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Controcopertina
Rosso, giallo, verde
DOMENICA 01 MARZO
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Il semaforodell’incrocio tra Corso Garibaldi e via della Conciliazione è andato in tilt qualche giorno fa e adesso cerca di curare la sua depressione a suon di Prozac e Xanax
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ara Direttrice, puoi dedicarmi un po' di spazio sul tuo giornale perché io possa raccontare la mia storia? Sono uno dei pochi semafori di Siderno, quello vicino al negozio di sexy toys (così nessuno si confonde) e da molti anni regolo il traffico in un incrocio piuttosto pesante. L'altro giorno, ché sarà una settimana fa, sono venuti dei signori a fare buche con il martello pneumatico, scavando lunghe trincee, che poi hanno riempito con degli strani tubi arancioni fosforescenti. Mi sembrava di stare a Milano! Dovevi vederli come si industriavano con quelle matasse di tubo color arancio, c'erano anche i segnali per strada e il traffico era tutto sballato. Dice che dentro ci va una fibra per far andare internet più veloce, boh? Ne parlavo giusto con una delle mie amiche buche, una delle più grosse di Siderno, una specie di voragine. Non ti ripeto quello che mi ha detto, perché altrimenti… Be', com'è, come non è, questi tizi sistemano i tubi, ricoprono le trincee con una polvere rossastra e se ne vanno. Io non so cosa mi hanno fatto, se mi hanno toccato qualcosa dentro, ma ti giuro, dopo tutti qui martellamenti non sono stato più bene. Mi sentivo il formicolio che mi saliva da sotto e mi arrivava in testa, non ci vedevo più e ho iniziato a sbattere i colori per cercare di mettere a fuoco. Non riuscivo a togliermi il giallo dalla testa, e il verde andava e veniva, il
SOS Siderno Ci scrive il semaforo tra via della Conciliazione e Corso Garibaldi rosso mi faceva venire le crisi convulsive. Ad un certo punto ho messo insieme tutti e tre i colori, con grande confusione per gli automobilisti, i quali mi hanno mandato qualche maledizione che non sto a ripeterti. Mi spiace solo che non c'è il bianco nella segnaletica di noi semafori, perché altrimenti avrei sfoggiato la bandiera italiana! Non so per quanto tempo ho retto, malandato in questo modo, impastricciando i colori. Poi è venuto qualcuno e ha avuto pietà di me e mi ha spento. È stato orribile, non mi hanno fatto neanche un po' di lidocaina, prima. Ora sono lampeggiante. Che disonore! Mi sento annullato, inutile, depresso. Sto prendendo il Prozac e lo Xanax, ma sento che non mi aiutano per niente! Per favore, glielo dici tu a quelli del Comune che un semaforo, se è messo a giallo lampeggiante, è come se non ci fosse? Difatti, mercoledì scorso, sotto i miei occhi si ‘mpittaru ben tre macchine, tre, tutte in una volta! Volevo svenire, mi sono sentito malissimo, ho preso doppia dose di Xanax e ho pianto tutta la notte, tanto che la gente attraversava la strada con gli ombrelli. Aiutami, Direttrice, fai qualcosa perché possa ritornare ad una vita normale e efficiente! Ti ringrazio in anticipo per tutto quello che potrai fare per me. Lo sconsolato semaforo dell'incrocio corso Garibaldi-via della Conciliazione
ATTUALITÀ
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Nascita e decadenza di un impero del crimine:
i Marando di Platì
C’
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Tutto ciò che offre Locri in inverno sono le partite della squadra di casa, momento di aggregazione di una tifoseria civile come poche. Eppure, qualcuno ha scambiato questi ragazzi per dei criminali...
GIUDIZIARIA
era una vola una famiglia che alla fine degli anni Ottanta parte da Platì, uno dei paesi più poveri d'Italia, per dirigersi in un paesino dell'hinterland di Torino per lavorare. A Platì, in quel lembo di Calabria desolata sotto l'Aspromonte, il patriarca era stato ucciso. I figli hanno cercato fortuna nel Nord Italia, portandosi dietro l'odio contro i rivali di un passato costellato di faide e delitti senza soluzione. Quella famiglia di Platì era composta da diversi figli maschi, tra cui il maggiore Francesco che aveva provato le patrie galere, così come Pasqualino che lo avrebbe superato in astuzia e capacità manageriale. Sono loro due i fratelli Marando che in pochi anni sapranno inventare un impero del crimine. Ne ha parlato un altro dei fratelli di Platì, quel Rocco Marando che al processo “Saggezza” non li ha mandati a dire a nessuno, parlando degli affari e dei collegamenti della sua famiglia con numerose persone appartenenti ad altre famiglie “blasonate”. Rocco Marando racconta dell'impero del quale aveva preso parte marginalmente, perché tagliato fuori dai fratelli maggiori, ma il legame di sangue non muore mai e il collaboratore di giustizia, che voleva ritrattare per ritornare con la moglie, ha detto tutto quello che sapeva ai magistrati della procura di Torino. Sapeva di omicidi, era a conoscenza degli affari di famiglia. “I miei fratelli lavoravano nel campo dei sequestri e del traffico di sostanze stupefacenti. Francesco aveva iniziato e Pasqualino aveva ingrandito gli affari”. Ma il profumo dei soldi facili avrebbe causato invidie anche in Piemonte, insanguinando alla fine degli anni Novanta, anche quel lembo di territorio che sembrava lontano dalle logiche delle faide calabresi. Si apre una faida tra i Marando e gli Stefanelli, implicati in un grosso traffico di droga. Le due famiglie, Marando e Stefanelli, si erano unite con un matrimonio, quello tra il boss Francesco Marando e Maria Stefanelli, che si erano fidanzati con una visita della donna all'uomo detenuto in carcere. Avevano suggellato un'alleanza tra chi trafficava droga in Piemonte e chi la trafficava in Liguria. Poi qualcosa si è rotto. Il patto viene meno e Marando, latitante, viene trovato morto il 3 maggio 1996 in un'auto bruciata a Chianocco. I fratelli della vittima, Pasquale, Rosario e Domenico, sospettano degli Stefanelli: sapevano che Francesco aveva dato loro una partita di droga che non era stata saldata. Organizzano un incontro nella villa di Domenico Marando a Volpiano con la scusa di proporre l'alleanza con un altro gruppo. In realtà gli Stefanelli e Mancuso vengono uccisi e i loro corpi scompaiono come nei più classici casi di lupara bianca. Romeo riesce a scappare, ma un anno dopo viene ammazzato a Rivalta, in un posto in cui era stato accompagnato dal pentito Rocco Varacalli. Rocco Marando racconterà che anche suo fratello Pasqualino sarà ucciso da un cognato, tale Trimboli, sempre per motivi legati ad interessi nel mondo degli stupefacenti. Pasqualino avrebbe tagliato fuori i propri cognati dagli affari e gli avrebbe tolto i profitti. Pasqualino aveva creato un impero. Miliardi di ex lire. Milioni di dollari statunitensi. Gli investigatori accusano anche un sacerdote che officiava in un paesino del torinese, conosciuto come “Padre Rambo” per la sua passione per le arti marziali, che avrebbe tenuto nella sua canonica dei monili d'oro nell'interesse dei Marando. Pasqualino sarebbe stato capace di commercializzare milioni di euro in cocaina, sedendosi a capo tavola davanti ai siciliani di Cosa Nostra. “Alla sua morte - racconta il fratello Rocco mio fratello Rosario ha chiamato me e l'altro nostro fratello Nicola che siamo scesi da Torino in Calabria. in una casa di Marina di Gioiosa Ionica abbiamo contato parte dei soldi liquidi proventi degli affari di Pasqualino, che si trovavano nascosti sotto un pavimento di un anziano padre di un nostro amico. Erano milioni di dollari, c'erano miliardi di lire. Quei soldi li hanno presi i nostri amici, quelli che ancora oggi figurano con il nome di Pasqualino”. Marando collabora e racconta che a Gioiosa Marina ci sarebbe un hotel costruito con i soldi della sua famiglia. Altro denaro, tanto tantissimo, sarebbe stato nascosto in dei bidoni di plastica poi sotterrati o cementati in una parte di chissà quale casa di un paesino della Locride. I Marando non ci sono più. L'impero è crollato. Rocco Marando vorrebbe tornare a Platì. Vorrebbe uccidere uno della famiglia dei Barbaro, nemici di sempre. Il sangue chiama sangue. Non sono bastati i miliardi per far cambiare il mondo agli occhi del collaboratore, neanche dopo tanti lutti e tragedie e un impero creato e perduto in venti anni.
DOMENICA 01 MARZO
FOTO DI REPERTORIO
Gli Ultras del Locri e le bestie di Feyenoord
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POSSIBILECHE GLIULTRASDEL LOCRIRICEVANO UNDASPO PERUNPO’ DI SCHIAMAZZI QUANDO NESSUNOHA PAGATOPERAVER MESSOROMAA FERROEFUOCO?
FOTO DI REPERTORIO
a città che offre l'estate più movimentata dell'intera Locride, d'inverno vive solo di calcio. Le partite casalinghe del Locri, che si svolgono a turni alterni allo stadio comunale, sono infatti l'unico svago offerto nella stagione umida. Nonostante gli amaranto militino in Promozione, il terzo campionato dilettantistico per importanza del calcio italiano, il Locri ha un tifo di categoria decisamente superiore, sempre pronto a supportare la squadra in ogni sua fatica. Nello specifico, gli Ultras del Locri sono un gruppo di ragazzi conosciuti in tutto il paese, lavoratori e, nella maggior parte dei casi, persino padri di famiglia. Non immaginate, dunque, giovani scapestrati dal passato torbido, che si divertono a intimidire le tifoserie avversarie e, ogni domenica, costringono i proprietari dei locali a ordinare della nuova mobilia e il sindaco a chiamare d'urgenza muratori, imbianchini o, peggio, restauratori d'opere d'arte secolari. Questi ragazzi assistono alle partite dalla squadra limitandosi a incitare i loro beniamini del pallone, si muovono autonomamente su tutto il territorio venendo ovunque elogiati
per il loro garbo e, in diverse occasioni, finiscono persino per l'offrire il bicchiere della staffa a sparuti gruppi di tifoserie avversarie. Risulterà difficile, insomma, vedere i nomi di questi ragazzi emergere agli onori della cronaca per aver creato disordini o essere stati attenzionati dalle forze dell'ordine. Eppure, negli ultimi mesi, durante le partite domenicali, Locri è andata blindandosi. Dopo un più massiccio dispiegamento di agenti su tutta l'area che circonda il campo sportivo in occasione delle partite, gli Ultras si sono visti chiudere senza motivo apparente il bar dove erano soliti incontrarsi al termine delle stesse e, spesso, sono stati richiamati prima ancora di poter urlare “Forza Amaranto!” Il più spontaneo movimento giovanile locrese, insomma, è stato inspiegabilmente preso di mira da una serie di provvedimenti che lascerebbero sconcertati anche se la tifoseria locale fosse la più barbara curva del campionato inglese. Possibile che ci sia qualche interesse a tarpare le ali a giovani responsabili, che vogliono semplicemente trascorrere qualche ora in compagnia, con la scusa che possano prendersi una sbronza che faccia loro perdere temporaneamente la lucidità? E, se anche fosse questo l'intento, non è venuto a nessuno in mente che potrebbero benissimo trovare un altro punto di ritrovo? La chiusura del bar e, persino, una non troppo chiara interdizione dagli stadi a un gruppo di tifosi rimbalzata, la scorsa settimana, su diverse testate giornalistiche locali, ha spinto gli Ultras del Locri a mettere in piedi una legittima protesta pacifica nel corso della partita contro il Marina di Gioiosa Jonica la scorsa domenica, consistente nella sospensione del tifo per i dieci minuti iniziali dell'incontro. Sembra lecito a questo punto domandarsi perché, con i numerosi problemi che affliggono Locri, ci sia tanto accanimento nei confronti di una tifoseria che non ha mai causato alcun tipo di disordine in questo campionato come in quelli trascorsi. Quali motivazioni hanno spinto le forze dell'ordine a impegnarsi così attivamente onde evitare che possa succedere qualcosa che non è mai nemmeno stato pensato da questi ragazzi? Tanta rigidità sarebbe forse giustificata solo se si temesse il ripetersi di fatti come quelli di Roma, ma Locri non è affatto la Capitale né tantomeno tra gli Ultras calabresi militano le bestie del Feyenoord. Umberto Landi
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COPERTINA
Corsie Mortali Jonio-Tirreno e Ospedale
Viaggio all'interno di due luoghi dove si entra da vivi e si esce da morti. E le istituzioni rimangono dolosamente apatiche di fronte alle tragedie.
Abbandono, buio e cadaveri.
