Il Solco

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N° 1

IL SOLCO


Il Solco


In copertina foto di Nilo Domanico Retro - copertina foto di Giuseppina Irene Groccia Si ringraziano: Antonello Triglia Tiziana Sinfonico Finito di stampare agosto 2022


Il solco, periodico di fotografia, poesia contemporanea, prosa, grafica e cultura in generale, fondato da Pierluigi Rizzo, ha molteplici finalità: stimolare la creatività nelle giovani generazioni, fare conoscere la poesia e la prosa contemporanea, accrescere nei giovani l’interesse per la fotografia artistica e per la grafica. Il termine solco è come la parola vita: bella, unica e meravigliosa, anche se con momenti di chiaro scuro che la rendono difficile, ma vera. I fotografi, i poeti, gli scrittori interpretano la società in tutti i loro aspetti, cercando un cammino per un vivere comune libero e rispettoso degli altri. Essi rappresentano i momenti di rabbia, di delusione, di smarrimento, di egoismo e di altruismo, ricercano i lati oscuri dell’animo umano capaci di violenza, razzismo che portano alla guerra, alla fame e alle ingiustizie per trovare vie ideali di superamento. Gli artisti difendono con tenace la pace e la concordia con i loro messaggi ad un’umanità spesso refrattaria alla solidarietà e legata a doppio filo al dio danaro e al potere. Gli artisti del solco, nel loro piccolo, tentano di contribuire alla formazione delle giovani generazioni, educandole alla libertà e al rispetto del prossimo. Il solco, nella storia dell’umanità, ha rappresentato la fecondità e la grandezza della natività e della rinascita per migliorare l’essere umano. Nella leggenda della fondazione di Roma, Romolo uccide Remo per aver saltato al di là del solco che aveva tracciato come confine, uccidendo il fratello gemello,diventa il primo re di Roma, macchiando col proprio sangue quella che sarà la città eterna e la capitale del mondo; inizia tutto, poveri noi, con una violenza che continua e sembra essere senza fine. Si è trattato di una tragedia fratricida che è divenuta universale, ma i solchi sono anche vita, speranza e futuro. Noi del Solco vogliamo superare le negatività, valorizzando le risorse, la fecondità e la volontà di lottare per una società più giusta che promuova l’uomo e la sua intelligenza senza creare scarti, per dirla, con Papa Francesco. Il nostro periodico è formato da molte donne intelligenti, capaci di solidarietà e profonde esploratrici dell’animo umano, dei sentimenti e delle emozioni. Esse concepiscono il nuovo senza pensare ai propri vantaggi e senza essere egoiste, rifiutano la cultura dello scarto e la riduzione dell’uomo ad un semplice consumatore; esse rappresentano la speranza di fare ciò che noi uomini non siamo stati capaci di fare: portare pace, uguaglianza, solidarietà, fraternità e libertà ad una umanità sempre più sola e più smarrita.

Aldo Fusaro 3


Graziella Barbieri

UN FIORE Ti regalerò un fiore che sboccia ogni primavera per disegnare arcobaleni su tristi orrori. Ti regalerò un fiore da porre in un vaso e non al cimitero per omaggiare la morte. Ti regalerò un fiore figlio della natura per colorare la vita. Mi regalerai il tuo amore, bello come un prato colmo di fiori. 4


PACE Seminiamo amore sull’arido terreno che infame si nutre di cadaveri. Costruiamo case sulle ceneri di città ormai dimenticate, bottino di guerre e carestie. Porgiamo le mani non per impugnare armi ma per donare una carezza. Che emergano i ricordi, imprigionati nella melma; Che si diffonda l’amore per regalare PACE. L’umanità non può fallire, ancora.

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L’AMORE L’amore è il tuo posto a tavola, preparare il tuo piatto preferito, sentire una felpa con il tuo profumo. L’amore sono i tuoi occhi color verde smeraldo che racchiudono Atlantide così curiosi e innamorati. L’amore ti fa girar la testa, stavolge la realtà ti rende eufotico, un po’ brillo. L’amore è gioia, non malinconia una dolce caramella, non una medicina. L’amore unisce due cuori per farne battere uno solo.

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UN DONO SPECIALE Un pendolo che oscilla tra libertà e schiavitù, una clessidra che capovolgi alla nascita. TIC… TAC… Il tempo scorre e ingordo divora la sabbia, non pone domande, non si ferma. Il tempo cura le ferite, è un bravo consigliere. Se lo ascolti, ti ricorda che sei vivo, che puoi cambiare, sbagliare, rimediare. Ti ricorda che la vita è un dono speciale e ogni attimo è prezioso.

Graziella Barbieri 7


Il Volo Il nido domestico si impregna di quell’alito dolce con cui riscaldi i tuoi figli e li fai crescere nel giusto tepore. Poi gli anni passano e l’entusiasmo, con cui affrontare ostacoli e nuove esperienze, tempra la vita e la rende pronta a spiccare il volo. I figli non sono in fuga e il miglior successo educativo di un genitore è gioire delle libere e sensate scelte della prole, anche quando i loro interessi e la loro voglia di sperimentare li porterà lontano. Non occorre che un figlio si omologhi ai genitori per ottenere comprensione e unità d’intenti. Occorre, invece, che le differenze si realizzino nell’autonomia di ciascuna famiglia, rinforzando i legami tramite accoglienza e condivisione. A voi, miei carissimi figli, ho offerto tutto il bene possibile e ve ne rendo grazie per aver ricevuto il dono della vostra vicinanza. Che la prole nata per la vostra e la mia felicità, sia anche per me un nettare di vita e amore. Siete e sarete liberi di esprimere la vostra vita al meglio. Margherita PS: Però, se ogni tanto mi sfugge una coccola di troppo… non fateci caso!

Margherita Biondi Belgrado 8


˜”*°•.˜”*°• Al Matrimonio di mio figlio •°*”˜•°*”˜

FULVIO Adoro anche quei letti disfatti, da me prontamente aggiustati e rifatti. E… mentre accarezzo quel dolce tepore, ricordo e rammento tutte le ore che per loro ho gioito e per loro ho sofferto. Tutto si legge tra le mie rughe perché sono come un vecchio libro aperto. Ho fatto retorica? Vi strappo un sorriso? A me una lacrima scende sul viso. La tristezza mi assale, mi prende impietosa… ma perché questa angoscia? sono forse gelosa? Si! Certo, son mamma… E Fulvio si sposa!!! Cara coppia e dolce prole, che la vostra vita sia uno splendido pizzo d’amore 9


˜”*°•.˜”*°• Al Matrimonio di mio figlio •°*”˜.•°*”˜

FABIO

Entro in salone e mi viene il magone. C’è vuoto e silenzio non c’è la tua voce che con tono dolce e a volte seccato spiega e rispiega la ics al quadrato. Libri, compassi, quaderni e matite un poco perplessi mi guardan stupite e titubanti mi dicon: “Dov’è?” Ed io di rimando in un dialogo muto: per un po’ se n’è andato “Non sapete? s’è sposato!” C’è una certa sorpresa e poi un cenno d’intesa. “Facciamogli un presente adesso ch’è assente!” Tutti lì a scervellarsi però non esce niente. Parla allora geometria, il libro che ha più fantasia e come in un rito per l’occasione col vocione che gli trema egli enuncia un bel teorema. “In ogni matrimonio che è la somma di due vite, fra baci, liti, lavoro e consigli il risultato esatto sono i figli. Per avere una buona soluzione abbi sempre di te rispetto ed insegna loro l’educazione. Ma conoscendo le tue capacità la dimostrazione non avrà difficoltà” Poi concludendo per tutti dice “Vai forte Fabio e sii felice!”

Cara famiglia, anche il solo sapervi felici mi rende felice! Che siano sempre pirotecnici i vostri successi 10


˜”*°•.˜”*°• Al Matrimonio di mio figlio •°*”˜.•°*”˜

MANLIO

Mi mancherà l’attenderti e il suono del campanello irritante, festoso, allegro, fatto da un uomo, ragazzo monello! Mi mancherà il tuo piatto… il tuo letto… i tuoi completini di tennis e calcetto! Mi mancherà il tuo sguardo azzurro, espressivo, penetrante la tua parola sempre convincente la tua battuta criptica e intelligente. Mi mancherà tutto perché mi manchi tu ma io ti auguro tutto il bene del mondo e ancor di più… di più… di più! Cara famiglia con dolcissima prole, che la vostra vita sia una continua corsa vincente verso felicità e amore

Margherita Biondi Belgrado 11


Angela Campana

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ASCOLTAMI ! Illuminami con i tuoi occhi, abbagliami con le tue parole, abbracciami con i tuoi sorrisi, amami con i tuoi silenzi e il mio cuore non diventerà mai cenere.

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CUORE DI NOTTE La notte cala il suo sipario vellutato sul giorno che si spegne. E dietro le quinte della vita, gli attori smettono di recitare e tornano ad essere cuori che pulsano, amano, odiano, piangono, ridono. Di notte tutto brilla e il mio cuore, che è cieco di giorno, si apre quando tutto, intorno, si chiude.

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SOFFIO Come una foglia in autunno mi sento e struggente e liberatorio è il suo volteggiare dal ramo al tappeto vellutato del suolo. Le tue labbra soffiano delicatamente e io farfalla tardiva danzo, mi libro, palpito e non voglio più scendere da questo treno magico, ma tu… continua a soffiare.

