Sorgente n 99

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PERIODICO A CURA DELL'ASSOCIAZIONE TURISTICA PRO LOCO CAPOSELE FONDATO da NICOLA CONFORTI NEL 1973

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DICEMBRE 2019 -Direttore Nicola Conforti

Reg.Trib. S.Angelo dei L. n.31 del 29.1.74 - Sp. in A.P. art.2 comma 20/c L.662/96 Dir. Comm. Avellino -sem.- Anno XLVI -

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EDITORIALE

Aspettando il n. 100

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PERIODICO A CURA DELL'ASSOCIAZIONE TURISTICA PRO LOCO CAPOSELE FONDATO NEL 1973 PERIODICO A CURA DELL'ASSOCIAZIONE TURISTICA PRO LOCO CAPOSELE FONDATO NEL 1973

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Reg.Trib. S.Angelo dei L. n.31 del 29.1.74 - Sp. in A.P. art.2 comma 20/c L.662/96 Dir. Comm. Avellino -sem.- Anno XXX - gennaio 2002 -

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CAPOSEL

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EDITORIALE

AGOSTO 2016 -

Un PREMIO PRESTIGIOS O a pag. 4

Cittadinanza onoraria a Vinicio Capossela

Angelo Ceres a pag. 36

Nicola Conforti n.it/laSorge .tiscalinet

http://web

Abbiamo assegnato questo Premio di riconoscimento, quest’attestazione di affetto e di stima, a personaggi come Giuseppe Di Cione, grande industriale in Venezuela; al dott. Alfonso Casale, per i suoi meriti nel campo della medicina; a Carmela Cuozzo, più volte campionessa italiana di nuoto; ad Antonio Di Masi, Padre Provinciale dei Redentoristi a capo delle Province napoletane e siciliane; al gen. Vincenzo Di Masi, per l’alto grado raggiunto in campo militare; all’ing. Giovanni Caprio, per la brillantissima carriera e per le funzioni di altissima responsabilità assunte ai vertici delle Ferrovie dello Stato; l’anno scorso, infine, al dott. Giuseppe Castello per i suoi importanti successi nella ricerca sul cancro.

Il Premio Caposele

Direttore Nicola Conforti

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agli la volontà legate all’età, che energie le difficoltà o ed alle conseguon ente, ad esaurirsi. che ne inesorabilm rimpianto perché,, tendono, l’unico di “resistere”di Ed è questo volontà la ferrea il momento ” malgrado “testimone sia arrivato prezioso ritengo amore e questo lo stesso consegnar dimostrato Paese e che sarà un a chi ha e per il proseguire e per il giornalein grado di fa te decenni alcuni sicuramen iniziato quella fiammella in percorso farà spegnere e passione che non oggi con entusiasmo e che ancora accesa, lontani, tempi molto propria. luce brilla di oltre ad oggi che conta di portare in grado La redazione, la sarà ri, farlo con 50 collaboratodiscorso e saprà attualità di avanti questo di argomenti equilibrio dovizia dovuta con il necessarionto di scelte e di storia, nel mantenime tradizione. la a ed obiettivitàla continuità e riesco con che oggi in linea punta di quello con una E’ tutto sia pure per un passato esprimere, e di nostalgia tristi, e spesso lieti malinconia volte eventi a i. ricco di dimenticat ma mai

Direttore

A Gerardino Calabrese Il Premio, istituito agli inizi degli anni ’90, nasce come “Premio Fedeltà” per incoraggiare ed incentivare il legame profondo che unisce l’emigrato al Paese di origine e per rinsaldare l’attaccamento ed il ritorno alle origini. Nel tempo il Premio ha assunto una nuova caratterizzazione, contemplando e considerando due aspetti fondamentali: da un lato l’attaccamento, i legami, il ritorno, dall’altro il successo nel lavoro, il prestigio personale, l’affermazione in campo nazionale o internazionale, la capacità di mantenere alto il prestigio del Paese fuori dei ristretti

Sono principi che sanno di saggezza e di buonsenso. Le nostre istituzioni (chiamiamole così), “azzoppate” a seguito di eventi recenti, hanno perduto non solo quel poco di autorevolezza che avevano, ma anche la capacità di soluzione di problemi piccoli e grandi del nostro paese. Tra l’altro non hanno avuto rispetto per un giornale che per oltre 40 anni si è battuto in maniera dignitosa e coraggiosa contro soprusi di ogni genere e a favore del progresso della nostra cittadina. E’ bastato criticare le “cosiddette Istituzioni” per le scorrettezze perpetrate contro persone fattive e per bene, per scatenare invettive e prese di distanza. Ma le amministrazioni passano; i vari protagonisti, se sono stati veramente tali, lasceranno un buon ricordo, in caso contrario resteranno fatalmente relegati in un meritato “dimenticatoio. “Ai posteri l’ardua sentenza” ”La Sorgente” rimane; in oltre quarant’anni di vita ha resistito a tutte le “intemperie” delle varie stagioni politiche, senza mai debordare dalla sua principale missione che è stata la promozione del territorio e, senza tradire la sua innata professione d’amore per Caposele, continuerà sicuramente a privilegiare le cose buone e belle del nostro paese, da qualunque parte esse provengano.

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INDIRIZZO

“Si riconosce l’autorevolezza di una istituzione se essa è utile, giusta e competente, se le persone che vi lavorano sono colte e civili, se in essa vive il rispetto che si deve per i cittadini, al cui servizio quella è posta”(anonimo).

"Non condivido le tue idee, ma mi batterò fino alla morte affinché tu possa esprimerle.” E’ la frase celebre di Voltaire filosofo e scrittore francese. “Tu più insisti nel sostenere le tue idee ed io più continuo a fare il contrario di quello che dici.” E’ la frase “celebre” (si fa per dire) che il Sindaco ha sostenuto in Consiglio Comunale per zittire un consigliere. Alla fine quel consigliere che tanto insisteva e che tanto aveva operato 1973 O NEL a favore del turismo, è stato espulso. LE FONDAT Manco a farla apposta quel consigliere CAPOSE LOCO è il vice direttore di questo giornale. ICA PRO TURIST Sono indignato e offeso per questo ZIONE SSOCIA comportamento. Un esempio unico di DELL'A CURA arroganza, e di mancanza assoluta di ICO A PERIOD senso democratico. Che delusione! Questi atteggiamenti non fanno sperare bene per il prossimo futuro. Abbiamo, fino ad oggi, valutato positivamente ciò che di buono ha realizzato questa amministrazione. Conforti Nicola Continueremo a farlo se ci saranno Direttore l.com 2015 ic@gmai cose positive da mettere in risalto. Ma AGOSTO confortin Anno XLIII temo che alcune iniziative, fortemente -sem.Avellino Dir. Comm. caldeggiate da questo giornale, abbiano 20/c L.662/96 comma preso una brutta piega. IALE rgente A.P. art.2 - Sp. in EDITOR u.com/laso Qualche esempio: la cascata della del 29.1.74 http://issu del dei L. n.31 è il titolo del Madonnina, fiore all’occhiello del S.Angelo Caposele Reg.Trib. Caposele” a corredo La Sorgente nascente turismo, non esiste più; “Amare in uscita entario facebook il parco fluviale, altra attrazione di film-docum de “La Sorgente”. aneità 90 grande richiamo, è pieno di sterpaglie e a la contempor numero dimostrano Ed è significativentrambi unaquindi completamente abbandonato. E ed eventi: paese potrei continuare. dei due amore per il di resistere, Non mi sembrava vero che “tanta gente un grande bile” volontà “inossida in giro per il paese” dava un’immagine resistere. resistere, anni di Caposele come mai era accaduto in quaranta oltre in più passato. Qualcosa è cambiato. In peggio, numeri tanti! Le Novanta no sono davvero prevedevas’intende. di impegno previsioni non Mi auguro che i nostri suggerimenti a nel 1973, e ” quando, ottimistich favore del turismo siano presi in seria e giovanile, “longevità una tale tipicament avventura. considerazione e non nel senso contrario. sa con un entusiasmomeraviglio vita Continuerò a sostenere, mio malgrado, ad una questa Caposele intrapresi riportata Anno a sintesi, questa amministrazione, sia pure senza “Da un , è la di quattro l’entusiasmo di una volta: “ottimismo per Caposele”di facebook, diversi tempi della volontà, pessimismo della ragione”. pagine in nelle oe che raccontano l’entusiasm Il sindaco di pur invitato, come sempre, a filmati ento, l’amore, risparmio scrivere per la Sorgente, ha pensato bene senza l’attaccam dedicati, al Paese. di non farlo. Eppure questo giornale la tenacia di lavoro, ha sempre a evidenziato i suoi scritti, tempo e e significativ elogiandone quasi le iniziative e prendendosi importante tono Con questa scusate il anche qualche critica di partigianeria. che ione, dimostrare Va bene così. pubblicaz voluto anche co, ho trionfalisti la passione superano Absit iniuria verbis. acciacchi e

2000 - Luglio

ambiti comunali specie nei settori dell’imprenditoria e della cultura e quant’altro concorre per dare, per riflesso, onore e lustro al Paese di origine.

ALBUM FOTOGRAFICO DEDICATO AL FERRAGOSTO CAPOSELESE Anche quest'anno il ferragosto caposelese, organizzato dalla Pro Loco, ha avuto il suo ordinario svolgimento con una serie di manifestazioni che hanno visto una grossa partecipazione di pubblico. All'interno di un fitto programma estivo, le nostre manifestazioni, basate soprattutto sul mantenimento delle tradizioni, hanno avuto un ruolo importante e coinvolgente. Abbiamo raccolto un corposo ed esaustivo servizio fotografico che vi proponiamo nel nostro "Album Fotografico" che troverete da pag.18.

PAZIONE PREOCCU LA NOSTRA DINE Caruso di Vania Palmieri ED INQUIETU di Vincenzo di Dall’uso ... senza appello. enza amminii, dall’indiffer MA SI MUORE ra diver- condannati lunga attività ridente dall’insazia sostanze stupefacent de “Nella mia questa in un’atmosfe da vive accanto, servizio di del duemila Una feritoia noioso o angosciante di chi loro danaro dei trafficanti, e anni di ansia strativa al Il primo numero ci dà la possibilità di ho vissuto perensa; un periodo; una malsana golosità bile brama da decittadina che per sopravviver " La Sorgente" capitolo e per le acqueSorgenti un nuovo da esorcizzaree il tempo si trasforma poveri infelici di tanti coetanei. 8) e trepidazion dalle di aprire nte, al precipuo i sogni a pag. in viaggio nella più da appagare, abile, paurosa, illusoria spezzano (continua nemente dicare, completame e sociale della i intellidella Sanità turistico in un’intermin macina pensieri, lezza che Madonna compito e. che per consapevo doli. 20 macchina valevano schietta la passione nostra associazion Distruggen 15 A PAG. Caposele città la voglia, DA PAG. genze, affetti. tutte le le sacrifici di il progresso delle a tanto disordine? Negli anni, profuse in per Unica panacea giovane va, coinvolla gioia e e la dedizione che hanno avuto comeil pugliesi.” ni ed La DROGA.II sensazioni di euforia, Sindaco, e contrade manifestazio re Caposele un Franco Caprio, a il 1° allegria, da to da menzognere Quando grandi sodcomune denominato di costruita ci ha dato la carica l’altro testimoniav ativo di ma, improvvida sprazzi tanto tra oci suo territorio che aumenta va verso 1976 nell’imperAquam a trasmettend affrontare e desiderio maggio II giovane disfazioni, ed “Haurite voluta precipita. continuare di ordine samente, costruita, l’acqua dalle somma eticità giusta per (“Attingete tutte le difficoltà o. stesso. una fine annunciata, Fontibus” superare ente da lui sembra a pag.2) ed organizzativ a per(continua inconsciam fonti”)..... economico spronerà anni in cuore secolo ci Con venti sulla strada Il nuovo ma si muore. un ramorte, continuare che altri assurda la sistere e per Giuseppe, addio con la speranza progetto Così è stato intrapresa che ha detto nostro Caposele aree di nel aderire al gazzo di di quelle PERIODICO A CURA DELL'ASSOCIAZIONE TURISTICA PRO LOCO CAPOSELE FONDATO NEL 1973 potranno "La Sorgente" a in una e donne all’esistenz per proiettare di uomini crocevia servizio, nuovo mllennio.

00 00 00 2000 2000 20 20 00 00 00 2000 2000 20 20 00 00 00 2000 2000 20 20 00 00 00 2000 2000 20 20 00 00 00 00 00 20 20 20 20 20 00 00 00 00 00 20 20 20 20 20 00 00 00 00 00 20 20 20 20 20 00 00 00 20 20 00 00 20 20 20 00 00 00 00 00 20 20 20 20 20 00 00 00 00 00 20 20 20 20 20

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C’è la Pro Loco che, malgrado le difficoltà del momento, continua con forza a difendere e a mantenere in vita i vantaggi culturali e turistici che l’unità e la compattezza “di un tempo” aveva contribuito a creare. E’ capofila di un grande progetto: saprà essere all’altezza del compito e ne saprà certamente interpretare ruoli e significati. Temo solo che, senza un supporto culturale, giusto e competente da parte delle istituzioni, qualcosa possa non andare per il verso giusto. Ma, come sempre, non c’è da disperarsi e, parafrasando un pensiero di Voltaire secondo il quale “ il tempo è galantuomo e rimette a posto ogni cosa”, sono certo che i contrasti, le incomprensioni e, in sintesi, il bene e il male, torneranno ad assumere, “con il tempo”, un significato più giusto e più vero, in una dimensione ed una luce più reale e meno traumatica. Veritas filia temporis

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CAPOSELE

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AGOSTO

FONDATO

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NEL 1973

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SPECIALE GIUBILEO

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AGOSTO 2014 -

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LA NUOVA PIAZZA SANITA'

Fare

Turismo

PERIODICO A CURA DELL'ASSOCIAZIONE TURISTICA PRO LOCO CAPOSELE FONDATO NEL 1973

PERIODICO A CURA DELL'ASSOCIAZIONE TURISTICA PRO LOCO CAPOSELE FONDATO NEL 1973 Editoriale

LE AMMIN

P

ISTRAT

IVE

er una di 2013 coincidenz quelle curiose iniziative e che fanno “storia”, di incentivaz la favore si sono in questa prima parte verificati, dato del settore turistico,ione in A questi corso, una i frutti sperati. dell’anno eventi ne hanno serie di eventi in altri che hanno sono Oltre cento caratterizza che hanno avuto il loro seguiti di uno to e movimentat stagno hanno animato studenti europei, o il loro inizio epilogo monotona o la vita nello stesso che continua un sassolino e tranquilla tempo: l’inauguraz per due strade arco piccolo a propagare paese. Non del nostro gustato del nostro Paese,giorni le Santuario, ione di via di sue onde a cerchi concentricile alla vittoria mi riferisco del Ogni hanno l’inizio i piatti tipici iniziativa, . della nostra piazza Sanità e della dei lavori di Farina, che elettorale del Sindaco cucina ed essere potenziataperò, merita pure ha segnato Cappella Sanità, il di apprezzato hanno ammirato della mi di consensi, ripristino un record e migliorata: la e riferisco in della fontana quanto al del nostro straordinaria bellezza di Santa Lucia, Reg.Trib. S.Angelo dei L. n.31 del 29.1.74 - Sp. in A.P. art.2 comma 20/c L.662/96 Dir. Comm. Avellino -sem.alcune iniziative particolare successo il completame della Madonnina territorio. all’oasi di hanno varcato che, per importanza, originale di Leonardo, Un dipinto della toponomas nto all’intero , alla http://issuu.com/lasorgente tica, i campetti facebook La Sorgente Caposele i confini provinciali alcuni giorni parco fluviale.cascata e esposto per playground e la regionali. sistemazion nei Tutto ciò Il tutto zona locali e rappresenta della mostra Saure, sono e della che è avvenuto, delle macchine è la sintesi attrazione una grande di del le opere e programma quanto è stato pensato attirato migliaia grande genio, ha significative messe più meraviglios oltre che l’inizio in campo entusiasmo di turisti. to in precedenza: del Europea o percorso politica di con Tour. La Festa , con passione salvaguardia del Mini una migliaia della Musica, ha Siamo e con mobilitato amore. “Niente di e del territorio, dell’ambien di giovani turismo tantosulla buona strada. te della unitamente di ogni parte mai fatto al mondoimportante è stato Il regione e a tante è a portata sognato in passato coinvolto Non è tutto, senza passione!” complessi di mano. decine di musicali Sono vista turistico ma dal punto di ogni genere. di riserverà certo che il futuro è tanto. lanciato piacevoli ci nelle acque Abbiamo sorprese. immobili Nicola Conforti

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DICEMBRE 2013 -

“Nulla Dies sine linea” è la frase che Plinio il vecchio riferiva ad un celebre pittore che non lasciava passare un giorno senza una pennellata, con il significato della necessità dell’esercizio quotidiano per raggiungere i risultati prefissati. Mi sono ispirato a questo “principio” fin dal lontano 1973, anno di fondazione de La Sorgente. In oltre 40 anni di impegno costante, continuativo e senza interruzioni, la Sorgente ha raggiunto un livello di tutto rispetto, sia per la qualità dei servizi forniti e sia per il livello tecnologico

Questa è la premessa per fare qualche amara considerazione: nel nostro paese manca l’armonia tra le persone e di collaborazione nemmeno a parlarne. L’entusiasmo ed il fervore che hanno animato le nostre esaltanti iniziative nella prima metà di questo anno, si sono alquanto affievolite. Un’aria di insoddisfazione e di diffuso malumore serpeggia nel nostro ambiente: un’opera pubblica importante che aveva già preso il

o sempre sostenuto, dalle colonne di questo giornale,che per dare più forza alle iniziative e più vigore alle idee, fosse importante essere uniti e collaborativi oltre che concordi nel volere raggiungere importanti obiettivi. “Vis unita fortior”; è una locuzione latina di saggezza popolare, che ci invita ad unire le forze per essere più forti. Da sempre la sinergia ha dato i suoi buoni frutti.

DICEMBRE 2014 -

via , è stata bloccata sul nascere, creando sgomento e delusione in tutti i cittadini. Purtroppo quando qualcuno rema contro, rallenta, frena o addirittura annulla gli sforzi di quanti lavorano con passione e con impegno per il bene comune. E’ successo così in questo scorcio di anno, che era incominciato sotto i migliori auspici. L’appello all’unità, alla concordia ed alla comprensione reciproca,

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della stampa. Questo risultato è stato raggiunto con meticolosità, con passione, ma con tanta fatica: ogni pagina richiama un ricordo, suscita un’emozione, esprime una soddisfazione. Ogni foto, ogni evento passato, ogni racconto, rappresenta una ricerca prodotta giorno dopo giorno, instancabilmente. Tanti giovani e meno giovani hanno reso possibile la realizzazione di questo “miracolo” dell’editoria: 56 pagine dedicate quasi esclusivamente a Caposele, senza alcun contributo da

“Un albero che cade fa più rumore di una foresta che cresce”; è un detto popolare cinese che può significare “un tonfo di sconfitta, un evento che ti scuote e ti fa star male” ma, in modo più estensivo, può significare una cattiveria perpetrata a danno di qualcuno, una critica senza senso, una denunzia il più delle volte anonima che mira a frenare o a rallentare il normale sviluppo delle cose. In questi ultimi tempi si sono verificati episodi che non fanno bene al buon nome del nostro Paese: tutto è sbagliato, tutto è inutile, tutto è funzione di interessi personali, c’è immondizia dappertutto. Il fracasso che producono queste cattive maldicenze, oscurano le cose buone che poche persone, senza pretese e senza arroganza, silenziosamente portano avanti, con il solo scopo di far bene al proprio Paese. Il Museo di Leonardo, il museo delle acque, le Sorgenti del Sele, il Parco fluviale, Le fontane di piazza Sanità, il parco Saure, l’artistica Chiesa di San Lorenzo, la storica Chiesa della Sanità, l’oasi della Madonnina, sono le attrattive che hanno affascinato tanti turisti in visita a Caposele. Ma si tratta, per qualcuno, solo di turismo di “cartone”. E se questo giornale, evidenzia, come è giusto che sia, le cose belle e buone del nostro paese, diventa, per le stesse persone, il “Gazzettino” dell’Amministrazione. Ci si chiede il perché di tanto odio, di tanta saccenteria e di così poco attaccamento alle proprie radici. Noi continueremo a parlare delle tante cose positive che giorno dopo giorno, silenziosamente, molte persone per bene portano avanti e continueremo ad evidenziare tutte le iniziative che fanno bene al turismo, ritenendo che questa è la “foresta che cresce”, una foresta bella, ricca, affascinante e piena di speranze.

parte di enti o associazioni e senza l’apporto economico della pubblicità. Questa lunga premessa ha l’unico scopo di incitare i giovani ad adottare lo stesso “principio” che, in sostanza significa impegno paziente, certosino, minuzioso e costante. E’ la chiave di volta per la soluzione di tutti i problemi. E’ l’ augurio che faccio a me stesso ed a questa gloriosa testata, che ho avuto l’onore di portare avanti per quasi mezzo secolo. L’augurio perché una luce, accesa tanti anni fa, possa continuare a brillare per molti e molti anni ancora.

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S.Angelo

Anno XXVIII

PERIODICO A CURA DELL'ASSOCIAZIONE TURISTICA PRO LOCO CAPOSELE FONDATO NEL 1973

PERIODICO A CURA DELL'ASSOCIAZIONE TURISTICA PRO LOCO CAPOSELE FONDATO NEL 1973

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Reg.Trib.

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UN IMPEGNO LUNGO 30 ANNI Trent’anni: un’età importante da raggiung

non vale, purtroppo, per chi non vede di buon occhio un paese che cresce e progredisce. Ma non è il caso di scoraggiarsi: il tempo è galantuomo e col tempo i buoni principi sono destinati ad affermarsi ad onta di false meschinerie e di ipocriti proclami. Caposele, non lo dimentichiamo mai, è un paese straordinario, ricco di risorse e di gente per bene; Caposele, nonostante tutto, andrà felicemente avanti.

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La Sorgente

DICEMBRE

2012 - Direttore

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Caposele

E' IN DISTRIBUZIONE IL

IV VOLUME

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PERIODI

I 35 ANNI DE "LA SORGENTE"

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SOCIAZI

a Sorgente con questo numero festeggia i suoi primi trentacinque anni di vita: Sono davvero tanti, specie se raffrontati alle tante esperienze analoghe tentate in sede locale o provinciale, tutte di brevissima durata. Viene spontaneo ricordare i primi numeri di questa testata: poche pagine in bianco e nero, composizione a mano, stampe tipografiche rudimentali. La Sorgente oggi: 40 pagine di cui otto a colori, vasti spazi dedicati ad avvenimenti di ieri e di oggi, ricerche storiche, servizi fotografici di notevole interesse e di buon

LOCO CAPOSE

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EDITORIALE

’editoriale di questo numero segna la fine di un lungo percorso. E’ con grande tristezza che annuncio il mio commiato da un giornale al quale ho dedicato molti anni di appassionato impegno e di affettuosa dedizione. Non è stato un cammino facile: spesso gli eventi, e non solo politici, ne hanno rallentato il percorso. Ma ha vinto sempre l’audacia e lo spirito di sacrificio mio e di quanti hanno creduto in questa iniziativa, rendendo possibile il raggiungimento di re-

cord di continuità e di longevità. Ha vinto la forte tenacia con cui sono stati affrontati e risolti i problemi di ogni ordine e grado, ivi compresi quelli di natura economica, di equidistanza tra le parti, di obbiettività e di rispetto per tutti. Un cammino lungo quasi mezzo secolo , percorso “senza fretta ma senza soste”, che speravo potesse raggiungere un grande traguardo, quello dei cento numeri . Un cammino che passo dopo passo ha tracciato la storia del nostro paese e che, spero, conserverà a lungo le impronte che ho lasciato nel suo percorso e che non resti soltanto l’illusione

A PRO LOCO

E FONDATO

TURISTIC di un inutile viaggio. redattori,Eaver assicurato una conOCIAZION DELL'ASS tinuità ultra quarantennale senza Credo, da buon Odocente, A CURAdi aver PERIODIC titubanze e senza interruzioni. dato qualcosa oltre che ai miei allievi, anche ai compagni di “avventura”: siLa mia speranza è che “La Sorcuramente l’esempio di un grande e gente” conservi l’impostazione forse smisurato amore per Caposele. originaria e che resti sempre il Non rivendico la realizzazione di “luogo vivo e vitale di dibattito, di cose eccezionali o miracolistiche, ma confronto tra idee, di passione cisolo la dimostrazione che con la volovile” ntà e l’impegno costante, è possibile Un ringraziamento particolare XXXIX -sem.- Anno Avellino raggiungere traguardi ragguardevoli. va a tutti i miei straordinari colDir. Comm. Caposele L.662/96 comma 20/c La Sorgente Alcuni risultati però, e lo- Sp.dico loro affido la continin A.P. art.2laboratori. Afacebook del 29.1.74 senza falso orgoglio, porto con me uazione di questo viaggio e la redei L.lin.31 olasorgente S.Angelo Reg.Trib. m/periodic come fiori all’occhiello: aver portato sponsabilità di mantenere in vita .youtube.co http://www da 8 pagine iniziali la pubblicazione questo giornale per molti e molti alle 56 attuali, aver creato una rete di anni ancora. collaborazione che oscilla da 50 a 60 Nicola Conforti

AGOSTO

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e elezioni amministrative del 28 e 29 maggio scorso sono state definite da enlivello tecnico. Con l’annullamento delle eleziotrambi gli schieramenti “anomale” Grandi sono stati i perfezionamenti del ni del 28 e 29 maggio scorso il e cioè al di fuori delle norme tragiornale quanto a struttura ed organizzazioPrefetto di Avellino ha nominadizionali. Non tutti hanno capito le ne, anche in rapporto all’enorme sviluppo to commissario il dott. Armando motivazioni che sono alla base deldei mezzi di comunicazione e della tecnica Amabile. la contesa tra le liste concorrenti. tipografica. Abbiamo avuto modo di conoscerLa Sorgente, ha assegnato a ciaInnumerevoli, infatti, sono state le innolo: è una persona straordinaria, di scuna lista in competizione tre pavazioni in fatto di composizione ed impagrande esperienza amministrativa, gine “autogestite”. Nei vari interginazione. gentile e disponibile con tutti. venti ciascun candidato ha esposto Riteniamo di aver fatto un buon lavoro. al meglio le sue ragioni. “Del meglio c’è il migliore” afferma un Al dott. Amabile la redazione de Non facciamo alcun commento: proverbio popolare. “La Sorgente” porge ossequiosi A CURA DELL'ASSOCIAZIONE TURISTICAné PRO LOCO CAPOSELE FONDATO NEL 1973 non aggiungiamo togliamo. Ce la metteremo tutta per migliorarlo PERIODICO saluti ed augura buon lavoro Ai lettori il giudizio nel merito. ulteriormente.

il commissario a caposele

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Nicola Conforti gmail.com

sorgente@

periodicola

ICA

LE TURIST

CAPOSE

a questa meraviglios a sservando pensiero corre il di località cascata, te incantevoli paesaggi e di affascinan una lontane ricche di è turistiche località amene località a ata. Questaterminale bellezza, è il tratto natura incontamin da noi: . a due passi della Madonninanumero della in dell’Oasi da questo A partire vogliamo impegnarci su nostra rivistametodica e sistematica insite nel una ricercasono le potenzialità ente quelle che e che, opportunam nno grandi nostro comune e, costituira a Caposele. valorizzat un vero turismo per locali, interpellati attrattive scettici oltre Alcuni personaggi si sono mostrati ha il nostro che riguardo, a che merita sulle possibilità al posto che critici assurgere paesi più progrediti Paese di dei e nella graduatoria settore. entusiasmo in questo mostrato bellezza dei hanno la Altri per che gli stessi aspettative grandi Paese. per le attrattive il nostro luoghi e dalle a chi visita che, partendo offrono certi in tempi si possa Noi siamo oli. cose esistenti, ragguardev piccole a risultati la verità, di per brevi pervenire si tratta, Santuario di San E non Il piccole: le Sorgenti tutto e poi cose tanto con prima di di San LorenzoParco Gerardo il la chiesa del Sele, di San Gerardo, il bosco di la reliquia museo delle acque, il delle macchine fluviale, l’oasi il museo apertura, a Difesa, di prossima la meraviglios con Leonardo ano un e rappresent della Madonnina a monte, paesaggio, natura cascata di cultura, e si riscontra altrove. io insieme difficilment straordinarha fede che di partenza che E’ un punto tempo stesso, ma e al di passione e strategicocollaborazione, le persone di di tutte bisogno turistico da parte di impegno in questo progettodel nostro che credono a cuore le sorti hanno e che e sicurament paese. di partenza, unità di E’ un punto che richiede senza , ma importanteconcordia generale, izioni, e e contrappos intenti dell’intera divisioni l’interesse stupide del nostro è in gioco atteso che ed il progresso collettività paese. Nicola Conforti

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esistenti nto delle strutture Madonnina il potenziame dell’oasi della a monte. acque. ed il ripristino cascata e quello delle non ritroviamo spirituale interessanti che con la meravigliosa ili. nuovi e più E’ un primato dire del meraviglioso ritenute irraggiungib Ci aspettiamo della prossima che nel corso vette in passatotanto auspicato turismo, di Leonardo altrove. E il successi da del museo Ma c’è di più: mesi ha fatto passi e parco fluviale, Chiesa di San Lorenzo? diffidenza, icembre. stagione. giro di consuntivi lo guarda con in questi ultimivista tanta gente in tutto ciò e dell’artistica basta per richiamare Qualcuno E’ tempo Se volgiamo un certo fastidio, gigante. Mai centro. cultura, del si sta C’è quanto che di progetti. se non con dei del amanti della della buona e di importante costatiamo ha per le vie dei colori, e tanti turisti indietro, che di positivo nostro Paese. della fede sguardo ambiente: Gente entusiasta nel appena trascorsa paesaggio, i progetti per il prossimo solo dal la verificando sapori del nostro la stagione Caposele continuerà buono e non profumi e dei all’avanguardia, per in cucina. Quali Ma non importa: te. le segnato tempometeorologico, ma che turisticamen un territorio del paesaggio e per anno? ci auguriamo certi. a crescere tà attestato punto di vista ne siamo straordinarie caratteristiche ambientali Ai fini turistici alcune opere molto il nostro giornale E, di tanto, più ogni senso: porto sulle 56 pagine, logistico: he, tra le sue particolari vadano in punto di vista gastronomic e dal ormai stabilmente e l’interesse Vantiamo culturali significative l’attenzione in Italia ed in ambito regionale. quello richiama qualificate concittadini di due Santuari: di tanti nostri la presenza verso all’Estero. si è incamminata La Pro Loco

La Sorgen

TURIST

CAPOSEL

D

L

NEL 1973

- Sp. in A.P.

XL

Dicembre

2007

- Direttore

I

n questo numero registra La Sorgente una dovuti avvenime serie di importan nti destinati ti quelli, ad imprese di poco ricordati scrupolo, ad essere infine, nel tempo: l’inaugur per finanziam di carattere economic a primo fra L’Altare, azione il Crocefiss enti che che, finalment della Chiesa tutti, arrivare. stentavan o tutte opere o, l’Ambon Madre o ad completa di grosso e ricostruit perta al pregio artistico,e, La nuova a, sarà riaculto no un’opera sotto l’aspetto Chiesa, interessan valore storico. All’inaug nei prossimi giorni. di indiscuss urazione te o giorno 9 che struttural architettonico che avverrà Degli altri agosto interverra oltre conto e, progettat il Vittorio avvenime al Vescovo, nti, daremo a dall’ing. nno nelle pagine Gigliotti con calcoli tanti personalinumerose altre oltre del prof. interne. Si tratta Luigi Adriani, statici tà del mondo impor- di e religioso. gnificativ di argomenti molto Scienza Ordinario i civile di aver vintoDon Vincenzo l’Univers delle Costruzio partecipa che hanno coinvolto sipuò dire zione ità ni deldefinitiva battaglia. per la sua di Napoli, costituisc ne caposeles dell’intera popolaziola mente Il Bisogna la sua e elettorale e a partire dalla - eletto dott. Pasquale Farina dargliene richiamo importanza, un Ha resistito punto di non solo Sindaco vittoria della lista è stato contro tutte atto. religioso sità. E sono turistico. cuore”, tima competiz di Caposele le avverma anche dai successi“Caposele nel nell’ulconto: dai state tante e di non ione elettorale Nuoto Caposele maggio Rivedere del Centro problemi poco scorso. la Chiesa che printende zo, creati in ha nuova giunta Fanno parte del di San Lorencampo nazionale primeggi ricostruit dalla nza a quelli della Alfonsina ancora più So- non com’era”a sia pure “dov’era squadre per finire ato Salvatore Rosania, gravi alle Alfonso Conforti, e raggiuntodi calcio locale un miracolo ci appare oggi che hanno risultati Pallante, Vito Malanga, come . ragguard tutta l’Irpinia. Giannino Angelo evoli in Ceres e Ciccone. Ai nuovi amminist zione formula ratori la redabuon lavoro. i migliori auguri di

Nicola Conforti

email:confortinic@tiscali.it

da pag.

IMMAGINI A COLORI PAG. 34 PAG. 37

EDITORIALE

I

l numero 75 de “La Sorgente”esce, come è ormai consuetudine, in prossimità delle feste natalizie, per un appuntamento ormai consolidato nel tempo. Esce per far sentire le voci di sempre, quelle che sembrano giungerci da lontano eppure sono vive e fresche e risuonano nelle nostre menti e nei nostri cuori. Sono voci persuasive e ferme perché ci parlano e ci raccontano della nostra storia, delle nostre tradizioni, del nostro ambiente, della nostra cultura.

Con questo numero inauguriamo una nuova rubrica :”la Pagina dell’Emigrante” e la inauguriamo con una lettera ed un articolo che potremmo intitolare “dal Brasile con amore”. E’ un fiume di pensieri, di ricordi, di frasi nostalgiche e di brandelli di storia che un nostro concittadino, emigrato in Brasile cinquant’anni fa, espone con passione e grande attaccamento alle origini. Ci aspettiamo testimonianze analoghe dagli Stati Uniti, dall’Australia e da altre parti del mondo.

SPECIALE POLITICA Spazio autogestito dalle liste "ARCOBALENO"

"RICORDI E PENSIERI" Caposele, immagini del terremoto del 1980 IN ALLEgATO AL N. 75

"CAPOSELE NEL CUORE"

E’ uno scambio di informazioni che legherà ancora di più l’emigrato al suo paese e che rappresenterà l’anello di congiunzione di ogni caposelese alla sua terra. Il correre del tempo, l’irrompere delle nuove generazioni, le trasformazioni e i mutamenti dei costumi, dei modi di pensare e di giudicare, non modificano né attenuano la passione e l’interesse che i Caposelesi hanno per il loro Paese, per la loro storia e per la loro cultura.

BUON NATALE e FELICE ANNO NUOVO

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CONFORTI

’anno quarantesim o de gente” non poteva avere “La Soraperto nuovi dio più importante un esororizzonti dal punto nomica e e significativ in prospettiva di vista turistica o entrambi storico: ecorisorse economichedi un territorio, due eventi, verificatisi mettono povero di presentano ad in grado tive naturali ma molto di progredire delle conquiste traguardi inizio estate, rapricco di attratper lo sviluppo di grande persone in e ambientali. Oltre sul poco più anni Abbiamo sociali e del lavoro. piano quarant’ann nostro piccolo economico e interesse di tre mesi cinquemila la Mostra tanto insistito, sociale del i batte di questo hanno di sulle colonne e di altri problemi il chiodo del giornale, e la Chiesa Leonardo, le Sorgenti visitato L’accordo Paese. nostro turismo, turismo sui punti di sociali e del Sele effetti positivi e l’inauguraz con l’Acquedot un percorso San Lorenzo: è di forza finalmente to Pugliese ad intravveder ed i risultati si solo del sono a portata ione della gli ente delle verso cime che dovrà portarci l’inizio di mostra e in maniera incominciano onta di chi, da sempre, di mano, macchine incontestab sicurament ad il naturale di Leonardo,permancesso. Le molto alte di popolarità tangibile ile. cerca di e sviluppo notevoli ed frenare hanno E’ il caso di queste risorse maturate e di sucdell’accord “Chi ha di dire iniziative. piovve” o con l’Acquedot “tanto tuonò a seguito dell’Ammi sete venga” dice e il manifesto nistrazione non ci si che sempre si che tempo to Pugliese vince arrende. : L’acqua ci muoveva goccia d’acqua La Sorgente, quando del che un l’intera nostro come una economia che scava restituire piccolo Paese, la pietra, adesso può da Caposelesiun futuro prospero . a tutti i

EDITORIALE

Reg.Trib. S.Angelo dei L. n.31 del 29.1.74 - Sp. in A.P. art.2 comma 20/c L.662/96 Dir. Comm. Avellino -sem.- Anno XXXV -

PERIODI

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PERIODICO A CURA DELL'ASSOCIAZIONE TURISTICA PRO LOCO CAPOSELE FONDATO NEL 1973

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AGOSTO

2010 Direttore

Nicola Conforti confortini c@gmail. com

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Reg.Trib. S.Angelo dei L. n.31 del 29.1.74 - Sp. in A.P. art.2 comma 20/c L.662/96 Dir. Comm. Avellino -sem.- Anno XXXVII -

DICEMBRE 2009 - Direttore

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Nicola Conforti

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CIAZIONE

PERIODICO

A CURA DELL'ASSO

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PRO LOCO

CAPOSELE

FONDATO

NEL 1973

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PERIODICO A CURA DELL'ASSOCIAZIONE TURISTICA PRO LOCO CAPOSELE FONDATO NEL 1973

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TURA,

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crivere significa zare un anche organizpensiero, care una fargli imbocgiornale, strada, delineare corso, suggerigli un suo diario. Invece un approdo. un pernon è così, Scrivere Perciò è significa idee, affiancarle ogni competizio tanto più purtroppo. organizzar rire ineguagliab preziosa, , sostenerle, Un giornale e le ne, non non studia, da appaile, pra che approfondi difenderle. contiene non s’impegna. segna nel negli anni la tenacia e ocrità conserva sce, tanti pensieri la temConforti hanno appoggio munità. tempo un’idea a raccogliere portato Nicola e sclerotizza La meditalento e e perfino gere, e di vita innova plauso. Questa infine stampare. , leggere, e coed espande. . Mentre il La Sorgente, è la nostra Se ogni rilegAi disattenti Avesse meri – responsabi nale, come comunità avesse avuto parecchi nei suoi ottanta questa equiparata lità. piccole e anche dei quali nuci sarebberoCaposele ha la un suo giorsorgenti questa regione a un hobby dedizione verrà amato – modo singolare ho di sua Sorgente, cosa di tante di sicuro Caposele. ha raccolto sfogliato personale, giro. Di meglio, pensiero, forse meno mediocri per centrale, sicuro la qualcivile, avrebbe appena la vita me analizzaImperdibili determinansentirsi vivo e un di be meglio più potabile classe dirigente in che La la società per chi come te. Invece utile, Sant’Agos generato. e tutto attraverso Sorgente sostenuta selezionata, verrebbe sarebanche e non potesse che la speranzatino, se non soprati segni esibisce, – dovrebbeè un’opera che sa meglio piutamenteo anche (e per erro, diceva minimi nata da – si ha due ti: lo sdegno venire contestata. fortuna) comcomuni, gli spazi dedicati che essa ogni piccoli Noi tutti e il coraggio. i figlioletattenzione. riguardo, da accompagSperare abbiamo della nostradetti e i contraddet ai luoghi ogni speciale biare la significa la colpa cabina elettorale ti, il topos lottare, Io penso banale ma memoria, la di scamda mare. impegnarsi coltivare passioni, saggezza in due sole che le persone petto per Senza responsabiper una cabina , avere scosta dai sincera di una forse E spesso categorie: si dividano il bene vita diocri. Ho lenta e comune. senso e risvotiamo lità votiamo. Significa dell’econo centri vitali e scritto un i telentuosi e i i Non ci metropolitanadire la questione, alzare mia e della mel’Autorità allarmiamopeggiori. libro per la voce ni non ci battiamo. Ogni approfonpolitica. ,non ci mediocre e sono convinto avanti tuisce ed costituita se indignamo dovrebbe comunità, per Ignavi e essa si sempre emigra sentirsi sa stare non sia un fesso che godere piegata. prosticon la schiena, civiltà. nei sottoscala contro, in fila. ma colui il Lo facciamo crocevia del suo punto tale, che Aspetta della Auguro tiva. Ogni della memoria di inperché perché silente la sua mano siamo mediocri, non abbiamo paese dovrebbe il suo turno, altri numeri.a La Sorgente colletmille su una Guardiamo passioni. Mille qualcun avere un corda e appoggia Una raccolta e mille altre e mille altro, il suo alla maio di attende capo cordata, mediocre che e sistemazio parole. comportam Campania, al pensiero. aspira all’immobi di chi letaDi destra la tiri. enti, alle ne dovrebbe Alto e basso. e di sinistra. di ogni lismo, evitaIl vita, il nostro organizzar biografie Un pensiero Devoto o ateo. compiutam futuro. Sono e la nostra cia, di indignaziodi passione, ente criminali profili spesso di denunai quali ne. Di speranza. diamo

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Reg.Trib. S.Angelo dei L. n.31 del 29.1.74 - Sp. in A.P. art.2 comma 20/c L.662/96 Dir. Comm. Avellino -sem.- Anno XXXVIII -

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DICEMBRE 2010 - Direttore

facebook La Sorgente Caposele

Nicola Conforti

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Reg.Trib. S.Angelo

Caporale

Caposele città di sorgente GLI AUGURI DEL SINDACO 14-07-2010

I

l giorno 8 Agosto u.s. nel magnifico scenario del Castello è stato proiettato in prima visione il film-documetario Caposele Città di Sorgente. Storia, poesia, e folclore: in sintesi un atto di amore verso il nostro caro Paese. Abbiamo ricevuto moltissime attestazioni di apprezzamento e di stima anche per il messaggio che il filmato si riprometteva di trasmettere.

Di seguito riportiamo lo stralcio di un articolo, esposto per intero a pagina 8, a firma del prof. Raffaele Loffa. "Le immagini scorrono veloci, la voce del narratore è suadente, la colonna sonora che supporta il racconto è costituita da musiche scelte con estremo buon gusto: vieni rapito e portato in riva a quel che resta dell’antico fiume. Le bellezze naturali, il gorgoglìo delle limpide, freddissime acque, la cultura, l’arte, le tradizioni, il folclore, le processioni beano la tua vista ed accarezzano la tua anima. Sei affascinato ed ammaliato da quel mondo che scorre nelle immagini: insetti in cerca di nettare, un bombo si aggira su uno splendido fiore di campo e lo impollina fecondandolo, una trota

aspetta la preda nell’acqua cristallina, gatti sonnecchiano sui muri, i rintocchi della campana, voce dell’anima, immediatamente riconoscibili da chi qui è nato ed è dovuto andar via per cercar fortuna altrove. E mentre le immagini scorrono man mano ti coglie un brivido di piacere, che ti entra fin nell’anima, ti tocca il cuore, ti fa venire la pelle d’oca…e ti fa sentire meglio. E provi invidia per un paese che è tanto amato dai suoi figli e pensi che tutti i nostri paesini, proprio tutti, dovrebbero avere cittadini che li amino allo stesso modo. E poi, come un triste ritornello, ritorna il rimpianto nostalgico per l’acqua che non c’è più e il disperato appello alla sua restituzione".

Cari concittadini, nel mio secondo anno da Sindaco, con l’orgoglio e la responsabilità di questo ruolo, desidero augurare a tutti un anno di serenità, nella speranza che insieme e quotidianamente possiamo lavorare per rendere il nostro paese un luogo in cui si possa “stare bene”, in tutti i sensi..... (continua in ultima)

AUGURI DI BUON NATALE

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ACQUA

L’acqua

L

’ imminente scadenza della convenzione tra il Comune di Caposele e l’Acquedotto Pugliese, ha acceso un vivace dibattito a tutti i livelli, con incontri e convegni, cui sono seguite proposte e suggerimenti da ogni parte della società civile. Mentre è in corso la “guerra mondiale dell’acqua”, Caposele, città di sorgente, da sempre paese dell’acqua, ha rivendicato con forza i suoi diritti inalienabili su un bene offertoci generosamente da madre natura.

Il nostro giornale non poteva rimanere indifferente, né poteva ignorare l’importanza e l’attualità del problema, atteso che la posta in gioco, oltre che di grande interesse, è di vitale utilità per il nostro piccolo Paese che, in tempi non lontani, traeva da questo bene non solo le risorse necessarie al sostentamento della popolazione, ma anche l’energia necessaria allo sviluppo dell’industria, dell’agricoltura e del turismo. E’ vero: l’acqua è un patrimonio dell’umanità, è fonte di vita per l’ecosistema: un bene che appartiene a tutti gli abitanti della terra. Ma è ugualmente vero che Caposele, che

tanto ha donato alle popolazioni assetate della Puglia, nulla ha ottenuto in cambio. Le nostre ragioni sono state ampiamente espresse sulle pagine di questo periodico da amministratori, legali, politici, storici e da semplici cittadini. I lettori se ne faranno una ragione e, dal momento che i giochi sono ancora aperti, potranno, con cognizione di causa, portare doverosamente il loro contributo di idee nelle prossime assemblee, sicuramente aperte alla partecipazione di tutta la cittadinanza. Nicola Conforti

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edizione limitata

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è disponibile in una

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"un anno a caposele"

un album con le foto

Volume

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speciale elezioni

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AGOSTO 2017 -Direttore Nicola Conforti

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NEL 1973

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iamo in prossimità di un traguardo straordinario: un evento che mi riempie di gioia e di soddisfazione. Non voglio sventolare bandiere, né accendere candeline, ma solo esprimere il compiacimento di non essermi mai arreso di fronte ai tanti ostacoli incontrati in quasi mezzo secolo di attività editoriale e di avere con coraggio creato "una voce libera, aperta al dibattito, senza preclusioni e senza pregiudizi". Una voce che ha dato a tutti la possibilità di esprimersi garantendo, in tal modo, partecipazione, continuità e legame con il territorio. Ho ripercorso, idealmente a ritroso, il lungo cammino dal 1973 ad oggi, non per valutare lavoro e sacrifici, non per contare le pagine destinate alla storia locale ed alla cultura, ma per verificare se i miei passi hanno lasciato significative impronte. Lascio ai lettori le relative considerazioni di apprezzamento o di critica. Di sicuro è stata una storia meravigliosa che, con il numero 100, segnerà, per me, la fine di un percorso, e scusate l’immodestia, ma anche il raggiungimento di un risultato più unico che raro e, credo, quasi irripetibile. Molte luci e qualche ombra, come in tutte le manifestazioni della vita. In tanti anni ho resistito a tutte le “intemperie“ sia di carattere politico che economico, alle tante dolorose dipartite di preziosi collaboratori e all’abbandono di altri che spontaneamente se ne sono andati. Purtroppo gli eventi locali hanno determinato, nel tempo, incomprensioni e forse qualche discriminazione. E di tanto mi scuso con tutti. Oltre cinquanta redattori hanno fatto grande questo giornale che non ha mai deluso le aspettative di quanti, in Italia o all’Estero, ricevono puntualmente, due volte all’anno, il tanto atteso foglio di vita paesana. Il ricco archivio, formato di migliaia di foto e di centinaia di documenti vari, costituisce una fonte inesauribile di idee, di notizie, di storia. Quelli che mi seguiranno in questo lavoro avranno a disposizione un percorso in gran parte tracciato e spianato. Mi auguro che saranno tenaci nel condurre in avanti questa nuova fase del giornale e che faranno della costanza la loro parola d’ordine per durare nel tempo. Nicola Conforti

L.662/96

Avellino Dir. Comm.

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-sem.- Anno

La Sorgente

XXXIX - DICEMBRE

Caposele

2011 - Direttore

Nicola Conforti l.com

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ricca di sorgente” e storia, di religiosità è qui ad attendervi: e di di tradizioni “oasi” di acqua un una piccola incontaminata, verde, una natura e di spiritualità fede da Santuario di sempre visitatori attendono da ogni parte d’Italia.a San Gerardo, Dopo la visita obbligatoria, di doverosa quanto di piccoli negozi di una miriade tante attrezzature ricordi e essere attendono di ristorazione cultura lo svago, la visitate. E poi A circa un chilometro ed il relax. trovate l’elemento di distanza storia di Caposele della centrale territorio circostante: Sele e di tutto il Sorgenti del le meravigliose ad esse grandi risorse di con tutte le qui che trovate E’ collegate. cultura, ambiente, tutto: storia, Il museo dell’acqua gastronomia. e delle tutto del Sele vi racconta di ordine sociale sue implicazioni e storico. (in fase di in Il museo di Leonardo con la riproduzione allestimento) inventate le macchine scala di tutte scienziato soddisfa da questo grande cultura. La Chiesa storia gli amanti della con la sua della Sanità la Chiesa di San e ultracentenaria dopo il sisma Lorenzo, ricostruita le sue caratteristiche del 1980, con di grande opera e chi architettonich l’ideale per moderna sono la fede. e e predilige l’arte parco fluviale Ed infine, il con la Madonnina per l’Oasi della cascata a monte, meravigliosa la natura e l’aria chi ama il fresco, testimonianze, Tante pulita e salubre. quali riportate alcune delle questa pubblicazione, ed all’interno di con franchezza che esprimono il convincimento è entusiasmo come questi spettacoli naturali altrove. a difficile trovare invito: venite Infine un dove di sorgente”, Caposele, ”città grande ospitalità di saprà l’atmosfera amicizia e di cordiale breve soggiorno un e. trasformare indimenticabil in una esperienza riCostrUire"

da Ca "UN PoPolo E D E L L a R I C E R On CaRuSO RECEnSI a DI tERESa atROpOLOGIC

Nicola Conforti


In seconda... LETTERA APERTA A TUTTI I LETTORI DE LA SORGENTE

Ultima considerazione: un augurio ed un incitamento a chi proseguirà sulla strada intrapresa, con la speranza che quella lucina accesa ben 46 anni fa, continui a brillare per molti e molti anni ancora.

Direttore Nicola Conforti

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E’ stata riservata al Sindaco una colonna, di prima pagina, in questo nostro giornale e, ringraziando la Direzione di tale particolare concessione, ne approfitto per inviare, frattanto, a tutti i caposelesi, vicini o lontani, il saluto cordiale ed affettuoso a nome mio e della Civica Amministrazione. Questo giornale è nato ed è rimasto, con viva soddisfazione di tutti, un periodico di piccola cronaca locale, specie per i caposelesi che vivono lontani e che si sentono sempre attratti dal paesello natio: dopo breve interruzione ritorna finalmente in tipografia, a scadenza trimestrale, per la tenacia, la passione e l’abnegazione del suo Direttore e dei suoi pochi collaboratori, i quali non hanno voluto arrendersi difronte alle pesanti difficoltà, anche finanziarie che vanno superando, con giovanile baldanza. Giunga ad essi, con la nostra gratitudine, l’augurio, di poter sempre ed ancor scavalcare gli ostacoli e mantenere in vita il tanto utile e gradito giornalino di Caposele. Il nostro giornale ritorna, cosi’, nelle nostre case in occasione delle festività natalizie ed il Sindaco ne approfitta, per ripristinare, con esso, la vecchia tradizione della “LETTERA DI NATALE” Una volta i piccoli delle nostre case avevano la bella consuetudine di scrivere. in tutta segretezza e con l’aiuto volenteroso della propria “Maestra”, sui foglietti speciali, ricchi di ornamenti e figurine allegoriche, la loro prima letterina di Natale e di collocarla, senza farsene accorgere, sotto il piatto del capofamiglia, in occasione del rituale pranzo natalizio. Ed attendevano, trepidanti ed ansiosi, che il destinatario si accorgesse finalmente della missiva, lieto e felice della prima grossa impresa del giovane rampollo, dandone lettura ai commensali, tradizionalmente riuniti intorno al tavolo imbandito. Questo breve testo della letterina, primo sudato frutto dello apprendimento elementare, esprimeva l’augurio, ingenuo e sincero, per il Santo Natale e per l’anno nuovo, con la promessa di essere sempre più buoni, studiosi ed ubbidienti. Quanta gioia si leggeva sul volto limpido del piccolo autore, che veniva applaudito e premiato! Oggi, invece, l’uso della lettera di Natale è ormai rimasto solo in qualche famiglia patriarcale e va, man mano scomparendo, perché, con esso, vanno pure scomparendo, purtroppo, tutte le altre semplici consuetudini e tradizioni, comprese quelle del pranzo di Natale e della cena di S. Silvestro, che una volta raccoglievano tutti i familiari, anche quelli convenuti da lontano, per la felice occasione della festa tradizionalmente familiare. La letterina di NATALE la scrive, pertanto, ‘I vecchio Sindaco a tutti i suoi concittadini, piccoli e grandi, ai lettori di questo giornale, vicini e lontani, e la affida a questa colonna di prima pagina, cosi’ riservata a questo capriccio, per augurare a tutti: “BUON NATALE E FELICE ANNO NUOVO” in letizia, in serenità, in tranquillità, in benessere, nella piena concordia di intenti e nell’amore fraterno, al di sopra di ogni divisione, per il maggiore progresso di tutti e di ognuno, dell’intera popolazione caposelese, operante nel bene, qui, nell’ambito ristretto del nostro territorio o in qualsiasi altro luogo del Mondo si sia dovuta trasferire. E il vecchio Sindaco, come i bambini di un tempo, dopo gli auguri promette di essere più buono, più diligente, più ubbidiente.