Limina il festival dell'indifferenza “E
Lo stato in Calabria esiste solo per la 'ndrangheta, come se la 'ndrangheta lo affrancasse da tutti gli altri doveri, da lutti e condoglianze
quando attraversi il traforo della Limina che comprendi l'indifferenza delle istituzioni verso la vita delle persone. Alzi i finestrini, chiudi il bocchettone per il ricambio dell'aria e, quasi in apnea, provi a superare i tremilacinquecento metri più brutti d'Italia. Abbandono, muffe, gas di scarico e buio pesto comandano all'interno del luogo sconsacrato che collega la Piana di Gioia Tauro alla Locride. Entri e non sai se esci. Trecentomila abitanti, solo di questi due territori, rischiano la morte almeno tre volte l'anno. La scorsa settimana l'ennesimo morto. Dopo la strage di Novembre che ha registrato una delle tragedie del secolo all'altezza di Cinquefrondi, si pensava che qualcuno intervenisse per mettere in sicurezza i tantissimi punti mortali della Jonio Tirreno. Promesse e solidarietà hanno fatto, invece, da apripista a un'altra tragedia annunciata. Il becchino è tornato a lavoro dopo una breve pausa. E il becchino torna sempre dove non esiste nessuna forma di rispetto per i morti innocenti. Ogni volta la stessa cosa, la notizia agghiacciante è ormai settimanale: incidente sulla Limina. Lo stomaco si stringe, il cuore si ferma. Speri che il morto non lo conosci. Stavolta è toccato a un signore anziano, ma prima di lui, lì nella Limina, dove rivive Caronte, si è pagata tanta vita, giovane e matura. Famiglie intere. Ma nessuno interviene. Lo stato in Calabria esiste solo per la 'ndrangheta, come se la 'ndrangheta lo affrancasse da tutti gli altri doveri, da lutti e condoglianze. I suoi avamposti, specie in provincia di Reggio, vivono di sponsorizzazioni e comparaggi. Una rotonda qui, uno spartitraffico lì, un palazzetto dello sport, un gabbione di consolidamento, un teatro da consegnare, una buca da scavare e un'altra da riempire. Ruspe, motopale, camion che sciamano da tutte le parti, come
UNATRAGEDIA INFINITA
api della Tanzania, a vuoto, con fatture gonfiate, mazzette e salsicce nei cofani per funzionari e facilitatori. Il Corsecom nei giorni scorsi, attraverso un comunicato stampa, ha denunciato che «l'attuale sistema viario della galleria non risponde ai requisiti europei che prevedono che quando la stessa supera la lunghezza di un kilometro e 800 metri ci siano due "canne", una per ogni senso di marcia». È un miraggio, due canne per la gente della Locride e la Piana equivalgono a una suite per gli scimpanzé. Qui siamo subumani, e tali resteremo, per l'Europa e per la nazione a cui apparteniamo con status e complessi, entrambi d'inferiorità. Ma non solo lo Stato, l'Europa, la regione, la provincia. C'è un post di un utente di facebook il giorno dopo l'ultimo incidente mortale che diventa una testimonianza e sposta l'attenzione su quei guidatori senza scrupoli, quelli che sulle macchine si sentono fenomeni e che nessuno ferma: «Siccome muoiono già poche persone sulla strada Jonio-Tirreno, oggi due macchine blindate mi sorpassano nella galleria della Limina… grandi e bravi ottimo esempio». E i controlli e i tutor? Schegge nere continuano a increspare l'asfalto della Jonio-Tirreno, ombre di grossa cilindrata, fiorini, furgoni di rappresentanza, sfrecciano indisturbati, oltre ogni limite di velocità e buon senso. Distruggeranno la pace di altre famiglie, la loro vita. Quella strada va presidiata in tutte le ore. Ci sono bestie con lo sterzo in mano, il cellulare nell'altra, il piede destro a tavoletta sull'acceleratore, che si buttano a palla in discesa, lungo una strada nata vecchia già trenta anni fa. Intanto si appaltano nuove strade: pedemontane, tangenziali, si pagano progetti per altre superstrade che non si faranno mai. Jim Bruzzese
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Pronto Soccorso il punto di non ritorno
JACOPO GIUCA Le corsie pericolose della Locride non sono solo quelle asfaltate della Jonio-Tirreno, ma anche quelle dai colori tenui del Pronto Soccorso. Tra ascensori che precipitano, patologie non riconosciute immediatamente, tempi di attesa infiniti e l'inanellarsi di decessi assurdi, il quadro della sanità locridea assume contorni sconcertanti e non stupisce che lo stesso sindaco di Locri invochi la chiusura del nosocomio. Sarebbe troppo facile limitarsi a dare la colpa di tutta questa situazione ai medici incompetenti o alle macchine obsolete. Entrando al Pronto Soccorso si comprende subito che le cause di questa “tempesta perfetta” sono molteplici. In qualità di unico punto di accesso di tutta la Locride, il Pronto Soccorso di Locri accoglie circa 45.000 pazienti l'anno, trattando mediamente 123 casi al giorno in forte aumento durante l'estate e le festività. Questo numero impressionante, si badi bene, non tiene conto delle decine di extracomunitari non registrati bisognosi di cure ed è il risultato di accessi inappropriati dovuti al trattamento di pazienti che potrebbero rivolgersi alle guardie mediche o a medici curanti sempre più difficili da reperire. Il limitarsi a essere in servizio solo nelle ore ambulatoriali da parte di questi professionisti, infatti, spinge i pazienti a rivolgersi al Pronto Soccorso anche se questo dovrebbe essere esaustivo solo dei codici gialli e rossi, con conseguente congestione nel trattamento dei malati e allungamento dei tempi di attesa. Queste condizioni rendono il nostro territorio uno dei pochi in tutto il Paese ad avere un'assistenza domiciliare pari a zero, motivo per il quale, oltre a dover curare casi di reale infermità, ci si deve spesso occupare di persone affette da patologie croniche o anziani, per i quali sarebbero più indicate le cure di strutture adeguate, assenti in tutta la Provincia. Anche il reparto di oncologia non riesce a svolgere bene il proprio lavoro, in quanto il taglio dei posti letto obbliga i medici di reparto a effettuare solo day hospital, costringendo i casi più gravi a riversarsi al Pronto Soccorso. Ne deriva che il tasso di mortalità che si registra in quest'ala dell'ospedale schizza in aria proprio per la presenza di casi che non gli competono, mentre la possibilità di lavorare in un ambiente più sicuro e organizzato eviterebbe agli operatori stati di stress che li portano a scappare dinanzi a un turno in Pronto Soccorso come un delinquente farebbe dinanzi alle forze dell'ordine. Sono moltissimi, infatti, i dipendenti che si lamentano dello scarso numero di assistenti sanitari, resi meno efficienti da limitazioni funzionali o benefici amministrativi che non permettono loro di svolgere efficacemente il proprio lavoro o a coprire i turni di notte. OSS e personale OTA sono ugualmente latitanti e obbligano i medici a lasciare il loro lavoro di assistenza per spostare personalmente i
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pazienti da un reparto all'altro. L'accettazione, che permette l'assegnazione dei codici, funziona solo nelle ore diurne e, nonostante l'eliminazione del cartaceo, la registrazione dei pazienti da parte degli stessi medici costituisce una perdita di tempo grave anche se non si aggiungessero le trattative con gli altri reparti per garantire il corretto smistamento dei degenti. A tutto questo, si aggiunga la dismissione del posto di polizia, che impedisce all'unico vigilante presente in reparto di agire tempestivamente contro parenti esasperati che troppo
Il Pronto Soccorso di Locri è stato definito “macchina della morte”ma è la situazione complessiva della sanità del comprensorio a chiamare a gran voce l'oscura mietitrice, che falcia le sue anime in ospedale solo perché quello era l'ultimo di una lunga serie di posti sbagliati in cui trovarsi.
spesso perdono la lucidità finendo con il minacciare medici e inservienti. Quanto ancora dovrà succedere prima che vengano presi provvedimenti in grado di cambiare tutti gli ingranaggi difettosi di questa grande macchina? Abbiamo appena messo in evidenza che le morti recenti e gli incidenti occorsi in reparto non sono esclusiva responsabilità dell'ospedale. Perché è così difficile venire in soccorso della struttura non solo cambiando, ancora una volta poco efficacemente, la sua gestione, ma rivedendo completamente il mondo della sanità della Locride?
Passaporto per l’inferno ILARIO AMMENDOLIA
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medici del pronto soccorso di Locri lavorano in prima linea. Lo Stato li ignora! Da quanto ne so l'unica loro tutela è una guardia giurata e, forse, solo di notte. Se ponessimo la domanda al questore o al ministro dell'interno la risposta sarà “mancano le risorse e mancano gli uomini”. D'accordo! Però come la mettiamo con le tante scorte inutili attribuite a una turba infinita di “autorità”? C'è una bella differenza! I medici del pronto soccorso devono svolgere il loro lavoro e sono impegnati quotidianamente nel tentativo di salvare la vita degli altri. Il “pericolo” non dovrebbe essere il loro mestiere, eppure nella Locride sono stati uccisi molti più medici ospedalieri rispetto alle categorie scortate 24 ore su 24. Ovviamente siamo arcicontenti per coloro che sono opportunamente tutelati (non per quanti utilizzano la scorta come status symbol) ma vorremmo che la legge fosse uguale per tutti, almeno in questo campo. Il pronto soccorso deve essere assolutamente rafforzato dal punto di vista qualitativo e quantitativo perché in queste condizioni rappresenta la porta da cui si accede all'inferno ospedaliero. Una struttura devastata da trenta anni di degrado. La sanità della Locride è regredita avviandosi a passi lesti verso la catastrofe. Dove un tempo esistevano ottimi reparti, e dignitosi prèsidi oggi c'è il nulla cosicché più che di “riforme” dovremmo parlare di colpi di piccone che hanno demolito quel poco che esisteva senza incontrare resistenza. Ovviamente la sanità nella Locride non coincide con l'ospedale, ma l'intero territorio dovrebbe essere coperto e tutelato. La specialistica è stata pensata per rappresentare l'indispensabile filtro tra territorio e ospedale che oggi non è.
Mancano strutture, strumenti e, in qualche caso, manca anche la volontà. Qualche anno fa da uno studio sul settore è emerso che alcuni specialisti facevano non più di tre visite in un anno. Esistono sprechi enormi, locali non utilizzati, fondi mai spesi, fitti pagati profumatamente. Solo su alcune persone di grande volontà e professionalità grava un peso enorme a cui corrisponde tanta irrazionalità, costanti profitti, diffusi imboscamenti e seri disimpegni. Il risultato è che con una spesa pro capite a livello europeo abbiamo una sanità da terzo mondo. Il governo regionale si giocherà la faccia su questo terreno e non è buon inizio la lentezza dei primi tre mesi di governo regionale. Nei prossimi giorni il presidente Oliverio sarà nella Locride, si ha il dovere politico e morale di non trasformare gli incontri in lamentose nenie. Poche proposte a cui devono corrispondere precisi impegni a scadenze precise. La Locride dovrà dimostrare di avere una classe dirigente degna di questo nome. Si eviti di trasformare gli incontri in un palcoscenico dove ognuno vuole segnalare la propria presenza. E nel caso in cui non si avranno serie risposte, si pensi a adeguate iniziative di lotta compresa una azione di “class action “ di massa. Ci sono le persone capaci di fare una sintesi estrema delle priorità? Lo si deve dimostrare da qui all'incontro pubblico con il presidente Oliverio. I sindaci della Locride, nel 2011 avevano espresso il presidente dell'assemblea dell'azienda sanitaria poi decaduto, tuttavia in questi due anni avrebbero potuto utilizzare lo strumento assembleare per chiedere precisi impegni o per trasformare l'assemblea aziendale in un campo di battaglia, ovviamente con gli strumenti della democrazia e della civiltà. È un male che non l'abbiano fatto. Non so se c'è tempo per rimediare ma non è più il momento di inutili ciarle.
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PRIMO PIANO
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Forza Italia sembrava definitivamente morta, ma la fermezza diVitale dimostra che il centrodestra ha grandi progettiper il futuro di Siderno.
Michelangelo
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Pensavo che Caruso fosse la migliore figura per il centrodestra ma, nel susseguirsi degli incontri interpertitici non ci sono stati pareri troppo favorevoli nei suoi confronti, per questo ci siamo concentrati subito su altro.
Vitale
“La Fragomeni e il Pd hanno impedito a Siderno di cambiare passo” JACOPO GIUCA
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ensavamo che Forza Italia sembrava non avesse più i numeri per guidare una coalizione di centrodestra come aveva fatto per anni. Questa argomentazione, valida soprattutto a livello regionale, viste le difficoltà a trovare un candidato che potesse efficacemente contrapporsi a Fuda durante l’imminente competizione elettorale per Siderno, si rispecchiava ampiamente anche sul panorama politico locale. Eppure Michelangelo Vitale ci ha dimostrato che, nonostante la destra resti blindata sul suo candidato a sindaco, Forza Italia è forte e determinata pro-
prio come lui. State ragionando su due liste. Potrete offrire la stessa capacità progettuale di Fuda e delle liste che lo appoggeranno? Sicuramente sì, anche perché l’atteggiamento della Fragomeni, che ha impedito di andare alle elezioni con due sole liste, lascia supporre che non ci sarà un vero cambio di passo, per Siderno. C’è però un elemento positivo della sinistra che si sta presentando alle elezioni? Se la sinistra locale ragionerà come quella nazionale credo proprio no. Sia il governo Renzi che quello Oliverio, per ciò che riguarda la nostra Regione, sono forti solo di una buona comunicazione e dei compromessi con la destra. Benché Fuda abbia capacità e conoscenze innegabili, non è stato mai in grado di sfrut-
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“L’inizialeaspirazionecivicadi Fudadimostral’inefficenza deipartiti.Purtroppo,però,la candturadelsenatoreè statapoiconfiscatadaun dinosaurodellapolitica comePanetta”
tarle se non nel periodo in cui ha militato nel centrodestra. Come potrà guidare efficacemente la città se continuerà a non avere una meta politica definita e pretenderà di concentrarsi su progetti più grandi di quelli che riguardano la politica locale? Il fattore Giuseppe Caruso ha creato confusione o è servito da stimolo per realizzare la vostra lista? Pensavo che Caruso fosse la migliore figura per il centrodestra ma, nel susseguirsi degli incontri interpertitici non ci sono stati pareri troppo favorevoli nei suoi confronti, per questo ci siamo concentrati subito su altro. Caruso parla di “antipolitica” e intende agire fuori dai partiti. La scelta di guidare una lista civica potrebbe risultare vincente? I partiti, negli ultimi anni, non hanno brillato né a destra né a sinistra e la candidatura di Fuda lo dimostra, considerato che è stata sollecitata da un gruppo di cittadini di differenti appartenenze politiche. Quando accanto a Fuda, però, si sono presentati i vertici di Sel, la natura fino a quel momento super partes della candidatura è andata dissolvendosi. La presenza di un dinosauro della sinistra come Panetta ha dimostrato che l’esperienza di Fuda è stata “confiscata” dalla sinistra, che l’ha fatta forzatamente propria sapendo che avrebbe raccolto consensi da tutte le parti. Considerato l’alto numero di persone scontente della politica di partito, la lista civica, dunque, potrebbe pagare piuttosto bene. Questo sistema elettorale sembra aver danneggiato principalmente Riccardo Ritorto. Come mai? Ritorto è rimasto nell’ombra solo per questioni personali, ma vi posso assicurare che sta continuando ad agire nell’interesse del partito. Quali sono le vostre priorità programmatiche e progettuali per far rinascere questo paese? È imperativo rivedere la macchina del comune, che ha carenze impressionanti. Inoltre, credo che sia necessario riqualificare il lungomare agendo innanzitutto sui suoi poli fermi da decine di anni: l’albergo, il pastificio Cataldo, l’ex area Matarazzi e l’ex macello. Riappropriandosi di quelle aree e organizzando eventi che rianimino le estati sinderesi come Roccella ha fatto con il Festival del Jazz, potremo trovare i fondi per sistemare anche la strada. Dimostriamo di avere grandi ambizioni.
