N° 2
Antonella Vincenzo
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Patrizia Arcidiacone: Pag. 4 Un poeta di strada vive di sensazioni, trepidazioni e turbamenti. Li assorbe da tutto ciò che lo circonda. Li plasma e li intreccia con le parole. Margherita Belgrado: Guardarsi attorno, attingere, imparare, evitare il guardrail. Comunque vada, un uomo diventa tale “se vive la strada”
Pag. 8
Angela Campana: Pag. 12 La strada è il luogo in cui da bambina ho giocato, ho sbucciato le ginocchia, ho passeggiato in bici. Adesso, la strada, è la cassetta che custodisce quei momenti e il nastro su cui scorre la Vita... Grazie per questa bella opportunità Maria curatolo: HAIKU Pietra di sole Ora traccia la vita Parola sia
Pag. 16
Giovanna Curia: Siamo emozioni e pensieri in movimento...siamo poesia!
Pag. 20
Lina Felicetti: Pag. 24 Con i loro versi, note d’amore spargono nel cielo che sovrasta la strada dei sogni i poeti e sarà poesia la vita e felicità infinita. Aldo Fusaro: Cerco ali ai sogni in strade di libertà.
Pag. 28
Nina Gagliano: Pag. 32 Poeti di strada, interpreti della poliedricità che in essa si respira, raccoglitori di immagini, di suoni, di colori e di odori che trasmigrano in versi e rime, su fogli bianchi come lenzuola stese tra una finestra e l’altra, manifesti appesi ai muri in testimonianza di passaggi avvenuti in quel luogo di vita, vissuta sotto il cielo. Domenico Godino: Pag. 36 Usa tutto il trucco che vuoi, ma non riuscirai mai a nascondere quello che raccontano i tuoi occhi. Uno sguardo ha voce e può urlare così forte da farsi sentire, svelando quello che c’è scritto nascosto dentro un cuore.
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Giuseppina Irene Groccia: Pag. 40 In silenzio, a piedi scalzi, percorro i sentieri di una strada, dove nascono dichiarazioni di vita chiamati versi. Sono i percorsi dell’anima, questi sentieri della notte.. dove il cuore, alla fine, ritrova il mattino e mi conduce ovunque io voglia! Enzo Iapichino: Pag. 46 Lo sguardo vagabondo erra per la strada. Lo blocca solo il bussare di quell’emozione così forte da farsi aprire questa porta del cuore. Ornella Mamone Capria: I poeti di strada viaggiano senza bussole e valigie, aprono le menti in ogni direzione e sull’asfalto fanno crescere frassini ombrosi con le spighe
Pag. 50
Ida Proto: Pag. 54 La strada simboleggia un percorso, un cammino,un obiettivo,è un posto dove si interagisce con altre persone, si scambiano idee ...un miraggio verso un sogno. L’obiettivo dei poeti di strada è proprio questo, noi siamo un insieme di sogni, di modi di pensare ,di speranze, ma con un unico fine , raggiungere una meta;cuore,mente,sentimenti... Marinella Pucci: Pag. 58 Le creazioni di poeti di strada sono l’espressione di pensieri, di un sentire emozioni che portano ad una riflessione ed approfondimento di tematiche che hanno toccato l’ animo del poeta di strada e che potrebbero propagarsi e riconoscersi nel cuore del lettore. Norella Pujia: Pag. 62 La voce si sparge sulla strada e parla a chi si incontra lì per caso. Racconta emozioni e lascia tracce nel cuore di chi sente. Su questa strada delle emozioni si respira la vita e ogni battito del cuore può trasformarsi in poesia. Pierluigi Rizzo: Pag. 66 In arte non esiste la moda né intellettualismo, esiste solo la strada che l’artista deve percorrere con sacrificio, curiosità e umiltà Anna Ruffo: Pag. 70 I poeti tappezzano la strada con fiori di poesia, diventa eterna Primavera la vita. Marinella Scigliano: Hai mai provato ad imprigionare un’emozione? Scappa via più forte che può sulle strade della vita... Luigi Visciglia: Avvissa visti fimmini piscieri mbacci u muri e masculi piscieri cuntra vienti
Pag. 74
Pag. 78
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A volte siamo così presi dai nostri problemi che ci accorgiamo appena di ciò che accede intorno a noi. Altre volte, invece, ciò che succede a persone che neppure conosciamo ci suscita emozioni così forti che pretendono di trasformarsi in parole. Eccovi alcune delle mie emozioni. - Patrizia Arcidiacone
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DANIMARCA - FINLANDIA Le mani giunte nella speranza. La disperazione e la commozione negli occhi. Raccolti in cerchio a difendere l’intimità della lotta tra la vita e la morte. Anche questo è poesia.
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LA FASCIA ROSSA DI SAMAN Volevo solo esere libera di vivire libera di ridere libera di decidere libera di parlare libera di amare libera di esser felice libera di essere una sognatrice. O solo libera di indossare una fascia rossa.
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UN FILO E UN ABBRACCIO La tua piccola anima legata alla vita da un filo: l’abbraccio protettivo di tuo padre ti ha dato asilo. Ancora inconsapevoli i tuoi occhi si sono riaperti, a cercare lo stesso abbraccio pronto a sostenerti. La voce rotta della zia, ti ha, forse, spiegato, con tenerezza la triste notizia. Ti ha detto di quell’altro filo che si è rotto e che la vita dei tuoi affetti ha precipitosamente interrotto. Un giorno, spero, troverai una ragione; un giorno, spero, riuscirai a darti una spiegazione, di come per cupidigia o fatalità, in pochi minuti, su quell’abbraccio è calata l’oscurità.
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VITA D’AMORE
L’Amore con la “A” maiuscola non mi è mai mancato. Il compagno di Vita, che ora mi fa compagnia dall’alto, i miei figli adorati e la progenie, che n’è derivata, non fanno altro che arricchirmi la vita e renderla preziosa. Ma un affetto ancestrale mi accompagna da sempre. Son nata da lei che da sempre mi abita e, senza chiuder gli occhi, riscalda ancora la mia vita. Margherita Biondi Belgrado
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UNA FAVOLA D’ AMORE Proprio come nelle favole quando ero ancora nelle nuvole per un prodigio sorprendente son schizzata giù tra tanta gente. Sempre grazie a quel prodigio io che sono molto ligia ho dato uno sguardo attento e profondo e mi sono scelta la MAMMA migliore del mondo
DIMMI AMORE Quando dal sonno mi desto sia esso mattina oppur buio pesto mi viene impellente un desiderio cocente: “Chiamare Mamma”. Io non lo so perché ma me lo dice il cuore, per la voglia di sentirmi dire “Dimmi Amore”
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MELODIA INFINITA Come in ogni film che si rispetti, c’è uno sfondo musicale che dà colore a tutti gli effetti, la colonna sonora che accompagna la nostra vita è indispensabile, è armonia infinita. Sia essa ancestrale, oppure attuale, ti fa capire… ti fa sentire che è bello vivere e in qualche occasione ti aiuta a ripartire. Da un anno a questa parte la melodia tanto amata è diventata una nota triste e alquanto stonata. Dove sono gli orchestrali, i bravi musicisti tutti uguali, figli del vento che parlano d’amore a noi mortali e che sanno attutire le amarezze e lo scoramento per il covid 19 che si trova in ogni dove? Allora detto e fatto facciamo un patto! Noi usiamo la mascherina rispettiamo il distanziamento ci difendiamo con i vaccini… però voi per favore riprendete i violini! Fateci ancora sognare riempite l’aria di melodia infinita… Ne abbiamo bisogno, la Musica è Vita.