PREMIO CAPOSELE 2019 A GERARDO

CERES

di Concetta Mattia

O

gni anno, facciamo un resoconto positivo dell’esperienza premio Caposele, di quella che è stata la risposta sociale e dell’interessato, delle parole della cerimonia, e non possiamo che essere felici di quante belle storie di compaesani (spesso poco conosciute ai più) abbiamo raccontato durante le premiazioni ma devo ammettere che, quella dell’edizione 2019, è stata una storia a cui tutta l’associazione e la redazione del giornale sono particolarmente legati. Quello a Gerardo Ceres è stato un premio oltre che meritato, dovuto e sentito profondamente in quanto, la sua storia personale e professionale è quasi intimamente connessa con il nostro paese e rispetto a Caposele, Gerardo ha fatto una scelta di campo oltre che di sentimento, diventandone negli anni, non solo uno dei suoi più fedeli estimatori ma anche una specie di severo e onesto (pur se di parte) analista, un osservatore degli usi e dei costumi, delle tendenze, delle gioie

Anno XLVI - Dicembre 2019 N.99

e dei dolori, della gloria e delle miserie, dell’andirivieni di persone e personaggi. Certo, non solo da quando ha ereditato la pagina culturale del nostro giornale, in cui scrive praticamente da sempre, ma ogni volta e in ogni contesto, ha raccontato e racconta la memoria storica e le storie moderne che ci riguardano col suo modo non solo forbito e attento, quanto con una capacità, che credo derivi dalla sua grande empatia col paese e col territorio, da lui definita e meglio nota col termine di “Seletudine”, grazie alla quale descrive e definisce, narra e affascina chi lo legge. Ha ispirato, ha fatto discutere, ha criticato, messo alla berlina, lodato e immortalato questo nostro paese come pochi e lo ha fatto nella franchezza e nel rispetto di ognuno, lo ha fatto spesso insieme a tanti di noi che lo hanno a cuore e pertanto con gioia e partecipazione gli è stata assegnata almeno questa testimonianza del nostro affetto e della nostra stima per la persona che è, e per questa sua missione che è praticamente il raggiungimento degli obiettivi più ampi per i quali il premio Caposele fu istituito. Un piccolo ma sentito gesto, condiviso con gioia dai tanti cittadini, amici e dai familiari che hanno partecipato alla cerimonia. Grazie e continua a raccontare e a raccontarci caro Gerardo! (Il servizio a pag.39)

ALL'INTERNO

Cari lettori, Con il numero 100 lascerò la direzione di questo giornale. Sento il dovere di esprimere un ringraziamento a tutti i lettori che hanno avuto la bontà, la costanza e la cortesia di seguirmi fin dal primo numero, uscito nel lontano dicembre del 1973. In tanti anni ho cercato di mantenere un atteggiamento di equilibrio e di distacco particolarmente in vicende delicate del nostro paese. Ciononostante ben due volte, per articoli non miei, sono andato incontro, come responsabile della pubblicazione, a cause che fortunatamente si sono risolte con l’archiviazione. Una delle due vertenze riguardava una famiglia importante di Caposele, alla quale ero molto legato da sentimenti di stima e di amicizia, prima che gli eventi politici amministrativi locali raffreddassero i nostri rapporti. Trattasi della famiglia Corona, in particolare di Tonuccio avvocato, fratello di Pinuzzo notaio, mio amico fraterno. Pur non avendo nessuna intenzione di offendere questa famiglia, non ho mai chiesto scusa dell’accaduto. Lo faccio oggi, allo scadere del mio mandato come direttore de la Sorgente, sperando che, in extremis, mi arrivi un segnale distensivo, di disgelo e di ritorno ai rapporti di un tempo. Un ringraziamento particolare lo rivolgo ai tantissimi redattori, sempre disponibili e sempre pronti a venirmi incontro ogni qualvolta ero assalito da momenti di depressione e di scoraggiamento per le mie condizioni precarie di salute. Più di una volta ho avuto la tentazione di lasciare, ma sempre amichevolmente sono stato indotto, dai tanti amici di cordata, a riprendere le mie funzioni ritenute, all’epoca, insostituibili.

LETTERA DI NATALE – Dicembre 1976 del Sindaco Francesco Caprio

"Statti cittu ca mo' tu lu condu". Il Libro - Servizio a pag. 9


Proseguiamo il racconto di alcuni spaccati di storia minore: vicende, personaggi, episodi che hanno avuto Caposele come palcoscenico, per tracciare un solco nella memoria collettiva del futuro.

Cultura

IL CORSO DELLE COSE Quel panettone per Natale

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ul finire degli anni sessanta il ciclismo italiano conobbe lo scontro tra due ciclisti di antica tempra: da un lato Felice Gimondi e dall’altro Gianni Motta. I due campioni avevano dalla loro parte folle di tifosi lungo le strade e le salite delle più importanti classiche. Venendo a noi, capitò che nel 1969 il Giro d’Italia passasse per Ponte Sele, lungo la statale 91, alla confluenza del fiume Temete con il fiume Sele. In previsione di questo atteso evento la fantasia dei tifosi ebbe modo di liberarsi in diversi modi. Quella del giovane Claudio Russomanno, gimondiamo di ferro, concepì un cartellone con su scritto “MOTTA SEI BUONO SOLO A NATALE”. In prossimità del passaggio della tappa e quindi del gruppone di ciclisti, Claudio r’ Eugenio tirò fuori il cartellone e quando vide la maglia tricolore di Gianni Motta sollevò il cartellone in modo che questi lo potesse leggere inequivocabilmente. Nonostante la fatica e il sudore per il sole caldo di un pomeriggio di giugno, Motta lesse chiaramente ciò che vi era scritto e trattenendo il respiro lo liberò in un sol fiato, urlando contro Claudio un secco ed inappellabile “Vaffanculo”. Claudio ebbe contezza che a Natale non avrebbe mangiato il panettone, men che meno quello della grande azienda di dolciumi milanese.

Dalla fiaccola olimpica alla multa di Pordenone

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empre a ponte Sele, qualche anno prima, esattamente nel 1960, in occasione delle Olimpiadi di Roma, passò la fiaccola olimpica. Per quel tratto il teodoforo scelto fu un giovane ed aitante caposelese: Rocco Freda, all’epoca studente universitario in quel di Napoli. Questa circostanza aumentò la notorietà di Rocco tanto a Caposele quanto nei circoli universitari partenopei. La sua casa napoletana divenne luogo di ritrovo e salotto buono, quasi elitario, al punto che Il giovanotto decise di trasferire il suo pianoforte a muro dalla casa di Caposele a quella di Napoli. Incaricò del trasporto Fonzu r’ Murieta, all’anagrafe Alfonso Colatrella, rassicurandolo sul fatto che una volta giunto a destinazione avrebbe trovato il portiere dello stabile e una ciurma di giovani pronti a scaricare il pianoforte dal camion, un Leoncino 75 delle Officine Meccaniche. Arrivato al civico indicatogli, entrato a fatica nel cortile, non trovò né la ciurma e men che meno il portiere. Dopo un’ora di vana attesa e ricerca a Fonzu r’ Murieta

non rimase che una sola, per lui la più verosimile, cosa possibile: sollevare il ribaltabile del camion e far scivolare a strappi il pianoforte. La messa a terra risultò disastrosa per la struttura del pianoforte e per la sua accordatura. Ma Fonzu ritenne di aver comunque adempiuto all’incarico per il quale volle essere pagato così come concordato, senza alcuna eccezione. L’episodio divenne oggetto di risate tra gli amici di Rocco, al punto che quando qualcuno doveva fare un trasloco di cose fragili si consigliava di ricorrere a Fonzu r’ Murieta.

Ma cumm'cazz' t' re fattu tutti sti soldi? A volte le vicende si intrecciano e si intersecano senza una geometria preordinata. A Napoli, tra incerti studi ed incaute frequentazioni a palazzo Borsa di piazza Giovanni Bovio, dovette far ricorso alla vendita di un fondo agricolo in località Diomartino, per rinpinguare i conti del personale bilancio familiare. L’atto di vendita avvenne presso lo studio di un giovane ingegnere di Caposele. L’acquirente fu un contadino che era stato capace, anche grazie a qualche stagione di lavoro in Svizzera, a mettere insieme bel gruzzolo di lire. Al momento della sottoscrizione del contratto l’acquirente, Tiruccio Corona r’ Giosa, tirò fuori tante banconote di piccolo taglio quanto la somma totale del valore di acquisto. Molte banconote durante la conta mostravano i segni degli anni di deposito in luoghi angusti e rupestri, ovvero stropicciate ed unte. Nel corso di questo silenzioso rito della conta, Rocco Freda non riuscì a trattenere lo stupore e il commento che ne seguì: “ma come cazzo ha fatto a mettere da parte tutti questi soldi?”. Con freddezza inusuale, quasi anglosassone, Tiruccio r’ Giosa, senza inalberarsi e con tono calmo, a seguire, disse: “ma cumm cazzu e’ fattu tu a perd tutti sti soldi?”. Oggi si evocherebbe il passo ed il contrappasso. Questo, tra Rocco Freda e Tiruccio Corona, ne è il tipico esempio.

parte XVI

Grande fu lo stupore dell’addetto allo sportello quando dovette conteggiare 720 monetine da 5 centesimi di euro per pareggiare i 36 euro del totale della contravvenzione. Il vigile dovette pensare, senza dirlo, “ma come ha fatto questo pirla a mettere insieme tutte queste monetine?”. No, non fece commenti, ma l’edizione del giorno dopo del giornale locale riportò con un certo humor la notizia del pagamento della multa da parte di Rocco Freda, con a corredo tanto di foto. Dalla fiaccola olimpica alla chicca della multa, la notorietà di Rocco Fredda non poteva passare inosservata nel nostro personale corso delle cose caposelesi.

Ron Achille e il sacrestano, Girardu r’ Muciddu

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bbiamo avuto modo in passato di raccontare storie che si solgevano nei quattro bar della Caposele prima del terremoto. Ve n’era uno a fianco della Chiesa Madre, miezzu ‘a lu chianu, gestito da Peppu lu tu-urese, dove il parroco del tempo, Ron Achille Pizza, amava attardarsi dopo gli impegni canonici, per giocare a carte con gli abituali avventori. Negli anni sessanta la giornata operaia e contadina ancora veniva scandita dal suono delle campane: la matutina alle sei del mattino; mezzijuornu, cioè alle dodici, e v’nt’nora un’ora prima del vespro. Un giorno la mattinata scorreva al solito, tra un liscio e busso e un tresette a perdere, quando Ron Achille si rese conto che con circa mezzora di anticipo stavano suonando miezzujuornu. Terminati i rintocchi, il sacrestano, Girardu r’ Muciddu, si presentò nel caffè e prevedendo il richiamo del

di Gerardo Ceres

parroco si giustificò adducendo improcastrinabili impegni in campagna. Ron Achille, senza distogliere lo sguardo dal ventaglio di carte che teneva tra le dita della mano sinistra, disse semplicemente: “vistu ca’ ti truvavi, putivi sunà puru v’nt’nora”. Una risata corale si elevò nel caffè di Peppe Melillo, così lunga che si fece quasi mezzogiorno.

L’albergo Tre Stelle e la Madonna

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oco più sotto della Chiesa Madre, scendendo verso la Portella, c’era lu chiazzinu r’ lu Guardiu, una piccola piazza dove si concentravano la farmacia, il caffè di Romualdo e una piccola pensione che era stata nobilitata al rango di albergo, chiamato “Tre Stelle”. Don Raffaele Russomanno era il perspicace farmacista, di origine nolana quindi dall’accento più vesuviano che irpino. L’albergo era gestito da una signora tanto avvenente quanto ritenuta morigerata, casta e di solida fede cattolica. Bella era bella, andava dicendo Don Raffaele, che – essendo dirimpettaia - la ebbe a definire “la Madonna”. Tale fu questa convinzione in Don Raffaele, almeno fino a quando la signora non fece perdere le sue tracce. Qualche giorno dopo il maresciallo dei Csrabinieri, frequentatore quotidiano della farmacia che era anche un informale salotto della borghesia locale, rassicurò gli avventori riuniti in un conciliabolo maschile che la signora “trovasi in quel di Bagnoli Irpino, essendosi lasciata ammaliare da un geometra dell’Anas, sporadico cliente dell’albergo”. Come fu, come non fu, uditi altri particolari che non avrebbero leso alcun segreto istruttorio, Don Raffaele, con tono sì perentorio ma anche un poco sconsolato, aggiunse: “E chi ‘o sapeve ca’ pure ‘e Maronne so’ puttane”.

Conta, conta e conciliamo Molti anni dopo a Pordenone, dove Rocco si era nel frattempo trasferito con la residenza, gli fu notificata una multa per l’infrazione del codice della strada. Forse inconscia ma anche inconsapevole linea di pensiero lo portò a presentarsi al Comando dei vigili urbani della città friulana per pagare l’importo dovuto.

Anno XLVI - Dicembre 2019 N. 99

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Verso il 100

Rileggere questioni e momenti di vita che si ritrovano nei 99 numeri de La Sorgente mi procura una forte emozione che va al di là di un ragionevole e passeggero viaggio nel passato. E' molto di più! E' il chiaro dipinto della storia di una Comunità che ha saputo raccontarsi imprimendo sulle pagine di un giornale ogni momento della sua vita politica, sociale, ludica. La Sorgente ha una forza straordinaria ed è ancora più incredibile se si pensa che ininterrottamente i suoi racconti sono un GRANDE ed UNICO patrimonio che si lascia ai posteri. Le nuove generazioni spero capiranno l'importanza di un'operazione complicata e meravigliosa regalata alla nostra Comunità. Immagini, storia, racconti, cronaca, video, oggi sono, tra l'altro, con le nuove tecnologie, alla portata di tutti e con un solo clic possiamo rivedere magicamente, on line, dal 1973 ogni angolo anche sperduto e perduto di Caposele, quello che era e che ha rappresentato nella sua lunga storia. Un grande catalogo. La sorgente è un grande catalogo unico ed irripetibile e sopratutto non clonabile. Molti tentativi di giornali locali e bollettini abbiamo visto passare nel-

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Rifletto sulla storia ma anche sul futuro che dovrà vedere per la pubblicazione del n. 100 la partecipazione di tanti che hanno compreso tale straordinaria operazione realizzata per l'intera Comunità.

IAZIONE TURISTICA

PERIODICO

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Il numero 100 sarà anche il passaggio di consegna, che ho sempre, con forza, ostacolato ogni volta che papà riportava l'argomento nella discussione familiare; ma sono sicuro, che se avverrà, sarà morbido, indolore, fluido, perchè quel motore di cui parlavo prima, resta sempre acceso e sarà, come tradizione vuole, affiancato da un nuovo propulsore con tecnologia moderna, ma che porterà a bordo il nuovo e il vecchio per lanciare il cuore oltre l'ostacolo!

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ricca di sorgente” e storia, di religiosità è qui ad attendervi: e di di tradizioni “oasi” di acqua un una piccola incontaminata, verde, una natura e di spiritualità fede da Santuario di sempre visitatori attendono da ogni parte d’Italia.a San Gerardo, Dopo la visita obbligatoria, di doverosa quanto di piccoli negozi di una miriade tante attrezzature ricordi e essere attendono di ristorazione cultura lo svago, la visitate. E poi A circa un chilometro ed il relax. l’elemento trovate di distanza storia di Caposele centrale della territorio circostante: Sele e di tutto il Sorgenti del le meravigliose risorse ad esse grandi le di con tutte qui che trovate collegate. E’ cultura, ambiente, tutto: storia, Il museo dell’acqua gastronomia. e delle tutto del Sele vi racconta sociale di ordine sue implicazioni e storico. (in fase di in Il museo di Leonardo con la riproduzione allestimento) inventate le macchine scala di tutte scienziato soddisfa da questo grande cultura. La Chiesa storia gli amanti della con la sua della Sanità la Chiesa di San e ultracentenaria dopo il sisma Lorenzo, ricostruita le sue caratteristiche del 1980, con di grande opera chi architettoniche l’ideale per moderna sono la fede. e e predilige l’arte parco fluviale Ed infine, il con la Madonnina per l’Oasi della cascata a monte, meravigliosa la natura e l’aria fresco, il ama chi Tante testimonianze, pulita e salubre. quali riportate alcune delle questa pubblicazione, ed all’interno di con franchezza che esprimono il convincimento è entusiasmo come questi spettacoli naturali altrove. a difficile trovare invito: venite Infine un dove di sorgente”, ”città Caposele, di grande ospitalità l’atmosfera amicizia saprà e di cordiale breve soggiorno un trasformare indimenticabile. in una esperienza da riCostrUire" a

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Solo così La Sorgente vivrà ancora per raccontare la grande tenacia e passione per la nostra terra.

Penso al modo di come poter presentare questo traguardo e trasmetterlo oltre confine. Un convegno, una festa, una serie di operazioni promozionali, ma sopratutto un comitato organizzativo, che insieme alla redazione potrà affrontare, con grande capacità ed efficacia, questo evento importante. Mi piace pensare a un numero SPECIALE costituito da 100 pagine a colori, con 100 redattori, per 100 articoli di storia e di cronaca; con 100 foto per altrettante 100 emozioni. Mi piace pensare alla partecipazione dell'Ordine dei giornalisti regionali o nazionali; al coinvolgimento delle scuole che possono da sempre beneficiare di una enciclopedia dinamica della storia del Paese; alla possibilità di raggiungere

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CONFORTI

via posta o via web tutti, nessuno escluso, i Caposelesi all'estero. Di affiancare alla pubblicazione del numero straordinario 100 un DVD che è in preparazione da molto, costituito da un database attivo con tutti i numeri del giornale da utilizzare come e dove si vuole. Insomma una serie di eventi per i quali, naturalmente si rende necessaria la partecipazione attiva di tutta la nostra Comunità, delle Istituzioni anche extra comunali e di tanti di buona volontà che contribuiscono, anche con poco, alla realizzazione di un numero più unico che raro.

PRO LOCO

A CURA DELL'ASSOC

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on è stato uno scherzo! Tutto quello che raggiunge una veneranda età ed è frutto di sacrifici, tempo, passioni, delusioni e soddisfazioni, deve esssere in qualche modo evidenziato ed anche festeggiato. Questo è il caso! Il n. 100 non è questione di poco conto! E' da molto, infatti, che rifletto su siffatta “disponibilità”, riferendomi al tempo personale utilizzato e da tutti i redattori che si sono susseguiti negli anni; una valenza straordinaria che attiene alla nostra storia, ai nostri costumi, usi, immagini e modi di pensiero descritti e vissuti di una Comunità in un range di 45 anni. Ho trascorso ogni momento relativo al passaggio storico e tecnologico del giornale a partire da un impaginazione manuale fino a raggiungere nel 1993 una composizione al computer e ogni periodo ha procurato nella mia mente una speciale casella nella quale ritrovo la mia vita e quella di tanti che da protagonisti diretti ed indiretti sono stati attori e portatori di ogni singola immagine scritta nel giornale.

di Salvatore Conforti

le varie comunità viciniore, ma mai e sottolineo mai con una costanza e durata di questo genere. A volte non ci si accorge di questa straordinaria operazione compiuta, perchè è diventata dopo tanti anni, una sorta di ordinaria abitudine che ogni Caposelese ritrova, come sopresa natalizia o di ferragosto nella propria casa, ma mi piacerebbe che per tutti fosse un grande orgoglio, una bandiera e un modello da esportare oltre i confini, a dimostrazione - perdonate la mancanza di modestia- che si possono affrontare sfide del genere anche nelle piccole comunità. La mia ricerca nel riscontrare lavori di questa portata, mi ha procurato, tra l'altro, altre soddifazioni nel verificare che pochi esempi di editoria sono durati così tanto a lungo in Italia. Caposele ha quindi, un altro grande primato! Mi sembra impossibile, ma conoscendo bene il motore di tutto questo, ne individuo immediatamente la caratteristica principale e il carburante che produce ancora oggi, a distanza di tanti anni, uno stimolo incredibile a proiettarsi anche oltre il n. 100: Passione, Tenacia e Amore per il proprio Paese, le condizioni uniche ed imprescindibili per riuscire in una impresa di questo tipo.

La "Seleteca" è un grande catalogo on line di tutte pubblicazioni DEDICATE A CAPOSELE. Naturalmente con l'intera raccolta dei numeri de "La Sorgente".

Nicola Conforti


La pagina del Presidente

LA PRO LOCO CHE VERRA’

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uello del 2019 non sarà solo un articolo che racconta il bilancio consuntivo di un anno di attività, in effetti tra aprile/maggio 2020 scade il mio secondo mandato da presidente della proloco Caposele e, nell’ottica del voler garantire il necessario rinnovamento nella gestione associativa, quello che farò, per correttezza e senso etico del ruolo, è il bilancio generale dell’attività svolta che sarà lasciata in eredità a chi dovrà giustamente sostituirmi in questo incarico, molto bello e gratificante ma anche sempre più multifunzionale e complicato. La mia è stata senza dubbio un’esperienza positiva, non sempre bella o semplice ma educante senz’altro, una discreta sfida, sia rispetto a chi mi ha preceduto e portato questa associazione ad essere punto di riferimento socioculturale nel paese, che verso i nuovi soggetti che hanno collaborato con me e portato la proloco dov’è oggi (nonostante tutto, ancora un punto di riferimento socioculturale, ancora propositiva, impegnata, integrata e aperta verso il territorio), ed è giusto che ne dia conto a questo punto, e che mi interroghi sul prossimo futuro, facendo qualche considerazione sul mio e nostro percorso. Oggi gestire, anche solo amministrativamente, un’associazione senza scopo di lucro, alla luce della nuova normativa vigente, è davvero un impegno serio e non sempre facile: tenere registri, bilanci, tracciabilità dei fondi e delle spese, relazionare ai vari livelli, progettare e realizzare per poter rimanere nell’elenco regionale delle Proloco ed ottenere così fondi regionali che, anche se pochi, aiutano ad andare avanti e ad avere una buona organizzazione (noi, ad esempio e come riportato dai decreti regionali visionabili da tutti, siamo passati negli ultimi anni, da un punteggio che ci faceva ottenere poco più di 1000€ a contributi annui dall’EPT di circa 2500€ anche se stanziati con un ritardo medio di circa un paio d’anni, che non aiuta) e, ad esempio, abbiamo anche dovuto aprire una partita iva per poter realizzare, come da nuova normativa, le nostre attività e/o progetti, aggiungendo altri impegni e responsabilità. Quello dei fondi poi, è un problema generale, e anche se la rete nazionale dell’UNPLI (Proloco d’Italia) garantisce e agevola su diversi aspetti questa gestione, ce ne sono sempre meno per questo settore e non certo, possono bastare per tutto i proventi dal tesseramento e quindi, tra le prime cose, abbiamo dovuto lasciare la sede storica della proloco e trovarne una meno costosa, una scelta logica ma per quanto partecipata, non è stata condivisa da subito e pertanto non poco sofferta. Ma fu necessaria. Come necessario è stato rinnovare, pur nella continuità, l’organizzazione di alcuni eventi che per Caposele non sono solo di svago ma veri e propri elementi identitari, come la Sagra delle Matasse di Caposele, la corsa dei tre campanili e il Premio Caposele, che oggi sono eventi molto più ampi e seguiti ma che, soprattutto la sagra, si realizzano con sempre maggiori sacrifici e tra mille impedimenti spesso legati a prese di posizione insensate di alcuni che però si tollerano “per quieto

(fatevi avanti signori!)

vivere” e francamente, non penso si possa andare avanti così, servirebbe uno slancio collettivo, come pure fanno e piace sottolineare, in altri paesi. Ma da noi non è ancora così, ed è ancora più facile trovare qualcuno che pontifica sul “si poteva o si doveva”, che uno che si accorci le maniche e operi il cambiamento, che proponga e partecipi per realizzarlo. Purtroppo. Del resto, uno dei detti più antichi di Caposele recita “ru parlà è arta leggia”….e quanto è vero! Vorrei poi ricordare un altro esempio positivo di collaborazione, che grazie al coordinamento della proloco (questo da sempre e con un discreto impegno) a Caposele realizza questo periodico, La Sorgente, che nel 2020 raggiungerà i 100 numeri pieni solo di storia locale, un record più che un traguardo, che è stato possibile raggiungere con il supporto dei tantissimi che scrivono e raccolgono informazioni, che producono Memoria storica. Certo, anche questa attività importantissima ha bisogno di essere sostenuta e magari integrata, ma invece pure è stata vittima di becera critica distruttiva (quasi sempre anonima) che fortunatamente non ha fermato nessuno di noi ma certo, dovrebbe far riflettere. Grazie alla progettazione integrata abbiamo realizzato diverse attività, per tutti, e coperto le nostre spese fisse, realizzando risultati che hanno lasciato concretamente strutture al paese (il Centro di recupero e riuso del progetto “Meno è meglio” e ultimamente, grazie al bando “Benessere giovani” l’arredo della futura Casa delle associazioni, che si aprirà nel palazzo della casa comunale) e attrezzature che restano nella disponibilità dell’associazione e di tutti coloro che ne hanno bisogno (tavoli e panche, proiettori e pannelli, impianto di amplificazione, gazebo, materiali da cucina) ma anche concrete e legali (che non guasta di questi periodi) esperienze lavorative per diversi, giovani soprattutto, sia nel Centro di riuso che nel progetto “Festivalart, giovani per il paese dell’acqua” (il primo esempio di progettazione nazionale su cui proloco e comune hanno investito, che ha gestito positivamente, circa 200.000€ realizzando anche preziosi supporti per migliorare l’accessibilità ai musei e alle sorgenti - ad esempio, le nostre audio-video guide su tablet, per persone con difficoltà visive e/o uditive - coinvolgendo tutte le associazioni locali, a riprova del fatto che certi tentativi si possono fare!). E ancora, per quanto sia stato lungo il percorso burocratico, abbiamo riattivato la possibilità di avere impegnati giovani in servizio civile, che in questo ultimo anno hanno aiutato la proloco ma, soprattutto, il servizio comunale di accoglienza presso il sistema museale di Caposele, il SIMU che da quando è stato istituito e nonostante sia ancora in attesa di una valorizzazione strutturale, è cresciuto in modo esponenziale e assicura, come solo la passione e la dedizione possono fare, la possibilità di visita presso sorgenti, musei e altre valenze locali, un servizio fatto così bene

che la nostra proposta di tour dell’acqua, è stata inserita in ben due cataloghi nazionali nel settore del turismo scolastico (direi bene, no?) dimostrando, anche in questo caso, che qualcosa si può fare e magari sarebbe ora di puntare, insieme e concretamente, sulla stabilizzazione di qualche giovane per assicurare un servizio strategico come questo. Ma di Proloco Caposele posso anche dire, senza timore di essere smentita, che come gruppo abbiamo sempre cercato, e quasi sempre anche trovato, il modo di collaborare con altre realtà locali e non, di condividere esperienze ed attività convinti, che in una piccola ma potenzialmente validissima realtà come la nostra, si debba operare insieme e non solo per “stare sul pezzo” ma per migliorare, per creare vere opportunità, per dare qualche alternativa almeno valutabile, che argini lo spopolamento e migliori la qualità della vita a Caposele. Abbiamo sempre collaborato, collaboriamo e spero continueremo a collaborare con ogni amministrazione comunale, snodo fondamentale per la realizzazione delle attività e dei vari progetti e per quanto possa dire di aver avuto sempre rapporti positivi, non nego che mi piacerebbe che si desse maggior attenzione, anzi meglio, un’attenzione organica e costante alle tematiche legate all’accoglienza turistica e alla valorizzazione territoriale, non solo alla nostra associazione sia chiaro, ma a tutto il settore, ai soggetti e al territorio proprio per facilitare la collaborazione. Come già succede per la collaborazione col Forum della gioventù, con cui ci siamo naturalmente ritrovati e insistiamo nella progettazione e realizzazione di attività uno a supporto dell’altro e sempre rispettosi della natura e delle idee “di connessione”che vengono fuori. Non abbiamo mai fatto mancare la nostra collaborazione ai progetti delle istituzioni scolastiche locali (sia con l’IC che con l’IISS) che riguardano la scoperta e la lettura del nostro territorio, l’accoglienza e la valorizzazione turistica, come anche alle fondamentali attività sociali della Pubblica Assistenza e, da qualche anno anche di altre associazioni nate con scopi sociali come “Un albero per tutti” a cui contribuiamo attraverso le attività gratuite del SIMU per le visite guidate. Sosteniamo e supportiamo le iniziative culturali delle compagnie teatrali locali, degli scrittori, degli artisti, degli sportivi o dei giovani gruppi musicali e quest’anno abbiamo aderito con piacere all’invito a collaborare del nuovo Comitato feste religiose, un altro bel gruppo di cittadini impegnati nel mantenere vive le nostre tradizioni religiose con cui è stato naturale operare. Il principio (impegnativo ma giusto) dovrebbe essere che dove c’è Caposele, ci deve essere Proloco e viceversa, e dove non si riesce a presenziare, si diffonda e si valorizzi. Noi ci proviamo e operiamo con questo senso, sempre e comunque, anche se meno spesso, siamo stati chiamati a collaborare da altri allo stesso modo. Ed è un peccato (oltre al fatto che non è molto bello essere contattati solo quando serve qualcosa e non per fare quel qualcosa insieme) non una critica o un rinfacciare supporto, mancherebbe, ma un vero peccato in termini di valore, di coralità dei risultati e anche di gioia di fare le cose

di Concetta Mattia insieme, e spesso le motivazioni non esistono, sono più sottovalutazioni o usi consolidati da cambiare, in quanto una Proloco, e anche la nostra, deve statutariamente operare per e con tutto il territorio. Pensiamoci e magari proviamoci o riproviamoci come, ad esempio, sta succedendo per le attività e gli eventi a Materdomini a cui la nostra associazione, con grande soddisfazione, dopo anni in cui sembrava non si riuscisse ad organizzare nulla di diverso per quella frazione, è stata chiamata a coordinare iniziative al fianco dell’amministrazione comunale e per conto degli operatori e degli esercenti locali. Il loro è stato un fondamentale contributo ed essendo notoriamente impegnati e pertanto impossibilitati a gestire interventi collettivi, hanno giustamente demandato queste attività che sono state però ponderate insieme, dando buoni risultati, come nel caso del neonato Festival degli artisti di strada alla vigilia della prima festa di S.Gerardo, un evento che è divenuto la giusta alternativa per valorizzare e integrare l’offerta turistica religiosa. Dimostrando ancora una volta che si può fare, e insieme si riesce meglio, che si può controbattere alla tendenza ad ostacolare, a criticare senza impegnarsi o ad operare in circuiti chiusi, che si possono mettere a disposizione di tutti le competenze che ci sono, per realizzare sempre meglio attività per il paese. Di certo il nostro gruppo dirigente, sempre per il senso etico della gestione di un’associazione e perché crediamo sia necessario oltre che giusto, organizzerà, da gennaio in poi, una serie di incontri pubblici funzionali ad avere vicino più gente, ascoltare pareri, disponibilità, nuove idee e classe dirigente da mettere in campo per la Proloco che verrà, e per capire chi effettivamente voglia mettersi in gioco e impegnarsi affinchè finalmente si radichi il senso dell’operare per il territorio tutti insieme, veramente. Il mio contributo ci sarà come c’è sempre stato, presidente o meno. Perché credo nel valore di questo paese, quanto credo che il limite più grande di Caposele, siano gli atteggiamenti di noi cittadini e le nostre abitudini troppo spesso tese ad operare a tenuta stagna, ognuno per il suo obiettivo e spesso in antitesi senza motivo (o peggio, per motivi che non si affrontano e quindi non si risolvono) perché le proloco aiutano i comuni e devono essere patrimonio di tutti, devono essere uno strumento utilizzato dalla Comunità. E visto che il periodo è quello giusto, quello che mi auguro non tanto per me, ma per tutti, è che si capisca finalmente quanto sia importante per un piccolo paese come il nostro, collaborare ed essere solidali, che si sperimenti quanto sia naturale e semplice oltre che più funzionale, per tutti. E se davvero si tiene alle nostre tradizioni, usi, costumi, valori e possibilità, si passi dalle parole ai fatti (dalle tastiere alla presenza fisica) e si dia una mano, attraverso una nuova idea di Proloco, al nostro paese affinchè cresca e diventi un luogo, non solo dove tornare ogni tanto, ma dove vivere bene. Fatevi avanti signori! Buon Natale e anni buoni a tutti!

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PICCOLA CRONACA di Concetta Mattia UNKIND PRESENTATO A CAPOSELE L’ULTMO CD DI JACK ADAMANT

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PROGETTO EXEMPLA 2019 A CAPOSELE: I NERI PER CASO IN CONCERTO

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xempla - Il territorio si fa storie 2019, un progetto con capofila il Comune di Caposele in partenariato con i Comuni di Valva e Laviano, un evento itinerante che ha unito la buona musica alla riscoperta del cibo, della cultura e delle tradizioni della Valle del Sele, ha fatto tappa a Materdomini, nella suggestiva location del piazzale della Basilica di S.Gerardo Maiella che affaccia sulla valle del Sele dov’è stato allestito il palcoscenico sul quale si sono esibiti, lo scorso il 14 agosto i Neri per caso, Amara e Mava presentati dal giornalista di Rai Radio Gianmaurizio Foderaro che ha condotto la serata speciale denominata “Palcoscenici d’Autore”, realizzata in collaborazione con Rai Radio Tutta Italiana e Palco Reale.

he la musica fosse un’arte praticata a Caposele, è cosa nota e radicata positivamente sul nostro territorio, ma nessuno aveva mai scelto il suo paese per la presentazione ufficiale della sua produzione musicale. E’ stata pertanto una bellissima emozione sponsorizzarla, insieme all’associazione Festa della Musica di Caposele e al Forum dei giovani e presenziare a questo evento che si è tenuto grazie a Gerardo Monteverde, in arte Jack Adamant che ci ha presentato il suo ultimo lavoro, un CD dal titolo particolare, come la sua musica, “Unkind” (che in caposelese si tradurrebbe “scustumatu”). Un folto raduno informalmente sparso negli spazi del bar Cristal sia all’interno che all’esterno, ha ravvivato ancora di più quel tratto di corso Europa! Tanta gente con cui abbiamo parlato di musica, di come la intende e la realizza Jack, del rapporto che ha col suo paese e con gli altri, di questa sua scelta promozionale e ovviamente, abbiamo ascoltato alcuni pezzi selezionati per l’occasione. Bello davvero, bella l’atmosfera, piacevolmente diversa, anche per Caposele. Seguiamolo anche attraverso i social o il suo bel sito internet (www.jackadamant.com) e speriamo che sempre più autori locali facciano questa scelta di campo, è un altro modo bellissimo, da cittadini, di valorizzare questo paese facendolo conoscere attraverso la propria musica!

La serata è stata aperta dal giovane e talentuoso Mava, vincitore del Premio Siae 2019, è continuata con la performance della cantante Amara e si è chiusa col bellissimo concerto dei Neri per caso. Davvero una bella serata, che certamente ha valorizzato il nostro territorio oltre che divertito i tantissimi che hanno partecipato all’evento.

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CONTINUANO LE ATTIVITA’ DEL PROGETTO BENESSERE GIOVANI

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rocede il percorso progettuale “BENESSERE GIOVANI – ORGANIZZIAMOCI”.

Il progetto finanziato dalla Regione Campania con il POR 2014/2020, è promosso dal Comune di Caposele (AV), in collaborazione con l’Associazione PRO_MUOVERE APS, la Cooperativa Sociale ALEPH, la Legacoop Campania, la Pro Loco di Caposele e la Pubblica Assistenza di Caposele. Questo progetto ha una finalità importante, quella della realizzazione di uno spazio aperto e accogliente che coniughi attività di socializzazione e tempo libero con la necessità di acquisizione di abilità e competenze per costruire opportunità di lavoro per i giovani. E materialmente, contiamo di poterne scrivere più dettagliatamente nel prossimo numero, si sta allestendo questo spazio, “La casa delle associazioni” che accoglierà in modo anche più ampio, le esigenze di incontro e confronto della nostra comunità. La scorsa estate abbiamo realizzato il primo laboratorio “anime in azione” gestito dalla Proloco che ha riguardato i temi dell’organizzazione di eventi tematici sul territorio, la gestione tecnicoamministrativa di un’associazione, la valorizzazione territoriale a fini turistici. Si stanno svolgendo, i laboratori di Social media Marketing per il turismo e Fotografia digitale che rispondono ad una serie di richieste di approfondimento fatte dai ragazzi e, di volta in volta, gli incontri di orientamento e creazione d’impresa preliminari ai Laboratori. Non mancherà, nel prossimo anno un laboratorio musicale. La parte finale del progetto sarà dedicata a vari stage e tirocini presso strutture sul territorio. Vi aggiorneremo!

II° FESTIVAL DEGLI ARTISTI DI STRADA A MATERDOMINI

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olto più colorata, piena di attrazioni e di artisti è stata questa seconda rassegna degli artisti d strada organizzata dal comune e dalla proloco, col supporto di tutti gli esercenti e i ristoratori a Materdomini sempre in occasione della vigilia della prima festa di S.Gerardo, patrono delle mamme e dei bambini. Grazie al contributo e alla collaborazione di tutti, è stata offerta ai tantissimi pellegrini, davvero una bella serata all’insegna del divertimento tra giocolieri, mangiafuoco, trampolieri, statue, musicisti itineranti, mimi e gonfiabili, dedicato ai bambini ma molto piacevole anche per gli adulti! E’ una bella iniziativa che speriamo si radichi e migliori l’accoglienza e l’offerta generale di intrattenimento ed eventi!

M a r at o n a Royal Parks Half

di

L ondon

di Daniele Caprio

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ltremanica i nostri 2 atleti Gianni Sozio e Donatello Cirillo hanno partecipato il 13 ottobre 2019 alla London Royal Parks Half Marathon. Gli oltre 16mila atleti provenienti da tutto il mondo hanno sfidato i canonici 21km nello scenografico percorso che attraversa i 4 parchi con partenza ed arrivo nella famosa Hyde Park. Ottima prestazione per entrambi. Gianni ha ottenuto il personale sulla distanza, a suggellare una nuova freschezza sportiva ed un lungo periodo di forma protrattosi dall’ estate, chiudendo in 1h:30:07 in 343esima posizione; Donatello arrivando 346esimo con 1h:30:10 conferma la sua attitudine anche alle gare lunghe e di sacrificio. Complimentissimi


Territorio

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aposele mi è entrata da tempo nel cuore, per le sue bellezze, le sue caratteristiche, i suoi affetti. E anche....... per le sue “mancanze”. L’armonia della sua posizione, così ben adagiato sul fondo valle e distribuito poi tra l’altopiano e la collina, specie di notte, con il cielo stellato e l’illuminazione, crea un affresco, scenografico e riposante. Tuttavia, come accade per tutto ciò che ci é caro, pur apprezzandone gli aspetti positivi, é inevitabile auspicare qualcosa di più. Quindi, affettuosamente, mi pongo queste domande: perché non si sfruttano tutte le sue peculiarità e perché talora si nota una certa trascuratezza? Luoghi suggestivi dimenticati, piazze e spazi che potrebbero diventare “salotti”, vie praticate anche da turisti, che talora denotano incuria. Certamente si tratta di interventi complessi per i quali ci possono essere motivi che sfuggono a chi, come me, vorrebbe per Caposele il meglio. Lascio quindi la soluzione a chi ne ha più diritto per competenza, storia e appartenenza. Riconoscendo ed apprezzando senz’altro i valori di tutto ciò che si é fatto e si sta facendo per Caposele e l’impegno di chi lo realizza con amore e perseveranza, permane il desiderio di potenziarne la sua offerta e rendere la sua immagine più attraente, curata ed ospitale. A volte bastano piccoli dettagli che impegnano poco, sia nel pubblico che nel privato, ma che rivelano affezione , amor proprio, se si vuole anche spirito di emulazione; alla fine il risultato è tutto a favore del paese. Penso, ad esempio, ad alcuni balconi fioriti che tanto ho ammirato durante il mio Ferragosto caposelese e quanto sia determinante il loro apporto nel migliorare l’arredo urbano. In questa ottica, rivedo la mia passeggiata quotidiana dalla “Sanità” al “Piano”. Tutto inizia con una salutare “immersione” nell’accogliente verde ormai storico dei grandi lecci, che fanno da quinta al panorama, e delle maestose conifere che svettano nel parco dell’Acquedotto. A sinistra, oltre il ponte sotto il quale scorre vivacemente l’ancor piccolo Sele, si presenta una bella sequenza di balconi fioriti, dai quali si mostrano allegri gerani parigini, in ottima salute. Una rigogliosa e festante macchia rosata che tanto mi fa ricordare i luoghi della mia infanzia sul lago di Garda. Perché, penso, non incrementare, favorire questo “bel vedere” per tutti i balconi, terrazze e finestre? Una colorata e profumata immagine, non solo per chi ci abita, ma anche un’accoglienza sorprendente per i turisti in visita al paese; un nota variopinta che rimarrà sicuramente nel ricordo! Gerani, begonie, gelsomini, edere, surfinie, astri, dalie ed altro ancora, ingentiliscono ed abbelliscono qualsiasi facciata, sia essa storica, giunta a noi da tempi lontani, sia di recente costruzione, meno caratteristica, a volte disadorna, che con un restyling di

fiori e piante potrebbe acquisire un aspetto più armonioso. Quindi, procedendo nella passeggiata in Via Roma, secondo il mio giudizio, sono troppo pochi gli agognati balconi “in fiore”. Di più.....di più...... sarebbe senz’altro uno spettacolo! E, parafrasando un nota vecchia canzone, sorge spontaneo l’invito:”mettete dei fiori nei vostri.....balconi”. Il verde di Piazza 23 Novembre é invece una piacevole interruzione che offre una rilassante sosta sulle panchine, all’ombra degli alberi, specie nelle ore più calde. Continuando a scendere verso il “Piano”, ecco la malinconica visione di considerazioni tante fioriere appese alla lunga ringhiera metallica, tristi, dimenticate, nonostante la loro privilegiata posizione “in prima fila” per essere viste da chi sale al paese dal fiume. Una testimonianza di incomprensibile abbandono, mentre potrebbero offrire l’immagine di colorate cascate di foglie e fiori, in contrasto con il muraglione di appoggio: un ingresso in Caposele “da cartolina”. Peccato......peccato!

di Luisida Caprio

PASSEGGIANDO IN CAPOSELE

La mia passeggiata si conclude davanti alla Chiesa di S. Lorenzo. La piazza, piena di storia e di ricordi, è contesa da automobili, pedoni, trasporto di merci ed assediata da parcheggi “disperati”! Ritrova la pace ed il suo ruolo soltanto durante la celebrazione di matrimoni e nelle feste solenni. Troppo poco! Troppi vincoli per cambiare?

tra realtà e fantasia

L’acqua benedetta

anche quando è cotta

E allora la fantasia liberamente vola..... Provate ad immaginarla con aiuole curate, qualche pianta, fiori in armoniosa composizione e la bella, storica fontana sempre zampillante ed illuminata.......... E’ proprio impossibile?

Il Sele in piena. Da via delle Gualchiere è possibile ammirare questo spettacolo

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Uno scorcio su via Castello

on solo un bene fondamentale per la vita, l’acqua aiuta anche a vivere meglio. Diarrea? Bevi acqua di cottura del riso. Problemi di fegato? Consigliata quella del Tarassaco, degli asparagi o del carciofo. Mani screpolate? L’acqua della patata. Sì, avete capito bene, della patata. Non dimentichiamo che gli ortaggi e le verdure, se cotte, perdono parte delle loro proprietà nutrizionali; motivo per cui i nutrizionisti generalmente consigliano di consumare, se possibile, anche l›acqua di cottura. Per non parlare dei vantaggi derivanti dalla cottura al vapore: preserva le caratteristiche organolettiche dei cibi; sciogliendo i grassi, offre alimenti più digeribili e meno calorici; e poi scongiura la formazione di sostanze nocive, in alcuni casi addirittura tossiche o

cancerogene, derivanti dalla cottura ad» alte temperature, come accade per la grigliatura o la frittura. L’acqua di cottura della pasta (ma il rimedio può efficacemente sposarsi con l›acqua di riso), ricca di amidi e di sali minerali, può finanche essere utilizzata per un pediluvio serale, emolliente e rigenerante. Consigliato specialmente per chi soffre di gambe gonfie. Aggiungendo poi alcune gocce di olio essenziale alla lavanda, si ottiene un effetto rilassante, rinfrescante con l›eucalipto. Chi lo avrebbe mai detto? Una SPA in casa comoda e low cost.Testimonial d’eccezione Papa Francesco che, a proposito dell’acqua di cottura della cicoria ha detto: «Mi raccomando non la buttate via. lo la bevo volentieri. È buona e fa bene». Non sarà acqua benedetta ma... poco ci manca.

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a stagione di escursionismo religioso appena conclusasi, sicuramente anche grazie alle straordinarie condizioni meteo che si sono avute nei mesi di settembre ed ottobre di quest’anno, è stata caratterizzata da un sensibile aumento delle presenze di pellegrini in visita a San Gerardo. E’ un dato, questo, inconfutabile poiché frutto di un lavoro meticoloso di monitoraggio del flusso, attraverso la registrazione settimanale delle prenotazioni fornitoci dagli albergatori e dai ristoratori sia di Caposele che delle strutture ricettive circostanti che ne traggono anch’esse beneficio dalla visita domenicale al Santo della collina. Questo tipo di informazione è per noi indispensabile per poter predisporre strategicamente ed in maniera efficace un piano traffico adeguato e per poter stabilire preventivamente le effettive unità di operatori, nelle molteplici e diversificate mansioni (a partire dal rafforzamento della vigilanza e del servizio di viabilità), necessarie per offrire un servizio minimamente efficiente nella frazione turistica. Non potendoci rassicurare di altre stagioni climatiche altrettanto eccezionali, riteniamo che sia necessario predisporre delle azioni strategiche e di prospettiva per intercettare le attuali richieste e favorire la scelta della nostra meta turistica quale destinazione di richiamo e, ancor più, di ritorno. Il visitatore di oggi non è più il pellegrino di ieri, ha altre aspettative e bisogna rispondere a queste attraverso un lavoro ben definito e sinergico tra i soggetti pubblici e privati. Una destinazione che ambisce ad essere turistica deve essere fruibili agevolmente e la ZTL (Zona a Traffico Limitato), il piano traffico, il senso unico, il doppio senso festivo, il servizio navetta, l’area pedonale, la segnaletica verticale ed orizzontale, sono stati pensati e concretizzati per consentire all’ospite di trascorrere delle ore in tranquillità e sicurezza. Dopo aver ascoltato la SS. Messa o dopo aver sistemato il nastro della nascita nella stanza dei fiocchi, permettere alla mamma con il passeggino ed al papà che tiene per mano il bimbo, di passeggiare lungo Corso Sant’Alfonso e per la strada più rilevante del paese, via Santuario, valutando gli acquisti, senza il fastidio ed il pericolo delle auto in transito, è l’accoglienza minima, doverosa da offrire per poter poi anche contare su un loro eventuale ritorno a Materdomini, magari per qualche ora in più e per gustare anche quell’altra prelibatezza letta sul menù. L’etichetta che sponsorizza la matassa, che ogni ristoratore ha esposto all’ingresso della propria attività, è una piccolo escamotage che abbiamo ideato per mettere in vetrina il nostro piatto tipico per eccellenza, per incuriosire il passante ed offrire una notizia immediata sui nostri prodotti agro alimentari tradizionali, poiché chi viaggia è sempre più interessato anche alla tradizione enogastronomica del luogo che visita. Il momento del pellegrinaggio oggi è vissuto sempre di più anche come una

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Materdomini: la valorizzazione del luogo per ambire al turismo occasione di viaggio. All’importante momento devozionale si è aggiunta la richiesta di proposte diversificate, culturali e naturalistiche, un luogo bello, piacevole e preparato all’accoglienza. Il turismo religioso è un settore fondamentale dell’economia locale e deve essere incentivato e sostenuto attraverso la valorizzazione del luogo e la creazione di servizi. I nostri sforzi iniziali e la nostra attenzione sono stati e saranno rivolti in tale direzione per rendere quanto più ospitale e confortevole la località e predisporre e migliorare i servizi idonei all’accoglienza. Nell’ottica di incrementare le presenze con azioni diversificate, anche quest’anno, grazie pure al contributo degli esercenti lungimiranti, abbiamo riproposto la serata d’intrattenimento che precede la prima festività di San Gerardo. All’immagine triste e desolante di Materdomini nel sabato sera della vigilia di San Gerardo di settembre, il villeggiante di quest’anno si è trovato in un’atmosfera di festa insieme ad una folla divertita di passanti, lungo tutto Corso Sant’Alfonso, dove si alternavano gli spettacoli. E’ stato così creato un nuovo appuntamento, quello del Festival degli Artisti di strada, che è nostra volontà fissare, riproporre e ampliare. Così come dobbiamo ampliare le possibilità che ci offre il Centro Fieristico, che abbiamo voluto inaugurare in tempi stretti proprio per iniziare da subito una fase di rodaggio e di esperienza nella gestione della nuova struttura. La scelta di dislocare a Duomo la tradizionale fiera, risponde alla necessità di creare un luogo dedicato ad essa, in prossimità del centro, un posto indiscutibilmente più adatto rispetto ad una strada impervia, in una zona abitata e sprovvista dei requisiti minimi di sicurezza. La fiera è certamente un ulteriore motivo di visita e di richiamo e quindi di entrate per l’ente. Il doveroso aggiornamento delle tariffe agli ambulanti, insieme all’aumento del numero dei posti assegnati, ha fatto registrare un sensibile incremento di entrate agli uffici, cosicché la fiera, subita ormai negli anni anche come un costo ed il fastidio dell’immondizia disseminata per le strade nelle ore successive, sia vissuta come ulteriore risorsa da accrescere. L’area dedicata a Duomo, dopo che è stato anche tolto il rudere, sarà man mano ottimizzata con la rimozione dei prefabbricati, la sistemazione delle piazzole e dei marciapiedi. Nei prossimi mesi avranno inizio anche i lavori per la sistemazione della rotonda alle Fornaci, per avere un ingresso monumentale del paese. Verrà sistemata l’aiuola di spartizione del traffico e collocata un’opera

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scultorea particolarmente significativa e distintiva del luogo. In corrispondenza del filare alberato di corso Sant’Alfonso, oltre ai lavori di messa in sicurezza del muro e della strada provinciale, verrà realizzata una balconata panoramica con vista sul Santuario così da creare quel piazzale che è sempre mancato nel pieno centro di Materdomini. Una località a vocazione turistica deve presentarsi bene, deve essere bella come una cartolina. Come quelle cartoline di una volta, quelle in pila nei negozi di souvenir, che si scrivevano a parenti ed amici e si imbucavano nella cassetta postale. Più il posto visitato era bello, più s’impiegava del tempo per scegliere l’istantanea migliore.

Armando Sturchio Vicesindaco Caposele

Dovremmo fare di Materdomini, uno di quei luoghi da cartolina, da vivere e rivivere, da ammirare e fotografare il Santuario che si erge dirompente al cielo, via Santuario adornata e illuminata a festa all’imbrunire, piazza della Basilica libera dalle auto con bambini che giocano ed anziani che si rinfrescano alla fontana, e creare tante altre immagini e scorci da catturare e fissare.

Alcune immagini dei progetti riproposti e finanziati utili a rimodulare l'accoglienza nella nostra parte turistica religiosa. Un salto di qualità importante!


ASPETTANDO IL N. 100

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a Sorgente, nell’arco di qualche mese darà alla luce il suo centesimo numero. Possiamo, quindi, dire che al primo giro di boa questa rivista semestrale che non ha mai mancato un solo appuntamento coi caposelesi di un luogo e di ogni dove, ha anche battuto almeno due record di continuità e di longevità. Infatti, vanta il primato di essere il giornale locale più anziano in Campania (e forse in Italia).È anche il giornale locale che senza soluzione di continuità può vantarsi di aver avuto per oltre quarant’anni sempre lo stesso direttore responsabile. Non è né esagerazione, né adulazione sostenere che per i caposelesi parlare di La SORGENTE e di Nicola Conforti è la stessa cosa, tanto l’ingegnere e il giornale sono complementari l’uno all’ altro. Orbene, di questo primato e di questa fatica non possiamo non lasciare traccia in una stagione in cui i media rincorrono se non addirittura inventano ricorrenze

con tanto di celebrazioni spesso vuote e strumentali. Perché LA SORGENTE merita di essere festeggiata, senza scadere in esagerazioni e ridondanze? Innanzitutto perché ha saputo essere un modello originale di resilienza e speriamo che lo sia anche nel futuro. Essa è divenuta palestra e palcoscenico di tutte le vicende locali, non solo a livello politico “ paesano “. Se qualcuno in futuro fosse interessato a capire o studiare il quadro delle vicende dell’ ultimo mezzo secolo, non troverebbe altre testimonianze più pregnanti perché La Sorgente ha saputo dare voce a più punti di vista, pur non essendo priva di un suo orientamento politico a livello locale. La Sorgente in altri termini, se opportunamente interrogata, si offre al lettore come uno spaccato sociale di un centro minore che ha difeso sempre le ragioni di un piccolo comune coniugandole con concrete aspirazioni al progresso ed all’ equità. Si diceva resilienza, cioè la capacità di assorbire urti senza mai arrestare il cammino progressivo di una comunità

di Alfonso Merola

... Possiamo dire che questa è sempre stata la linea editoriale del giornale di Nicola che è stato sempre sulle barricate ad entusiasmare per Caposele fino a ritenere accessori e non necessari i contributi esterni. Si direbbe, una storia locale che prende il sopravvento su quella oltre il campanile. Non sono forse azioni di resilienza quelle messe in campo da una moltitudine di comuni che tardivamente si rendono conto di essere ad un punto dall’ estinzione? La Sorgente ha saputo registrare con puntualità tutti gli eventi di cui Caposele è stata protagonista in luogo o dove il destino ha portato tanti nostri concittadini che hanno dato lustro alla loro terra natale. Con questa comunità migrante altrove essa ha saputo stringere un legame duraturo che è andato oltre le prime generazioni. La Sorgente, dunque ,come custode di una comunità di destino, colta nei successi e negli insuccessi di affrontare e superare eventi esaltanti e accadimenti traumatici

Oggi c›è chi si lamenta sull'apparente ripetitività ma sfugge che questa è la routine propria dei piccoli centri; gli stessi, però, non colgono che la tiratura del giornale è costante se non in aumento in un momento in cui addirittura la stampa di qualità è in forte crisi. C’è infine, una peculiarità che molti sottovalutano e che per gli esperti di storiografia locale ha un valore immenso: la robustezza di un archivio che in genere è cosa rara in altri comuni. Si tratta di articoli, documenti, materiale fotografico, documentari, registrazioni sonore, videoteche, libri . Detto tutto ciò, possiamo far passare il traguardo del numero 100 nell’ indifferenza ? Io credo che questo evento debba essere incardinato in una serie di attività programmate con un respiro più ampio che nel passato, magari ricorrendo anche alla costituzione di un comitato che si sobbarchi l'organizzazione dell’evento stesso sapendo che queste energie, ancora una volta, saranno profuse non per La Sorgente, ma per Caposele.

