ART MAGAZINE
GREGORI MAIOFIS ÉRIC- EMMANUEL SCHMITT CITTA’ DI EBLA - CLAUDIO ANGELINI
DE GAYARDON BUREAU DIRK H. WILMS VITALIY AND ELENA VASILIEVA MAÏMOUNA PATRIZIA GUERRESI
PLE | PEO LT U R E R | CU H E AT E HY | T GRAP P H OTO A RT |
A.N.G.E.L.O. IGNĖ GRIKEVIČIŪTĖ PATRICK LAUMOND
EKATERINA PANIKANOVA MICHELLE AND URI KRANOT BOB SAPHENA
I S S U E .07 OCT 2014 - JAN 2015
ALL ARTWORK SHOWN ON LAZAGNE MAGAZINE IS PROTECTED BY COPYRIGHT AND MAY NOT BE REPRODUCED, ADAPTED OR ALTERED W/O THE CONSENT OF THE ORIGINAL ARTISTS.
LAZAGNE ART MAGAZINE
WHEN MAN HAS RIGHTLY CONSIDERED EVERY FACTOR ACCESSIBLE TO HIS INTELLECT, THERE ALWAYS REMAINS AN ELUSIVE SOMETHING THAT THREATENS TO OBSTRUCT HIS PLANS... THIS UNATTAINABLE SOMETHING IS CALLED TYCHE.
ato! i più fortun Ritenta sara again! Try try
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E TUCIDID 395 A.C. 460 A.C. -
“QUANDO L'UOMO HA TENUTO GIUSTO CONTO DI TUTTI I FATTORI ACCESSIBILI AL SUO INTELLETTO, RESTA SEMPRE QUALCHE COSA CHE GLI SFUGGE E CHE MINACCIA DI OSTACOLARE I SUOI PIANI. . . O DI INNESCARE NUOVI INCOMPRENSIBILI EVENTI. QUESTO IRRAGGIUNGIBILE SI CHIAMA . . . T Y C H E . ” TYCHE / TUCIDIDE
INSERT COINS HERE
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BOB SAPHENA
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MICHELLE AND URI KRANOT
EKATERINA PANIKANOVA
MAÏMOUNA PATRIZIA GUERRESI
VITALIY AND ELENA VASILIEVA
DIRK H. WILMS
DE GAYARDON BUREAU
CITTA’ DI EBLA - CLAUDIO ANGELINI
ÉRIC- EMMANUEL SCHMITT
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IGNĖ GRIKEVIČIŪTĖ
PATRICK LAUMOND
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A.N.G.E.L.O.
Art is ts
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CONTRIBUTORS Daniel Yeatman ( translator ) Svetlana W. (interview Bob Saphena) CREDITS Tommaso Labranca (journalist) Roberto Manzotti (photo by) Gianluca Naphtalina Camporesi ( photo by) Luca di Filippo (photo by) Stéphane de Bourgies ( photo by) Antigone SA LAZAGNE MAGAZINE/ Editore Self-P. Anna Bertozzi Viale Vespucci, 16 47121 Forlì - Italy lazagnemagazine.com issuu.com/lazagnemagazine
COVER/ (Biennale Venezia Architettura British Pavilion “A Clockwork Jerusalem curated by FAT Architecture and Crimson Architectural Historians”)
BACK COVER/ Tiè!, 2009, (particular) pottery and marble, 15x85x40 cm courtesy © Andrea Salvatori photo by © anna bertozzi
Sembra che le comete siano originate dalla Nube di Oort, ai confini del sistema solare. E si presuppone che accolga un enorme pianeta chiamato Tyche. Nome azzeccato: perché da lì, a cavallo di rapide comete, partono gli eventi che vengono a romperci le uova nel paniere. O, come dicono con più pragmatismo gli anglosassoni, fanno piovere sulla nostra sfilata. Tutti in fila pronti a partire, con le divise fresche di lavanderia, il cestino della merenda colmo, i biglietti aerei prenotati sul Web mesi prima, i dettagli ben oliati del delitto perfetto.
T.LABRANCA
CO LO PH O N
LAZAGNE MAGAZINE GROUP Anna Bertozzi Sabrina Ravaglia Lara Vitali Veronika Aguglia
Ed ecco la pioggia, l’invasione di formiche, il fallimento della low cost, il Luminol. Dietro la maschera di Tyche, dea della fortuna, si nasconde sempre la sorellina pestifera, Nemesi. L’unica arma con cui possiamo sconfiggerla è affidarci al caso. Facciamo il picnic quando, al risveglio, c’è il sole. Partiamo senza guide turistiche su cui abbiamo sottolineato le cose da vedere. Non programmiamo la nostra vita se già pianificare una mattinata è impossibile. E per far fuori la suocera sempre meglio il vecchio, incruento veleno per topi.
It appears that most comets come from the Oort Cloud, which lies at the edge of our solar system. Presumably, this Cloud also hosts an enormous planet called Tyche. An appropriate name: it’s from there, amongst all those quick comets, that cosmic events begin which will come bother us down here. Or, as the most pragmatic Anglo-Saxons say, will rain on our parade. Everyone’s at the front of the line raring to go, suits pressed, lunch boxes full, your airplane tickets were booked months before, the details of your perfect crime have been smoothed out; Then comes the rain, the ant invasion, the company’s failure, the Luminol. Behind the mask of Tyche, goddess of fortune, hides her pestering sister, Nemesis. The only weapon we have against her is chance itself. We’ll prepare the picnic at dawn, when it’s sunny out. We’ll leave without tourist guides telling us what to see. We won’t plan our life if it’s obviously impossible to plan a single morning. And if you really need to get rid of your mother-in-law, it’s best to use some good old-fashioned rat poison. TOMMASO LABRANCA
EDI TO RIAL BY
MUSIC SELECTION / ARTISTS LAZAGNE MAGAZINE ISSUE 7 > PLAY
JULIA LAMETTA WWW.JULIALAMETTA.TUMBLR.COM
W W W.L A Z A G N E M A G A Z I N E.C O M
rim fo in 06 to i .09 >2 d’a 6.1 0 2 ut 01 un 4 no
MUSEO DELLA CITTÀ ALA NUOVA:
VIE DI DIALOGO/4 SILVIA CAMPORESI E VALENTINA D’ACCARDI / LA CAMERA DEL RACCONTO STAGED PHOTOGRAPHY LESLIE KRIMS, SANDY SKOGLUND, TEUN HOCKS, ARTHUR TRESS, GRACE WESTON, MARIO CRAVO NETO, MEI XIAN QIU, NICOLA CIVIERO, LORI NIX / BOLIVIANAS PIETRO PAOLINI/ CI RESTA IL NOME ISABELLA BALENA
SALA DELLE TECHE:
INFINITO PRESENTE SANDRO CRISTALLINI /
GALLERIA DELL’IMMAGINE CLUSTER DANIELE LISI
FAR - FABBRICA ARTE RIMINI rimini 1944-2014 (...) pur l’avvenir siam noi racconti di guerra sezione 1 / ricostruire rimini archivio moretti / studio morosetti
sezione 2 / le carte della memoria immagini e documenti della città in guerra nelle collezioni della biblioteca gambalunga
BOLIVIANAS PIETRO PAOLINI premio marco pesaresi 2013
LUNEDÌ CHIUSO - TUTTE LE MOSTRE SONO A INGRESSO GRATUITO
WWW.MUSEICOMUNALIRIMINI.IT IN COLLABORAZIONE CON SI FEST SAVIGNANO IMMAGINI FESTIVAL
Photography Prize
21—25 January 2015 Business Design Centre Islington, London N1 Book Tickets londonartfair.co.uk
visible white 2015 4th
edition
familydom
Familydom explores the varied and fragmented experiences we have in relation to the family. Curated by Francesca Fabiani, Paul di Felice. Finalist selections by Peggy Sue Amison, Christian Gattoni, Elisa Medde. 4.000€euro cash prizes. Deadline to enter projects is 28 February 2015.
Familydom è stata ideata e organizzata da CELESTE NETWORK e FONDAZIONE STUDIO MARANGONI.
www.celesteprize.com/ familydom
NOVITA’ DELLA 10° EDIZIONE ARTVERONA | ART PROJECT FAIR
a cura di Andrea Bruciati PROGETTI INNOVATIVI/ MOSTRE IN CITTA’/ FORMAT/ CONCORSI
PROGETTI INNOVATIVI | ENRICO CASTELLANI/ L’OPERA IN BIANCO A CURA DI ANDREA BRUCIATI.
with the patronage of
UN’ESPOSIZIONE MONOGRAFICA E MONOCROMATICA DI RILIEVO INTERNAZIONALE ALL’INTERNO DELLA SEZIONE DEL MODERNO, CHE VEDE COINVOLTE LE GALLERIE PARTECIPANTI E L’ARCHIVIO CASTELLANI.
2000MANIACS/ THE BIG INSTANT PAINTING SHOW
DA UN’IDEA DI LORENZA BOISI IN COLLABORAZIONE CON ANDREA BRUCIATI. UN PROGETTO DI PITTURA E PARTECIPAZIONE CHE VEDRÀ LE OPERE DI PAOLA ANGELINI, MATTEO ANTONINI, MARCO CINGOLANI, ALBERTO DI FABIO, ANDREA DI MARCO, ALDO MONDINO, FEDERICO PIETRELLA, LUCIO POZZI, DAVID SALLE, JULIAN SCHNABEL, ENTRARE IN RELAZIONE CON QUELLE DI 50 ARTISTI SELEZIONATI TRAMITE OPEN CALL, PER UNA MOSTRA DAL FORTE CARATTERE PSEUDO PERFORMATIVO.
Assessorato alla Cultura
main partner
supported by
MOSTRE IN CITTA’ | AD NATURAM A CURA DI ANGELA MADESANI.
AL MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE (10.10>30.11 2014) PERCORSI TRA ARTE E NATURA CHE METTERANNO IN DIALOGO ALCUNI ARTISTI CONTEMPORANEI CON I SUGGESTIVI SPAZI DEL MUSEO, EVIDENZIANDO LE MODALITÀ DI RAPPRESENTAZIONE DELLA NATURA ALL’INTERNO DELLA PRODUZIONE ARTISTICA PIÙ RECENTE.
in collaboration with
STEVE SABELLA/ ARCHAEOLOGY OF THE FUTURE A CURA DI KARIN ADRIAN VON ROQUES.
AL CENTRO INTERNAZIONALE DI FOTOGRAFIA SCAVI SCALIGERI (8.10>16.11 2014) LA PRIMA PERSONALE IN UNA SEDE MUSEALE ITALIANA DELL’ARTISTA PALESTINESE, CHE VEDE LE SUE OPERE IN IMPORTANTI COLLEZIONI INTERNAZIONALI.
NOLI ME TANGERE. L’ARTE IN MOVIMENTO E LA MALATTIA DEI SENTIMENTI DI MICHELANGELO ANTONIONI
A CURA DI EVA COMUZZI E ANDREA BRUCIATI. IN BIBLIOTECA CIVICA, SEDE DELL’ARCHIVIO REGIONALE DI VIDEOARTE DEL VENETO (1>31.10.2014) E IN ALTRE PRESTIGIOSE SEDI CITTADINE. UN OMAGGIO AL MAESTRO IN OCCASIONE DEI QUARANT’ANNI DEL SUO PRIMO FILM A COLORI ‘IL DESERTO ROSSO’.
technical sponsor
ENRICO CASTELLANI / Superficie bianca n.5_1964 acrilico su tela_146x114x30 cm n.archivio 64-002 Courtesy Tornabuoni Arte
Davide Balliano, Dying Warriors - ICONA 2013
9. 13 Ottobre 2014 Verona. Italy
media partner
official wine
JACOB HASHIMOTO / Tree III_2008_legno, ferro e plastica 4,5x4,5x4,5 m Courtesy Studio la Città, Verona, foto Michele Alberto Sereni
FORMAT | RAW ZONE,
L’AREA PER PROGETTI CURATORIALI INEDITI, ESPRESSAMENTE DEDICATA ALLA RICERCA E APERTA AL MERCATO PIÙ GIOVANE.
LEVEL 0, CHE VEDE ALCUNI DIRETTORI DI MUSEI E ISTITUZIONI D’ARTE CONTEMPORANEA ITALIANI - TRA I QUALI ILARIA BONACOSSA DEL MUSEO D’ARTE CONTEMPORANEA VILLA CROCE DI GENOVA; CRISTIANA COLLU DEL MART DI TRENTO E ROVERETO; VALERIO DEHÒ DI MERANO ARTE; LORENZO GIUSTI DEL MAN DI NUORO; LETIZIA RAGAGLIA DI MUSEION, BOLZANO; ALBERTO SALVADORI DEL MUSEO MARINO MARINI DI FIRENZE ED EMMA ZANELLA DEL MAGA DI GALLARATE - INDIVIDUARE UN ARTISTA PRESENTE IN FIERA, IMPEGNANDOSI A PROMUOVERLO ALL’INTERNO DELLA PROPRIA STRUTTURA, ENTRO GIUGNO 2015, CON UN TALK, UNA PRESENTAZIONE O LA PARTECIPAZIONE AD UNA MOSTRA. CONCORSI | ICONA, CHE VEDRÀ ACQUISIRE DA PARTE DI DESALL, NUOVO PARTNER DI ARTVERONA, L’OPERA CHE SECONDO UNA COMMISSIONE PRESIEDUTA DA CRISTIANA COLLU, DIRETTRICE DEL MART DI ROVERETO, MEGLIO ANDRÀ A RAPPRESENTARE LA MANIFESTAZIONE, DIVENTERÀ LA SUA IMMAGINE DI CAMPAGNA PER IL 2015 ED ENTRERÀ NELLA COLLEZIONE DEL MUSEO.
COLLECTORS FOR CELESTE, CHE PER IL SECONDO ANNO VEDRÀ UN COLLEZIONISTA, ACQUISIRE UN’OPERA PRESENTE IN RAW ZONE.
DESIGN WELCOME, CHE SELEZIONERA’ IL MIGLIOR PROGETTO DI ARREDO URBANO VOLTO AD ACCOGLIERE NEL
2015 I VISITATORI LUNGO IL PERCORSO DALLE BIGLIETTERIE DI PORTA RE TEODORICO FINO ALL’INGRESSO DEI PADIGLIONI.
INDEPENDENTS5, A CURA DI CRISTIANO SEGANFREDDO, DIRETTORE DI FUORIBIENNALE, CHE QUEST’ANNO PER LA QUINTA EDIZIONE HA LANCIATO UN TEMA, LA BOLLA, SU CUI DECLINARE LE DIVERSE PROPOSTE DEGLI SPAZI NON PRO FIT SELEZIONATI – COLLETTIVI, ASSOCIAZIONI, REALTÀ NON ISTITUZIONALI – ANNUNCIANDO UN DOPPIO RICONOSCI MENTO: 2.000 EURO ALLA MIGLIORE REALTÀ INDIPENDENTE ITALIANA; UNA DOPPIA PAGINA SUL NUMERO DI NOVEMBRE DI ARTRIBUNE, ALLA MIGLIORE INSTALLAZIONE-PERFORMANCE.
In alto da sin: ROBERTO PUGLIESE / Critici, Ostinati, Ritmici_2010 installazione sonora interattiva_Courtesy Studio la Città, Verona foto Michele Alberto Sereni FEDERICO PIETRELLA / Dal 14 dicembre 2013 al 10 giugno 2014_2014 olio timbrati su tela_cm 210x190_Courtesy Paolo Maria Deanesi Gallery, Rovereto STEVE SABELLA / Metamorphosis_2012, 160 x 160 cm, stampa lambda edizione di 6 + 2 PA_Courtesy Boxart, Verona_©Steve Sabella MR. SAVETHEWALL / Bolla di cartone_2014_spray e tecnica mista su cartone (installazione)_4x5 m circa_Courtesy Art Company, Milano
V I N T A G E P A L A C E
Corso Garibaldi 59 Lugo (RA) Italy t. +39 0545 35200 angelo@angelo.it
V I N T A G E C L O T H I N G
Via dei Cimatori 25/R Firenze (FI) Italy t. +39 055 214916 firenze@angelo.it
V I N T A G E L A B Piazza Nenni 23 Faenza (RA) Italy t. +39 0546 790484 faenza@angelo.it
VINTAGE WORLD photo by Š Roberto Manzotti
WWW.ANGELO.IT
LAZMAG
Angelo Caroli L’uomo che importò il “Vintage” / The man who imported the “Vintage” by Sabrina Ravaglia e Veronika Aguglia
Barthes ‘La
moda è la rotazione dei possibili’
questo ha molto a che fare con il tuo lavoro, cosa significa per te Vintage e come inizia questa tua passione per la trasformazione e il riutilizzo nella moda?
2.
La traccia del tempo sui capi vintage diventa cifra stilistica. Chi meglio di te può saperlo dato che il termine v i n t a g e in Italia l’hai introdotto proprio tu! Vestire vintage secondo la tua opinione è una scelta più generazionale (riferita prevalentemente ad una fascia d’età), o una tendenza trasversale alle generazioni?