Agnana Calabra e l'inconfessabile mistero sui tributi locali
Ha deciso di andare fino in fondo Giuseppe Lupis, Capogruppo della lista “Patti Chiari” e consigliere di minoranza presso il comune di Agnana. È intenzionato a scoprire le ragioni per cui il sindaco di Agnana, Caterina Furfaro, si rifiuti categoricamente di accordargli il permesso di
accedere al protocollo informatico del comune e in particolare al data base elettronico dei tributi locali. Giuseppe Lupis ha chiesto il rilascio delle chiavi d'accesso il 30 giugno 2014 senza ricevere risposta. Ci riprova il 7 luglio e poi ancora l'8 agosto. Il 17 settembre invia la sua richiesta
Il consigliere di minoranza Giuseppe Lupis accusa il sindaco di Agnana di omissione di atti di ufficio e la denuncia al tribunale di Locri
non solo al sindaco di Agnana ma anche alla Prefettura di Reggio Calabria, alla Procura della Repubblica e alla Stazione dei Carabinieri di Agnana Calabra. Dopo aver sentito il parere di un legale di fiducia, Lupis presenta una nuova istanza al sindaco, in cui viene posta in rilievo l'obbligatorietà da parte dell'amministrazione comunale di consentire l'accesso ai documenti amministrativi e questo ai sensi della legge 241/90 e dell'art-43 D.Lgs. 267/2000. Finalmente il 20 novembre Lupis riceve una risposta da parte della Furfaro, la quale sostiene che “i soggetti deputati a rilasciare documenti o per l'accesso agli atti sono i Responsabili degli uffici competenti che formano e detengono l'atto amministrativo: il Sindaco non ha nessuna competenza”. Insomma, a quanto pare, Lupis ha sbagliato destinatario. Inoltre, Caterina Furfaro aggiunge che “si ritiene non sia tra le facoltà dei Consiglieri comunali
accedere al software in disponibilità dell'Ente”. Poi precisa, però - e questo stride fortemente con quanto appena affermato - che a Lupis è permesso di visionare i documenti cartacei relativi alle informazioni contenute nel date base elettronico dei tributi locali così come quelli relativi alle informazioni contenute nel protocollo informatico. Ma Lupis non si fida in quanto, a suo parere, il cartaceo potrebbe essere facilmente manomesso e riportare informazioni non veritiere. È per questo che lo scorso 24 febbraio Giuseppe Lupis si è rivolto al Tribunale di Locri promuovendo un'azione penale nei confronti del sindaco di Agnana, accusandola di presunta omissione di atti di ufficio (art.328 c.p.). Sarà, perciò, il Tribunale a decidere se, come sostenuto da Lupis, “l'atteggiamento del sindaco nasconda interessi diversi da quelli del buon andamento e dell'imparzialità”.
RIVIERA
AGRINSIEME: Gli agricoltori reggini contro l’imu “Non vogliamo morire di IMU”. È questo lo slogan con cui gli agricoltori reggini hanno sintetizzato la loro rabbia per una tassazione che rischia di affossare un settore in profonda crisi. All'importante manifestazione di protesta contro IMU Agricola, Consorzi di Bonifica, Arcea e PSR svoltasi lo scorso giovedì, hanno partecipato numerosi amministratori comunali rappresentanti dal delegato dell'ANCI Michele Drosi il quale ha chiesto al Presidente della Regione Oliverio di intervenire presso il Governo per correggere il grave errore commesso sull'IMU agricola, una tassa che dimostra la sordità del Governo dinanzi alle richieste dell'agricoltura.
LA SETTIMANA GIOIA TAURO
Il molo della
cocaina
È stato ammesso il finanziamento a Locride in Rete: Loiero pensa già al futuro primo grande successo lo avevamo registrato con l’ultimo numero dello scorso anno, quando Vincenzo Loiero aveva dimostrato tutta la sua soddisfazione sventolando le carte che testimoniavano il finanziamento di 1.347.500 euro a favore del consorzio Locride Ambiente, di cui è presidente. Già nell’intervista rilasciata allora, inoltre, ci era stata anticipata l’intenzione di accostare al consorzio il progetto Locride in Rete, un portale online che avesse l’intento di proporre alla Regione Calabria una campagna di marketing a vantaggio della nostra area territoriale, con la produzione di materiale informativo e pubblicitario relativo ai nostri prodotti tipici, promossi attraverso un valido servizio fotografico, un video promozionale e l’impiego di un gruppo di esperti intento a lavorare in
Il
loco. Ebbene, il finanziamento utile a far partire quel progetto è finalmente arrivato e ammonta a 100.000 euro che verranno completamente investiti nella produzione del portale e del materiale informativo. Ma non finisce qui: Loiero, infatti, sta già organizzando un grosso convegno sull’ambiente che avrà luogo i primi giorni di Aprile con l’intento di presentare le caratteristiche del progetto Locride in Rete e i frutti degli sforzi di Locride Ambiente al Presidente della Regione Mario Oliverio. La speranza è, ovviamente, quella di ricevere il bene placido dell’amministrazione e poter cominciare a pianificare l’unione delle forze con altri progetti che mirino al miglioramento del territorio. J. G.
La relazione della Dna per il 2014, tenuta dal procuratore nazionale Franco Roberti martedì 24 febbraio, ha evidenziato che la 'ndrangheta continua a essere la più pericolosa associazione mafiosa del mondo. Uno dei suoi poli operativi più importanti, purtroppo, è il Porto di Gioia Tauro, vero e proprio crocevia di affari internazionali legati alla droga. Nel corso del 2014, infatti, la metà dei 3700 kg di cocaina sequestrati in tutto il Paese, è stata intercettata allo scalo commerciale calabrese.
Uno sgarbo La Calabria si candida a essere la prima regione a banda ultralarga che mette a rischio gli onesti
«Tutti i comuni saranno connessi con la banda ultralarga entro il 2016». Con queste parole il presidente della Regione Mario Oliverio ha aperto l'incontro Calabria Digitale, lunedì scorso. Questa affermazione nasconde l'intento preciso di rendere la sua Calabria la prima ad attuare le linee del Piano di crescita digitale del Paese. Banda ultralarga significa connessione a fibra ottica a 100 Mb/s per tutti i paesi della Regione, un ottimo biglietto da visita per presentarsi preparati al futuro. alvatore Scali, umile cittadino di Roccella Jonica, è venuto in redazione a esprimere tutto il suo sdegno relativo al comportamento tenuto dalle forze dell'ordine nei confronti del padre Vincenzo, ultracentenario. Residente in via Enrico Fermi, il povero anziano è costretto da tempo a fare la massima attenzione ogni volta che esce di casa, in quanto un gruppo di siepi impedisce il transito sul marciapiede costringendo i pedoni a riversarsi sulla carreggiata dove passano le autovetture. Alla richiesta dell'anziano signore a un agente municipale di chiamare chi di competenza per potare gli arbusti e consentire il passaggio, gli è stato però risposto in modo assai sgarbato e, a oggi, nessun provvedimento è stato preso dagli addetti. Possibile che una persona rispettabile, giunta a un'età così avanzata, debba vedere per un motivo così banale la propria vita messa in pericolo ogni volta che esce di casa per l'insensibilità di pochi e la mancanza di provvedimenti da parte dell'amministrazione?
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REGIME DEI MINIMI: un passo in avanti per combattere la disoccupazione a Legge di Stabilità è entrata in vigore a partire dal primo gennaio 2015. Molte sono le novità. Alcune di queste riguardano da vicino i contribuenti con partita iva che svolgono attività libero professionali o attività artigianali commerciale come ditta individuale. Sto parlando del nuovo regime agevolato che a partire dal primo gennaio 2015 ha sostituito il regime delle nuove attività produttive, che prevede un’imposta sostitutiva al reddito del 10%, e quello del regime dei minimi che prevede un’imposta sostitutiva all’irpef del 5 %. I titolari di partita iva che si trovano in quest'ultimo potranno rimanervi per il periodo che residua al completamento del quinquennio agevolato e comunque fino al compimento del trentacinquesimo anno d’età, sempre che vengano rispettati i requisiti di fatturato, ovvero, massimo 30.000,00 annuali, assenza di dipendenti, acquisto di beni strumentali per un valore non superiore a Euro 15.000,00 nell’arco dei tre anni precedenti. Quindi, un grande passo in avanti per l'economia del nostro paese e un grande passo in avanti per noi della Locride, per tutti coloro che vogliono avviare un' impresa in modo autonomo e soprattutto per i giovani che, guardando in avanti potranno finalmente realizzare i propri sogni. C.K
POLAROID
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PRESIDENZA CONSIGLIO REGIONALE DELLA CALABRIA La Conferenza dei Capigruppo al lavoro. Da sinistra: Arruzzolo (Ncd), Giudiceandrea (Dp), Sculco (Calabria in rete), il presidente Scalzo, Greco (Oliverio presidente), Nucera (La Sinistra), Romeo (Pd), Cannizzaro (Cdl) e Nicolò (Fi).
Sit-in per la ZES
SETTIMANALE
Si è svolto martedì un sit-in promosso dal Senatore Antonio Caridi, membro del gruppo Grandi Autonomie e libertà, per chiedere subito l'istituzione della ZES nel porto di Gioia Tauro. Alla manifestazione hanno partecipato tanti sindaci della Locride e amministratori stanchi delle promesse spot del Presidente del Consiglio Renzi, che sta mostrando poco interesse nei confronti della Calabria. «Oggi, - ha detto Caridi - vogliamo lanciare un messaggio al premier: bisogna rilanciare subito la Calabria!»
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INTERVISTA IMMAGINARIA al Responsabile della cura del Verde Pubblico di Siderno
Perfortuna,purtroppononesisto
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uongiorno e grazie per il suo tempo. Spieghiamo subito ai lettori che lei in realtà è una figura immaginaria creata dalla burocrazia. - No, macché, bella, non sono immaginario: io non esisto
proprio! - Ah… un po' come il “cavaliere” di Calvino? E come si sente a non esistere, non le dà un po' fastidio, soprattutto nei rapporti con gli altri? - No per niente, io sto benissimo come un pulcino nel nido. Vedi, bella, quando al comune succede qualche casino, tipo che qualcuno si lamenta che hanno capitozzato gli alberi, magari secolari, tirano in ballo me, mi danno tutte le colpe, dicono che “mi parleranno” per risolvere la situazione. Ma siccome io non esisto e non sono mai esistito, non ho nessun problema: non posso essere denunciato né scocciato. Non ho un telefono, un indirizzo mail: nessuno
può venire a casa mia a bussarmi alla porta. Capisci il vantaggio? Pensa che a volte a quei creduloni, gli dicono di “scrivermi una relazione ufficiale”. Un paio di fessi l'hanno anche fatto… - Ma mi scusi, non le sembra un po' scorretto da parte sua non esistere e far circolare la voce contraria? - Epperché? Se non esito non c'ho problemi, bella. Ma ti pare che se esistessi veramente potrei andare in giro per Siderno senza rischiare una sassata o qualche cinque lire da un paio di questi maniaci ecologisti estremisti, ché manco l'ISIS e i vegani? - Beh, non mi paiono paragoni calzanti: è solo gente che ci tiene alla Natura, non crede? - No che non credo, cara. Se penserebbero che la Natura… - …pensassero… - … a cosa? - No, dico, si dice “pensassero”. - Ho capito, ma a cosa? - Non lo so, stava parlando lei. - A che deve pensare questa gente, solo a rompere le palle! Meno male che non esisto, e siccome non ho un corpo, non ho neanche le palle. - Ah, vabbé, se lo dice lei.