STATTI CITTU, CA MO’ TU LU CONDU, finalmente presentato il 1° volume!

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ra una pubblicazione che si aspettava da tempo e finalmente, grazie ad un pregevole quanto paziente e sapiente lavoro realizzato dagli autori, Concetta Casale e Mario Sista, siamo riusciti a presentare al pubblico, che si è radunato numeroso in aula polifunzionale lo scorso 16 agosto, il primo, poderoso volume di “Statti cittu, ca mo tu lu condu” una rassegna che è diventata raccolta, una raccolta che ha incentivato la ricerca, una ricerca che grazie alla grande passione è diventata una prima pietra miliare della storia di Caposele raccontata attraverso i detti, i racconti, le massime delle tradizioni caposelesi. Un’opera che è l’essenza stessa dell’essere popolo irpino e caposelese, che fa riflettere e ricordare agli adulti e magari aiuterà a capire meglio le loro radici alle giovani generazioni, molto interessante e divertente oltre che istruttivo.

A compendio della presentazione è stato recitato dai ragazzi della compagnia “La forgia” un dialogo in dialetto che ancora di più ha immerso tutti nella vita di paese di qualche tempo fa…. una bella serata, che ci ha riscoperto attraverso usi, costumi, vizi e virtù che sopravvivono ai cambiamenti del tempo! Questo primo volume, è stato dedicato alle loro rispettive mamme che hanno contribuito, non solo alla “rete passionale” che ha definito il libro ma, principalmente, come Mario e Cettina ci hanno raccontato, a far radicare in loro l’importanza del raccontare quelle storie e quei detti che ancora oggi, e speriamo sempre, risuoneranno nelle case dei caposelesi.

Mario Sista e Concetta Casale, autori del libro

Ad Majora cari e ovviamente, aspettiamo con ansia il prossimo libro!

I momenti degli autografi

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Scienza

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apisco che parlare e scrivere di emergenza ambientale non è come si dice una storia “buona”, almeno all’apparenza. Ma in realtà è una storia che sa di buoni propositi di ecosostenibilità, il migliore regalo che possiamo farci e fare agli altri per il futuro. Per noi starà per iniziare un nuovo anno, quando vi accingerete a leggere queste righe, ma vi assicuro che per la Terra non ha molta importanza…ne ha visti di anni, parliamo infatti di circa quattro miliardi e mezzo della sua storia naturale. Eppure le attività di questi sette miliardi e mezzo di umani che la popolano, stanno cambiando la storia geologica di questo pianeta, tanto che gli scienziati hanno dato il nome di Antropocene a questa era, vale a dire un’epoca in cui l’attività umana ha avuto un influsso dominante sulla Terra. Se la Terra potesse parlare, cosa pensate che ci direbbe? Qualcuno ha provato a mettere giù una lettera ipotetica della Terra all’uomo e dalle parole che ho potuto leggere come darle torto? Ve ne cito solo alcune frasi: “…siete diventati tantissimi, formicolate sette miliardi e mezzo sulla mia pelle, mi pungete con trivelle per succhiarmi olio che io avevo sigillato…sterminate le creature della mia biosfera, che ci ha messo tre miliardi di anni per evolversi…” E ancora direbbe: “…e da un secolo a questa parte sembra che non abbiate più rispetto di me, mi succhiate ogni forza e mi intossicate con i vostri gas, cambiate il clima, mi fate venire la febbre che fonde i ghiacci, mentre aumenta il livello dei mari, mi riempite di plastica, senza curarvi di riciclarla come ogni cosa che faccio io…” ma una cosa che dovrebbe allarmarci sarebbe questa frase che la Terra avrebbe tutto il diritto di poter dire “…attenti che un mio scrollone vi spazza via come fuscelli! Ricordatevi che io non ho bisogno di voi, ma voi avete bisogno di me…” Tutti noi con diverso grado di responsabilità, consapevolmente o per distrazione siamo complici di questa distruzione ambientale perché tutti basiamo il nostro stile di vita sull’uso di combustibili, sull’allevamento intensivo e sulla produzione di rifiuti. Ebbene si discute da decenni di cambiamento climatico, con un allarme che più ostinatamente ha iniziato a prendere quota solo dagli ’80. Ma quello che soprattutto la comunità scientifica ha ottenuto è essere etichettata di catastrofismo, denigrata e si è andati avanti con un negazionismo ad oltranza. Negare il cambiamento climatico con tutte le conseguenze che ne derivano significa rifiutare le conclusioni del 97% degli scienziati che si occupano di questi temi. Nella realtà queste etichette hanno solo autorizzato noi a fregarcene senza mai approfondire i temi. C’è chi definisce quella climatica una crisi della capacità di credere. Il nostro conto corrente con l’ambiente è andato in rosso quindi sarebbe il caso di inserire nelle Costituzioni di tutti i paesi del mondo il pareggio di bilancio, naturalmente per la Terra non certo riferito al denaro; il

concetto di “spending review” che sentiamo citare spesso da Cottarelli nei dibattiti politici, dovrebbe includere acqua, energia, biomassa ecc. e non solo il denaro. La quantità di anidride carbonica nell’atmosfera supera di gran lunga 400 parti per milione, che per molti di noi non ha un grande significato. In realtà questo numero è di cruciale importanza perché da questo dipende il riscaldamento globale, che affronteranno i nostri figli e le generazioni future. L’anidride carbonica è un gas a effetto serra, questo vuol dire che più ce n’è nell’aria e più fa caldo. Il suo valore normale, vale a dire quello prima dell’avvento della rivoluzione industriale, dovrebbe essere 280 parti per milione. Immaginate di farvi un esame del sangue dove il colesterolo superi di gran lunga il valore di 200mg/dl, il vostro medico sarebbe allarmato e vi rimprovererebbe, avvertendovi che se non cambiate stile di vita l’infarto è dietro l’angolo

circolo vizioso che diventa un gatto che si morde la coda. Noi come rispondiamo a tutto questo: la deforestazione. Immaginate che le piante sono come una banca di anidride carbonica. Se distruggiamo le foreste (vedi la foresta amazzonica) è come se una banda di ladri scassinasse la banca e si aprisse un rubinetto. Per non aggiungere che la deforestazione in molti casi serve ad ottenere terreno per la produzione di foraggio e per pascolare bestiame, quindi alimentare ancora di più la “fattoria terra”. Un terra che invece di nutrire popolazioni affamate alleva bestiame per fornire cibo a popolazioni ipernutrite! Con questo ritmo, avverte il Gruppo

di Donatella Malanga

E’ inutile per l’uomo conquistare

la LUNA,

se poi finisce per perdere la Terra

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e noi che facciamo…dieta! O per dirla meglio cambiamo il nostro stile di vita. Per la Terra, la Biosfera, l’Atmosfera funziona allo stesso modo: per correggere il cambiamento climatico in atto dobbiamo sprecare meno energia e passare ad un altro stile di vita. Ecco quali sono le ultime statistiche in merito a chi o cosa incolpare per le emissioni annue di gas serra che provocano lo stravolgimento climatico che si sta consumando già sotto i nostri occhi: consumo di energia elettrica per il 25%; agricoltura in gran parte riconducibile all’allevamento per il 25%; industria per il 24%; trasporti 15%; costruzioni 6% con quel che rimane ripartito su diverse fonti. Quindi questo vale a dire che seppure in questi anni abbiamo concentrato la nostra attenzione sui combustibili fossili (sacrosanto!) in realtà avevamo un quadro incompleto della crisi climatica del pianeta. Infatti il nostro pianeta fondamentalmente è diventato una grande fattoria: 59% di tutta la terra coltivabile è sfruttata per crescere foraggio; 1/3 di tutta l’acqua potabile è destinata al bestiame, pensate che tutta l’umanità ne consuma “solo” un trentesimo; il 70% degli antibiotici prodotti nel mondo sono utilizzati per il bestiame, con tutte le conseguenze che ne derivano per lo sviluppo di resistenze, che li rendono poi inefficaci nelle malattie umane; il 60% di tutti i mammiferi presenti sulla terra sono allevati a scopi alimentari.

Il pianeta terra riuscirà a gestire tutti gli effetti dei cambiamenti climatici fino ad un certo punto poi gli affetti si autoalimenteranno esponenzialmente attraverso un circuito molto semplice da capire: i ghiacci sono bianchi riflettono la luce solare, gli oceani invece sono scuri e la assorbono. Con l’effetto del riscaldamento le coltri glaciali si sciolgono, quindi non riflettono la luce solare; nello stesso tempo aumentano gli oceani e le terre emerse che assorbono continuando così ad alimentare lo scioglimento dei ghiacciai: un

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intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC), si potrebbe registrare una crescita di 1,5 gradi centigradi tra il 2030 e il 2052. Alcuni dati parlano di un incremento tra i 2,8 e i 5,6 gradi centigradi nell’arco di 85 anni. Che cosa vuol dire «riscaldamento globale»? E cosa rischiamo, ogni giorno, quando la temperatura sale più del dovuto? Cosa vuol dire in pratica? Un innalzamento della temperatura già oltre i 3-4 gradi centigradi significherebbe carenza di cibo e acqua potabile, inondazione delle zone costiere (Venezia andrebbe a fondo nell’Adriatico) e aumento esponenziale della frequenza di eventi climatici estremi rispetto ai valori di questi ultimi anni. Qualcosa sta già cambiando, a cominciare dalla sensibilità media dei cittadini. Anche io sensibile a questi temi nell’ultimo anno ho seguito con molto più impegno le problematiche e le possibili soluzioni che possono iniziare dall’azione dei singoli. Sono molto contenta di dire che l’esempio dei cosiddetti Climate Strike, gli scioperi contro il cambiamento climatico lanciati dalla giovanissima attivista svedese Greta Thunberg hanno avuto anche su di me un forte impatto. Gli appostamenti di questa giovanissima ragazza di fronte al Parlamento di Stoccolma, con un cartello di protesta, sono lievitati fino alla dimensione di una mobilitazione globale. Grazie al movimento #fridaysforfuture oggi il tema ambientale è al centro di agende politiche, tensioni internazionali, strategie economiche e mobilitazioni di massa. Greta oggi è una star ascoltata dalle istituzioni, ammirata da milioni di follower sui social, lei che ha definito la situazione ambientale come un “casa in fiamme” per rendere meglio l’idea dell’emergenza. Ma non vi lasciate influenzare da chi la detestata e l’accusa di essere un prodotto di marketing orchestrato dai ge-

nitori. Greta o non Greta tutti gli analisti sono concordi nell’affermare che stiamo assistendo a «qualcosa di incredibile» nella storia politica. Il nostro intento non deve essere quello di mantenere un pianeta sotto una campana di vetro ma di mantenere più a lungo possibile una sana interazione uomo-natura. Molti sostengono, e anche io mi trovo concorde, che un modo per contribuire a salvare il mondo è quello di farlo “prima di cena” vuol dire cambiare le nostre abitudini alimentari: ridurre il consumo di carne, latticini, formaggio; evitare cibi di moda che hanno un costo altissimo per il pianeta; se proprio dovete comprare acqua (ma preferite sempre quella del rubinetto) controllate dove viene prodotta, il suo trasporto impatta sull’inquinamento, quindi scegliete quelle prodotte più vicino a dove abitate…e così via. Sappiamo cosa fare? SI Lo metteremo in pratica? NO o comunque lo stiamo facendo troppo lentamente La stabilità e la resilienza del nostro pianeta sono in grave pericolo. Noi siamo il diluvio e noi siamo l’arca quindi dobbiamo fare in fretta! Vi do un esercizio da fare a casa: da domani anzi da ora chiedetevi quale è e quale sarà la vostra abitudine ecosostenibile e partecipate alla sfida che attende il mondo. Nota: Il titolo è una citazione di Francois Mauriac Premio Nobel per la letteratura 1952.


A

dispetto del titolo, non è di pensioni che intendo parlare tanto più che si tratta di un argomento molto spinoso e controverso quanto piuttosto del significato di un traguardo che si sta per tagliare il prossimo anno. Cento edizioni per un giornale non sono di per sé una gran cosa, possono diventarlo e di fatto diventano qualcosa di straordinario se parliamo di un semestrale che fin dall’inizio ha avuto l’ambizione di testimoniare e rappresentare un territorio attraverso le immagini e l’uso della parola scritta. Ci sarà il tempo nei prossimi mesi per tessere le lodi del lavoro svolto in questi anni per merito di poche persone che ci hanno sempre creduto. Quello che importa adesso è capire, alla vigilia dell’evento, che cosa farne de “La Sorgente”, verso quale direzione immaginarne il futuro e con quali obiettivi. Nel corso di un lungo percorso di vita durato quasi mezzo secolo il periodico ha di fatto proposto un modello, non so se avendone piena consapevolezza, che ha consentito la perfetta coesistenza di due diversi approcci e due diversi modi di concepire un giornale partendo comunque dal presupposto che tutti potessero scrivere e manifestare le proprie idee. La prima chiave usata è stata quella della ricerca storica attraverso la riscoperta e il recupero di tradizioni, usi e costumi della nostra comunità per farne un ritratto autentico e il più possibile veritiero. Alla fine è emersa una testimonianza collettiva di quello che siamo stati nel tempo, delle esperienze, delle trasformazioni che ci hanno coinvolto, dell’evoluzione laddove c’è stata, della delusione e il disincanto per quello che avremmo potuto fare di meglio e di più. Alla ricerca storica si è cercato di innestare l’attualità dei tempi rendendo possibile persino la riconoscibilità del dibattito politico locale nelle sue diverse stagioni. Ci siamo accorti cammin facendo, proprio grazie al giornale, che i temi e

i problemi che ci hanno assorbiti sono rimasti sempre gli stessi segno che probabilmente non li abbiamo mai risolti del tutto (e forse non avrebbe potuto essere diversamente). Come gestire l’immenso patrimonio delle Sorgenti del fiume Sele per esempio, come rendere davvero possibile il risanamento idrogeologico e una manutenzione almeno accettabile del nostro territorio, come assicurare ai nostri ragazzi una società sana e credibile che sia capace di non contraddire lo splendido lavoro svolto dalle istituzioni scolastiche, come dare continuità a un impegno sociale, civile e di assistenza che pure c’è stato e c’è pur tra mille difficoltà. Tutto questo traspare nitidamente dalle pagine de La Sorgente a testimonianza di un quadro molto variegato. Proprio alla luce di quello che è stato e in prossimità di un traguardo così importante come quota cento, una domanda sorge spontanea. In che direzione andare per il futuro?. Com’è evidente, le strade potenzialmente percorribili sono tre. Continuare nel solco tracciato cercando di perfezionarne i meccanismi e agevolare il connubio; trasformare La Sorgente in un giornale di pura ricerca storica con l’intento di farne uno straordinario strumento di memoria collettiva da tramandare ai posteri e preservare ad ogni costo; terza ipotesi, (forse la più ambiziosa) scommettere sul giornale, rilanciarlo in una prospettiva diversa. A mio modo di vedere, non è più sufficiente cercare di tenere insieme le due cose, non con la società di oggi. Bisognerebbe parlare di vivibilità e fruibilità del territorio con lo spirito proprio di chi vuole cambiare le cose per migliorarle senza limitarsi a svolgere un compito di mera testimonianza e veicolo di circolazione delle idee. Ci sono importanti battaglie civili, sociali e valoriali da portare avanti che suggeriscono di gettare il cuore oltre l’ostacolo; c’è il bisogno di fare proposte concrete assumendosene la responsabilità in prima persona. Mi piacerebbe vedere un giornale che in perfetta sinergia con le altre istituzioni,

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di Antonio Ruglio

VERSO QUOTA CENTO in particolare scuola e associazionismo, promuovesse vere e proprie campagne di sensibilizzazione, campagne informative e di opinione su temi quali l’ambiente, la gestione dei rifiuti, la crescita civile e culturale del territorio. Mi piacerebbe che La Sorgente si adoperasse per la raccolta fondi a favore di battaglie locali, anche piccole, che però avessero il pregio della concretezza e la forza di coinvolgere tutti. Inoltre, ritengo che al punto in cui siamo sarebbe oltremodo necessario che La Sorgente da periodico semestrale diventasse trimestrale se non altro per dare continuità a un impegno più diretto e puntuale. Ma tutto questo è nelle prerogative proprie di un giornale? Immagino che in tanti, giustamente, di fronte a una valutazione di questo tipo se lo domanderebbero. Probabilmente le opinioni sarebbero discordanti tuttavia penso che un giornale con una storia di mezzo secolo alle spalle non solo possa avere l’ambizione di farlo, di trasformarsi e di cambiare in qualche modo per dialogare al meglio con la comunità che intende rappresentare ma abbia anche il sacrosanto dovere di proporsi e di assumersi nuove responsabilità. Nei prossimi mesi ci sarà tutto il tempo per riflettere su questo e altro, lo dovrà fare in primis il direttore Nicola

Conforti che così bene ha lavorato insieme alla redazione ma credo che proprio perché il traguardo raggiunto va ben oltre la normalità delle cose la riflessione debba essere larga, aperta, sfrontatamente libera, collettiva nel vero senso del termine. Qualche decennio fa, quando i partiti politici esistevano davvero e esistevano le sezioni, noi giovani di allora a prescindere dalle idee di ciascuno sapevamo che c’erano presidi di democrazia, luoghi di confronto e di aggregazione. Sapevamo che frequentando quelle quattro mura ne saremmo usciti comunque più ricchi di prima, più consapevoli, più informati e forse addirittura più saggi. La Sorgente, pur nella diversità delle prerogative e avendo la piena consapevolezza di dover garantire la pluralità delle idee e la loro libera circolazione, dovrebbe in parte assolvere a questo ruolo. Colmare un vuoto che nella nostra Comunità esiste ed è diventata voragine, essere lo spazio, il luogo dove ciascuno possa ritrovarsi senza rinunciare alle proprie idee, dove chiunque possa trovare lo stimolo per un impegno civile e sociale rinnovato e maturo. In questo senso, la fatidica quota cento può rappresentare davvero un grande punto di partenza.

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on manca mai all'interno delle nostre pagine, l'appello sentito a ripristinare quella bellissima cascata che era parte fondamentale del mosaico del Mini tour F.A.C. (Fede Ambiente e Cultura). Rimettersi a lavoro per proseguire le idee che altri hanno sviluppato con sacrificio, è dovere istituzionale. Trovare le soluzioni adatte ed efficaci per far funzionare quel posto importante del parco fluviale, è necessario.

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Territorio

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ari lettori della Sorgente, è con immenso piacere che ho accettato l’invito dell’amico ing. Nicola Conforti di contribuire, con un mio scritto, alla realizzazione della rivista che ormai veleggia spedita verso il numero 100. Ho pubblicamente dichiarato di apprezzare la linea editoriale della Sorgente, proprio perché, pur esprimendo un chiaro punto di vista su Caposele e Materdomini, non si perde nel localismo conservatore, bensì si apre a riflessioni che spaziano sulle tematiche più disparate: ho parlato di approccio glocal, globale e locale insieme, ossia di uno strumento culturale con i piedi ben piantati nel vostro paese, ma con la testa libera di guardarsi intorno, oltre i confini nazionali, verso l’Europa ed il Mondo grande e terribile, di cui parlava Gramsci. Questa volta, però, voglio essere io il localista, spero al punto giusto, poiché – pur in presenza di segnali inquietanti di tipo economico, culturale e sociale provenienti dai nostri paesi – continuo a pensare che Caposele (con Materdomini, ovviamente!) sia una delle poche realtà con indicatori economici e demografici accettabili ed una speranza per il territorio circostante. Per meglio comprendere il mio pensiero, vi offro alcuni dati demografici elaborati dall’ ISTAT relativi alla Popolazione di quasi tutti i paesi dell’area Pilota, Alta Irpinia, mettendo a confronto 2010 e 2019: I moderni studiosi delle società, per esprimere il loro grado di sviluppo, utilizzano concetti che appartengono ad altre sfere del sapere: alla fisica, per esempio. In tal modo, i paesi, le città, sono assimilabili ai sistemi termodinamici. Come sanno gli allievi delle superiori, i sistemi termodinamici si distinguono in : aperti, chiusi ed isolati, ed essi sono caratterizzati da un progressivo aumento di entropia, ossia di equilibrio, ossia di morte termica, ove non accade più nessuno scambio di energia e materia: ovviamente, per i sistemi urbani, la materia è rappresentata dalle “persone”, l’energia da tutto ciò che è “monetizzabile”! I tre tipi di sistemi termodinamici si distinguono per il flusso di materia ed energia: i primi, aperti, scambiano con l’esterno materia ed energia, come gli organismi viventi; i secondi, chiusi, solo energia, come il nostro Pianeta che riceve luce dal sole; i terzi, isolati, né materia e né energia, come l’Universo, e, per approssimazione, le città Feudali: ebbene, l’entropia è minima nei sistemi aperti, massima in quelli isolati. In linea di principio, ogni paese del

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CAPOSELE 2020, UN PAESE APERTO PER L’ALTA IRPINIA E L’ALTO SELE nostro territorio dovrebbe essere un sistema “aperto”, specie dopo l’arrivo dei miliardi di lire post sisma. In realtà essi sono più simili a quelli “chiusi”, e da dieci anni in progressiva tendenza a diventare “isolati”: arrivano ancora energie dall’esterno (stipendi, pensioni) ma di persone in ingresso neppure l’ombra. I valori relativi ai due anni distanti dieci anni, al di là dell’impressionante calo della popolazione complessiva, specie in alcuni paesi, mostrano un ancor più preoccupante dato proprio nelle classi di età tra 0 e 14 che rappresentano i ragazzi e le ragazze nell’età dell’obbligo scolastico, i giovani del futuro: dei 5471 cittadini mancanti tra il 2010 ed il 2019, ben 1717 appartengono a questa fascia d’età, oltre il 31%, e la gran parte manca nell’Alta Irpinia che volge ad Oriente: a Sant’Andrea di Conza si è passati da 201 a 97, il 52% in meno! I 411 ragazzi che vivono ora a Caposele in questa fascia d’età [9% in meno rispetto ai 444 del 2010] sono più numerosi di quelli di Calitri con 4506 abitanti e sono confrontabili con quelli di Bisaccia che ha, però, 500 abitanti in più e che nel decennio ha perso il 15%. Come ho sempre sostenuto, Caposele riesce a trattenere i suoi giovani, anche laureati, perché tra i tre paesi più vivi [Montella, Lioni e Caposele], è quello più capace di intercettare

Paesi Andretta Aquilonia Bagnoli Bisaccia Cairano Calabritto Calitri Caposele Cassano Castelfranci Conza della Guardia dei Lombardi Lacedonia Lioni Montella Monteverde Morra De Sanctis

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Totale 2010 2103 1879 3299 4103 374 2561 5100 3622 991 2162 1433 1859 2842 6426 7998 867 1330

energia (danaro!) e materia (persone in quantità notevole). Questo significa diverse cose, su cui qualche sociologo potrebbe sbizzarrirsi; per quanto mi riguarda voglio segnalare solo cinque elementi virtuosi già operanti e su cui si può fare ancor di più leva: a) La natura benigna di Caposele e dell’intera Alta valle del Sele, ricca di acqua. b) La presenza di un Santuario, quello di San Gerardo che richiama centinaia di migliaia di pellegrini. c) Una possibilità non remota per i giovani di trovare lavoro in loco, anche per diversi laureati del liceo di Caposele, che mantengono alti i bisogni di una qualità della vita di stile europeo. d) La tenuta di una sezione staccata di liceo che ha alimentato anche diverse attività culturali e ricreative. e) L’attività di diverse associazioni a sostegno delle istanze sociali delle persone più deboli. Queste premesse mi spingono a credere ancor di più in Caposele come sistema aperto, ossia pieno di vita, al servizio degli altri comuni del territorio, agendo da cerniera tra Alto Sele ed Alata Irpinia. E come sempre, mi affido ai giovani, con l’illusione che almeno una di queste dieci provocazioni possa diventare realtà. Ed allora li sfido ad agire per: 1. Definire un accordo con Padre Alex Zanotelli per fare di Caposele il paese dell’Acqua.

Totale 2019 1812 1635 3136 3808 298 2318 4506 3391 945 1952 1313 1634 2222 6151 7670 747 1212

Classi di età da 0-14 2010 255 219 420 511 31 251 520 444 134 281 165 176 342 854 1102 114 164

di Gerardo Vespucci

2. Costruire un Museo dell’acqua, con una serie di exibit scientifici, anche in collaborazione con Città della Scienza. 3. Stabilire un accordo con i padri redentoristi di Materdomini per fare di quel luogo sacro il centro di incontro annuale delle Religioni del Mediterraneo con lo slogan: Caposele paese della Pace. 4. Trasformare la fiera di San Gerardo in una esposizione del Mediterraneo con la presenza annuale di uno stand gastronomico e culturale di una Nazione del mediterraneo ospite, nel nuovo centro fieristico. 5. Fare del Centro Fieristico un piccolo Beaubourg tipo centre Pompidou ove allestire mostre d’arte varia (pittura, scultura, fotografia, multimedia) di livello nazionale ed internazionale, in accordo con i centri espositivi italiani e stranieri. 6. Pubblicizzare meglio le iniziative della festa musicale del primo giorno d’estate 7. Ripristinare il festival di jazz nel bosco con grandi artisti italiani ed internazionali da far culminare nella serata jazz e wine 8. Stabilire un programma di incontri tra associazioni, amministrazione locale e Liceo, a su vari livelli, a cominciare da incontri scientifici mensili di livello nazionale (anche al posto delle assemblee studentesche). 9. Trasformare la giornata del libro dell’IC De Sanctis in una iniziativa ancora più significativa: magari

Classi di età da 0-14 2019 166 140 281 439 22 205 394 411 112 210 125 136 190 778 932 63 135

una mostra stile Fiera del libro di Torino 10. Attivare l’ accoglienza di giovani europei nelle strutture ricettive di Materdomini, stile Erasmus… La mia fiducia nelle possibilità del nostro territorio, Alto Sele ed Alta Irpinia, per il quale ho vissuto ogni mia attività nella scuola di ogni ordine e grado, mi spinge ancora a credere in un futuro in cui anche qui sia possibile sentirsi cittadini europei, in grado di viaggiare ovunque, ma con un biglietto di ritorno sempre pronto.


Giovani

FORUM DEI GIOVANI DI CAPOSELE,

NAPOLI 2019, 30th SUMMER UNIVERSIADE: UN’ OPPORTUNITA’ PER LA REGIONE PIU’ GIOVANE D’ITALIA

NUOVO DIRETTIVO STESSA DISPONIBILITA’ di Vito Rosania

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a scorsa estate, si sono svolte le elezioni volte ad individuare il nuovo gruppo dirigente del Forum dei Giovani di Caposele e dopo le elezioni si è formato un nuovo direttivo, nel quale, sono stato identificato come coordinatore e sto facendo questa nuova esperienza. Il nuovo direttivo vede coinvolti ragazzi che hanno deciso di impegnare il proprio tempo per dare continuità ad una istituzione, quella del Forum, che può essere considerata tra le più longeve della Regione Campania; a far parte dell’organo istituzionale sono: Federico Caruso in qualità di vice-coordinatore, Anthony Del Pilato, tesoriere dell’associazione, Mariacarla Pallante, segretaria. A completare il quadro del direttivo troviamo i consiglieri Raffaella Amendola, Mirco Castagno, Gianluca Cione e Gerardo Rosania. In un’ottica di continuità con il precedente direttivo, il nuovo gruppo si è presentato alla cittadinanza in occasione delle attività del progetto Postale Fest, un percorso utile a migliorare la conoscenza di noi giovani dei borghi irpini, delle loro valenze storicoarchitettoniche e dei loro prodotti tipici per incentivare start-up giovanili nel settore turistico. Nei mesi successivi, sono state continuate attività già avviate dal precedente gruppo direttivo, e, ad esempio, è stata avviata la web radio “Radio Corrente Sele”, una web-radio finanziata grazie ad un progetto presenato dal gruppo coordinato da Vincenzo Russomanno, che ha mosso i primi passi nella prima metà di Novembre e che, grazie soprattutto al gemellaggio economico-strutturale con un’altro progetto locale attivato dalla Pubblica Assistenza, Onde Arancioni, oggi è una realtà a disposizione di tutti che sarà senz’altro un’infrastruttura socioculturale importante per Caposele, oltre ad essere per noi un’attività motivo d’orgoglio, visto che ne sono state finanziate solamente 40 in tutta Italia.

Oltre a questo progetto già ben avviato, abbiamo promosso e facilitato l’accesso di ragazzi verso le attività i laboratori presenti nel bando “Benessere Giovani”, in cui hanno avuto e hanno la possibilità di seguire lezioni di tutor esperti di vari settori, come turismo, valorizzazione del territorio, musica, fotografia e social media marketing. I corsi formativi sono un’ottima opportunità per chi ne sta prendendo parte, permettono di acquisire skills diversificate e fare esperienza sul campo, con particolare attenzione a temi quali legalità, cittadinanza attiva e soprattutto valorizzazione del territorio. Per quanto riguarda i progetti in cantiere per il prossimo anno, un occhio di riguardo dovrà essere prestato al bando regionale “Giovani in Comune” che avrà come tema principale, individuato dal Forum della Gioventù, lo Sport e la vita associativa come opportunità di crescita, il nuovo direttivo resta poi vigile sulle opportunità che verranno a crearsi nel 2020. Rimane sempre una bella sfida quella di coordinare un Forum giovanile, in un piccolo paese poi assume spesso un ruolo fondamentale e il nostro gruppo, come da tradizione ormai consolidata, continueranno ad essere disponibili a collaborazioni con tutte le associazioni presenti sul territorio : Con la Proloco, con l’associazione Festa della Musica, un Albero per tutti, le associazioni sportive e religiose, per tutti gli eventi che si svolgeranno nel nostro comune, per unire nella gestione ed organizzazione il maggior numero di associazioni e fare sempre più cose buone, belle e migliori per il nostro territorio.

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ari lettori, durante l’anno che si appresta a finire ci sono stati vari appuntamenti storici per il Mezzogiorno d’Italia e nello specifico per la nostra Regione: la 30^ Summer Universiade Napoli 2019, il “Sannio – Falanghina città Europea del vino” e “Matera 2019 - Capitale Europea della Cultura”. Su ognuno di questi eventi abbiamo organizzando – con il Forum Regionale dei Giovani Campania - delle attività collaterali: per quando riguarda le Universiadi abbiamo sviluppato un ruolo di accompagnamento all’evento attraverso attività promozionali, ma anche di supporto alla macchina organizzativa, così da cercare di rendere i nostri coetanei coscienti della portata storica dell’evento vissuto. A Matera, invece, abbiamo sostenuto la partecipazione - da protagonisti - di giovani campani alle varie attività culturali che si sono sviluppate e differenziandole in singoli laboratori didattici che hanno posto al centro “La rinascita delle Aree Interne”. Infine per il “Sannio Falanghina città europea del vino”, oltre a promuovere l’eccezionalità di questo prodotto, abbiamo posto l’attenzione sull’abuso delle sostanze alcoliche da parte dei giovani con i relativi effetti nefasti. Tra i citati eventi che hanno coinvolto e che coinvolgeranno il Sud Italia e, nello specifico, la nostra Regione, voglio dedicare qualche riga in più a quello, che a mio avviso, ha visto un maggiore protagonismo dei giovani campani e quindi del Forum Regionale dei Giovani: l’Universiade. L’Universiade, o Olimpiade Universitaria, è una manifestazione sportiva multidisciplinare rivolta ad atleti universitari provenienti da ogni parte del mondo. Seconda solo ai Giochi Olimpici per importanza e numero di partecipanti ed anzi ritenuta, nella sua versione estiva (Summer Universiade), equivalente se non superiore alle Olimpiadi invernali; questo evento nel corso degli anni ha assunto sempre più i connotati di un vero e proprio festival internazionale dello sport e della cultura. Il termine “Universiade” infatti, frutto della combinazione tra le parole “università” e “Olimpiade”, racchiude in sé uno dei concetti alla base di ogni forma di sport: l’universalità. Grande è stato anche il lavoro che i Forum locali hanno fatto sui territori, anche quelli più interni della nostra Regione. Tante sono state le iniziative messe in piedi per promuovere la partecipazione, lo sport sano, la dieta mediterranea, la sostenibilità ambientale dello sport, l’universalità dei valori, la formazione, l’istruzione, la conoscenza e la solidarietà che sono propri dell’evento. L’Universiade, nella sua forma moderna e attuale, fu ideata dal dirigente sportivo italiano Primo Nebiolo che ne organizzò la prima edizione a Torino nel 1959. Grazie al sostegno del Governo nazionale, che ha accompagnato la candidatura,

di Giusepe Caruso – Presidente Forum Regionale di giovani e alla collaborazione con le Università italiane e campane, il CUSI (Centro Universitario Sportivo Italiano) e il CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano), la Regione Campania ha ottenuto per la città di Napoli, lo scorso 5 marzo 2016, la designazione da parte della FISU a ospitare l’edizione estiva dell’Universiade che si è tenuta dal 3 al 14 Luglio 2019. Oggi raccogliamo i frutti di “un’azzardata scommessa” del Presidente De Luca, cioè di rendersi disponibile a realizzare un così importante appuntamento sportivo in pochissimo tempo a seguito della rinuncia della città di Brasilia cui, il 9 novembre 2013, la XXX Universiade era stata assegnata. La Regione ha raccolto importanti risultati attraverso un impegno rilevante di ben 270 milioni di euro. Grazie all’ universiade abbiamo tantissime strutture sportive che sono state rifatte, ristrutturate o comunque ammodernate. Con l’universiade abbiamo avuto una promozione turistica di Napoli e della Campania nel mondo, abbiamo realizzato una nuova immagine capace di attrarre molti visitatori, ma soprattutto capace di far emergere delle positività (di cui abbiamo bisogno) della nostra Regione. L’impegno prossimo è quello di continuare sull’onda creatasi dall’evento. Fondamentale sarebbe – e lo stiamo facendo – utilizzare parte dei fondi residui per promuovere attività nelle aree interne così da incidere anche in quei territori che non hanno avuto un riflesso diretto e che si trovano a convivere con allarmanti dati della disoccupazione e dello spopolamento. Tematica quella delle “Aree Interne” che diventa importantissima in ottica della prossima programmazione europea 20212027 per far si che esisteranno ancora tali luoghi. Con l’auguro che il futuro possa essere sempre migliore del passato, vi auguro un buon 2020!

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Attualità

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a storia e la vita di un paese possono essere in vario modo raccontate, a voce, per iscritto, con immagini. Vi sono anche “narratori speciali” che tanto dicono a chi ascolta e osserva. Di essi questa volta vorrei parlare, della loro particolare forza narrativa e del loro essere estensione e prolungamento della vita della comunità. Sono le strade, le piazze, le vie e i vicoli di Caposele i “narratori speciali” ai quali mi riferisco, da prendere in considerazione non solo come spazi fisici e luoghi di socialità, ma anche e soprattutto come elementi importanti ed essenziali in tanti momenti della vita e della storia locale. La rete secondo la quale tali spazi si sviluppano, nelle diverse forme di vicoli più e meno stretti, di ampie o anguste gradinate, di piazze, piazzini e slarghi, sotto un arco o tra fitti filari di case accoglienti e curate nell’aspetto, in discesa o in salita, non solo rappresenta numerosi e utili percorsi di comunicazione e attrezzati e piacevoli spazi di aggregazione e di incontro, ma anche luoghi di vita della comunità, ciascuno sede privilegiata di eventi, vicende, manifestazioni e feste che ad essi si legano e con essi nel tempo si identificano. Ho percorso tante volte le vie e i vicoli di Caposele nel corso degli anni. All’inizio conoscevo solo le strade e le piazze principali; poi, piano piano, la partecipazione attiva alla vita della comunità mi portava ad una conoscenza sempre più approfondita di essa, fino a giungere ad un coinvolgimento diretto, emotivo e affettivo, in tutto ciò che la riguardava. E le lunghe passeggiate serali estive, e non solo, mi facevano scoprire strade mai percorse, vicoli nascosti, scale, scorciatoie, silenziose vie interne, ampie gradinate, ponti e scorci suggestivi lungo il corso del fiume. Li ho visti in tante vesti questi luoghi, nei momenti di consueta vita quotidiana e nei giorni di festa, nel corso degli anni e nell’arco dell’anno. E ogni stagione animava e tuttora anima, in modo diverso, le strade e le piazze: appaiono in vigile aria di attesa in primavera, pronte a cogliere i primi segnali; calde, accoglienti, affollate e luminose d’estate; silenziose, lucide di pioggia, più lentamente percorse, quasi inclini alla riflessione nei mesi autunnali; di nuovo animate, piacevolmente rumorose, in attesa e piene di luci nel periodo natalizio, a volte nascoste sotto una soffice coltre bianca che copre ogni pietra, che rende morbide le forme, che incanta tutti e ferma il tempo. Le stesse strade e piazze sono state luoghi di dolore, testimoni, silenziosi e

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STRADE, PIAZZE e VICOLI DI CAPOSELE: non solo luoghi di comunicazione, ma vere estensioni di vita. tristi, di disperazione in momenti tragici mai dimenticati, esse stesse colpite, straziate e ferite, invase da macerie e fango, chiuse temporaneamente alla vita, ma tutte ad essa ritornate, rinnovate nell’aspetto, con vesti nuove, con l’aria di sempre accogliente, invitante, solida, rassicurante. Ma ciò che, più di ogni altra cosa, rende le strade e le piazze di Caposele vere estensioni di vita sono le particolari e numerose manifestazioni culturali, sociali, religiose e ricreative che durante l’anno in esse si svolgono e che, nel tempo, con esse hanno stabilito stretti e inscindibili legami di corrispondenza biunivoca.

E il luogo e l’evento si fondono in un’unica immagine che come tale si fissa nella memoria. Numerose le iniziative promosse dalla Pro Loco di Caposele nei suoi tanti anni di attività, sempre organizzate e realizzate con tenace e notevole impegno, grande e contagioso entusiasmo; tante anche le attività delle altre associazioni locali, tutte proposte, in sinergia con il Comune, per valorizzare le risorse e le bellezze ambientali e artistiche del territorio, per tenere vive tradizioni, tipicità, storia e cultura locale, per ampliare e arricchire l’offerta formativa e turistica del paese dell’acqua e di San Gerardo. La promozione del territorio con un’innata professione d’amore per Caposele è anche la principale missione del periodico a cura dell’associazione turistica Pro Loco “La Sorgente”, fondato da Nicola Conforti nel 1973 e da lui sempre diretto, che con impegno

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costante, con scrupolosa cura dei dettagli e della qualità, con grande passione e meticolosità racconta eventi, fatti, storie di vita, la quotidianità di persone di ogni tempo; descrive volti, luoghi e personaggi particolari; propone idee e iniziative insieme a bellissime foto; tiene viva la coscienza collettiva dei Caposelesi sui temi dell’ambiente, del turismo, delle ricchezze naturali, storiche e culturali del territorio; accoglie la critica, include e non esclude niente e nessuno; rappresenta, da narratore davvero speciale, testimonianza fedele e documentazione scritta di storia locale. A molte manifestazioni, negli anni, ho attivamente ed emotivamente partecipato. Ad una ricognizione di esse, che parte dal lontano 1973, come in un gioco di associazione, l’evento richiama immediatamente alla mente il luogo di svolgimento e l’osservazione del luogo “desta rimembranza” dell’evento. Così anche le strade e le piazze di Caposele raccontano la vita e la storia della comunità. E piazza Dante parla del Palo della Cuccagna che per anni, in calde e lunghe serate d’agosto, vedeva agguerrite squadre di giovani, mai scoraggiati dai ripetuti e falliti tentativi, testardamente impegnati a raggiungere la cima; parla anche di un ballo molto sentito e atteso dai Caposelesi, che, nello stesso periodo, per alcune sere, la animava oltremodo; si tratta di una Quadriglia particolare, tipica del posto, dal ritmo incalzante, dalle tante figure, da alcuni eseguite alla perfezione, che prendeva e coinvolgeva tutti; parla ancora di serate musicali, di gare di organetto, di serate più tranquille di cinema all’aperto sotto le stelle, di antichi e recenti comizi elettorali sulla gradinata. E via Roma racconta la storia della Sagra delle Matasse, un prodotto tipico locale, riconosciuto e molto apprezzato, che ogni anno richiama tanta gente. Per una sera, ora per due, la strada cambia aspetto, si trasforma; interdetta alle automobili, diventa luogo di vita; accoglie ridenti tavoli allineati per un lungo tratto, subito occupati da una folla che attende, impaziente e allegra, in un’atmosfera gioiosa, l’arrivo delle grandi pentole piene di matasse fumanti. È un bellissimo momento di festa che parla di tradizione, che alimenta relazioni interpersonali, che favorisce incontri e che principalmente rappresenta un

di Maria Caprio

intenso, spensierato e vero momento di vita della comunità. Da qualche anno la Sagra si svolge lungo altre strade, ma l’immagine descritta resta forte e indelebile. Di altri eventi parla ancora via Roma. Riporta alla mente la Corsa dei tre Campanili che, per anni, nel cuore di essa ha avuto il punto di partenza e di arrivo. Una gara che, nel tempo, ha visto aumentare il numero degli iscritti, molti dei quali non del luogo; una gara che coinvolge tutti, non solo gli atleti, in un’atmosfera di grande partecipazione. Di essa ancora oggi rimane nell’aria l’eco delle prime radiocronache in diretta che nei dettagli la raccontavano, la descrivevano, anzi la facevano “vedere”. Parla anche della Processione di San Gerardo che la percorre in salita e ne asseconda la forma nel percorso, celebrata con particolare solennità dalla comunità religiosa e seguita da una folla che diventa sempre più fitta mentre avanza, fino a riempire tutta la sede stradale per poi scomparire alla vista nella curva davanti alla gradinata di via Petrucci. A vederla dall’alto, nelle prime ore della sera, è un’immagine molto suggestiva, calda di colori e voci, di notevole impatto empatico. È un rito molto caro ai Caposelesi, un appuntamento annuale atteso, a cui nessuno vuole mancare, che la gente di Caposele, e non solo, ogni volta rivive con uguale devozione, composta, compatta, unita e tanto vicina al Santo. Molto da dire hanno anche Piazza Sanità e Piazza XXIII Novembre. Parlano di feste affollate e di spettacoli musicali, spesso con ospiti famosi, di sfilate di moda e di saggi di danza, di spazi tante volte attrezzati per la con-


Attualità

sumazione dei prodotti tipici locali, di gruppi di persone in visita alle Sorgenti, di giochi di bambini, di fontane zampillanti, di lunghe soste sulle panchine sotto gli alberi, di mercatini di Natale, dell’accensione del grande albero di Natale, tra i più alti di Italia e d’Europa. Momenti di vita ugualmente intensi riporta alla mente anche Piazza Francesco Tedesco. Penso allo spettacolo di musica napoletana di Amedeo Pariante in un passato lontano; penso anche ai tanti altri eventi più recenti che in essa hanno trovato un luogo ideale per conformazione, acustica e spazio, quasi un teatro all’aperto, con regolare platea in pendio e tanti possibili palchi ai lati, protetto dallo sguardo della Madonnina. Accanto alle antiche tradizioni che ogni anno rivivono nelle piazze, lungo le strade e nei quartieri del paese, che a ciascuno di questi luoghi si legano nel ricordo, come i ad ogni Falò di Sant’Antonio, la Fiera di Santa Lucia, la Festa di San Vito, nuovi eventi, da alcuni anni, vanno mettendo radici nel tessuto sociale e culturale del paese e si avviano ad occupare posti di rilievo nella storia locale. Penso all’evento “Jazz&Wine all’ombra del Campanile” che in agosto si svolge nella magnifica cornice delle antiche cantine in zona Saure, una manifestazione che mette insieme musica di alto livello, prodotti tipici di qualità, visite alle storiche cantine, in uno scenario naturale davvero suggestivo che, illuminato e attrezzato con particolare cura, sorprende e desta meraviglia. È divenuto un evento molto atteso che ad ogni edizione ha visto notevolmente crescere il numero dei partecipanti. Penso alla “Festa della Musica” che ha trovato il suo luogo di elezione nel Parco fluviale del Sele, un anfiteatro naturale a disposizione in prossimità

delle Sorgenti, che, ad ogni edizione, rafforza il carattere di sede storica e insostituibile dell’evento. Una festa che vede ogni volta tanti giovani lavorare insieme con slancio e senza sosta nella sua organizzazione, che accoglie numerosi artisti e gruppi musicali, molti del luogo, che propone una gran varietà di generi musicali e che soprattutto tiene insieme per due giorni una grande folla di persone, giovani e meno giovani, del posto e di altri luoghi, attratta non solo dalla passione per i diversi linguaggi musicali o da qualche particolare esibizione, ma anche dall’accoglienza e dalla particolare bellezza del luogo, dall’allegra atmosfera di condivisione e di unione che l’ascolto della musica, nella notte del Solstizio d’Estate, sa sollecitare e diffondere. E i due luoghi appena ricordati diventano anch’essi estensioni di vita, protagonisti e narratori di storia locale. Penso, infine, ad una bellissima rappresentazione teatrale proposta dalla appena nata Compagnia della Forgia in un angolo del quartiere “La Portella”, che ha legato, per qualche ora, evento e territorio in un connubio perfetto che di certo lascerà in quel luogo traccia di sé. Tanto raccontano a me i luoghi descritti; sono immagini e momenti della tradizione, della cultura e della storia locale, gelosamente custoditi nella memoria e spesso ravvivati dai luoghi che vivo. Sono, certamente, soltanto una parte molto piccola del ben più ricco e ampio patrimonio sociale, culturale, naturale e artistico di Caposele. Spero, comunque, che tali ricordi possano suscitare riflessioni e considerazioni sull’importanza del patrimonio culturale, sui suoi valori e significati, sul suo senso profondo, ma anche su alcuni suoi aspetti particolari e più specifici, come quello di essere legame forte e indispensabile tra passato, presente e futuro e come quello di creare un rapporto speciale tra le generazioni. Tomaso Montanari in un suo saggio sostiene “il patrimonio artistico e il paesaggio sono il luogo dell’incontro più concreto e vitale con le generazioni dei nostri avi… l’identità dello spazio congiunge e fa dialogare tempi ed esseri umani lontanissimi”. Precisa, più avanti, “Nel patrimonio culturale è infatti visibile la concatenazione di tutte le generazioni: non solo il legame

con un passato glorioso e legittimante, ma anche con un futuro lontano… Occupare lo stesso spazio fisico che un giorno fu occupato da altri… vuol dire anche immaginare i sentimenti, i pensieri, le speranze… di un’umanità che non conosceremo, ma i cui passi calpesteranno le stesse pietre e i cui occhi saranno riempiti dalle stesse forme e dagli stessi colori”. E il patrimonio culturale diventa “uno dei più potenti serbatoi di futuro”; in tale prospettiva va, pertanto, trattato con cura e senso di responsabilità. La tradizione, così, non solo ricorda il passato, ma prende nuova forza dalla comunità che nel presente la rivive, si arricchisce di nuove sfumature, di esperienze diverse in luoghi rinnovati e in tempi mutati, di prospettive più ampie, si prende cura di sé, si consolida nei valori e nei significati, preoccupata e pronta a consegnarsi con tutto il suo ricco e indispensabile bagaglio alle nuove generazioni.

La croce di San Antonio particolare

È una tradizione carica di futuro.

La Chiesa Madre su piazza Di Masi

Piazza Di Masi con l'ingresso su via E. Caprio

Corso S. Alfonso

Uno scorcio sulle cantine innevate

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Sociale

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o scrosciare dell’acqua copre l’aria accompagnando il lavoro nei campi. Scalpiccio di zoccoli e stridio di ruota annunciano l’arrivo di un carretto colmo di sacchi di farina che, barcollando e sobbalzando, scende dal sentiero sterrato del mulino. Il martellare dei fulloni della gualchiera giunge attutito, e sulla strada avanza una legnaiola con il suo carico di fascine sul capo. Nelle cantine scavate nella collina vino rubino e paglierino riposa dopo la vendemmia; a ridosso di una cascina, fusine colme d’olio fresco di frantoio attendono di essere riposte nella grotta. Mentre nelle acque guizzano lampi argentei delle trote, il paese si risveglia, e dai forni si spande il profumo di pane caldo e legna bruciata. Le finestre si spalancano, le donne accendono i focolari e le botteghe aprono le porte sulle strade. In un lieve brusio la vita riprende popolando vicoli e piazzette: il ciabattino cuce suola ed inchioda centredde1, il barbiere imbianca un viso con soffice sapone e l’osteria ha già qualche cliente. Alle fontane s’attardano massaie con orci e conghe2 ed un capannello di donne, munite di bottiglie e tegamini, attende il turno

dal lattaio. Il sole sale nel suo arco ed in un’aia un allegro ciarlare di bambini accompagna il roteare degli strummoli3. Dai pollai sale il chiocciare delle galline, negli orti vengono colti i primi frutti, e sulle spianatoie fontane di farina attendono mani esperte che

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Dopo la sua morte nuclei di famiglie si sposteranno da Caposele: na-

di Milena Soriano

QUANDO ERAVAMO SEMPLICI… le tramutino in matasse… Più in alto fervono i lavori: nuvolette di polvere e affondi di badile, richiami e colpi di piccone accompagnano l’innalzarsi delle mura del nuovo Convento, che Sant'Alfonso Maria de' Liguori, fondatore della Congregazione del Santissimo Redentore, unirà all’antica chiesetta di Santa Maria Mater Domini, meta di venerazio-

L’angolo di Leclerc

enri Leclerc, medico francese vissuto nella prima metà del Novecento, fu tra i primi ad introdurre il termine “fitoterapia”. La parola fitoterapia deriva dal greco phytón (pianta) e therapéia (cura) e prevede l’utilizzo di estratti di piante (o parti di essa) come cura delle malattie. L’utilizzo delle piante per uso fitoterapico ha origini molto antiche. Prima della nascita della scrittura, infatti, già si tramandavano oralmente i nomi delle molteplici piante e le relative proprietà curative. Tra i pionieri della fitoterapia si ricordano gli Sciamani dell’Amazzonia e i guaritori della Steppa. Per quanto riguarda i grandi popoli dell’antichità figurano, ad esempio, i medici sumeri del Nippur che utilizzavano vari preparati di origine naturale. Anche gli Egizi ed i Greci furono abili nell’uso delle piante medicamentose, basti pensare alla mente eccelsa di Teofrasto o sfogliare gli scritti botanici del grande Aristotele. Gli antichi Romani esperti condottieri e popolo pragmatico, appresero velocemente le proprietà terapeutiche derivanti dal mondo vegetale: il romano Galien (da cui derivano le prepa-

ne già da tempi antichi… I Missionari Redentoristi evangelizzeranno l'Irpinia e le valli, tra essi San Gerardo Maiella, la cui fama farà aumentare la massa di fedeli!

razioni galeniche) era, appunto, noto per le sue preparazioni fito-terapeutiche. L’uso dei rimendi di origine vegetale non viaggia soltanto nel tempo, ma anche nello spazio, da Occidente fino all’estremo Oriente. In Cina, ad esempio, viene scritta la prima raccolta di piante fitoterapiche, il “Ben Cao Jing”, volume interessante che risale al 300- 200 a.C. Per secoli l’uomo ha trovato un valido aiuto nella fitoterapia fino alla nascita delle industrie chimiche della seconda metà dell’800, dove i composti di sintesi iniziarono a sostituire quelli di origine vegetale. Con l’avvento di nuove scoperte scientifiche ed il progresso tecnologico si è potuto assistere alla nascita di nuove formule chimiche e, quindi, nuovi medicinali in grado di debellare numerosissime malattie. Tuttavia, il progresso, se non usato nel modo corretto, rischia di rivelarsi dannoso per l’uomo. In epoca contemporanea l’uso sproporzionato di farmaci, soprattutto di antibiotici, ha provocato il cosiddetto fenomeno “dell’antibiotico-resistenza”: sempre più numerosi sono i casi di batteri re-

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sceranno botteghe, taverne e locande e, nel corso di un centinaio d’anni, da una manciata di casolari sorgerà Materdomini, con strutture per accogliere i tanti pellegrini accorsi da lontano!

ed oggetti votivi, ma il 16 ottobre resterà la festa più importante per venerare il Santo Protettore delle mamme e dei bambini.