Vintage
1. Come scriveva
A.
Sicuramente è trasversale! Più di 30 anni fa, erano i ragazzi che cercavano nell’abito usato quello che si può definire... una ribellione, un qualcosa al di là degli schemi, qualcosa che veniva da oltreoceano, c’era allora il mito degli Stati Uniti, del made in USA e poi il tempo... ha permesso che tutto questo cambiasse.
Iniziai in tempi ormai remoti, avevo 17 anni, non ero ancora maggiorenne. Cominciai comunque con, da una parte la passione per la moda e dall’altra la passione per il recupero, per il riciclo, per salvare e non gettare, e questa indole mi ha portato passo per passo a crescere sempre di più in quello che oggi è il mio lavoro.
DATE: LUGLIO 2014/ July, 2014
Cosa consiglieresti di ascoltare come sottofondo alla tua intervista? What would you suggest listening to in order to enjoy your interview? SOUNDTRACK: ”FRANKIE TRUMBAUER & BUNNY BERIGAN - BLUE MOON (1934)”
24
Photo ©Anna Bertozzi
A.
25
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E’ cambiata anche la mentalità, per cui tutte le persone ormai hanno capito che gettare per il gusto di gettare, non esiste più. Un po’ per le ristrettezze economiche, un po’ perché non ha molto senso “buttare via”. Per cui è nata sempre più l’attenzione a quello che era il passato, alla qualità artigianale. Oggi negli abiti contemporanei, la sartorialità è sempre più rara. Il pubblico giovane cerca quello che è economicamente più accettabile, più facile e insegue epoche più recenti. Ad esempio adesso vanno tantissimo gli anni ‘90. Il pubblico più adulto, dai 30 ai 40 anni cerca l’abito anni ‘50 o anni ‘70. L’importante è che la persona non abbia vissuto l’epoca dell’abito che sta guardando. Non esiste o esiste in misura marginale, persone che ricercano quello che hanno già indossato. Cercano, invece, qualcosa che hanno visto nei film o nell’immaginario, ma non hanno avuto la possibilità di toccare e di “portare”. A parte qualcuno che in maniera specifica ricerca qualche brand, l’impermeabile Burberry, o la maglia di cachemire della Ballantine, perché 30 anni fa, era di una qualità eccelsa rispetto allo stesso brand oggi.
26
3.
L’ORIGINE DELLA TUA PASSIONE. QUAL’È L’IMMAGINARIO CHE ISPIRA E HA ISPIRATO LA TUA RICERCA, CINEMA, ARTI VISIVE, DI COSA TI NUTRI?
A.
Quello che mi nutre in realtà sono le persone. Come interpretano gli abiti. Oggi specialmente, ti avvicini al vintage perché ti da la possibilità di interpretarlo secondo la tua visione ed il tuo carattere. A me piace fornire un “qualcosa” che gli altri riescono a definire e a loro modo, valorizzare. Questo è quello che “mi nutre”. Se devo pensare ad un film che mi ha colpito, penso a Blade Runner, immagino che quegli abiti siano stati fatti con... raccolti da terra, vestiti che in un qualche modo siano sopravvissuti al tempo. Quello che faccio io? Recuperare abiti che nella fase della loro vita sono stati dimenticati e “riscoprirli”, offrirgli una nuova chance.
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Photo ŠAnna Bertozzi
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Questo è quello che mi piace, che mi
Mi sono reso conto che, se vendi o riutilizzi tutti gli abiti, che hai avuto la fortuna o la casualità di trovare, in realtà si perdono di nuovo…
per cui diventa difficile, se non impossibile rintracciarli.
sazia,
toglierli da una fase di “dimenticato”, consegnandoli una nuova possibilità, magari ancora più alta di quella che avevano prima. Perché no. Mi piace l’idea di “nuova visione”. La mia concezione per assurdo, non è tanto della ricerca del passato, ma della r e i n t e r p r e t a z i o n e . Ho sempre cercato le cose in quest’ottica, perché vengano reinventate nel ...e per il futuro.
4.
Il tuo famigerato A r c h i v i o . . .
A.
Photo ©Anna Bertozzi 30
Photo ©Anna Bertozzi
Io, in alcuni momenti e sotto alcuni aspetti …la considero una “malattia”, la mania di accumulare. Mi piace raccogliere e dare la possibilità di riutilizzare. Esiste in me una grossa propensione al “ c o l l e z i o n i s m o ” .
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"La mia concezione per assurdo, non e' tanto quella della ricerca del passato ma della reiterpretazione. ... perche' vengano reinventati nel ...e per il futuro."
32 P h o t o b y © A n n a B e r t o z z i
Effettivamente conservare questo serbatoio, di ormai 100.000 capi, questa biblioteca di abiti, come spesso la paragono, permette a chi ha bisogno di studiare, la possibilità di trovare un luogo dove molto probabilmente, riesce a imbattersi in abiti o idee che sta cercando. Questo è quello che mi ha spinto a realizzare questa “ B i b l i o t e c a ” . Prima ho creato una stanza, nell’appartamento dei miei genitori, con solo abiti da uomo che mi andavano bene, successivamente ho iniziato a conservare taglie più grandi e più piccole, poi mi sono detto... perché non conservare anche abiti da donna, perché lasciarli andare. Ricordo un vestito degli anni ‘20 che ho avuto la fortuna di trovare in un magazzino dove aprono i sacchetti dai vagoni della Croce Rossa in Europa. Trovai questo abito di chiffon di seta tutto ricamato con delle perline di vetro e fili di rame. Era meraviglioso e per chi l’aveva trovato, era assolutamente inservibile. Per cui venne buttato via e io, diciottenne, che ero lì per altri motivi, vidi questa meraviglia e pensai che anche se non poteva essere allora venduto, avrei potuto conservarlo. Qualcuno doveva farlo. E io lo feci. Da allora ho iniziato a raccogliere e allargare la mia visione. Anche se ai tempi, non mi interessavano gli abiti anni ‘20, da lì, incominciai ad apprezzarli e a ricercarli. E così da autodidatta
mi sono incuriosito e ho studiato la storia della moda. Prima trovavo l’oggetto e poi andavo ad approfondire e a cercarne la sua storia. Trovai un libro giapponese a metà degli anni ‘80 dal mio collega di Los Angeles, quello che usò per primo la parola “vintage”, da cui diedi il nome al palazzo che avevo appena comprato, il Vintage Palace... ho subito capito il potenziale di questa parola! Insomma, lui aveva questo particolare manuale giapponese sul jeans con i vari riferimenti... L’ho fatto tradurre, spendendo una follia e ho visto che tante informazioni non erano poi, così veritiere. Chiesi direttamente alle case produttrici, alla Levi’s, la Lee o alla Wrangler, ma anche loro non erano molto informate. Infatti alla fine degli anni 80 venivano regolarmente da me 4 volte all’anno per fare ricerca e poi... col tempo si sono organizzati con i propri archivi. Lo studio, la mia caparbietà e l’amore per la precisione mi ha condotto alla collaborazione con Roberto Manzotti e William Gilcrist alla realizzazione nel 1992 di “Cult a visual history of jeanswear american originals”. Ormai ha già tanti anni, ma direi che ancora si può considerare tra le pubblicazioni più attendibili sulla storia del J e a n s .
5. DA COLLEZIONISTA E AMANTE A STILISTA. COME AVVIENE IL PASSAGGIO? VINTAGE COME PRATICA DELLA MEMORIA, TESTIMONIANZA DI CORPI SOCIALI, CURA ARTIGIANALE. Da cosa nasce l’esigenza della REINTERPRETAZIONE?
A.
L’esigenza
della
r e i n t e r p r e t a z i o n e nasce sempre dal del
recupero.
può
concetto Non
essere
recuperato
originale,
tante
rovinate,
si
rate,
non
loro
cose
sono sono
buttate
sono deterio-
più
forma
ovviamente
tutto
nella
autentica,
molte
perché
vengono bucate,
o
macchiate e mi dispiaceva vedere tanto
materiale,
cotone
egiziano, maglie di cachemire, buttato cui,
via… perché
un
modo
e
ridargli
per
non di
trovare
recuperarlo nuova
vita.
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RICREARE UNA FORMULA DI INTERPRETAZIONE COME MATERIA PRIMA E CON UN APPROCCIO CREATIVO, RIDARGLI UN NUOVO CORSO. PER ESEMPIO DAL JEANS, TAGLIARLO E FARE UNA GONNA, UNO SHORT CHE È LA COSA PIÙ SEMPLICE E BANALE CHE TUTTI POSSONO FARE O LE BORSE, TRASFORMARLE, CREARE COLLAGE E PLASTIFICARLE. ANCHE PER LE MAGLIE DI CACHEMIRE CHE SONO TORNATE DI GRAN MODA, LA NUOVA TINTURA A BATIK, PERMETTE DI SALVARLE MANTENENDO LA MORBIDEZZA ORIGINALE. LA TECNOLOGIA VA AVANTI E COMUNQUE OGNI CAPO RIMANE UNICO E DIVERSO L’UNO DALL’ALTRO.
6. LA
MODALITA’ FIERA HA ORIGINI ANTICHE, E HA A CHE FARE CON LA VENDITA MA ANCHE CON LO SCAMBIO. Di sicuro è la situazione più adatta dove trovare la tua attività. Cosa caratterizza i tuoi temporary store all’ interno delle fiere del vintage? SPAZIO VETRINA E SPAZIO DI INCONTRO, COME SI ORGANIZZANO I DUE ASPETTI?
A.
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Ormai son 15 anni che realtà, per un maggior è quella delle fiere Diventano più catalizzando un pubblico determinata area, determinato spazio
più di la nuova raggiungere pubblico, di settore. comode ovviamente in una e in un temporale.
La fiera avendo un periodo ben determinato, spinge il pubblico ad andare in quel momento e spesso a decidere se comprare o no. E poi in una fiera, una persona non trova solo un negozio e una selezione di un commerciante, ne trova 10, 20, 30 fino a 50 espositori, per cui una migliore offerta. Nel vintage ogni capo è unico quindi più offerta c’è, più possibilità hai di trovare quello che stai cercando o magari... quello che non stavi cercando. Molte volte quando si entra in un negozio di vintage, è meglio non cercare qualcosa ma vedere che cosa ti trova. Gli acquisti più belli si fanno così! Io partecipo a tante fiere, tante ne organizzo o solamente vi collaboro. Sto iniziando a fare qualcosa anche all’estero. Tra le più importanti a metà ottobre Belgioioso, il 7-9 novembre a Milano, in uno showroom multibrand di Riccardo Grassi. Poi sarà il momento della Grecia, che mi dà molte soddisfazioni. In Grecia il Vintage funziona tantissimo. I greci che comprano da me sono un pubblico internazionale, un pubblico molto preparato. Al mercato cinese e russo in genere il vintage non piace ma sempre più ho nuovi clienti super ricercati. Chi si avvicina a questo prodotto lavora nel mondo della moda, e normalmente ricerca qualcosa di unico. Il fatto che sia usato è solo un valore aggiunto. Il pubblico arabo in genere non apprezza il termine usato,
ma Vintage sì e cercano Chanel o abiti molto lunghi e con molte paillettes.
7.
Festival di filosofia, letteratura, arte, cucina, arriva finalmente il
THE
VINTAGE
FASHION
F E S T I V A L . Mondi per appassionati, esperti di settore o realtà aperta a tutti? Che riscontro di pubblico c’è stato in questa esperienza alla sua terza edizione italiana? Quali le differenze con le edizioni internazionali?...
A. The Vintage Fashion Festival è
un progetto che realizzo con McArthurGlen, società che ha 23 outlet in Europa e dall’esperienza con loro ho capito che sono molto diversi i mercati nei vari paesi. Anche in Italia, ho notato che cambiano da regione a regione. Nel sud per esempio, vendo molti abiti per cerimonie, matrimoni. Mentre le borse “importanti”, quelle, funzionano dappertutto. Serravalle Designer Outlet per l’internazionalità del centro è quello che mi dà i risultati più interessanti sia di pubblico che economici.
8. PROGETTI futuri?
A.
Sto sviluppando sempre di più l’online. Ho una bellissima esperienza con Farfetch che raccoglie circa 250 boutique importanti e selezionate in tutto il mondo, di cui 7 vintage. Il mio mercato preferenziale è Londra e i paesi arabi. Inoltre sto sviluppando sempre più il mio sito e-commerce e la vendita attraverso i social così da spaziare senza limiti nel “mondo Vintage”!
P h o t o © A n n a B e r t o z z35 i
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1. As Barthes said, “Fashions are just
rotations of possibilities”. This has a lot to do with your work; what does vintage mean to you, and how did your passion for the transformation of existing
STYLES
come to be?
A. It all started long ago, when I was 17 years old, I wasn’t even of age yet. Anyway, I always loved fashion, the attention people gave to what they wear, aesthetics, communicating through clothing, and I also loved salvaging things, recycling, never throwing anything away. Conservation is in my nature, and it has lead me step by step ever towards what I do now.
2. Time’s effects on vintage clothing
becomes a stylistic code. You should know this better than most, since you’re the one who introduced vintage terminology to Italy! Do you think that vintage is a more generational trend (referring dominantly to a certain age group), or is it a trend that crosses the generational gap?
Photo by ©Anna Bertozzi
A.
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It definitely crosses that gap! When I began working about 30 years ago it was mostly a youth thing; young people were searching for a sort of rebellion by wearing used clothes, something that didn’t fit into existing schemes, something that came from abroad. There was still the myth of the United States, of the “Made in USA”, which changed over time. People’s mindsets have also changed, and just about everyone’s understood that throwing things away just for the sake of it isn’t the way
to go. Part of it comes from the tough economic times, and part of it is simply because it doesn’t make sense to throw things away. People have gained a greater awareness of the past, of artisanal quality; this is also because it’s harder to make things today that have all the same particularities of the fabrics and tailor’s shops. Young people today look for the most acceptably inexpensive clothes, and search out more recent eras. For example, the 90’s are very popular now. Among an older audience, people in their 30’s and 40’s, they’re looking for styles from the 50’s and 70’s. The main factor is that it wasn’t an era they actually lived in. People who want to wear what they’ve already had either don’t exist, or are extremely rare. They look for something from the past that they’ve seen in movies and in their imagination, but that they’ve never had the chance to touch firsthand. There will also always be some people who search out specific brands, like a Burberry coat, or a Ballantine cashmere, since the quality of clothing made 30 years ago is so much better than what the same brand make today. Essentially, adults look for quality, while younger people look for novelty, fashion, and have a keen eye for inexpensiveness.
3. THE ORIGIN OF YOUR PASSION.WHICH IMAGINARIUM MOST INSPIRED YOU IN YOUR ARTISTIC LIFE; CINEMA, VISUAL ARTS, WHAT FUELS YOU?
A.
What really keeps me going are people, and how people interpret their clothes. People really get into vintage clothing nowadays because it’s yours, and it gives you the possibility to interpret it according to your own vision. What keeps me going, how I feel validated, is giving something to other people that they can then define for themselves. If I really have a film that inspired me, it would be Blade Runner. Those clothes must have been made from… they looked like clothes found on the street, clothes that somehow survived the passage of time, that lived through the worst of times. So, what exactly do I do? I gather clothes that have been forgotten during their own lifetimes and “rediscover” them, give them another chance.
That’s what I like, what satisfies me...
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Photo ©Roberto Manzotti - Courtesy A.N.G.E.L.O.
this act of bringing things out of a “forgotten” phase and giving them new possibilities, more prestige than what they might have had before. Why not? I like the idea of “new visions”. My absurd conception is that it’s not all about a search for the past, but a reinterpretation. I’ve always seen things this way, as they become reinvented in the present and the future. 4. Your famous... A R C H I V E . . . A. Sometimes, in certain moments and under certain conditions... I consider it an “illness”,
pure manic hoarding. I like to gather and, possibly, reutilize things. There’s a huge tendency for me to “collect”. I’ve realized that, if you sell or give away your clothes that you’ve had the good fortune or chance to find, then you’re just losing them again... it then becomes hard, nigh impossible to find them again. Really, by keeping this stockpile of nearly 100,000 pieces of clothing, this library of fashion, as I sometimes call it, I’m allowing people the chance to study a place where they’ll most likely bump into just the clothes or ideas they were
looking for. That’s what drove me to create this “Library”. It began with one room, in my parent’s apartment, and it consisted only of men’s clothes that looked good on me. I then started saving clothes in larger and smaller sizes, and I told myself… why not start collecting women’s clothes too, instead of letting them go to waste. I remember something from the 20’s that I was lucky enough to find in the warehouse where they open up the Red Cross bags from across Europe. I found this dress made of silken chiffon, decorated with small glass pearls and copper strands.