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CIAO MAESTRO Un giorno il Signore, probabilmente un tantino di malumore, alquanto scocciato di ascoltare Mozart, Salieri, Vivaldi e le canzoni di Bennato e Concato, pensa di dare un udito nuovo al creato. Dà uno sguardo alla terra e fra tante persone sceglie il meglio: il grande maestro Ennio Morricone. Per carità, Signore, sia fatta la tua volontà, ma a noi non mancherà la sua musica, che rimane nell’eternità, bensì il grande uomo per la sua signorilità, la modestia, l’umiltà, la semplicità. Tutto ciò che, non per tutti, ma per lui era pura normalità. Ora lassù tra le nubi ed il blu, col piano e le note a lui tanto devote, starà scrivendo ancora la più bella colonna sonora e con il sorriso la dedicherà al Paradiso. Così ci ha lasciati: con le note più calde, i colori più intensi e la sua grande distinzione. Grazie dell’arte donata Maestro Ennio Morricone.
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... Angela Campana
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STAGIONI Vorrei essere per te la coperta che d’inverno ti abbraccia e ti scalda e in estate la brezza leggera che ti accarezza la pelle infuocata. Vorrei essere per te, in primavera, il primo fiore che apre gli occhi e ti inebria col suo profumo, per finire, in autunno, come una foglia che si stacca dal ramo e danzando, danzando cade ai tuoi piedi
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CUORI Hai consumato la strada per non cercarmi, e non mi hai trovata. Ho consumato i miei occhi per vederti, e non ti ho visto. I cuori, invece, si trovano e si intrecciano in un abbraccio fugace, come l’onda che bacia lo scoglio e si ritrae: tu sei l’onda e il lo scoglio, tu Ulisse e io Penelope.
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NON SAI Se soltanto sapessi quello che vivo, mi avresti preso e portata su una stella lontanissima! Ma non sai e io continuo a vivere dentro un sacchetto di plastica.
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La vita che le scorreva dentro, scritta con l’inchiostro indelebile delle emozioni, era l’unica che le appartenesse. ‘I racconti dell’anima’ (Informazione&Comunicazione, 2019)
Maria Curatolo
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L’ACCOGLIENZA sette ragazze Jessica . Juliette . Gift Sandra . Anthonia . Debora Seven numero magico spirituale e celeste come il cielo e il mare che accompagnò un giorno sette ragazze versi la nostra terra sguardi mai impauriti colmi di speranza attendono un mondo migliore in un cuore dove il chiaroscuro è rosso e vivo sangue che scorre nelle vene con cui scrivere palpiti di vita. Maria Curatolo
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Poesia visiva ‘Sette ragazze’
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FIGLI DI EVA un tumulto nell’anima baciata da morbide labbra avvelenate non parole ma voce stonata a chiudere un cerchio di dolore in mezzo a un mare di fuoco figli di Eva abbracciano l’aurora bagnati di sale hanno odore di salamoia ad occhi aperti sperano tremanti in onde schiumose a solcare granelli di sabbia negati da chi nei loro sguardi non è mai arrivato pace agli uomini pronti guerra a chi la rotta nega profonda l’amarezza galleggia sulle acque che tacite aspettano l’arrivo della novella attesa. Maria Curatolo 19
I profumi evaporano col tempo. Di essi rimane il ricordo delle percezioni del cuore. Spero di poter instillare in te, un’ emozione.
Giovanna Curia
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Tremo! Ma di un brivido Che non è freddo. Tremo! Di un tremore che basterebbe un abbraccio.
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Giovine Spirito leggiadro E pieno di se Paoneggia sul tuo volto. Freschezza di vita Che tutto ancora ti deve Traspare dal tuo sorriso. Cuore inesplorato Dal sentimento dell’ amore Batte impavido nel tuo petto.
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Non invecchia mai Il ricordo di chi Hai scolpito nel cuore, Di chi ti scorre nel sangue
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Ho condotto studi umanistici presso l’istituto Magistrale S. Pio X di Rossano e già a vent’anni ho inizato la mia carriera di educatrice nella scuola primaria. Durante i quarant’anni di lavoro sono stata artefice di numerosi progetti didattici nel campo dell’educazione ambientale e della legalità, servendomi al tal fine dell’arte poetica e recitativa. La mia passione per la poesia è stata irrorata dalla lettura di autori classici e moderni. Ho scritto più di cento liriche in lingua italiana e più di venti in vernacolò. Ho pubblicato con la casa editrice “Pagine” nella collana “Navigare, nella collana “Colori” e nell’agenda del Poeta con venti liriche presenti anche nel canale YouTube: Lina Felicetti
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Grazie amore Da tanto tempo volevo dirti grazie,amore mio ,per tante cose, ma ho preferito scrivere. Grazie amore mio , mio grande amore, per quella volta che , custodito nel tuo pugno, così come un tesoro , mi portasti in dono l’unico frutto del giovane ciliegio che un dì piantammo insieme complici di passione per la terra con tanta speranza e gioia in cuore; ricordo che mi imboccasti come una bambina e fui felice. Grazie amore ,per quel dolce e vermiglio dono, una semplice ciliegia , gesto d’amore per me più prezioso di un diamante o di mille rubini. Grazie del tuo amore e grazie ancora del tuo tempo; so che le tue chiamate sono solo scuse per essere sicuro ch’io stia bene. Grazie amore,per quando mi abbracci e poggi le tue labbra sui miei occhi per asciugare le lacrime che spesso rigano il mio viso provato da debolezze e affanni, ridandomi il sorriso e la forza di vivere insieme ancora. Grazie amore ,per quando tra i tanti impegni ,riesci a trovare il tempo per raccogliere per me una margherita di campo o un candido fiore di magnolia o un mazzetto di cedronella e menta, un garofano,un bocciol di rosa o un ramo di zagara dall’odore soave e intenso come quest’amore così grande ,fatto di cose semplici, ma per me fonte di poesia e di vita.
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Il vicoletto del mio borgo antico Triste come un vecchio abbandonato quel vicoletto del mio borgo antico che mi vide bambina con le ginocchia sanguinanti e tanta felicità nel cuore. Il tempo sembra si sia fermato nei muri screpolati e nelle porte chiuse. Non ci sono più stagioni; non c’è più primavera solo un fiore di tarassaco furtivamente spuntato tra le pietre del selciato della sua gradinata. Non più lenzuola candide di lisciva ai fili appese ,né odor di cucinato di ricette antiche ,ormai desuete; non più chiacchierio di comari sedute su sedie impagliate e risate di bambini a rallegrare i pomeriggi di quel vicoletto che nel mio cuore è vivo ancora. E quella fontanella,sì affollata non scorre più ; sembra rimpiangere il tempo in cui donava a tutti la sua fresca acqua dal sentore di bosco. Non c’è più primavera sui balconi chiusi ! Solo nel ricordo gerani colorati e garofani odoranti piantati in tini di legno. Anche le rondini l’hanno abbandonato; da tempo sotto le grondaie non tornan più . Tristezza ed abbandono ormai nel mio vicoletto dove impera un silenzio insolito e grave Interrotto solo dal passo stanco di un uomo con le tempie d’argento che ,frugando tra i ricordi, porge l’orecchio verso una finestra in alto e gli par di sentire ancora le note di quel vecchio pianoforte che puntuale a quell’ora suonava l’Ave Maria alla Madonna dell’Achiropita nella vicina chiesa madre custodita , la chiesa grande, che col tocco delle sue campane ogni giorno invita ignara gli abitanti del vicoletto alla preghiera. 26
Taresinedda a pittulera Taresinedda, brutticedda e basciulidda stapìa ‘ntra nu vasciu e ru Carminedd ma no ppe chiss c’era rimast e maritar a scanzaijn tutt pecchì avìa nu rifett rann assai a nnarramata:era na pittulera nata; li piacìja a pijar e ra portar. E matina prest ijia girann pe sapir notizzie e po i ghjia sbentuliann a ri sett vent. Idda sapìa u lind e ru pind e tutt l’abitant e Russan e di dintorni, com n’ufficio e mbormament U li sfuggìa nent!Quann men ti crirìa ta trovaija arret i spadd cu ri ricchji tis pe potir venir a canuscenza e ncun secret e ru ijr a cuntar a tutt i vicinanz, perciò a scanzaijn tutt. Quann na notizia brutta o bona l’arrivaia a ra ricchia ,era com s’avissa rat tre sord a Cecarosp ppe ijettar u bann! Subit tutt u paìs era mpormat ntra nu lamp. A ra nnarramat e ra cuntentizza livitrulijain l’occhi ,com s’avissa bint nu tern a ru gioc e lott. Nu iurn ,ienn spiann ntra nu portun avìa bist a mugghjiera e ru chiancher c’allammucciun facìa l’amur cu ru Barun; ohi chi furtuna ! Senza perdr temp è ghjiuta pe pizz e pe puntun a cuntar chidd c’avìa bist, ma quann a scunzulata eTaresinedda cuntent e soddispatta a sira s’è ricota a ru carminedd sutt u gafiu l’aspettaijn ruv giuvanedd serv e ru Barun chi cu nu bastun linnan rat e santa ragiun, tant c’a povaredda ppe nu mis san ha bot e stare ‘ntra nu funn e lett, ma Taresinedda un s’era castiata appena ha potut mindr i per’nterr s’è scordat e tutt i vetticat e ha ncuminciat torn e nov a far chidd chi li procuraia tant piacir: a pittulera.