Tre volte all’anno ci saranno Fiere, ed il vociare allegro si spanderà per la via, tra bancarelle di leccornie

di Dott.ssa Gerardina Spatola

sistenti ai farmaci ed è bene ricordare che l’antibiotico va somministrato solo quando strettamente necessario. È, inoltre, opportuno evitare l’assunzione di antibiotici in caso di classici malanni stagionali, quali un semplice raffreddore o un banale mal di gola, tenendo conto della salute globale del paziente. Potrebbe rivelarsi utile in questi casi lasciare il nostro corpo libero di combattere e debellare la malattia autonomamente, poiché di sicurò sarà in grado di ristabilire il proprio equilibrio, anche senza l’utilizzo di antibiotici. In tali casi, la figura professionale del farmacista saprà indirizzarvi verso la giusta cura, nel modo più naturale ed efficace possibile, ricordando che anche i farmaci di origine naturale hanno una posologia e degli effetti collaterali. Per citare le parole di un mio professore universitario : il naturale non è sempre positivo. Ben venga l’uso di farmaci fitoterapici, ma sempre accompagnati da una corretta informazione. Dato il periodo in cui ci troviamo, la stagione della tosse e del raffreddo-

re, tra i vari medicamenti naturali possiamo trovare in farmacia il preparato a base di GRINDELIA. La grindelia si presenta in natura con un bellissimo fiore giallo ed è ricco di numerosi principi attivi, tra cui: polifenoli, alcaloidi, resine e tannini. Di seguito ecco una piccola carta d’identità della pianta. NOME: Grindelia robusta HABITAT: regioni paludose della California e del Messico del Nord USI TERAPEUTICI: gli Indiani d’America la usavano per le sue proprietà sedative, come calmante per la tosse. Può rivelarsi utile anche per infezioni cutanee, irritazioni e scottature. Viene somministrata sotto forma di sciroppo per la cura di tosse secca o grassa, per la cura di catarro o piccolo spasmi bronchiali; ha un’azione espettorante, balsamica e antibatterica.


Sociale

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he bello portare a spasso la mia nipotina per le strade del paese. E’ una sensazione indescrivibile, un insieme di gioia, senso di responsabilità, protezione e trepidazione. Non parliamo poi della soddisfazione che provo quando la mia piccola esploratrice si aggira tra le giostre presenti al parco giochi! Che meraviglia! Rincorre, ride, esulta per una sfida vinta, come se avesse scalato una montagna, piange se inciampa, cercando consolazione da me. E’ un dolce divagare anche osservare gli altri bimbi contenti, indecisi sull’attrezzo a cui dedicare la propria attenzione. Così anche lei si dibatte in un grande dilemma esistenziale: a quale gioco dare la priorità? Facendo patti con l’amichetta del cuore, salire prima sull’altalena o sullo scivolo? In un momento gli stessi patti vengono disattesi, lasciando il posto ad altre alleanze: andare con un’altra amichetta nella casetta per nascondersi e non far entrare più nessuno. In una di queste occasioni mi sono soffermata sul numero di bambini e ragazzi che frequenta quest’area attrezzata su misura per loro. Sono veramente tanti! Questa considerazione mi riempie di speranza: vivere in un paese in cui ci sono tanti bambini non è cosa usuale. Purtroppo anche nella nostra verde Irpinia la tendenza ad avere figli si è ridotta di molto. Leggevo qualche settimana fa un interessante articolo sul quotidiano Avvenire, nel quale si faceva riferimento all’incapacità dell’Europa e dell’Italia, in particolare, di ritornare ai principi fondamentali sui quali fu costituita. Le radici cristiane, gli ideali di libertà, giustizia, accoglienza, l’ampio respiro di pace contemplato dal Manifesto di Ventotene, sembrano essere stati soppiantati da un cieco perseguimento di obiettivi di parte. Il cambio di rotta, con la messa al bando dei valori suddetti, ha provocato e ancora provoca, ahimè, disorientamento e perdita di certezze. Si ha la percezione che l’Occidente, per secoli culla della civiltà, abbia smarrito la capacità di ri-gene-

rarsi, affermando la propria identità culturale e di mescolarsi, aprendosi all’integrazione generosa e saggia. Il filosofo Eugenio Mazzarella, ordinario presso l’Università Federico II di Napoli e autore dell’articolo, individua una nuova tipologia del

tima esigenza di giustizia. Spesso essi vengono strumentalizzati da una classe politica ed economica vecchia e ottusa, infastidita dalle idee e dalle rivendicazioni, che li relega ai margini della vita pubblica. Sono fermamente convinta che nella cultura e nella bellezza, possa trovare attuazione quel pensiero critico che nei secoli ha fatto grande la nostra civiltà. La politica è costretta ad abbeverarsi a queste nuove fonti, per riacquistare la credibilità tristemente perduta. Essa ritorni a progettare avendo una visione lungimirante per favorire il bene comune, capace di ascoltare e a non guardare se stessa per puro compiacimento. Si dia nuovo impulso all’associazionismo, ai movimenti di aggregazione per formare le coscienze, per costruire una nuova classe dirigente che anteponga a tutto il bene per la persona. Un’altra strada perseguibile potrebbe riguardare il rilancio del dialogo tra le generazioni. Le fratture che spesso si registrano potrebbero essere rimarginate mediante la cultura dell’incontro, che favorisca una rinnovata fiducia tra l’esperienza accumulata dai nostri anziani e le istanze portate dai giovani. Il vecchio, termine caro e per nulla offensivo utilizzato dal prof. Vittorino Andreoli, trova la sua dimensione nel narrare la propria vita. Le difficoltà affrontate e le gioie donate e ricevute diventino testimonianza preziosa, scevra da costrizioni e capaci di infondere Speranza, quest’ultima sovente offuscata. Per la crescita attenta e lo sviluppo sano dei giovani e dei bambini è necessario favorire la dimensione del racconto e dell’ascolto. L’adulto è chiamato a suscitare il desiderio di una vita bella, che li stimoli e li incoraggi ad affermare loro stessi e i legittimi ideali di cui sono portatori. Torno all’immagine iniziale e riprendo una bellissima espressione di un giornalista americano, vin-

SORRISI, GRIDA E SPERANZE genere umano: vivente terminale. Con questo lemma si indica una figura sociale che non è portatrice più di progetto genitoriale. L’uomo contemporaneo è orientato da ragioni esterne, anche relative ai contesti, a non considerare essenziale la sopravvivenza della propria specie. Il complesso delle dinamiche socio-economche, si cita, impediscono o disincentivano la genitorialità. Il tessuto sociale, quindi, con tutte le sue complessità, non riesce più a favorire un ambiente vitale, capace di abilitare alla paternità e alla maternità. Pertanto si hanno meno bambini nostri, più anziani nostri e meno forza lavoro che possa sostenere un walfare adeguato e produttivo. Inoltre i migranti che arrivano desiderosi di una vita più dignitosa, se da un lato li consideriamo invadenti e pericolosi, dall’altro li usiamo come badanti dei nostri genitori o concediamo loro di svolgere lavori che non vogliamo più fare. Prendendo spunto dalla meditazione di cui sopra, vorrei avanzare alcune istanze, che fungano da germogli da piantare e far sviluppare, affinchè gli effetti autoreferenziali ed individualistici del nostro tempo si ridimensionino. Chiedo ai teologi, ai filosofi, ai sociologi e agli antropologi di alzare la voce, di contribuire alla riflessione con il rilancio di pensieri e idee nuove e uniche, di educare l’uomo contemporaneo a non conformarsi alla mentalità di questo tempo, afferma san Paolo. Desidererei che i principi ispiratori che sottendono al Nuovo Umanesimo, ripreso dal pontificato di papa Francesco, potessero riaffermarsi. Il grido di allarme viene dai giovani. In molte parti del mondo sono proprio loro, cari giovani depositari del nostro futuro, ad invocare, innanzitutto, di essere ascoltati nel loro bisogno di libertà, nella loro legit-

di Tania Imparato

citore del Premio Pulitzer nel 1946, William Hodding Carter: « Ci sono due cose durature che possiamo lasciare in eredità ai nostri figli: le radici e le ali ». Ecco l’augurio che rivolgo a me stessa e agli adulti del mio paese: che i sorrisi e le grida gioiose dei bambini che giocano spensierati, possano farci sentire la responsabilità di edificare per loro una società aperta alla Vita, ai valori dell’accoglienza e della promozione della persona. Abbiamo, pertanto, il dovere morale di consegnare ai posteri un mondo migliore. Siamo ancora in tempo, siamo sempre in tempo…

Il 21 settembre 2019 l’Amministrazione Comunale ha inaugurato un nuovo spazio giochi per i bambini di Caposele, i quali avranno la possibilità di accedere liberamente all' area pensata per loro, sicura, al riparo dal transito delle auto, in pieno centro e facilmente raggiungibile a piedi.

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Cultura

OSSERVAZIONI CRITICHE SULLO STRADARIO DI CAPOSELE

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ruce Charles Chatwin, viaggiatore e scrittore britannico, affermava che “la vera casa dell’uomo non è la casa, è la strada. La vita stessa è un viaggio da fare a piedi”. Le strade sono un elemento importante nel tessuto urbano di un paese o di una città. Su di esse si affacciano le case, i palazzi, i negozi. Giudichiamo, a volte, la bellezza di un centro anche dalla bellezza e dalla pulizia delle strade che lo caratterizzano. Esse permettono di creare connessioni tra le parti fisiche di un abitato e, soprattutto, tra le diverse persone che ci vivono. Infatti, riprendendo Chatwin, se le case sono il luogo in cui si ritrova la famiglia, le strade e le piazze sono le ‘case’ i cui si ritrova la comunità. In casa si costruiscono le relazioni familiari, in strada e in piazza buona parte di quelle sociali. In un paese le strade sono, dunque, i punti privilegiati di incontro, di crescita, sono i luoghi del dialogo, delle chiacchiere e, perché no, anche del chiacchiericcio. In ogni caso, nel bene o nel male, le strade hanno un’importanza notevole per la costruzione, in ognuno di noi, del senso di appartenenza alla collettività. E quando una comunità vuole celebrare una persona particolarmente illustre le dedica o una piazza o una strada: operazione pregna di significato dato che dal nome delle strade si evince il ventaglio di valori in cui la comunità stessa si rispecchia. L’elenco di tutte le strade di un centro abitato si chiama stradario. Ogni via, soprattutto a partire dall’epoca moderna e contemporanea, ha un nome. Oggi la scelta dei nomi da dare alle strade è compito, stando alla normativa, dei rappresentanti eletti dalla comunità. Essi, nel procedere all’attribuzione di un nome a una via debbono, orientativamente: tener conto della toponomastica preesistente, specie se antica; considerare le funzioni che determinate zone avevano nel passato e salvaguardarle; ascoltare il parere di eventuali associazioni culturali presenti sul territorio; privilegiare, per le nuove strade, soprattutto i nomi di quelle persone o enti che hanno contribuito a dare lustro alla storia del paese o che si sono contraddistinti per meriti particolari nei confronti del paese stesso. Le ultime delibere sullo stradario di Caposele risalgono al 2005 e al 2010, certificate poi nell’aprile del 2011. Stando al documento finale, pubblicato sul sito del Comune, il numero censito

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degli elementi legati alla viabilità (strade, contrade, piazze ecc.) è di 161 unità così diviso: 84 strade, 30 contrade, 14 piazze, 6 piazzette, 8 larghi, 8 traverse, 4 slarghi, 2 corsi, 2 vichi, 1 località, 1 parco, 1 scaletta. Questa, potremmo dire, ‘ultima’ revisione dei nomi delle strade, se da un lato ha avuto dei meriti, dall’altro ha registrato anche dei limiti e dei veri e propri errori. Parlerò sia degli uni che degli altri. Prima di farlo, mi preme dire che non conosco chi si sia occupato del lavoro in oggetto negli anni succitati, per cui questo mio articolo vuol essere solo una riflessione in cui viene lodato ciò che, a mio avviso, è stato fatto bene e viene biasimato ciò che, sempre a mio avviso, si sarebbe potuto evitare o fare meglio. Circa i meriti, va sottolineato come, finalmente, siano stati inseriti nello stradario di Caposele i nomi di cittadini caposelesi che precedentemente ne erano esclusi e che, in effetti, erano degni di essere onorati con l’intitolar loro una strada o un largo o anche un vico: Donato Antonio Parente, Andrea Morza, Alfonso Maria Farina, Daniele Petrucci, Gerardo Grasso e tanti altri ancora hanno visto finalmente riconosciuti i loro meriti. Meritorio anche l’aver voluto conservare e incrementare i nomi legati a personalità italiane di grande e chiara fama: accanto a Dante Alighieri sono comparsi nomi come Giacomo Leopardi, Giuseppe Ungaretti (che visitò Caposele), Giustino Fortunato e altri ancora. Tra questi ‘big’ manca, però, il nome di Matilde Serao la quale, in una delle sue opere, parla di una serva, buona e premurosa, originaria di Caposele: Marianna Rosania. Ben venga, dunque, Leopardi, ma ben venga anche la scrittrice Matilde Serao; anche lei avrebbe meritato e meriterebbe di essere ricordata con l’intitolarle una strada a Caposele. Degno di plauso è stato anche l’intento di aver mantenuto per diverse strade i nomi delle zone con cui esse, in antico, erano identificate. Nel Seicento (periodo più antico per la toponomastica caposelese) non si diceva che un tale abitasse, ad esempio, in via Pietraquaresima, ma soltanto a Pietraquaresima. Quindi, ben venga l’aver mantenuto nelle vie toponimi antichi tipo Duomo, Capo di Fiume, Pietra della tenta, Sant’Elia, Tredogge, Catapano e altri, solo per citarne alcuni. Si spera che in futuro questi nomi restino, per la loro antichità e per il fatto che essi identificavano, nella sostanza, anche la strada o le strade che caratterizzavano la zona di riferimento. Lodevole l’aver mantenuto anche il nome più antico riferito espressamente a una strada a Caposele: mi riferisco a via Belvedere il cui nome compariva (con i termini

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spagnoleggianti ‘rua’, ‘ruga’ e con il termine italiano ‘vico’) già negli atti notarili caposelesi della prima metà del Seicento. Veniamo, adesso, alle note dolenti. Come prima cosa bisogna da dire che, scorrendo l’elenco delle strade, non compaiono i nomi di illustri personaggi che, per un motivo o per un altro, sono legati alla storia del nostro paese o sono caposelesi essi stessi. I primi grandi assenti sono Spartaco e Marco Licinio Crasso protagonisti, nel 71 a. C. della Guerra servile. La battaglia definitiva tra i due si ebbe “ad caput Sylaris fluminis” presso le sorgenti del Sele, quindi nel nostro territorio. Oltre questi due, che balzano subito all’occhio, sono state ignorate anche altre persone ‘minori’ delle quali riporto qui di seguito i nominativi seguiti da una brevissima scheda descrittiva: - Giovanni Tommaso Zancha, caposelese, rettore cinquecentesco dello Studio di Napoli nonché autore di un testo di filosofia: “Solutiones contradictionum in dictis Aristo. in prologo primi phisicorum dilucidatae”. - Fra Orazio da Caposele OFM Conv., caposelese anche lui, autore della “Prattica del canto piano, o canto fermo” del 1623, una delle prime opere che si occupano del canto non gregoriano. - Donato Antonio Castellano, originario di Bagnoli Irpino ma legatissimo a Caposele. Vicario generale dell’arcidiocesi di Conza nonché autore della voluminosa e preziosissima “Cronista Conzana” del 1691. Negli ultimi anni della sua vita non solo volle dimorare nel nostro paese ma anche morirci. Lasciò i suoi beni alla chiesa di San Lorenzo. - Mons. Ercole de Rangone, arcivescovo di Conza e membro di una nobile famiglia modenese. Eletto arcivescovo della diocesi irpina, da Modena scese a Conza. Presumibilmente in una delle sue Visite Pastorali, ebbe modo di visitare Caposele e ne rimase letteralmente affascinato. Rifiutò, quindi, di abitare nei Palazzi episcopali di Sant’Andrea e di Santomenna e si trasferì a Caposele, dove visse per qualche tempo, deliziandosi del luogo. Qui, nella chiesa madre celebrò un Sinodo metropolitano l’8 settembre 1647, conosciuto come Sinodo di Caposele, i cui atti furono, poi, dati alle stampe. - San Giovan Giuseppe della Croce, patrono dell’isola d’Ischia, che visitò Caposele

Prof. Mario Sista nel 1726 e che un giorno, guardando estasiato la collina di Materdomini e la chiesetta della Vergine, profetizzò al principe di Caposele Ignazio Rota la venuta di Sant’Alfonso, cosa che avvenne esattamente venti anni dopo. - Leonardo Pallante, caposelese, pittore minore del Settecento, le cui opere si possono ancora ammirare nella chiesa cattedrale di Acerno, nella chiesa di San Bernardino a Mirabella Eclano e in altre chiese irpine. - I primi Superiori redentoristi della Casa di Santa Maria Mater Domini, tutti Venerabili e Servi di Dio, alcuni di essi morti a Caposele e, in ogni caso, tutti insigni benefattori del popolo caposelese: Cesare Sportelli, Francesco Margotta, Paolo Cafaro, Giovanni Mazzini, Gaspare Caione, Celestino de Robertis e l’angelico amico di San Gerardo, il venerabile Domenico Blasucci. - Il Venerabile Salvatore Grasso OFM, francescano caposelese di esimie virtù, venerato a Montoro ove morì in odore di santità (AV). - Francesco Masucci da Volturara, il nobile che si fece eremita alla Pietra di San Vito e che consumò la sua vita nel soccorrere i caposelesi nella tremenda pestilenza del 1656. - Don Girolamo Santorelli, “degnissimo Arciprete del rovinato Caposele” il quale, in occasione del sisma che distrusse il paese nel 1853, si prodigò così tanto per il popolo da meritarsi l’amore dei suoi parrocchiani e, dal Re Ferdinando II delle Due Sicilie, la Croce di Cavaliere di Francesco I. - Giuseppe Sanfelice, Sottintendente di Campagna, che profuse tutti i suoi sforzi per ricostruire


Cultura il paese rovinato dal terremoto del 1853. Guidò i lavori di ricostruzione, fornì le baracche ai poveri terremotati e trasformò la chiesa di San Francesco dei conventuali nella nuova chiesa madre di San Lorenzo, caduta poi col terremoto del 1980. Fu celebrato da Nicola Santorelli con l’appellativo di “Oppidi Restitutori”, colui che restituì ai caposelesi la propria città ricostruita. - Servo di Dio Notaio Vincenzo Ronca, che amò ed elesse Materdomini come suo luogo prediletto per compiervi i suoi esercizi spirituali e ritirarsi in determinati periodi dell’anno, guidato da P. Celestino De Robertis. Illustrò, con la sua fama di santità la sua Lioni, che ancora lo venera come santo. - Padre Raffaele Fusco C.SS.R., per tre volte Superiore di Materdomini per volontà del popolo caposelese, temuto e, nello stesso tempo, amatissimo; grande benefattore, insigne sostenitore della santità di Gerardo Maiella la cui causa di beatificazione perorò e portò a compimento tra molti ostacoli, consigliere preferito di Ferdinando II. Questi i nomi di coloro che ancora attendono da Caposele un degno riconoscimento. Rattrista un po’ vedere come essi, che nel loro piccolo si contraddistinsero per i loro meriti personali o per il loro amore per Caposele, siano stati ignorati a favore di altri che, pur essendo indubbiamente meritevoli, non hanno avuto, però, nessun legame con il nostro paese e con il nostro territorio. Mi riferisco a madre Teresa di Calcutta, a don Lorenzo Milani, a mons. Luigi Di Liegro, a don Luigi Sturzo, a don Guanella, a un non ben identificato Sant’Egidio (sic!) e ad altri. Nomi degnissimi di comparire nelle strade di Caposele e di tutti i centri d’Italia, non sarò certo io a negarlo, ci mancherebbe; però, avrei preferito che accanto a queste personalità fossero comparsi anche i piccoli grandi uomini di cui sopra, de facto ignorati. Lo avrei preferito secondo la logica dell’et… et e non certo dell’aut… aut. Mi si perdoni il mio egualitarismo campanilista. Alle personalità elencate prima, sono stati addirittura preferiti concetti astratti quali la pace, la solidarietà, la concordia, la speranza e, in un impeto di devozionismo - forse di uno dei membri che si occuparono della revisione - anche la divina misericordia. Mi piace sottolineare come nelle grandi città i nomi di questi concetti astratti vengono di solito dati alle strade quando si è a corto di nomi di persone fisiche. Bene, a Caposele questo rischio non c’era, eppure si è preferito dare questi nomi e non quelli delle personalità precedentemente illlustrate dimenticando che le persone hanno sempre la priorità sui concetti, anche quando essi esprimono valori che meritano tutto il nostro plauso. Infatti, se non sono incarnati in persone in carne

e ossa, valori come la pace, la solidarietà, la concordia ecc. sono solo vuote parole, flatus vocis, avrebbero detto gli Scolastici. Curiosa poi, se non addirittura bizzarra, anche la dedica a una realtà che non mi pare abbia avuto e abbia a che fare col nostro paese: mi riferisco all’opera della “Città dei ragazzi” di mons. Patrick Carroll-Abbing, talmente importante per qualcuno da averle dedicato addirittura una piazza a Caposele. Se poi, tale legame ci dovesse essere stato o essere ancora, che dire, mi si corregga. Altre scelte fatte le ritengo ininfluenti se non addirittura vuote di senso: perché via degli Aragonesi (uno dei tanti popoli dominatori), via Filippo di Balvano (conte di Conza e solo alla lontana feudatario di Caposele), piazzetta Posidonia (una pianta acquatica!), piazza Caduti di Guerra (ai quali va la mia deferenza, tuttavia il Monumento ai Caduti li celebra già tutti), via Corbetta e Magenta? Perché, poi, la lunga serie di città e enti (Milano, Pomigliano d’Arco, Baviera, Norvegia, Francavilla Fontana, Terracina, Trani etc.) che si distinsero in occasione del terremoto del 1980? Non si potevano racchiudere in un nome soltanto, tipo quello dato al Parco “Volontari del XXIII Novembre”? Mi si accuserà di poca gratitudine verso tutte queste città. Lungi da me una tal cosa: sono grato eccome. Solo, vi è che tutti questi nomi fanno sì che una grossa fetta delle strade del paese tendano a essere legate a un evento soltanto, ovvero il terremoto del 1980. Diversi anche gli errori presenti nello stradario. Non è stato, ad esempio, corretto un preesistente errore relativo alla contrada “Di Martino” che, ostinatamente, si presenta nel nuovo stradario ancora con la dicitura erronea di “Diomartino” (prima del 2005 era “Dio Martino”, adesso un solo termine: errore nell’errore!); quasi che in quella contrada fosse esistita una divinità di nome Martino. Il nome seicentesco della zona era “Aria di Martino” e indicava uno spiazzo, un’aia appunto,

il cui proprietario era un certo Martino: tutto qui. Pure il dialetto orale conferma una tal cosa, chiamando la zona “Di Martinu”. Non si comprende perché nella toponomastica Martino lo si sia fatto diventare un dio. A questo errore atavico altri errori sono stati aggiunti, li riporto menzionando prima la forma corretta e poi quella che appare, purtroppo, nello stradario: - Poseidonia era il nome greco di Paestum. A Caposele si è voluto dedicare a questa antica città la già citata piazzetta, chiamandola, però, ‘Posidonia’, che è il nome, come già detto altrove, di una pianta acquatica. - Fra Paolo (che una tradizione vuole fosse veneto, risiedesse presso la non più esistente chiesetta di San Donato e facesse di cognome ‘Di Paulo’) fu colui che dipinse, nel 1710, l’immagine della Madonna della Sanità presso le sorgenti del Sele. Egli era un eremita, e gli eremiti venivano chiamati con l’appellativo di ‘fra’, mai di frate, che indicava i religiosi che avevano fatto i voti. Di colpo nello stradario è diventato ‘frate Paolo’: sbagliato. - Francesco Tonzo da Caposele OFM Conv. fu un frate conventuale e Vescovo di Bisaccia nel 1369. Originario di Caposele, vi fondò il convento con l’annessa chiesa di San Francesco (attuale chiesa madre di San Lorenzo). Nelle fonti antiche (Cronista Conzana) è riportato chiaramente il cognome con la ‘T’. Nello stradario il cognome è diventato ‘Fonzo’; per quale motivo, non si sa. - Lucio Domizio Faone compare nella Lapide del dio Silvano del II sec. d. C. e fu colui che dotò il Collegio sacerdotale silvanico dei beni necessari per il mantenimento del tempio; nella mappa dello stradario compare come ‘Lucio Domizio Faraone’ mentre è corretto nell’elenco. - ‘Lungosele’, che in italiano, sulla falsariga di altre parole simili quali ‘lungotevere’, ‘lungarno’ ecc. si dovrebbe scrivere con un’unica parola,

è riportato erroneamente con ‘Lungo Sele’. - Pietra della tenta era la località dove venivano stesi i tessuti dopo esser stati tinti. Giustamente la strada ha mantenuto l’antico nome. Non così il largo che è diventato ‘Largo Pietra della tenda’. A me non risulta che in antico a Caposele si fabbricassero tende e che fosse dedicato a queste un luogo specifico. Se poi sia esistita una zona dedicata alle tende, può anche essere e in tal caso chiederei venia per quanto detto. - I martiri del Fiume Sele: Vito, Modesto e Crescenzia furono i primi cristiani ad essere uccisi nella Piana del Sele. Vito, orfano di madre, fu affidato a Crescenzia e a Modesto, che lo crebbero nella fede cristiana. A Caposele a San Vito sono dedicate già una chiesa e una contrada. Gli si è voluto dedicare anche una strada con un nome che non solo è lunghissimo (e quindi scomodo per i documenti) ma è anche sbagliato: “Via Martiri del Fiume Sele: Vito, Modesto e Crescenzo”. Santa Crescenzia è diventata un uomo. Al netto dell’errore, poi, ma se proprio si doveva dedicare un’ulteriore strada a dei santi, non era il caso di dedicarla ai martiri San Vitale e Santa Colomba, i cui corpi riposano, insieme a quello di San Gerardo, nella Basilica di Materdomini? Segnalo, come dulcis in fundo, un doppione, quello relativo a Santa Lucia: Largo Cappella Santa Lucia e Piazza Santa Lucia. Perché due dediche alla stessa persona? Anche qui, misteri della fede o, meglio ancora, della toponomastica caposelese. Non so ogni quanti anni lo stradario venga revisionato: ignoro, cioè, se esistano delle cadenze ben precise per un’operazione del genere o se un’Amministrazione Comunale possa procedere in completa autonomia temporale. Sta di fatto che, qualora si dovesse metter mano allo stradario di nuovo, si spera che vengano corretti gli errori sopra esposti e che, soprattutto, vengano inseriti nel novero delle strade anche i nomi di coloro di cui si è parlato e che attualmente non vi compaiono. E… se possibile, che si faccia anche una revisione di tutte le tabelle esplicative che compaiono in giro per il paese; tabelle volte a offrire notizie su un monumento, una strada o una piazza. Diverse di loro riportano gravi inesattezze ed errori. Ma… questo è un altro argomento. Prof. Mario Sista

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Sociale

L

a nostra vita è costellata di errori. Nessuno arriva alla fine della propria esistenza senza aver avuto un insuccesso. Il solo augurio che possiamo farci è che esso non sia tanto rovinoso né per noi né pe gli altri. Ma se impedire alle sventure di colpirci è impossibile, ve ne sono altre che incautamente attiriamo su di noi con scelte scellerate o sconsiderate. Malattie e lutti non dipendono dalla nostra volontà. Possono essere solo affrontati con la tenacia di chi combatte per la propria vita o per sconfiggere le sofferenze causate da una perdita familiare ma non evitate. Alla malasorte non si può sfuggire ma, in molte altre circostanze, siamo direttamente noi i protagonisti del nostro destino e possiamo mutarlo. La ricerca del profitto e della ricchezza ad ogni costo sono il terreno

Sbagliare è inevitabile ma perseverare è quanto meno stupido fertile su cui nascono e si sviluppano le diseguaglianze e le ingiustizie. Scelte più eque e solidali dipendono solo da noi e possono cambiare le nostre società, troppo competitive ed egoiste, in un mondo diverso in cui conviene a tutti vivere perché più giusto. I guasti procurati da idee di dominio e di superiorità sui nostri simili, sono sotto gli occhi di tutti. Tante nazioni sono entrate in guerra e generazioni di giovani e meno giovani sono miseramente scomparse e non hanno vissuto la loro unica e irripeti-

bile vita, per colpa di teorie propugnate da uomini assetati di potere e malati di delirio di onnipotenza. Non c’è bisogno di un grande sforzo di memoria per ricordare i disastri accaduti nel passato, anche recente, e di respingere, di conseguenza, l’idea di credere in uno o in pochi uomini “forti” che si dicono capaci di risolvere da soli tutti i problemi. Gli sbagli commessi ci hanno insegnato a pensare meglio e a tenerci cara la fiducia nella democrazia nata da persone che hanno vissuto queste terribili esperienze, e che, pur nella imperfezione

di Rodolfo Cozzarelli

delle cose umane, ci consente di vivere una vita più degna di essere vissuta. La logica da seguire è che siamo tutti uguali ed abbiamo, quindi, tutti gli stessi diritti di fronte alla legge umana e divina e che la soluzione dei nostri problemi deve provenire dalla collaborazione, dal dialogo e dal rispetto reciproco. E’ l’unica buona strada da seguire anche se si può rivelare lunga e difficile.

2019, “ma si faci?” È il penultimo venerdì di agosto. Si parte per Laceno che a Caposele ha appena smesso di piovere. Sull’altopiano soleggiato iniziano a raccogliersi corridori, spettatori e semplici curiosi pronti a godersi emozioni che solo la Stralaceno riesce a dare. Neanche il tempo di terminare le iscrizioni che il sole lascia il posto a minacciose nuvole. In pochi minuti si scatena una fitta pioggia torrenziale, di quelle in cui è più facile imbattersi in un villaggio del Laos che sui rilievi di una regione del Mediterraneo. Segno evidente di un cambiamento climatico oramai imprevedibile e incontrollabile. Costretti a trovare riparo in qualsiasi mezzo di locomozione (il sottoscritto in autombulanza accolto dai volontari della Pubblica Assistenza di Caposele), si cerca di avere un contatto con quel centinaio di persone oramai asserragliate tra i vetri appannati, impazienti di sapere: “ma si faci?”. Persino Nicola D’Auria cede al potere della tecnologia e, su un gruppo WhatsApp creato per l’evento, tenta di rassicurare i più sulla riuscita della manifestazione giunta oramai alla 31esima edizione. Dopo 20 minuti di pioggia intensa, uno spiraglio di luce si intravede sui crinali ad est. Certi che il peggio è passato, ci si riversa sull’asfalto. La pioggia si fa più fine. Ognuno per le proprie mansioni, si

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cerca di riportare la situazione alla normalità. Siamo in ritardo sul timing dell’organizzazione, bisogna accelerare. Viene velocemente riallestito il banchetto per le iscrizioni. L’acqua pare aver dato nuove energie a tanti caposelesi in coda per registrarsi e ritirare il pettorale. Alla fine se ne conteranno cinquantacinque. Più del previsto, considerato l’evento improvviso e i numeri degli anni precedenti. La pioggia è quasi un ricordo, ma manca meno di un’ora al tramonto e si rischia di non poter finire la gara. Pochi minuti per riscaldarsi e un giro del tracciato per l’ispettore di gara a controllare che il percorso sia praticabile. Ricevuto l’ok, gli atleti saltellanti si dispongono sulla linea bianca. Un colpo al campanaccio di vacca, sicuramente adatto al contesto montano, dà il via alla Stralaceno 2019. La nebbia calata nel frattempo sull’altopiano, non permette di vedere dalla partenza gli atleti percorrere l’anello di 5,585 chilometri. Solo i lampeggianti blu dell’autombulanza rassicurano che la gara sta procedendo, ma seguendo l’ultimo corridore non danno contezza dell’andamento dei primi. Solo qualche chiamata tra il Direttore di gara e un’ammiraglia comunica la posizione del primo. Passati 17’20” circa, si intravede

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il primo atleta, riconoscibile nonostante il pettorale non leggibile (questo avrebbe potuto spalancare le porte all’accoglimento di un ricorso). 18’07” il primo tempo. Qualche secondo per annunciare che è record, che gli applausi incitano allo sprint il secondo e il terzo. La lettera al petto di entrambi ci dice che sono all’esordio. Un buon esordio. Alla spicciolata giungono all’arrivo tutti gli altri, allenati e non. Qualcuno soddisfatto e sorridente, qualcun altro un po’ meno. In volata, dopo 28’, le prime due donne. Ex aequo per loro. L’imprevisto ha certamente reso più epica la manifestazione e condizionato la prestazione di qualcuno. Alla fine, tutti e cinquantacinque i partecipanti taglieranno un traguardo sobrio, senza tappeti, striscioni e transenne.

di Francesco Ceres

E questo, stavolta, non per colpa della pioggia, ma per la volontà di vivere una Stralaceno essenziale nella forma, ma, nella sostanza, sempre più coincidente con i valori sportivi che da 31 anni da Caposele si esportano a Laceno.


Politica

Avanti con convinzione, ecco i risultati dopo 18 mesi.

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8 mesi di Amministrazione Primavera, di cui sono orgogliosamente Capogruppo di Maggioranza sono passati e, con soddisfazione, posso e possiamo esprimere grande soddisfazione per come stiamo lavorando per Caposele e Materdomini. Lo dico a nome dell’intera maggioranza e a beneficio di tutti provo, dalle pagine del vostro giornale, a raccontare quello che è stato fatto e quello che avverrà. Un bilancio positivo il nostro, in linea con il programma elettorale presentato alla cittadinanza e i cui obiettivi vogliono traghettare Caposele fuori dall’isolamento istituzionale in cui era caduta, e soprattutto verso il futuro. Mesi che ci hanno visto lavorare sodo, con passione e impegno e che hanno portato a risultati importanti, avviato fondamentali processi di cui vedremo presto i risultati. Scrivo in rappresentanza di una maggioranza unita, forte e convinta delle azioni che sta portando avanti, carica di una sempre maggiore esperienza che sta maturando, supportata da un’intera comunità. Tutta la nostra azione politica continua a basarsi su elementi chiave quali sono la competenza, il rispetto delle regole, il rimettere al centro le persone e i servizi: abbiamo lavorato e sono felice di poter riassumere le tante cose che stiamo portando avanti. Acqua. Dimezzamento delle tariffe previste dalla Convenzione 2012; Installazione dei misuratori del minimo deflusso vitale. Progetti presentati e finanziati. Progetto per la verifica sismica della casa comunale 14.770,90 euro - FINANZIATO Progetto manutenzione idrogeologica del vallone Palmenta attraversamento con la sc Palmenta confluenza con vallone Acque delle Brecce 245.500,00 euro - FINANZIATO - Exempla “Il territorio di fa storie” progetto POC di cui Caposele è stato capofila con il Comune di Laviano e Valva. 50.000,00 euro - FINANZIATO Acquisto di giochi per i disabili all’interno del parco giochi decreto Regione Campania n° 379 del 25/09/2019 5.000,00 euro - FINANZIATO Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (ANPR) 1.500,00 euro - FINANZIATO AngInRadio - WebRadio - 7.500,00 euro dell’Agenzia Nazionale Giovani - FINANZIATO Presentazione del progetto a valere sul bando per le associazioni di volontariato “Agricoltura sostenibile” della Regione Campania 25.000 euro; Presentazione del progetto a valere sul bando per le associazioni di volontariato con la Pubblica Assistenza Caposele della Regione Campania 25.000 euro; Presentazione del progetto a valere sul bando “Giovani in Comune” della Regione Campania, 15.000,00 euro. Presentazione del progetto, di circa 400.000,00 per la realizzazione di percorsi cicloturistici nelle zone montane, in collaborazione con la Comunità Montana Terminio Cervialto. Lavori pubblici. Interventi fatti e programmati: Apertura dell’area verde e nuova perimentazione dell’area Sorgenti, nei pressi di piazza Sanità, Rifacimento della rotonda a Materdomini e sistemazione di Corso San Alfonso (479.000,00 euro);

Interventi di ripristino della pavimentazione di Corso Europa e Via Roma a Caposele (200.000,00 euro); Interventi di manutenzione delle strade rurali (180.000,00 euro); Pianificazione di interventi di emergenza intercomunale di Protezione Civile (63.000,00 euro) Decreto Dirigenziale n. 39 del 23.05.2019 della Regione Campania; Interventi di manutenzione della rete fognaria (32.000,00 euro); Stesura e approvazione del progetto di efficientemente energetico della Casa Comunale (50.000,00 euro); Messa in sicurezza del tratto di via Aldo Moro, tratto dal ponte Tredoggie a Piazza Sanità; Messa in sicurezza e sistemazione dell’area degli alloggi popolari in Via San Gerardo; Abbattimento del rudere nello spiazzale del Liceo di Materdomini; Istituzione delle Commissioni di autorizzazione sismica del settore provinciale del Genio Civile; Realizzazione del Parco Giochi in Piazza Sanità; Posizionamento pensiline per autobus su Via Aldo Moro; Sistemazione delle campane dell’edificio comunale; Espletamento della gara d’appalto, in collaborazione con il Comune di Lioni, per i lavori di restauro e sistemazione del Museo delle Acque (circa 177.000,00 euro). Turismo e Cultura. Approvazione del Piano Strategico del Turismo Caposele 2023; Approvazione e finanziamento della nuova campagna di marketing turistica; Apertura del Centro Fieristico di Materdomini e realizzazione delle prime iniziative: Mostra di Pittura e Scultura di Artisti Interregionali, Fiera del Cioccolato, Mostra “Dal Sele a Matera 2019”, Mostra VIOLA, Fiera degli Sposi; Costruzione dell’ATS servizi al turismo per la gestione del flusso turistico della frazione di Materdomini per un supporto alla gestione dei parcheggi, delle navette e della viabilità; Realizzazione delle iniziative di promozione turistica “Invasioni Irpine” e “Caposele tra Sorgenti e Matasse” con l’Associazione InfoIrpinia; Ripresentazione della proposta di inserimento della Quadriglia nell’elenco Regionale del patrimonio immateriale culturale regionale; Gestione, coordinamento e promozione del calendario estivo 2019; Realizzazione del secondo Festival degli Artisti di Strada in onore di San Gerardo; Concerto del 14 Agosto dei Neri per Caso - Materdomini; Realizzazione del murales in Via San Gerardo di Guido Palmadessa; Traffico, decoro urbano, sicurezza, viabilità. Apertura della circolazione stradale località Chiusa/Piani - svincolo della SS 691, uscita autostradale, tratto svincolo Materdomini della strada a scorrimento veloce “Fondo Valle Sele” e l’intersezione di Via Piani con la strada di Via Aldo Moro; Installazione dell’impianto di videosorveglianza, con 8 punti; Manutenzione, ripristino e grandi pulizie del canalone di scarico delle sorgenti Sanità nel Fiume Sele; Adozione dell’ordinanza del taglio delle siepi;

Avvio della rimozione di prefabbricati in zona Duomo e sistemazione dell’area; Abbattimento piante secche pericolose; Pulizia straordinaria di cunette, graticole e aree verdi. Smart City e Agenda Digitale. Migrazione all’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (ANPR); Stesura definitiva del progetto per la posa della Fibra Ottica. Stesura delle linee strategiche per il processo di transizione digitale del Comune di Caposele; Attivazione di 10 punti Wi-Fi Wifi4EU, di cui 2 in località Piani, 4 a Materdomini e 4 a Caposele; Ambiente, Montagna e Agricoltura. Adesione del Distretto Rurale e agroalimentare della qualità del GAL “I sentieri del buon vivere”; Rimozione dell’amianto sul tetto della stalla sociale di Buoninventre; Rimozione della scuola in località Serra Castagno completamente in amianto; Sistemazione di varie aree, ricollocamento e ridefinizione delle zone adibite alla raccolta dei rifiuti; Smaltimento pneumatici abbandonati in varie zone del Comune; Acquisto nuovo mezzo per la raccolta dei rifiuti urbani; Realizzazione giornate ecologiche, in collaborazione con l’ANTA; Progetto radure, avvio dei lavori in montagna; Corso e rilascio di patentini per fitofarmaci; Corso di Olivicoltura Elaiotecnica. Corso e rilascio attestato per l’utilizzo di attrezzature da lavoro. Politiche Giovanili, Sociali e per la Famiglia. Avvio e gestione del progetto Benessere Giovani (50.000,00 euro) con la realizzazione di percorsi formativi per i giovani, in particolare sull’organizzazione eventi, il social media marketing e la fotografia; Costruzione della Casa delle Associazioni in Via San Gerardo; Avvio della web Radio AngInRadio e della sala prove per i gruppi musicali; Gestione del rinnovo delle cariche del Forum Comunale della Gioventù; Realizzazione dell’iniziativa “Postale Tour 2019”; Istituzione della Consulta delle Donne; Convegno sulle dipendenze con l’assessore regionale Marciani; Inaugurazione del Parco giochi in Piazza Sanità; Inaugurazione con la presenza di Mimma Lomazzo; Manutenzione dei locali della Pubblica Assistenza con riordinamento al centro infanzia, Consegna delle pergamene ai Centenari; Attività costante di supporto alle famiglie disagiate; Adesione all’iniziativa di AMDOS Alta Irpinia ed illumina di rosa un suo angolo rappresentativo; Celebrazione del 100 anno della fontana Sostegno ai volontari presenti durante le domeniche di settembre e ottobre presso il Santuario di San Gerardo; Celebrazione della ricorrenza del 23 novembre; Manifestazione del 25 novembre sulla violenza delle donne, in collaborazione con la Consulta delle Donne;

di Ernesto Donatiello

Capogruppo di Maggioranza e Consigliere Delegato al Turismo e alla Promozione del Territorio.

Laboratori a sostegno dell’associazione Un Albero per Tutti per allestire il centro paese in occasione del Natale, in collaborazione con la Consulta delle Donne. Gestione delle risorse umane provenienti dal progetto del reddito minimo di inserimento. Scuola. Accatastamento della scuola di Materdomini (obbligatoria per fare la Scia e fare somministrazione come la mensa). Espletamento della gare per i l servizio trasporto alunni. Proseguimento del tempo pieno, in continuità con lo scorso anno a cui si sono aggiunte 2 sezioni con 2 classi che utilizzano la settimana corta. Vendita dei vecchi pulmini con eliminazione dei costi di assicurazione e manutenzione. Sport. Affidamento e rinnovamento degli impianti della piscina comunale; Realizzazione e supporto del Campo Scout 2019; Realizzazione del primo Torneo di Scacchi 2019; Supporto alla squadra locale di calcio e alle attività sportive; Sistemazione dell’impianto di illuminazione del Campo Liloia; Attività di censimento degli impianti sportivi con il CONI; Collaborazione e supporto allo svolgimento del torneo di pallavolo e alla corse dei tre campanili; Collaborazione e supporto alle attività del campo da bocce. Bilancio - Avvocatura – Commercio. Studio del bilancio comunale e inizio della stesura del Bilancio 2020; Attività di miglioramento dei meccanismi di controllo e revisione della spesa pubblica della macchina amministrativa, mediante valutazioni e analisi puntuali e l’adozione di soluzioni che hanno condotto al raggiungimento di obiettivi di contenimento dei costi; Controllo e variazioni positive di bilancio in entrata in relazione ai finanziamenti ricevuti; Delocalizzazione della fiera di Materdomini in località Duomo; Miglioramento e regolamentazione del decoro dei mercatini lungo Corso San Alfonso a Materdomini. Attività di ricognizione dei fondi della Legge 219. Un impegno costante da parte di tutti i Consiglieri che sta portando numerose risorse aggiuntive al difficile bilancio comunale e non possiamo che dichiararci soddisfatti del lavoro svolto e ci impegneremo a continuare su questa strada. Buon Natale e Felice Anno Nuovo.

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Attualità

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ono passati ormai alcuni anni, ma, nel mio ricordo sento ancora il timbro della sua voce, la luce dei sui occhi.

Di lei ammiravo la bellezza, i tratti dolci del viso, la sua coinvolgente allegria, la voglia e la capacità di “aggregare”, di portare innovazione in ogni cosa prendesse a cuore. Quando ripenso a lei ho due immagini indelebili, reali, come se le avessi vissute solo qualche giorno prima. Lei, bellissima, gioviale, con le guance rosa dovute alla lietezza di un ballo, felice e ridente con un enorme fascio di mimose gialle, tenuto stretto in un abbraccio. Decine di altre donne le giravano intorno sulle note di un allegro brano e lei ballava spensierata al centro, individuando la successiva danzatrice che avrebbe preso il suo posto al centro del cerchio umano.. Era un 8 marzo, eravamo 200 donne unite in una sala di un ristorante. Come dimenticare la scenetta rappresentata poco prima? Aveva scritto i testi di una parodia di una trasmissione tv e con altre “ragazze” l’avevano inscenata, riscuotendo tantissime risate da parte di tutte noi.

ad illuminare le nostre festività!- Eh si che sarebbe stato davvero molto bello! Andai via, ma le promisi che avrei tastato un poco le possibilità per tentare qualcosa in proposito. In effetti qualche giorno dopo, mi recai al comune di Caposele per avere informazioni.. passai per una visionaria! Ed avevano pure ragione! Ci trovavamo a novembre, ci sarebbero voluti del tempo e soprattutto disponibilità economica: si era già fatto un addobbo qualche anno prima su quell’albero, ma era costato tantissimo ed ovviamente, come spesso accade, non vi erano fondi comunali disponibili. Non riuscii ad ottenere nulla! Non si

ta da Angela la Fioraia, una grande raccolta popolare di fondi. Tantissimi accolsero favorevolmente la nostra causa e si prodigarono, con i mezzi necessari alla copertura finanziaria dell’addobbo. Decidemmo che quell’Albero avrebbe avuto un significato, lo avremmo dedicato al RICORDO di chi ci ha lasciato troppo prematuramente perché il ricordo, fa bene al cuore, migliora il nostro stato d’animo, le nostre giornata, ci mantiene uniti a chi non c’è più: esso rappresenta un ponte incrollabile tra noi e loro, tra la Terra e la vita eterna. Ma sarebbe

L’Albero di Caposele, sia orgoglio e patrimonio di

tutto un paese e di tutti coloro i quali vorranno perdersi nella sua speciale atmosfera! poteva. L’inverno passò freddo e malinconico, con passo lento e stanco, lasciano spazio all’aria più mite e profumata, al volo di farfalle, alla rugiada sulle prime timide fioriture. E, mentre la terra si apprestava a rinnovarsi a nuova vita e a rifiorire in tutta la sua magnificenza, lei smise di soffrire. Smise di combattere la lunga battaglia

stato anche simbolo di SPERANZA! Il sentimento di fiducia in un futuro sempre più prossimo in cui ogni malattia fatale possa e sere debellata. Quell’anno, il 2013, ci fu la prima accensione. Una

di Concita Meo

cerimonia intimissima, poche persone unite insieme nella fredda notte del 13 dicembre, giorno di S. Lucia, la Santa della luce, desiderando dedicare la luce dell’Albero alle tante assenze che hanno lasciato un vuoto in ogni uno di noi. Da qui il nome dell’associazione e della relativa manifestazione: “Un Albero per Tutti”. Nel frattempo, negli anni, tanti, troppi cari, amici conoscenti, ci hanno lasciati prematuramente. Siamo sempre più numerosi sotto l’Albero ad accendere la luce, che speriamo possa illuminare le tenebre della sofferenza, per noi e per chi ha bisogno di essa, per ricavarne un sostegno e nuova forza da usare contro le ostilità della vita. Siamo ostinati a proseguire il cammino intrapreso e supportare, grazie alla generosità di tanti, la prevenzione, unica arma a disposizione per combattere malattie distruggenti e la ricerca medica, come rimedio o soluzione possibile di vita.

UN ALBERO PER TUTTI: LA STORIA

Poi ricordo quel pomeriggio dove tutto ebbe inizio! Frequentavo la sua casa poiché portavo mio figlio a ripetizione di matematica da una delle sue figlie. Era reduce del secondo intervento e sedeva sul divano rosso del soggiorno. I capelli cortissimi, lo sguardo stanco. C’era il camino acceso. Mi chiese se desideravo un caffè, ma come al solito i minuti erano contati ed io dovevo scappare al lavoro. Si informò di come stessero andando i preparativi l’evento natalizio che stavamo organizzando quell’anno. Poi, quella richiesta! – Sai come sarebbe bello se l’abete alla curva alla Sanità, venisse addobbato! Tante luci

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contro quel male che aveva avuto la meglio sula sua freschezza e sulla sua giovinezza. Un intero paese si strinse alla famiglia, distrutta dal dolore per la scomparsa di GERARDINA. Non avevo avuto tempo per elaborare la sua richiesta e questo pensiero continuava a girarmi nella testa, stavo male per non essere riuscita a realizzare quel timido desiderio sussurrato silenziosamente.. Ne parlai con Lorenza, sua amica da sempre che, guardandomi emozionata, mi disse: proviamoci, vediamo che riusciamo a fare. A quel punto coinvolsi Annalisa, una delle figlie con cui avevo più confidenza e, anche da lei ottenni la promessa di aiuto. Iniziammo ad organizzare la squadra di lavoro, eravamo pochi, io, Lorenza, Annalisa, Vincenzo, Letizia, Antonio Cifrodelli. Quest’ultimo, reduce della sua battaglia contro “la Bestia”, a proporre di devolvere tutto il ricavato alla ricerca sul cancro. Il progetto prendeva forma, ma pari passo, aumentavano anche le difficoltà, le spese economiche in primis. Fu a quel punto che cominciò, capeggia-

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Il Pino Irpino è un progetto culturale e sociale grazie al quale una carovana di ragazzi ha percorso nel mese di dicembre i 118 comuni irpini senza sosta. È l'idea di sei ragazzi che hanno in comune un forte senso di appartenenza alla propria terra. Partiti da un concept tanto semplice quanto efficace: "Irpinia, Ti voglio Bene", si sono ritrovati a immaginare qualcosa che potesse mettere in contatto tutte le comunità della provincia di Avellino. Un viaggio. Un solo viaggio lungo tre giorni attraverso l'intero territorio provinciale con l'obiettivo di accorciare le distanze non solo geografiche ma soprattutto sociali. Una simpatica trovata goliardica si trasforma così in un'iniziativa collettiva di solidarietà che quest'anno mira a raccogliere fondi per il comune di Castelsantangelo sul Nera (MC) fortemente colpito dal recente sisma.