It was wonderful, and it certainly wouldn’t do for the men who found it. They threw it into a corner, I was only eighteen at the time, and even though I was there for other reasons, when I saw this beauty I knew I couldn’t just leave it where it was. Even though I couldn’t sell it, I could easily just hold on to it. Somebody had to, so I did. Since then I’ve continued collecting things and broadening my horizons. Even though I wasn’t interested In 20’s clothes at the time, I started learning to appreciate them and seek them out. I was curious, so I started learning about the history of fashion. I’d find some new piece I’d never seen before, and then I’d look it up to figure out the history behind it. I was given a Japanese book from a colleague of mine during the mid 80’s where I first saw the word “vintage” being used, the name I gave the building I had just bought, the Vintage Palace... I Immediately understood the power behind that word! It was this peculiar Japanese text about jeans with various references… After I had it translated, having spent far too much money, I found out that a lot of the information it had wasn’t all that faithful. So I started asking the producer’s themselves, at Levi’s, Lee’s, Wrangler’s, but even they weren’t very well informed. In fact, by the
end of the 80’s they would come to me regularly, about four times a year, to do their own research… They eventually got their ideas together. My own studies, my stubbornness, and my love for precision lead me to the collaboration with Roberto Manzotti and William Gilcrist to the realization in 1992 of “A cult visual history of Jeanswear American originals.” It’s an older book now, but I still think it’s the most credible publication about the history of jeans.
“...when I saw this beauty I knew I couldn’t just leave it where it was. „
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5. FROM COLLECTOR TO A PASSIONATE STYLIST. HOW DID YOU MAKE THE JUMP? V
I
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AS MEMORY, A WITNESS OF SOCIAL BODIES, OF ARTISANAL CARE. WHERE DOES THE NEED FOR REINTERPRETATION COME FROM?
A.
The need for Reinterpretation comes from the concept of salvage. Not everything can be recovered original, as so many things have deteriorated, have become ruined, and have lost their authentic form. Obviously many things are thrown away because of holes or stains, and it really distressed me to see such precious material, Egyptian cotton, cashmere, thrown away… So, it’s much better to salvage them and give them new life. To recreate the methods of their creation, to use their interpretation as the material that can be shaped through creative approach and given a new path. Using jeans as an example, you can cut them and make a skirt, or some shorts, which is the simplest thing anyone can do. You can use bags to make collages, or laminate them. Even for cashmere shirts, that are popular again, the new batik dyes let them be saved while preserving their original softness. Technology marches onward, and still every piece of clothing remains uniquely different from one another.
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FASHIONABLE FAIRS HAVE BEEN AROUND FOR A WHILE, AND MOSTLY HAVE TO DO WITH SELLING AND TRADING. IT’S CERTAINLY THE IDEAL SITUATION IN WHICH YOUR PROFESSION CAN BE FOUND. WHAT CHARACTERIZES YOUR TEMPORARY STORES IN THESE VINTAGE FAIRS? HOW DO YOU MANAGE YOUR WINDOW SPACE AND YOUR SOCIAL SPACE? 6.
A.
It’s been at least fifteen years now where, in order to reach a wider audience, you devote yourself to niche fairs. It’s obviously easier, since they draw the public into a specific area, a specific temporal space. Since fairs happen in specific periods, it urges the public to go when they’re open and decided on buying things beforehand. Also, at a fair, you can find 10, 20, 30, perhaps 50 people offering their wares, and you can search out the best deal. Since with vintage clothing every piece is unique, the more people are selling, the more chance you’ll find what you’re looking for, or maybe… even what you weren’t looking for. Often, when you look through a vintage shop, it’s best not to search for anything and just see what you can find. That’s how the best shopping is done! I participate in a lot of fairs, and I collaborate or organize many of them as well. I’m even starting to do things abroad. Among the most important I’ll be at Belgioioso by mid October and in Milan 7-9 November, in Riccardo Grassi ‘s multibrand showroom. Then I’ll be
heading to Greece, which has always been a satisfying country for me. Vintage is all the rage in Greece. The Greeks that buy my clothes are a very international lot; they are very prepared. Vintage doesn’t sell as well amongst the Chinese or the Russians, even though I have super rare clients. People who love this field are usually involved in fashion, and usually are looking for unique products. The fact that it’s been used is only an added value. Arabs, in particular, don’t appreciate the term “used”, but “Vintage” yes and some search out Chanel, or very long clothes with a lot of sequins.
7.
Festival of philosophy, literature, art, fine dining, finally the VINTAGE FASHION FESTIVAL has arrived. Is it a world just for the most passionate experts of the field, or is it open for everyone? How has the public reacted to this being it’s third Italian edition? What’s different from the international editions?
A.
The Vintage Fashion Festival, is a project realized with McArthurGlen, a company that has 23 outlets in Europe and the experience with them I realized that they are very different markets in different countries. Even within Italy, markets change from region to region. In the South, for example, I end up selling a lot of clothes for weddings and ceremonies. “Important” clothing sells all over, though. Serravalle Designer Outlet is the place that gives me the most interesting results though, both financially and from the public at large.
8. Any
future
projects?
A.
I’m developing increasingly my online presence. I’ve a wonderful experience with Fartech, that collects about 250 major boutiques and selected worldwide, including 7 vintage. My favourite markets are the ones in London and the Arab countries. I’m also developing more my site e-commerce and sales through social so I can take up as much space as possible in the “Vintage World”.
www.angelo.it
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EVENTS
FPAC [ FRANCESCO PANTALEONE ]/ DOMENICO MANGANO - AVANTIERI by Stefania Galegati Shines From 11th October to 15th November 2014 www.fpac.it
GALERIE PARIS-BEIJING | PARIS/ FU SITE - POLITICIANS Till 18th October 2014 www.galerieparisbeijing.com
photo ©anna bertozzi
photo © anna bertozzi
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IGN Ė
WHAT WAS YOUR CREATIVE PROJECT BORN FROM? All my works are a big Vision. Some elements come to my head and then I put them together just like playing puzzle and it comes to an expression of these little elements, that came to me as a Dream.
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But sometimes the knowledge who I will be shooting do the influence. I think that this Vision is a mirror of my self exploring, literature fragments and own melancholy.
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INFINITY IS THE END © IGNÉ GRIKEVIČIŪTĖ
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Every day, although it could be a boring one, but it brings us something nondescript and our inner powers make us to see it in a Vision form.
DATE: AGOSTO 2014/ August, 2014 Cosa consiglieresti di ascoltare come sottofondo alla tua intervista? What would you suggest listening to in order to enjoy your interview? 44
SOUNDTRACK: DAX RIGGS - “SEE YOU ALL IN HELL OR NEW ORLEANS”
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INVALIDATE YOUR ROOTS FOREVER © IGNÉ GRIKEVIČIŪTĖ
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INVALIDATE YOUR ROOTS FOREVER © IGNÉ GRIKEVIČIŪTĖ
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G E O M E T R I C THE G O EDITIO DDESS TYC HE IS N OF T L THAT CAN H AZAGNE, W HE SUBJEC ALT O T HO IN ON ON R FAV DUCE OF THIS E’S PA O S R UNPR TH. A MAN E ’ S L I FE. S DICTABLE DOES E MALL SYMB ROAD VENTS OLISM WHAT B LACK P P S WHAT RECISELY LAY A ROL E D ABOU T THE O THE ROP IN YOUR A RT E TREE GIRL’S S SYMBOLI ? ZE? CLOS ED EY ES?
YOUR IMAGES HAVE A STRONG ARCHITECTURAL BEND. MAN GENERALLY INTERACTS WITH ROPES OR BINDINGS, WITH NATURE CREATING BOUNDARIES, SMALL POCKETS OF SPACE, TRIANGLES, THAT GO BEYOND THE PHOTOGRAPHIC DIMENSION, BEYOND THE PICTURE.
HOW IMPORTANT OF YOUR ART?
IS
GEOMETRIC
VISION
IN
THE
CONSTRUCTION
It is a brilliant remark – geometry. Over time i wonder how all the become more and more sharp and clear. It‘ s my attempt to my idea more accurate. Of course with the Nature help. Nature great background and it makes my sharp lines become more Nature and my expression of some ideas are a really big compromise.
The strength of your images they become pictorial operas. which gives them nal characterization. That’s IS THERE AN ELEMENT
lines make is a mild.
comes from the irregularities you treat them with, They’re reminiscent of old hand colored drawings, a strong subjectivity and emotiowhy, in our opinion, they’re so engaging.. OF DREAMLIKE RESEARCH IN YOUR ART?
Dreamlike research... That‘s what i call a truly Art. It‘s my passion. Just run away from usual reality to something more powerful, with more ambitious to create yourself. And this wonderful land which was created in my minds helps me to understand myself and look others in the eyes with stability. I have my technique how to express life moments and make them more magical. It‘s like you said.. I imagine a really old man coming to my place, he has all the Nature and sand dusts in his hands. He pels it on my memories and that‘s it – images, which sometimes i don‘t believe.
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V
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S
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Of course, symbolism plays a big role in my life. I love symbolists in literature. I know that all those people who provides a sense to real things are deeply repining and ear nesting. Because of that every created thing becomes meaningful. Ropes are the symbol to man‘s constraint, sorrow and joy. In one word – experience that imprisons but in the same way matures. I really can‘t remember how this idea with a closed eyes girl and trees care came from. But i know it‘s somehow my own feeling. It‘s like beeing hypnotized, do not remember what had you told but that moment you were telling your story.
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THREADS IN PURE SHADOWS-COLD SILENCE IN FOREST © IGNÉ GRIKEVIČIŪTĖ
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TO CREATIVO?
DA DOVE NASCE IL TUO PROGET
mi vengono grande Visione. Alcuni elementi una di te par o fann ri lavo i Tutti i mie essione di questi e un puzzle che diventa un’espr in mente, e poi li assemblo com volte la conoscenza venuti come un Sogno. Alcune piccoli elementi, che mi sono sia lo specchio ro. Credo che questa Visione lavo mio sul isce influ farò a inconia. di cos menti letterari e della mia mal fram dei sa, stes me di e dell’esplorazion scrivibile che la noioso, ci dà qualcosa di inde VISIONE. Seppur ogni giorno può essere di forma sotto vedere può riore inte nte me nostra
A. ARCHITETTONIC STRUZIONE E, CO RD CO E E/ RT SC FO FA DI UNA NO L’USO AN , H LI GO SO N I ER IA IN AV TR AG ATTR IMM AZIO, SP TUE GISCE DI RA I TE RT LE IN PA FOTO. PICCOLE LA E IONI, CENTRALMENTE TR AZ OL IT M LI DE A, L’UOMO IC CREANDO FOTOGRAF COSTRUZIONE NATURA LA EL MENSIONE N LA DI CON CA LA RI GEOMET OLTRE VISIONE VANNO LA CHE TE AN RT PO IM È QUANTO ? TE AR A DELLA TU
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nitide. con mie mia
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pungenti.
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La Dea MA LA FORZA DELLE TUE IMMAGI- Una ricerca onirica... Questo é come NI ARRIVA DALLA IRREGOLARITÀ DI definirei veramente l’Arte. É la mia TRATTAMENTO, DIVENTANO OPERE passione, quella di scappare dalla PITTORICHE. Ricordano vecchie immagini colorate a mano, dandogli una forte soggettività e caratterizzazione emotiva. Ecco perché sono così, a parer nostro catalizzanti. Esiste una ricerca di un aspetto onirico nella tua arte?
realtà solita di più potente.
verso
qualcosa
E questa terra meravigliosa che la mia mente ha costruito mi aiuta a capire me stessa e gli altri in un’ottica più stabile. Ho la mia tecnica su come esprimere i momenti di vita, rendendoli più magici. É come hai detto tu; immagino un uomo veramente anziano che mi viene a trovare, con tutta la sabbia, la polvere, la Natura nelle sue mani. Lo getta sui miei ricordi ed é fatto – immagini, le quali a volte non riesco a credere nemmeno io.
Tyche
l’argomento di questa edizione di Lazagne, induce imprevedibili eventi che possono sbloccare o bloccare la vita di un uomo. Dei piccoli inciampi sul cammino.
LA SIMBOLOGIA É PARTE DELLA TUA RICERCA? Cosa simboleggiano precisamente le corde? E gli occhi chiusi della ragazza dell’albero?
Certamente, il simbolismo gioca un ruolo centrale nella mia vita. Amo i simbolisti nella letteratura. So che tutti quelli che danno un senso alle cose reali ci rendono più onesti e veritieri, e che ogni cosa può diventare significativo. Le corde sono il simbolo delle costrizioni dell’uomo, delle sue gioie e sofferenze, insomma, le sue esperienze che lo imprigionano e nello stesso tempo lo maturano. Sai, non mi ricordo come quest’idea della ragazza con gli occhi chiusi tra gli alberi mi sia venuta, ma so che in qualche modo viene dalle mie emozioni. É come essere ipnotizzata, non ricordare quello che hai raccontato ma solo il momento in cui raccontavi la tua storia.
WWW.BEHANCE.NET/SPIRITSAREPOETRY
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CURIOSITY
IGNĖ GRIKEVIČIŪTĖ
“LA GEOMETRIA E L’ESSERE UMANO” Blaise Pascal
(1623 -1662)
“Pascal arriva alla distinzione tra spirito di geometria (ragioni della scienza) e spirito di finezza. Con lo spirito di finezza Pascal intende parlare delle ragioni del cuore cioè arte, fede, sentimento, intuizione che corrispondono a ciò che sta oltre la soglia della ragione e in quanto tali arrivano ad una conoscenza della realtà in modo più profondo rispetto alla scienza. Essendo limitato, l’essere umano è fragile di fronte all’universo, come una canna pesante esposta alle intemperie.”
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CURIOSITY
IGNĖ GRIKEVIČIŪTĖ
“THE GEOMETRY AND THE HUMAN BEING” Blaise Pascal
(1623 -1662)
“Pascal made the distinction between the spirit of geometries (reason and science) and the refined spirit. By refined spirit, Pascal intends matters of the heart, such as art, faith, sentiment, and intuition, which are beyond the realms of reason and therefore can reach a deeper knowledge of reality than science. Being limited, humans are fragile when confronted with the Universe, like a reed in a storm...”
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patrick laumond
M E T A H I S M O by Lara Vitali
Parigi, il 15 luglio 2014 - conversazione per Lazagne Magazine
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The Balance Of The Present - 2014
All content ŠPatrick Laumond all rights reserved -2014
Paris, le 15 juillet 2014 - Entretien pour Lazagne Magazine
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Spatial Rupture (0-1-∞)-Paris-2007
Il MetaHismo é anche un approccio di sovrapposizione degli stati: lo stato di un opera sola nel senso di “elemento dello spazio Hilbert” si trova sistematicamente in due stati differenti e ovunque contemporaneamente in reazione a due stati di decomposizione propri dell’opera stessa (genesi dell’
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opera macchiata e dell’opera bianca, locale/ globale). Tutte le parti elementari dell’ opera MetaHiste sono interdipendenti, esse interagiscono le une con le altre (pensiero dell’imbarcazione) in un movimento ciclico e in cerchi dialogici retroattivi che danno luogo a una forma auto-produttrice dell’ opera. Il MetaHismo va oltre lo spazialismo, in quanto integra l’idea della separazione e dell’unificazione dello spazio/tempo alle altre forze che reggono l’universo, come le relazioni gravitazionali tra gli elementi, le interazioni forti e deboli, come pure la diffusione di elementi da un punto (opera macchiata) per passare attraverso lo spazio (opéra bianca-effetto di ridondanza). Che é una risonanza propria all’entità dell’elettromagnetismo.
The Counterweight Of The Gravity - 2013
Il MetaHismo é un arte il cui movimento é integrato all’opera stessa e non nel senso di movimento del passato. Il MetaHismo si caratterizza per il rapporto dialogico tra elementi che compongono l’opera nella sua interezza, per la creazione di un legame cognitivo visibile o invisibile che percorre l’opera nella sua globalità, integrando la rappresentazione di un inizio, di un centro e di una fine possibile. Per analogia, il fisico Richard Feymann, conosciuto per il suo completo percorso di accostamento alla meccanica quantistica, che descrive l’idea di una particella che va d’un punto ad un altro, attraverso tutti i possibili percorsi che congiungono questi due punti. Posso analizzare il movimento grazie alle relazioni di casualità di un’opera verso un’altra opera, oppure per delle nozioni di equilibrio nello squilibrio che introducono delle tensioni, delle forze d’attrazione e di repulsione simultanee che si equilibrano vicendevolmente (teoria della gravitazione), del limite nell’illimitato, dello statico nella dinamica, etc...Tutte queste relazioni d’opposizione benché indissociabili le une dalle altre, non possono essere ottenute che a partire da un movimento.
A causa della sua tipologia, il MetaHismo é un’opera infinita e l’infinito é un pensiero di un movimento perpetuo.
Il bianco, le rette, il nero e i colori puri esplosi, schemi ripetuti e mai uguali. L’archetipo ossessivo della misura, lo spazio come memoria, quest’arte ci aiuterà ad avere una chiave di lettura sulla nostra condizione umana?
