Poeti di strada

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A circa due mesi dalla prima edizione, Poeti di Strada torna con una nuova e intensa raccolta che, come la precedente, abbraccia l’universo dei sentimenti e delle visioni personali di sedici autori. Questa seconda esperienza editoriale si arricchisce di ulteriori “penne”, aggiungendo e ampliando forma e sostanza ad un format vincente, già consolidato. L’evoluzione e l’ottimizzazione è presente in questi componimenti, attraverso stili diversi, chiaramente, ma tutti uniti, dall’intraprendenza e dalla voglia di attualizzare un processo di nascita e rinascita mediante una forza trascinante, unica e travolgente. È una raccolta di 60 poesie più un racconto-fiabesco ,con il quale Enzo Iapichino inaugura un nuovo genere letterario definito” Pedagogia della strada”, che, attraverso una nuova e intensa silloge poetica, fissano vari momenti di vita, ben prestandosi nel contempo, pur nella loro estrema brevità, a trasmettere emozioni che rivelano una forte e intensa compenetrazione tra l’animo degli autori e il loro mondo esteriore. È un filo sottile che unisce le anime, i versi diventano “corpi da abbracciare” e in poche pagine ci si sente trasportati in un mondo di bellezza, di levità, di letizia, oppure a tratti anche di inquietudine, tristezza e malinconia. Tutto il percorso congiunto assume l’aspetto di una dolce e profonda poetica, che trova residenza intima nella nostalgia. Gli autori ci regalano un universo di sentimenti personali, intimi, dalla visione aperta diventando scrigno letterario del lettore più sensibile. Perché forse è proprio questo il vero compito di chi si adopera a scrivere le intime riflessioni del proprio sentire. Giuseppina Irene Groccia

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Ringraziamenti: - Antonello Triglia che nella sua cartoleria Arcobaleno ha dato forma al libro; - Giuseppina Irene Groccia che ha curato la grafica della copertina.

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Sono Patrizia Arcidiacone, anima fragile che si è attrezzata di coraggio. I prossimi pensieri che leggerete, mi piace definirli “ fotografie”. Vi lascio con una frase di Mahatma Gandhi... Che sia di ispirazione: “La vita non è aspettare che passi la tempesta, ma imparare a ballare sotto la pioggia”.

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NOSTALGIA Nostalgia, amica mia. Non ti sento ostile. Neppure quando giungi non desiderata. hai il profumo Di chi non c’è più. Il tuo abbraccio è quello avvolgente della madre. La carezza delle tue mani è quella delle sue: stanche e consumate. La dolcezza del tuo sorriso è quella del suo sorriso: a volte triste, ma affabile e spontaneo. Ma no! Vai già via? Ti prego, torna anche domani, amica mia… …per un altro abbraccio, un’altra carezza, un altro sorriso.

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FUORI DALLA FINESTRA Come un cristallo nel mezzo di un terremoto, la tua anima sottile è spaventata dal futuro ignoto. “E’ solo un momento”, ti menti senza convinzione, mentre il dolore cede il passo alla rassegnazione. Ma fuori, sotto la tua finestra la vita va in scena: là fuori nessuno sa, il mondo ignora la tua pena. I bambini, nel campetto del quartiere, dietro ad un pallone corrono urlanti; le madri, vigili, da lontano, li sorvegliano con i loro occhi attenti. La signora Maria, dal balcone chiacchiera con la vicina, dirimpetto; la figlia del portiere, per le sue amiche, si esibisce nel suo solito balletto. Il pescivendolo, dal suo carretto, distribuisce pesce fresco; mentre nonna Anna, seduta giù in cortile, racconta a sua nipote del suo amore romanzesco. Tutto vive fuori dalla tua stanza E anche tu ti arrendi a tale, inevitabile, circostanza. E ti accorgi che neppure per te la tua fragilità fa più rumore.

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AMORE Te ne sei andato così come sei arrivato: all’improvviso. Certo la tua visita non è stata priva di conseguenze, e il tuo abbandono niente affatto indolore. Sei uscito. Ma la porta non si è chiusa: hai continuato a far male, fino a che non ho lasciato andare i ricordi, le gioie, le lacrime. Ma ecco che bussi di nuovo… Ma guarda: non sei quello di prima!

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A MIA NONNA Ti ricordo ancora davanti alla finestra mentre intrecciavi i tuoi lunghi capelli. Qualche ciocca d’oro raccontava ancora della tua passata giovinezza. Mentre acconciavi le trecce, le tue dita Sembravano dirigere una melodia infinita. E io ti spiavo di nascosto Per timore di disturbare quell’incanto come se quel tuo rito consueto dovesse restare un segreto. Ma tu ti accorgevi sempre di quella mia indiscreta presenza e terminavi il tuo rituale con maggiore ardenza. Allora ti affacciavi e mi chiamavi, aprivi le tue braccia e mi stringevi.

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Ricordi Margherita Biondi Belgrado

NOVECENTO

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Te ne sei andato Novecento, un po’ triste, alquanto scontento portandoti in groppa un grosso fardello con un pieno di brutto ma anche di bello. Rammaricato e biascicando una frase, come ogni anno sempre la stessa: “Ubi maior minor cessat”. Ma io non capisco questa tristezza, sei stato anche maturità e certezza. Quante scoperte ci hai regalato. Quante emozioni ci han accompagnato.


Ricordo Marconi per le comunicazioni e tanti scienziati che con studio profondo, han migliorato la vita del mondo. Negli anni cinquanta con grande stupore, arriva da noi il televisore. E il dottor Barnard a Città del Capo Esegue il primo trapianto del cuore. In una notte lunga ed inquietante, con Tito Stagno a commentare Armstrong tocca il suolo lunare. Quindi Bill Gates, genio emergente, americano famoso che perfeziona il cervello mostruoso. Oggi non è più un problema comunicare, sia tu in cima a un monte o in barca sul mare abbiamo anche il cellulare. Arte, musica e sport, non ci hai risparmiato. Sì… io ti sento che mi sussurri “memento”. E io non dimentico vecchio Novecento. Purtroppo anche guerre, attentati, droga, mafia, sequestri e delinquenza, ci han fatto fare cattiva esperienza. Queste piaghe ti han reso triste e scontento, ti han chiamato violento, sei mortificato caro Novecento. Ora sei in braccio alla storia con le tue pecche e la tua gloria. Io che in te sono nata e ti ho visto passare; di tante cose belle ti voglio ringraziare. Quelle brutte oso scordare. Mi hai dato salute, famiglia, amore. Con la gioia di vivere ho corso nel vento, perciò ti son grata caro Novecento. Ed ora che te ne vai fra spumante, scoppi, fuochi e clamore ti sia di conforto il mio grazie, grazie di cuore. Non te ne andare, aspetta un momento, ti devo dire ancora una cosa, anzi un’accusa, pesante, onerosa …sì, lo so…ti dispiace. Ma noi da te volevamo la pace. 9


11 SETTEMBRE 2001

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Il 10 Settembre le Torri Gemelle, svettanti eleganti, parlan di sé con tutte le stelle. Forse per sfogo o forse per presagio Fanno un lungo racconto, parlando adagio adagio. “Noi siamo il simbolo della nazione e di New York grande attrazione. Razze, lingue, dialetti diversi, gente che arriva da molto lontano lavoro alacre in ogni piano, ascensori veloci ti portan lassù e poi di nuovo giù fino in fondo. Siam le Twin Towers una meraviglia del mondo. Noi possediamo il potere economico: istituti di credito, uffici grandiosi, qui giran miliardi e sogni ambiziosi, case, negozi, bar, ristoranti gente comune, men importanti.” Così dicendo, ostentan tristezza e la luna intenerita osò una carezza e poi, per celiare, buttò lì un’espressione: “Ma siete invecchiate o è depressione?” Non risero le Torri. Avevan tante cose da dire. Forse un presentimento ma nessuno poteva capire. Finì la notte, arrivò il sole, che tutto illumina col suo splendore. Ma durò poco e fu grande terrore. Edizioni straordinarie, notizie gravi e serie, in cielo tanto fumo e in terra morti e macerie. Ora a Manhattan se guardi lassù son mute e sgomente le tremule stelle “son fatte di lacrime le Torri gemelle”.


