Sorgente n. 91

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PERIODICO A CURA DELL'ASSOCIAZIONE TURISTICA PRO LOCO CAPOSELE FONDATO NEL 1973

Reg.Trib. S.Angelo dei L. n.31 del 29.1.74 - Sp. in A.P. art.2 comma 20/c L.662/96 Dir. Comm. Avellino -sem.- Anno XLIII -

facebook La Sorgente Caposele

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Direttore Nicola Conforti

confortinic@gmail.com

http://issuu.com/lasorgente

EDITORIALE "Non condivido le tue idee, ma mi batterò fino alla morte affinché tu possa esprimerle.” E’ la frase celebre di Voltaire filosofo e scrittore francese. “Tu più insisti nel sostenere le tue idee ed io più continuo a fare il contrario di quello che dici.” E’ la frase “celebre” (si fa per dire) che il Sindaco ha sostenuto in Consiglio Comunale per zittire un consigliere. Alla fine quel consigliere che tanto insisteva e che tanto aveva operato a favore del turismo, è stato espulso. Manco a farla apposta quel consigliere è il vice direttore di questo giornale. Sono indignato e offeso per questo comportamento. Un esempio unico di arroganza, e di mancanza assoluta di senso democratico. Che delusione! Questi atteggiamenti non fanno sperare bene per il prossimo futuro. Abbiamo, fino ad oggi, valutato positivamente ciò che di buono ha realizzato questa amministrazione. Continueremo a farlo se ci saranno cose positive da mettere in risalto. Ma temo che alcune iniziative, fortemente caldeggiate da questo giornale, abbiano preso una brutta piega. Qualche esempio: la cascata della Madonnina, fiore all’occhiello del nascente turismo, non esiste più; il parco fluviale, altra attrazione di grande richiamo, è pieno di sterpaglie e quindi completamente abbandonato. E potrei continuare. Non mi sembrava vero che “tanta gente in giro per il paese” dava un’immagine di Caposele come mai era accaduto in passato. Qualcosa è cambiato. In peggio, s’intende. Mi auguro che i nostri suggerimenti a favore del turismo siano presi in seria considerazione e non nel senso contrario. Continuerò a sostenere, mio malgrado, questa amministrazione, sia pure senza l’entusiasmo di una volta: “ottimismo della volontà, pessimismo della ragione”. Il sindaco pur invitato, come sempre, a scrivere per la Sorgente, ha pensato bene di non farlo. Eppure questo giornale ha sempre evidenziato i suoi scritti, elogiandone le iniziative e prendendosi anche qualche critica di partigianeria. Va bene così. Absit iniuria verbis.

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Lettere in redazione

SOMMARIO

“Amare Caposele”

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"Amare Caposele" è il 5° documentario edito dalla "Sorgente". Già a partire dalla prima metà degli ani '70, una grande passione per il Paese accompagnò la produzione di piccoli spezzoni di film in "super 8". Da allora e con l'ausilio delle più moderne tecnologie, riusciamo ad autoprodurci i nostri films dedicati a Caposele. L'ultimo è ancora disponbile, se qulache lettore volesse farne ancora richiesta. Buona visione!

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"grande guerra" ,e la chiesetta della Sanità adiacente; e, non solo, ma la verità sul turista che viene a Caposele, per poi trasformarsi in "amico ed ospite" nel tempo successivo, è autentica, e questo fonde tutto il concetto della poliedrica descrizione dell'amore che gode il nostro "BEL PAESE!"! Molto affascinante la descrizione di San Gerardo patrono delle gestanti e dei bambini, che aggiunge un senso di sacralità al concetto di amore verso il nostro paese, che già di per sé offre amore a chi lo frequenta! E, che dire del resto, come la pasta fatta in casa ,e i famosi amaretti? Questo, e quant'altro fa parte della nostra adorata Caposele, che mi limito a descrivere con mente confusa, ma pregna di tutti i sentimenti dei quali ho accennato sopra! Queste impressioni ho recepito, ma tante altre ancora potrei descrivere, solo che la commozione non prendesse il sopravvento sulla fredda ragione, per cui devo terminare ,non dopo, però essermi congratulato con te per l'ottimo lavoro svolto, e con i tuoi collaboratori. Ora vado a rivedermi le belle immagini di Caposele, ma prima colgo l'occasione per augurare a te buon lavoro per i futuri impegni de "La Sorgente", e un augurio a tutti per le prossime feste natalizie. Ti abbraccio. Rocco Freda

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Cari lettori, ancora una volta vi rivolgo l’invito a sottoscrivere un abbonamento a questo giornale. La Sorgente vive grazie al sostegno di tanti di voi che non fanno mancare un contributo, anche se minimo, ma utile per mantenere in vita un giornale che non riceve alcun incentivo da parte di enti pubblici o privati. La lievitazione dei prezzi di stampa e di spedizione mi costringe a chiedere un piccolo sacrificio a voi tutti. In particolare l’invito è rivolto a chi da molto tempo non ascolta questo tipo di richiamo. Mi è gradita l’occasione per ringraziare alcuni sostenitori che hanno dato un notevole impulso alla nostra “avventura” editoriale: - Giuseppe Ceres dall’Australia - Giovanni Caprio da Roma - Nino Castellaneta da Napoli - Lorenzo e Lucia Petrucci dall’America - Eduardo Alagia dall’America - Gerardo Manente da Cernusco - Paolo Palleschi in memoria di Matuccio Patrone - Giuseppina Caprio da Caposele Un caro saluto ed un augurio di buone feste a tutti

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Anno XLIII - Dicembre 2015 N.91

Il Direttore Nicola Conforti

AI LETTORI E SOSTENITORI

aro Nicola ,dirti grazie per avermi fatto giungere il DVD "Amare Caposele" in tempo record è ben poca cosa rispetto al bene prezioso che mi ritrovo, visto che una rappresentazione così perfetta raramente la puoi rinvenire in simili composizioni! Descrizione "perfetta", dicevo, non solo perché è magistralmente curata e diretta da te nei minimi dettagli, ma, soprattutto, perché ti coinvolge in tutto e per tutto, per cui non sai da quale sensazione si debba partire per dare un equo giudizio al filmato, se dal cuore, dalla ragione o dalla mente; ed alla fine tutti e tre i sentimenti si fondono, e ti distendi guardando e riguardando l'operato, divagando con la mente e con i pensieri, sostenuti dai ricordi, nelle stupende realtà contenute nella rappresentazione, dopo che i tre sentimenti si sono fusi in uno solo, ossia nella "Fantasia" ,con la quale superi ogni freddo ragionamento, e voli, così, verso incomparabili realtà, che sono lì ad aspettare il cittadino" esule", ma sempre presente nel posto descritto, sia che si chiami Bacino Idrico del Sele che "sgorga impetuoso", e delle cui sorgenti "il mondo non conosce l'eguale" o Piazza Masi, o la ricostruita chiesa di San Lorenzo che "troneggia sulla Piazza Antica", oppure il fiore all'occhiello "Piazza della Sanità" con l'altero monumento ai caduti della

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IL NUOVO DOCUMENTARIO TURISTICO SUL NOSTRO PAESE

1.Foto panoramica – Editoriale 2.Lettera Amare Caposele – Sommario 3.Il corso delle cose 4.Eventi e non solo 5.Guardare al nostro territorio co occhi nuovi 6/ 7.Piccola cronaca 8.La presentazione del n. 90 9.Jazz e Wine sotto il campanile Festival art – Un progetto per i giovani 10.Il figlio più illustre 11.Amare Caposele - recensione 12.Poeti di casa nostra 13.Quando si ama giocare 14.Antichi mestieri 15.Impariamo dall’esperienza altrui 16.Dialogando con Alfonso Merola – intervista 17.Disfare turismo 18.Migrantes, una storia tutta italiana 19.Le spese del Comune nel 1914 20.Come muore una comunità? 21.La Chiesa in cammino con la famiglia 22.Da che pulpito viene la predica 23.Quando la politica è povera di idee 24.La foto dei ricordi 25.Antonietta Fenizia: signora si nasce 26.Civiltà e barbarie 27.Caposele, il mio Paese 28.Il Cinema Sele/ Turismo quali ruoli 29.Statti cittu c amo tu lu condu 30.Storia delle famiglie di Caposele – 31.Insieme al nostro parroco Dal diario di Marcella: il tempo del liceo Vorrei … 32.Caposele ha bisogno dell’impegno dei giovani Parlando politichese 33.Meglio tardi che mai Il Forum dei giovani si rinnova 34.Benessere psicologico Superare il passato per costruire il futuro 35.Prevenire è meglio che curare 36.La raccolta delle olive a Caposele Caposele vista con gli occhi di chi ritorna 37.Il ricordo e la storia continuano Iniziamo un nuovo percorso 38.G.S. Olimpia: 30 anni di calcio 39.I rischi della legge sull’acqua 40. Le nuove frontiere del lavoro 41.Documento politico del PD 42.Umberto Zanotti: un meridionalista 43.1995 – 2015 Venti anni di impegno continuo 44.Storia degli emigrati in Australia 45.Agricoltura, ambiente e turismo 46.Quando per vedere la “A” 47.La Piscina Comunale 28 anni dopo 48.P’ dittu r’ la santa cucozza … 49.Questo tempo buio 50.Arte e natura 51.La Sorgente è multimedia 52.Autrici in dialogo – La cartiera 53.Giorni lieti 54. Un albero per tutti 55.Giorni tristi 56.Luoghi da visitare

Il Santuario di San Gerardo Nuova Basilica

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Direttore Nicola Conforti


Cultura

Proseguiamo questa narrazione che si estende lungo i sentieri delle memorie dirette come in quelli di tante persone, cui ho trafugato storie poi ricomposte per schemi tematici.

Questa volta ci cimentiamo

a ricordare aneddoti e personaggi che hanno segnato la nostra giovinezza.

Con annessi e connessi. PARTE X

(Il trascurso)

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Ma intanto Raffaele, lu guaglione, se n’era già andato, mezzo sfastiriato, e non intrò più nel trascurso di giornata, durante il quale Olindo Martino aveva segnato un punto a suo favore con una frase che restò impressa ai più. Tant’è, siamo qui a fissarla come immaginifica iscrizione lapidea nel nostro “Corso delle cose” .

(Arte perché non parli)

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icevamo del Caffè di Matteo, il locale che per anni è stato un tutt’uno con la sede della Pro Loco di Caposele. Il proprietario e gestore, coadiuvato dalla moglie, dalla figlia e dal nipote, era Matteo Mattia.

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Seppure politicamente da sempre schierato con “i fedayn” dell’avvocato Antonio Corona, il modo bonaccione ed amicale di Olindo era comunemente apprezzato e quindi il confronto dialettico rientrava in una sfera di reciproco rispetto. Non mancavano, ovvio, anche le punzecchiature ironiche o le battute allusive sulla prossima competizione elettorale. Ma facevano parte del gioco teatrale. Si davano e si ricevevano. Un dare-avere senza colpo ferire.

“Allora, sentiamo che tiene da dire, ‘stu guaglione”, aggiunse Olindo.

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Così era anche per Olindo Martino, un simpatico omaccione, che al pari di altri suoi contradaioli, di questi appuntamenti non ne mancava uno. E prima che l’aria si facesse infuocata v’era sempre qualche luogo neutro dove fermarsi e intrattenersi per qualche chiacchiera. Capitava che nella conversazione si inserisse chiunque fosse interessato a capire l’argomento del momento e, semmai, a poter dire anche la sua opinione.

Il linguaggio di Olindo era una miscela tra un italiano appena corretto dalla sintassi televisiva e qualche inciso dialettale, che nel suo caso si caratterizzava dallo spinto sconfinamento nella cadenza teorese, essendo sempre stata Buoninventre un’enclave di teoresi, in terra confinata nel comune di Caposele. Dunque anche in Olindo si condensava questo particolare “slung”. Capitò un giorno che tra il Caffè di Matteo e la sede della Pro Loco si formò il solito, quotidiano salotto. Dopo aver

La sedia non disse parole, ma quella frase rimase un modo di dire che si diffuse comunemente. Per lungo tempo, a Caposele, dire “arte, perché non parli?” divenne il modo più compreso per auto-compiacersi di un risultato raggiunto.

(Tu sì fessa a lu metru cubu)

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icevamo del carattere di Matteo Mattia: uno che –come si dicenon le mandava a dire. Lessico perentorio, il suo, tipico di chi una volta adirato è capace di affilare l’arma della parola e colpire senza possibilità di replica.

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on era necessario vivere nel centro abitato per essere riconosciuto come un personaggio capace di destare curiosità. Di solito dalle campagne, nel nostro caso dalla rurale Buoninventre, si veniva a Caposele prevalentemente il giorno del mercato settimanale del mercoledì e in talune occasioni di vita collettiva. Le locali elezioni amministrative, ma anche il lungo periodo della preparazione delle liste, erano le occasioni da non mancare.

Felice per la raggiunta vetta professionale, posizionò in bella mostra il manufatto sul tavolo da lavoro. Ci girò intorno, osservando la sedia. Si fermò, compiaciuto guardò ancora la sedia ed esclamò: “arte, perché non parli?”.

Personaggio dal carattere forte e padronale, ebbe la capacità di diffondere tra le mura del suo locale un’autentica psicosi in diverse generazioni di giovincelli che frequentavano la sala giochi del suo caffè. Famosissime le sue reprimende per chi maneggiava con vigore il flipper nel tentativo di ostacolare la biglia nel suo moto discendente verso la buca o nei confronti di chi oziava “senza spendere”, rimbrottandoli sul fatto “ca nun putiti sulu cunzumà lu pavimentu”. Ma prima di diventare proprietario del caffè più frequentato di Caposele, egli era stato emigrante in Brasile. Per anni da giovane aveva fatto l’apprendista falegname. Non amava sicuramente quel mestiere, se è vero –come pare che

Uomo parco e silenzioso, Faluccio sembrava assorto sempre in intime riflessioni, avvolto dal fumo delle sue sigarette rigorosamente senza filtro. Uomo di poche parole, dunque. Ma quando le proferiva c'era da attendersi sempre qualcosa di profondo o di teatralmente ironico.

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Per qualche minuto Raffaele cercò di esprimere un concetto, ma c’era sempre qualche figura che lo sovrastava col proprio ragionamento. Olindo se ne rese conto e non lasciò passare molto tempo, per poi richiamare l’attenzione di tutti e dopo un momento di silenzio, orientando lo sguardo in direzione del giovane, esclamò: “Giovine, prima di intrare in un trascurso, mi devi dicere a quale progenia appartieni…”. Tutti restarono in silenzio, temendo una reazione sproporzionata del papà di Raffaele. Ma fu lo stesso Emidio che tolse tutti dall’imbarazzo, intervenendo placidamente: “Olindo, questo è mio figlio”.

sia vero- che solo dopo molti anni riuscì finalmente ad assemblare una sedia.

Due frasi sono rimaste particolarmente impresse e rilanciate da chi ebbe modo di ascoltarle, forse ripetute in diverse circostanze e rivolte a differenti clienti.

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consumato il caffè di mattinata, Olindo guadagnò una sedia e si introdusse con garbo nella discussione, che proseguì leggera fino a quando non si introdusse un giovane dalle convinzioni forti, sottolineate da un carattere conosciuto come irrompente e vulcanico. Questi era Raffaele, il figlio di Emidio Alagia.

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in quando ci saranno storie da raccontare vorrà dire che la vita non trascorre, come mai è trascorsa, invano. Specie nelle piccole comunità, in un tempo che si arricchiva di conversazioni e di teatralità. Di questa ricchezza continuiamo a scandire questo viaggio, riportando alla memoria aneddoti e personaggi che hanno segnato la nostra giovinezza e che qui riportiamo con le “volute” colorature per strappare un sorriso. Non me ne si vorrà, come sempre, per alcuni necessari adattamenti narrativi.

es di Gerardo Cer

In un acceso scambio d’idea con un avventore del suo caffè, la discussione si fece fuoco e, pertanto, a Matteo non parve vero poter liquidare lo scambio dialettico, rivolgendosi al cliente con uno sforbiciante: “tu sì fessa a lu metru cubu”. Tu sei fesso al metro cubo, iperbole per dire “sei fesso e non poco, di più, di più, addirittura al metro cubo”. Anche questo modo di dire, per molti anni, a Caposele divenne il modo per tagliare corto la discussione. Si infilzava l’interlocutore per chiudere in modo tranchant una disputa non più facilmente componibile. Ma tant’è.

(Ma ru cafè, probbiu mo’ ru buò ?)

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caffè, così si chiamavano un tempo prima che cambiassero in nomi esterofili, erano i luoghi privilegiati per raccogliere frasi che nel tempo sarebbero rimaste scolpite nella memoria collettiva. Erano anche luoghi in cui si addensavano figure che a modo loro raccontavano più di ogni altra cosa lo spirito di un popolo, nel nostro caso quello di Caposele. Poco più sopra di quello di Matteo, si trovava il caffé di Faluccio Chiaravallo. Non so se si chiamasse di suo "caffè Roma" o perché fosse l'unica rivendita del quotidiano lauriano "Roma". Ma più comunemente era conosciuto come il "caffè di Faluccio".

Una volta si trovava al tavolo da gioco a farsi un tressette a perdere con qualche abituale cliente, quando entrò un avventore che gli chiese un caffè. Dato che la partita stava in una fase delicata e decisiva, alzò lo sguardo verso il cliente e, con tono basso e raccolto, gli chiese: “ma probbiu mo’, ru buò?”. La domanda avrebbe meritato diverse possibili risposte, ma il modo e la circostanza che l'avevano provocata lasciò il cliente senza risposte. Poteva decidere a quel punto - bontà sua - se aspettare o andarsene così com'era venuto. Capitò in altra occasione che un cliente, dopo aver consumato il caffè di mattinata, pochi minuti dopo, tornasse in compagnia di amici, per offrire loro il caffè. In genere chi offre è anche solito ordinare: "Falù, fangi tre cafè". Faluccio Chiaravallo, se lo guardò con sguardo interrogativo, posò la sigaretta accesa sul bordo del retro bancone, vicino alla macchina del caffè, con voce sempre calma e dal tono sottile, fece: "ma sì già t' l'é pigliatu nu mumentu fà...". Certo, gestire un caffè voleva dire lavorare per guadagnare, ma prima ancora prevaleva l’idea che il caffè fosse uno spazio di vita, dove le giornate passavano lentamente. E il tempo lo si riempiva di piccoli gesti, di cose dette e non dette, di battute, di riflessioni rintracciabili solo nella letteratura di Ferdinando Pessoa e della vita dei caffè di Lisbona. Questa era la magia della vita nei caffè di Caposele, nel tempo precedente alla linea di separazione epocale che chiamiamo “prima del terremoto”. Una magia che si è perduta del tutto, centrifugata nella velocità contemporanea dei bar elettronici e delle cose che scorrono senza lasciare tracce significative. Ma tant’è.

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eventi e... ...non solo

PREMIO CAPOSELE 2015

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Uno scorcio molto caratteristico che racconta la nostra valle. Da piazza Sanità e tra due alberi che ne contornano il suo perimetro, prorompe il Santuario di San Gerardo che guarda, da secoli Caposele.

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ssegnato Il Premio Caposele 2015 a Don Vincenzo Malgieri in occasione e per ringraziarlo dei suoi 50 anni di attività pastorale, quasi tutti passati nella e per la nostra Comunità. Quella di quest’anno è stata però un’edizione particolare, che ha raccolto una serie di istanze e premiato con una menzione per la cittadinanza attiva e costruttiva anche la Pubblica Assistenza Caposele e il Sig. Vincenzo Sena per la loro attività concreta e quotidiana verso il patrimonio e verso la cittadinanza. Per questa motivazione particolare il sig. Sena ha ritirato anche un premio assegnatogli tempo fa dall’Amministrazione comunale, col quale è stato riconosciuto il suo prezioso operato. In una sala polifunzionale gremita di amici e parenti a testimoniare la vicinanza ai premiati si è tenuta la cerimonia che si è chiusa, come nelle migliori tradizioni, con un brindisi collettivo.

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SAGRA DELLE MATASSE E DEI FUSILLI 2015....QUEST'ANNO PREPARATE CON LA FARINA DI GRANO DURO "SENATORE CAPPELLI" ALTA IRPINIA, DEL CONSORZIO FAI, Agricoltura e sviluppo sostenibile....SE NON ASSAGGIATE, NON SAPETE COSA VI PERDETE....

Daniele Caprio vincitore della corsa campestre "dei 3 campanili" 2015

L'albero più alto d'Europa a Caposele, illuminato per Natale. Il servizio approfondito con il programma che si è svolto il 12 e 13 dicembre scorsi, è a a pag. 54.

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(Foto di Rocco Nesta)

Un augurio sentito dalla nostra redazione per l'apertura del nuovo esercizio commerciale di Alfonso Guarino in via Roma

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Le Note della Redazione

E’ un’immagine del nostro Paese che non avremmo mai voluto vedere. Un' enorme ed inutile costruzione nel pieno della zona Parco (pozzo “A” Pavoncelli bis); cumuli d’immondizia (anche speciale) cosparsi su un pezzo di memoria di Caposele (la fontana del Vignola); turisti sbandati per la piazza Sanità in cerca di un “Caronte” qualsiasi che sappia dire loro che non siamo nel Paese dei “Balocchi”! Durante una passeggiata mattutina, questo ed altro a descrivere uno stato di abbandono di un Paese che cercava ben altro per potersi risollevare. Nessun controllo del parcheggio selvaggio e né tanto meno delle più elementari regole di convivenza sociale a contornare quello che rappresenta una “condizione” che angoscia gli animi e spezza il “CUORE”. Questi luoghi, deputati all’accoglienza turistica (parco, museo, playground), vengono lasciati in uno stato di pietoso abbandono. Eppure i programmi, i progetti, gli entusiasmi e le passioni erano stati impiegati tutti per un salto di qualità che è solo iniziato, ma soffocato, ahi noi, nel nascere. Su quel muro si infrangono tante nostre speranze e si PIANGE un’attenzione alla "cosa pubblica" che è molto bassa; si PIANGE la sofferenza per un luogo meraviglioso che era incontaminato e ricco di tante opportunità; si PIANGE la tristezza di un popolo che non reagisce ai “colpi di mano” e a cotanta superficialità. La responsabilità è sicuramente di chi amministra la comunità, ma anche di chi si fa trascinare da un’ignavia perseverante che strangola ogni possibilità di rivalsa. ...Caposele MERITA ALTRO! Ne siamo sicuri La redazione


La pagina del Presidente

GUARDARE AL NOSTRO TERRITORIO

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le sue specificità e/o risorse, con le sue capacità, il suo carattere e anche coi suoi tempi ma verso lo stesso obiettivo che deve essere chiaro, condiviso e portato avanti dalla comunità intera o almeno dalla sua maggioranza. In realtà, è anche piuttosto semplice se ci pensiamo un attimo, per molti aspetti basterebbe, ad esempio, ricordare e rimettere in pratica le nostre tradizioni di accoglienza, la nostra storia e le nostre storie, i racconti con gli elementi naturali e culturali che caratterizzano il nostro paese per riscoprirne il valore moderno oltre al beneficio che porterebbero. Anche solo sistematizzare e puntare sulla semplicità, potrebbe essere un inizio condiviso, una semplicità che accomuna non solo Caposele e Materdomini come le nostre altre zone abitate, ma altre aree territoriali vicine (tutta la Valle del Sele, per capirci, o parte dell’Alta Irpinia) e con le quali pure bisognerà confrontarsi ed integrasi positivamente. Certo, anch’io sto semplificando, e so bene che per costruire la semplicità, a volte servono operazioni complicate, che spesso sono operazioni culturali anche profonde ma, dal nostro paese, sono state superate fasi storiche e crisi molto peggiori e quindi, confidare nella fibra e nel senso comunitario caposelese o “selerino” se si preferisce, credo sia ancora e sempre un nostro dovere civico e non solo una valida opzione. E’ dunque, con questo spirito, con la consapevolezza del “nostro” potenziale e la speranza costante che prima o poi si scoprirà il valore di ritrovarsi una comunità attiva, che colgo l’occasione e lascio a tutti i miei compaesani, anche da parte del direttivo e dei soci della Pro Loco Caposele, i migliori auspici per le prossime festività, affinchè siano foriere di serenità, gioia e solidarietà ma anche di una sana riflessione, che ci faccia ritrovare le energie giuste per affrontare al meglio i prossimi anni e le prossime sfide, guardando con occhi nuovi al nostro territorio, occhi, braccia e teste, che non avranno paura degli errori che pure potranno essere commessi ma saranno sempre votate a trovare prontamente soluzioni utili, con ragionevolezza e lungimiranza ma soprattutto, insieme, da vera Gente di Caposele.

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ad una migliore vivibilità nel nostro paese, legati alla necessità di un progetto comune. Cittadini, Istituzioni, ricercatori e strutture, oltre alle diverse emergenze socio-culturali compongono il nostro patrimonio e più queste formano un insieme, più diventa facile esprimere tutte le valenze, non il contrario. Non sto proponendo di mescolarsi in modo univoco per diventare una gigantesca associazione con tanti “operativi” ma senza una connotazione precisa, propongo il contrario! Quello che serve, secondo me, è un organismo non vincolante ma condiviso che in una prima fase, necessaria e non più procrastinabile, iniziasse a discutere di questo paese, del bello e del brutto di questo nostro paese, non per giudicarlo ma solo ed esclusivamente per renderlo migliore per tutti, cosa che poi, ad essere onesti e seri, “converrebbe” a tutti che si concretizzasse. Lo si deve volere però, si deve volerci provare almeno, anche se capisco che non sia cosa facile lasciare da parte il proprio passato e rimettersi in discussione, considerando le idee degli altri al pari delle nostre, valutandole e lasciandole valutare con serenità e senza pregiudizi, con l’unico scopo di trovare la soluzione più adatta, no, non è semplice ma questa sì che sarebbe davvero un’operazione rivoluzionaria! E il giorno che accadrà, io vorrò esserci, la Pro Loco vorrà esserci, e contribuire per quello che si potrà, sperando – io ne sono sicura - che insieme a noi, ci siano tanti altri caposelesi. Credetemi, il punto non è avere il miglior palinsesto estivo (e il nostro, senza dare colpa a nessuno ma prendendocene ognuno una quota di responsabilità, non possiamo certo inserirlo tra i più fantasiosi per offerta e articolazione), copiare o farsi copiare un evento, non è credere che sia andato male perché il paese non era stracolmo di persone, o essere convinti che sia andato bene perché è l’ennesima edizione, no, perché non esiste una formula magica e una manifestazione spesso è solo una manifestazione e non la soluzione di tutti i mali….il punto dunque è che bisogna trovare la “nostra” formula, il nostro modo, la particolarità che renda Caposele e Materdomini in particolare, non solo dei posti visitabili e attraenti per i turisti in estate, in inverno o in particolari occasioni, ma paesi e località sempre più vivibili ed accoglienti anche per noi residenti, con un progetto condiviso e legato al territorio che poi definirà palinsesti artistici e culturali come le altre alternative. Ma per ottenere e mantenere questo status, serve assolutamente puntare insieme verso un obiettivo durevole - non è solo questione di turismo, sia chiaro - ognuno con

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degli ultimi risultati ottenuti seguendo proprio il concetto di messa in rete collaborativa di vari soggetti operanti sul territorio: Il progetto Festival ART – Giovani per il paese dell’acqua presentato grazie ad un Avviso pubblico della presidenza del Consiglio (Dipartimento della gioventù e del Servizio Civile Nazionale) che, dopo quasi due anni dalla presentazione, ci è stato finanziato per una cifra pari a quasi 200.000 €, che ci permetterà di acquisire strumentazione, di migliorare parte del patrimonio comunale e soprattutto, di formare in tema di gestione, fruizione e valorizzazione dei Beni Culturali di Caposele e Materdomini, e di far fare esperienza sul campo e nelle scuole della provincia a ben 25 ragazzi, per due anni. Un progetto cercato e proposto, bisogna dirlo, soprattutto dai finanziatori (Pro Loco Caposele e Comune di Caposele) che si sono interfacciati con una brava progettista (Caposelese come noi, Marilisa Pallante) per definire le azioni possibili e le condizioni migliori per far partecipare al bando la nostra realtà, facendo poi scaturire la compagine che si compose. E così, oltre alla Pro Loco quale capofila e al Comune di Caposele, si coinvolsero la società Irpinia Turismo srl, e le associazioni locali Pubblica Assistenza Caposele, Silaris e Gruppo Attivo Luciano Grasso. Oggi, dopo aver presentato tutta la documentazione richiesta per la firma della prevista convenzione col Dipartimento, siamo nella fase di attesa dell’appuntamento a Roma per la firma, dopodiché partiranno le varie attività amministrative e tematiche. Una bella sfida e un gran supporto davvero! Finalmente avremo anche le risorse per realizzare un vecchio sogno, declinato in chiave moderna e che viene da un’esigenza comune. Questa sì che sarà una vera opportunità, non solo per i giovani di Caposele e, certo, va colta e portata avanti nel modo giusto, stando attenti e vicini ad ogni nuova situazione che dovesse intervenire, ma quando dico che le associazioni, gli enti e le imprese, pur con scopi diversi, sono fatte da cittadini che, rispetto ad alcuni criteri, tipo la qualità della loro vita, hanno le stesse esigenze e possono lavorare insieme per realizzarle, è questo che intendo. A volte funziona e può funzionare sempre, se si vuole. E noi come associazione, vorremmo davvero che finalmente, dopo questa ennesima conferma, si concepisse e si partecipasse nuovamente la Pro Loco ma anche le altre associazioni, ovviamente, quale strumento e mezzo per un percorso collettivo di valorizzazione non solo a fini turistici quanto a scopi più ampi, legati

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iamo nuovamente ad un giro di boa, a consuntivo di un nuovo anno di attività, di storie, di eventi, di progetti, di accadimenti e di crisi, non solo per l’associazionismo purtroppo. Come tradizione, giusta credo, è tempo di bilanci, di analisi e verifiche e, come al solito, un po’ci si lamenterà, un po’ si farà ammenda, un po’ ancora si faranno buoni propositi per il futuro...lo farò io e lo faranno tutti i cittadini, non solo quelli iscritti alla nostra associazione. In questo senso e senza avere la pretesa di analizzare olisticamente, vorrei più propriamente, esprimere un’opinione relativa alle attività della Pro Loco Caposele, sapendo che queste, comunque interessano e coinvolgono (a volte sconvolgono addirittura) la cittadinanza. Lo farò usando le nostre attività come riferimento e per spiegarmi meglio. Non sono mai stata tra quelli – ed è anche la linea politico-associativa di tutta la rete delle Pro Loco - che quando parlano del proprio paese dicono sempre che fa tutto schifo e che non funziona nulla; Non siamo e non sono mai stata, parimenti (e con atti pubblici archiviati), tra quelli che dicono che a Caposele va tutto bene. Come tanti, ho ammesso, e non solo negli ultimi anni, quante e quali criticità mi erano evidenti, accompagnando il commento con richieste di chiarimento da chi di dovere e, se potevo, proposte di soluzioni possibili. Ho sempre cercato, da dirigente di diverse associazioni, non solo locali, la collaborazione quale pratica utile e a volte necessaria per ottenere risultati sul territorio. A volte i risultati non sono venuti, anzi, ma (anche per farmi coraggio!) citando il mitico Woody Allen “Se ogni tanto non hai degli insuccessi, vuol dire che non stai facendo nulla di innovativo” e, citazione a parte, per quanto credo comunque nella validità delle scelte fatte, col tempo ho capito e ammetto senza timori che non sempre sono state quelle adatte, tutto qui; Infatti a volte i risultati arrivano, eccome se arrivano, e questa volta, siamo particolarmente contenti e soddisfatti di poterlo affermare. Nel caso specifico del gruppo dirigente che, insieme a me, da qualche anno opera nell’associazione, posso dire che si è sempre cercato di cogliere opportunità diverse, non sempre canonicamente legate al contesto delle Pro Loco, come le collaborazioni che pure abbiamo avuto che ci hanno dato spunti nuovi di azione che si sono aggiunti alle attività classiche. A titolo di riconoscimento potrei elencare o potreste facilmente trovare online diverse produzioni e partecipazioni a progetti, pubblicazioni, manifestazioni e iniziative tematiche e di solidarietà ma devo e voglio, perché per l’associazione è davvero una bella novità, parlarvi di uno

di Concetta

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mensile in cui è riportata anche una breve intervista al direttore de La Sorgente. Un ringraziamento particolare va al redattore del mensile Paolo Ribaldone che ha preso in considerazione la nostra rivista ed in particolare ha apprezzato l’articolo di Alfonso Sturchio.

di Concetta Mattia e Salvatore Conforti

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l mensile “COSE NOSTRE” edito dalla Pro Loco di Caselle Torinese ha pubblicato in due puntate l’articolo di Alfonso Sturchio “Il volo di Peppino”. Riproduciamo una pagina di detto

Ritorniamo ques le per la conc to mese a Caposesulla vicenda lusione del racconto di Peppino. Che dire a commento : il destino ci gioca veram ente talvolta strani

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scherzi. Buon a lettura. Nella na ci resta pagiinoltre un po’ di spazi per ospitare o al fondatore una breve intervista e le di Caposele direttore del giornaLa Sorgente , Nicola

Conforti, che mente, con ringraziamo nuoval’autore Alfon chio, per il so Sturperm zione del racco esso di pubblicanto.

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Riassunto della prima parte Peppino, 24 curiosità di anni, è il fonta tutti, vincendo re di Capo niesele, e cioè gno dovuto il ritel’adde i due si incon alla alla manu tenzione dell’a tto perse le staffe tragedia. Pelluso mente, anche trassero segretadotto del ed ordinò paese. Ragaz cquera tarda. Poi carabinieri se nessuno di sgomberar ai suoi teva testim zo to ed intelli oniare di averli pogente, il mesti svele la stramatrimonio si ricordò del suo da. Molti ripara che correva Era chiaro imparato a e che Peppino visti. Torino, duran ere l’ha ta alla caser di quella chiamaDi Masi delus rono verso piazza vicino alla del secondo va essersi ma dei carab vizio milita finestra te i, costretti a doveil serpentito di re. avrebbe ripara tare ipotesi brigadiere piano. Prima paveninieri. Il questi inPellus dal nulla ai aveva stacc contri furtiv gliori partit Ora è uno dei mi, però, to quelle tubat tavoli del ato i prima del re rotte. i di to solo, ment o l’aveva lasciacaffè. I più umatri audaci prese nio, o dovev quaderno dei un foglio dal suo prio quel giorn Caposele, e proGuardò fuori ro la le tubature re scopriva queldi casa di Cater a essersi penti moconti e vi aveva locemente avere chies con la fidanz o si deve sposare rotte a piano e calcolò che to di ina: l’unica, via veto la mano era ancora trascritto la che al brigadiere ata Caterina. oltre non terra perdevano mezzogiorno. di gnosi su quei na durante sua ma mattina, Pelluso, a cono Di tutta l’acqu gli faceva un una licenza Cateriversandola re l’ultimo La testa Peppino viene pritubi pieni di diaa ripensiero lascia sce“PERD Col tempo militare. poco male nel chiamato dal buch però sotto ONO” i: suolo. L’asi era ricred per la ca.I duta da quel veva aspet Peppino prima to uto tato per più questo non tubi perdono, per sopportava canale reso rabinieri del brigadiere dei cadi lanciarsi da di un’ora, so dalla piogg arriva l’acqu più l’idea di e non rischiando finestra. La scivolopaese: in caser dalla di a. sposa be sposa dover sono rimas Avrebinfilato il biglie ma re con una doveva si rimanere ancoria, ma non poteva ti senz’acqua monia, fino fare tardi alla cericonsolata, donna che tto sotto il doveva pur essere tone della amava. Molti a no bisogno e hannon porcaser po di alzars a a letto. Era temciso di calars quando aveva decon qualcuno. sfogarsi del i: avrebbe capito ma. Il brigadiere Concetta fossesospettarono che urgente. Pepp suo intervento i dal canale per il suo matridoveva prepararsi “Portiamolo di ferro . Il giorno dopo rimasta incint matrimonio che quella a serma e comin ino arriva in camonio. a, il mattina lo fine il dotto casa sua” disse insarebbe torna cia i suoi contr aveva to a Peppino r Petrucci Dovrebbe to e olli. rivolt essere una brigadiere. e questi non detcosa veloretto all’im “Avete qualc o al ce, per poi Alfonso Sturc minente scand aveva torna cui coricarlo?” osa hio supposizion stirsi da sposo re a casa e rivealo. Le Pelluso entrò su i la si cella molti . nelCapita però di sicure plicarono. In un primo il brigadiere l’ubriaco dalla zza, fece cadere momento nel frattempo che ta Conc ga chiamato era tavola venetrimas sulla quale ronfava ta per sedare e con un’ab ste voci. Non offesa da quein una vicina una lite ile mossa smontò era mai stata taverna, e istantaneam Peppino, purtro de a chiav chiucon e il ente l’asse dal muro do era torna ppo, e da quan. Con l’assis serma. Al suo portone della catenza medi to ritorn dalla leva, del co, due carab o, trova Pepanni prima pino rivers inieri carica , questi aveva due o no Peppino roto anche di sulla tavola di conoscenzsulla strada, privo di legno rivolgerle un evitaed un mesto La giovane dico. Interv a. Accorre il mesaluto. corteo l’acco sarta avreb gnò fino a iene anche mpacasa sua. be to strappare na, per socco CateriDopo tre quelle male voluicola Confo giorni Pepp e legarle allo sposo. Pepp rrere il promesso lingue rti, ingegneino aveva ancor ino, ancor stesso filo re, ex presi le feste natal una prima a a riacquistato non me, stringe una ad dente della izie. 56 pagin di scienza. “E’ un bigliettino esaniPro Loco di grande forma in coma” avevala come. Poi, sbolli gettarle nel fiumani. Cater fra Caposele, è le fondatore, to, di cui una e in ina to il dottor ta la rabbia detil te a color nel Petru aveva volut inizia nuto e scapp ne legge il contepari, con la carat o credere anche le, le La Sorge 1973, del giornava ogni matti cci che lo visitaa via con una teristica di non avere nte, quella fando espressione strana lei a adesso il dirett di cui è ancora questa nuov na ed ogni sera, e nia. Peppino in viso. Una precisa spazi pubblicitari. sempre amat a l’aveva ore responsabi scelta casa in casa parola rimbalzò di Il giornale a. Era lei la le. spieg inizia che aveva ragazza ed in tutte Parte secon a Nicola Confoeditoriale, ci conquistato le di Caposele. da cadenza trime lmente uscì con rti, dato che del più bel il cuore l’equi Il Procuratore strade Il brigadiere strale librio , poi trovò giovane di finanziario di Sant’Angelo Pelluso fu il il suo equil del Re Capo è comunla sirena che que trovato, fiondarsi sul primo ibrio nella legò il briga dei Lombardi desolo con uno sele, biglietto. “State a in cazio pubb parte ne lidi trami do era stata diere Pellus dietro” gridò due vendita del inoa capace di ammsguargere le indag giornale nelle te la uno a inizio numeri all’anno, un promesso colto. Ma la dopo averlo racini. Era stato svolcole locali, aliare agosto, l’altro un fascicolo gente rimas aperto sposo. Era ma soprattutto ediper mite si parlasse sulle propr e ferma per tentato trale generose anche di lei ora che ie dio, anche omicicontribuzio se ormai vi in paese, soprattutto punto la curiosposizioni. A quel Nicola Confo - ni volon era la convinzione gene adesso che rti ità era più Copertina de no era in fin tarie che arriva dell’autorit Peppi"La Sorgente forte à del carab si fosse butta rale che Peppino di 90" tanti capos no dai iniere be più avuto vita e non avrebluso capì di to dalla finest elesi spars la caserma. essere sopra . Pelmodo di smen ra deli per l’Italia e il mond Ma Che Dio l’abbi non indug tirla. o, iò. Stirò tra ffatto e Caterina aveva perché? a le costituisce per cui il giornale mani il Quando Cater in gloria. biglietto di confidato un appuntam alla madre carta ruvid prezioso e ento a, aggrote poi alla sorell prima casa sua per ina si presentò a tò la fronte atteso per mantenemorso trascr e ne lesse re i legam zioni, Conc chiederle spiegaitto dal suo a il rimente il mentali con la terra etta non confe contenuto. to, che con fidanzaUn natal giorn una sola parol ma nemmeno Quando ebbe finito e. rmò, ale, come capit lo invocato la a a tanti altri nati grazia nel suo a aveva d’amore segrenegò la sua storia vista con unoallontanò dalla sua nell’a to di addio biglietta con Pepp scatto. “Che Loco, che diven mbito delle Pro Quel matti : PERDONO. c’è scritto?” cosa ino. no poi avevano gridò Queste le di una comu ta il diario fededei due prom stesso le famiglie to su uno scalin un uomo salinità nello scorr ro parentado interrogato l’inteessi sposi si o per veder re del temp trarono e glio. Pellus ee meo. furono sciolt incono lo re per scopr e le varie commaChiediamo i i patti matrimoniali. ire tamente perso ignorò, complea tro quella richiecosa ci fosse dienei suoi pensi re, ai lettor Nicola di indicaIl settimo giorn Quel biglie i di tto apriva scena eri. E le varie commsta di clemenza. Cose o di coma, Nostre, tre motivi per na partì per tutto nuov Cateriri del are, con lo i. Peppino visita Vicenza dove di chi deve zelo si era butnel caso abbia re Caposele, be trovato comp tato dalla finest presto marit avrebmissione, aveva iere una sacra no l’opp tà di capit dove non suo matrimoni ra il giorno del are in Irpin ortunisarebbe tornao e da profonditament no indagato apia. Capopiù. Il briga sele come sà quali rimor o in preda a chisdiere Pellus ta mai santuario da, discutendo e sulla faccensi. Pelluso o, colpedelle acvole di avere que, ci rispo ancora una gli capitasse ne con chiunque volta il biglie rilesse nde il dirett ne esagitato lasciato un giovaquale vi era a di questo tto, abbiamo già ore (e il terzo giorn tiro. Insomma, già da solo in caser impressa una sul fu trasferito parola, inequ o tutto il paese nel parlato ma, sola nume ro scors a conoscenz in un paesi ivocabile: “PERD era no tranquillo della a NO”. Ed ora de dell’Acqued o per le vicenObiglietto di del contenuto del Basilicata, tocca in attesa del congedo re quale azion va a lui scopriaddio. Del Caposele santu otto Pugliese). del suicidio mistero defin Il lunedì succe itivo. di Peppino le peccato e meschina, quaperché nella ario dell’anima, si se discu ovunque: sclamore della ssivo, quando il Peppino tantoaveva commesso terdomini c’è sua frazione Mabarbiere, negoin ogni salone da vicenda a Capo il santuario le re il perdono da fargli invocasi zio era Gerar sedi o osteria non quasi spent San do, fra i più si parlava d’altr prima di toglie o, Peppino aprì gli occhi vita. Per quale visitati nel o. rsi meridione riI sospetti . motivo volev la per si concentraro za e dalla finestEra solo nella stansere perdo a espolare al santo la devozione ponato? bito su Conc no sura aperta sbuca il sole alto Piegò il biglie E da chi? etta M. Era va mamme e dei protettore delle di metà matti tutti che la noto a racchiò le giovane sarta questrò prudetto in due e lo seIl terzo motivbambini. gambe e le no. StiZampari sman di via o: il museo chiedendo braccia, sca interna ntemente nella tamacchine delle si anche dopo iava per Peppino, della divisa di . Qualcuvasse ancor come mai si trono protestò. che questi trovato una Leonardo, che ha a nel letto espressamente “Che cosa c’è l’aveva sede a quell’osul biglietto?” scritto permanen disillusa dichia nell’area sorge randole il suo nti del paese te ni senza pudo gridarono alcupino. rina. O almen amore per Cateirsaggio di un re. L’ultimo mesPeppino andavo era questo che suicida stuzz icava la In realtà, moltia dicendo. pensavano P.R. che Loco

Due parole co n Nicola Confo rti

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A Caposele, la narrazione per il previsto il gruppo di turisti è stata affidata al presidente della Pro Loco e ad alcune altre guide del SIMU che hanno raccontato la storia dell’atavico legame esistente tra il nostro paese e l’acqua del suo fiume, una storia ricca e articolata, fatta di ingegno, di lavoro, di sacrificio, passione e solidarietà, che ha riscosso il meritato interesse da parte degli intervenuti.

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sul campo, fieldrecording, rielaborate secondo un’estetica contemporanea. Inoltre, il nostro paese ha fatto parte (lo scorso 5 dicembre) del percorso I VIAGGI NARRATI, una serie di itinerari a tema, pensati per la valorizzazione di specifiche risorse e eccellenze territoriali, materiali ed immateriali, della raccontati ai turisti da testimonial d’eccezione.

Santuario di San Gerard o a Caposele

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asquale Pallante che conosciamo bene per le sue spiccate doti grafiche, ha realizzato il nuovo Calendario 2016 della Polizia di Stato. La foto lo ritrae a Roma alla cerimonia di presentazione con il Ministro Orlando. Il suo recente incarico al Ministero della Giustizia ci riempie di orgoglio. Auguri Pasquale.

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Un’esperienza nuova e un modo innovativo di guardare alle aree interne che speriamo incentivi e ispiri soprattutto i giovani a pensare al territorio guardandolo anche da altri punti di vista!

ANCHE A CAPOSELE ATTIVITA’ PER LA SETTIMANA EUROPEA DELLA RIDUZIONE DEI RIFIUTI

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i è tenuta dal 21 al 29 novembre 2015, sotto l’alto patrocinio del Parlamento Europeo, la settima edizione della SETTIMANA EUROPEA PER LA RIDUZIONE DEI RIFIUTI, che ha avuto come tema la dematerializzazione, ovvero come “fare di più, con meno”. Le attivita’ del Progetto “MENO è MEGLIO” di cui il Comune di Caposele, la Pubblica Assistenza Caposele e la Proloco Caposele sono partners, e del quale vi aggiorniamo di volta in volta, sono state candidate e poi selezionate per partecipare alla manifestazione che si è tenuta contemporaneamente in migliaia di altri comuni in tutta Europa. Presso la sede della Pubblica Assistenza, in via Aldo Moro, dove sarà aperto prossimamente il Centro di Riparazione e Riuso, nei giorni 24 - 26 - 28 novembre dalle 15.30 alle 18.30 sono stati realizzati, in collaborazione con i volontari del “Gruppo Attivo Luciano Grasso” diversi laboratori sul riuso creativo di oggetti e materiali, sono stati distribuiti materiali e gadget realizzati

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MBRE 2015

Pagina a cura di Paolo Ribaldon e

Il misterioso v olo di Peppin o

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RPINIA MADRE - Contemporanea è un progetto pensato per la valorizzazione e la promozione di una serie di percorsi turistici, attraverso la realizzazione di eventi culturali, ispirati a varie forme ed espressioni artistiche. Finanziato dalla Regione Campania nell’ambito del “PIANO di AZIONE COESIONE – Piano strategico per il Turismo - PROGRAMMA di EVENTI PROMOZIONALI” il progetto ha quale Capofila il Comune di Gesualdo e coinvolge diversi Comuni che hanno firmato e attivato un protocollo d’intesa:Altavilla Irpina, Bagnoli Irpino, Bisaccia, Caposele, Monteverde, Rotondi, Senerchia. Prevede un programma integrato di iniziative di diverse forme di arte contemporanea - iniziato lo scorso settembre e che continuerà fino a gennaio 2016 - per la valorizzazione degli attrattori culturali e naturali presenti nei diversi territori delle aree interne della Campania. Tra le attività previste, si sono tenute nel nostro comune, le Residenze d’Artista di “Sound Art” nello specifico di alcuni artisti del collettivo AIPS. AIPS – Archivio Italiano Paesaggi Sonori - un collettivo nazionale di soundscapers italiani nato nel 2010, che, sempre seguendo il tema guida dell’acqua, hanno creato installazioni artistiche audiovisive connesse al concetto di soundscapecomposition, un particolare tipo di composizione musicale che attinge da registrazioni

N°480 - NOVE

Piazze Amich e

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Esperimenti di Arte contemporanea in Irpinia e a Caposele

Anno XLIII - Dicembre 2015 N.91

"Sorgenti di Sapere" : dopo alcuni anni di con materiali riciclati e date informazioni inattività, in una prima riunione operativa sul progetto e su diverse buone pratiche per risvegliare interesse e stimoli intorno da poter attuare sempre per la riduzione alla cultura. L'associazione si è occupata, dei rifiuti ! nel tempo, di straordinarie manifestazioni Anche in questo caso a Caposele come culturali invitando a Caposele, Dacia in tutta Europa, piccoli passi verso la Maraini (cittadina onoraria), Gherardo consapevolezza di quanto sia necessaria e Colombo, Paola Gassman, Pino Aprile ed utile una seria riduzione dei rifiuti. altri grandi autori della letteratura italiana Il progetto Meno è Meglio è stato contemporanea. Altre nuove idee e progetti ulteriormente diffuso presso uno stand esilaranti sono in programma per restituire allestito dalle due associazioni partners, al nostro Paese le giuste emozioni. Proloco Caposele e Pubblica Assistenza Caposele - e dal Gruppo Attivo Luciano Grasso, che da subito ha aderito e supportato attivamente l’iniziativa - per l’edizione 2015 dei mercatini di Natale di Caposele. Ai numerosi partecipanti, sono stati distribuiti materiali informativi e oggetti utili realizzati con materiali riusati o riciclati ed è stato dato Silvano Granese, Salvatore Conforti, Idelma appuntamento per la prossima Di Masi, Nancy Malanga e Antonio Ruglio apertura del centro.