L’ANGOLO DI PARRELLO
Caro Peppe Scarfo' a Regione Calabria ha recentemente emesso un bando avente a oggetto il finanziamento di un settore molto delicato per quanto riguarda lo sviluppo del tessuto economico e sociale di un comprensorio vasto come quello di Siderno: l'edilizia scolastica. L'opportunità non è passata inosservata agli occhi della politica sidernese, in particolare del PD, partito che ha emesso una nota nella quale i commissari vengono esortati a partecipare a questo bando, il quale considerata la massa della popolazione della città, di ben 10 mila abitanti, potrebbe addirittura compor-
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ono un semplice credente che la Domenica va a messa, a cercare conforto nella parola del Vangelo. Dico alla Tua Mamma, ai tuoi familiari, ai parenti e agli amici, che solo immersi nella fede troviamo forse consolazione per cercare di accettare quegli incomprensibili risvolti che a volte la vita ci riserva. Tutto il resto è luce fioca, priva di qualsiasi significato e valore. Ho espresso il mio pensiero, offuscato dal dispiacere. Franco Parrello
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Edilizia scolastica a Siderno: è ora di investire tare l'invio di ben tre domande. È un'occasione da sfruttare, in considerazione anche dei 40 milioni di euro stanziati dalla Regione in tre anni per l'adeguamento e la messa in sicurezza degli edifici scolastici. Il bando, inoltre, consente ai Comuni e alle Province che presenteranno domanda entro
il 12 marzo di adeguare gli edifici scolastici, potenziandone il patrimonio edilizio in un'ottica, sempre più stringente in considerazione della tragica cronaca recente, di sicurezza antisismico, efficienza energetica e tecnologia. Il bando recita poi che “sono ammissibili gli interventi di nuova costruzione in sostituzione di quelli esistenti e di demolizione e ricostruzione, anche in sito diverso, purché opportunamente motivati dal punto di vista tecnico ed economico.” Siderno, dunque, attende. E non potrebbe essere altrimenti, considerata l'enorme potenzialità di questa opportunità. Si parla, infatti, di un investimento a lungo termine, non solo sulla mera qualità estetica e strutturale degli edifici, ma anche sulla qualità dell'insegnamento stesso, del rendimento scolastico, una grande estensione del diritto allo studio costituzionalmente sancito. E in una situazione di crisi economica come quella vissuta da Siderno di questi tempi, la creazione di nuovi posti di lavoro non può che far bene. Antonio Cormaci
L’eterno nella lingua, nei dialetti? Cummari i undi veniti a st’ura U suli mina nta testa Non è tantu bona sta calura Gliammunti ficiuru na festa Sapiti mi vinni a stancatura Mi ricògghiu cu voli resta.
La parola tratta da quegli sterminati oblii che sono i dizionari è ricogliere (mi ricogghiu). Il lemma è registrato, ma il termine “ritirarsi” come lo intende a cummari che torna dalla festa sotto il sole che mina nta testa, è stato spogliato, u tempu u spogghiau, delle vestigia di tutti, uomini e donne, che secoli fa lo usavano correntemente con quel significato. È stato esiliato in quella terra di nessuno che sono gli arcaismi. Non nel nostro dialetto. Esso sopravvive e sembra prendersi gioco dei secoli, dell’evoluzione della lingua, quantu voti u Burraccia u dicia, lui e gli altri che se ne sono andati… aundi si stanno ricogghiendu mo’… che poi altro significato della parola è radunarsi, riunirsi. Dove si stanno riunendo ora quelli che non ci sono più? Francesco Marra
In ricordo di Cosimo Sgambelluri
Caro Papà, il destino un giorno ha scelto di portarti via da noi. Te ne sei andato in un attimo senza lasciare il tempo di capire, lasciando in noi un vuoto immenso, un dolore profondo e una grande nostalgia. Hai dato tutto per noi senza pretendere nulla in cambio, ci hai dato un'educazione, dei valori e degli insegnamenti che ci guidano nella vita. Ci hai insegnato ad essere uniti e a donare agli altri il nostro amore, ci hai insegnato anche ad affrontare con decisione le ingiustizie, battendoci con forza e determinazione. Sapere che tu avresti voluto tutti i tuoi figli vicino in quei momenti della malattia mi fa tanta rabbia, mi dispiace che l'unico assente sia stato io perchè non mi è stato concesso data la situazione in cui mi trovo. Avrei tanto voluto anche per un istante tenerti la mano, farti una carezza e abbracciarti per l'ultima volta come ha fatto con tanto amore tutta la nostra famiglia ma non è stato possibile... Allora voglio lanciare un appello di un figlio ferito affinchè non succedano più queste situazioni. Autorizzate un figlio detenuto ad abbracciare per l'ultima volta un genitore in punto di morte, sarebbe un addio meno doloroso per tutti. Ciao Papà, con tanto amore tuo figlio Peppe
GERENZA
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Un romanzo di Cosimo Armando Figliomeni
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CAPITOLO SESTO
RISPETTA TUO PADRE (ovvero GUARDATEMI LE SPALLE)
Il primo nemico del Sud e‘a Pidula
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Così Gigi, una sera si sorprese a pensare. Chiamò Vanù e se la sedette accanto. «Amara certezza, triste verità!» Le disse. Anche Garibaldi si servì dei picciotti. A Calatafimi vinsero loro sebbene poco e male equipaggiati. Fucili d’ultima generazione rimasero custoditi, nascosti nelle polveriere piemontesi su ordine di Cavour. Cionondimeno, sconfissero il Gen. Landi, borbonico, forte di tremila uomini con soli ferri vecchi e alla baionetta. Era il 15 maggio del 1860. Forse bisognerebbe partire da qui per capire, interpretare meglio la storia del Sud. La storia si ripeté con lo sbarco degli Alleati al suono della trinca, la tipica chitarretta siciliana e dei cianci anelli di colorati carrettini. A proposito, ancora Gigi conservava il grido del bando dei pescivendoli a bordo degli stessi carrettini lungo le strade di Messina quando frequentava l’Università: “Costardelli… costaaardeeelli!” E quanti calabresi al seguito degli alleati? Tanti! Eclatante la storia di Stefano Speranza il quale nel 1923 fu accusato dell’omicidio di due fratelli di Bruzzano Zeffirio. Braccato dalle guardie del Re, riparò prima in Francia e poi negli Stati Uniti. Colà si guadagnò la protezione di Al Capone il quale, tra l’altro, gli fece cambiar nome. Infatti, d’allora si fece chiamare Pietro Brancati. Nel 1943, partendo dal Canada, confuso alle truppe degli Alleati, sbarcò in Sicilia per poi attraversare lo Stretto verso il suo paese d’origine. Pietro Brancati, oltreoceano, figurava essere un ricco possidente mentre in Calabria Stefano Speranza era un povero cristo. Sorgeva così il problema di legittimare l’immenso patrimonio accumulato in America, ma, nelle more di carte e documenti da produrre ed esibire negli uffici del Consolato, un giorno abbandonò la vita terrena durante la quale si vantava di avere contribuito anch’egli alla Liberazione di questa bella e civile Nazione. Un merito di cui si appropriarono, peraltro, molte altre persone allorché si videro nominati improvvisamente sindaci di paesi e città.
Prima di sé stesso, il Sud, durante il Risorgimento, ebbe un acerrimo e “ignorante” nemico: Camillo Benso Conte di Cavour. Era Presidente del Consiglio al Parlamento francesizzante di Torino allorquando dimostrò, appunto, tutta la sua ignoranza e l’acredine nel trattare la questione “dei Mille” di Garibaldi. In Toscana, dove s’era recato per la prima volta, e che per lui costituiva il Sud, dichiarò di “non conoscere ancora gli italiani” e in Sicilia credeva che si parlasse l’Arabo. «In verità, conosco cento volte meglio l’Inghilterra che l’Italia!» Questa fu la dichiarazione ufficiale durante una seduta parlamentare. Uno dei suoi accoliti, forse il peggior coadiutore che avesse, era, guarda caso, Giuseppe La Farina. Siciliano di Messina, avvocato. “Uomo arrogante, rozzo e fanatico” (così lo definì Denis Mark Smith nel suo libro: Cavour, il grande tessitore dell’unità d’Italia). Ma, perché allora il Grande Dizionario Enciclopedico dell’Utet lo definisce e l’osanna? «Che discrasia! Mi rifiuto di pensare che anche quest’opera fondamentale dello scibile italiano sia da considerare filopiemontese. Non oso!» diceva a Vanù. Sta di fatto, però, che i siciliani, nel luglio del 1860, lo cacciarono dalla Sicilia. Anzi, in verità fu il Garibaldi personalmente. «Purtroppo, mia cara, la Storia è sempre scritta da una sola penna: quella del vincitore! «Ma quale Unità?!» Gigi concludeva, certe sere al caminetto in compagnia di Vanù, «Quale Unità?» L’Italia è stata “appuntata” con gli spilli, solo appuntata, ed è ancora così a distanza di secoli. Aveva ragione Mazzini, dal suo rifugio londinese ancorché fosse considerato uno “scervellato” destinato fatalmente a fallire in ogni sua impresa. Egli sapeva che per unificare l’Italia bisognava partire proprio da qui, dalla Sicilia con una rivoluzione, sì contro i Borboni, ma anche contro un sistema che ancora perdura. Lo stesso Vittorio Emanuele II, il Re, ne conveniva tanto che un giorno ebbe a dichiarare che era pronto a lasciare il trono
A‘PIDULA per divenire semplice cittadino se un accordo coi Repubblicani di Mazzini avesse portato all’agognata Unità dell’Italia. “Quindi - pensava Gigi - gli scervellati erano due: Mazzini e il Re”. Dall’atra sponda Mazzini mandava a dire, nel marzo del 1860, che avrebbe accettato la Monarchia se essa si dimostrava la soluzione migliore per unire la Nazione. Ma a Cavour, questa dichiarazione d’amorosi sensi, non piaceva affatto (il culo gli rubava la fardella!). I lamenti d’una civetta continuarono per tutta la notte. Svolazzava qua e là nascosta fra le travi d’un tetto divelto. Da queste parti è più conosciuta col nome sinistro di “Pidula”! «Stanotti cantau ‘a Pidula!» Si sente spesso dire. E quella notte, cantò. Era una notte di maggio. Unica luce, i suoi occhiacci gialli roteanti, luttuosi sotto una luna sbiadita e confusa. Impaurita tra i cirri vaganti. Qualcosa doveva accadere: era proprio la Pidula a dirlo. Lei non si sbagliava mai. Quando albeggiò, la gente della contrada si guardava sgomenta e rassegnata. E, non proferiva parola. Si salutava con impercettibili cenni del capo, nell’attesa sicura d’un tragico evento. Alcune ore soltanto e la notizia, un grido invase le case, aleggiando tra anfratti e viuzze. Un “gutuperiu”! Ai primi raggi, il selciato del piccolo spiazzo luccicava di sangue ancora caldo e schiumato. Scorreva in mille rivoli, filtrato tra i sampietrini dell’unica stradella che portava davanti alla chiesa. Non era il sangue d’un maiale, ma quello d’un uomo. Sangue umano! Lordato. A Gigi ricordava una capra scannata tanti anni fa, e una torma festosa di cani. Mimmo era lì diafano, esangue. Stramazzato. La camicia a brandelli, squarciata, scopriva un petto robusto e peloso. Lo piangeva la giovane moglie, accarezzandolo, le mani imbrattate di sangue. Con l’indice contava i fori d’un sottile pugnale. Perché, perché? E si beveva le lacrime. Era il figlioccio di don Antonio - dicevano tutti - uno che veniva al piede, come si dice. Don Antonio era orgoglioso di quel sangiovanni. Il battesimo per lui era veramente sacro: in Chiesa si presentava a Dio un bambino che crescendo sarebbe diventato uomo. Invece, il battesimo davanti agli uomini consisteva nel presentare un giovane diventato uomo. Quindi, altrettanto sacro! Il comparuccio doveva crescere e somigliare al - diceva sempre Don Antonio - forte e dignitoso, umile e coraggioso.