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Aldo Fusaro è stato professore, per un trentennio, nella Secondaria superiore e Dirigente scolastico, per oltre un decennio, nelle Scuole superiori e nel Comprensivo “ V. Tieri “ di Corigliano. È stato attratto dalla poesia e dalla narrativa, sin da ragazzo; ha scritto su vari periodici territoriali, tra cui “ Mondiversi “. Ha pubblicato due Sillogi : Il cuore oltre l’ostacolo e il Cammino attualmente in diffusa nazionale da ControLuna edizione di poesia. Il Cammino è un viaggio ai limiti della civiltà contemporanea ripiegata sul consumismo e sulla perdita dei valori.
Aldo Fusaro
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PORTI Odori forti nel porto: puzza intensa di pesce marcio, odore di mare e di salsedine; pesce lucente che guizza nelle reti dei pescatori di lampare e gozzi a guscio di noce. Rientrano i motoscafi dei nababbi a tutto gas, spargendo puzzo di nafta. Odori densi: sapori di frittura e boccali di birra alla spina per marinai e uomini allo sbando che affollano contenti bettole sudici, puttane accoglienti sparse in angoli oscuri e sulle porte aperte. Non sembra vita, ma lo è; nel caos e all’inferno si vive di illusioni e chimere.
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TERRA NOSTRA Terra! Terra! Gridavano i marinai di Colombo; pane e terra! Gridavano i contadini senza terra; amara e cara terra mia! Straziati e tristi sospiravano gli emigranti. Terra ingrata, terra matrigna, terra umiliata, derisa e sfruttata; terra di Dante, terra madre che ci levighi, ci nutri e ci ami. Terra di tutti da rispettare e preservare per l’umanità futura.
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ROTTAMI Piove a dirotto sullo scasso d’auto rottamate, si lustrano come nuove: quante storie! Quanta vita! Momenti di gioia per gli innamorati, per le famiglie insieme sui prati, per le candide spose, regine degli altari, battesimi di bambini prime comunioni, pioggia d’emozioni. Ma anche tristezza.
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Sono Marianna Gagliano (Nina per gli amici) docente di Italiano e Storia nelle Scuole Superiori della mia città, Catanzaro,ma da qualche annetto in pensione. Vivo da circa dieci anni ,per seguire il marito e le figlie ,nella ridente cittadina di Corigliano Rossano (CS), ricca di molte tradizioni popolari, storiche ed artistiche che hanno avuto su di me un particolare fascino. Da sempre amante della letteratura e della poesia,scrivo da quando ero bambina,una passione che non mi ha mai abbandonata e che coltivo tuttora con enorme entusiasmo e con discreto successo, mettendo in versi emozioni personali e vicende di ogni genere. Solo negli ultimi anni ho deciso di partecipare a vari concorsi, ottenendo il terzo posto al concorso nazionale I POETI DELL’ ADDA 2019, il cui premio è stata la pubblicazione della mia prima silloge con 53 poesie, dal titolo CRISALIDE, edita dalla casa editrice Montedit,ed il secondo posto al Concorso in metrica classica,CITTÀ DEL GIGLIO 2021 dell’Accademia Alfieri di Firenze, la cui festa di premiazione avverrà in autunno, inoltre ho ricevuto parecchie menzioni d’onore e di merito in altri .Amo la natura, gli animali, l’arte in generale e tutto ciò che è bello, specialmente i miei quattro nipotini a cui mi dedico con grande gioia....sono una nonna innamorata!!! 32
ESTASI Chiudiamo gli occhi e corriamo lontano dove non c’è nessun tempo e nè spazio nè limiti nè confini niente strazio, noi solamente in un luogo non umano, racchiuso in una bolla surreale, un’altra dimensione un altro clima che spirito e materia ben sublima fra i suoni di un’orchestra celestiale senza più volto senza forme o sesso e mentre s’empie l’anima a sorgente di un amore potente trascendente, siamo aria e luce in un mistico amplesso... voglio restare qui perennemente di tutto il resto non mi importa niente
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MAGGIO Veniste al mondo entrambi in questo mese, quando da rose maggio è profumato, amore in voi conobbi e l’ho inalato dal dì che in me il respiro l’aria prese, non vi fu pianto sparso per contese che non venisse presto consolato, tra bene e male a scegliere ho imparato, sapendo rinunciare a false attese; Oh quanti bei momenti e bei ricordi sul filo rosa della gratitudine! Risento ancora come dolci accordi tutti gli insegnamenti ed i consigli in ogni scelta in ogni mia abitudine, saprò farne regalo anche ai miei figli, chè eludano i perigli, allontanando la malvagità e costruire degna società
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SPERANZE NUOVE Appare ancora il sole tra spumose nubi e si spalma al verde sottostante, a tremule farfalle, piante e rose regala la sua luce più smagliante, piccoli stormi giungono sul prato beccando i semi da aliti di vento e il mare di un azzurro pralinato sfoggia il regale, eterno incanamento, alteri monti versano cascate con un vaporeo moto permanente e tra dirupi e pietre levigiate dissetano i raccolti e le giumente; oh generosa madre, terra mia voglio pensare a te così avvenente pur se lo scempio, vera blasfemia, dei figli ingrati appare sì evidente, già molto di bellezza ti han rubato avvelenando zolle, mari ed aria senza pensare che il danno creato su di essi ricadrà in forma varia, il battito vitale pulsa lento al teso orecchio posto sul tuo petto, ma battaglieri giovani già sento rivolgerti più amore e più rispetto, speranze nuove bussano alla porta, un domani più lieto ci conforta 35
Domenico Godino Nasce a Corigliano Calabro il 14 giugno del 1980. Ha collaborato con la casa editrice ‘Pagine srl” di Roma, partecipando a tre collane “Le tue parole, Emozioni, Note”. Nel dicembre del 2020 esce la sua prima raccolta “io sono meco” e nello stesso anno entra nell’enciclopedia della “Aletti editore” con la poesia Autismonello, dedicata al figlio. Nel 2021 rivisita la stessa poesia trasformandola in un testo di una canzone, partecipando al Tour Music fest (festival europeo, sezione autori, selezione capitanata da Mogol e Francesco Gazzè) arrivato in semifinale che si terrà dopo l’estate.