Piccola cronaca

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Gelsomino Grasso Presidente del Circolo PD pprendiamo con grande piacere e soddisfazione la notizia relativa alla nomina di Gelsomino Grasso a Presidente del Circolo PD di Caposele. Succede a Nicola Conforti nella carica di Presidente, dopo aver lasciato quella di segretario della sezione PD di Caposele. E’ un giusto riconoscimento attribuito ad una persona che da sempre si è impegnata nel campo politico e sociale. E’ stato un combattente valoroso e appassionato nella difesa della classe contadina, nel valorizzare i prodotti agricoli e nel coltivare i valori fondamentali della fede politica. Si è speso senza risparmio di forze nel “ricostruire “ un partito che da un po’ di tempo letteralmente “boccheggiava”, riportandolo all’altezza dei tempi passati. Ci congratuliamo con Gelsomino e gli auguriamo ogni bene, principalmente in buona salute.

l 30 agosto ,come previsto, è stato presentato nella sala polifunzionale di Caposele, il libro “La Briganta e lo Sparviero” di Licia Giaquinto. Alla presenza dell’autrice, del Sindaco Pasquale Farina, dell’organizzatore Antonio Cione (associazione Promozione sociale Scalzullo), dell’avv. Nancy Malanga (associazione Sorgenti di Sapere), del Dott. Michele Ciasullo (pres. Università popolare dell’Irpinia), della dott.ssa Teresa Iarrobino (consulente Università popolare Irpinia), abbiamo ribadito la funzione ed il ruolo sociale e culturale del nostro giornale da 40 anni a questa parte. In quel contesto è stata ufficializzata la notizia della preparazione del nostro nuovo portale web dedicato alla cultura, storia, tradizioni di Caposele e del suo territorio. Il portale che sarà presentato a dicembre raccoglierà in un unico contenitore tutti i canali che sono già in sperimentazione : LA “SELETECA FOTOGRAFICA”, CAPOSELE CHANNEL” e un database che potrà essere consultato facilmente per ricerche e studi su Caposele e sul nostro territorio.

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l progetto della Toponomastica di Caposele non è ancora stato completato. Non capiamo i motivi e nè tanto meno le difficoltà per un'operazione che stava restituendo a Caposele la giusta immagine di Paese turistico. Le strade, i toponimi, la trasmissione delle tradizioni, assume valenza e tutto concorre a dare un tocco di pulizia e impegno civico ad un Paese che ha bisogno di risollevarsi da uno strano torpore. Nella foto il geom. Pietro Viscido coadiuvato dalla Pubblica assistenza per l'applicazione di parte dei numeri civici.

l capannone della "discordia", opera complementare alla costruzione della Pavoncelli bis, è STATO COMPLETATO. Purtroppo, la sua forma architettonica, il suo stile, le sue linee artistiche non si inseriscono perfettamente nel nostro ambiente delle sorgenti e delle Cantine. Che peccato... nemmeno la piantumazione degli olivi prevista nel progetto potrà cancellare lo scempio!

Sulla Toponomastica, all'interno del giornale a pag.46, un servizio completo che ripercorre le tappe di un processo iniziato molti anni fa e mai concluso.

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PEPPE SERVILLO IN CONCERTO A CAPOSELE o scorso 4 agosto, nell’ambito delle manifestazioni in programma per il “Premio Sele d’oro” è stata di scena la musica d’autore con uno splendido concerto di PEPPE SERVILLO in piazza XXIII novembre. L’artista ha voluto anche conoscere meglio il nostro paese e visitare le sorgenti del Sele con l’impianto storico dell’Acquedotto Pugliese e il museo delle acque. Un grande artista con una band esclusiva, tutti molto cordiali e curiosi, hanno fatto passare agli intervenuti davvero una bella serata!

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n plauso al "Gruppo Attivo Luciano Grasso", che da tempo, si occupa del nostro ambiente. Tante battaglie e azioni concrete a testimoniare una presenza attiva sul territorio. Tra le varie iniziative l'ultima in ordine cronologico dedicata alla salvaguardia del nostro Bosco Difesa.

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on si finisce mai di dare un vero contributo al giornale. Dopo averlo preparato, impaginato e presentato, c'è tutta la fase dela spedizione che coinvolge valorosi collaboratori: con il Direttore da sinistra Alfonso Ceres, Giuseppe Rosania e Antimo Pirozzi...instancabili.

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na targa è stata donata dall'Amministrazione Comunale a Vincenzo Sena. E' stato un modo per ricordare che il cittadino può e deve fare la sua parte per rendere pulito il nostro Paese . Un atto di civiltà che Vincenzo compie da sempre pulendo piazza Sanità. Un esempio da seguire affinchè il dovere civico sia complenmentare a tutte le funzioni pubbliche esistenti e per far sì che il nostro Paese possa recuperare nella gente un plus valore di alta civiltà da profondere anche nell'utilizzo di parcheggi, spazzatura e di normali regole di convivenza sociale. Complimenti...a Vincenzo Sena. Anno XLIII - Dicembre 2015 N. 91

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LA PRESENTAZIONE DEL N. 90

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passo coi tempi, questi tempi che con velocità siderale innovano gli strumenti di comunicazione attraverso la rete e l'informatica: Facebook, you tube con Caposele Channel, soundCloud e Issuu con l'archiviazione online del giornale e di tutti i materiali (libri, ricerche, tesi di laurea che si richiamino a Caposele). E mi piace sottolineare la personale ricerca -raccontandocela- che su queste pagine di issuu ha fatto Giuseppe Casale. Il futuro, generalmente, non possiamo anticiparlo. "La Sorgente" che vi si proietterà dovrà mantenere le stesse caratteristiche che Nicola Conforti ha voluto assicurare per questi 42 anni. Avrà di certo il mio rinnovato contributo, sapendo di essere fiero di aver appartenuto ad un nutrito gruppo di persone che ha contribuito a fare la storia di questo giornale. E sarò sempre grato a Nicola Conforti per avermici voluto in questo gruppo. Così come, insieme a tantissimi caposelesi ed amici non di Caposele, emblematicamente rappresentati nel breve commento di Mariano Casciano, siamo grati a Nicola Conforti per questa straordinaria opera che è stata e continuerà ad essere il giornale "La Sorgente". Buona lettura a tutti.

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di filosofia sociale che ci hanno offerto il Prof. Rodolfo Cozzarelli, la prof.ssa Dora Garofalo e Gelsomina Monteverde. Avrei voluto e potuto riportare i tanti articoli sulla Caposele sportiva rappresentata dall'ARS, dall'Olimpia e dall'ACD; Avrei potuto leggervi ogni rigo, descrivervi l'emozione per ogni immagine antica, ricordarvi le persone che sono venute a mancare in questi mesi o quelle appena nate, che si sono sposate, che si sono laureate. Avrei potuto fare questo e il contrario di questo, perché La Sorgente è un caleidoscopio di varia umanità che ha un solo denominatore comune: Caposele, la sua terra, le sue acque, le sue persone, quelle nate qui, che vivono qui, che ne apprezzano risvolti umani, storici, ambientali. Questo è il giornale "La Sorgente". Anche questo 90esimo numero non si smentisce. Numero 90 che chiude un ciclo cabalistico, quello della smorfia napoletana, ovvero della tombola. È stato un bel gioco. Come dice il Prof. Pasquale Gallicchio, un numero 90 che per quanto attiene La Sorgente ci si arriva senza paura, ma con una consapevolezza: che il tempo scorre, che apre e chiude stagioni e, ciclicamente, ne riapre altre. Si realizza con questo numero l'auspicio di Antonello Caporale che due anni fa raccomandava Nicola Conforti di assicurare continuità al giornale, andando oltre la sua importantissima figura e funzione - e Nicola con l'editoriale che apre questo numero dimostra di essere pienamente conscio è consapevole dei limiti che l'età impone ad ogni umana esperienza. Infatti, scrive "ritengo sia arrivato il momento di consegnare questo prezioso testimone a chi ha dimostrato lo stesso amore per il giornale e per Caposele e che sarà sicuramente in grado di proseguire un percorso iniziato alcuni decenni fa e che non farà spegnere quella fiammella accesa, con entusiasmo e passione in tempi molto lontani e che ancora oggi brilla di luce propria". Questo giornale -con i suoi due numeri annuali- ha narrato le vicende di questi quattro decenni ma è stato e sarà ancora lo strumento per sottrarre dal rischio della dimenticanza tante storie fatte di accadimenti, di persone e di luoghi. "La Sorgente" rappresenta anche un archivio in divenire, che si arricchisce con i racconti, gli aneddoti, le ricerche su una storia che terremoti e calamità hanno reso fragile ed incompleta. Un giornale che ha già saputo da tempo cogliere la necessità di stare al

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(Per chi non c'era, mi permetto di pubblicare lo schema che ho utilizzato per presentare il giornale della seletudine ). Confesso il dubbio che mi ha accompagnato fino a poche ore fa. Mi sono chiesto: seguo il cliché tipico di una presentazione formale de "La Sorgente" oppure mi lascio prendere dall'istinto? Ho optato per la seconda. Infatti, avrei potuto -forse avrei dovuto- scorrere le pagine del giornale e fare sottolineature, di tanto in tanto, sulle cose che a me paiono più rimarchevoli di attenzione. Avrei potuto -forse avrei dovuto- dirvi delle pagine di attualità, della piccola cronaca di Salvatore Conforti e Concetta Mattia, della stessa Concetta col suo intervento quale presidente della Pro Loco. Avrei potuto -forse avrei dovuto- fare cenno alle pagine dedicata alla politica locale e agli accadimenti degli ultimi sei mesi, della supposta crisi amministrativa, scongiurata dopo mesi di discussioni interne alla compagine degli amministratori; avrei potuto riferirmi all'articolo del Sindaco Farina sulla vicenda del capannone in via di costruzione alle Saure, del contro canto, sulla stessa vicenda, di Peppino Grasso, di Sevy Malanga, di Lele Grasso e Giuseppe Caruso che offre -quest'ultimola sua opinione su quello che ritiene "il senso perduto di una comunità"; ancora, avrei potuto dirvi della lettera aperta di un cittadino che, attraverso il Circolo dell'Arcobaleno, manifesta il suo disagio su come è stato condotto il Consiglio Comunale del 23 maggio, quello per l'approvazione del bilancio consuntivo, quando questa sala era stracolma di cittadini che temevano e di altri che speravano nella caduta dell'amministrazione; avrei potuto dirvi delle due lettere che il PD di Caposele ha inviato ai neo eletti Presidenti di Regione: al campano De Luca e al pugliese (noi in qualche modo, come enclave, ne siamo parte) Emiliano. Avrei voluto leggervi tutto il racconto di Cesarina Alagia su una sua visita ad Alfonsina Testa, che il prossimo dicembre compirà 101 anni, traendone la storia certo personale, ma anche di una saga familiare intrecciata a vicende di un Paese, di Materdomini in particolare, lungo il cammino di una vita; Avrei potuto anche sottolineare il mio personale "Corso delle cose" con quattro brevi racconti su quattro storici comizi della Caposele democratica. Oppure una deliziosa versione di Alfonso Merola dell'aneddoto (dai mille adattamenti) su "jamm' chi a' avutu l'uovo!". Avrei voluto leggervi la storia su "La congrega dei morti di Caposele" genialmente ricostruita da Mario Sista, ma anche quella di Alfonso Sturchio che dagli archivi giudiziari ha riportato alla luce una vicenda, romanzandola, realmente accaduta: "il misterioso volo di Peppino". Avrei potuto accennare ancora agli

interventi di attenti Caposelesi, quali Umberto Gerardo Malanga e Giuseppe Ceres, il primo dal Brasile e il secondo dall'Australia. Avrei potuto e voluto anticiparvi i resoconti emotivi fatti da Concita Meo a proposito dell'Albero e del mercatino di Natale e da Armando Sturchio a proposito della Festa della Musica di Caposele. Avrei voluto dirvi dei 20 della Pubblica Assistenza di Caposele e del gran lavoro sociale assicurato dai suoi volontari, ma vi rimando a ciò che ci racconta Michele Cuozzo. Avrei potuto dirvi della riflessione di Don Vincenzo Malgieri - cui ricordiamo la recentissima festa per il 50esimo di presbiterio - sull'Expo come occasione per riflettere sui temi del cibo e del pane nella sua accezione cristiana. Avrei potuto raccontarvi dei tanti libri che sono stati presentati in questi mesi a Caposele e che nel giornale e dal giornale vengono ripresi, anche grazie agli interventi di Antonio e RosaMaria Ruglio e di Alfonso Merola a proposito del libro "Le vie dell'acqua" di Michele Ceres, il quale - quest'ultimo- a sua volta, ricostruisce la vicenda allora controversa della costruzione della Piscina Comunale, donata dalla Città di Milano. Il prof. Michele Ceres, poi, ci offre il profilo di un grande studioso quale fu Manlio Rossi Doria, meridionalista tra i più apprezzati, che peraltro in occasione di alcune campagne elettorali degli anni settanta ebbe modo più volte di intrattenersi a Caposele con i militanti e i dirigenti dell'allora Partito Comunista locale. Avrei potuto e voluto sottolinearvi come, dopo un periodo di salute precaria, testimonianza di una lodevole e rassicurante ripresa, l'amico Ezio Caprio ci consegna un suo personale ricordo di quando negli anni cinquanta la gioventù caposelese per proseguire gli studi di scuola media inferiore era costretta -certo chi poteva economicamente permetterselo- ad entrare nei collegi della regione e talvolta anche fuori regione. Avrei potuto, anche voluto, segnalare lo sforzo di Pasquale Ceres che con grande tenacia sta realizzando attraverso un sito internet l'albero genealogico delle famiglie di Caposele. Avrei voluto ripercorre con Tania Russomano quelle tradizioni destinate a scomparire, se non rielaborate in chiave contemporanea. Oppure fare, insieme a Luigi Fungaroli, in sogno, una passeggiata con suo nonno Emidio Alagia. Avrei potuto dirvi della ricostruzione che fa Ernesto Caprio del suo lontano parente, omonimo, il sotto tenente Ernesto Caprio, cui è dedicata una via del centro storico di Caposele, tra i primi italiani a cadere nella guerra del 15-18, oppure dell'ottava ed ultima parte della storia di Vincenzo Ciccone su "Caposele e l'attacco all'oro blu". Avrei potuto accennare agli interventi

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GERARDO CERES Sala polifunzionale – 1 Agosto 2015

Gerardo Ceres in piena presentazione


Attualità

Jazz&Wine all’ombra del Campanile III Edizione

di Concita Meo

La maestosità del campanile della Sanità

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Il Vino dolce giallo dorato intenso, con note di albicocca secca, fiori di acacia e zagara, frutta secca e cannella dal gusto dolce e vellutato, equilibrato da una vena fresca e sapida, si conciliava in modo armonico e perfetto al gusto del tradizionale biscotto dal sapore di nocciole tostate. Un "matrimonio" perfetto di sapori e sensazioni uniche tra prodotti di altissima qualità. Il progetto intende incrementare anche per gli anni successivi, in modo significativo l’incoming turistico promuovendo le ricchezze della zona ed adottando una strategia comunicativa che si propone, come un nuovo strumento di aggregazione a favore degli operatori locali, che potranno fornire servizi avanzati al turista attraverso la presentazione delle proprie offerte e i servizi di e-commerce . La terza edizione di una manifestazione destinata a crescere sempre di più col passare del tempo visto già il grande successo riscontrato nella precedenti edizioni.

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Talenti Contest 2012), Bruxelles Jazz Marathon (premio del pubblico al concorso jazz Xl 2008), Open Jazz Festival, Ça Jazz à Woluwe, Festival du Monastier, Orleans Jazz Festival, Jazz à Vannes, Rhino Jazz Festival, Jazz à Vienne, ecc ... Grande sorpresa, anche per gli organizzatori, la presenza e la performance, di altri due grandi musicisti jazz: Filippo Bianchini e Carlo Gravina (Sax Miglior talento Umbria Jazz ‘ 09). La manifestazione si è aperta dalle ore 19:30 APERI-JAZZ: è stato possibile assaporare dagli appositi stand enogastronomici , allestiti direttamente nelle cantine, aperitivi accompagnati da stuzzichini ed eccellenze del territorio, prodotti autentici locali rigorosamente Irpini. In sottofondo le note sensuali ed avvolgenti del Jazz; successivamente è stata la volta dell’ Open Act con l’esibizione dei ragazzi di Musicalmente & Friends; Durante il corso della serata, visite e degustazioni guidate ed attività nel parco Saure e Cantine aperte. La novità di quest’anno è stata la valorizzazione di uno dei prodotti PAT di Caposele: l’amaretto, attraverso una sorta di concorso, dove il visitatore aveva la possibilità di decidere il miglior abbinamento tra il nostro dolcetto tipico ed uno dei 5 passiti proposti dalla cantina 7 Bello, che ha curato attentamente la preziosa scelta dei pregiati vini di provenienza soprattutto irpina. L' abbinamento perfetto tra l'Amaretto di Caposele (PAT) e passito, secondo la giuria popolare, è risultato essere il passito PRIVILEGIO dei Feudi Di San Gregorio.

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La splendida location del "parco Saure" vicino alle cantine

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traordinari gli artisti che il 14 agosto sono saliti sul palco naturale scavato nella roccia, per celebrare l’incontro tra la grande musica jazz, il vino ed il cibo di qualità. La terza edizione del festival Jazz & Wine all’Ombra del Campanile, si è confermata una delle rassegne più seguite e conosciute nel panorama musicale dell’Irpinia e della Valle del Sele. Il festival ha proposto anche quest’anno una programmazione di assoluto livello, con artisti italiani e internazionali di indiscussa fama mondiale. All’interno delle storiche cantine di “Catapano” , di località Saure, per il terzo anno consecutivo piaceri così intimi ed intensi, la musica jazz ed il grande vino di qualità, hanno celebrato con crescente successo il loro entusiasmante incontro . Con la sua atmosfera informale e raffinata il Parco Saure, conferma la sua vocazione verso storia, arte e cultura e apre le porte a questo genere musicale nella sua versione più raffinata ed ampia. Gruppo ospite di questa edizione è stato Ipocontrio. Il loro jazz è classico, nell’accezione più completa del termine, perché racchiude in sé tutte i diversi fuochi che hanno animato il jazz mondiale del dopoguerra, dimostrando il brillante affiatamento artistico di questo trio, già vincitore della seconda edizione dello European Jazz Contest nel 2009. Bruno Salicone, Piano. Francesco Galatro, Double Bass. Armando Luongo, Drums – Special Guest from France Kenny Jeanney (Sax) – Si è esibito in molti festival come Jazz à Beaune, A Vaulx Jazz, Festival Comblain-la-Tour (1 ° premio Giovani

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14 agosto 2015 - Parco Saure/ Campanile - Caposele (AV)

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Festival ART – GIOVANI PER IL PAESE DELL’ACQUA, UN PROGETTO PER I GIOVANI E PER CAPOSELE ambientali e artistiche del nostro territorio siano fondamentali per la crescita delle nuove generazioni. Attraverso questa formazione/ informazione possiamo dare alle nuove generazioni anche una nuova visione rispetto ai beni patrimoniali locali e non, per raggiungere una nuova responsabilità, capace in futuro, anche di cambiamenti degli stili di vita: Un esempio su tutti, l’utilizzo e la gestione dell’acqua. La metodologia utilizzata nel progetto, è quella partecipativa, che ha l’obiettivo di far riflettere gli allievi sulla fondamentale importanza della risorsa acqua e sul suo utilizzo quale bene comune fondamentale. Obiettivo specifico del progetto è migliorare, la fruizione del patrimonio comunale, grazie alla partecipazione attiva di un discreto numero di ragazzi (almeno 25 soggetti oltre chi coordinerà e monitorerà le attività) adeguatamente formati sia sui beni culturali locali che sulla loro valorizzazione turistica, che poi a loro volta, realizzeranno interventi nelle scuole attraverso percorsi didattici in aula e percorsi didattico/ambientali sul campo,

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pprovato, lo scorso 22 settembre, il progetto “Festival ART – Giovani per il paese dell’acqua” presentato dalla Pro Loco Caposele quale capofila nell’ambito dell’avviso pubblico “Giovani per la valorizzazione dei beni pubblici” (annualità 2013) emesso dal Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Partners di progetto il Comune di Caposele (ente co-finanziatore, insieme alla Proloco), la Pubblica Assistenza Caposele, l’Associazione Culturale S.i.l.a.r.i.s., l’Associazione Gruppo Attivo Luciano Grasso e la società Irpinia Turismo srl. L’obiettivo generale di questo progetto, che potrà contare su un concreto budget totale di circa 200.000 € è la valorizzazione dei beni storici, artistici e naturalistici del Comune di Caposele finalizzata all’incremento del turismo culturale e ambientale, che andrà ad integrare quello religioso verso il santuario di S.Gerardo Maiella. Solo attraverso percorsi didattici rivolti alle scuole che possiamo sviluppare la consapevolezza di quanto le risorse

Il plico del progetto pronto per la partenza presso le emergenze storico-culturali e ambientali di Caposele. Al momento, la cabina di regia, composta dai referenti di progetto della Proloco Caposele e coordinati dalla progettista dott.ssa Marilisa Pallante, sono stati prodotti e sono al vaglio del Dipartimento, tutti i documenti utili per stipulare la prevista convenzione, successivamente, dopo una riunione dell’ATS di partenariato per concordare le iniziative, la firma e l’inizio delle attività. Sarà una nuova e bella sfida, ma soprattutto, un altro passo concreto verso la valorizzazione del nostro territorio. Vi terremo aggiornati!

Il gruppo dei partners del progetto

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Storia

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La devozione per il santo spentosi a Materdomini non si attenua nel nostro Nicola, che così descrive l’attesa del miracolo dei contadini, nell’ode che egli dedicò a San Gerardo. “In folla i villici, da’ lor tuguri / venuti impetrano d’esser sicuri / che né la grandine né la procella / l’onor pomifero degli alberi svella! / Quando ei benedica ed incurandoli par loro dica: / Le vostre suppliche giunser gradite / al cielo, e furono di già esaudite”. (Cfr. Tempo storico e tempo religioso, Gabriele De Rosa, Roma, 1987). Non ho trovato riscontri, invece, alla voce che lo vuole, giovane medico, a fianco di Giacomo Leopardi nei suoi ultimi giorni di malattia a Napoli. Sarei curioso di avere notizie su questa circostanza, ma la sua veridicità nulla toglie o aggiunge alla ricca biografia di un caposelese che, senza dubbio, ha dato grande lustro al suo paese.

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IL TERREMOTO DEL 1980

ul nostro canale "you tube" denominato "Caposele channel" sono disponibili per la visione e per essere liberament scaricati, tutti i documentari prodotti da "La Sorgente" Tra questi anche alcuni dedicati

35 anni fa

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Il nostro Nicola ebbe anche un illustre ascendente, quel dottor Nicola Santorelli che fu medico del collegio dei redentoristi di Caposele e assisté San Gerardo in punto di morte. Così lo descrive in uno dei suoi scritti “E’ noto ai lettori di qualunque vita del beato Gerardo Maiella l’amicizia che lo strinse al suo medico D. Nicola Santorelli, mio bisavo, e quanto si amassero e si stimassero a vicenda. Durante i molti anni che il detto medico gli sopravvisse, non cessò mai di parlare delle sante meravigliose cose del Beato Gerardo e di implorare la di lui intercessione, il che fece anche in punto di morte” (cfr. Il Beato Gerardo Maiella. Versi e prose per Nicola Santorelli, Napoli, Tip. dell’Accademia Reale delle Scienze, 1893). Va aggiunto che la famiglia Santorelli, con altri suoi componenti, ha segnato un’altra pagina importantissima nella storia del nostro paese. Tra le testimonianze del processo di canonizzazione del santo, grande risalto ebbero infatti le deposizioni dei nipoti Michele (sacerdote), Raffaele (avvocato) e Giuseppe, proprio per il prestigio e la fama che godette il medico.

di Alfonso Sturchio

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che nel corso della loro vita hanno sempre pensato a Caposele come alla loro madre terra, al luogo dove vivere o tornare per trovare ristoro. E tra questi, tra tutti coloro che hanno conferito prestigio al nostro paese, a mio avviso merita una particolare menzione Nicola Santorelli (1811 – 1899). Laureatosi presto in Medicina, Nicola Santorelli ebbe grande fama di insigne medico e studioso in tutto il regno di Napoli. Insegnò medicina forense, farmacologia e patologia a Salerno e si dedicò allo studio delle epidemie, con contributi non solo scientifici, ma con una generosa attività assistenziale in tutta la Valle Del Sele. Ma oltre a svolgere le attività descritte ed a cooperare alla riforma degli studi medici nel regno di Napoli, fu anche autore di apprezzate opere letterarie e religiose. Il suo amore per Caposele, sua terra natia, è testimoniato proprio dalle prime parole de “Il fiume Sele ed i suoi dintorni”, quando descrive il suo ritorno a casa insieme al fratello Lorenzo. “Dopo tre anni di assenza da Caposele, mio paese natìo, ritornando su la via che corre intorno alle Sorgenti del fiume Sele, e riandando col pensiero le memorie de’ miei verdi anni, più cristalline pareami quelle acque, più vaghe le prospettive dei luoghi circostanti. Oh, se la fotografia venisse qui a ritrarre sì maraviglioso spettacolo!, io dissi, perché fosse dato anche ai lontani goder l’incantevole vista che natura presenta colà dove nasce il Sele”. Durante le sue permanenze a

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i sono paesi il cui nome rimanda subito al personaggio più illustre a cui hanno dato i natali. Letterati, artisti, scienziati. Non si può citare Venosa senza associarla al poeta Orazio: “carpe diem, quam minimum credula postero”. Né si può pronunciare il nome della vicina Morra senza evocare il De Sanctis e la sua Storia della letteratura italiana. Quando incontro un nativo di Rionero in Vulture, mi viene naturale stimarlo per il solo fatto di essere concittadino di Giustino Fortunato, il grande meridionalista. Ma chi è il figlio più illustre di Caposele? Chi è il personaggio di cui possiamo legittimamente vantarci, per la sola fortunata circostanza di essere suoi conterranei? Escluderei fin da subito il poeta Jacopo Sannazzaro, spesso associato al nostro paese per il solo fatto di avere ricevuto dagli Aragonesi il feudo di Caposele. L’essersi ispirato ai monti picentini per comporre la sua opera più conosciuta, il prosimetro pastorale Arcadia, non lo rende certamente candidabile al titolo. Lo stesso può dirsi di Carlo di Lignì, che acquistò titoli e diritti sul nostro feudo grazie al matrimonio del padre con una discendente della famiglia Rota. Questi, pur firmando le sue opere come “Carlo di Lignì, principe di Caposele”, in realtà non ebbe alcun vero legame col nostro paese, conducendo la sua vita prevalentemente a Napoli. La nostra ricerca va dunque svolta tra i caposelesi veri, tra quelli che hanno legato la loro infanzia a queste acque e queste montagne. Tra coloro

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Il figlio più illustre

Caposele rifiniva le numerose memorie scientifiche, lette in diverse accademie ed ancora conservate presso l’Università Cattolica di Milano. Difese strenuamente la tradizione della Scuola Medica Salernitana, come è provato dalle orazioni pubbliche che pronunciò in suo favore. Quando apprese che il Governo ne aveva deliberato la soppressione, ne rimase profondamente addolorato. “Divulgata De Salernitani Lycei abolizione notitia, animi aegritudo et anxietas Professores, Discenti et Salerni Ordines invasit; costernata est civita universa”.

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alla tragedia del 1980 che ha sconvolto il nostro Paese. Un terremoto di cui le nuove generazioni hanno solo vissuto gli strascichi psicologici riportati dai loro genitori. Per cui è estremamente importante che si possano conservare insieme alle immagini anche i ricordi anconchè spiacevoli di quei momenti. Il nostro sforzo di portare on line tutte le nostre immagini, i nostri video, le sensazioni e le emozioni è utile proprio a rimarcare la volontà istituzionale dell'operazione. Molti errori e molte questioni passano attraverso la storia e si ripetono ciclicamente, per cui ci è sembrato utile che ci sia un contenitore di tutti i nostri cataloghi da utilizzare on line e per tutti nel mondo. Anche il terremoto del 1980, come altri temi, quindi ha molto materiale

raccolto dalla nostra passione e che racconta di quel periodo. Siamo sicuri che tutto ciò possa stimolare le nuove generazioni alla conservazione di tali ricordi e alla prosecuzione di un ampliamento del catalogo che, con grossa soddisfazione, è consultato da migliaia di persone da tutte le parti del mondo. Sul 23-11-1980 abbiamo pubblicato due documentari che allargano l'offerta del canale e in prossimità del 35° anniversario è il nostro piccolo, ma sentito ricordo di quella nefasta tragedia. Buona visione


di Cettina Ciccone

FILM DOCUMENTARIO SULLE BELLEZZE DEL TERRITORIO CAPOSELESE - prodotto da "LA SORGENTE" - agosto 2015

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novembre del 1980, da cui la gente con grande spirito di sacrificio e dignità ha saputo risollevarsi ricostruendo l'ntero paese. Con la ricostruzione a Caposele è quasi scomparsa la pietra bianca che caratterizzava strade, stradine, vicoli ed abitazioni. La Piazza della Sanità è stata totalmente rinnovata. La creazione delle nuove fontane ricche di acqua zampillanti con i giochi d' acqua creano immagini suggestive di forme, riflettono l'ambiente in una “performance” artistica dove luce ed acqua sono protagoniste assolute. Questa nuova tipologia di fontane si pone come forma discreta ed elegante per la valorizzazione dello spazio pubblico, diventando polo di attrazione estetica. Lo splendido effetto viene ulteriormente esaltato di notte dai giochi di luce che illuminano la piazza: uno spettacolo che rende ancora piu' magica la visione. Concludo questa “chiacchierata” con il seguente ricordo: il Comune di Caposele merita una citazione non soltanto per quanto già espresso ma anche per un evento particolare: Medaglia d'oro al merito civile (09/11/2005) conferita al Comune di Caposele "In occasione di un disastroso terremoto, con grande dignità, spirito di sacrificio ed impegno civile, affrontava la difficile opera di ricostruzione del proprio tessuto abitativo, nonchè della rinascita del proprio futuro sociale, economico e produttivo. Mirabile esempio di valore civico ed altissimo senso di abnegazione. Sisma 23 novembre 1980"

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stress, morte, soprusi, violenza, paura di vivere e speranze ritengo di doversi rivolgere a questo Santo che, morto giovanissimo di tisi, provato da sofferenze di ogni tipo, è faro di luce contro le tenebre della vita odierna. Oltre gli aspetti religiosi e paesaggistici il mio ricordo va alla bellissima istituzione, di cui non posso tralasciare l'aspetto storico-scientifico, della Mostra di Leonardo. Scenografico è il suo allestimento ambientale sia esterno che interno. Le copie di alcune sue celebri opere hanno trovato un'eccellente collocazione nell'ampia area dell'Acquedotto circondata da rigogliosa vegetazione, prossima al corso del fiume Sele. E' stata una scelta mirata, perchè, come noto, i capisaldi del genio leonardesco sono stati acqua, aria e natura. Del resto gli argomenti piu' approfonditi di questo grande scienziato furono gli studi svolti sull'acqua e sull'aria, tanto sui fiumi quanto sui mari. Molte delle sue macchine furono studiate per trarre fonte di movimento dalle forze delle correnti idriche ed idrauliche. Ammirare parte di quei pezzi che illuminano le sale che li ospita è davvero emozionante. E' una esposizione che merita di essere portata a conoscenza anche a chi non risiede nel territorio e rappresenta un fiore all'occhiello della nostra comunità. Auspico vivamente che possa diventare un polo d'attrazione notevole ed incrementare il flusso turistico verso Caposele. Ma Caposele ha anche altre attrattive turistiche: La Chiesa Madre di San Lorenzo, magnifica opera di architettura moderna, caratterizzata da un'ondulazione che richiama subito nella mente le onde delle acque del fiume nel suo scorrere piano e persuasivo. Potrebbe essere ritenuta un eccellente riferimento di imitazione e nulla ha da invidiare a tante altre chiese moderne europee. Di gran qualità e' il suo Battistero, a me caro particolarmente in quanto nellontano febbraio del 1949 fui battezzata dall'Arciprete Francesco Malanga, zio della mamma Luigina. Egli mi volle impartire questo sacramento a pochissimi mesi dalla nascita, quasi a presagire la sua imminente scomparsa avvenuta il 21/02/1949. La Chiesa della Madonna della Sanità, suggestiva ed artistica chiesetta sita nella piazza omonima, sacrario delle memorie dell'Alto Sele. La Fede che prevale nella maggior parte della popolazione, come dimostrato dalla grande partecipazione alle manifestazioni religiose, ricompare puntualmente con grande fervore durante le feste dedicate a San Gerardo, San Lorenzo e la Madonna della Sanità. Non posso infine dimenticare il terribile terremoto che devastò Caposele il 23

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In passato l'economia era legata all'agricoltura, ai mulini, ai frantoi, alle gualchiere, site lungo le copiose sorgenti del Sele, poi scomparse con la costruzione dell'Acquedotto e conseguente captazione delle acque. Oggi ad attrarre i visitatori è il turismo religioso, sono le bellezze naturali delle spettacolari sorgenti del Sele, è il parco naturale dei monti Picentini, dove il fisico e la mente lontano dai ritmi convulsi della citta' si rigenerano. Ma perchè questo luogo si chiama Materdomini? Secondo un'antica tradizione fu trovata per caso nel bosco una statua della Madonna da alcuni pastorelli, intenti ad accudire i loro armenti. Fu la Madonna stessa a rivelarsi MADRE DI DIO (Materdomini) e a chiedere che lì dove era stata trovata si erigesse una cappella in Suo Onore, cosa che i pii pastori fecero tempestivamente. Ben presto vi affluirono pellegrini richiamati dalla devozione alla Santa Vergine inginocchiata con le mani giunte e gli occhi rivolti al cielo, come ancora oggi si può vedere nel Santuario. Piu' volte ho sentito chiamarla la statua della Madonna piccola (per chi non è attento), in realtà è piccola perchè genuflessa. Nel 1733 d'estate arrivò da Muro Lucano alla volta di Materdomini unpellegrinaggio per l'unica via dei monti, composto da uomini, donne e bambini, al chiaro di luna, di montagna in montagna con l'immagine della Vergine su uno stendardo a guisa di insegna cantando e pregando. Giunti al Santuario si inginocchiarono davanti alla Vergine e pregarono a lungo. Dopo, giovani e non, si riposarono e si rifocillarono in mezzo ai prati circostanti. Un fanciullo di sette anni che era arrivato attaccato alle gonne della mamma fin lassù non si mosse; rimase immobile a fissare la Madonna con le pupille dilatate. Venne richiamato bruscamente alla realtà dalla mamma, così svegliandosi come da un sogno si alzò e la seguì fuori dalla chiesa. Questo fanciullo, andato in estasi era GERARDO MAIELLA. Per questo fatto oggi Materdomini è più che mai un luogo consacrato al culto della Vergine ed allo stesso Gerardo diventato poi Santo. Oggi la piccola chiesetta sorta nel 1733 è una sontuosa Basilica che domina tutta la valle. Mi affollano la mente le "gesta" di questo grande Santo, che per me rappresenta un sostegno morale notevole. Infatti nelle mie giornate ho la sensazione si sentirmi accompagnata da lui nelle prove più difficili della vita, quasi a tendermi una mano e dire: “ non temere io proteggerò il tuo cammino". Oggi in un mondo contrassegnato da

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esidero prima di tutto ringraziare il Direttore de “La Sorgente” Ing. Nicola Conforti che gentilmente, come sua consuetudine, mi ha fornito un DVD-documentario “ Amare Caposele”. Non nascondo che vedere queste immagini ha scatenato in me un crescendo di emozioni, suggellato dal risveglio di piacevoli ricordi vissuti, un appagante viaggio nella mia terra di origine con la rivisitazione di luoghi mai dimenticati. Bellissime sono le fotografie, molto appropriato il sottofondo musicale, magnifica la regia e l'esecuzione, mirabilmente calibrata tra attenzione ai particolari paesaggistici- ambientali e all'armonia dell'insieme, ma soprattutto caldo è il linguaggio, capace di arrivare dritto al cuore. La descrizione e visione fotografica del paesaggio è minuta e precisa. La precisione e' tutta geografica, la fotografia è perfetta. La documentazione fotografica non è soltanto una precisazione dei luoghi, ma apre ad una vera sensibilità della natura, fonte di sentimenti e di allargamenti dell'immaginazione. Rivedo le mie montagne caratterizzate dalla loro continuità lussureggiante, le cime, le coste, le case ed i casolari, le sorgenti del fiume Sele con il suo “lucido serpeggiamento” che in alcuni tratti creano cascate e cascatelle, laghetti che diventano specchio da riflettere gli alberi capovolti e generano suggestioni uniche, le esperte massaie di Caposele dedite alla lavorazione della pasta in particolare le celebri “matasse” che hanno varcato i confini irpini. La gastronomia locale nulla ha da invidiare alle altre cucine italiane tanto in qualità quanto in prelibatezza. Sono tutte cose “note a chi è cresciuto fra esse e impresse nella sua mente non meno che lo sia l'aspetto de' suoi familiari”.Ho apprezzato molto questo DVD per i suoi contenuti che hanno risvegliato in me principalmente i ricordi dell'infanzia nel mio paese d'origine. E' un viaggio di nostalgia nella magica elencazione dei vari elementi caratterizzanti Caposele con la meravigliosa collina di Materdomini, sede del Santuario di San Gerardo Maiella.Entrambe le località invitano a spaziare tra fede, arte, storia, musica, mandolinate varie, paesaggio, gastronomia e tanto altro. La loro storia affonda nella notte dei tempi, avvolta da poesia e miti, ricca di memorie e di incanti. La suggestiva Materdomini con il suo celebre Santuario domina tutta la verdeggiante Valle Del Sele, circondata dal monte Paflagone, dal contrafforte di Valva Colliano, dal Cervialto e da tutta la catena dei monti Alburni. E' una ridente altura, meta oggi non solo di pellegrinaggi al Santuario di San Gerardo ma anche di turismo laico montano per la ricca e confortevole catena alberghiera.

Dopo questa confidenziale conversazione mi accommiato, saluto tutti i lettori che avranno la pazienza di leggere queste mie righe e formulo gli auguri di Buon Natale!

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Poesia

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“La Sorgente”

continueremo a

dedicare molto spazio alla presentazione ed alla recensione di libri e riviste, alla pubblicazione di poesie ed a tutto

ciò che fa cultura. Iniziamo in questo numero dai poeti di casa nostra, dalle poesie di

DI CASA NOSTRA

del Maestro Cenzino che ci ha aiutati a diventare uomini e donne migliori.

Mattino d'autunno Roberto Notaro

GOCCE DI TEMPO

Non più voli di rondini in questo mattino di sole eppur v'è un vocìo di primavere intorno: non una spinta al dolore che trema, mentre l'occhio Guarda gli attimi più belli. come scorre fiume Guarda, si carica diil giallo e di vinaccia e come le gocce gli altri avanzano; saltellano sono davanti a noi: nel verde che si perde sulle pietre prendili! più chiare e rotonde Non posso … venute da lontano mi sfuggono, sottochissà ildadominio dell'azzurro quanti anni! sono viscidi e guizzanti Guarda come pesci! come si rincorre il tempo Ma pur li ho toccati già tappezzato di grigio in questa notte di luna ed ho sentito un brivido che va in declino! Già son passati con le gocce

come quando mi baci.

di Vincenzo Malanga

N.82

Mario Sista

non avevano mai vissuto. Caposele ha conosciuto un nuovo libro "Riflessioni e ricordi"prima e il format mai sperimentato risultato si e’ visto immediatamente con 12 ore di musica che nessuno aveva potessero essere così, Sipensato fa sera nemmeno RadioLonTra. Questa organizzazione virtuale, che ora non lo è più, che si prefigge di informare Quando dietro pioppi sorridendo in unaai piazza virtuale fatta di tweet, post, foto e video. Tutto il sole è tramontato sul web, solo sul web. Promozione, tam mediatico e le articoli, primetamtenui ombreche grazie alle potenzialità dei canali attivati proietta per la Festala ha luna raggiunto in poche ore tanti utenti virtuali che poi si sono trasformati in utenti reali quella sera. Un sitoilweb dedicato alla festa Quando cielo che contava in media 1000 visite mangiornaliere. mano si oscura, Un sito che aggiornava continuamente

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Mario Sista è nato a Caposele il 19/04/1938. Alla fine del 1957 ha lavorato a Salerno presso uno dei migliori sarti. Successivamente si è trasferito a Roma dove ha esercitato con successo il mestiere di sarto . Elemento molto eclettico ha praticato a livello amatoriale varie attività artistiche come pittura, canto teatro, poesia.

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di persone che nuove generazione non hanno conosciuto.

Anche per questo ho voluto parlare dal poemetto "Gocce di tempo" del mio maestro Vincenzo Malanga,

dal libro"Dopo la curva la strada continua"

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L'ultima foglia Come l'ultima foglia anche tu sei cascata. Ti ho visto in primavera giovane, rigogliosa, poi in estate laboriosa e festosa. Hai superato tante avversità, pioggia ,grandine, bufera, aridità, sempre attaccata all'albero della vita. Hai visto cadere tante foglie, girare le lancette della vita, la pelle s'è aggrinzita, è bastato un soffio e anche tu sei volata a miglior vita. Un giorno lo farò anch'io Mamma, addio!

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Gerardo Monteverde

Gerardo Monteverde (1952 - 2011), nato a Caposele , laureato in ingegneria elettronica presso l'Università degli studi Federico II di Napoli. Partecipa come volontario in Senegal ad un programma di missione per Comunità Promozione e sviluppo (CPS) dal 1979 al 1981. Insegnante di elettronica in diversi istituti professionali. Assessore, Vice Sindaco, Sindaco pro tempore e consigliere di minoranza (1999 - 2010). Coautore del libro "Fantasticando alle sorgenti del Sele" (2006). Autore di una ricerca storica "Le Sorgenti del Sele ed il suo acquedotto". Ultimo suo lavoro il libro "Terra di Caposele"

CON GLI OCChI DEL RICORDO

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classe fosse la migliore in tutto. Ricordo, ancora, la sua gioia quando svolgevamo un tema o un compito al meglio e ci portava nell’aula della sua Signora Pinì a leggerlo alla classe, gloriandosi del lavoro dei suoi alunni. Poi … la malattia, le supplenti che lo allontanavano da noi un poco alla volta, sempre di più. Cosa sarebbe rimasto delle nostre cose, dei nostri giochi, della nostra complicità, dei compiti non assegnati per la domenica e per le vacanze perché, diceva, che se si riposava lui ci saremmo dovuti riposare anche noi. Cosa sarebbe rimasto di quel vederci tutti uguali, tutti bambini e non come il figlio dell’avvocato, del bidello o del contadino. Cosa ci sarebbe rimasto delle nostre letture, delle nostre passeggiate, delle sue parole. Cosa ci sarebbe rimasto di lui ….Signor Maestro ci è rimasto tutto! In quello che faccio, in quello che sono c’è tanto di quello che ci hai insegnato. Quanto avrei voluto e ne sono certo, avrebbero voluto gli altri tuoi alunni,

Sovrasti l’intorno Domenico Patrone Cullato dal vento Dalla Croce velato Domenico Patrone nato Conservi il tuo tempo a Caposele, il 13 Da una fetta scoscesa settembre 1931. Ti arrendi agli eventi Domenico Patrone Autore di composizioni poetiche di stampo Ancorato alla roccia autobiografico. La sua poesia colpisce la Lasci fluire la vita ai tuoi piedi sensibilità per lo stile asciutto ma altamente Sovrano indiscusso umano una forma aspra e laconica, aliena Una festa lunga un giorno nel giorno più lungoindell’anno: CON GLI OCChI DEL RICORDO Segui il buio come il sole la Festa della Musica Europeada a Caposele . ogni letterarietà. Segui gl’anni con le stagioni In una sala gremita all’inverosimile il giorno 23 Aprile scorso è stato a r t igenerazioni a m o d a l l a f i n e . L a sull’evolversi della situazione, E le nuove presentato il libro di poesie di libro "Con gli occhi del ricordo" foto direttamente dal posto, realizzazione della prima Festa pubblicavadal Domenico Patrone intitolato “Con gli Stacchi alla storia della Musica Europea a Caposele che ha seguito in diretta streaming occhi del ricordo”. tenutasi il 21 giugno 2012, giorno più tutto l’evento, senza far perdere Detti e racconti “Alcune di queste poesie, dedicate a lungo dell’anno, e’ stata una corsa nemmeno un minuto a chi era lontano Notte d'estate Caposele,(dice Cesarina Alagia in un da Caposele. freneticaai all’ultimo utile. Ti inchini fumi spazio di vini suo articolo) mi hanno riconsegnato la lungadi diretta Tanti i gruppi musicali da inserire in un Senza dimenticare Dolcezza un incanto chelasso svanisce per un breve di tempo il paese arco di trovi tempo ristretto, in uno spazio radiofonica di MPA. Ubriaco, conforto un volta; un paese intatto nelle di undisuecielo romantico che si conosce anche fisico nuovo e da esplorare e con musica Ora è per questoincantesimo voci, nei suoi antichi sapori, Con lain contemporanea. tua sola campana Davvero tanto, ma il parco Fluviale di Caposele, cosa che nella sua umanità.amato, Era il paese visto porta via un volto tanto prima nemmenoche i caposelesi sapevano: poco tempo aal disposizione. Nascondicon le rughe passante dall’Osservatorio di una persona raggiunto. L’organizzazione è stata da subito un obiettivo inaspettato plenilunio di stelle chetroppo fioriscono partita presto ed alla quale da tante problematiche: Doni uncomplicata cuore ad ogni uomo Merito della Festa dicevamo. Senza è stata risparmiata la visione di nata fin da subito sotto il gran numero di adesioni all’evento dubbio. Un’idea accompagnato da ricordi chediversa, si perdono, una realtà una realtà che Derubando, a teal’istante hanno costretto stringere di molto un cornice europea. Sintomo di una e inesorabilmente silenzio nottequotidianamente addormentata cose, di unadi cosa sui tempi per ogni gruppo e il rifiuto visione diversa delle ci impone la fine di un tessuto sociale dell’AQP a concedere lo spazio diversa da proporre, con un obiettivo chiamatodel Comunità; una realtà nella che si fonde col dolore distacco, antistante il Museo di Leonardo si e’ di condivisione come lo spirito web quale le vicinanze, le condivisioni sono vuole. Un azzardoprivata il trasformato da rischio ad opportunità. di RadioLonTrasonnolenza di labili sogni talmente precarie che basta un colpo Fabrizio DL’organizzazione i Sacco di RadioLonTra ha periodo, una difficoltà in più il luogo. di vento per farle saltare, per farle si sposa con la mia solitudine di Promozione della saputo però immediatamente reagire. L’Associazione che esplodere”. In alternativa è stata individuata, Musica Europea ci ha subito accolto, ci Dalle poesie di Domenico, lette insiemenato al Sindaco, e rivalutata ha regalato magliette, loghi, visibilità Fabrizio di Sacco, a magistralmente da Manuel Patrone, immediatamente (grazie al pregevole sul sito web, ci ha inserito nel network traspare un grande amore per il paese Pisa il 04/04/1945, ivi operai della Comunità che comprende più di 100 paesi in apporto degli di origine, una grande nostalgia per gli Montana) un’altra area dimenticata da cinque continenti e a cui aderivano amici di un tempo, per le stradine del laureato in ingegneria civile. tutti, riportandola per la prima volta solo 4 città Campane. paese, il ricordo per l’incanto dolce L’idea dell’utilizzo primario della rete alla ribalta a livello regionale: il Parco spa Dipendente della Società Snamprogetti delle serate estive, il gioioso ritrovarsi Fluviale. Alla fine tutto è andato per come mezzo di comunicazione ha dei giorni di festa all’uscita della e successivamente del Comune di Caposele funzionato, l’allestimento ha avuto le il meglio. messa, gli anni belli della dolce età. Sul palco si sono dati battaglia a suon sue classiche difficoltà logistiche, ma (Av). Coniugato e residente a Caposele dalfine in un tripudio di giovani e non di note più di venti gruppi del genere alla Abbiamo rivissuto uno spaccato di vita più svariato, in una cornice nuova che la Festa della Musica si è fatta. “antica”, piena di ricordi nostalgici di 1983. Attualmente pensionato tanti giovani e non giovani caposelesi Ta n t i g l i s t a n d c o m m e r c i a l i

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VINCENZO MALANGA

Recensioni

Campanile: storia e risorsa

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Vincenzo Malanga (9/05/1932 - 28/09/1988) la vita. Quanto deve essere difficile pieni di corsi, di progetti, di compiti: oltre dei spiegarla a bambini di cinque sei anni, all'educazione hanno una vita per studiare, fateli eppure tutto ciò che diceva appariva giocare almeno ora. piccoli allievi, si è dedicato con entusiasmo subito chiaro, facile. Ricordo che prima di entrare averti vicino nei momenti di gioia e Certo la didattica aveva la sua in classe spesso ci fermavamo alle nei momenti tristi per beneficiare dei a ricerche storiche e alla poesia. valenza, ma ciò che a lui più premeva “Saure” a sfidare le altre classi in tuoi consigli. era che imparassimo al meglio altri quel rocambolesco tipo di “calcio a Tanti anni sono storicopassati da quel valori: l’amicizia, il rispetto, Halascritto: "Caposele: dissertazione muro” fatto sotto il Campanile, visto settembre e il rammarico di aver perso comprensione, il saper pensare con la che i pullman dalle nostre contrade una persona cara così presto si fonde con nostra testa. Era solo quando parlavamo criticaarrivavano fino al 1800", di poesie: in anticipo … al due suonare volumetti la gioia di averla conosciuta e di avere male di qualche compagno, facevamo della campanella ci affrettavamo a avuto il privilegio di imparare da lui. la spia o altre cose simili che "Desideri perdeva dio averde" "Gocce dic’ètempo". ricomporci sistemarci il e fiocco Chi non più e ci ha dato tanto la calma e ci mostrava il suo lato dislocato da uno strattone, o a cercare rivive in noi, in come siamo e in molte autoritario. di aggiustarci “lala scrima” fattaci dalle Ha vinto con lirica "Per strade solitarie" cose che facciamo. Quanti ricordi …….. i suoi vestiti nostre mamme o dalle nostre nonne, Ho sempre pensato che certi ricordi, impeccabili con panciotto, spesso color ma deviata e dissestata dal sudore; "Cillo il inconcorso poetico Palermo" certi affetti fosse meglio tenerseli per sabbia, le sue cravatte, i mocassini quando entravamo in classe cercavamo sé, piuttosto che condividerli con gli pelle marrone, la 127 blu, il modellino di nascondere il dall'Accademia tutto, ma il maestro altri attraverso un articolo magari. organizzato Partenopea della statua della Sanità riprodotto ovviamente se ne accorgeva e ci Ma penso anche che la scrittura e le in perfetta scala, le sue poesie che chiedeva …. se avessimo vinto! Non parole, a volte debbano essere usate per imparavamo poco alla volta. di Cultura. di non farlo più … voleva che la sua ricordare o per far conoscere la storia Poi le nostre gite del sabato “alla Preta” quando ci metteva in fila per assaggiare tutti i nostri panini e per assicurarsi che mangiassimo cose sane: amava che portassimo soprattutto pane e frittata, o soppressata o comunque qualcosa di casareccio. Poi le tante volte che andavamo al campo sportivo dove lui si schierava in difesa per battere “la puntazza”; si andava a prendere il gelato insieme mentre le altre classi incredule ci vedevano uscire a divertirci. Tutto questo non andava mai a scapito della didattica. Il maestro sapeva bene quello che dovevamo imparare: la matematica, la grammatica certo ce le insegnava alla perfezione, ma sapeva soprattutto di avere a che fare con dei bambini di nemmeno dieci anni che vivevano la fase più bella della loro vita e quella spensieratezza che non avrebbero più avuto da grandi. Allora quando giocare, divertirsi, sognare se non in questa fase? Mi viene da ridere quando vedo oggi quei bambini carichi di libri che superano il loro peso andare a scuola

Michele Merola

Mirella Merino e dalle opere Lello Gaudiosi che del fiume Sele ha fatto il suo campo di battaglia. “La cultura è l’alimento senza cui non esiste la civiltà, non esiste il futuro; è l’identità dei popoli, è il libero dispiegarsi della mente, è il più fecondo veicolo di pace, è il cibo dell’anima, è il motore dello sviluppo”. pittoriche di

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Vincenzo Malanga

STRO “Cenzino”

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prossimi numeri de

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profumar la natura

di imprenditori locali che hanno aderito entusiasti e hanno espresso soddisfazione per la serata. Ma è l’arte giovanile in se che è stata al centro, oltre alla musica anche le arti creative con i disegni di Pino Cuozzo e Giuseppina Russo, o la danza dei ragazzi di Calabritto che hanno incuriosito. L’offerta musicale svariata ha attirato tutti in uno spirito di collaborazione europeo che in questo paese si dovrebbe vedere più spesso. Il LontraPark (così battezzato per quella serata) non poteva che essere gioioso e faticoso per l’organizzazione, ma il risultato raggiunto ha evidenziato come anche di fronte a grosse perplessità, a volte nelle cose basta solo crederci. La Redazione di R.L.

un passato mai dimenticato. Accogliendo il suggerimento dell’autore del libro, dedicheremo un’altra serata alla “poesia”, alternando la lettura dei brani poetici alla visione di scene tratte dal filmato “Caposele, città di sorgente”. Ed a proposito di ricordi nostalgici riportiamo una delle più belle poesie tratte dal libro “Con gli occhi del ricordo” NOSTALGIA

Domenico Patrone con la presentatrice del libro Antonietta Gnerre

dal libro "Semplici pensieri di un uomo in cerca di Dio O Signore ti prego spezza le catene dei miei limiti Nicola Conforti e Domenico Patrone per poter essere una corrente ascensionale diretta alla terra del Bene. Se per i miei giorni terreni devo portare queste catene dammi, o Signore, la forza di sollevarle e la serenità di farne catene silenziose.