L28 P (Extension) - 2007
Abbiamo scoperto il lavoro di Patrick Laumond nel quale le costruzioni bianche e le linee strette in un cosmo infinito rappresentano un’arte spaziale, dove ciascun pensiero concettuale ci porta a riconsiderare lo spazio nel quale viviamo. Ciò che vi ha portato, in un tale sistema fluido che esiste attualmente, per definire la vostra ricerca, un movimento, una parola che evoca l’avanguardia degli anni 1900?
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Solo i colori visibili del MetaHismo sono il rosso, il verde, il blu (sintesi addizionale) che per spettrometria dà un bianco perfetto, il più puro. Il colore giallo (colore di sintesi sostrattiva) si integra in maniera invisibile e spettralmente agile altri colori. Partecipa all’invecchiamento dell’opéra stessa, e dimostra il lato effimero di tutte le cose (passaggio dal originale ad un altro stato). Non considero solamente lo spazio sotto forma di ricordi ma come una parte del tutto, collegato ad altri settori, ugualmente inglobata in un altro spazio più grande e tutto ciò ripetuto all’infinito. Inoltre lo spazio definisce le relazioni del passato, del presente e del futuro simultaneamente. Il MetaHismo non è solamente un’opera di decrittazione dell’arte ma una ricerca assoluta di un legame comune tra la conoscenza, l’essere, le causalità, le possibilità, l’universo e ciò che ci circonda. É confrontando e combinando i principi di base della progettazione quali lo stato di squilibrio, di unità nella molteplicità, di pieno nel vuoto, di positivo nel negativo, di uno stato verso un altro stato, al fine di poter pensare dei processi complessi. Effettivamente, il MetaHismo é una modellazione del pensiero complesso, dove tutte le opere sono tessute e incastrate le une nelle altre, accettando le nidificazioni di ogni area del pensiero. Il MetaHismo è un effetto specchio legato alla meccanica del movimento del pensiero, come una forma di autoreferenzialità dell’arte e di ciò che ci circonda, ove tutte le letture sono possibili. Questa ricerca comprende i concetti come dimensioni ologrammiche, frattali, spaziali, etc....
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Il MetaHismo è una ricomposizione formale e unificatrice del TUTTO.
Untitled 2010, alluminium, concrete, wood
L’estremo ordine, la geometria scandita punteggiata da sinfonie di linee precise mi dà l’idea di un ordine “universale” … il lavoro continuerà su questa direzione o il caos potrebbe intervenire in un evoluzione imprevista?
The Carrying (Systema) 2007
Extract Of A Global Space (Systema) - 2007
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Il MetaHismo applica che l’idea dell’ordine possa essere al tempo stesso ordine e disordine. Queste nozioni contrarie possono essere ovunque nello spazio, tutto è collegato. L’evoluzione è integrata in un inizio, un centro ed una fine possibile come un elemento facente parte del TUTTO. Il caos come l’armonia sono anche due pensieri aventi egualmente un inizio, un centro e una fine possible, così come l’evoluzione.
The Big Jackstraws Of The Thought-Archetype - 2013
The Flow Of Time - 2013
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The Paradox Of The Verticality-Deployment -2014
Nous avons découvert le travail Patrick Laumond où les constructions blanches et des lignes serrées dans un cosmos infini représentent un art “spatial”, où chaque pensée conceptuelle nous amène à reconsidérer l’espace dans lequel nous vivons. Ce qui vous a amené, dans un tel système fluide qui existe actuellement, pour définir votre recherche, un mouvement, un mot qui évoque l’avant-garde des années 1900?
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Le MétaHisme est un Art dont le mouvement est intégré à l’OEuvre elle-même et non pas dans le sens du mouvement d’autrefois. Le MétaHisme se caractérise par des rapports dialogiques entre les éléments qui composent l’OEuvre dans sa globalité, par la mise en place d’un lien cognitif visible ou invisible parcourant l’OEuvre dans son entièreté, intégrant la représentation d’un début, d’un milieu et d’une fin possible. Par analogie, le physicien Richard Feynman, connu pour son approche d’intégrale du chemin en mécanique quantique, qui décrit l’idée d’une particule allant d’un point à un autre, passe par tous les chemins possibles qui relient ces deux points. Je peux analyser le mouvement par les relations de causalité d’une oeuvre par une autre oeuvre, ou bien par des notions d’équilibre dans le déséquilibre qui introduisent des mises en tension, des forces d’attractions et de répulsions simultanées qui s’équilibrent mutuellement (Théorie de la gravitation), de
la limite dans l’illimité, du statique dans la dynamique, etc... Toutes ces relations d’oppositions et pourtant indissociables les unes des autres ne peuvent être obtenues qu’à partir d’un mouvement. Le MétaHisme est aussi une approche de superposition des états : l’état d’une oeuvre seule au sens “élément de l’espace Hilbert” se trouve systématiquement dans deux états différents et partout à la fois, par les relations de décomposition de deux états propres de l’OEuvre elle-même (Genèse de l’oeuvre tachée et de l’oeuvre blanche, local/ global). Toutes les parties élémentaires de l’OEuvre MétaHiste sont interdépendantes, elles interagissent les unes avec les autres (Pensée de l’imbrication) dans un mouvement cyclique et en boucles dialogiques rétroactives donnant lieu à une forme auto-productrice del’OEuvre. Le MétaHisme va au delà du spatialisme, puisqu’il intègre l’idée de la séparation et l’unification de l’espace/ temps aux autres forces qui régissent l’univers, comme les relations de gravitation entre les éléments, les interactions fortes et faibles, ainsi que la propagation des éléments partant d’un point (OEuvre tachée) pour aller dans tout l’espace (oeuvres blanches-Effet de redondance), qui est une résonance propre à l’entité de l’électromagnétisme. De part sa typologie et de sa topologie, le MétaHisme est une OEuvre infinie et l’infini est une pensée d’un mouvement perpétuel. 65
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Seules les couleurs visibles du MétaHisme sont le rouge, le vert, et le bleu (Synthèse additive)qui par spectrométrie donne un blanc parfait, le plus pur. La couleur jaune (Couleur de synthèse soustractive) s’intègre de façon invisible et spectralement aux autres couleurs. Elle participe au vieillissement de l’OEuvre elle-même, et démontre le coté éphémère de toutes choses (Passage de l’originel à un autre état). Je ne considère pas seulement l’espace sous forme de souvenirs mais comme une partie du TOUT, relié à d’autres espaces , et que cette partie est également englobée dans un autre espace plus grand et tout ceci répété à l’infini. En outre, l’espace définit les relations du passé, du présent et du futur simultanément. Le MétaHisme n’est pas seulement une OEuvre de décryptage de l’Art mais une recherche absolue d’un lien commun reliant la connaissance, l’être, les causalités, les possibilités, l’Univers, et ce qui nous entoure. C’est en confrontant et en associant des principes fondamentaux de conception, comme l’équilibre dans le déséquilibre, d’unité dans la multiplicité, du plein dans le vide, du positif dans le négatif, d’un état vers un autre état, afin de pouvoir penser des processus complexes. Effectivement, le MétaHisme est une modélisation de la pensée complexe, ou toutes les OEuvres sont tissées et enchevêtrées les unes avec les autres, acceptant les imbrications de chaque domaine de la Pensée. Le MétaHisme est un effet miroir relié à la mécanique du mouvement de la Pensée, comme une forme d’autoréférence de l’Art et de ce qui nous entoure, oü toutes les lectures sont possibles. Cette recherche inclut les concepts comme les dimensions hologrammiques, fractales, spatiales, etc... Le MétaHisme est une recomposition formelle et unificatrice du TOUT. The Origin Of The Universe-Paris-2007 66
Le MétaHisme applique que l’idée de l’ordre peut être à la fois un ordre et un désordre.Ces notions contraires peuvent être partout dans l’espace, le tout relié. L’évolution est intégrée dans un début, un milieu et une fin possible comme un élément faisant partie du TOUT. Le chaos comme l’harmonie sont aussi deux pensées ayant également un début, un milieu et une fin possible, au même titre que l’évolution.
Equilibrium-MetaHism-Laumond-2013
www.laumond.com
Cet ordre extrême, géométries exactes ponctuées par des symphonies de lignes précises, me donne l’idée d’un ordre universel. Votre travail se poursuit le long de ces lignes, ou le chaos pourrait intervenir avec une évolution inattendue?
L-45 (Subduction)- 2007
Couleurs explosives noires, blanche, lignes droites et pures, schématiques répétées qui ne sont jamais les mêmes. L’archétype obsessionnel de mesures, l’espace sous forme de souvenirs, cela peut-il nous aider à déchiffrer l’art de notre condition humaine?
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GREGORI MAIOFIS
INTERVIEW WITH GREGORI MAIOFIS metown in the 50’s and 60’s, while he also did graphic work.
“ A NICE DISCOVERY.” Arte Fiera. Bologna 2014 As I walked along the various Galleries I was struck by a peculiar image, a photograph. It showed a bear that was watching a ballerina in a tutu. I, curiously, looked closer.
-- My father, Mikhail Maiofis, is a famous book illustrator, having made dozens of illustrations in children’s books, as well as adult literature. He was always a brilliant graphical artist, working in etching and pastels. When I was a young child, I remember helping him with his etchings, I really grew up in his studio. There are still some of the works I made as a child hanging up on the wall there.
Allegory of Faith © Gregori Maiofis
The image’s tone was of another era… even the subject, the large bear, made me think about 18th century circuses, yet the photograph still seemed modern. I couldn’t walk ahead, without answering the questions this image was asking me. “WAS THIS A REAL BEAR? WHEN WAS THIS WORK OF ART MADE? WHO WAS THE ARTIST?” Let’s answer the last question first… the artist is
GREGORI MAIOFIS, WHO WE’LL NOW GET TO KNOW.
HOW DID YOU COME TO BE ARTISTICALLY? WHAT IS YOUR STORY?
WWW.GREGORIMAIOFIS.COM
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BY ANNA BERTOZZI AND JULIA LAMETTA
G. I’ll try to make my story short; there are several things that I say or write when I need to introduce myself. I’m a third generation artist, my grandparents were architects and artists as well. My grandfather created a number of important architectural landmarks in my ho-
-- A lot of my artistic formation took place under my father’s guidance. He wasn’t the only influence, though; I used to go to the local museums every week, and seeing the portfolios exhibited there really had a large impact on my artistic life. In any case, I never got interested in photography. I began using photography in my art only when I was already an adult, to see what I could do with it, but it still only grabbed me in the way I had to construct images, or scenes, to be shown. In graphic arts, you still need to have some kind of idea as to what you want to create. What I truly do in photography is just put together compositions, which is the same thing that painters have been doing for centuries.
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70 Funt
at the piano © Gregori Maiofis
Children’s album © Gregori Maiofis
INTERVIEW WITH INTERVIEW WITH INTERVIEW WITH INTERVIEW WITH Idiomatic Painting © Gregori Maiofis YOU JUST GAVE US A GOOD BRIDGE TO THE SECOND QUESTION ABOUT YOUR EXPERIENCE IN MANY ARTISTIC FIELDS, ESPECIALLY PAINTING. THERE ARE MANY STEPS IN CREATING A WORK OF ART, IN CREATING LASTING EMOTIONS. THE PHOTOGRAPHIC INSTANT BECOMES THE LAST RING IN THIS CHAIN. WHAT DO YOU FEEL WHEN YOU FINISH THIS PROCESS, WHEN YOU CLOSE THE LAST RING WITH YOUR CAMERA?
G. This type of work really consists
-- In the fifteen years that I’ve actually worked with photography I’ve created many different sequences, and what makes it worthwhile is the originality that I can find in my compositions. I never stuck to a rigid schematic, or repeated the same things over and over. I wanted to make sure that my photo-
graphs were important to me based on the criteria from my previous artistic background.
of several parts. It’s a situation where on one hand you must invent something fantastic, but it must also be possible, you need to bring it all inside the picture. Sometimes I have sketches where I realize that it will be very difficult to get the photographs the way I want them, and it can take years to get them done. Not just with bears and ballerinas, but in many situations where I’ve wanted to reshoot some photographs, the animals or other characters haven’t been available anymore.
--The same applies to all my work; people change, and circumstances change. The best I can do is to make the most of what I have available to me, depending on the present circumstances. Some people say that my work, for example, would not be possible in the United States because of liability issues. When you’re working with bears or other such animals, you’ve just got to hope it will all turn out alright. When I push the button and actually create the photograph, it’s after such a long procedural chain of events that I don’t really feel that it’s any special step. --In this way, I feel my photographs are closer to theatre, where you just have to hope that your characters, your actors, will make the scenes come together for you. When you work with animals, you need a lot of luck. Hopefully, when I commit to a photograph, all the moving pieces will come together to create something special.
GREGORI MAIOFIS
INTERVIEW WITH INTERVIEW WITH INTERVIEW WITH INTERVIEW WITH INTERVIEW WITH
Know thyself © Gregori Maiofis
--There’s still a lot of work in my portfolio which is based on references, where I used other people’s work as a springboard for mine, but the original pieces never came from any of those. Perhaps I have a special relationship to space and time that I’m just not aware of yet.
YOUR IMAGES MAKE CONNECTIONS THROUGH TIME, VOYAGES INTO THE PAST THROUGH IMAGES FROM THE PRESENT LINKED THROUGH THE DRAMATIC USE OF LIGHT. A MASTERFUL DEMONSTRATION OF ART USING BOTH SPACE AND TIME. CAN MAN’S ROLE IN THIS BE INTERPRETED AS AN EXPRESSION OF THE NOW?
G. As a spectator, the person with the camera, the artist, has a certain relationship with the reality seen through his lens. This isn’t something that I concentrate on very much, though, as my art is simply a representation of what I’m creating in the
present, which can only be possible in the precise circumstances I find myself in. In general, the role of an artist is the same for amateurs and professionals when regarding time and space, with the main difference being originality. Unfortunately, time and space are a constant. The only other constant is boredom, which one should always try to avoid. Repetition is something that should be avoided at all costs, since originality is not something you can do on purpose. I’ve been lucky enough to be an artist that has made work without
references, but that did come across because I was thinking that I should make something that hasn’t been made yet.
THIS EDITION OF LAZAGNE IS ABOUT TYCHE, AND THE CAUSALITY OF REALITY. YOU CREATE YOUR OWN CAUSALITY TO BRING SURREAL SCENES TO LIFE. IS THE IDEA OF SURREALISM IMPORTANT IN YOUR ARTWORK?
G. It depends on what we describe as surreal. Andrea Breton had his own version of surrealism, and he chose what was and what was not surreal. According to Surrealist theories, there is hardly anything in my art that can be thought of as surreal. Nowadays, however, people have this superficial definition where anything that is unusual is surreal. This isn’t profound at all, but according to that definition, then yes, my work is a bit surreal. THE ATMOSPHERE THAT EMERGES FROM YOUR ART HAS AN ADDED PROPERTY OF IRONIC HUMOUR. WHAT’S YOUR PERSONAL SENSE OF IRONY?
G. Irony is something that cannot be inserted into art, where the viewer can pull out the same irony that you put into it. There are two different dimensions; the way I perceive my own work, with the feelings and emotions that I remember feeling when I created it, and the way the audience will perceive my work. These two conceptions can never coincide, because our personal experiences are far too different. Some people may suspect that I’m an ironic or humorous person because of my art, but usually those are not the same feelings I had when I made my art. Melancholy is usually my default state of being. --The perception of art is an entirely separate field of study. We already know how to study artists, but the way that the audience may interpret my art remains unknown to me. There’s no telling how any one person will react to art. SO, JUST TO CONFIRM: THAT BEAR WAS A REAL BEAR?
G. You know, I get that question a lot. Yes, it was a real bear, and he was actually a really good performer.
GREGORI MAIOFIS
COME SEI DIVENTATO UN’ARTISTA? QUAL’È LA TUA STORIA? --CERCO DI RACCONTARLA IN BREVE; CI SONO MOLTE COSE CHE DEVO DIRE O SCRIVERE QUANDO MI INTRODUCO. SONO UN’ARTISTA DI TERZA GENERAZIONE, I MIEI BISNONNI ERANO ANCH’ESSI ARTISTI ED ARCHITETTI. MIO NONNO CREÒ MOLTI EDIFICI IMPORTANTI NEL MIO PAESE NATIO TRA GLI ANNI 50 E 60, E FECE ANCHE MOLTO LAVORO GRAFICO. --MIO PADRE, MIKHAIL MAIOFIS, FU UN FAMOSO ILLUSTRATORE DI LIBRI SOVIETICI, DISEGNANDO DOZZINE DI IMMAGINI SIA PER LIBRI D’INFANZIA SIA PER LIBRI PER ADULTI. ERA UN’ARTISTA MOLTO CAPACE, LAVORAVA ANCHE CON LE LASTRE ALL’ACQUAFORTE E I PASTELLI. QUANDO ERO MOLTO PICCOLO, MI RICORDO DI AVERLO AIUTATO A FARE LE LASTRE, SONO VERAMENTE CRESCIUTO NEL SUO STUDIO. CI SONO ANCORA ALCUNE DELLE LASTRE CHE FECI DA BAMBINO APPESI AI MURI DI QUEL POSTO.