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A cosa serve sprecare le parole se quando perdi il fiato non calmano il dolore. E dove vuoi che io vada. Sembrano fiori che rendono accogliente il cammino, ma nascondono solo la strada. A cosa serve sprecare le parole se quando il tempo è come penso non fermano le ore e scorrono come il sangue pompato dal cuore, fino ad arrivare dove servono per non morire. E parlo e spesso parlo da solo, perché a qualcuno la mia voce non conviene e qualche volta duole. Allora parlo, ma a cosa serve sprecare le parole.
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È così, dunque che le mie vene diventano calde come il fuoco, perché brucia il sangue, perché scorre nelle braccia che ti abbracciano ovunque ed il mio corpo dal tuo non si distingue. È così, dunque, che la mia forza si consuma, nel respiro adesso più pesante, ma respiro comunque perché tra le tue braccia vivo e vivo un po’ meno quando sei assente. Ma sulla pelle conservo ancora il tuo profumo ed anche nella mente, così mi riporta..... non importa dove, se respiro te va bene ovunque. Ed è così, dunque.
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Così già al parto hai dovuto soffrire e stringevi forte le lenzuola tra le dita e dal tuo dolore hai generato la mia vita. E dal tuo dolore hai generato un pianto di paura, impastato ad una gioia infinita. Mamma con te le tempeste cadono su un ombrello che mi protegge dalla pioggia e questa forza mi incoraggia e questa forza mi guarisce ed anche se si consuma la tua corazza, questa tua forza non finisce. Mamma da quando sono nato ti trucchi sempre meno ed il tempo che ti cura lo hai proprio abbandonato, ma non consumare la tua vita ho bisogno del tuo ombrello, perché la tempesta non è ancora finita.
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Mi chiamo Giuseppina Irene Groccia Nel mio percorso, fatto di ricerca e sperimentazione artistica, ho approfondito molteplici tecniche, tra cui la pittura, l’arte digitale e la fotografia. Parallelamente, capita spesso di dedicarmi ai miei “pensieri scritti”, non amo definirli poesie, sono pensieri che imprimo su carta, senza pensare troppo alla forma e alla metrica. Sono scritti legati alle emozioni e ai sentimenti. Credo che queste composizioni riescano a sfociare sempre di più in un intimo confronto con me stessa. Alcune sono presenti in pubblicazioni e raccolte editoriali. Ho curato come Redattrice editoriale, il progetto della rivista d’Arte XartMagazine Sono Autrice del Blog L’ArteCheMiPiace, dove pubblico periodicamente articoli, interviste e progetti dedicati all’arte e alla cultura. Collaboro con il Blog Art&Investments e con la rivista mensile ExitUrbanMagazine.
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I miei contatti: www.gigro.weebly.com groccia.gi@tiscali.it
Faccia silenzio il vento tra questi accordi stonati La sento... come una scheggia questa realtà sbattuta in faccia Come una porta... tenuta socchiusa a lungo dalla necessità.. dall’esigenza emotiva e da occhi colmi di tenerezza accorata Non importa... conosco bene la sfera dell’impossibile eppure mi rende viva Come una fantasia che mi trova e mi acceca con una sola carezza Ho smesso di smarrire la voce dura dell’effettività come conforto, cura e dolcezza per l’anima Un sogno fragile e univoco mi permette di non perderti ancora Faccia silenzio il senno lasciami sentire ancora il tatto delle tue mani e l’incontro nei tuoi occhi come una dolce.. chimerica reminiscenza. 41
Scava pure tra mille indomabili graffi.. finirai col trovare solo amabili pezzi di cuore..
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Un susseguirsi di istanti Vissuti Persi Relegati in ogni attimo di vita dove ritrovo le mie ore Mi piace sentire il cuore In attesa di qualcosa È un naufragare nuda dove rubare tempo all’infinito Il tempo.. è un guardiano di intenti sa che l’anima vuole altra cosa che non è capace di dire Un ultimo istante ancora dove seguo contorni e frasi di una ostentata attesa _____________ Lì.. da qualche parte aldilà del cielo dove trovo ad aspettare tutte le mie infinite, piccole cose..
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Eliana Noto
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Concetta Tridico
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“ A una passante ” Di CHARLES BAUDELAIRE Libera ispirazione, traduzione e interpretazione di Enzo Iapichino
Attorno a me, forte il chiasso della strada veniva sentito. Alta, snella, in lutto con tristezza maestosa, una donna passò con mano festosa sollevando e agitando l’orlo del vestito. Svelta e raffinata , con la gamba statuaria! Ed io bevevo, turbato in testa, nel suo occhio, cielo tenebroso dove cova la tempesta, dolcezza che incanta e piacere che toglie l’aria. Un lampo ... poi la notte! Fuggitiva bellezza, il cui sguardo m’ha fatto rinascere, potrò rivederti solo nell’eternità senza tristezza?
Altrove, lontano, forse mai più ti potrò rivedere Perché ignoro dove fuggi, mentre non saprai dove io sono andato, e tu lo sapevi che io ti avrei amato! - La vedetta della Strada . Seconda puntata di Vincenzo Iapichino Vi ricordate di me? Sono Cosimo ,quello che aspirava a diventare la vedetta della strada. Da quando ci siamo lasciati ho incominciato a scandagliarla o meglio quotidianamente mi sono intrufolato, con lo sguardo sempre attento, nei vicoli, viuzze, anfratti, recessi. Ho scrutato in continuazione per scoprire i segreti e fra essi i tesori di questi luoghi considerati in condizioni di “degrado” e comunque mortificati dal decadimento morale , culturale, legale e quindi di valori. Al di là dei pregiudizi questi territori pullulano di vitalità e sono fabbriche di cultura, di idee e di progetti, ma soprattutto forniscono quelle inattese giuste emozioni che ti danno una carica vitale che mai gli autoprigionieri rinchiusi nei loro tristi palazzi potranno assaporare. Un esempio di contributo all’evoluzione sociale e culturale e al mantenimento dei valori tanti cari ai nostri progenitori ci viene dai “Poeti di strada” che con la loro arte pongono un freno a coloro che, con la scusa di “modernizzare”, usando i loro poteri, fanno di tutto per soffocare l’amore verso le loro radici, le loro tradizioni, i loro valori, il sentimento di solidarietà, l’aspirazione alla dignità e alla libertà. La strada non vuole prigioni d’oro. I politici, che si vedono solo nel periodo elettorale, non sanno cosa si perdono restando chiusi nei loro palazzi sontuosi. Non si vive senza forti emozioni. Nei palazzi del potere non possono fiorire elevate e 46