Angela Campana 15


Curia Giovanna

Attendo un vento Che sfogli soffiando Le pagine di un libro Che nessuno ha voglia di leggere.

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CONFESSIONE DI UN AMORE Caro mio… Ti scrivo per non soffocare dentro un’emozione.. Scrivo perché troppe volte avrei voluto dire cose che non ho mai detto e negli anni i rimpianti mi si sono tutti annodati in gola. Mi sono sempre piaciute le lettere, in esse sono racchiusi un’infinità di pensieri, energie, emozioni rivolte a chi poi le legge. E la mia è solo una confessione, nulla di più. Dal primo non sguardo ho sentito qualcosa di particolare. Non sguardo perché evitavo di guardarti; prima ancora di conoscerti, prima che conoscessi il tuo nome. Fuggivo ai tuoi occhi perché oltre a percepire strane emozioni, avvertivo anche un senso di pericolo. Ma dentro sentivo una voce che mi spingeva a fidarmi. Così ho lasciato che ti avvicinassi. Nel poco tempo trascorso, mi sono sentita cosi vicina a te, mi è sembrato che mi toccassi l’anima con un gesto un sorriso, uno sguardo…ed io ogni volta nei tuoi occhi ci lasciavo il cuore. Sentivo quegli occhi posarsi sul mio corpo. Le tue mani quanto le avrei voluto addosso. Anche se non mi hai mai sfiorato io ne sentivo il calore. Credo che se lo avessimo fatto, se ci fossimo lasciati prendere dal piacere della carne, tutto sarebbe andato perduto. Probabilmente quello che accadeva lo percepivo solo io, ma erano emozioni che la mia anima aveva deciso di vivere. Oppure, magari, anche tu sentivi quelle vibrazioni e proprio allora i cuori inviavano segnali d’allarme. Questo non lo so, non ce lo siamo mai detti. Ma ti ringrazio per tutto quello che mi hai trasmesso anche senza rendertene conto. Perché avevo bisogno di sapere che in questo angolo di mondo c’è l’ anima di un uomo che riesce a farmi provare tutto questo. Nutro per te un sentimento profondo che non oso definire. Non so se sto facendo la cosa giusta. Forse avrei dovuto tenere tutto dentro, o addirittura avrei potuto evitare che ciò accadesse. Ma i sentimenti non li metti a tacere solo perché scomodi, e non mi basta tutta la determinazione e la volontà di questo mondo per soffocarli. Ora potrai anche ridere di me; ma questo è quello che sento e avevo da dirti e non me ne vergogno. Grazie per tutto quello che mi hai regalato. Per avermi consentito di conoscerti. Il mio amore ti accompagnerà sempre.. 17


Questo mi accade.. Qualche sorriso e il cuore si sveglia con l’ assurda pretesa di leggerti negli occhi.

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Io amo senza pietà Ogni volta senza risparmio in egual misura. senza pietà di questo cuore Che ogni volta incassa colpi. Sanguina. Ma poi guarisce. Io vivo questo, sempre: il miracolo dell’amore che porto dentro di me.

Giovanna Curia 19


Nilo Domanico Ingegnere italiano, nato a Rossano, in Calabria, nel 1967. Il suo percorso di studi e lavorativo, lo porta a viaggiare per il mondo, dalla Gran Bretagna, doveva completa il Master Sciences a Durham, fino al Medio Oriente e Mondo Arabo (Egitto, Yemen, Emirati Arabi ed Oman), dove la sua carriera sta raggiungendo ragguardevoli traguardi con prestigiosi progetti gia’ realizzati, l’ultimo dei quali l’Oman Botanic Garden, il più esteso giardino botanico del mondo. Durante i suoi viaggi sviluppa le sue innate passioni nella fotografia e nella scrittura che trovano sbocco in due mostre fotografiche realizzate in Italia (2014) e nel Sultanato dell’Oman (2017) e nel libro fotografico “Sulle Tracce delle Pietre del Destino”

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Nilo Domanico 23


Anila Dahriu

“Camminavo di giorno nei boschi coi lupi ed i cani randagi, cercavo di diventare invisibile per la mia sopravvivenza e la notte urlavo aspettando l’alba”

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DI NON ESSERE Per non essere quella che insegue i sogni ho dovuto arrampicarmi sull’inspiegabile e raggiungere traguardi senza forma né anima. Si vive bene sapendo di esserci comunque con un proprio significato e una funzione nonostante le nebbie ancora non siano rade e la vita sia colma di piaceri. I valori sono donne vecchie e stracci da buttare nella spazzatura. Per essere quella che vaga sulle strade con la sciarpa bagnata da inganni forse ho bisogno di un’altra identità con la faccia e le labbra piene di lifting.

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SIAMO SOLITI PENSARE Siamo soliti pensare a un mondo migliore, ma cede la speranza come le foglie gialle dell’autunno alla terra ormai priva di sole. Sono giorni di smarrimento come piogge cadute e disperse in solitari passi nel grigio della città che rubano il nostro tempo. Tutto svanisce nelle profondità del mare come un rancore dello spirito ingannato, ma voglio credere d’essere roccia che si sbriciola all’orizzonte baciando la Croce del mistero e cercando una rinascita.

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SPETTRI Cumuli di pensieri, parvenze di scheletri lottano fra gli spiriti… Il tempo è nudo, l’ira grigia. E’ desto e inquieto il grido della sofferenza… Sospesa… la vita guarda se stessa andarsene indifferente.

Anila Dahriu 27


Lina Felicetti

Sono nata a Rossano (cs) il 14/02/1948 ho condotto studi umanistici e già a vent’anni ho iniziato la mia carriera d’insegnante di scuola primaria durata ben quarant’anni, durante i quali sono stata artefice di progetti didattici riguardanti l’ambiente e la legalità ,servendomi a tal fine dell’arte poetica e recitativa. La mia passione per la poesia è stata irrorata dalla lettura di autori classici e moderni. Ho scritto più di cento liriche in lingua italiana e più di venti in vernacolo. Ho pubblicato con la casa editrice Pagine in diverse collane e sto collaborando con la casa editrice Aletti nel progetto “Poeti del nuovo millennio“. Ho ricevuto targhe e riconoscimenti di merito per aver partecipato a concorsi letterari.

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Zarafinə Na vota a Russanə c’era nu cert Zarafinə e ra muntagna chi ija girannə i terrə terrə a fatigarə ppe s”abbuscarə ncuna cosa ppe potirə mangiarə; era ciotə, lordə, puzzulentə e scilinguatə u povareddə e po era eccussì bruttə ca ti facìa spagnarə; avìa ra faccia longa , l’occhji accucchijatə, a nasca a pummalorə ,a vucca larga, i labbr rossə ,i vrazzə curtə e ri manə rannə,rannə, quattrə capiddə subbrə a capa e quattrə pilə e varva longhə ca li pennijnə e ru varvareddə probbijə comə chiddə e na crapa , paría ca matrə natura si c’era rivertuta, però u povrə riscrazziatə era bonə fatigaia e nnu facía malə a nessunə e mo certamentə si trova mparavis adduvə ppe ti farə passarə u ijanə virennə si unə é beddə o bruttə ma teninə cuntə sulamentə e ri beddizzə ca tena ntru corə. 29


Overdose

Eri giovane e bello, ma, nella tua mente confusa e di mal di vivere malata, muri insormontabili vedevi e attorno a te il vuoto scavato da una società cieca ai mali dell’anima e sorda ai suoi lamenti. La tua vita non aveva un senso e fuggiva via da te senza pietà; invano tu cercavi di afferrarla, vicoli ciechi imboccavi e mai porte aperte trovavi. Un giorno poi, un maledetto giorno, uno sciacallo, per soddisfare la sua insana sete, ha trovato in te una fonte e ti ha teso la sua mano iniqua e tu, dei suoi egoisti intenti ignaro, a lei ti sei aggrappato e nello sballo di un momento hai provato il surrogato di quella felicità tanto agognata. Con ali di cera troppo in alto sei volato e come Icaro in basso sei caduto in un profondo abisso e da quell’abisso non sei più uscito: la belva t’ha inghiottito e, in assenza di speranza con la mente offuscata da cellule impazzite, la dose hai rincarato e per l’ultimo volo sei partito. Ora piange la terra che non vuole il tuo giovane corpo ricoprire di buio eterno; piangono i tuoi cari, ma più di tutti piange la tua mamma che col suo cuore pieno d’amore non ti potrà giammai dimenticare. 30


Tanka Alte magnolie profumano il cielo di Primavera . Al di là del mare blu disumano lo scempio. Tanka Zefiro spira dal pesco dondolato cascata rosa. Brividi di terrore In agguato la morte.

Lina Felicetti 31


Aldo Fusaro

si è laureato in Lingue, letterature ed Istituzioni dell’Europa Occ. a “L’Orientale” di Napoli. È stato professore, per un trentennio, nella Secondaria superiore e Dirigente scolastico, per oltre un decennio, nella Secondaria superiore e nell’I.C. “ V. Tieri “ di Corigliano. È stato attratto dalla poesia e dalla narrativa, sin da ragazzo, ha scritto su periodici locali, antologie e ha partecipato a trasmissioni televisive. È appassionato di letteratura europea. Ha avuto riconoscimenti locali e nazionali. Scrive racconti e poesie in Italiano e in vernacolo sul periodico “Il solco”. Ha vinto il primo premio per la poesia edita in vernacolo città Corigliano Rossano. Ha pubblicato due sillogi:Il cuore oltre l’ostacolo. Il camino e sta per uscire un’Antologia con altri.

