti lo tengano ancora in vita soprattutto nella persona del suo più grande allievo, il Prof Michele Fortunato, anche lui Oculista all'ospedale Bambino Gesù di Roma. Ciao, Professore! Ci guidi da lassù affinché possiamo svolgere questo bellissimo mestiere al meglio, facendo onore alla nostra Calabria.Grazie. Angelo De Pino
IL PROFESSORE VADALÀ AL CENTRO
DELLA FOTO CON UN GRUPPO DI AMICI OCULISTI PEDIATRICI.
La scorsa settimana, a pagina 21, è comparso l'articolo Libertà di stampa: un diritto che può generare mostri al quale non è stata purtroppo attribuita paternità. Ci scusiamo con i nostri lettori e, soprattutto, con Antonio Scordino, autore del testo.
GERENZA
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LA STORIA DI ‘NTONI MACRÌ - RIVIERA EDIZIONI ©
Direttore responsabile: MARIA GIOVANNA GOGLIANDRO Editorialista: ILARIO AMMENDOLIA COLLABORATORI: Ercole Macrì, Jacopo Giuca, Stefania Gitto, Eleonora Aragona, Franco Parrello, Lidia Zitara, Patrizia Pellegrini, Domenico Spanò, Sara Leone, Sara Jacopetta.
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Un romanzo di Cosimo Armando Figliomeni
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CAPITOLO TERZO
RISPETTA TUO PADRE (ovvero GUARDATEMI LE SPALLE)
Don Antonio, chi era? G
igi sapeva che Don Antonio era nato a Siderno nel mese di maggio del 1904. Suo padre si chiamava Giuseppe e sua madre Francesca Sgambelluri. All’anagrafe risulta come Macrì Antonio Domenico. Contadino. Il 16 luglio del 1927 convola a nozze con Guttà Adelina Maria. La sposa non aveva compiuto il 18° anno d’età essendo nata a Siderno il quattro settembre del 1909. Morì il tre di maggio del 1947 lasciando vedovo per ben dieci anni Don Antonio. Egli passò infatti in seconde nozze con Caricari Carmela il cinque gennaio del 1957. Don Antonio, pare non abbia avuto figli di primo letto e il simpatico, sempre sorridente, Marco (alias Mario), si dice che fosse adottivo. Ciò nondimeno, Don Antonio lo crebbe e lo amò come un figlio vero, il quale lo ricambiò con gli stessi sentimenti confondendosi col nido che ne è derivato dal matrimonio di secondo letto. Gigi, inevitabilmente, pensò a suo padre. Intanto, s’era affacciato due volte dall’anta superiore della portella, unico accesso della modesta casetta di fango ereditata dal nonno paterno, giacché il padre, Tomasino, non aveva mai fatto ritorno dalla campagna di Russia. «Disperso!» dicevano tutti. Perché nessuno ne aveva mai dichiarato la morte. Né al Ministero della Guerra né al Distretto Militare di Reggio. La madre lo aspettò fino all’ultimo dei suoi giorni, pregando in ginocchio davanti al suo ritratto, una sorta di poster di cui il fotografo un giorno le fece dono. «Donna Natalina - le disse - è un omaggio al rispetto e all’amore che gli portate. Di donne come voi se ne conoscono poche, legata come siete ai principi, alla famiglia e all’onore. Ma un giorno Donna Natalina morì. Naturalmente di crepacuore. L’ultimo respiro è stato il nome del marito. «Tomà, chissà se lassù un giorno c’incontreremo!» Gigi non aveva mai dimenticato gli ultimi momenti di vita della madre e quella mano, bianca come la cera, che gli accarezzava il volto. «Sii sempre te stesso. Come tuo padre!» gli ripeteva spesso. Del padre conservava un ricordo sbiadito, frutto più che altro dei racconti che gli facevano la madre e i vicini. Allora si sorprendeva a pensare, a immaginare la Steppa, gli Urali innevati, le slitte trainate dai cani incitati dalla figura nebulosa del padre. E concludeva in un velo di pianto: «Vive, lo so! Laggiù si sarà fatta una nuova famiglia. Io? Ha dimenticato che esisto. Come fa a ricordarsi di me?!» Poi, quella slitta diventava un sepolcro. Senza una croce, un nome, un ritratto. Anonima, grigia sotto bufere di neve. Una tomba disseminata fra le zolle, in mezzo ad altre migliaia. Anche quella mattina si ritrovava a pensare e a immaginare. Gli succedeva sempre quando doveva affrontare momenti difficili, e quell’articolo su Don Antonio era diventato un trauma. La notte non chiuse occhio girandosi e rigirandosi sul pagliericcio. Cosa doveva scrivere? Che Don Antonio è un santo? Che il confino era stata una punizione, una invenzione del giudice? Che mafia e politica erano la stessa cosa? Che la strage di Piazza Mercato non porta il suo nome, e quella del Roof Garden neanche? Oppure, che Don Antonio era semplicemente un perseguitato? E del sindaco? Già, il sindaco! Ecco come si spiega quella montagna di voti a suffragio del suo partito a ogni tornata elettorale! D’altra parte, si può dire di no agli elettori che nel segreto dell’urna ti danno la loro preferenza? Mica sulla scheda rimane stampata la foto! E poi se il programma del sindaco piace anche alla maggioranza dei cittadini, la colpa è sua? Volere le stesse cose in nome del progresso e della civiltà è amicizia o collusione? Oppure è intelligenza? In America sarebbe amicizia. Salvo poi la speranza che quegli amici non ti tradiscano come è successo con i Kennedy! Si sedette sul bordo del lettino e si mise la testa tra le mani. “Che devo fare?” Gli balenò un’idea. “Intanto scriverò quello che penso: le mie impressioni”. È la cosa meno difficile! Sicuramente, però, la più pericolosa.
Finalmente anche lei era diventata madre. Lei che da ragazza non sognava di meglio quando vedeva passare, timido e vergognoso, rasente il muro, Rocchino, il figlio di comare Concetta. Aspettava i suoi passi nascosta dietro la finestra, gli occhi segati dalle fessure dei portellini verniciati di bianco e bruciati dal sole. Ma un giorno Rocchino fu chiamato alle armi e mandato a Dubino, in Provincia di Sondrio. Da allora a Siderno non lo vide più nessuno. «Gigi, dormi?» «No zia, pensavo». Pensava, Gigi, alla figura di Don Antonio. Ai suoi agganci, alle sue amicizie. Alle ascendenze che esercitava su chiunque; come, in un certo senso, anche sul Maresciallo Imbo. “Intanto - continuava a pensare - scriverò quello che penso. Le mie impressioni. Sebbene sia la cosa più difficile. La più pericolosa”. I racconti della gente che aleggiavano come leggenda gli trasportavano mente e ragione. Cavaliere senza macchia o capomafia? Si ritrovò nei pressi della ferrovia che attraversa la costa fino a Reggio e si rammentò che il Ponte sul Lordo, alla fine degli anni ’40, era stato scenario di una triste storia. “Curioso - pensò - Nella vita di Don Antonio c’è sempre un ponte. Come quella sera sotto lo Sciverta, dove si chiamò il comando tenuto prima da don Rafele”.