sincere emozioni. La strada ha i suoi segreti e quindi i suoi tempi. Se non si conoscono a fondo si corrono rischi. Qui non c’è la protezione dei Palazzi. Ci sono tesori da gustare ma bisogna usare prudenza. Io ancora sto imparando. Espressa la mia opinione che dal caos della strada si può estrarre la ricchezza in senso lato, vi racconto il mio impatto con questa location. Mentre andavo per la strada, camminava davanti a me una donna che indossava un bellissimo vestito bianco traforato al punto da far intuire le forme. Per questo la chiamerò: “La signora in bianco” Ella teneva per mano una bambina che certamente non aveva superato i cinque anni. Questa stava mangiando con gusto un cono-gelato. Ad un tratto quella che pensai fosse la madre si chinò su di lei e con un fazzoletto le pulì le mani e le sfiorò la bocca ….il gelato si stava sciogliendo . Evidentemente non bastava questo dolcissimo gesto.! Invero, inaspettatamente, decise di pulire con la sua lingua il cono oramai diventato appiccicoso. Io che mi trovavo dietro a loro ebbi l’opportunità di vedere questa scena sublimata dalla sensualità delle gambe che emergevano con prepotenza scultorea, per essersi la signora piegata, e contemporaneamente della grazia quasi irreale con cui riconsegnò il gelato alla bimba il cui brillio degli occhi evidenziava la gioia di poter continuare a gustarsi il suo gelato. Questa scena mi fece capire le emozioni che ebbe a vivere Baudelaire alla vista di “una passante” di cui dirò fra poco. A volte però la troppo grazia porta delle conseguenze negative. Invero la “Signora in bianco” , evidentemente distratta dalla citata tenerezza, nel riprendere il cammino non si accorse di una buca. Inesorabilmente inciampò e cadde sopra la bimba rovinando così entrambi a terra. Io corsi subito in aiuto ma ahimè la bimba aveva perso conoscenza. La presi in braccio e corsi in un negozio dove chiesi dell’acqua. Quando ricevette l’ acqua la bimba si riprese e mi fece un sorriso celestiale con quella sua bocca tutta sporca di gelato. (L’ evento aveva fatto sbattere il gelato sul suo visino). Quando l’abbandonai fra le braccia della ”signora in bianco” anche lei mi sorrise e mi chiese cosa poteva fare per sdebitarsi con me. Io dissi che il mio intervento era stato di solidarietà e quindi non avevo nulla da chiedere. Lei incominciò ad insistere e allora io dissi: ”Se proprio vuole farmi contento, vada al Comune a lamentarsi col Sindaco così provvederà a far coprire tutte queste buche evitando questi pericoli”. Lei mi rispose : “Farò di più ! proporrò a mio marito di nominarti assessore all’urbanistica!... Ti farò sapere” cosi dicendo andò via avendo riprendendo il suo portamento aristocratico. Ma io volevo avere l’ultima parola e allora alzando il tono della voce ,senza però urlare, le dissi “… e si ricordi questo mio consiglio: “ prima di dare un gelato in mano alla sua bimba ,avvolga il cono con un foglio di carta stagnola” In verità il mio dire serviva per darle la possibilità di chiedermi come mi chiamavo .Lei invece senza abbandonare la sua regalità si voltò appena e mi salutò con un sorriso accennato ma molto coinvolgente. Chiesi al negoziante chi era quella bella signora e venni a sapere che era la moglie del Sindaco. Alla prossima puntata vi farò sapere il seguito; per il momento vi devo dire perché ho citato Baudelaire. Questo grande poeta francese, nato due secoli fa, è quello che ha portato per me alla ribalta le emozioni che originano dalla strada e che nel mio cuore mi ha fatto scrivere questa frase: ”Lo sguardo vagabondo erra per la strada! lo blocca solo il bussare di 47
quella emozione così forte da spalancare questa porta del cuore” In particolare lo stesso ha scritto un sonetto intitolato “A una passante” pubblicato nel 1855. Lo sguardo di Baudelaire viene attirato ,nel via vai delle passanti in una strada, da una donna che pur essendo in gramaglia ha un incedere così regale e raffinato che lo turba .Resta fulminato quando lei, con un corpo già da brividi (è alta e snella) in modo quasi spontaneo si mette a giocare con l’orlo del vestito mostrando le sue stupende gambe. La poesia è scritta in francese per cui la traduzione non riesce a fare emergere la raffinata sensualità che il Poeta ha vissuto come una grande emozione. I versi di cui sopra dovete considerarli come il frutto della mia ispirazione per farvi percepire come la vitalità della strada può suscitare emozioni così forti che solo vivendole direttamente si prova una sensazione bella ma che ,allo stesso tempo. conturba al punto di sentirti mancare le forze. Oggi qualcuno sostiene di “sentire le farfalline dentro” Certo però Baudelaire anche se in francese è riuscito ad esprimere questo suo coinvolgimento emotivo soprattutto quando dice che si beveva bellezza che incanta e piacere che toglie il respiro, che uccide. Beveva! cioè tramite lo sguardo l’emozione entrava dentro.. Egli con questo aneddoto ha voluto sottolineare come la strada inaspettatamente può farci vivere emozioni esaltanti. Con questa poesia ha buttato il seme per far nascere “I poeti di strada” In questo Libro un poeta ha saputo descrivere così bene l’emozione ricevuta dalla bellezza di una cassiera di supermercato che la sua poesia sta ricevendo moltissimi apprezzamenti. Baudelaire ,fra i tantissimi autori ,ha coinvolto anche il nostro Fabrizio De Andrè con la canzone “Le passanti” uscita nel 1974 “,tratta da Les Passantes di Georges Brassens, che a sua volta un adattamento dell’omonima poesia di Antoine François Pol (1888 - 1971), dimostra l’apprezzamento verso il poeta francese che riesce a descrivere in modo reale e allo stesso tempo surreale la sensualità frutto non di volgarità ma di armoniosa e raffinata eleganza esaltata da quei gesti che solo un’artistica emozionante femminilità può generare. Non è volgare lei ,non è volgare il poeta. Artista “lui”, artista” lei “ alla pari della signora in bianco. La strada viene vista come ricettacolo di volgarità. Chi definisce volgari quelle manifestazioni di una raffinata sensualità supportata da grandi doti artistiche ,deve andare dall’oculista perché il suo sguardo non riesce a cogliere quella intensità umana che può scoppiare anche fra due sconosciuti. Ecco perché ci vuole l’”educazione alla strada” non l’educazione stradale ma l’educazione a vivere correttamente per la strada rispettando la personalità di chi dignitosamente vuole esprimere fino in fondo il suo “essere”senza limitazioni di genere,età, Cioè mi chiedo fino a che punto “la passante” è protetta dallo Stato ? Mi sta bene che un popolo civile difenda i diritti sessuali a largo raggio e che dentro le ville cadano tutti i tabù .Ma mi chiedo perchè per la strada un piccolo gesto sensuale per lo più spontaneo e comunque artistico e raffinato deve rientrare nei tabù e quindi condannato come volgare? Si sta facendo tanto chiasso attorno al ddl “Zan .Tale disegno si i propone di prevenire e contrastare la discriminazione e la violenza basate sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità .Tra l’altro questo disegno prevede l’istituzione della «Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia» con coinvolgimento anche delle Scuola.E’ vero che la strada è piena di tesori sia materiali che immateriali Questi tesori però lo stato li deve difendere e sostenere e non lasciarli in balia di una minoranza la cui azione porta a ritenere la strada pericolosa e in pieno degrado diventando per i salotti del potere di per sé <volgare> Nessun politico si interessa delle aggressioni che 48
subiscono le donne per la strada solo perché hanno un vestito scollato o un po’ corto e magari stanno tornando dal mare. Mi chiedo perché bisogna tacciare di volgarità una signora che cammina per la strada in minigonna? Perché non istituiamo la “ Giornata della Femminilità “ ? Approfitto ,a questo punto, di ciò che sto dicendo per introdurre un personaggio che ha una esperienza quotidiana della strada .Pur avendo raggiunto gli ottanta anni non riesce a stare lontano dal caos della strada. Si chiama Marco. Non rinuncia a prendere la mattina il caffè al bar iniziando così a godere della vivacità della strada L’altro giorno un amico seduto al suo tavolo vedendo passare una bella signora ,altera con il naso all’insù,che indossava la minigonna ebbe ad apostrofarla , anche se sottovoce, con una brutta parola. Marco lo rimproverò e l amico rispose “ma..dai ho detto una <cavolatina> così per scherzare” e Marco<no non è una cavolatina ..