Storia

N

ella recente storia d’Italia il processo di globalizzazione, l’insuccesso di politiche che miravano a sviluppare le parti meno fortunate del Paese, il malcostume e la dilagante corruzione hanno determinato la nascita della “Lega Nord”. Un partito, la Lega Nord, sorto verso la fine degli anni Ottanta, che ha raggruppato in sé tutti i cartelli elettorali autonomisti dell’Italia settentrionale che miravano a un maggiore decentramento da Roma. In tal modo costituiva un contenitore trasversale e interclassista, che raccoglieva il malcontento dei cittadini settentrionali svincolati, dopo la caduta del Muro di Berlino, dalle appartenenze ideologiche. Con la fine del comunismo cominciava, dunque, il leghismo, che, ai suoi esordi, inalberava il vessillo della lotta al centralismo assistenzialista dello Stato unitario, utilizzando il Sud come capro espiatorio. La Lega delle origini,

anche sui tanti luoghi comuni contro i Meridionali. Essa ha costituito, per la stessa sopravvivenza dello Stato unitario, un serio pericolo, tuttora non del tutto scongiurato. In tal senso, l’unità del Paese è, oggi, minacciata da soluzioni di ampia autonomia, avanzata da parte di regioni tra le più ricche del Paese, detta di autonomia differenziata. La richiesta è una diretta conseguenza dell’affrettata modifica costituzionale del 2001. La battaglia etnicamente identitaria della Lega ha affascinato, per qualche tempo, non solo cittadini comuni del Nord ma anche gente di cultura. È stato il caso di Gianfranco Miglio, preside della facoltà di scienze politiche dal 1959 al 1989 dell’Università del Sacro Cuore di Milano, considerato per moto tempo l’ideologo della Lega Nord. Sono note le considerazioni di Miglio sull’uomo del Sud, ossia sull’uomo mediterraneo, il cui archetipo egli individuava in Ulisse. Chi era Ulisse? Per l’ideologo della Lega Ulisse era

A dire il vero tra gli studiosi meridionali era rimasta sempre viva, sin dai tempi del compimento del processo unitario, la polemica sui modi in cui si era formato lo Stato italiano. Puntuali e profonde furono, in tal senso, le analisi di grandi meridionalisti: da Pasquale Villari a Giustino Fortunato e a Benedetto Croce, da Gaetano Salvemini a Francesco Saverio Nitti e a don Luigi Sturzo, da Guido Dorso a Pasquale Saraceno, da Francesco Compagna a Manlio Rossi Doria per finire ai meridionalisti dei nostri giorni. Mai, tuttavia, da nessuno era stata messa in dubbio la soluzione unitaria. Invece, con l’affermarsi del verbo leghista e in opposizione alla sua sprezzante arroganza, ma forse in misura maggiore a causa della progressiva scomparsa del Mezzogiorno dall’agenda politica governativa dopo la inopinata soppressione della Cassa per il Mezzogiorno, è nato e si è diffuso un sentimento antiunitario di nostalgia per il Regno delle Due Sicilie, un regno

di Michele Ceres

delle ricchezze meridionali dopo il 1860. E ancora sul felice stato e sulla lieta vita del Mezzogiorno prima del 1860, sulla deliberata politica di dipendenza coloniale e di sfruttamento in cui l’Italia unita tuttora mantiene il Mezzogiorno, e su altre simili presunte <<verità>>, lontane dalla <<storia ufficiale>>. Sul piano culturale e storico l’anti-italianismo neoborbonico è ben poca cosa. È, però, sul piano politico che manifesta la sua forza erosiva dei valori fondativi dell’idea nazionale italiana, della quale il Mezzogiorno è stato un attivo compartecipante, dando alla nazione due dei suoi migliori generali, Diaz e Pollio, quattro presidenti della Repubblica, vari capi di governo (da Crispi a De Mita e a D’Alema), un

L’Unità nazionale non è più un dogma

per meglio caratterizzarsi, assumeva, a seconda delle circostanze e delle convenienze, l’antistatalismo, il localismo, il secessionismo e il federalismo. A loro volta i partiti tradizionali, sottovalutando il fenomeno, fecero finta di non vedere, per poi sfidare la Lega con un’affrettata e poco meditata riforma costituzionale. Nel 2001 il Centrosinistra, che era al governo del Paese, forse per paura di un calo dei consensi, negli ultimi giorni della legislatura, varava, infatti, una riforma costituzionale del Titolo V della Costituzione in modo del tutto frettoloso e poco ragionato. Tutto ciò accadeva mentre la Lega lentamente aggregava un blocco sociale in cui tuttora si riconoscono tanto il piccolo imprenditore ex elettore democristiano, quanto l’operaio della CGIL ex elettore comunista. Dal febbraio 1991 la Lega Nord è entrata nelle case degli italiani partendo dalla Lombardia e dal Veneto, per poi espandersi in tutte le regioni settentrionali, nel territorio della cosiddetta “Padania”, vale a dire tutta la Pianura padana più altre regioni che non rientrano nel territorio bagnato dal Po. La diffusione della Lega, favorita anche dalla crisi irreversibile dei partiti tradizionali, si è incentrata tuttavia

un ladro, un uomo astuto che viveva ingannando gli altri, un uomo i cui tratti salienti erano lontani anni luce dai modi di vita semplici e genuini delle popolazioni nordiche di remote e presunte ascendenze celtiche. Sin dalla nascita la Lega Nord è passata dall’essere un semplice partito periferico antisistema, presente solo in poche amministrazioni dell’Italia settentrionale, a una forza politica di governo della seconda repubblica, che ha gestito ministeri importanti, come quello dell’Interno, e le regioni più ricche del Paese: Lombardia, Veneto, Piemonte e Friuli Venezia Giulia, adeguandosi di volta in volta al comune sentire degli elettori verso le politiche sia nazionali sia comunitarie europee. Ma una costante ha caratterizzato la sua continua ascesa: l’antimeridionalismo, che oggi sembra appannato, perché la Lega ormai compete con gli altri partiti ovunque dalle Alpi alla Sicilia. In un paese come l’Italia notevolmente differenziato per storia, usi e costumi e, per di più, per diversi livelli di reddito, la proposta secessionista o quantomeno di ampia autonomia della Lega non poteva non suscitare una reazione uguale e contraria da parte di gruppi identitari del Sud del Paese, più conosciuti come neoborbonici.

di benessere e di progresso esistente solo nell’immaginazione dei tenaci nostalgici, che amano definirsi neoborbonici. Il 7 settembre del 1993 i neoborbonici si incontrarono per la prima volta al Borgo Marinaro a Napoli “per contro-celebrare l’arrivo di Garibaldi a Napoli il 7 settembre 1860”. Riccardo Pazzaglia scrisse per l’occasione l’inno ufficiale del movimento sulle note dell’inno nazionale delle Due Sicilie di Giovanni Paisiello. Giornalisti e scrittori hanno trovato nel neoborbonismo l’appiglio per libri e scritture di scarsissimo o nessun peso storico e culturale e, tuttavia, pur con le loro banalità, hanno raggiunto sull’onda della moda vendite da capogiro. Il risultato è che oggi, come ha sostenuto il compianto storico napoletano Giuseppe Galasso in un articolo sul “Corriere del Mezzogiorno” del 13 luglio 2015: il primo che incontrate per istrada o altrove può farvi dotte lezioni sui cento e cento primati del Regno delle Due Sicilie, sulla rapina

gran numero di ministri, buona parte della burocrazia statale, scrittori e poeti premi Nobel, cattedratici di gran valore. Nostalgia dei Borbone? I neoborbonici dimenticano che il Mezzogiorno è stata la parte d’Italia più fedele ai Savoia, di coloro cioè che detronizzarono i Borbone; dimenticano che fu a Napoli, e non nelle città piemontesi, che dopo la diffusione dei risultati del referendum istituzionale del 1946 si verificarono violenti scontri con diciotto morti e centinaia di feriti. Fu a Napoli, ex capitale del Regno Borbonico, che la monarchia sabauda ebbe, tra le città d’Italia, il massimo consenso con circa l’80% dei voti.

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Sociale

N

egli ultimi anni abbiamo assistito ad una serie di privatizzazioni di imprese statali per cui è lecito porsi la domanda: è stato un bene o un male? Ora, sull’onda della tragedia del ponte Morandi a Genova, ci si pone un’altra domanda: è giusta la rinazionalizzazione di Autostrade? Chi più dello Stato può garantire che la sua gestione ed ammodernamento siano realizzati secondo i criteri del bene comune? L’Amministrazione pubblica è in grado di imporre una maggiore efficienza del servizio? Certo la gestione attuale è stato un fallimento. Ogni anno i pedaggi autostradali aumentano più del costo della vita, ma i lavori di manutenzione ed ammodernamento sono scarsi. Perché dare in gestione le autostrade per un tempo così lungo? Perché tanti punti oscuri in questi accordi? Perché tanti omissis? Quando si prende una decisione non bisogna mai ragionare per astratto o sull’onda dei sentimenti dell’opinione pubblica colpita da una tragedia così grande, ma partire da dove siamo e dai costi-benefici derivanti da un cambio di rotta. L’eventuale rinazionalizzazione della rete autostradale deve tener conto dei costi di risarcimento dei vari attori e dei costi della nuova gestione. E passiamo ad un altro colosso privato, la Fiat o meglio FCA che ha posto la sede amministrativa ad Amsterdam e quella legale a Londra nella più assoluta indifferenza di politici e sindacati. È proprio vero che un’azienda può fare quello che vuole o deve dare conto a chi in passato ha finanziato la cassa integrazione con milioni di euro (Stato Italiano). Ora la FCA ha deciso di fare un accordo con la Peugeot; qualcuno dice farsi comprare dalla Peugeot. Sono stati informati il governo francese e quello americano sede della Chrysler; il governo italiano è stato informato a mezzo stampa. Non so se l’accordo è una cosa buona o negativa (io credo sia positivo); ma vogliamo salvaguardare il posto di migliaia di lavoratori delle aziende italiane? Non siamo mai stati in grado di dettare condizioni; figuriamoci adesso. Ma almeno chiediamo chiarezza; cosa comporterà questa fusione? Poco tempo fa la fusione FCA-Renault è fallita; si è detto che le aziende avevano strategie diverse. È proprio così o vi sono altri problemi a noi sconosciuti? Approfitto dell’occasione per ricordare che Paolo Scudieri, titolare dell’Adler Group, una delle più importanti aziende nel mondo per la produzione di materiali che rendono silenziose le auto e ne migliorano il comfort, ha deciso di investire a Lioni. Vi sarà la sperimentazione delle auto elettriche e dell’alta velocità. Scudieri ha la mamma lionese ed è questa la prova di come le radici possono coesistere con la tecnologia. Il Comune, dopo avergli dato la cittadinanza onoraria, si è messo a disposizione per facilitare gli investimenti. Sicuramente non farà come tanti industriali del nord che, dopo aver ricevuto fior di contributi dallo Stato, hanno lasciato il territorio portandosi via le attrezzature ancora efficienti.

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Esistono alcuni specialisti in fallimento che riescono a far guadagnare soldi ai proprietari delle aziende infischiandosene degli operai. Come fanno? Scompongono l’azienda in varie parti per cui non si sa più qual è la testa e qual è la coda. Sono vere e proprie scatole cinesi. Cosa può fare lo Stato italiano per prevenire questi imbrogli? Nazionalizzare tutto o mettere in condizioni cittadini privati e onesti di lavorare

rispettivi settori dopo aver valutato attentamente i pro e i contro di ogni decisione. E torniamo alla domanda iniziale: meglio pubblico o privato. Io credo che alcune aziende debbano essere pubbliche. Prendiamo ad esempio le Poste: da quando sono in parte privatizzate, la posta non viene più consegnata tutti i giorni, ma solo 2-3 volte a settimana; eppure la posta è nata proprio per consegnare carte e mantenere

di Giovanni Vuotto Tra pubblico e privato non ci deve essere mai guerra ma sana concorrenza e leale collaborazione ai fini del raggiungimento del bene comune.

PUBBLICO O PRIVATO nel migliore dei modi, snellire le pratiche, facilitare gli investimenti? Sicuramente ci vogliono funzionari capaci di affiancare le aziende e imprenditori capaci di guardare al di là del proprio naso. Achille Scudieri, il papà di Paolo, produttore di camicie e pigiami, scoprì che il poliuretano espanso poteva essere utilizzato nel mondo delle vetture, per produrre vari componenti come la scocca in fibra di carbonio. Come non essere fieri di questo illustre personaggio che coniuga il senso degli affari, in un periodo difficile come quello attuale della globalizzazione, all’amore della propria terra e alla solidarietà. E passiamo alle cose negative: Alitalia, Whirpool, Ilva il governo cerca di salvare queste aziende senza applicarvi le necessarie cure. La stretta attualità ci obbliga a parlare dell’ex Ilva; l’impianto avrebbe dovuto essere il punto di forza della strategia europea del più grande gruppo siderurgico mondiale. Dopo lunghe e durissime tensioni con la comunità locale ed il Governo, la vicenda si è conclusa con la fuga di Arcelor Mittal da Taranto. In un’area quasi interamente dipendente da questa fabbrica i danni economici sono enormi. Oltre ai posti di lavoro si perdono miliardi per la diminuzione del PIL nazionale e il peggioramento della bilancia commerciale. Senza dare nessun giudizio sulle responsabilità recenti e passate dei governanti, si deve sottolineare l’enorme sforzo compiuto per contenere la dispersione delle polveri sottili che potevano portare danni agli abitanti della città e ai lavoratori (copertura di migliaia di metri quadrati degli impianti). La salute dei lavoratori e dei cittadini deve essere protetta applicando i migliori strumenti disponibili. Nemmeno può essere però che un giudice decida di chiudere un alto forno sull’onda emotiva o che i proprietari decidano di chiudere tutto da un giorno all’altro; per ricominciare la produzione occorrono settimane o mesi. Qualche anno fa, alcuni avventurieri si spacciarono per ricercatori e misero su un sistema per curare il tumore dei bambini. Naturalmente tutto falso. Dopo alcuni studi lo Stato non garantì il rimborso di tali prestazioni. Allora alcuni giudici ordinarono alle ASL di mettere questi farmaci (del tutto inutili e quindi dannosi) a carico del SSN. Io mi chiedo: come può un giudice dire che il farmaco è efficace, il forno danneggia i cittadini, o che l’ambiente è inquinato? Lasciamo che si pronunciano gli esperti dei

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rapporti con i cittadini anche quelli residenti in paesi piccoli e periferici. È vero che ci sono altri modi di corrispondenza; è vero che i giornali si leggono online, che esiste la posta elettronica certificata, ma è pur vero che è importante il contatto umano non soltanto il computer. Da anni ormai per installare un nuovo contatore elettrico si deve ricorrere esclusivamente al telefono, ma dall’altra parte del cavo non c’è una persona ma bensì una voce registrata. Anche la Scuola e la Sanità dovrebbero essere pubbliche, ma questo è un argomento molto vasto. Altre cose invece dovrebbero essere private di modo che la concorrenza tra i vari attori faccia abbassare i prezzi: vedi i telefonini: da quando ci sono diversi gestori i prezzi sono più bassi. Ma anche questo è un campo minato. La concorrenza è sempre spietata e a volte sleale: viene premiato più chi passa da un gestore all’altro che chi rimane sempre con lo stesso operatore.

UN CORSO PER LA CURA DEGLI ULIVETI o scorso 14 novembre presso l’aula Polifunzionale in Piazza XXIII Novembre, si è tenuta la prima lezione teorica del laboratorio di olivicoltura ed elaiotecnica, promosso e finanziato dal settore agricoltura del Comune di Caposele. Un percorso qualificante rivolto agli agricoltori locali per migliorare le tecniche della manutenzione e della gestione degli uliveti di cui il territorio è ricco.

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GIOCHI DAVVERO PER TUTTI I BAMBINI, PRESTO NEI PARCHI DI CAPOSELE

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l Comune di Caposele è risultato beneficiario di 5.000 euro da destinare all'acquisto ed installazione delle aree verdi pubbliche di giochi destinati a bambini in condizione di diversabilità. -Una prima, ma molto significativa iniziativa, che renderà, speriamo quanto prima, più inclusivi ed accessibili gli spazi pubblici locali, per la felicità di tutti i bambini


Ambiente

Effetto “FARFALLA”

I

l rapporto Global Witness denuncia che nel 2018 in tutto il mondo sono state uccise almeno 321 persone tra donne e uomini, impegnati nella difesa dei diritti umani e delle risorse naturali. Nel solo Brasile di Bolsonaro ce ne sono stati venti di morti. Il presidente che rivendica il suo incessante lavoro per “liberare il Paese dall’ambientalismo che lo soffoca”. Però a soffocare sono i Brasiliani, per il momento. A Rio Branco, capitale dello Stato di Acre, più di cinquantamila persone sono state ricoverate per disturbi respiratori causati dalla nube di fumo sprigionato dai roghi della foresta. Caposele, lontanissima dal Brasile e dalla foresta Amazzonica dista oltre 9.000 km, sembrerebbe immune da questa catastrofe. Si parla di persone che non ragionano con la testa ma con la pancia. Per questi pensatori, e ce ne sono troppi, noi (italiani) staremmo al sicuro, sotto una campana di vetro. Ma, ovviamente così non è. Come tutto il mondo siamo legati indissolubilmente alle sorti del Brasile, dell’Africa, dell’Asia, dell’Oceania. Ogni mutamento che avviene in un continente, in uno Stato, in una regione, in un

Comune ha una portata di rilevanza mondiale. Può sembrare assurdo, ma non lo è. Può sembrare banale, ma la normalità degli equilibri è la condizione più difficile da mantenere difronte alla bramosia e ottusità del genere umano. “Può il batter d’ali di una farfalla in Brasile provocare un tornado in Texas?” fu il titolo di una conferenza tenuta da Lorenz nel 1979. Nella metafora della farfalla si immagina che un semplice movimento di molecole d’aria generato dal battito d’ali di una farfalla possa causare una catena di movimenti di altre molecole fino a scatenare un uragano a migliaia di chilometri di distanza. Ed il disastro ambientale che sta avvenendo in Brasile, e molti altri disseminati nel mondo, cosa comporterà? Gli effetti di una modifica delle condizioni climatiche, forse, si stanno già verificando (disposizione delle alte pressioni, il jet stream, la corrente del golfo, l’aumento di forza degli uragani, delle precipitazioni, della temperatura ecc.) e con queste ultime catastrofi verranno amplificati. Di sicuro l’incremento di alcune malattie è il sintomo evidente che le forme dell’inquinamento ci stanno sempre di più circondando e colpendo.

di Angelo Ceres

Le responsabilità sono globali. L’Europa, primo partner commerciale di Brasilia, potrebbe ad esempio bloccare l’iter di approvazione del trattato di libero scambio Ue-Mercosur. I modi ed i metodi si possono trovare. Anche la nostra comunità potrebbe contribuire a costruire un Mondo sostenibile, basterebbe ricominciare con le buone pratiche e le corrette azioni (soprattutto amministrative). Maggiori controlli, omogeneità ed equità degli interventi risolverebbero la gran parte delle argomentazioni che in un passato non molto lontano si erano iniziate a sviscerare. E su un ragionamento programmatico con le conseguenti azioni, partite qualche anno fa, inspiegabilmente interrotte, ed oggi ancora inceppate, che bisogna insistere. Tenendo fermi la tutela del territorio e la salute dei cittadini. Si, proprio il benessere personale che parte dal livello più basso, quello amministrativocomunitario. Dal 2012 è fermo il piano per la raccolta differenziata, basterebbe riesumarlo ed aggiornarlo e nel giro di 6/7 mesi finalmente vederlo realizzato, con evidenti benefici in termini igienici ed ambientali.

Come si era iniziato il discorso sul biologico. Oggi Legambiente “La Voce della Terra” ha inoltrato una richiesta, ancora senza risposta, rivolta all’amministrazione comunale per l’abbandono dei prodotti chimici usati in agricoltura. Risvolti positivi sull’ambiente e sulla nostra salute sarebbero indiscutibili, con minori costi per chi sostituirebbe la chimica con il biologico. Adottare il facile provvedimento “Plastic free” per liberarci dalle plastiche, microplastiche ed il monouso. Sono soltanto alcune delle scelte importanti che si possono fare. Occorre avere un forte spessore per attuarle, sostenerle e mantenerle. Obiettivi importanti e significativi che migliorerebbero la qualità della vita, faremo la nostra piccola parte. Come il battito d’ali della farfalla scatenerebbe un uragano in una parte del mondo, le corrette azioni, le buone pratiche iniziate a Caposele potrebbero riverberarsi a catena tra gli altri paesi!

LE VIE DEL REGNO PREFAZIONE di Carmine Balzamo

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ono liriche composte tra il 1942 e il 1947: Scritte tra gli articoli di vario genere, che il Farina è venuto pubblicando su vari periodici. La scelta è stata severa, accurata. Le più pulite, le più garbate tra le sue poesie, hanno trovato posto in questa raccolta. Liriche religiose le si deve dire: d'una religiosità, di un'umana religiosità, viva, palpitante, sentita. Ci si trova dinanzi, quasi sempre, ad una poesia vera, tanto diversa da quella dei nostri ermetici, sfasati contemporanei. Anche dal punto di vista formale: ritornano gli antichi metri; siamo di fronte alle tradizionali strofe. Ma l'andamento del metro e del verso è ricco di modernità. Si desidererebbe, tuttavia, forse talora, un maggior lavoro di lima. Ma il verso c'è, e sonante, armonioso. Ed il contenuto, la concezione è tale sostanza che lascia perdonare le lievi mende della forma. Non si discute sul concetto informatore del volume: esso è concluso nel titolo: «Le vie del Regno». La civiltà cristiana, la carità cristiana, l'Amore Divino è sufficiente per il Farina

per la soluzione di tutti i problemi umani, da quello politico a quello sociale, come chiaro traspare. Egli ha fatto un'opera che si fa leggere e che si può apprezzare, tra il marasma in cui si dibatte la Poesia del nostro Paese. Pertanto il lettore può e deve essergli grato. A me, che sto seguendo, da vari anni, con cuore fraterno di amico, lo sviluppo del Farina, non resta che bene augurargli il successo di critica che egli merita. Non si fa parola nemmeno delle fonti del Farina: risentimenti del suo maestro, Felice Cuomo, vi sono evidentemente in tale sua opera, anzi in tutta la sua opera. Molto egli deve al Cuomo, specialmente per la forma, specificatamente nell'architettura del verso breve. Molto egli deve alla lettura dei minori secenteschi, in quella che è la dolcezza e la garbatezza di talune concise sue liriche. Si direbbe, a volte, leggendo, di trovarsi di fronte ad un poeta che ha peccato (come scriverebbe Carducci) di Heine. Ma il Farina non conosce plagio. A parte le fonti, il Farina ha interrogato specialmente il suo cuore, e l'altrui cuore, anche. Con sincerità. E per il lettore deve bastare, onde potersi compiacere con l'Autore.

di Alfonso Farina

A MATERDOMINI

A CAPOSELE

Nel vago ciel d'Irpinia, agile svetti Tra il verde dell'olivo e del castano, del Sele i pochi rivi, al mar diretti, carezzano i tuoi piè nel bassopiano. Lucente faro, i pellegrini aspetti Che vengano da presso e da lontano, cogli occhi mesti, col dolor nei petti, col corpo stanco e il rosso cuore in mano. Un'ara qui, nei secoli passati, sorse a Maria, la mattutina stella: del divo Alfonso i figli avventurati ereditàraccolsero sì bella, e di zelo apostolico infiammati, le glorie si sognarono del Maiella.

Come una dolce, oriental visione, baleni all'occhio. Con malioso accento, ripidamente vien dal Paflagone il chiaro fiume, gran nastro d'argento. L'Eliade e Roma, un dì, su queste zone Sostaro, ed il ricordo mai s'è spento. Poi di Cristo la santa religione Di sue gesta scolpì l'alto portènto. Patrie virtù splendeano ai vaghi ostelli, ove sortìa la culla e chiuse i dì, multiforme d'ingegno, il Santorelli. O materna mia terra, se vanì La nobiltà fastosa dei castelli, l'orma sorvive ancor del tuo Ligny.

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STORIA DELLE FAMIGLIE CAPOSELESI

di Pasquale Ceres

Le famiglie Caprio di Caposele I vari rami Caprio di Caposele originano da diversi antenati, provenienti dai paesi vicini, in particolare Bagnoli Irpino e Teora. I rami indipendenti tra loro sono i seguenti:  Pietro Giuseppe Caprio, nato nel 1726 a Bagnoli, dove visse e morì: i due suoi figli Lorenzo e Pietro Tommaso, nati ancora a Bagnoli, iniziano a spostare il loro baricentro verso Caposele:  Lorenzo, nato nel 1755 a Bagnoli ma morto a Caposele nel 1805: da lui origina il ramo principale dei Caprio tuttora presenti a Caposele: discendono da lui il ramo CaprioBenincasa, quello di don Aristide (padre dell'ing. Giovanni Caprio), di don Ciccio "Caramella" (soprannominato così a causa del monocolo chiamato appunto "caramella") e di suo fratello Armando Caprio (orefice), di Alfonsina Caprio (moglie di "Peppu lu nutaru"), e di una parte cospicua dei Farina  Pietro Tommaso: nato (1765) e morto a Bagnoli, sposò Antonia Trillo, anch'essa di Bagnoli. Dopo il matrimonio la famiglia si spostò a Caposele, infatti i figli risultano tutti registrati nel nostro paese. Pietro Tommaso morì giovane, a soli 33 anni, per cui ebbe solo (per gli standard di allora!) 4 figli. Da Pietro Tommaso discende il ramo Russomanno "Shcavetta" (grazie ai matrimoni delle figlie femmine), quello di Maria Teresa Caprio (moglie del primo Conforti di Caposele, Michele), e quindi il ramo Conforti; un altro ramo Russomanno, cui appartiene Serafina Russomanno, madre del musicista Carlos Di Sarli (vedi numero 97, pagina 26)  Antonio Caprio, nato intorno al 1746 a Bagnoli Irpino e deceduto a Caposele: da lui discendono: un numeroso ramo Tobia, emigrato negli USA, ed altri rami collaterali in cui il cognome Caprio è scomparso. L'unico nucleo familiare Caprio di questo ramo che sono riuscito ad individuare è quello di Lorenzo Caprio, detto "Fasulo" per la simpatica "performance" che iniziava con un fagiolo posto sul polso. Dopo alcuni movimenti preparatori con il polso rimasto praticamente fermo, era in grado con un movimento repentino di far saltare il fagiolo verso l'alto di una decina di cm. Ricordo ancora con affetto la sua giovialità ed il sorriso con cui mostrava orgoglioso a me, allora bambino, la sua "magia". Anche se non poteva parlare, il suo sorriso diceva tutto!  Lorenzo Caprio sposato con Catarina Caprio, entrambi nati a Bagnoli Irpino intorno al 1766. Il cognome Caprio si perde nelle generazioni successive, ma, tra gli altri, originano i rami Russomanno "Umberto" e "Shcavetta".  Alberto Caprio, nato a Teora negli ultimi anni del 1800: da lui origina il ramo "Caccese".

Ramo di Francesco Aniello Maria Caprio Lorenzo Caprio (nato a Bagnoli nel 1755, vedi sopra) ha moltissimi discendenti. Limitando l'analisi esclusivamente ai rami che hanno mantenuto il cognome Caprio, ne ricordo alcuni:  quello di Camillo Caprio (1845-1900), cui appartengono Ernesto Caprio (padre di Daniele, il vincitore delle ultime edizioni della Stralaceno), ed Italo Caprio;  quello di Donato Maria Caprio (1820-1907), i cui discendenti sono emigrati in Uruguay. Sicuramente il ramo più grande che prende origine da Lorenzo (almeno per quanto riguarda le persone vissute a Caposele) è quello di un suo nipote, Francesco Aniello Maria Caprio (1839-1901). Sposatosi con Maria Teresa Nesta nel 1859, egli ebbe 6 figli (2 femmine e 4 maschi). Di questi uno (Girolamo) morì da giovane a 26 anni, ed un altro (Gaetano Gerardo Maria) da poppante, all'età di 10 mesi: purtroppo all'epoca la mortalità infantile era molto elevata, anche nelle famiglie agiate (Francesco era agrimensore, cioè l'equivalente del geometra di oggi, ed in un paese agricolo come Caposele era una professione stimata). Gli altri 4 figli hanno dato vita a nuclei familiari numerosi: la mia prima idea di pubblicare l'albero completo dei discendenti di Francesco è naufragata perché il grafico risultante era enorme e non avrebbe avuto una buona resa sulle pagine d el giornale. Ho optato quindi per un grafico per ciascuno dei figli con discendenti:  Alfonsina Caprio, sposata con Girolamo Benincasa: praticamente tutti i membri di questo ramo CaprioBenincasa non risiedono più a Caposele. Tra i loro figli c'è Alfredo Rutilio Benincasa, partito soldato per la I Guerra Mondiale e stabilitosi in Nord Italia. Di lui e dei suoi discendenti si è parlato in un precedente numero della Sorgente (num. 94, pagina 14, "1462-2017, un lungo percorso");  Giuseppe Caprio, sposato con Giovannina Malanga: vi appartengono il ramo di don Aristide Caprio, e il ramo Vetromile, che origina da donna Mafalda Caprio coniugata con Nicola Vetromile;  Gaetanina Caprio, sposata con Carmine Vitale, insegnate e maestro di musica originario di Cesinali, comune limitrofo ad Avellino;  Rocco Caprio, sposato con Giuseppina Urciuoli: a questo ramo appartengono (tra gli altri):  Dora Caprio coniugata con Luigi Cozzarelli (genitori di 4 figli tra cui Fernando e Mimì Cozzarelli);  don Ciccio Caprio, ex sindaco di Caposele, e suocero dell'ing. Nicola Conforti, direttore di questo giornale;  Edmondo Caprio, padre di Ezio, Franco e Giuseppe;  Dina Caprio coniugata con Carlo Trillo; Mi scuso in partenza se ho omesso qualche persona o interi rami: la famiglia è molto vasta, e molti membri sono emigrati, per cui potrebbero aver dato luogo ad una numerosa discendenza fuori da Caposele. Ringrazio per la stesura dell'articolo: il mio amico John Rendfrey per alcune ricerche su Bagnoli e Teora, l'ing. Giovanni Caprio per avermi condiviso la sua ricostruzione dell'albero genealogico dei Caprio, Mafalda e Carmela Vetromile per aver condiviso alcune foto di famiglia; Mariarosaria Molfese e Italo Caprio per la ricostruzione del ramo Girolamo Benincasa-Alfonsina Caprio. Purtroppo lo spazio a disposizione è limitato, e sono stato costretto ad uno sforzo di sintesi: per chi volesse approfondire, una ricostruzione più dettagliata dell'albero dei Caprio di Caposele è reperibile consultando l'albero online nel sito indicato sotto. Si può contribuire alla crescita dell'albero genealogico di Caposele: - contattandomi per email all'indirizzo pasquale_c@hotmail.com o sul gruppo Facebook "Genealogia caposelese" - registrandosi sul sito contenente l'albero online navigabile ( http://ars.altervista.org/PhpGedView/index.php ), e contribuendo direttamente all'inserimento dei dati

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Donna Mafalda Ida Caprio (1907-1967) da bambina


Storia delle famiglie Caposelesi

A2) albero genealogico dei discendenti di Giuseppe Caprio e Giovannina Malanga

Giuseppe Caprio (nato nel 1863)

La famiglia di Giuseppe Caprio nel giardino di casa, al castello, negli anni '40 in periodo di guerra. Ciascuna persona in piedi ha davanti a sĂŠ la persona a lui cara (moglie, marito, madre). - In piedi da sinistra: Nicola Vetromile, Giovannino Di Palma, don Aristide Caprio, Giovanni Ranocchia, Mario Caprio. - Sedute da sinistra: donna Mafalda Caprio con in braccio il figlio Emidio Vetromile, Maria Alfonsa Francesca Caprio, l'anziana Giovannina Malanga (moglie di Giuseppe Caprio, e madre o suocera delle persone raffigurate), Gemma Caprio, Maria Ghilarducci (con in braccio la figlia Giovanna Caprio). - Nella fila avanti: ragazze di Caposele, vivevano in famiglia e lavoravano come domestiche (se riuscite ad individuare chi sono, contattatemi!)

Alfonsina Caprio (1860-1925)

B) Albero genealogico dei discendenti di Camillo Caprio (1845-1900), fratello di Francesco Aniello Maria e padre dell'orefice Armando Caprio e di don Ciccio "Caramella" A4) albero genealogico dei discendenti di Rocco Caprio e Giuseppina Urciuoli

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Cultura

Semy e Filippo instancabili a lavoro insieme agli altri amici della Compagnia teatrale di Caposele

QUANDO SI TRATTA DI CULTURA.....

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l 4 Agosto è stata una serata magica, per tutti noi. In tanti ci avete scritti e ringraziati per il “dono” che abbiamo fatto alla comunità di Caposele. È stata un’enorme gioia sentire le vostre risate, i vostri commenti, i vostri suggerimenti per il futuro della Compagnia teatrale amatoriale “La Forgia”. È stato un immenso onore per noi essere artefici della spensieratezza vista sui vostri volti, per una sera ci siamo “fatti compagnia” l’un l’altro. Abbiamo riso e pianto insieme e tutto questo è merito vostro! Non potevamo immaginare serata più bella da passare tutti insieme. A tutte quelle persone che, sedute o in piedi, hanno gioito anche solo un istante alla Purtedda, vi diciamo grazie! Grazie perché ci avete sostenuti e avete creduto in noi, grazie perché insieme abbiamo valorizzato, una parte del centro storico del nostro paese, grazie a tutti voi! Ci teniamo perciò a ringraziare: l’Amministrazione Comunale per aver creduto e contribuito a questa iniziativa culturale e di aggregazione; Al Comando dei Vigili Urbani

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e dei Carabinieri per l’assistenza alla riuscita dell’evento; Alla Pubblica Assistenza di Caposele per la disponibilità offertaci; Alla Pro Loco di Caposele e a tutte le associazioni di Caposele per averci incoraggiato a portare avanti questa iniziativa. Un abbraccio forte va ai nostri amici della Portella e non che ci hanno “adottato” facendoci sentire speciali, a: Gerardo Malanga; Dottor. Antonio Curcio; Rocchina Farina; Giuseppina Robertazzi; Concetta Cravallese; Concetta Amendola; Rosa Triggiano; Patrizia Rosania; Antonietta Viscido; Maria del Guercio; Lucia Sturchio; Dina Merola; La fioraia Angela Rosania; Dottor. Armando Farina.

Il pubblico accorso numeroso alla rappresentazione teatrale del 4 agosto alla Portella

Una foto di gruppo per festeggiare anche il primo anno della Compagnia Anno XLVI - Dicembre 2019 N.99


Ambiente

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n questo ultimo periodo è sempre più presente nei media il dibattito sullo stato di salute del pianeta. La paura della realtà, unita allo sbigottimento per una diagnosi mortale, originano, e non è cosa nuova, una miriade di ragionamenti a volte attinenti ed a volte astrusi, che spesso sono un alibi per non affrontare il problema. I giovani ed i giovanissimi sono giustamente i più preoccupati, anche perché saranno direttamente implicati nei mutamenti climatici già in atto e nelle loro conseguenze. Ho ascoltato una bimba della scuola elementare che si chiedeva se sarebbe morta prima lei o prima il pianeta, in altre parole se avrà la possibilità di vivere l’intera sua vita futura su questo pianeta o se ciò sarà impossibile. Ragionamenti elementari, giusti e fondati, come elementari giuste e fondate sono state le parole che Greta Tumberg ha pronunciato all’assemblea dell’ONU. Evidentemente, però, c’è ancora chi ostinatamente non vuole accettare che la situazione è molto grave e, perché no, catastrofica, soprattutto in relazione al fatto che la cura, ammesso che si faccia ancora in tempo, per essere vincente deve essere mondale. Vale a dire tutti gli Sati della Terra, naturalmente soprattutto i più inquinanti, devono concordare e mettere in opera norme a difesa dell’ambiente e della vita di chi vi dimora: il mondo vegetale, animale e quindi l’uomo. Rispetto a questa incapacità umana, circolano le teorie o i ragionamenti

più diversi, e comunque tutti volti alla rassegnazione o all’autocolpevolizzazione: “abbiamo esaurito le risorse della terra” ( il che non è assolutamente vero); “siamo in un’era geologica antropogenica” (essendo ciò vero, dobbiamo assumercene la responsabilità, come genere umano nei confronti degli altri esseri viventi e del Dio creatore, per i credenti); “abbiamo consumato troppo e male” (una parte minoritaria

impostare una politica, che al di là dell’effetto immediato, a volte anche negativo, miri a risolvere problemi attinenti ad un futuro che superi i due anni. La colpa della classe politica non è tanto quella di svolgere il suo ruolo di governo o di opposizione nei termini sopra descritti, quanto nel non formare ed informare il cittadino affinché sia attore della repubblica, consapevole, sensibile alla pluralità dell’informazione e soprattutto alla serietà e sostanzialità della stessa. Il cittadino della Repubblica deve chiedere quale suo diritto primario e fondamentale, per esercitare la sua funzione di governo (nel voto e nella vita associativa), la possibilità concreta di appropriarsi di strumenti di decodifica dei messaggi mediali, quindi di analisi critica e di discernimento nei confronti degli stessi: ad esempio capacità di riconoscere messaggi sostanziali che comunichino contenuti ed informazioni, rispetto a messaggi di evasione o di retorica che tendono soprattutto ad occultarli. Scienziati di tutto il mondo, attraverso estrapolazioni di dati rilevati sull’inquinamento atmosferico e sul conseguente surriscaldamento della terra, concordavano all’inizio del secolo che se non si interveniva in modo drastico e mondale sui cicli di estrazione di materie prime, di produzione e di consumo e di conseguente incremento nell’atmosfera di CO2, gravi mutamenti climatici sarebbero avvenuti a partire dal 2015. E’ sotto gli occhi di tutti che ciò si sta avverando, basti considerare come gli “stati di calamità” aumentino esponenzialmente e nella intensità e nel numero e nella tipologia. Allora, al di là dei grandi progetti urgentemente necessari, anche se alcuni ormai sono relegati a semplice allentamento di un processo irreversibile, rimane l’interrogativo per tutti noi: che cosa da parte nostra si può e si deve fare? Per entrare nello specifico della situazione irpina, dato il grande rilievo economico dell’agricoltura e del turismo – realtà non solo irpina, ma di ampie zone del sud

CIO’ CHE NON E’ PIU’ RINVIABILE dell’umanità!). Abbiamo usato i beni della terra in spregio alla terra stessa, volendo ignorare gli effetti collaterali: la produzione di rifiuti tossici da smaltire, l’esaurimento del bene vitale del mare, vissuto come pura discarica, l’uso del sottosuolo di molte parti della terra, riempito di tutto quanto di nocivo risultasse costoso ripulire. I giovani, però, segnalano ai governanti nella semplice evidenza delle tematiche esposte la gravità, l’urgenza e le contrapposte scarsa attenzione e assenza di iniziative concrete ed idonee a fermare il declino di questo pianeta. La democrazia ci ha abituati a programmi di poco respiro e di effetto solo immediato per un ritorno elettorale di chi li attua. Poiché si vota con frequenza sempre crescente, soprattutto in Italia, dove, tra l‘altro, i governi hanno una durata media intorno ai due anni, si finisce con legiferare sul contingente, spesso emergenziale, e non si riesce ad

Quando è necessario intervenire nella vecchia Pavoncelli, l'acqua che va in Puglia torna nel suo alveo naturale. La preoccupazione dei Caposelesi è quella di non riuscire più a vedere questo spettacolo della natura dal momento che da poco tempo, l'acqua sta scorrendo nel nuovo tratto della Pavoncelli bis.

di Ernesto Caprio

Italia – si rende necessario difendere queste attività fondamentali dalle variazioni climatiche. Castagne, olive, nocelle, noci hanno risentito e risentono gli effetti delle mutate condizioni climatiche e sempre più ne saranno oggetto. Queste sono produzioni tipiche della fascia subappenninica ed in particolare del centro e sud d’Italia, un sostegno consistente all’economia dei luoghi. In futuro sicuramente altre colture affronteranno difficoltà analoghe, poiché le produzioni collinari sono molto legate alla regolarità del tempo e delle stagioni. Perciò bisogna prendere atto di questa mutata realtà ed intervenire attraverso la scienza, come ad esempio la genetica delle piante, in funzione delle nuove condizioni ambientali e con attenzione massima a eventuali conseguenze nocive per i futuri consumatori. Credo che sia questa una delle necessarie scommesse che dobbiamo affrontare se vogliamo salvare il nostro territorio dall’ulteriore depauperamento economico e dalla conseguente crescita migratoria, che si va sempre più affermando nei giovani, quale unica prospettiva di vita futura. In questa ottica l’incremento ed il potenziamento degli Istituti Agrari, con l’adeguamento di programmi e laboratori alle nuove problematiche in atto e future, penso che sia una scelta ineludibile e quanto mai urgente. In tal senso ho molto apprezzato la lungimiranza e l’impegno del Dirigente Scolastico Gerardo Vespucci, di formazione scientifica, nel voler istituire nel paese di Calabritto l’Istituto Tecnico Agrario. Nota: Il presente articolo è stato già pubblicato a mia firma su Il Quotidiano del Sud in data 23 ottobre 2019

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Sociale

SE MAI QUALCUNO TI AVRA’ EDUCATO, NON SARA’ STATO CON LE PAROLE, MA COL SUO ESEMPIO (PASOLINI)

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a scuola che vorrei è quella che non lascia nessuno indietro e in cui gli insegnanti si impegnano affinchè tutti gli alunni posseggano i saperi indispensabili per orientarsi nella vita e per inserirsi nel mondo del lavoro. Una scuola che tiene fede a queste finalità non abbassa il livello delle proprie esigenze, anzi, sceglie soltanto di non essere un luogo di discriminazione, di volere il successo di tutti e non quello di una minoranza. Gli alunni in difficoltà, come dice Meirieu, rendono un servizio immenso agli insegnanti e ai compagni, perché li rendono consapevoli dei problemi che bisogna affrontare per crescere e andare avanti. E molti alunni a scuola sono in difficoltà, perchè spesso sono arbitrarie le mete che si dovrebbero raggiungere, arbitrari i livelli da superare, arbitrari i criteri di valutazione, non adeguati i metodi di insegnamento. Oggi diventa fondamentale esercitare i giovani a sapere utilizzare l’immenso capitale culturale parallelo ed esterno a quello della scuola, farli diventare capaci di discernimento e di selezione delle informazioni. L’educazione e l’istruzione sono diventate una sfida difficile, ma sono le uniche alternative alla stupidità e alla violenza, alla seduzione dei media e dei social che non danno conoscenza. Se si vuole il bene dei giovani, se si vuole sottrarli alla realtà virtuale, la scuola sia per loro l’incontro con le cose, le persone, le tradizioni e i valori del mondo circostante, sia per loro l’incontro con la realtà. Per apprendere a scuola e fuori della scuola bisogna volerlo; questo significa che bisogna motivare i giovani a volerlo, perché senza il piacere di volere imparare non si produce apprendimento. Non ci sono in gioco, però, solo elementi intellettuali e cognitivi. Questi sono alcuni aspetti del problema, che non è solo un problema pedagogico-scolastico. Un modo per affrontare e vincere questa sfida è quello di sapere trasformare i contenuti e gli scopi della formazione in interessi presenti e quotidiani per i giovani. Non è un’operazione facile. Per raggiungere i risultati sperati occorre misurarsi con la crescita esponenziale dell’insofferenza di parte non insignificante dei giovani verso la scuola; molti non sono preparati come un tempo a vivervi dentro e ad accettarne cultura, regole, organizzazione e ritmi. Tanti giovani, abituati a casa ad un regime di vita senza tanti controlli, a volte abbandonati a se stessi, a scuola non riescono a trovarsi a proprio agio e ad accettare quelle limitazioni alla propria libertà che consentono di potere svolgere regolarmente le attività di formazione. Occorre fare comprendere che a scuola è necessa-

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rio che tutti si riconoscano vincolati, per potere stare insieme, da quei principi che consentono nelle stesso tempo di rispettare le altrui esigenze e le proprie; gli altrui convincimenti e i propri e che lo spazio comune di convivenza sia gelosamente delimitato e difeso. Il mondo giovanile che riempie la scuola è diventato complesso e a volte indecifrabile a motivo della sua sempre più frastagliata composizione sociale, della sua diversa provenienza nazionale, della sua molteplice appartenenza religiosa. Nella scuola che è diventata multietnica e multiculturale non si viene a capo dei problemi da affrontare, proponendo come indiscutibile un solo modello di razionalità, di cultura e di umanità; a scuola non ci dovrebbero essere mondi da civilizzare; l’etno-centrismo delle nostre tradizioni scolastiche non è un fattore di integrazione e andrebbe seriamente discusso, quando si elaborano i curricoli scolastici. Si richiedono ai giovani capacità di iniziativa, attitudini al lavoro di gruppo e alla collaborazione, senso di responsabilità, ma come possono acquisirli se in classe si crea un clima competitivo individualistico e si lavora con una didattica autoritaria? D’altra parte l’educazione al senso di responsabilità non compete solo alla scuola, perché se dovesse appartenere solo alla scuola, non si andrebbe molto lontano con tanti cattivi esempi nelle istituzioni e nella società. Per fare bene il proprio mestiere e per rispondere al bisogno di educazione e di formazione delle nuove generazioni, la scuola ha bisogno di tempo, a volte di molto tempo. Nella scuola, invece, si ha sempre fretta, perché ci sono tante scadenze, tanti impegni da onorare, tanti progetti da portare a compimento. Al posto della riflessione regna sovrana la concitazione. È forse questa la causa che impedisce di prestare la dovuta attenzione ad ogni alunno e ai particolari problemi che può presentare. Ogni volta che si entra in classe ogni insegnante dovrebbe chiedersi per quale tipo di società si sta istruendo e formando i giovani e dovrebbe farlo per dare un senso al proprio lavoro. Certo, il primo dei compiti della scuola è quello di dare a loro gli strumenti per costruire il proprio progetto di vita e per inserirsi nel mondo del lavoro. Credo che non basti. La scuola deve sviluppare e proteggere l’umanità che è in ognuno di noi, e questo è possibile rendendo i giovani eredi consapevoli del patrimonio di conoscenze e di valori della società alla

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quale appartengono, spronandoli ad essere persone accoglienti, dialoganti, aperte alla comprensione e all’accettazione delle diversità. Lo si voglia o no, per fare una buona scuola, oggi, si deve porre attenzione alle dimensioni affettive della persona. A molti ragazzi mancano la presenza, la guida e l’affettività della famiglia, ma non dovrebbe-

di Gelsomina Monteverde

ro mancare le attenzioni della scuola. Bisogna preoccuparsi della formazione degli alunni, ma anche dei problemi della loro esistenza. Il mondo è talmente cambiato che i giovani devono reinventarsi (M.Serres)e non possono essere lasciati soli.

Una biblioteca per insegnare ai bambini il valore dell'acqua Dalla Puglia alla quale siamo legati a filo doppio con la nostra acqua e dall'A.Q.P un'iniziativa importante che ci piacerebbe partisse, con grande entusiasmo anche dalle sorgenti. La proponiamo per stimolare Istituzioni ed associazioni al fine di occuparsi seriamente dell'elemento naturale più importante della nostra vita.

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n tutti gli ospedali pediatrici pugliesi arriva "L'Acqua Racconta" Imparare come funziona il ciclo dell'acqua, insegnare i temi del risparmio idrico, raccontare l'importanza "storica" del più grande acquedotto d'Europa partendo dai più piccoli. Per questo in occasione del World Water Day (la giornata mondiale dell'acqua) Aqp ha lanciato, con il patrocinio della Regione, l'iniziativa "Splash, cick, plin, cioff, ciak - L'acqua racconta": una biblioteca sull'acqua donata a tutti i reparti pediatrici degli ospedali pugliesi. "Una iniziativa di cui siamo particolarmente orgogliosi - ha detto l'amministratore unico di Aqp, Nicola Costantino, consegnando i primi volumi all'ospedale pediatrico "Giovanni XXIII" di Bari - perché ha una forte valenza sociale e punta a ispirare una riflessione su una questione critica come quella dell'acqua". Una soddisfazione condivisa dal presidente della Regione, Nichi Vendola: "Il bambino-ha detto-non va mai privato dei propri diritti all'apprendimento. Per questo l'idea di creare una biblioteca in un luogo emblematico come quello che accoglie i bambini malati serve a rendere gli ospedali luoghi che non assomiglino a delle prigioni. Grazie ai bambini dobbiamo combattere il cattivo uso dell'acqua, lo spreco, dobbiamo far crescere la cultura dell'acqua e della responsabilità globale". La biblioteca dell'Acquedotto contiene volumi dedicati alle diverse fa-

sce d'età. "Splish Splash", per bambini a partire dai 3 anni, è ad esempio un libro illustrato per scoprire il ciclo dell'acqua. Con "Lina Goccina", per bambini a partire dai 4 anni, una gocci-na percorre il viaggio dell'acqua in compagnia di Rino Tubicino dalle sorgenti sino al mare. "Pugliabella", a partire dai 5 anni, è il primo libro, illustrato a colori, sulla storia dell'Acquedotto Pugliese. "Amo L'Acqua", per ragazzi dagli 8 ai 14 anni, spiega cosa accade nel lungo viaggio dell'acqua dalla fonte al mare e come l'acqua arriva nelle nostre case. C'è poi il Teatrino di Pugliabella, un teatrino cartonato da colorare ispirato alla storia di Pugliabella, e ancora i segnalibri con le 10 regole d'oro per il risparmio idrico e una serie di poster colorati per ricordare l'importanza del risparmio della risorsa idrica.


Dal Brasile

Politica

1861-2019: 158 ANNI dell’UNITÀ D’ITALIA!a

‘N

RDATI:

ella vita, tutte le opere che realizzarai, buone o cattive, ti lasceranno un vestigio che giammai si estinguerà”

Circa la parola “UNITÀ” il Garzanti ci spiega:: “L’essere uno solo, unità, unificazione, unitarietà, solidarietà, l’unità d’una nazione. Unità culturale d’un popolo, concordia, armonia, intesa, soluzione unica di problemi diversi... ma la storia ci racconta il contrario.” Il Sud, allora, bastante culto e ricco, aiutò nell’unificazione dell’Italia. Nell’ampio spazio di 158 anni, le delusione sono immense, crudeli. La concentrazione politico-economica al Nord è stata ed è patente in detrimento degli abitanti del Mezzogiorno, un popolo laborioso, ma pecca per il suo modo arcaico di agire, tradizioni millenari incise nel suo DNA, però non ha mai perduto la sua italianità. Il Nord, valutosi della sua posizione gegrafica, limitrofe a nazioni più all’avanguardia. ha dittato e ditta le norme della Nazione, però è una pena, perchè sono infetti di una velata discriminazione poco salutare per la nostra Patria. È da stupirsi presenziare l’indebolimento mentale, xenofobo, ridicolo,, con l’assurdo di voler separare il Sud dall’Unità Nazionale. Duro digerire tali argomenti. Questi individui sono malati, superbi, privi di senso civico, una calamità! A proposito dell”Anniversrio della Unità d’Italia, ho una piccola storia da raccontare: era l’anno 1941, un periodo grigio, difficile per il nostro Bel Paese. Una tarde sera del mese di gennaio, una temperatura polare con tanta nece, stavamo tutti racchiusi in casa accanto al ceppo che arde con difficoltà, era un pò umido. Chiassosamente ci espressavamo per qualsiasi banalità. Eravamo tanti, il più anziano non ancora aveva compiuto vent’anni. Io era il quinto di sei. Il nostro babbo da tre anni ch’era partito. Con noi c’era la Mamma che, alla luce fioca d’una candela col suo lucignolo pronto a consumarsi, provveduta de un uncino e ago in mano, montava dei calzettini, rattoppava calzoncini e vesti, D’improvviso bussano fortemente alla porta. Ciccillo, il fratello maggiore, apre ed ecco che appaiono due camicie nere furoosissime. Ciccio attende> “si signor milite cosa c’è? Sono capitano,, rispose, che, insieme ad un suo collega, questi ben pesante, fuori misura per un camerata normale. Ciccio complimenta anche costui: “come va, Capo? “Bene, Francesco, ma io sono tenente”. Mio fratello chiede

scuse ai due. In casa, spaventati, tutti in silenzio, poi il graduato, arrogante, elucida la situazione: “non sapete che stiamo in guerra

Umberto Gerardo Malanga ugmmaterdomini@bol.com.br

e oltre lasciare sfuggire dalla finestra la luce della candela, fate tanto chiasso in orarrio di coprifuoco! Chiudete tutto, fate silenzio perchè il nemico è in ascolto!” Noi, perplessi, ammucchiati accanto alla Mamma, che incomincia a recitare il rosario. Il ceppo fa ripetuti schiocchi, arde fremente. Io, apprensivo, pensavo: chi è questo nemico che ci scolta, in questi luoghi cosí remoti, sperduti nel tempo, scordati dal mondo! Stavo curioso, perché conoscevo i due sbirri: il capitano era figlio d’un ciabattino locale, l’altro, il tenente, era figlio d’un colono delle proprietá dei miei nonni. Ambi, a malapena avevano completato la quinta elementare e tra me, dissi: “ma che carriera fulminante!” La finestra fu chiusa, il lucignolo stava alle ultime, il rosario recitato e a voce tenua, la sorella Raffaela accenna che quest’anno l’Italia compie ottant’anni della sua unificazione. Lo sapeva perché la sua maestrina, signorina Freda era insegnante delle Elementari a Materdomini. Stavamo tutti e sei ammucchiati davanti al focolare, con la Mamma, così posizionati: Ciccio a sinistra vicino alla porta, Concetta a destra con in braccia Margherita, la più piccola, le due sonnecchiando. Gerardo seminascosto consumava l’ultimo mozzicone del giorno. Raffaela ed io al centro, vicino a Mamma Antonella, che parlando dell’Unità d’Italia, gli fe ricordare qualcosa di quell’epoca: “Il mio nonno Giuseppe, nato nel 1822, il primo d’una famiglia di undici, era molto considerato dai monaci del Convento, per alcuni servizi di massima confidenza, per cui sempre si rivolgevano a lui. La zia Maria, l’ultima sorella del nonno, rimasta zitellona per futili motivi, stava sempre nella nostra casa, dando una mano

alla mia mamma Raffaela che sempre affacendata per la cura dei suoi otto pimpogli. Con risentimenti la zia raccontava quando il suo fratello cioè il mio nonno, nel 1860, ebbe una segreta missione da compiere a ordine del prelato capo. Doveva consegnare due barili di trentacinque litri d’olio ad un abate, in un paese sperduto tra il Contrafforte Picentino: Nusco distante circa trenta kilometri dal nostro Borgo. Gli chiese`un massimo sigillo, era per un’opera di carità. Allora il nonno allestì la sua mula il migliore possibile, la provviggionò di biada speciale con“sciuscell’” (carrube). Quindi, alle undici di notte carica la mula e s’inoltra verso il bosco per la mulattiera che passa per Lionii. Parte per le incoste, attaversando ruscelli, spine, stradette anormali. La notte era buia con nebbia rasoterra, e nel tragitto l’ulur di lupi affamati. Lo accom pagnava un fedele rosso mastino. Ci disse che starebbe di ritorno la notte del giorno seguente, se tutto andrà bene. Il nonno essendo fedelissimo in tutto,, compì la sagrata missione. Il giorno dopo, all’alba, arrivò unplotone di garibaldini a Materdomini, si postarono davanti al portone del Convento. La zia sempre attiva in presenziare avvenimenti e descriveva con dettagli la presenza militare. al nostro Borgo. Diceva che la strada era “quagliata r’ copp-l’ rosse!” (colma di berretti rossi). La ragion per cui quel resto dei Mille lì s’incontrava era per arrestare il superiore del Convento. Questi era una persona influente nel clan dei Borboni e, ancora, il confessore della Regina!.