GIGI MALAFARINA “Comparare la politica americana con quella italiana forse è azzardato - pensò - Meglio soffermarmi sui fatti di casa nostra”. Ma chi è in effetti Don Antonio? Dai racconti della madre e da quanto in giro si diceva, nella testa di Gigi si veniva a delineare, sempre più precisa e imponente, la figura di un cavaliere. “Possibile che nell’Onorata ci siano dei cavalieri?” Pareva proprio di sì, se a chi chiedevi di lui, prima di risponderti, si toglieva il berretto in un atto che denotava non sottomissione o paura, ma rispetto, devozione, stima e riconoscenza. Un cavaliere, dunque! Senza macchia. Sì. Il cavaliere dell’onore! L’incarnazione dei fratelli spagnoli che fecero una strage per vendicare l’onore della sorella stuprata, tanto che qualcuno fa derivare da tale evento la nascita dell’Onorata. Sì! Ma anche il cavaliere della morte! Quando la morte serve. Quando la morte diventa elemento essenziale del prestigio e cassa di risonanza per quelle imprese destinate a segnare la società e il suo tempo a futura memoria. Don Antonio era venuto alla ribalta applicando questi principi sin da ragazzo. Qualunque cosa dicesse o facesse denotava la maturità degli adulti. Ateniese e Spartano al contempo. Pronto ad affrontare il suo domani con bastone e coltello o con finissimo garbo, secondo le circostanze. Raramente sparava o faceva sparare. L’uso delle armi da fuoco non apparteneva agli “uomini di petto” i quali, invece, si affrontavano a viso aperto con maestria e coraggio. Da spartani, appunto. Aborriva “l’uomo del tubetto”. Assorto, gli occhi socchiusi, la testa piegata sul petto quasi a toccare col mento la montagna di carte che gli stava di fronte, la biro penzolante tra le dita, così lo trovò zia Carmelina aprendo la porta senza bussare come faceva ogni mattina. Gli portava un caffè. Per il pranzo, quando aveva appetito, era Gigi ad attraversare la stradina che li separava, e in quelle occasioni per zia Carmelina era festa grande. La madre morendo l’aveva affidato proprio a lei, l’unica sorella che aveva, per giunta zitella. Figurarsi l’orgoglio di zia Carmelina che trattava Gigi come un vero figlio mentre la sera, nelle sue preghiere, ringraziava Iddio per questo dono che tuttavia considerava giusta ricompensa per tutte le privazioni che le pesavano come castighi.
Non era una rissa, tantomeno una lotta. Era piuttosto una danza di uomini di fegato che si chiamavano il posto con coraggio e determinazione. Decisi. Si affrontavano in luoghi appartati o su strade deserte, lontano da occhi indiscreti. Senza testimoni. Quando Gigi lesse il Previtocciolo di Carmine Ragno, nella prima edizione Feltrinelli, si soffermò sulle “sette cose belle” che un giovane d’onore doveva dichiarare d’avere durante il rito dell’iniziazione. Capiva la “Omertà”, sinonimo di silenzio e di paura che, tradotto, significa: “Io mi faccio i cazzi miei.” Anche “la politica e la falsa politica”. La prima da usare con i membri dell’Onorata mentre “la falsa” doveva servire di fronte a estranei e agli “sbirri”. “Col mondo che cambia - pensava Gigi - purtroppo è la falsa politica a essere divenuta un vero e proprio comandamento. Al sesto e settimo posto di quell’elenco, Gigi lesse: “il coltello e il rasoio” o, come lo chiama l’Autore, “lo specchio”. “E il bastone? - pensò - Sapere usare il bastone, non è un’altra dote?” Per Don Antonio lo era. E anche per il suo compare Rocco Raso. Costui, originario di Cittanova, quando scese a Siderno attraverso il Passo di Gerace non si sentiva secondo a nessuno. Il primo impatto con una diversa realtà lo ebbe proprio con Don Antonio. Si diede subito corso a duelli da Cavalleria Rusticana dato che nessuno dei due intendeva arrendersi all’altro. Più che il coltello, non disdegnavano il bastone. Ne derivavano scene da film da trama cinese dove il bastone si trasformava in nunchako, roteante, sibilante, tagliente. Imperdonabile. Si sa che i Calabresi per diventare amici prima devono litigare, misurarsi… presentarsi e, siccome ambedue volevano la stessa cosa, cioè essere capo, sapendo che due galli nello stesso pollaio difficilmente fanno far le uova alle galline, ricorsero all’intelligenza. “L’amicizia - pensava Gigi - talvolta può scaturire dalla più acerrima inimicizia: Annibale ce lo insegna! E, Cicerone, mutuando da Catone, dice: “È meglio avere degli acerrimi nemici piuttosto che amici che si fingono dolci. I primi spesso dicono il vero, i secondi mai!” «Guardatemi le spalle» diceva spesso Don Antonio. Ma da chi? Fu così che vinsero battesimi e cresime, e visite sempre più frequenti tra le due famiglie dove vino e rosolio scorrevano a fiumi, soppiantando il vibrante nunchako. Si stabilì che Compare Rocco rimanesse sempre capo, ma Vice di Don Antonio. Nei primi anni ‘30 del secolo scorso, all’ombra delle Timpe Bianche era lui, Compare Rocco a tenere a battesimo degli uomini certo Martino Lizzi, in seguito pentitosi (forse il primo collaboratore di giustizia del Locale di Siderno.) «Vostro figlio mi ha bastonato» disse il giovine Lizzi, parlando al padre di Don Rafele, avanti il Tribunale di Locri.
APPROFONDIMENTO a cura di Jacopo Giuca
Il forum in redazione
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iviera ha un sogno. Vorrebbe rendere noto a tutti quali sono le meraviglie che caratterizzano questo territorio e, contestualmente, spronare le istituzioni affinché queste vengano valorizzate nel modo che meritano. Come è stato detto dall'assessore Gaetano Rao, la Locride dovrebbe essere considerata la California d'Europa. Perché, allora, non si riesce a valorizzarla dandole il lustro e le attenzioni che merita, valorizzandone i prodotti agricoli e, in definitiva, venendo a capo della crisi che l'attanaglia? È stato questo il punto di partenza del forum che il nostro giornale ha organizzato a inizio settimana presso la sua sede e che, grazie alla voce di importanti esperti del settore, ci ha garantito di venire a conoscenza delle eccellenze e delle problematiche legate in modo particolare al diamante di questa terra dorata: il bergamotto. Possiamo veramente considerare questo frutto “miracoloso”, del quale la dottoressa Longo ci ha spiegato le qualità benefiche nell'intervista che abbiamo pubblicato l'11 gennaio, il punto di (ri)partenza della nostra economia? «Il discorso è assai complicato - ci ha spiegato l'esperto agronomo Rosario Previtera - Nella provincia di Reggio Calabria abbiamo circa 1500 ettari di terreno coltivati a bergamotto, ma l'esclusività non risiede certo nella quantità. Il bergamotto viene prodotto a Messina, in Israele e nella stessa California, ma solo il nostro possiede delle qualità così peculiari da renderlo la variabile ideale dal quale estrarre l'essenza più pregiata». E qui assistiamo al primo inghippo. «Erroneamente - ha continuato Previtera - si è portati a pensare che il marchio DOP del quale può fregiarsi il nostro prodotto possa essere attribuito all'intero frutto ma, ahinoi, non è affatto così. È “l'Olio Essenziale di Bergamotto di Reggio Calabria” a potersi infatti fregiare della Denominazione di Origine Protetta, titolo che, a questo punto, risulta assolutamente inutile. L'essenza di bergamotto, infatti, non è un prodotto gastronomico, ma viene utilizzata esclusivamente per la cosmesi, considerata la sua capacità unica di legare il bouquet accentuando il fresco e il floreale di ogni profumo. È ovvio, dunque, che una casa profumiera d'importanza internazionale non specificherà che gli ingredienti utilizzati per il dato aroma sfruttino come “legante” un prodotto a marchio DOP, perché non gli sarebbe di alcuna utilità né aumenterebbe il valore del prodotto. «In un momento assai fiorente per l'industria agroalimentare, invece, sarebbe opportuno che il marchio IGP o la stessa DOP venissero attribuiti all'intero frutto, di modo che il riconoscimento possa ricadere “a cascata” su tutti quei preparati, quelle bibite e quei dolci che possono essere confezionati con l'utilizzo di tale agrume. Solo a questo livello, e attraverso un'adeguata campagna di sensibilizzazione dei ristoratori, si potrebbero cominciare ad avere delle ricadute concrete sul turismo, ragionando in maniera più intensiva sull'impiego del frutto anche in ambito farmaceutico, come la dottoressa Longo e tanti altri ricercatori hanno fatto nell'ultimo ventennio». Attualmente, invece, e questo è il secondo grande problema messo in evidenza dal discorso del dottor Previtera, le stesse qualità benefiche del nostro bergamotto non possono essere elencate se non all'interno di una conversazione da bar. Non sono mai stati compiuti, infatti, i passi necessari a far approvare gli studi sul bergamotto dall'UE, elemento imprescindibile qualora si volesse creare un'etichetta che certifichi al grande pubblico non solo che il nostro bergamotto è buono, ma fa anche bene. «Sarebbe dunque necessario - ha concluso Previtera rivalutare completamente il mercato, ripartendo dalla certificazione per rivalutare le potenzialità del prodotto e non rendere vani gli studi compiuti fino ad oggi. Ma, benché questo faccia comodo agli agricoltori e agli abitanti del nostro territorio, a qualcuno questa idea non convince né piace».