è una <cavolatona> Il giorno dopo ,mentre Marco come al solito, era al bar l amico lo chiamò chiedendogli se era al bar. Marco per evitare di offrirgli il caffè perché era arrabbiato per il comportamento che aveva avuto il giorno prima , rispose che era a casa .Fatto sta che dopo un po’ arrivò l’amico e disse: ”Ma come mi avevi detto che eri a casa ….perchè questa bugia?” e Marco: ”Se tu non mi avessi fatta la domanda io non ti avrei detto la bugia! Tu non fare domande che io non ti dico bugie” Marco contrariamente agli alti politici vive la strada e conosce oltre ai valori anche i disagi e spende qualche parola per difendere le bellezze anche umane di cui è costellata la via . Alla prossima puntata vi presenterò Marco Ora chiudiamo il discorso sulla sensualità evidenziando come già nel “68 si coniò il termine :” Sex Positivity.” Al di là delle discriminazioni e dei diritti legati al sesso il termine voleva comunque sottolineare la positività (e questa idea costituiva la parte dominante della discussione) del sesso come elemento essenziale dell’ essere.(Attenzionato già da Freud). Negli aneddoti di cui sopra le due signore quale male hanno fatto? Forse non è positivo che il poeta francese ha potuto godere per un attimo di quella accennata sensualità che possedeva quella creatura di Dio. D’ altra parte si intuisce che il poeta si convinse che anche lei gioì poiché nella folla era stata notata questa sua virtù Tutto è spontaneo .E nella spontaneità i due si incontrano in sguardi reciproci. E ripetiamo il poeta gode in modo innocente di questa bellezza inafferrabile .Una passante, una sconosciuta ,una della strada ha creato una emozione forte .raccontata in modo così elegante che fa stare bene il lettore .Anzi resta un rammarico. Chissà se nell’ aldilà potrà godersi questa bellezza. Una cosa è certa che il poeta l’avrebbe amata e anche lei l’avrebbe amato. Resta la bocca amara perché molte volte le emozioni di strada non si riescono per vari motivi a viverle fino in fondo. E allora? Il POETA DI STRADA deve suggerire di vivere intensamente l’attimo fuggente. Anche se la successiva mancanza lo fa sentire male Ecco la vita della strada ecco le emozioni che sa dare una strada. Una semplice misera strada può dare un attimo di gioia . Al poeta basta già l’emozione ! Io da parte mia, senza volerlo, preso dalla poesia di Baudelaire sono finito per scivolare a difendere la sensualità, quella vera ,quella che emoziona ,quella che dà i brividi(altro che volgare) sensualità senza tempo e senza genere. Ma mentre il Parlamento discute su quel disegno di Legge di fronte alle” PASSANTI” tutti fanno i pudichi e i morigerati e ciò nonostante l’insegnamento del grande poeta francese esplicatosi nel lontanissimo 1855 . Vincenzo Iapichino 49
I poeti di strada viaggiano senza bussole e valigie, aprono le menti in ogni direzione e sull’asfalto fanno crescere frassini ombrosi con le spighe Ornella Mamone Capria è una creativa in crescita , nonostante l’età. Sin da piccola scrive poesie ma da pochi anni ricicla materiale di scarto per creare delle installazioni poetiche. Nel 2017 è risultata vincitrice assoluta-Arte Urbana” per l’installazione poetica “ Memoria di gioia” – Concorso al festival culture creative d’impresa a km 0 , nello stesso anno ha ricevuto la menzione speciale della critica - Biennale della Sibaritide per l’installazione poetica “ Una mano per l’infinito”; nel 2018 è risultata finalista alla Mostra d’arte “ La donna tra arte e passione “- Festival dell’immagine- Martina Franca( TA); Nel 2019 si è classificata al terzo posto( ex aequo ) alla biennale dell’arte contemporanea-Paola con l’opera “Gioco letale”; Nel 2020 è stata selezionata tra i finalisti a Roma al concorso artistico-letterario- il Volo di pegaso. Ha partecipato a varie esposizioni , anche all’estero. -Ornella Mamone Capria 50
Scelgo oggetti di scarto, li assemblo fino a creare legami diversi da quelli di partenza; così assorta, coniugando ineluttabilmente la vita persa dei rifiuti , entro quasi in una provetta di laboratorio. Gli oggetti diventano reagenti e io faccio parte di una reazione chimica. Di ogni cosa che prendo , non scarto nemmeno il silenzio, mi sazio pian piano del mutevole aspetto che io formo e sempre il nuovo corpo significante si muove tra i versi , così da udire dapprima i miei urli interni e poi la calma. Durante la trasformazione divento uno stato di transizione attivo e sento in me l’energia vagheggiante tra fili, viti, schegge di specchi, corde…, in realtà è gioia controentropica capace di mettere ordine ciò che il tempo frammenta, consuma, scompiglia. Tutto il percorso artistico è dettato da un’estrema curiosità che mi conduce verso la sperimentazione di tecniche e di materiali. Mi dedico a diversi linguaggi espressivi: pittura ad olio, installazioni poetiche , pittura con poliuretano espanso, poesia… Di ognuno approfondisco lo studio della tecnica e le possibili associazioni, creando contaminazioni tra procedimenti e innesto di materiali. Scrivo versi dall’età di nove anni , dal 2017 decido di mutare la materia rifiutata e inquinante in installazioni poetiche, con la consapevolezza di avere avuto da sempre una figura di riferimento , mio padre, maestro della ricostruzione, un creativo di inutilità quotidiane che ha dato vita a presepi , oggettistica varia partendo da pezzettini di metallo, di legno,di vetri… Sono cresciuta con l’incanto della materia rifiutata e trasformata, sono cresciuta con la certezza che quel cambiamento portava il mistero delle cose nascoste . Ho ottenuto riconoscimenti anche da critici noti , vinto primi premi ma mai ho creduto di raggiungere lo status artistico; per il momento riscrivo con un nuovo linguaggio un altro lavoro, instauro una nuova interazione con l’ambiente circostante e illumino così molti dei miei pensieri. Ornella Mamone Capria 51
NODO IN CAMMINO Se qualche nodo della vita stritola fortemente, addirittura si incastra in una rete, se ha voglia di purezza cammina tra le ombre e accoglie la luce senza sforzo
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Mi tiene a te la voglia di invecchiare per i silenzi nostri ancora da ascoltare per gli sguardi che vogliono abbracciarsi per quelli che sono difficili e facili da leggere. Mi tiene a te la stanchezza accarezzata dell’andare oltre mai persa nell’essenza e quel fluire del tempo che prima o poi sarà solo per gli altri smarrito nell’universo Andiamo tutti, donne uomini bambini oltre il vuoto prigioniero per chi ha divorato favole di pietra per chi ha lacrimato mille preghiere senza arroventarci in monologhi amari senza essere silenzio nel rumore Andiamo tutti, nessuno escluso dove si condivide il fiato e dento gli alberi , i sassi, i mari troviamo i sogni quelli che sanno amare. 53
Mi chiamo Ida Proto , sono nata a Corigliano Rossano e qui vivo . Ho frequentato l’istituto tecnico per geometri, ma i sogni erano altri, così, non volendo perdere la speranza, ho preso quei sogni e li ho messi in quel famoso cassetto. Ora è giunto il momento di tirarli fuori, non sarò un poeta, ma questa volta ci ho provato ... Ida Proto
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Imparerò ad amarti Così come tu ami me Senza freni, senza barriere Senza ma e senza forse Imparerò ad amarti Così come tu ami me Quando rido, quando piango Quando sono insopportabile Ti amerò Senza presente, senza futuro Così come fai con me Perché nulla di ciò ti fa paura Imparerò ad amarti Ma forse t’amo già Perché il mio cuore vibra Quando assieme a me Ridi, piangi Vivi un presente che non c’è E sogni un futuro che forse non ci sarà Imparerò ad amarti Ma forse t’amo già ~ I.P~