LIRA Per tanti anni è stata in circolazione, ma il 28 febbraio 2002, dopo mesi di confusione, la lira si ritira, la lira va in pensione. La nuova moneta che l’Europa acclama Euro si chiama. Sì, certamente, io non ho niente da dire, ma la lira che se ne va mi fa un tantino soffrire. Il mio quotidiano, il fare la spesa, è affaticato, mi diventa un’impresa. Le monetine, i centesimi, i decimali Mi fan spremere le meningi E anche gli occhiali. Era così bello trattare le lire, piacevoli da vedere, semplici da capire. Ora facciamo parte dell’Europa Unita e la moneta unica facilita la vita. A questo punto anch’io a dirti son tenuta: “Sii tu la benvenuta”. A te mia cara lira che già non ci sei più (e questo mal sopporto visto il nostro buon rapporto) tra i miei ricordi cari ti tengo qui nel cuore e ti dedico questo scritto come un canto pieno d’amore! 11


L’AMORE NON INVECCHIA

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Il mio udito più non mi convince e la mia vista non è quella della lince. Mi dimentico le cose e provo tanta rabbia ma faccio finta di niente e come lo struzzo metto la testa sotto la sabbia. Ho qualche acciacco …me lo dice anche lo specchio. Ma ciononostante, il perché non si sa, io non faccio parte della terza età. Non sono anziana e tanto meno vecchierella …sono diversamente giovane non più agile e snella e…tanto meno bella! Però…Puccini mi fa commuovere …Strauss mi invita a ballare …la poesia amo ascoltare …l’arte in genere mi fa piacere. Lo sport mi fa impazzire e anche a notte alta davanti alla TV rimango a guardare e ho ancora voglia di tifare. Sono intonata, so canticchiare e, come sempre, continuo la mia missione lavoro con buona lena… è la mia passione! Sono piena di difetti …ma ho una virtù che mi parte dal cuore per condire ciò che ho scritto. Lo cospargo col mio amore e di questo ringrazio il Signore. …Amore…parola magica che, come tu ben sai, è quel sentimento che non invecchia mai.


... Angela Campana

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RIMA BACIATA Amore Dolore Stupore Calore Pallore Ardore Tremore Sapore Odore Cuore Pudore ... Amore fa rima con Te...

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MERIGGIO Te ne stai seduta nel meriggio a cucire, un raggio di sole ti attraversa e mi illumina l’anima. Ti guardo da lontano e ti fisso nella mente: le tue mani lavorano con l’ago come se accarezzassero le corde di un’arpa: è musica senza suono, che giunge al cuore e, forse, stai soltanto rammendando un calzino!

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A ROSSANO I miei passi accarezzano le tue strade, tappeti di vita intrecciati d’amore, lacrime e sangue. I miei occhi abbracciano le tue case, pietre vive custodi silenziose di mille esistenze. Le mie parole cullano quel volto impresso nella roccia, baluardo inespugnabile e scintilla di eternità. I miei pensieri si tuffano nel tuo mare e riemergono sulle tue alture: È qui il mio Paradiso Ed io ci rimango!

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...BUONGIORNO L’odore dei sogni Fa spazio al profumo del giorno che sorge... Una fragranza che sa di limone E un the’ Accarezza il palato... Buongiorno

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Felicemente, dopo essermi dedicata nella mia professione alla Riabilitazione Neuropsicomotoria, continuo a dare la mia voce in diverse associazioni socio-culturali della città di Corigliano-Rossano. Amo sentirmi sempre in cammino e la scrittura, in prosa e in versi, è il mio viaggio interiore. ‘I racconti dell’anima’ (Informazione&Comunicazione, 2019) è la mia prima silloge di racconti e poesie

Maria Curatolo

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FORSE forse il cielo ha davvero cambiato colore forse non c’è più il cielo forse il mare non canta più parole nere parole d’Angeli parole di fame poesia solitudine primavera non parole tremende non silenzio non solo rumore

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parole sconnesse aleggiano sul divano non piu una chiamata in guerra l’armonia è leggenda cercata tra la pelle infreddolita che rimpiange contatti tempesta e restiamo in silenzio selciati e aiuole divorano il tempo cercando la fine nel campanaro che rinnega i rintocchi ad un mondo in attesa

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dal lucernario filtrava un raggio di luce che la plastica dura offuscava tra le maglie della sciabica si intrappolava la verità un grido innocente si levò dal lucernario le parole precipitarono né il tempo né il coraggio cancellarono il pianto che raggiunse il muro scomponendo ideogrammi perfetti lasciando una scia di parole sparse

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voglio toccare piaghe vive negli altri non resoconti scritti di un altro Stato voglio conoscere gente nuova che porta nei germi marciti l’albero del cristallo e improvvisamente voglio non so per quale sbaglio finalmente amore.

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I profumi evaporano col tempo. Di essi rimane il ricordo delle percezioni del cuore. Spero di poter instillare in te, un’ emozione.

Giovanna Curia

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PRIMAVERA ~ E’ come un lento risvegliarsi, Come uscire dal letargo; Piano piano mi ricordo di me! Ed è primavera...~

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CHIEDO Ti chiedo ora perché Davanti ai tuoi occhi Mi sento spoglia di ogni veste. E cos’e’ questa onda di calore che mi divampa il viso Quando sento il tuo sguardo Posarmi addosso. E come possono i tuoi occhi Attraversarmi l’ anima?

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Troverà mai pace questo mio cuore Naufrago di porto in porto. Di cuore in cuore Senza mai trovare se stesso ?

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OLTREMARE Sguardi persi al confine coi sogni E l’ anima mia seduta In un corpo un po’ stanco Si strugge. E’ la vita che mi sfugge! Seguendo sogni lontani; Oltremare E’ lì il mio cuore.

