Marco Ceriani - Memoriré

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Marco Ceriani

MemorirĂŠ

avieri


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collana ar no 12



Marco Ceriani

MemorirĂŠ

avieri


Marco Ceriani Memoriré Lavieri edizioni / ISBN 978-88-89312-80-3 Copyright © 2010 Ipermedium Comunicazione e Servizi s.a.s. Arno n.12 Collana a cura di Domenico Pinto

Lavieri edizioni via IV Novembre, 19 - 81020 - S. Angelo in Formis (CE) via Canala, 55 - 85050 - Villa d’Agri (PZ) www.lavieri.it / info@lavieri.it


a mio padre e a mia madre, alla cara e perduta famiglia dei corpi, delle voci, dei nomi



MemorirĂŠ



1. Apici dei laconici



Ante quem di visa e più losco visto nel suo post quem è chiedere a quel verbo ausiliario: Della morte è aoristo la morte stessa che sull’ara fa che il nerbo schiocchi con una puntura d’ago o schisto sì che a deverbale affermi di proverbio: per la morte in maschera già siamo volubile arcobaleno che alla frombola degli occasi non revoca il ricamo delle stelle ma sì alla parca in vetta al tombolo dell’universo… Per la morte lo zibibbo servito in una cantina negromante di veleni che per imbibermi delibo s’un tavolo molato dal diamante.

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Per la morte siamo il frutteto tra i due fumi di un casolare che con zelo all’arbitro del divieto mostra l’albero da contestare. Per la morte siamo noi la sirma della vipera e dell’attorcigliata scala che al lager serve l’alibi della firma e all’albero di partirsi usque ad mala!

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Il picchio dei tuoi chiodi è in lame nel paragone con le assi rotte come l’agonia della sera è a trame di cupree rotte nell’omicida notte. Punge le assi un’equazione perfetta e simultanea – sul retro della croce quel ladrone di Nostro Signore è Giano. Ma se degli altri due meli al monte solo il secondo patì le mele orbe – il sorbo al parapetto del suo ponte avvampa nel solleone in agonia delle sorbe?

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Per la morte siamo il rammendo del fumo che assottiglia le case dei vivi al tempo che la morte ai vivi è figlia – Per la morte siamo lo scempio del volubile che giglia alle case dei vivi a esempio quando la morte il cammino suo ripiglia – Per la morte siamo anche sì il tempio del solubile che dal suo ubi consistam assomiglia le case a esempio ai casolari sperduti per lo scisma della tormenta... Per lei, io che m’inginocchio dove il versante in scesa consentì al cigolio d’un carro per accompagnare lo scarabeo del cocchio dal becchino che ti estirpa i calli con l’emolliente del catarro.

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Oh la serpe, lei, quell’unica dell’Ordine dei minimi che per non parer comunica all’ordinotte in bande ai crimini dai calcagni delle strade che di morte è la sinopia un’arca muta che va all’Ade con a stiva in sì gran copia animai dall’unghia intera che in chi ha lo zoccolo spaccato nello scafo tratto a fiera fa più scarno l’enunciato.

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Ah la vipera la in doglie dell’Ordine dei sibili che al marito va da moglie nel meleto degli scibili – se per strada in un col gesso sulla fronte del casale rinnegato – si imbattesse – la sua arca iperdentale…

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Il girone di due autunni nella decade di vulve d’un boschetto degno di unni quando incendia foglie fulve sa che viene quatto quatto incontro al fumo di un ricovero un san Martino a fare in quattro il mantello del suo povero sÏ che la mela ormai alle corte tra quella decade di psicastenici meli al melo della morte va come il teatro ai palcoscenici.

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2. Sonetti a Rodolfo Zucco



Introìbo

È un’emicrania a stomaco d’uccello che sta al portone venereo di Gobi giurando con la frana del coltello erculeo del dramma che il tuo robi vecchi baratta una gamba di sgabello per l’impiccato con una partitura al clavicordio aprente i ventricoli della scala temperata al vello di una foglia che recita il suo congedo con l’esordio di un’altra foglia consorella che abolì la toga dell’albero per spiare Gesù per aures il lobi vecchi appiccare il fuoco a noce e mogano ma non al mobilio scuro che i tuoi probi viri accatastano in una via dal crocicchio sguardato dalla cervicale del rio picchio.

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Per la morte siamo sì il congegno con cui morte permette che il suo stame dalla morte ci separi come il legno dai trucioli piumosi delle pialle che il mantice del polso icosiedro – alla grafite scompenso e al falegname ricompensa – denunzia nel Sinedrio col nugolo che alle caducifoglie gialle è tremolo del tuo deuterogiuseppe che fornica – la commessura scapoli dalla commettitura... – con la matita che si seppe sinopia àvile alla spiga di due diaconi che, dopo che la tunica d’uno imprenta lappole, all’altro va come una Laconia senza làconi...