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Sai perché adoro il mare ?! Perché mi ci tuffo con i sogni Mi ci perdo con gli occhi Lo accarezzo con i pensieri Mi piace guardarlo nudo Senza fronzoli e mano d’uomo Vestito di luce propria Truccato dai colori del cielo Pettinato dal vento Mi piace di mattina presto Quando al brillantar dell’alba Diventa prato di diamanti E lo adoro ancor di più la sera Quando avvolto dal manto variopinto del tramonto Si addormenta tra mille sfumature di colori Che tingono il mio cuore di infinite emozioni ~I.P~
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Quel silenzio inquietante dei tuoi occhi mi indebolisce il cuore sa di nostalgia che non passa Come quando Mi guardi sorridendo e mi sussurri che mi ami ma io so la verità l’ho letta in quel silenzio inquietante dei tuoi occhi Ti abbraccio ti dico che ti amo E aspetto Un giorno quegli occhi parleranno per me ~I.P~
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Marinella Pucci è un’artista di ampio respiro: coreografa, ballerina, insegnante di danza, organizzatrice, tango DJ, operatrice Olistica; amante dell’arte in tutte le sue forme e rappresentazioni. Marinella da sempre studia e si dedica ad ampliare le sue conoscenze nel panorama artistico. Fin da piccola ha frequentato corsi di danza in vari stili conseguendo diplomi d’insegnate di danza e coreografa. Partecipa attivamente e in differenti vesti, in spettacoli e rappresentazioni teatrali prima in Italia e poi in Olanda dove attualmente risiede. Marinella esplora continuamente nuovi modi su come il suo estro creativo si integra e contribuisce al suo sviluppo personale e alla società. Con la sua selezione di poesie vuole condividere un suo pensiero, frutto di momenti di riflessione intima che potrebbe essere condivisa o meno dal lettore ma pur sempre un’opportunità di mettersi a nudo senza barriere e filtri. Il suo motto è: Sogna, Osa, Realizza. 58
METEOROPATICA È una di quelle giornate tristi e desolate sul tavolo le foto di storie ormai passate, Non ho voglia di spostare lo sguardo altrove mentre fuori ancora piove. I pensieri si accavallano nella mente che non ha voglia di fare niente. Mi avvicino alla finestra..di uscire non mi passa per la testa, E’ bello guardare fuori, S’intravede una palestra di colori. Nella pozzanghera, un’arcobaleno, di colpo il mio cuore è tornato sereno. È bello vedere come si possa viaggiare pur restandosene ad osservare: Sono ora, li, in campagna, Con fiori alberi e aria di montagna. Nella casa d’infanzia a saltellare sorridente tra le acque di un torrente. Incurante dei vestiti sporchi e bagnati, Quelli erano giorni spensierati. 59
ALZHEIMER È difficile, nessuno ha detto che sarebbe stato facile. Tu che mi desti la vita sei ora la persona che inconsapevole riesce a ferirmi. Il solco sul viso non è nulla a confronto del solco che si è creato nel mio cuore.. Ma io continuo a darti amore perché so che non sei tu a ferire ma il mostro feroce che si è mangiato la tua vita e che ora vorrebbe prendersi anche la mia. Ma noi non abbiamo paura. E tu stupida malattia non distruggerai l’amore che c’e’ tra una madre ed una figlia. Un fiore resterà sempre fiore. Io ti combatto così indossandone il profumo che riporta alla memoria l’essenza di chi è, di chi sei stata e sei ancora per me: Mamma 60
RESILENZA Non leggo notizie sui giornali, Non guardo Tg, Voglio essere ignorante.. Il dolore è troppo pesante. La vita si sa non e’ fatta di solo cose belle ma ogni evento lo sento sulla pelle. Ci si abitua alle brutture e al dolore pure. Forse è così che fanno gli altri Un’altra strage, nuovi morti.. Tanto sono di altri le sorti. Non è così per tutti. L’empatia produce i suoi frutti. Lo affronto il dolore per diventare migliore. Resto qui a pensare a quelle vittime e alle loro storie. Con il tempo il ricordo allevia il dolore.. Cosí dicono e cosí accade, ma oggi io voglio ricordare. La vita nessuno ve la può ridare. Da domani un’azione che parta dal cuore per diventare una persona migliore Voglio vivere ed operare anche in nome di chi non lo ha potuto fare.
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A 90 anni dalla sua nascita (21 Marzo 1931), dedico questo spazio alla grande e immensa
ALDA MERINI
A te Alda. forte e fragile donna salda nelle tue debolezze. Disseminata e marcita come humus di umanità feconda. Calda nelle tue passioni forti e prorompenti come il sangue acceso di un puledro senza briglie. Spavalda nel tuo metterti a nudo con la crudezza della verità senza veli e senza ipocrisie. Omaggio a te, valida musa essenza di Vita che diventa poesia.
Grazie per tutte le emozioni che ci hai regalato!
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Norella Pujia
1968-70
APPUNTI DI UN’ACERBA PRIMAVERA Gli scritti che seguono raccontano di una lontana adolescenza vissuta nella quotidianità di rapidi cambiamenti e improvvise fragilità. Appaiono le prime domande e i tanti dubbi pronti ad accompagnarmi per sempre. Sorgono nuove emozioni e si rivelano stati d’animo e turbamenti che modificano il linguaggio e si fermano tra le righe di appunti segreti di cui adesso sorrido e, a distanza di tanti anni, leggo con tenerezza. Norella Pujia
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ENIGMA maggio 1968 Il mondo è tutto un dubbio contraddizione, enigma non puoi sapere prima quel che succede dopo e dopo non saprai se ciò che prima hai fatto è errato oppure esatto. E non verrai mai a capo dell’enigma un giorno arriverai a chiederti se mai risoluzione esiste oppure se tutto è un triste sogno. E pure essendo desto nel dubbio resterai.
SMARRIMENTO maggio 1968 Nella solinga casa rifugio del passante trascorrerò il mio attimo lontana dal tempo. E vi starò fin quando, alla soglia di un’età più matura, ritroverò nel mondo lo spirito smarrito.
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SOLITUDINE gennaio 1969 Calore umano sogno di un giorno, animo arido, come un ritorno senza speranza senza nessuno che mi comprenda e tutto il giorno cammino sola, col vuoto intorno.
COS’È L’AMORE 1970 Cos’è l’amore? Lo so! È un sentimento forte che riscalda chi ama! È un fuoco che resta acceso anche se piove! È il desiderio sofferto di chi non lo vive! 65
Pierluigi Rizzo
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Posso capire... come possa sentirsi una larva che ha appena preso coscienza di sè... chiusa nel suo bozolo con una grande voglia di volare. L’attimo che segue l’apertura del bozzolo è il momento più frustrante, più incisivo. Già la vedo, già la sento, la farfalla prepara le sue ali e vola vola vola, si lascia trasportare cullare dal vento, si posa sui fiori dai mille colori, vola vola vola... si lascia osservare da sguardi indiscreti e vola vola vola ma l’attimo è finito la farfalla è là sfracellata su vetro della mia macchina lanciata a folle velocità. Estratto da “Cinque minuti per Sevrine” Monologo teatrale di Pierluigi Rizzo
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È una follia... Non riuscirò mai a normalizzarmi Il piacere è un attimo così intenso ma cosi veloce che non ti fa capire nulla ... e tu lo rincorri , lo insegui non accorgendoti del tempo crudele, impietoso , sadico , maligno... E lo specchio sempre là a ricordarti chi sei mentre tu ti vedi come eri... Lo specchio, impietoso come il tempo, ti fa notare le migliaia di cicatrici... le trasformazioni fisiche nel tempo... ma tu ti vedi come eri e ti rinchiudi ti isoli da quel mondo crudele e pensi : “ ma andassero tutti a fanculo “ I ritmi fuori sono sempre gli stessi, prevedibili , noiosi , ripetitivi ... A volte però accade l’imprevedibile e ti ci tuffi come in un mare accogliente riprovando l’attimo...poi il profondo sconforto...l’attimo è breve e fugace e tu ne rimani intrappolato ... ti si avvinghia come una ragnatela Impedendoti i movimenti... Allora ricomincia la lotta.