Figurative painting © Gregori Maiofis
--LA MAGGIOR PARTE DELLA MIA FORMAZIONE ARTISTICA ERA GRAZIE AI CONSIGLI DI MIO PADRE. PERÒ NON ERA CERTAMENTE L’UNICA INFLUENZA; OGNI SETTIMANA, ANDAVO A VEDERE I MUSEI LOCALI, E LE ESIBIZIONI CHE HANNO AVUTO UN GROSSO IMPATTO SUL MIO PERCORSO ARTISTICO. COMUNQUE, NON MI ERO MAI INTERESSATO DELLA FOTOGRAFIA. INIZIAI AD USARE LA FOTOGRAFIA COME ARTE SOLO QUANDO ERO GIÀ IN ETÀ MATURA, PER VEDERE COSA POTEVO FARMENE. ANCHE OGGI, LA FOTOGRAFIA MI PRENDE SOLAMENTE NEL MODO IN CUI POSSO COSTRUIRE IMMAGINI O SCENE. NELLE ARTI GRAFICHE, DEVI SEMPRE AVERE UNA SPECIE DI IDEA SU COSA VUOI CREARE PRIMA CHE INIZI IL PROGETTO. QUELLO CHE FACCIO VERAMENTE NELLA FOTOGRAFIA È METTERE INSIEME DELLE COMPOSIZIONI, CHE È LA STESSA COSA CHE I PITTORI FANNO PER CENTINAIA DI ANNI.
“ UNA BELLA SCOPERTA.” Arte Fiera. Bologna 2014 Camminando per le varie Gallerie rimasi colpita da una immagine, una fotografia. Raffigurava un orso che guardava una ballerina un tutù. Mi avvicinai incuriosita. La tonalità dell’immagine ricordava tempi passati anche l’uso del soggetto… il grande orso, mi fece pensare ai vecchi circo dei primi del ‘900 ma la fotografia trasmetteva anche modernità.
Non si poteva camminare oltre, senza rispondere alle domande che l’immagine trasmetteva. “ERA UN ORSO VERO? DI CHE EPOCA ERA L’OPERA D’ARTE? CHI ERA L’ARTISTA?”
Rispondiamo subito all’ultima domanda .. l’artista è
GREGORI MAIOFIS
E ADESSO PROVEREMO A CONOSCERLO.
--SONO QUINDICI ANNI ORMAI, CHE LAVORO CON LE FOTOGRAFIE, CREANDO MOLTE SEQUENZE DIVERSE FRA DI LORO. LA VALORIZZAZIONE, PER ME, STA NELL’ORIGINALITÀ DELLE MIE COMPOSIZIONI. NON MI SONO MAI ATTENUTO A SCHEMI RIGIDI, E NON HO MAI RIPETUTO LA STESSA SCENA PIÙ VOLTE. VOLEVO ASSICURARMI CHE LE MIE FOTOGRAFIE FOSSERO IMPORTANTI IN BASE AI CRITERI DELLA MIA TRADIZIONE ARTISTICA.
Willing horse carries the load © Gregori Maiofis
INTERVIEW WITH GREGORI MAIOFIS
CI HAI APPENA DATO UN BUON AGGANCIO ALLA PROSSIMA DOMANDA: HAI MOLTA ESPERIENZA IN DIVERSI CAMPI ARTISTICI, SPECIALMENTE LA PITTURA. CI SONO MOLTI FASI NELLA CREAZIONE DI UN’OPERA ARTISTICA CHE LASCI DELLE EMOZIONI DURATURE. L’ISTANTE FOTOGRAFICO DIVENTA L’ULTIMO ANELLO IN QUESTA CATENA. COSA PROVI QUANDO HAI FINITO IL PROCESSO, QUANDO CHIUDI L’ULTIMO ANELLO CON LA TUA FOTOCAMERA?
G. Questo tipo di lavoro consiste di moltissime parti. È una situazione dove da una parte, devi inventare qualcosa di fantastico, ma dall’altro devi sempre rientrare nel “possibile”, devi poterlo racchiudere nel “riquadro”. A volte ho degli schizzi dove mi rendo conto che sarà molto difficile impostare la fotografia come la vorrei. Alcuni scatti ci mettono anni di preparazione per concludersi,
e non solo quelli con gli orsi o le ballerine; in molte situazioni ho voluto rifare delle immagini, ma i personaggi o gli animali non erano più disponibili. --Questa dinamica si applica a tutta la mia arte; la gente cambia, e cambiano anche le circostanze. Il meglio che posso fare é utilizzare ciò che ho davanti a me, che dipende sempre dalla situazione.
Alcuni dicono, per esempio, che il mio lavoro non sarebbe possibile negli Stati Uniti per problemi di responsabilità’. Quando lavori con gli orsi o altri animali simili, devi sempre sperare che tutto andrà bene. Quando premo il pulsante e creo la foto, non sembra un processo molto importante… dopo una concatenazione così lunga di eventi. --Cosi’, sento che le mie fotografie sono molto più vicine al mondo del teatro, dove puoi soltanto sperare che i tuoi personaggi, i tuoi attori, possono dare vita alle tue scene. Hai bisogno di molta fortuna, specialmente quando lavori con gli animali. Si spera sempre che, quando scatto finalmente la foto, tutti questi pezzi si uniscano per creare qualcosa di speciale.
LE TUE IMMAGINI CREANO DELLE CONNESSIONI ATTRAVERSO IL TEMPO, DEI TRAGITTI NEL PASSATO ATTRAVERSO IMMAGINI DEL PRESENTE COLLEGATI DA UN USO DRAMMATICO DELLA LUCE. UNA DIMOSTRAZIONE MAESTOSA DI ARTE CHE UTILIZZA SIA LO SPAZIO CHE IL TEMPO. IL RUOLO DELL’ UOMO PUÒ ESSERE INTERPRETATO COME UN’ESPRESSIONE DEL PRESENTE?
G. Per lo spettatore, l’artista, cioè l’uomo con la fotocamera, crea un rapporto speciale con la realtà che vede attraverso la sua lente. Non é, comunque, qualcosa su cui mi concentro molto, visto che la mia arte é semplicemente una rappresentazione di ciò che sto vivendo nel presente, che può soltanto essere possibile nelle precise circostanze in cui mi trovo ora. In generale, il ruolo dell’artista riguardo il tempo o lo spazio non cambia se sei un professionista o una persona amatoriale. La differenza sostanziale é l’originalità. Sfortunatamente, il tempo e lo spazio sono delle costanti. L’unica altra costante é la noia, che va sempre evitata. Anche la ripetizione va evitata, visto che l’originalità é qualcosa che non puoi creare su comando. Sono sempre stato un’artista abbastanza fortunato da poter creare qualche opera senza riferimenti, ma é successo perché ero conscio del fatto che stavo realizzando qualcosa che non era mai stato fatto prima d’ora.
--Rimangono sempre molte opere che ho creato riferendomi ad altre opere, ma i miei lavori originali non sono mai stati scaturiti da questi. Forse ho un rapporto speciale con lo spazio e il tempo di cui non mi sono ancora reso conto.
QUEST’EDIZIONE DI LAZAGNE HA COME ARGOMENTO TYCHE, E LA CASUALITÀ DELLA REALTÀ. CREI UNA CASUALITÀ PROPRIA QUANDO DAI VITA A QUESTE SCENE SURREALI. L’IDEA DEL SURREALISMO É IMPORTANTE NEL TUO LAVORO?
G. Dipende sempre da come definisci il surrealismo. Andrea Breton aveva una sua versione del surrealismo, dove lui poteva scegliere ciò che lo era e ciò che non lo era. Se ci affidiamo alle teorie sul surrealismo, non c’è quasi niente nel mio corpo artistico che può essere definito surreale. Oggi le masse hanno una definizione superficiale del surreale, dove qualsiasi cosa che non sia ordinaria diventa surreale. Non é un modo di pensare profondo, ma se ci atteniamo a quella definizione, allora si, il mio lavoro é surreale.
L’ATMOSFERA CHE EMERGE DALLA TUA ARTE HA DEGLI ATTRIBUTI CHE FANNO PARTE DELL’URONIA. QUAL’É IL TUO SENSO PERSONALE DELL’IRONIA?
G. L’ironia non é qualcosa che
--La percezione dell’arte é un dominio totalmente a se stante. Sappiamo già come studiare gli artisti, pero’ la maniera in cui percepiranno l’arte rimane un mistero per me. Non ci si può mai aspettare come il pubblico reagirà all’arte.
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QUINDI, GIUSTO PER CONFERMARLO: QUELL’ORSO ERA UN ORSO VERO? G. Sai, me lo chiedono in tanti. Si, era un orso vero, ed era bravissimo a creare degli spettacoli.
Adversity makes strange bedfellows © Gregori Maiofis
può essere inserita nell’arte, dove il pubblico può prendere fuori la stessa ironia che ci hai messo. Ci sono due dimensioni; il modo in cui percepisco la mia stessa arte, con tutti i sentimenti e le emozioni che fanno parte della memoria di quando l’ho creata, e il modo in cui il pubblico percepisce la mia arte. Queste sono due percezioni che non possono mai coincidere, siccome le nostre esperienze personali sono troppo lontane. Alcuni potrebbero sospettare che io sia una persona ironica o umoristica, ma di solito questi non sono gli stessi sentimenti che ho quando creo la mia arte. La malinconia é lo stato d’animo base delle mie opere.
by Sabrina Ravaglia
Ho letto quasi tutti i suoi libri tradotti in italiano e sono un’ ammiratrice del suo stile. Dovendo definire Eric-Emmanuel Schmitt, potrei “semplicemente” dire che è il drammaturgo, saggista e romanziere francese più letto nel mondo. E’ un maestro nell’arte della narrazione, crea in poche pagine degli interi universi, dei gioielli di semplicità e profondità. Non si sa mai quale sarà il suo prossimo libro, se sarà un romanzo, una raccolta di racconti, una pièce teatrale. E’ poliedrico, narratore camaleonte, una sorta di autore-attore che si cala a meraviglia nei suoi personaggi. Racconta e incanta il lato oscuro delle relazioni con immagini allusive, dialoghi pungenti, passioni e delusioni, equilibri interiori, percorsi imprevedibili, incontri e abbandoni, felicità e dolore.
ÉRIC - EMMANUEL SCHMITT
> Il film Grand Budapest Hotel’, tratto da un romanzo di Stefan Zweig inizia con questa riflessione dello scrittore. “...si tratta di un errore molto comune, la gente pensa che l’immaginazione dell’autore sia sempre all’opera, che egli inventi costantemente un’infinita serie di avvenimenti e di episodi, che semplicemente immagini le sue storie partendo dal nulla. Nella realtà è vero il l’opposto! Quando le persone scoprono che sei uno scrittore, sono loro a portarti i personaggi e gli eventi e fintanto che conservi la capacità di osservare e ascoltare con attenzione, queste storie continueranno a cercarti nel corso della tua vita”. Questo accade anche a Lei? La sua intuizione primaria da dove arriva? É-E S: Uno scrittore é un grande orecchio che sente sia ciò che gli si dice che ciò che non gli si dice. Spesso le persone si precipitano verso di me per raccontarmi la loro storia o le loro preoccupazioni. Siccome io appartengo alla loro intimità perché mi leggono, aboliscono le distanze e mi parlano senza remore. Cosi, dopo Il “Bambino di Noè”, un romanzo che racconta il destino di un bambino ebreo nascosto durante la guerra, una donna mi ha raccontato come lei aveva trascorso la guerra sotto un falsa identità, aiutata da dei «giusti», e questo davanti ai suoi figli ai quali non aveva mai detto nulla. Essi dicevano piangendo «mamma tu non ci hai mai detto nulla». Lei rispondeva senza girarsi continuando a descrivermi le sue avventure: «Esattamente, ascoltate ciò che racconto al signor Schmitt». E’ stata una scena commovente. Altre volte, quando le storie non mi sono rivelate, le indovino. Ho due metodi per farlo: l’osservazione e l’empatia. La mia attività di scrittore mi permette veramente di esprimere la mia passione per gli esseri umani.
Photo by Stéphane de Bourgies. © copyright ANTIGONE SA
LAZMAG
> Leggerla è sempre sorprendente, è dotato di uno stile inconfondibile, fatto di leggerezza, fluidità, originalità e ironia. Mi incuriosisce l’architettura delle trame narrative. É-E S: Come per il vino, c’é la collaborazione della natura e del lavoro. Per natura sono curioso, vivo, impaziente e allegro. Per lavoro, rifinisco il mio testo fino a ché non sia fluido e dia l’apparenza della semplicità. Bisogna che l’arte nasconda l’arte, é ciò che mi ha insegnato Mozart. > Come visualizza l’opera? É-E S: Io sento delle energie, provo delle emozioni, ascolto il pensiero dei personaggi ma vedo poche immagini. In realtà, io scrivo come un cieco. Inoltre, sono stato lieto di apprendere – ma si tratta forse di una leggenda – che Omero, l’autore dell’Iliade e dell’Odissea, era cieco. Infatti, nella sua opera le immagini appaiono ad ogni istante. Spero che sia la stessa cosa nei miei libri. Infatti ho una tecnica particolare che consiste nel stimolare l’immaginazione del lettore: suggerisco, non descrivo mai. Improvvisamente, il lettore si fabbrica lui stesso le sue immagini… e non le dimenticherà! > Da giovane divideva il suo tempo fra corsi di filosofia, lettura e musica. Ho letto che dopo un viaggio nel deserto, dove ha vissuto un’esperienza unica, decide di mettersi a scrivere. Muoio dalla curiosità! Cosa le è successo? É-E S: Ero partito per il Sahara – l’Hoggar – con degli amici. Avevamo scalato il monte Tahar, la cima più alta e sono voluto scendere per primo. Ho capito rapidamente che non stavo prendendo la strada giusta ma ho voluto continuare, irresistibilmente sedotto dall’idea di perdermi. E mi sono trovato solo! Quando la notte ed il freddo sono scesi, siccome non avevo nulla, mi sono sepolto sotto la sabbia. Fu allora, che avrei dovuto avere paura, che questa notte solitaria sotto le stelle é stata straordinaria. Ho provato il sentimento dell’assoluto e, con la certezza che un Ordine, un’intelligenza, veglia su di noi, e che, in quest’ordine, sono stato creato, voluto. E poi la stessa frase occupava i miei pensieri: «Tutto é giustificato». Era una risposta a tutti i miei interrogativi sul Male. Non dovevo più scandalizzarmi dell’incomprensibile. Potevo accettare la morte come una buona sorpresa… 84
Io sento delle energie, provo delle emozioni, ascolto il pensiero dei personaggi ma vedo poche immagini. In realtà, io scrivo come un cieco.
Quella notte fu anche una esperienza di eternità. Questo istante dilatato mi ha reso incredibilmente forte: Io so ora che dentro di me c’é di più che me stesso, per riprendere l’espressione di Sant’Agostino. Ed anche all’esterno! Questa notte mistica rimane un’esperienza fondante. > Per Lei, l’arte di scrivere è vocazione o necessità?
Photo by Stéphane de Bourgies. © copyright ANTIGONE SA
Fantasia? Immaginazione? Leggerezza? Poetica?
É-E S: Da più di vent’anni c’é una domanda alla quale faccio finta di rispondere: «Perché scrive?» Onestamente non lo so. Quando mi si pone questa domanda ho l’impressione che si chieda a un melo perché fa le mele. La scrittura mi é necessaria, indispensabile, é sia il mio piacere che il mio dovere, sia il mio mestiere che il mio svago, sia la mia voluttà che il mio lavoro. È la mia passione e la mia pazienza. In realtà sono io! Io sono scrittore come un arancio é un arancio. > Gianni Rodari aveva iniziato a pensare alle regole della “fantastica” e a ipotizzarla provocatoriamente come materia....come definisce lei il concetto di fantasia? É-E S: Fantasia nel senso tedesco, cioè immaginazione? Allora é un modo di conoscenza del mondo, molto svalutato dagli scienziati e praticato da sempre dagli scrittori. Fantasia nel senso francese, cioè leggerezza poetica? È un dovere morale: la vita é tragica, quindi inutile scrivere delle tragedie! Non aggiungiamone altre….