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Ho condotto studi umanistici presso l’istituto Magistrale S. Pio X di Rossano e già a vent’anni ho inizato la mia carriera di educatrice nella scuola primaria. Durante i quarant’anni di lavoro sono stata artefice di numerosi progetti didattici nel campo dell’educazione ambientale e della legalità, servendomi al tal fine dell’arte poetica e recitativa. La mia passione per la poesia è stata irrorata dalla lettura di autori classici e moderni. Ho scritto più di cento liriche in lingua italiana e più di venti in vernacolò. Ho pubblicato con la casa editrice “Pagine” nella collana “Navigare, nella collana “Colori” e nell’agenda del Poeta con venti liriche presenti anche nel canale YouTube: Lina Felicetti

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ALL’UOMO D’OGGI Che succede? Ti sei smarrito? La tua umanità hai perduto? Ingenuamente alle false promesse di fatua felicità del Dio denaro hai creduto come fece Ulisse, seguendo le sirene. Ora ti senti intrappolato in un labirinto, ma non disperare! Fai ancora in tempo! Anche tu troverai il tuo filo d’Arianna! Taglia con forza quei fili che il puparo, come un lupo famelico, mai sazio d’oro e di potere, tira per portare acqua al suo mulino, facendo di te un burattino privo di quella libertà conquistata col pianto delle madri, col sangue dei fratelli. La storia non ti è più maestra? Ribellati ! Più non ubbidire! Ritorna alla coscienza! Imbocca la strada della solidarietà e dell’amore! Ritorna ad essere l’uomo onesto che eri orgoglioso di avere poche cose conquistate col sudore! Più non indugiare! Prima che il mio tempo finisca vorrei vedere i tuoi occhi brillare di felicità vera e il tuo cuore in pace come nel passato, quando condividevi quel poco che avevi con gli altri e del tuo cammino sulla terra lasciavi solo orme di solidarietà e d’amore.

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UN DOLCE SOGNO Ti ho sognata stanotte, madre mia! Eri così bella, così eterea, così evanescente! Mi guardavi con quegli occhioni dolci e mi tenevi stretta a te sopra il tuo cuore, come facevi allora. quand’io bambina correvo da te come una nave che nella tempesta cerca un porto per mettersi al sicuro. Quel dolce sogno, ahimè, è durato poco! Ho aperto gli occhi e tu eri svanita; invano ho cercato di vedere il tuo viso tra le stelle, erano tutte uguali, così luminose da inondare di luce il mondo intero; erano gli occhi svegli di tutte le mamme volate in cielo che brillano d’amore guardando i loro figli da lassù. Tra quelle stelle, madre, ne sono certa, a brillare ci sei anche tu.

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A SOFIA In questa notte d’estate, Sofia, una ragazza giovane e bella con la pelle di seta ambrata di sole, gli occhi scuri del nostro sud, col taglio d’Oriente, come le sue radici, qua, tra le mie amate magnolie e i sempreverdi aranci, suona per me una melodia d’amore . Con abile artificio delle sue mani, le note dolcissime del suo violino si spandono nell’aria, soavi e leggere, come i petali dei fiori dei ciliegi di Tokyo mossi dal vento a primavera. A me sembrano tanti violini, mille violini nella notte silente. Il vibrar delle lor corde s’unisce al vibrar delle corde dell’anima mia che, al gentile, struggente, musicale respiro, angelico, quasi divino, s’innalza al sublime, all’infinito, fino a toccare il cielo e le stelle amiche. Canta l’anima mia insieme alle melodie che seguono le note d’amore incise sul pentagramma del mio cuore e la musica, come per magia, si trasforma in dolce poesia. Mentre Sofia continua il prodigio, dando voce e vita al suo violino vorrei questa notte infinita come il cielo stellato che tinge d’argento di stelle il mare che da lontano scorgo e ammiro per completare tutto l’incanto di una realtà che sembra un sogno.

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IL MONDO È TUO

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Un abito nuovo ha indossato la natura stamattina; il cielo è così bello che non sembra vero sembra di seta di indaco azzurrata e il prato verde una coperta da abili mani ricamata che hanno intinto il filo nell’arcobaleno ,rubando a lui tutti i colori : il rosso, il giallo, il verde, il viola e il ciclamino . Il cielo, in sintonia col mare ,non ha più orizzonte. Anche nel bosco è rinata la vita, è tutto un brulichio, tutto un da farsi di animaletti ormai dal lungo sonno risvegliati. Anche gli alberi, non più spogli, di novelle e tenere foglie rivestiti, partecipano alla gran festa della primavera ritornata e con la nuova chioma, come mille strumenti da zefiro suonati, una dolce nenia intonano agli uccellini appena nati. Nei frutteti il pesco, il mandorlo, il pero son fioriti e mossi dal vento Inondano la terra di una pioggia di petali bianchi e sfumatur di rosa. Balconi e finestre spalancate fan bella mostra di giunchiglie, gerani e ciclamini. Tutt’intorno c’è profumo di nuovo tutta un’alchimia di colori e odori che rincuorano l’anima, allontanando il cruccio dell’età che passa. E tu che guardi queste meraviglie non hai più tempo per la malinconia torna a sperare, apri il cuore al creato e il mondo sarà di nuovo tuo.


Domenico Godino Nasce a Corigliano Calabro il 14 giugno del 1980. Ha collaborato con la casa editrice ‘Pagine srl” di Roma, partecipando a tre collane “Le tue parole, Emozioni, Note”. Nel dicembre del 2020 esce la sua prima raccolta “io sono meco” e nello stesso anno entra nell’enciclopedia della “Aletti editore” con la poesia Autismonello, dedicata al figlio. Nel 2021 rivisita la stessa poesia trasformandola in un testo di una canzone, partecipando al Tour Music fest (festival europeo, sezione autori, selezione capitanata da Mogol e Francesco Gazzè) arrivato in semifinale che si terrà dopo l’estate.

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Quando per scrivere usi il cuore, anziché la penna, le parole battono narrando emozioni. Avevi bisogno di dipingere il disegno che portavi nascosto dentro l’anima, così hai acceso una candela e sei riuscita a guardare dentro a quella lacrima ed hai gettato inchiostro nero su una tela, che adesso è caldissima. Non riesci a seguire il profilo che contiene tutto il colore, così esplode ed inizia a pesare il suo valore, e fa rumore. Qualche volta fa male il cuore e fa rumore...

dipinto di Giuseppina Irene Groccia 34


Mi chiamo Vito ed un po’ mi sento tradito perché la mia attenzione cresceva all’inverso così mi sono un po’ perso, ma non sono pentito perché girando lo sguardo per un altro verso ho trovato un puzzle e l’ho ricostruito, anche se manca ancora un pezzo. Però adesso ho il mio mondo nel mio universo e se mi affaccio a guardare il vostro, forse, non è quello in cui vivo ad essere diverso. Qui non servono facce tristi che abbruttiscono i volti, qui serve solo potermi capire e per divertirsi bastano semplicemente dei salti. Il mio nome è Vito e non mi sono smarrito. Si è vero mi privo di conversazioni, ma non mi privo delle emozioni e quando riesco a provarle mi ripeto sempre nelle stesse azioni. Così provi a fermarmi e continui a cercarmi, ma devi solo capirmi e devi farlo fino in fondo. Solo così potrai trovarmi. Solo così potrai aiutarmi, accettando chi sono io: confuso nel tuo mondo, ma felice nel mio..

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Gli Amici sono ombre che ti stanno accanto nei momenti felici e non parlano solamente perché spesso le parole non valgono niente. Gli amici sono ombre che ti stanno accanto anche nei momenti infelici e ascoltano ciò che dici e ti fanno sentire potente e ti fanno sentire diverso dalla solita gente e lo fanno dolcemente e silenziosamente. Sono ombre che proteggono la tua storia e poi la rendono accogliente, senza pretendere niente. Gli amici sono ombre che a volte dimentichi come il mare abbandonato a dicembre, ma un amico si fa trovare sempre perché il mare non sparisce ed un amico ti guarisce...