Quindi, il capitano entrò nel Convento per manettare il suddetto. Vi rimase più del tempo necessario poi, spavaldo, scese, accompagnato da un umile frate, portandogli un bagaglio pesantuccio. Avvisò ai suoi malconci subordinati che il tale era partito per una missione a pregare il Vangelo alla umile gente dell’agreste cirsconstante. Con le loro cerimonie buffe, partirono per Teano. Ma e la consegna dell’olio, il ritorno del nonno, quale fu la conclusione?, domandai alla zia. Lei disse che la consegna fu fatta al misterioso abate, ma ritornò a casa a mezzanotte del giorno dopo, un trappo e famelico! La zia aggiunse che alcuni anni dopo si vociferava nel Villaggio che Giuseppe Malanga aveva traslato una fortuna incalcolabile: 70 kg di monete d’oro, bottino del rincivilito. Il capitano ebbe di regalo tante “indulgenze” Ripetogli se il nonno aveva ricevuto qualche riconoscimento. Lei, furiosa, guardandomi negli occhi, disse: “Ndunè, numm’addummannà cchiù r’ su fattu ca si no mi fai ‘ngazzà!” Il nonno giammai accreditò e, sereno continuò a vangar la zolla delle sue proprietà. La Mamma quì termina il suo racconto e. amorevole, ci invita di andare a letto e oltre tutto il ceppo è diventato cenere, il lucignolo ha lasciato di brillare, perchè s’è consumato. Buonanotte! Un frammento di storia, dove tutti vivemmo momenti difficili, ma eravamo uniti, affettivi.

NÃ0 FARTI PORTARE VIA

L’ACQUA!

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Sport Politica

CONSIDERAZIONI SOCIALI E POLITICHE

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l numero 99 della Sorgente non è un numero come tanti, acquista un significato particolare. E’ la vigilia di un numero speciale: il numero 100 che sarà pubblicato l’estate del prossimo anno. Come tutte le vigilie anche questa mette in moto un’aspettativa ed fermento culturale e sociale per il nostro piccolo comune. In questo contesto il primo pensiero che viene alla mente è la figura del direttore di questo periodico, l’ing. Nicola Conforti. Nicola è la Sorgente, la rappresenta tutta. Quasi mezzo secolo di direzione di un periodico che lui stesso ha creato. Una direzione senza soluzione di continuità. Un continuo di esperienze, di ricerche, di contatti, di notizie, per fornire al nostro paese questo importante strumento di informazione. Quelle che oggi sono state notizie di cronaca saranno la storia del nostro paese nel nostro futuro. Chi si è preoccupato di raccogliere l’intera raccolta di pubblicazioni oggi conserva un piccolo tesoro, tiene racchiuso in questo complesso di numeri un pezzo di storia di Caposele. Ci puoi trovare chi ha amministrato il nostro paese in questi 50 anni, eventi, commenti, notizie di ogni specie, neolaureati, matrimoni, persone decedute, sentimenti, poesie, approfondimenti. Di tutto. La cosa più bella di questo giornale è che ha aperto la porta a tutti, senza discriminazioni di sorta. In un paese da sempre diviso in fazioni, la Sorgente è un luogo aperto, tutti hanno potuto scrivere, sia chi era schierato da una parte politica sia chi era schierato dalla parte opposta. Tutto questo non è poco perché avere nel proprio DNA lo spirito di apertura, tolleranza, voglia di confronto non è da tutti. Nicola lo ha saputo fare e di questo gli dobbiamo dare atto e ringraziarlo, per le sue doti di direzione e per l’enorme impegno profuso. Intorno a lui si sono aggregate altre persone che hanno dato anche loro un contributo importante per la buona riuscita del periodico. Tutti noi articolisti abbiamo avuto la possibilità di mettere su carta le nostre opinioni e le nostre considerazioni e questo è tanto. Certo oggi, nell’epoca dei social network, sembrerebbe superfluo avere a disposizione un mezzo di comunicazione cartaceo, ma non è così i social

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non danno la possibilità di elaborare un pensiero; le frasi si devono racchiudere in un numero di limitato di caratteri e vengono lette da un numero ristretto di persone. A volte, poi, sei costretto a confrontarti anche con persone con le quali sarebbe meglio evitare di discutere. Parole senza alcun filtro. Quindi, Nicola grazie per quello che hai fatto e per quello che ancora farai per questo giornale. Detto questo passaggio, passo a fare alcune considerazioni su un altro aspetto del nostro vivere quotidiano. Qualche settimana fa ho partecipato ad un’assemblea cittadina convocata per discutere circa il rischio di dismissione del Servizio di Emergenza Sanitaria 118 a Caposele. All’assemblea, tenutasi nella sala polifunzionale di piazza 23 Novembre, hanno partecipato un numero ridotto di cittadini. Alcune delle persone intervenute hanno pure sollevato qualche critica. Questo servizio è stato da sempre gestito dalla Pubblica Assistenza di Caposele. La cosa mi ha lasciato l’amaro in bocca in quanto ho potuto constatare con i miei occhi come il nostro amato paese risponde ai problemi che interessano la nostra comunità. Speravo che di fronte ad un problema così importante la cittadinanza rispondesse in maniera corale ed in maniera massiva. Niente di tutto ciò, la moltitudine dei cittadini ha preferito, come sempre, stare nel chiuso delle proprie case e pensare ai propri affari, aspettando, forse, che il problema lo risolvessero altri. Ovviamente tutti sanno dell’importanza del 118 a Caposele perché chi prima e chi dopo, purtroppo, ha avuto a che fare con questo servizio ed ha potuto apprezzare la tempestività degli interventi in caso di necessità, stante la prossimità del servizio. A volte, si sa, anche alcuni minuti possono significare la vita o la morte di una persona. La Pubblica Assistenza a Caposele ha significato molto in questi ultimi 25 anni. Una vera istituzione presso cui hanno ruotato tante persone, in special modo giovani. E quando le cose durano anni significa che hanno acquisito un’importanza rilevante. Gli interventi di emergenza del 118, ripeto, sono stati tanti. Negli ultimi tempi, però, qualche screzio si sta

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verificando anche all’interno di questa associazione e questo è sicuramente un danno per la nostra comunità. Il mio auspicio è che la comunità caposelese comprenda l’importanza del servizio e ne sposi la causa nella sua interezza. Ho voluto trattare questi due aspetti della nostra comunità perché, insieme, costituiscono un fiore all’occhiello del nostro comune, due istituzioni che dovranno vivere e sopravvivere agli artefici che li hanno voluti e che li hanno gestiti per tutti questi anni. Caposele ha le fondamenta per superare qualsiasi difficoltà e deve mettere in atto i giusti meccanismi per poter portare avanti queste importanti istituzioni. Detto questo ritengo giusto aggiungere qualche ulteriore considerazione sulla vita politica locale. Tema a me caro che tratto puntualmente in ogni numero della Sorgente, da quando scrivo sul periodico. Mi viene immediatamente da dire che, politicamente, Caposele è sprofondato in un profondo sonno dal punto di vista politico. Oramai non esiste più alcun movimento che agiti idee, che porti avanti iniziative, che solleciti la discussione sulle tematiche locali. L’Amministrazione Comunale, insediatasi un anno e mezzo fa, procede in maniera tranquilla, senza infamia e senza lode. Scarse le iniziative intraprese, a parte qualche fioriera in più e qualche segnale stradale in più, oggi messo e domani rimosso, il resto è routine quotidiana. Se qualcosa viene organizzata nasce al di fuori delle iniziative dell’Amministrazione Comunale. Si veda, per esempio, l’iniziativa dell’Albero per tutti e dei mercatini di Natale. Iniziativa di pregio che ogni anno cresce sempre di più, quest’anno ancora meglio degli anni scorsi. L’impegno profuso dagli organizzatori è stato veramente impeccabile, lavoro svolto con amore e tanto entusiasmo. Il risultato è stato eccellente. Tutto questo grazie ai volontari e a quelle persone che hanno contribuito per la buona riuscita dell’iniziativa. A spingere per la buona riuscita di questa come di tante altre iniziative è necessario che le istituzioni (Comune, Pro Loco ecc.) devono collaborare in modo fattivo per determinare una sinergia efficiente. Ultimo aspetto che desidero trattare è una breve disamina di quanto sta facendo questa Amministrazione Comunale. Io vedo, non me ne vorranno gli amministratori, un vuoto di idee.

di Giuseppe Grasso

Non vedo e non leggo di progetti di lungo respiro, non si parla di parcheggi, di cui pure il paese ne ha tanto bisogno, non si parla di sviluppo, non si parla di progetti di recupero del patrimonio storico, non si parla di agricoltura, non si parla di contrade, non si parla come affrontare il problema dell’enorme spreco dell’acqua pubblica, non si parla di progetti ambientali, non si parla di progetti per il turismo. Io ritengo che una delle cause è quella “porta chiusa” del Circolo del Partito Democratico di via Petrucci. Quel Circolo, in passato, seppure a fasi alterne, a volte contraddittorie, durante il passato quinquennio, è stato un sano agitatore della vita culturale e politica di Caposele. Oggi niente. Oggi chi ha varcato le porte del municipio non preferisce discutere, non preferisce confrontarsi, meglio mantenere in sonno i cittadini caposelesi. Oggi l’Italia è attraversata da un fenomeno nuovo, LE SARDINE. Una parte importante del popolo italiano, anziché rimanere chiusa all’interno delle proprie case, non volendo più subìre passivamente idee malsane che ci riportano al passato, non volendo più subìre aggressioni verbali, becero populismo e pericoloso sovranismo, ha deciso di scendere in piazza per rivendicare valori di solidarietà, di cooperazione, di fede nell’Europa. Questo fenomeno nasce, non per caso, a Bologna ed in Emilia Romagna, luogo di cultura e di progresso, buon governo della sinistra da tanti anni. Sarebbe bello che anche qui, in questo piccolo paese si desse un segno di vivacità culturale, che emergesse anche qui un segmento di questa cultura politica. Ma so, purtroppo, che sto solo sognando, Caposele è un paese che ha aperto le porte al leghismo di Salvini, attratto da un linguaggio di disprezzo e di paura. Non credo che noi meritavamo questo. Ma la verità è che la colpa è anche nostra, anzi principalmente nostra che, in questi anni, non abbiamo saputo comunicare e trasmettere un’altra idea di società. Non abbiamo saputo far capire a nostri concittadini che andare verso i partiti dell’estrema destra, imperniati sul populismo e sul sovranismo c’è il rischio di imboccare una strada che ci può portare verso una vera crisi sociale.


Storia

IL BRIGANTAGGIO MERIDIONALE

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l dibattito sul Brigantaggio in Italia meridionale, in specie quello postrisorgimentale, relativo alla protesta violenta che insanguinò le contrade meridionali per oltre un quinquennio dopo l’annessione del Regno delle Due Sicilie al Regno d’Italia, in oltre un secolo non è mai venuto meno. Ha alimentato sin dalla sua esplosione e nutre tuttora un dibattito emotivo e passionale, spesso non scevro di pregiudizi, che proietta ombre e dubbi sul nostro processo di unificazione nazionale. In tal senso, non poco è stato scritto sul Brigantaggio, ma sono rare le analisi non inficiate da partigianeria che poco o nulla hanno a che vedere con la correttezza dell’analisi storica. Michele Ceres con i suoi libri <<La notte del Risorgimento – cause e sviluppo del brigantaggio postunitario - pubblicato in autoedizione>> e <<Italia 1861- la difficile integrazione tra Nord e Sud - editore ABE>>, attraverso un’analisi libera da preconcetti e adeguatamente suffragata da fonti documentarie, cerca di riscostruire fatti ed eventi, seguendo i canoni della ricerca storica. L’analisi di Ceres parte da lontano, dividendo in due fasi la storia del brigantaggio meridionale, la preunitaria e la postunitaria, sostenendo che il brigantaggio sia stato “un fenomeno endemico, una tara del Regno del Sud”. L’affermazione, dice l’autore, è testimoniata dalle varie leggi e provvedimenti emanati già al tempo dei viceré spagnoli, come quella del viceré duca di Alcalà del 1595 e la prammatica sanzione del duca d’Alba del 1622, le tre di don Ferrante Afran duca di Alcalà e le quattro del duca di Medina. Gli interventi legislativi si susseguirono nel tempo al fine di sradicare la malapianta del brigantaggio. Così Ferdinando I il 30 agosto 1821 emanò un decreto con il quale istituiva quattro corti marziali, che avevano giurisdizioni su tutta la parte continentale del Regno, e prevedeva il premio di 200 ducati a chi avesse ucciso un capobanda oppure 100 ducati per un gregario. Poiché tanto non fu sufficiente a sconfiggere il fenomeno, anche Francesco II il 24 ottobre 1859 emanò un proprio decreto

con il quale conferiva ai tribunali militari il potere di processare e condannare, secondo le leggi di guerra, i briganti che fossero stati catturati. Chi era il brigante? Non risponde al vero lo stereotipo del brigante con fucile a trombone e cappello conico a pan di zucchero. Il brigante poteva essere: un delinquente e criminale comune; un bandito, terrore di viandanti e possidenti; un contadino che viveva alla macchia, perché costretto a rubare da una vita insopportabile di miseria e di stenti; un ribelle che combatteva per un confuso ideale e un obiettivo politico. Non di rado ad aureolarne le imprese interveniva una letteratura di appendice, che vedeva nel brigante l’eroe che riparava i torti, l’uomo onesto costretto alla macchia per non sottostate alla spavalderia di una giustizia non giusta, forte con i deboli e remissiva con i forti. Ovviamente, sostiene l’autore, la realtà era profondamente diversa. Vi poteva pur essere un brigante vittima di ingiustizie o un brigante che lottava per un fine politico, ma nella generalità dei casi si trattava di personaggi usi a violenze efferate. e nefandezze senza pari. In tale contesto, un brigante particolare fu Angiolillo Del Duca, le cui imprese da leggenda e da romanzo interessarono le nostra provincia. Angiolillo o secondo altri Angiolino, costretto alla macchia da un’ingiustizia, era un novello Robin Hood, che rubava con gentilezza ai ricchi per donare ai poveri, facendosi consegnare dai malcapitati viandanti solo una parte di ciò che possedevano. Angiolillo fu l’unico se non uno dei pochi casi di briganti “gentiluomini”. In gran parte, gli altri furono mostri assetati di sangue e delinquenti comuni, all’occorrenza arruolati ed aureolati dalla politica. È il caso di Michele Pezza, il mitico fra Diavolo, arruolato con tutta la sua banda nell’esercito sanfedista del cardinale Ruffo. Ma non furono solo i Borboni a strumentalizzare i briganti. Anche i liberali ricorsero al loro aiuto, come ad esempio nell’insurrezione del Cilento del 1828, quando il canonico Antonio De Luca, che era tra i capi della società segreta dei “Filadelfi”, convinse i fratelli Capozzoli, briganti sin dal 1821, a partecipare all’insurrezione. Queste le premesse. Veniamo ora al nucleo della questione, ossia alle origini e allo sviluppo del brigantaggio postunitario, sempre seguendo la scia dei testi di Ceres. Il grande brigantaggio anche detto brigantaggio postunitario, che si sviluppò nel decennio 1860-1870 nell’ex Regno delle Due Sicilie, ebbe origini da un complesso di motivazioni che possiamo raggruppare, con buona approssimazione, in economiche, sociali e politiche. Conseguita l’Unità le masse meridionali si trovarono nelle dure e misere condizioni di sempre. Lo stato di arretratezza e di miseria non era certo addebitabile a Garibaldi o a Cavour, ma ora, nell’animo di quelle popolazioni, la rabbia per l’ultrasecolare

sfruttamento e oppressione fu resa ancor più aspra dalla delusione per il fallimento di una grande speranza e per le promesse non mantenute; di modo che non ci volle molto a che la rabbia si trasformasse in una inaudita violenza. I briganti costituirono un mondo variopinto. Erano pastori, contadini, criminali comuni e banditi che già infestavano le contrade del Sud prima dell’arrivo di Garibaldi, sbandati dell’esercito borbonico, gentiluomini e studenti, che combattevano e morivano chi per avventura e chi per un confuso ideale, guidati da emissari borbonici e sobillati da borghesi trasformisti e gattopardeschi, da preti e nobili timorosi di perdere i propri privilegi con il cambiamento. Il ribellismo meridionale, come abbiamo visto, esisteva già moto tempo prima della spedizione dei Mille. In un certo senso esso era fisiologico al sistema instaurato dai Borbone, così come lo era la reazione, che trovava sempre un cardinale Ruffo pronto a combattere le idee nuove che minacciavano l’ordine costituito. Gli anni 1861, 1862 e 1863 furono anni di violenza atroce. Alla rabbia cieca dei contadini briganti, per secoli repressa, rispose la violenza sistematica, spesso disumana, dei generali del neo-esercito italiano, costituito anche da soldati dell’ex Regno delle Due Sicilie. Secondo Pierluigi Romeo di Colleredo, storico tra i più accreditati di vicende militari, su 34 reggimenti di fanteria impiegati nella repressione ben 12 erano di provenienza del disciolto esercito napoletano e su 19 battaglioni di bersaglieri 12 erano costituiti da soldati ex duosiciliani. Importante per la conduzione della lotta contro le truppe regie fu il fenomeno del manutengolismo. Il brigante, prosegue Ceres con la sua analisi, aveva bisogno di protettori, da solo non aveva molte possibilità di successo. Aveva bisogno che qualcuno gli fornisse il cibo, aveva bisogno che qualcuno gli fornisse armi e munizioni, aveva altresì bisogno che qualcuno gli fornisse informazioni sui movimenti dei soldati e infine aveva bisogno che qualcuno gli indicasse le persone da sequestrare. Il solo aiuto dei contadini non era sufficiente. In loro soccorso si mosse la parte più retriva della borghesia e della nobiltà meridionale, che in quel tempo di mutamenti temevano di perdere i privilegi e le ricchezze accumulate anche illegittimamente.

di Dora Garofalo conseguenze simili a quelle che avevano accompagnato il congedo dei militari borbonici; l’introduzione della leva obbligatoria, che per tre anni sottraeva forza lavoro utile e necessaria in un’economia agricola e familiare di sostentamento; l’azione dei comitati borbonici, che sostennero con vari mezzi il brigantaggio, alimentando anche il malcontento nella campagne originato dalla grande delusione delle mancate riforme a beneficio delle plebi; l’opposizione del clero, pletorico, influente ed economicamente potente, spaventato dall’aggressivo giurisdizionalismo dei nuovi governanti; le ingerenze internazionali, che pur in assenza di inoppugnabili prove documentarie, numerosi e significativi indizi ne attestano l’esistenza. A porre in atto tali maneggi fu principalmente l’imperatore dei francesi Napoleone III, che pensava di trarre un utile da quella situazione di crisi con l’assegnazione dell’ex Regno delle Due Sicilie a Luciano Murat, nipote di Gioacchino ex re di Napoli, da parte delle potenze europee nel progettato e mai tenuto congresso internazionale di Varsavia, convocato dall’Austria con l’obiettivo di rimettere sul trono di Napoli Francesco II. La fase politica e legittimista fu, comunque di breve durata. Interessò sostanzialmente la primavera e l’estate del 1861. Dopo di che il brigantaggio, sebbene in parte animato da intenti legittimisti, tornò ad essere quello che per secoli era stato. Tra le cause del fenomeno l’autore considera anche la cecità dei vincitori, che spesso trattarono i meridionali alla stregua di barbari incivili. La guerra fratricida provocò efferatezze da ambo le parti. I dati ufficiali parlano di circa 13 mila briganti tra uccisi e arrestati. Ma, spesso, le cifre ufficiali difficilmente corrispondono al vero. Le vittime furono certamente di più, ma non centinaia di migliaia come sostengono, ma non dimostrano, i neoborbonici. Vere proprie carneficine che nemmeno le armi moderne della prima e della seconda guerra mondiale hanno provocato e al cui confronto impallidiscono finanche i più grandi genocidi della storia.

Quando poi a nobili e borghesi fu chiaro che tutto cambiava, affinché tutto restasse com’era, i briganti ebbero i giorni contati. Abbiamo fin qui trattato delle condizioni sociali ed economiche tra le cause predisponenti del brigantaggio postunitario, che furono, tra l’altro, già ampiamente individuate anche dalla Commissione parlamentare d’inchiesta presieduta da Giuseppe Massari. Passiamo ora ad esaminare, sia pure fugacemente, le cause politiche della crescita e della diffusione del fenomeno. Tra le prime rientrano: lo scioglimento dell’esercito borbonico, i cui soldati, fatti oggetto di scherno e derisione, andarono ad ingrossare nelle campagne le bande brigantesche; il congedo immotivato ed affrettato dei volontari garibaldini, che produsse Anno XLVI - Dicembre 2019 N. 99

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Scuola

SCUOLA “IL DOCENTE SPECIALIZZATO DI SOSTEGNO” "Sport e Adolescenza, la rilevanza della pratica sportiva nel periodo adolescenziale: l'esperienza personale da allenatore della scuola calcio"

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all’anno scorso, ho intrapreso un nuovo percorso lavorativo scolastico. Dopo undici anni di insegnamento di Spagnolo praticamente in tutta la provincia, ed altrettanti come Mediatore Culturale, ho deciso di cambiare parzialmente rotta. Restare sempre nella scuola, ma con vesti diverse, intraprendendo il cammino che mi condurrà a diventare Docente Specializzato di Sostegno al termine dell’anno di prova in corso. In questa pagina, più che parlare delle emozioni personali, tantissime, cercherò di spiegare come si diventa insegnanti di sostegno, ma anche la percezione che questa figura ha per ragazzi, genitori e colleghi. Come si diventa docente di Sostegno - Parto col dire che il percorso è molto più lungo ed articolato di quanto si pensi. Nell’immaginario comune, si crede che diventare docente di sostegno sia una sorta di scorciatoia per arrivare ad essere docente curriculare; ovvero che bastino meno titoli e anni di servizio. Questo modo di pensare, nasce dal fatto che i posti nelle scuole per il sostegno sono molti di più rispetto al numero di insegnanti che hanno il titolo per farlo. Pertanto, soprattutto nel Nord Italia, capita spesso di avere nomine annuali sul sostegno assegnate dalle Graduatorie di Istituto, o anche solo con una MAD (Messa a disposizione) e, quindi, per chiamata diretta. Il Percorso - In realtà il percorso è ben più articolato e complesso come dicevo. Occorre: essere in possesso di Laurea (o Diploma Abilitante), ma anche della conseguente Abilitazione all’Insegnamento che si ottiene attraverso Concorso (con TFA) o Percorsi abilitanti speciali (detti PAS, riservati a quanti hanno maturato almeno tre anni di servizio). L’abilitazione dura un anno circa, con una richiesta frequenza assidua e superando vari esami con relativa tesi finale. A seguire, quando le Università bandiscono dei TFA per ottenere la Specializzazione a Docente di Sostegno (generalmente con cadenza triennale) si può partecipare alle preselezioni se si hanno i titoli che specificavo. Negli ultimi anni, a differenza del passato, tali concorsi sono divisi per ordine di scuola: Infanzia, Primaria, Secondaria I Grado e Secondaria II Grado. Al concorso (sono a numero chiuso) occorre superare 3 prove: un test d’ingresso di 60 domande, una prova scritta ed una prova orale. Per ogni prova occorre raggiungere un punteggio minimo prestabilito dal MIUR; se alla fine della procedura il numero delle persone che hanno superato le tre prove è maggiore dei posti banditi, si segue una Graduatoria di Merito in base ai punteggi ottenuti ed ai titoli che si posseggono alla data di pubblicazione del bando. Ma non finisce qui; una volta entrati inizia il corso vero e proprio articolato in 1500 ore (delle quali circa 800 in presenza e 150 di Tirocinio), durante il percorso si frequentano dei corsi e dei laboratori, per ognuno dei quali si deve superare un esame finale. Al termine dell’anno si discute la Tesi concordata con uno dei docenti. Come descritto, il percorso è molto lungo e faticoso. A partire dallo scorso anno, essendo molti i posti a disposizione si accede alla procedura concorsuale anche solo con la Laurea o con un Diploma Abilitante (Magistrale, ITP), ma conseguendo

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in una Università i 24 CFU (Crediti Formativi Universitari) superando degli esami attinenti all’area pedagogica. L’ingresso nella scuola - Per entrare a scuola, occorre innanzitutto accedere alle Graduatorie d’Istituto, aperte dal MIUR con cadenza triennale che danno la possibilità di avere supplenze brevi o annuali. I posti di ruolo, invece, vengono assegnati a livello provinciale e regionale attraverso l’USR (Uffici Scolastici Regionali) nelle cui graduatorie di merito si entra attraverso dei concorsi, dopo aver conseguito il Titolo di Docente Specializzato di Sostegno. Generalmente (ma poi sono i vari decreti a deciderlo), una volta entrati di ruolo sul Sostegno, occorre fare un anno di prova a scuola, prima di ottenere la Conferma in Ruolo; a seguire per i successivi cinque anni non si può passare sulla Disciplina. La percezione della classe sul Docente Specializzato sul Sostegno - Come avrete letto, mi soffermo spesso sul termine “Specializzato” e ritengo sia opportuno farlo per far capire quanto dura sia specializzarsi. Ritengo che sia necessario sottolineare questo tema e farlo capire anche ai ragazzi che molto spesso, si trovano in classe una figura per un anno intero senza neanche sapere chi sia e che titolo abbia. Si deve mettere sin da subito in chiaro che SIAMO I DOCENTI DI TUTTA LA CLASSE e non del singolo alunno; che siamo coloro che passeranno più tempo con loro nell’anno (addirittura il doppio dei docenti di italiano); che saremo loro amici, complici, ma anche loro insegnanti sui quali potranno contare per ogni cosa. Bisogna che i ragazzi comprendano che anche nella valutazione finale il Docente di Sostegno ha gli stessi diritti e doveri dei colleghi. Lo stesso dicasi sul voto della Condotta: anzi, visto che per tutto l’anno siamo i docenti che li hanno visti per maggior tempo, dovremmo essere il punto di riferimento di questa valutazione. Io, sono solo alla seconda esperienza come Docente di Sostegno, ma mi appare chiaro che occorra innanzitutto stabilire un rapporto positivo con tutta la classe, proprio in virtù del fatto che i ragazzi, quasi per tutta la settimana, dovranno avere la mia compagnia per tutto l’anno. Nelle prime settimane la nostra presenza, è naturale che possa apparire ingombrante, quasi barrierante se non si stabilisce il rapporto giusto. Dopo poche settimane, invece, ci si sente parte integrante del gruppo e, soprattutto, si è percepiti come un compagno e una guida per tutta la classe. Questo se si lavora e ci si relaziona nel modo adeguato. Se, al contrario, non si stabilisce un rapporto empatico coi ragazzi, diventa tutto molto più difficile. Per questo, molto dipende anche da noi. Il rapporto coi genitori - Altro fattore da non sottovalutare è il rapporto coi genitori. Non parlo della relazione coi familiari dell’alunno seguito (si andrebbe più nel tecnico e non è il caso in questo contesto, dove intendo parlare di classe intera), ma parlo dei genitori di tutti gli altri ragazzi: al momento, la sensazione è che non percepiscano l’importanza di tale figura. Io, fossi il genitore di alunno che ha il Docente di Sostegno in classe, ai colloqui il primo che cercherei sarebbe lui. In primis per sapere

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chi è, in secondo luogo perché è colui il quale trascorre più tempo in aula e che certamente conosce più a fondo le dinamiche relazionali fra i ragazzi. Ma spesso non si vuole sapere ciò che fa il proprio figlio. Al momento sembra ancora che il Docente Specializzato ai colloqui debba parlare solo con un genitore; capiamoci bene, anche alcuni colleghi la vedono così: “I genitori di …. oggi non vengono. Che vengo a fare?”. Per questo ora la palla sta noi: cercare di cambiare la mentalità ed il credo comune, ma partendo col cambiare la nostra. Cosa migliorerei - Se c’è qualcosa in particolare che il Corso di Specializzazione mi ha dato, è stato farmi capire che dobbiamo cercare di cambiare e migliorare molte cose. Non parlo solo dell’intervento che siamo chiamati a fare. Lì ci vuole tanta sensibilità, passione, amore, complicità, pazienza e lavoro. Ciò di cui parlo, è INCLUSIONE, quella parola tanto usata ed abusata in questi anni, ma alla quale non è ancora applicata una pratica adeguata. Dovremo realmente essere quei professionisti dell’Inclusione che siamo chiamati ad essere, non solo per un alunno, non solo per la classe: ma per l’intero istituto, nella relazione cogli altri istituti, col territorio, con le associazioni. Fare rete, ma realmente, non con le parole. Credo che, a riguardo, il progetto che abbiamo portato a termine lo scorso anno noi del GS OLIMPIA, “SPORT È SCUOLA” col quale abbiamo donato oltre 1.000 euro di materiale sportivo alla scuola di Caposele ne sia una prova: aprire la scuola al territorio e alle Associazioni e, a loro volta come nel nostro caso, le Associazioni che si aprono alla scuola. Le 18 ore settimanali (alle quali si aggiungono le 80 ore di attività collegiali annuali), credo debbano essere spese diversamente. Questo è un mio pallino e, fin quando farò questo lavoro, lotterò per realizzare questa mia idea. Allo stato attuale quando si segue un ragazzo con rapporto 1:1, si fanno tutte e 18 le ore con lo stesso alunno e nella stessa classe. Io ritengo invece che, quando possibile occorra fare diversamente. Nella scuola secondaria in alcuni casi lo fa, ma più per esigenze didattiche che per altro. Mi chiedo e vi chiedo: se in un Istituto, ci sono facciamo un esempio, cinque ragazzi o ragazze che necessitano del Sostegno dei Docenti, perché i 5 docenti assunti devono stare in maniera fissa ognuno solo su un alunno o su una classe? Mi spiego meglio. La priorità è il Ben-essere e la crescita dell’alunno con DA: è meglio per lui che abbia una sola relazione per tutto l’anno, magari non riuscendo ad entrare in sintonia col proprio insegnante, oppure sarebbe più opportuno che i docenti di Sostegno in Istituto spalmassero le proprie ore su tutti i ragazzi affinché ciascun alunno abbia più punti di riferimento? Per il ragazzo è meglio avere una relazione o più relazioni? Credo certamente più relazioni cosicché ciascuno dei tre-quattro docenti che lo seguono portino a loro volta la propria rete di conoscenze a disposizione del giovane. Ancora una domanda: è meglio che un solo docente ricerchi la strategia giusta d’insegnamento che è comunque condizionata dal proprio stile di apprendimento/docenza, oppure è meglio lavorare di staff ed in sinergia al fine di trovare gli strumenti e la didattica individualizzata adatta al fine inclusivo? Credo la risposta sia scontata. Perché non lo si pensa o non lo si fa? Non saprei, io non sono un pozzo di scienza e se ci sono arrivato, credo che ci siano arrivati tanti altri. Il problema della documentazione (che talvolta viene chiamato in causa quando si fanno questi discorsi) che accompagna l’alunno con DA, con DSA o con BES è del tutto marginale; così come reputo sia insufficiente organizzare quei due/tre GLHO/GLO all’anno. Chiedo scusa se ho parlato un poco con delle sigle in queste

di Roberto Notaro

righe, che certamente non si confanno alla reale necessità del momento. Il problema purtroppo, anche in questo caso è anche in noi docenti. Io docente che ho quasi trent’anni di servizio ed ho diritto a scegliere per primo il ragazzo da seguire, volete che mi affianchi all’alunno che ha maggiori difficoltà? Lasciamo la sua cattedra scoperta ad inizio anno e lasciamo che se la veda il docente nominato dalla GI, tanto per lui l’importante è lavorare! Fermo restando che può tranquillamente capitare che anche chi non abbia il titolo possa dare tanto, a volte anche di più di chi è di ruolo, perché come dicevi i valori che qui contano sono altri: ma vi pare giusto? Inutile negarlo, saremmo degli ipocriti ed un Docente è la prima cosa che non deve essere: inutile negare che vi siano ragazzi, classi intere che necessitino di un intervento fortissimo, ed altre situazioni molto più gestibili. Inutile negare che, in tanti casi, vi sia la corsa alla situazione personalmente più comoda. Non va bene. Occorre pensare prima ai ragazzi che a sé stessi. Come fare? La mia proposta è la seguente: RIPARTIRE TUTTE LE ORE A DISPOSIZIONE IN ISTITUTO SUL SOSTEGNO FRA TUTTI GLI INSEGNANTI: fare sei, quattro ore a testa magari. Assegnare ad ogni classe, ad ogni ragazzo più docenti. Fare per i docenti di Sostegno un orario spalmato su più classi, così come si fa coi docenti curriculari. Volendo, si potrebbe. Se ci sono tanti problemi da superare a scuola, ciò è dovuto a tante situazioni e siamo a noi insegnanti anzitutto a doverli risolvere. Se penso che qualche collega, anche ora, ancora oggi quando gli dico di essere entrato di ruolo come Docente di Sostegno, mi dà una pacca sulle spalle e mi dice “Dai…l’importante adesso è entrare di ruolo…” allora non ci siamo….. Dobbiamo migliorare e crescere tutti e capire che la base del nostro lavoro è intervenire lì dove c’è necessità. Vista la mia passione principale, il calcio, non posso che rapportare quanto dico al pallone. Di tanto in tanto, anche in località limitrofe, arrivano i paladini della “cosa seria” della “cosa mai fatta” quelli che hanno dei rapporti coi professionisti. Che fanno già i provini ai ragazzi pur non avendo titolo per farlo. Che prendono il più bravo in quel paese, poi in quell’altro, poi in quell’altro ancora…. Vincono qualche partita e si sentono dei novelli Trapattoni, Capello, Lippi. Ma il nostro lavoro dove sta? Il nostro senso di comunità, la volontà e la fatica nel lavorare in condizioni anche difficili e di far crescere anche ragazzi con difficoltà. Di aiutare coloro che hanno problemi d’inserimento e di utilizzare il pallone, questo meraviglioso strumento universale, come principale elemento per relazionarsi e riscattare anche difficoltà quotidiane. Il nostro lavoro dove sta? Questo discorso, per chiudere il cerchio di questo mio intervento, è racchiuso nella Tesi di Laurea Specialistica che ho presentato al TFA Sostegno all’UNISA di Fisciano di cui qui pubblico la copertina. Ancora grazie al Direttore per questo spazio, che gentilmente mi concede, da oltre venti anni.


I proverbi costituiscono un bene culturale legato alla storia

delle tradizioni popolari.

Nei proverbi tutti possono identificarsi, scoprendo qualcosa di sé e rivisitare così, i propri pensieri e la propria

di Cettin

a Casale

esperienza di vita.

continuiamo insieme ad arricchire il nostro catalogo

FATTI di FANTASIA Vi riportiamo, di seguito, un dialogo scritto ed interpretato da Luigi Nerio Fungaroli e Clelia Conforti durante la presentazione del libro “Statti cittu ca mo tu lu condu” di Cettina Casale e Mario Sista. Clelia e Luigi, riproponendo diversi detti caposelesi, hanno immaginato un dialogo tra una coppia di sposi caposelesi di un tempo, riportandoci in un’atmosfera di dialoghi antichi, tra risate e riflessioni di un attento pubblico. IL VOCABOLARIO PAESANO

di Agnese Malanga

ACCHIARUTU

SCICQUATU

AGGRANCATU

INFREDDOLITO

AUA’NNU

QUEST’ANNO

BANCHERA

GIRONZOLONA

BATTAGLIU

BATACCHIO

CIUMPU

PARALIZZATO

CRISOMM’LA

ALBICOCCA

CUNNUTTU

SORSO

FAJEDDA

SCINTILLA

FUCAGNA

CAMINO

FURMELLA

BOTTONE

GABBATU

INGANNATO

MAZZUPITU

MALATICCIO

M’BRUGLIATU

DISORDINATO

MINGHIARINU

PENE DEL MAIALE

MUORLU

MODELLO

MùZZUCU

MORSO

N’CARNARUTU

ABITUATO

N’FRASCATU

NASCOSTO

N’FURRIZZU

ACQUAZZONE

N’GIASUMUTU

SCIOCCO

N’TUTARUTU

BEN VESTITO

N’ZALLANUTU

SCIOCCO

PIRETTO

FIASCO

PUPITA

PARLARE

PUTUO’IU

PUZZOLA

SCANCIDDATU

SLOGATO

SCAPIZZU

SONELLINO

SCARAZINZULU

PEZZENTE

SCILLUFFATU

STORPIO

SCUIE’TU

STRANITO

SIRIVA’VLI

BISNONNO

C. Oi Tirù, qua nun n’ge bene! E’ funutu l’uogliu ind a la fusìna. Amma v’rè r’ luà stu m’bicciu! I’ ru ddicu semb ca accu zuoppi nun scappà e cu tartagli nun candà. Addù simu arrddùtti: l’acqua ind’a lu chiurnicchiu e ru ppanu ind’a lu fiashcu! L. Cuncè, nun n’ge niendi ra fa! Qua nui p’ l’ati semb pronti e lesti! Cussì aieri quann venn Cumbà Pascalu! Quann l’amicu ti ven a truvà o vol o ti vol rà. P serv l’amici riesti senza luci. Qua cu st’abbiata c’hammu pigliatu facimu peggiu ru lu cundu cu zì Girardu, ma ra mo nnanzi chi mi vol ben me parendu! C. E quiru te! Tu ruormi accu la vocca aperta! Nui aviemmà angappà puru si so mazzat! Lu problema nuostu è can nu t’nimu Sandi m’paraviso ra preà! Maronna mia mannammella janga ca neura nu mi manga! L. Tu sai, Cuncè. E menu malu ca stai semb inda a na ghiesia! Si nun damu a Ron Antoniu sti ddui miliuni quistu è capaci r’ n’gi mett ddoi ert n’ganna! C. E’ funutu l’erva, oi piecuru! Qua mi pari na vacca senza campana! Vutti ddà e cuogli qua! Ricìa bbuonu Tata “Cuncè, figlia mia, accorta! Apri l’uocchi a cu chi ti n’zuli! Ca nu fessa ti caca na casa!” L. Ah, ricìa accussì! Ricìa accussì Tata! Iamu cu li cazzi! Ah, po’v’ra a mè! Tirucciu, Tirucciu, puru lu megliu vinu inda a sta casa vai racitu! Ringi a tata ca chi mi iorca e chi m’avanda m’n’ fottu ru tutti quanda! Ma viri nu picca! Mo puru li pulici ten’n la tossa! C. Oh, viri a quiru ca rici! Si probbiu nu calamaru senza gnòstru! Qua si ni truammu st’ ddoi camm’r è grazie a tata, ca ni riu nu zicu r’ rota, ca s’aviemma aspttà a mamm’ta e attanutu aevoglia r’ sunna! Ma nun t’n n’garcà ca La addina si spènna ròppu morta!

L. Eh, par ca nu lu sapìa ca mamm’ta e attanutu hann semb avutu ra rici n’gimma a mme! Ma addu lu truav’n natu megliu!? Li piacia Laurienzu, curtu e malu cavatu, sulu p’cchè t’nìa la candina e ddui ruviti a lu pondu! I simbè r’ pr’senza! Cuncè, si putess turna arretu! Ma sai c’ ti ricu? Aggiu mangiatu còru r cardillu sotta na pampanella r’ viola. Aggiu fattu l’amoru cu la figlia p ffà shcattà la mamma can nu bbol! C. Tirù, viri cumm tu lu ddicu bbellu! Chi ten mala capu adda t’né bbuonu peru! Sai c’ ti ricu? Pcchè nun bbai addu Rusinella, t’ la r’cuordi, ah? RO-SI-NEL-LA. ìa p’ nnumm’ nata ca camm’nava tesa tesa appu lu chianieddu a mmondu! Va, abbihiti! Quera ddà t’ r’ ddai li rui miliuni! Ah sorta! I a la muntagna a chiandà patan e iddu a pasci appriessu a quera z’rbllina! L. Cuncè, mena mo. Quiru chi è però le rici, bella, era bella! C. Bella, sì! Cumm nu culu r’tiella! Bella cumm a li riebbiti ca t’n’minu! Tu vai sulu truann BACCU, TABBACCU E TABBACCHERA!

L. Cuncè, aria netta nun ten paura r’ truoni! Mena, nun fa moss ca ti’ v’nietti a fa puru la s’r’nata … Ti ricuordi c’ti candai? Mmiezzu a lu piettu tùju ngì so nate ddoi viole: viat’a quiru amàntu ca r’addora e si cunzola! C. E i c’ti ricietti? Ieri ind’à stu cor e t n’assisti, e mo ca vuò trasè nu ng’e cchiù postu. Cu te, Tirù, aggiu avutu la furtuna r’ lu piecuru: nasci curnutu e mor scannatu! L. Cambana, si? E sona! Cuncè, tu senza r’ me avivi persu la via cumm a li gruoi! C. Stai semb n’dririci, cittu! Pcchè, cu Rituccia, RI-TUC-CIA. AH? MENA? Tu na vita sana e vuttatu la preta e accuvatu la manu! Cu te ogni lassata è persa! L. Sai c’ti ricu? Futti e futtattenn! Cuncè, prer’ca tu! Prer’ca! Le iuta a cogli sotta a li pignuoli a Rituccia. Jat a chi car e mor! (pausa) Vò sape lu fattu r’Rituccia? (pausa) Ah, Cuncè?.... Cuncè, statti cittu ca po… ca po tu lu condu!

L. Ma c’ stai m’b’cann! Quera n’gera zì Puppina ca mi ciumbava r’ cosce si m’affigurava accu quera! Ma com, na vota li pozza rici p’ la via r’ la Purtedda, FIGLIOLA CA CIERNI FARINA, oh, cumm s’ mo la v’ress, CUSSU’ CULU NUN CUTULA’, CUMM VAI P’TI MOV LA FARINA LA FAI ABBULA’. C. Sin sì, scarti frusci e pigli primera puru cu zian’ta Puppina. T’nìa Sandu Vitu n’guorpu! Nun n’ lassava sfui unu! Mi pozza rici na matina, nun mi pozzu mai scurdà ca stia ienn a la prucissiona r’ San Girardu, “Vieni qua; vieni qua! Simbè tu si la wagliotta ca faci l’amor cu n’potumu? R’ femmn cort so p’ li mariti, quer long so bbon p’ cogli r’ fich! L. Cuncè, lassa perd a zi Puppina, e po Rusinella è bella r’ facci…ma sotta nun sacciu! C. Mittiti scuornu! Nun n’ge niendi ra fa. Nu pilu r’fessa tira cchiù r’ nu curdinu r’azzaru! I’m’aggia sulu chiur sta vocca. Callara e callarulu nun si tengn!

Luigi e Clelia partecipano spesso dando il loro contributo ad iniziative nelle quali un tocco artistico di recitazione si rende necessario. Bravi ed avanti così!

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Interviste

INTERVISTA

Scrivere è sempre un momento che permette di capirsi meglio, un ascolto interiore che si trasforma in parole… Una lunga serie di dialoghi, questa, che ha lo scopo di ricostruire Caposele tramite persone, volti, storie che l’hanno vista cambiare ed evolversi… Raccontare Caposele significa narrare anche i momenti meno piacevoli della nostra comunità. La Pubblica Assistenza da 25 anni è presente per ogni emergenza e difficoltà del nostro territorio ma credo che l’ultimo avvenimento del 25 Ottobre scorso sia stato per tanti versi l’espressione di una crisi che, oltre a coinvolgere l’associazione stessa riguarda tutti noi. Ho incontrato, perciò, la Presidente Cesarina Alagia, con la quale ho potuto confrontarmi su tanti aspetti, ma non anticipo.

d: È passato qualche giorno dall’assemblea Pubblica per l’importante questione del 118. Devo dire che, a mio parere, ho assistito ad una serata per molti versi disorientante. Ho notato con tristezza la poca partecipazione popolare nonostante l’argomento coinvolga tutti noi. Da un po’ di tempo noto che siamo inglobati in una sorta di apatico disinteresse, sembra quasi che le vicende che succedono nella nostra comunità e che presumono una risposta attiva e collettiva non siano opportunamente considerate. Per te deve essere stato ancora più duro constatare questa problematica dato il tempo, la dedizione e le forze impiegate per portare a Caposele una Cultura di condivisione, impegno e partecipazione. Vorresti dirmi la tua, a questo proposito? Vorrei, se me lo consenti, ritornare dopo alla tua sagace constatazione e alla tua domanda, perché oggi 30 novembre, inevitabilmente il mio ricordo va ad un episodio ignobile ed incomprensibile che colpì la Pubblica Assistenza, il 30 novembre del 2003: l’incendio della sede ubicata in via Aldo Moro, che l’allora Amministrazione Comunale ci diede in comodato d’uso gratuito, trasferendoci dai locali in contrada Piani, in quanto le nostre attività, con il passare degli anni aumentavano, richiedendo spazi più ampi. In quella triste occasione, che fu l’incendio del 30 novembre, intorno alla Pubblica Assistenza si strinsero, in un abbraccio corale di solidarietà, sia la nostra Comunità sia il mondo del Volontariato. Quell’incendio, le scritte ingiuriose sulle pareti annerite dell’associazione, il ripetersi di atti vandalici, fecero barcollare in me quella tenace ed ostinata volontà che mi aveva spinta, insieme ad altri pochi amici, a creare un’associazione di volontariato anche a Caposele, della quale ricoprii il ruolo di presidente, cosa che di fatto segnò uno strappo rispetto alla convinzione che i ruoli di dirigenza dovessero essere ricoperti da uomini, ma la diffidenza fu soltanto iniziale, dopo contarono le cose che, come gruppo, incominciammo a realizzare. Un gruppo di persone, forse un po’ folli ma piene di entusiasmo e convinte, come eravamo, che anche i sogni, se condivisi, potessero divenire Realtà, una realtà che significava portare a Caposele la Cultura della Solidarietà, dell’Impegno e dell’Inclusione Sociale. Per tornare all’incendio, ricordo che in un’assemblea molto affollata, tra le tante persone che ci esprimevano la loro vicinanza e l’invito a non mollare, vidi i volti delle persone che avevamo aiutato, che si aspettavano ancora il nostro aiuto, la nostra vicinanza. Così continuai, continuammo a non arrenderci, perché la nostra resa avrebbe significato vanificare quegli ideali in cui avevamo creduto e continuavamo a credere.

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d: Conoscevo la situazione per sommi capi ma sentirla raccontare da te mi sconcerta ulteriormente. E io che credevo che un’associazione di volontariato dovesse essere accolta con estremo rispetto ed empatia da tutti. Mi è stato raccontato un episodio legato ad alcuni volantini. Di cosa si trattava? Sì, è vero. Furono fatti girare anche dei volantini nei quali si insinuava, che nella Pubblica Assistenza, ci fossero degli interessi economici, accuse infamanti prive di qualsiasi fondamento e credibilità. Infatti i nostri bilanci sono sempre stati pubblici ed improntati alla totale Trasparenza, ed al rispetto della Legalità. Nello specifico, per quanto riguarda la mia persona, durante tutto il mio operare non ho mai preso una lira o un euro; nei vari progetti, che si sono succeduti, il mio ruolo e il mio tempo dedicato alle attività progettuali sono serviti ad ammortizzare le quote di cofinanziamento che altrimenti avremmo dovuto pagare. d: Beh, d’altronde chi si espone in prima linea può essere soggetto a critiche a volte anche cattive e del tutto gratuite... È così. In questi anni del mio mandato come presidente, a volte, sono stata tacciata di voglia “di protagonismo” che avrei potuto espletare, date diverse proposte, in altri svariati ambiti e non certo nel Volontariato. Ho scelto di fare la volontaria perché tale mi sono ritenuta, volontaria tra i volontari, non ho mai considerato essere presidente come “un trofeo” ma ho sempre svolto la mia funzione con estrema umiltà, apertura e democrazia. Se aiutare il prossimo è “voglia di protagonismo” vorrà dire che questa voglia l’avrò sempre e dovunque ci sarà qualcuno da aiutare, anzi, spero che aumenti nella nostra comunità, il “virus” di un sano protagonismo e che diminuisca la voglia, per qualcuno, di essere sempre “protagonista”, sempre in prima fila, quando si tratta di criticare l’operato altrui, ma poi ci si defila quando si tratta di togliere le mani dalle tasche, per fare qualcosa che vada nell’ottica del Bene Comune... d: Penso tu abbia ragione ma a volte criticare è molto più comodo di agire. Ritornando all’incendio, ci furono delle indagini? Le indagini, purtroppo non approdarono a niente di concreto. Ricordo ancora che durante l’assemblea, alla quale prima facevo riferimento, mi rivolsi direttamente agli autori di quell’atto criminale, perché certa che qualcuno di loro fosse presente in sala, mentre altri, come venimmo a sapere dopo, in quello stesso momento stavano imbrattando le pareti della Pubblica Assistenza con scritte infamanti sulla mia persona e di altri volontari. Mi rivolsi a loro chiedendo un confronto tra di noi, per tentare di capire quel gesto incomprensibile e perché ritenevoche si potesse trattare di persone da me conosciute...

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INTERVISTA A

CESARINA ALAGIA di Luigi Nerio Fungaroli

d: A quanto pare, vedendo i tuoi occhi in questo momento, il tempo non sempre riesce a rimarginare vecchie ferite. Nonostante questa dura prova, però, la Pubblica Assistenza ha continuato la sua vita associativa non perdendo la fiducia e l’entusiasmo nei confronti della Comunità. Come avete trovato la forza di reagire? Dopo ricominciammo a pulire quanto rimasto, ma ciò che riempiva i nostri cuori di sdegno e di dolore, era il vedere distrutta la nostra memoria, i nostri ricordi, tutto ciò che testimoniava spaccati molto importanti realizzati in tanti anni che ci avevano visti impegnati in diversi ambiti, in molte progettualità. Ricordo che, tra le cose annerite, trovammo delle foto che cercammo di ripulire e di riattaccare alle pareti: rappresentavano momenti vissuti con gli anziani e i diversabili nel Centro e a Laceno, dove li portavamo a fare ippoterapia e soggiorni montani. Per parecchi giorni ci portammo addosso l’odore acre del fumo che sembrava non volerci abbandonare mai. Finalmente, però, grazie all’impegno del sindaco Giuseppe Melillo, che continuò sempre a credere in noi e a spronarci. Dopo qualche tempo, il Comune ebbe finanziato un progetto P.O.R. per la ristrutturazione della sede e per l’acquisto di arredo. Ricordo che il sindaco “Peppino” sorridendo e con un entusiasmo quasi infantile, disse che dovevamo pensare ad ampliare la sede per farne un centro semi residenziale per diversabili e mentre parlavamo ci sembrava di vedere quel sogno farsi sempre più vicino. Gli anni passavano e ci vedevano impegnati a rimuovere quei tanti bisogni, con i quali quotidianamente ci interfacciavamo, uno di questi fu la necessità di avere anche a Caposele un’ambulanza che potesse, in tempi brevi, intervenire a tutela della salute e della vita dei nostri concittadini. Rispetto a questo ci attivammo in tanti modi, furono fatti molteplici ed estenuanti incontri con i vari direttori generali dell’Asl e alla fine, la nostra testardaggine, supportata anche dall’allora Superiore dei Padri Redentoristi di Materdomini ebbe la meglio e a fine 2002 il 118 a Caposele fu una Realtà, una bellissima Realtà. d: Qualche anno si parlò di soppressione del 118 da parte dell’ASL in diversi comuni, tra i quali Caposele. Come si riuscì ad evitare tale soppressione? In effetti qualche anno fa, nel 2012, rispetto alla paventata possibilità, da parte dell’Asl, della soppressione del 118 a Caposele, la Pubblica Assistenza fu in prima linea nell’organizzare assemblee e nel chiedere un Consiglio Comunale Straordinario sulla necessità di conservare la postazione STIE (118) adducendo diverse motivazioni. Anche in quell’occasione, la reazione della maggior parte delle persone fu abba-

stanza tiepida, se non indifferente rispetto ad un problema così importante, mentre la politica si limitò a strumentalizzare anche questa situazione. Ebbene, se il 118 si salvò fu grazie alla Pubblica Assistenza che, nella persona del presidente, perorò nelle sedi competenti le ragioni per la non soppressione del servizio. d: Avrei voluto iniziare questa intervista/dialogo chiedendoti il perché della tua affermazione espressa durante l’assemblea del 25 Ottobre, riguardo la volontà di dimetterti e non continuare la tua esperienza nella Pubblica Assistenza. Alla luce di quanto detto, mi è sembrato di percepire una delusione che forse, dopo quello che mi hai raccontato, si è dovuta scontrare con una situazione altrettanto scoraggiante, quale l’appuntamento di cui poc’anzi. È così? L’altra sera, leggendo diversi volumi de “La sorgente“ mi è capitato di rivedere alcuni miei articoli, nei quali già da tempo evidenziavo le difficoltà riscontrate nell’organizzazione del 118 e queste erano e sono tuttora dovute allo scarso numero di volontari impegnati in tale servizio. Qualche sera fa si è tenuta un’assemblea organizzata dalla Pubblica Assistenza e dall’Amministrazione Comunale sul problema 118; ebbene, in questa occasione, ho dovuto constatare, con grande rammarico personale e di altri volontari, oltre al numero esiguo di presenze, anche il parere espresso da parte di alcuni di “slegare“ il problema 118 dalla Pubblica Assistenza; in definitiva sembrava che la Pubblica Assistenza si dovesse scusare di gestire il 118, altrimenti soluzioni non si sarebbero trovate per risolvere la carenza di volontari. Voglio ricordare a chi difetta, o vuole difettare nella memoria, che la Pubblica Assistenza è un’associazione che anche fuori dal contesto di Caposele, forse soprattutto fuori, viene indicata come modello di associazionismo che ha saputo coniugare il sociale e sanitario (che non è solo il 118), la Protezione Civile e altre attività. Pertanto oggi sento di non dover giustificare il mio operato e quello della Pubblica Assistenza se questa ha saputo negli anni realizzare quanto segue: • Centro polifunzionale per anziani e diversabili;


Interviste • Centro per l’infanzia; • Assistenza domiciliare agli anziani; • Banco alimentare; • Assistenza ed alloggio a persone con difficoltà, delle quali nessuno sembrava accorgersene o farsene carico. • Ludoteche estive; • Emergenza sanitaria (118 e Trasporti non in Emergenza); • Acquisto di un’ambulanza nuova e di un pulmino con pedana autocaricante per persone con diversabilità. • Prevenzione sanitaria (Caposele è stato il primo comune della Provincia di Avellino ad effettuare grazie alla Pubblica Assistenza che sollecitò AMDOS ad effettuare gratuitamente visite senologiche e ginecologiche che annualmente si ripetono); • Donazione sangue; • Protezione civile con simulazioni nelle scuole ed informazione alla popolazione (Terremoto “Io non rischio); • Progetti di Servizio Civile; • Progetti con le scuole di vario ordine e grado per un’integrazione tra anziani, diversabili ed alunni. • Convegni e manifestazioni varie; a questo proposito voglio ricordare la presenza a Caposele della ballerina e pittrice Simona Atzori che prima nelle scuole dialogando con gli alunni e poi su di un palco in piazza Sanità osò sfidare ballando, lei, ballerina senza braccia le leggi della

fisica, volteggiando leggiadra come una libellula senza ali. • Battaglie sostenute per aumentare i servizi nel nostro territorio come ad esempio la richiesta di un SerT decentrato rispetto a Grottaminarda; Molte di queste attività la Pubblica Assistenza ha cominciato a realizzarle quando, ancora, non era stata attuata la legge 328 del 2000 e le politiche sociali erano il fanalino di coda di molte amministrazioni comunali. Sarebbero ancora tante le cose da poter raccontare, ma voglio fermarmi qui, anche perché alcune situazioni riguardano aspetti privati di persone e quindi è opportuno operare con discrezione, dietro le quinte, senza aspettarsi il plauso di nessuno, ma consapevoli di agire affinchè ognuno possa avere la possibilità di un aiuto concreto. d: Dopo tutto questo che hai fatto insieme ad altri per Caposele e per l’associazione la tua volontà di abbandonare mi lascia intravedere una forte delusione sicuramente rapportabile a più cause. Mi sbaglio? Hai ragione, la delusione è tanta e tu lo sai bene. Lascio con un forte senso di sofferenza e rammarico: ho dedicato 25 anni della mia vita credendo nei valori di un Volontariato Vero, che fonda le sue azioni su forti principi etici finalizzati a

prevenire qualsiasi attività illegittima o illecita e basato sempre nel rispetto della dignità delle persone. Credo, comunque, di aver sbagliato nel ritenere che i sogni se condivisi, si potessero realizzare, mi sto scontrando con un muro di indifferenza, di giudizi preconcetti e pretestuosi e penso, appunto, che il mio sbaglio sia stato quello di sognare un Sogno impossibile. Spero comunque che l’associazione ritorni ad essere quella realtà che sapeva radunare, intorno alle sue attività, tanti consensi. Sicuramente per realizzare questo, c’è bisogno che la Pubblica Assistenza, sappia, al suo interno sviluppare, sempre, dinamiche positive, in modo che queste si riflettano anche all’esterno. Quando ho affermato in varie circostanze che noi Volontari dobbiamo saper essere contaminatori sociali, intendevo dire che i nostri stili comportamentali devono essere improntati, sempre, al rispetto e all’ascolto altrui altrimenti le attività, pur positive che si fanno, non vengono recepite nel modo giusto. Bisogna che sappiamo tutti riappropriarci di quel sano senso del NOI da contrapporsi all’individualistico IO che non può essere il presupposto per una Comunità più accogliente e veramente inclusiva che intenda contribuire a realizzare una comunità inclusiva.

d: Cosa ti porti dentro e cosa ti mancherà maggiormente? Mi mancheranno le tante storie di persone semplici, ma autentiche, con le quali in tutti questi anni la mia vita si è intrecciata, mi mancheranno i racconti e la vitalità degli anziani del centro, la tenerezza dello sguardo dei nostri disabili, capaci di ridarmi, ogni volta, la forza di andare avanti. Mi chiedi inoltre cosa mi porterò dentro nel lasciare la Pubblica Assistenza: l’essermi immersa in tante storie, fatte di solitudine e disagio; porto con me la consapevolezza che se, sarò riuscita a tendere una mano a chi chiedeva di essere ascoltato ed aiutato, se avrò contribuito a far rialzare qualcuno e a riprendersi in mano la propria vita, non avrò speso invano questi 25 anni di presenza nella Pubblica Assistenza. E per finire mi porto la convinzione che nessuno e niente (né incendi, né assemblee quasi deserte, né giudizi affrettati e superficiali) potranno scalfire la mia profonda convinzione che Essere volontari significa (e per me lo è stato) essere spinti nelle proprie azioni da uno slancio di altruismo ed impegno anche per tentare di scalfire questo senso diffuso di apatia e disinteresse in modo da realizzare, tutti insieme, una Comunità rispettosa delle persone e a misura della dignità di ciascuno.