Bergamott
diamante de L “
I PROTAGONISTI
ENZO MINERVINO
ERNESTO RIGGIO
GAL e Regione comunicano in due lingue totalmente differenti. La mancanza di dialogo, però, potrebbe stancare ancora prima che si arrivi a un accordo
PIETRO MULTARI
LUIGI RUBINO
ROSARIO PREVITERA
o scetticismo dinanzi alla possibilità di mettere maggiormente in evidenza le qualità straordinarie del bergamotto, purtroppo, viene espresso in primo luogo dalla Regione. «L'atteggiamento miope dell'istituzione, - ci ha raccontato il presidente del GAL Alta Locride Enzo Minervino - ci ha sempre creato delle difficoltà di comunicazione che, nonostante la nostra perseveranza, stanno davvero iniziando a scoraggiarci. Non dimentichiamo, inoltre, che il nostro lavoro costituisce solo una minima parte della valorizzazione del territorio, alla quale devono collaborare attivamente anche gli imprenditori che, nella maggior parte dei casi, sono davvero scoraggiati e già pronti a gettare la spugna». «Il nostro lavoro di valorizzazione e sviluppo della coltura del bergamotto - ha preso la parola un esponente del Gruppo di Azione Locale, Pietro Multari finora non ha assolutamente dato i risultati sperati. Non è servita a nulla la disponibilità delle aziende a “fare rete” e sviluppare intensivamente e su un unico fronte la coltura sul nostro territorio, perché gli sforzi sono stati inascoltati e, in definitiva, diretti nella direzione sbagliata, così come i finanziamenti». «Questo, purtroppo, - è intervenuto l'esperto in politiche agricole Luigi Rubino è il principale limite della nostra amministrazione. Nonostante i GAL vengano considerati dappertutto punti forza del territorio, in Calabria vengono percepiti come zavorre, realtà questuanti alle quali non dare troppo peso. Ecco perché un atto perfettamente normale per la società come il finanziamento utile allo sviluppo delle microfiliere del bergamotto e del vino di Bivongi (di cui Riviera ha dato notizia la scorsa settimana, ndr.) viene percepita come un'impresa straordinaria. «Il bergamotto - ha continuato Rubino - è purtroppo sempre stato attenzionato in maniera assai marginale, motivo per il quale non si è mai favorito un intensivo impiego delle risorse comunitarie in que-
Il nostro invito, accolto dai protagonisti a sinistra, è stato declinato invece da Ezio Pizzi e dalla dottoressa Longo, fermati da impegni improrogabili
sto ambito. Gli imprenditori o le associazioni che proclamano di aver usato i Fondi Europei dicono, in realtà, il falso. Il denaro da loro impiegato fa capo alla Legge Aloi del 2000, un timido tentativo di tutelare il bergamotto come bene esclusivo del nostro Paese. Se si esclude questa sovvenzione praticamente inutile, le aziende che pianificano un programma di sviluppo sono costrette, nella maggior parte dei casi, a chiedere delle vere e proprie raccomandazioni anche solo per potersi presentare dinanzi ai responsabili di competenza, perché nessuno vuole dedicare tempo a queste persone, che pure ne meriterebbero tanto. «La conferma di quanto scriteriata sia la politica regionale in questo ambito risiede, a mio parere, anche nella patologica disinformazione che si vive attorno alla questione bergamotto. Anche i calabresi meglio informati, infatti, sanno poco o nulla di questo “oro” che hanno quotidianamente a disposizione e, nella maggior parte dei casi, se lo sanno, lo hanno sentito dire da fonti esterne. Questo, badate bene, non vuol dire che tutto il Paese sia insensibile alla questione, prova ne è che una presentazione del frutto in due grandi punti EuroSpin della cintura milanese lo scorso anno, è stato un successo di pubblico assolutamente inatteso. Fuori dal nostro territorio la curiosità, anche istituzionale, è tanta e basterebbe davvero poco per preparare una campagna pubblicitaria che possa lanciare efficacemente il prodotto e dare il la al lavoro dei GAL. «Continuando su questa strada, invece, perderemo i finanziamenti comunitari programmati per il 2014-2020, continuando a far lottare i Gruppi di Azione Locale contro i mulini a vento». Pensavamo di toccare un argomento in evoluzione, ma l'amara realtà dei fatti è che le cose sono ferme da anni e non sembra esserci possibilità di smuoversi in tempi brevi. Sembrava che il bergamotto avesse espresso tutte le sue potenzialità e ci fosse un'organizzazione lungimirante che fosse stata in grado di valorizzarne tutto il potenziale. È evidente che non è affatto così.
www.rivieraweb.it
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DOMENICA 08 FEBBRAIO
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L'incontro con la dottoressa Longo ci aveva fatto credere che il bergamotto calabrese stesse esprimendo il massimo del suo potenziale, ma il forum che il nostro giornale ha organizzato con i massimi esperti del settore ci ha destato come un sonoro ceffone: non solo il nostro oro non viene sfruttato, ma chi ne evidenzia le potenzialità, nel corso degli anni, si è visto solo sbattere porte in faccia.
ellaCalabria La Denominazione di Origine Protetta, all'attuale stato di cose, è utile come un cappotto in spiaggia: dimostra che siamo benestanti, ma che non abbiamo tutte le rotelle a posto.Finché il marchio DOP non sarà trasferito dall'essenza al frutto, pensare di elencare le qualità benefiche del nostro bergamotto sarà impossibile. Si aggiunga che la Regione si sveglia solo ora per l'esposizione mondiale che inizia a maggio.