Viene così all’improvviso con dolce carezza, con fremiti d’ali: immagini care, dolci sospiri, strette furtive di mani, desideri appagati. Corre il pensiero in una nube dorata: tutto è presente e … il cuore muore Domenico Patrone e Antonio Ruglio

e dei46 grilliAnno il concerto XL - Agosto 2012 N.84 che timido prevale sul chiassoso frinire delle stanche cicale Quando per la frescura la pelle respira e la quiete diffonde un senso di pace Quando il resto è solo silenzio e tutto fermo e immobile pare vien da pensare come bello sarebbe se il tempo si fermasse

A Mario, l'omaggio promozionale sulle nostre pagine anche di un suo lavoro discografico: "Roma Passione mia" con brani di ottima qualità dedicati alla tradizione romana degli stornelli e della musica romantica. Mario è un artista a tutto campo! Complimenti.


Cultura

Quando si Ama Giocare… allego le mie poesie inerenti il tema

“Un Fiume in Versi”,

Lello Gaudiosi

FIORE DI LOTO

artistica (poesia e fotografia) tramite la mia firma come poetessa e aspirante

Lello Gaudiosi come affermato artista.

Nell’immensità dell’acqua ho visto riflesso il tuo sguardo. Dolce ragazza innamorata della Vita… Porti nel cuore i colori dell’Arcobaleno E la tua Luce traspare oltre i veli dell’illusione. Come il diamante anche Tu brilli… In tutte le sfaccettature del tuo Essere: Meravigliosamente e semplicemente Donna. Danza leggiadra come una farfalla… E fluisca in te e con te… Per sempre…la Bellezza Dell’Amore.

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settembre 2015 presso l’Ex Carcere Borbonico di Avellino. In conclusione aggiungo che gli artisti, i poeti, i musicisti, i filosofi, i liberi pensatori, i matematici e le persone umili sanno fare una cosa: giocare insieme e dire sempre …con gli occhi lucidi per le emozioni che custodiscono nel cuore Autrice Mirella Merino …“ Grazie.” Un immenso grazie è ciò che Lello e Mirella porgono a voi lettori, all’Ing. Conforti Nicola per essere il capitano di tante sfide e al suo staff del giornale La Sorgente, a tutti quelli che li hanno aiutati e ai tanti che li hanno anche schermiti, beffati, derisi, ecc. perché seppur ignari hanno indotto questi due “bambini un pò cresciuti,” a credere in se stessi e nelle bellissime parole racchiuse anche nel video per la promozione del territorio Mirella con Nicola Guarino - Progetto De.Co. in Calabritto (AV) il altro poeta locale 29 ottobre. Realizzato proprio da Mirella sull’idea Le Onde Della Vita e la collaborazione con diverse figure e enti, tra cui il Dott. Gerardo Di Trolio, il Gal Irpinia di Montella, la Proloco, il Non c’è differenza nell’ammirare la bellezza della Forum Dei Giovani, il Comune e tutte le Vita e dell’Acqua. associazioni e le persone che credono in In entrambe ci sono onde in movimento… quei Valori che distinguono un Uomo da E si alterna alle lievi sfumature di colore… l’età. ciò che non lo è. Eppur nelle profondità …si nasconde sempre un pizzico di verità. Un grazie a chi crede e non si lascia Simbolo dell’energia manifesta… scoraggiare da ciò che è nuovo… portatore Accompagnate da sempre e per sempre… di vita e non di immobile e di stagnante.

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Si possono usare tante parole e diversi frasi per definire un artista, un poeta, uno scrittore o un semplice e libero pensatore, ma in realtà so bene e su questo intuisco che Mirella e Lello sono con me concordi, che l’unica cosa che li rende diversi, che li spinge a perseverare nel guardare fin da bambini oltre… e a portare avanti sfide apparentemente impossibili… è il: Cuore! Tutti ce l’abbiamo, così come abbiamo l’intelligenza, ma non tutti ahimè ascoltiamo ciò che in noi sussurra. Ecco perché ad inizio articolo ho voluto specificare “intelligenza creativa” proprio per differenziarla dalla normale intelligenza, perché la creatività è la mente che segue il sentire del cuore e mail il contrario! La parola impossibile del resto: E’ semplicemente l’opinione di chi si è arreso. Se vedremo ancora insieme questi due adulti che si divertono a giocare, non è dato per ora sapere, ciò che si sa è che Lello prosegue nel suo ruolo di difensore nel gioco per la tutela di una delle più grandi risorse del patrimonio umano, attraverso le sue molteplici iniziative, sia confrontandosi con gli esponenti dei vari enti e amministrazioni, per una “ridiscussione” sull’importanza dell’acqua e del fiume per il territorio e sia con le mostre delle sue opere pittoriche in famose e prestigiose gallerie di svariate città. Non mancano poi le attività a fianco dei giovani nei campi più disparati, perché l’arte è un modo di essere e risiede nel tutto, non a caso il 13 novembre in Contursi Terme (SA) con l’inaugurazione del Club House Il Castello c’è stata anche l’inaugurazione della sala “ Sele Silarus” una mostra permanente per far capire ai propri cittadini, ai turisti e agli amici vicini e lontani che il modo diverso di guardare le cose a volte, muove ciò che alcuni non osano nemmeno pensare. Mirella invece innamorata della bellezza dell’amore eterno e immortale a breve presenterà un altro dei suoi lavori, un breve racconto fantasy dal titolo l’Angelo Hermes e la Fatina iris, inerente la statua da lei immortalata e a tanti sconosciuta, a causa della perdita di documentazione con il sisma in Irpinia del 1980 situata in Valva nel bosco del parco della meravigliosa Villa D’Ayala in Valva (Sa). Per troppo tempo è rimasta nascosta e ignorata e pertanto, se Lello ha dato voce al Fiume, Mirella ha dato ufficialmente un nome tramite la soprintendenza di Salerno e Avellino, ad un capolavoro sconosciuto al mondo dell’arte con un prestigioso riconoscimento ufficiale come luogo di memoria, vincendo il primo posto per il Concorso Internazionale Avellino in Versi – sezione arte – il 26

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Alcuni dipinti del Maestro Gaudiosi sono riportati a colori a pagina 50

volte nella Vita tuto accade per Caso o per Gioco! Personalmente non credo al caso, giacché non è altro che un appuntamento prestabilito da Anime che si incontrano e pertanto, in questo articolo mi soffermerò sulla parola Gioco. Per definizione della lingua italiana il gioco è l’attività alla quale si dedicano bambini e adulti per svago o per diletto. In antropologia e psicologia il significato del giocare è rapportato alla vita emotiva e allo sviluppo dell’intelligenza; specifico di mio “intelligenza creativa!” Oserei dire che le definizioni sono molto interessanti e in effetti in questa pagina assistiamo appunto a due adulti di nome Lello Gaudiosi e Mirella Merino che semplicemente hanno creato un gioco sinergico fra due forme artistiche: Fotografia e Poesia racchiudendo però un Messaggio Unico e Inaspettato. Il Destino o la Vita, a seconda di come si voglia chiamarlo ha guidato nel suo pensiero creativo uno verso l’altro, affinché la sensibilità d’animo e le emozioni di entrambi si incastrassero alla perfezione, proprio come un semplice puzzle. Quest’estate i due sconosciuti, ignari ed inconsapevoli di essere presenti allo stesso evento poetico “ Il Sele: Un Fiume Di…Versi” dell’ 08 Agosto in Quaglietta (AV) organizzato dall’Ass.ne D.G. Corbi per strano caso si sono incrociati. L’artista ha contribuito con l’esposizione delle sue opere realizzate per la più grande delle risorse che l’uomo ha a disposizione: l’Acqua, mentre la giovane poetessa e autrice contribuiva con le lettura delle sue romanze. Sarà stato il vestito color turchese… identico ai meravigliosi colori del Fiume Sele immortalati da quel Genio di Lello…o forse alcuni emozionanti versi riferiti alla Dea dell’Acqua …o forse ancora quel movimento implicito nella parola “onde” che subito balena nella mente e ci porta a pensare al cambiamento e mai alla staticità, ad indurre l’artista ad ospitare fra i tanti nomi, amici, conoscenti e non, la giovane poetessa all’evento conclusivo dell’itinerario turistico-artistico "Le Giornate Del Fiume…Omaggio al Sele, affinché il Fiume Viva” il 12 Agosto in Contursi Terme (SA)? Mi piace pensare che sicuramente tutto ciò avrà influito sulla bellissima serata di musica, di arte e poesia, ma mi azzardo a dire che il tutto sopra menzionato non è stato il dato rilevante, perché è sempre il gioco o per meglio dire la passione… l’elemento determinante.

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oltre un piccolo ar-

ticolo che parla di questa bellissima iniziativa legata al territorio ma in chiave autrice e quella di

Mirella

Il Ciclo della Natura e il Tempo Della Vita, Insieme alla Propria Storia, all’Arte e all’Intelligenza Creativa Fanno del Territorio: AMORE, VALORE E IDENTITA’ La Dea Dell’Acqua

la nascita, il cammino e la trasformazione. A volte con fasi irruenti e altre stagnanti. Tuttavia, chi usa lo sguardo dell’anima… Va sempre oltre e vede semplice armonia. La forza, la calma, il fluire, l’aggirare l’ostacolo, l’impeto, l’immensità, la profondità, il suono, il profumo, l’audacia, sono l’insieme del tutto e del niente. La Vita è l’essenza dell’Acqua E l’Acqua è l’essenza della Vita. Autrice: Mirella Merino

Sei temuta per la tua dolcezza e imprevedibilità. Sei da sempre la bellezza e la femminilità, il pensiero positivo, la forza d’attrazione e la sensualità . Sei il Sì del cambiamento e dell’Amore profondo. La Luna è il tuo simbolo atavico nel cielo… e il tuo tenero e irrequieto amante è il Mare. Sei il flusso gorgogliante dei fiumi, la purezza delle acque di sorgente, il mistero nello specchio dei laghi, e l’impeto incontrastato nelle cascate. “Le Donne e gli Uomini della Conoscenza” incarnano il tuo Spirito: l’Antica Magia li ha resi “Esseri Affascinanti e Immortali”. Autrice: Mirella Merino

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di Milena

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“ B U O N N ATA L E ” M a r i a … e : “GRAZIE!” Grazie per la Tua semplicità, onestà, economia, capacità di amministrare con profitto la Tua piccola “Impresa”! Come si adoperò la “Nuova Manovra Economica”, anche oggi si studia…con tagli agli unici “beni tangibili”, alle “ricchezze” della Nazione! Tutti sapevano di Te…e sei stata “tassata” ancora Tu: unica, vera e sicura, grande “Ricchezza” dell’Italia!

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Ed oggi, come allora, sulla via del ritorno, ricorda i suoi cari, che con il loro lavoro di contadini e sacrifici, le avevano dato modo, però, di vivere una vita di fanciulla serena. Pensa ai suoi figli ormai cresciuti, istruiti e senza lavoro...ah…se ci fossero state ancora le vecchie care scuole d’Avviamento Professionale! Ora essi avrebbero avuto la potenzialità di esercitare subito un lavoro manuale specializzato! Una società costituita da milioni di medici, avvocati, professionisti…priva di coltivatori diretti, muratori, ciabattini, idraulici, elettricisti, pizzaioli e altre figure d’artigiani scomparsi, è una società destinata anch’essa all’estinzione! Pensa Maria, mentre torna a casa, al suo terreno abbandonato… perché ci vogliono tanti soldi, e nessuna sicurezza di guadagno! Sogna di ripiantare alberi, rinforzare i terrazzamenti, ricostruendo i muretti a secco danneggiati. Sogna i fiumi liberi di fluire, la natura amica che non si ribella, come accade! Pensa a punti di vendita di prodotti alimentari e ortofrutticoli a “chilometri zero”, che danno la possibilità di pagare il giusto prezzo a chi compra, e di ricavare il giusto guadagno a chi produce con fatica, senza perdite dovute ad una lunga filiera di distribuzione… Ricorda quando le scarpe non erano di plastica e valeva ancora la pena risuolarle; quando gli abiti, nello sfilarli di sera, non s’illuminavano di scintille ed erano in fibra naturale. Maria non vorrebbe lasciare ai posteri solo montagne di spazzatura! Vorrebbe che si coltivasse cotone, canapa…che i pastori portassero ancora le loro pecore in transumanza…che nei centri storici di città e paesi, le saracinesche abbassate riaprissero…che i negozietti romantici - inghiottiti dall’importazione di merce scadente a basso costo - tornassero ad affacciarsi sulla strada, mostrando oggetti artigianali creati da mani appassionate e ricchi di poesia… Vorrebbe ritrovare il gusto delle piccole cose: nelle belle giornate, all’angolo della via, vorrebbe comprare una spiga di grano bollita, e nelle giornate fredde, riscaldarsi le mani con un caldo e croccante cartoccio di caldarroste! A Natale, vorrebbe riscoprire il piacere di riunire la famiglia intorno al tavolo con il gioco della Tombola, ed i

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Come oggi, qualche anno addietro si avvicinava il Natale, e quella mattina, mentre svolge i lavori di casa, è un po’ preoccupata! Maria non è sicura di riuscire a comprare i regali per tutti, poi, come sempre, butta indietro il “magone” e rialza la testa: ce la farà! È lei che amministra la casa, che con pazienza certosina, incastra le uscite per bollette e verdura, tasse e sciroppi per la tosse, quaderni per la scuola e detersivi… Pensa, per un attimo, con nostalgia alla vecchia Lira, a quando essa permetteva di mettere in frigorifero il doppio degli approvvigionamenti. Poi, con rammarico, ricorda i mesi seguenti alla sua scomparsa. I televisori lasciavano scorrere immagini preoccupanti di allevatori che disperdevano latte per le strade con gli idranti …di coltivatori che schiacciavano arance con i trattori…lei non capiva, ma avevano detto che tutto ciò era un bene per la Nazione, e da brava Italiana ci aveva creduto. Però un campanellino d’allarme le si era acceso dentro: i negozi raddoppiavano i prezzi, le scorte di casa diminuivano. Ma politici ed economisti rassicuravano: ci voleva solo un po’ di tempo perché si vedessero i risultati di quella rivoluzione europea…perché le massaie “spendaccione” imparassero a fare meglio i conti con la nuova moneta…e la nostra brava casalinga Maria i conti li faceva con attenzione! Per giorni aveva girato tra gli scaffali del supermercato indaffarata, armata di convertitore, dividendo, moltiplicando… e quando una sera, al telegiornale nazionale, un ministro, sentenziò che i prezzi non erano in aumento, anzi quelli dei nuovi prodotti inseriti nel “Paniere” sotto osservazione - quali “viaggi aerei” e “settimane bianche” - erano in netta flessione, Maria, guardando di sottecchi il resto della famiglia, con sensi di colpa, si chiese cosa stesse sbagliando…e le apparve veloce il ricordo di sua madre, una sera d’estate degli anni ‘60, che mettendo i piatti in tavola per la cena, borbottava domandandosi dove mai fossero finiti i loro polli, che secondo le statistiche nazionali, spettavano, uno a testa, agli Italiani! Dopo qualche tempo, Maria pensa a tutto questo, decisa a fare la sua parte. La sera precedente i notiziari avevano spirato aria di guerra: la Nazione era in forte pericolo di recessione…i cittadini erano chiamati a soccorrere l’Italia! Si mettevano sul mercato Titoli di Stato, senza spese di commissione, tutti erano invitati a comprare! Maria non sa niente di PIL, Spread,

BOT e CCT, ma è giunto il momento del suo riscatto, ha risparmiato qualche Euro: si sarebbe recata al supermercato, di sicuro lì avrebbe scoperto a quanto erano venduti “al chilo” quei benedetti “Buoni fruttiferi”! Così, terminato di passare il cencio sul pavimento, di buona lena, e con una nuova speranza nel cuore, si avvia al negozio. Supera le porte automatiche e, spaesata, controlla tutti gli scaffali, gli angoli, la merce in esposizione...legge tutti i cartelli, ma non trova ciò che cerca! Forse è’arrivata tardi…forse hanno venduto già tutto! Esce dal negozio con animo leggero, ha fatto il suo dovere, i suoi sensi di colpa si assopiscono…

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aria avanza insicura sull’acciottolato umido e scivoloso. Dalla sua borsa della spesa sfuggono ciuffi di verdura un po’ appassiti. E’ in ritardo, per comprare a buon prezzo si è attardata al mercato, con occhio attento ha scelto tra la mercanzia restata sui banchi, e mentre i suoi passi si susseguono più veloci, con la mente ritorna nel tempo…

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Antichi Mestieri

mucchietti di fagioli per segnare i numeri sulle cartelle…vorrebbe onorare la Santa Natività costruendo ancora paesaggi di sughero e casette di cartone fatte in casa... Maria giunge a casa e si riscuote: Ma cosa andava pensando? Si era forse montata la testa? Anni addietro avevano riunito una squadra tecnica di “Professoroni”…e oggi ci sono uomini nuovi e preparati per risollevare le sorti della Nazione…cosa mai credeva di poter fare lei, umile casalinga?


Attualità

IMPARIAMO DALL’ESPERIENZA ALTRUI

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questo il modo migliore per garantire la sopravvivenza del nostro territorio attraverso l’utilizzo di manodopera locale. Il tutto, concepito come qualcosa di permanente destinato a durare nel tempo con sempre maggiori risorse che arriverebbero dall’Europa e da eventuali altri fonti di finanziamento. Al momento, non ho notizie sull’esistenza o meno presso gli uffici comunali di un responsabile che abbia il compito di seguire, almeno nella fase iniziale, i progetti e le richieste di finanziamento che eventualmente dovessero arrivare. Nel caso in cui ancora non ci fosse credo sia giunto il momento di creare una struttura ad hoc che sia capace di informare, incentivare, assistere e consigliare chi abbia realmente la volontà di darsi da fare. Mi piace ricordare, per finire, che spesso le grandi cose nascono dal nulla e che un’idea apparentemente folle e visionaria può fare la fortuna di una comunità e di un territorio basta avere il coraggio di sostenerla fino in fondo non per se stessi ma per il bene di tutti.

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vari sono i filoni per i quali l’Europa assegna e attribuisce risorse ai singoli Paesi e si va dai servizi alla persona alla valorizzazione dei beni culturali, dall’agricoltura alla manutenzione del territorio, dall’innovazione tecnologica al turismo, tutti settori per i quali vaste sono le possibilità di crescita e di sviluppo. Particolare attenzione meriterebbe il capitolo della cura e manutenzione del territorio non solo per quello che potrebbe offrire in termini di impiego di manodopera locale ma anche e soprattutto in termini di sicurezza e di qualità della vita. Abbiamo un fiume importante, con le sue Sorgenti, il suo percorso di vita ma non ne siamo consapevoli, non ce ne assumiamo la responsabilità, non comprendiamo fino in fondo il significato vero di questa presenza e lasciamo che tutto vada avanti da sé. Un caro amico, persona attenta e molto legata a Caposele, mi ha fatto notare come noi caposelesi abbiamo la memoria corta e ci dimentichiamo con molta facilità delle tragedie che periodicamente hanno colpito la nostra terra. Mi riferisco non solo al terremoto del novembre 1980 ma anche ai casi in cui il fiume Sele è uscito dai suoi argini per invadere le strade di Caposele e il territorio circostante procurando danni, apprensione, allarme. Basterebbe ricordarsi di questi eventi, ripercorrere la Storia anche attraverso il racconto degli anziani del Paese che difficilmente dimenticano (quelli si) per rendersi conto di quanto urgente sia predisporre un piano serio di manutenzione del territorio e di pulizia dell’alveo del fiume rafforzando gli argini per consentirne un deflusso regolare e fluido. In una fase delicata come quella che stiamo vivendo fatta di continui e repentini mutamenti climatici con conseguenti violenti fenomeni piovosi e temporaleschi sarebbe

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modo i giovani. Il tutto avviene dopo aver preventivamente creato una forte sinergia con le istituzioni scolastiche e gli enti di livello superiore finalizzata alla formazione nei settori che più direttamente si ricollegano alle risorse presenti sul territorio. Ancor più frequentemente, queste iniziative vengono accompagnate da altre molto concrete ed efficaci. Vengono concessi ai giovani prestiti agevolati volti all’acquisto dei macchinari e degli strumenti necessari per svolgere l’attività. Inoltre, si completa il pacchetto assicurando alle nuove attività produttive una totale o parziale esenzione dal pagamento delle tasse comunali per un certo numero di anni. La prima e forse l’unica obiezione che viene fatta a questo punto è: Dove si trovano i soldi per fare tutto questo? Per prima cosa, chiederei all’Amministrazione comunale di fare uno sforzo di trasparenza e di immaginazione insieme. Uno sforzo di trasparenza rendendo pubblico come vengono effettivamente utilizzate le risorse, parlo in particolare delle somme introitate a seguito del rinnovo della Convenzione con l’Aqp in materia di gestione dell’acqua; uno sforzo di immaginazione chiamando alla discussione e al confronto tutte le professionalità utili alla elaborazione di un piano di intervento a medio e lungo termine. Sono certo che con l’impegno, la buona volontà e una gestione attenta del patrimonio, andando a scandagliare tra le pieghe del bilancio comunale, potranno essere trovate almeno quelle risorse sufficienti per partire. Ma c’è dell’altro. Chi almeno una volta nella vita ha avuto a che fare a vario titolo con le lungaggini tecniche e con la burocrazia sa perfettamente che il maggior ostacolo alla creazione d’impresa è la progettazione che deve rispettare canoni ben precisi, dev’essere incanalata nei giusti ambiti e seguire un iter abbastanza articolato. In questo senso, diventa indispensabile stabilire un rapporto di forte collaborazione con l’ente Regione il quale ente, attraverso la sua macchina organizzativa, è in grado di seguire da vicino l’evoluzione dei progetti tanto più che, non avendo grosse risorse finanziarie da investire direttamente, può essere e di fatto è l’unico vero tramite con la Comunità europea per l’utilizzo dei fondi che riusciamo ad utilizzare solo in piccolissima parte. E’ appena il caso di aggiungere che

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ivere in una comunità di piccole dimensioni come sono i nostri Paesi ha sicuramente pregi e difetti come tutte le cose della vita, difficile però è stabilire da che parte penda la bilancia e se a pesare di più siano gli uni o gli altri. Nel nostro caso, parlo di Caposele, siamo naturalmente portati a considerarlo il posto più bello del mondo perché ne siamo profondamente partecipi, fa parte della nostra vita, tra le sue strade c’è la nostra storia, ci sono le nostre radici e il nostro futuro. Tuttavia, qualche riflessione dobbiamo farla e lungi dal considerarlo l’ombelico del mondo (come spesso qualcuno fa) dobbiamo capire che cosa non va e che cosa possiamo fare per migliorarlo provando a confrontarci con altre realtà cercando per quanto possibile di imparare qualcosa dall’esperienza altrui (in questo senso molto utile potrebbe essere il Progetto Pilota dell’Alta Irpinia a cui il Comune di Caposele dovrebbe partecipare con molta più forza e determinazione di quanto non abbia fatto oggi, assumendo un ruolo di primo piano fuori da ogni tentazione isolazionista). Quando parlo di imparare mi riferisco a quello che succede normalmente sul territorio nazionale, anche in qualche parte del nostro meridione, in materia di lavoro per esempio. Nei centri medio – piccoli nei momenti di crisi solitamente si pone un argine allo spopolamento che consegue alla contrazione del mercato del lavoro attraverso strumenti molto semplici, persino banali, che però per noi sono ancora oggi fuori da ogni immaginazione. Altrove solitamente funziona così. Quando in un Paese e in un territorio il lavoro manca e i dati demografici evidenziano una diminuzione della popolazione ci si mette intorno a un tavolo e le autorità politico – amministrative elaborano un piano di intervento che abbia lo scopo di offrire opportunità, suggerire percorsi innovativi, predisporre incentivi, favorire e sollecitare la voglia di intraprendere delle persone. Molto spesso, le amministrazioni comunali procedono ad un vero e proprio censimento dal quale risultino con chiarezza quali siano gli immobili di proprietà del comune sfitti al momento o sotto – utilizzati per poi procedere alla sistemazione degli stessi al fine di assegnarli a chi voglia iniziare un’attività, in special

di Antonio Ruglio

Il cartellone delle festività dell'estate 2012. Era veramente Caposele in ...festa

Piazza Sanità vissuta da tante persone Anno XLIII - Dicembre 2015 N. 91

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Intervista

DIALOGANDO CON... ALFONSO MEROLA, IL "MAESTRO-SINDACO"

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di Luigi Fungaroli

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Però, Caposele è ancora gelosamente abbarbicata ad un passato nostalgico da nobiltà decaduta che la isola dal territorio circostante. Per così dire, è attraversata da una recalcitranza ad aprirsi alle novità e a far tesoro del positivo potenziale di contestazione che è il sale della democrazia. Eppure io sono sicuro che saranno i nostri giovani, che oggi la crisi espelle da Caposele, a dare prima o poi la risposta giusta. Quando ritorneranno e se ritorneranno, contaminati dal mondo, porteranno aria nuova, capace di spazzare via incertezze, doppiogiochismi, contraddizioni ed inerzia che allo stato attuale ci dominano e ci condizionano. 7) D. Se dovessi regalare ad un giovane un libro, quale sceglieresti? R. Sceglierei IL GIOVANE HOLDEN di Jerome David Salinger. È un romanzo di formazione che dovrebbero leggere innanzitutto i post-sessantottini, il quale scandaglia la solitudine, il cinismo, l'ipocrisia e le tante altre difficoltà con cui un giovane è costretto a confrontarsi. 8) D. Il Natale è alle porte. Cosa ti auguri e cosa ci auguri? R. Innanzitutto mi auguro di vivere per un tempo sufficiente a compensare quello perduto appresso a cose certamente non vili, ma nemmeno esaltanti. Ad esempio da qualche anno sono ritornato alla lettura riflessiva per leggere e scrutare il mondo da tutte le angolature, accantonando il mio punto di vista. A tutti gli altri, invece, auguro lunga vita ed ovviamente un lavoro sicuro e stabile, perché senza di essi i sogni restano sogni e le prospettive senza vie d'uscita a lungo andare producono disastri.

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R. Il giovedì precedente l'attacco ero a Parigi, una metropoli calma e per niente consapevole di quello che stava per accadere. Io credo che tutti dobbiamo uscire da un certo torpore ed abituarci all'idea che la violenza post-moderna ha i suoi atti eroi e simbolici quasi da tragedia greca. In effetti l'attacco a Parigi, è l'attacco ad un simbolo, ad una città che ha metabolizzato libertà, laicità e tolleranza. Noi, però, facciamo un regalo inatteso ai terroristi, fregiandoli del titolo di islamici, perché gli riconosciamo il ruolo di controparte in un mondo dominato dalla Geopolitica del Caos. Non bisogna mai scagliarsi contro le religioni, altrimenti apriamo conflitti nelle coscienze ed è proprio ciò che vogliono quei fanatici assassini e psicopatici. Per loro le religioni sono dei mezzi e non dei fini. Non serve perciò opporre violenza alla violenza,è più utile combatterli con l'intelligenza. In fondo essi sono l'AIDS e l'AIDS lo combatti meglio se lo isoli e se lo isoli, è più facile sconfiggerlo. 6) D. Insieme a Nicola Conforti, ma anche con i compianti maestro Cenzino Malanga ed ingegnere Daddino Monteverde ti sei spesso dedicato a riscoprire e a valorizzare Caposele con i tuoi scritti e le tue ricerche. Come ti immagini la Caposele di domani? R. Intanto, al di là dell'attuale congiuntura politica che è figlia di una crisi più generale in assenza di robusti modelli etici di riferimento, io vedo Caposele ancora vitale sia per la presenza di molti giovani, sia per la resistenza di tante associazioni di vario genere.

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DOMANDE IDENTIKIT Colore preferito : Blu. Film preferito : Un maledetto imbroglio (di Pietro Germi) Libro preferito : Ulisse (di James Joyce) Dolce o salato: salato Quale personaggio del passato ti piacerebbe incontrare. Martin Lutero. 1) D. Si sostiene che i giovani non abbiano nessun interesse per la Politica. Tu che sei stato sindaco a 34 anni e militante in un partito ancora diciottenne, assieme a tanti altri, mi sai dire a cosa sia riconducibile questo disinteresse? R. Stiamo parlando di due periodi ormai distanti anni luce, nel senso che allora l'appartenenza e la militanza ti rendeva orgoglioso del tuo partito di riferimento e dei suoi pilastri etici. Oggi la società è più complessa, i riferimenti etici sono congelati e quel che è più grave, i cosiddetti "nuovi" altri non sono che il peggio di tanti anni fa, un peggio non candidabile nemmeno a fare l'usciere. Non sono, quindi, i giovani a non credere nella Politica ma la Politica a non aprirsi ai giovani. Ecco perché i giovani oggi scaricano il loro potenziale di contestazione contro questi contenitori acritici che sono i partiti attuali. Apparentemente sconquassano, ma per ricostruire. Non avendo orme dignitose da seguire, perché cancellate dai gattopardi,si muovono in autonomia ed purtroppo a loro rischio e pericolo... ma qualcosa di buono prima o poi verrà fuori. 2) D. : Il tuo orientamento politico è ben chiaro: eri e sei di sinistra. Come si è trasformato negli anni questo senso di appartenenza? Inoltre, quanto c'è di sinistra nell'attuale Sinistra italiana? R. : Io ero e resto di sinistra, anche se non ti so dire che fine ha fatto la Sinistra. Per così dire, mi sento un apolide che non può sentirsi fedele a qualcosa che non esiste più. La Sinistra, moderata o radicale che sia, ha prodotto una specie di disastro ontologico, grazie a dirigenti di scarso

spessore culturale. Abbiamo macellato la memoria storica senza approdare a nulla, in quanto incapaci di decrittare la realtà. Stiamo destrutturando la democrazia inseguendo un pensiero liberale fiacco. Infatti soffriamo di una malinconia per un socialismo deficiente che accetta di distruggere le conquiste sociali acquisite. Sarà sempre così? Io credo di no. Il vecchio Marx ci ricorda che non ci si può disfare del bisogno di sinistra anche se la Sinistra è cancellata. Come a dire che essa rinascerà quando ci libereremo di certo tribalismo ideologico, dell'opacità valoriale e della frantumazione culturale. Quando accadrà ? Questo non so dirtelo, ma accadrà. 3) D. Se potessi scegliere di rivivere una giornata del tuo passato che ti suscita un senso di soddisfazione quale sceglieresti di rivivere? Il momento della storica vittoria dove Caposele ti acclamava sindaco nel 1985 o quando vedesti leggere per la prima volta un tuo alunno? R. Non ho dubbi. Scelgo senz'altro il successo scolastico rispetto a quello politico. Sia ben inteso, sia la Scuola che un Comune sono due luoghi in cui ci si deve sentire al servizio di un progetto non autoreferenziale, ma il progetto educativo è qualcosa di straordinario. Innanzitutto ti cimenti con dei bambini che vedi crescere e maturare giorno dopo giorno nella speranza di corazzarli, sia costruendo saperi stabili, sia abituandoli ad esercitare con convinzione i diritti ed i doveri di cittadinanza. Il mio giorno più bello? Quando ho sentito leggere una bambina su cui molti non scommettevano un centesimo. E la bambina, sentendo certi responsi, aveva interiorizzato la sconfitta. Immaginarsi la sua gioia, quando dopo mesi di duro lavoro, si rese conto di cominciare a sillabare. Mi abbraccio' e mi sorrise. C'è una soddisfazione analoga che può riservarti la Politica? 4 ) D. Sono in tanti ad apprezzare i tuoi scritti sempre profondi ed a tratti poetici. Quando hai compreso che scrivere poteva essere un tuo talento e chi o cosa ti ha spinto a non smettere? R. Ho riscoperto la scrittura quando ho cominciato ad apprezzare la solitudine. Ho letto da qualche parte : "A stare troppo tempo da soli, ci si innamora della libertà " ... ed io aggiungerei della scrittura che ti fa compagnia. La scrittura per me ha qualcosa di magico perché ti guida ad intrecciare fantasia e realtà, finzione e sentimenti. Ti aiuta a riordinare idee, sensazioni ed emozione, insomma, a riprendere contatto con te stesso. È una terapia a ben pensarci.

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crivere è sempre un momento che permette di capirsi meglio, un ascolto interiore che si trasforma in parole... Ho voluto alternare a un mio articolo un' intervista, inizio di una una lunga serie di dialoghi che ha lo scopo di conoscersi meglio, di ricostruire Caposele tramite persone, volti, storie che l'hanno vista cambiare ed evolversi... Ad inaugurare questa mia nuova rubrica su questo giornale che amavo, amo e penso proprio che continuerò ad amare, è il nostro caro Alfonso Merola, il "maestro-sindaco" come potremmo definirlo. Perché ho scelto lui? Il tema di fondo di questa prima intervista è il tanto affrontato binomio "GIOVANI e POLITICA" e Alfonso sicuramente può rispondere a questi quesiti, essendo diventato sindaco a soli 34 anni. Persona che con la sua profonda cultura e grande attivismo politico, è sempre stato in prima linea nella vita della nostra comunità.

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5) D. Chi ti conosce sa che ami viaggiare molto e che sei uno dei tanti cittadini del mondo affascinato da Parigi. Che idea ti sei fatto dell'attentato terroristico del 13 novembre scorso? Siamo davvero davanti ad un attacco all'Europa e alla libertà?

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1972 Alfonso Merola nel primo anno di insegnamento

2011, ultimo anno di insegnamento


Inconsapevolvente di Salvatore Conforti

DIsfare TURISMO L

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della Madonnina. Il progetto della sistemazione del parco fluviale, poi già messo su carta e per il quale erano già state appostate risorse, avrebbe fatto il resto. L'indignazione e il rammarico è tale da non poter intervenire oltre, per paura che ciò possa provocare in me una reazione spropositata. E quindi mi limito a insistere con l'attuale maggioranza politica e con chi tira le fila (boh), ad intervenire celermente con la soluzione già programmata. Non è uno sforzo esagerato, nemmeno quello di dare ascolto a me (visto i precedenti in C.C.), ma è un'operazione obbligata che deve esser compiuta non fosse altro per giustificare i Km. di inchiostro scritti per creare una degna promozione al luogo, e per dare giustificazione ad un nuovissimo documentario che tanto fa riferimento a quell’area, una volta incantevole e che è invece è stato abbandonata no so per volontà di cosa e contro la volontà di chi! Oggi è necessario solo interessarsi, con amore, alle questioni del nostro Paese, e non far finta di ultimare le opere pubbliche o tratti di acquedotti, senza che ci sia alcun beneficio per i Caposelesi. Amare Caposele, vuol dire realizzare e proseguire i sogni anche se sono di altri! E' necessario ascoltare senza anteporre alle questioni della comunità gli animi vendicativi e distruttivi che non portano ad un bel nulla!

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iamo alle ultime battute per l’impaginazione del giornale “la Sorgente” e gli ultimi ritocchi e tagli, per il documentario “Amare Caposele”. Mi torna puntuale, però e quasi con stizzosa cattiveria sempre la stessa immagine…LA CASCATA!! Fiumi di parole scritte, intere campagne promozionali realizzate, espropri e idee progettuali eseguite intorno alla"CASCATA DELLA MADONNINA" e alle sue grandi potenzialità. Mi sono occupato personalmente di accompagnare un processo importante che avrebbe dovuto coniugare indissolubilmente, l'ambiente e il turismo sull'idea della continuazione del parco fluviale Caposelese. Già partorita dall'amministrazione "Melillo e proseguita da quella di Monteverde, infatti, il parco fluviale (versione 1) sul quale nutrivo, in parte molti dubbi relativi alla zona successiva al ponte Tredogge a scendere, verso il campo sportivo (pezzo completamente rimastoinutile ed inutilizzato), si era però rimasti folgorati dalla bellezza di un posto come quello dell'incavo naturale sul vallone "delle Brecce" e l'idea di proseguirlo è stata sicuramente, un idea vincente. Oggi, invece , dopo un periodo di grandi entusiasmi,tutto rimane nell'oscurità più assoluta. LA CASCATA NON E' PIU'! Ha dell'incredibile, che dopo una serie di vicissitudini che hanno portato l'A.Q.P. ad installare sensori che, indicano quando l'acqua di Cassano è in esubero e fanno sì che la stessa non possa più traboccare e quindi creare quella suggestiva cascata, nessuno dica nulla! Tutto rimane nel dimenticatoio, quindi, quando già si poteva intervenire con una soluzione a monte e poter utilizzare per l'effetto cascata, non l'acqua di Cassano, ma quella del Sele, che avrebbe, comunque garantito, se evitata allo scarico di piazza Sanità e portata più a monte, il minimo deflusso vitale. Si trattava di insistere e convincere i Pugliesi a creare una piccola deviazione sull'esistente, enorme ed obbrobrioso by pass storico, e riportare in vita la cascata

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Ci piace ricordare i tanti collaboratori che abbracciarono, con entusiasmo, quel progetto. Un gruppo ben composto e che con grande volontà riuscì a vincere una scommessa: Cesare Nisivoccia;Pasquale Pallante;Alfonsina Patrone; Annalisa Russomanno; Giampiero Cetrulo; Pasquale Nesta il "capotreno"; Iuri Merino; Niky Russomanno Nsb; Giusy Meo; Concetta Meo..... naturalmente tanti altri dietro le quinte.

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a solita passeggiata per le strade di Caposele, oggi ci trasferisce anche un pò di tristezza. La mente è tornata a qualche anno fa nel quale, nei 3 giorni tra il 16 ottobre e la domenica successiva, ci fu uno sforzo straordinario in direzione di un percorso turistico, appena agli albori, chiamato F.A.C. (Fede ambiente e Cultura). Migliaia di persone (turisti e pellegrini) in quelle poche ore, dopo una campagna promozionale (ben congegnata) riuscirono a soddisfare la loro voglia di conoscenza uscendo dai limitati confini della frazione Materdomini per poter visitare quello che Caposele e dintorni poteva mettere a disposizione. Una nuova efficace e moderna programmazione turistica prevista nel P.T.C. (piano turistico comunale) e a favore di un plus valore che avrebbe fatto bene ai visitatori per allargare la loro voglia di conoscenza, compì allora i primi passi. Era quello, secondo me, il modo di agire e pensare al turismo andando oltre i soliti stereotipi, offrendo novità, accoglienza e strutture ricettive che insieme, e con intelligenza potevano trasformare, a piccoli passi, una condizione troppo meridionale del pensiero turistico che, dalle nostre parti, non è mai decollato seriamente. Pulizia, accoglienza, diversificazione dell’offerta e programmazione….. con pazienza e con sacrificio, sono convinto che SI SAREBBE POTUTO FARE! Tante persone oggi, invece a San Gerardo, ma solo poche diecine scesi dalla colina e risaliti in fretta, con tanta delusione addosso, per la mancanza di un’accoglienza svanita nel nulla, mi hanno procurato questa condizione di tristezza anche difficile da raccontare dalla mia posizione politicamente critica; ma tant’è! La tragedia più grande è, forse, la mancanza di consapevolezza di chi amministra e gestisce la “cosa pubblica” pensando che si possa far a meno della cultura, del turismo, del coordinamento, dell’ospitalità, dell’ordine, a favore solamente di piccole ed infime concessioni personali che sono solo utili a galleggiare in un mare che, in questo modo, non darà tregua alla nostra comunità facendola affogare! Spero, naturalmente, che si possa recuperare il tempo perduto e che qualche politico intelligente della nuova generazione (Caposele 3.0) possa capire l’importanza di possedere qui DUE MINIERE D’ORO, al fine di poterle gestire per il bene della Comunità! Non è accanimento polemico, ma solo una considerazione che proviene dal cuore e dal tempo che anche il nostro giornale ha speso interno al tema del Turismo. Abbandonarlo in questo modo penso sia un REATO contro la collettività!

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el giorno dedicato a San Francesco un pensiero ci è venuto pensando a “Don Ciccio Caprio” : sindaco di Caposele dal 1965 al 1979, anno in cui morì nel pieno delle sue funzioni pubbliche. Fu in un certo senso fortunato perché non visse lo sconquasso del terremoto e tutto quello che ne è derivato, fino ai giorni nostri in cui il sisma si è trasformato in una devastazione di carattere sociale e morale. Pensando a lui mi sono chiesto come avrebbe condotto questa battaglia difficile ed aspra che il Paese, oggi, sta subendo ad opera di alcuni personaggi politici protagonisti negativi delle importanti “scelte” sul futuro della nostra terra. Ho vissuto poco il suo operato, ma tutti mi ricordano le sue gesta politiche e le caratteristiche di uomo sincero, onesto, equilibrato e di polso…. Peculiarità di cui abbiamo adesso solo un vago ricordo…ma riferito sempre a quell’epoca! Erano tempi in cui si viveva con una stretta di mano, momenti di grande lealtà e di fratellanza, di condivisione e di ascolto di tutte le istanze ed esigenze dei cittadini. ....Se oggi ci fosse stato lui, non credo che a qualcuno potesse essere concesso il lusso di chiudersi in un Bunker a fare e disfare delle “cose pubbliche”…. Ma penso pure che i Caposelesi di quei tempi sarebbero stati al suo fianco per evitare che quello che accade oggi si potesse verificare. Auguri ai Francesco e ai noi Caposelesi affinchè ci possiamo riappropriare della forza necessaria per tornare LIBERI come in quel tempo e guardarci negli occhi!

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Storie

MIGRANTES, una storia tutta italiana

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di Dora

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incontro, di dialogo e di non violenza. La maggior parte delle comunità dell’Italia meridionale ha manifestato disponibilità all’accoglienza e spirito di solidarietà verso gli extracomunitari di varie etnie che si sono ben integrati; altre, a livello nazionale, si sono chiuse nella paura perché hanno percepito in modo minaccioso la loro presenza che ritengono giusto respingere per motivazioni ritenute valide, segno di una nazione divisa a metà sull’accoglienza e la condivisione. Presentando l'ultimo rapporto, Amnesty International ha rilevato infatti "una pericolosa china razzista" del nostro Paese, mentre diverse iniziative promosse dalle associazioni della società civile cercano di contrastare le campagne di criminalizzazione degli immigrati e dei rom e ad aprirsi senza paura agli altri difendendone i comuni diritti. La realtà è che non apparteniamo al presente, non apparteniamo ad un unico mondo, quel mondo che si può raggiungere solo accettando e non tollerando il diverso, accettandoci l’un l’altro. “Preghiamo per tanti fratelli e sorelle che cercano rifugio lontano dalla loro terra, che cercano una casa dove poter vivere senza timore, perché siano sempre rispettati nella loro dignità. Incoraggio l' opera di quanti portano loro un aiuto e auspico che la comunità internazionale agisca in maniera concorde ed efficace per prevenire le cause delle migrazioni forzate. E vi invito tutti a chiedere perdono per le persone e le istituzioni che chiudono la porta a questa gente che cerca una famiglia, che cerca di essere custodita”. E’ l’accorato invito che Papa Francesco ha rivolto Urbi et Orbi in occasione della Giornata mondiale del Rifugiato.