All’occorrenza, temerario. E Mimmo, così crebbe! Tale e quale. “Povera madre!” Pensava Gigi. Le madri del Sud, specie in Calabria, non sono madri dei propri figli: sono solo “fattrici”! Il figlio è del padre e del “padrino” suo precettore; talora il suo “mentore”. «Vi rispondo io! - aveva detto una di quelle sere a don Vincenzo, ricco possidente - Alla signora, né ad alcuno della vostra famiglia verrà mai torto un capello. Se qualcuno si azzarda dovrà vedersela con me». Don Vincenzo si tranquillizzò e, baciandogli le mani, aggiunse: «Se voi mi garantite questo vi sarò grato e riconoscente per tutta la vita». Poi lo accompagnò fin sull’uscio di casa, al piano terreno, rimanendo fermo e pensoso nell’atrio solitario. Temeva, don Vincenzo, che la moglie, un giorno o l’altro venisse rapita. Lei stessa un giorno, tremante come una foglia, aveva confidato al marito l’impressione di essere seguita, spiata da uno sconosciuto, specie quando accompagnava i figli a scuola o durante le poche volte in cui usciva a far la spesa senza la compagnia della Gioma, un’anziana vicina di casa pronta, quando disponibile e non acciaccata, a ogni servigio. Bofonchiava, don Vincenzo ancora fermo nell’atrio. Pensava tra sé: “Mi costerà di più, lo so. Pazienza! Però, meglio così: voglio vivere tranquillo, io. Al diavolo i soldi”. Salì le scale con passo spedito guadagnando i gradini a due a due. Quando si ritrovò nello studio aprì la cassaforte aggiungendo in una busta gialla altri cinque biglietti da cento. “Questi per fine mese”, pensò richiudendo il portello. «La protezione costa, si paga! - disse a sé stesso a fior di labbra - ma vivere in pace non ha prezzo!» Ma quando la pace è pagata, un prezzo c’è sempre. Ed era un prezzo di sangue. «Quel sequestro non s’ha da fare, e non si farà! - sentenziò Mimmo alla presenza dei suoi quella sera nel vecchio frantoio dove si erano riuniti. - Don Vincenzo vuole protezione, e noi gliela daremo. Gli ho dato la mia parola d’onore. «Dove starebbe, altrimenti, il nostro prestigio? Chi vuol fare il sequestro, lo sapete, è gente che viene da fuori estranea alle nostre famiglie, al nostro territorio. Che vuole ingerirsi e alla fine soffiarci il potere. «Io non ci sto e voi sarete con me! Dunque vi dico: Prepariamoci! SI VIS PACEM, PARA BELLUM!» Durante il commiato qualcuno sussurrò: «Ah, se ancora vivesse Don Antonio! Queste cose non le ha mai volute. Da vero uomo d’onore». A quei tempi nell’Alto Jonio Reggino, il Sequestro era diventato un’industria, una sorta di poppa da spremere e succhiare. Una volta effettuato, si trattava soltanto di attendere, pazientare. Sicuri che prima o poi i parenti della preda avrebbero pagato un riscatto. Tanto, nell’impenetrabile Aspromonte, il pecorino non manca e le scatolette non costano molto! Così, la moglie di don Vincenzo era in cima alla lista. Nel giorno fissato, Mimmo indossò il vestito da caccia e si allontanò dal paese dicendo alla moglie che andava a caccia d’un lupo. Ma era rimasto nei pressi. La sua piccola banda lo seguiva a distanza, attenta a ogni evenienza. La vita è già scritta, checché se ne dica! Così come la morte. Un tiro di schioppo a distanza non fece cadere quel lupo ma un timido cagnolino da guardia. Quando giunse sul luogo di quell’efferato delitto il magistrato di turno in compagnia delle forze dell’ordine, la giovane moglie di Mimmo stava ancora piangendo facendosi sempre la stessa domanda: «Perché?! Perché?!» Nessuno sapeva, nessuno parlava. Ma gli occhi, gli sguardi non fingono. Don Antonio, purtroppo, era morto. La sua morte segnava la fine della mafia degli uomini, soppiantata da un aberrante fenomeno: la mafia bestiale. Quella industriale della polverina e dei sequestri a scopo d’estorsione. Don Antonio, purtroppo, era morto! Flagellato da colpi di mitra imbracciato da mano assassina, nel gennaio ‘75. Gli esecutori furono tanti, e non solo chi agì materialmente. “Eseguire un delitto - Gigi pensava - non significa solo sparare, compiere un atto esecrale: quello è soltanto l’epilogo. Un delitto bisogna pensarlo, meditarlo, progettarlo… volerlo!” Questa, dunque, la fase importante: quando nasce il primo pensiero. Quando ancora si trova in embrione. Nel grembo dei mostri.
SERVIZIO DI INFORMAZIONE PER I CITTADINI, numero verde:
INDIRIZZO
“ CALABRIA & Europa”
800 678 910 11
Tutti i bandi sono disponibili sul sito dell’Unione Europea e della Commissione Europea Rappresentanza in Italia: www.europa.eu.int www.europa.eu.in/italia - Per maggiori informazioni è possibile contattare i nostri uffici: Centro di informazione dell’UE - Europe Direct “Calabria&Europa”
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info: Palazzo Ameduri, piazza dei Martiri 89046 Gioiosa Ionica
Tel: 00 39 0964 412400 - fax 0964 342022 email associazioneeurokom@tiscali. it
A Scuola di OpenCoesione: il percorso prosegue a gonfie vele nella Locride A Scuola di OpenCoesione (ASOC) è il progetto di didattica sperimentale promosso nell’ambito dell’iniziativa OpenCoesione in collaborazione con il MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) che porta gli open data, il monitoraggio civico e le politiche di coesione nelle scuole italiane. Nel percorso, gli studenti delle scuole secondarie superiori sono chiamati a svolgere delle indagini, attraverso l’utilizzo dei dati aperti e l’impiego di tecnologie informatiche e di comunicazione, sui propri territori a partire dai progetti finanziati con le risorse per la coesione. I dati sui progetti sono pubblicati sul portale www.opencoesione.gov.it, attraverso cui ogni cittadino può scoprire quali progetti si finanziano, seguire il loro avanzamento e sollecitare i soggetti coinvolti per un sempre migliore utilizzo delle risorse. Per l’anno scolastico 2014-2015, insieme alle scuole partecipanti, il progetto ASOC coinvolge, grazie ad un protocollo di intesa con la Rappresentanza in Italia della Commissione europea, anche la rete dei centri di informazione Europe Direct che contribuiscono al progetto con attività di supporto alla didattica e tutoring a livello locale.
Sono inoltre coinvolte le associazioni, attive nei settori delle politiche di coesione (trasporti, ambiente, cultura, ecc.) o che si occupano di open data o di cittadinanza attiva, che si sono candidate a diventare “Amici di A Scuola di OpenCoesione”, per fornire alle scuole approfondimenti sui temi di competenza. Il nostro centro di informazione Europe Direct collabora con le scuole di Locri Liceo Scientifico “Zaleuco” e Istituto Magistrale “Mazzini”, con il Liceo “Mario La Cava” di Bovalino e con l’Istituto “Enaudi” di Palmi scuole selezionate tra le 70 prescelte a livello nazionale a seguire il percorso di monitoraggio civico. In stretta collaborazione con la Europe Direct Calabria&Europa lavorano per la migliore riuscita del progetto le Associazioni esperte in monitoraggio civico e Open data Monithon Calabria e Aniti. Il percorso iniziato dai primi di gennaio è giunto a siglare il terzo incontro di lezione con tutte le scuole coinvolte che tra il 27 febbraio e il 10 marzo concluderanno la fase di analisi dei dati statistici relativi alle opere pubbliche finanziate con fondi strutturale su cui i giovani cronisti hanno deciso di intervenire.
Due giorni di formazione specialista per le reti di comunicazione a Bruxelles
La Europe Direct “Calabria&Europa” di Gioiosa Jonica con il suo responsabile Alessandra Tuzza Parteciperà tra le Edic selezionate in ambito Europeo alla formazione specialistica organizzata dalla Direzione Generale Comunicazione della Commissione Europea dei prossimi 4,5 e 6 Marzo a Bruxelles. Tra le tematiche alla base della due giorni la “reale differenza tra lavoro crescita e investimenti in Europa” . Aprirà i lavori Viviane Hoffmann, Direttore della DG Comunicazione della CE “Comunicazione con I Cittadini”. A seguire Giorgio Chiarion Casoni capo unità “Finanziamenti cambiamento climatico e politiche per le infrastrutture della DG Affari Economici della Commissione Europea svilupperà la tematica “Il nuovo corso per lavoro crescita e Investimenti – Il piano Europeo per gli investimenti. La politica in campo energetico che rappresenta uno dei capisaldi della nuova programmazione per gli investimenti ( 38 miliardi di euro di fondi della politica di coesione saranno investiti nell’economia a basse emissioni di carbonio tra il 2014 e il 2020 - il doppio dell’importo speso in quest’area durante il precedente periodo di finanziamento), sarà delineata da Kilian Gross, Capo unità per il coordinamento della politica Energetica in Europa. Il settore del mercato unico digitale sarà esplicato da David Ringrose, Acting Director “Cooperazione”, della Direzione generale della Comunicazione della Commissione Europea. Ancora tra i temi che saranno delineati ai comunicatori delle reti Europee quello del Bilancio dell’UE sempre più focalizzato sui risultati, la semplificazione e la trasparenza. Per il secondo giorno saranno affrontati i temi: Le Rappresentanze nazionali come messo e servizio di comunicazione; La governance economica dell’UE; si discuterà degli ultimi dati di analisi diffusi da Eurobarometro ed infine delle iniziative il dialogo con i Cittadini in Europa sempre più alla base dell’azione diretta ai territori.
Una delle esperienze più interessanti cui hanno preso parte alcune scuole selezionate in ambito regionale è stata l’iniziativa, promossa dall’Associazione Monithon Calabria nell’ambito del Terzo Open Data Day Italiano, che ha rappresentato una delle tante iniziative organizzate in tutt’Italia per diffondere “un modo nuovo di intendere il rapporto tra informazione, digitale e diritti” . Durante la giornata, in particolare nella sezione Open Talk, i ragazzi che partecipano al progetto A Scuola di Open Coesione si sono confrontati con data journalist, sono entrati in contatto con esperti che si occupano di open data sul territorio ed hanno illustrato i propri progetti di monitoraggio civico avviati nella propria città. Il percorso si concluderà con un evento pubblico che si terrà a Locri il nove di Maggio prossimo in concomitanza con la Festa dell’Europa e che sarà occasione di confronto e dibattito con enti, istituzioni, associazioni e rappresentanti della società civile sui temi affrontati. Per restare aggiornato segui il progetto su www.ascuoladiopencoesione.it e i nostri profili social face book CalabriaeEuropa EuropeDirect e twitter https://twitter.com/@EurokomED.
BANDI IN SCADENZA “Twinning 2015 - Horizon 2020” Scadrà il 7 Maggio 2015 il bando Twinning,pubblicato nell’ambito del Programma di Ricerca e Innovazione Tecnologica Horizon 2020. Obiettivo prioritario della call sarà quello di colmare le lacune di rete tra le Istituzioni di ricerca negli Stati membri e nelle Regioni meno avanzate e le controparti internazionali a livello Ue. L’attività di gemellaggio avrà inoltre lo scopo di rafforzare significativamente uno specifico campo di ricerca di un particolare istituto attraverso la creazione di una rete tra questa istituzione e almeno due istituti leader di ricerca a livello internazionale. Beneficiari: Potranno parteciparvi tutti gli enti pubblici/privati, università, enti di ricerca. L’applicant dovrà essere stabilito in uno Stato membro al di sotto del 70% della media Ue-27 dell’indicatore della ricerca di eccellenza:”Bulgaria, Croazia, Cipro, Repubblica ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia e Slovenia”. Stanziamento/Finanziamento: La cifra massima disponibile,per il seguente Avviso,è pari a 65.270,000 Euro e coprirà il 100% dei costi per un valore massimo di 1.000,000 di Euro. Link: http://ec.europa.eu/research/participants/portal/des ktop/en/opportunities/h2020/topics/6064-h2020twinn-2015.html#tab1 “Superare la crisi… nuove idee,strategie e strutture di governance per l’Europa - Horizon 2020” Scadrà il 21 Aprile 2015 l’Invito a presentare proposte:”Superare la crisi … nuove idee,strategie e strutture di governance per l’Europa”, pubblicato nell’ambito dell’Azione Sfide Globali del Programma Horizon 2020 per la Ricerca e l’Innovazione. Fine dello stesso è affrontare le priorità politiche e le sfide sociali identificate nella strategia Europa 2020 che mirano a stimolare la massa critica degli sforzi di ricerca e innovazione necessari a conseguire gli obiettivi politici dell’Unione. L’Invito coprirà il seguente tema: -EURO-62015:”Far fronte alle nuove esigenze sociali usando tecnologie emergenti nel settore pubblico”. Stanziamento: La cifra massima disponibile per l’ Avviso è pari a 12.000,000 di Euro. Link: http://ec.europa.eu/research/participants/portal/desktop/en/opportunities/h2020/master_calls.ht ml
PRIMO PIANO
Santo Gioffrè
“Il Gran Capitán e il mistero della Madonna Nera” Sesso e potere, intrighi, battaglie e voltafaccia, fede e superstizione: un vortice inarrestabile che risucchia il lettore nella favolosa Calabria del Rinascimento
SANTO GIOFFRÈ
NASCE A SEMINARA (REGGIO CALABRIA) NEL 1954. MEDICO, ATTIVO IN POLITICA FIN DALL’ADOLESCENZA, È STATO ASSESSORE AI BENI E ALLA ATTIVITÀ CULTURALI E ALLA PROTEZIONE CIVILE DELLA PROVINCIA DI REGGIO CALABRIA. SVOLGENDO AL MEGLIO I SUOI IMPEGNI LAVORATIVI, GIOFFRÈ NON HA MAI RINUNCIATO ALLA SUA VOCAZIONE LETTERARIA METTENDO AL PRIMO POSTO LA SUA CALABRIA. DALL’INTRECCIO DELL’AMORE PER LA SUA TERRA, QUELLO PER LA SCRITTURA E LA STORIA SONO NATI RITRATTI MEMORABILI COME QUELLO DI ARTEMISIA SANCHEZ, SUO MAGGIORE SUCCESSO DAL QUALE È NATA LA FICTION TELEVISIVA TRASMESSA DA RAI UNO NEL 2008. NEL 2002 SANTO GIOFFRÈ RICEVE LA MEDAGLIA D’ORO PER IL PREMIO NAZIONALE ALLA CULTURA E NEL 2007 IL PREMIO PER LA PERSONALITÀ EUROPEA PER LA CULTURA.