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onsiderato quanto è stato detto finora, si può ancora parlare di una “bomba bergamotto” e, se sì, riusciremo a farla esplodere all'Expo? I volti sconfortati dei nostri interlocutori ci fanno capire che non sarà così. Il primo a esprimersi in merito è Luigi Rubino, che, nonostante la sua simpatia per Mario Oliverio, non può non contestare una sua decisione in merito. «Mi sconforta un po' sentire il Presidente proclamare che sta istituendo una task force per fare sì che la Calabria arrivi preparata all'Expo. L'Expo, di fatto, è già iniziato e parlare a due mesi dalla sua inaugurazione di attivazione di una squadra dedicata a esso significa stipendiare profumatamente grafici, pubblicitari e trasportatori che faranno male il proprio lavoro. È l'ennesima opportunità persa, per la Regione, forse quella più importante dato che non si ripeterà almeno per una generazione». «Il problema prescinde dal bergamotto chiosa Minervino - La Calabria non ha un abito adeguato a presentarsi all'Expo, quando ritengo che questo avrebbe dovuto essere confezionato almeno un anno fa. Non si sono coinvolte le Provincie né gli imprenditori, non si è saputo su cosa puntare né si ha chiaro cosa si debba andare a fare a Milano». «La “bomba bergamotto” è senza innesco! Interviene Ernesto Riggio, fino a quel momento ascoltatore attento e silenzioso del nostro dibattito Come al solito, ci beiamo della cultura passata senza pensare al presente. A Siderno ci sono almeno trenta grandi ristoratori e, tra essi, quelli che usano prodotti locali si possono contare sulle dita di una
Com'è lontana l'Expo! La task force di Oliverio è stata indetta troppo tardi per produrre risultati. È arrivato il momento di cercare altre occasioni?
sola mano! I prodotti locali di qualità hanno bisogno di essere aiutati e questo non significa tendere la mano incondizionatamente al vicino di casa, ma fare una selezione che permetta di comprendere quali sono le eccellenze agroalimentari del territorio senza continuare a proporre il pecorino romano solo perché costa meno, come fanno tutti i “matrimonifici” di zona. Dobbiamo usare i prodotti locali, imparare a raccontare le loro storie!» «Cosa che più che mai avremmo dovuto fare con l'Expo, - interviene Previtera - ma siamo partiti dalla convinzione che si trattasse di una fiera, non interessandocene più di tanto. L'Expo, invece, è un grande “parco tematico” nel quale ogni giorno si svolgono eventi utili a comprendere quali siano le migliori pratiche per dare cibo al mondo. «Per partecipare sono richiesti 200.000 euro per un'esposizione di 3 mesi su un'area di 80 mq. Alcuni mesi fa è stato indetto un bando regionale che chiedeva quale azienda volesse prepararle gratuitamente un progetto che potesse rappresentare la Calabria. Non credo che qualcuno vi abbia aderito. Ecco la dimostrazione che l'approccio amministrativo è sbagliato sia nei confronti degli imprenditori sia in quelli dell'evento, al quale si sarebbe dovuto proporre un diorama che presentasse più prodotti locali possibile. La vera importanza dell'esposizione, infatti, non risiede nell'Expo stesso, ma nell'organizzazione di tour guidati da inserire nei pacchetti di viaggio dei visitatori esteri. «Riducendoci all'ultimo, invece, la nostra unica possibilità di recuperare qualcosa è il “Fuori salone”, un evento nel quale non solo presentare, ma anche vendere il nostro prodotto, cosa che all'Expo non avverrà negli stessi termini, perché la compravendita non sarà permessa. «Puntiamo allora su fiere agroalimentari di altra importanza, concentriamoci sullo sviluppo di un progetto comune da parte dei GAL e, bypassando i bandi regionali, eliminiamo il concetto di microfiliera per coinvolgere unitariamente tutti i 1500 ettari di coltura provinciale». Sfruttiamo meglio i canali di comunicazione diretti con l'UE, attribuiamo al nostro “oro”, e non soltanto a un suo derivato, il titolo che merita, diamo risalto alle nostre risorse attraverso in ogni occasione. Solo in questo modo cominceremo veramente a trarre vantaggio dallo sfruttamento del nostro bene più grande: la terra che ci benedice quotidianamente con i suoi frutti meravigliosi!
RIVIERA
Vincenzo Caricari, da Anime Nere al Clermont Ferrand
Il regista 32enne sidernese, Vincenzo Caricari, che ha lavorato al casting in Calabria dei film “Anime nere” di Francesco Munzi (di cui è stato anche assistente alla regia) e “Il sud è niente” di Fabio Mollo, presenterà all'International Film Festival Clermont Ferrand, storico festival francese, il suo cortometraggio "Pietre". Liberamente tratto dalla novella "Cinici" di Luigi Pirandello, narra la storia di un ragazzino che, di ritorno da scuola, trova il portone di casa chiuso. Quindi decide di vagare per il borgo, commettendo una serie di dispetti.
CULTURA E SOCIETA’
Pillole
Naturopatiche A cura di: Patrizia Pellegrini Naturopata Bioterapia Nutrizionale® Presidente Associazione Culturale Tone
Dopo i tre momenti cardine dell'alimentazione, riconosciamo e collochiamo gli alimenti utili a vivere in salute Nei mesi invernali il consumo di verdura fresca diventa monotono o piuttosto scarso rispetto alla stagione estiva. Si tratta di una abitudine sbagliata, favorita dalle condizioni climatiche della stagione fredda e dall'aver perso anche il contatto personale con la produzione agro-alimentare. I consumatori sono separati dal luogo della produzione del loro cibo. Non era così in passato, quando si mangiava seguendo le stagioni del sole e dei prodotti stagionali della terra. La verdura ricorda l'estate, quasi come se nell'orto invernale non fossero più disponibili ortaggi freschi di grande valore nutrizionale. Esiste, invece, una documentata complementarietà nutrizionale tra i prodotti vegetali dell'orto invernale e la fisiologia del corpo umano durante la stagione fredda. I nutrienti contenuti negli ortaggi invernali proteggono la loro struttura vegetale contro le basse temperature, per resistere alla riduzione della durata e dell'intensità della luce solare, per superare le variazioni climatiche tipiche dell'inverno. Questi stessi nutrienti ingeriti con gli ortaggi, da mangiare per lo più crudi, proteggono anche l'integrità morfo-strutSpinacio turale del corpo Valerianella umano. Ciò che Soncino protegge i vegetali Finocchio (gruprotegge anche molo) l'uomo. Questa è la naturale integraFIORI zione vitale tra il Broccolo corpo umano e il Cavolfiore mondo vegetale Carciofo invernale, da Cardo rispettare per vivere in salute. RADICI Carota L'ORTO Rapa domestica D'INVERNO Barbabietola a radice lunga FOGLIE Scorzonera Indivia Lattuga FUSTO Radicchio Sedano bianco Catalogna Puntarelle BULBI Cavolo Cappuccio Porro Cavolo Verza Scalogno Cavolo Bruxelles Cipolla Bieta Aglio
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Una Calabria rassegnata, una denuncia nei confronti di chi governa e nello stesso tempo l'analisi della popolazione calabrese non come massa, ma nella sua speciale singolarità. Un modo, originale, per spronare alla crescita. Crescita mentale, prima di tutto. Quella stessa crescita che potrebbe portare ad apprezzare di più il talento di alcuni giovani e non a scoraggiarli, costringendoli a dirigersi al Nord Italia. Questo è stato proprio il caso di Francesco che, trasferitosi a Milano, ha avuto più opportunità per far conoscere la sua arte esibendosi di fronte a un pubblico venuto appositamente per lui. Per ascoltarlo. Non come succedeva giù in Calabria, quando era costretto a fare da animatore al matrimonio di turno, dove la qualità e la passione per la musica non contavano nulla, non quanto l'intrattenimento, perlomeno. Così il cantautore va e viene da Milano, ancora oggi. E se Milano è la città del suo lavoro, a Bianco ha la sua famiglia: una moglie e due figlie, nonché tutti i suoi amici. Quello che più potrebbe incuriosire di questi artisti è conoscere le modalità della loro ispirazione. O meglio, quello che incuriosisce di più è sapere se i loro pezzi, le loro opere, sono frutto di un meticoloso lavoro o sono dettati dall'impeto dall'anima. Glielo chiedo. "Beh, quando mi imponevo di scrivere una canzone non ci riu-
Francesco Misitano, un talento snobbato dalla Calabria SARA LEONE
Semplice animatore in Calabria, Francesco Misitano è diventato cantautore di successo quando è approdato a Milano. Non ha troppa voglia di tornare, ma vorrebbe che la sua terra imparasse a trattenere quelli come lui.