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> Lei ha cominciato anche una serie di quattro volumi dedicati alla musica classica: Mozart, Beethoven, Schubert e Bach. La creazione della musica consiste nel portare in atto il risultato di un ascolto di ciò che è già presente nell’interiorità di chi compone. Un qualcosa di incorporeo che preme dentro. Cos’ha in più il compositore, per riuscire a toccare le corde dell’anima? É-E S: La musica é un linguaggio impreciso, é questo che fa la sua forza. Non ha né la finezza del concetto né l’argomentazione del linguaggio. La musica parla alla sensibilità e genera delle emozioni, dei sentimenti. Ciò che conta, non é che la musica esprima tale o talaltro sentimento preciso che sarebbe stato quello del suo creatore, ma ch’essa provochi dei sentimenti in chi l’ascolta. > Di recente è venuto in Italia al festival Letterature di Roma e ha letto un inedito racconto “Perché leggere narrativa?”. Asserisce: Leggere è l’azione solitaria che aiuta a disfarsi di illusioni e pregiudizi e ad affinare l’ingegno. La letteratura non è condivisione di sapere ma condivisione di ignoranza. Ci spiega questo concetto? É-E S: Nella vita quotidiana, noi abbiamo bisogno di regole e di certezze, altrimenti siamo incapaci d’agire e di rispondere agli altri. Ma, quando si scrive o si legge, ci si pone in uno spazio immaginario, meno pericoloso, nel quale si può rimettere tutto in questione. Leggendo o scrivendo, si cessa di essere se stessi, si diventa un altro, si adottano altri punti di vista, ci si interroga, si rimettono in questione tutte le evidenze. Allora ci si rende conto che non esiste una sapienza assoluta, delle verità incrollabili: si comincia allora a condividere l’ignoranza. Ciò é bene. Gli uomini si farebbero meno la guerra – e penso ora alla guerra terroristica - se avessero coscienza di essere innanzitutto ignoranti e fratelli nell’ignoranza con gli altri!
Ora alcune domande su alcuni libri che mi hanno particolarmente colpito. > La parte dell’altro: in questa opera maestra, oltre ad una precisa rivisitazione storica, ci propone un versante inventivo, cercando di immaginare cosa avrebbe potuto essere il mondo senza Hitler. (il romanzo segue le vite parallele dell’Hitler vero e di uno immaginario indagando sul potenziale corso della storia.... se fosse stato ammesso all’Accademia di Belle Arti di Vienna.) Lei esplora il bene e il male ed esplora il paradosso. E’ un privilegio poter re-inventare la storia?
É-ES: Ho inventato un’altra storia per chiarire meglio quella vera. La parte dell’altro é un romanzo storico sdoppiato ad un romanzo immaginario. L’altro mondo, l’altro Hitler, l’altra Europa, non hanno altro scopo che far meglio comprendere il mondo reale, l’Hitler barbaro, l’Europa devastata dal fascismo. Mi sembrava che l’immaginazione mi offrisse un potente proiettore per chiarire la realtà. Il mio scopo non era di sgomberare il passato di Hitler riscrivendo la storia, ma di sgomberare l’avvenire da un futuro Hitler. Bisogna assolutamente capire come si diventa un barbaro, un delinquente. Ciascuno di noi può diventarlo. Hitler non é uno straniero, l’altro assoluto, il diavolo, ciò che Io non potrei mai essere: al contrario, sono Io se cesso di spiegare la complessità del reale, designando un capro espiatorio, sono Io se credo di avere sempre ragione, sono Io se io preferisco l’odio all’amore. > La donna allo specchio: personaggi apparentemente lontani ma che ricompongono le mille facce dell’universo femminile. Si tratta di tre donne che esprimono le loro volontà di sentirsi libere rifugiandosi in uno spazio interiore nel quale svaniscono limiti e confini. Le viene facile immedesimarsi nell’animo femminile? É-E S: Dovrei risponderle «no» ma sinceramente ho voglia di risponderle «sì». Ciò mi é facile perché, se non ho né il corpo ne il sesso di una donna, ho la femminilità in me. Inoltre io adoro da sempre la compagnia delle donne - non solamente per ragioni sessuali, ben oltre…. Guardare il mondo dal punto di vista di una donna mi permette di scoprire dei dettagli, delle violenze, degli scandali che non vedrei dal mio solo punto di vista di uomo.
> La giostra del piacere: decine di storie erotico-sentimentali, sapientemente intrecciato sui segreti che legano gli abitanti della piazza dei pappagalli di Bruxelles, metafora della nostra civiltà, parabola del mondo. In un’intervista Lei afferma che il desiderio non dipende dalla volontà o da una scelta e che la sola libertà possibile è quella che nasce dalla coscienza del proprio destino e dalla sua accettazione. In questo libro tutti i personaggi hanno la possibilità di diventare migliori: sta a loro scegliere se abbracciare la possibilità di diventarlo, se fare l’esatto contrario, o se far finta di niente. Il tema di questo numero è «Tyche», in parole povere, ciò che tocca in sorte ai mortali, l’azione umana che trova precisi limiti nell’imponderabile, un elemento costitutivo della natura e del destino umano. Quanto incide l’essere “saggi”, per far sì che destino, libertà e felicità si incontrino? É-E S: Io credo alla libertà ma temo che il suo potere d’azione sia piuttosto marginale. Noi abbiamo sopratutto il potere di dire “si” o “no” alle nostre pulsioni, ai nostri desideri, ai nostri incontri. La saggezza non consiste nel dire sistematicamente “no” e ancor meno a dire sistematicamente “si”: la saggezza consiste in un equilibrio tra la determinazione e l’autodeterminazione. Essere saggi consiste a volte nell’accettare ciò che é come un destino; in altri momenti consiste nell’insorgere, nella rivolta, nel cambiare strada, nel ricostruire il paesaggio.
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> Mi ha colpito questa affermazione di un suo personaggio, sulla definizione di Amore: Egoismo che trova un equilibrio provvisorio grazie all’egoismo altrui. C’è chi sostiene che “La massima forma d’egoismo è l’amore. Non amiamo i nostri partner, ma soltanto la loro capacità di amare noi.” L’egoismo è quindi indispensabile all’amore? É-E S: L’egoismo é il contraccettivo dell’Amore. Impedisce di vivere e di prosperare. È l’egoismo che uccide, che impedisce o interrompe le storie d’amore. Secondo me l’Amore é il superamento dell’egoismo. È anche incredibile essere stati dotati delle due tensioni contraddittorie - l’amore e l’egoismo che dobbiamo tentare di soddisfare. Arduo compito!
“La saggezza non consiste nel dire sistematicamente “no” e ancor meno a dire sistematicamente “si”: la saggezza consiste in un equilibrio tra la determinazione e l’autodeterminazione.”
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A conversation with ÉRIC - EMMANUEL SCHMITT
I’ve read almost all of your books that have been translated into Italian, and I’m a big admirer of your style. If I had to describe Eric-Emmanuel Schmitt, I could “simply” say that he’s the most read French playwright, essayist, and novelist in the whole world. He’s a master in the art of narration, creating entire universes in only a few pages, jewels of simplicity and profoundness. Nobody knows what his next book will be like, whether it’s a novel, a collection of stories, or a theatrical piece. He’s a multifaceted, chamelon-like narrator, a sort of author and actor who wondrously becomes his own characters. He tells the fascinating dark side of relationships with allusive imagery, pointed dialogue, passions and disappointments, inner balances, unexpected paths, meetings and partings, happiness and pain.
> Your words are always surprising, you’re gifted with an unmistakable style, it’s light, flued, original and ironic. I’m curious about the architecture behind your narrative thread. É-E S: There’s a collaboration between nature and work, just like wine. I’m naturally curious, lively, impatient, and happy. My job is to refine my text until it becomes fluid and gives the appearance of simplicity. Art must hide further art, that’s what I learned from Mozart. >
> The film ‘Grand Budapest Hotel’, based on the novel by Stefan Zweig, begins with this consideration by the author: “...it’s a very common error, people think that an author’s imagination is always hard at work, constantly inventing an infinite series of events and episodes, that he just imagines his stories from out of thin air. Really, it’s completely the opposite! When people find out that your a writer, they’re the ones who bring you characters and events, and as long as you maintain your ability to listen and observe attentively, these stories will keep finding their way to you throughout your life.” Does this also happen to you? Where do your first inspirations come from? É-E S: A writer is a big ear that hears both what you’re telling him and what you’re not telling him. People often flock to me to tell me their stories and their troubles. As I’m a part of their intimate world, since they read my books, all distance is removed and they speak without fear. After NOAH’S CHILD, a novel that tells the story of a Jewish kid that hid himself during the war, a woman told me how she had spent the war under a false identity, was helped by some “good men”, and couldn’t even tell her own children about it. Her children cried, saying “Mother, you never told us anything.” She continued talking about her adventures: “Exactly, listen to what I have to tell Mr. Schmitt.” It was a very emotional moment. Other times, when people don’t reveal their stories to me, I can guess them. I’ve got two tools by my side: observation, and empathy. My job as a writer really lets me express my love for human beings.
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How
do
you
visualize
your
work?
É-E S: I feel the energy of my characters’ emotions, I listen to his thoughts, but I don’t see many images. I really write like a blind man. I was slightly pleased to learn – maybe its just a legend – that Homer, the author of the Iliad and the Odyssey, was blind. In his work there’s a lot of mental imagery. I hope it’s the same in my books. I’ve got my own technique I use to stimulate readers’ imaginations: I suggest, but I never describe. That way, the reader can create his own images in his mind... and he won’t forget them!
“A writer is a big ear that hears both what you’re telling him and what you’re not telling him. People often flock to me to tell me their stories and their trobles. As I’m a part of their intimate world, since they read my books, all distance is removed and they speak without fear.”
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“It’s really me! I’m a writer like an orange tree is an orange tree.”
> Gianni Rodari had began to think about the rules of the “fantastical” and made provocatory hypothetical thoughts on the subject... how would you define the concept of fantasy? É-E S: Fantasy in the German sense of imagination? It’s a way to know the world, undervalued by scientists and always practiced by writers. Fantasy in the French sense of poetic levity? It’s a moral duty: life is tragic, so it’s pointless to write tragedies! Let’s not add more to the pile... > You’ve also started a series of four volumes dedicated to classical music: Mozart, Beethoven, Schubert and Bach. The creation of music consists in bringing light to the result of what’s already present in the soul of the composer. An incorporeal something that pushes from the inside. What more does a composer have, to be able to touch the strings of our souls?
and generates emotions, feelings. What matters isn’t that the music expresses this or that precise feeling that its creator had, but that it gives feelings to those who listen.
É-E S: There’s a question that I’ve been pretending to answer for the last twenty years: «Why do you write?» I honestly don’t know. When someone asks me this, it feels like someone’s asking an apple tree why it makes apples. I need writing, it’s indispensable, it’s both my pleasure and my duty, both my profession and my hobby, both my job and my delight. It’s my passion and my patience. It’s really me! I’m a writer like an orange tree is an orange tree.
> You recently came to Italy to the Letterature di Roma festival and read an unreleased story “Why read narrative?”. You assert: Reading is the solitary action which helps us dispel illusions and prejudices while honing our wit. Literature isn’t the sharing of knowledge, but the sharing of ignorance. Can you explain this concept?
É-E S: I had just left for the Sahara– The Hoggar – with some friends. We climbed mount Tahar, the highest peak, and I wanted to go down first. I quickly understood that I had taken the wrong path, but I carried on, irresistibly seduced by the idea of getting lost. I was totally alone! When night fell and it became cold, since I didn’t have anything on me, I buried myself under the sand. It was then, when I should have been scared, that this lonely night under the stars became extraordinary. I felt the concept of the absolute, along with the certainty that an Order, an intelligence, watches over us, and that in this Order I was created, I was wanted. This sentence kept running through my thoughts: «Everything is justified». It was an answer to every question I had about Evil. I no longer had to be shocked in the face of the incomprehensible. I could accept death as a nice surprise... That night was a slice of eternity. That dilated instant made me incredibly strong: I know that there’s more within me than just myself, to paraphrase Sant’Agostino’s expression. Even on the outside! This mystical night was a defining moment in my life.
> In your opinion, is the art of writing a vocation or a necessity?
É-E S: In every day life we need rules and certainty, otherwise we’d be incapable of acting or responding to one another. However, when you’re reading or writing, we place ourselves in less dangerous imaginary space, where we can question everything. When we read or write, we stop being ourselves and become another, adopting their points of view, we question ourselves, all evidence comes back on the table. We then realize that absolute knowledge doesn’t exist, nor do infallible truths: we can start sharing our ignorance. This is good. Mankind would wage less war – I’m thinking about terroristic war here – if they had the awareness of being ignorant, and brothers in everyone else’s ignorance!
> In your youth you spent much time in philosophy, literature, and musical courses. I’ve also read that after a journey into the desert, where you had a life-changing experience, you decided to start writing. I’m dying to know, what happened?