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o conoscono in pochi Consalvo Fernandez da Cordova y Aquilar, Duca di Terranova, eppure fu il più grande capitano dell’esercito spagnolo e grazie a lui fu sconfitta l’irriducibile macchina d’acciaio dell’esercito francese, il più potente d’Europa. Questo grande uomo di “animo eletto” è il protagonista del nuovo romanzo di Santo Gioffre: tra fiammanti armature, giganteschi alberi di ulivi, rifugi di pietra e ginestre, punizioni corporali e concubine consigliere, il lettore è catapultato nella favolosa Calabria del Rinascimento. Attraverso le gesta di questo valoroso e nobile Capitán, la cui arma più potente è la fede, viene raccontato l’inizio della dominazione spagnola in Calabria e nel regno di Napoli. Ma come dentro un’allucinazione, la pagina straripa e con un leggero rimbalzo sfugge a ogni limite cronologico e si avverte lieve il fruscio della modernità. Sullo sfondo la piana di Seminara - una valle che sa di diabolicamente bello - e l’incendio di un amore che divampa turbinoso e inarrestabile. Siamo nel 500. La Calabria è una terra timorata di Dio. Nelle prime pagine fa cenno a questi giganteschi alberi di ulivo e li considera un “ricercato, diabolico, marchingegno agrario per sentirsi più vicini a Dio nei giudizi e nelle condanne”. Pensa ancora che i calabresi siano un popolo che vive di fede e superstizione piuttosto che di pane? Sì, le superstizioni sono sempre esistite e sempre esisteranno. Sono un po’ come lo scirocco, quella maledizione che gli antichi dèi ci lasciarono per punirci. Le superstizioni in questa generale crisi di valori ci consentono di aggrapparci ancora a qualcosa. Il protagonista è un re mancato che non ebbe il coraggio di farsi re perchè pensò a restare uomo. Quanto ha di lei questo personaggio? In punto di morte Consalvo si rimproverò di non aver saputo e voluto conoscere la crudeltà e la malvagità che servono per divenire re. Questo però gi permise di rimanere uomo e prendere le distanze dal puzzo stantio emanato da monarchi insolenti che erano sicuri che il proprio Io corrispondesse a Dio. Anch’io, come Consalvo, mi sono ritrovato in situazioni in cui ho dovuto fare delle rinunce per evitare di iniziare una “guerra civile” ma soprattutto per conservare la mia umanità. “Il potere di per sè presuppone la violenza, l’ambiguità, i doppi giochi, le dissimulazioni”. È così? L’esercizio del potere, secondo lei, preclude la cortesia e la lealtà? Sì, il potere comporta alcuni attaggiamenti che con la moralità e il buon senso hanno poco a che vedere. Il potere presuppone una dose di distacco e purtroppo spesso anche una dose di criminalità. La seconda protagonista del suo romanzo è la Madonna
Nera di Seminara, grazie alla quale Consalvo riesce a sconfiggere l’irriducibile esercito francese. Qualche anno fa Lei ha finanziato il restauro della Madonna Nera di Seminara. Perchè è così legato a questa Vergine? Perchè la Madonna Nera di Seminara rappresenta la Calabria. Oggi il santuario è in totale decadenza ma fino al terremoto del 1783, la Madonna di Seminara in Calabria e San Gennaro a Napoli erano i simboli del viceregno spagnolo prima e del regno borbonico dopo. Il santuario della Madonna Nera era uno dei santuari più importanti dell’Italia meridionale. Carlotta... è esistita davvero questa donna calabrese incarnazione dell’eros più focoso o è un espediente per mantenere viva l’attenzione del lettore? In realtà ho immaginato questa donna che ha protetto e curato Consalvo e nel raccontare dei loro incontri amorosi mi sono sbizzarrito nel linguaggio. Carlotta, però, è anche un personaggio che mi ha permesso di far venir fuori la coscienza di Consalvo attraverso i loro dialoghi. Non è esistita davvero ma è verosimile. Consalvo era un bell’uomo e fu circondato da donne bellissime, come Sancha D’Aragona, Giovanna D’Aragona, di cui parlo nel mio romanzo e loro sono realmente esistite. Anche l’episodio che vede Consalvo abbandonare Napoli con le matrone che lo accompagnano fino al porto donandogli una collana d’oro è
storicamente accaduto. Cosa rappresenta Numo de Ocampo? Numo de Ocampo è colui che tradisce miserevolmente anche chi lo ha fatto diventare uomo perchè accecato dal richiamo di danaro. È l’animo ribelle che si libera delle catene della moralità per uccidere la parte migliore di sè; è l’incarnazione dell’ingordigia umana. “Tra potenti poichè l’amore è cosa rara è d’obbligo quando opportunità compare mortificarsi con gran sorrisi tra la bocca”. Nella sua carriera politica quante volte la sua bocca ha dovuto mortificarsi con grandi sorrisi? Mi è successo raramente, sono sincero, ma quelle poche volte ho sorriso per blandire. In politica bisogna stare molto attenti. Come assessore alla cultura mi è capitato di confrontarmi con chi veniva a esporre banalità legate a misere prebende e in quel caso non ci sono risposte se non un sorriso, per non offendere. Leonzio Pilato è ambientato nella Calabria del 300, con Artemisia Sanchez, il suo maggiore successo, siamo a fine 700, e con Terra Rossa a fine 800. Questo sul ultimo romanzo è, invece, ambientato nella Calabria del 500. La Calabria di oggi non la ispira? Scriverò qualcosa sugli anni’70-80, sarà il mio prossimo romanzo. In quegli anni la casa dello studente di Messina era una qasba dove si trovava di tutto: bombe, tritolo, esplosivo. Ci fu una serie di violenze per cui il Tribunale vietò il soggiorno a Messina a cinque studenti universitari calabresi. Luciano Sansalone, all’epoca nominato “Grifo” dell’ateneo, fu ucciso in quegli anni, centrato da un colpo di fucile quasi davanti al portone di casa. Sono esperienze che ti marchiano. Medicina, scrittura e politica: cosa le ha dato maggiori soddisfazioni? La scrittura mi ha reso libero. La politica è stata bella fin quando si è parlato di ideali, finchè è stata animata dal più forte ardore. La medicina resta comunque la mia prima passione. Quindi preferisce partorire un romanzo anzichè far partorire una nuova vita? Purtroppo adesso ci è impedito di far partorire perchè stanno chiudendo tutti i reparti di ostetricia! Maria Giovanna Cogliandro
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Mimmo Gangemicon “Il prezzo della carne”
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AlBarHeliosabbinamentotra tèecultura
In un luogo insolito e non“istituzionale “ dove ci si sente a proprio agio ha preso il via la nuova iniziativa dell’ALB : “Un tè con l’autore”
“Un tè con l'autore” è la nuova iniziativa promossa dall'ALB (Associazione Amici del Libro e della Biblioteca), che ormai da un anno sta arricchendo la vita culturale sidernese. “L'idea vincente è stato organizzare l'incontro in un luogo insolito, inatteso, non “istituzionale”, come la sala interna di un bar, dove ognuno si sente a proprio agio e più pronto a dire la sua su ogni argomento. In questo modo è emersa una grande voglia di confronto e di partecipazione alla vita sociale cittadina” dice il presidente ALB, Cosimo Pellegrino. Dal tono dei discorsi, piuttosto vivaci, emerge anche il bisogno, da parte della comunità, di uno spazio di confronto permanente. La discussione si è spostata più sugli aspetti politici che la lettura del libro ha suscitato, che sulle peculiarità letterarie. Amara la constatazione finale di Gangemi, che riprende l'introduzione di Ilario Ammendolia: “Ho dipinto una Calabria vinta, un mondo a tinte fosche, senza speranza”. Di diverso avviso, forse per ruolo istituzionale, l'ex assessore regionale ai Trasporti, Demetrio Naccari Carlizzi, che attraverso una curiosa metafora medica, ha raffigurato il dissanguamento di energie vitali della Calabria. Numerosi gli interventi e i commenti in sala, con argomentazioni varie e profonde, tali da poter agevolmente riempire diverse pagine di cronaca culturale. Su tutti il tema dell'illegalità e della criminalità organizzata.
Il professore Pellegrino così commenta: “La sofferenza verso questo tema è stata molto forte, abbiamo toccato con mano la distanza che c'è tra un gruppo di cittadini e un altro. Perché, che ci piaccia o no, i criminali sono cittadini anch'essi, con tutte le conseguenze che questo dato comporta. La classe dirigente attuale ha pesantemente ereditato i difetti della precedente, il clientelismo, i favoritismi, le prebende, la difesa di interessi personali, l'immunità. Non è cambiato poi molto da quello che c'era qui a fine Ottocento: i signori che sfruttavano la povera gente. La classe dominante è diventata poi dominata da capitali accumulati illecitamente, infine che cosa si ripropone? Il dualismo dominante-dominato. Si è sentita una gran voglia di dire “no” a questo triste andazzo. Attraverso la prosecuzione di questi ed altri incontri, l'ALB si prefigge di ampliare il livello di autocoscienza sociale, tramite il confronto diretto, de visu, per aumentare la solidarietà e le azioni corali. Cittadini che si riconoscono tali, come individui e come gruppi, e che operano per gli interessi comuni, ad ogni livello territoriale”. Il prossimo appuntamento ALB è domenica 8 marzo, con la consueta riunione in piazza con i bracieri ardenti, ove chiunque può intervenire con una lettura, un pensiero, un'opinione o un consiglio. Lidia Zitara
RIVIERA
Francesco Loccisano questa sera a Bovalino Questa sera, alle ore 19.00, il Caffè Letterario Mario La Cava, in Corso Umberto I 112, a Bovalino, ospiterà la chitarra battente di Francesco Loccisano nell'ambito del Maestría Tour 2015. Loccisano, emerso nel panorama della musica popolare calabrese grazie alle collaborazioni con altri della musica locale come Mimmo Cavallaro e i Quartaumentata, ha messo fin da subito in evidenza la sua innata capacità di produrre suoni unici nel suo genere, che gli sono valsi la partecipazione a Sanremo 2008.
CULTURA E SOCIETA’
Pillole
Naturopatiche A cura di: Patrizia Pellegrini Naturopata Bioterapia Nutrizionale® Presidente Associazione Culturale Tone
La Riflessologia Plantare Le origini La Riflessologia Plantare viene catalogata sotto la voce “Medicina Alternativa”, insieme a molte altre tecniche naturali, tutte atte ad aiutare l’uomo a ritrovare nella sua natura e con l’aiuto della natura, l’energia di cui dispone ma di cui non conosce l’esistenza e con la quale ha perso ogni contatto. L’intento è quello di aiutare a ritrovare, o meglio a riscoprire, la propria integrità fisica e spirituale per riconquistare il suo stato di benessere psicofisico. Se siamo tesi e abbiamo il mal di testa, porteremo le mani alle tempie o agli occhi, cercando con uno sfioramento, un toccamento oppure una pressione di alleviare il disturbo. Ciascuna di queste azioni è Riflessologia: un impulso che è dentro di noi, un retaggio ancestrale che l’uomo porta in sé da quando è apparso sulla terra, certamente i primi esseri umani si curavano con un massaggio. Già gli antichi Egizi, come mostrano alcuni dipinti rinvenuti, conoscevano gli effetti terapeutici del massaggio su alcuni punti del piede, in Cina veniva usata la reflessologia insieme all’agopuntura già nel IV secolo a.C.. Gli sciamani pellerossa basavano la loro medicina sui “riflessi” del piede ottenendo risultati strabilianti agli occhi dei pionieri che ebbero modo di costatarne l’efficacia. Solo all’inizio del XIX secolo viene divulgata in occidente grazie alle ricerche del Dott. William Fitzgerald, che dopo aver studiato le antiche tecniche cinesi, grazie ad esperimenti diretti, scoprì che con la pressione di alcuni punti si poteva ristabilire il normale funzionamento di altre parti dell’organismo. William Fitzgerald, con le sue osservazioni e scoperte sugli effetti , principalmente analgesici, ottenuti esercitando delle pressioni sul piede, diede l’avvio a quella che oggi è la moderna riflessologia. Equilibrio ed Energia La riflessologia plantare è un’antica disciplina il cui obiettivo è rimettere in equilibrio l’energia vitale presente nell’organismo è l’arte del risanare basata sulla pressione e sul massaggio dei punti riflessi che si trovano sul piede e sulle mani. Da una straordinaria esperienza , secondo la quale “la pressione delle mani fa scorrere le sorgenti della vita”, nasce la consapevolezza che alimentare l’individuo significa considerare il suo stato emotivo, nutrizionale e fisico, in quanto ogni singolo aspetto è in uno stato di interdipendenza con tutti gli altri. La riflessologia non è un comune massaggio, ma una metodica di digito-pressione, riservata a tutte quelle persone, oggi sempre più numerose, contrarie all’utilizzo preferenziale dei farmaci nel trattamento di problemi di salute, e perciò sensibili e attente a metodi naturali e olistici. La riflessologia ci insegna che tra gli organi del corpo circola un’energia vitale che permea ogni cellula e ogni tessuto: se questa viene bloccata viene colpita la parte del corpo interessata dal blocco. I blocchi energetici nel corpo umano sono riflessi nelle mani e nei piedi in una o più zone che vengono trattate con tecniche di pressione, i punti più sensibili sono punti d’allarme, un preavviso di debolezza o possibile malattia. Queste tecniche sciolgono i blocchi con la stimolazione dei sistemi linfatici e circolatori. Incoraggiando il rilascio delle tossine, la riflessologia sollecita il corpo a guarirsi da solo, e inoltre è in grado di riequilibrare il fisico nei casi di stress, tensione neuromuscolare e, al pari dell’agopuntura, può essere usata come misura preventiva contro i problemi di salute. Il Massaggio che Rilassa I piedi hanno una straordinaria ricchezza di terminazioni nervose, le quali hanno un’azione riflessa su tutto l’organismo. Sono una parte del corpo in stretto collegamento con le altre, e il collegamento avviene sempre grazie all’intervento del cervello, che riceve un messaggio, lo decifra e invia una risposta là dove questa è stata richiesta. Il terapeuta nel corso di una seduta di riflessologia esercita una pressione su alcune zone del piede senza spostare il dito, con un movimento a scatto, flettendo la falange in modo da formare un angolo di 70 gradi e procedendo con un ritmo continuo. Viene seguito un percorso preciso, rappresentato dalla mappa dei punti riflessi. Nel piede, il corpo umano è rappresentato come un uomo seduto e i punti riflessi si presentano con la stessa sequenza degli organi nell’anatomia del corpo. Si parte dalla testa, che è riflessa nelle dita, e si arriva giù fino al bacino, che ha il suo punto riflesso nella zona del calcagno. I due piedi, inoltre, rappresentano ciascuno una metà del corpo.