Nella sua terra faceva l'animatore ai matrimoni, a Milano è un cantautore di successo. Roma è stata la città che gli ha dato soltanto i natali: Francesco Misitano è un calabrese a tutti gli effetti. I genitori, trasferitisi nella capitale per lavoro, fecero ritorno al loro paese d'origine pochissimo tempo dopo la sua nascita. Francesco è cresciuto a Bianco e lì, seguendo le orme del padre, si è appassionato all'affascinante mondo della musica. Da adolescente, attratto dal rap, genere che stava cominciando a farsi strada, aveva iniziato a comporre pezzi in rima baciata. Poi il calcio divenne, oltre che una passione, un vero e proprio lavoro. E fu così, che per impegni vari e forza maggiore, accantonò il mondo delle note. Finché, diventato adulto, venne ispirato dalla nascita della sua primogenita, e capì di avere delle emozioni da esprimere e delle cose da dire, anzi da cantare. "Ho sentito che era arrivato il momento di ricominciare"- afferma a gran voce. Francesco è un cantautore, l'anno scorso e quest'anno ha partecipato alle selezioni di Sanremo nella categoria "giovani", ed essendo stato invitato ad alcuni eventi legati al Festival, ha avuto l'occasione di pubblicizzare il suo disco. Ha partecipato a molti concorsi e vinto molti premi. È spontaneo e sincero, Francesco. Così come spontanee sono le sue canzoni. Mi confessa un amore incondizionato verso il padre; ognuno di noi, nella nostra vita ha un mito. Quello del cantautore di Bianco è il padre, destinatario privilegiato di uno dei suoi pezzi, "Il mio eroe", che oltretutto è stato il suo primo inedito. Caricato su youtube nel 2010, riscosse grande successo, ottenendo numerose visite e incoraggiando il giovane Francesco. Sono valori profondi quelli cantati a gran voce con l'accompagnamento delle note. Dall'amore alla delicata situazione dei migranti in Italia, sino ad arrivare, nel singolo "Quando esplodono le bombe", ad analizzare una delle problematiche del nostro territorio: la mafia.
scivo, stavo lì ore, ma nulla di soddisfacente. Poi capitava che di notte, mentre dormivo, mi svegliavo di soprassalto con una storia in mente. Così, mi alzavo e correvo a scriverla" risponde. "L'ispirazione non la si cerca, è lei che riesce sempre a trovarti" penso. Francesco ci ha creduto. Ha creduto nella sua passione, ha scritto e si è dedicato all'autoproduzione di diversi album. "Mi sono esposto anche alle eventuali critiche, ho deciso di crescere. Se canti nella tua cameretta nessuno potrà farti migliorare" mi dice. Ha fatto tutto questo con i suoi mezzi economici. A questo punto, però, ha deciso di avere bisogno di un produttore che sappia dargli buoni consigli sulle scelte da compiere. Nel suo percorso, ha conosciuto molti artisti, ma tra questi mi manifesta la volontà di ringraziare Gae Capitano, un autore che lo ha aiutato ad arrangiare il brano "Salvami", che gli è valso diversi premi. Più di tutti, però, il suo ringraziamento lo rivolge alle sue due figlie. "Sono le mie prime fan, le prime a canticchiare le mie canzoni - riferisce con un velo di commozione - e poi mia moglie, il suo appoggio è stato fondamentale". Francesco ha creduto in se stesso e ha ricevuto molte soddisfazioni. È un esempio per tutti noi. "Non bisogna scoraggiarsi, è retorica, ma è così" si sente di affermare. E nonostante il suo curriculum presenti moltissimi riconoscimenti, ha ricevuto dei "no" proprio nella sua Calabria. "Non dico di amarla. È la mia terra, non posso neanche odiarla. Diciamo che le mie soddisfazioni sono un riscatto" ha detto. La sua è voglia di rivincita. Rivincita verso chi non gli ha dato un'opportunità. Ora, a distanza di tempo, Francesco Misitano vanta varie imprese, tra le quali quella di accingersi, proprio negli ultimi tempi, a scrivere un libro. E tra i suoi mille impegni quotidiani, tra cui la presentazione del suo nuovo disco nella sala consiliare del Comune di Bianco, il 6 Febbraio, si sente di dire a cuore aperto: "Bisogna crederci: se senti di avere una passione, coltivala... diventerà una qualità".
“Te lo do io il libro”,letture ad alta voce e bracieri in piazza
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Cosa ruota attorno a un libro? Una passione, un bisogno, un desiderio, la ricerca di conoscenza. Ma soprattutto, un sogno. Sogniamo di vivere le avventure e le storie dei protagonisti di cui leggiamo, e a un certo punto il sogno diventa meno evanescente e meno etereo, più terreno. Accade che vogliamo fare qualcosa noi stessi perché la nostra storia cambi, sentiamo di “avere il potere” di far succedere delle cose, delle belle cose. Non è magia, non è “polvere di fata”, ma impegno quotidiano, olio di gomito, e grande passione. È quanto ha dimostrato l'ALB (Associazione Amici della Biblioteca) che nel corso dell'ultimo anno si è distinta per il suo impegno culturale a Siderno, tramite l'organizzazione di con-
vegni e manifestazioni. La più recente è una giornata di scambio libri organizzata per la prima domenica del mese. Lunedì primo febbraio, l'ALB ha voluto celebrare alcune vecchie consuetudini, come quella di raccontarsi storie davanti ai bracieri accesi, portandone alcuni in piazza. L'interesse e la curiosità destati da un fatto così tradizionale, ma proposto in una collocazione differente dalla domesticità, ha sollevato grande entusiasmo, al punto che i partecipanti hanno sostato fino allo spegnersi delle braci, a tarda ora. “La piazza ritrova un suo senso come agorà -sostiene il presidente Pellegrino, egli stesso sorpreso dal numero delle adesioni- Perché un libro è fondamentalmente un'emozione, e chi ha un'emozione forte, la vuole condividere. Abbiamo così deciso di leggere alcuni brani di libri che ci hanno emozionati: ognuno ne ha portato uno e ne ha
Prestito di libri, dialogo e polvere di stelle letto un pezzettino, quel tanto che poteva bastare per incuriosire anche gli altri. Abbiamo incontrato persone di una certa età che ricordavano di aver vissuto simili esperienze in passato, ma all'interno della casa, e che hanno trovato un enorme piacere nel fermarsi e raccontare. La città per vivere ha bisogno della comunità, e la comunità, per sentirsi tale, deve poter condividere, e questo implica avere gli spazi e gli strumenti per poterlo fare”. Dato che ogni prima domenica del mese c'è anche la bellissima iniziativa dei musei aperti con entrata gratuita, l'ALB ha deciso di posticipare la data delle future manifestazioni di “Te lo do io il libro”, spostandole alla metà del mese. L.Z.
RIVIERA
LA ROSA DEIVENTI (mini rubrica a cura di Maria Verdiglione)
Sono la Bussola dei luoghi e del Tempo. In questi Punti Cardinali sono racchiusi gli atomi infiniti della Storia dell'uomo. Da Mezzanotte a Mezzogiorno, da Levante a Occidente un rosario dai grani innumerevoli.Tutto è passato e passa tra le mani, e chissà quanto infinito sarà stato e quanto infinito sarà. Storia e storie, orientamenti e disorientamenti la Rosa dei Venti ha segnato e continuerà a segnare! E ancora l'abbiamo tra le mani. Ogni giorno una novità, una notizia, una curiosità, un aneddoto. Il sale di questo bellissimo Pianeta! Cominciamo con una curiosità a suon di musica: lo sapevate che i rapporti tra i vari segmenti delle membra del nostro corpo corrispondono a quelli degli intervalli musicali? Alla prossima!
