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Diversi ma uguali Gli animali che vivono in cima agli alberi

Diversi ma Uguali

a cura del dott. Roberto Marchesini, etologo e direttore della SIUA

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Gli animali che vivono in cima agli alberi

Le cose di ogni giorno raccontano segreti a chi le sa guardare ed ascoltare. Per fare un tavolo ci vuole il legno, per fare il legno ci vuole l’albero ... per fare tutto ci vuole un fiore. C ome consigliano Gianni Rodari e Sergio Endrigo in questa famosa canzone, proviamo a pensare all’origine degli oggetti che ci circondano! Capiremo così l’importanza di tutti gli esseri viventi che abitano il pianeta Terra. Spesso crediamo che la specie Homo Sapiens sia l’unica degna di essere presa in seria considerazione, eppure noi umani non siamo soli al mondo, anzi!

Qui sotto, il Tarsio, un mammifero arboricolo lungo circa 15 centimetri più 25 centimetri di coda. Ha abitudini notturne e vive soprattutto nelle Filippine. Una catena che ci unisce tutti Ogni forma di vita è intrecciata a tutte le altre e da esse dipende. Se distruggiamo la natura riempiendola di cemento, diffondiamo una cultura del brutto che, oltre a far male agli amici animali, è causa di depressione e infelicità in noi umani. Per vivere felici abbiamo bisogno di uscire da noi stessi… e in queste pagine usciremo di casa per correre ad arrampicarci sugli alberi, osservando gli animali che vivono tra le chiome e sui rami.

Vivere tra i rami Si chiamano animali arboricoli, diversissimi tra loro come aspetto e specie (pensiamo al bradipo, al koala, al serpente volante, al geco, al tarsio, all’opossum), ma che in cima agli alberi mangiano, dormono, giocano, curano i cuccioli e trascorrono la maggior parte del tempo. Vivere tra i rami non è una passeggiata, ma richiede una grande capacità di adattamento. La maggior parte di loro vive nelle foreste tropicali, nella cosiddetta canopia, lo strato superiore delle fitte chiome degli

alberi, proprio là dove sembra quasi di toccare le nuvole… Lassù in cima, tra le fronde compatte, brulica un mondo di insetti, aracnidi, anfibi, rettili, uccelli e mammiferi.

Adattarsi per sopravvivere Le difficoltà di procurarsi il cibo, di trovare un riparo, di prendersi cura dei piccoli hanno portato ad adattamenti molto particolari: code prensili per afferrare il cibo, arrampicarsi o trattenere un oggetto; membrane alari per planare da un ramo all’altro e diverse andature e modi di usare il corpo per spostarsi. Non più andature oscillanti, come quelle degli animali che vivono a terra (e che, in cima a un albero, provocherebbero la caduta dell’animale), ma spostamenti in diagonale.

Muoversi come dei primati Inoltre i nostri amici arboricoli hanno una sviluppata capacità di brachiazione, cioè di usare principalmente gli arti anteriori per spostarsi. Si tratta di un modo di muoversi che si è sviluppato in particolare nei primati che, come adattamento alla vita sugli alberi, possiedono colonne vertebrali accorciate, lunghe dita mobili, unghie corte, lunghi avambracci e un polso che può ruotare liberamente. Per gli esseri umani, animali di terra, studiare le specie arboricole è una sfida, perché si tratta di un mondo ancora in gran parte sconosciuto eppure molto importante per comprendere gli ecosistemi, le catene alimentari e la biodiversità.

L’opossum della Virginia è l’unico della sua specie a vivere nell’America del Nord. La femmina si sposta anche tra i rami degli alberi con i cuccioli facendoli aggrappare alla sua pelliccia. Questa specie è famosa per fingersi morta in caso di pericolo, buttandosi da un lato e restando immobile con la bocca aperta e la lingua a penzoloni. A quel punto quasi tutti gli aggressori se ne vanno e l’opossum si salva!

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