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CentroTeatrale Meridionale È UNA GRANDE STAGIONE! QUATTRO APPUNTAMENTI ASSOLUTAMENTE IMPERDIBILI PER UNTEATRO FATTO DI PASSIONE TALENTI E PURO INTRATTENIMENTO
rosegue con successo la stagione teatrale della Locride organizzata dalla cooperativa C.T.M. (Centro Teatrale Meridionale) del direttore artistico Domenico Pantano. Sabato 14 marzo alle 21, presso il Palazzo della cultura di Locri, andrà in scena “La moscheta”. Menato, il personaggio interpretato dallo stesso Domenico Pantano è un ricco contadino che ama una ragazza di cui è amante ma questa, sposatasi, si trasferisce in città. Menato, farà di tutto pur di avere la donna, istigherà persino il marito di lei, Ruzzante, a metterla alla prova per verificare la sua fedeltà. Menato suggerirà a Ruzzante di travestirsi da spagnolo, avanzare interessi verso la donna e a "parlare per moscheta", da qui il titolo, cioè parlare per grammatica, in modo ricercato e colto. La donna, per una ricompensa, cederà alle avances dello spagnolo, che non sarà altri che il marito travestito. Menato, contadino incolto ma mosso da ingegno, riuscirà così nel suo compito. Il Teatro di Gioiosa Ionica ha, invece, in programma tre appuntamenti imperdibili. Il 7 marzo alle 21 andrà in scena “Una bugia tira l’altra”di Luigi Russo, una farsa moderna dalla comicità molto efficace. Giorgio presta volentieri la sua casa al caro amico Roberto ogni mercoledì pomeriggio per farlo incontrare con l'amante, Jessica, così lui può incontrarsi in segreto e indisturbato con la moglie di Roberto, Elena. Arriva in anticipo, a rompere le uova nel paniere, la moglie di Giorgio, Barbara, che viaggia continuamente per
affari. Inizia così una serie di bugie ed equivoci esilaranti, che condurranno i nostri personaggi a delle situazioni di vita sempre più complicate da gestire. Il 21 marzo alle 21 sarà, invece, la volta di “Alla stessa ora il prossimo anno” di Bernard Slade con Marco Columbro e Gaia De Laurentis. È tra le più amate commedie romantiche del XX secolo e la migliore fra tutte quelle a due personaggi, che hanno inondato le scene di Broadway. George è fuori casa per lavoro. Doris è fuori casa per un ritiro spirituale. Sono seduti allo stesso ristorante ma in tavoli diversi, lui la nota, gli piace e anziché mandarle dei fiori, le manda una bistecca. I due finiranno per caso in una camera di motel in cui si incontreranno puntualmente ogni anno. Concluderà gli appuntamenti del mese “Ben Hur”, in scena il 29 marzo alle 21. Si tratta di una divertente quanto amara commedia di Gianni Clementi, in cui il tema dell'immigrazione e del razzismo viene affrontato in modo nuovo e brillante. Nicola Pistoia, che firma la regia dello spettacolo, è uno stuntman caduto in disgrazia dopo aver lavorato con Spielberg nel film “Salvate il soldato Ryan”. Infortunato e in attesa di risarcimento, per sbarcare il lunario, si arrangia a posare, vestito da centurione per i turisti che passano davanti al Colosseo. La sorella Maria per arrotondare gli spiccioli del fratello lavora in una chat erotica. A spezzare la routine arriva Milan (Paolo Triestino), ingegnere bielorusso con tanta voglia di lavorare. Per mandare soldi alla sua famiglia, Milan si arrangia a far tutto, anche a sostituire Sergio nel ruolo di centurione. E allora? Siete ancora lì? Correte a fare scorpacciate di biglietti!
Per un’idea di Casa ENZO D'AGOSTINO Io nutro il sogno di vedere il mio paese dotato di una struttura moderna nella quale possano essere accentrate, organizzate e svolgersi tutte le attività culturali che la comunità per le sue potenzialità può sviluppare, prima di tutte la collocazione della biblioteca comunale, della quale da qualche mese non si parla più, nuovamente avvilita, dopo la "carcerazione" di qualche anno fa, con il significativo trasferimento ad un passo dal cimitero. Per illustrare il sogno, è necessaria una premessa. Nel nostro paese, se le attività o iniziative affini di un qualsiasi settore non vengono accentrate in modo da diminuire gli oneri, è improbabile che ne sia possibile la gestione, dato che le risorse pubbliche sono minime e quelle private inesistenti. Nel settore della cultura non è possibile immaginare la biblioteca comunale, il teatro, un museo (meglio, più realisticamente: una raccolta), la gipsoteca e cose del genere, come oasi da sparpagliare nel territorio comunale. Isolate e lontane le une dalle altre, tali oasi difficilmente potranno essere gestite
con spese e personale adeguati; accentrate, con spazi ovviamente propri appositamente attrezzati, ma con servizi generali - quale, per esempio, una sala conferenze di non più di un centinaio di posti e personale di custodia in comune, la gestione sarebbe molto facilitata, come è facile capire. Ciò si può realizzare se Siderno incomincia a progettare la costruzione di una struttura edilizia apposita, una "casa della cultura" (o chiamata come meglio aggrada), che potrebbe essere pensata in una con il recupero e il riuso culturale della Fornace Russo, o in maniera più modesta, riconvertendo per la bisogna un edificio già esistente, attualmente utilizzato poco e male, quale, per esempio, il centro polifunzionale, o dal futuro molto improbabile, quale il teatro comunale. Quanto detto attiene ovviamente a un progetto di non facile né immediata realizzazione, ma da programmare con coraggio e lungimiranza. Intanto, però, incombe, ed è ineludibile e improcrastinabile, il problema di una collocazione immediata, ovviamente ancora provvisoria, ma più funzionale e dignitosa, della
biblioteca comunale, confinata con un provvedimento improvvido e senza anima nell'edificio del tutto inidoneo delle scuole elementari della lontana e periferica Siderno Superiore, abbandonata a se stessa e priva dei presidi di agibilità e sicurezza che neppure a un comune deposito si negano, dove, tra le altre criticità, esiste anche l'evidente difficoltà di accesso che incontrano gli utenti del centro - in gran parte giovani studenti e anziani - mancando del tutto i mezzi pubblici di trasporto. Questo problema necessita chiaramente di una soluzione immediata, che non può che consistere nel ritorno della biblioteca nel centro cittadino, tentando, anche, di redimerla dalla sua attuale condizione di deposito di libri in luogo nel quale si produca cultura. A tal fine si dovrebbe utilizzare o un idoneo edificio privato o un edificio pubblico di immediata disponibilità, quale potrebbe essere l'ex istituto tecnico commerciale, se non fosse occupato dalla Scuola media "Pedullà", i cui locali sono incredibilmente in ristrutturazione ormai da tempo immemorabile. La biblioteca comunale presenta, però,
Francesco Munzi riceve il premio Francesco Misiano
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Lo avevamo annunciato la scorsa settimana, ma pare doveroso ricordare che il regista di Anime Nere, Francesco Munzi, ha ricevuto, a inizio settimana, il premio Francesco Misiano, con il quale gli è stato riconosciuto il grande impegno e l'inestimabile contributo che ha dato con la sua ultima opera al cinema italiano e alla Calabria in particolare. www.larivieraonline.com
La storia del gallo di Cefalì e lo mpuzzunamento Il professor Angilletta con un simpatico aneddoto spiega l’origine del termine dialettale ‘mpuzzunamento
RIVIERA
DOMENICO ANGILLETTA Sino a non molto tempo fa questa espressione non la conoscevo. L'ho appresa da quando ho incominciato a frequentare il circolo del tennis di Siderno. La impiegava il mio amico Cosimo Marafioti dopo le partite ed era rivolta a quelli che gufavano contro. Per quanto questi non fosse dotato di una grande tecnica né tanto meno di eleganza, alla fine tuttavia vinceva sempre e anche con avversari molto più giovani di lui e di gran lunga (Cosimo all'epoca era sessantenne). Il torneo finiva con il pranzo di tutti i partecipanti e quelli che avevano perso pagavano per i vincitori. Il fatto che un sessantenne, con le doti di cui sopra, potesse battere molti avversari giovani aveva generato il partito degli spettatori contro; pertanto lui, finita la competizione, dal campo si rivolgeva a quel pubblico noto e diceva: "Viti ca faciti a fini du Gaiu i Cefalì moriti mpuzzunati!” (Vedete che farete la fine del gallo di Cefalì). Si capiva perfettamente il senso ma nessuno pensò di fare ulteriori ricerche per ricostruire la storia dell'espressione che sicuramente circolava da molto tempo nella Locride. Qualche anno dopo ci fu un nuovo e prezioso acquisto al circolo: l'avvocato Peppuccio Romeo, ex pretore in pensione nonché grande testimone della memoria storica del territorio. Nelle frequenti conversazioni che
avevo con lui, ritornò in un qualche contesto suddetta espressione. Gli chiesi come fosse nata quindi la storia e lui, da generoso che era, me la porse su un
vassoio d'argento, dopo aver premesso che Cefalì era un rampollo di un antico casato che affondava le sue radici ai tempi dei Bizantini . "Dovete sapere - mi disse che il N.H dott. Cefalì aveva nel suo pollaio un gallo, un gallo cedrone, bello pennuto, con una cresta rossa a riprova della sua ottima salute e forza, che pesava circa sei chili. Aveva però un difetto: era maldicente e detrattore, mai per esempio che avesse espresso apprezzamenti nei confronti di qualcuno; le rare volte che lo fece, lo fece solo per riprendersi tutto dopo e con gli interessi! Visto ciò il N.H.dott. Cefalì decise se non di punirlo quanto meno di metterlo in castigo. Lo tolse dal suo regno in cui godeva di poteri illimitati - poteva infatti "pizzicare" a suo piacimento galline e pollastrelle - e lo mise in cattività ma in modo che vedesse tutto quello che accadeva nel suo pollaio, infatti solo una rete metallica lo divideva da esse. Vista la pervicacia del gallo, il N.H qualche giorno dopo rincarò la dose e dal castigo iniziale passò a una punizione più severa: mise altri galli che disponessero delle galline, ma sempre in modo che lui vedesse. Durante i primi giorni, notando i nuovi galli che “pizzicavano” le galline, divenne più violento e in tutti i modi cercò di divellere la rete ma senza successo. Poi, vista l'inutilità dello svolazzare nella gabbia e anche il fatto che si era seriamente fatto male, incominciò a rassegnarsi e non gli restò altro che vedere gli altri galli con le sue ex galline. Si avvilì e a poco a poco perse forze e vigore e sempre più raccolto in se stesso morì 'mpuzzunato. *Un chiarimento linguistico principalmente per i miei amici del nord Italia e del Nord in genere che non hanno familiarità con il lessico calabrese (penso a Gianluca Romanò e altri e ringrazio Ludovico Abenavoli che mi ha dato lo spunto): mpuzzunamento, cfr vecchio latino, potio, potionis = pozione, filtro, farmaco, veleno: illam potionem publice mixtam...obduxit (Seneca); cfr altresì empoissoner (francese) = avvelenare. Va da sé il significato in calabrese = farsi il sangue amaro, avvilirsi, adirarsi, e via dicendo in questa direzione.
a della Cultura oltre a quello della restituzione a una sede - pur provvisoria - più idonea e fruibile, anche altri problemi, alcuni dei quali possono essere affrontati con immediatezza, altri devono essere esaminati con competenza e possono essere risolti soltanto con una specifica programmazione e progettazione. Nell'immediato, la biblioteca ha bisogno di un sistema gestionale pratico e funzionale, da affidare, per esempio, a un "comitato di gestione" (o "Consiglio di amministrazione" che dir si voglia) da costituire non con i criteri obsoleti delle leggi regionali in materia, ma con coraggio e innovazione, dotandolo di poteri diretti e veri, e di mezzi finanziari adeguati da parte del Comune proprietario, tale che possa operare in piena autonomia e responsabilità, senza dipendere dagli umori del sindaco o dell'assessore o anche soltanto del burocrate del momento. E' urgente operare perché la biblioteca sia dotata di adeguato e formato personale tecnico e scientifico, perché venga aggiornato e modernizzato il catalogo, perché si incominci a provvedere all'ag-
giornamento librario secondo le richieste dell'utenza. Per il futuro - ma si deve incominciare a pensarci da subito - è ineludibile, oltre a tale aggiornamento generalistico, una specializzazione della biblioteca che contempli almeno due o tre sezioni: la prima destinata all''acquisizione di tutto quanto è stato scritto su Siderno o dagli autori sidernesi di tutti i tempi (che è cosa irrinunciabile per una biblioteca che è prima di tutto comunale); la seconda destinata alla creazione di un fondo di pubblicazioni sull'intero territorio comprensoriale, in modo che che la biblioteca comunale di Siderno possa diventare centro di richiamo e di frequentazione anche dei lettori e degli studiosi di tutto il circondario. Una terza sezione, di impatto culturale e sociale evidente, potrebbe essere pensata - in collaborazione con gli istituti culturali stranieri attivi in Italia - per accogliere pubblicazioni anche in lingua madre per gli immigrati che sempre più numerosi vediamo spaesati nelle nostre strade. Se non sappiamo accoglierli e ospitarli con più rispetto, se ad essi non sappiamo offrire un lavoro remunerato equamen-
te, consentiamogli almeno di avere un posto di riferimento culturale nel quale, impiegando proficuamente e onestamente parte del loro tempo, possano nutrire lo spirito con approfondimenti della nostra cultura e mantenere forti i legami con quella natia, dalla quale sono costretti a restare lontani, in paesi dei quali non conoscono niente. Va da sè che nella biblioteca comunale potrebbe trovare immediata ospitalità e quindi essere fruibile per la conservazione della memoria storica della comunità, anche quel che resta dell'archivio storico comunale di Siderno attualmente rinchiuso anch'esso a Siderno Superiore, in una sede non facilmente accessibile agli studiosi. Nella stessa, poi, esaltandone la dimensione comprensoriale, si potrebbe creare un archivio storico dei partiti politici che hanno scritto la storia di tutto il comprensorio, non più esistenti, ma le cui carte probabilmente sono ancora recuperabili, prima che vadano a finire in qualche discarica fluviale, come è accaduto qualche tempo fa con le carte del già sindaco di Siderno Campoliti.