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turno alla conquista di potere politico o di una poltrona. La politica che dovrebbe dare risposte ad un tale problema continua ad essere l’affermazione e il consolidamento di se stessa e di quanti vi gravitano intorno. Il disagio che si vive in questi giorni in alcune città, nei porti e nelle stazioni metropolitane è nato a causa della chiusura delle frontiere verso la Francia, la Svizzera e l’Austria, una chiusura che ha interrotto il cammino della speranza, accettata con eloquente silenzio da un’Europa che fatica a condividere i principi di buon governo, che non si scuote da un atavico torpore per promuovere nuove forme di protezione internazionale, nonostante una politica comune sull’asilo. Si ha l’impressione che politici e amministratori siano attenti soprattutto ai meccanismi di amministrazione dei flussi migratori e non a confrontarsi con il fenomeno delle migrazioni e con gli aspetti che lo accompagnano. Le società europee sono, purtroppo, attraversate da preoccupanti spinte razziste e di carattere xenofobo nei confronti soprattutto dei migranti e della popolazione rom. E’, quindi, opportuno elaborare politiche esplicite e concertate, dove i migranti non siano capro espiatorio per altri problemi sociali, né minaccia alla sicurezza e alla stabilità. Una cosa è certa: gli italiani hanno più paura, tanto che, nonostante i reati, i furti, gli omicidi siano complessivamente diminuiti, hanno la sensazione del contrario, si sentono comunque più insicuri. Per cui, dovendo attribuire a qualcuno la "colpa" di questa sensazione, rischiano sempre più di legare la criminalità alla presenza degli immigrati. Sentimento che apre la strada alla xenofobia o, comunque, non facilita l'integrazione degli stranieri in Italia. L’atteggiamento dei giovani diventa determinante nel creare una società di

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schiavi di origine africana attraverso l'Oceano Atlantico fra il XVI e il XIX secolo; nessuno ignori le conseguenze che portarono alla morte circa 10 milioni di africani mentre molti altri vennero strappati per sempre alla loro terra, come abbiamo appreso dai libri di storia. Molti afroamericani e africani chiamano, ancora oggi, questo fenomeno black holocaust oppure olocausto africano. In questo terzo millennio i derelitti del mondo sono ancora tanti, sono i diversi che muoiono tra una immane indifferenza. Questa diversità, però, non preclude la possibilità di contatto, ad essa non consegue una diversificazione dei diritti naturali dell’uomo: diritto alla vita, alla libertà, alla famiglia, alla felicità. Noi Italiani abbiamo nobili natali: discendiamo da Greci e Romani. In Grecia la parola “xenia” si utilizzava per definire il vincolo di ospitalità che legava le famiglie anche a distanza di generazioni. La Xenia (dal greco ξενία, xenía) riassume il concetto dell'ospitalità e dei rapporti tra ospite ed ospitante nel mondo greco antico, della cui civiltà costituiva un aspetto di grande rilievo. La xenia si reggeva su un sistema di prescrizioni e consuetudini non scritte, era un’istituzione la cui radice xenos vuol dire straniero. Vitruvio, a tal proposito, ci tramanda che gli artisti dell'antica Grecia chiamavano "xenia" un genere pittorico (vicino alla moderna natura morta) che rappresentava galline, uova, ortaggi, frutti e altri prodotti della campagna che venivano solitamente donati all'ospite. L’ospite era sacro. Da noi, in questi ultimi anni sempre più stranieri raggiungono i porti del Sud attraversando il Mediterraneo che per molti è diventato un grande cimitero senza sarcofagi. Molti migranti vengono rimpatriati come clandestini e ne rientrano il doppio dalle nostre coste, comode per lo sbarco. Quanti sono con esattezza nessuno lo sa. E’ duro l’impatto con la realtà, per essi s’infrange l’illusione di trovare la terra promessa. L’esigenza rende incurante l’accettare qualsiasi tipo di lavoro da quello più umile, faticoso, pericoloso a quello illecito. Molti di loro non vogliono una duratura residenza nel tempo, sperano in un rientro nel loro Paese con denaro sufficiente per una vita migliore. La classe politica di oggi è forse un poco lontana dalle loro vere esigenze, mentre le forze dell’ordine devono, attraverso la tolleranza, combattere le forze avverse pilotate da qualche personaggio di

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icuramente, negli ultimi tempi, ognuno di noi si sarà chiesto: la solidarietà ha ancora una ragione di essere? Siamo ancora di utilità a qualcuno o siamo solo appagati dal nostro benestare? Circa cento anni fa, escluso il ristretto numero dei benestanti, il resto della popolazione aveva bisogno di tutto. La povertà era tale che qualsiasi servizio o dono, anche il più insignificante, o un gesto di generosità bastava per ottenere la perenne riconoscenza del beneficiario. I tempi e le condizioni del nostro Paese, per fortuna, sono cambiati. Le peggiori condizioni sopportate dall’Italia si sono verificate soprattutto nei secoli XIX e XX, quando il Paese è stato interessato dal fenomeno dell'emigrazione che ha riguardato dapprima il Settentrione (Piemonte, Veneto e Friuli in particolare) e, dopo il 1880, anche il Mezzogiorno. Molte navi con migliaia di italiani, armati di voglia di riscatto, si diressero nelle Americhe dove i nostri migrantes fuggivano da una diffusa povertà in cerca di un futuro migliore. La grande emigrazione ebbe, dunque, come destinazioni soprattutto l'America del sud ed il Nord America (in particolare Argentina, Stati Uniti e Brasile, dove alla fine dell’800 era stata abolita la schiavitù, paesi con grandi estensioni di terre non sfruttate e con necessità di manodopera) . Non mancò alla fine del XIX secolo anche una consistente emigrazione verso l'Africa, che riguardò principalmente l'Egitto, la Tunisia ed il Marocco, ma che nel secolo XX interessò pure l'Unione Sudafricana e le colonie italiane della Libia e dell'Eritrea. Oggi i migrantes sono altri: una folla di disperati allocati ai margini delle grandi città, clandestini o autorizzati spinti alla partenza dal loro Paese da fame, povertà, guerre, terrore politico, morte, disperati che pagano somme esose per un viaggio pieno di pericoli e disagi sperando nell’asilo politico e in una vita migliore. Le loro condizioni sono di estrema precarietà economica. Spesso sono mortificati nei loro valori culturali e nella loro dignità umana, frutto di una rabbia repressa che mal digerisce la cosiddetta invasione del proprio territorio. Non di rado emerge la tendenza ad evidenziare nei flussi migratori, con conseguenti reazioni sociali e xenofobe, gli aspetti più drammatici: criminalità, prostituzione, terrorismo politico, povertà. Il razzismo in Italia, o l’atteggiamento di razzismo, è un fenomeno storico, sicuramente complesso, difficilmente definibile univocamente. Affonda le sue radici nel tempo, è noto nella storia sin dall’antico impero di Roma verso i barbari conquistati e verso i cristiani. Penso che nessuno ignori l'espressione “tratta atlantica degli schiavi africani” che si riferisce al commercio di

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Extracomunitari a S.Angelo dei Lombardi


Osservazioni

LE SPESE DEL COMUNE DI CAPOSELE NEL 2014

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DIFFERENZA +696.263,99 +192.326,89

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292.882,01 109.229,05 0,00 106.457,61 83.005,15 3.234,15 76.114,67 0,00 63.433,24 0,00 46.799,93 20.483,13

+130.486,10 +152.189,13 +176.675,43 +54.276,00 +76.941,45 +155.631,11 +61.760,71 +123.517 +22.458,73 +75.620,40 +27.763,03 +45.655,59

64.037,34 57.159,06 57.009,11 48.697,10

0,00 7.351,03 35.938,78 47.304,33

+64.037,34 +49.808,03 +21.070,33 +1.392,77

43.242,12 39.366,89 36.903,98 35.523,65 32.130,23 28.506,45

0,00 8.925,13 33.279,19 37.304,20 9.049,19 0,00

+43.242,12 +30.441,76 +3.624,79 -1.780,55 +23.081,04 +28.506,45

28.307,91

23.570,15

+4.737,76

26.522,16 25.052,00 24.429,52

20.661,92 19.568,57 42.431,27

+5.860,24 +5.483,43 -18.001,75

22.619,06 22.387,20 22.078,66

12.884,47 5.376,95 0,00

+9.734,59 +17.010,25 +22.078,66

21.275,99 17.619,61 17.031,01

148,00 20.627,93 10.478,07

+21.127,99 -3.008,32 +6.552,94

15.301,03 15.291,06 15.185,01 13.756,51 13.005,00 12.669,85 8.428,73 8.400,48 5.815,39

17.105,09 15.158,26 17.121,88 5.384,37 3.701,15 708,99 2.296,41 2.296,41 1.745,00

-1.804,06 +132,8 -1.936,87 +8.372,14 +9.303,85 +11.960,86 +6.132,32 +6.104,07 +4.070,39

489.969,21 423.368,11 261.418,18 176.675,43 160.733,61 159.946,60 158.865,25 137.875,38 123.516,99 85.891,97 75.620,40 74.562,96 66.138,72

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di Caposele ad interessarsi della cosa pubblica, magari facendosi spiegare da chi di dovere anche le voci in cui le somme possono apparire ingenti o stridenti con le corrispettive somme spese ad Ardesio. Sono sicuro che le risposte non potranno non arrivare chiare, esplicative ed esaustive. Ad ogni modo, tragga ognuno le proprie conclusioni. Venendo alla tabella in oggetto, essa è divisa in quattro colonne: la prima riporta il numero d’ordine, la seconda le voci di spesa, la terza le somme di denaro spese a Caposele e la quarta quelle spese ad Ardesio. La quinta, infine, mostra la differenza esistente tra le prime due. Essa è contraddistinta dal segno ‘+’ quando Caposele ha speso di più rispetto al paese orobico e dal segno ‘-’ quando invece ha speso meno di Ardesio. Buona lettura a tutti.

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Al termine della disamina, però, rattrista dover vedere che ad Ardesio si spenda molto meno che a Caposele, con risultati, mi si permetta la sottolineatura, dato che in quelle zone ci ho vissuto per cinque anni, qualitativamente non certo meno significativi. Quanto detto non vuol essere assolutamente una critica ma solo una constatazione di fatto: le voci finali, infatti, riportano una spesa, per Caposele, che ha popolazione e territorio leggermente minori, di ben quattro milioni e mezzo di euro a fronte di una corrispondente spesa, per Ardesio, di nemmeno tre milioni di euro. Sono sempre convinto che nel lavoro altrui si debba entrare in punta di piedi per cui sono sicuro che i responsabili del denaro pubblico caposelese abbiano avuto ragioni giuridicamente fondate e ponderate necessità atte a giustificare le spese sotto elencate. Ad ogni modo, il fine dell’articolo non è quello di fare vuota e sterile polemica bensì quello di sensibilizzare i cittadini

Anticipazione di fondi per il servizio economato Organizzazione manifestazioni e convegni Altre spese di personale (lavoro flessibile: personale con contratto di formazione e lavoro, lavoratori socialmente utili) Spese per gli organi istituzionali dell'ente - Rimborsi Pubblicazioni, giornali e riviste Contratti di servizio per trasporto Altri tributi Impianti sportivi Trattamento di missione e rimborsi spese viaggi Utenze e canoni per riscaldamento Acquisto di beni di consumo per consultazioni elettorali Altri oneri per il personale in quiescenza Imposte sul patrimonio Organismi e altre Commissioni istituiti presso l'ente Trasferimenti correnti ad aziende sanitarie Equipaggiamenti e vestiario Acquisto di servizi per spese di rappresentanza Restituzione di depositi cauzionali Acquisto di beni per spese di rappresentanza Trasferimenti correnti a altri enti del settore pubblico Manutenzione ordinaria e riparazioni di immobili Opere per la sistemazione del suolo Trasferimenti correnti a comuni Trasferimenti correnti a istituzioni sociali private Rimborso mutui a Cassa depositi e prestiti - gestione Tesoro INCARICHI PROFESSIONALI ESTERNI Rimborso mutui e prestiti ad enti del settore pubblico Altre infrastrutture Mezzi di trasporto Interessi passivi a Cassa depositi e prestiti - gestione Tesoro Cimiteri Trasferimenti in conto capitale a famiglie Trasferimenti correnti a famiglie Incarichi professionali Altri utilizzi di beni di terzi Restituzione di tributi ai contribuenti Trasferimenti correnti a imprese pubbliche Trasferimenti in conto capitale a province Acquisto di derrate alimentari Mobili, macchinari e attrezzature Buoni pasto e mensa per il personale Locazioni Spese per consultazioni elettorali a carico di altre amministrazioni Acquisizione o realizzazione software Utenze e canoni per acqua Straordinario per il personale tempo indeterminato Licenze software Tassa di rimozione rifiuti solidi urbani

5.164,00 4.000,00 3.549,04

300,00 489,50 0,00

+4.864,00 +3.510,50 +3.549,04

3.523,00 2.825,34 2.711,40 2.299,52 1.890,51 1.307,38 827,72 739,66

171,50 1.635,64 3.889,42 795,63 0,00 2.208,15 61.395,26 0,00

+3.351,50 +1.189,70 -1.178,02 +1.503,89 +1.890,51 -900,77 -60.567,54 +739,66

702,84 578,00 524,06 500,00 416,75 261,78 200,00 54,45 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00

0,00 0,00 1.999,99 202,55 2.036,72 0,00 200,00 0,00 25.8105,75 188.018,40 175.542,98 154.754,34 93.920,00 42.282,21

+702,84 +578,00 -1.475,93 +297,45 -1.619,97 +261,78 0 +54,45 -258.105,75 -188.018,40 -175.542,98 -154.754,34 -93.920,00 -42.282,21

0,00 0,00 0,00 0,00 0,00

40.405,87 32.739,27 31.477,21 26.363,96 22.763,97

-40.405,87 -32.739,27 -31.477,21 -26.363,96 -22.763,97

0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00

22.147,78 20.701,47 19.848,04 18.119,95 11.838,80 8.473,18 8.002,24 7.453,80 7.086,55 6.236,78 5.921,76 4.545,00 4.396,44

-22.147,78 -20.701,47 -19.848,04 -18.119,95 -11.838,80 -8.473,18 -8.002,24 -7.453,80 -7.086,55 -6.236,78 -5.921,76 -4.545,00 -4.396,44

0,00 0,00 0,00 0,00 0,00

3.660,00 2.441,20 2.156,63 2.147,20 2.146,00

-3.660,00 -2.441,20 -2.156,63 -2.147,20 -2.146,00

Corsi di formazione per il proprio personale Imposte sul registro Trasferimenti correnti a comunità montane Valori bollati Noleggi Medicinali, materiale sanitario e igienico Trasferimenti correnti a province Hardware Contratti di servizio per riscossione tributi Trasferimenti correnti a imprese private TOTALE

0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 4.510.900,75

1.690,00 1.626,00 1.563,34 1.304,00 1.299,99 899,57 467,09 299,69 96,97 41,32 2.965.346,27

-1.690,00 -1.626,00 -1.563,34 -1.304,00 -1.299,99 -899,57 -467,09 -299,69 -96,97 -41,32 +1.545.554,48

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ARDESIO 741,76 411.568,03

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4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15

CAPOSELE 697.005,75 603.894,92

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VOCE DI SPESA Trasferimenti in conto capitale ad altri Competenze fisse per il personale a tempo indeterminato Fabbricati civili ad uso abitativo, commerciale e istituzionale Contratti di servizio per smaltimento rifiuti Utenze e canoni per energia elettrica Fabbricati industriali e costruzioni leggere Contributi obbligatori per il personale Ritenute erariali Altre spese di manutenzione ordinaria e riparazioni Servizi scolastici Altri contratti di servizio Vie di comunicazione ed infrastrutture connesse Infrastrutture idrauliche Ritenute previdenziali e assistenziali al personale Altre competenze ed indennità accessorie per il personale a tempo indeterminato Lavoro interinale Spese per liti (patrocinio legale) IRAP Rimborso mutui a Cassa depositi e prestiti gestione CDP spa Mense scolastiche Manutenzione ordinaria e riparazioni di automezzi Assicurazioni Altre spese per servizi Altre ritenute al personale per conto di terzi Trasferimenti correnti ad altre imprese di pubblici servizi Spese dell'ente per gli organi istituzionali Indennità Assistenza informatica e manutenzione software Carburanti, combustibili e lubrificanti Interessi passivi a Cassa depositi e prestiti gestione CDP spa Altri materiali di consumo Carta, cancelleria e stampati Acquisto di beni specifici per realizzazioni in economia Trasferimenti correnti ad altri Servizi ausiliari e spese di pulizia Contributi per indennità di fine servizio e accantonamenti TFR I.V.A. Materiali e strumenti per manutenzione Altre spese per servizi per conto di terzi Utenze e canoni per telefonia e reti di trasmissione Spese postali Materiale informatico Materiale e strumenti tecnico-specialistici Incarichi professionali Utenze e canoni per altri servizi

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morfologia del territorio, popolazione, economia ed estensione. La scelta è caduta su Ardesio, un comune della provincia di Bergamo il cui territorio è di altura, come quello di Caposele (a dire il vero, Ardesio e quasi totalmente montuoso); anche il numero di abitanti è quasi lo stesso: 3555 per Ardesio a fronte dei 3494 per Caposele: solo 61 abitanti in più di differenza. L’estensione del territorio comunale del paese orobico è di 54,44 kmq, mentre quella di Caposele è leggermente minore: 41,5 kmq. Ciò fa sì che la densità abitativa di Caposele sia leggermente più alta: 84,1 ab/kmq contro i 65,30 ab/kmq del paese bergamasco. Caposele è un paese a forte vocazione agricola e turistica e così anche Ardesio, avendo nel suo territorio delle belle valli che lo rendono uno dei paesi più apprezzati, dal punto di vista turistico, del bergamasco. Perché questa comparazione tra due comuni? Semplice, perché a volte solo tramite un confronto tra entità simili ci si può rendere conto dove, nella gestione dei soldi pubblici, si è più virtuosi e dove, invece, si è purtroppo manchevoli. Un confronto serio, però, deve necessariamente tener presente che durante un anno, in questo caso il 2014, può capitare che un Comune abbia esigenze, e quindi voci di spesa maggiori, che un altro non ha.

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e spese di un Comune sono un argomento molto delicato per cui, prima di affrontarle, tra l’altro in maniera soltanto statistica e non qualitativa, è bene fare una premessa che ritengo fondamentale: per mandare avanti un Comune di soldi ce ne vogliono, ed anche tanti. Questo per preparare il lettore, che magari si accinge a dare un’occhiata ai conti del Comune per la prima volta, a non spaventarsi quando vedrà le cifre astronomiche riportate in tabella. Queste, purtroppo, sono di ordinaria amministrazione in ogni comune d’Italia. Dico ‘purtroppo’, perché in effetti, spesso e volentieri, ad una mole immane di denaro speso non corrispondono servizi qualitativamente corrispondenti. Ovviamente una tale considerazione varia da Comune a Comune. Chi volesse accedere alla fonte da cui sono stati presi i dati, basta che si colleghi al sito http://soldipubblici.gov. it/it/home: qui potrà trovare i conti di ogni singolo Comune d’Italia declinati voce per voce. Nella tabella a seguire sono stati riportati, però, non soltanto i dati relativi alla spesa di Caposele per la sua amministrazione, ma anche quelli di un altro Comune che si trova in un’altra zona d’Italia e che è simile al nostro per

di Mario S

49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93

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Sociale

Come muore una comunità?

di Gelsom

ina Monte

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comportamenti, dalle nostre scelte individuali, dai nostri atteggiamenti, da ciò che facciamo e da ciò che non facciamo. Diceva un “piccolo” uomo morto per mano di un estremista indù 70 anni fa: “Sono le azioni che contano. I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fintanto che non vengono trasformati in azioni. Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo.” O come dice Paulo Coelho: “The world is changed by your example, not by your opinion”…..

San Gerardo portato in processione a Caposele la prima domenica di settembre

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Una comunità si spegne quanto Una comunità muore quando “…Lentamente muore chi diventa l’ansia di affermazione di sé prevarica si chiude su se stessa, incapace di schiavo dell’abitudine, ripetendo ogni e compenetra ogni momento nella vita confrontarsi con il mondo, la Storia, giorno gli stessi percorsi, chi non della comunità stessa, quando ogni ciò che la circonda. rischia…” episodio viene interpretato e vissuto Una comunità muore quando le Vorrei prendere spunto da questi come un irrinunciabile passaggio nello persone non sanno dire “ho sbagliato” versi e cercare di fare una riflessione sul e muore nella sicumera che ignora o sviluppo della reputazione e visibilità senso di comunità: “Perché si perde il del singolo. nasconde sotto il tappeto i problemi. senso della comunità o, quanto meno, lo Solo i forti sanno dire “ho sbagliato”, i Una comunità si spegne quando è si sente troppe volte affievolito e svilito? vittima di perbenismo e conformismo deboli non sbagliano e non si scusano Perché viviamo continue tensioni mai. che uccidono la voglia di crescere, di e contrapposizioni, e un senso di confrontarsi e di migliorarsi. E solo i forti rendono a loro volta incertezza e insoddisfazione per quel Una comunità si spegne quando forte una comunità. che facciamo o non facciamo?” E allora come recuperare il senso prevalgono l’illusione della correttezza Spesso, superficialmente, si pensa e l’eleganza della forma rispetto alla della comunità? che “il senso di comunità” sia violato Non ho certo la presunzione di dare verità e asprezza della sostanza. quando si ingenerano contrapposizioni Una comunità muore quando i lezioni su come ricostruire un senso o dibattiti accesi, quando si deroga di comunità che mi pare sempre più singoli usano la propria posizione dall’etichetta e dalle “buone maniere”, come trampolino di lancio per il indebolito. quando emergono tensioni e differenze Posso provare a esprimere qualche passaggio di carriera successivo, di opinioni nella caratterizzazione di pensiero e convinzione ciò che dovrebbe essere il Una comunità muore quando i singoli usano la propria posizione che ho maturato nel corso “comune sentire”. Io credo come trampolino di lancio per il passaggio di carriera successivo, del tempo. sia una analisi sbagliata o ignorando o mettendo in secondo piano le responsabilità e i Serve una sincerità quanto meno insufficiente. doveri associati al ruolo che ricoprono al momento. appassionata, rispettosa Certamente, una delle persone, ma comunità deve fondarsi ignorando o mettendo in secondo piano intellettualmente intransigente. sulla capacità di comunicare e interagire Serve un impegno trasparente e le responsabilità e i doveri associati in modo aperto e rispettoso delle convinto per il “bene comune” che al ruolo che ricoprono al momento. persone. dia credibilità e autorevolezza a chi Una comunità si spegne nella Ma una comunità è anche il ricopre responsabilità all’interno di una contrapposizione sorda e sterile, luogo delle passioni e talvolta delle comunità. nella volgarizzazione del confronto o, contrapposizioni. Il senso di comunità Serve onestà intellettuale in ogni all’altro estremo, nel silenzio e nella emerge o si spegne in funzione di come ambito della nostra attività, sempre, mancanza di dibattito e interlocuzione queste tensioni e passioni vengono incessantemente, continuamente. che svilisce e mortifica chi la pensa vissute. Serve un reale senso del servizio diversamente, o nella mancanza di Una comunità si spegne quando che ridia significato e credibilità a rispetto e attenzione sostanziale, e non le regole sono interpretate e vissute espressioni come “civil servant”. solo formale, per chi si ha di fronte. in modo ipocrita e intellettualmente Serve saper ascoltare, sul serio e Una comunità muore quando si disonesto, cioè quando esse vengono non come finzione o uso strumentale gioca sempre al ribasso, cercando di applicate in certi casi e interpretate delle persone. accontentare tutti senza disturbare in altri, tipicamente in funzione della Serve avere il senso del limite. nessuno, incapaci di trovare sintesi persona coinvolta, oppure quando Serve avere la consapevolezza e il condivise alte, difficili, ambiziose, vengono cambiate e adattate in funzione rispetto dei propri doveri e non solo ma realmente utili alla comunità nel del risultato che una parte vuole la rivendicazione dei propri diritti. suo complesso. ottenere. Serve vivere una responsabilità con Una comunità si spegne quando Una comunità si spegne quando si autorevolezza, passione e decisione, diviene vittima di una retorica vuota preferisce la mistificazione e la finta ma mai con distacco o senso di e fine a stessa che ignora e non coglie cordialità dei rapporti ad una sincera rivalsa e giammai come strumento per i problemi, le difficoltà, le ansie e le e ricca dialettica che affronti i nodi l’affermazione di sé. paure che la attraversano. critici senza timore, sapendosi mettere Non basta aspettare Godot! Una comunità muore quando i in gioco e con il coraggio di cambiare Una comunità non nasce solo perché singoli non riconoscono i talenti, le ciò che va cambiato, nel pieno rispetto c’è una guida illuminata che la crea e competenze, la professionalità delle delle persone, ma senza alcuna paura di la anima. Forse ciò è stato possibile per altre persone. denunciare i problemi che la comunità grandi figure del passato come Gesù o Una comunità muore quando si vive e sperimenta. Gandhi o Franklin Delano Roosevelt. spacciano legittimi interessi personali Una comunità si spegne quando In generale, i leader di una comunità come interessi collettivi, senza saper si preferisce una “bella vita” senza li scegliamo o riconosciamo noi, sono distinguere e gestire con trasparenza contrasti ad una “vita bella” che la nostra immagine, la sintesi del nostro gli uni e gli altri. persegua con determinazione e anche sentire. Non esiste un rappresentate Una comunità muore quando sacrificio gli ideali e gli obiettivi che migliore del suo popolo. si scambia solidarietà con sono alla base di quella comunità. Non basta auspicare l’arrivo del assistenzialismo e negazione del In altri termini, la comunità muore salvatore o di un Godot redentore. merito, oppure, all’opposto, quando quando manca la “ricerca del bene si chiudono gli occhi di fronte a chi È da noi per primi che deve partire comune” di cui, nei fatti, troppo spesso il cambiamento, dai nostri singoli soffre e ha bisogno di aiuto. ci dimentichiamo.

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Uno sguardo alla Basilica


Vita religiosa

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di Don Vincenzo Malgieri parroco di Caposele

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il dovere dii accogliere e di educare i figli, come anche il dovere di prendersi cura dei genitori e “di proteggere ed accudire i membri più deboli della famiglia”. So bene quanto sia attualmente difficile il compito dei genitori. Non è facile educare i figli alla fede ed ai valori della vita, ma Dio lo si può mostrare e far amare con l’esempio di fede che si vive in casa. Se nel focolare domestico regna amore, serenità, pace, misericordia, Dio è presente e l’esperienza di fede dei figli sicuramente ne sarà influenzata e li accompagnerà per la vita. E’ bello ricordare le tre parole che il Papa consegna alle famiglie: “permesso, grazie e scusa”. Egli raccomanda di non terminare la giornata senza far pace e senza chiedersi scusa. Siamo in clima natalizio e Natale è la festa in cui le famiglie si riuniscono e i vincoli affettivi si rinsaldano. Eppure quante famiglie si dividono per gelosie, rivalità, per una eredità.

L'interno della Chiesa Madre

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apporti dalle chiese locali del mondo, che evidenziano una situazione attuale, fatta di luci ed ombre, si sono cercate vie concrete per accompagnare le famiglie ed inserirle sempre più nella vita della Chiesa, comprendendo anche quelle in difficoltà. A quanti devono confrontarsi con incomprensioni, violenze, prepotenze, divisioni che “intaccano il cuore e la vita dei figli”; ai cuori feriti non parole dii condanna, ma rispetto e comprensione dell’assemblea sinodale. Nessuno, infatti, deve sentirsi un escluso nella Chiesa, ognuno vi può trovare il suo posto. Questo significa, qualora ci siano le condizioni, l’accesso alla pienezza dei sacramenti dopo un percorso di accompagnamento e di discernimento secondo l’insegnamento della Chiesa. Il Sinodo ha anche riaffermato la bellezza della famiglia nel piano di Dio e poiché nel mondo c’è bisogno di una robusta iniezione di spirito familiare”, essa va riscoperta, sostenuta

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LA CHIESA IN CAMMINO CON LA FAMIGLIA

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Questo è il tempo per mettere da parte il proprio egoismo e per andare incontro all’altro.

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l 2015 è stato un anno che la chiesa ha vissuto intensamente. La catechesi del mercoledì del Papa, l’incontro mondiale delle famiglie a Filadelfia ed il Sinodo hanno posto al centro dell’attenzione la famiglia, cellula fondamentale della società. Essa, da sempre è stata fonte di rapporti e ruoli familiari a cui la nostra civiltà ha fatto e continua a fare riferimento e che rispondono alle figure di marito, moglie, padre, figlio, fratello, nonni etc., in quanto tale è un’iniziazione alla vita sociale. Purtroppo in questi ultimi decenni le mille difficoltà del vivere quotidiano dovute alla crisi economica, alla devastante mentalità sempre più laica, alle nuove dinamiche culturali che privilegiano il relativismo, l’individualismo e la ricerca dell’utile, del piacere, stanno minando l’istituto familiare. Sono in aumento le separazioni, i divorzi e al matrimonio sono preferite le unioni di fatto e le convivenze. In questo contesto di cambiamenti profondi, per vivere la sua missione nella carità, la Chiesa si è posta accanto agli uomini e alle donne di oggi per interrogarsi con loro e, mostrandosi come madre che non giudica, ma accoglie chiunque bussa e corregge senza umiliare ed educa con l’esempio, ha avviato momenti di incontro, di riflessione comune e di discernimento. Da qui il documento che ha raccolto i contributi pervenuti da tutte le diocesi del mondo, l’incontro a Filadelfia delle famiglie ed il Sinodo. Non è privo di significato la santificazione dei genitori di Santa Teresina di Lisieux avvenuta proprio il 18 ottobre scorso, nel corso del Sinodo. Le famiglie riconosciute sante dalla chiesa con la loro vita semplice alimentata dalla fede, ci rivelano come nel focolare domestico si può vivere il Vangelo in modo semplice e quotidiano, perciò possono essere un modello per quelle di oggi. A quelle che rispondono alla loro vocazione e missione con gioia e fede, anche quando si trovano dinanzi a ostacoli, incomprensioni e sofferenze, i Padri sinodali hanno rivolto il pensiero ringraziando il Signore per i loro buoni esempi. Non hanno, però, di affidare alla preghiera quanti sii trovano “a tu per tu con la propria solitudine nel crepuscolo amaro di sogni e progetti affranti.” Il Sinodo è stato vissuto in maniera forte collegiale con l’attenzione alla persona e lo spirito di misericordia propri del magistero che papa Francesco sta trasmettendo come stile alla Chiesa tutta. Dopo una analisi attenta degli

Il mio augurio è che Natale sia l’occasione per tutti noi di diventare migliori di quello che siamo e, sapendo che gli anni passano sempre più in fretta, cerchiamo di rinnovare la nostra vita rendendola sempre più santa.

La Rai durante le riprese nella Chiesa

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Particolare altare Chiesa Sanità

e valorizzata. Come generatrice di vita, di relazioni, di azione sociale, la famiglia può essere soluzione per il superamento dell’individualismo esasperato che genera solitudine. Costruendo rete di relazioni tra famiglie e singoli individui, anche i più sofferenti e fragili possono sentirsi sempre in compagnia. La famiglia, dunque, nonostante le ferite può salvare se stessa e gli altri. A Caposele le famiglie vivono le stesse contraddizioni del ondo contemporaneo. A loro rivolgo il mio pensiero e la mia preghiera. Ricordo che la famiglia nasce dalla promessa d’amore e di fedeltà che la coppia si fa e da questa promessa deriva, secondo il Pontefice, Anno XLIII - Dicembre 2015 N. 91

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Politica

DA CHE PULPITO VIENE LA PREDICA Un consiglio comunale vergognoso, un atto antidemocratico mai visto a Caposele: ecco perché la pensiamo così. La decadenza di un consigliere comunale votata nel consiglio comunale del 10/11/2015 è stato solo l'ultimo di una serie di atti antidemocratici e ignobili di questa amministrazione degli ultimi anni. Ecco le motivazioni (con gli audio, da ascoltare, degli interventi del nostro consigliere Melillo) sulla nostra posizione in merito

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E' stato convocato per martedì 10 novembre un consiglio comunale straordinario dal sindaco Farina per mettere fuori dalla porta un suo consigliere comunale (ex assessore) regolarmente eletto dal popolo, perché reo di aver "marinato" per tre volte consecutive il consiglio comunale. Questo improvviso rigore per il rispetto delle regole proviene da personaggi che con le regole non hanno niente a che fare. Infatti, ricordiamo che lo stesso sindaco Farina, oggi paladino delle regole, fu eletto consigliere di minoranza tra il 1999 e il 2004 quando ad amministrare era la maggioranza Arcobaleno del compianto "Peppino" Melillo, collezionando (FARINA) un numero inverosimile di assenze consecutive dai consigli comunali che andava ben oltre le tre, senza che gli venisse negato di poter adempiere al suo mandato popolare....ma ad amministrare c'era Melillo e la sua squadra, impensabile pensare che si macchiasse di atti antidemocratici e indecorosi, di così basso profilo politico, morale e istituzionale..... (ma....lasciamo stare, due sindaci chiaramente imparagonabili, il giorno e la notte!!).

La nostra battaglia per la difesa dell'ambiente e del territorio di Caposele è solo all'inizio. - Le nostre iniziative su questi temi saranno quelle di informare, sensibilizzare e coinvolgere il più possibile i nostri cittadini; - condividere con tutte le associazioni le nostre fondate preoccupazioni sullo stato dell'inquinamento derivante dai lavori di scavo della galleria Pavoncelli bis, invitandole a sostenere insieme a noi questa giusta battaglia: - ottenere i dati ambientali che vengono raccolti e mai resi noti alla popolazione civile; - sconfiggere il colpevole silenzio del sindaco e dei suoi amministratori su tutto quello che gira intorno ai lavori della galleria.

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Caposele: la democrazia è sospesa.

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convenienza e sicuramente non contro le persone. Riteniamo, infatti, che le giustificazioni alle assenze del consigliere (biglietti A/R per l’estero per motivi di lavoro più certificazione di un sindaco Rumeno) siano accettabili. Ecco perché quindi l’atto di questo consiglio è un danno. Tutto la questione il nostro consigliere l’ha spiegata bene nel suo secondo intervento che potete ascoltare su youtube. E’ stato un atto indegno, contro la democrazia atto a far tacere chi è contrario o ha un’opinione differente. Questo è fascismo o comunismo (chiamatelo come volete) ma sicuramente non volto al rispetto delle regole, fatto da un’amministrazione che si erge paladina delle regole, ma che le regole non le ha mai rispettate. Siamo di fronte solo all’ultimo dei tanti atti antidemocratici di questa amministrazione e noi continueremo sempre a combattere questo metodo e questi sistemi che con la politica, quella vera non hanno niente a che fare. Il Circolo Arcobaleno

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a questione che affrontiamo è semplice: ecco chi vuole insegnare le regole! L’attuale sindaco Farina in passato è stato anche consigliere comunale e, durante il suo mandato di assenze ne ha fatte un bel po’. Su un totale di 58 consigli, il consigliere Farina ha fatto ben 37 assenze. In particolare, quello che sconvolge è il numero di assenze consecutive: Il sindaco Farina, insomma, caccia fuori dal consiglio chi fa 3 assenze consecutive, ma dimentica il suo passato. La nostra posizione contraria all’espulsione del consigliere Conforti è sempre stata chiara e, attraverso il nostro consigliere l’abbiamo ampiamente espressa, nel primo intervento del consiglio comunale, tenutosi il 10 novembre 2015. Le motivazioni principali che ci hanno spinto a questa posizione sono chiaramente legate ad un carattere prettamente politico e non personale, senza votare a favore o contro la persona, in un paese che ha perso il lume della ragione e dove tutto diventa una questione personale. La posizione è contro un atto amministrativo che consideriamo antidemocratico e con l’unico obiettivo di tappare la bocca a chi non la pensa come loro. Tutto questo chiaramente a spese di chi? Dei CITTADINI ovviamente! Tutte queste riflessioni le potete trovare nel primo intervento che potete ascoltare su you tube sul nostro canale. Sappiamo che i regolamenti si applicano e le regole si fanno rispettare, di questo siamo consapevoli, ma non vogliamo una loro applicazione ad orologeria o a

"Nel nostro paese si consente, alla stessa persona, di esercitare nello stesso tempo il ruolo di assessore, quindi di responsabile politico, di responsabile amministrativo, che poi diventa presidente delle commissioni esaminatrici delle gare e si nomina responsabile del procedimento." cit. articolo. Questa è democrazia? Queste sono le regole?

L'APPELLO del PRESIDENTE Non so quanti si siano resi conto del crollo etico che sta investendo settori sempre più ampi della classe dirigente del nostro Comune e il caso Conforti ne è una testimonianza. Una deriva morale che è sempre più spesso vera e propria questione criminale. Di fronte a questa deriva che rischia di disintegrare la nostra democrazia non si può più attendere, né rimanere alla finestra a guardare. E' il momento delle assunzioni di responsabilità piena. I politici che interpretano il loro ruolo come orientato a realizzare il solo interesse pubblico e della nazione si riuniscano, immediatamente, per preparare un programma che sia, allo stesso tempo, di resistenza costituzionale e di governo per la costruzione di un'altra Italia. La parte sana della società civile partecipi, in tutti i modi pacifici che si possano ipotizzare, alla realizzazione di una mobilitazione culturale senza precedenti in quanto il pericolo dell'oblio, della metastasi istituzionale e del crollo finale con questi nostri amministratori sono qui, dietro l'angolo. Il presidente del Circolo Arcobaleno Raffaele Monteverde

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Politica

QUANDO LA POLITICA E’ POVERA DI IDEE E DI PRINCIPI di Giuseppe G

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comunale, sopprimendo la norma che prevedeva la possibilità di nominare assessori esterni (massimo 2) e ciò venne fatto, cosa gravissima, al solo scopo di impedire l’entrata in giunta di un componente di sesso femminile (obbligatorio per legge). Anche in quella occasione la maggioranza consiliare minò un principio importante del nostro Statuto comunale, per un obiettivo ingiusto e sgradevole, peraltro offensivo per quella parte importante che è il genere umano femminile. Mancanza di sensibilità e pudore. Chiudo esprimendo la mia fondata speranza affinchè, nel futuro prossimo, le nuove generazioni, formatesi anche attraverso la lettura di tanti classici del pensiero politico, possano avvicinarsi alla politica e possano prendere in mano l’agenda politica di questo paese, che merita molto di più di quello che oggi viene loro offerto.

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ciò che è stato valutato non è se il consigliere Conforti ha tempestivamente e adeguatamente giustificato le assenze, ma come si è comportato politicamente. Quindi la maggioranza si è arrogato il potere di decidere della sorte di un consigliere sulla base del suo comportamento politico. E qui sta la gravità del fatto. Il concetto che ognuno di noi dovrebbe capire. Può una maggioranza politica arrogarsi il potere di eliminare una voce discorde? A questo punto consiglierei a qualcuno di andarsi a rileggere qualche libro, fondamentale per capire quali sono le regole basilari della vita democratica. In coda a questo articolo vorrei solo ricordare a quelli che hanno votato per la decadenza del consigliere Conforti il pensiero del filosofo francese, illuminista, Voltaire che diceva: “non condivido la tua idea, ma darei la vita perché tu la possa esprimere”. Se analizziamo bene, la maggioranza del Cuore ha più volte utilizzato in maniera disinvolta (per usare un eufemismo) la sua maggioranza in maniera distorta ed arrogante. Una prima volta modificò lo Statuto

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applicata in quanto nessuna maggioranza si è mai arrogato il potere di escludere dal consesso comunale un consigliere legittimamente eletto dal popolo. I casi in cui i consiglieri si siano assentati per ben tre volte, ma in alcuni casi per molte volte di più, sono numerosi nel nostro comune e, cosa curiosa, quello che è risultato più assente nel passato è stato proprio l’attuale sindaco, il dott. Pasquale Farina che, secondo gli annali dell’epoca, risultò assente per ben 37 sedute consiliari su un totale di 58 consigli comunali nell’amministrazione 1999 – 2004. Solo nell’anno 2003 si assentò per ben 11 volte consecutivamente. Il consigliere Farina apparteneva alla minoranza dell’epoca ma nessuno mai ritenne che fosse giusto farlo decadere, per eliminarlo dal consiglio comunale. Negli anni successivi la situazione degli assenteisti si è ripetuta numerose altre volte ma, ripeto, mai un provvedimento così grave di decadenza. La mancata applicazione è un principio di rispetto della democrazia e di tolleranza politica, che contraddistingue le amministrazioni corrette e, appunto, democratiche. Torniamo al caso che a noi interessa: è giusto che l’amministrazione abbia deliberato la decadenza del consigliere Conforti? Se la domanda la ponessimo ai cittadini di Caposele probabilmente la risposta sarebbe suddivisa in una determinata maniera che oggi io non posso sapere mancando dati certi. Però posso immaginare che sicuramente gli elettori dell’attuale maggioranza direbbero per la gran parte che l’amministrazione ha fatto bene, al contrario, i sostenitori dell’attuale minoranza direbbero, in maggioranza, che ha fatto male. Il tutto, probabilmente, si suddividerebbe sulla base di chi sta di qua e di chi sta di là. Questo modo di procedere però non è corretto perché il fatto va valutato in sé e non sulla base di quale parte della barricata si sta. Come si dice, bisogna entrare nel merito. Veniamo quindi al merito. Premesso che, come ho sopra specificato, l’atto è di per sé ingiusto moralmente e politicamente, perché nessuno può arrogarsi il potere di estromettere un consigliere eletto democraticamente, ma nel caso che ci occupa il fatto è ancora più grave perché il consigliere ha peraltro giustificato due assenze su tre e quindi non poteva assolutamente essere dichiarato decaduto. Il consigliere Conforti ha addotto due giustificazioni dimostrando che alle date fissate per le sedute consiliari si trovava addirittura all’estero per motivi di lavoro. Nonostante ciò la maggioranza consiliare ne ha dichiarato la decadenza. Ci si domanda: ma la maggioranza è stata indotta in errore? Cioè ha erroneamente valutato i fatti ovvero le giustifiche addotte dal malcapitato consigliere? No per la maggioranza il problema non è stata la giustificazione delle assenze ma una valutazione politica dell’attività del consigliere Conforti. In buona sostanza

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ensando all’argomento che avrei voluto trattare in questo numero de La Sorgente, evitando il solito articolo sulla politica locale, alla fine ho scelto di parlare sempre del medesimo argomento, lasciando agli altri redattori argomenti sicuramente più interessanti del mio per i lettori. Avrei potuto discorrere di argomenti riguardanti problematiche che affliggono il nostro comune sotto l’aspetto della vita sociale, del lavoro, dello sviluppo o di altro, ma mi limito a trattare un argomento che in questi giorni, se pure non strettamente attinente alla vita quotidiana di ognuno di noi, per il suo aspetto politico assume sicuramente un’importanza rilevante. L’argomento tratta della decisione del consiglio comunale di dichiarare la decadenza del consigliere Salvatore Conforti dalla carica, appunto, di consigliere comunale. Un evento che passerà alla storia del nostro comune perché non è mai accaduto che un’amministrazione comunale abbia adottato un tale simile sciagurato provvedimento per “eliminare” un consigliere scomodo. E sì il consigliere Conforti era diventato per questa maggioranza un consigliere scomodo. Eletto nell’ultima tornata elettorale nella maggioranza del “Cuore”, per motivi di contrasto politico, che non sto qui a raccontare ma che i lettori potranno approfondire leggendo l’intervento dello stesso Conforti al consiglio comunale incriminato, si è collocato in una posizione di netto contrasto con la maggioranza. Ovviamente ognuno può farsi un’idea e dire se l’atteggiamento dell’arch. Conforti sia condivisibile o meno ma questo non assume alcun rilievo rispetto all’atto che si è consumato. L’atto va analizzato per quello che rappresenta in sé e non per le ripercussioni politiche che può avere come conseguenza. In buona sostanza la maggioranza consiliare del Cuore ha escogitato questo trucco di applicare l’ articolo 29 dello Statuto Comunale per liberarsi dello scomodo consigliere. L’articolo 29 dello Statuto comunale, è il caso di precisare, prevede che “i consiglieri comunali che non intervengono alle sedute per tre volte consecutive, senza giustificato motivo, sono dichiarati decaduti con deliberazione del consiglio comunale”. Questo articolo riprende un principio già fissato dalla legge nazionale, specificandone la casistica e il numero di assenze da considerare. Lo Statuto comunale venne approvato nel 2001 e tra gli elaboratori del testo c’ero pure io e quindi ben ricordo lo spirito con il quale venne approvato. Ovviamente non può essere la mia interpretazione determinante ma la valutazione generale è che la norma vada applicata a quei casi estremi di consiglieri totalmente assenti dalla vita politica. In parole povere per quelle persone che elette consiglieri comunali si disinteressano completamente della vita politica oppure, per motivi vari, si sono allontanati dal territorio comunale. La norma per ben 14 anni non è stata mai

SBATTERE CONTRO UN MURO….DI GOMMA! Un manifesto firmato dalla maggior parte delle forze politiche del Paese, mette in evidenza il METODO antidemocratico degli amministratori attuali. Ma, di seguito, alcuni termini ne sintetizzano meglio il messaggio! MONOCRAZIA, PREPOTENZA, ARROGANZA, PRESUNZIONE, ISOLAMENTO, SUPERFICIALITA’,MIOPIA, INCAPACITA’, CATTIVERIA, ARROGANZA, STRAFOTTENZA. Anno XLIII - Dicembre 2015 N. 91

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Piazza Verdura, in una foto degli ann 40 - oggi piazza Dante

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La campana di Caposele, prima di essere installata sul campanile della Chiesa Madre da sinistra: Prezioso Galdi, Tonuccio avv. Corona, Vincenzo Malanga, Lorenzo Caprio, Cenzino Cozzarelli, Angelo Conforti, Tiruccio Corona, Gerardo Bruno, Gerardino Freda, Gerardo Cirillo,Rocchino Petrucci, Salvatore Farina

Una foto del 1975 – Da sinistra: Lorenzo Caprio, Vincenzo Baldi, Gerardo Del Guercio, Fiorenzo Conforti, NicolaConforti, Fernando Cozzarelli, Amerigo Del Tufo, Sante Marsili, Aristide Caprio, Salvatore Caprio, Ciccio Rosania. Dietro: Francesco Di Vincenzo, Emidio Alagia e Amedeo Pariante.Davanti: Achille Pizza, Angelo Sturchio, Giovanni Caprio, Franco Cozzarelli e Francesco Caprio. In grassetto sono riportati gli amici non più in mezzo a noi. Sono la bellezza di 12 persone.

La fontanina del Piano, via Imbriani e Lu piazzinu r’ lu guardiu

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Una foto del 1980: in primo piano Fernando Cozzarelli e Alfonso Merola

La chiesa di San Lorenzo prima del terremoto del 1980

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Una sposa degli anni '40 con tutto il seguito degli invitati.


Cartoline dal passato

ANTONIETTA FENIZIA Signora si nasce

di Alfonso Merola

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La Signora Fenizia, don Giocondo Corona e la domestica Numa in occasione della prima comunione di Giuseppina (primogenita)

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alle classi femminili; un'altra chicca dell'epoca , infatti , era normale separare rigidamente le sezioni in maschili e femminili. A detta di chi la ha avuta, come insegnante, Antonietta era di una disponibilità eccezionale, di una pazienza non indifferente ma soprattutto di un rigore professionale che, per robustezza, la teneva a distanza da atteggiamenti severi o da vuoti autoritarismi. Quella scuola, allora, viveva gli anni belli di una comunità educativa che sapeva dare il meglio di sé anche nei rapporti umani , in un periodo in bilico tra i disastri di uno sconsiderato conflitto mondiale e le speranzose attese del dopoguerra. Attorno al sorridente direttore Edmondo Caprio, si stringevano il tenore don Pietro Ilaria, le professoresse Antonietta Fenizia, Esther Corona, Ida Bavaro Anna Guarino ed i professori Pasquale Acanfora, Nicola D'Ambrosio . In quegli anni di docenti laureati non ce n'erano tanti in giro e per giunta i professori di lettere erano davvero una rarità. Ed allora la professoressa Fenizia era chiamata a farsi carico anche, per così dire di " deficienze locali: era lei il punto di riferimento anche per alcuni studenti locali che di pomeriggio le si rivolgevano per la preparazione agli esami d’idoneità per l'accesso alle scuole superiori . Chi l'ha conosciuta in quella veste ne conserva con lucido entusiasmo ricordi inestinguibili . Quando nel 1952 le fu proposta la candidatura nella lista del dottor Pasquale Russomanno, si dice, mostrò qualche reticenza, certamente non dettata dal fatto che fosse una donna, quanto piuttosto dal timore che le campali campagne elettorali caposelesi potessero incrinare le ottime relazioni con i suoi colleghi, intrappolati in una logica assurda di coalizioni contrapposte. Alla fine accettò, vincendo ogni remora a ragione e così, ancorché nel gruppo di minoranza , entrò nel consiglio comunale che elesse sindaco l'avvocato

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a Sorgente, che custodisce tante memorie di questa Terra, con questo articolo pone riparo ad un'incolpevole quanto non più giustificabile dimenticanza riguardante una donna, caposelese di adozione, ma per questo non meno apprezzata da tutti quelli che hanno avuto modo di conoscerla tanti anni fa. Forse questa dimenticanza accade quando le famiglie di appartenenza non amano sgomitare e preferiscono piuttosto coltivare nella riservatezza i loro fiori di cui, a ragione, si sentono orgogliosi. Mi riferisco alla compianta professoressa Antonietta Fenizia che qui ha vissuto più di qualche lustro, avendo sposato un nostro conterraneo, l'insegnante Giocondo Corona, al quale ha dato cinque figli: Giuseppina, Alessandro, Emilio, Maria e Lorenzo. Mi si dirà: "Ma che cosa aveva di speciale la signora Antonietta per meritare di essere ricordata dopo tanti anni ? " Io ovviamente non l' ho conosciuta, ma le tracce che ha lasciato di sé, ce la fanno apprezzare, a prescindere dalla conoscenza diretta. Innanzitutto era una Signora, con la S maiuscola, di un'educazione veramente unica e di un' affabilità rara, capace di farsi rispettare da tutti, essendo da tutti ammirata, in un paese in cui armarsi gli uni contro gli altri in nome delle baruffe politiche era ed è ancora la regola . Antonietta era nata a Napoli il diciotto settembre del millenovecentotredici in una rispettabile famiglia della media borghesia partenopea. Suo padre Alessandro , di professione farmacista , abbandonò l'attività privata, quando fu nominato a capo della Real Farmacia degli Ospedali Riuniti di Napoli. Fu lui ad impiantare la nota Farmacia degli Incurabili. Figlia unica, fu avviata agli studi liceali e, cosa rara a quei tempi , conseguì la Laurea in Lettere e Filosofia. Di lì a poco la ritroveremo docente di Italiano, Storia e Geografia presso la Scuola di Avviamento Professionale di indirizzo agrario a Caposele. Caposele, godeva nella Valle del Sele del privilegio di una consolidata scuola del genere, quando altrove prevalevano scuole elementari per giunta strutturate in pluriclassi . La professoressa Fenizia fu assegnata

La prof.ssa Fenizia in una foto ricordo con un gruppo di insegnanti e con gli allievi del Corso di Avviamento Professionale dottor Michele Farina . Ovviamente fu grande lo stupore dei caposelesi vedere che una candidata del gentile sesso fosse stata addirittura eletta, lasciandosi alle spalle ben dodici candidati del cosiddetto sesso forte. In fondo non ci volle molto a convincersi che quella rarità era un onore per il paese: fu da tutti rispettata , anzi la sua presenza fu utile a temperare un clima in seno al civico consesso che, quando era composto da soli uomini, non di rado era rissoso ed irriverente. A certi estimatori delle cosiddette quote rosa si ricorda che a quei tempi le donne non avevano, né pretendevano paracadute per candidarsi. Nel 1955, quando i figli erano ormai in età per frequentare le scuole , con un

occhio rivolto ad un corso di studio più adeguato per loro , i coniugi Corona si trasferivano a Napoli nel palazzo dei Fenizia in vico Forio. Qui la professoressa Fenizia riprendeva la sua attività di docenza, sempre presso la Scuola di Avviamento Professionale F. De Sanctis Colta da improvviso malore Antonietta Fenizia si spegneva il cinque maggio millenovecentosessantasei :i suoi figli erano pressoché tutti minorenni La notizia della sua morte prematura colpì molto i caposelesi , sicuramente perché era in un'età in cui una madre vede crescere i suoi virgulti , ma ancor di più perché chi segna l'animo degli altri di ricordi positivi, raccoglie tanta commozione e tanta umana simpatia .