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Caudìsono...: [Come spero querela più del lecito a Stefano / pei suoi lutti di spighe nel campiel che fendute / spartamente ha sue falci che in volo si levano / come rondini nere che un gesso improprio ha canute //] così anche Stefano con proprietà inversa al suo esercito / pei suoi lutti a cen spegli nel campiel che fu fesso / da un bagliore di falce che come rondine esperta / si fa in due per la bianca che denunzia quel gesso // dice sì della morte noi siamo gli ordegni / con cui morte permette che certo il suo stame / dalla morte si sceveri come il legno dai legni / o il galletto di rame alla banderuola d’un amen // dal galletto che in via s’un leccio scarnente in un ceppo / con lo straccio di sangue del chicchirichì dice a un campo / che il suo manto crociato si marita col gheppio // cui non versatile fu altra rampa altro stampo / che il legato De Ægypto exeunt... a Giuseppo / solitario al suo silo che turbinò per un crampo

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La morte in maschera dice al condomino in forza al brolo da un albero spoglio: conteggia al melo che il suo antonimo mel’è più bianca, giusta mala, d’un foglio che per uno spoglio come di tortore si mise al sibilo di chi sputa i suoi semi in faccia a chi giudica nel torto il re ne ma non il rognone di un sudario che ribadisce i suoi temi: brol’è che in pegno da sue misure ebbe a valutare che polpa nera ha il sopravvento sulla bianca che pure recedere seppe il cerretano dal cerro ma non il collirio della bacca dal rimmel che all’apice invera la controversia dell’ossido intorno al suo ferro...

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3. Ancora gli apici



Una stella occhiuta è al firmamento arrossimento tutto di vergogna se un sogno a federa d’argento da una tibia una ciaramella una zampogna svola via... mia cornamusa la tua piva è per la Completata – quell’Ordine della morte disillusa – sagoma d’uccello tra un’ascissa e un’ordinata – se – mia ciaramella osteoporotica mia musa – il Complemento della morte è per la piva, venendo la Tua ora, la malchiusa sagoma d’uccello che in un emistichio leonardesco si stecchiva?

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Dove guizzano due foglie di edera la lucertola alla tomba va di podice – della sua coda ne guizza quella federa di sole se a reciderla è una forbice! Gli ofiti nella loro invidia per la carne bianca dei galli a lunga cresta stringono la montagna alla vita come Fidia la vita di Agamennone non di Clitennestra… Da lì la tomba, attualità della tua vipera fa segno con amendue le fiche degli incisivi alla crudeltà della conifera che da lei al lichene ce n’è di petraie apriche!

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Indice

1. Apici dei laconici Ante quem di visa e più losco visto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Per la morte siamo il frutteto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Il picchio dei tuoi chiodi è in lame . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Per la morte siamo il rammendo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Oh la serpe, lei, quell’unica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ah la vipera la in doglie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Il girone di due autunni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Quando al giro di due inverni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Il girone d’un’estate e d’una . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Il girone delle quattro stagioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Il teatro della serpe viscida . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Cresci ahi i tuoi proseliti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . È ava di Giuseppe . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . I. Con coturni va la cicca . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . II. (procede a quella conta...) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Siamo nati per morire . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Abbi fede e misura che al prezzo del pane . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ora occhio al sicariante . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Allo sposalizio con il burbero . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Prestami il tuo anello divorzile . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Uniomicida che la taglia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Hanno spaccato fino in due e mela e pesca . . . . . . . . . . . . . . . . . . D’ebetudine di monte solitario . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Questo è l’ordine di carestia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Cerniere-feritoie in noce od in mogano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Noè allibra solo un’asse e una stoppia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36


L’idromé alla mela . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Morire – per me – sarà un trionfo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Foste voi, o rose, gaglioffe di rossore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Quel che so a mente scarlatta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . La fleur – ma fleur! – fanée . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Cardellino dovendo trovare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Filanda in canapa di scheletro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Il cuore deve fare rodaggio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Se al maestro vinattiere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . L’angelo ad ogni angolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Per prodigio di natura . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Foglio che scarto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Vento sotto la sferza del salice . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Cimitero da un cimiero di gesso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Campo di tiro al varco cui è campo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Cimitero da non credere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Sudario orlato con due braccia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Sudario infine a un lembo intèrito . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . E chiesina che impetrate . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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2. Sonetti Introìbo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Per la morte siamo sì il congegno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . La morte in maschera dice al condomino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ha una regola il migliore Agamennone . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Nella fureria delle spine assoldò . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . In un improvviso di grotte una voce . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Clitemnestra da un centesimo, spettro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Sol suum lumen tartaro vel umbra fenerat . . . . . . . . . . . . . . . . . . Sonetto dell’infrascarsi in fratte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Soné s’a sovereto, mela in regno vi ricoveri . . . . . . . . . . . . . . . . . Scongiuri, Margherita, degli alessi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . A morte mea fu concio declinare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 124