Pierluigi Rizzo 68
La certezza del male l’incertezza del bene perché Dio ha bisogno di fede? È semplice perché se non ottieni la risposta è:” non hai avuto fede”. Puo essere Dio imperfetto? Macché sennò che Dio sarebbe. Come avrei voluto amarti Dio Così come ho amato ed amo lei. Poterti adorare come adoravo lei pendere dalle tue labbra, lodarti, godere della tua bellezza come con lei...
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La poesia è il mio rifugio segreto. Anna Ruffo
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Scialletto Rosso. Ti guardo casa mia sei ancora là la finestra semichiusa. Una panchina mi accoglie e il dolce sole di ottobre mi prende. Una fanciulla si affaccia: il lattaio bussa il suo latte fresco il suo profumo. Il postino latore di gioie,di dolori una lettera un amore lontano. Il tocchettio sul cuoio del vicino ciabattino. La corriera si ferma, gente stanca felice di tornare a casa. La vecchietta sull’uscio asciuga al sole le sue stanche membra, sferruzza una coperta l’inverno sarà freddo. Il mio paese è vivo. le mie amiche mi aspettano le raggiungo con il mio scialletto rosso. 71
Il treno Il fischio del treno, da lontano , già penetrava nei nostri cuori, seduti su quella vecchia panchina ferroviaria. I ricordi si susseguono valigie di cartone, abbracci pianti, e sorrisi di speranza. Alle loro spalle gli affetti più cari, un fazzoletto sventola dal finestrino cercavano un sogno, un lavoro un vita nuova. Una lacrima di addio fecondava la speranza di un ritorno migliore.
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Essere Innamorati dell’amore L’ amore unisce tutti i viventi l’amore di tutti i giorni verso le persone più care figli, nipoti, genitori, sposi, compagni. L’amore ci fa godere di amicizie sincere, pure. L’ amore che dona dolcezze,tenerezza alla nostra vita. Godiamolo questo Amore e siamone testimoni attivi. Noi e il mondo ne abbiamo bisogno.
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Marinella Scigliano rossanese convinta e traccia di quel che il cuore mi detta. Ecco chi sono...
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“I PESCATORI DI PONENTE” È già buio quando il vento s’insinua tra i caruggi scuotendo ataviche paure. Pescatori puntuali al richiamo della luna gettano in mare la speranza del ritorno. La notte è lunga e non fa’ sconti se l’attesa si abbraccia alla paura... mentre dalla terraferma donne accendono luci al passo dei loro uomini. Sarà l’ultima ruga ad inghiottire il tempo che passa diffondendo nell’aria l’odore di casa.
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“IL LUPO E L’AGNELLO” Azzannare la mia carne per la tua sete di sangue mentre volto le spalle a giorni che mi divorano. Trascino la notte lungo sentieri scoloriti per non esser vista e nel fumo di paglia disperdermi come un agnello indifeso. Orbito senza mèta attorno ad un corpo che non emana calore ed in silenzio aspetto... chissà! Potremmo un giorno scambiarci i ruoli... io diventar lupo e tu agnello.
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“FUORI PIOVE” Danzare sotto lenzuola sgualcite senza trovare pace e vivere tra pareti di ghiaccio bruciare come fuoco. Un soffio...e la vita passa oltre. Indossavo un dolcevita sulle note di Vivaldi quando a distrarmi furono nuvole leggere sfiorare il tetto. Ma ti prego! Non restare sulla soglia della porta... fuori piove.
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Sono nato nel 1956, nel paese feudale di Cuccagnello, situato a 210 mt sopra il livello del mare e disteso sulla fresca collina, con un maestoso castello ducale che guarda i vicinati abbandonati, case ridotte a brandelli, rioni spopolati, case vuote e senza vita, un centro storico distrutto dall’ incuria politica, “La Legalità”!. è stata estirpata dai cuori e dalla mente, con la corruzione ed il servilismo in cambio di piccoli privilegi personali. A Cuccagnello la democrazia arriverà solo quando: “ciancia ru ricchi e rira ru garzuni sulamenti quanni i ru cieli, chjiovini crustuli e culluri”
Luigi Visciglia 78
A VICCHJIEJIA 20 Settembre 2020
Passa ru tiempi e bula ra primavera, vena ra sulagna estiva e mpoca ra cicoria, subiti vena l’autunni cu ri primi friddi, e ra virneta ghè subiti mpera a porta. Tiegni na fema,nu friddi e nu suonni, si ghia avissi a Rusinella attuorni, mi passassa ra fema,u friddi e ru suonni. Moni cà sugni viecchji e ammisiriti, mè rimasti suli u pinsieri e ru spinni i mi feri na mangeti i “cunni”,cumi na vota. Mà ! A vicchjiejia ghè nà carogna, e ntru lietti ghè nà vrigogna; mà ghè cchjiù carogna chini u cci’arriva. Pienzi a quanni ghera giuvini ghjia, azziccheva e r’acchjiappeva a ru virdi e ra ru siccheti. Goji,vulissa ancora azziccheri e r’acchjiapperi, ma u Signuri ma castijieti :ma fatti cariri tutta a rintema. Allura ! Pienzi,mi sugni rassigneti e dichi : pacienza cuorpu mia si peni peti, cà vè ppi quillu juorni cà guruti. 79
I FEUDATARI CALABRESI 20Aprile 2020 Tutto è statico,inalterato,immobile,ristagnante, in questa Calabria spenta,rassegnata,sonnolenta. Abbiamo comprato,scippato il vostro senso civico, avete svenduto la vostra stima,il decoro,la dignità. Servi ! Senza orgoglio e né decoro, incatenati nella vostra sudditanza. Banchettano felici i feudatari ! Ballano la tarantella con i manutengoli, festeggiando a ritmo musicale con : caviale calabrese,ndujia,champagne e cocktail. Brindano alla chiusura degli ospedali, all’arricchimento delle cliniche private, ad una giustizia senza tribunali, con sentenze pilotate alla prescrizione, alle infrastrutture,ai lavori pubblici, alle opere incompiute e non realizzate. Sperpero,favoritismi,incarichi da consulenti a: leccapiedi,amici,parenti,accoliti incompetenti. Dov’è la fiorente “Magna Grecia” ? Soleggiata,fertile,rigogliosa,evoluta,civilizzata. Dove sono i “Sybariti” ? Intelligenti,perspicaci,ingegnosi,creativi. Nel deserto Calabria non piove e nè sorgerà il sole. 80
La mafia è un cancro che si amalgama nella società consenziente
MALAVITA
20 Dicembre 2018 Dall’alto del Castello ducale, scruto la pianura e l’infinito. Florida è l’agricoltura, pescoso il limpido mare di Schiavonea. Strade e vicoli fiocamente illuminati, transitati da gente onesta e malavitosi, amalgamati in un abbraccio sociale: omertoso, sottomesso e consenziente. Una terra senza legge. Batteri, microbi, parassiti spadroneggiano nella desolata landa. Il porto di Sibari! Un cimitero senza croci. Corpi senza vita galleggiano nel drogato mare della consorteria.
SPERANZA
Bologna MARZO 1977 Esco! Non prendo né la borsa e né la tuta. Oggi non c’è lavoro per me operaio. Esco! Mio figlio ha fame ed io non ho lavoro. La porta del padrone è sempre aperta, il cancello dell’officina m’è sbarrato. Sulla soglia dello strozzino, il conestabile mi guarda e ride e sogghignando con aspra ironia, mi allontana dicendo: il lavoro è finito. 81
Sonia Quercia 82
Si ringrazia Giuseppina Irene Groccia che ha curato la grafica della copertina.
Si ringraziano gli artisti visivi per la concessione delle loro opere: Valter Gentile Eliana Noto Sonia Quercia Riccarda Stabile Concetta Tridico Antonella Vincenzo
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Finito di stampare agosto 2021 84
€ 7,50