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VALENTINA COGLIANDRO
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a festa degli innamorati è un tripudio di zuccheri, tanto che si registra il tasso di glicemia più alto di tutto l'anno. Le home di facebook sono intasate di coppie che si baciano e per le strade girano esemplari di ogni razza. Il giorno della festa degli innamorati ha origini molto più antiche di quanto si pensi. Fin dal IV secolo a.C i romani pagani rendevano omaggio al Dio Lupercus, attraverso un particolare rito. Annualmente, i nomi di coloro che lo adoravano venivano posti in delle urne e un bambino sceglieva a caso una coppia di nomi. I prescelti avrebbero dovuto passare un anno in intimità affinchè il rito della fertilità fosse concluso... insomma si divertivano di brutto! Con l'avvento del Cristianesimo la leggenda fu modificata: il 14 febbraio, nel giorno di San Valentino si festeggia un santo, amico degli amanti, perseguitato e imprigionato poiché testimone del cristianesimo e condannato a morte dopo essere caduto in tentazione con la figlia cieca del guardiano delle prigioni... da qui il detto "l'amore è cieco"! E oggi, come si vive la festa di san Valentino? È tutta un baci perugina, cuori lindt e orsacchiotti pernigotti; è un tripudio di zuccheri, tanto che in questo giorno si registra il tasso di glicemia più alto di tutto l'anno. Per strada senti "cucci cucciiii", "amoreee miooo", "battito", "cuore" , "vita mia"... e poi nei restanti 364 giorni la parola più dolce che ci si scambia è "Ouuu". Il giorno della festa degli innamorati ci si scorda di tutto: rancori, promesse non mantenute, accessi su whatsapp, cronologia di chrome, registro attività di facebook. Diventa tutto idilliaco, così squallidamente romantico. “Amore ci facciamo un selfie???”. E te le ritrovi li in pompa magna su face book! Home intasate da foto di coppie che si baciano davanti a un bicchiere di spumante, con le braccia attorcigliate sinuosamente che non si riesce più a sciogliere; coppie in macchina con commenti del tipo “Si parteee! Weekend percorso salute&benessere, aspettaci!”. Spero vivamente che questo percorso si concentri anche sulla salute mentale. Per non parlare dei selfie pre-serata: “Amoreee, sorpresa! Guarda che ti ho preparato???". Ma che sorpresa è se pubblichi la foto su facebook prima? Spiegamelo romanticona, ma sopratutto la torta a forma di cuore me la chiami sorpresa? Il tuo fidanzato non se l'aspettava proprio una cosa del genere, no. E poi, secondo te, preferisce la tua torta, che non si capisce bene se sia un cuore o un cu...scino, a FIFA2015? Uscire il 14 febbraio è come andare allo zoo, ci sono esemplari di ogni razza.
Lo zoo di San Valentino tra selfie e“cucci cucci” La festa degli innamorati è un tripudio di zuccheri, tanto che si registra il tasso di glicemia più alto di tutto l'anno. Le home di facebook sono intasate di coppie che si baciano e per le strade girano esemplari di ogni razza.
C'è la coppia snob, che esce alle 23.00, perchè entrambi non sanno cosa indossare, ma soprattutto stanno ore e ore allo specchio a scegliere l'espressione migliore da fare quando il fotografo in discoteca li inviterà a uno scatto. Le coppie snob le riconosci dagli abiti griffati, ma soprattutto dalla camminata: la loro andatura è elegante ma soprattutto lenta; camminano con una flemma irritante, e questo non perchè si vogliano godere la passeggiata romantica, ma perchè devono lasciarsi ammirare da tutti. C'è poi la coppia rasta, esemplari totalmente opposti agli snob.Usano vestiti extra large per coprire i loro esili corpicini, il cui unico must è la doppia tasca, una per il tabacco, l'altra per il
guinzaglio del cane. Sono coppie di poche parole, poche sì, ma ricche di significato “Mi passi na cartina?”, e festeggiano il San Valentino come tutte le altre serate, perchè i rasta i soldi non li spendono per cose futili, non sono mica materialisti, a loro basta poco... pochi grammi! Per strada, il 14 febbraio, potresti incontrare anche gruppi di coppie che, per sfuggire alla noia perché tremendamente stanchi l'uno dell'altra, chiamano in causa i tempi di crisi: "Raga, ma che dite se ce ne andiamo tutti a farci un giropizza? Almeno risparmiamo, di sti tempi...”, più che giropizza lo chiamerei girofrittata, ma contenti voi... Ci sono poi le coppie nerd o, meglio, non ci sono perchè è raro vederle in giro: saranno a casa a giocare a Risiko o a Magik. Coppie del genere le riconosci perchè lui propone: “Vieni che ti faccio vedere la mia collezione di carte...” e il problema è che veramente la porta in camera sua e le mostra la sua collazione, e lei se ne innamora perdutamente! Infine vedi le coppie perfette... ah no sono allucinazioni. Ci sono, però, quelle che sorridono, che da una nota musicale intonano la stessa canzone, quelle che ogni giorno si danno il buongiorno e non vanno a letto senza scambiarsi la buonanotte, quelle che ogni scusa è buona per vedersi, quelle che si stuzzicano perchè anche questo è amore, quelle che litigano solo per fare pace. Anche se quest'anno il 14 febbraio coinciderà con il sabato di carnevale, non indossate le maschere perchè l'importante non è che tipo di coppia voi siate o come festeggerete il vostro San Valentino: l'importante è che sia VOSTRO ma soprattutto straripante d'amore, temporaneo o eterno che sia. Ciò che conta è che sia vero.
Reggio Calabria: l'associazione Incontriamoci Sempre presenta il“Carnevale a quattro zampe”
“PRIMAVERA CITTADINA” Nell'inoltrata primavera cittadina, si ridestarono certe velleità da anni soggiacevano in cantina, a Maggio; credendosi già a Cinecittà. Mimica da baritoni e maglietta, registi occulti, lontani dai Fellini; procacciarono mediocrità in tutta fretta né soluzioni, né tempo per provini. Giammai copioni furono più fecondi, di trappole piuttosto che parole; memori di anni d'oro e abbondi, nidificando prove a chi li vuole. In loro, sta lo eseguir l'investimento con inconsapevolezza e senza borsa, così; sperando che quel paravento, procuri al solito film… tanta risorsa. Giuseppe Lupis
Caratterizzato da colori e schiamazzi, il carnevale è considerata la festa dell'allegria per eccellenza; uomini di ogni ceto sociale si recano a balli in maschera e sfilate variopinte, cercando di liberare la fantasia e di catturare un po' di felicità. Una festa, che più di ogni altra, è in grado di portarci indietro nel tempo, a quando eravamo bambini. Baldoria, coriandoli, musica e tante mascherine: questo è il carnevale, uno straordinario mix di energia ed euforia. Per questa occasione l'associazione culturale “Incontriamoci Sempre” di Reggio Calabria ha organizzato un carnevale fuori dal comune: domenica 15 febbraio in piazza stazione, ovvero nel quartiere di Santa Caterina, si svolgerà una festa un po' insolita in cui i protagonisti della giornata saranno i nostri “amici a quattro zampe” travestiti con costumi studiati apposta per loro. Del resto, la moda del travestimento per gli animali è ormai presente in molte zone del mondo, in particolare in Brasile, la patria del carnevale. Vi sarà una sfilata e tanti premi per le migliori mascherine, ma ci sono in programma anche altre iniziative come feste e sfilate per i bambini, gastronomia, esposizioni, degustazioni con il grifo. Questo progetto è stato pensato con lo scopo di ricreare quell'atmosfera di comunione ormai persa a causa dei nostri ritmi di vita frenetici. Ci ritroveremo sommersi dall'arte, attraverso le mostre, e dalla cultura che, insieme, faranno da cornice a questo giorno tanto atteso, in cui il divertimento è assicurato! Katia Candido
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L’esperto dott. Antonio Cassone
MEDICINA E SALUTE