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A lavvannera I figghji mji su troppi pi na mamma sula ccu pochi i mangere, ccu ru mariti m’brjechi, ghji a ra jiumera: strjnci e sbatti cammise e mutanti i prieviti e signure ‘ncappillete p’accatere nu nanni i pene a chilli poveri guagnuni, Minchjitti rorma e si ricrjia. A vita ghe fatigusa ‘ncatineta Ccu nu mariti abbaccanunneti. Dji, pirdunimi, mi n’hai libirere ccu nu frussirielli i gugghj vvruscente hai affuchere. Nasciri fimmine su duluri suffri e u ti po’ lamintere.

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L’asino di nome Sasso

L’ultimo asino di mio nonno si chiamava Sasso, era un animale intelligente che sembrava avesse capito di trasportare una persona anziana, evitava galoppate e salti, rispondeva al fischio di richiamo, se lasciato lontano dalla cascina, e lo chiamava, mentre consumava la colazione alle 11,00 di ogni giorno sotto la quercia secolare di suo padre. Nonno Giò lo faceva partecipare alla colazione come un animale da compagnia, gli dava biscotti, pane e gli faceva bere persino uno o due bicchieri di moscato. Egli pensava che, in quell’asino speciale, si fosse incarnato l’anima di un fratello minore, morto in un incidente di lavoro e che gli aveva rimasto, nonostante avesse altri 5 fratelli, tre sorelle, tanti nipoti, oltre alla sua famiglia abbastanza numerosa, un vuoto immenso, i cui segni restarono per sempre, erano passati più di sessant’anni, ma ne parlava spesso. Sasso si chiamava così per la sua tranquillità, per la sua perizia a scansare gli ostacoli e per la sua pazienza che, di propria iniziativa non si muoveva neppure di un centimetro, se il nonno non gli comandava di camminare. Tutte queste qualità le aveva trovate in quella bestia che aveva comprato per pochi soldi. Sasso era nato da un asina di fattoria, dove vivevano molti bambini che lo coccolavano e lo portavano a spasso per i campi, cavalcandolo da piccolo, lasciava fare come se fosse stata una cosa naturale, i figli del fattore lo coccolavano, non solo con carezze e baci e dandogli caramelle, biscotti, pane e frutta, era diventato un animale docile. Quando il fattore, verso l’anno e mezzo, decise di domarlo, si accorse che lo era già, aveva solo bisogno del basto e la doma era completa. Capì che il legame con i suoi bambini, aveva prodotto un miracolo, capì anche che i bambini l’avrebbero voluto tenere, ma l’asinello era del barone e, prima o poi, sarebbestato venduto. Il barone, proprietario della fattoria e di tutti gli animali ordinò di vendere asini e cavalli in blocco, per poi passare alla meccanizzazione, rendendo più produttivi i suoi terreni e recuperare quelli incolti e i pascoli. Fu così che, pur comprendendo il dispiacere dei bambini, dovette ubbidire al barone. Ecco spiegato il motivo della pacatezza dell’animale che sembrava poco adatto al lavoro, un po’ tondo incapace di fare il suo mestiere, ma, in realtà, era un animale intelligente e molto valido, imparava facilmente ogni lavoro, era alla portata di ogni membro della famiglia, i ragazzini gli salivano in groppa e lui li portava a passeggio. Il nonno lo teneva nella stalla sotto casa in paese; nei giorni di pioggia, restava a casa, dormiva fino a mattina tarda, dimenticandosi dell’asino che aveva bisogno di bere e di mangiare la sua razione di fieno; allora Sasso incominciava a ragliare in modo particolare come se lo chiamasse, il nonno capiva e scendeva a dargli da bere e poi la sua razione di fieno e biada. Insomma, sembrava ci fosse un’intesa non fra un animale e una persona, ma fra due persone. Sasso si rese protagonista di molte avventure: una domenica, mio nonno mi chiese di prendere Sasso e di andare a casa mia in campagna a Fabrizio per prendere due grosse ceste di bottiglie di salsa di pomodoro che mia madre aveva preparato per i suoi genitori. Cavalcare Sasso era un piacere per me, anche se ero conosciuto in paese come il 34


nipote studente di zio Gio, l’andata fu tranquilla e divertente: scesi per via castello, attraversai Piazza Acqua Nova, scesi per via Roma e imboccai all’inizio della strada di Rossano sulla sinistra, attraversai il sentiero a fianco del Cimitero e poi via verso Morta Viva a Fabrizio. Arrivai due ore dopo, a casa, dove trovai ad accogliermi mia madre e i miei fratelli che vollero cavalcare Sasso e così fecero, poi mia madre mi preparò da mangiare, mentre mio padre mi caricò l’asino, raccomandandomi di incamminarmi il più presto possibile per attraversare il sentiero del cimitero con la luce, temendo un mio sbandamento nel trovarmi di notte alla luce dell’illuminazione delle tombe. Cercai di seguire il consiglio di mio padre, ma un po’ per il corteo dei miei fratelli intorno a Sasso, un po’ per la mia poca pratica a portare cavalcature nonostante il mio impegno, arrivai in paese tardi, proprio quando nelle case si accendevano le prime lampadine, nella piazza i lampioni, mentre gli uomini e i ragazzi scendevano all’Acqua Nova. Mi ritrovai con l’asino all’inizio di via Roma e tanta gente sui marciapiedi che parlava dei propri affari: accordi su vendite di merci, su giornate di lavoro o addirittura, come si diceva su proposte di fidanzamenti tra i genitori delle ragazze e dei ragazze, insomma la piazza era il cuore del nostro paese, poi per sigillare accordi o farsi auguri, si andava a flotta si in cantina a bere un bicchiere di vino rosso. Arrivare a quell’ora alla guida di Sasso, mi metteva in forte imbarazzo: sfilare coll’asino tra la folla di persone, mi sembrava come scalare una montagna, allora pensai d’infilare la cavezza di Sasso nella cesta destra e lasciai che l’animale si dirigesse da solo verso la casa del nonno: era un modo, secondo me, di togliermi l’imbarazzo, però alcune persone che conoscevano l’asino e il nonno, si aspettavano di vederlo al seguito un po’ attardato: guardavano ma non lo vedevano, due o tre dei sui amici incominciarono a preoccuparsi, pensando che gli fosse successo qualcosa di brutto, per fortuna zio Pietro che conosceva anche me, li tranquillizzò, indicandomi col dito ai suoi amici, “c’è il nipote con l’asino” e gridò, “ ragazzo aumenta il passo altrimenti l’asino se ne và a passeggio per conto suo”, in molti si girarono a guardami ed io rosso come un peperone sfilai silenzioso e a testa bassa tra quelle persone che mi fecero ala, smettendo il loro chiacchiericcio abituale, squadrandomi da capo a piedi, non guardai le loro facce divertite, ma immaginavo tutto, momento per momento, immaginavo i loro discorsi, quei momenti mi sembrarono secoli. Sasso, per fortuna, andava per la sua strada diritto dai nonni, mentre io confuso per quel bagno di folla indesiderata, accelerai il passo e lo raggiunsi. Le mie gambe sembravano di paglia, menomale che Sasso era un asino ben ammaestrato e indifferente alla folla. Naturalmente dai nonni arrivò prima l’asino e poi io. Sasso ragliò, il nonno scese i pochi gradini, ci raggiunse, scaricammo l’asino che sembrava anch’esso divertito, portammo in magazzino le ceste. Il nonno si congratulò con me per l’abilità mostrata nel guidare Sasso, anche se non gli confessai mai che il vero conduttore era stato l’asino. Aldo Fusaro 35


Domenico Godino nato a Corigliano Calabro il 14 giugno 1980 Quando per scrivere usi il cuore, anziché la penna, le parole battono narrando emozioni.

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Non ci resta che amarla siamo il sogno che ha tanto desiderato, non ci resta che il tempo per ringraziarla, ha tanto sofferto per averci partorito. Non possiamo deluderla. La sua voce è un canto di gioia indelebile e se parla piano ti chiede scusa perché è solo stanca, ma la sua forza diventa indispensabile. Se piange in silenzio ed è solo per noi che campa, non spegniamo la sua fiamma, non ci resta che amarla. Non ci resta che chiamarla mamma.

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Se sorrido alla gente non vuol dire che i miei guai sono pari a niente. Mi nascondo solo dietro un volto che scelgo al mattino ed Indosso quello talmente sorridente che a volte sembro proprio un cretino. Perché non voglio far vedere la mia parte brutta, come quando mostri il tuo meraviglioso giardino, ma la casa al suo interno è distrutta. Se sorrido alla gente le solletico la mente aiutandola senza saperlo, così ricambiano dolcemente. Solo in questo modo sarai ricordato eternamente. Se Sorridi alla gente.

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Se guardo il cielo il buio si colora. Se guardo il cielo una stella illumina la terra, ma si sente sola. E non ha più voglia di brillare, ma non ha più voglia neanche di cadere. Così sembra chiedere aiuto, aveva solo un bisogno e lo ha perduto. Forse per questo sento forte il suo pianto e se diventerà cadente sarà forte il suo schianto.