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Sociale

Civiltà e barbarie

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LA MUSICA E' POLITICA... un fenomeno tutto caposelese

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LUCIA COLATRELLA JAZZ BAND

della politica e la stessa deve poterla contemplare al di là di tutto. Chi si occupa dei giovani e del tema culturale in genere, deve trovare la forza il tempo di occuparsi di MUSICA nella sua giusta considerazione. W. La Musica.... Quella vera ... E Grazie a tutti i ragazzi di Caposele, che suonando fanno Politica!

Benny Daniele, motore indiscusso della musica caposelese

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MAN BAN

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MUSIC

WHITE SHADOWS

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i assiste con grande meraviglia ed emozione a performance musicali di gruppi di ragazzi caposelesi. Potrei sembrare di parte per una spudorata parentela con i protagonisti, ma siccome mi occupo di musica da quando sono nato voglio dire la mia su un argomento che sembra non riguardi la politica, ma non è così! Le due cose si intrecciano nel momento in cui la musica fatta con passione, con sacrificio con regole e con amore, diventa una questione sociale. Ecco perché voglio plaudire con grande coscienza al valore e alla tenacia di Benny Daniele che, da innumerevoli anni, infonde e trasmette a tanti ragazzi la voglia e la passione per la musica. Diventa un fatto altamente sociale che decine di giovani si occupino di provare, di ricercare, di appassionarsi ad un'arte che sensibilizza l'animo umano e li mantiene lontani da tentazioni "da Bar" o altro . La politica, quella vera, dovrebbe occuparsi in modo serio di un fenomeno tutto caposelese, attraverso una incentivazione, aiuto, stimolo verso chi sceglie la cultura in luogo di altra cattiva abitudine... La politica... Si ! Ma con chi parli??? Eppure a capo di un A.C. c'è qualcuno che dovrebbe conoscere il valore di cotanta potenzialità avendo in passato fatto parte di un gruppo musicale. Evidentemente, in questo caso, come pure in altri, chi tira i fili dei pupi siciliani, è qualcun altro.... che si accorda con altro tipo di musica. Poveri noi!!! È una fine ingloriosa! Non bisognerebbe scherzare su fenomeni di questo tipo. La nostra società, la nostra cultura e tutto quello che ruota intorno è parte integrante

elli o Cozzar

di Rodolf

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cerca di scampo in Paesi più sicuri come quelli europei. Questo esodo forzato e crudele può essere fermato solo con la cooperazione di tutti gli stati “virtuosi” e degli uomini di fede di tutte le religioni che faranno terra bruciata intorno a chi lo provoca e lo alimenta e che consentiranno così a tutti i popoli di avere una vita pacifica a casa loro. La risoluzione di problemi tanto rilevanti darebbe conferma della bontà della collaborazione e della superiorità della civiltà sulla barbarie e toglierebbe ogni credibilità ai movimenti violenti e populisti che giocano, per loro comodo, la carta dello scontento e della paura per carpire la fiducia altrui e ricavarne consenso. L’uso delle armi e la scelta della morte risulterà utile solo a chi trae profitto dalla guerra mentre a tutti gli altri, la scelta della stabilità e della pace, assicurerà la crescita materiale e spirituale e la salvaguardia delle loro fragili ma preziose esistenze.

nino le scelte sbagliate del privilegio e del lucro in casa propria e fuori e combattano invece la violenza, il malaffare e la corruzione che si sono sviluppati, come un cancro, in tutti gli strati sociali. Avremo, così, stati più solidi e sani che difendono i diritti inviolabili dell’uomo nelle proprie nazioni come nel resto del mondo e non si rendono complici, direttamente o indirettamente, di chi vuole la guerra. Gli organismi internazionali, da parte loro, facciano opera di prevenzione attraverso la politica e la cultura della libertà e della dignità della persona umana e mantengano sempre un atteggiamento di neutralità e di distanza nei confronti dei contendenti per proporsi come arbitri credibili nella soluzione dei conflitti. Conflitti che certo non mancano visto che guerre e terrorismo infuriano un po’ dappertutto con grave pregiudizio per le persone e le cose. Da queste tragiche situazioni nasce la migrazione di centinaia di migliaia di esseri umani che, a rischio della vita e sfruttati, abbandonano la loro patria in

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li atti di terrorismo accaduti a Parigi e che si susseguono in molti paesi del mondo sono espressione di odio e di ferocia disumani che non trovano alcuna giustificazione logica o religiosa. La vita è sacra per tutte le religioni e la paura che si tenta di incutere attraverso l’uccisione di cittadini innocenti, dovunque questo accada, provoca un sentimento di estremo orrore e disprezzo verso chi commette questi reati e completa solidarietà per chi soffre o ha perso la vita senza averne alcuna colpa. Il pericolo ora è quello di rispondere alla violenza e all’odio di una minoranza brutale con la stessa moneta invece di isolare il male con la collaborazione di tutti ivi compreso l’Islam moderato. Contrastiamo chi fomenta disordini e aggressioni e siamo solidali con chi crede nella tolleranza e nel rispetto della vita. Non seguiamo falsi profeti che predicano vendetta, rinneghiamo invece la guerra come soluzione e impegniamoci tutti a costruire società più giuste. Le classi politiche nazionali abbando-

di Salvatore Conforti


La pagina dell'emigrante

CAPOSELE, IL MIO PAESE.

Umberto Gerardo Malanga

ugmmaterdomini@bol.com.br

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MATERDOMINI e la Basilica di S. Gerardo Maiella

IL MIO PAESE

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Oh, Paese mio! Amo il tuo paesaggio allegre, le stradette, i vicoli di ardue ascese, propensi ad un improvviso inciampo. Spruzzi d’acqua corrente continua, di fonti, in ogni incantevole canto.

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chi, usando abiti argentati e dorati, quei cinturoni super fosforescenti: santo Elvis! NON dovevamo essere trasgressori, come James Dean lo fu. Era proibito sognare, dovevamo ubbidire in tutto. I nostri Ancestrali ebbero l’opportunità di pronunciare quel NON in modo positivo, che sicuramente avrebbe cambiato la storia del mio Paese, ma si lasciarono deludere, donando ad un Ente di altrove, un bene così prezioso: l’ACQUA! Qui nessuno difendeva nessuno. La libertà era solo una retorica. NON si riusciva a superare prepotenze. Il cittadino era un’ostaggio trattato come burattino.Vi fu un periodo che NON potevamo leggere qualsiasi libro, avere aula con determinati professori, contestare il regime. Una sottomissione inconteste. NON potevi innovare, altrimenti le critiche erano pesanti. NON potevi parlare in italiano, che i memori ignoti ti criticavano con quella stupida espressione: “...ma parla cumm t’ha fattu mamm’ta!” Ridicolo! A scuola dovevi studiare tante cose banali, ma poco ti insegnavano come comportarsi in società, come affrontare il mondo. Traumatizzati da quel tormentoso NON, quando emancipati, molti ab bandonavano il Paese, in cerca di orizzonti nuovi, dove qualcuno li avrebbe valorizzati e NON usato quell’infame espressione: NON! Aimè, questo accadde pure a me! Fu necessario abbandonare la mia casa, per comprendere che il mio Paese non poteva offrire di più. Capire coloro che, incoscienti, davano quel NON così amaro. Molti davano il NON perchè lo portavano nel sangue, altri era una auto-difesa. Io NON guardo rancore, anzi..., e giammai dimenticherò le venticinque primavere vissute dove son nato, che tanto ricordo con affetto, amore e sempre, quivi, ritorno. Siam diventati ben adulti e il NON continua, ma adesso è globalizzato. NON possiamo consumare imbottiti, ne pancetta (l’Italia, l’America e l’Inghilterra moriranno: noi senza i deliziosi salami e..., loro senza i bacons croccanti nei breakfast!). Pure il caffè stà sotto processo! Del vino non ci sono sospetti, ma... L’incertezza ci sconvolge! Carissimi, quel memorabile NONseppure era autoritario, ci ha condotti fin’oggi. Ai nostri discendenti quasi poco usiamo la parola NON, ma penso che un pò di saggezza antica NON farebbe male! All’amabile Paese mio, Caposele, la natura continua a brindarlo, con quella notevole vitalità e mi auguro che questa giammai gli dirà: NON! A tutti, auguro

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l mio Paese, CAPOSELE, è singolare al mondo. Quìvi, sempre è sfolgorante la natura. A primavera esplode una stupenda flora. Da ogni angolo un delicato profumo, il laudare incessante della fauna, lo scroscìo delle splendide acque del rio Sele, il soave mormorio dei rivi. Campi generosi offrendo tanti alimenti, professionisti, artigiani di variati mestieri, piccole aziende, rendendo ridente il mio bel Paese. Un suo nobile Villaggio, MATERDOMINI, luogo sacro, là, dove un umile frate, Gerardo, venne a farsi Santo! Una devozione impari a tutto quello che abbiamo ereditato. Però, ricapitalando il corso della vita, essendo una località con tanta bontà, non riesco a capire perchè, a quei tempi, il modo di vivere era così rigido, quasi ossessivo. Noi, quando bambini, NON potevamo divertirci nelle rase acque del fiume, perchè pericolo di affogarsi. Nei giorni caldi d’estate, NON ci lasciavano banhare i piedi, perchè potevamo prendere una polmonite. Ci era proibito sapere come i bambini venivano al mondo. La Levatrice, per noi, era una figura misteriosa. Adolescenti, NON potevamo fumare una sigaretta, ma inspirare quel fumo irritante della pipa dei nonni o di sigarette fatte a mano di trinciato forte. Le americane Lucke Strike, Camel, Chesterfield e... solo di nascosto. NON potevamo partecipare ad un gioco detto d’azzardo! NON dovevamo bisticciare nella strada. A volte le pigliavamo là e pure in casa, dai genitori, ma ci lasciavano acciuffare gli indifesi cardellini, merli, verdoni e..., venire a diverbio con altri coetani. Gli anni passano, ma niente cambia. Severe raccomandazioni di NON usare le latrine pubbliche, col pericolo di prendere malattie veneree. Fare atti impuri potevano provocare tubercolose, anemia, dolori generalizzati nei membri, una visione torbida, indebolire i denti e altro. Ne pensare di fare una scappatina in locali sospetti, prima dei diciotto anni. NON potevamo spiare le ragazze perchè, secondo il prelato, potevamo diventare ciechi. Dottrinati dall’implicante clero, NON potevamo avere pensieri impuri. Noi, NON potevamo ricevere l’eucarestia, senza confessarsi, stare in digiuno. NON potevamo ritornare a casa tardi, di sera, con la pena di incontrare la porta chiusa. Per i promessi sposi era impensabile dare un passo in falso, prima del matrimonio. Una sorveglianza severa, totale. Le ragazze NON potevano usare i bikini a due pezzi. I giovani NON potevano usare camicie vistose, sotto pena di essere tacciati di effemminati! Finalmente apparve Elvis Presley, ancheggiando i fian-

Comadri dialogando allegremente, manovrando l’uncino inventivamente. Ciuchi appressati attraversano, estrosi, gli stretti e tortuosi vicoli, per la consegna... della legna, agli innumeri, memori panifici. Li conduce un ragazzo senza età, magro, piccolo per essere un uomo, forte per essere un adolescente, indifeso, irrisolto, a quei vecchi tempi. Caposele, i tuoi vicoli sentimentali e umili, ricordano, in un silenzio avaro, il passato, zufolano nella mia mente sospiri amorosi d’un tempo che fu! Vicoli della mia amata terra, valvole coronarie dell’adorato Lembo, testimoni di storie d’amore nei secoli. Io conclamo a chi cerca il passato: poeti, pittori, romantici, surrealisti... venite tutti a cantare, rimare in versi i colori stravaganti, i paesaggi stupendi di questi mitici, indimenticabili luoghi,s incalcolabilmente colmi di passione! ugmmaterdomini@bol.com.br

BUONE FESTE!

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Storia

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Brano tratto dal libro "dalla neviera al frigorifero" Un signore abbastanza avanti con gli anni, immedesimatosi totalmente nella narrazione del film, incominciò a singhiozzare rumorosamente fino a esplodere in un grido lacerante di disperazione: “Figli, figli miei abbandonati!”. Bastava poco, allora, per suscitare forti emozioni.

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sul tardi, non prima delle ore ventuno. Ma già verso le 12,30 la piazza era strapiena di sedie, guardate con occhio vigile da noi ragazzi, incaricati a tanto dalle nostre madri. Si proiettavano film di ogni genere. Ricordo, in particolare, alcune scene di uno dei tanti film su Tarzan interpretati dal pluridecorato campione olimpionico di nuoto Johnny Weissmuller. Rimasi colpito dalla sua agilità nel volare da un albero all’altro, appeso a delle liane. Non sapevo ancora nulla dei trucchi usati in cinematografia. Non ho mai dimenticato la scena di un film in cui un uomo, stremato da un lungo cammino nel deserto, con un neonato in braccio, raggiungeva barcollante un villaggio del West. Dopo oltre sessant’anni ho rivisto il film per televisione e, finalmente, ho scoperto che si trattava di “In nome di Dio”, film diretto da John Ford e interpretato da John Wayne, Pedro Armendàriz e Harry Carrey Jr. Il Cinema Sele fu inaugurato con la proiezione di un film di cappa e spada “La spada di Siviglia”. Il prezzo del biglietto era di quaranta lire per i ragazzi e di ottanta per gli adulti. Il cinema di Caposele, oltre ad es-

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gli inizi degli anni Cinquanta le condizioni di vita, rispetto al 1945, erano notevolmente migliorate. Nel Paese si respirava un’aria diversa, la gente cominciava a uscire dalle ristrettezze dell’immediato dopoguerra. Segno percepibile di questa incipiente crescita, anche in un piccolo centro di provincia, fu l’inaugurazione, nel 1951, del Cinema Sele a Caposele, ubicato in un locale riattato a tal fine, in cui, in precedenza, era allocato l’ECA (Ente Comunale Assistenza). Non erano molti i paesi dell’Alta Irpinia e dell’Alto Sele che agli inizi degli anni Cinquanta avessero un cinema: Lioni, Montella e qualche altro comune. Per il resto del territorio, le uniche strutture di svago e d’intrattenimento continuavano ad essere i caffè e le cantine. A Caposele, prima della costruzione del cinema, solo nelle occasioni particolari, quale la festa patronale, la popolazione poteva assistere alla proiezione di qualche film nella piazza principale del paese. La proiezione, che era il più delle volte effettuata dalla ditta Troncone, proprietaria di un cinema ad Atripalda, iniziava di sera

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di Michele Ceres

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Il cinema “Sele”

sere un valido strumento di svago, fu anche un utile mezzo di comunicazione di massa e di elevazione culturale non solo per i locali, ma anche per cittadini dei comuni dell’Alto Sele che, maggiormente, di sabato e di domenica, accorrevano numerosi ad assistere alla proiezione del film in programma. Notevole successo di pubblico, nonostante fossero bistrattati dalla critica, riscuotevano allora i drammoni diretti dal regista Raffaello Matarazzo e interpretati dall’indimentica�bile Amedeo Nazzari e dalla regina del “melò” Yvonne Sanson: “Catene, Tormento, I figli di nessuno, L’angelo bianco”, e altri ancora. Erano film talmente coinvolgenti che non pochi spettatori, durante la proiezione, avevano gli occhi pieni di lacrime. Stavamo assistendo alla proiezione del film “I figli di nessuno”.

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per arrivare agli enti, alle aziende e alle associazioni. Per quanto riguarda Caposele, parlando della mia esperienza personale e dell’impegno profuso direttamente e con Irpinia Turismo sin dal 2012, oggi mi rammarico per quanto di bello si era avviato ma che poi non ha avuto la necessaria e naturale evoluzione; una evoluzione che certamente avrebbe creato delle ottimali condizioni di crescita e di sviluppo turistico soprattutto in relazione al notevole indotto (agevolato dai notevoli flussi legati a San Gerardo) che avrebbe potuto generare in termini di occupazione e di miglioramento dell’offerta turistica e dei relativi servizi, con relativi miglioramenti che certamente avrebbero interessato tutta la comunità. Il ruolo, o meglio il compito, dei vari attori deve essere principalmente quello di aggregarsi e unire le forze per creare sinergie che portino a crescere e fare sistema, magari debellando quella cattiva “malattia” diffusa in irpina che è l’individualismo e la gelosia/invidia

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on essendoci stato alcuno sviluppo relativamente all’Area Pilota, di cui avevo scritto nel nr. 90 de La Sorgente, nonostante siano passati quattro mesi, ho ritenuto utile fare una piccola riflessione sul ruolo degli attori territoriali, naturalmente della realtà caposelese ma con un discorso che è auspicabile per l’intera Irpinia, soprattutto alla luce delle opportunità che la nuova programmazione di fondi europei 2014-2020 riserverà al turismo e all’agricoltura, con particolare attenzione alle “aggregazioni” operative che certamente avranno importanti priorità. Negli ultimi anni è da evidenziare una notevole evoluzione dei ragionamenti in termini turistici che hanno interessato la provincia di Avellino, anche se troppo spesso sono rimasti ragionamenti appunto, senza alcuna evoluzione concreta che possa aver realmente contribuito alla nostra crescita, e soprattutto senza aver creato nessuna seria aggregazione che potesse veder coinvolti i vari/veri attori territoriali, partendo dai cittadini

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Turismo, quale il ruolo degli attori territoriali: che purtroppo continua a caratterizzare Enti, Aziende, Associazioni…

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le nostre realtà. L’apertura ai mercati internazionali ci obbliga ad agire come aggregazioni (se necessario di comprensorio territoriale, provinciale ma anche interregionale) soprattutto per poter quantomeno riuscire a competere offrendo servizi e sviluppando progetti che il singolo non potrà mai portare avanti. Il singolo campanile oggi non ha più nessun potere e questo vale sia per gli enti che per le aziende, ma anche per le tante, spesso troppe, associazioni impegnate sul territorio. Da noi purtroppo ancora oggi è più facile creare sempre più soggetti per il singolo fabbisogno invece di aggregarsi per pochi ma certamente più importanti fabbisogni e obiettivi collettivi. I tre attori individuati debbono necessariamente dialogare di più e trovare soluzioni da condividere nel quotidiano e soprattutto nel rispetto delle rispettive competenze e capacità; l’ente è l’Istituzione pubblica cui competono determinate responsabilità e poteri non delegabili, le aziende sono il motore economico che debbono trovare soluzioni e non problemi nella gestione delle proprie attività, le associazioni, grazie

di Agostino Della Gatta

ad una fattiva partecipazione dei cittadini, possono interagire con i soggetti di cui sopra al fine di armonizzare i rapporti locali agevolando il collegamento tra i vari livelli e sempre per scopi collettivi. Il motivo? la creazione di condizioni ottimali di vita e di lavoro tali da generare maggiori economie a vantaggio dell’intera comunità nell’unica opportunità concreta in cui investire in queste zone: Agricoltura e Turismo, a cui abbinare i servizi necessari per questi settori. Il mio augurio per Caposele è quello di poter ripartire su queste fondamenta, avendo grandi potenzialità purtroppo ancora troppo sottoutilizzate e non adeguatamente valorizzate. Ringraziando ancora una volta La Sorgente per lo spazio riservatomi l’occasione mi è particolarmente gradita per augurarvi Buone Feste.


I proverbi costituiscono un bene culturale legato alla storia

delle tradizioni popolari.

Nei proverbi tutti possono identificarsi,

scoprendo qualcosa di sé e rivisitare così, i propri pensieri e la propria

di Cettin

a Casale

esperienza di vita.

continuiamo insieme ad arricchire

SAN GIRARDU RAP

il nostro catalogo

San Giràrdu, San Giràrdu

Tutti li juorni rammi ‘nu sguardu, p-cchè si mi guardi tu ì nun tèngu paura cchiù. Campionu r povertà, tu p-nsavi all’umanità, siccu siccu miézzu malatu ru panu tuju lu rivi a n’atu. Ivi fuiènn cumm’a nu pacciu, a lu riavulu: “ìu ti n cacciu”. Tu sì nnatu p fa lu Santu P putè salvà la ggenta, r miraculi n’e fattu tanti e mò la ggent ti turmenta. Tu ca stai cu lu Signoru a r fèmm-n cu li figli si li fai nu favouru valli nzuonnu e ralli cunzigli. Tu ca fai tanta gràzzih ferma toutt r disgràzzih, fà ca tutti li musulmani stann 'mbaci cu li cristiani. A chi vol-n la uerra anna f-nìsci sotto terra. Si r grazzih n so’ tropp, una mò e n’ata ropp. Mò san Giràrdu mìu Nun ng’è cchiù religgiona, ru tuju adda èss ru mmiu senza mangu ‘na raggiona. So nnammuràti tutti r lu Dìu quatrìnu, so’ mmariuoli e farabbutti e fre-g-n a lu vicìnu. Chi cummànna so’ li primi e tutti l’ati vann apprièssu, s’arroubb-n li quatrini senza mangu nu prucièssu.

Con la collaborazione di

AR

Coro “Arràffa, arràffa, arràffa. Pìglia, pìglia, pìglia. Add’abbastà p mme e a tòutta la famiglia. Cchiù n tèn-n e cchiù n vòl-n. Qua si nun ngi aiuti tu, nun ngih la facìmmu cchiù! (2 volte) San Giràrdu, San Giràrdu Tutti li juorni rammi ‘nu sguardu, p-cchè si mi guardi tu ì nun tèngu paura cchiù.

TE

A' lu paiesu miu

Prieuti e frati nun vol’n cantà si li soldi nun send’n sunà *****

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Malu tiembu e malu guaragni riss’ Pashcali a li cumbagni *****

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Ruloru r’ mola ruloru r’ cor

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Si lu carru nun si ongi nun camina *****

Vota vota, o citrulu e va n’culu a l’urtulanu ***** Matrimoni e maccaruni calli calli ***** Tuortu o ragiona lu puv’rieddu va semb’ m’brigiona ***** Lu pannu scadent’ vai semb’ sotta

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L’omm’nu p’ la parola e lu voiu p’ r’ corn’ *****

Chi si auza la matina s’abbushca lu carrinu ci si auza a gghiornu s’abbuschca nu cuornu

SO

“E’ unu”! riss’ quiru ca cicau l’uocchi a la migliera

N'gera pocu ra pazzià Salutai tutti quandi Zapp, b'riendi e pariendi E m' n' ietti a fa na vita r' niendi Lu pustalu ra miezzu a lu chianu s'allundanava migler'ma salutava cu figl'ma p' la manu Po annanzi aggiu vardatu Pìparecchie staggiuni so statu lundanu cu la sp'ranza ca nisciunu avìa lassà lu Paiesu suiu p'natu munnu p' b'suognu.

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La mort a chi acconza e a chi sconza

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A la facci r’ chi ni vol’ mal’

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Coro Ma si nun ngi aiuti tu, nun ngih la facìmmu cchiù! (2 volte) Mo sti pòv-ri uagliuni ca sò disoccupati/ si vèr-n tra loru ma so semb disperati! E p si send vivi / si pìglih-n r ddrogh, r-vènd-n cattivi cchiù n pìglih-n e cchiù s’affoug-n! R guagliòtt fann tuttu P' nu pocu r succièssu, vann pùru cu unu brùttu ca a la fin fànn fessu.

POESIA CAPOSELESE

SEI DI CAPOSELE SE...

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CORO “Arràffa, arràffa, arràffa. Pìglia, pìglia, pìgia. Add’abbastà p me e tòutta la famiglia. Cchiù n’ tèn-n e cchiù n vòl-n. Cchiù n tèn-n e cchiù n vòl-n”. Si ogni bbòta ca s’arrubbàss, na manu secca li r-stàss, pot’ èss ca coccurùnu cchiù r ‘na vota ngi p-nzass’! A llòr r nui nu ‘mborta niènti, vannu sulu p’arrubbà, ngi hannu fattu cchiù p-zziènti nui mò l’avìmma caccià!

DETTI

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Gerardo Porreca

Chi fatìa ind’ a l’uortu a lu pagliaru mor’ ***** La cumbagnia r’ li pett’lan’gulu ***** Maritu miu bbuonu tu lievi lu quadru e iu lu chiuovu ***** Marcoffiu ind’a la luna **** Quannu la femm’na vol’ filà fila cu lu spruocculu

Prodotti della tradizione caposelese; sausicchi e sub'ursat'

***** Scioppa e mena n’derra ***** Ddiu ‘ngi lib’r’ ra lu malu vicinu Pruvuluni e ricotta s'ccata Anno XLIII - Dicembre 2015 N. 91

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“ STORIA DELLE FAMIGLIE” è il titolo della nuova rubrica inaugurata con questo numero de La Sorgente. La rubrica è a cura di Pasquale Ceres, opportunamente collaborato dalla redazione del giornale. Pasquale Ceres è uno specialista nella individuazione e redazione dell’albero genealogico di qualsiasi famiglia di Caposele. Nel prossimo numero prenderemo in esame un’altra famiglia di Caposele e così via per i prossimi numeri. Chi è interessato a veder pubblicato l’albero genealogico della sua famiglia, deve fornirci foto e notizie di antenati e discendenti. Al resto ci penseremo noi. IN QUESTO NUMERO : LA FAM. CIBELLIS

STORIA DELLE FAMIGLIE CAPOSELESI

Teresa Nesta 21-01-1878

Giuseppina (Puppinella),Angela,Grazia Russomanno,Francesca,Teresa Nesta (Tirisella)

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Concetta, Rosina,Maria,Grazia, Tommasino, Gerardina, Antonietta e Tommasino (l'americano)

Tommaso Cibellis 20-02-1872

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a genealogia genetica sta diventando un nuovo strumento per la ricerca genealogica, in aggiunta alla tradizionale analisi delle registrazioni scritte, che potrebbe aiutare quando non esistano documenti scritti, oppure per eventuali antenati di cui non si conoscano i genitori. Il progetto "Genealogia di Caposele", mira a ricostruire l'albero genealogico del nostro paese a partire dalle fonti disponibili (archivi della parrocchia di San Lorenzo Martire e archivi dell'Anagrafe di Caposele). Il progetto è aperto a tutti i caposelesi, senza eccezione alcuna: sono compresi anche i figli dei caposelesi emigrati, che magari portano un cognome che non è neppure italiano perchè la madre o la nonna di origini caposelesi ha sposato uno "straniero". L'albero è online, ma visibile solo alle persone iscritte, per garantire la privacy. Chiunque si può iscrivere e contribuire a correggere i dati, o ad aggiungere persone ancora mancanti. Si possono anche inserire foto dei propri antenati, in modo da associare ai dati della persona anche un volto.

di Pasquale Ceres

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Ricerche

Juccia e Tommasino Cibellis in una foto degli anni '40

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Lu Furnu r' Juccia

Anno XLIII - Dicembre 2015 N.91

Rocco Tommaso Cibellis e Grazia Russomanno


Politica

Testimonianze

..INSIEME AL NOSTRO PARROCO

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VORREI...

Quindi, chiudi gli occhi ora! Vorrei… Vorrei poter vedere parchi in cui i bambini possano giocare; Vorrei piste ciclabili lungo le strade; Vorrei percorsi tracciati per lunghe passeggiate; Vorrei che le montagne intorno al mio paese venissero esplorate, perché nascondono panorami e paesaggi mozzafiato; Vorrei che il centro storico prendesse vita; Vorrei che ciò che è rimasto del castello del mio paese, venisse recuperato; Vorrei che le specialità culinarie del nostro paese venissero diffuse attraverso un’ adeguata promozione; Vorrei che gli anziani potessero trasmettere ai giovani le loro esperienze e il loro saper fare; Vorrei che i giovani non andassero via, ma investissero in loco le loro competenze; Vorrei che il parco fluviale venisse

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aro lettore, non so se ti ricordi, del grande Padre Ruggiero. Io sì. Quando ero piccola nel teatro di Materdomini di via Santuario, Padre Ruggiero era solito preparare noi bambini a spettacoli di intrattenimento. In uno di questi spettacoli ci fece cantare una canzone che faceva più meno così: “Materdomini che fa, cresce cresce crescerà e presto diventerà una città”. Quando pronunciavo queste mitiche parole, la mia immaginazione partiva. Vedevo un paese con tanta gente, strade larghe e parchi in cui giocare. Con il passare degli anni però tutto questo non è avvenuto; certo, molte cose sono cambiate, ma non abbastanza da poter notare un rilevante cambiamento . Così con gli occhi di allora, di una bambina, oggi esprimo il mio Vorrei… e come me, fallo anche tu! Sai, con l’immaginazione possiamo fare ed arrivare ovunque facilmente.

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fare colazione non c'era mai. Era bella la quotidianità di quei gesti, di quei momenti che si ripetevano, giorno dopo giorno. In quei momenti non ne cogli l'importanza, poi sì. Era bello vedere i volti delle mie amiche e dei miei amici, sempre più sfatti e sconvolti. Era bello salutare le stesse persone tutte le mattine, era bello davvero entrare sempre in quella stessa aula, seduta sulla stessa sedia per 5 anni, allo stesso banco per 3. Quei banchi pieni di storia, quei muri pieni di noi. Tre da una parte, tre dall'altra.. "quelle che si sentono distanti anche solo con una porta chiusa", quelle che facevano i salti mortali per parlare tra una lezione e l'altra, quelle che c'avrebbero potuto sgridare quanto si voleva ma non avremmo mai rinuciato a scappare da una parte e dall'altra anche solo per salutarci. Compagni di classe, compagni

Don Vincenzo Malgieri, Parroco di Caposele dal 1965

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aposele, via Pianello. Sveglia ore 7.30, spesso e volentieri posticipata di ben quindici minuti, era bello rotolarsi a destra e sinistra tra le lenzuola di quel letto, tuo, in quella stanza, tua. Dirigersi verso la cucina e sentire quell'odore di caffè che appena svegli è un qualcosa di sublime, preparato dalla mamma che doveva puntualmente farsi trovare sveglia come per incoraggiamento alla giornata scolastica alla quale si andava incontro. Il buongiorno del fratello, della mamma e del papà è un buongiorno che ha un'importanza della quale ti accorgi solo quando non puoi riceverlo più e ti tocca accontentarti di un messaggio o una chiamata sbrigativa nella fretta della

mattina. Era bello dividere il bagno con lei, entrambe un po' sclerate per la fretta e il ritardo al quale si andava incontro. Ore 8.00, spesso e volentieri per le mie amiche puntuali e rigorose negli orari 8.05/8.10/8.15. Era bellissimo aspettare i loro ritardi. Piazza 23 novembre, davanti al tabacchino. Martina, ciao! Ancora gli occhi gonfi e assonnati come se si stesse svegliando in quel momento, nella mia macchina. Erano bellissimi quegli occhi. Si scende, insieme, davanti all'elettrauto. Giuseppina, ma dove sei?! La mia fantastica Y10 che faceva bestemmiare gli autisti degli autobus scolastici, lungo quella strada, a causa dei miei parcheggi poco consoni nell'attesa della Monteverde. Scendeva sempre con un biscotto o un tarallo in mano perchè no, il tempo di

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“Ricordi del liceo”

sociale sano e sincero fatto di piccoli grandi slanci affettivi. Caro nostro Vincenzino, così noi familiari preferiamo chiamarti, forse perché il diminutivo rende più esplicito il significato della tua personalità, in quanto evidenzia le tue doti umane e cioè la schiettezza, la sincerità, la bontà, l'amore per il prossimo. Il Signore ti ha dato tanto, ma non ti sono mancate le sofferenze, le ansie e le preoccupazioni che segnano l'esistenza di tutti i mortali, che, tuttavia, hai saputo accettare sorretto sempre da quella fede e da quella potenza divina che porti in te. Concludo con le parole del poeta che servono a chiarire il concetto: A. Manzoni scrisse: Nui chiniam la fronte al massimo Fattor che volle In lui, del creator suo Spirto più vasta orma stampar. A tutti un caloroso saluto e grazie di essere qui.

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Dal diario di Marcella

tu ami intensamente l'indimenticabile e indimenticata presenza di mamma e papà che il signore ha reso meritevoli del suo regno premiandoli per il loro spirito di sacrificio e di vicinanza alla famiglia cresciuta con la forza dei loro insegnamenti, con il loro esempio di dedizione e di coraggio nel superare, per amor nostro, i problemi anche di sopravvivenza, in quei bui anni del loro tempo. Ebbene cara mamma, caro papà, in questo solenne e commovente momento, i vostri figli Alfonso, Vincenzo, Giuliana ed Ermanno, stringendosi in un abbraccio affettuoso, vi dicono grazie per aver loro indicato i giusti percorsi di vita. Dunque, mamma e papà sono presenti in mezzo a noi e, in particolare all’intera Comunità di Caposele per esternare e testimoniare la gratitudine per essere stati accolti ed amati e innanzitutto per essere stati aiutati a integrarsi in un contesto

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aro Don Vincenzo, Oggi abbiamo l'occasione e la fortuna di stare vicino a te per festeggiare un significativo traguardo della tua carriera sacerdotale lunga e intensamente vissuta alla luce dell’incrollabile fede e della chiamata ad esercitare il ministero ecclesiastico. Di quella chiamata io rappresento la testimonianza più attendibile nonché affascinante. Mi riferisco ai ricordi d’infanzia, ai primi anni della nostra vita trascorsi nella serenità delle pareti domestiche, quando i tuoi giuochi consistevano nel mettere insieme, con cura e attenzione particolare, su sgabelli, tante immagini e figurine di santi innanzi ai quali ti esercitavi a celebrare le tue prime messe, mentre io giocavo a fare il sindaco o il maestro. Mi par di vedere qui oggi, tra la gente di Caposele che ti vuol bene e che

di Alfonso Malgieri

di Marcella

Salicone

d'avventura, compagni di sogni infranti e realizzati. Per non parlare dei professori, quelli che non solo son stati capaci di fare gli insegnanti, ma son stati in grado di essere educatori, consiglieri, per alcuni versi anche amici. Che fortuna il Liceo, che fortuna. Ore 13.15, la campanella suona. È finita una mattinata per dare spazio alla prossima, uguale, monotona, ma bella. Quei 5 anni, così, semplici e complessi, sono un ricordo prezioso, come un ricordo prezioso avrò sempre di tutte le persone che in quegli anni mi son state vicino...durante quella monotona ma bella quotidianità.

curato e reso fruibile; Vorrei che il mio paese operasse con sinergia con i paesi limitrofi per progettare e realizzare un percorso naturalistico e culturale; Vorrei meno interesse del singolo e più interesse comune; Vorrei che la storia del mio paese venisse raccontata ai nostri ragazzi; Vorrei che la gente collaborasse di più, perché solo con un obiettivo comune, il mio paese può diventare un paese migliore; Vorrei poter andare indietro negli anni per assaporare il gusto di semplici tradizioni, come quando noi bambini, davanti ai forni nel periodo che precedeva il “Natale”, attendevamo con ansia le nostre mamme con i primi biscotti caldi appena sfornati. Noi bambini nell’attesa, fremevamo saltellando di qua e di là. E poi vorrei… che ci si rendesse conto che non è da tutti, svegliarsi con gli aironi sugli alberi. Nel mio paese succede!!! Anno XLIII - Dicembre 2015 N. 91

di Gabriell

a Testa

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Sport in cammino Giovani

Caposele ha bisogno dell’impegno dei giovani

di Giovanni Viscardi

Non possiamo restare indifferenti.

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- La gioventù ubbidisce a se stessa; non ubbidisce a nessuno” (Discorso a' giovani - F. De Sanctis) Iniziamo già da oggi a costruire il nostro futuro, il futuro di Caposele. Iniziamo, e continuiamo, a contribuire in maniera determinante per il bene della collettività, attraverso la partecipazione, la condivisione e l’impegno, tramite l’associazionismo, l’iniziativa e il buon senso. Esser indifferente di fronte al declino del proprio paese equivale a esser indifferente verso il proprio futuro. Augurando un Buon Anno a tutti voi lettori, concludo ricordando ciò

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“PARLANDO POLITICHESE”

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E’capace di seminare odio e rancore. E se oggi l’esempio è questo, domani ci potrà essere un cambiamento? Vivo in un paese bellissimo, pieno di gente capace ed intelligente, e ancora non ho visto una “vera” valorizzazione di esso. Vedo solo gente coltivare interessi personali, o nel migliore dei casi (e quando dico migliore ovviamente si fa per dire) persone scappare, emigrare, andare alla ricerca di cose diverse in altri posti, non apprezzando ciò che di bello possediamo, oppure stanchi da questo modo di gestire le cose. Eppure, basterebbe così poco..più unione e volontà alla convivenza, e soprattutto più amore verso ciò che si fa, realizzandolo concretamente e non solo scrivendolo sui manifesti delle varie campagne elettorali. Le chiacchiere non servono;

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ltimamente sento parlare di “discussioni” politiche molto accese dovute ad un comportamento non corretto da parte di qualcuno o ad un abuso di potere da parte di altri? Non conosco i fatti in modo specifico e quindi non mi permetto di sentenziare su questo, anche perché non mi compete, ma con questo vorrei fare una riflessione: E’ questa la politica? Forse sì, anche se io l’ho sempre immaginata diversamente, nella mia mente ho sempre avuto un’altra idea di essa, ho sempre pensato che fosse sede di libertà, creatività ed incentivo a fare meglio e di più per valorizzare le cose belle, come il nostro territorio. Più cresco e più mi rendo conto che è tutt’altro, altro che non mi appartiene e che a volte fatico a concepire.

Anno XLIII - Dicembre 2015 N.91

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che un uomo di nome Gramsci scriveva nei suoi Quaderni dal carcere: “L’indifferenza è il peso morto della storia.”, che tali parole possano portarvi a riflettere e a impegnarvi presto e duramente per la collettività e per il nostro paese. Non siate indifferenti.

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ma indignatevi, non accontentatevi, piuttosto impegnatevi, informatevi e partecipate, "... siate legati insieme d'indissolibile nodo;… i giovani più assennati siano di guida alla inesperienza degli altri; ... l'ingiuria di alcuni sia ingiuria di tutti, l'amor proprio ceda all'amore di classe; e quando vengono in mezzo i vostri comuni principi, siate allora un suol uomo, e voi sarete una classe. Nobile spettacolo porgerete di voi alla patria, quando a coloro i quali con importuni rumori verranno a turbare la vostra quiete, vi udiremo pieni di dignità rispondere:

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potrebbe dir la sua, ma per qualche ragione, continua a esser, forse anche critico, ma pur sempre indifferente. Qualcuno potrebbe pensare che le mie siano insinuazione rivolte all’amministrazione, ma non è così, o almeno non solo: le mie accuse sono dirette a chi ci rappresenta ma, alla stessa maniera, anche a chi vorrebbe rappresentarci; in generale, all’intero contesto sociale dominato dal solito modo di gestire la cosa pubblica e di pensare e fare politica, radicato nelle ormai inappropriate ideologie degli anni ‘80 e ‘90 del “sei con me o contro di me” e del “do ut des” (do a te perché tu mi dia), in cui l’ombra della trasparenza, della visione a programmare, della concertazione, e più semplicemente del confronto e del dialogo risultavano esser presenti solo sulla bocca di qualche importante colto precursore. Ma oggi siamo nel 21° secolo e questi modi, a Caposele, non possiamo più permetterceli, non dobbiamo più accettarli. Non possiamo restare indifferenti. E con ciò, mi rivolgo a tutti i cittadini, ma in particolar modo ai miei coetanei, ai giovani di Caposele, ai quali spetterà una grande responsabilità: invertire la rotta del nostro paese. Non siate impassibili e indifferenti,

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nizio questo mio articolo ringraziando il direttore Conforti per avermi calorosamente invitato a scriver su questo importante Periodico, voce principale della nostra Comunità. Eh già, la cara Comunità di Caposele, piccolo paese dalle invidiabili potenzialità che, purtroppo, continuano a restar tali, o peggio, in altre occasioni, si vedono ridotte dalle troppe presunzioni, chiusure e superficialità di chi ci rappresenta. Nulla di ciò in tal modo finisce per diventare, “aristotelicamente” parlando, atto in essere. D’altronde anche il miglior legno per diventar pregiato ha bisogno di esser lavorato, ma purtroppo se mancano le competenze e le persone capaci e consapevoli su come utilizzarlo e trasformarlo nel giusto modo, il legno, seppure il migliore, sarà consumato, semplicemente e infelicemente, come fuoco da ardere. Questo, e mi scuso per la metafora, è ciò che a Caposele sta succedendo. Realtà in cui l’ordinario viene fatto passare per straordinario, la semplice e quotidiana azione amministrativa diventa continuo momento di ricerca del consenso, nell’ingenuità di chi asseconda e crede, forse e purtroppo, male e, soprattutto, nell’indifferenza di chi

di Gelsomina Corona

servono idee per creare un futuro a chi a voglia di rimanere nella propria terra. Come primo passo, forse, basterebbe riconoscere le vere problematiche senza filtri né maschere: solo verità. Solo affrontando la verità dei fatti possiamo arrivare ad una soluzione felice, forse non per tutti, ma pur sempre vera. Gli impicci politici non ci interessano, ci interessa la garanzia di un futuro, proprio qui nella nostra terra. Chiediamo troppo?


Cronaca

La grande avventura di uomo di mare, salpò dalle scuole Sottufficiali di La Maddalena, dopo i quaranta giorni di (C.A.R.) Centro Addestramento Reclute effettuati a Taranto, il tutto ebbe inizio il 30.Agosto.1979 dopo 12 mesi di corso il mio primo imbarco sulla Fregata " Canopo"di base a La Spezia. Questo ricordo tutt'ora mi accompagna, ma non ho mai dimenticato di dover un giorno dire e dare un grosso grazie a Renato ed anche alla " La Sorgente " che mi sta dando questa opportunità di farlo.

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un mese per detto di sua madre che si era sentita con la mia, a questo punto metto " in croce " papà dicendogli di fare qualcosa. Povero papà lui non sapeva cosa fare, a chi rivolgersi erano tempi diversi, a un certo punto si ricorda dell'amico di famiglia Renato, gli racconta il fatto ed insieme decidono di inviare una missiva direttamente al " MINISTERO MARINA MILITARE " ufficio arruolamento, oramai l'ansia è tanta ogni giorno a controllare la cassetta della posta, finché un bel giorno di fine anno, all'interno della stessa vi trovo una busta verde chiaro con all'interno la tanto attesa lettera, che in buona sostanza diceva che io avevo rinunciato ad arruolarmi, poi con il tempo abbiamo scoperto che il postino, era un precario assunto per tre mesi, ed aveva rimandato indietro la lettera raccomandata perché a suo dire diceva di non aver trovato nessuno in casa, quindi io per la Marina Militare Italiana ero un rinunciatario. Successivamente con l'inizio del nuovo anno, ricevetti una seconda missiva dove venivo invitato a presentarmi presso le scuole (C.E.M.M.) di Taranto per incorporamento come volontario ed inizio corso.

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E' una normalissima giornata di fine autunno, con l'inverno che spinge alla porta per entrare, con l'unica differenza di trovarmi da circa tre settimane in una splendida e silente cittadina della Svizzera tedesca. La finestra della camera da letto dove dormo è appena aperta, tanto da poter sentire il muggire delle vacche provenire da una fattoria poco distante da dove mi trovo ,nel mentre le mie narici riescono a percepire il fresco odore dell'erba bagnata dalla pioggia che sta venendo giù in modo copioso, la giornata è tipicamente invernale. Ad un certo punto il mio sguardo si concentra su di una goccia d'acqua, la fisso per un lungo tempo, finché un colpo di vento freddo la spazza via. Su quella goccia si va a materializzare il bel ricordo mai dimenticato, era il 1978 avevo da poco fatto domanda di arruolamento nelle ex scuole C.E.M.M. (Centro Equipaggi Marittimi Militari) attualmente Scuole Sottufficiali M.M.I. Passano i mesi, anche l'estate ma la chiamata per partire non arriva, inizio a preoccuparmi perché un mio amico di Salerno aveva fatto domanda pochi giorni prima, ed era già stato arruolato da circa

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iei cari lettori, questa volta il mio articolo su " La Sorgente " non tratterà fatti storici relegati al secondo conflitto mondiale, che si consumarono sul nostro territorio, bensì vi parlerò di un mio personale ricordo, che ho deciso di rendere pubblico attraverso la carta stampata, mezzo retrò per certi versi di cui non riesco a farne almeno. Non è solo un ricordo, ma un voler ringraziare adesso per allora tramite la voce scritta di " La Sorgente ". Vi parlerò di una persona che conosco sin dalla mia giovane fanciullezza, con sincera esternazione oso dire, di averla sempre apprezzata e stimata per la sua serietà, non molto tempo fa vado per sfogliare e leggere in modo certosino il periodico, è cosa leggono i miei occhi? Un suo articolo, in quel preciso momento ho pensato, appena posso gli scrivo quel mancato ringraziamento, di quasi quarant'anni fa. Vi stò parlando del caro amico Renato Agosto, originario di Rocca San Felice, vissuto per diversi anni a Salerno, ma il caso ha voluto che anche lui scrive per il vostro periodico, da qui è decollata l'idea di uno scritto per lui.

di Vincenzo Ciccone

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" MEGLIO TARDI CHE MAI "

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ILFORUM DEI GIOVANI SI RINNOVA

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i sono tenute, in data 14 novembre 2015, le elezioni del nuovo Forum dei Giovani del Comune di Caposele per le nomine delle cariche dell'organismo. Il Forum tra i primi istituti della Provincia, è giunto al settimo mandato ed all'undicesimo anno di attività. Dopo i saluti del coordinatore uscente Vincenzo Iannuzzi è giunta la nomina del nuovo coordinatore Alessio Merola, già membro da diversi anni, che è stato votato dai ragazzi di Caposele aventi tra i 16 e i 29 anni di età con 63 preferenze, contro le 52 prese da Giovanni Viscardi. Il numero finale dei votanti è di 119

ragazzi, un numero alquanto elevato di giovani che hanno contribuito alla realizzazione del nuovo direttivo del Forum, e che non si era mai verificato nelle precedenti elezioni.

Alessio Merola, il nuovo Presidente del Forum Giovani, Caposele

Al termine dello spoglio elettorale, questi sono i risultati delle urne: COORDINATORE -Alessio Merola 63 voti -Giovanni Viscardi 52 voti -Schede nulle 2 -Schede bianche 2 CONSIGLIERI -Emanuele Ceres 84 voti -Gerardo Cione 48 voti -Lia Ceres 37 voti -Denis Ilaria 23 voti -Schede nulle 6 -Schede bianche 1 Si ringraziano i 119 ragazzi che sono venuti in sede per il voto; cercheremo di lavorare in grande per Caposele ed i giovani che lo rappresentano.