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Tumori del cavo orale I tumori del cavo orale o della bocca si distinguono in benigni (papillomi, lipomi, angiomi) e maligni. Questi ultimi possono avere origine dai tessuti epiteliali (carcinomi) o non epiteliali (melanomi, sarcomi, tumori delle ghiandole salivari). Il carcinoma è di gran lunga la neoplasia maligna che più frequentemente si riscontra nel cavo orale e nelle labbra (90%) e colpisce più frequentemente il sesso maschile con un rapporto di 2:1. In Italia è, per la sua incidenza, al ventesimo posto tra tutte le neoplasie maligne e la stessa aumenta con l’avanzare dell’età. Tra i fattori di rischio per l’insorgenza del carcinoma del cavo orale vanno ricordati il fumo di sigarette, sigari e pipa, l’abuso di alcol, le infezioni da papilloma virus (HPV), i traumatismi cronici della mucosa orale causati da protesi mobili, denti acuminati o in preda a lesioni cariose e la familiarità. Il carcinoma può inoltre insorgere dalla trasformazione neoplastica di lesioni precancerose come la cheilite attinica (macchia rilevata a carico delle labbra, causata dall’esposizione ai raggi solari) la leucoplachia (lesione chiara più o meno rilevata) e la eritroplachia o eritroplasia (lesione rossa a più alto rischio
l Consigli
Drssa Anna Perri Dr Rocco Valeriano
La tiroidite di Hashimoto
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A cura di:
Drssa Anna Perri Dr Rocco Valeriano studioperrivaleriano@libero.it Specialisti in Endocrinologia Università degli Studi di Pisa Ricevono presso lo Studio Medico Polispecialistico Raymat Tel. 0964 416856
neoplastico). La prevenzione consiste nell’allontanamento di tutti i fattori di rischio e, ove ci fossero, nell’individuazione precoce con conseguente asportazione delle lesioni precancerose. La stragrande maggioranza dei carcinomi risulta, all’esame istologico, a cellule squamose o spino cellulare. Esso tipo di carcinoma presenta, a sua volta, frequenti varianti istologiche e morfologiche. Il più delle volte si presenta come ispessimento rosso o bian-
La tiroidite di Hashimoto, o tiroidite cronica autoimmune, è una malattia autoimmune nella quale il sistema immunitario (che normalmente protegge l'organismo a combattere le infezioni) produce sostanze denominate anticorpi che danneggiano la tiroide, rendendola incapace di produrre sufficienti quantità di ormoni tiroidei. La tiroidite di Hashimoto è la causa più comune di ipotiroidismo prevalentemente nel sesso femminile e in coloro che hanno familiarità per malattie autoimmuni. L'ipotiroidismo che ne consegue, quando non trattato, può condurre a complicanze anche severe (gozzo, problemi cardiaci, problemi psichici, coma mixedematoso, complicanze materno-fetali in corso di gravidanza). La diagnosi si basa sul riconoscimento dei sintomi riferiti al proprio medico. Gli esami di funzione tiroidea rivelano la presenza di ipotiroidismo, quando questo è presente, e di elevati valori degli anticorpi diretti contro la tiroide (anticorpi anti-tireoperossidasi e anti-tireoglobulina). Pur in presenza di anticorpi elevati, può non essere presente ipotiroidismo: in questo caso è generalmente indicato solo il controllo periodico della funzione tiroidea. In caso di ipotiroidismo, questo dovrà essere trattato per tutta la vita con la terapia sostitutiva con ormone tiroideo sintetico. In caso di gravidanza, indipendentemente se la gestante assuma o meno la terapia sostitutiva, è necessario monitorare periodicamente la funzione tiroidea al fine di evitare la comparsa di complicanze fetali/neonatali dovuti alla carenza ormonale, particolarmente nel primo trimestre di gravidanza.
co, con margini irregolari e con più o meno estese ulcerazioni. Determina frequentemente metastasi linfonodali, raramente metastasi a distanza. I sintomi e i segni del carcinoma in fase iniziale possono essere scarsi o assenti. Compare inizialmente un lieve bruciore o dolore soprattutto durante la masticazione. Il paziente avverte la presenza di un ispessimento o di un escrescenza con piccole ulcerazioni, che tendono a non guarire spontaneamente. Successivamente il dolore si intensifica, può comparire sanguinamento e più tardivamente otalgia, difficoltà alla deglutizione, alla fonazione e persino anche alla respirazione. L’infiltrazione delle strutture ossee può portare alla perdita dei denti. Nel 40% dei casi l’ingrossamento flogistico o metastatico dei linfonodi del collo è già presente al momento della diagnosi mentre le metastasi a distanza, soprattutto polmonari, sono tardive. Dinanzi al sospetto di una lesione neoplastica l’otorinolaringoiatra deve effettuare un prelievo bioptico, che permette attraverso l’esame istologico di fare diagnosi; quindi la TAC e/o la Risonanza Magnetica (RMN) con mezzo di contrasto consentono di stadiare la malattia, cioè di precisarne l’esten-
sione e il coinvolgimento linfonodale, mentre la PET consente l’individuazione di eventuali metastasi a distanza. In base alla stadiazione della malattia si effettua la scelta terapeutica più adatta seguendo dei protocolli internazionali. Negli stadi iniziali la prima scelta consiste nell’asportazione chirurgica del tumore, negli stadi più avanzati è possibile scegliere di praticare la radioterapia e la chemioterapia per ridurre la massa tumorale e poi, in caso di persistenza di malattia, intervenire chirurgicamente (terapia neoadiuvante) ovvero, ancora, di effettuare prima l’intervento chirurgico e poi utilizzare la radio e la chemioterapia come terapia adiuvante. L’intervento chirurgico prevede anche, ove necessario, lo svuotamento linfonodale e la ricostruzione con lembi liberi o peduncolati là dove si renda necessaria un’ampia demolizione. La prognosi del tumore del cavo orale e delle labbra è tanto più favorevole quanto più precoce è la diagnosi; così come ovviamente anche le conseguenze estetiche e funzionali dell’intervento chirurgico e della radio e chemioterapia sono tanto più sopportabili quanto prima ci si reca dal proprio medico o dallo specialista per una consulenza.
Il parere dell’angiologo
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Dott. Antonio Cassone Specialista in Otorinolaringoiatria Responsabile dell’Unità Operativa di Otorinolaringoiatria della Casa di Cura “Cappellani-Giomi”. Messina Responsabile del DS di Otorinolaringoiatria della Casa di Cura “Carmona”. Messina Riceve: Studio Raymat, Via Calvario 15 A Marina di Gioiosa Jonica Tel 0964 /416856; Via Riviera 13 Villa San Giovanni tel 0965/794842 339/1459340 Via Torrione 6 Reggio Calabria tel 0965/794842 – 339/1459340
Dr Vincenzo Carabetta
Focussulla Trombosi venosa profonda La trombosi venosa profonda si verifica quando un coagulo di sangue si forma all'interno delle vene profonde delle gambe, generalmente nelle vene del polpaccio e delle cosce; il coagulo si forma in seguito a circostanze anomale o quando vi è una rallentata circolazione sanguigna con stasi all'interno delle vene. Attraverso sostanze chimiche si attiva un anormale processo di coagulazione con la formazione del trombo. Se il vaso è piccolo esso può dissolversi spontaneamente; viceversa esso può crescere e bloccare il flusso sanguigno attraverso le vene. Ciò causa dolore e gonfiore alla gamba. I principali fattori di rischio sono il prolungato riposo a letto e immobilità, vene varicose, interventi chirurgici, traumi, l'uso di ormoni contenuti nelle pillole contraccettive o uti-
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Dr Vincenzo Carabetta , Resp- Struttura di Angiologia Medica del Presidio Ospedaliero di Locri Tel 0964 /399324 -389-4636108
lizzati per la terapia ormonale sostitutiva, la predisposizione genetica , obesità. I sintomi comuni sono dolore all'arto o stato di tensione, accompagnato da gonfiore al polpaccio o alla coscia, alterata colorazione cutanea. Le complicanze possono essere temibili in genere dovute alla frammentazione del trombo con formazione di emboli che possono essere trasportati dalla corrente sanguigna anche ai polmoni (embolia polmonare). La diagnosi deve essere tempestiva attraverso una visita specialistica angiologica, un esame ecocolor doppler accurato, accompagnato dal rilievo di alti valori di D dimero attraverso un prelievo ematico. Da qui il trattamento immediato con farmaci anticoagulanti, quali eparina e nuovi anticoagulanti orali e la prescrizione di calze a compressione adeguate.