Domenico Godino 39


Giuseppina Irene Groccia Artista ed entusiasta comunicatrice del mondo dell’arte contemporanea. Il suo percorso di ricerca presenta temi di sperimentazione nei campi della pittura, arte digitale e fotografia. I suoi “pensieri scritti” sono composizioni legati alle emozioni e ai sentimenti, i quali riescono a sfociare sempre di più in un intimo confronto con se stessa. In MENTE OCCHI CUORE, suo primo lavoro editoriale pubblicato a Gennaio 2022, l’artista ha fatto confluire nell’attività verbovisiva il suo duplice interesse per il linguaggio della parola e dell’arte visiva. Ha curato come Redattrice editoriale, il progetto della rivista d’Arte XartMagazine E’ Autrice del Blog L’ArteCheMiPiace e del Magazine ContempoArte, dove pubblica periodicamente articoli, interviste e progetti dedicati all’arte e alla cultura. Collabora con il Blog Art&Investments e con la rivista mensile ExitUrbanMagazine. Sito web www.gigro.weebly.com

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Giusy Nisticò Poetessa di Cirò Marina, con la necessità costante di cercare versi nel silenzio, con uno sguardo di stupore tra il mondo e il proprio essere. Pubblica la sua prima opera nel 2012 intitolata “Animo Poetico”, un saggio di liriche che partendo dal cuore, esplora tutte le strade dell’animo umano e del vivere inquieto dei nostri giorni. Nel 2014 “Vezzi del Cuore” una raccolta poetica originale, un voler dare colore ad un mondo in bianco e nero. Nel 2016 “Fili di Parole” poesie che rappresentano quello sguardo che coglie l’essenza della vita. Nel 2018 “Il Tempo Dei Sentimenti” versi puri con toni fluidamente discorsivi, che evidenziano il proprio animo. Nel 2020 pubblica la sua ultima opera ma con uno scenario diverso, varcando territori internazionali. Infatti il libro intitolato “ Te Lidhesh Petalet” , è stato tradotto in lingua Albanese dalla Poetessa e Scrittrice Anila Dahriu, pubblicato a Tirana dalla casa editrice ADA.

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Umanità Umanità desolate, affacciate su balconi stonacati e pericolanti, attaccati a pareti di muri fatiscenti, che per dignità non crollano. Umanità violate da condizionamenti esterni, con retroscena imbarazzanti. Umanità indebolite da povertà, tragedie, lotte continue e sfiancanti. Umanità di risvegli nell’orgoglio, che si nutrono di passato di vita, allungando con sudore e lavoro, il ponte del cammino. Umanità rispecchiata nel ricordo di radici familiari, per sollevare e fortificare i tasselli di una vita complicata, travagliata, ma tanto amata.

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Giorni Uno sguardo nel domani, a colmare le ore vane. Un vento forte, che spalanca tutte le porte. Una voce, rivive nel sorriso delle persone, un successo di giochi colori e tanta emozione.

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Femmina Creatura suprema, libera, solare, fragile. Forte, ragionevole, impaziente, sentimentale, dolce, unica, di gran carattere, che tiene testa ad ogni situazione ed azione. La madre, la figlia, la seduzione, la passione, la cura, gentilezza, purezza, coraggio, unione, entusiasmo, un vanto la vita la donna.

Giusy Nisticò 47


Ida Proto

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Abbracciami Ho freddo Sarà come al mare in inverno Quando il vento caldo del sud ti accarezza E ti fa sentire addosso l’estate

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Vivo e muoio in attimi interminabili,per poi risorgere con gli occhi gonfi, il cuore a pezzi e l’anima piena di sogni

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Eppure , mi sembrava di toccarlo , sparso nella stanza , fluttuava come un angelo . Lo sentivo sulla pelle come freschezza estiva , come piuma si adagiava sui miei pori e penetrava i miei sensi … lo sento ancora nel cervello,attraversa i neuroni e va dritto al cuore , proprio lì , dove sei tu … non scorderò mai il tuo profumo

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Marinella Pucci

Nasce ballerina e coreografa ma è anche poetessa e pittrice, con una forte passione per il tango e le scienze olistiche. Frequenta sin da piccola corsi di ginnastica Artistica e Ritmica. All’età di undici anni inizia lo studio della danza moderna tecnica Luigi e Matt Mattox affiancati da corsi di danza classica. Frequenta corsi e stages (in diversi centri di danza italiani) di jazz, funk, hip hop presso lo Ials e il balletto di Roma. Nel 1992 segue il tirocinio di insegnante di danza. Nel 1993 lavora in qualità di insegnante e vice presidente dell’associazione di danza STARS. Nel 1995 e’ ospite in vari programmi televisivi culturali tra i quali Filo Diretto. E’ coreografa e ballerina in vari produzioni televisive in onda su Tele Europa Network e Telestars. E’ ideatrice e conduttrice di un programma per bambini “Maschere alla moda”. Partecipa con profitto al corso indetto dall’AICS conseguendo la qualifica di dirigente sportivo ed operatrice del tempo libero. Partecipa con una sua coreografia al concorso internazionale di modern-jazz classificandosi alle semifinali. Nel 1996 partecipa alla manifestazione “Un gesto d’amore” organizzato dal comitato AICS regione Calabria, con la coreografia “Little Susie” premiata come migliore coreografia della manifestazione. Fonda l’associazione SAID (sport arte itinerario danza) di cui è presidente e insegnante. Nel 1997 le viene assegnata la borsa di studio bandita dalla regione Calabria con i fondi CEE per la formazione di coreografi, conseguendo con il giudizio di ottimo la qualifica professionale di coreografo. Dal 1997 al 1999 si esibisce come ballerina e coreografa per la compagnia teatrale “il Punto in movimento” guidato da Pierluigi Rizzo con la rappresentazione di New Age Dream presso il teatro Rendano (CS) e in varie località turistiche della regione Calabria e con la partecipazione di Ciccio Santucci tromba solista del film il pianista sull’oceano. Nel 1998 partecipa alla manifestazione “Arte e cultura sotto la torre”, come interprete di un esperimento di teatro danza e ottiene il consenso della critica. Nel 2001 e’ insegnante di fitness e danza presso i centri sportivi “New Full Sport” e “Aniene Fitness di Roma” Nel 2002 e’ insegnante di fitness e danza presso i centri sportivi: “Idem” e “Aniene Fitness di Roma”. E’ nel corpo di ballo della manifestazione premio primavera organizzato dal “Circolo ufficiale delle forze armate d’Italia” presso il Palazzo Barberini a Roma con coreografie di Cinzia Condreras. Nel 2003 trasferitasi in Olanda e’ insegnante di modern Jazz e di circuit training presso il centro sportivo dell’Agenzia Spaziale Europea. Collabora con il gruppo teatrale italiano in Olanda in qualita’ di coreografa ed assistente di scena. Dal 2004 al 2007 e’ insegnante di Modern-jazz per bambini presso il club Escapades dell’Agenzia Spaziale Europea. Dal 2008 al 2017 e’ insegnante di Modern jazz per adulti presso il club Escapades dell’Agenzia Spaziale Europea. E’ Coreografa per International Day presso American School of The Hague. E’Coreografa per molte produzioni teatrali del gruppo Teatrale Italiano Sipario. E’ Latin Dance teacher e animatrice per ESAWP - Exotic Sun After Work Party. Nel 2020 ottiene certificazione di istruttice di Zumba. Dal 2016 studia e prende lezioni private di Tango Argentino. Segue corsi per Tango Djs. Si avvicina alle discipline Olistiche e diventa operatrice di Reiki e dell’arte di Jin shin. Dal 2017 ad oggi e’ coreografa per l’International Day presso American School of The Hague. E’ coreografa per molte produzioni teatrali del gruppo Teatrale Italiano Sipario. E’ tango DJ in diverse Milonghe d’Olanda e in Italia. E’organizzatrice della milonga mensile Farol in Wassenaar e Amsterdam (Olanda). E’ fondatrice di MaryPucci Lab in cui propone corsi online di

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Dance Destress, Muscle Awakening, Meditative dance VIBE, Zumba. Pubblica alcune delle sue poesie e riproduzioni artistiche con il gruppo Poeti di strada, Poeti di Namaste ed il Solco. Appare come una delle artiste del mese su Exit Urban Magazine di Dicembre 2021, e sui blogs: LartecheMipiace e Blogartecultura. Scrive poesie e pubblica le sue produzioni artistiche per il Blog Mille Piroette. Si esibisce presso la Sala Riario Palazzo vescovile di Ostia antica Roma in occasione della fiera dell’arte’ organizzata dell’associazione “Mille piroette i diversi volti dell’arte”. Pubblica la sua raccolta di poesie e produzioni artistiche dal titolo ‘Pensieri sussurrati al cuore.’ Nel Dec 2021 fa parte con le sue creazioni, del “Divine feminine exhibition” in Amsterdam House of Arts & Crafts. E’organizzatrice dell’edizione 2022 della Farol Tango Marathon. L’incontro con diverse passioni le ha consentito di esprimersi in varie attività che si toccano e si intrecciano tra loro, creand uno stile tutto personale che ci regala nuove visioni ed interpretazioni artistiche. www.marypuccilab.com www.instagram.com/marypucci_lab www.instagram.com/ma.pu_art

‘LACRIMA’ Scendi lacrima. Ti eri nascosta da troppo tempo. Le risate rumorose ti hanno impedito di trasportare un dolore che hai trattenuto. Oggi puoi uscire. Solcare il mio viso, liberare il cuore da un macigno che ostacola Il battito. Le ferite sono scoperte. Il tempo, Il tempo, si ci penserà lui. Tu lacrima scendi. Non ti fermare.