doesn’t have the subtelty of co and that’s what makes it great. Itand that’s what makes it great. It doesn’t have the s and that’s what makes it great. It cept or the reasoning of languag doesn’t have the subtelty of con-doesn’t have the subtelty of concept or the reasonin doesn’t have the subtelty of conMusic speaks to our sensibiliti cept or the reasoning of language.cept or the reasoning of language. Music speaks to cept or the reasoning of language. Music is an imprecise language, and generates emotions, feeling Music speaks to our sensibilitiesMusic speaks to our sensibilities and generates emo Music speaks to ourlanguage, sensibilities Music is an imprecise and that’s what makes it great.isn’t It that the mus What matters and generates emotions, feelings.and generates emotions, feelings. What matters isn’t and generates emotions, feelings. and that’s what makes it great. 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Can you explain this feelings. concept? dices while honing What matters isn’t that the music helps dispel illusions and prejuling that its creator had, read but that ture isn’t the sharing of knowle Letterature difeelings. Roma festival and an itunreleased story “Why dicesgenerates while honing ourus wit. Literaand emotions, and generates emotions, feelings. dices while honing our wit. LiteraWhat matters isn’t that the music ture isn’t sharin > You recently came to the Italy to th dices while honing our wit. Literaexpresses this or that precise feegives feelings to otherwise those who listen. ge, but theor sharing ignoranc read an story “Why read narrative?”. 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You assert: ading is the solitary action Can you explain this reading or writing, we place helps us dispel illusions and prejuture isn’t the sharing of knowlednary space, where we can questio É-E S: In every day life we need ruMusic speaks to our sensibilities les and certainty, otherwise we’d be ourselves in less dangerous imagiourselves lessmasterpiece, dangerous imaginary space, where Theourselves Alternative Hypothesis: this in helps a precise historical revision, given expresses this or that precw ading is the> solitary actioninwhich ading is theininimagisolitary action which us dispel illusions andwe’re prejuless dangerous dices while where honing our wit. Literage,imagine but the sharing of ignorance. everything. When we readfeelings or writ les and certainty, otherwise we’d be and generates emotions, incapable of acting or responding nary space, we can question nary space, where we can question an inventive world where we try to what would have happened to the world without Hitler. everything. When w helps us dispel illusions and prejuhelps us illusions and preju-dices while honing ling that its creator had, bu our wit. LiteraÉ-E S: In every day life weand need ru nary space, where we candispel question ture isn’t the sharing ofofknowledCan you explain this concept? we stop being ourselves bec incapable acting or responding What matters isn’t that the music to one another. However, when everything. When we read or write, (the novel follows the parallel lives of the real Hitler and an imaginary man, questioning the potential everything. When our we read or write, weotherwise stoptobeing dices while honing our wit. Literadices while wit. Literature isn’t the sharing ofgives knowledfeelings thoseourse wh les and certainty, b everything. When we read orhoning write,into the ge, but being theflow sharing ofanother. ignorance. me another, adopting their we’d points toourselves one However, when you’re reading or expresses writing, we this place or that precise fee we stop and becoof history... if he had been accepted Vienna Academy of Fine Arts. You explore good, we stop being ourselves and become another, adoptin ture isn’t the sharing of knowledture isn’t the sharing of knowledge, but the sharing of ignorance. incapable of acting or respondin weparadoxes. stop being ourselves Can you explain this concept? view, question ourselves, all e É-EbecoS: aInprivilege? every daypoints life we ru- lessling you’re reading orIswriting, weand place and re-inventing ourselves dangerous imagime another, adopting their points ofmebut thatwe its creator had, but to that another, adopting ofneed view,However, wecame question o ge, but theevil, sharing of ignorance. ge, thehistory sharing of their ignorance. Can you in explainto this concept? You recently Ital one>comes another. whe me another, adopting their points of dence back on the table. W les and certainty, otherwise we’d be ourselves in less dangerous imaginary space, where we can question view, we question ourselves, all evigives feelings to those who listen view, we question ourselves, all evidence comes back Can you explainview, thisweconcept? Can you explain this concept? Letterature di Roma festi you’re reading or writing, we plac question ourselves, all eviÉ-E S: comes In every day life need ru-dence then realize that absolute knowledg incapable of responding nary we canstory question É-E S: space, I on invented a different to shed more lighttable. onorthe real one. The Alternative Hypothesis everything. When we or write, dence back the where table. We comes back on acting the We then realize thatimag abso É-E S: In every dayourselves life read we need ru-unreleased read an stor inother less dangerous dence comes back on the table. We les and certainty, otherwise we’d be doesn’t exist, nor do infallible truth is a historic novel conjoined with an imaginary one. The other world, the Hitto one another. However, when everything. When we read or write, we stop being ourselves and becothen realize that absolute knowledge >nary Youspace, recently came to Italy to the then realize that absolute knowledge doesn’t exist, nor do É-E S: In every day life we need ruÉ-E S: In every day life we need rules and certainty, otherwise we’d be read narrative?”. You asse where weour can questio then that absolute the other Europe, are and allknowledge there toreading help us better me understand our world, Hitler’s barbaincapable ofler,we acting orrealize responding we can start sharing ignoranc you’renor or writing, weanother, place adopting stop being ourselves becotheir points of doesn’t exist, nor do infallible truths: Letterature di Roma festival and doesn’t exist, do infallible truths: can start or sharing les and certainty, otherwise we’dnor be les and certainty, otherwise we’dlikebeincapable of acting or responding ading iswe the When wesolitary read write doesn’t exist, infallible truths: rity, devastated by Fascism. It in seemed imagination couldeverything. help clarify reality. to another. However, whendo This is good. Mankind wouldaction wag ourselves lessignorance. dangerous imagimeEurope another, adopting their points ofsharing view, we question ourselves, all eviwe one can start sharing ourresponding ignorance. read an unreleased story “Wh we can start our This is good. Manki incapable ofMy acting or incapable of acting or responding to but onetoanother. However, when helps us dispel an we stop being and beco goal wasn’t toplace undo Hitler’s past by rewriting history, undo the coming ofI’m aourselves future illusions we can start sharing our ignorance. you’re reading or writing, we less war – thinking about terro nary space, where we can question view, we question ourselves, all evidencereading comes back on the table. WeYou Thisone is good. Mankind would when wage read narrative?”. assert: Re This is good. Mankind would wage less war – I’m thinkin to another. However, to one another. However, when you’re or writing, we place dices while honing our wit Hitler. Wecomes absolutely need to understand how someone can become me such a here barbarian, adopting theirthe points This isabout good. Mankind would wage When ourselves less dangerous imagisticanother, war – if theya had awaro everything. weterroriread or write, dence back on the table. We then realize that absolute knowledge less war – inI’m thinking terroriading is the solitary action which less war –any I’morthinking about stic war here – if they you’re reading or less writing, we place you’re reading writing, we place ourselves in less dangerous imagidelinquent. It could happen to one of us. Hitler isn’t a stranger, the other, the deture isn’t the sharing of k view, we question ourselves, all ev war –question I’m thinkingknowledge about terrorinary space, where we can ness of being ignorant, and brothe we stop being ourselves and becothen realize that absolute doesn’t exist, nor do infallible truths: stic war here – if they had the awarehelps us dispel illusions and preju stic war here – ifdangerous they had the awareness of being ignora what I could never become: to the contrary, he is me if I stop explaining the complexity ourselves invil, less dangerous imagiourselves in less imaginary space, where we can question ge, butback the sharing of ign dence comes on the ignoranc table. W stic here –do if they had the awareeverything. When wewar read or in our everyone else’s me another, adopting their of sharing doesn’t exist, norwrite, infallible wepoints can start ignorance. nessspace, of being ignorant, and brothers dices while honing our wit. Litera ness of truths: being ignorant, and brothers reality, ifwe I gave myself anary scapegoat, ifwhere I believed Ican was always right, if I started preferring hate tothat love. in everyone else nary where can question space, we question everything. When we read or write, Can you explain this co then realize absolute knowledg nessstart of ignorance! being ignorant, andview, brothers we beingwe ourselves and becoweelse’s question ourselves, all evi- Mankind can sharing our This is good. would wage in stop everyone ture isn’t the sharing of knowled in ignorance. everyone ignorance! everything. Whenelse’s we read or write, everything. When we read or write, we stop being ourselves becodoesn’tand exist, nor do infallible truths everyone else’s me another, adopting their points of dence comes back on theless table. Thisinis good. 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We less war – I’mles thinking about terror and certainty, oth then realize that absolute knowledge we can start sharing our in ignorance. ness of being ignorant, and brothers everyone else’s É-E S: Inignorance! every day life wethe need ru dence comes back on the table. We dence comes back on the table. Wethen realize that absolute knowledge stic war here – if they had aware incapable of acting doesn’t exist, in nor do infallible truths: This is good. Mankind would wage everyone else’s ignorance! les and otherwise be then realize that absolute knowledge then realize that absolute knowledgedoesn’t exist, nor do infallible truths: ness of certainty, being ignorant, and we’d brother to one another. H we can start sharing our ignorance. less war – I’m thinking about terroriincapable of acting or responding doesn’t exist, nor do infallible truths: doesn’t exist, nor do infallible truths:we can start sharing our ignorance. in everyoneyou’re else’s ignorance reading or wr This is good. Mankind would wage stic war here – if they had the awareto one another. However, when we can start sharing our ignorance. we can start sharing our ignorance.This is good. Mankind would wage ourselves in less da less war – I’m thinking about terroriness of being ignorant, and brothers you’reabout reading or writing, we place This is good. Mankind would wage This is good. Mankind would wageless war – I’m thinking terrorinary space, where w stic war here – if they had the awarein everyone else’s ignorance! ourselves in less dangerous imagi less war – I’m thinking about terroriless war – I’m thinking about terrori-stic war here – if they had the awareeverything. When we ness of being ignorant, and brothers nary space, where we can question stic war here – if they had the awarestic war here – if they had the aware-ness of being ignorant, and brothers we stop being ourse in everyone else’s ignorance! everything. When ness of being ignorant, and brothers ness of being ignorant, and brothersin everyone else’s ignorance! we read or write
LAZMAG
> Les perroquets de la place d’Arezzo: dozens of erotically sentimental stories, carefully woven into the secrets which link those who live in Parrot Square in Brussels, a metaphor for our civilization, a parable of the world. In a previous interview you affirmed that our wishes don’t depend on our will or our choices, and that our only available freedom is born from the awareness and acception of our own destiny. In this book, every character has the possibility to better themself: it’s up to them to embrace the opportunity, do exactly the opposite, or pretend nothing’s happening. The theme of this issue is «Tyche», essentially, the fate of mortal men, human action that finds precise limits in the imponderable, a vital element in nature and human destiny. How important is “wisdom” in ensuring that destiny, liberty, and happiness meet? É-E S: I believe in liberty, but I’m afraid it’s realm of influence is rather marginal. We mostly have the power to say “yes” or “no” to our impulses, our dreams, our encounters. Wisdom doesn’t lie in systematically saying “no”, and much less in systematically saying “yes”: wisdom consists in the balance between determination and self-determination. Being wise is, at times, knowing to accept that which is our destiny; at other times, it’s knowing how to revolt, to rise up, to change path, to rebuild your landscape.
> La femme au miroir: apparently disparate characters that compose the multifaceted female universe. It’s a story of three women who express their need to feel free by taking refuge in their inner space, where confines and limits disappear. Is it easy to immerse yourself in the feminine spirit?
“Wisdom doesn’t lie in systematically saying “no”, and much less in systematically saying “yes”: wisdom consists
É-E S: I should answer «no» but I honestly want to answer «yes». It comes naturally to me because, even though I don’t have a woman’s body or gender, I still have femininity in me. I’ve always adored the company of women – not only for sexual reasons, to be clear... Seeing the world from a woman’s point of view let’s be uncover details, violence, and scandals that I would otherwise never see from my male perspective. > I was moved by this quotation by one of your characters, on the definition of Love: Selfishness which finds a temporary balance in the selfishness of others. There are those who claim that “The highest form of selfishness is love. We don’t love our partners, just their ability to love ourselves.” Is selfishness required for love? É-E S: Selfishness is Love’s contraceptive. It prevents us from living and flourishing. It’s selfishness that obstructs, stops, and kills love stories. I believe that Love is the transcendence of selfishness. It’s incredible to be gifted with both these contradictory tensions – love and selfishness – that we must attempt to satisfy. A formidable task!
in the balance between determination and self-determination.”
Éric -Emmanuel Schmitt 94
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EVENTS/ CONTESTS AND BOOKS
EVENTS EKATERINA PANIKANOVA [MIC FAENZA]
FROM 10TH OCTOBER TO 9TH NOVEMBER 2014 www.micfaenza.org RIMINI FOTO D’AUTUNNO [RIMINI]
TILL 26TH OCTOBER 2014 www.museicomunalirimini.it THE FACTORY PHOTOGRAPHS DAVID LYNCH [MAST BOLOGNA]
TILL 31TH DECEMBER 2014 www.mast.org
BOOKS ROMA EUROPA FESTIVAL TILL 30TH NOVEMBER 2014 [ROMA] www.romaeuropa.net
SEDICICORTO INTERNATIONAL FILM FESTIVAL FROM 3TH TO 12TH OCTOBER 2014 [FORLI’] www.sedicicorto.it
CONTEST PREMIO ARTE LAGUNA [VENEZIA] www.premioartelaguna.it
VISIBLE WHITE [CELESTE NETWORK] www.celestenetwork.com
PROGETTO ELVIRA DISSEZIONANDO IL VEDOVO TOMMASO LABRANCA (ED. 20090 EURO 10,00) www.20090.eu
L’ÉLIXIR D’AMOUR ÉRIC-EMMANUEL SCHMITT (ED. ALBIN MICHEL EURO 15,00 ) www.eric-emmanuel-schmitt.com
LAZMAG
LA
A B C D E F G H I J K L M N O P Q R S T U V W X Y Z
Creazione scenica liberamente ispirata al racconto di F. Kafka STAGE PERFORMANCE LOOSELY INSPIRED BY THE STORY BY F. KAFKA
ideazione, luci e regia: Claudio Angelini aiuto regia: Valentina Bravetti interpretazione e studio sulla figura: Alessandro Bedosti paesaggi sonori: Elicheinfunzione sound capture e direzione tecnica: Luca Giovagnoli tecnico di palcoscenico: Stefan Schweitzer aiuto tecnico: Nicola Mancini cura degli allestimenti: Elisa Gandini layout camera: Daniele Benericetti realizzazione scene e costumi: Plastikart
By anna bertozzi
METAMORPHOSIS BY CLAUDIO ANGELINI
www.cittadiebla.com
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PHOTO Š GIANLUCA NAPHTALINA CAMPORESI
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In “The Metamorphosis” A MAN WAKES UP ONE MORNING TO FIND HE HAS BEEN TURNED INTO A GIANT INSECT. AN OBVIOUSLY SIMPLISTIC WAY TO DESCRIBE ONE OF THE 20TH CENTURY’S MOST IMPORTANT PIECES OF LITERATURE. LET’S FORGET ABOUT IT FOR A MOMENT. IN CLAUDIO ANGELINI’S THEATRICAL PERFORMANCE BASED ON KAFKA’S WORK, “WRITING” BECOMES “PERCEPTION”. THE “CITTÀ DI EBLA” FOCUSED ON “FEELING”, LETTING KAFKA’S WORDS DESCRIBE THEMSELVES. “WE COULDN’T BUILD UPON THE PERFECT BOOK, WHICH WE THOUGHT WAS UNTRANSLATABLE INTO THEATRE. WE HAD TO CONFRONT THE SITUATION DIFFERENTLY… WE TRIED TO UNDER STAND, OR BETTER, FEEL, WHAT WE COULD TAKE FROM THIS STORY TO TELL SOMETHING ELSE, SHAKE THINGS UP,” CLAUDIO DECLARED IN A PREVIOUS INTERVIEW. THE SCENE, A PERFECT RECONSTRUCTION OF A BATHROOM, BECOMES A SACRED SPOT WHERE SILENT MOVEMENT CREATES THE PROFUNDITY OF KAFKA’S CONCEPT.
>CAN BODY LANGUAGE TELL AS MUCH AS WORDS, OR EMOTIONAL EXPRESSION? A: NATURALLY, AND THAT’S HOW WE CHOSE OUR DANCER. THE CORPOREAL, SILENT NATURE OF THE SCENE BRINGS US INTO A PRE-LINGUISTIC ATMOSPHERE. THAT’S WHAT WE’RE INTERESTED IN, SINCE GREGOR SAMSA’S TRANSFORMATION TRANSCENDS DISCOURSE. HIS OWN BODY SPEAKS VOLUMES.
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>WHAT’S EMPTINESS’ ROLE IN CITY OF EBLA’S THEATRE? A: I DON’T KNOW EXACTLY HOW TO DESCRIBE THE VOID. I’D RATHER USE THE WORD “SUSPENDED”, AS IN A FRAGMENT OF TIME THAT’S PURE POTENTIAL, WHERE EVENTS CAN HAPPEN AND ALREADY HAVE HAPPENED. I REALLY LOVE WORKING WITH THIS SUSPENSION SINCE THE AUDIENCE CAN BETTER INSERT THEMSELVES INTO THESE CORNERS, CREATING THE STORY HIMSELF. OF COURSE,THIS IS ASSUMING THAT IT’S THE VIEWER WHO TRULY REALIZES SCENES AS THE FRUIT OF HIS INDIVIDUAL VISION, EVEN IN A SHARED ENVIRONMENT SUCH AS THEATRE.
PHOTO © LUCA DI FILIPPO
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>WATER RUNS DOWN THE GLASS THAT MARKS THE THEATRICAL SPACE, DURING THE PERFORMANCE, AND THE MAN, ACTOR ALESSANDRO BEDOSTI, SLOWLY GETS CLOSER. SHOULD THIS SCENE BE PERCEIVED AS A PIECE OF A MORE COMPLEX SCENE, ONE THAT REQUIRES AN INACCESSIBLE “OUTER LAYER”, SO THAT THE AUDIENCE FEELS SLIGHTLY CLAUSTROPHOBIC? WAS THIS PART OF YOUR ORIGINAL VISION?
A:
OF
COURSE,
THE
BATHROOM
IS
PURPO-
SELY A LARGE BOX SO THAT WE CAN CREATE A FEELING OF DETACHMENT FROM THE REST OF THE WORLD. A WORLD THAT CONTINUES TO EXIST, THAT WE CAN PERCEIVE AS “OUTSIDE”, WHICH
DELINEATES THE
PERFOR-
MER’S SPACE EVEN MORE TIGHTLY. WHEN I THOUGHT ABOUT THE RAIN ON THE FRONT GLASS, AND I ALREADY KNEW THE ACTOR WOULD HAVE TO ACT CLOSE TO THE GLASS, I WANTED TO EVOKE THE FEELING OF SEEING FIGURES IN BUILDING WINDOWS WHEN YOU’RE WALKING AROUND A BIG CITY. PORTRAITS UNDER GLASS OF FIGURES WHO’RE LOOKING OUTSIDE, ARE LOOKING AT YOU, LOOKING DOWN. WHAT DO THEY SEE? I ALWAYS PUT MYSELF IN THEIR SHOES, IN THEIR PERSONAL SPACE. I WORK THROUGH PROJECTION. THIS WAY, THE FIGURES ARE SWITCHED. THAT’S WHY IN THE METAMORPHOSIS IT RAINS INSIDE THE GLASS, AND NOT OUTSIDE. ALL IN ALL, WHAT DO WE KNOW ABOUT OTHER PEOPLE’S BODIES? AND THEIR OWN TRANSFORMATIONS? WE CAN ONLY ACT THROUGH PROJECTION WHEN IT COMES TO OUR OWN BODY. THIS IS, COUNTER-INTUITIVELY, A VERY INTIMATE FACT.
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PHOTO © GIANLUCA NAPHTALINA CAMPORESI
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>THE ACTOR’S MOTIONS FULLY DESCRIBE HIS TRANSFORMATION. THE REAL DEAL. A PHANTOM CONDITION, OR EXCESSIVELY REALISTIC?
A: OUR BODIES ARE IN A CONSTANT STATE OFF LUX FROM OUR FIRST MOMENTS UNTIL OUR LAST. IT’S A RACE FORWARDS THAT CAN BRING FRIGHTENING ACCELERATION. GREGOR SAMSA FINDS HIMSELF INSIDE ANOTHER BODY, FORCING HIM TO DEAL WITH A NEW LIFE, WITH A NEW SYSTEM OF RELATIONSHIP, AS HIS FAMILY ALSO UNDERGOES A TRANSFORMATION IN LIGHT OF HIS. LET’S THINK ABOUT US, OUR BODY, THOSE WHO ARE AFFLICTED WITH DISEASES, WHICH UNFORTUNATELY IMPACT PEOPLE’S SOCIAL LIFE AND THEIR RELATIONS WITH THE DISEASED. YET EVERYONE GOES AHEAD, AS LONG AS THEY CAN. IT’S NEITHER PHANTASMAL, NOR TOO REALISTIC IN THIS SENSE. MANY PEOPLE HAVE FELT DEEPLY TOUCHED BY ALESSANDRO’S BODY DURING HIS WORK. THIS HAPPENS BECAUSE ART DOESN’T JUST SPEAK TO YOU, IT SPEAKS ABOUT YOU. AND IT DOES IT COMPLETELY ON ITS OWN, EVEN THOUGH I WORKED ON IT AS A DIRECTOR. IT’S THE INEVITABLE GIFT VIEWERS ARE GIVEN. THIS IS WHERE THEATRE SHINES. IT’S A SUMMONED PHANTOM MADE OUT OF REALITY.
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NE “LA METAMORFOSI” UN UOMO SI SVEGLIA UNA MATTINA TRASFORMATO IN UN GIGANTESCO INSETTO. FRASE OVVIAMENTE MOLTO SEMPLICISTICA PER DESCRIVERE UNA DELLE PIÙ IMPORTANTI OPERE LETTERARIE DEL ‘900. ABBANDONIAMO PER UN ATTIMO IL TESTO. NELLA MESSINSCENA TEATRALE DI CLAUDIO ANGELINI DELL’OPERA TANTO CONOSCIUTA DI KAFKA, LO “SCRITTO” DIVENTA UNA “PERCEZIONE”.