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Troppo spesso giudichiamo le persone in fretta e furia, senza respirare la stessa aria, senza provare a sentire l’odore di un’idea contraria, senza neanche sapere la loro storia. Troppo spesso puntiamo il dito contro niente come una freccia punta l’infinito e finche non raggiunge il suo obiettivo trafigge il cuore della gente, ma l’infinito è lontano e quel dito ha mentito. Troppo spesso giudichiamo chiudendo un occhio e puntiamo il dito chiudendo l’altro occhio dimenticando però di farlo prima davanti uno specchio.

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Mi chiamo Giuseppina Irene Groccia. L’ispirazione artistica mi accompagna fin da sempre, ed è sempre stata la spinta che ha alimentato la mia attività creativa. Nel mio percorso, fatto di ricerca e sperimentazioni, ho approfondito molteplici tecniche espressive, tra cui la pittura, l’arte digitale e la fotografia. Parallelamente a questo, capita a volte di dedicarmi ai miei “pensieri scritti”, non amo definirle poesie, sono pensieri che imprimo su carta, senza pensare troppo alla forma e alla metrica. Sono scritti legati alle emozioni e ai sentimenti, sono messaggi che sanno di storia, nostalgia e memoria. Credo che queste composizioni riescano a sfociare sempre di più in un intimo confronto con me stessa. Alcune sono presenti in pubblicazioni e raccolte editoriali. Ho curato come Redattrice editoriale, il progetto della rivista d’arte “XartMagazine”. Sono autrice del Blog “L’ArteCheMiPiace”, dove pubblico periodicamente articoli, interviste e progetti dedicati all’arte e alla cultura.

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I miei contatti: www.gigro.weebly.com groccia.gi@tiscali.it


CONFINE ILLUSORIO Non ho argini.. non ho margini

Chiedo un senso coerente a questa realtà illusoria..

Un piccolo naufragio interiore a fare tramite tra me e mille silenziosi abissi..

Dove trovarti o perderti diventa medesima ferita!

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IMPETUOSA COME LA MENTE Torno ancora a pensare a chiedere integrità al cuore Come un torrente impetuoso che scorre e si svincola da ogni contesto Formulo emozioni e sentimenti che decorano la mia anima come un giardino fatto di tuoni e luce Non voglio deboli frasi ma inseguire nuvole nelle lunghe notti d’inverno Esiste un campo immenso nella pienezza del cuore dove provi a leggermi dentro sfogliando enigmatiche pagine di una piccola anima che scorre come flusso impetuoso e sfugge ad ogni concreta definizione Là fuori, oltre a ciò che è vero il cuore brama un dolce nettare un calore indomito che spacchi il cielo in mille pezzi Dove cullare il mio cuore tra venti e furore

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Mentre ubriaca veleggio senza ostacoli a trovare concreta essenza Nella corrente impetuosa dei sentimenti dell’anima


Rimango a galla nei riflessi increduli dei colori.. in questo continente sommerso dove il cuore ricompone immagini in un istante e mi cerchi.. in ogni cosa.. in ogni forma tu mi vorrai vedere..

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Non c’è un posto prima delle nuvole.. lasciami ingoiare il cielo QUI.. in un concerto interminabile di umori Lasciami scrivere tutto sulla tua bocca mille piccoli appunti sparsi tra le labbra ______ per poi ritrovarli ancora in mille altri viaggi insieme...

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Vincenzo Iapichino esercita la professione di avvocato. E’ vissuto nel sociale facendo molte esperienze: e’ stato docente di Diritto, giudice onorario reggente una Pretura, V. Presidente del Consiglio Comunale di Rossano. E’ stato uno dei primi a curare siti in Italiano .Ha fatto molte battaglie politiche e sociali. Da un po’ di tempo si diletta a scrivere poesie. Tutto ciò gli ha permesso di conoscere a fondo quello che è il vivere in mezzo alla gente e quindi conoscere gli anfratti della città con i loro misteri ma soprattutto i loro tesori bistrattati .Con questo racconto che segue inauguro un nuovo genere letterario che chiamo “Pedagogia della Strada” Quello che segue è la prima puntata .Semi seguirete in questa avventura capirete il significato e il motivo di questo nuovo modo di scrivere e quindi di dialogare con voi. A presto!

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Racconto di strada: Cosimo, la vedetta della strada Quando Giovanni Scrutaterra si rese conto che le forze vitali stavano per abbandonarlo chiamò al suo capezzale il figlio Cosimo. <Cosimo ,figlio mio>disse<…Adesso che stavo imparando a vivere vengo strappato da questo mondo. Non pensavo di dover morire ad appena 53 anni lasciando un figlio di solo 16 anni.! Avrei voluto insegnarti tante cose affinché tu non cadessi nei miei errori . Non voglio spaventarti…solo metterti in guardia. L’uomo per natura è egoista. Quello che fa lo fa per un proprio torna conto,.Sono pochi i generosi che spesso vengono denigrati con l ‘appellativo di prodighi .Quando sei sicuro di aver incontrato una persona buona tienila stretta. I consigli che ora ti posso dare partono dalla situazione attuale. A te e a tua madre lascio una bellissima casa frutto dei miei sacrifici Dovevamo godercela tutti e tre- Ora non voglio che ve la portino via. Tua madre è ancora giovane e attraente ma non lavora. Molti saranno le persone che con l’inganno faranno di tutto per intrufolarsi in casa onde prendere il mio posto ,E’ giusto che tua madre si rifaccia una vita ma se farà entrare persone maligne per te saranno guai. Io conto più su di te che su tua madre. Lei è giovane e bella e mira solo a divertirsi a costo di sacrificare la tua dignità. Da questo momento devi farti coraggio e difendere i tuoi diritti .Sarà un compito difficile perché mio padre ebbe a dirmi che all’albero caduto accetta..accetta! La mia morte è simile alla caduta di una quercia. Sol quando è distesa per terra tutti possono tagliuzzarla. Anzi si divertiranno a farne legna da ardere. Non è un’impresa difficile. Non voglio che ti spoglino dei mie frutti. Devi mostrarti deciso. Quando devi affermare un tuo diritto non fare giri di parole fallo in modo deciso a mò di “staffilate” .Vedrai sarai più incisivo. Fai allenamento in questo! Mio padre diceva che la vita è fatta di abitudini. Tu qundi prendi abitudini buone.Abituati ad essere conciso e deciso e soprattutto non alzare mai la voce,altrimenti ti metterai dalla parte del torto pur senza averlo. Sii sobrio ed elegante e vedrai sarai un “figo”Ma devi essere raffinato veramente non camuffato e camaleonte! Insomma il contrario d Angelo. E certe volte di far finta di essere cretino “per non andare alla guerra” Tutto quello che so e ti dico l’ho appreso dalla strada. Per la strada camminano voci,pettegolezzi a volte con un substrato di verità,scritti di ogni genere e finanche poesie ,quelle vere cioè voci dell’anima. Impara a raccogliere,mettendoti all’ascolto,tutte queste pillole di saggezze ,fanne tesoro e divulgali. Ma io ti stavo dicendo che in alcuni casi conviene mostrarsi sempliciotto. Ecco un racconto della strada: Mastro Giuseppe disse ad un suo cliente a cui stava 44