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‘OgnaT’ Amore per te. Tu che sai darmi emozioni, Ti lasci usare da chi scopre il tuo potere. Sei bellezza profonda. Li pronto a consolare cuori infranti e a dare conforto e a far sorridere e gioire. Mi rattristo. So che non sei tu a tradire. Lo è chi piccolo e insignificante nel mondo,trova in te il potere. Si sa che il potere cambia gli animi. Mille sguardi incalzanti. Ventagli agitati nell’aria. È il momento di prendere posto in pista, o a restare seduti in attesa di quel momento in cui ci si perde in un abbraccio, Immersi nella profondità di due cuori comunicanti a provare l’ebrezza di sentirsi vivi. Sorrisi veri o maschere sorridenti. Sradicato del significato per cui ti sei fatto strada in quei luoghi frequentati da uomini soli bisognosi di connessione sociale per cui sei nato nel lontano periodo dell’emigrazione. Anime sole, bisognose di un abbraccio consolatore. La tua magia si sciupa nelle mani di chi ti usa per soddisfare ego e narcisismo. In fondo sei lo specchio della società con i suoi lati belli ed oscuri. La melodia va, inebria la mente. In una folla di gente, mi perdo nei miei pensieri e continuo ad amarti perché so che puoi arrivare ancora e donarti.

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‘Legami’ Chi sei per me Non lo so dire sai? Un atomo che si è mosso nel mio spazio vitale a svolgere le sue mansioni mentre lo scorrere della vita con i suoi cambiamenti ci ha portati ad avvicinare ed allontanare i nostri nuclei. Eppure il lavorio doveva servire a costruire molecole di una famiglia. Nessuno ti ha insegnato come si doveva fare ed è per questo che non è stata perfetta. La perfezione. Non lo sai che è il metro che porta a giudizi severi e contro cui non si vince mai? Allora per una volta voglio essere imperfetta. Accettare gli errori, le mancanze, le assenze e prepotenze. Ricordare i sorrisi e dimostrazioni d’affetto nel voler condividere quello spicchio di arancia che hai sbucciato per te e che ora insisti nel voler dare a me. Siamo atomi di una molecola che costruisce la materia. Se un tempo potevamo occupare lo stesso spazio ora saremo fermioni: mattoncini di materia dell’universo, ed è così che costruiremo il nostro nuovo legame caro papa’.

Marinella Pucci 55


Norella Pujia

INTROSPEZIONE

“Sentire la necessità di esplorare ed esplorarsi per cogliere e scoprire l’origine dell’esistere e il senso stesso della vita”. Questo è il pensiero che mi ha accompagnato fin dall’adolescenza. La frustrazione di non riuscire a trovare risposte ai miei dubbi mi ha spinto a produrre un’infinità di testi con cui interfacciarmi, discutere e litigare senza mai farci pace. E quando non mi capiscono (cioè spesso!) finiscono nel cestino! Norella

IL CAOS Il caos abita entrambi i miei emisferi e naviga la mente agitando un fascinoso magma. Chiusa in se stessa, la mente osserva, annichilita e impotente. I pensieri si inseguono… niente li ferma! Si spengono… si riaccendono… Un’onda li riporta a galla e li travolge impedendo il navigare sicuro. Il Caos è la mia vita, il magma arriva al cuore e finge calma. Pericoloso inganno: come un vulcano sornione ribolle borbotta, pian piano si gonfia, cresce, esorbita … ed esplode senza scampo! 56


LACERAZIONE INTERIORE Una cellula impazzita sconvolge la mia mente e prolifera creando metastasi scoordinate, conficcate come chiodi, nei punti più oscuri nel senso/nonsenso del mio pensiero.

GIORNATA DI … A volte mi fermo per osservare il mondo. Lo trovo vasto, infinito, incolmabile. le palpebre calano e gli occhi della mente si spalancano stringendo le costellazioni in un abbraccio immenso. Il viaggio della follia ha le palpebre chiuse va oltre… attraversa i confini e vede là dove nessuno può Solo la mente vi può navigare, trova il motivo di sentirsi polvere prima ancora di un tramonto senz’alba. 57


ENTITÀ Cerco un nome per un’entità che non colgo. Che sia anima, che sia aria, che sia immensa o invisibile. Un nome per definire il mondo o il vuoto. Che io possa comprendere, afferrare con le mani e con la mente. Così morbido da poterlo plasmare o così concreto e rigido da poterlo osservare misurando ogni lato. Datemi un nome, un nome certo, per afferrare verità e vita insieme, che mi permetta di interrogarlo …e io saprò ascoltarlo con attenzione, con convinzione, con devozione... Non posso vivere col mio – eterno – punto – interrogativo, spada sulla mia testa che minaccia di tranciarmi senza pietà. Voglio un nome da chiamare che mi risponda senza esitazione e che mi offra certezze infinite sull’origine e la fine di tutto.

VITA VERSO... Un Mondo non mio! Non mio questo involucro né questo pensiero che coltivo e colgo, che mostra radici perse nei luoghi e nei tempi segnati dagli attimi infiniti che mi lasciano indietro per continuare la loro corsa … verso…???

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LABIRINTO DI PENSIERI Gli occhi chiusi che srotolano i pensieri di mille… più mille… e ancora mille innumerevoli anni, che scrutano la vita e la sezionano. Occhi che esplorano il buio in cerca di risposte a domande infinite. Occhi che ruotano in circoli viziosi percorrendo meandri cerebrali che, come in un labirinto, ti costringono a girare a vuoto nella trappola del non senso.

SENZA SENSO Non cercare più risposte a ciò che per te non ha senso. Fermati e abbandona la ricerca! Questi luoghi tortuosi scendono in una miniera senza fondo. Lascia l’arma con cui picconi pareti che non si scalfiggono che scintillano in illusioni ottiche riflettendo il nulla.

Nora Ornella Pujia

pseudolabirinto: particolare tipo di labirinto nel quale il percorso, seppur lungo e complicato, non ha false piste, né possibilità di errore 59


Romeo Maria Appese al filo curiose forme d’aria ed il profumo d’ibisco sovviene in mille rivoli lieve, sottilmente lieve come due dita delicate che scrivono dell’indicibile;. breve, breve come il puntillo dello spillo che scalfisce il foglio.

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Sulle tue labbra il canto di medusa è più fremente. Il fruscìo è campana che avvisa l’ora suadente. Candido di più è l’angelo caduto che s’è immolato. Librata vola l’anima mia raggiunge lo scettro puro. Seta è il mio letto di rose il mio dono liberamente…

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DIVINO FEMMINILE No! Non è di nessuno il figlio dell’amore è lì nelle secrete ombre nei recessi al plenilunio là in misteriose stanze nell’oscuro manto del regno pulsante dell’oleandro. Oh ahime quant’è potente l’amore! Fluente come ruscello nelle valli lussureggianti ebbro nelle occulte dimore sapienziali fecondo di desiderio nel teatro dei velluti e giocondo nel languore dei mille drappeggi filosofali. Ma com’è orrenda l’idea sulla ripa dei rivoli leggeri entro le scie ai piedi del letto… verace come la luna pulsante nel punto dell’ugula ansimante avvenente sulle rive di cipride schiuma fluttuante dei livori dei corpi aulente a cavallo dell’onda ricorrente tra sospiri e baci. Oh! Com’è profondo questo mare! Quando il desiderio si trasmuta in picchi alti di cielo amplificando il vocio suadente di note di tango lungo il montante sottile degli scogli tra la brezza salmastra di ponente… è più stridente l’onda retroattiva del rimando…. attraente/accattivante come il brillio di una sirena all’albero maestro mentre recalcitrante è l’Ulisse d’ogni stiva e dimora. E’ lì nelle secrete ombre… orrendo…possente…verace nel punto del risveglio. Nudo come la verità imponente ai piedi dell’altare nelle infuocate sfere del tempio sfrecciante verso i mondi infiniti per il fomento di voluttà… disarmato dal caduco drappo di seta orientale e riverente ai piedi d’ogni virtù Ohi si! Com’è possente l’amore! 62


Ad occhi aperti scopro l’infinito riverso nel tuo nulla.. a passi vuoti tra un’incertezza ed un passaggio Affonderò le unghie come a trattenere aria scrutando nei tuoi occhi i petali nell’acqua. La musica stessa sottrarrà note salendo all’improvviso con il suo calice d’oro negherà al giorno futuro un gancio di tristezza dissolvendo i confini in gocce di cobalto. Incantevole nutrice è la neve volerà nel silenzio tremando meraviglia.

Maria Romeo 63


Onofrio Sommario

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Terra mia Quanta Pace trovo in te, o terra mia Tra bellezze in vista oppur nascoste. Svaniscono le note di malinconia, Lo sguardo verso il monte o sulla costa. E ti ammiro e ti venero con affetto Come si fa in chiesa, con rispetto. Il piede ti calpesta a volte indegno Ignaro che un domani ne paga il pegno. Ma l’uomo, l’uomo finge, si ritrova poi nel nulla Pensa al benessere del qual si culla Ne nota poi il brusco mutamento Rimane basito, sul parer del cambiamento! Per questo, o terra, continuo ad amarti e a te m’appiglio, Sperando che un giorno sia colto il mio consiglio.

