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Grotte di carta L’ISOLA MISTERIOSA Gaetano Boldrini Non ho mai capito se si nasca sognatori e i libri non facciano altro che alimentare la dimensione onirica, oppure se siano le storie che si leggono ad instillare il germe della fantasia. Sta di fatto che quelli come me, adolescenti negli anni ‘70, leggevano molto, tutto: Melville, Conrad, London, Stevenson, Defoe, Kipling e - neanche a dirlo -Verne. L’incredibile visionarietà e preveggenza dei romanzi di quest’ultimo ha inciso profondamente nella vita di molti ragazzi della mia età. In particolare, ovviamente, “Viaggio al centro della Terra” ha ispirato gran parte dei futuri speleologi i quali, perdendosi in quelle pagine, si sarebbero identificati nel prof. Lidenbrock o in suo nipote Axel sognando, sia pur consapevoli dell’impossibilità che potesse esistere un mondo sotterraneo così immenso, di poter un giorno replicare quel fantastico viaggio. Ma, oltre ai libri, in quegli anni prendeva piede un altro mezzo per diffondere immaginazione e informazione: il fumetto d’autore. Il disegno si sostituisce così alla scrittura, mantenendone intatta la dimensione della fantasia e della libertà. La vera folgorazione poi, che ha forse instillato in me un’idea di speleologia reale, è arrivata quando ho sfogliato le pagine della riduzione a fumetti dell’ ”Isola misteriosa”, romanzo meno esaltante - se vogliamo - ma forse proprio per questo più accessibile alle fantasie realizzaEd. Epipress/Famiglia Cristiana 1973/1974
Ed. Epipress/Famiglia Cristiana 1973/1974
bili. Franco Caprioli disegna in modo incredibilmente evocativo la scoperta e la relativa esplorazione della grotta che poi diventerà la dimora dei naufraghi. La grotta vista non come antro pieno di misteri e di superstizioni, ultima frontiera dalla conquista dell’uomo attraverso imprese epiche e memorabili sforzi, ma luogo accogliente e sicuro, riparo da pericoli e da calamità. Nei disegni, la rappresentazione della grotta è essenziale, quasi scarna, non c’è nessun cenno che possa alludere a chissà quale arcano mistero. È semplicemente e, al contempo, incredibilmente una grotta quale fenomeno naturale che l’uomo può e deve capire. Franco Caprioli (Mompeo 1912, Roma 1974), destinato dalla tradizione familiare a diventare pittore, si iscrive all’accademia, apprendendo la tecnica del divisionismo e del puntinismo che riproporrà in maniera personalissima nei suoi lavori futuri. Molto presto però la abbandona e, dagli anni ‘30, decide di dedicarsi alla nuova maniera di narrazione che è il fumetto. Innumerevoli sono i suoi lavori nel campo dell’illustrazione ma memorabili diventeranno le sue riduzioni di molti romanzi di avventura, specialmente quelli di Jules Verne pubblicati a puntate su Il Giornalino e riproposte in seguito su volumi a fumetti delle Edizioni Paoline. Transcodificare i romanzi di Verne in fumetti è facilissimo, per chi ne abbia le capacità. La potenza descrittiva dello scrittore è tale che le storie scorrono davanti agli occhi naturalmente, come in un film, e riproporle in disegni diventa un esercizio stilistico quasi banale. Franco Caprioli, però, non silimita a riprodurre il racconto: lo reinventa attraverso un linguaggio quasi fotografico, lasciando nel contempo spazio all’immaginazione e alle emozioni del lettore. Le tavole non sono quindi più un mero strumento divulgativo ma rappresentano l’animo del disegnatore che si esprime con una potenza poetica fuori dal comune attraverso un disegno pulito, lineare, mi-