aggiustando capelli: Ora ti faccio vedere come è cretino Giovannino . Così dicendo chiamò i suo discepolo ,Giovannino,che stava pulendo l’ingresso. Avuta la sua presenza disse:Ti voglio,fare un regalo scegli il contenuto di quale mano vuoi.Così dicendo mostro nella mano destra 5 euro e nella mano sinistra 2 euro! Giovannino scelse i due euroIl barbiere disse al cliente ”visto?” Appena il cliente incontrò fuori Giovannino che con i soldi si era comprata un piccolo gelato gli disse:”ma perché hai scelto i due euro se sceglievi i 5 euro avresti comprato un gelato più grande”.Rispose Giovannino :” essì!!! Però il gioco sarebbe terminato …capisci me ahha!” Dirti di chi fidarti è veramente difficile. Fra i parenti e gli amici che hanno frequentato la nostra casa solo da uno abbiamo avuto aiuti materiali e morali. Sto parlando di Pietro Correggio. E’ scorbutico ma generoso in tutto .Questi,sono sicuro,non ti abbandonerà. Ti difenderà sempre anche in tua assenza; senza mai chiederti niente in cambio. Ti darà sempre buoni consigli come del resto ha sempre fatto con tutti noi. Invece Angelo Lichetto si chiama Angelo ma è un diavolo.Perchè allora frequenta la nostra casa ? Perché con i suoi modi di fare dolci e raffinati ,il suo modo di vestire,il fare abuso di complimenti abbindola tua madre che non può fare a meno della sua presenza che per me è invadente. Sono sicuro che aspira a prendere il mio posto. Tu hai bisogno di un padre terreno …..ma questi non è per te. Pensa solo ai suoi interessi. Il suo motto è :”Io do una cosa a te se tu dai una cosa a me” E’ orgoglioso, invidioso e soprattutto vendicativo. Non nasconde questo suo caratteraccio anche perchè tua madre è attratta proprio da questo suo deleterio modo di essere. Pensa che addirittura conserva questo suo, stile di vita persino nei sogni. Senti un sogno che mi ha raccontato Angelo. Nel sogno egli rimproverava il Padre Eterno che aveva fatto vincere al totocalcio una persona a lui antipatica .E aggiungeva che nel sogno sentiva una decisa risposta” non sei forse tu che non dai niente se non hai ricevuto niente?..e allora come fai a vincere se non compri una schedina?”. In un altro sogno Gesù gli diceva “d’accordo chiedo al Padre mio di darti ciò che vuoi,però sappi che al tuo nemico darà il doppio di quello che darà a te” Di fronte a tanto Angelo nel sogno pensava :”Cosa mi conviene chiedere?...se chiedo una bella auto al mio nemico andranno due auto;se chiedo una casa al nemico andranno due case ;se chiedo una nave…” alla fine Angelo nel sogno medesimo decise e sai cosa chiese?...”voglio restare cieco di un occhio!”.. Questo è Angelo!…stai attento a lui figlio mio. E Cosimo disse al padre:”Padre mio ma stai tranquillo tu ancora non morirai..prechè ti senti addosso la morte?” “Figlio mio” rispose il padre”.. anch’io ho fatto un sogno! Ieri ho sognato anzi meglio in dormiveglia ho visto questa scena: Io stavo camminando tenendoti per mano quando all’improvviso tre grossi cani ci vennero incontro abbaiando fra di loro e contro di noi 45


E sentii una voce che diceva< azzannate... ma di nascosto a Pietro Correggio>. E poi mentre stavo morendo dalla paura sentii provenire da lontano una voce che diceva :”Correggio saprà tutto…illuminerò io” Nello stesso istante i cani sparivano. A seguito di questo sogno mi sento come un leone ferito. Sono sicuro che sto per morire e i cani salteranno addosso a te e a tua madre .Tu devi farmi un piacere. Alla mia morte su internet e quindi su tutti i social devi scrivere ” mio padre manda a quel paese e senza autocertificazione quel malvagio ….” e devi chiedere a tutti di condividere …deve essere un “apoteosi di vaff” Dopo qualche giorno come previsto Cosimo restò senza padre. La madre di Cosimo, a nome Assunta ,rimasta sola ,incominciò ad affidarsi ad Angelo e a maltrattare il povero Cosimo a cui lesinava finanche il cibo mentre cucinava per Angelo stesso Anzi la vedova Assunta costringeva il figlio a portare sul posto di lavoro “il mangiare” ad Angelo .Alle rimostranze di Cosimo la madre diceva che mandava quel cibo a memoria e gloria del defunto e soprattutto per ”rinfrescare” l’anima del fu marito . Cosimo ogni giorno nel sentire il buon odore del “mangiare” e soprattutto del formaggio che forniva in regalo l’amico di famiglia Correggio proprietario di pecore e capreEra uso che al compleanno di Cosimo il Correggio e Angelo mangiassero a casa della famiglia Scrutaterra. Cosi anche dopo la morte del capofamiglia ci fu la rituale cena. Il Correggio portò una capra che era morta precipitando in un dirupo . I commensali sapevano che Cosimo gradiva molto la pasta con il sugo di capra e mangiarne la testa. Assunta però diede poco pasta al figlio dicendo che se no ingrassava e rinviava al giorno dopo la cottura della testa. Infatti il giorno dopo mantenne fede alla promessa ..,solo che però ordinò al figlio di portarla ad Angelo perché a lui piaceva molto e sempre per rinfrescare l’anima del defunto.”Tuo padre”disse sarà contento!.. è come se la mangiasse egli”. Mentre Cosimo stava portando la testa cotta della capra ad Angelo avverti un languore e lo stomaco all’odore incominciò a fare i capricci. Egli era ghiotto del cervello di capra;non resistette …:aprì la busta e si deliziò nel mangiare il cervello..poi ricompose la testa e si recò da Angelo. Questi restò stupito quando vide la testa vuota del cervello e chiese spiegazione a Cosimo. Cosimo così motivò la mancanza del cervello:<Ma che vai cercando se la capra aveva il cervello invece di precipitare si sarebbe messa a capo delle pecore e delle capre. Il giorno dopo Assunta disse al figlio che aveva sognato il marito che gli 46