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L’ ulivo

Siamo al fresco di una pianta Tra fastosi rami e foglie a punta. Com’è bello quando è fiorito, Sempre verde il suo vestito. È un albero secolare, Si estende fino al mare. Il suo frutto liscio e tondo, Condisce i piatti di tutto il mondo. L’interno seme piccolino Dà’ calore il nocciolino. Ma a noi assai piace Perché è simbolo di pace.

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Kiev Verso l’alba volgea lo sguardo, Ma non si apriva il giorno al bagliore, pensavo ad un illuso ritardo, Il fumo impertinente ne cancellava i colori. Rubava il posto alle nuvole disperse, Pregne di polvere sanguigna perversa. Il fetore e il fuoco invadevano la terra Cancellando il profumo di alito umano. Avanzavano gli aromi, strategie di guerra, Di grigio scuro il cielo colorava la mano. La mente vagante, dal pensiero crudo, desisteva la musica, la sua anima nuda. Da lontano sognavamo tutti la pace, Rivolgendoci al cielo recitando una prece. Il pensiero rivolto innanzitutto ai bambini, Ai quali fu contorto il loro cammino. La speranza di vincere ad ogni costo la morte, Inneggiando l’amore: il sentimento più forte.

Onofrio Sommario 67


Pierluigi Rizzo

Il tempo di esplorare il nostro amore. Ho conosciuto Rebecca il 3 marzo del 2015 in occasione della preparazione della mia mostra in America del Nord, organizzata dal mio amico Marco presso una grande associazione culturale nella piccola cittadina di Cumberland nel Maryland. Ero arrivato pochi giorni prima dall’Italia ed ero completamente confuso sia per la lingua che per il freddo, ma anche per l’impossibilità di fumare, se non fuori al freddo. Marco mi accompagno’ alla galleria e mi presentò la Signora Heidi, la direttrice della sezione Mostre, poi si accomiatò per andare al lavoro. Heidi parlava benissimo il francese, lingua con cui potevo esprimermi con facilità. Rimasi solo con Heidi che si mise a farmi vedere la sala in cui sarebbero state esposte le mie opere e nel contempo mi illustrava le regole della galleria poi mi condusse negli uffici amministrativi e mi presento’ a diverse persone , tra le quali Rebecca dicendomi: “lei parla anche francese”. La giovane donna, intenta al suo lavoro, sollevò il capo e i nostri occhi s’incontrarono. Mi colpirono subito ed all’improvviso mi sentii trasportato in una altra dimensione. Fu un attimo che pagai caro molto caro. Guardandola negli occhi, le dissi : “lei è normanna” ottenni un sorriso, ma nessuna risposta. Solo più tardi mi confermò che effettivamente era di origine normanna, da parte di madre. Il giorno dopo, volendo rivedere il suo viso, che tanto mi aveva colpito, tornai in galleria col pretesto di prendere le misure della sala, per potermi regolare sul numero di opere da esporre. Lei, sempre gentile, mi aiutò a misurare e a rispondere ad ogni mia domanda. Tornai altre tre volte e solo per rivederla, per poter continuare a sognare, ma senza farlo apparire, ero sempre impeccabile nel modo di fare e non feci nulla di cio’ che il mio cuore stava vivendo. Venne il giorno stabilito per montare la mia mostra, Heidi sistemò i quadri secondo l’ordine stabilito, mentre io mi occupavo di una grande scultura da ultimare e Rebecca mi aiutava. Nel frattempo, si parlava fra noi e percepii una profonda tristezza nella voce di Rebecca e percepii la sua vera personalità. Finalmente, Rebecca si aprì, anche se per poco, ma i nostri occhi comunicavano al di là delle parole. Non mi soffermo sui particolari della mostra, posso solo dire che fui molto amareggiato 68


per l’assenza di Rebecca all’inaugurazione. Interagivo con il pubblico, ma in realtà ero assente, pensavo a lei e cercavo una motivazione, il primo pensiero fu che non le interessavo, mi faceva male pensarlo, ma non potevo pretendere nulla, era vent’anni più giovane di me. Lei aveva quarantadue anni io sessantadue. Considerando che fosse questo il perché mi rasserenai. In una altra occasione mi spiegò il perché della sua mancanza al vernissage e la causa era la neve. Era abitudine che, gli artisti che esponevano in quella associazione culturale, chiudessero la mostra con una dimostrazione della loro arte davanti al pubblico e così feci, e quel giorno Rebecca era presente ed in prima fila. Parlavo in francese mentre Heidi ed una altra signora traducevano in inglese, successivamente scoprii che la signora altro non era che la madre di Rebecca. Parlavo con lei, lavoravo per lei ed il pubblico, ma in realtà per me non esisteva null’altro che lei. Il quadro che scaturì da quella manifestazione fu messo all’asta per beneficenza e fu acquistato dalla madre di Rebecca, che organizzò una cena a casa della figlia per me e Marco ed alcuni loro amici dando modo di far conoscenza delle diverse culture. La casa si trovava in una foresta di un altro stato americano, lontano da Cumberland un’ora circa di macchina, non saprei i chilometri . Si trattava di una vecchia casa, costruita con tronchi di legno e pietra, secondo la cultura americana, mi sembrava di essere in un vecchio film western, ma era calda ed accogliente e finemente arredata. La serata fu piacevole fin quando giunse, a metà cena, un signore che mi parve strafottente e provocatore che, senza presentarsi, si sedette sull’unico posto libero, accanto a me. Poi seppi che era il marito di Rebecca. Ci rimasi malissimo e la mia delusione era palpabile, lui continuava a provocarmi, ma in realtà provocava la moglie. Mi sono intristito e mi arrabbiai, mentre Rebecca continuava a essere dolce e gentile con gli ospiti. Notai che anche gli ospiti si sentivano a disagio, ma per fortuna Heidi riuscì a rompere l’atmosfera pesante creatasi. Mi alzai con la scusa di andare a fumare una sigaretta, ero molto arrabbiato con Rebecca per non avermi detto di essere sposata. Se avessi potuto sarei partito subito per l’Italia, ma ero bloccato in una situazione frustrante, cercai di non far capire nulla e mi avviai verso la porta, cercando di aprirla. Qualcuno mi spiegò che la maniglia era difettosa e che dovevo girarla al contrario, provai ancora senza riuscirci. Il nervosismo cresceva ancora, avevo bisogno di fumare per poter calmare il mio stato d’animo, ma la maledetta maniglia faceva opposizione e, mentre cercavo di capire il suo funzionamento, avvertii una presenza accanto a me e vidi una mano posarsi sulla maniglia, che con un dolce movimento aprì quella maledettissima porta. Mi girai ed incontrai gli occhi sorridenti di Rebecca. Senza sapere come, le chiesi di farmi compagnia per il tempo di fumare una sigaretta, lei accettò e mi rispose che avrebbe gradito fumare anche lei. Rimasi sorpreso , non pensavo fumasse. Appoggiata alla parete di tronchi della casa, sotto al patio, Rebecca fumava tranquillamente guardandomi negli occhi, io davanti a lei fumavo. Percepivo una grande attrazione per quella donna sposata e più giovane di me ma mi trattenni, anche se era forte il desiderio di abbracciarla, baciarla, coccolarla, ma non feci nulla. Fu la sigaretta più lunga della mia vita. Alcuni giorni dopo della cena, era il giorno del festival rock che Heidi organizzava assieme a suo marito ogni anno nei boschi della loro tenuta di campagna. Si trattava di un festival rock tipo anni sessanta, nel corso del quale, fra musica e birra, si fumava di tutto. Mi sembrava di vivere nel 69