RIVIERA
Pronti a vederla a Hollywood?
Alba sul mare. Chi tiene il mare, cantava il poeta, si acoorge di tutto quello che succede, ma in Calabria non basta, guardare l’alba sul mare non è sufficiente per sfuggire alla morsa dell’incoscienza, alla rabbia della volontà, alla passione di un individualismo sfrenato. Chi tiene il mare, sai, non tiene niente.
Una confessione vale più di mille parole
Seduto sulla maestosa poltrona pontificia, Don Pino Strangio confessa Franco Arcidiaco, accogliendo con amorevole comprensione l'onesto snocciolare di peccati del nostro. Tutte cose risolvibili con un Ave Maria, ma si ricordi, Arcidiaco, che l’assoluzione non è sempre così automatica!
Love is in the air Giovanni Calabrese e Giorgio Imperitura si legano in un abbraccio che potrebbe celare qualcosa in più della profonda stima e amicizia che provano l'uno per l'altro. Teneri sorrisi e sguardi ammiccanti annunciano che anche per loro sta arrivando il giorno più tenero dell'anno! Se son rose, fioriranno!
La sidernese Sara Alvaro in compagnia del celebre attore, comico e regista Ben Stiller, conosciuto per le sue simpatiche interpretazioni in film come Zoolander, Tutti pazzi per Mary, Ti presento i miei ecc. Che sia in cerca di una parte nel prossimo film dello statunitense?
Cure da giovani scout
A.A.A. cercasi disperatamente Qualcuno contatti Chi l’ha visto, perché di Mimmo Fimognari non abbiamo più notizie da un bel po’. Cominciamo a essere seriemente preoccupati per la sua salute... Mimmo, se ci sei batti un colpo!
#blob in love Si potrebbe spegnere anche il sole, tanto adesso ci sei tu ad illuminare le mie giornate e a risvegliare i miei sorrisi... Anche se siamo distanti e non a contatto ogni giorno, il mio pensiero è sempre rivolto a te...
#blob in love La dolcezza mi ha colto di sorpresa, diceva qualcosa nei suoi occhi... mi sento come baciata dalla sfortuna… Ho incontrato un ragazzo e non avevo parole. Quel ragazzo non avrei dovuto lasciarlo andare. Sta ancora ballando nella mia testa… Giù il tramonto, su le luci e tutto sembra come una città dei sogni, ma non so mai perché, ancora mi manchi.
La vocazione volontaristica degli scout perfettamente comunicata in una sola foto. Da sinistra a destra Gianni Ruso, Maurizio Cutugno, Renato Lizzi, Nanni Macrì, Mimmo Archinà, il compianto Mario Bonavita e Stefano Archinà si riuniscono attorno a Peppe Cherubino, sottoposto a delicatissime cure mediche.
I nostri Grandi nel momento del “bisogno” VUMBACA - BERLUSCONI
FUDA - VLADIMIR PUTIN
IMPERITURA - NETANYAHU
L AG A N A’ - M E R K E L
STRANGIO - M
SETTIMANALE
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#blob in love Tra un mese saranno 10 anni insieme. Grazie per avermi cresciuta come ho voluto io! E grazie per aver permesso, con il tuo sostegno, di percorrere al meglio la mia strada. Ti amo Erre!
Addio caro Pietro Operazione:checked!
Due eccellenze dal passato: Il compianto Raf Vallone, illustre conterraneo dalle molteplici qualità sportive e interpretative, è qui ritratto, in una foto che possiamo ormai considerare d'epoca, in compagnia del pittore Mimmo Savica, ideatore del premio Pericle e importante contribuente allo sviluppo culturale della nostra terra.
Eccellenze passate, presenti e future…
Jacopo Ritorto alza vittorioso il pollice dopo un'operazione andata decisamente bene. La degenza, purtroppo, non è ancora finita, ma già ricevere questa bella notizia ci fa tirare un sospiro di sollievo. Guarisci presto, Jacopo!!!
Eugenio, titolare del Bar Aquila, in compagnia del figlio e dell'unica Coppa Campioni conquistata dall'Inter nell'era moderna. Quante gioie di vita e dolori sportivi hanno dovuto sopportare i due da quel lontano 2010! Fortuna che nulla di tutto questo ha influito sulla qualità del servizio offerto!
Calcio & soppressata
Rosetta Femia avrà sudato sette camicie prima di riuscire a fare questa foto con l'ex calciatore Nicola Legrottaglie ma, per sua fortuna, ad aspettarla su set fotografico c'era anche un prelibato antipasto tipicamente calabrese, in grado di riempire anche gli stomaci più forti.
Un selfie “maggico”
MARIO DRAGHI
“trono”. L'idea ci è piaciuta così tanto che la Guggeri ci perdonerà se gliel'abbiamo copiata. Al posto del Berlusca abbiamo seduto l’imprenditore Michele Vumbaca possibile candidato a sindaco di Siderno, al
LANZETTA-REGINAELISABETTA
Un Muià sotto vetro L'attore Vincenzo Muià, altra eccellenza territoriale, esce dall'ombra apparendo sorridente oltre una porta a vetri. Qualcuno gli apra, per cortesia, benché ben coperto e costantemente sorridente, siamo sicuri che la sofferenza di quest'uomo sia infinita. Vorrete mica farlo morire di freddo in vetrina?
#blob in love Al mio miracolo termodinamico...
Altro che Francesco Totti! Il selfie di Pino Carella è indubbiamente più pittoresco di quello del capitano della “maggica”, tanto più che potrebbe essere uno degli ultimi. Eh sì. Dopo un incidente aereo in Colorado questa tecnica fotografica sta pian piano diventando illegale, se non tra le mura di casa!
L'artista sarda Cristina Guggeri ha realizzato una serie di opere dal titolo “The daily duty”, una trovata esilarante con fotomontaggi che vedono come protagonisti i maggiori leader mondiali seduti ognuno sul suo
Ciao Pietro, esploratore del mondo, grande lavoratore, che adesso come un uccello dorato voli libero nel cielo verso orizzonti nuovi ed infiniti...
Il nostro oggi sarà anche il nostro domani, i giorni si trasformeranno in mesi, i mesi in anni e gli anni in decadi. Saremo un puntino nell’eternità, ma trasformeremo quel puntino nella nostra eternità. Insieme, come abbiamo sempre fatto… Ti amo.
posto di Vladimir Putin il sicuro candidato a sindaco di Siderno Pietro Fuda, al posto di Netanyhau Giorgio Imperitura, al posto della Merkel Maria Grazia Laganà, al posto di Mario Draghi Giuseppe Strangio, al posto
VESTITO - DALAI LAMA
IRTO - BARAK OBAMA
della regina Elisabetta l'ex ministro Lanzetta, al posto del Dalai Lama, il sindaco Domenico Vestito, al posto di Barack Obama il consigliere regionale Nicola Irto, al posto del Papa il vescovo di Locri Francesco Oliva.
VESCOLO OLIVA - PAPA