diceva:”Mò sì che mi è arrivato il tuo mangiare! Una delizia” Cosimo capì che mangiando il cervello della capra aveva fatto felice il padre e allora subito andò a mangiarsi tutto il formaggio. Assunta non trovando più il formaggio rimproverò il figlio Cosimo rispose che erano stati i topi. A questo puntoAssunta nel mettere di nuovo il formaggio e altro cibo lastricò di colla quello che doveva esser il passaggio dei topi Ma Cosimo scherzosamente appiccicò un cartello su cui era scritto:”Attenzione topi …la mamma ha messo la colla” La sera Assunta davanti a Cosimo raccontò tutto ad Angelo il quale si arrabbiò molto contro Cosimo reo di avere avvisato i topi. Cosimo rispose ridendo che i topi non sanno leggere .E allora Angelo fece appello a tutto il suo orgoglio e redarguì Cosimo dicendo che non sapeva nulla della vita e che i topi di alberghi ,auto e casa sanno leggere e come. Cosimo ricordandosi del gioco di Giovannino scoppiò dal ridere e pensò “aspetta che divento maggiorenne che ti farò diventare topo in gabbia”. E Cosimo divenne maggiorenne ! Angelo incominciò a preoccuparsi ritenendo che certamente Cosimo avrebbe, oramai maggiorenne. rivendicata la sua autonomia! Così mise del veleno per topi in una pastiera che consegnò a Cosimo quale regalo di compleanno. Cosimo portò la pastiera a casa per mangiarla con la sua mamma. Assunta nel vedere il dolce disse :”Ma Angelo lo sa che o non mangio la pastiera se non è napoletana” e Cosimo” dai mamma mangiane un pezzo per gli auguri che poi io, la mangio domani che sono sazio in quanto ho mangiato un gelato grandissimo-“ Assunta per accontentare il figlio ebbe a mangiare una bella fetta. Sennonché la notte dolor di pancia fortissimo. A Cosimo intanto va in sogno il padre che spiega perché la madre ha i dolori e dice al figlio di chiamare subito un’autoambulanza. Così Assunta si trova in Ospedale e le analisi rivelano il veleno, Angelo si protesta innocente ma il negoziante di sotto casa sua dichiara che lo stesso il giorno prima aveva comprato il veleno. Così Angelo finisce in carcere. Cosimo mentre esce con la madre , oramai guarita, dall’ospedale con tono alto dice :”Da adesso in poi sarò la vedetta della strada” La madre dice “ Non capisco “ e Cosimo” Chi ha letto finora capirà. E a questo do l’appuntamento alla prossima puntata”.

Vincenzo Iapichino 47


Ornella Mamone Capria è docente di chimica agraria. “ Vincerete sempre” della casa editrice Aletti con prefazione di Giovanni Sapia è stata la sua opera prima, classificata al primo posto nel Premio Letterario Nazionale “Un libro amico per l’inverno”2015. Hanno scritto recensioni sulla sua poetica Angela Costanzo in Capoverso edizioni Orizzonti Meridionali e Pino Veltri sulla rivista Mezzoeuro ; Si è classificata al primo posto in vari premi letterari, è stata vincitrice assoluta per un’installazione poetica al festival creative d’impresa Km0 a Rende (CS) e al terzo posto alla biennale di arte contemporanea tenutasi a Paola (CS). Ha fatto parte della giuria di alcuni eventi letterari calabresi e in Sicilia .Il prof Daniele Giancane è suo maestro di poesia negli ultimi tempi .

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TRANSIZIONI Non vedono transumanze le geografie irreversibili hanno mille confini cuciti sotto le stelle cambi di registro relazioni senza continuità di temi letture analfabete. Lasciano all’uomo l’uomo non il seme pochi mucchi di pacciame stessi germogli un unico piumaggio dentro il cielo e qualche tana Non vedono transumanze le geografie irreversibili non fanno fare l’amore ai sinergici orti e l’acqua non risorge tra gli esseri viventi. La specie non ha più ritorno.

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OCCORRE Il piatto ebbro della veste inganno si aggiunge al divenire stanco e nella parabola dell’abbaglio ogni respiro nostro sottratto al destino dei frutti si aggiunge all’ incerto gusto. Giova altresì far rassegnare i semi nell’eco di coscienze perse oppure dare ai sigilli della memoria il sogno e l’ombra, unici fratelli?

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MEMORIA DI SUOLO Nella fabbrica del suolo foglie gialle, escrementi, avanzi di ogni cibo hanno ancora respiro partecipano ai suoni di altri risvegli: il volo di una mosca l’andare in fila di formiche L’attività di tanti Piccoli Esseri. Dall’alba ad ogni alba pervade la melodia dei cambiamenti e ognuna delle specie mai vorrebbe trovarsi nello sterminio di un universo angusto fatto di frane o di molecole avverse. L’arcobaleno dentro l’acqua trova sempre Vita dopo la morte. Io sull’umida trapunta Delle erbe voglio allevare carezze dare segni del raccolto baciati dal sole e dal ruminare campestre alle mie e le vostre molecole così che il vizio dello spreco riceva uno schiaffo e il suolo del futuro nulla abbia a dire se non godere della sua memoria.

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I RESPIRI AL TEMPO DEL COVID Fanno fatica i respiri nelle pieghe degli occhi straniti e dei silenzi legati a dati hanno il tempo dentro le dita e la voglia di uno schiocco di vita. Strapazzano la porta di ogni fiato capiscono di essere superstiti senza voglia del passato giacciono sotto il tempo delle mani furtive disattente a piante e animali.

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Nulla ho potuto Ho disegnato un sorriso Indossato un costume E vivo

Ida Proto

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Scendono giù come pioggia battente Invadono l’anima come fiamme infernali Ti rigano il volto Come graffi amari Sciami di api ronzano in testa E tu sei lì Immobile Attonita E ti lasci bagnare invadere l’anima E graffiare il cuore Perché nulla puoi Non sei diga che blocca il torrente Ma torrente in piena

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Scrivevo pensiero del giorno E quel pensiero eri tu Chiaro come l’alba Intenso come il caffè Passionale come il tango Pensiero del giorno Ma anche della notte Perché la notte eri tu Nero come l’ebano Sfuggente come una pantera Misterioso come le bermuda Sensuale , travolgente, selvaggio Vetri offuscati Pelle bagnata Respiro ansante Scrivevo pensiero del giorno E quel pensiero sei ancora tu

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Ti penso all’ imbrunire, Quando il giorno fa posto alla notte Ed è talmente buio Che anche i pensieri non sono chiari Ti penso all’ imbrunire Perché il nero copre il bianco E il brillantar delle mie lacrime Diventano luce nella mia stanza Ti penso all’ imbrunire Quando tutto fuori tace E il ticchettio dell’orologio Si confonde con i battiti del cuore Ti penso all’ imbrunire Perché so che sognerò E come ogni sera Quelle lacrime saranno lucciole E guardandole sorriderò

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Fuoco , fiamme ,dannati L’inferno non è questo L’inferno sta dietro un silenzio fatto di sguardi che urlano Dietro un sorriso che ha stretto per ore le carni tra i denti Dietro un niente, che racchiude il tutto che nessuno mai saprà . L’inferno è dietro un abbraccio che blocca la rabbia che nasconde la fragilità di una mente Disperata , incompresa L’inferno è tra mura colorate Fasci di rose e regali sfarzosi Tra baci in pubblico E indifferenza a casa L’inferno è tra noi Anime insoddisfatte

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Marinella Pucci è un’artista di ampio respiro: coreografa, ballerina, insegnante di danza, organizzatrice, tango DJ, operatrice Olistica; amante dell’arte in tutte le sue forme e rappresentazioni. Marinella da sempre studia e si dedica ad ampliare le sue conoscenze nel panorama artistico. Fin da piccola ha frequentato corsi di danza in vari stili conseguendo diplomi d’insegnate di danza e coreografa. Partecipa attivamente e in differenti vesti, in spettacoli e rappresentazioni teatrali prima in Italia e poi in Olanda dove attualmente risiede. Marinella esplora continuamente nuovi modi su come il suo estro creativo si integra e contribuisce al suo sviluppo personale e alla società. Con la sua selezione di poesie vuole condividere un suo pensiero, frutto di momenti di riflessione intima che potrebbe essere condivisa o meno dal lettore ma pur sempre un’opportunità di mettersi a nudo senza barriere e filtri. Il suo motto è: Sogna, Osa, Realizza. 58


RISCOPERTA Cuore infranto, ..Il pianto. ..La disperazione. Rinchiusa nel dolore riemerge la fenice, ed e’ la riscoperta dell’amore per la vita, piu’grande e ricca del mondo piccolo a cui ho dato potere. E’ bello ritrovarsi. Bentornata a casa mia cara! Mi muovo, Volo, Sono una libellula, sono ape regina. Danzo e canto. Sono l’amore, Sono la riscoperta di chi sono.