"Il volontario è un cittadino che fa la sua storia con gli altri" Il dicembre, si è celebrato la 34^ giornata internazionale del volontariato indetta dall’Onu. Essere volontaria/o di una pubblica assistenza Anpas vuol dire impegnarsi ogni giorno per l'uguaglianza, la libertà, la fraternità, la gratuità, la solidarietà, la mutualità e la democrazia, impegnarsi per i diritti umani e civili sanciti dalla Costituzione Italiana e dei diritti universalmente riconosciuti dell'essere umano. Fabrizio Pregliasco, presidente #Anpas “anche quest'anno importante come ogni anno rilanciare l’importanza del volontariato, in tutti gli ambiti. Ancora più importante è, come Anpas, sottolineare il volontariato strutturato storico che ogni giorno garantisce servizi così come anche nelle emergenze. Anche alla luce delle tante riforme che si stanno avvicendando nel nostro paese, è necessario rilanciare l’importanza di questo capitale sociale che va garantito e di cui si deve parlare sempre”.

Torna l’appuntamento con la prevenzione. Sabato 30 novembre a partire dalle ore 09:00 sarà possibile effettuare visite senologiche e visite ginecologiche gratuite (con un piccolo contributo potrete effettuare anche il Pap test) Torna l’appuntamento con la prevenzione. Sabato 30 novembre a partire dalle ore 09:00 sarà possibile effettuare visite senologiche e visite ginecologiche gratuite (con un piccolo contributo potrete effettuare anche il Pap test)

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Storia

L

a piazza Sanità prende il nome dalla chiesa omonima.

Nei primi anni del ‘700 viene edificata vicino alle sorgenti una chiesetta dedicata alla Madonna della Sanità nel luogo dove prima sorgeva un’edicola con il dipinto della Madonna; in quegli anni la piazza Sanità era coperta di acqua delle sorgenti del Sele con vari ponti e la chiesa della Madonnina della Sanità si trovava attaccata al campanile insieme alle grotte, come si vede nella foto storica. Poi quando ci fu la vendita delle acque, a seguito dei lavori di captazione delle sorgenti, la chiesa fu demolita e ricostruita identica in un grosso spazio poco distante successivamente ampliato così da realizzare piazza Sanità. In quegli anni oltre alla demolizione della chiesa furono demolite anche le grotte che si trovavano nei dintorni della chiesa stessa per poter costruire l’acquedotto pugliese come lo conosciamo oggi. Dagli anni ‘50 fino agli anni ‘80 la piazza Sanità non era moderna e larga come adesso; c’era la chiesa, il monumento, la fontana e le panchine, ci passavano già le macchine ma non era molto frequentata come oggi perché le persone preferivamo uscire e trascorrere il loro tempo in altre zone di Caposele. Con il passare del tempo hanno cominciato a frequentare sempre di più la piazza fino ad arrivare all’abitudine di passeggiare fino alla Sanità. Per qualcuno di noi la piazza Sanità rappresenta una prima volta di un evento della vita cioè il primo amore, il primo bacio, le prime passeggiate con una ragazza, i primi incontri tra amici e via dicendo. Mi ricordo che negli anni ‘80 la Sanità era anche un luogo di incontro delle persone anziane; invece oggi gran parte di questi incontri e questo tipo di frequentazione si fa in maniera diversa. Poi, data la mia età, non posso sapere come era vissuto questo luogo prima degli anni 70 , ma vi posso raccontare gli anni successivi che ho vissuto in prima persona fin da quando ero bambino fino ad oggi. A cominciare dal 23 novembre 1980, dopo la scossa di terremoto, molte persone sono scappate su quella piazza che era il posto più sicuro al riparo da eventuali crolli di case perché quivi case non ce n’erano. Ci siamo rimasti tutta la notte con la paura, il freddo e con il vocìo lamentoso delle persone in attesa di avere informazioni dei propri cari e della propria casa.

di Giuseppe Casale

Frattanto piazza Sanità si era trasformata in un una tendopoli con tende, baracche e roulotte; molte persone hanno vissuto per molto tempo alla Sanità con un’abitazione provvisoria in attesa che arrivassero i primi prefabbricati. In Piazza rimase solo il prefabbricato con

Una delle prime cose che si vede alla Sanità è il monumento dedicato ai soldati caduti della prima guerra mondiale con la scritta dei nomi e cognomi e la data di nascita di ciascun caduto. Il monumento è collocato in un’ area riservata della vasta piazza; esso è costituito da un ampio basamento rettangolare a gradini, la figura nuda del fante con il saluto romano fascista della patria, il basamento decorato con foglie di alloro reca iscrizione MCMXV- MCMXVIII. È stato costruito nel 1928 dal regime fascista nel decennale della fine della prima guerra mondiale. Poi c’è la chiesa della Madonna della Sanità che occupa un quarto di spazio della piazza, poi c’è la caserma dei carabinieri che si trova nell’area dell’acquedotto e, sempre nell’area dell’acquedotto, c’è l’albero di Natale più alto d’Europa che viene acceso ogni anno ai primi di dicembre e rimane acceso per tutto il periodo delle feste natalizie. Esso attira molte persone e turisti per qualche selfi sotto l’albero, per una foto ricordo da portare a casa oppure da pubblicare sul social. Poi c’è un altro grande spazio che occupa la Sanità e sono le sorgenti dell’acquedotto che si trovano dietro la caserma dei carabinieri. Quivi c’è la sorgente vera e propria, dentro una casa aperta a tutti per le visite turistiche.

PIAZZA SANITÀ

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la sede del Comune oltre le sedi provvisorie di tre esercizi commerciali; in particolare in uno di questi, il salone di zio Armando, ho trascorso molto tempo durante il pomeriggio e approfittando di questa ospitalità, ho avuto occasione di incontrare e conoscere molte persone. Oggi alla Sanità ci vado con Salvatore mio fratello in estate, per trascorrere un pò di tempo sulla panchina scambiando due parole con lui e con qualche persona che si ferma per salutarci oppure per accomodarsi insieme a noi per un po’ di tempo. Negli anni ‘80 e ‘90 la piazza Sanità ha rappresentato un luogo di ritrovo e di incontri; tutte le mattine gli alunni, con la scuola in prefabbricati a pochi metri dalla piazza, ( alle Saure), erano ragazzi che venivano da varie parti di Caposele con il pullman oppure con la macchina accompagnati dai genitori e si incontravano prima di entrare nelle loro aule scolastiche. Ricordo che la piazza Sanita è stata per molti anni un posto di incontro e di ritrovamento per un’intera generazione di ragazzi ,insegnati e professori che andavano a scuola e si scambiavamo i primi saluti nell’attesa di entrare in aula. Il 25 Aprile 2014 è stata inaugurata la nuova piazza Sanità con una grande festa sotto la pioggia battente con l’Autorità civile e militare con la presenza di molte persone.

Piazza Sanità nella sua bellezza notturna

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All’interno ci sono i macchinari che regolano l’uscita dell’acqua; tutti questi posti sono di proprietà dell’acquedotto e sono visitabili dai turisti in gruppo limitato di persone alla volta. In questi anni la piazza Sanità ha avuto una seconda occasione per attirare su di sé l’attenzione ospitando il mercato settimanale del mercoledì. Poi le serate di agosto con concerti e rassegne musicali come la festa della musica, la corsa dei tre campanili e le macchine di Leonardo ed infine il mercatino di Natale a dicembre con l’accensione dell’albero più alto d’Europa. A volte ospita anche lo spazio per il servizio fotografico all’aperto per i matrimoni. In conclusione, la piazza Sanità per la sua importanza, se non ci fosse bisognerebbe crearla, ma per fortuna c’è ed è sempre accogliente, religiosa, festiva e tante altre cose. Ma è sempre la nostra piazza Sanità ed è il nostro punto di riferimento.

Uno scorcio della piazza con la cascata colorata


Premio Caposele

Premio Caposele 2019 a Gerardo Ceres Presentazione di Alfonso Sturchio Caposele 19/08/2109

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’ doveroso che io faccia una premessa prima di cominciare a parlare di Gerardo Ceres. E’ un po’ come in alcuni film o in alcuni libri, dove all’inizio viene fatto un avvertimento, e si legge “ogni riferimento a fatti realmente accaduti o a persone veramente esistite è puramente casuale”. Ecco, allo stesso modo io devo fare un avvertimento, devo avvertirvi che riguardo a Gerardo Ceres non posso essere obiettivo. Sono suo amico, con gli anni al sentimento di amicizia si è aggiunta anche una profonda stima verso la sua persona, per le sue qualità umane e professionali e l’ho finanche scelto come padrino di battesimo di mia figlia. Per cui potrete comprendere che il profilo che traccerò è assolutamente parziale. Tuttavia devo anche avvertirvi che tutto quello che dirò è assolutamente vero. I successi ottenuti da Gerardo in campo sindacale e nella vita in generale testimoniano pienamente le sue grandi qualità e i motivi che hanno indotto la Proloco ad assegnargli questo riconoscimento. A proposito del Premio Caposele occorre dire qualcosa. Il Premio è nato come un riconoscimento nei confronti dei nostri concittadini che si sono distinti fuori dai nostri confini ed hanno continuato a mantenere un forte legame con il nostro Paese. Con gli anni, a queste forti motivazioni se ne sono aggiunte altre, altrettanto importanti. Si è voluto premiare anche chi – come recita il biglietto di invito a questa cerimonia – è stato artefice di un miglioramento generale della qualità della vita nel nostro comune, mantenendo sempre viva la memoria delle nostre tradizioni. Ecco, devo dire che per tutte queste motivazioni Gerardo Ceres merita ampiamente questo tributo. Perché è stato capace con il suo lavoro di farsi apprezzare, assumere posizioni importanti ed ottenere conquiste in favore dei suoi rappresentati ben al di fuori di Caposele: a Salerno, a Napoli, a Roma, a Torino. Allo stesso tempo ha mantenuto un forte legame con il nostro paese partecipando e rendendosi parte attiva in tantissime iniziative tra le più brillanti. Non vi meravigliate, pertanto, se in queste brevi note farò riferimento sì ai suoi successi lavorativi, ma anche a tante piccole grandi cose che, per quanto mi riguarda, lo rendono degno figlio di questa terra e legittimano il conferimento del Premio Caposele. Guardando i volti delle persone che sono presenti mi rendo conto che tutti conoscono bene Gerardo, sanno chi è e non occorrono molte parole per descriverlo a chi l’ho ha visto nascere o lo ha visto da sempre camminare e discutere nelle nostre strade. Tuttavia, e me ne sono reso conto assistendo alle precedenti edizioni del Premio Caposele, nonostante viviamo in un piccolo paese e pensiamo di conoscere tutto di tutti, è solo in occasioni come questa che realmente si riesce a comprendere in profondità la storia e quali traguardi abbia raggiunto un nostro concittadino.

Partiamo dall’inizio, dunque. Gerardo Ceres è nato qui a Caposele, sotto la pietra dell’Orco come egli stesso ama ricordare, dove ha vissuto la sua infanzia. A 8 anni è però costretto ad emigrare col resto della famiglia a Torino, città operaia per eccellenza. A Torino assorbe lo spirito del cattolicesimo del post Concilio all’insegna della solidarietà e della compassione umana. Approdato alle scuole superiori, si ritrova nel vortice delle contestazioni studentesche del 1977 che ebbero esiti anche violenti e contradditori, ed ha pagato personalmente gli scontri di quel periodo, risultandone poi totalmente estraneo. In seguito ha vissuto un periodo di “libertà” alla scoperta della cultura alternativa, girovagando tra Roma e l’Andalusia, conoscendo personalmente i poeti della Beat Generation del calibro di Allen Ginsberg e Gregory Corso. Ed è sicuramente questo un altro tassello importante della sua formazione: è qui che – per dirla con le stesse parole di Corso – “ha cominciato a scrivere, a sognare la Bellezza con la B maiuscola, a immaginare mondi stellati non legati ai fili della logica inesplicabili”. Gerardo Ceres torna in Irpinia dopo il terremoto del 1980, e ristabilisce il legame con la sua terra natale. E’ ancora il tempo delle grandi passioni ed a Caposele vive intensamente esperienze politiche e culturali. Chi l’ha avuto in quel periodo come compagno, sullo stesso fronte, ricorda sicuramente l’intensità e la passione che metteva nelle cose che faceva. Chi stava dall’altra parte lo ricorda sicuramente come un avversario ostico, non arrendevole, e comunque onesto e chiaro nelle sue posizioni. Sono gli anni di Rosso Rinascita, il periodico di agitazione culturale permanente che per molti giovani o adolescenti come me era l’archetipo della controcultura locale, qualcosa di assolutamente originale ed affascinante nel panorama culturale caposelese. Devo confessare che quando fui chiamato a scrivere per gli ultimi numeri di Rosso Rinascita, per me fu motivo di grande orgoglio. Ma naturalmente il ritorno a Caposele segna anche l’inizio dell’età adulta, se così si può dire, e quindi l’inizio di un percorso lavorativo lungo ormai trent’anni che lo porterà ai vertici del sindacato. Una volta a Caposele, Gerardo lavora all’inizio come manovale nella ricostruzione della basilica di Materdomini. Lavora poi nei cantieri per la realizzazione dei collettori delle aree industriali del cratere ed è in questo periodo, nel 1983, che si iscrive alla Filca Cisl, la Federazione dei lavoratori edili, di Salerno. Ma la sua attività sindacale vera e propria inizia nel 1987 come operatore della Filca Cisl di Avellino, quando segue in Alta Irpinia i cantieri della ricostruzione post-sisma. La sua carriera, per le qualità che subito dimostra, è fulminante. Per le battaglie che intraprende, per le capacità che subito dimostra sul campo, già nel 1991 – nemmeno quattro anni dopo – viene inviato

a Roma a seguire la Federazione degli edili della capitale. Nel 1993 diventa operatore nazionale della Filca Cisl, seguendo la contrattazione nei settori del legno-arredamento e del cemento, ed assume anche la presidenza del Fondo Pensione interno. Nel 1999 intraprende un nuovo viaggio a Torino. Approda infatti alla Filca Cisl del capoluogo piemontese per completare il commissariamento di quella struttura sindacale. Compiuta la missione con successo, nel 2002 viene eletto Segretario Generale della Filca Cisl di Salerno e della Filca Cisl della Campania. Nel 2008 entra quindi nella Segreteria della Cisl della Campania. Ma non finisce qui. Dal 2000 al 2008 è stato vice Presidente di Prevedi, il Fondo Nazionale di Previdenza complementare per i lavoratori del settore delle costruzioni. Dal maggio 2013 ricopre l’incarico di Presidente regionale dell’Adiconsum, l’associazione dei consumatori promossa dalla Cisl. Nel marzo del 2017 compie un ulteriore passo in avanti e viene eletto segretario generale della Cisl della provincia di Salerno. Attualmente è dunque membro della Segreteria della Cisl Campania e segretario generale della Cisl della provincia di Salerno. E’ arrivato ai vertici del sindacato dopo un percorso fatto di battaglie per il lavoro, per la legalità e la sicurezza nei cantieri, che riassunto così in poche righe sembrerebbe tutto in discesa, ma vi assicuro che dietro queste conquiste vi è un impegno di oltre trent’anni e lotte che lo hanno visto emergere per le sue qualità indiscusse. Come dicevo, però, la biografia di Gerardo Ceres non si può riassumere menzionando solo i suoi successi lavorativi. Spero che lui stesso, dopo, vorrà ritornare su questi temi approfondendoli. Però, come ho già anticipato, lasciate che mi soffermi anche sugli altri molteplici interessi che rendono Gerardo quello che è, l’amico che conosciamo e il Silaro, l’abitante del Sele che ha tanto contribuito a diffondere il buon nome del nostro paese fuori dai nostri confini. Sono abbastanza grande da ricordare perfettamente – tra le varie passioni di Gerardo – i programmi che conduceva a Radio Caposele. Era un conduttore assolutamente brillante ed originale. Fra tutti i suoi programmi però voglio ricordare la sua Domenica Radiofonica, condotta insieme a Salvatore Conforti. Domenica Radiofonica era un programma che prevedeva diversi collegamenti con Radio MPA che partecipava con il suo conduttore. Ora, non me ne voglia il bravissimo conduttore di Palomonte, occorre però dire che chi – come me – ascoltava la trasmissione dall’altra parte del vetro o dalla radiolina di casa, coglieva immediatamente la differenza tra le due stazioni radio. Da una parte vi era una conduzione per così dire “tradizionale”, per i tempi e per il

linguaggio usato, da questa parte vi era un approccio assolutamente moderno ed innovativo che oggi si può cogliere ascoltando le emittenti nazionali. Gli interventi di Gerardo, le interviste, per la qualità e la modernità dei tempi e del linguaggio rendevano Radio Caposele – ed i caposelesi di riflesso – sicuramente un modello da imitare. Ecco, possiamo dire che anche in quel campo Gerardo Ceres ha dimostrato grandi capacità ed attraverso la radio ha sicuramente contribuito a diffondere il buon nome di Caposele nella nostra Provincia ma anche oltre. Ma ci sono altri campi in cui Gerardo Ceres si è espresso con merito, movimentando il nostro piccolo scenario culturale. Ho già ricordato la sua partecipazione a Rosso Rinascita, dove i suoi lavori avevano una forte carica politica, ma probabilmente i più adesso apprezzano i suoi scritti su La Sorgente. I suoi racconti di vita quotidiana di Caposele costituiscono ormai un appuntamento fisso sul giornale ed hanno la funzione, sì di divertire il lettore, ma soprattutto di cristallizzare certi aneddoti che appartengono alla nostra comunità, consegnandoli così alla storia ed alla tradizione. Infine, sempre per suffragare la tesi indiscutibile dell’enorme contributo che Gerardo ha dato e sta dando alla vita culturale del nostro paese, voglio ricordare la sua decisiva partecipazione, in qualità di ideatore insieme ad Armando Sturchio e presentatore della Festa della Musica, un evento che ogni anno per più giorni riesce a calamitare a Caposele centinaia di persone dai paesi limitrofi. Centinaia di persone che puntualmente al loro ritorno a casa cantano le lodi di Caposele, del suo territorio e dei suoi abitanti. Come ho già detto, c’è stato un viaggio in Spagna di Gerardo che è stato a mio avviso come uno spartiacque tra la giovinezza e l’età adulta. Molti anni fa uno scrittore spagnolo (Miguel de Unamuno), ha scritto “Il fascismo si cura leggendo e il razzismo si cura viaggiando”. Io sono sicuro che nella sua permanenza in Andalusia Gerardo ha quanto meno sentito l’eco di queste parole perché nella sua vita successiva ha letto molto ed ha viaggiato molto, diventando la persona aperta e tollerante che oggi conosciamo. Ma soprattutto è una persona fortunata. E’ fortunato infatti ad avere accanto una donna come Teresa, sua moglie, senza la quale tutto questo percorso non sarebbe stato possibile. Ed è fortunato ad avere avuto tre figli meravigliosi come Francesco, Emanuele e Jacopo, il cui carattere mite non somiglia affatto a quello di Gerardo quando aveva la loro età, ma che si riconoscono indiscutibilmente figli suoi per la loro intelligenza ed i loro caratteri somatici. Tutto questo, ma anche altro è dunque Gerardo Ceres, degno figlio di questo paese al quale va giustamente riconosciuto il Premio Caposele per l’anno 2019.

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Politica

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pprofittando di questo periodico, nel quale, fortunatamente, rimane traccia di tutto quel che si fa all'interno della nostra piccola Comunità, mi permetto di muovere, sempre con lo stesso spirito “COSTRUTTIVO“, una critica all’attività amministrativa. Nell’articolo precedente, a fronte di un bilancio di previsione che avevo bocciato in maniera netta dandone spiegazioni non politiche ma tecniche, oggi a fine anno il conto salato presentato ai cittadini è chiaro e tangibile: aumenti di tasse e taglio dei servizi generalizzato. A questo aggiungo sempre, con dati di fatto, la scarsa gestione ordinaria di alcuni servizi fondamentali come quello dei rifiuti. Oltre ai cumuli di monnezza che si vedono vicino ai cassonetti (significando che nulla è cambiato anzi peggiorato) voglio citare un fatto singolare che forse dopo l’uscita di questo articolo smuoverà qualcosa, ma che è solamente emblematico di una condizione di gestione del tema disastroso. Nel mese di settembre, non ricordo bene la data, ma sicuramente subito dopo la prima di S.Gerardo, segnalai al comune la presenza di un cumulo di pneumatici e ingombranti vari presso il parcheggio San Michele nella frazione Materdomini. Segnalazione fatta al fine di garantire la salute pubblica trattandosi di rifiuti speciali, e anche per evitare un magra figura, nell’accogliere i turisti numerosi in quel periodo. IL RISULTATO? Ad oggi il cumulo è aumentato e mi chiedo al di là della mia segnalazione come si è potuto non vedere quello scempio. Meno male che la frazione Materdomini dalle promesse fatte in campagna elettorale doveva essere rivalutata! Lo stesso dicasi per Caposele, dopo un pò di fuoco di paglia, rispetto a viabilità e regolamentazione della sosta, nessun intervento è stato fatto. Mi dispiace che oramai non si parla più di un opera fondamentale che è il parcheggio multipiano. Un'opera che garantirebbe vantaggi ai commercianti, tranquillità ai cittadini che vengono dalle zone rurali e la possibilità di impiantare un serio e attuabile piano della circolazione ai nostri vigili. Evidentemente tutto questo è lontano dall’azione amministrativa, che dopo aver sbandierato promesse di tutti i tipi in campagna elettorale,

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DIAMO A CESARE QUEL CHE E' DI CESARE! ad oggi i "twitt " sui social superano di gran lunga i fatti. Ricordo a tutti senza dilungarmi che in quelle promesse si parlava di valorizzazione delle montagne per preservare le stesse, rivalutazione del bosco difesa, un’attenzione singolare alle zone rurali; ad oggi tutto non pervenuto. In ultima analisi, premettendo che tutto ciò che arriva a Caposele di positivo ben venga e che non si può chiedere collaborazione se non cè quantomeno un minimo di richiesta di confronto anticipato -in tal senso, non ricordo un voto favorevole in consiglio comunale di chi durante il mio mandato in maggioranza era all’opposizione, su progetti che facevano beneficiare Caposele di somme importanti come: l’urbanizzazione dell’area PIP circa 2.800.000 euro o lavori di efficientamento energetico dell’Istituto Comprensivo 360.000 euro ed altri-, provo imbarazzo io

STELE A DIO SILVANO

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i questo importante reperto storico ritrovato in agro di Caposele ed oggi conservato, in bella mostra, presso il Museo Provinciale di Avellino, abbiamo parlato spesso. Molte le storie e le indicazioni importanti che accompagnano il "pezzo" di pietra di oltre 2 mt. di altezza. Tante volte è stato protagonista in racconti suggestivi nelle poche indicazioni storiche riferite a Caposele e agli avvenimenti che hanno caratte-

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di Donato Cifrodelli

per altri, di come si possa vantarsi in Consiglio Comunale con rimpalli di congratulazioni, dell’arrivo di fondi relativi a progetti presentati nel 20162017 e inizio 2018 (anni in cui ero in maggioranza ) avendo oggi l’unico merito di aver apposto una firma per fine iter amministrativo. Tra questi progetti, citando il più significativo, il consolidamento del muro con relativa sistemazione del tratto di strada all’altezza del filare alberato nella frazione Materdomini, di cui sono a conoscenza da anni il progetto sbandierato come se fosse una novità, approfitto per ringraziare anche se oggi non è più con noi, il compianto Pietro Foglia, che diede un significativo contributo alla causa in Provincia, rivestendo in quel periodo la carica di Presidente del Consiglio Regionale. Ecco alcune delle motivazioni, care lettrici e lettori per cui oggi dico che l’azione amministrativa è nulla

rispetto alle cose messe in campo e a ciò che era stato dato per certo in campagna elettorale. Prima di chiudere mi preme fare un appello, da diversi mesi ho registrato spesso non ne miei confronti ma in generale, sui social media e non solo, una manifesta aggressività che supera ogni limite trasformando con convinta ostilità, l’avversario politico in un nemico da abbattere e umiliare, instaurando così un clima di tensione diffusa che travolge ogni discorso razionale, impedendo il confronto e avvelenando il senso di comunità. Per questo chiederei a tutti di evitare offese personali gratuite e magari confrontarsi anche con vedute diverse in una dialettica politica nel rispetto della persona.

rizzato il nostro territorio. Anche questo massiccio pezzo di pietra, come altre piccole occasioni di memoria non distrutte dal tempo, erano state inserite in un progetto di recupero che qualche anno fa si sarebbe potuto collocare, a mò di piccole tessere in un mosaico culturale, nei nostri luoghi del paese La stele originale non è sicuramente elemento che si possa riportare e custodire a Caposele, ma una riproduzione identica da affidare a un bravo scultore farebbe in modo che il recupero di un pezzo di storia potesse avvenire con grandi risultati.

grande difficoltà questo progetto potrebbe sembrare "fuori luogo", ma se si pensa all'utilità non solo di ricostruzione della storia, ma anche di quanto si potrebbe beneficiare su tali operazioni nel tempo, utilizzando questo pachwork culturale a fini turistici... beh, è il caso di parlarne! Infatti, dopo un po' di tempo mi sono reso conto che dal semplice tour culturale al museo delle macchine di Leonardo dal 2012, sono stati introitati dal Comune decine di migliaia di euro che hanno, se pur in piccola parte, movimentato un introito anche a beneficio di qualche giovane.

La riproduzione non costerebbe troppo, ma quello che racconterebbe alle nuove generazioni e ai visitatori su Caposele, luogo di passaggio e di importanti incontri storici, sarebbe veramente magnifico.

E allora... impegnamoci e RECUPERIAMO la STELE, la FONTANA DEL VIGNOLA, il "MOCCIO DI FONTANA" e tutte le pietre che sono patrimonio di una intera Comunità. E' una sorta di delitto sociale e storico lasciare e dimenticare i nostri ricordi scolpiti su quelle pietre. Sarebbe bello che la scuola, un comitato istituito ad hoc, la Proloco, il Comune potessero insieme avviarsi in un'operazione semplice, ma di grande beneficio culturale ed economico. Basta rimettere in moto un progetto già avviato e solo per stupide interferenze politiche abbandonato.

Caposele ha già subìto, un reset dal tremendo terremoto del 1980, e poche cose siamo riusciti a mantenere in vita. Oggi abbiamo la possibilità di recuperare per noi e per i nostri figli un pezzo di memoria, e non dobbiamo lasciare abbandonare l'idea. Un appello lo voglio fare, come in altre occasioni al fine di spronare chi ha voglia di non far morire pezzi della nostra storia e, spero che le Istituzioni accoglieranno tale desiderio. Capisco che, in un momento di

Chiudo augurando un buon Natale e buon anno a tutti, ringraziando sempre il Direttore dell’opportunità e dell’invito molto gradito.

Salvatore Conforti


DAL QUOTIDIANO DEL SUD

Personaggi

A Luigi Fungaroli e Giuseppe Merola tra i protagonisti dell'associazione culturale teatrale "La Forgia". Momenti di grande soddisfazione anche per aver allestito con un bel murale una bacheca comunale.

pprendiamo con viva soddisfazione che Salvatore Calabrese, (figlio del nostro concittadino Gerardino, già insignito del Premio Caposele 2001), è assurto alla prestigiosissima carica di Questore di Bologna. Conosciamo il dott. Salvo (come confidenzialmente lo chiamavano gli amici) fin da quando ancora bambino, veniva a Materdomini in visita ai nonni ed alla zia Maria verso cui era legato da grande affettuosità.

Dopo gli studi universitari, rinunziando alla pur prestigiosa carriera del padre come imprenditore, intraprese la carriera di poliziotto e grazie alle innate doti di serietà e di correttezza, come richieste per un funzionario di polizia di Stato, ha raggiunto in pochissimi anni vertici ragguardevoli come il massimo grado nella propria istituzione. Sul giornale la Sorgente furono a suo tempo evidenziate le sue notevoli qualità alorquando reggeva il comando di P.S. di S.Angelo dei Lombardi.

Per noi Caposelesi questa nomina ci inorgoglisce e che , unitamente a tanti altri nomi illustri , completa l’Albo d’oro degli Irpini che hanno dato lustro, nei vari settori di competenza, al loro paese di origine. Congratulazioni al neo questore e tantissime felicitazioni ai genitori da parte di tutta la redazione del giornale. Antimo Pirozzi

Renato Agosto- l’ultimo menestrello di Dora Garofalo

R L'arte del "fare la Matassa" in dimostrazione live presso uno stand allestito dalla prof.ssa Tersa Castello in via Roma durante i mercatini di Natale. Complimenti alle signore.

Durante i mercatini di natale abbiamo ammirato anche l'allestimento della casa di Babbo Natale con la renna e slitta costruita da Semy Russomanno, che si diletta con lavori artigianali in legno

enato Agosto è figlio di Rocca S. Felice, di quell’Irpinia forte e generosa, ridente ed immersa nei meriggi più splendidi e nei tramonti più melanconici che danno all’animo un senso di sollievo, di infinita pace e il più delle volte inducono alla più profonda meditazione. Salerno è la sua patria adottiva che lo ha accolto tra i suoi più degni figli. Qui, il mare, il cielo, in una fantasmagoria di luci e di colori, hanno saputo plasmare il suo animo, dandogli quella ispirazione patetica ed umana di cui è permeata tutta la sua produzione artistica. Renato Agosto è anche critico d’arte ed ha collaborato a numerosi giornali, tra cui: Il Corriere dell’Irpinia, Il Pungolo, Il Castello, Voci e Musica. Nel 1987 è stato contattato dalla presidenza della RAI di Roma per servizi di collaborazione con preghiera di non sottrarsi alla richiesta. Ha collaborato col gruppo artistico “Le Muse” , patrocinato dalla rivista internazionale d’arte “ I Magnifici delle 7 note” e dall’Azienda autonoma Soggiorno e Turismo di Salerno. Ha ottenuto vari riconoscimenti in diverse manifestazioni artistiche e letterarie, ricevendo altresì il plauso con medaglia aurea e pergamena dal Santo Padre Giovanni XXIII per diverse composizioni relative a canti natalizi e per l’infanzia. E’ stato membro dell’Accademia di Lettere Scienze ed Arti di Milano, nonché socio “Honoris causa” dell’Accademia Tiberina. E’ stato iscritto alla SIAE come paroliere musicista dell’UNCLA (Unione Nazionale Compositori e Librettisti di mu-

sica popolare). Vive a Rocca l’ultimo dei menestrelli, autore e poeta poco conosciuto nel proprio paese. Renato ha suonato con Murolo al Gran Caffè Gambrinus, a Roma presso l’Ambasciata Greca, col grande compositore Mikis TheodoraKis, a Ravello, a Positano alla presenza di Zeffirelli, ad Amalfi quale autore dell’Inno delle Repubbliche Marinare, a Napoli presso il Circolo degli Ufficiali, a Paestum nella chiesa Paleocristiana. E’ fondatore, altresì, dell’Associazione musicale di Salerno “Leopoldo Mugnone”, direttore di orchestra. Le sue composizioni musicali sono numerose, così come le sue canzoni, le operette e le sue poesie. Ne citiamo alcune. Canzoni: Tu sì tutta p’mme, Suspire e vase, La vita cos’è, Cuore di negro, Senza te, Fontanelle, Falce di luna calante, Ogni giorno di più, Cronaca, Storia di un clan … Egli ha preso molti suggerimenti da testi poetici di Leopardi, D’Annunzio, Negri, Di Giacomo, ed ha musicato prendendo spunti da melodie di Verdi, Puccini, Mascagni, Beethoven, Paganini. Alcune delle sue composizioni più note sono: E la chiamano città, La ballata della pace, Natale nel mondo, Natale per tutti. Tra le poesie ricordiamo: Ritrovarmi, Ricordando Anna Frank, Idea di libertà. Le operette più famose sono: Buona notte Bambina, Le nozze di Fabio, Nu ‘bruoglio immiezz’a sette note; ai bambini ha riservato: Re Tentenna, Peter Pan, Il Natale del metro-notte, Alfazeta, Miss qua qua. Renato ha dedicato anche molta attenzione alla fede forgiando la

sua squisita sensibilità artistica nei vari spartiti musicali a corredo degli inni: A San Gerardo Maiella, a Santa Felicita Martire, a Padre Pio, a San Tommaso d’Aquino. Ricordiamo una delle canzoni da Lui scritta e musicata: “E La chiamano città” . “Strofa. Anonimi palazzi, tutti uguali e luci nella notte lungo i viali nella moderna civiltà d’asfalto c’è posto solo per chi sa fare il salto. Refrain. E la chiamano città questa bolgia che non ha niente di umanità. E rispettare si fa, solo chi ha un mitra in mano. E la chiamano città… questo fondo di sporca bottiglia e chi arriva fin qua trova solo grigia fanghiglia. Il verde, chi sa più cos’è? L’han vestito di vernici a Spray, il cielo più azzurro non è, ma grigio color della cenere. Noi siam giunti sin qua trascinando vecchi e bambini senza credere più in felici destini. E ci crediamo in città… ma è solo un’enorme prigione, ove comanda chi ha in pugno ben saldo il bastone”. Renato Agosto, musicista, poeta e letterato intende donare tutte le sue opere al prestigioso Conservatorio di musica Domenico Cimarosa, previa approvazione del presidente Luca Cipriano.

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Amarcord

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on è un caso e non è strano che nell›Italia del duemila votata ormai alla ricostruzione morale, politica ed istituzionale, nella quale e della quale tutto si è detto in termini anche negativi, trovino forza cittadini che invece non hanno ancora detto nulla di sé e della società nella quale vivono. Non è un caso e non è strano perché arriva sempre, prima o poi, il momento buono per un sussulto d›orgoglio. E’ innanzitutto un fatto di coraggio, un coraggio ritrovato visto che per troppo tempo il sentimento che più d›ogni altro ha dominato la scena è stato quello del timore riverenziale verso la cosiddetta ‹ ‘Politica’ ‘, quella onnipotente per intenderci. Ma è anche e soprattutto un fatto di coscienza; di fronte allo sfascio e alla mortificazione dei valori più profondi dell›uomo il risveglio della coscienza, individuale e collettiva, risultata inevitabile. C’è anche un senso di disgusto nell›italiano onesto; disgusto verso un modo di fare che giorno per giorno cancella abitudini in uso da sempre sacrificandole sull’altare dell’egoismo e dell’arroganza; disgusto, infine, verso la profonda trasformazione in atto nel costume e nel linguaggio per quanto essi siano diventati crudi e diretti ai limiti del grottesco. L’uomo della strada comincia a vederci chiaro, è in grado di capire oggi gli errori del passato quando si è preferito tacere e sopportare diventando funzionali alla peggior politica, persino conniventi. Nella propria autocritica egli cerca e trova la molla per poter dire basta e per poter pretendere che anche gli altri si assumano le proprie responsabilità, nel bene e nel male, senza che ciò voglia significare condannare o assolvere apriori chiunque abbia avuto negli ultimi anni un ruolo significativo nella gestione del potere centrale. La politica è vista dunque dalla stragrande maggioranza degli italiani come la causa principale del degrado e della crisi della Repubblica. Persino i caposelesi rivendicano maggiori spazi di partecipazione democratica. Vivendo infatti, per altro verso, la crisi della politica il caposelese si sente privato della possibilità di concorrere concretamente alla vita civile della comunità alla quale appartiene da sempre. L’eccessiva personalizzazione della politica, tipica dei piccoli centri, a scapito delle idee e dei programmi, della loro circolazione e della partecipazione di tutti alla loro definizione, ha finito con l’esautorare l’individuo dalle proprie

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Le vie del confronto di Antonio Ruglio

Amarcord responsabilità rendendolo ostaggio prezioso in mano a chiunque, sia esso politico onesto o disonesto. I caposelesi pretendono oggi ben altro e battono cassa. Si rivolgono ai partiti, domandano tante cose in una, maggiore presenza ideale e materiale nella vita di tutti i giorni, per esempio. Dall’altro lato trovano partiti col fiato grosso, spesso incapaci di rispondere alle mille urgenze che sono sul tappeto. In palese ritardo rispetto ai tempi e ai ritmi di vita di una società avanzata, i partiti faticano a riguadagnare terreno perchè non consentono al loro interno che la dialettica democratica possa portare o quanto meno prefigurare il nuovo (Il PDS sta muovendo i primi convinti passi in questa direzione). C’è, in sostanza, una situazione tale per cui la presenza incombente di vecchie logiche e di vecchi concetti impedisce di fatto il nascere di una nuova visione della società e di un nuovo modo di affrontare e risolvere i problemi che essa pone. Non si può, per intenderci, finalizzare ogni questione di una certa rilevanza al proprio tornaconto politico dimenticando, nel contempo, che persino un discorso di questo tipo finisce nel nulla se non si dà soluzione ai problemi tenendo nel debito conto il volere e l›interesse primario dei cittadini. Siamo sinceri: cosa possono dire i partiti politici di Caposele della propria presenza dialettica, delle proprie iniziative politiche, delle proprie battaglie di civiltà negli ultimi anni almeno? Di che cosa possono andare fieri, di aver favorito il confronto o di averlo mortificato? Possono essi, in piena coscienza, sostenere candidamente di aver perseguito sempre e comunque gli interessi di Caposele e solo quelli e di averli rappresentati nella maniera migliore?. Suvvia, siamo seri oltre che sinceri! E’ bene che si capisca che la gente ormai non è più disposta ad ascoltare proclami o prediche da chicchessia se ad esse non si accompagnano fatti concludenti e decisivi soprattutto in termini di quotidiana concretezza. Un confronto finalizzato alla soluzione di problemi reali sarebbe dun-

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que la strada migliore per riportare la politica al centro dell’interesse dei caposelesi. Mi vengono in mente almeno tre questioni sulle quali è possibile gettare le basi per un confronto serio e leale tra tutte le forze di progresso e tra le stesse forze e i cittadini di Caposele. Un primo spunto di discussione ci viene offerto dal Polo Scolastico. Sarebbe estremamente positivo per tutti che si smettesse, una volta per sempre, di prendere a pretesto ritardi e incomprensioni del passato per non fare nulla e ci si mettesse, invece, intorno ad un tavolo per discutere pacatamente e con spirito democratico delle possibili soluzioni.

rapporto conflittuale con l’Acquedotto Pugliese tralasciando invece di sensibilizzare la gente sull’importanza della risorsa Acqua, sulle potenzialità che essa è in grado di esprimere in termini economici, paesaggistici e culturali. Dobbiamo imparare piuttosto a guardarci dentro, ripercorrendo e riscoprendo la nostra storia, la storia dei nostri paesi, le nostre tradizioni, le nostre abitudini; solo riappropriandoci delle nostre origini potremo ritrovare la coesione e lo spirito di corpo che può veramente consentirci di arrivare ad un confronto serio dentro e fuori Caposele.

Quale migliore banco di prova per forze politiche che vogliono rinnovarsi, quale migliore occasione per uscire definitivamente dal proprio “parti-culare” politico ed entrare invece in un’ottica nuova di disponibilità ed impegno. Si vadano a valutare le condizioni preliminari che possono avviare la soluzione dell’ annoso problema, si individuino le aree, si effettuino verifiche tecniche serie ed attendibili e si valutino le singole aree solo per la propria maggiore o minore attitudine a soddisfare il diritto allo studio sia in termini tecnici che economici. Evitiamo, una volta tanto, di considerare questa o quella soluzione migliore o peggiore di un’ altra sol perchè è stata prospettata dall’una forza anziché dall’altra, eviteremo tra l’altro di dare di ciascuno di noi una triste immagine comica.

La terza non meno importante questione che può favorire un libero e proficuo scambio di idee e di programmi è quella dell’occupazione. E’ francamente deprimente assistere con le mani in mano ad uno spettacolo tristissimo com’è quello che viviamo ogni giorno. E’ mai possibile mi domando che di fronte ad una crisi occupazionale senza precedenti che impegna le migliori intelligenze della Nazione nella disperata ricerca di soluzioni adeguate, qui a Caposele come in ogni altro comune dell’Alta Irpinia ci si debba ancora cullare sulla prospettiva di una sistemazione sicura proveniente dall’esterno magari nell’universo della Pubblica Amministrazione? E’ mai possibile che una Comunità come la nostra che ha antichissime tradizioni agricole, artigianali persino turistiche, debba ignorare che esistono leggi quali la n. 44 del 1986 e la 236 del 1993 che favoriscono e promuovono le iniziative imprenditoriali giovanili più disparate? Non penso che ciò sia ancora possibile, non esistono più le condizioni perchè tutto resti come prima senza rischiare qualcosa in prima persona mettendo al servizio proprio e della collettività le potenzialità che il territorio è in grado di esprimere.

La seconda occasione di dialogo ci viene offerta dalla questione relativa alle Acque del fiume Sele. Parlando per strada o semplicemente ascoltando, mi capita spesso di sentire dello scontro aperto, della frattura insanabile che divide autorità pubbliche locali e Acquedotto Pugliese, reo di aver «usurpato» in qualche modo ciò che invece era di «proprietà› ‘ delle comunità bagnate dal fiume Sele. E’ probabilmente vero, dico io, anzi, verissimo. Ma non possiamo ancora sperare di confrontarci alla pari con un interlocutore di questo calibro se continuiamo a presentarci come l’armata Brancaleone sull’orlo del precipizio; non possiamo limitare il discorso sulle Acque al solo

Sfuggire a questo tipo di prospettiva, di confronto sereno e leale finalizzato al conseguimento di migliori condizioni di vita per i singoli e per l’intera collettività, significherebbe sottoscrivere una resa incondizionata di fronte alle difficoltà del vivere quotidiano. I partiti politici questo lo sanno, sanno di dover cambiare rotta, altra cosa verificare in che misura abbiano effettivamente la volontà di farlo. E’ questa la prova che li attende, questa è la prova di coraggio di cui debbono farsi carico per salvare prima di tutto se stessi; ciò che potranno fare sempre che capiscano che solo partiti diversi avranno la forza di andare avanti, solo partiti rinnovati nelle persone e nelle idee.


Caposele in cartolina

Caposele in cartolina Caposele prima della costruzione di piazza Sanità

Alcuni esempi si immagini straordinarie di Caposele riportate, negli anni a mò di cartolina. La prima in alto ulla destra è stata pubblicata qualche anno fa ma si riferisce all'immagine di caposele più antica.

Prima della captazione delle sorgenti nel 1898

Caposele (Avellino) Piazza Verdura oggi piazza Dante - anni '60

Caposele Opere dell'Acquedotto del fiume Sele Anni '50 Caposele - Tratto del fiume - Parco fluviale

CAPOSELE NELL’ANAGRAFE DIGITALE DELLA POPOLAZIONE RESIDENTE

UNA CARTOLINA ILLUSTRATA

C

on l'andare del tempo, la cosi detta corrispondenza ordinaria, perde il suo fascino ansiogeno dell'attesa,il gusto di aprire la lettera con l'apri lettera, perchè purtroppo in questo nostro terzo millennio tutto è speed, (veloce) tanto è vero che, pensiamo in italiano, ma il più delle volte, scriviamo parole non della nostra idioma ma usando parole della lingua più conosciuta e parlata al mondo. Tempi duri per nostalgici del cartaceo e della bella grafia in calligrafico, come solo certi personaggi Nobili di un tempo sapevano lasciar traccia con le loro penne stilografiche e subito dopo con quelle a sfera con lo scatto di rientro della cartuccia. Mentre espongo questo mio,non posso non ricordare la figura del mio defunto papà, con la sua bella parker sempre in bella vista nel taschino della camicia,mentre d'inverno nel tasca interno della giacca. Erano tempi diversi invece oggi sono i telefonini ad aver preso il posto della birò.

di Vincenzo Ciccone

Parlarvi di corrispondenza mentre mancano meno di trenta giorni al Santo Natale è qualcosa di veramente bello,emozioni che rivivo con gioia io che appartengo all'epoca della cartolina Natalizia affrancata, che non doveva essere spedita più tardi dell'otto Dicembre,giorno della Immacolata Concezione, il più delle volte le corrispondenze si incrociavano. Fra le tante cartoline e lettere ricevute durante la mia lunga carriera militare,dal mio archivio personale ne salta fuori una di Materdomini con annullo Poste Italiane 1984 . Chiudo questo mio piccolo scritto sulla corrispondenza cartacea, augurandovi un sereno e felice Natale a voi ed a tutti i vostri cari. BUON 2020.

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l comune di Caposele è nell’anagrafe digitale nazionale dallo scorso 10 settembre. Per realizzare il progetto, che sta continuando, ci si sta avvalendo di quattro giovani professionisti locali che sono tornati a Caposele contribuendo a rendere digitale l’anagrafe dell’ente, primo passo verso la semplificazione digitale dei servizi. L’anagrafe unica, allestita dal Ministero dell’Interno, è stata realizzata anche grazie al finanziamento erogato dal Ministero della Funzione Pubblica in un lavoro congiunto fra l’amministrazione comunale e la “Digital Bridge”, che seguirà l’attuazione del Piano Triennale per l’Informatica . Subentrare nel sistema informatico farà risparmiare soldi ed energia, e il cittadino non dovrà più preoccuparsi di comunicare a ogni ufficio della Pubblica Amministrazione i suoi dati anagrafici o il cambio di residenza, semplificando parecchio le procedure di variazione e uniformarle a livello nazionale.

di Concetta Mattia

Questo è il primo passo essenziale per rendere possibili successive innovazioni, poiché avere un database a livello nazionale permetterà di superare il modello dell’autocertificazione accorciando ed automatizzando tutte le procedure relative ai dati anagrafici. Non solo. Con l’anagrafe le amministrazioni potranno dialogare in maniera efficiente tra di loro avendo una fonte unica e certa per i dati dei cittadini. Anche oggi il sistema consente ai cittadini di ottenere vantaggi immediati, come la richiesta di certificati anagrafici in tutti i comuni, il cambio di residenza più semplice ed immediato, ed a breve la possibilità di ottenere certificati da un portale unico. Una cosa buona di sicuro, per una piccola amministrazione come la nostra, velocizzare l’accesso ai servizi amministrativi, riducendo la burocrazia, sarà sicuramente un modo per migliorare un po’la qualità della vita a Caposele.

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Storie di Eugenio Russomanno

vista da

Caposele

Napoli

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on senza difficoltà mi permetto di scrivere di Caposele ora che non ci vivo più. Ma il Sig. Direttore mi ha chiesto un articolo e io obbedisco. Di cosa potrei scrivere oggi che vivo nell’area metropolitana di Napoli? Con il consenso del Sig. Direttore abbiamo concordato un articolo su Caposele dal punto di vista di una persona che ci ha vissuto dieci anni e che ora potrebbe fare un paragone, potrebbe esprimere un giudizio su Caposele a partire da un criterio che potremmo sinteticamente definire “Napoli”. In primo luogo, posso dire oggi del contesto ambientale in cui vive la cittadina irpina: aria buona, acqua pulita, tranquillità e silenzio. Un contesto ambientale insomma ottimo, di ottima qualità. Cose che a Napoli, nell’area metropolitana di Napoli, scarseggiano: le condizioni ambientali attuali dell’antica Neapolis lasciano a desiderare. Fenomenicamente (perdonatemi la parola difficile) la prima difficoltà che si incontra a Napoli è il traffico: il traffico partenopeo è snervante e caotico, e se non sai guidare in un certo modo subito ti capita il tamponamento. Evidentemente Caposele non conosce tutto ciò. La qualità della vita caposelese è buona: le giornate trascorrono tranquille, una bella passeggiata immersa nel verde della verde Irpinia è sempre possibile, godendo della bellezza del fiume e dell’accoglienza della bella Materdomini del grande san Gerardo. Invece la qualità della vita napoletana lascia a desiderare. Ma bisogna essere sinceri: Napoli e l’area metropolitana di Napoli hanno cose che Caposele non ha. Caposele è un piccolo centro, Napoli una grande città. Una grande città offre al cittadino praticamente tutto, in termini di servizi, negozi, luoghi da visitare, iniziative culturali, ecc. Da questo punto di vista si potrebbe dire che la vita a Caposele vive di meno, invece di più, molto di più a Napoli. E il mio pensiero va, a questo punto, ai giovani, perché è compito degli adulti pensare ai giovani. Mi chiedo: quali prospettive di vita hanno i giovani caposelesi? Quali prospettive di lavoro hanno i giovani caposelesi? Direi pure che neanche un giovane napoletano abbia tanta prospettiva di lavoro, essendo egli costretto spesso

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FINANZIAMENTO DELLA PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA COMUNALE/INTERCOMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE. Caposele (com 7) tra i comuni ammessi a finanziamento.