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LA POLEMICA
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ELEONORA ARAGONA
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PAOLO: «LA GENTE SI
LAMENTA QUANDO NON C’È NULLA E SI LAMENTA DUE VOLTE QUANDO SI TENTA DI FARE QUALCOSA. LA VERITÀ È CHE CI PIACE LAMENTARCI E CHE SIAMO APATICI E PANTOFOLAI»
na volante dei carabinieri interrompe l’ennesimo spettacolo all’Ombligo de la Luna, a Roccella. Dopo mezzanotte la musica e gli avventori dei locali non sono graditi. Il messaggio del vicinato arriva forte e chiaro a Carla e Paolo, i due giovani proprietari di questo spazio, che però non possono accettare una restrizione del genere. Quell’ultima volta è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Basta, chiudiamo con Roccella e con questo stress insopportabile, ci trasferiamo. Carla e Paolo dopo un anno e mezzo chiuderanno il locale che hanno curato e perfezionato in questo periodo e se ne torneranno a Caulonia dove apriranno un nuovo posto, sul lungomare, con un giardino. Ma soprattutto senza vicini che possano essere infastiditi da musica e chiacchiere fino a tarda notte. Quando hanno scelto lo spazio in cui riaprire l’Ombligo hanno fatto attenzione principalmente a questo aspetto. Faranno l’inaugurazione il 14 marzo portando gli Eugenio in via di Gioia, un gruppo di Torino molto apprezzato dalle riviste specializzate, una band sulla falsa riga di Elio e le Storie Tese. E questi artisti potranno suonare senza l’ansia per Carla e Paolo di vedersi piombare la solita volante a sbaraccare. Eppure Roccella doveva essere un’isola felice, è uno dei paesi con una maggiore vocazione turistica naturale, per il modo in cui è strutturato il paese, per il porto. Evidentemente però questo luogo, che dovrebbe essere la punta di diamante del turismo della Locride, trova un ostacolo nella sacrosanta voglia di dormire dei propri cittadini. L’Ombligo, a quanto pare, non è l’unica attività che ha avuto una vita difficile nel centro di Roccella. I vicini dal 112 tra le chiamate rapide sono diversi e i carabinieri devono spesso intervenire per le lamentele di questo o di quello per la musica troppo alta e la gente che parla o ride in strada. «Il problema per noi è stato stare nel posto giusto ma con il vicino sbagliato», scherza Paolo. Sdrammatizza, ma la questione è seria. In tanti si lamentano della scarsa offerta della Locride, sia a livello culturale che di locali in cui potersi divertire. Quando invece ci sono bisognerebbe costruirli nel deserto? Lontano dai centri in modo che ciascuno possa godere del suo riposo di bellezza? «La gente si lamenta quando non c’è nulla e si lamenta due volte quando si tenta di fare qualcosa. La verità è che ci piace lamentarci e che siamo apatici e pantofo-
lai». Guai a interrompere la quotidianità quindi. Il locale va bene, ma a mezzanotte tutto chiuso. La musica va bene, ma a volume basso. La gente che spende soldi nel locale e fa girare l’economia va bene, purché non stia accanto a casa mia. «Un locale come il nostro che vive di spettacoli teatrali e di musica dal vivo non poteva sopportare questa limitazione. Era inevitabile arrivare a prendere questa decisione, anche se dispiace. Abbiamo clienti che per seguire le rappresentazioni o i concerti che proponiamo si spostano da Brancaleone o da Chiaravalle, se poi a mezzanotte arriva la volante e siamo costretti a chiudere tutto li perdiamo. È non possiamo permettercelo». Non gli si può dare torto, ma gli altri gestori non hanno il vostro stesso problema? «Certo, in tanti. C’è ad esempio questo bar che si trova nello stesso palazzo di un’ex educatrice. Bene, ti posso dire che lei fa di tutto per distruggere la clientela di questo posto». Da quanto ci hanno raccontato quindi solo bar, ristorante e un bel circolo delle bocce possono resistere nella città con il maggiore appeal della Locride. Turismo per la terza età. A questo punto prende la parola Karla, moglie, socia e anima di Paolo e dell’Ombligo. Lei in Calabria vive solo da quattro anni, ma all’Ombligo e nella Locride ha portato il suo sorriso e la vivacità messicana che la contraddistinguono. «Non essendo cresciuta qui, ho avvertito tantissimo la mancanza di libertà e di scelta in questa zona. Ed è per questo che abbiamo deciso di aprire un luogo diverso che offrisse cose nuove. Credo che più cose belle facciamo più aiutiamo questo posto a crescere». Il nuovo Ombligo sarà solo una copia del vecchio locale o avete qualche sorpresa? «Daremo sicuramente più spazio alla cucina», interviene a questo punto anche Karla, la colonna del locale e di Paolo. Parla poco ma è un elemento fondamentale del successo dell’Ombligo, porta il suo sorriso e la vivacità messicana nel grigiore della Locride. «All’inizio avevamo sottovalutato quanto potesse essere importante per un locale come il nostro la cucina, invece ci siamo dovuti ricredere. I piatti tex-mex che abbiamo proposto sono diventati una particolare ulteriore per il locale. Inoltre grazie al nuovo giardino potremmo restare aperti anche nel periodo estivo». «E vista la vicinanza con l’Ushuaia sicuramente saremmo l’ultimo dei problemi», chiude con questa battuta sui vicini scomodi Paolo. Il sorriso in questo caso però è amaro.
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“ Roccella addio:
KARLA: «NON ESSENDO CRESCIUTA QUI, HO AVVERTITO TANTISSIMO LA MANCANZA DI LIBERTÀ E DI SCELTA IN QUESTA ZONA. ED È PER QUESTO CHE ABBIAMO DECISO DI APRIRE UN LUOGO DIVERSO»
lamentele e mugugni mettono in fuga
l’Ombligo De la Luna
RIVIERA
Un presidente carismatico
Il sole si fa strada con forza tra le nubi e illumina la costa. Luce che svela naturali armonie, ed ombre che celano umane debolezze, e il temporale che incombe sullo scontro di mari, e la suggestione di sentirsi parte di un incanto e la dannazione di saperlo trascurato come i fiori al cimitero. Le curve della terra di Calabria, morbide come curve di una vamp d'epoca, e la bellezza a suggello del mare e del cielo che si scontrano, mentre restiamo a guardarli, incantati come bambini che scoprono gli dei.
Jole Figliomeni e la sua Africa
Giovani sognatori crescono
Salvatore Tripodi si stringe in un abbraccio con Massimo Ferrero, produttore cinematografico e presidente del Sampdoria, che ha conquistato gli onori della cronaca grazie al suo unico eclettismo.
Sulle orme di Kerouac
Una campagna molto stressante
Sono trascorsi molti anni da quando è stato fatto questo scatto che ritrae un atletico Bruno Giurato e una sognante Daniela Fazzolari. L'età avanza ma i sogni, fortunatamente, restano.
Vi avevamo parlato di Jole Figliomeni e della sua nuova vita professionale in Costa D'Avorio. Oggi vi mostriamo, invece, uno scorcio della sua vita privata grazie a uno scatto che la ritrae con un amico.
Domenico Angilletta e Francesco Caridi trovano i tragitti in auto incredibilmente ispiratori. Per questo motivo, volante alla mano e orecchio alla radio, propongono una loro versione di On the road.
Tutti stipati per la Tatangelo
L'amore per il teatro di Garreffa
La visita di Anna Tatangelo a La Gru ha riscosso un successo davvero impressionante. Migliaia di fan desiderosi di una foto e di un autografo sono infatti accorsi al centro commerciale domenica scorsa.
Un rifugio di montagna… Vista mare! La Stampa può permettersi un rifugio di montagna per permettere ai redattori di continuare a scrivere tra una sciata e l'altra. Riviera, invece, si accontenta di una meravigliosa vista ferrovia/mare!
Passafaro, Fiato e un amico, i diretti responsabili della campagna elettorale di Alfonso Passafaro alle ultime elezioni regionali, ritratti in un momento di pausa dalle inusitate fatiche del lavoro.
Tournée d'altri tempi
Il professore Domenico Garreffa mentre si diletta al Piccolo Teatro Umano di Roccella Jonica durante una messa in scena. La sua passione diventa una professione sempre più ricercata e perfezionata!
I Figli di Calabria ritratti durante la loro tournée canadese degli anni che furono. Dopo aver allietato la propria terra con il loro ritmo eccezionale, i nostri conterranei fecero sognare anche a Toronto.
SETTIMANALE
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Carbonella dice sì alla cultura Il nostro dirimpettaio si è preso una pausa per ascoltare la presentazione che Demetrio Naccari ha fatto del libro di Mimmo Gangemi durante il tè con l'autore. Non si può dire di no alla cultura!
L'Ente Parco assume un nuovo volto Abbiamo cercato di indovinare i nomi dei ritratti in questa foto d'epoca. In piedi, da sinistra: Tony Vitale, Sasa Errigo, Pino Marando (?), Spartaco Fragomeni, Mimmo Mammì, (?) Stalteri, Oliveto Cosimo, Mazzone Gaetano. Per terra, sempre da sinistra: Rocco Cavallo, Giancarlo Bolognino, Andrea Sabato, Mimmo Piscioneri, Enzo Lorenti e Jair Caccamo. Qualora ci fossero correzioni da fare contattateci! (Foto gentilmente concessa da Antonio Tassone)
Michele Zoccali, Santo Casile, Antonio Condelli (l'unico componente della Locride, nella foto) e Domenico Creazzo sono i membri del nuovo Consiglio Direttivo dell'Ente Parco Nazionale dell'Aspromonte.
Utile & dilettevole…
Domenico Lucano, anfitrione d'eccellenza Carlo Guccione, assessore regionale di recente investitura, si è recato in settimana in quel di Riace, paese conosciuto in tutto il mondo per l’accolgienza verso gli immigrati. Ecco a ricerverlo l'eccellente anfitrione Domenico Lucano, sindaco della città. In questi scatti ritroviamo la compagnia mentre porta l’assessore in giro per le viuzze del caratteristico borgo, in visita presso i laboratori artistici gestiti dalla piccola comunità multietnica del paese.
Un contadino d'eccellenza x
In questo fotomontaggio, il nostro Desantis assume le sembianze di un contadino che, in compagnia del suo fido porcellino da passeggio, è stato in grado di far crescere una pannocchia gargantuesca…
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Mimì, il profumo dei mestieri della marina x Vicenzo Lizzi, noto corrispondente del giornale La pastiera, ritratto mentre non si limita a pescare, ma prepara contestualmente il prossimo articolo su come rendere pienamente efficace l'arte ittica.
Sindaci col (mezzo) sorriso sulle labbra
C’era una volta il rione dei marinai di Siderno. Sbarre, mare e pane, scriveva l’immenso Nicola Zitara, parlando dell’avamposto dei pescatori di Siderno. Un porto franco di emigranti e marittimi. Sbarre era un luogo che conosceva il mondo, lo raggiungeva puntualmente con i suoi uomini. Mimì Bumbaca, ancor più noto come “U Simpatico” è stato uno degli interpreti di maggior spessore di questo luogo del mondo. Le sue mani hanno creato mestieri, la sua favella ha allietato i cuori, la sua conoscenza ha rimpicciolito il mare. Grazie Mimì, per il patrimonio che hai lasciato e per il tuo profumo di gelsomino mischiato a schiume marine.
Calabrese ipnotizza Siderno
Rocco Luglio, sindaco di Portigliola, si gode la compagnia del collega di Sant'Ilario Pasquale Brizzi. Accantonate le questioni amministrative, come potete vedere, almeno uno di loro è in grado di sorridere!
Il sindaco di Locri, Giovanni Calabrese, improvvisa un dibattito all'aperto a pochi passi dal comune di Siderno, catalizzando l'attenzione dei colleghi Candia, Strangio Riccio e Fontana presenti sul corso.
Attenti a quei tre! Sergio, Saverio e Paolo hanno il visino dei bravi ragazzi tutti casa e chiesa, ma sotto quei sorrisi splendenti, nascondono una tale e instancabile voglia di divertirsi che potrebbe rivelarsi pericolosa…
Caridi, paladino del territorio Il senatore Antonio Caridi prende la parola durante una riunione al Senato, cercando di dare voce alla nostra terra dimenticata, come le decisioni sul decreto Milleproroghe di inizio settimana dimostrano…