periodo hippy che avevo sempre visto in televisione, ma mi lasciò deluso. Poiché Marco non poteva o voleva prendermi con la macchina, Rebecca si offrì di venirmi a prendermi. Accettai felicissimo, ma nello stesso tempo frustrato per l’impossibilità di parlare apertamente con lei. All’ora stabilita arrivò puntualissima con suo figlio, di sei anni, e dopo una ora di strada arrivammo al festival, scegliemmo uno spazio sotto un albero per distendere un plaid e lei tirò fuori da un cestino il pranzo completo, una bottiglia di vino e due bicchieri di vetro. Rimasi sorpreso, affascinato, meravigliato ed eccitato, potevo gustarmela tutta, seguendo i contorni del suo viso, dei suoi occhi, delle sue mani, lei si lasciava osservare. Poi mi parlò dei problemi con suo marito che aveva sposato un anno dopo la nascita del figlio. Mi disse poi che lo aveva sposato per la sua sicurezza, poichè suo marito era figlio di benestanti, e non per amore. Come uno stupido ci credetti. Avrebbe voluto divorziare già da due anni, senza riuscire a trovare la forza per farlo. Cercai di farle capire che doveva parlare con il marito ed insieme sviscerare i problemi, avere il coraggio di affrontarli, e solo così il muro sarebbe caduto e sciolto come neve al sole, ma lei non aveva il coraggio di parlare, di affrontarsi, era più facile mentire a se stessa e trovare una non soluzione che le facesse risolvere il guasto momentaneo. Era abituata a vivere così e non pensava minimamente a quello che avrebbe determinato nella vita delle altre persone. Lo capii a mie spese successivamente, ma questa è una altra storia, comunque caddi nella sua trappola ed il mio cuore si innamorava sempre più. Cercavo di farle capire il valore della famiglia ma lei era come un muro. Cambiai discorso e parlammo del più e del meno. Capii che la mia storia con lei sarebbe stata impossibile e le proposi di rientrare a casa. Il ritorno fu silenzioso, interrotto qualche volta dal figlio che poneva le solite domande tipiche di bambini di sei anni alle quali Rebecca rispondeva con molta dolcezza, io stavo silenzioso al mio posto. Prima di scendere dalla macchina, lei mi guardò fisso negli occhi e mi disse: “fra pochi giorni partirai ed i miei genitori vorrebbero invitarti a cena la sera prima della partenza”. La guardai, accettai e ringraziai, ma ero triste. La cena fu tranquilla e serena. Al momento di andare, salutai tutti lasciando il mio indirizzo ed invitando tutti in Italia. Rebecca volle accompagnarmi fino alla macchina di Marco, che si era intrattenuto a parlare con il padre di Rebecca, pochi anni più grande di me. Mi sentivo ridicolo. Eravamo soli, al centro della strada, una luce proveniva dal laboratorio del padre, illuminando il fianco destro di Rebecca, tanto da rendere perfetta l’atmosfera. Alzai gli occhi e vidi il cielo illuminato da una miriade di stelle ed il suo viso splendente come non mai. Ero sempre io che parlavo e lei era costretta ad ascoltare, ma se non avessi fatto così l’avrei abbracciata e baciata, ma non volevo creare nessuna frattura fra noi, visto che era sposata, insomma la rispettai. Ancora una volta non feci nulla, le dissi solo di pensare bene sul divorzio e di parlare con suo marito, lei mi rispose: “Ricorda che qui hai degli amici”. La guardai, la ringraziai, le porsi la mano e chiamai Marco e partimmo. Io avevo la morte nel cuore, ma mi sentivo soddisfatto per non averle creato nessun imbarazzo, sebbene per lei sentivo un forte trasporto, Rebecca rimase al centro della strada fino a quando non sparimmo dalla sua vista. Per tutto il viaggio di ritorno in Italia non pensai a Rebecca, l’avevo relegata fra le storie impossibili. Atterrai verso le dieci del mattino e riuscii ad arrivare in stazione giusto in tempo per prendere il treno che mi avrebbe riportato a casa. Erano le dodici 70


ed il treno partì in orario. Mi accomodai nella poltrona a me riservata e ripresi a pensarla, ero contento di averla rispettata. Il treno correva veloce come velocemente pulsava il mio cuore, batteva all’impazzata, fin quando uno strano nervosismo si impossessò di me ed un fuoco cominciò a bruciarmi il cuore. All’improvviso presi il telefonino e le scrissi un messaggio e lo inviai. Il mio cuore cominciò a battere in modo normale, il nervosismo era scomparso ed il fuoco nel mio cuore si tramutò in pace. Mi addormentai sereno. Ero sicuro di non aver disturbato Rebecca con quel mio messaggio sia per la grande distanza fra noi sia per il fatto che non sarei più tornato in America e che non l’avrei più rivista. La vita è sadica a volte. Mi svegliai due ore dopo, il treno correva veloce ed il panorama scorreva davanti ai miei occhi, il telefonino fece bip, era il segnale di un messaggio che era appena arrivato, aprii messenger e rimasi a bocca aperta, era la risposta di Rebecca. Da quel momento non smettemmo mai di chattare o parlare al telefono, a qualunque ora e parlavamo fino a quando la stanchezza non ci faceva crollare. Dato il fuso orario, io mi svegliavo alle tre del mattino, mentre da lei erano le nove di sera, poi lei andava a dormire serena, mentre io cominciavo la mia giornata in attesa del suo risveglio e questo per un anno intero. Dormivo praticamente tre o quattro ore per notte ma mi bastavano. Ogni tanto mi parlava di suo marito e del rapporto che non andava, ma io la tenevo su, la consigliavo e le davo forza. Vivevo il mio sogno, vivevo il mio amore, anche se ero consapevole dell’impossibilità di realizzarlo. Ero in estasi. Rebecca arrivò in Italia i primi di agosto e di notte con l’ultimo aereo, non mi soffermo sui particolari dell’arrivo e dell’ultimo nostro incontro, dopo che ci eravamo lasciati di notte nella foresta dei suoi genitori. Posso solo dire che il poco tempo che fu con me in Italia fu bellissimo ma anche utile per entrambi. Rimase solo nove giorni, ma bastarono per incidere profondamente in me ed apparentemente in lei. Spesi gli ultimi soldi per far si che il suo soggiorno fosse da sogno, il mio amore lo meritava. Appena atterrata in America, Rebecca mi inviò continui messaggi che accompagnarono i suoi spostamenti e servirono a non farci sentire soli. Arrivò a casa verso le nove di sera e mi telefonò subito ma per la presenza di suo marito e di suo figlio, non poté proseguire, mi avrebbe richiamato appena possibile. Infatti mi richiamò mezz’ora dopo, comunicandomi di essere andata via da casa assieme a suo figlio per andare dai suoi genitori, dove in quel momento si trovava. Insomma le erano bastate solo pochi minuti per prendere la decisione che per due anni interi aveva rimandato, mi disse che il giorno successivo avrebbe iniziato le pratiche di divorzio. Rimasi in silenzio per alcuni secondi, non sapendo cosa rispondere, poi, schiarendomi la voce le chiesi se fosse veramente sicura della decisione presa, mi sentivo colpevole, responsabile, ma al tempo stesso, egoisticamente, ne ero contento dimenticando che non si costruisce la propria felicità sulla pelle degli altri e me ne accorsi un anno dopo, esattamente un anno dopo, ma questa è una altra storia come il seguito di questa storia impossibile che sarebbe dovuta restare tale. Voglio lasciare parlare il cuore che, attraverso i vari momenti vissuti, ha marcato o è stato marcato dalle varie esperienze vissute. Il bello dell’amore è la sofferenza. Pierluigi Rizzo 71


Mario Pino Toscano nasce a Rossano Calabro (CS) nel 1947 e si trasferisce a Roma nel 1970. Da sempre amante della poesia, partecipa a numerosi premi e rassegne nazionali e internazionali di poesia. 2014 Premio Letterario Internazionale ‘IL federiciano’ con L’amore ritrovato’. Firenze dal 2016 poeta della Associazione Culturale Sguardo e Sogno, partecipa negli anni a numerosi eventi, al Palazzo PEGASO I Poeti e gli studenti con la poesia ‘Uomini’, ‘alla Sala Gigli Poesia e musica’ fra i protagonisti reading poetico. Nel 2019 esce “L’Anima con la penna in mano”, (Gambini editore/Intermedia Edizioni). È la prima raccolta di poesie ufficiale di Mario Pino Toscano, e in pochi mesi gli vale la partecipazione come accademico onorario dell’“Accademy of art and Image” dove recita “Un Figlio”, per la giornata per la leucemia nella sala Accademica Conservatorio Santa Cecilia. Con ‘“La mia siepe la tua siepe” è tra i quarantasette poeti chiamati a scrivere una lirica per l’iniziativa “Duecento anni d’Infinito” dedicata a Giacomo Leopardi. Nel 2020 è invitato a parlare e a declamare le sue poesie tra i ragazzi delle Scuole medie di Roma. Nel 2021, presente e premiato a Premio Internazionale Poesia Emozioni al Castello Grottaferrata con la poesia ‘Riflessione’. 2021 Ass. Culturale Patrizia Palombi ‘Dante e le donne’ poesia e teatro Soriano del Cimino ‘poesia il nostro Inferno, con Patrizia Palombi più volte ospite nelle rubriche ‘Cultura e Poesia’ su Radio 06 e Radio. Esce l’antologia “Poeti di strada di Rossano”, che include due poesie di Mario Pino Toscano. Nello stesso anno diventa ospite fisso, con partecipazione settimanale, della trasmissione televisiva di Canale 21 di Roberta Murzilli dove recita le liriche tratte dalla silloge ‘L’Anima con la penna in mano’ Presente alla Fiera del Libro 2022 con ‘FARFALLE’ poesie edito da Gambini Editore.

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POESIA Appartieni al mondo, ne sei parte integrante, abiti nella parte più intima del genere umano. Ci fai poeti ispirati, messaggeri nel mondo di un verbo universale. Ci presti i colori del Creato, le stelle, il sole, la luna, le brezze marine, la pioggia, i colori dell’anima. Veloce come il vento, invisibile satellite avvolgi il mondo. Porti amore, sentimenti, felicità, storie. Arrivi puntuale, dov’è cuore che batte, dov’è dolore, dov’è ferita dell’anima, dov’è speranza. Sei terapia, condivisione, sei sinergia. Camaleontica, magica, sei tu, poesia. 73


Il mondo che sogno Una panchina, i miei pensieri, il mondo intorno a me. Il traffico, la gente che parla, il vociare gioioso dei bambini . Ombre a miei occhi, passano, le intravedo, sento rumori di passi in lontananza. In mezzo a loro e non esserci... Sono con le rondini che volano libere, con le nuvole bianche trasportate dal vento. Da lassù, una ragazza è in una gabbia dorata e tanti altri sono avvolti da corazze invisibili Intrappolati... ancorati a terra... le loro paure, le loro insicurezze, le convenzioni, il timore di osare, Il giudizio degli altri. Portano tutti la maschera del proprio viso. E le rondini sono libere... e le nuvole... spontaneo movimento ai venti. 74


Angeli in picchiata verso terra, portano amore, sorrisi, carezze ai figli, ai genitori,agli anziani, portano solidarietà fra la gente, baci inaspettati, piccoli gesti d’amore. Le gabbie si aprono, le corazze cadono , tutti a nudo come alla nascita, puri, finalmente liberi fra le rondini in cielo a godere la primavera della vita.

