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L’ULTIMA SCOPERTA DI PALAWAN: L’“HONEYCOMB PAVEMENT” DEI NUOVI RAMI DEL PPUR Jo De Waele, Paolo Forti L’esplorazione dei nuovi rami del PPUR ha ulteriormente ampliato il numero, già comunque eccezionale, di concrezioni che debbono la loro formazione al particolare clima di Palawan. Questa volta si tratta di una struttura costituita da piccole vaschette (Fig. 1 in centro) raggruppate in modo da somigliare moltissimo alle celle di un alveare, un “honeycomb pavement” appunto. È merito esclusivo di Vittorio Crobu, e della sua passione per le foto di grotta, se si è potuto non solo averne conoscenza ma soprattutto studiarle in dettaglio: infatti tutto quello che adesso sappiamo su queste strane concrezioni lo dobbiamo agli scatti che gli ha dedicato mentre esplorava i nuovi rami a monte del Daylight. Sulla base delle conoscenze pregresse sul clima di Palawan, caratterizzato da brevi ma intense precipitazioni, e soprattutto da quanto si è potuto ricavare dalle immagini, è evidente che si è trattato di un processo genetico abbastanza lungo, caratterizzato da almeno 3 distinti stadi evolutivi.
Inizialmente l’area, sub-orizzontale, era ricoperta da un sottile strato di limo e fango che veniva completamente imbevuto d’acqua durante la stagione umida, mentre nella stagione secca l’evaporazione ne causava l’essiccamento totale con formazione di una serie di fratture dovute alla conseguente notevole diminuzione del volume dell’argilla (Fig. 2.1-2.2). Dato che durante il periodo umido successivo l’acqua non riusciva a suturare completamente le fratture formatesi nell’argilla, l’alternanza dei periodi umidi e secchi approfondiva e allargava progressivamente tali fratture (Fig. 2.1-2.2), che divenivano pertanto in grado di conservare al loro interno volumi d’acqua sempre maggiori. L’evaporazione di questa acqua intrappolata nel reticolo delle fratture del fango ha causato lo sviluppo di una concrezione al loro interno. Nel tempo, poi, il CaCO3 ha riempito il reticolo delle fratture fino al bordo esterno del fango e, grazie alla risalita capillare, la concrezione è diventata anche un poco sopraelevata rispetto allo stesso (Fig. 2.3A). Se poi questo processo
Fig. 1 - In centro l’honeycomb pavement e tutto attorno i particolari che sono serviti per definirne l’evoluzione; 1) vaschetta parzialmente demolita dal flusso idrico lungo un canale di scolo; 2) frammento di concrezione sul fondo di fango recente; 3) ciottolo fluitato intrappolato in una vaschetta; 4) struttura quasi totalmente demolita, da cui è stato eroso anche il substrato argilloso originale; 5) frammenti di cannule all’interno di una vaschetta molto erosa; 6) fango recente sedimentatosi all’interno di una vaschetta corrosa; 7) particolare delle pareti divisorie con evidenti “scollamenti” della struttura; 8) frammento di stalattite e un pezzo di roccia non fluitata dentro una vaschetta; 9) fango recente ancora plastico; 10) porzione basale di una vaschetta totalmente smantellata con evidenziato il fango cementato dal CaCO3 depositatosi al suo interno; 11) particolare di una vaschetta al cui interno sono evidenti i veli di concrezione che si formano dopo ogni allagamento; 12) veli di calcite che si sono sviluppati su una struttura quasi totalmente demolita.