NUOVA GESTIONE PER LA PISCINA COMUNALE: Con la UISP per migliorare il servizio e ampliare offerta sportiva e socioculturale Comune e Unione Italiana Sport per Tutti (UISP) hanno siglato un accordo per rinnovare la gestione degli impianti, ma anche per ampliare l’offerta sportiva delle discipline acquatiche con corsi di formazione per istruttori e bagnini e manifestazioni di rilevanza regionale e nazionale. La Uisp ha predisposto una serie di tariffe agevolate per gli studenti e per i bisognosi di terapie mediche e, soprattutto, un cospicuo numero di gratuità per i cittadini a basso reddito L’amministrazione comunale di Caposele ed il Comitato Uisp di Avellino hanno annunciano, all’inaugurazione dell’anno sportivo lo scorso ottobre, un rapporto di collaborazione sulle attività sportive e la promozione sociale a Caposele, con particolare riferimento agli impianti della piscina comunale, ma come ha detto il Presidente Uisp Renato Troncone, gli obiettivi del progetto riguardano anche l’abbattimento dei costi di gestione da ottenersi mediante la riconversione degli impianti termici e l’uso delle fonti rinnovabili e anche la connessione al sistema turistico locale. Si pensi, ad esempio, a manifestazioni-spot, importanti per mantenere intatte tradizioni e cultura, che saranno parte integrante di un modello di sviluppo turistico e sociale che vorrà fare rete con le altre associazioni, di fondamentale importanza per ogni tipo di sviluppo, in special modo nella nostra preziosissima Irpinia. L’idea è buona, e ovviamente come Proloco, siamo già disponibili!

ad abbandonare il Sud e la stessa Italia per lavorare. Ma questa è storia nota e arcinota. Caposele e Napoli: diciamo pure che il paragone, in sostanza, è impossibile. È corretto paragonare un piccolo centro con un altro piccolo centro, una grande città con un’altra grande città. Ma abbiamo ugualmente voluto provare, con l’esperienza di dieci anni vissuti a Caposele, a considerare il paese da lontano, dal punto di vista dell’area metropolitana di Napoli, dove vivo ora. Una domanda sorge quasi spontanea: dove è meglio vivere? Difficile rispondere.

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Lo scorso 10.11.2019, sul sito istituzionale della Regione Campania, è stato pubblicato il Decreto Dirigenziale n. 152 del 04.11.2019 ad oggetto “Programma operativo Complementare 2014/2020. Deliberazione di Giunta regionale n. 665 del 29/11/2016. D.D. D.G. 5009 n. 74 del 30/08/2017 e succ. Avviso Pubblico per il finanziamento della pianificazione di emergenza comunale/intercomunale di protezione civile. La notizia è di quelle buone, che da tempo si aspettavano e segue i finanziamenti ottenuti per l’aggiornamento del Piano di emergenza comunale (il progetto “Caposele in sicurezza”) . I fondi serviranno per strutturare l’area del COM 7 di cui Caposele è sede operativa e che comprende anche i comuni di Calabritto e Senerchia. Un passo avanti necessario per strutturare la risposta del nostro paese alle prossime calamità e limitare l’esposizione ai rischi del nostro territorio. A breve la Pubblica assistenza, che è anche associazione iscritta al registro regionale di protezione civile e che comunque opera attraverso la rete Anpas, organizzerà dei corsi di formazione/informazione sulla gestione del piano, sulle attività di prevenzione e protezione civile rivolte alla cittadinanza, elemento fondamentale per l’applicazione di ogni norma o piano sul territorio. Caposele più resistente e pronta a rispondere ai prossimi eventi, dipende da ognuno di noi!


Storie

Intervista con Anna Donatiello, la protagonista de «La Cartiera»

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o scorso luglio è tornata per vacanze Anna Donatiello, la protagonista del racconto «La Cartiera». Durante una festa in famiglia, organizzata da sua figlia Fabiana, che vive in Ticino, è stata fatta questa intervista. • Anna, bentornata in Svizzera, esattamente a Gretzenbach, il paese dove hai emigrato per la prima volta nel 1961. L’ultima volta che sei tornata era quattro anni fa e ti fermi ogni volta da tua figlia e vieni anche a visitare i tuoi fratelli e sorelle che vivono qua a Gretzenbach. Come ti senti? Molto bene, grazie. Anche la festa a sorpresa, che ha organizzato mia figlia con la famiglia e parenti mi è piaciuta tanto, sono rimasta veramente contenta. Sopratutto anche perché ci ha raggiunti mia sorella Maria da Eboli. • Dal 1964 vivi a Buenos Aires in Argentina, la tua seconda emigrazione. Ti ricordi nel lontano 2000, che iniziai a scrivere la tua storia «La Cartiera»? La tua storia ha commosso tante persone, lettori giovani e anziani in tanti paesi del mondo. Se potessi tornare indietro al 1964, cosa faresti diversamente? Si, mi ricordo come mi facevi le domande, le registravi e poi a notte fonda li scrivevi nel manoscritto! Nel 1964? Non sarei più partita! Mi sono resa conto subito, una volta che arrivai a Buenos Aires, che mi piaceva più la mia patria. Con gli anni che passano, ho sentito un pò di pentimento. Tua figlia decise nel 1989 viaggiando per la prima volta per la Svizzera e Italia di rimanerci. Che consiglio daresti oggi ai giovani che lasciano la loro patria? La verità è che ognuno resti nella sua patria. Nel mio caso, anche se ho due figlie e una è rimasta a Buenos Aires accanto a me, mi sono sempre sentita sola, la mia famiglia mi è sempre mancata. Ti ricordi nel 2011 feci le riprese de «La Cartiera»? Sia tua marito che te avete raccontato autenticamente la vostra storia. Ti mandai dopo il DVD, cos’hai provato quando hai visto la tua storia sullo schermo? Mi sono molto commossa, anche perché mio marito venne a mancare dopo due mesi dalle riprese, rivederlo e risentire le sue parole, ma mi sono resa conto, di quanto ho sofferto nella vita. A maggio hai compiuto 85 anni, le tue ultime parole nel libro erano, che desideravi un nipote. Oggi sei una nonna fiera di tre nipoti. E`arrivato il momento di rinnovare i tuoi desideri, cosa desideri per il tuo futuro? Che rimanga la buona salute e vivere

ancora per lungo tempo e che non debbo chiudere gli occhi troppo presto! Durante la tua permanenza farai anche tappa a Caposele, Lioni e la Preta? Purtroppo no, alla mia étà voglio fermarmi da mia figlia in Ticino. Oramai a Caposele e dintorni sono rimasti pochi famigliari. Mia figlia vorrebbe

portarmi, ma non me la sento. Anna, ti ringrazio per le tue parole e sono contenta di trascorrere con te un paio di giorni di vacanze!

di Sina Merino

La Cartiera – Edizioni Paguro ISBN 978-88-99509-16-3

Un poco di attenzione E anche noi possiamo contribuire a ridurre il riscaldamento globale

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e l’energia per circa l’86% viene prodotta dai combustibili fossili gran parte delle attività umane comporta emissione di anidride carbonica? La nostra società produce energia dalle fonti fossili e ogni nostra attività comporta emissioni di anidride carbonica (CO2). Per esempio, un chilowattora (kWh) di elettricità provoca l’emissione di mezzo chilogrammo di CO2, tale consumo equivale all’incirca a un lavaggio di lavatrice, al consumo giornaliero di un frigorifero, a quello di un computer portatile usato per mezza giornata. E le auto? Un’auto di piccola cilindrata ogni chilometro (km) emette circa 100 grammi di CO2, un SUV 400 o 500, a seconda della cilindrata e dal modo di guidare. Per percorrere una distanza di 100 km una piccola cilindrata immette nell’atmosfera 10 chilogrammi di CO2, mentre un SUV 50: mezzo quintale. Cioè inquina 5 volte in più per fare la stessa cosa: trasportare alcune persone per 100 km. Nella vita di un'auto, supponendo che percorra 200.000 km, una utilitaria emmette 2 tonnellate di CO2 mentre un SUV ne emette 10, contribuendo pesantemente al riscaldamento globale. Quando si compra un'auto si dovrebbe prima leggere sul libretto quanta CO2 emette per ogni chilometro percorso. Quindi risparmiare energia significa inquinare di meno. Questo dobbiamo capire, questo importa più di ogni altra cosa: il ri-

sparmio dell’energia significa non immettere CO2 nell’atmosfera, ed è interesse di tutti. Inoltre, significa, evitare di costruire altre centrali visto che la richiesta di energia aumenta anno dopo anno. Di quanto aumenta? In Italia cresce del 3% l’anno e per sopperire a tale richiesta occorre costruire nuove centrali elettriche. Se utilizzassimo apparecchi più efficienti tali da ridurre del 25% il consumo senza nulla togliere al confort a cui siamo abituati equivarrebbe a una centrale a carbone in meno rispetto a quelle in funzione oggi. E non la costruzione di nuove. Come potremmo ridurre del 25% i consumi? Camminando a piedi o in bici. Utilizzando i mezzi pubblici. Acquistando auto che producono poca CO2. Sostituendo le vecchie lampadine con le lampadine a led si avrebbe la stessa illuminazione ma un risparmio dell’80% del consumo. Le vecchie lampadine trasformavano in luce circa il 5%, mentre il restante 95% veniva trasformato in calore. Insomma erano delle ottime stufe ma non ottimi corpi illuminanti. Altri suggerimenti? Restando nell’ambiente domestico, ma il discorso vale in generale, è opportuno capire che nell’intera vita di un elettrodomestico il costo complessivo che incide di più è il consumo di energia e non la spesa per l’acquisto e il suo smaltimento. L'elemento economico incide sulle nostre decisioni e sapienza vuole che

di Michele Zarrella

quando si compra un elettrodomestico o una lampadina si badi quindi più al consumo che al maggior costo iniziale. Quest’ultimo viene recuperato con l’utilizzo dopo poche centinaia di ore. E poi è tutto risparmio. Come si fa a capire il consumo. Tutti gli elettrodomestici (frigoriferi, lavatrici, lavastoviglie, forni, scaldabagni elettrici, lampadine e condizionatori) portano per legge l’etichetta energetica dove sono scritti i consumi. Oggi vengono suddivisi in classi che vanno da A a G, dove la G è quella che consuma di più. Faccia un esempio. Prendiamo il frigorifero che resta acceso 24 ore su 24 e rappresenta il 27% dei consumi elettrici domestici. I frigoriferi di classe A consumano, in media, anche un terzo di quelli di classe G facendo risparmiare fino a 60 euro l’anno, 90 euro quelli di classe A++. È chiaro che se quello di classe A++ costa, per esempio, 180 euro in più di quello di classe G, dopo due anni ho recuperato il maggior prezzo e poi è tutto risparmio. E soprattutto, quello che conta produrremo minore inquinamento. Il modo migliore per aiutare il prossimo e sé stessi è limitare il proprio impatto sull’ambiente. Gesualdo, 8 ottobre 2019 Michele Zarrella Ingegnere e astrofilo Per contatti zarmic@gmail.com

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Salute

Mezza età. Così è se vi pare

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iciamo senza perifrasi che mezza età significa essere a metà della propria aspettativa massima oppure aver mezzo piede nella fossa. A parte gli scherzi è più semplice affermare che la mezza età ha inizio intorno ai 50 anni. La crisi “esistenziale” comincia quando uno si accorge che non riesce più a fare le cose che faceva da giovane. Ma anche su questo concetto bisogna mettersi d’accordo. L'aspettativa di vita, grazie al progresso tecnologico e al benessere conseguente si molto allungata, per cui il termine “giovane” si presta a varie interpretazioni. Si può essere giovani a 60 anni e vecchi a 20. Ciò dipende dall'educazione ricevuta e dalla disposizione personale a rapportarsi col mondo circostante. Tuttavia è innegabile che il tempo provoca “guasti” irreversibili che possono essere in parte reintegrati ed attutiti da un adatto stile di vita e da sane abitudini alimentari. In ogni caso si può affermare che la mezza età inizia a 53 anni, come afferma un inglese (Benender ealt, 2013) non più a 40 anni, come era usuale affermare in passato. Pertanto la mezza età comincia quando l'età psicologica inizia ad impennarsi e si allinea con l'età cronologica. In sostanza secondo questo sondaggio che rappresenta la hit parade del pensionato, 10 sono i punti critici che marchiano la mezza età, anche se in Italia tale espressione appare poco appropriata perché si va in pensione alle soglie del Camposanto. Tali punti critici sono: essere a disagio con le moderne tecnologia; non conoscere gli artisti musicali oggi affermati; non conoscere le serie televisive del momento; fare la pennichella quotidiana; spendere troppo tempo nell'attività di gestione; addormentarsi in treno o davanti alla TV e chi più ne ha più ne metta.

di Salvatore Russomanno

Il frutto miracoloso?

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l melograno è il nome di una pianta arborea della Famiglia Punicacee, genere punicacea, specie granulatum. Nel linguaggio comune Melograno viene anche usato come sinonimo di melagrana, ovvero il frutto da essa prodotto. Era un frutto molto caro alla religione degli Etruschi e simboleggiava l'immutabilità della vita. Il frutto di melograno appartiene al sesto e settimo gruppo degli alimenti ricchi di vitamina “C”. Esso è anche ricco di acqua, di fibre di fruttosio nonché di sali minerali e di anti ossidanti non vitaminici. Recentemente ai frutti del melograno, molto abbondante nel nostro Paese, sono state attribuite proprietà antiossidanti miracolose assimilan-

Nel mondo Greco-Romano l'aspettati va di vita era molti breve e su una tomba sulla via Appoia di un attore dell'epoca, che recitava più volte parti da moribondo, è scritto: “sono morto molte volte ma mai così” . Questo per dire che tutto è relativo e la mezza età è ciò che sentiamo dentro estrinsecando fuori il meglio di noi che è proprio di tutte le età!

ANGOLO DELLA POESIA

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In parole povere il P53 sarebbe in grado di rallentare o sopprimere le cellule tumorali nascenti grazie all'azione dell'acido ellagico. Tuttavia studi recenti hanno smentito tali ipotesi; ciò non toglie che questo frutto sia un alimento benefico e coinvolto nella lotta allo stress ossidativo, che costituisce uno dei fattori predisponenti all'invecchiamento cellullare e favorenti lo sviluppo dei tumori. Conviene in definitiva consumare questo alimento con moderazione e con la consapevolezza che la natura cui mette a disposizione sostanza che insieme ad altri fattori rinforzano la nostra salute e ci fanno vivere una vita sana e possibilmente piena di benessere. Salvatore Russomanno

Le Onde Della Vita

di Mirella Merino

La forgia

Parte dalla Portella La sua umile avventura Dal palco si fa strada All’ombra della sera Sono tutti nella sfera. Non è l’incudine a scandire Le continue martellate Non è ferro da modellare È un copione da recitare. Sono giovani a stile puro A scuola per un futuro Con la passione del teatro Sono un grido di sicuro. Il capriccio della scena Unisce la compagnia Amatori alla leggera Grintosi per natura Nella mente la bravura Hanno a cuore la cultura. Michele Merola

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doli, in maniera per lo meno avventata a “frutti anticancro”. In ogni caso il melograno contiene anche vitamina “A” utile per la vista, acidi grassi insaturi utili per la circolazione e fitosteroli. E' ricco inoltre di potassio, fosforo, magnesio e ferro. I frutti di melograno sono completi in tutti i regimi alimentari eccetto per gli obesi e pazienti diabetici per via dell'alto contenuto di fruttosio, zucchero rapidamente assimilabile. La presenza di fibre contribuisce a curare la stipsi riducendo l'assorbimento dei grassi. L'attività teoricamente anticancerosa sarebbe attribuibile all'acido ellagico secondo alcuni in grado di ostacolare il processo di distruzione di “P53” (proteina tumorale 53), un potente antioncogene che impedisce la formazione di sostanze protumorali.

NATALE Dov’è la neve del mio Natale? I pastori del mio presepe? Tutto é rimasto là, al mio paese: La fanciullezza, la gioia, l’amore. E’ rimasto l’affetto dei miei; E’ rimasto il mio primo amore; Son rimasti gli amici più cari; I canti dolci della notte Santa. E’ rimasto anche il mio cuore! II mio Natale in citta!: La gente va in fretta, senza guardare. Le vetrine ricche di luci, s on senza calore; La pioggia leggera che cade dal cielo, Penetra nelle ossa, fredda, gelata. Cammino solo, in una strada illuminata, Assorto in ricordi struggenti: Guardo l’ora: mezzanotte! Domenico Patrone

Non c’è differenza nell’Ammirare la Bellezza della Vita e dell’Acqua. In entrambe ci sono Onde in Movimento… E si alterna alle lievi Sfumature di Colore… l’età. Eppur nelle Profondità …si nasconde sempre un pizzico di Verità. Simbolo dell’Energia Manifesta… Accompagnate da Sempre e Per Sempre… La Nascita, il Cammino e la Trasformazione, A volte con Fasi Irruenti e altre Stagnanti. Chi usa lo Sguardo dell’Anima… Va sempre Oltre e Vede Semplice Armonia. La Forza, la Calma, il Fluire, l’Aggirare l’ostacolo, l’Impeto, l’Immensità, la Profondità, il Suono, il Profumo, l’Audacia, Sono l’insieme del Tutto e del Niente. La Vita è l’Essenza dell’Acqua E l’Acqua è l’Essenza della Vita.


Sport

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icembre è tempo di bilanci di fine anno, tempo di riflessione e di analisi sulla nostra associazione sportiva e culturale presente sul territorio da 14 anni, sulle attività svolte e sui risultati raggiunti. Appare così evidente come, pur conservando intatta e prevalente la vocazione podistica amatoriale, si siano ampliati pian piano gli orizzonti partecipando ed organizzando eventi che traggono linfa in una realtà piccola ma piena di potenzialità quale è Caposele. Le prime parole vanno dunque spese per l’ attività atletica: l’ Ars annovera una decina di tesserati che regolarmente partecipa a gare, anche extra regionali, ed a sua volta “trascina” un numero consistente di appassionati in allenamenti estivi ed invernali per vie e sentieri locali. Il momento di massimo e puro confronto si materializza nel mese di agosto, quando ci si cimenta nelle due gare storiche, oramai decennali, del nostro paese: la “Tre Campanili” organizzata dalla pro loco con il decisivo contributo di Donato Ceres che, con la sua esperienza, sta portando la manifestazione ad una visibilità regionale di assoluto rilievo; la Stralaceno, con l’ altopiano di Laceno “ invaso” per il 31 esimo anno consecutivo da ben 60 concittadini in gara e tanti ad assistere. Di questa manifestazione, riservata solo ai caposelesi, e della sua storia si è abbondantemente parlato in altri articoli: stesso tracciato, la consuetà sobrietà organizzativa, immancabile temporale estivo pre gara e consueta sfida contro se stessi con lo scopo di migliorare il proprio “personale” accuratamente rilevato dagli attenti giudici di gara. Cos’ altro dire se non esprimere una viva soddisfazione per la partecipazione di tanti concittadini di tutte le età e sesso che, sportivamente e con allegria, hanno dato luogo, circondati dal calore e dal tifo di parenti ed amici, ad una manifestazione che chiude il ferragosto caposelese. Esaurito Agosto, l’ Ars podistico del 2019 è sicuramente ascrivibile a due validi atleti: Gianni Sozio e Donatello Cirillo hanno partecipato a numerose manifestazioni nazionali ed internazionali realizzando “personali” sulla distanza dei 10 km e dei 21 km a Roma, Londra, Napoli, Caserta solo per citarne alcune. Di pari rilievo, come inizialmente citato e tralasciando l’ attività podistica, sono le iniziative che per la seconda estate consecutiva hanno visto l’ organizzazione del trekking del 17 Agosto( dalla Castagneta fino ai 1300 s.l.m. delle creste di Piano Pollaro). Ben 38 avventurieri, ragazze e ragazzi dai 13

fino ai 70 anni, hanno affrontato i 15 km di escursione, di salite e discese sotto un sole dardeggiante con la sapiente guida di Antonio Ceres attraverso sentieri e panorami di indiscutibile bellezza. Proprio tale evento ci ha reso consapevoli di quanto la passione del

ars,

2019 poliutropos(dal greco) un

trekking, della camminata in montagna - suffragata da ricerche scientifiche che ne sottolineano costantemente i benefici effetti sulla salute -, stia prendendo piede nella nostra comunità; tale iniziativa, dunque, ripetuta anche alla fine dei mesi estivi diventerà un appuntamento fisso nel 2020 per tutti coloro che, come noi, amano la natura incontaminata, gli scorci paesaggistici che si rivelano passo dopo passo ed un profondo senso di pace. Siamo altresì convinti che tali attività non siano di esclusivo appannaggio delle blasonate Dolomiti; dovremmo valorizzare e rispettare il territorio, in primis conoscendolo profondamente, anche semplicemente uscendo dalla propria porta di casa con uno zainetto e la borraccia da riempire strada facendo in una delle tante sorgenti di acqua cristallina in cui ci si imbatte salendo per i numerosi e bucolici sentieri. Il 16 Agosto abbiamo partecipato al cinema all’aperto in Piazza Tedesco, luogo suggestivo, da valorizzare in futuro, ed ideale per eventi anche di altro tipo. Nonostante alcune inevitabili difficoltà logistico/ organizzative, grazie all’impegno ed al materiale necessario per la proiezione fornito da “ Casa Elisabetta” e dal Forum dei Giovani, è stato proiettato e seguito attentamente, da una piazza alquanto interessata e partecipe, il cortometraggio “il fiume che unisce”, realizzato dagli alunni delle classi quarta e quinta della scuola primaria di Caposele e presentato al Giffoni Film Festival. Terminato il documentario si è passati al film di animazione “La Città Incantata”. Le attività menzionate, realizzate con impegno e passione, non sarebbero state attuate nemmeno in minima parte senza l’ aiuto del Forum dei Giovani, di recente rinnovamento, della Pro Loco Caposele ed ovviamente del Comune di Caposele. Se si volesse personificare e caratterizzare l’Ars al termine di questo 2019 si potrebbe scomodare il termine greco (pol(i)utropos), con il quale Omero definì Ulisse “dal multiforme ingegno”.

L’ impegno sarà quello di mantenere ed incrementare tale versatilità anche nel 2020 con la convinzione che la sete di conoscenza, l’ inclinazione alla scoperta, lo stupirsi continuo e l’ apprezzamento della semplicità siano l’ espressione più profonda ed elevata dell’animo umano anche in quest’epoca in cui la tecnologia, espressa nelle sue modalità più totalizzanti sembra aver in parte assorbito ed annichilito ogni forma di curiosità e di passione.

di Daniele Caprio Presidente ARS

Alcuni sportivi dell'ARS Caposele società sportiva che di distingue sempre di più negli impegni anche fuori confine

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Volontariato

IL RICORDO CHE INSEGNA per un ricordo proattivo del terremoto del 23.11.1980 I volontari della Pubblica Assistenza Caposele

V-IOLA - Un progetto europeo per i volontari europei

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l progetto europeo V-IOLA (Volunteer-Based International On Line Asset), è stato un programma di lavoro congiunto volto a rafforzare le strategie di riduzione del rischio di catastrofi e la capacità di gestione dei volontari europei e ha lavorato per sviluppare, tra le varie attività, nuove metodologie di storytelling che sono state presentate a Caposele durante un importante evento pubblico organizzato in occasione del 39° anniversario del terremoto, dalla Pubblica Assistenza Caposele col patrocinio del Comune di Caposele, presso il Centro fieristico comunale. Il progetto scelse di attingere dalle risorse della comunità di Caposele, realizzando interviste ai sindaci degli anni 80, a cittadini che hanno vissuto il sisma, a volontari di oggi, e scelse il tema del raccontare storie come strategia di comunicazione persuasiva e di sensibilizzazione della popolazione, realizzando una mostra fotografica, uno strumento potente e fondamentale di comunicazione, che vive e si lascia interpretare, mette in evidenza, testimonia, fissa particolari e contesti. Nacque così la mostra “I Volti della Memoria” curata dal foto reporter Guillermo Luna: Fotografie con tecnica analogica, stampate in grande formato come scelta non casuale e particolarmente adatta a questo tipo di narrazione, adatta a far riemergere il passato secondo una chiave di lettura emotiva dei protagonisti, che aiuta a visualizzare e fissare le sensazioni, gli insegnamenti, le preoccupazioni e le speranze che i loro racconti racchiudono. E’ stata un’esperienza pazzesca an-

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che per noi volontari che abbiamo solo supportato la realizzazione della mostra aiutando Guillermo con i setting fotografici, con le interviste, con le informazioni sul paese…e potrete chiedere anche ai diretti interessati quanto sia stato d’effetto sia fare le foto che rivedersi nell’interpretazione del fotografo o rileggersi nelle dichiarazioni rilasciate durante le interviste: un vero viaggio istruttivo nel tempo, soprattutto per i tanti di noi che del terremoto non avevano alcun ricordo! La tavola rotonda “Il ricordo che insegna” poi, tra il partenariato italiano del Progetto V-IOLA - Dipartimento della Protezione Civile - DPC, ANPAS – Associazione Nazionale Pubblica Assistenza, Fondazione CIMA-Centro Internazionale in Monitoraggio Ambientale, CISOM - Corpo Italiano di Soccorso Ordine di Malta e Associazione della Croce Rossa Italiana, gli amministratori e le associazioni di volontariato di protezione civile del territorio, ha rappresentato un importante momento di confronto volto a concretizzare una memoria attiva di quell’evento, anche in vista del prossimo 40° anniversario per il quale, idea fondamentale propo-

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sta sarà proprio quella di realizzare in occasione degli anniversari di tutti gli eventi e in tutti i territori colpiti da eventi (si può e si dovrebbe fare ovunque!) una memoria che aiuti concretamente, un gesto, un consiglio comunale aperto sul tema, l’inaugurazione di un’opera di protezione o altro, qualcosa insomma che supporti la pianificazione d’emergenza e la collaborazione dei cittadini nelle buone pratiche di protezione civile quotidiane, quelle che costruiscono un tessuto sociale e paesaggistico meno attaccabile e più resistente verso le calamità. Per far diventare quel giorno significante oltre che istruttivo, operativo e d’esempio per tutti gli altri giorni che pure ci devono vedere attenti e sensibili. I “Volti della memoria” dovrebbero essere pertanto, a Caposele come altrove, un’ indicazione concreta per la programmazione, la progettazione e la realizzazione di interventi futuri, devono essere la memoria collettiva che porta e persuade alla resilienza delle comunità, che plasma i nostri comportamenti, che insegna la conoscenza del territorio e il rispetto delle sue risorse. Almeno questo è quello che speriamo e ci impegnamo a fare da volontari della Pubblica Assistenza Caposele e da cittadini attivi del nostro paese. I volontari della P.A.

PUBBLICA ASSISTENZA CAPOSELE


Fatti di Paese

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astelvetere era un paese ad economia esclusivamente agricola. La produzione del grano, si alternava con quella del granone, a rotazione, sullo stesso terreno. La produzione di frutta era varia e pregiata: pere a spina, spadoni, mele limoncelle, annurca; in più le castagne, una vera ricchezza, dalla vendita delle quali si vedevano soldi veri. Quella che Manlio Rossi Doria chiamava la terra dell’osso, è una terra povera, montuosa e avara. L’agricoltura si praticava in maniera estensiva e si coltivava di tutto, secondo le esigenze della famiglia, che allora era spesso numerosa e quello che si coltivava non bastava mai. La piantagione avveniva su tre livelli: a terra, grano e granone ad anni alterni, ma anche patate, fagioli e ortaggi; al secondo livello la vigna ( non bassa ma di media altezza), che tutti curavano, anche se piccola, perché il vino veniva buono e se ne beveva abbastanza. Al terzo livello gli alberi da frutta, che si facevano crescere alti per limitare al massimo l’ombra sul terreno: in genere meli, peri, ma anche ulivi, dai quali avrebbero ricavato l’olio, che insieme alla sugna e al lardo dei maiali, avrebbe consentito di condire i poveri cibi. Lungo i confini si piantavano le querce. Le proprietà del terreno erano frazionate al massimo, e c’era anche chi non ne possedeva affatto. Raro il proprietario di un vasto terreno, tutto intero, allo stesso posto. In genere si avevano più porzioni, in posti diversi. Questo faceva sì che gli stessi prodotti (uva, grano, frutta),si coltivassero in posizioni e condizioni climatiche diverse, in modo che le calamità naturali (grandini, gelate) a volte risparmiavano qualche coltivazione, perché non sempre si abbattevano sull’intera zona. Era una agricoltura di sopravvivenza ed anche omologa: si finiva per coltivare sempre gli stessi prodotti anche se in parti diverse. Tutti i terreni erano coltivati e, qualche contadino tentava di coltivare persino quelli di montagna, spingendosi fino a “lo lucito”. Chi non aveva terreni costituiva la categoria dei braccianti: gli zappatori, quelli che prestavano la loro opera a giornata presso chi aveva un po’ di terreno che non poteva coltivare perché, magari, faceva l’artigiano, o perché non ce la faceva da solo. La paga era minima e non sindacalizzata. Poche lire al giorno e tre pasti perché la giornata era lunga. Si partiva quando sorgeva il sole e, quando noi ragazzini ci alzavamo dal letto, avevano già zappato un bel pezzo di terreno. I braccianti agricoli castrioti si trasformarono poi, con il boom economico e l’espandersi dell’edilizia,

IN QUESTA RUBRICA INTENDIAMO FAR RIVIVERE VECCHI TEMI DELLA VITA DEL PAESE, RICCHI DI FASCINO E SUGGESTIONE. RACCONTEREMO FATTI, LEGGENDE, USANZE, COSTUMI POPOLARI, CANTI PAESANI E POPOLARI, COMUNI A TANTI PAESI DEL NOSTRO CIRCONDARIO.

O sole cala o morte vieni! in manovali per necessità, perché l’agricoltura non dava loro modo di vivere decentemente, pur spezzandosi le reni a zappare dall’alba al tramonto. “O sole cala o morte vieni” diceva Nisio al quale la fatica proprio non andava a genio; “O sole cala o morte vieni” invocavano - si racconta- i contadini che zappavano terreni duri e cretosi, “rompevano lo Iorio”, (terreno duro e privo di alberi) con robuste zappe e spesso erano costretti ad usare gli “sciamani” i picconi. La mamma, quando noi ci alzavamo, aveva già cucinato, in un grande pentolone, la solita pasta e fagioli, perché teneva meglio e dopo qualche ora - diceva- era ancora più buona. La metteva in un cesto, la minola,insieme con un paniello di pane, che aveva fatto per l’occasione qualche giorno prima, nel grande forno che allora tutti avevano in casa. Aggiungeva un pezzo di formaggio o un salame e il vino nell’apposita varrecchia; la copriva con un mesate e, caricatesela in testa, dopo essersela protetta con una spana, un indumento arrotolato a mò di cuscino, si avviava a raggiungere “gli uomini” che, secondo gli orari di oggi, avevano già fatto una giornata di lavoro. Chi aveva un bimbo piccolo, metteva il cibo e il bambino nella connoia, e se lo portava con sé, in maniera da poterlo accudire in campagna Mangiavano alle undici, bevevano abbondantemente, passandosi la varrecchia di mano in mano, e subito riprendevano il lavoro fino al tardo pomeriggio. Poi andavano a casa, si lavavano, cambiavano gli abiti di lavoro, inzaccherati e pieni di pezze, gli scarponi, e, puntuali come un orologio, si presentavano a casa per la cena. Si cenava, tutti insieme, anche i piccoli, per educazione, come dicevano i genitori. Si mangiava su una bassa “boffetta” vicino al focolare. I trainieri, con il baccalà o con abbondante sugo di salsa di pomodoro fatta in casa, erano serviti in due spase dalle quali attingevamo tutti, con grosse forchette di stagno con le punte allargate per prendere meglio la pasta lunga, stando attenti a non far cadere il sugo e diritti ed impacciati sulle panche, che non si potevano avvicinare alla tavola per via del rialzo del focolare. Con tutta la buona volontà e l’attenzione possibile, però si finiva per lasciare sul mesale, bianco e pulito, lunghe scie di sugo che cadeva lungo il tragitto dal piatto ai posti ove si era seduti. Alcuni di loro, avrebbero preferito lavorare qualche ora in più, e

mangiare da soli, a casa loro in santa pace senza tutti quegli occhi addosso! Alla fine si toglieva la boffetta, si attizzava il fuoco e si fumava una sigaretta non prima, però, di aver mangiato una patata messa a cuocere sotto la brace, tanto per farsi un ultimo bicchiere di vino. Fino a metà degli anni sessanta l’economia del paese continuò a basarsi, in massima parte sull’agricoltura e, di converso, sulla lavorazione dei prodotti agricoli, che rimanevano in gran parte in paese. Ognuno si arrangiava come poteva. C’erano delle donne che si alzavano prestissimo la mattina, prima dell’alba e andavano a far legna alla montagna. Ritornavano tirandosi dietro una enorme sarcena dalla quale ricavano molti sarcinielli che vendevano. Era un lavoro pesante che gli uomini non avrebbero mai fatto. L’economia era autoctona, come se si praticasse l’autarchia anche da prima delle sanzioni che ci impose poi la Società delle Nazioni. Pochissimo veniva da fuori, non molto si vendeva fuori paese. Molti praticavano ancora il baratto, quando nelle botteghe alimentari scambiavano il grano con la mortadella o un po’ di “conserva”: una specie di salsa densa che si vendeva solo in grandi recipienti di latta. Di domenica il paese si rianimava ed era un continuo via vai, un intrecciare di voci, di saluti, di domande, di scambi di opinioni. Si chiacchierava passeggiando lungo il corso, si andava al bar per un bicchierino di anice o di rosolio o per una partita a carte con gli amici e poi, prima di mezzogiorno si tornava a casa. Molti contadini abitavano in paese e la mattina presto si recavano in campagna, con il loro asino o la giumenta, spesso portandosi dietro una capretta che lasciavano pascolare nei campi. Tornavano a casa, la sera, spesso, quando

di Nino Lanzetta

era già buio; accendevano il fuoco, mangiavano il parco desinare di tutti i giorni e poi a letto come le galline, perché la mattina dopo dovevano alzarsi al cantare dei galli che, fortunatamente allora abbondavano e assolvevano egregiamente al servizio sveglia. Il più delle volte il parco desinare era composto da una maccaronara che si faceva in quattro e quattr’otto, il tempo che il marito ponesse l’asino nella stalla, facesse ammasonare le galline e provvedesse a cambiare la paglia al maiale. La moglie, entrata in casa, per prima cosa accendeva il fuoco. La pentola con l’acqua era già appesa alla catena del camino. Stendeva sul tompagno ( ripiano per impastare) un po’ di farina, dandole una forma concava e aggiungendovi un coppino di acqua tiepida e la lavorava stendendola e ammassandola con le mani e con i pugni chiusi. Nel frattempo aveva fatto sfriggere, in un pezzo di lardo o in un po’ d’olio, una mezza cipolla e vi aveva aggiunto un po’ di salsa o un po’ di conserva di pomodoro. Tirava la maccaronara, dopo aver fatto una sfoglia molto doppia, larga una decina di centimetri e lunga una quindicina, con un matterello rigato di quelli che si compravano nei giorni di fiera e, che venivano fatti a mano da esperti artigiani, per lo più di Bagnoli. Intanto l’acqua si andava a bollire e la maccaronara veniva calata. Qualche minuto, e quando tornava alla sommità dell’acqua, era già cotta e servita a tavola non prima di aver aggiunto nel sugo alcune foglie di vasilicoia, (basilico). Tutta questa operazione durava non più di una ventina di minuti. (fine prima parte)

Con Gerardo Vespucci Dirigente fino a qualche mese fa del nostro Comprensorio scolastico, abbiamo spesso parlato di Caposele come un'isola felice in riferimento al fermento che propone; alcune delle sue idee le vorremmo portare avanti. La sua presenza è fondamentale per continuare a ragionare di sviluppo, di scuola, di musica e cultura. Tra le tante proposte un premio dedicato al prof. Ettorino Montanari scomparso prematuramente. Insieme riusciremo a ricordarlo accostando al suo nome lo stimolo giusto per fare di più per la nostra Comunità . Anno XLVI - Dicembre 2019 N. 99

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di Concetta Mattia

Manifestazioni

SAGRA DELLE MATASSE 2019, TRA RADDOPPI E RIFLESSIONI PER IL FUTURO

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uella del 9 agosto è, per la Sagra delle Matasse. E’ a Caposele, una data storicizzata, e con quest’anno siamo arrivati alla 47° edizione dell’evento probabilmente più longevo e sicuramente tra quelli più partecipati dei vari programmi estivi territoriali. In questo senso, e rispetto ad una richiesta sempre più insistente, abbiamo sperimentato il raddoppio delle giornate da dedicare alla degustazione di uno dei nostri più famosi PAT e così, per il 2019, la sagra si è tenuta anche l’8 agosto. Ha dato come sempre i suoi bei risultati di pubblico e per ampliare anche l’offerta legata ai prodotti della zona abbiamo immaginato e realizzato, oltre alla preparazione delle ricette classiche (matasse al filetto di pomodoro o ai ceci in bianco) di proporre anche versioni realizzate con altri condimenti a base di prodotti di grande qualità, come i ceci neri o i fagioli con l’occhitiello, eccellenze di tutta la l’Alta Irpinia e della Valle del Sele che ovviamente, sono piaciute molto. La manifestazione sta provando a crescere e raccoglie collaborazione, oltre al fondamentale supporto dei soci e delle

Facce da matasse: la storia a tema fatta dai ragazzi della sagra

matassare (e sempre di più anche dai matassari maschi, bravissimi) in questa edizione abbiamo apprezzato tantissimo il supporto anche creativo dei giovani del Forum locale e dei volontari della Pubblica Assistenza che hanno dato materialmente una mano ad arredare il paese con le strutture della sagra e hanno curato la comunicazione, vendendo le magliette e i magneti creati apposta per la serata o realizzato vere e proprie storie fotografiche dell’evento, diffondendole in rete. Ovviamente siamo grati a tutti coloro che si sono impegnati per la realizzazione

della manifestazione ma, siamo anche tutti d’accordo nel cogliere la necessità di farle fare, sarebbe ora, un salto ulteriore, non di qualità, quella è sempre stata una base irrinunciabile di chi ha organizzato, ma di strutturazione, dovremmo invero capire e magari tutti insieme, partendo dall’amministrazione comunale e passando per le altre associazioni, così come facciamo giustamente anche in altre occasioni, se questo evento vogliamo che ci rappresenti tutti, come paese e che quindi sia organizzato di conseguenza in modo magari più corale, in ogni senso, anche logistico.

Foto di Raffaella Amendola

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Non possiamo ridurci più a ragionarne sommariamente alle riunioni per il palinsesto estivo, ma da subito e per quanto ci riguarda, come Proloco Caposele, da gennaio prossimo, organizzeremo, e già vi invitiamo tutti, una serie di incontri per discutere del futuro della nostra associazione e delle sue attività, da sempre connesse integralmente e dedicate concretamente, a tutto il paese. Vi aspettiamo, come sempre.


Blog

Dal mio blog, perchè la critica COSTRUISCE

IDEE E SUGGERIMENTI SUGGERIMENTI

L

'allargamento di piazza Sanità, guadagnando un pezzo di territorio dell'A.Q.P, è stata un'operazione ottima e il merito lo dobbiamo attribuire all'attuale A.C. che, dopo tanti vani tentativi in un recente passato, ci è riuscita. Bravi! Avrei preferito il completo spostamento dell'intera recinzione a vantaggio di un ampliamento spaziale della piazza, ma spero, almeno che si possa definire una soluzione non banale di quello spazio urbano, magari tematica e rivolta verso interventi di cultura riferiti alla nostra storia. E' un ENNESIMO gesto di apertura di un Ente che, al fine preservare le sorgenti, recintò, 100 anni or sono, un buon pezzo di territorio di Caposele. Non voglio sminuire questo risultato, ma è indispensabile ricordare altre piccole, ma interessanti operazioni di “riconquista” già ottenute nel passato: 1. L'area del museo dell'acqua (CEAAG); 2. Il parco Saure; 3. L'area dei campetti “play ground” (oggi abbandonati); 4. La palazzina (primo esempio di costruzione in c.a. in Europa) nella quale alloggiano i Carabinieri e che dovrà ospitare, così come concordato, il museo della Pavoncelli; 5. La foresteria (da recuperare) all'interno dell'area museale; 6.Il locale per esposizione “macchine di Leonardo”; 7. L'area (non ancora libera) della cerniera tra il Parco della Madonnina e parco Tredogge; Insomma, gesti di disponibilità, (alcuni dei quali, non ancora portati a termine), che ci fanno ben sperare - compresa la questione acqua - che anche “altro” già concordato con la gestione Farina, possa, a breve, essere definito e determinare, in tal modo, alcuni discreti benefici per tutta la collettività.

N

di Salvatore

Conforti

on vorrei trasmettervi l’impressione di una gratuita presunzione o di una sterile polemica, ma non posso esimermi dall’esprimere un semplice giudizio critico anche tecnico su quanto recentemente realizzato a piazza Sanità sul suolo di proprietà A.Q.P. Avevo sperato che si potesse concretare un’operazione di vera riconquista del territorio e regalare ai Caposelesi un po’ di parco pubblico tematico come era nei “progetti” delle amministrazioni passate... ma, purtroppo, nulla di tutto questo è accaduto! Lo sforzo è certamente meritorio, per il quale c'è da ringraziare sia l?Ente AQP che il Comune, ma quello che si vede realizzato è alquanto insignificante. Una sorta di recinto che, a parte qualche panchina sparsa senza criterio alcuno, non ha NULLA di fruibile... Uno spazio chiuso a mó di “gabbia da circo” e senza riferimento alcuno a norme e regole al fine di un’agibilità di utilizzo pubblico (non è il solo esempio, purtroppo). Vorrei sperare che si possa ancora intervenire e utilizzando un minimo di GUSTO e le NORME in vigore SUGGERISCO che si potrebbe eliminare: 1) quella sorta di pericolosa rampa in curva; 2) pavimentare i vialetti con materiale meno friabile e più stabile; 3) rifare quelle cunette di perimetro coperte con una brutta griglia; 4) ridisegnare e rimarcare con cordoletti in pietra le aiuole con terreno oggi definito con una piantagione c.d. “a barriera” di lauro ceraso; 5) collocare dei leggìi informativi turistici e qualche elemento scultoreo riferito all’acqua; 6) riportare indietro la recinzione fino ad intercettare il diaframma di capta-

H zione per salvaguardare le sorgenti; 7) aprire COMPLETAMENTE, infine, lo spazio alla piazza evitando quella enorme ed inutile inferriata perimetrale sulla strada. Mi dovete perdonare, ma non capisco perché queste operazioni non vengano previste attraverso un progetto, controllate da un ufficio tecnico, approvate in giunta e condivise magari con la cittadinanza. E non comprendo perché chi è delegato a concedere tali autorizzazioni non si accorga di cotante e ripetute sconcezze. C’è ancora tempo per intervenire e correggere il tiro riportando tutto, magari, all’ idea originaria...

C

aposele è un paese “turistico” e, al di là degli sforzi organizzativi che, da anni, compie con grande difficoltà per diventarlo veramente, subisce, per il massiccio flusso di persone, le NEGATIVITA' di tale condizione che, spesso, porta a malesseri ed a un' abbassamento repentino della qualità della vita. Parlo della PULIZIA DELLE STRADE difficile da ottenere in alcuni periodi dell'anno; - dei PARCHEGGI auto che sono diventati complicati da gestire in assenza di una programmazione seria che possa contemplare anche scelte fatte nel passato; - del RANDAGISMO che condiziona molte volte la serena e tranquilla convivenza sociale esterna. Fenomeni che si ripetono, sicuramente in molti luoghi meta di pellegrinaggio o turismo, ma che a Caposele assumono dimensioni incontrollabili e dir poco incivili. Sarebbe necessario mettere in campo una sorta di PIANO SOCIALE serio condiviso e finanziato anche dal decreto regionale che equipara Caposele a una città di 40.000 (quarantamila abitanti), al fine di: - assumere altre unità lavorative per la pulizia straordinaria e per un portaa-porta sempre invocato e mai realizzato;

o richiesto al Sindaco e alla Giunta di Caposele L'ABOLIZIONE DEI BOTTI E FUOCHI ARTIFICIALI durante feste ricorrenze e avvenimenti vari. HANNO UN EFFETTO DANNOSO SULLA SALUTE UMANA, ANIMALE E SULL’AMBIENTE! Ci sono modi e metodi anche moderni ed alternativi a tali procedure e un po' di buona volontà non farebbe male al fine di alleviare tale condizione di stress e pericolo. Un tentativo per il quale ci si allinea alla norma vigente, ma sopratutto è un atto di civiltà a favore di persone e animali indifesi. Ho avviato una PETIZIONE a sostegno dell'iniziativa che spero firmerete nei bar ed on line anche sotto questo post, augurandomi che i nostri Amministratori siano sensibili e coraggiosi a trovare il giusto compromesso tra tradizione e civiltà! La petizione ha visto una discreta partecipazione che ho formalmente trasmesso al Comune come notizia. NO al centro del paese o di quello SAN MICHELE a Materdomini già realizzato, o ancora di altre aree già individuate per far scomparire dalle strade principali quel lungo e orrendo serpentone di lamiere perennemente parcheggiate nelle nostre strette strade; - per cercare soluzioni civili per i cani randagi attraverso ADOZIONI E AFFIDAMENTI, o nella realizzazione di un CANILE ZONALE o ancora nell'implementare e finanziare associazioni di volontariato (già presenti) che si occupano con amore e passione di questo fenomeno. Tutto ciò potrebbe accadere con poco sforzo e con la rinnovata voglia di migliorare la qualità di vita del luogo in cui crescono i nostri figli. Un Piano che, con la regia di un'attenta A.C. coinvolga, cittadini, strutture ed associazioni affinchè Caposele possa aspirare ad essere veramente “TURISTICO” o, almeno, rientrare nella ordinaria condizione di civiltà che meritiamo.

- per riscoprire i vantaggi del “famigerato” PARCHEGGIO MULTIPIA-

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Avvenimenti

100 ANNI

NELLA NOSTRA COMUNITA'

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n ogni parte del nostro Italico Paese si festeggiano gli ultra centenari. Caposele ne annovera un numero sempre crescente. Dovremmo capirne le modalità, le strategie, e sopratutto le motivazioni vere per cui accade una cosa del genere. Sarà l'acqua, il cibo buono, l'aria, la comunità gentile e la qualità della vita? Non si sa! Tutto contribuisce a fare del nostro Paese un posto nel quale si vive bene e A LUNGO.

Maria Merola con sua nipote Erika Nesta

Una fiera campionaria organizzata da "Li Style" di Gelsomino Del Guercio e "De Vita Eventi" di Gerardo De Vita, a Caposele presso il centro fieristico. E' stata la prima edizione che ha ricevuto un buon successo di pubblico. ..Alla prossima.

La premessa è utile, ma la sostanza è l'AUGURIO, che noi della Redazione facciamo agli ultra centenari attuali che salutiamo con grande affetto, con la speranza che ci possano trasmettere presto il loro segreto.. Auguri quindi per i 100 anni a Gerardo Di masi e Carmela Corvino

Simona e Giuseppe Sposi 29-08-2019

A Salerno,presso l'istituto Superiore di Scienze Religiose,si è LAUREATA con la votazione di 110 e lode, Sara AURILIA.. Alla neo Dottoressa,vanno gli auguri vivissimi da parte dei genitori e di tutti i familiari. Ha discusso brillantemente,la tesi sulla Madonna di Montevergine tra arte e storia.

Francesco Spatola 28.10.2019 laurea in medicina e chirurgia Università di Napoli

L'appuntamento con il presepe artistico si ripresenta ogni anno. Si puo' visitare nella Chiesa Madre ed è a cura "degli amici del Presepe". Un particolare ringraziamento a loro e alla loro magnifica dedizione.

Dedicato a Franco Amendola il torneo di Bocce del 2019. Gli amici lo hanno voluto ricordare attraverso lo sport che lui amava molto

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Gerardo e Rosina Sposi 03-08-2019

Laura Sozio - Laurea in Giurisprudenza

Un omaggio a Gabriele e sua madre che da tanti anni sono presenti al mercato settimanale del mercoledì.


Questa

rubrica è disponibile per chiunque volesse pubblicare foto dei

propri eventi felici.

La redazione de "La Sorgente" è a vostra disposizione per tutto il materiale che VOI ci inviate in tempo utile prima dell'uscita del giornale. le foto publicate sono il segno della vostra collaborazione.

Alice Restaino di Pasquale e di Maria Monteverde nata il 29.11.19

Bryan e Gelsomina SPOSI 14.09.2019

Daniel Gaudiosi di Elio e di Nunzia Testa nato il 19.11.19

Italo Rosania ha conseguito la laurea in ECONOMIA E MANAGEMENT presso l'Università di Salerno

Giorni Lieti

Gelsomino e Arianna Sposi 07-09-2019

Arianna Monteverde di Lorenzo e di Raffaella Russomanno NATA IL 30/05/2019 Vincenzo Russomanno in data 24/09/2019 si è laureato in Ingegneria Informatica presso l’Università di Salerno.

Gerardo Cione in data 29/10/2019 si è laureato in Ingegneria informatica presso l’Università di Salerno In data 16 Luglio 2019 presso l’Università La Sapienza CONCETTA DI MASI ha conseguito la laurea in Ingegneria Biomedica con votazione 110 e lode. Ha discusso la tesi su un progetto e taratura di un BIO-IMPEDENZIMETRO MULTIFREQUENZA per la misura dei valori corporei.

Angela e Lorenzo Sposi 22-08-2019

Francesca Di Masi diStefano e di Raffaella Spatola nata il 02.07.19

Francesca Melillo di Marco e di Pina Iannuzzi nata il 12.11.19

Sara e Salvatore Sposi 08-09-2019

Giuseppe ed Imma 05-09-2019

Dante Nisivoccia di Cesare e di Annalisa Russomanno

Gerardo e Concetta Sposi 21-08-2019

Rocco Sista di Umberto e di Lina Lardieri nato il 01.10.2019

Pasquale Spatola di Ettore e di Olimpia Farina nato il 25.10.2019

Antonella e Massimo Sposi 17-08-2019

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La foto dei ricordi

La Foto dei Ricordi GENTE DI CAPOSELE Rocchino Baldi

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occhino Baldi vive in AMERICA FIN DAL 1965. Ciononostante conserva la sua “paesanietà” ed il suo attaccamento al Paese di origine. Ho avuto il piacere di conoscerlo a Materdomini nel 1961 insieme ai suoi amici Gennarino Casillo, Girolamo Casillo , Ezio Caprio, Fiorenzo, Donato e Idio Vetromile , tutti passati a miglior vita e che formavano una squadra di giovani aitanti e simpatici. Ognuno ha lasciato una traccia indelebile nel pur fugace passaggio su questa terra. Rocchino, figlio d’arte di Vincenzo Baldi è particolarmente bravo nell’arte del fabbro-idraulico. La sua famiglia in Italia gode di grande considerazione e prestigio a partire dalla mamma Olimpia brava pasticciera, la sorella Sisina che vive a Roma e che vanta con orgoglio la presenza nella Forestale di un figlio, Cesare, che è assurto alla massima carica di Comandante Generale. Come si diceva all’inizio Rocchino, partì per le Americhe 65 anni fa, dopo avere assolto all’obbligo del servizio militare, con il grado di sergente e con la classica “valigia di “cartone pressato” con dentro tanti sogni e speranze. In breve tempo impiantò una officina di fabbro e si rese subito famoso per i suoi lavori in ferro per Edifici pubblici e per ville signorili.

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Nel 1972 ha sposato Giudit Ventura , cittadina italiana di origine calabrittana. Hanno avuto due figli che hanno intrapreso attività diverse da quelle del padre, ma molto qualificanti. Attualmente vive con la famiglia in una prestigiosa casa completa di piscina. Non rinunzia ai viaggi in giro per il mondo sempre accompagnato dalla consorte, né tralascia, almeno una volta all’anno, di far visita a parenti e amici di Caposele. Riceve regolarmente la Sorgente attraverso la quale rivive momenti magici del suo paese natio. Ci auguriamo che Rocchino continuerà in avvenire a d esercitare la sua piacevole presenza a Caposele, magari intensificando le sue visite per il piacere suo e di tutti noi. Auguri!

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Antimo Pirozzi

Una delle immagini che le nuove generazioni dovrebbero tener presente : Il laghetto artificiale degli anni '70 che ha fatto divertire tanti Caposelesi. Era utilizzato anche vuoto perchè diventava campo di calcetto, pallavolo e pallacanestro. Insomma un vero e proprio Palasport ---


Almanacco

Giorni tristi

Come una quercia nel vento hai vissuto il tuo tempo, proteggendo i tuoi cari dalle asperità della vita. Ma poi, all’improvviso, sei volata via, lasciando il vuoto intorno a noi. Mai potrà il tempo cancellare il dolce ricordo di te, perchè continuerai a vivere nei nostri cuori e nei nostri pensieri. Possa la tua anima buona riposare in pace, nell’abbraccio eterno del Signore

Genoveffa Sturchio 27.12.1933 - 12.07.2019

Marherita Farina 03.09.1933 - 12.11.2019

Giovanni Chiaravallo deceduto il 28.10.2019

Victor Pallante - 16.07.1971 22.02.2019

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Turismo

Le foto del nostro archivio su La SELETECA fotografica

I LUOGHI DA VISITARE

La del

on line

"sala dei fiocchi "all'interno Santuario di San Gerardo

straordinaria

Preghiera a San Gerardo

Caposele, le cantine

Il Santuario visto dall'alto

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Anno XLVI - Dicembre Anno XLVI - Dicembre 2019 2019 N.99 N.99

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