Il fiore non colto. E’ nato un fiore dallo stelo spinoso, la sabbia del deserto ha dipinto i suoi petali, nessuno lo coglie, incute timore. Fra i venti, il vento dell’amore si muove fra le dune, lo vede gli fa mulinello, dolcemente lo coglie, stringe il suo stelo, succhia il suo nettare, si insinua con delicatezza fra i suo meravigliosi petali, sibila note d’amore, quel fiore si apre ad un amore Mario Pino Toscano sempre sognato.. 75


Luigi Visciglia Forte credente nei valori di libertà e di uguaglianza sociale, in una società dove la libertà consiste anzitutto nel rispetto di quella altrui. Luigi Visciglia è nato a Corigliano Calabro il 19 gennaio del 1956. Ha lavorato come agente pubblicitario per la società che stampa gli elenchi telefonici e le pagine gialle. E’ autore di numerosi scritti che rappresentano il frutto di un’acuta osservazione degli uomini e della società contemporanea. Nel 2010 ha pubblicato una raccolta di pensieri dal titolo “Un attimo di libertà” ricevendo, sempre nello stesso anno, una menzione speciale nella sezione “Poesia adulti” del Premio “Luce dell’Arte” di Roma, con la poesia dal titolo “ Invocazione “. Nel 2018, poi, ha dato alle stampe il suo secondo libro, “Morte della democrazia”. Ha inoltre pubblicato i suoi componimenti sulle riviste Cor Bonum, Il Crati, L’Opinione, Il Corriere della Sibaritide, Il Nuovo Corriere della Sibaritide, Jonipress, nonché sui blog locali di CoriglianoCalabro.it, CoriglianoInforma.it e InfoSibari.it.

A fimmina senza amuri

2 Agosto 2020 A jumera chi runa g’acqua a dua valluni, u nni pò feri nu jiumi currenti. A fimmina ccù bbò bbeni a ru mariti, chi bbeni ni’pò aviri u nnammureti. Murmurijini citti, citti a ru vicinanzi, i fimmini e ri cummarelli, criticheni e dcini : su nnà bbuluti bbeni a ru mariti, po’ bbuliri bbeni a runnammureti? Cummà carbi, u ritti antichi ricijia: A fimmina! Ccà pruveti rua cazzilli, u l’abbasta nù reggimenti i surdeti. I rifrisca popuili! Oh t’arramini,oh ti tingini, oh ti caccini a vintura. Chini a lietti i ri putteni s’addurmenta, priesti li cci pia ra quartera. Ghilla rimena cumi Margarita, senza mariti e senza nnammureti. Cumi a chilli cavalli i carrozza, chi feni bbona giuvinturna e mala vicchjizza. 76


Il verbo transitivo 12 Settembre 2020

Negli albori primordiali del tempo, lo spazio era libero e senza frontiera, privo del concetto di ricchezza e povertà, senza caste e gerarchie umane. Libera vagava l’umanità nell’eterna ricerca di una sua dimensione. Tarli ! Pensieri egoistici, iniziarono a popolare la mente: l’ingordigia, la tracotanza, la perfidia, il predominio, l’egoismo, serpeggiavano con impeto nel pensiero di alcuni uomini, emanando impulsi ed atteggiamenti d’aggressività disumana. Il comando, la supremazia, il prevalere sui suoi simili: “ sono più piacevole dell’orgasmo “. Dalla prepotenza di alcuni e dalla debolezza di altri, si formò il concetto filosofico del verbo transitivo: l’azione fatta dal soggetto, cade sul complemento oggetto, che la esegue e la subisce passivamente. L’ignoranza, la sottomissione umana lo nutrono e lo rafforzano. Il verbo transitivo: s’insinua, scardina, ammorba, abbindola, modella, colonizzando ideologicamente con prepotenza e fabulazione, fino alla condivisione nella sottomissione della miseria dei tanti, per ottenere il benessere con prepotenza ed autorevolezza dei pochi. Il verbo transitivo è la filosofia dispotica, arrogante, egoistica, che sulla terra lui tutto muove. Si esprime usando e comunicando con un linguaggio pubblicitario, manipolando la comunicazione con la disinformazione. Costruisce: idoli, icone, modi di viveri effimeri stereotipate per condizionare e controllare le masse, seducendole con l’illusione di una società modernizzata, con accentramento dispotico del potere oligarchico; costruendo una società lottizzata e stratificata, dominata da consorterie, associazione con parvenze non profit. La massoneria, la mafia, la ndrangheta,la camorra e politici corrotti senza ideali, gestiscono in comune con ruoli diversi. Tutti gli adepti hanno dei doveri e godono di privilegi sociali, provocando povertà e miseria morale negli strati inferiori, alimentando la lussuria, il 77


predominio irrispettoso dei pochi, circondati a corolla da esseri asserviti e disposti a tutto, pur di avere dei benefici a discapito dei suoi simili, collaborando al mantenimento del mal governo sociale. Il Parlamento ! L’organo del potere legislativo è la sede del nostro potere; con la corruzione governiamo ed i nostri accoliti presentano le proposte di legge per la nostra immunità. La giustizia ! E’ uno strumento del potere, usato empiricamente,dove il torto, molto spesso diventa ragione. La cultura ! Bellissimo vocabolo che rappresenta la bellezza sociale. Parlarne, esaltarla, ed assolutamente non svilupparla. La scuola ! Deve formare le masse per decifrare a stento la scrittura, formando degli intellettuali senza intelletto critico, per farli vivere nel periglioso mare dell’ignoranza, vagando nell’ammasso del qualunquismo senza senso civico. Il lavoro ! E’ la nostra roccaforte. Con il clientelismo e la corruzione istituzionale, gestiamo il mondo del lavoro, occupando nei posti chiave i nostri accoliti. Gli asserviti più meritevoli, vengono impiegati nel pubblico impiego, con tutti i diritti, pagati dalla collettività. Per i lavori più umili e pesanti,devono essere anche raccomandati. I sindacati ! servono per le larghe intese. Le Istituzioni ! Esistono solo sulla carta costituzionale. L’opinione pubblica ? Dorme in un sogno ipnotico, assorbendo nella sua mente vuota e incolta, tutte le notizie della disinformazione che formano la loro opinione. Noi abbiamo occupato tutti gli spazi della società, gestendoli a nostro uso e consumo, favorendo la discriminazione sociale. Questa società avara moralmente e ricca di falsa bontà, costituita da una moltitudine di pupi, privi di senso civico, legati da fili invisibili tirati da pupari asserviti al potere, gli oppressori e gli oppressi,sono vittime dello stesso carnefice, avvinti in una morsa dall’ideatore e gestore dei pupi e dei pupari. Il verbo transitivo ha demolito, distrutto: chi,che cosa ? “ LA DEMOCRAZIA”. 78


Il potere e la ricchezza vivono e muoiono con il loro corpo.

L’uomo animico 11 Gennaio 2019

Non c’è armonia e pace nel labirinto sociale. Uragani filosofici spirano inneggiando al materialismo nell’esaltazione del proprio io: avidità, ricchezza, sottomissione morale, impoverimento del simile, dominio, generando sudditanza sociale. L’ingorda anima galoppa raggiungendo il nefasto potere, seminando distruzione e morte. Se il soffio del vento senza tempo non muta le pudriche anime, triste sarà l’avvenire dell’umana specie. Violati i limiti prischiani, innalzando templi senza fede, alimentando il tritacarne umano. Madre Natura! Dalle viscere delle terra plasmò, generò, partorì, con un bagliore di luce, annunciò: “Ecce Homo Animico”. Ostile al potere e alla ricchezza, consapevolezza dell’animo, saggezza, coscienza civile, uguaglianza, solidarietà. La tirannia divide le coscienze, regnando nel suo vivere, schiavo della sua avidità nel suo corpo che nasce e muore. L’egotico potere! Avverso all’uguaglianza umana, ordina! Estirpate “Ama il prossimo tuo…”, lo schiavo nasce per servire. Crocifiggetelo! Sul Golgota sanguina la croce. Il Nazareno! Sì! Animico è il suo pensiero. La polvere del tempo, il soffio del vento, non disperderanno la sua impronta di libera coscienza umana. Animico: uomo non amante del potere e della ricchezza. Egotico: uomo senza coscienza umana. Luigi Visciglia I limiti prischiani: limite religioso invalicabile. 79


INDICE Graziella Barbieri

4

Margherita Biondi Belgrado

8

Angela Campana

12

Giovanna Curia

16

Nilo Domanico

20

Anila Dahriu

24

Lina Felicetti

28

Aldo Fusaro

32

Domenico Godino

36

Giuseppina Irene Groccia

40

Giusy Nisticò

44

Ida Proto

48

Marinella Pucci

52

Norella Pujia

56

Maria Romeo

60

Onofrio Sommario

64

Pierluigi Rizzo

68

Mario Pino Toscano

72

Luigi Visciglia

76


IL SOLCO Periodico di fotografia, poesia, racconti, grafica.


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