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NAVIGATORI E VIAGGIATORI Anosmici e alessitimici, Vita ripetitiva, Private del calore di relazioni sociali. Siamo figli della nuova era, Corazzati di tecnologia Vaghiamo nell’etere incapaci di connetterci. Io non ci sto! Riattacco, scappo via. Capelli al vento, Lunghi e spettinati, Sento l’ebrezza di una corsa senza tempo Verso mete sconosciute. Giro in tondo, Alla ricerca di quel qualcosa che era gia’li prima di partire. Il viaggio mi ha ridato occhi per vedere.

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IL FANCIULLO Fragile e delicata figura riflessa nello specchio, l’immagine dell’anima nuda che strati di anni passati hanno vestito.. ..e sei Ercole per il mondo.. Achille ferito per me. Chiudo gli occhi e quel bimbo nascosto torna a sorridere da lontano. Mi hai dimenticato sembra dire dalla penombra in cui si è riparato. Gli vado incontro ma una luce abbagliante m’impedisce di attraversare la strada. Stordito e inerme cedo all’alba di un nuovo giorno. Sono sveglio.

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CUORE LEGGERO Una sera per caso, allegra e spensierata.. mi hai chiesto di ballare. I nostri corpi si sono incontrati stretti in un abbraccio. Inaspettato.. sei arrivato. Come un soffio di vento mi hai sfiorato il cuore con delicatezza. Ho sentito un linguaggio senza suono, sussurrarmi parole carezzevoli e ancora incredula mi lascio amare. Io che non cerco l’amore, disarmata mi abbandono a te e tu a dirmi ..vuoi ballare ancora!

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A 90 anni dalla sua nascita (21 Marzo 1931), dedico questo spazio alla grande e immensa

ALDA MERINI

A te Alda. forte e fragile donna salda nelle tue debolezze. Disseminata e marcita come humus di umanità feconda. Calda nelle tue passioni forti e prorompenti come il sangue acceso di un puledro senza briglie. Spavalda nel tuo metterti a nudo con la crudezza della verità senza veli e senza ipocrisie. Omaggio a te, valida musa essenza di Vita che diventa poesia.

Grazie per tutte le emozioni che ci hai regalato!

Norella Pujia

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FUGHE Occhi bassi ad inseguire le fughe rinchiuse in una stanza tra gli incroci della terracotta. Con lo sguardo percorri le linee destinate a incontrarsi e poi ancora… e poi ancora… e poi sempre, ritornando su una strada senza via d’uscita. Il pensiero ti ingessa, ti ferma in attesa di mani sacrileghe che diventano armi e ripetono un rito sputando paure, oscurando la tua vita. Le pareti ti stringono impedendo il respiro. Le lancette ti segnano un tempo che sta per finire ti dicono che occorre riprendersi le forze negate. Una porta riacquista i tuoi occhi e ti detta la via: “Il percorso ha tracciato la fuga, aprimi e scappa! e ricordati…, sempre e per sempre, di amarti davvero!”

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TRADIMENTO Lo stringo alle corde e gli grido in faccia “Vile traditore!!! Le tue bugie non lasciano spazio alla pietà. Non sono io la tua damina piccina carina dolce e remissiva! Sono la guerriera che respinge l’attacco e ti mette all’angolo!!! Avanzo determinata per eliminarlo dal mio mondo! Ma qualcosa non funziona! Lacrime?! Vere o false?? Lacrime sparate a vista per sciogliere il mio cuore fatto di ghiaccio…. e poi asciugarlo con una pezza

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VITA L’imperfezione è vita in cammino verso l’eternità che ci aspetta immobile. È il filo che unisce il bene al male in ordine sparso. Infinite storie in mille tonalità in cerca di melodie tra le corde di un’arpa che accarezza i sensi e dona emozioni. A volte sputa suoni che stridono e assordano scontrandosi, isolandosi. La melodia riprende quando misura le note che tutte siano dolci che tutte confluiscano in un’umanità compresa. La vita vuole vita, condivide un afflato non annulla i colori, li amalgama rendendoli speciali l’un l’altro puntando ad infinite alchimie invitando ad armoniche diversità. La vita è un richiamo ad un’umanità che appartiene a tutti che cerca un ruolo nello spartito del mondo che sia di intesa e aspiri alla reciprocità che attrai e affascini con le sue emozioni. Il Paradiso esiste è l’armonia del mondo. 66


SETE DI FELICITÀ La felicità è sempre imperfetta ma bella finché la si aspetta. È come un pensiero lontano a cui allunghi la mano nel tentativo, o forse nel sogno, di trattenerlo stretto in un pugno. La felicità è attesa di festa di allegria e di folli gesta. L’aspetti come il caldo di maggio… la scruti come un dolce miraggio in un tempo pieno di gioia mentre svanisce la noia. Eccola arriva! Baldanzosa gustosa festosa!!! e poi scoppia.. ma… ? Dura un attimo! … non mi basta!!!

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Hai mai guardato negli occhi un randagio? Hai mai visto la sua dignità nella sofferenza? Hai mai visto la sua delusione? La rassegnazione? Il suo evitare l’Uomo?

Pierluigi Rizzo

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Sono parcheggiato davanti una siepe. Un verde intenso, folta e rigogliosa, luccicante sotto i raggi del sole. Osservo una Mosca che nervosamente si sposta di foglia in foglia, si sofferma, sfrega le sue zampette e poi vola via. Posso avvertire il suo nervosismo dalla velocità delle sue ali e vorrei aiutarla ma come? Come avvertirla che sono foglie di plastica? ...sono più frustrato di lei.

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Io ho chiuso il mio cuore L’ho fatto diventare di pietra Non più sangue ma polvere

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Prego entra! Per favore dai . Guardi i miei capelli? Sono bianchi non sono quelli Guardi il mio viso? È pieno di rughe . Guardi i miei occhi? Scruti nel mio cuore? Vedi una ombra di quell’amore ma cosa posso dirti? Certo non me lo aspettavo... di vederti ritornare. Si lo so sono amareggiato, deluso , incazzato... Ma cosa posso dirti? Se avessimo vissuto insieme non ci saremmo accorti del nostro cambiamento fisico. Avremmo amato le rughe Che si sarebbero formate , e superato ogni malanno abbracciati teneramente. Ma cosa possi dirti? Potrei offenderti si è vero . Potrei mandarti a fanculo per gli anni di sofferenza ma il tuo egoismo lo capirebbe? Potrei potrei potrei... ma non dico nulla aspetto che il sorriso ti ritorni sulle labbra deformate dal logorio del tempo...