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Che rimprovera l’istantanea lonza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 74 Per che bodas de sangre o sposalizio di Cana . . . . . . . . . . . . . . . . . 75 Spasmo del mensurar senza misura . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 76 Scandalo che dimostra come morte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 77 Muette loi royale guette le roi loyal . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 78 In exitu . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .79

3. Ancora gli apici Una stella occhiuta è al firmamento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 83 Dove guizzano due foglie di edera . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 84 Remplir des boyaux . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 85 Al gancio il macellaio di Abele . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 86 La morte viene di notte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 87 Ferita che ti ferisci da sola . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 88 Non riesco a saper del suo volto... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 89 D’uno che nella sua bottega di bolle . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 90 Morte, al ciglio del campo, d’un sedano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 91 Ti lavi i piedi nella tazza del cesso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 92 C’è l’odio. Veste all’inguine né tristi né lieti . . . . . . . . . . . . . . . . . . 93 Se se ne sta alla posta, spiandola, il sordo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 94 C’è la morte, dicono. Ma la morte è nel vero . . . . . . . . . . . . . . . . . 95 Il telegrafo a fili per due falchi due bolidi . . . . . . . . . . . . . . . . . . 96 Morte, mia sursdò mia Ofelì... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 97 Chi nasconde dietro l’uscio l’urto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 98 Può spaventare il pensiero di una sedia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 99 Se teschio è il mio patronimico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 100 Perché mi turba quel rosso mattone? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 101 Del ponte di barche in isterco . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 102 Il mio problema a parole . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 103 Al tuo stomachevole puzzo di piedi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 104 Per la malinconia dei gufi non fai tu le veci . . . . . . . . . . . . . . . . . 105 Delle osterie che dividesti in tre . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 106 Lupa incognita a luviera . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 107 125


Ade . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Sollevate la pietra del sepolcro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ah le crusche sull’inferiore coperchio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Lo stenogramma del vento di fen . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Oggi il più gelido acquivento ha il tuo muso . . . . . . . . . . . . . . . . Attingi un carme di marziale durezza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fen d’acido fenico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pasqua di… resurressì . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Sgazzettando come una gazza ladra una candela, una . . . . . . . . . . . È il cristianesimo il lato in lava del teschio . . . . . . . . . . . . . . . . . Per la morte noi siamo la sintassi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Sì donnelletta donzì no donnella . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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(nel geroglifico del primo attore) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 53 E Oreste? Oreste sta a Egisto? E chi, orestiario, a Pilade? . . . . . . . . . . 55 Caudìsono… . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 63

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Nella stessa collana

1. Arno Schmidt, Dalla vita di un fauno 2. Marco Palasciano, Prove tecniche di romanzo storico 3. Maurizio Rossi, Mare Padanum 4. Walter Kempowski, TadellÜser & Wolff. Un romanzo borghese 5. Arno Schmidt, Brand’s Haide 6. Giovanni Cossu, Turritani 7. Gherardo Bortolotti, Tecniche di basso livello 8. Arno Schmidt, Specchi neri 9. Antonio Pizzuto, Sinfonia ( 1927 ) 10. Ulrike Draesner, viaggio obliquo (poesie 1995-2009 ) 11. Hans Henny Jahnn, 13 storie inospitali



rdi!

Di Marco Ceriani, nato nel 1953 a Uboldo, dove tuttora vive, due sono i cammini poetici: Sèver (Marsilio 1995) e Lo scricciolo penitente (Scheiwiller 2002).

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Cerniere-feritoie in noce od in mogano dalle cui fessure io morto potrò traguardare violacciocche che da prode sospirose non colgano che la primavera al grembo loro più da ammirare? Ma no! Passerò, passerò da i bottondoro ai sudarii in acquivento e in federa neve con, per rancume, a mio solo disdoro il passaparola d’un’orazione celibe e lieve.

ISBN 978-88-89312-80-3

€ 15,00 (i.i.)

ISBN 978-88-89312-80-3

9 7 8 8 8 8 9

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