La "vecchia guardia " del Forum: Giuseppe Caruso, Elena Nesta, Ernesto Donatiello, Vincenzo Iannuzzi

I nostri più sentiti auguri per un buon prosieguo della tua nuova attività. Abbiamo sempre pensato che il Forum dovesse attrarre e coordinare oltre ai giovani anche e soprattutto le loro idee e i loro stimoli. Oggi, più che mai, si sente la necessità di rompere gli schemi di una politica locale che la vecchia guardia politica non ha saputo ben trasmettere alle generazioni successive e questo, facendocene un carico di autoresponsabilità, speriamo possa essere riparato e compensato dalla tua fresca elezione. Un organismo come il Forum deve avere assolutamente un'ossatura di stimoli politici e deve partecipare a quanto sta avvenendo e cambiando, avendo un ruolo di primo piano nelle scelte. E' necessario che il futuro e lo sviluppo di Caposele lo si accompagni con forze e idee nuove e dirompenti, senza aver paura di chi potrebbe intervenire e intimorire chi sta compiendo i primi passi in questo senso... Auguri Alessio per un Forum che sia la forza motrice di un vero cambiamento sociale. La redazione de "La Sorgente"

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Attualità

BENESSERE PSICOLOGICO IN CAMPANIA

LA TAPPA DI CAPOSELE

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Angela Giovine, Loredana Aiello e Caterina Stolfa

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all’interno del gruppo, avvalendosi di strumenti diagnostici di ultima pubblicazione e di protocolli di intervento evidence- based. Al contempo, si propone di favorire la crescita personale, con progetti innovativi e adeguati ad ogni fascia di età. Eureka psicologia, certa del valore e del potere della cooperazione, lavora in team per garantire ai propri clienti/pazienti le migliori risposte professionali alle più disparate esigenze. • Psicologia scolastica •Disturbi specifici dell’apprendimento, diagnosi e intervento • Formazione scolastica

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il presidente della pubblica assistenza di Caposele Cesara Maria Alagia, il preside del liceo Giovanni Ferrante, il presidente del Forum dei giovani di Caposele Alessio Merola, il dott. Perna responsabile dell ‘UOS di alcologia dell’ASL di Avellino e il dott. Pastena . Durante la stessa settimana lo studio Eureka Psicologia, sito a Calabritto, ha effettuato consulenze psicologiche gratuite. Lo studio di psicologia Eureka, vuole essere un punto di riferimento per il territorio Irpino nel campo della psicologia e di tutte le specializzazioni ad essa affini, offrendo una risposta unica, flessibile e allo stesso tempo articolata ai bisogni psico-bio-sociali del singolo, dei gruppi e del singolo

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Anche quest’anno l’Ordine degli psicologi della Campania, in collaborazione con l’ANCI Campania, ha organizzato “La settimana del benessere psicologico in Campania, Città amiche del Benessere Psicologico”. La VI edizione ha avuto luogo dal 9 al 15 Novembre 2015. La tematica scelta quest’anno è stata la sicurezza della città e la conciliazione tra i tempi del lavoro e tempi della vita familiare grazie a città a misura di cittadino che offrono servizi essenziali per viverne appieno le potenzialità. Le dott.sse Angela Giovine, Loredana Aiello e Caterina Stolfa dello studio Eureka Psicologia, in collaborazione con la Pubblica Assistenza di Caposele, hanno aderito alla “Settimana del Benessere Psicologico in Campania” con un seminario sulla prevenzione della dipendenza da alcool, dal titolo L’alcol: “l’amico” che ti tradisce Data la tematica, di notevole interesse per gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado il seminario si è tenuto presso l’auditorium della sede associata di Caposele del liceo F.S De Sanctis, sita in Materdomini, il 13 Novembre dalle 10:30e le 12:30 a cui sono stati invitati tutti gli studenti e i docenti del liceo. Sono intervenuti al convegno le psicologhe precedentemente nominate,

di Loredana Aiello

• Formazione personale, professionale ed aziendale • Prevenzione e promozione della salute • Psicoterapia cognitivocomportamentale • Disabilità e Autismo • Psicodiagnostica • Consulenza psicologica in ambito giuridico forense • Neuropsicomotricità

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Bisogna superare il passato per costruire il futuro

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generale. Manca quella voglia di costruire, di avere una visione di sviluppo da promuovere! Ci si accontenta di fare una politica di elite che cambia a seconda del circolo o del partito di turno, in base alla singola capacità di coinvolgimento. Certo, è verissimo che la classe dirigente in qualche modo è lo specchio riflesso della società, ma è altrettanto inammissibile questa apatia politica. Credo che un primo punto di partenza possa essere rappresentato dall’ abbandono incondizionato del passato, almeno di quello più remoto. Bisogna uscire fuori da vecchi schemi ed aprirsi a nuovi dialoghi attraverso i quali costruire nuovi percorsi da condividere. Solo in questo modo ci sarà la possibilità di una rinascita per Caposele e

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on entusiasmo ho accolto l’invito, del direttore de “la Sorgente”, diventato ormai un obbligo morale ed un dovere affettivo verso un periodico che diffonde Caposele nel mondo. Nella mia micro prassi del preferire affrontare forme di trattazione del tema politico locale manterrò la mia coerenza anche in questo numero. Il punto di partenza non può che essere il titolo stesso di questo mio scritto. Passato, dal quale si è formata una struttura politica molto ben delineata, la quale ancora oggi risente di vecchi rancori sfociati in divisioni incolmabili. Caposele sta vivendo un forte periodo di crisi, e non solo quella amministrativa che ormai si palesa in modo chiaro ed evidente, ma soprattutto di una crisi della c.d. “classe dirigente”in

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tempi più felici per tutti. Auguri di un sereno Natale e di un prosperoso 2016.

di Giusep

pe Caruso


Volontariato

PREVENIRE È MEGLIO CHE CURARE!

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a Pubblica Assistenza di Caposele, nell’ottica di dare un aiuto a persone ultrasessantacinquenni non autosufficienti SI RENDE DISPONIBILE per svolgere i seguenti servizi a tutti coloro che ne faranno richiesta: Attività di domiciliarità e compagnia; Disbrigo pratiche presso ASL; Disbrigo ricette presso i medici curanti; Accompagnamento presso gli studi medici; Accompagnamento per fare spese; Accompagnamento presso luoghi di culto, presso familiari e/o amici. Per ulteriori informazioni rivolgersi ai seguenti numeri: 082753594 (dalle ore 09:00 alle ore 12:00 e dalle 15:00 alle 19:00) - 3929056900 (a tutte le ore). Anche quest’anno l’Associazione ha aderito alla campagna nazionale sulla prevenzione del rischio sismico denominata Terremoto: Io non rischio, promossa da ANPAS Nazionale, dal Dipartimento della Protezione Civile, INGV e RELUIS. Il 17 e 18 ottobre i nostri volontari nei pressi del Santuario di San Gerardo hanno spiegato le buone pratiche da adottare in caso di rischio per ridurre al minimo i danni sia alle persone che alle cose. Come sempre la Pubblica Assistenza Caposele collabora con altre Associazioni, così gli appuntamenti con Telefono azzurro e con ANLAIDS sono stati puntuali. Negli ultimi 2 weekend di novembre i nostri volontari hanno distribuito le casette di Telefono Azzurro (Accendiamo una luce di speranza per i bambini) e gli bonsai di ANLAIDS (UN BONSAI PER ANLAIDS). L’ultimo sabato di novembre come oramai da consuetudine i nostri volontari hanno trascorso un’intera giornata nei supermercati per la 19esima giornata nazionale della Colletta Alimentare promossa dal Banco Alimentare di Fisciano. Sono stati raccolti oltre 60 scatoli contenenti pasta, riso, latte, legumi, pelati, etc, tutti prodotti che andranno ad aiutare chi è meno fortunato di noi.

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Dermatologo, etc) che risponderanno velocemente e sezioni nelle quali donne operate al seno cercheranno di dare una supporto ad altre donne che da poco hanno scoperto di avere un tumore. Partirà, sempre a gennaio 2016 il “Progetto Parrucche” (Progetto finanziato con i fondi raccolti durante l’edizione 2014 della manifestazione “Un Albero per tutti”) grazie al quale si potrà consegnare un bonus di € 100,00 a tutte le donne che, in seguito al percorso della Chemioterapia, vorranno acquistare una parrucca. Quest’ultime si impegneranno poi, una volta sconfitta la malattia, a donare la parrucca acquistata all’associazione che, dopo averla risistemata, la metterà a disposizione di altre donne. La grande innovazione sarà però l’applicazione “AMDOS ALTA IRPINIA (realizzata da un Caposelese, Angelo Vitale, titolare del negozio FIXU e che sarà disponibile nei primi mesi del 2016) con la quale, tutto quello che ho scritto si potrà fare in maniera velocissima attraverso uno smartphone, anche e soprattutto per avvicinare queste tematiche ai giovani che operano meglio e di più con le nuove tecnologie. Ci tengo a dire che la realizzazione del sito e dell’applicazione è stata possibile grazie al contributo concreto delle famiglie Oliviero e Porciello di Lioni, che ai funerali della loro cara Carmela, hanno voluto devolvere un’offerta alla nostra associazione. E’ stato un gesto importante, che deve farci capire quanto sia necessario operare insieme per la prevenzione, famiglie, associazioni, ricercatori e medici, paesi, città, solo così si riusciranno a dare risposte concrete alle persone! L’educazione alla prevenzione deve essere globale, deve continuare ad operare anche in Irpinia e a Caposele, deve riguardare tutte le persone a prescindere dal sesso e dall’età perché solo così un giorno, spero non molto lontano, si possa dire: “C’era una volta il cancro”.

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delle giornate di prevenzione: “Perché non create anche qui un’associazione AMDOS?” Aveva questo grande sogno, quello di creare, in ogni paese una sede dell’AMDOS, associazioni delle quali dovevano far parte “le sue donne e uomini” suoi, nel senso di persone operate da lui che dovevano farsi portavoce del messaggio di prevenzione verso altre persone. A distanza di 3 anni il sogno è diventato una bella realtà. In moltissimi Comuni Irpini c’è una sede AMDOS o AMOS (Associazione Meridionale Operate/i al Seno) e dove non c’è fisicamente una struttura, ci sono persone di riferimento alle quali poter chiedere informazioni e consigli vari su come affrontare la malattia, su come riuscire a combatterla e a sconfiggerla prima nella mente e poi nel fisico. A M D O S A LTA I R P I N I A è un’associazione nata sempre grazie alla volontà di Carlo Iannace e al lavoro fatto sul territorio, alla quale aderiscono tutti i Comuni dell’Alta Irpinia (praticamente quelli del Distretto Sanitario di S.Angelo dei Lombardi) e con la quale personalmente, mi impegno. Fin da subito ho capito che quella sarebbe stata un’ennesima famiglia (sono fortunato perché posso dire di aver molte famiglie!) perché ho incontrato persone fantastiche, persone che hanno sconfitto la malattia e oggi si impegnano insieme ad altre, affinché anche altre persone possano conoscerla, combatterla, vincerla e possano raccontare, a loro volta, la loro esperienza. Pina, Gina, Antonella, Gerardina, Mariateresa, Onorina, Giovanna, Mariangela, ma anche mia moglie Tiziana, insieme a tante amiche, sorelle, zie, cugine persone speciali che hanno reso anche la nostra vita molto più serena, più tranquilla e consapevole, facendoci comprendere che anche le disgrazie peggiori possono avere una soluzione e si possono vivere con serenità. Che si vince una battaglia alla volta e che spesso abbiamo una forza interiore che nemmeno pensavamo di avere. Non smetterò mai di ringraziarle. Grazie alla costituzione dell’AMDOS ALTA IRPINIA dal 2012 ad oggi, sono state visitate 6.786 persone di 79 Comuni, dai 14 ai 94 anni. Sono stati riscontrati numerosi casi che, presi in tempo per fortuna, nella stragrande maggioranza si sono risolti positivamente. Questi numeri fanno capire quanto sia importante la prevenzione e quale sia la sua incidenza anche sui casi di mortalità. Per migliorare sempre più il nostro standard di prevenzione, dall’inizio del 2016 sarà attivo un portale web (www. amdosaltairpinia.it) nel quale si potranno trovare informazioni utili su come, ad esempio, effettuare l’autopalpazione (con video e foto), sezioni dedicate nelle quali sarà possibile porre domande e/o dubbi agli specialisti (Senologo, Ginecologo, Sociologo, Psicologo, Nutrizionista,

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con questa frase che voglio iniziare il mio articolo perché è un motto che, soprattutto negli ultimi tempi, mi appartiene molto. Nel mio ultimo articolo avevo parlato della mia esperienza di volontario presso la Pubblica Assistenza Caposele, in questa occasione, vi voglio parlare della mia altrettanto bella e molto istruttiva esperienza in un'altra associazione, l'AMDOS ALTA IRPINIA. L'AMDOS (Associazione Meridoniale Donne Operate al Seno) è un'associazione che si occupa della prevenzione del tumore al seno, o meglio, era partita con questa finalità, ma oggi, grazie ai vari ambulatori organizzati in giro per l'Irpinia, si prevengono anche altri tumori organizzando vari screening che comprendono visite ginecologiche, dermatologiche, psicologiche e consulenze nutrizionali. Da qualche anno, ho iniziato a fare volontariato con questa associazione e ho avuto modo di conoscerla proprio grazie ad una “Giornata della prevenzione” organizzata presso la Pubblica Assistenza Caposele, di cui ricordo ancora la data: Il 02 luglio 2012. Da quel giorno, quasi tutte le domeniche, insieme ad altre volontarie/amiche, giriamo l'Alta Irpinia per organizzare giornate di attività preventive, incontrando persone, divulgando e sensibilizzando sull’importanza della prevenzione dei tumori. Fin dal primo giorno ho capito che il modo di fare prevenzione di queste persone era diverso, innovativo! Fino ad allora, nella maggior parte dei casi, si faceva prevenzione recandosi in Ospedale quando si veniva contattati dall’Asl di turno per i vari screening organizzati (1 volta ogni 2 anni e se hai superato i 45 anni d’età) oppure ci si recava presso i camper dell’ASL che ogni tanto si vedevano parcheggiati in piazza, ma che comunque non riuscivano a coprire tutte le richieste, infatti numerose persone tornavano a casa senza aver potuto eseguire lo screening. Con AMDOS per la prima volta, erano i dottori ad andare nei paesi, o meglio era il dottore. Parlo al singolare perché tutto il sistema è iniziato, era, ed è sorretto, da un medico che è soprattutto una persona straordinaria, un senologo che ha fatto della sua professione una vera missione verso gli altri, il Dott. Carlo Iannace. Quando nel 2012 mi fu detto che in giro per la nostra provincia c’era un dottore che puntualmente ogni domenica, anziché riposarsi, dopo una settimana di lavoro, girava l’Irpinia a fare visite senologiche gratuite, non volevo crederci, ero molto perplesso ed ho voluto constatare personalmente quello che mi dicevano. Ho conosciuto così il dott. Iannace, una persona umile, generosa, preparata e soprattutto un uomo capace di sognare! Un sognatore che, ricordo ancora dalle prime volte che partecipavo agli ambulatori, chiedeva a tutte le organizzatrici

di Michele Cuozzo

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Attualità

LA RACCOLTA DELLE OLIVE A CAPOSELE

Caposele

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volta l’olio nuovo mettendolo sopra il pane e dopo aver assaggiato l’olio si dava un giudizio dell’olio se è amaro o dolce e qui si apre una discussione e opinioni tra di loro. Le olive vengono macinate nel mulino fatto di due ruote di pietra poi si trasferiscono nella macchina e vengono separate dall’acqua sporca e poi esce l’olio che va nel bidone. Negli ultimi anni l’oleificio di Russomanno e Mattia si sono chiusi per vari motivi noi caposelesi decidiamo di portare a macinare le olive a Pasano oppure fuori paese perché non ci sono più oleifici come lo ricordano i nostri nonni.In conclusione voglio dire che a Caposele la raccolta delle olive viene vista come una passione che si porta con se trasmessa dal padre, dal nonno e dal bisnonno infatti se domando a mio padre lui mi racconta sempre che in passato mio nonno come raccoglieva le olive è una tradizione del mio paese quello di stare insieme agli altri intorno alle olive si muovo in modo coordinato dove ognuno ha il suo compito da svolgere nella raccolta fino all’oleificio e così si fa l’olio e questa tradizione si tramanda a figli e nipoti.

ricordavo una comunità nella quale esistevano relazioni basate sul rispetto reciproco e sul senso di autentica solidarietà, oggi ritrovo una comunità nella quale prevalgono individualismi e disinteresse verso il bene collettivo. Come operatore di comunità, ma soprattutto come cittadina di Caposele, ho provato ad analizzare come si è giunti a tale disgregazione del tessuto sociale del mio paese, a capirne le cause e le responsabilità. La risposta che mi è apparsa più evidente è che mancano “Esempi positivi”! Al paese manca una classe dirigente responsabile, costantemente impegnata alla realizzazione di un bene collettivo e non imprigionata nel risolvere le questioni dei singoli per poter ottenere “facili” consensi al proprio operato; manca la capacità di cogliere le opportunità di crescita per il territorio che garantiscano, soprattutto alle giovani generazioni, il diritto al futuro, mettendo al centro temi come il lavoro, la professionalità, la creatività, la cittadinanza attiva, l’accesso alla conoscenza e alla cultura. Attualmente a Caposele c’è nien-

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visto con gli occhi di chi ritorna!

ono andata via, circa 30 anni fa, pensando che Caposele fosse un luogo da cui partire per realizzare i miei obiettivi professionali ed umani, ed in quest’ottica ho costruito un progetto e ho seguito il percorso per acquisire le competenze professionali che mi hanno consentito di raggiungere traguardi lavorativi apprezzabili e gratificanti. Con il passare del tempo, però, avvertivo, in maniera prima confusa, poi sempre più definita, il richiamo alle radici, ad una terra percepita nel ricordo come comunità aggregante, solidale e accogliente. Questo pensiero, il desiderio di ritornare, mi ha inizialmente spaventata, in quanto avrebbe significato abbondonare un progetto di vita ormai avviato, pertanto ho temporeggiato nel prendere una decisione. Alla fine, contro ogni logica, hanno prevalso le ragioni del cuore, nonostante la razionalità che mi avrebbe dovuto far soppesare in maniera diversa le scelte che ho fatto. Appena arrivata ho dovuto constatare, con grande amarezza, che il paese che avevo lasciato tanti anni prima era profondamente cambiato: io

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maneggiare le olive oppure separare le foglie in caposelese ti dice “amma schiaffa le palme dall’auilivi”. Non solo per lavorare per togliere le foglie ma anche un modo per chiacchierare e per scambiare due chiacchiere tra di loro che dura fino a quando non hanno svuotato tutti i sacchi, le foglie vengono bruciate le persone che hanno collaborato vengono a cena tutti insieme. Mi hanno detto che con il tempo è cambiata pure la raccolta delle olive molti anni fa i sacchetti li caricavano sopra l’asino oppure li portavano a mano oggi invece tutti hanno i mezzi agricoli a disposizione ed è più facile trasportare i sacchetti in oleificio per macinarle. Fino a qualche anno fa a Caposele c’erano molti oleifici nel paese di proprietà della famiglia Russomanno, Mattia ricordo che quando ero ragazzino negli anni ottanta andavo a vedere come si macinavano le olive all’oleificio di Russomanno che si trova sotto la piazza Sanità c’erano i macchinari per macinare le olive mi ricordo che in quell’oleificio non si andava solo per macinare ma era anche un modo per stare insieme nel mese di novembre infatti poi a mezzogiorno si portava da mangiare la pasta fatta in casa e la braciola di carne e qui si approfitta per assaggiare per la prima

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cadere rapidamente. Chi ha il battitore deve essere una persone abile fisicamente da poter battere con il pezzo di legno in tutti gli angoli dell’albero fino all’ultimo ulivo rimasto per poi spostare da un albero all’altro senza mai perdere la concentrazione che richiede in quel momento, quello di salire e scendere dalle scale fino a fare tutte le olive per terra per poi spostare a un altro un albero. Poi ci sono le persone che raccolgono le olive per terra e per togliere le reti sotto l’albero e mettere le olive dentro i sacchetti di colore marrone oppure di colore azzurro li caricano sopra il mezzo agricolo e li portano in cantina oppure in garage sottocasa e qui inizia la fase di separazione delle foglie prima che vengano portate nel frantoio. Le persone si riuniscono tutti insieme intorno ai sacchetti delle olive e cominciano a separare le foglie dalle olive a mani nude tutti insieme coordinatamente c’è chi prende i sacchi e li svuotano su una tavolata per agevolare il lavoro delle persone poi dopo aver tolto le foglie dalle olive, pulite le rimettono di nuovo nel sacchetto e li caricano sopra un mezzo di trasporto e restano li in attesa di essere portate nel frantoio. Questa cosa è vista anche come un modo per stare insieme non solo per

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ome ogni anno nel mese di novembre le persone di Caposele dedicano gran parte del loro tempo in campagna a raccogliere le olive per portare all’oleificio oppure frantoio, in dialetto si dice “agliara”, per fare l’olio che poi viene chiamato olio nuovo. La raccolta delle olive avviene quando sono mature nel mese di novembre e dicembre in pieno autunno e avviene in due fase la prima fase si va in campagna qualche settimana prima della raccolta per mettere la reti sotto gli alberi per fare in modo che quando le olive cadono spontaneamente dagli alberi non vanno per terra e poi dopo qualche settimana decidono quando cominciare la raccolta vera e propria delle olive. Nel giorno della raccolta delle olive il proprietario del terreno invita le persone familiari e amici tutti insieme nel suo terreno e da i compiti a ciascuna persona su cosa fare e così si inizia il lavoro, le persone che stanno sotto l’albero hanno il compito di raccogliere le olive con le mani altri invece si dedicano a togliere le reti sotto l’albero e mettono le olive dentro i sacchi di iuta di circa 1 quintale senza togliere le foglie poi c’è un’altra persona che viene chiamata con il battitore che ha il compito di salire sopra l’albero a battere le olive per farle

di Giusep pe Casale

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te o poco di tutto questo, ma prevalgono, da parte di chi invece dovrebbe mettere al centro le persone e il suo bene, atteggiamenti di chiusura e isolamento o sentimenti e comportamenti dettati da piccole vendette e rancori. Inoltre è evidente e si tocca con mano la poca predisposizione nel prendersi cura del proprio territorio e dei suoi cittadini; quegli stessi cittadini che sono chiusi in un rassegnato silenzio, stanchi di reagire a un sistema indifferente. Tutto questo mi rattrista, ma non posso rinunciare a credere che un cambiamento sia ancora possibile per questo paese e che lo si potrà ottenere solo se si mette in atto un nuovo modello di politica che non guardi più all’interesse dei singoli, ma al bene della collettività presa nel suo insieme. Una politica trasparente che restituisca fiducia, speranza e spazi di partecipazione attiva e responsabile, nel rispetto di tutti i cittadini e della loro libertà di pensiero ed opinione; solo in tal modo si potrà riconsegnare alla collettività il suo senso di appartenenza. Questi sono, secondo me, gli elementi cardine di una politica credibile e partecipata, che metta le pro-

na Aiello

di Loreda

prie competenze a disposizione della collettività e che sappia valorizzare e potenziare, all’interno della stessa, le risorse esistenti. In questo modo si potrà costruire una comunità autenticamente democratica, nella consapevolezza che l'azione politica e amministrativa non è solo per i cittadini, ma dei cittadini, sognata e costruita con loro, frutto dei loro bisogni e dello loro istanze. Auspico che si percorra questa strada, non ci si può accontentare del minimo indispensabile, ma si deve puntare a costruire un paese vivibile e socialmente attivo. Restituire a Caposele un percorso di sviluppo che tenga insieme le necessità sociali dell’equità, della sostenibilità e dello sviluppo. E’ arrivato il momento di recuperare i valori fondamentali per una necessaria convivenza civile ed un’altrettanta necessaria giustizia sociale”.


Ricordi

Il ricordo e la storia continuano… di Cesara Maria Alagia

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strada che si ha alle spalle è tanto più lunga di quella che si ha davanti, il tempo per riposare verrà presto e così continua i suoi racconti sul filo dei ricordi. Dalle tapparelle del balcone noto che è diventato buio, il tempo trascorso con Alfonsina vola velocemente, perché , come dicevo prima, spazia nei ricordi di una storia piena di vicende personali e collettive. Nel salutarla e nell’accarezzare le sue mani calde, rugose e nello stesso tempo morbide, penso che la sua vita sia stata (nelle gioie e nei dolori che l’hanno fortemente segnata) un profondo atto d’amore, di cui tutti le siamo grati perché è la testimonianza autentica di quei valori ai quali dovremmo, sempre e comunque rapportare anche le nostre vite.

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alleviare il rossore del piccolo usa la farina di granturco e appena Gerardo si regge sulle gambine viene messo nella “chianca” (l’attuale girello) costruita in legno e ben salda al pavimento. Ad allietare il matrimonio di Alfonsina ed Alfonso, nascono altri tre figli, Gaetano, Faluccia e Pinuzza, che già da piccoli aiutano i genitori nei lavori, mentre nei momenti di svago si divertono a giocare a nascondino, alla settimana, a n’duzza a muru e a la ruticella, e nelle fredde serate invernali, seduti vicino al caminetto, Alfonsina insegna loro delle antiche nenie. Mentre i maschi dopo le elementari continuano gli studi, infatti Gerardo frequenterà le Scuole Medie e il Liceo Classico a Salerno e Gaetano, dopo aver frequentato la Scuola di Avviamento a Caposele, conseguirà il Diploma di Perito Agrario sempre a Salerno, le due ragazze invece non proseguono gli studi perché questi sono, nella maggior parte dei casi, privilegi riservati ai maschi. Gli anni passano, Gerardo si laurea in Ingegneria e dopo qualche tempo, vince un Concorso al Comune di Milano dopo diviene Capo Ripartizione del Demanio e da dove si adopererà per aiutare il suo paese, durante il sisma dell’80, sisma che travolge e stravolge anche la sua vita, seppure vissuta a tanti chilometri di distanza, perché il dolore per la perdita dei tanti cari ed il pensiero per la sorella ed i genitori cambiano e stravolgono anche a lui la vita, in quanto sente forte la responsabilità nel dovere alleviare una sofferenza atroce e nell’essere quanto più possibile vicino ai cari rimasti. Parlando di Gerardo, c’è nello sguardo di Alfonsina tanto orgoglio ma anche la lacerazione straziante di una ferita sempre presente…. … Leggo sul suo viso una grande stanchezza, le chiedo se vogliamo fermare il suo racconto e lei dice che quando la

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far liquefare le pietre calcaree ed ottenere così, ad una temperatura molto elevata, la calce e come prodotto secondario, la carbonella. Alla fine della giornata i dolori diventano sempre più lancinanti e ravvicinati, il parto è imminente ma la “vammana”, Domenica, detta “Zi Mica” si trova a Caposele. In casa di Alfonsina arriva Girolama Casale, che in caso di emergenza, aiuta le donne a partorire. Nella stanza, con la partoriente, sono presenti la mamma, la suocera ed altre parenti che si avvicendano nello scaldare acqua e preparare panni, mentre il marito deve aspettare fuori. In groppa ad un asino ecco arrivare finalmente “Zi Mica” da Caposele e dopo poco nasce Gerardo il primogenito di casa Malanga. Alfonsina, dopo il parto rimane otto giorni a letto per riprendere le forze e poter dare il giusto nutrimento al piccolo, perché è consuetudine riposare e mangiare brodo di pollo per facilitare la “calata” del latte. Siccome la donna lavora fino al momento del parto, qualche volta accade che possa partorire nei campi, con tutti i rischi possibili, sia per la madre che per il neonato. Spesso, difatti, si muore di parto per mancanza di assistenza e di norme igieniche. La partoriente affida la sua salute e quella del nascituro a S.Anna protettrice delle partorienti e tutto si consuma secondo un destino che sembra prestabilito. Alfonsina, dopo il parto, riprende a lavorare e quando va nei campi, con la tipica “spara” in testa porta con sè il piccolo Gerardo dentro la “Conn’la” realizzata, con maestria, dal marito Alfonso. Il lavoro per lei, con l’arrivo del piccolo, aumenta di molto perché la biancheria da lavare è tanta, in quanto si usa, fasciare il piccolo ben stretto con le mani, i piedini e le gambette, il tutto avvolto nelle fasce che vengono cucite dalla stessa mamma o comprate presso l’unica merceria esistente a Caposele di proprietà dei Sica. Spesso Alfonsina per

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iamo in autunno inoltrato, i colori della natura cambiano, si fanno più caldi quasi a contrastare il freddo che comincia a farsi sentire. Alfonsina, invece, non cambia colore nell’abbigliamento, è sempre di nero che la veste, anche se gli indumenti si sono fatti più pesanti, più caldi per affrontare il freddo e le giornate che diventano sempre più corte ed il buio si fa spazio troppo presto nelle nostre giornate. Fra qualche giorno, il 03 dicembre, sarà il suo compleanno, compie 101 anni; quando glielo ricordiamo, io e le ragazze del Servizio Civile, lei sembra quasi chiedere scusa di essere ancora qui, non comprendendo la grande gioia che per noi tutti continuano ad essere la sua presenza, i suoi spaccati di vita, che ormai fanno parte di me e mi avvolgono come in una nuvola, che spostandosi con leggerezza, mi porta agli anni da lei vissuti sempre con grande forza, dignità e coraggio. Cara Alfonsina , la tua vita ha scritto pagine per noi indimenticabili, perché si intrecciano con le tante esistenze della gente di Caposele; sono brandelli di una vita che ci appartiene e che, in una visione cosmica del dolore e della capacità di sopportarlo, ci indica l’alternativa coraggiosa alla sofferenza. Durante un nostro incontro, i tuoi occhi si riempiono di una gioia mista a tenerezza e tristezza quando parli dei tuoi figli…. …. Torni, così, ad essere giovane sposa in attesa del tuo primo figlio. Le tue giornate, nonostante l’avanzare della gravidanza, sono scandite da un continuo lavoro, che si alterna nella trattoria, nei lavori domestici e nella cura ed assistenza ai due anziani zii. Il momento del parto si avvicina, tu sei alla “Carcara” nei pressi “r’ la croci r’ la paletta”, (dove attualmente è ubicato il ripetitore RAI). Dentro una spazio scavato a mo’ di cupola, il caldo è insopportabile, bisogna alimentare sempre più il fuoco per

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INIZIAMO UN NUOVO PERCORSO IL NUOVO PRESIDENTE DEL FORUM GIOVANI

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ingrazio il direttore de “La Sorgente” che mi ha dato l’opportunità di pubblicare questo mio scritto sul Forum dei Giovani di Caposele. Lo scorso 14 novembre si sono svolte le elezioni rinnovare l’organo direttivo del Forum dei Giovani, il quale, tra i primi istituti della Provincia, è giunto al settimo mandato ed all’undicesimo anno di attività. Dopo i saluti del coordinatore uscente Vincenzo Iannuzzi è giunta la mia elezione alla figura di coordinatore, culminando una personale esperienza nell’istituzione per diversi anni! Le elezioni hanno raggiunto uno

straordinario risultato vedendo la partecipazione di 119 ragazzi di Caposele aventi tra i 16 e i 29 anni di età. La mia candidatura è stata premiata da con 63 preferenze contro le 52 prese del amico Giovanni Viscardi. Sono entusiasta dell’importante ruolo che mi è stato affidato. Credo sia giunta l'ora di voltare pagina per il nostro Forum; il direttivo tutto è pronto a nuovi scenari di impegno per la collettività, decidendo di impegnarsi per il proprio Paese in maniera disinteressata, volenterosi e pieni di voglia. Vogliamo essere i promotori di svariate attività che acquistano un

valore più forte e concreto; sarà mia priorità, insieme all’assemblea neo eletta del Forum, farci portavoce nei confronti delle istituzioni territoriali, delle necessità dei giovani caposelesi che vorranno manifestarci. Cercheremo di lavorare in un campo più ampio creando una rete di collegamenti con le associazioni dell’alta Irpinia. Saranno svolte una serie di attività collaterali, come laboratori e concorsi che questo Forum non vede l’ora di poter avviare. Al mio fianco ci saranno il vice coordinatore Caruso Antonello, i consiglieri Ceres Alfonso Emanuele,

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o Merola

Cione Gerardo, Ceres Lia e Ilaria Denis, il Tesoriere Maria Russomanno, il segretario Giovanni Viscardi e i due delegati al coordinamento provinciale Testa Nicola e Russomanno Vincenzo. Infine, un ringraziamento va all’Assessore alle Politiche Giovanili, Pietro Cetrulo, per il suo sostegno e vicinanza dimostrati in questo periodo e spero nel futuro prossimo. Buon natale e felice Anno nuovo!

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Sport

di Roberto

Notaro

G.S. OLIMPIA CAPOSELE... 30 ANNI DI CALCIO

In preparazione l'Almanacco della società 1986-2015

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volume e di premiare nel contempo i diversi caposelesi che presentano numeri importanti nell’Olimpia, nonché di citare le centinaia e centinaia di persone che hanno vestito la nostra maglia in una serata di “gala alla paesana”. Programmi per il futuro? C’è già un’idea: la sensazione è che un percorso si stia concludendo, ma che una nuova strada si stia già aprendo…. Niente di certo ci mancherebbe, ma ci piacerebbe anche partecipare, per la prima volta, ad un Campionato Regionale Juniores: forse l’unica cosa ancora non fatta. Vediamo, ora anzitutto pensiamo a lavorare quest’anno cercando di eguagliare e, se possibile provare a migliorare il grande risultato ottenuto cogli Allievi lo scorso anno che hanno riportato Caposele sul podio della provincia. Non sarà facile poiché il settore giovanile è difficilissimo in quanto non vi è distinzione tra terza, seconda, prima categoria e categorie superiori e spesso ci tocca confrontarci con società anche di Promozione, Eccellenza o Serie D! Accettiamo la sfida, come sempre.

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lo richiedono lo sia ancora di più. Questa piccola vicenda comunque, non è altro che una macchiolina invisibile al cospetto dei trent’anni di calcio che festeggiamo…… e le iniziative non mancheranno! Andrà a breve in stampa (sarà pronto prima del termine della corrente Stagione Sportiva) L’ALMANACCO D E L L’ O L I M P I A C A P O S E L E (nell’immagine la copertina che è già pronta) nel quale sono custoditi i numeri di questo trentennio. Dal 1986 “Girgia” la sera, dopo le partite si metteva nella cucina del nostro alloggio delle Fornaci ad annotare reti, voti,di tutte le partite…… e tale regola l’ho ereditata anch’io, tanto che mettendo insieme il tutto siamo riusciti a creare un almanacco che contiene: tutti i tesserati della categoria di sempre, tutti i tesserati del settore giovanile, tutte le presenze in categorie di ogni singolo giocatore, tutte le presenza assolute nel trentennio giovanile, tutti i marcatori della categoria, tutti i marcatori del decennio della mia gestione da allenatore! L’idea è quella di presentare tale

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- 1987/2003: tanti anni consecutivi di categoria! Tutti in seconda (con una promozione in prima, poi non fatta per motivi economici), tranne due in Terza, coronati da ben 5 Coppe Disciplina Generali - 1987/1995: in contemporanea con la categoria l’Olimpia disputava mediamente anche 2-3 tornei giovanili condotti sempre al vertice e che ci hanno dato ben 11 vittorie del Girone - 2003/2005: anni di assestamento con soli campionati giovanili - 2006/2010: l’Olimpia torna prepotentemente al vertice del panorama giovanile e va oltre, vincendo tutto ciò che c’è da vincere (CAMPIONI PROVINCIALI “GIOVANISSIMI 2008” E “ALLIEVI 2009”). Nel 2010 la società partecipa ad uno storico CAMPIONATO REGIONALE vincendo il titolo REGIONALE DISCIPLINARE (primi su 105 squadre davanti addirittura al Napoli!) - 2010/2015: l’Olimpia si dota di una Scuola Calcio Riconosciuta che accompagna ottimamente l’Attività agonistica trentennale della nostra società. Ora che questo incredibile traguardo del trentennio è alle porte, tanta gioia e soddisfazione ci pervade, ma al tempo stesso essa è accompagnata da nuove riflessioni. Tutto è stato fatto forse, perfino il tentativo non andato in porto di una gestione diretta delle strutture sportive Palmenta (che curiamo già volontariamente da 15 anni circa….), la cui conclusione tanta amarezza mi ha portato. Forse ne parlerò meglio in seguito, forse non ne parlerò mai più. Per ora mi fermo a dire che tale idea si è arenata non e non solo per alcune azioni poco edificanti verso la nostra associazione, ma e soprattutto perché tale progetto, ritengo, non si sposasse bene con ciò che siamo stati in questi anni. L’idea ambiziosa di gestire delle strutture pubbliche non ha legato, per diversi motivi, con la nostra idea di sport e di calcio, basato sulla semplicità: l’ambizione è una bella cosa, ma credo che riuscire a volare bassi quando le necessità

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’ alle porte la nostra TRENTESIMA STAGIONE SPORTIVA: UNA VITA! In questo trentennio abbiamo messo tutto di noi. Le nostre competenze, il nostro tempo ed il nostro amore sconfinato per questo sport. Quando dico “nostro” mi riferisco a tutti: al papà-Presidente Generoso in particolare; ai miei 10 anni da allenatore di questi giovani che hanno contraccambiato con tutte le vittorie possibili: tutto ciò che c’era da vincere a livello giovanile è stato vinto. Tutto ciò che poteva essere fatto è stato fatto. Quando dico “nostro” mi riferisco ai tanti dirigenti che sono passati nel nostro gruppo, alcuni dei quali purtroppo non vivono più la vita terrena, ma che ricordiamo sempre con grande affetto e riconoscenza. Dico “nostro” e penso agli amici-sponsor ed ai tifosi storici che ci accompagnano da sempre. Quando dico “nostro” mi riferisco alle diverse centinaia di ragazzi, di bambini e di adulti che hanno vestito i colori Olimpia: dapprima bianco-verdi, poi dai più svariati toni delle divise che con la magra economica che ci accompagnava trovavamo: rosse, arancio, blu, bianche. Dal rosa-nero del trionfo nei Giovanissimi al Partenio nel 2008, al definitivo GIALLO-NERO adottato dalla stagione seguente, quella che ci ha portato in dote il secondo titolo “ALLIEVI” 2009 sempre al Partenio e che ci ha condotto ai vertici del calcio Regionale giovanile. Il giallo-nero degli anni della Scuola Calcio e delle tante soddisfazioni e record dei nuovi gruppi. Il TRENTENNIO dell’Olimpia è cosa troppo lunga e bella e risulta impossibile descriverlo in queste righe ed in questa pagina che il Direttore gentilmente ci concede costantemente (se si sfoglia la Sorgente ci sono splendidi articoli in particolare quelli di Donato Gervasio dopo le nostre vittorie). La nostra società, in questo lungo viaggio ha vissuto diverse fasi: - 1986 solo settore giovanile (Allievi, Giovanissimi ed Esordienti in un solo anno….che affrontarono addirittura l’U.S. Avellino allora in serie A nella fase finale)


Punti di vista

sull’acqua

i rischi della legge

nzetta

E' VERAMENTE TRASPARENTE?

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E' stato approvato recentemente dalla Regione Campania il riordino servizio idrico integrato. "I due principi fondamentali che hanno ispirato il Disegno di legge “Riordino del Servizio idrico integrato ed istituzione dell’Ente idrico Campano” sono questi: l'acqua bene pubblico e il decentramento dei poteri di gestione dalla Regione ai Comuni singoli o associati. Non tutti sono daccordo.

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e quello che è pubblico è cattivo, di fatto ci si sta avviando verso la consegna alle imprese private, più organizzate, ma in cerca di profitto, della gestione di un bene essenziale e primario come quello dell’acqua! Non è superfluo ricordare le parole di Papa Francesco che nella sua ultima Enciclica: LAUDATO SI’ al paragrafo 30,: “Mentre la qualità dell’acqua disponibile peggiora costantemente, in alcuni luoghi avanza la tendenza a privatizzare questa risorsa scarsa, trasformata in merce soggetta alle leggi del mercato. In realtà l’accesso all’acqua potabile e sicura è un diritto umano essenziale, fondamentale e universale, perché determina la sopravvivenza delle persone, e per questo è condizione per l’esercizio dei diritti umani” Negare ai poveri “l’accesso all’acqua potabile significa negare loro il diritto alla vita radicato nella loro inalienabile dignità”. Ci auguriamo che questa legge non vada in quella direzione, ma il rischio c’è ed il pessimismo è d’obbligo!

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nell’acqua, affidandone la gestione a tre o quattro multiutility come vorrebbe Renzi e che la nuova legge tenta di scolorire in molti passaggi che sembrerebbero, da un lato, salvaguardare, da un lato, il concetto di acqua bene pubblico e il decentramento ai comuni associati, come sostiene il governatore De Luca, e, dall’altro lato, far derivare un ricavo, proprio del mercato, che va in tasca ai privati, come sostengono gli oppositori. Non si può fare a meno di sottolineare che questa legge, come molte altre, è redatta in forma di propaganda mettendo insieme precetti e principi generici e condivisibili ma difficilmente realizzabili nella applicazione! I Cinque stelle gridano allo scandalo; partiti di destra, più strumentalmente, si oppongono per alcuni emendamenti non approvati; Sel dice che è una legge insufficiente e pericolosa e la società civile assiste impotente. Si dice che La legge va contro il referendum del 2011, appoggiato dallo stesso PD, nel quale il 95% si dichiarava contro la privatizzazione. Oggi Il partito di Renzi, pare abbia cambiato idea. Padre Zanotelli, coraggioso prete comboniano, fautore del referendum e di altre battaglie civili presente in aula- ha detto: “E’ una vergogna che il PD abbia venduto l’acqua e votato la legge”. Contrario il sindaco di Napoli, De Magistris che ha trasformato la ABC in società a capitale pubblica, risanandola e assicurando un buon servizio a tariffe più basse, il cui presidente, Montalto, qualifica la legge scellerata. Favorevoli i sindacati Cisl, Cgil, Uil, perché non vi sarebbe diminuzione di personale; favorevoli alcuni sindaci irpini (quello di Montoro e di Solofra) perché vedono riconoscere ai comuni prerogative e controlli sulla nuova gestione. In un clima di decisionismo purchessia e nella falsa considerazione che tutto quello che è privato è buono

L'immagine storica dell'arrivo dell'acqua del Sele a Bari nell'aprile 1915

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“Laudato sì, mì Signore, per sora acqua, la quale è molto utile et humile et pretiosa et casta”. A più di otto secoli dal Cantico delle creature di San Francesco d’Assisi, l’acqua è rimasta umile, preziosa e utile ma ha perduto, da tempo, la sua castità perché, spesso inquinata e su di essa si è abbattuta la protervia dei politici che l’hanno amministrata in modo indegno ed, ora, si teme vogliano consegnarla ai privati continuando, però, a mantenerne il controllo. Raffaello De Stefano, responsabile acqua del PD, che ha avuto, in passato, notevoli responsabilità nel settore, fotografa la situazione con cognizione di causa. Che rispetto alla Puglia, che ha saputo trasformare l’acqua da criticità delle risorse in fattore di ricchezza “In Campania, invece, si è soffermata l’emergenza idrica perché ormai da troppo tempo mancano investimenti mirati a fronte di sprechi e di corruzioni che hanno caratterizzato impianti faraonici, spesso inutilizzati, con chilometri e chilometri di rete fatiscenti che attraversano tutta la regione con un’altissima percentuale di perdite” (Repubblica, Napoli, 20 nov.). La nuova legge riuscirà a ribaltare la situazione? Modificherà le “teste” di quei politici che continueranno a gestire la rete, proprietà demaniale, che non hanno ristrutturarlo neanche con i fondi europei, che hanno sprecato in mille rivoli? I pareri sono discordi e persino opposti. La legge è stata approvata dal Consiglio regionale della Campania lo scorso 15 novembre con i voti della sola maggioranza, tra schiamazzi, interruzioni, proteste, occupazioni da parte dei cinque stelle del tavolo della presidenza e il malore della Presidente D’Amelio che ha dovuto ricorrere alle cure del 118. Perché tanto contrasto e perché alcuni gridano allo scandalo ed altri ne descrivono le lodi? La nuova legge istituisce un Ente unico campano EIC) per la gestione complessiva di tutto il sistema, che accentra il potere a livello regionale anche se si articola in cinque ambiti distrettuali: sarnese vesuviano, Sele, Caserta, Calore Irpino. La novità di rilievo è l’introduzione della figura del gestore unico, che va realizzato in tempi brevi. Un’Agenzia unica che gestirà la governance e le fonti stesse dell’acqua. Ed è appunto questa Agenzia che, secondo chi si oppone, di fatto, introduce il principio della privatizzazione

di Nino La

Interno dell'area Sorgenti

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Storia

Le nuove frontiere del lavoro: i giovani in una società che cambia.

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economia di mercato globalizzata e proprio i giovani rappresentano una risorsa nuova per l’agricoltura. Chi si avvicina all’agricoltura lo fa spaziando in settori nuovi, come le nuove tecnologie e le energie rinnovabili che hanno, infatti, ampliato notevolmente il campo delle specializzazioni. Insomma, ritorno alla terra sì ma guardando al futuro con l’agricoltura sostenibile, un modello cioè di produzione che evita lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali, del suolo, dell’acqua e dell’aria, un’agricoltura che produca cibi buoni, sani e amici dell’ambiente. Gli agricoltori debbono essere protagonisti attivi di un modello di agricoltura sostenibile e solidale. Tante possono essere le idee innovative nel settore agroalimentare che in Irpinia funziona bene per la rete che si crea tra agricoltura, aziende e industria. Cicerone diceva: di tutte le cose dalle quali si può ricavare vantaggio, nessuna è migliore dell’agricoltura, nessuna è più dolce, nessuna è più degna di un uomo libero. Insomma, considerando il periodo socio-economico difficile che stiamo vivendo, è indispensabile una politica che tenga conto del settore primario come punto di forza e non di debolezza. L’agricoltura garantisce il futuro dei territori e delle giovani generazioni che investono su formazione e nuove tecnologie. Da tener presente che non esiste settore, compresa l’agricoltura, che non possa beneficiare della rivoluzione digitale. Non dimentichiamo, comunque, che il nostro territorio ha anche una vocazione turistica ed enogastronomica naturale come pochi, capace di trasmettere stimoli e messaggi tra i più diversi, di affascinare con i miti, con le opere architettoniche, con i paesaggi, con i segni dei popoli antichi, con sapori tradizionali. Il mix di arte, cultura, turismo e tradizioni rende questa terra unica per chi ci vive. Manca però nelle nostre zone una guida turistica o una figura di tour operator, cioè di un operatore che sviluppi o almeno assembli pacchetti turistici. Allora, l’invito rivolto ai giovani dai relatori è di non andare sempre alla ricerca del lavoro, ma di creare il lavoro. Innovazione, invenzione e genialità sono le carte vincenti. Il mondo fisico e il mondo virtuale hanno molto da offrire, entrambi. Di qui il bisogno di investire su apprendimenti che siano in grado di potenziare competenze diverse e soprattutto di sviluppare quella che è una risorsa indispensabile in un mercato di lavoro così difficile come quello attuale, e cioè la capacità di iniziativa e di autoimprenditorialità. E’ indispensabile, dunque, cogliere i mutamenti del mercato del lavoro, analizzare le vecchie e nuove tipologie di lavoro, affrontare le nuove frontiere occupazionali legate alla globalizzazione e alla tecnologia sempre in continua evoluzione. L’importante è avere un’idea, crederci e trasformarla in progetto.