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No! Non si torna indietro , non c’è modo di rimediare ti è offerta una sola possibilità . Puoi solo andare avanti non ti puoi fermare devi stringere i denti e... non ti puoi voltare indietro non puoi trasformarti In una statua di sale.

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Nata a Rossano il 03/03/1965, cittadina alla quale è particolarmente legata soprattutto per la sua straordinaria storia artistica e culturale. Si è avvicinata alla meravigliosa arte della poesia da circa un anno dopo aver a lungo meditato. Ora è diventata parte integrante della sua vita.

Marinella Scigliano

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“AMORE VERO” Quando ho capito che nel tuo cuore avrei trovato la mia casa, ho accompagnato ogni gesto delle mani negli spazi di una vita; li ho amalgamati con pazienza perché diventassero un giorno... dolce ricordo. L’odore pungente di una passione senza tempo ha impregnato anche la mente nelle stanze di una casa lasciata aperta...per poi ritrovarsi seduti su un vecchio divano mano nella mano ad ascoltare il tramonto; semmai un giorno dovessi perdere la memoria allora ricordami...che anch’io ti ho amato.

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“PER NON DIMENTICARE” Nella lunga notte l’inferno rastrella sorrisi, rimasti appesi su fili spinati come brandelli di stoffa; non ha più forza la carne per dare impeto al grido e raggiungere Dio; si è spento anche il vento nel fetore della morte tra ossa ammassate. Solo una nuvola di fumo ad ossequiare il silenzio...mentre lacrime come pioggia bagnano il muro del pianto.

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“E POI ARRIVI TU” Sul ciglio di una porta si ferma il respiro di un giorno uguale all’altro; sazia di abitudini trascino di peso un corpo ormai arreso... e poi arrivi tu cenere infuocata che soffia brividi su un’alba appena accennata...lascia pure che il mio cuore s’innesti all’illusione di un sogno...non svegliarmi.

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“LA MIA OMBRA” Parlami ora... che sono ancora argilla bagnata da mani sapienti che mi spingono oltre il precipizio di parole già dette; asciugami lacrime che perdo sulla pelle gettata in pasto a lontani ricordi; mi specchio nel vortice della mia ombra a braccia tese come per arrendermi... mentre vestita di un elegante abito bianco... io prego

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Il Gattopardismo sociale, coltivando il seme del clientelismo e del servilismo, offuscando e distruggendo il valore della Democrazia, farà germogliare i fiori spinosi dell’ingiustizia e della tirannia,riducendo la vita sociale ad un motto oligarchico: “ CAMBIARE TUTTO PER NON CAMBIARE NIENTE “

Luigi Visciglia

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EMIGRANO I FIGLI DALLA MAGNIA GRECIA 5 Novembre 2019 Con tristezza il castello Ducale guarda la ferrovia, una calca umana affolla i binari illuminati, voci,brusii,rumori,risate di triste allegria, aleggiano in quell’aria nereggiata. Non c’e’ gioia in queste partenze, con occhi lucidi,in silenzio piangono i cuori, solo barlumi di speranza nei loro pensieri. I giovani emigrano ! Non hanno più valigie di cartone, computer nello zaino,telefonino fra le mani. Trasmigrano fra coraggio e disperazione Per una terra senza radice, dove la loro speranza germoglierà, in altri luoghi porteranno il loro sapere, in terra straniera saranno avvalorati. Colto il loro intelletto,pieno d’ingegno e conoscenza. Fertile il loro seme nell’ardua bellezza giovanile. Esuli,lontano dalla matrigna terra natia, liberi,nasceranno i figli dei Sibariti. In questa terra di servilismo clientelare, solo i lecchini,gli adulatori,gli accoliti,i servi,i raccomandati, gusteranno i frutti della fertile Magna Grecia, riscaldandosi al tiepido sole,bagnandosi nelle fresche acque. Nella terra dell’oblio,non c’e’ futuro e sviluppo. 79


Quando la corruzione politica … Calabria e sanità 10 Agosto 2019 Con nenia malinconica canto Le disgrazie della terra calabra Terra soleggiata baciata dal mare Con fertili pianure e splendidi altopiani Con paesaggi naturali da mozzare il fiato Ricca di frutta e di fresco pescato Abitata da sudditi e feudatari Dove conta l’interesse del singolo Di fronte a quello della comunità Eleggiamo politici corrotti Asserviti al malaffare e alle lobby Dediti siamo al servilismo per mantenere il clientelismo Non discerniamo l’oligarchia dalla democrazia Tutto è decaduto e l’armonia s’è spenta Strilla il corrotto politico di turno Abbiamo sperperato le risorse sanitarie Il servizio sarà garantito “Supposte attorcigliate con rametti di rovi” Con esenzione ticket per tutti.

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La donna è

la bellezza del creato. “Alla Donna” 26 luglio 2019

La Donna! Essenza di onoratezza o vituperio dell’uomo, d’oro o di spine gli cinge la testa. Dolce lo sguardo, altéro il portamento nell’armonia delle sue movenze. Gioia e letizia semini al tuo passaggio, con profumo e sorrisi rallegri il viandante, e se una ventata ti svolazza in alto la gonnella, sguardi fugaci osservano e sospirano. Soave, fresca e vivace è la tua vellutata pelle. Petali di rosa sono le tue labbra. Stelline lucenti sono i tuoi occhi. Affusolate, slanciate, levigate come colonne le tue marmoree gambe, sorrette da due esili caviglie. La testa adornata da soffici crini, a cavalier del balconato seno. Più dolce del miele è il tuo caldo ventre, dove i sensi e le membra con diletto si uniscono ed il cor con beatitudine sogna e l’anima esulta. Grazie! Sono felice, “Donna”. 81


A FICA 18 Agosto 2019 A fica ghè nna’ gioia, nu rifrischi, ccà natura ha rigaleti all’uomi na matina. Quanni ghera giuvinotti e ma’ fumeva, mi sintia bielli cumi nnu’ nnammuratielli. Gireva ri vicinanzi e ri vinelli adduvi c’erini fichi e fichicelli, ppi truveri na fica pruofumeta e sapurita, nnè visti i tutti i qualitè: fichi alici, natalisi,puntaruli, fichi anurelli,appassulleti e ammuleti, votti trutruleri e ri signurinelli chi ricijini: “Mangini, mangimi”. Ricijini antichi: “Nnà fica a sira e nautra a matina, ti caccia ra picuntria e ti fè scialeri a vita”. Ghija ghera cannaruti assei i tutti i fichi e mi piacivini puri chilli rissapiti, chjù mi nnì mangeva e mei m’abbutteva, ogni mumenti ghera bbuoni ppi pruveri chilla liccatura i meli i fichi. I giuvini i goji vuoni l’erba invece i ri fichi. Passa ru tiempi e bbena ra vicchjieia, m’arricuordi i tutti i fichi chi me mangeti. Allegramenti mà puozzi canteri: “Pacienza cuorpu mia si peni peti, ccà vè ppi chillu juorni ccà guruti”. 82



Finito di stampare aprile 2021

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