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un reale raccordo tra formazione raggiunta e lavoro richiesto dal mercato. L’ampia forbice tra Nord e Sud dimostra, però, che nel Nord Italia l’uso dell’apprendistato è maggiore rispetto alle Regioni del Mezzogiorno che hanno risentito di più della crisi stipulando, di conseguenza, meno contratti tra i giovani lavoratori. Un nuovo modo di lavorare nella società odierna, inoltre, è costituito dal telelavoro che può esercitarsi o alle dipendenze e sotto la direzione del datore di lavoro oppure in autonomia, con un controllo esercitato non sulla prestazione lavorativa ma sul risultato della stessa. Siamo di fronte ad un lavoro atipico, cioè non più esercitato secondo lo schema tradizionale, quindi presso l’ufficio o l’unità produttiva in genere, ma con la possibilità di svolgere la prestazione lavorativa ovunque. Ciò è stato determinato anche dall’esigenza di decongestionare le aree urbane dal traffico veicolare, valutando positivamente i riflessi ecologici che possono derivarne, e dall’esigenza di contenimento dei costi in generale. Molti, però, sono i possibili riflessi in tema di automatizzazione sociale, di incremento di solitudine ed isolamento, di modificazione dei comportamenti sociali che una massiccia introduzione del telelavoro può produrre. Certo si tratta di una realtà con cui bisognerà sempre di più fare i conti. Si avverte, però, in questa tipologia l’assenza di una cornice normativa adeguata a tale forma di lavoro. Tanti, comunque, sono anche i giovanissimi laureati o diplomati che vogliono provare se un dato mestiere fa per loro, così come persone che vogliono fare un cambiamento professionale. A tal proposito molti sono i centri specializzati che impartiscono corsi speciali, come quelli per imparare a calcolare il valore del proprio lavoro e a commercializzare le proprie opere. L’obiettivo è di attirare più giovani in professioni diventate ormai obsolete o meglio rare, informandoli sui mestieri antichi e sulle loro potenzialità di avvenire. Parecchi servizi di orientamento scolastico e professionale richiedono questi corsi. Cresce sempre più l’interesse per corsi di mestieri tradizionali, così come per corsi di cucina tradizionale. Sono corsi intesi a salvaguardare e a trasmettere un patrimonio di conoscenze ancestrali e di tecniche con le quali dar vita a prodotti di nicchia. E’ essenziale contribuire a trasmettere e a perfezionare il sapere e le tecniche artigianali tradizionali che oggi sono a repentaglio in quasi tutti i paesi industrializzati, complici l’automazione dei processi di produzione e la globalizzazione. Queste tecniche rappresentano pur sempre un tuffo nel passato per ripensare il futuro. Una volta gli artigiani venivano chiamati mastri, ossia maestri, erano considerati una categoria superiore rispetto a quella dei contadini. Oggi gli artigiani sono quasi scomparsi e i contadini non lavorano più la terra. Tornare, dunque, all’artigianato e alla terra è una nuova forma di impresa. Tornare alla terra significa in primis valorizzare di nuovo l’agricoltura creando sinergie con imprese, università e associazioni. Ogni anno produttori, ricercatori e studenti mettono in atto azioni e programmi rivolti a sensibilizzare l’opinione pubblica su temi ambientali e di agricoltura sostenibile. In questi tempi l’agricoltura si inserisce in una

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meno flessibili e di lunga durata. Per la maggior parte, però, questi lavori sono piuttosto banali e poco proficui. Oggi molte sono le storie di laureati che hanno intrapreso percorsi lavorativi "non convenzionali" e tante sono le figure di tali tipologie richieste dal mercato del lavoro e affini alle aziende presenti sul territorio. Alcune sono abbastanza remunerative, quali: tecnico pc, operatore elettrico ed elettronico, operatore impianti domotici, animatore sociale, operatore grafico, addetto all’accoglienza delle strutture ricettive, installatore e manutentore di impianti idraulici, tornitore ecc. Pertanto, molti giovani hanno messo da parte il titolo di dottori per abbracciare nuovi mestieri. Nel nostro Paese tanti laureati preparati e stanchi della crisi hanno attaccato al chiodo il diploma di laurea per seguire un percorso molto diverso dagli studi compiuti. In tali percorsi, come emerge dall’ultimo rapporto ISFOL( Istituto per lo sviluppo e la formazione professionale), è l’apprendistato a svolgere un ruolo importante, finalizzato all'occupazione e al primo inserimento lavorativo. La sua caratteristica principale è il contenuto formativo, che è lo strumento più diffuso per l'inserimento nel mercato del lavoro. L’apprendistato è la tipologia preferita dalle aziende. Una nuova generazione di tecnici può crescere grazie ai piani di formazione delle aziende che sono punto di incontro e di riferimento sul territorio. L’apprendistato è stata la forma di istruzione più diffusa nelle società premoderne, ma è continuato fino ai nostri giorni sotto molte forme. L’ipotesi oggi più accreditata è che anche in questi tempi difficili molti apprendimenti, anche in lavori intellettuali, avvengano sul luogo del lavoro, ricalcando la modalità degli antichi maestri artigiani. Ma l’apprendistato non dovrebbe essere solo a carico delle aziende, dovrebbe bensì essere parte integrante dell’istruzione e occupare almeno un terzo della giornata o del tempo scolastico. Tale proposta non è dettata dalla nostalgia per il mondo di ieri, ma dai fallimenti della scuola di oggi che non raggiunge gran parte dei suoi obiettivi espliciti. In questa direzione, gli attori del mercato del lavoro dovrebbero essere in grado di non far perdere il “valore” dell’apprendistato che, costantemente, è nella morsa delle riforme del nostro Paese. I consulenti del lavoro, dunque, dovranno avere quella responsabilità che permette loro di promuovere l’apprendistato presso le aziende e favorire l’inserimento dei giovani in contesti produttivi desiderosi di offrire momenti di formazione e crescita professionale. Ma il problema è che proprio l’assenza di un quadro coerente di standard di riferimento ha rappresentato una forte debolezza del sistema italiano relativamente all’apprendistato. L’apprendistato, cioè, è separato dagli altri canali di istruzione e formazione, per cui i percorsi formativi degli apprendisti non rispondono spesso alle reali esigenze del mercato del lavoro. Considerato allora il peso strategico e l’importanza dell’apprendistato per favorire l’occupazione giovanile, nonché la sua funzione di cerniera tra sistemi formativi e mercato del lavoro, è di primaria importanza l’inserimento delle qualificazioni che si conseguono tramite l’apprendistato nel quadro nazionale delle qualifiche, ai fini di

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accontare le nuove frontiere del lavoro è l’idea da cui è nato l’incontrodibattito organizzato dal Lions Club Morra De Sanctis Alta Irpinia in sinergia con la Pro Loco di Lioni, che si è tenuto a Lioni il 16 ottobre presso il ristorante Ruit Hora. All’incontro, coordinato dal Past President del Club Michele Ceres, sono intervenuti: Michele Vespasiano, Presidente del Club, Sabatino Fonso, Presidente della Pro Loco, la scrivente Dora Garofalo, Responsabile del tema di studio della III Circoscrizione Lions, Mario De Silvo, HR Country Manager Italy EMA SpA, Andrea Giorgio, Presidente Gruppo Piccola Industria- Confindustria Avellino. L’obiettivo è offrire ai giovani del territorio gli strumenti per essere consapevoli delle dinamiche occupazionali, di sostenerli nella scelta di un percorso lavorativo scommettendo soprattutto sulla formazione, sull’apprendistato, sulle nuove tecnologie, sulla capacità di iniziativa. I Lions anche quest’anno come gli altri anni scelgono di confrontarsi con i giovani su problematiche sociali attuali e di rilievo, in particolare sul rapporto giovani–lavoro, sulle prospettive occupazionali del territorio in una società che cambia e sui requisiti fondamentali per una adeguata capacità e qualità lavorativa. L’intento è di essere propositivi per un futuro migliore da offrire ai nostri giovani, quel futuro che tutti auspicano, diverso dall’attuale realtà fatta di fughe silenziose senza malinconia e senza rimpianti. L’impegno dei Lions è quello di dare ai giovani delle opportunità di inserirsi nel mondo del lavoro senza togliere ad essi l’opportunità di completare i loro studi a livello universitario. L’incontro, arricchito dalla narrazione di tante esperienze diverse, oltre ad essere stato proficuo dal punto di vista prettamente pratico, ha rappresentato anche un’occasione per invitare i presenti a non arrendersi mai, ad impegnarsi per raggiungere i propri obiettivi e la propria strada. E’ emerso dai vari interventi che anche quei giovani i quali sono dotati di un certo spessore culturale non hanno, però, alcuna professionalità, per cui si ravvisa la necessità di un momento di formazione post secondaria, post diploma, proprio per compensare quelle carenze di professionalità che oggi la scuola italiana non dà, perché nessun Governo fino ad ora ha messo nel programma al primo posto quello che è il pilastro della società civile, così come avviene negli altri Paesi che hanno puntato sì sulle conoscenze ma soprattutto sulle competenze. Generalmente si considera che un alto livello di istruzione aumenta le possibilità di trovare un lavoro. Se così fosse, i Paesi con una grande percentuale di laureati dovrebbero avere meno disoccupazione giovanile. Ma ciò non corrisponde sempre alla realtà, come mostra il grafico elaborato in base ai dati pubblicati dall’OCSE. Il tasso di disoccupazione è misurato non tanto tenendo conto dei laureati ma tenendo conto del numero di giovani che non hanno un lavoro o un titolo di studio oppure una formazione pratica. In presenza di una situazione complessivamente così drammatica e caratterizzata da una disoccupazione - non soltanto giovanile – tanto elevata da essere divenuta insostenibile, specie con riferimento alle donne ed alle aree geografiche del centro-sud, crescono lavoro temporaneo e part-time che tendono a sostituire sempre di più le occupazioni tradizionali

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di Dora Garofalo


Politica

CAPOSELE

Armando Sturchio segretario della sezione locale del PD

DOCUMENTO POLITICO DEL PARTITO DEMOCRATICO

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concepito a tutela dei lavoratori, si configura piuttosto come una politica di destra. Nonostante tutti questi aspetti critici, molti esponenti della sinistra, tra cui Bersani, hanno affermato che le battaglie per la salvaguardia dello spirito autentico della sinistra, bisogna combatterle stando dentro il Partito. Chi abbandona la nave non fa altro che liberare il campo a chi profetizza una politica miope priva di qualsiasi radicamento sociale. Tutto questo avviene sia nelle periferie delle grandi città che nei piccoli paesi. Area riformista a Caposele, nasce proprio per questo. Costruire un partito autenticamente di sinistra, ponendo al centro dell’attenzione della comunità temi importanti, quali lavoro, scuola, gestione dei rifiuti, salvaguardia del territorio e delle sorgenti, etc. L’intento principale è quello di creare occasioni di incontro, di dialogo, di confronto, in vista del raggiungimento di obiettivi comuni. E’ appena il caso di ricordare la grande tradizione di sinistra di Caposele che si manifestava in passato attraverso il contributo di famiglie storiche iscritte al P.C.I. poi P.D.S. e in ultimo D.S. Di queste famiglie, nel circolo locale del P.D. è rimasto ben poco, alcuni hanno abbandonato la militanza politica, altri hanno scelto diverse forze politiche, come S.E.L., ed i giovani hanno aderito al Partito al Movimento 5 Stelle; insomma si è registrato un vero e

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i voleva proprio, il 15 Ottobre del 2015 si è costituito all’interno del Circolo del PD di Caposele l”AREA RIFORMISTA” I motivi che ci hanno spinti alla costituzione del gruppo di sinistra sono molteplici a partire dalla politica Nazionale attraversando quella Regionale e Provinciale, fino ad arrivare alla politica locale. Il Governo Renzi e il Partito Democratico, il nostro partito, di cui Renzi è il segretario, rischia di allontanarsi dalla tradizione e dai temi cari alla sinistra. Ad esempio la riforma del Senato, tanto a cuore al Sen. Verdini, ha trasformato il Senato rendendolo i suoi membri non più eletti dal popolo ma scelti nelle stanze della politica; ad esempio la nuova Legge elettorale, dove i capilista, in ogni Collegio, vengono decisi dalle Segreterie dei partiti e, a noi elettori, rimane solo la possibilità di esprimere la preferenza dal secondo in poi. Un altro caso emblematico è l’elezione del Consiglio Provinciale, un organo vicino al territorio ma lontano dalla volontà popolare, in quanto i suoi membri sono eletti dai consiglieri comunali e non dai cittadini. Basta vedere il caso di Avellino, dove il candidato del pd a presidente è stato deciso nelle stanze del partito, senza consultazione della base, senza primarie, il risultato è stato la perdita della Provincia regalandola alla destra. Lo stesso dicasi per la riforma del mondo del Lavoro che con la eliminazione dell’art. 18 che tanto a cuore sta alla sinistra in quanto

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Il direttivo del circolo del Partito Democratico di Caposele, infine, invita il Sindaco ad esercitare analoga determinazione nell’affrontare, con spirito aperto al dialogo e al confronto politico, tutti i temi decisivi della vita amministrativa di Caposele”.

Il direttivo del circolo del PD di Caposele invita il Sindaco, dopo aver recuperato le controdeduzioni da parte del Consigliere Conforti, a riconsiderare l’intera questione sotto

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Ciò premesso, per ciò che attiene l’iniziativa del Sindaco di avvio della procedura di decadenza, motivata da tre assenze non giustificate, nei confronti del Consigliere Salvatore Conforti, seppure legittima in forza

l’ottica dell’opportunità politica per una vicenda che, altrimenti, determinerebbe un vulnus nella convivenza democratica e civile di Caposele.

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In relazione alla procedura di decadenza dal Consiglio Comunale intrapresa dal Sindaco Pasquale Farina nei confronti del Consigliere comunale Salvatore Conforti, il Direttivo del Circolo del Partito Democratico di Caposele ha, all’unanimità, assunto la seguente posizione: “Riteniamo fondamentali i luoghi istituzionali del confronto politico, perché essi sono importanti per esercitare la rappresentanza democratica dei cittadini, siano questi i circoli, le sezioni

del regolamento di funzionamento del Consiglio Comunale di Caposele, essa è del tutto inedita e, soprattutto, sproporzionata, anche perché rivolta nei confronti di un Consigliere attivamente e costantemente presente nella vita politica locale e recentemente passato, con motivazioni politiche forti, ai banchi dell’opposizione. Proprio questa condizione politica determinatasi nell’ultimo anno avrebbe dovuto spingere il Sindaco ad un supplemento di riflessione.

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Il documento votato all'unanimità dal Direttivo del 1 novembre 2015

di partito, le assemblee, la giunta. Il Consiglio Comunale è nella dimensione locale il più importante e anche per questo va rispettato ad iniziare dalla presenza quando esso si riunisce. Le regole vanno rispettate sempre e non solo quando fanno comodo arrivando a modificare uno statuto comunale per trovare precari equilibri di giunta, ed il Partito Democratico rimane strenuo difensore del confronto e della regole condivise.

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Il PD Caposele sulla decadenza del consigliere Conforti

di Gelsomino Grasso

proprio allontanamento di molti compagni che ha favorito un sistema politico ispirato all’individualismo, un sistema che danneggia tutti ( elettori ed amministratori) in quanto da soli non si riesce a governare poiché c’è bisogno di collegialità, di partecipazione e di responsabilità collettiva. Io su questo stesso giornale, nel dicembre 2012, presentai un articolo dal titolo “il caminetto” dove affermavo che non era condivisibile l’idea di fare programmi e liste davanti ad un caminetto di qualche amico, ma di affermare il ruolo determinante dei partiti, nella presentazione del programma elettorale e nella scelta degli uomini chiamati a realizzarlo. Ci riuscii, tant’è che nella campagna elettorale amministrativa del maggio 2013, con il candidato a Sindaco Pasquale Farina, si raggiunse un accordo sia sul programma che sull’organigramma, ottenendo per il P.D. il ruolo di vicesindaco e la rappresentanza in un ente sovracomunale. Ottenuto il riconoscimento del ruolo del partito, la direzione tutta, all’unanimità, si impegnò nella campagna elettorale del 2013 ottenendo una vittoria schiacciante con oltre 400 voti di differenza. Il dato negativo è che dopo le elezioni si è ripristinata la logica dell’individualismo nella gestione amministrativa. Sono saltate le commissioni o gruppi di lavoro per ogni assessorato, è saltata la partecipazione collettiva dei sostenitori della lista, in buona sostanza è saltato il sistema politico partitico creando divisioni e rancori tra

Gelsomino Grasso dell’area riformista del PD locale

elettori ed eletti, con conseguente paralisi amministrativa. Il partito non si sente più rappresentato, in quanto non riesce a trasmettere, tramite i consiglieri del P.D., i suggerimenti e la linea sviluppata nella fase pre-elettorale. Non a caso, in seguito all’Assemblea degli iscritti del 1° maggio 2015, il partito esplicitò in un manifesto la presa di posizione critica nei confronti dell’Amministrazione Farina, ritirandone il sostegno politico. Il gruppo dell’AREA RIFORMISTA fa un appello a tutti coloro che si sentono ancora elettori e militanti della sinistra di riunire le forze per dare al Paese Italia ed alla Comunità di Caposele, il giusto equilibrio sociale, politico ed economico. La nostra ambizione è grande, una sinistra forte ed unita può trasformare il percorso sociale ed economico del nostro paese creando lavoro ed armonia nelle famiglie e tra le famiglie. Buon natale e felice anno nuovo.

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Storia

UMBERTO ZANOTTTI BIANCO,

UN MERIDIONALISTA NON MERIDIONALE

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Le ricerche archeologiche che egli condusse nel Mezzogiorno assieme a Paolo Orsi e ad altri studiosi, lo riportarono al tempo in cui il Mezzogiorno d’Italia aveva vissuto un periodo di splendore artistico e di grandezza. Importante fu la scoperta dell’Heraion alla foce del Sele, durante la campagna archeologica del 1934, tanto da essere definita la scoperta del secolo. Ma, ciò nonostante, il fascismo sciolse la “Società Magna Grecia”. Nel 1941 Zanotti Bianco fu arrestato per attività antifascista. Rientrò a Roma dopo il 25 luglio 1943, ove riprese i contatti con Maria Josè, sperando nell’abdicazione di Vittorio Emanuele III a favore di Umberto II, previa reggenza della Principessa di Piemonte. Il tentativo era quello di emendare gli errori del Re e di salvare la Monarchia. Nel 1952 fu nominato dal presidente della Repubblica, Luigi Einaudi, senatore a vita. Gli fu così data la possibilità di continuare in Parlamento la sua opera con maggiore incisività. Le battaglie che sosteneva per la difesa del patrimonio artistico italiano e la sua cultura umanistica lo portarono nel 1955 a fondare, insieme ad altri, l’associazione “Italia Nostra”. Tuttavia, il centro delle sue preoccupazioni rimase sempre il Mezzogiorno. Nel 1950 divenne presidente dell’ANIMI e in tale veste si impegnò per la ripresa degli scavi di Sibari, progettandone altri in Sicilia per la ricerca di Heraclea Minoa. Le trasformazioni che interessarono l’Italia negli anni Cinquanta e Sessanta furono in parte dovute all’azione educativa e formativa a cui Umberto Zanotti Bianco aveva dedicato la sua vita.

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non poche polemiche da parte di alcuni meridionalisti, i quali vedevano nella legislazione speciale, imperniata sui lavori pubblici, “una sottrazione di ricchezze alle attività produttive, uno strumento di disgregazione e corruzione del mondo politico meridionale, un nuovo trionfo dell’Italia spende-reccia”, Zanotti Bianco individuava, in particolare, un difetto di fondo “espresso da tre insinceri-tà”. La prima era quella del decentramento. Per Zanotti Bianco il vero decentramento, “che è indice di maturità, di alto senso di dignità politica di un popolo, poiché presuppone una vivace coscienza del diritto dell’autonomia, una diffusa morale civile indispensabile a impedire la degenerazione dell’istituto parlamentare, non può sorgere se non da un generale rivolgimento di tutte le nostre abitudini, di tutte le forme della nostra vita politica”. La seconda era relativa agli stanziamenti senza copertura economica. Così scriveva: “A che tutte quelle tabelle di opere pubbliche per placare l’agitazione dei Comuni insidiati dalle frane, dai terremoti, dalla malaria, quando si trascura di misurare le effettive possibilità delle finanze e del per-sonale dello Stato?”. La terza “insincerità”, infine, era legata alla questione tributaria. “Una riforma tributaria”, egli diceva, “non può conseguirsi se non sollevando gli umili di alcuni dei loro pesi per riversarli sugli abbienti: ma poiché chi legifera è l’abbiente…..allora, ecco, simulacro di riforma, la legge speciale”. Nel 1928 condusse un’inchiesta sulle condizioni del Mezzogiorno insieme a Manlio Rossi Doria. La novità rispetto al recente passato era costituta da una maggiore attenzione verso la questione agraria, ai rimboschimenti, al ruolo decisivo delle bonifiche e alla sistemazione del territorio. È facile immaginare come questo nuovo impegno sconfinasse nella politica. E la reazione fascista non tardò ad arrivare. Per gli ostacoli che le autorità gli frapponevano, spostò i suoi interessi verso l’altro fine della sua azione, l’archeologia, senza tuttavia allontanarsi dal suo impegno di meridionalista. Già nel 1921 aveva fondato la “Società Magna Grecia”.

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la consapevolezza del dramma delle popolazioni meridionali, della grandezza e della debolezza del Mezzogiorno, dei silenzi che celavano il sonno della civiltà della Magna Grecia. “Fu allora”, egli ricorda, “che ci promettemmo di seguirle, povere anime, nelle tenebre e nel dolore”. Fu così che maturò il progetto di costituzione dell’ANIMI, al cui interno, ben presto, si manifestarono due linee di tendenza. La prima sostenuta da Salvemini e da Franchetti ipotizzava interventi rivolti al rinnovamento dell’agricoltura; la seconda, che faceva capo a Zanotti Bianco e a suoi amici provenienti dalle esperienze religiose del “Modernismo”, intendeva rivolgersi all’azione scolastica, alla diffusione dell’istruzione e della cultura. Solo più tardi Zanotti Bianco si rese conto dell’importanza della questione agraria, accanto a quella pedagogico-scolastica. Nel suo arduo e incessante impegno a favore del Sud trovò collaborazione in Salvemini, con il quale sviluppò un progetto politico ben delineato, incentrato sulla necessità di devoluzione dei poteri dallo Stato alle Regioni, affinché queste potessero raggiungere autonomamente, compatibilmente con le loro propensioni, il tanto agognato sviluppo economico. La concreta azione a favore della causa del Sud fu interrotta dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Zanotti Bianco, a dispetto del suo fisico gracile, partì volontario per il fronte. Riteneva che la vittoria degli Imperi Centrali avrebbe rafforzato il principio imperiale-militarista a danno delle libertà individuali e collettive del genere umano. Nel 1919 tornò in Calabria per riprendere l’opera interrotta dalla guerra. La sensibilità per le condizioni dei deboli lo portò a superare la dimensione nazionale e ad allargare lo sguardo volto alla difesa di tutti i diritti nazionali e, in partico-lare, della Russia, ove nel 1922, nel pieno della guerra civile, si recò per constatare la possibilità di fondare in Ucraina, in Crimea e sul Volga cucine, asili e colonie agricole allo scopo di alleviare anche di poco le sofferenze dell’infanzia. Al ritorno in Italia si adoperò per formare un comitato di soccorso per gli intellettuali russi, perseguitati dal bolscevismo. L’interesse per i deboli di altri paesi, lo indusse nel 1924 ad impegnarsi anche a favore degli Armeni con la costruzione del villaggio di Nor Arax (Nuova Ararat). Fedele ai suoi principi e ligio alle sue idee non accettò mai il fascismo, rimanendo sempre un sorvegliato speciale. Divenne amico della principessa Maria Josè, la quale riuscirà a evitargli il confino e a salvare l’ANIMI, convertendola in “Opera Principessa di Piemonte”. Zanotti Bianco ormai conosceva profondamente la realtà meridionale, il cui sviluppo, egli riteneva, non poteva essere affidato soltanto alle leggi speciali. In queste leggi, che avevano già alimentato

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mberto Zanotti Bianco, pseudonimo di Giorgio D'Acandia, [La Canea (Creta) 22 gennaio 1889 – Roma 28 agosto 1963], fu patriota, filantropo, educatore, archeologo, ambientalista e, infine, poli-tico. Non sappiamo se Umberto Zanotti Bianco sia mai stato a Caposele, sappiamo però, con certezza, che ha avuto a che fare con il fiume Sele. A Lui si deve, infatti, una tra le scoperte archeologiche più sensazionali del secolo XX: il ritrovamento nel 1934 del Tempio di Hera Argiva sulla riva sini-stra del Sele nei pressi della foce, ritrovamento che testimonia l’importanza del nostro fiume sin dai tempi antichi, anche come via di comunicazione. Una leggenda narra, infatti, che tale Santuario sia stato addirittura fondato da Giasone e dagli Argonauti, simboli dell’audacia dei naviganti ellenici. Umberto Zanotti Bianco non va ricordato, tuttavia, solo per il suo valore di archeologo, quanto, se non di più, per la sua costante e incisiva vicinanza alle popolazioni del Mezzogiorno d’Italia, aven-do dedicato la sua vita alla difesa dei deboli, dei poveri e delle popolazioni del Sud non toccate dal-lo sviluppo e dal progresso. I Caposelesi, gli Irpini e tutti i Meridionali non possono, per questo, non onorarlo ed essergli grati. Una foto del 1907 ritrae Umberto Zanotti Bianco insieme a padre Giovanni Semeria, studioso atten-to ai bisogni della povera gente, desideroso di conciliare il metodo storico con la fede. Fondamenta-le per Zanotti Bianco fu l’amicizia di padre Semeria, perché influì non poco sulla maturazione della sua sensibilità verso i drammi delle classi popolari e per l’avvio di un percorso che l’avrebbe con-dotto, pur non allontanandosi mai dal cattolicesimo, ad una religione “laicamente intesa, testimoniata e vissuta senza fratture tra pensiero e azione, mazzinianamente illuminata dal sentimento del dovere e della Patria, dalla giustizia sociale, dalle ragioni dei più deboli e degli oppressi”. L’occasione che egli cercava arrivò ben presto con il terremoto di Messina del 1908. Zanotti Bianco, spronato dall’amico scrittore Antonio Fogazzaro, prese parte ai soccorsi alla popolazione terre-motata. Conobbe in quella circostanza personaggi straordinari, come Tommaso Gallarti Scotti e Gaetano Salvemini, che si rivelarono fondamentali per la sua opera più importante, ossia la fondazione dell’Associazione Nazionale per gli Interessi del Mezzogiorno d’Italia (ANIMI), che si proponeva lo sviluppo delle genti del Sud d’Italia tramite, innanzitutto, la lotta all’analfabetismo. Subito dopo, insieme a Giovanni Malvezzi, cofondatore dell’ANIMI, condusse un’inchiesta sull’Aspromonte occidentale. Una notte passata in una baracca “rattristata dal lamento monotono di un bimbo malato” e trascorsa ad ascoltare “avvolti quasi nelle tenebre, storie di miserie e di abbandoni” gli fece acquisire

di Michele Ceres


Volonrariato

1995 – 2015 VENT'ANNI DI IMPEGNO CONTINUO di Cesara Maria Alagia

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Pubblica Assistenza, ma si estende a tutti coloro che amano veramente la nostra Comunità, quindi a loro e a noi gli auguri di un lavoro sempre più proficuo e realizzato in piena sinergia di intenti.

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ha rappresentato e continua a rappresentare, è la casa di tutti, dove ciascuno può portare il suo prezioso contributo. Quest’anno piace ricordare la collaborazione che abbiamo intrapreso con la Pro Loco Caposele, con il gruppo Caritas al quale va il nostro plauso per l’attività umanitaria che quotidianamente compie, con il Gruppo Attivo “Luciano Grasso”, il Gruppo SILARIS e l’Associazione Un Albero per tutti. Sicuramente la sinergia di più attori e principalmente le positive relazioni che si andranno a realizzare, costituiranno un ulteriore valore aggiunto per la nostra Comunità, che continua, purtroppo ad essere ancora troppo disgregata e povera di autentici legami finalizzati al Bene Comune. Noi, come Pubblica Assistenza, insieme alle altre associazioni, prima citate, vogliamo contribuire a portare un Cambiamento di Cultura, presupposto, questo, per poter incidere positivamente con le diverse attività realizzate. Pertanto il nostro augurio va alla

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e spaziano dal Sociale (segretariato, banco alimentare, centro anziani e diversamente abili, collaborazione con le Istituzioni, convenzione con il Tribunale di Avellino per lavori di pubblica utilità, tirocini formativi con le Università, etc), al Sanitario (Emergenza-Urgenza 118, trasporti ordinari, prevenzione), alla Protezione Civile e alla tutela ambientale (Terremoto: io non rischio, Progetto MenoèMeglio, Progetto “FESTIVAL ART – GIOVANI PER IL PAESE DELL’ACQUA”), all’Informazione e sensibilizzazione nelle Scuole su tematiche diversificate. Vanno inoltre ricordati i tanti progetti di Servizio Civile Volontario realizzati a favore di molti giovani e della nostra Comunità, per la quale abbiamo potuto potenziare le varie attività svolte. Sicuramente quello che è sempre mancato e che continua a mancare, è una maggiore partecipazione alle nostre attività da parte di più cittadini, i quali devono essere convinti che la Pubblica Assistenza, con tutto quello che nel bene

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uest’anno, in Agosto abbiamo ricordato e festeggiato il ventennale della Pubblica Assistenza e possiamo affermare, anche con un certo orgoglio, che tutti questi anni sono stati densi di un impegno continuo, a volte abbastanza faticoso, perché si è trattato anche di rimuovere pregiudizi e diffidenze che ostacolavano, o per lo meno, tentavano di vanificare la nostra voglia di fare. Da parte di molti si diceva con scetticismo che la nostra sarebbe stata un’esperienza destinata, come tante altre, a finire in breve tempo. Ebbene, così non è stato, oggi la nostra presenza è ampiamente radicata sul territorio, ed il ringraziamento, doveroso e sentito, va a tutte quelle persone che in noi hanno creduto (alcune di queste persone purtroppo non ci sono più come Ferdinando Mattia e il Sindaco Giuseppe Melillo); un ringraziamento particolare va a tutti i volontari che nel tempo si sono succeduti, ma che sono stati e che continuano ad essere la vera Linfa dell’Associazione. Le attività che realizziamo sono tante

di Cesara Maria Alagia

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Le parole che avrei voluto dirti riflessivi, seriosi, come se in agguato ci fosse sempre un malessere che pigliava il sopravvento su tutto. Quel malessere che ci fa essere vittime e carnefici di noi stessi, in quanto non ci permette di farci aiutare e di utilizzare le difese necessarie per uscire da un vortice di grande sofferenza. Sofferenza resa più profonda da quei pregiudizi, che a volte latenti, a volte palesi, ci ingabbiano in una trappola dove l’unica compagna possibile è la solitudine, il rifiuto di quanto ci circonda e anche, a volte, di quanti ci amano profondamente e che, nonostante il loro amore, non riescono a farci intravedere un percorso diverso perché il contesto nel quale viviamo è un contesto troppe volte indifferente, distratto, attento solo a puntare l’indice sui comportamenti e non sulle cause che li determinano. La vita è un percorso in salita; è

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apita, a volte, di trascorrere tanto tempo nel pensare che in una certa occasione, avremmo potuto dire e che invece non abbiamo detto; allora rimuginiamo sul “se solo”, “se solo avessi parlato”, “se solo…” Ero convinta che in alcune occasioni, in alcune situazioni, la comprensione esigesse il silenzio, perché c’è il cuore ad ascoltare, ma non sempre è così, bisogna tentare di abbattere anche i muri del silenzio per poter entrare, se è possibile, nelle solitudini altrui. Caro Gerardo, ti ho conosciuto in quello che, poi, sarebbe stato, purtroppo, l’ultimo periodo della tua vita e di te avevo subito percepito una sensibilità ed una dolcezza che non riuscivi mai a mascherare a chi ti osservava con attenzione e senza alcun pregiudizio. Eri un ragazzo che dal sorriso passavi repentinamente ad atteggiamenti

difficile capire da quale punto partire e dove arrivare; dovremmo saperci pigliare per mano e proseguire la salita, ma per fare questo, vi è bisogno di poterci fidare l’un l’altro e non sempre è scontato o cosa facile, perché come dicevo prima, viviamo in una società dove i pregiudizi falsificano le relazioni e le rendono difficili. Dopo la tua scomparsa ho cercato di dilatare il tempo trascorso insieme a te, andando con la mente ai momenti vissuti insieme e oggi comprendo che, nella tua corazza di inquietudine, non si è potuto aprire uno spiraglio per poterci entrare, non esserci riuscita è una sofferenza che mi porto dietro e che mi pone interrogativi ai quali non so dare risposta. Sicuramente sognavi una società diversa, una società che sapesse accogliere anche le fragilità per trasformarle in opportunità, ma se continuiamo a vivere

Gerardo Russomanno, scomparso prematuramente

motivati solo dal desiderio di dimostrare chi è il più forte, il più furbo, il più scaltro, ci allontaniamo sempre di più dal tuo sogno che poi è il sogno di tanti giovani, quello, cioè, di riuscire a realizzare i propri legittimi desideri, nonostante le ansie, a volte anche le paure e le fragilità che si vivono. Caro Gerardo ciò che avrei voluto dirti resterà per sempre dentro di me perché non ci sei più a guardarmi con il tuo sguardo profondo, a volte ironico, uno sguardo che non ha potuto andare oltre il proprio presente e che, mi piace pensare sia proiettato in orizzonti limpidi e senza fine.

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Emigrazione

STORIE DI EMIGRAZIONE

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semistagionato nelle camere frigorifere e viene messo in vendita il più presto possibile, per ricavare una maggiore quanitá di moneta. Gli australiani mangiano soprattutto formaggi freschi o semifreschi a fette, custodite in buste di plastica, scatole-cartoncino. Quando esso viene grattugiato, perché non ben stagionato, si attacca alla grattugia. I Giovani Emigranti Italiani che vengono oggigiorno in Australia, rispetto ai coetanei australiani, sono avvantagiati dal loro bagaglio cognitivo di cultura generale. La Maturitá raggiunta nella Buona Scuola Italiana. Il bagaglio conoscitivo col quale il giovane italiano esce dal dalla scuola liceale italana, é più ricco e di gran lunga superiore, come completezza, a quello del liceale australiano, il cui il numero delle materie studiate per obbligo imposto dal programma scolastico statale, ed inferiore é il numero delle idee, di cui si puó benificiarne. “ L’ uomo tanto puó, quanto sa.” (Francesco Bacone. Filosofo inglese. 1561 + 1626 ). Continua

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quelli fatti in Australia dagli australiani. Gli Emigranti italiani in Australaia, non si sono dedicati alla pastorizia e perció non fanno formaggio, né latticini di vero stile italiano. Gli australiani fanno il formaggio stile italiano (Italian Style) ma che esso non ha nulla a che fare con la qualitá del formaggio stile italiano, fatto in Italia, oggiorno per confenienza finanziaria, meno importato in Australia. Per esempio. Nella cagliata gli italiani in Italia usano il CAGLIO, consistente in latte acido secco, contenuto nello stomaco pieno, dell’agnello e succhiato come unico nutrimento dalle mammelle della mamma pecora, pochi minuti prima di essere ucciso dopo quindici o venti giorni dalla nascita, per uso carne. Anche il formaggio del latte di mucca viene fatto col CAGLIO secco. In Australia il formaggio e i latticini vengono manifatturati, usando fermenti diversi; molto differenti da quelli ottimali del caglio. La manufattura e la cura del formaggio vengono eseguite con altri concetti e altri metodi. Lambiente di stagionamento fifferiscono molto da quelli usatoi in Italia. In australia il formaggio viene

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il MOSTO dell’uva in vino sfruttano il fermento SACCAROMICES che si forma e si accumula intorno all’acino dell’uva. In Australia gli italiani che sanno fare il vino, fanno la stessa cosa, aggiungendo al fondo del grosso tino soltanto un chucchiaio da tavola di meta-bisolfito di sodio per ogni Kg. 20 di uva, per avviare la fermatazione aperta del mosto, appena ottenuto, dalla pigiatura dell’uva, fresca raccolta, nella via giusta. Lo zolfo del composto evapora via, durante la fermatazione, che dura da giorni 15 a 18 e nell’ottimo vino, cosí ottenuto, rimane soltanto una quantitá insignificante di Sodio, non dannoso. Gli australiani, che credono di saper fare il vino, usano il LIEVITO DI BIRRA, o altri lieviti , per far rifermentare il MOSTO, sterelizzato con meta bisolfito di sodio, mescolato a l’uva appena pigiata pari a Kg0.5 in Kg50 , per sicurezza. Per cui, la qualitá e il sapore del vino australiano cambia, considerevolmente rispetto al vino italiano, fatto con la stessa qualitá d’uva. La stessa differenza di qualitá e sapore esiste nella manifattura del formaggio e i latticini fatti in Italia e

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e grandi difficoltá e ristrettezze vissute e superate a fatica dai figli Degli Emingrati Italiani in Australia e rispetive famiglie, nel tentativo di integrarsi, per vivere meglio la loro esistenza in Australia, ha costituito poi un grosso vantaggio, rispetto ai coetanei australiani, soprattutto nello sfruttamento del proprio ingegno, a vantaggio delle proprie attivitá professionnali. Vediamo come e perché. La storia della formazione della cultura italiana é lunga, grande e molto articolata e, come tale, si auto impone alle culture di altre nazioni, quando viene a contatto con esse; specialmente con quella Australiana. Gli Italiani Emigrati in Australia, dopo tanti anni di permanenza in territorio australiano e tra la sua popolazione, sono stati favoriti dall’oportunitá, di poter analizzare la loro cultura nei suoi minimi dettagli. Ció che non é stato possibile fare, anche volendo, agli australiani. Loro sono stati a contatto con noi italiani, ma non a contatto anche col nostro territorio nazionale e con la nosra cultura nella sua dettagliata interezza. Per esempio gli italiani in Italia, che sanno fare il vino, per trasformare

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di Giuseppe Ceres

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GERARDINA CAROLA ED I SUOI CENTO ANNI per lavoro. A Montevideo nascono i figli Rocco, Luisito, Josefina e Colomba; poi il rientro in Italia verso il 1910, quando nasceranno altre tre figlie :Rosina, Gerardina e Nina. Dunque Maria Gerardina è la penultima, essendo nata il ventinove novembre millenovecentoquindici, in via Pontesele n.3 a Caposele. A quell'epoca si nasceva in casa tra donne indaffarate che assistevano l'ostetrica comunale. Aveva di che sudare l'ostetrica in un paese in cui nascevano in media cento e più bimbi all'anno. ... anche se solo la metà superavano il fatidico anno di vita. E Gerardina superò alla grande quella prima inesorabile barriera, in un'epoca in cui la vita era grama ed il futuro incerto. Caposele annaspava perché i lavori della Pavoncelli erano terminati e si ritornava alla consueta disoccupazione ed ai campi Era scoppiata da qualche anno la Quarta Guerra d'Indipendenza che a tanti del Sud faceva tremare le vene ai polsi. Papà Giuseppe non andò soldato, essendo padre di famiglia numerosa

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n'altra centenaria ha raggiunto un traguardo che in genere è inimmaginabile per tanti di noi. Compiere cento anni, infatti, non è proprio un evento ordinario. Quest'anno un brindisi di cuore, alle porte del Natale e del Capodanno, se lo merita Maria Gerardina Carola. Io sono sempre stato affascinato da questa donna, un po' perché coetanea di mio padre, compagna di scuola di mia madre , nonché mamma di un mio compagno d'infanzia . Una figura femminile che, quando osservo mi richiama alla mente certi autoritratti di donna del pittore fiammingo Brueghel, un artista che coglieva le madri nella loro quotidianità di una vita operosa ed attenta ai valori della famiglia, del lavoro e dell'intima religiosità. Una donna dolce, col sorriso appena accennato, capelli radi e ben pettinati, occhi abbassati sul suo viso d'avorio ... La storia di Gerardina è parte di una saga caposelese di fine ottocento . Il padre Giuseppe e la madre Consiglia Rizzolo emigrano in Uruguay nel 1899: è un fiume di italiani a muoversi verso le Americhe

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Ritroviamo qualche anno più tardi la piccola tra i banchi di scuola. Crescerà in una famiglia, come si è detto, di artigiani: il mestiere di calzolaio a quei tempi non era un'attività di nicchia nel senso che la fabbricazione di scarpe maschili e femminili avveniva nel circuito interno del paese. Il 9 ottobre 1947 Gerardina contrarrà matrimonio con Rocco Nisivoccia, artigiano falegname, a lei unitosi in seconde nozze, essendo vedovo da qualche tempo. Darà alla luce due bambini: Rosa e Luigi. Io la ricordo con simpatia questa donna minuta alternarsi tra la bottega del marito e la cucina: gli artigiani, salvo qualche apprendista, solevano spesso avvalersi dell'aiuto delle mogli in particolari periodi in cui era richiesta ulteriore collaborazione . Perderà il marito nel marzo 1976, quando ormai la bottega artigiana era saldamente in mano al figlio Luigi . E da quel periodo in poi vivrà coi figli, la cui devozione verso di lei è sicuramente esemplare. Qualcuno dirà che ho esagerato in questo scritto. Tutt'altro: ciò che oggi ci manca

di Alfonso Merola

è proprio la narrazione celebrativa di valori quale l'umiltà e la normalità, la misura e la sobrietà. Questo ossessivo e cieco guardare avanti, senza indagare sulle proprie radici ci fa vivere nella costante insoddisfazione. Gerardina pare dirci che in questo modo non si vive cent'anni. E allora, cento di questi giorni, Gerardina!


Ambiente ed ecologia

AGRICOLTURA, AMBIENTE E TURISMO SETTORI COMPLETAMENTE DIMENTICATI! Un’ amministrazione comunale caratterizzata da un’elevata inadeguatezza di governo

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Alcuni importanti interventi al Bosco Difesa di Caposele e in montagna utilizzando fondi e finanziamenti europei attivati, all'epoca dall'assessore Angelo Ceres: Sentieristica; Area faunistica; Protezione e tutela delle nostre radure; conservazione delle biodiversità, e tanto altro a sostegno dell'ambiente. Oggi, pare tutto dimenticato!...

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crazia (cosa grave!) e regole applicate per opportunità, per cattive pratiche amministrative, per ripicche e per gioco delle poltrone. Vantano scarsi argomenti su cui fare della valida opposizione. Il ritornello è sempre lo stesso: la responsabilità è della convenzione Aqp. Osannano la scarsa collaborazione della giunta a mettere a disposizione la documentazione necessaria. Ma allora la si critica non conoscendo appieno il carteggio! Viceversa, questa reticenza a scoprire le “carte”, da parte di assesssori e consiglieri, prima o poi cesserà, mica potranno essere sempre gli stessi ad amministrare? Ed allora chi salirà sulla “poltrona” sarà pronto a camuffare la propria inidoneità sulla “pessima” convenzione Aqp, convenzione che se non viene e non sarà gestita con scrupolo può diventare viscida, sfuggente (appunto, per chi non saprà amministrarla). In questo guazzabuglio, dove mi sembra di ricordare che non esiste un’assessorato all’agricoltura (ho perso il conto dopo questi continui scambi di figuranti seduti sulle poltrone) tanto per rimarcare la mancata conoscenza del territorio e di uno dei suoi maggiori elementi economici, non resta che fare gli auguri al nuovo consigliere subentrato sperando che possa portare un poco di luce in questo buio infernale. Per coerenza (ma si è ostinatamente incoerenti, in senso negativo), è un’altra riflessione….allora per incoerenza, è stato espluso un consigliere per “inattività” non avendo partecipato a tre consigli comunali consecutivi (ma svolgendo un ruolo politico attivo). Ed allora bisognerà espellere colui il quale si occupa di questi settori (agricoltura, ambiente, turismo) per assoluta oziosità, inoperosità e mancanza di programmazione…..no, non credo che lo faran-

no perché bisogna essere incoerenti, cocciuti. Ma per caso non è che il nuovo consigliere subentrato potrebbe portare a questo indiscusso beneficio per la collettività? Non credo proprio (non per volontà del nuovo consigliere)…. per l’appunto ne beneficerebbe l’intera comunità…

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agricole, di mettere in cattiva luce lo status di noi cittadini. Le linee, con molta difficoltà, erano state ben tracciate nel quinquennio 2008-2013, occorreva un minimo di continuità amministrativa. Ma questa è un’altra amministrazione, ripeto: è un’altra amministrazione! La realtà, viceversa, ci consegna tutt’altra visione. Un’ amministrazione comunale caratterizzata da un’elevata inadeguatezza di governo (soprattutto in questi tre settori), da una irragionevolezza ed illogicità nelle scelte (anzi meglio non scelte) politiche adoperate rispetto a loro stessi (nel precedente mandato) e soprattutto una decadenza sia nei rapporti personali che nella distensione dei rapporti sociali. Un governo comunale che politicamente non fa altro che rifare (o non fare) quello che si è visto in altre compagini amministrative, una copia (ma le copie riescono peggio), con l’ulteriore aggravante dello scollamento e deterioramento delle relazioni collettive. Pagina negativa è stata quella relativa all’espulsione del consigliere Conforti. Applicazione ferrea delle regole, ma a convenienza! Dall’altro lato (minoranza consiliare)su questo argomento, seppur ancora ci fosse bisogno di ribadirlo, si fa addirittura confusione tra democrazia-antidemo-

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gricoltura, ambiente, turismo. Tre settori fondamentali del nostro territorio, tre settori che rappresentano la maggiore risorsa economica, tre settori che raffigurano la vetrina del nostro paese, il modo di essere della società, la qualità, l’identità e la cultura. Tre settori che presi singolarmente esplicitano grandissime potenzialità con propensione tendenzialmente infinita quando AgricolturaAmbienteTurismo si combinano tra di loro, si intersecano, si aiutano, diventano complementari l’uno con l’altro. Programmazione, confronto, visione a lungo termine, consapevolezza, capacità amministrativa e conseguimento di interessi generali sono gli elementi necessari. Condizioni sconosciute ed assenti nell’attuale compagine amministrativa. Al di là della capacità degli agricoltori, delle associazioni agricole e degli operatori del settore, il governo di queste tre eccellenze, che per fortuna possediamo, è sostanzialmente inesitente. Questa è la nostra brochure, il catalogo amministrativo che offriamo ai visitatori e a noi stessi abitanti. L’intento è quello di allontanare i turisti (di non attrarne altri),di evitare con cura qualsiasi forma di tutela ambientale, con annesso sviluppo, di scoraggiare l’implementazione delle qualità

di Angelo C

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LA VIGNETTA de La Sorgente

IL PA(R)CO DI NATALE La vignetta de "La Sorgente" è un modo di sdrammatizzare IRONICAMENTE, alcune questioni di carattere sociale e politico che riguardano esclusivamente Caposele e quello che accade tra le nostre mura. La vignetta si riferisce al "pacco regalo" che il Commissario (e non solo)della Pavoncelli Bis ha donato a tutta la cittadinanza di Caposele. Il pacco è pronto e noi tutti ringraziamo!

CAPOSELE LOTTA AL CINIPIDE

lanci del

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Torymus

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che gli derivava da una lunga esperienza, di fermare in qualche modo le discese di questi due alieni, che sembrava volessero guastare la festa. Ad un certo punto in un ennesimo intervento in extremis sbracava completamente, avendo spaccato in due i pantaloncini e restando così in mutande. Comunque infondeva grande animo alla squadra e stabilità alla difesa. Il pubblico della tribuna, dove mi trovavo, naturalmente soffriva su queste discese della Roma, che si stava prendendo il campo e comprimeva il Napoli nella sua metà. Chi si girava dall'altra parte per non vedere come andava a finire l'azione pericolosa della Roma, chi si teneva la mano sul cuore, temendo un infarto, chi cercava la lite con qualche romanista - erano tempi in cui allo stadio si stava tutti insieme -, chi per esorcizzare, per scaramanzia o per dare la carica al Napoli accendeva un petardo o una bomba carta, creando il momentaneo vuoto intorno. Ad un certo punto il pubblico non ce l'ha fatta più, ha cominciato a gran voce, e poi in coro, a chiamare Amadei, ex giocatore del Napoli ed allenatore. Amadei sedeva in panchina - era una vera panchina verde, quella dei parchi - e sentendosi chiamare si alza, si volge verso la tribuna e vede migliaia di

di Ernesto Caprio

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in mano uno stativo, alla cui sommità era collocato un microfono, fanno il giro di mezzo campo e collocano l'attrezzo ai bordi opposti all'altezza della linea di metà campo. Niccolò Carosio porta con sé una sediolina pieghevole, che apre e sulla quale si siede aggiustando l'altezza del microfono prima di cominciare il collegamento con la Rai. La televisione ancora non era attiva in Italia. La radio trasmetteva ogni domenica il secondo tempo di una partita di calcio di serie A ed alla fine dava i risultati delle altre partite della A, quelle della B e delle partite della C incluse nella schedina del Totocalcio. Il tutto sponsorizzato dalla "Stock", produttrice di brandy ed altri liquori, per cui la trasmissione si chiudeva con la famosa frase "se la squadra del vostro cuore ha vinto brindate con stock, se ha perso consolatevi con stock 84". Il secondo tempo vedeva il Napoli un po' in affanno soprattutto sulle discese veloci di Orlando, ala destra della Nazionale, e Manfredini, centravanti dai piedoni che ricordano quelli di Ibrahimovic. D'altro canto il terzino Comaschi, appassionato veterano del Napoli, ormai un po' appanzato, cercava, utilizzando tutto il mestiere

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l Vomero - lo stadio del Vomero, che attualmente si chiama Collana ed era lì che giocava il Napoli, Fuorigrotta ancora non c'era - è legato ai ricordi del Napoli di Amadei e Pesaola, già giocatori e poi allenatori. In occasione della scomparsa del "grande" Amadei, ultranovantenne, é stato osservato prima della partita del Napoli un minuto di silenzio. Quando gioca il Napoli e sto a Roma, se posso lo vado a vedere in un piccolo bistrot del quartiere Pigneto, per l'occasione gremito da tifosi napoletani fuori sede. E' un po' come stare allo stadio a Napoli, il clima, l'esultanza, anche "o suldato innamorato" sono gli stessi, un po' in piccolo. Quella sera, durante il minuto di silenzio mi é tornata alla memoria una partita giocata proprio lì, allo stadio del Vomero, del Napoli allenato da Amadei. Anni '50: Napoli-Roma, ultima partita di campionato. Il Napoli deve vincere se vuole restare in A, la Roma gioca senza grandi obiettivi, a quei tempi non c'erano le coppe europee. Il primo tempo si chiude con il Napoli in vantaggio 1-0. Nell'intervallo compare sul campo Niccolò Carosio, intramontabile cronista calcistico radiofonico della RAI del dopoguerra. Insieme a lui un signore con

SI ANDAVA AL VOMERO

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QUANDO PER VEDERE LA

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Punti di vista

braccia che gli fanno segno di andare avanti ala grido di "annanz, annanz". Allora Amadei, senza pensarci su due volte, si rivolge ai giocatori e riproducendo lo stesso movimento di braccia li spinge in avanti verso la metà campo della Roma, grande entusiasmo del pubblico: il Napoli vinse 1-0 e rimase in A.

IL PUNTO SULLA TOPONOMASTICA CITTADINA

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do, l'intera e storica operazione. ..."Oggi con qualche "consigliere scomodo" fuori, il gioco è semplice!! E chi se ne frega più????"....si è detto! Tutto si è fermato! Però, da quel progetto l'ammirazione prima di tanti comuni viciniori invece, si è trasformata, poi, in emulazione per riproporre la stessa operazione nostra con la storia di ogni luogo, con il disegno originale dei pali, con lo studio toponomastica dell'intero territorio.

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a TOPONOMASTICA di Caposele, studiata nei minimi particolari, con schede pronte, anagrafe predisposta, strade assegnate (da una apposite commissioni) e già certificate all'agenzia del territorio... RIMANE INCOMPLETA forse per un capriccio degli attuali amministratori. Nel sottoscala del Comune centinaia di numeri civici, insegne e toponimi stampati su ceramica, sono "buttati" a terra senza ritegno. È emblematico tutto questo e risponde alla logica della superficialità, della protervia, della mancanza di rispetto per il lavoro degli altri e soprattutto del patrimonio pubblico. La storia comincia da lontano quando già nella installazione dei primi numeri nel 2013, qualcuno non vedeva di buon gra-

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commissione composta da validi professionisti (Gerardo Ilaria, Antonio Sena,....Nella seconda fase, nella quale l'Agenzia del territorio aveva sollecitato la conclusione dei lavori, si istituì (2008) un'altra commisione per completare il lavoro e restituire finalmente a Caposele identità nei luoghi e nella numerazione civica. La commissione presieduta da Salvatore Conforti e con Michele Ceres, Donato Nesta, Lorenzo Melillo, concluse i lavori arrivando addirittura, alla intestazione ad illustri cittadini di Caposele delle opere pubbliche presenti sul territorio. Il lavoro è stato compiuto e si è dato inizio alla realizzazione sul campo della toponomastica con la realizzazione dei disegni originali dei pali e delle diciture che avrebbero raccontato il Paese alle nuove generazioni e ai visitatori. Dopo un lavoro improbo e che ha coinvolto anche operazioni informatiche complicate, (schede elettroniche di individuazione realistica degli immobili), tutto si è bloccato e Caposele oggi rimane in una condizione nella quale non si capisce bene se il cittadino deve far riferi-

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Per ricordare un po' le tappe dobbiamo partire da qualche anno fa: Eravamo fermi ai primi anni '50, con una numerazione provvisoria e mai comunicata agli enti sovracomunali. Il Sindaco Melillo istituì una

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mento alla nuova toponomastica o continuare a riferirsi alle più generiche indicazioni degli anni '50. Allora ci si chiede perchè non si completa il lavoro già realizzato al 60% e perchè Caposele, che aveva avviato un'operazione di progresso sociale e civile con un occhio al turismo, ed era tra i primi Paesi della Provincia a realizzare un progetto di tale portata, oggi ci ritroviamo con diffide da parte dell'agenzia dell'entrate e del territorio a completare un qualcosa che ci proietta agli ultimi posti tra i comuni d'Italia.E' avvilente e anche mortificante per chi aveva impiegato tempo e sacrificio per poter innestare un salto di qualità del Paese. Il nostro invito è di completare al più presto tale lavoro e rimettersi in cammino lungo un percorso omogeneo e programmato, in linea con i Paesi viciniori che hanno saputo, con intelligenza raggiungere tale obiettivo. Non è difficile completare un lavoro avviato e già schematizzato, basta avere un po' di buona volontà e amore per il proprio Paese..... S.C.


Storia

La piscina comunale 28 anni dopo

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l numero dei giovani, figli della nostra terra, caduti per overdose è salito a sette senza contare che altri sono alle prese con gravi problemi dopo aver fatto assunzione di chissà quali sostanze. Questo significa che esiste un allarme dipendenza droga ed alcool da cui difendersi. C’è bisogno della collaborazione di tutti. Famiglia, Scuola, Politica, dove ognuno deve informare evitando di rimuovere o falsare il problema. Storicamente ogni singola comunità escogitava delle strategie per difendersi dalle invasioni o dai mali che ogni epoca presentava. Esisteva allora un senso di aiuto e solidarietà diversi dall’individualismo di oggi, dove il comportamento di alcuni non esprime alcun principio etico, ma soltanto la voglia di soddisfare quella sete di godimento immediato ed effimero, proprio di una società del consumismo e della spettacolarizzazione. Non è certamente facile, ma le famiglie, tutte insieme, dovrebbero acquisire maggior autorevolezza e creare un dialogo aperto e fondamentale con i propri figli, chiedendo anche sostegno a quanti sono preposti ad affrontare queste problematiche. C’è bisogno anche dell’aiuto della Scuola, delle diverse Associazioni che pure esistono a Caposele e delle Istituzioni. La Scuola dovrebbe realizzare dei progetti permanenti di ricerca sull’argomento a secondo dell’età dei ragazzi, in modo da informarli sui rischi derivati dall’uso di queste sostanze che con il loro continuo mutarsi creano delle difficoltà nel momento di soccorso e cure riabilitative. I I giovani devono sentire il bisogno di ricercare le strade più adeguate per con-

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- Casillo Gennaro – Cons. Dirett. - Ciccone Pietro – Cons. Dirett. - Malanga Nicola – Cons. Dirett. - Aiello Giuseppe – Consigliere - Russomanno Carlo – Consigliere STAFF TECNICO RETRIBUITO IN TALE PERIODO - Malanga Gerardo – addetto accettazione - Gasparro Antonio - Istruttore e direttore sportivo - Iemma Elio – Tecnico caldaia - Salicone prof. Giacomo – Istruttore nuoto - Molinaro prof. Antonio – Istruttore nuoto - Baldi Michele – aiuto piscina - Russo Michele – aiuto piscina - Aiello Giuseppe – aiuto tecnico caldaia ADDETTI SALTUARIAMENTE A LAVORI DI PULIZIA - Sista Rosina - Galdi Filomena - Tarantino Teresa - Galdi Antonietta L’incasso totale per il periodo 10 Agosto – 20 Settembre 1987 fu di lire 18.179.000. Come si rileva, gli uomini che hanno dato il proprio contributo gratuito lo hanno fatto in virtù dell’amore verso Caposele e per riconoscenza verso chi ha donato la struttura denominandola “Ambrosiano Nuoto”. L’apertura trova riscontro nella costituzione della società co approvazione dello statuto avvenuta il giorno 11 giugno 1987 e affidamento della gestione da parte del Comune di >Caposele con delibera n. 127 dell’11 luglio 1987. Particolare riconoscenza si deve alle varie amministrazioni succedutesi ed a coloro che hanno proseguito finora il loro impegno per il successo della struttura. Caposele ha formato atleti di ragguardevole livello con competizioni a livello nazionale grazie alla scelta di istruttori quale il prof. Giacomo Salicone. Tutto ciò è avvenuto grazie alla sensibilità del Comune di Milano in occasione del sisma del 1980. Non va sottaciuto il ruolo assunto dall’avvocato Gerardino Malanga nella sua qualità di importante funzionario del comune di Milano. Di questo importante personaggio, non più in mezzo a noi, non si è parlato abbastanza.

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l presente articolo si rende necessario per chiarire alcune inesattezze espresse dall’autore dell’articolo apparso su La Sorgente n.90 a pagina 31. L’intera vicenda della piscina trova riscontro nei vari articoli apparsi su vari numeri di questo giornale e altri quotidiani come “il Mattino”, “Il Roma”, “Altirpinia” nonché nei vari atti della Procura di S.Angelo dei Lombardi a cui chi scrive non trova e non aveva alcun coinvolgimento politico, amministrativo e tecnico. Essere sostenitore o simpatizzante della “Stretta di mano” (tale sono rimasto) non significa avversione gratuita alla “SVEGLIA”. Chi era in vita e maggiorenne – a suo tempo- e conserva soprattutto la memoria aveva tutte le ragioni per esternare i suoi giudizi. A stimolare non una risposta, bensì una tutela anche per i cari amici passati a nuova vita, è stata una parte del contenuto dell’articolo che così recita:” l’ostinato parere contrario di non pochi suoi grandi elettori che auspicavano la riconversione della piscina, i cui lavori erano ormai in via di ultimazione, in una struttura di altra natura .E così ad esempio ,, un’anima candida proponeva in una lettera al direttore de La Sorgente una propria soluzione consistente nel RIEMPIMENTO DELLA VASCA CON PIETRE per farne una palestra. Ma poi guarda caso, come spesso succede, “il destino mescola le carte e noi giochiamo”, senza nemmeno avvertire l’opportunità di un filo di autocritica , a gestire la piscina e a trarne i maggiori benefici, sono stati coloro che si erano tenacemente opposti alla sua realizzazione”. L’articolo a firma del sottoscritto apparso su La Sorgente n. 33 del 1985 diretto al Sindaco dii Caposele non dice di “riempire la vasca con pietre per farne una palestra”, bensì di effettuare lavori e accorgimenti provvisori e mobili in attesa della sua completa esclusiva destinazione. Tutto questo scaturì dal fatto che circa 300 alunni delle varie scuole vivevano in strutture precarie senza avere uno spazio e una palestra per svolgere attività fisica e ginnica specie per quelli della scuola media in piena crescita. Naturalmente il suggerimento era dovuto a una particolare esigenza che mi investiva di un ruolo di responsabilità quale Presidente del Consiglio d’Istituto della Scuola Media di Caposele. Tutto ciò perché la struttura della piscina era completata e purtroppo abbandonata alla sua sorte. Infatti trascorsero circa due anni della sua apertura avvenuta il 10 agosto 1987 fino al 20 settembre 1987 con la gestione, senza fini di lucro, composta da: - Mattia Ferdinando - Presidente - Di Lauro Carlo - vice presidente - Pirozzi Antimo – Segretario - Lombardi Domenico – Tesoriere - Mattia Rocco – Consigliere - Melillo dott. Giuseppe – Cons. Dirett. e Uff. Sanitario

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di Antimo Pirozzi

Materdomini, 2 settembre 2015 Antimo Pirozzi All.to Copia lettera datata 15 Novembre 1985

di Giuseppe Rosania. trastare e sconfiggere le dipendenze da droghe e alcool, certo l’informazione da sola non basta. La politica dovrà per forza mettere mano a un adeguamento delle Strutture di gestione delle tossicodipendenze, che fanno quello che possono, ma esse vanno aggiornate alle nuove esigenze. E questo aspetto dovrebbe essere ormai una priorità, un “tavolo politico” in cui si sviluppi un dibattito concreto, capace di voltare le spalle ai diversi lasciti ideologici di qualunque segno o colore che siano. È necessario dunque realizzare politiche finalizzate al benessere dei giovani in modo che essi diventino i veri protagonisti di un cambiamento positivo nella loro vita. Credo che sia importante aggiungere e sottolineare una distinzione fondamentale fra piacere e felicità e spero che questo lo si promuova anche in altri contesti culturali. Il piacere ha sempre un oggetto e cerca in esso la propria soddisfazione, che pretende di non essere negata e crea perciò dipendenza, che in certe circostanze non è certamente positiva, mentre la felicità realizza e sviluppa piacere, ma non ha oggetto e si consegue attraverso le relazioni. Questo dovremmo ricordarlo prima di tutto a noi, per insegnarlo ai nostri ragazzi, troppo spesso soli con i loro amici e cose a volte immateriali. Con questa lettera mi unisco al dolore che ha colpito la nostra Comunità, con la speranza che Essa riesca a contrastare quelle azioni negative che pure esistono e che aiuti i giovani a dotarsi degli strumenti necessari a realizzare la propria vita con successo. Con l’affetto di sempre, auguri.

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Racconti

LA SANTA COCOZZA

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ormai e, come di consueto, la nipote s’impadronì letteralmente dei locali della chiesa per le radicali pulizie pasquali. Aperto l'armadio, scorse in bella mostra la zucca, sollevò il coperchio e notò che i semi di zucca ormai erano pochini. Ritenendo che servissero a curare gli acciacchi dello zio prete, non esitò a riempire il fondo della zucca con due o tre belle manciate di bruscolini freschi di tostatura. Era questo un modo per dimostrare affetto a suo zio che era stato ed era sempre premuroso con lei. Il giorno dopo, interpellato dai soliti fedeli, corse di nuovo in sagrestia e, sollevato il coperchio, resto ammutolito e meravigliato di fronte a quella miracolosa moltiplicazione di semi. Si fermò, pensò e ripensò a ciò che poteva essere accaduto, infine si sentì smarrito, appena sentì lo scalpiccio di piedi dirigersi verso la sagrestia. .... Erano i suoi parrocchiani ormai preoccupati del suo insolito ritardo. " Allora, don Gaude', quando sarà Pasqua?" gli chiesero con rispetto. "Che diamine, non mi date nemmeno un po' di tregua, fatemi contare ste' benedette amennele e poi vi dirò" egli rispose nervosamente. Un po'incalzandolo, un suo parrocchiano gli aggiunse: "E che ci vuole. ....pochi giorni fa le hai contate in meno di un minuto...." A quel punto il parroco, non sapendo più come cavarsela rispose alquanto impacciato, dopo aver dato un'ultima occhiata nella zucca :"Volete sapere la verità? Ed io ve la dico chiara e tonda, anticipandovi che non sono tenuto a darvi nessuna spiegazione. CUMM' 'PARLA LA SANTA CUCOZZA, PASQUA NUN VENE NE' QUIST'ANNU, NE' L'ANNU CHI VENE! E se volete altre spiegazioni, tornate domani" I parrocchiani se ne andarono perplessi e sconsolati , mentre il prete, tutto intontito a pensare chi gli avesse fatto quel brutto scherzo, se ne andava mogio mogio a pranzare in canonica. S t a v a imboccando il

Merola

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sedette alla scrivania, allungò l'indice destro posandolo sulle tempie per riassumere tutte le operazioni mentali e pratiche alle quali si accingeva , tirò un respiro profondo e lanciò nell'aria un "VIA! ". Cominciò a sfogliare il Rutilio, alla ricerca dell'equinozio di primavera; successivamente individuò il plenilunio successivo al ventuno marzo e di conseguenza l'immediata domenica che ne susseguiva. Lesse e rilesse quelle carte a lui arcinote e poi sentenziò soddisfatto :" Quest'anno Pasqua cade domenica cinque aprile ." "Ci resta da calcolare il giorno de le Ceneri, ma questa è roba di poco conto" disse don Gaudenzio. Così, a ritroso dalla Pasqua contò quaranta giorni e si ritrovò innanzi la prima domenica di quaresima. "Sé la Quaresima inizia il ventidue febbraio Le Ceneri saranno il diciotto ! " disse il parroco. Prese a quel punto quarantacinque bruscolini e li buttò nella zucca, chiuse il recipiente col suo coperchio e lo ripose su un ripiano dell'armadio .; poi frettolosamente rientrò nella canonica dove lo aspettava una calda zuppa di verdure preparata dalla nipote che fungeva da perpetua. Ogni giorno c'era sempre qualcuno che gli chiedesse conto sulla data della Pasqua ed egli sbrigativamente rispondeva che era troppo presto: "Pensate prima alla Quaresima e poi ve lo dirò. D'altronde era abbastanza complicato spiegare a tanti fedeli analfabeti modalità di conteggi, giorni del mese o della settimana : tutto si sarebbe risolto a partire dalla prima domenica di Quaresima, quando don Gaudenzio avrebbe messo in moto la sua" santa cocozza". Si giunse così al giorno x e allora cominciò la conta regressiva dei bruscolini. Ovviamente ogni giorno il parroco sottraeva un semino , non disdegnando di sgusciarlo e di mangiarne il frutto. Diceva, se qualcuno lo coglieva in quel venialissimo peccato di gola: "L'amennele fanno bene alla prostata ed io dovrei mangiarne molte di più. .....". Più si avvicinava la Pasqua e più erano pressanti le richieste di informazioni sulla data della ricorrenza; don Gaudenzio si gonfiava alla consueta, correva in sagrestia, contava i semini e con postura da auguro augustale riportava il responso al richiedente. Mancavano davvero pochi giorni

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elebrati i riti dell'Epifania, don Gaudenzio attendeva che gli ultimi fedeli uscissero dalla chiesa e, congedato il sagrestano, sprangava il portone e si ritirava in sagrestia. Ormai erano trent'anni tondi tondi che egli si accingeva quel giorno e a quell'ora ad adempiere ad un ufficio che necessitava calma e tranquillità per evitare errori dalle conseguenze tragicomiche per una Chiesa che da millenni deteneva o quasi il monopolio del conteggio del tempo cronologico. Non era un caso che gli stessi suoni civici fossero battuti dalla parrocchia e non dal Municipio. Quella sera don Gaudenzio avrebbe dovuto calcolare sia quando cadeva la Quaresima, sia quando fosse il giorno della Pasqua di Resurrezione , ben sapendo che, a partire dall'indomani sarebbe stato assalito dalle domande dei suoi parrocchiani circa la data di quelle due ricorrenze. Dicevano le sue pecorelle più fedeli: "Don Gaudenzio è veramente bravo, più bravo di un mago per quanto riguarda lune, mancanze e crescenze, Quaresime, Pasque e compagnia bella. Stanotte in poche ore farà i suoi calcoli e vedrai domani come ti risponde meglio di un orologio. ..." Don Gaudenzio, dunque, barricatosi in sagrestia, tirava le tendine alla finestra, liberava la vecchia scrivania da qualsiasi ingombro e poi si dirigeva verso un enorme armadio in noce , spalancandone le ante per trarre fuori i suoi ferri del mestiere. Primo tra tutti un polveroso Rutilio, un almanacco perpetuo che certamente non era in odore di santità negli ambienti ecclesiastici: tenerlo sotto chiave era più che consigliabile per sottrarlo a sguardi indiscreti e malevoli. Poi allineò sul tavolo carta, penna, un recipiente a forma di zucca ed un bel mucchio di semi, di quelli che una volta tostati chiamiamo bruschettini e che nel nostro vernacolare chiamiamo "amennele". La zucca, per essere precisi, gialla e lucida come certe pignatte di creta ,era più che stagionata e molto comune, di quelle, per intendersi, che i contadini a fine estate raccolgono per farne recipienti per le sementi, dopo averle cavate ben bene e messe ad essiccare al sole. E a don Gaudenzio quella zucca con tanto di coperchio doveva appunto servire per mettervi semi di cucurbitacee . Dismessi i paramenti sacri e restato semplicemente in tonaca nera egli si

di Alfonso

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Nei "RINTOCCHI DEL TEMPO" di Alfonso Merola, disponibile sulla "SELETECA", altri racconti degli "acquerelli caposelesi".

DISPONIBILE SU primo cucchiaio di pasta e ceci e sua nipote le mitragliò le seguenti parole: "Zi Gaude', ti so' piaciute tutte quelle amennele che ti ho messo nella cocozza?". Al prete cadde il cucchiaio di mano: non sapeva se piangere , ridere o arrabbiarsi.


Politica

QUESTO TEMPO BUIO

Appaiono tradite tutte le aspettative che si riposero con quel voto, Sindaco

seguite alla prima moria di trote nel fiume Sele: è un esempio tra i tanti di un’insufficienza oramai evidente, con il paradosso che anche in presenza di qualche cosa positiva, essa non viene comunicata e pubblicizzata. Infine, riflettendoci più attentamente, per personale percezione, Caposele sta vivendo anni bui e, politicamente, depressi. Gli allarmi lanciati a tempo debito non sono stati ascoltati. Ci si è chiuso a riccio. Si è scelta un’impostazione che tende a gestire il quotidiano e il problema del singolo cittadino (che più facilmente si può tradurre in riconoscenza individuale da incassare in una futura competizione elettorale) e non la soluzione di quelli che hanno una valenza collettiva. Inspiegabilmente il Sindaco Pasquale Farina non ha mai voluto tener conto di nessuna delle questioni fin qui esposte. Non so se il futuro ci darà una

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assunzione, la totale subalternità al Commissario straordinario Sabatelli, capace di offendere la storia, l’identità e la generosità di Caposele; l’assoluta incapacità di dar vita ad una soluzione innovativa alla gestione dei rifiuti. Potremmo continuare riferendoci alla marginalità con cui veniamo vissuti nella dimensione extracomunale, grazie anche alle scelte contraddittorie assolutamente immotivate, come nel caso della definizione del “progetto pilota per la città dell’alta Irpinia” e della scelta – di segno opposto dell’Ato-rifiuti salernitano. Non sfugge poi che, per attitudine miope, i rapporti e le frequentazioni con gli uffici della Regione Campania sono inesistenti o, al più, delegati a soggetti esterni. Abbiamo detto che tra gli impegni assunti in campagna elettorale v’era quello di favorire la partecipazione dei cittadini e delle associazioni alla

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così come appaiono traditi tutti gli impegni assunti pubblicamente dallo stesso

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risposta, ma la domanda oggi non trova risposta. Non capiamo, per essere più chiari, il perché abbia accettato di inficiare la sua immagine di Sindaco (in talune occasioni addirittura la propria dignità politica), schiacciato dalla caparbietà del suo braccio destro a raggiungere quello che chiaramente appare come un obiettivo personale. Siamo certi, infatti, perché ce lo dicono le cose successe e per come sono successe, che l’assessore Vito Malanga sia stato capace di stringere un patto esplicito con lo stesso Sindaco: distruggere ogni altra opzione possibile per la futura candidatura alla successione. E siamo certi – checché se ne dica – che lo stesso Pasquale Farina sosterrà tale candidatura al punto da accettare di far parte della lista per apportare quel “valore aggiunto”, per rendere più agevoli le possibilità di vittoria. Se questa ipotesi dovesse tradursi in realtà, una domanda semplice esigerebbe una risposta: a chi giova tutto questo? Come cittadino mediamente sensibile al destino di Caposele, come elettore e supporter “sovraesposto” di Pasquale Farina, per il quale mi sono meritato più di una inimicizia, a maggior ragione sento, oggi, di avere il diritto ma anche il dovere di dare anche la risposta: di certo non giova a Caposele, non giova alla possibilità che esso sia un luogo aperto e capace di offrire il meglio di sé, che sia – in definitiva - un luogo inclusivo di intelligenze e di volontà collaborative, con un solo ed unico scopo: aprire porte e finestre alla “bella politica”, rischiarare quell’aria oggi soffocante, riportare quella luce oggi offuscata. In parole povere, per ridare speranza al futuro.

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vita amministrativa, all’elaborazione di idee per far crescere e sviluppare, in modo condiviso, il nostro paese. Non solo non si segnala un solo atto che sia andato in questa direzione ma – al contrario – di segno esattamente opposto. Altro esempio negativo è quello che vede Caposele essere ben ultimo, insieme a Senerchia (ed una spiegazione deve pur esserci), nella classifica della provincia di Avellino, stilata dall’autorevole quotidiano “Sole 24ore”, per trasparenza e pubblicità degli atti amministrativi. Basti solo pensare che a distanza di due anni non si segnala una comunicazione ufficiale sugli esiti delle analisi che sono

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per ragioni del tutto personali, ma anche per maldestri errori nell’istruttoria del progetto esecutivo; le risorse della convenzione con l’Acquedotto pugliese (non se ne parla più) spese per rattoppare la rete idrica in continuo rifacimento qua e là, tanto da poter dire - alla Giustino Fortunato - che questi lavori più che a bere servono per mangiare; nessun intervento per il turismo ambientale e religioso, la cui offerta è addirittura degradata (basta guardare alle condizione in cui versano i due musei e lo stesso parco fluviale); i lavori della galleria Pavoncelli che stanno dimostrando, se non per qualche pur auspicata

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iamo al giro di boa del secondo mandato del Sindaco Pasquale Farina e della sua amministrazione. Due anni e mezzo in cui si è letteralmente depauperata quella spinta di consenso popolare che si registrò con le elezioni del maggio del 2013. Appaiono tradite tutte le aspettative che si riposero con quel voto, così come appaiono traditi tutti gli impegni assunti pubblicamente dallo stesso Sindaco: innanzitutto di essere il “primus inter pares” di una modalità di gestione che non fosse squilibrata come nei precedenti cinque anni, durante i quali – per sua stessa ammissione - la sua figura era stata schiacciata dall’espansionismo del suo assessore alle opere pubbliche e “deus ex machina”. Di questo ruolo guida non si è registrato alcun segno, se non nelle funzioni pubbliche e religiose. Ma ciò che ci convince del fallimento di questa esperienza amministrativa sono i ripetuti contrasti interni alla giunta, con accuse pesantissime rivolte dall’uno contro l’altro, cambiamenti di deleghe, dimissioni, ingressi, decadenze decise con una tracotanza mai registrata prima, surroghe rifiutate, chiusura nel bunker di piazza Dante, in quella che doveva essere una casa di vetro, trasparente ed accessibile alla partecipazione popolare. Due anni e mezzo durante i quali si è gestito l’ordinaria amministrazione, senza una visione progettuale per il futuro (Dio solo sa quanto ve ne sia bisogno!). Al contrario assistiamo al fallimento di tutto ciò che erano stati i cavalli di battaglia durante la campagna elettorale: il parcheggio multipiano non si farà più, e non se ne parla più, non solo per la pervicace battaglia legale di un consigliere di minoranza

di Gerardo Ceres

ELEZIONI AMMINISTRATIVE 2013

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Caposele in posa

Arte e Natura

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del Sele. Ma Lello Gaudiosi ha fatto di più: all'azione ecologista ha affiancato nel corso degli anni un'attività artistica che ha letteralmente "reso visibile" a tutti la Bellezza della Natura per la cui tutela ci battiamo.L'occhio dell'artista ci fa vedere ciò che abitualmente non notiamo, ciò su cui il nostro occhio scorre senza afferrarne l'unicità e il valore. L'occhio dell'artista restituisce colori al mondo che l'abitudine riduce in bianco e nero, riaccende la fiammata delle emozioni dentro al quotidiano. Il pennello di Lello Gaudiosi evoca con poesie e delicatezza un universo vivo e vibrante del fiume primordiale, dove sono protagonisti l'elusiva lontra e il solenne airone. Ma non esclude l'Uomo e i segni della sua presenza - le case, i paesi affacciati da un colle, gli animali domestici - rendendoli però compatibili, non offensivi, nei confronti della wilderness, della natura selvaggia. La convivenza uomo-ambiente è all'insegna di un'armonia ritrovata, di un conflitto superato. La pittura di Lello contiene dunque un messaggio di speranza, il suo dolore non diventa mai angoscioso, la sua indignazione di fronte agli scempi diviene stimolo per una consapevolezza ancora più forte. Scriveva lo scrittore Milan kundera, in un momento di lucida disperazione: la Bellezza si salverà soltanto per errore. Guardando i quadri di Lello, ma soprattutto conoscendone il tenace impegno (e la voglia di lotta di migliaia, milioni di militanti come lui) possiamo ancora sperare che non sia vero. Possiamo credere che la Bellezza non si salverà per errore, ma per scelta. Per scelta consapevole di tutti noi

Opere del maestro Lello Gaudiosi Il Sele, le sue emozioni e le nostre preoccupazioni ispirano la sua pittura.

La natura ancora unica ed incontaminata del nostro

Fiume stimola l'artista di Contursi Terme

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rte e Natura: un matrimonio "naturale" all'insegna di un valore -la Bellezzache corre il rischio di estinguersi quanto e più del mitico Panda. Soprattutto nella nostra Italia, ormai ex-Bel Paese, che negli ultimi decenni ha massacrato senza ritegno il proprio territorio, ricoprendolo di strade, case, fabbrichette, parcheggi a un ritmo sfrenato (150 000 ettari l'anno siamo al quarto posto al mondo per consumo di cemento armato prò capite e la Campania è in testa alla hit parade). Risultatole Goethe o Stendhal dovessero rimettere piede oggi in Italia, stenterebbero a riconoscerne il volto. Il paesaggio italiano, connubio unico di natura e di storia, di memoria e di tradizioni, sopravvive ormai in frammenti e lacerti. Vere e proprie "oasi" non a caso salvate in extremis da associazioni come il WWF o Italia Nostra, o grazie all'azione meritevole di singoli cittadini. E' il caso di Lello Gaudiosi, cittadinoartista, pittore verde e militante ambientalista che ha dedicato anni alla lotta per la salvaguardia del Sele, allertando i valligiani e spronando il WWF Italia a correre in difesa di questo importante ambiente fluviale. Ricordo ancora con rabbia e con dolore un pomeriggio di pioggia battente, nell'ormai remoto 1984, quando Lello mi fece da Virgilio nei giorni dell'Alto e Medio Sele minacciati dalla costruzione di poli industriali che, dietro le solite false promesse di occupazione, si stavano rivelando una spada di Damocle sospesa (e poi, ahinoi, abbattutasi ! ) su questo prezioso e vulnerabile ecosistema fluviale. E' stato grazie anche all'attivismo instancabile di militanti come lui, che gli ambientalisti hanno preso a cuore la battaglia in difesa

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di Grazia Francescato

AR Carmela Cuozzo

Carmela Della Polla e Reginella

Rocco Gervasio

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Berto Rosania

Amici al bar

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Rilassarsi a questa età?

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n omaggio lo dedichiamo ad un altro artista locale che da Caposele si è trasferito qualche anno fa ad Altavilla silentina. Salvatore Damiano da anni esprime con la sua pittura semplice ed efficace il senso di attaccamento alla natura e all'ambiente, con riferimento costante alla natura incontaminata del suo paese d'origine. Un saluto affettuoso ed un caloroso invito ad esporre le nuove opere realizzate qui a Caposele.


La Sorgente multimediale

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La "SELETECA" è il fiore all'occhiello di tutto il pacchetto multimediale e si riferisce all'enorme catalogo di pubblicazioni su Caposele e di autori caposelesi (circa 200). E' un contenitore semplice da utilizzare e da sfogliare on line con la presenza, inoltre di tutte le edizioni del nostro giornale. All'interno anche una particolare sezione dedicata alle tesi di laurea su Caposele e sulla nostra area. Il progetto assume una valenza straordinaria per tutte le ricerche storiche che si effettuano sul nostro territorio Il "Lifetime"(riscontro) della nostra Seleteca, vede tanti lettori che utilizzano questo nostro canale per leggere il giornale e le pubblicazioni che parlano di Caposele...

"La sorgente" in the world...oltre 310.000 impressions... BUONA LETTURA!

Tra le iniziative a cui facciamo riferimento bisogna ricordarne alcune che approfondiremo durante questo nostro racconto. 1) La "SELETECA" 2) Caposele CHANNEL 3) Seleteca fotografica 4) il catalogo audio in podcast 5) La radio on line 6) Produzione di Film-documentari 7) Produzioni di libri e documenti

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ci fanno confrontare con i social, e con la publicazione del giornale on line, rendendo "La Sorgente" il più grande esperimento multimediale esistente nella nostra Provincia. Intorno a queste operazioni che sembrano semplici, ma che hanno a che fare con tanto knowhow acquisito nel tempo, siamo riusciti a produrre una serie di iniziative interessanti che si affiancano alla nostra grande volontà di mantenere alto il nome del Paese e di poter conservare intatto tradizioni e spirito di propaganda.

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carta stampata con la primordiale tecnica della fusione del piombo ha aperto un percorso comunicativo che da allora non si è più fermato. Negli anni alla "Sorgente" è stata affiancata una radio libera (Radio Caposele e Erreci Club dal 1976 fino al 1994) e poi la produzione del giornale stesso ha subito l'avvento del computer ricavandone snellezza ed efficacia. Oggi, alla carta, che ancora regge il passo, affianchiamo una serie di operazioni al contorno che

www.issuu.com/lasorgente

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n incredibile sforzo organizzativo per stare al passo con i tempi. La Sorgente che nasce nel 1974 ha percorso e varcato oramai, tante tappe del nostro tempo, incrociando un modo di comunicare che è cambiato molte volte. Il tentativo di realizzare un giornale in quei tempi è stata indubbiamente un'operazione enorme sia per le tecnologia a disposizione, e sia per il contesto sociale di quegli anni. Intorno a grandi entusiasmi, la

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LA SORGENTE

Il canale audio che è possibile recuperare sui server collegati al nostro account, ha all'interno una serie di tracce che riguardano le presentazioni de "La Sorgente" suoni, tradizioni (campane della Chiesa Madre; processioni, bande) e altro che possa essere un ricordo audio da conservare.

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https://soundcloud.com/ stream

Un marchio che tutti ricordano legato all'emittente radiofonica Caposelese. Radio Caposele e Erreci Club poi, riprendono vita on line con le trasmissioni storiche che 24/24 vanno in onda sul canale digitale.

http://178.32.138.88:2199/start/8006/

Le canzoni, gli speakers, le trasmissioni dell'epoca ricordano quelle emozioni. A breve anche in F.M. Il link per ascoltarla è riportato in basso. Sulla pagina di Facebbook ci si puo' collegare ed ascoltare le sue trasmissioni.

Su "CAPOSELE CHANNEL" (you tube) una serie di filmati e documenti video su Caposele e il suo territorio. Il canale video de "La Sorgente" insieme alla "Seleteca" e al canale audio, è l'impegno costante per la conservazione di storia, tradizioni, immagini e documenti a rischio estinzione. Tutto il materiale è scaricabile e consultabile gratuitamente. Su "Caposele Channel" anche il documentario "Amare Caposele" di recente realizzazione.

TUTTI I DOCUMENTARI prodotti da "La Sorgente"

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Recensioni

AUTRICI IN DIALOGO

"La cartiera" la storia di Anna emigrante caposelese raccontata da Sina Merino di Floriana Mastandrea

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"negli ultimi quarant'anni delusa e torturata", racconta l'anziana donna, da avvenimenti politici cruenti. Da Peron alla Junta militare che nel 1976 lo rovesciò, per instaurare con Videla un regime corrotto e immorale, responsabile di violenze e torture inaudite sui civili, dissidenti e oppositori, nonché della scomparsa di migliaia di oppositori, i Desaparecidos. Fu il periodo dell'annientamento dei diritti umani: persino l'ex presidente boliviano, lì rifugiato, fu prelevato e ucciso. Anna avrebbe voluto lasciare il Paese, ma per diversi impedimenti, non ci riuscì. Dopo la dittatura, tornò la democrazia con Raul Alfonsin, che riportò la speranza, insieme ai tanti problemi da affrontare. Il viaggio di Anna è anche nei rimpianti, nella nostalgia per la terra natia, per la Svizzera e per la sua famiglia, sacrifici mitigati solo in parte dal benessere economico raggiunto, insufficiente a colmare quelle profonde, incancellabili lacune. Seilprezzodapagareall'emigrazione è così alto, la si può davvero intendere come riscatto da una condizione misera o non si tratta piuttosto una nuova forma di schiavitù?

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Svizzera, fu sollecitata dal fratello maggiore a raggiungere e aiutare il marito. Nel 1964 s'imbarcò da Napoli per l'Argentina in terza classe con un biglietto di sola andata, molte incognite e tanta tristezza. Diciassette lunghi giorni in cui soffrì il mal di mare, che non aveva medicine per curare e in cui si ripromise che mai più avrebbe viaggiato in nave. Nonostante i tentativi della cognata di farle spezzare la promessa, non se l'era sentita di venir meno al suo dovere: avrebbe "perso la reputazione" e ingannato la sua famiglia. "Non era come oggi, che una donna è libera e può vivere una storia anche senza sposarsi". Con il marito imparò a volersi bene, ma non era certo amore passionale. Non senza malinconia cominciò la vita matrimoniale e nacquero due figlie. Fu lei ad aiutare il marito indebitato e il resto della famiglia, acquistando la prima casa, dove l'uomo impiantò una falegnameria. Nel 1975 decise di aprire una sua attività e, forte dell'esperienza maturata in Svizzera, fondò una cartiera, che le avrebbe consentito di diventare ricca, comprare immobili e viaggiare. L'incontro intenso ed emozionante tra zia e nipote, fornisce l'occasione per parlare della storia dell'Argentina, terra

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Nel 1961 Anna, contrariando il padre, che perdeva il suo "asino da lavoro", affrontò un lungo viaggio in treno per raggiungere la ricca Svizzera, dove, grazie ai fratelli che l'avevano preceduta, ottenne un contratto di lavoro in una cartiera. Coi primi guadagni poté comprare scarpe buone e tutte per sé, non più costretta a dividerle con le sorelle o a calzarle solo di domenica. Come poté comprarsi vestiti, cappelli, borse, biancheria intima, collant e persino un orologio. Tutta la famiglia lavorava nella cartiera: si era ben trattati, ma si doveva lavorare sodo e per molte ore. Vivevano tutti in una grande casa panoramica, in collina: il mercato immobiliare scarseggiava e per di più, agli stranieri non affittavano gli appartamenti di buon grado. Al benessere economico faticosamente conquistato, si contrapponeva la nostalgia per la propria terra e la difficoltà a imparare la lingua, ma si riusciva a stare insieme in allegria, insospettendo gli Svizzeri, che non ne comprendevano il temperamento aperto e la lingua. Ma la vita di Anna stava per cambiare di nuovo, per onorare una promessa fatta nel 1954, allorquando, su insistenza della di lui madre e della sorella, sposò per procura un amico conterraneo emigrato in Argentina. La procura firmata da lei tornò indietro un anno dopo con la firma dell'uomo e così i due erano sposati:quel giorno Anna si vestì da sposa senza lo sposo e le fecero una foto... Avrebbe dovuto seguirlo poco dopo, ma quell'arco temporale durò dieci anni, durante i quali non si videro né sentirono. Per lettera lui le sconsigliava di raggiungerlo perché non poteva mantenerla: viveva in un capanna di lamiera nel quartiere povero degli Italiani. Anna, che intanto aveva guadagnato abbastanza in

Le autrici mentre dialogano con il pubblico

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l desiderio di conoscere le proprie origini, spinge l'autrice de "La cartiera" a ripercorrere vicende che si intrecciano in una vera e propria saga familiare. Sina Merino, appassionata di scrittura, Svizzera immigrata di seconda generazione, figlia di Italiani, nell'ambito della manifestazione "Autrici in dialogo" organizzata dalla Pro Loco di Caposele, intraprende un viaggio per esplorare la vita di una "zia speciale", la sua preferita. Ormai anziana pensionata, Anna, nata a Caposele (provincia di Avellino), classe 1934, è sempre stata una donna volitiva, che pur avendo soltanto la seconda elementare, ha imparato a fare i calcoli a mente, a scrivere e a leggere, ma ancor più, dall'esperienza. Acuta e intraprendente, ha sacrificato l'intera esistenza per aiutare la famiglia. Indagando sul suo passato, Sina ne srotola, come il filo di una matassa, i "segreti". Anna le racconta usi e costumi di quel paese di origine dell'hinterland irpino, all'epoca arretrato come molti altri del sud, delle usanze prematrimoniali, della verginità delle ragazze, delle ipocrisie, della povertà, della mancanza di acqua e corrente, nonché delle strade. Le svela che sua madre aveva voluto seguire il padre a tutti costi. Si era innamorata dell'idea di andare in Svizzera ed era fuggita con lui, appena sedicenne. Era troppo giovane per sposarsi, né lui voleva saperne di matrimonio, ma quando il nonno scoprì che erano scappati insieme, picchiò il ragazzo e, per salvare l'onore della famiglia, lo costrinse a riparare. Una volta sposati, entrambi poterono cominciare una nuova vita in Svizzera. Dopo la sua nascita, però, mentre lui socializzava, eccelleva con la fisarmonica e componeva canzoni, vestiva elegantemente e usciva, la madre si rifiutava di seguirlo, affetta da una strana malattia: era caduta in depressione.

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SINA MERINO E MIRELLA MERINO

Sina Merino e Nicola Conforti

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Giorni Lieti

Questa rubrica è disponibile per chiunque volesse pubblicare foto dei propri eventi felici. La redazione de "La Sorgente" è a vostra disposizione per tutto il materiale che ci inviate in tempo utile prima dell'uscita del giornale. le foto publicate sono il segno della vostra collaborazione.

Antonio Malanga di Gelsomino e di Delia Fabio nato il 11.09.15.

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Camillo Cetrulo di Giovanni e di Anna Sena nato il 8.11.15

Giosuè Cibellis di Carlo e di Antonella Grasso nato il 20.08.15

Teresa Caprio e Silvio Cocurullo sposi

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Roberto e Rocchina Sposi - 25giugno 2015

Cresima di Gessi Casale

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Clara Cuozzo di Michele e di Tiziana Damiano nata il 11.11.15

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Nicola Viscido di anni 22, il giorno 04/11/2015 ha conseguito la laurea in Ingegneria Aerospaziale presso l’Università Federico II di Napoli con voto 110/110 e lode, con la seguente tesi: Implementation and testing of numerical tool for the prediction of the mechanical and acoustic performances of sandwich panels. (Implementazione e test di un tool numerico per la previsione delle prestazioni meccaniche e acustiche di pannelli sandwich). Grande soddisfazione dei genitori Pietro e Silvia.

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Alessandro Conte di Giampiero e di Mario Cuozzo nato il 22.10.15

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Filomena Ceres e Giuseppe Ristallo sposi

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Alfonsina Testa il 3 dicembre scorso ha compiuto 101 anni

Samuel Sista nato il 20 Dicembre 2014 di Gelsomino e Gerardina Campione

Elena Nives Sena nata il 9 gennaio 2015 di Franco e Sista Nevicella.

Silvia Ceres di Angelo e Anna Vignola

Il 21 luglio 2015 mia figlia Cibellis Filomena ha conseguito la laurea in Farmacia con 110/110 presso l' Universita' degli studi di Pavia presentando la tesi:"LA FARMACIA E LA COMUNICAZIONE SU ALLERGIE ED INTOLLERANZE ALIMENTARI". Nata nel 1990 in provincia di Trento, nonchè residente, ha voluto festeggiare questo suo traguardo anche nel paese di suo padre, Cibellis Luciano; il giorno 11 settembre abbiamo organizzato una cena con i parenti più stretti e gli amici più cari presso il Ristorante Settebello a Materdomini, in cui non sono mancati il buon cibo, la cortesia e la disponibilità. Serata bella e gioiosa, anche se si è sentita la mancanza

dell'amato nonno Lorenzo, che ci ha lasciato nove mesi prima, ma che sicuramente sarà stato tra noi, orgoglioso del traguardo raggiunto dalla sua cara nipote. Tra noi un'altra mancanza molto sentita e' stata quella di Mario, che più di un anno fa ci ha lasciato improvvisamente; lui ci avrebbe sicuramente movimentato la serata con la sua simpatica ironia. Un grazie a tutti e un forte abbraccio a nonna Minuccia che nonostante la tristezza per la perdita del suo caro marito ha comunque voluto stare insieme a noi in quella serata di festa. Paola Ravelli

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Manifestazioni

UN ALBERO PER TUTTI Caposele

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Sabato 12/12/2015: Ore 16.00. Apertura degli stand artigiani, mostre d’arte di Lello Gaudiosi (pittore), Carlo di Lascio (pittura e scultura), Massimo Gugliunciello (fotografia) e Clemente Gerardo (scultura) Ore 16.00 – 18.00 Visite guidate e Mini Tour: Sorgenti del Sele, Museo Leonardiano, Museo delle Acque, Tempio Artistico di San Lorenzo Ore 17:00. Apertura Laboratorio di Babbo Natale, animazione speciale per bambini con il mago Paolo (aula Polifunzionale Piazza XXIII Novembre) PALCO UNO – SOTTO L’ALBERO Ore 19:30 Esibizione della Corale di Caposele e Materdomini Ore 20:00 Accensione dell’Albero di Natale tra i più alti d’Europa Ore 20.30 La Quadriglia itinerante per bambini Ore 20:30 Apertura stand enogastronomici con prodotti tipici locali Ore 21.00 Esibizione di un gruppo musicale PALCO DUE – PIAZZA XXIII NOVEMBRE: Ore 21.00. La Montemaranese e la Quadriglia batticulo: la tradizione irpina a confronto con laboratori ed animazioni. Balli itineranti per le strade del paese

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PALCO TRE – PIAZZA DANTE: Ore 21.00. Intrattenimento Musicale a cura degli “Amici della Musica” Ore 21.30. Tombola Itinerante.

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Domenica 13/12/2015: Ore 9:30 Apertura Mercatino di Natale, stand artigianato ed enogastronomici Ore 10.00 Apertura delle mostre Ore 10.00/11.30/16.30/17.30 Visite guidate e Mini Tour: Sorgenti del Sele, Museo Leonardiano, Museo delle Acque, Tempio Artistico di San Lorenzo Ore 17.00 Animazione per bambini a cura di OASI Animazione. Animazione: giochi di squadra, musicali e di movimento, balli e baby dance Ore 17.00 La postazione Babbo Natale: Babbo Natale 0re 17.00 Baby trucco Balloon Art Ore 17.00 il ballo Disney Minnie e Topolino/ Baby Dance. Zucchero filato e pop corn per tutti i bambini. Ore 17.00 Musica Itinerante con “ Li Sunaturi” Ore 20.oo Esibizione di un gruppo musicale con Ettore Spatola in Piazza XXIII Novembre.

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Al centro dell'abitato, sabato 12 Dicembre si è ripetuta la manifestazione dell'accensione dell’albero considerato tra i più alti d’Europa. Alla base dell’idea di creare quest’albero, c’è uno spirito di solidarietà che vuole raggiungere tutte le persone e trasmettere il pensiero “Un albero per ripensare al futuro e riaccendere le luci della speranza per tutti noi.” L’albero si è acceso sabato sera alle ore 20:00 in un clima di festa e armonia. Infatti, la manifestazione ha avuto già inizio a partire dalle ore 16:00 con l’apertura degli stand artigiani, le mostre d’arte, le visite guidate e il laboratorio di Babbo Natale. In seguito, la serata è continuata con l’esibizione dei bambini nella “Quadriglia”, l’apertura degli stand enogastronomici e tanta musica sui tre palchi allestiti: sotto l’albero, in Piazza Dante e in Piazza XXIII Novembre. Ma non finisce qui, la festa è proseguita anche domenica con i Mercatini di Natale, le mostre i tour guidati, il pomeriggio dedicato ai bambini e la serata musicale.

Per informazioni visita il sito web della manifestazione oppure la pagina su Facebook "Un albero per tutti"

Ecco il programma dettagliato.

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Sele. Già qualche anno fa, l'A.C. tentò il primo esperimento con l'allestimento di questo pino maestoso. Ma da due anni a questa parte, l'associazione Silaris, composta da molti ragazzi volenterosi, ha ripetuto quell'idea, migliorandola ed allestendo l'Albero di 33 metri con circa 2 km di luminarie e migliaia di led che lo rendono visibile da molto lontano..

Supporta anche tu l’iniziativa, è davvero molto semplice basta scattare una foto di un albero di Natale e condividerla sul social media che preferisci con l’hastag ufficiale dell’evento #unalberopertutti.

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i ripete anche quest'anno l'accensione dell'albero di Natale all'interno delle sorgenti del

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Alcune interessanti iniziative a contorno della manifestazione

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Caposele con la neve.

Il borgo delle cantine


Almanacco Giorni Tristi

Conceta Chiaravallo 15.02.1925 - 19.01.2015

Elvira Corona 01.05.1947 - 26.07.2015

Raffaela Del Malandrino 12.02.1954 - 01.06.2015

Tratto da "RADIO LONTRA CAPOSELE"

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Gerardo Luca Rusomanno 02.01.1988 - 04.11.2015

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Angela Melillo 08.05.1943 - 15.10.2015

aro nonno, di te mi è rimasta solo una foto e tanti ricordi, ricordi che il tempo non può cancellare, perché nel cuore di chi ha amato, resta sempre, incolmabile, il vuoto dell'addio. Purtroppo non siamo gli unici ad avere questi dispiaceri, ci sono persone a cui muoiono figli, anche di giovane età.

10 dicembre 2015

IN MEMORIA DI COLOMBA TOBIA detta N'dunetta -

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Negli ultimi 10/15 anni la sua è stata vita da esule: lontana dal paese natìo per abitare in un mondo che per tanti non poteva essere accessibile. La mente, a volte, è capace di scrivere copioni inattesi ed inaccessibili. La memoria dei silari non può lasciare scivolare nel crudo ed ingiusto oblio una donna che – seppure appellata come “la paccia” - ha abitato l’immaginario collettivo della Caposele degli anni settanta, almeno fino al terremoto, e dei primi anni ottanta. Tra le prime donne, a Caposele, a guidare un’automobile, ebbe anche la capacità imprenditoriale, certo nel suo significato ante litteram, di introdurre una visione moderna della “somministrazione da intrattenimento”, quando installò in Piazza D’Auria – ora Piazza XXIII Novembre – un chiosco ed attorno ad esso vi piazzò dei tavolini all’aperto. D’estate quel chiosco divenne il punto di aggregazione di tanti giovani: vi si consumavano bibite (prevalentemente birre Peroni rinfrescate sotto la fontana vicino al vecchio cinema), panini, pizzette, patatine e gelati della Sanson: Ma, soprattutto, intorno al chiosco scorreva, lenta, la vita pomeridiana e serale dei giovani di Caposele. E attorno al chiosco si consumavano dispute picaresche. Lei ci metteva del suo, rifiutata dalla sfera dei sentimenti istintivi. Ma questa è un’altra storia. Non può Caposele dimenticare una figura come N’dunetta Tobia (detta la paccia). Si farebbe un torto non tanto a lei, che l’altro ieri si è spenta in una corsia di ospedale nel silenzio di legami spezzati col paese di origine, ma alla Storia stessa di Caposele. Di certo non la si vuole dimenticare su questa pagina, dove vogliamo lasciare un segno del suo passaggio sulle rive del Sele, per ricordare una figura pubblica che, per le bizzarrìe di quello sconfinato mistero che è la mente, ha vissuto gli ultimi anni della sua vita ricevendo le cure confortevoli di un Istituto di suore, in quel di Paternopoli, dove è stata seppellita. Lontano dalla sua terra natìa, lontano dalla sua gente.

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IN RICORDO DI GIUSEPPE GERARDO CASALE

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Salvatore Auriemma 30.06.1951 - 04.10.2015

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Ing. Salvatore Tricoli 22.02.48 - 19.08.2015

Io soffro perchè mio nonno mi manca tantissimo e non posso mascherare questo dolore anche se ce la metto tutta, ma chissà quanti altri dolori mi aspetteranno, la vita in fondo è fatta di dolori e di poche gioie, adesso mi posso solo confortare pensando al fatto che mio nonno ha sofferto di meno in paragone ad altre persone che avevano la sua stessa malattia ed hanno sofferto di più, però, lo sento vicino, quando ho paura o difficoltà, lo sento vicino a me,e ciò mi rassicura. Grazie di tutto nonno Gerà.

IN RICORDO DI MATUCCIO LA GUARDIA

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on il suo passato reduce di Guerra con orgoglio di Carabiniere, salvo dalle rappresaglie Tedesche nel lontano Egitto, riuscendo a scappare portando con se altri Italiani Prigionieri, che rischiavano di essere fucilati, tornando in Italia dopo tre anni di prigionia, rimanendo fedele alla benemerita solo il tempo di realizzare che anche in quegli anni l'Italia doveva rialzarsi dalle ferite della Guerra appena finita, lui con il cuore ritorna a Caposele, svolgendo il servizio come Guardia Comunale, dando tutto il suo amore al territorio e alle persone, fermo e ligio nel suo compito anche durante il sisma del 23 Nov. dell'ottanta. A me personalmente lascia l'insegnamento di vita, l'amore per tutto ciò che possa aiutare il prossimo senza secondi fini, è ai miei occhi resterà sempre un vero Eroe...ciao Papà Rocco Gervasio

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INTERNO SANTUARIO

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Turismo

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