L’OPERA DI “CITTÀ DI EBLA” SI CONCENTRA SUL “SENTIRE”, LASCIANDO ALLE PAROLE DI K. LA GRANDIOSA IDENTITÀ CHE GLI COMPETE.
“NON SI POTEVA ANDARE OLTRE L’OPERA PERFETTA, QUINDI PER NOI INADATTABILE A LIVELLO TEATRALE. DOVEVAMO QUINDI AFFRONTARLA IN ALTRO MODO…PROVARE A CAPIRE, NO MEGLIO SENTIRE, COSA SI POTEVA ESTRARRE DA QUESTO RACCONTO PER CREARE QUALCOS’ALTRO, RIVOLTARE IL GUANTO…”
>DAL VETRO CHE DELIMITA LO SPAZIO TEATRALE, DURANTE LA PIECE, SCENDE UN RIGAGNOLO D’ACQUA, E L’UOMO, L’ATTORE ALESSANDRO BEDOSTI LENTAMENTE SI AVVICINA. LA SCENA SI PERCEPISCE COME UN FRAMMENTO DI UNA SCENA PIÙ COMPLESSA CHE RICHIEDE UN ULTERIORE SPAZIO UN “FUORI CAMPO” INACCESSIBILE, TRASMETTENDO ALLO SPETTATORE UNA LEGGERA PERCEZIONE CLAUSTROFOBICA. UNA SENSAZIONE REGISTICAMENTE PREMEDITATA? A:
CERTO, IL BAGNO È VOLUTAMENTE UN GRANDE BOX REALIZZATO PROPRIO PER CREARE UNA SENSAZIONE DI DISTACCO DAL RESTO DEL MONDO. UN MONDO CHE CONTINUA AD ESISTERE, OCCORRE CHE SI PERCEPISCA UN “FUORI”, IN QUESTO MODO IL DENTRO DEL NOSTRO PERFORMER È ANCORA PIÙ DELIMITANTE. QUANDO HO PENSATO ALLA PIOGGIA SUL VETRO FRONTALE, ED ERA GIÀ CHIARO PER ME CHE L’ATTORE AVREBBE DOVUTO LAVORARE IN PROSSIMITÀ DEL VETRO, L’HO FATTO RISPETTO A QUELLE FIGURE CHE VEDI DALLA STRADA MENTRE CAMMINI CIRCONDATO DA PALAZZI NELLE GRANDI CITTÀ. RIQUADRI SOTTO VETRO DI FIGURE CHE GUARDANO FUORI, GUADANO VERSO DI TE, VERSO IL BASSO. COSA VEDONO? A ME CAPITA DI RIBALTARMI IMMEDIATAMENTE SUL LORO PIANO, SU QUEL DENTRO. LAVORO PER PROIEZIONE. ED IN QUESTO RIBALTAMENTO LE FIGURE SI SCAMBIANO. ECCO PERCHÉ NELLA METAMORFOSI PIOVE DENTRO IL VETRO E NON FUORI. IN DEFINITIVA, COSA SAPPIAMO DEL CORPO DEGLI ALTRI? DELLE SUE TRASFORMAZIONI? POSSIAMO SOLO AGIRE PER PROIEZIONE RISPETTO AL NOSTRO CORPO. E QUESTO È GIÀ PARADOSSALMENTE UN FATTO INTIMO.
COSÌ HA DICHIARATO IL REGISTA IN UNA SUA PRECEDENTE INTERVISTA. IL LUOGO SCENICO, IN QUESTO CASO LA RICOSTRUZIONE PERFETTA DI UN BAGNO, DIVENTA SPAZIO SACRALE DOVE IL MOVIMENTO SILENZIOSO CREA LA PROFONDITÀ DEL CONCETTO KAFKIANO.
>IL MOVIMENTO DEL CORPO PUÒ PORTARE ALLO STESSO MODO DELLA PAROLA, AD UNA COMPRENSIONE EMOTIVA? A: NATURALMENTE SÌ, È PROPRIO PER QUESTO CHE ABBIAMO SCELTO UN DANZATORE. LA DIMENSIONE CORPOREA E SILENZIOSA DELLA SCENA CI PORTA IN UN AMBITO PRE-LINGUISTICO. ED È PROPRIO QUELLO CHE CI INTERESSAVA INDAGARE IN QUANTO LA TRASFORMAZIONE DI GREGOR SAMSA TRASCENDE COMPLETAMENTE IL DISCORSO. E’ IL CORPO STESSO CHE PARLA.
>IL RUOLO DEL “VUOTO” NEL TEATRO DI CITTÀ DI EBLA. A: NON SO BENE COME POTER DESCRIVERE IL VUOTO, PREFERIREI USARE LA PAROLA “SOSPENSIONE”, INTESA COME FRAMMENTI DI TEMPO IN CUI TUTTO È SOLO IN POTENZA, PUÒ ACCADERE O È GIÀ ACCADUTO. MI INTERESSA MOLTO LAVORARE SULLA SOSPENSIONE PERCHÉ È IN QUESTI ANFRATTI CHE MEGLIO LO SPETTATORE SI PUÒ INSERIRE, CREANDO ESSO STESSO IL RACCONTO. QUESTO SE PARTIAMO DALL’ASSUNTO CHE IN DEFINITIVA È LO SPETTATORE CHE REALIZZA VERAMENTE LA SCENA COME FRUTTO DELLA SUA VISIONE INDIVIDUALE, SEPPUR IN UN AMBIENTE CONDIVISO CON ALTRI COME IL TEATRO.
>IL MOTO DEL CORPO DELL’ATTORE DESCRIVE A PIENO LA SUA TRASFORMAZIONE. UN F [ATTO] REALE. UNA CONDIZIONE FANTASMATICA O UN ECCESSO DI REALTÀ? A:
I NOSTRI CORPI SONO IN CONTINUA TRASFORMAZIONE DAL PRIMO ATTIMO DELLA NOSTRA VITA ALLA FINE. E’ UNA FUGA IN AVANTI CHE PUÒ SUBIRE ACCELERAZIONI SPAVENTOSE. GREGOR SAMSA SI RITROVA DENTRO UN CORPO DIVERSO, E QUESTO LO OBBLIGA A FARE I CONTI CON UNA NUOVA VITA, CON UN NUOVO SISTEMA DI RAPPORTI PERCHÉ ANCHE LA SUA FAMIGLIA SI TRASFORMA IN VIRTÙ DI QUESTO. PENSIAMO ORA A NOI, AL NOSTRO CORPO, PENSIAMO AI CORPI COLPITI DALLA MALATTIA, CHE PURTROPPO A VOLTE IMPATTANO ANCHE SULLA SOCIALITÀ E SUL SISTEMA RELAZIONALE DEL MALATO. EPPURE FINCHÉ SI PUÒ CIASCUNO VA AVANTI. IN FONDO SIAMO TUTTI MALATI TERMINALI. NE FANTASMA NE ECCESSO DI REALTÀ IN QUESTO. MOLTE PERSONE SI SONO RITROVATE PROFONDAMENTE TOCCATE DAL CORPO DI ALESSANDRO DURANTE IL LAVORO. E QUANDO QUESTO ACCADE È PERCHÉ IL LAVORO NON SOLO PARLA A TE, MA PARLA DI TE. E LO FA IN MANIERA A ME TOTALMENTE SCONOSCIUTA, ANCHE SE IL LAVORO L’HO REALIZZATO IO COME REGISTA. E’ UNA CONSEGNA INEVITABILE A CHI GUARDA. PER ME LA FORZA DEL TEATRO STA IN QUESTO. E’ UN FANTASMA EVOCATO A COLPI DI REALE.
“...E QUANDO QUESTO ACCADE È PERCHÉ IL LAVORO NON SOLO 106
PARLA A TE, MA PARLA DI TE...” 107
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LA METAMORFOSI_ VIDEO
108PHOTO © GIANLUCA NAPHTALINA CAMPORESI
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Praga, 3 luglio 1883 – Kierling, 3 giugno 1924
FRANZ KAFKA
* CURIOSITY “CITTÀ DI EBLA”
“La forza che si oppone al destino è in realtà, una debolezza.” F. kafka 110
“The force that opposes the destiny is in reality, a weakness” F. kafka
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This is a story about neglect. ghosts, is the cause of the gradual erasure of natural resources, which Neglect as a form of abandonment of built mass and neglect as a produces the current condition of so many touristic sites in Italy. form of distraction. In this framework Milano Marittima is the current DANSE state of Italy. The danse seems totally regardless of the ghosts around. During the MiMa is a touristic city in pure form: an industrial machine for the high season the street-scape of MiMa becomes a mixture between a continuous catwalk and an endless en-plain-air dance-floor. This production of leisure. It was fully conceived and built for tourism. It is an early 20th century very peculiar form of congestion appears as the last step in the version of a modern holiday village, a 100 years old ancestor of a evolution of discotheques, slowly growing out of the interior domain Club-Med resort. As a touristic machine, the character of Milano and invading the open spaces of the outdoor city grid. Discos are the Marittima is purely economical. It is impartial, without a sense of absolute protagonists of the current state of attraction in Northern heritage, allowing it to ignore and co-exist with its own ruins and Italian Rivieras. obsolete attractions. It meets current trends and tendencies of In that specific shift of desires, going “from material to immaterial” and “from season to event”, here comes the Night. demand by simply shifting the focus of its advertising campaign. MiMa is the stage of a periodic danse macabre. The city itself dances around its own ghosts. Leisure takes place around ruins and the quest for entertainment is strong enough to overshadow the evident signs of material de- cay. Aperitivo-Street Bars, Beach Parties and Night clubs are flourishing around an ever-thinning urban environment, and over-exploited natural resources. It’s a present day version of the late roman empire “panem et circenses”. A fully planned system of entertainment with the power to en- chant and distract the ordinary masses from the current state of decline; ultimately taming any chance of participation or reaction. MiMa is an extreme concentration of hollow built mass that coexists with highly congested open spaces. The hollow built mass is the territory of ghosts while the open spaces are the stage for the danse.
de Gayardon Bureau BY LARAVITALI
GHOSTS
Ghosts are not only ruins: they are any type of urban matter which is devoid of uses. A specific kind of deserted artificial landscape. Ghosts are a form of thinning. As such the definition includes: 1-the actual ruins: architectures belonging to past eras of touristic success that now populate the grid in a state of neglect. 2-the future ruins: architectures approaching touristic inefficiency which will in most cases lead to future abandonment. 3-the non-inhabited buildings: properly owned and functioning but simply unused for most part of the year. 4-the unsold. A huge amount of empty real estate interventions based on second-house trends in tourism. This proliferation of new hollow
MiMa presents 3 main categories of danse scenarios. 1- Luxury dance clubs (the Pineta being the most famous), use luxury as an advertising technique. Through the seldom apparition of celebrities, and the imagery of richness, they are able to attract huge crowds of emulators, and spectators. This mob becomes the clientele for the second category of places. 2- The Street with street bars. 3- The Beach of Beach Cabins. The evolution of discos in Street Bars and Beach Cabins produced, in this last decade, a new class of urban devices: that of Canopies. They are the most perfected prototype of cheapness: the typology for a sort of favela of entertainment that came to life through the black holes of local building codes. Being a barely legal intervention, Canopies have great analogies to the case of the skyscraper-hotel prototypes from the 60’s. Both typologies were invented by exploiting gaps of ambiguities in the building code, and in this they can both be seen as purely economical touristic devices to maximize the profit through boosting the attraction. Circumventing regulations becomes here a method to produce a new conceptual (and ultimately physical) territory. In this unprejudiced way of dancing around the law, the touristic city (through Skyscrapers, then Discos and Canopies) tells the story of how neglect is not only a very effective economical strategy, but as well is so perfectly Italian DE GAYARDON BUREAU
Cosa consiglieresti di ascoltare come sottofondo alla tua intervista? What would you suggest listening to in order to enjoy your interview? SOUNDTRACK: DIRTY PROJECTORS - “STILLNESS IS THE MOVE” 112
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Inserito all’interno di MONDITALIA della 14° Biennale di Venezia Architettura 2014, la ricerca di questo collettivo ci ha rivelato il carattere di una zona che pensavamo di conoscere molto bene. Insieme ad altre ricerche, dove gli tutti gli spazi hanno una matrice “italiana”, il lavoro che ci si presenta è una sorta di disvelamento di un’icona territoriale, politicamente esaltata, location desiderata da chi insegue un ideale di vacanza gratificante. PERCHÉ SCEGLIERE MIMA, LA RIVIERA ITALIANA HA MOLTI ESEMPI DI TRASFORMAZIONE EGO-TURISTICA, E QUESTO SPICCHIO DI COSTA HA SEMPRE AVUTA UNA SORTA DI FAMA ELITARIA (PENSIAMO ALLA VICINA RIMINIZZAZIONE*)…
Volevamo fare qualcosa di semplice, in qualche modo elementare: un caso di studio concentrato. Anche se collocato in uno scenario di analogie, di generico, e di confini sfumati come sono le Riviere, abbiamo pensato che MIMA aveva qualcosa di speciale. MIMA è DNA turistico allo stato puro, una macchina industriale con lo scopo di produrre piacere. Fu fondata nel 1912 (non da un urbanista, ma da un pubblicitario) precisamente per questo scopo: non era una città preesistente che scoprì il litorale come fonte di sviluppo e di crescita, ma fu concepito e costruito dal nulla per il turismo, da un naturale tabula rasa. É una prima versione
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pervenuta dall’inizio 1900 di ciò che oggi é il moderno holiday village, un antenato centennale del Club-Med resort. Quindi MIMA non ha la complessità di un’autentica città all’Italiana; non ha quasi nessun residente fisso (solo il 5%), nessuna storia, nessun monumento, nessun idea del passato che potrebbe essere monumentalizzato per mobilizzare un consenso pubblico (o attrarre il pubblico nella maniera tipicamente Italiana del “andiamo là perché é antico e culturale e bello). MIMA é solo un quartiere, ma nonostante le sue piccole dimensioni ha un marchio che é riconosciuto a livello nazionale, il suo fascino é basato sulla fabbricazione e trasmissione di un’identità specifica. Quindi, come caso di studio é abbastanza concentrato, é un palcoscenico condensato dove la calamita turistica può lavorare. LA VOSTRA ANALISI È SPIETATA MA SORPRENDENTEMENTE RIVELATRICE. IL VETERO-MARKETING CHE ACCOMPAGNA LA NASCITA DI QUESTO SPAZIO IDEALE IN UN TERRITORIO CHE OFFRIVA “RISORSE NATURALI” NON ECCELLENTI (UN MARE CHIUSO, UNA PINETA E POCO ALTRO CARATTERISTICO E ZONE LIMITROFE VOCATI ALL’AGRICOLTURA) AVEVA GIÀ UN DNA RIVOLTO AD UNA CRESCITA DEL “VUOTO” E DELL’ILLUSIONE?
Si, é stato veramente così. Penso che questo pizzico di vuoto abbia qualcosa a che fare con il carattere economico delle macchine turistiche. L’attrazione turistica sostanzial-
mente avviene come una forma di consumo. Le strategie urbane per la sopravvivenza del turismo coincidono completamente con quelle dello shopping, della pubblicità e della cultura del consumismo. Quindi anche nella scelta di questo soggetto di analisi era chiaro che avremmo avuto a che fare con un sistema di valori simile a quello che si trova in uno zeitgeist guidato dalla supremazia del mercato. In ogni caso, vorrei distanziarci dal moralismo puro. Senza dubbio, il nostro studio tratta settori illusori che improvvisamente diventano fin troppo reali, e certamente si esprime contro lo sfruttamento insensato delle risorse naturali, peró questo non costituisce il nostro unico scopo, e non é neppure il nostro scopo primario. MIMA ci interessa perché é una forma di ossimoro quasi didattica, un contrasto paradossale tra la paralisi totale, la rovina e la morte da un lato, e la vitalità estrema dall’altra. Anche se i fantasmi iniziano a sovrapporsi, e la bolla economica costruita nella massa vuota sta per scoppiare, le performance vanno avanti, e si potrebbe anche dire che il tutto vada avanti attraverso strategie non pianificate, spontanee, che la città stia resistendo e sopravvivendo e che rimane popolare, anche “desiderabile”. Sarcasmo a parte, MIMA é diventato una dichiarazione di potenziale e di speranza. È ANCORA POSSIBILE PROGETTARE SPAZI/TERRITORI COSÌ ILLUSORI (LA PERCEZIONE È CHE SIANO ANCORA LUOGHI
APPETIBILI NONOSTANTE LA CRISI E L’EVIDENTE TRASCURATEZZA IN LUNGHI PERIODI DELL’ANNO), È QUESTA LA VERA DOMANDA CHE SI PUÒ PORRE AD UN PROGETTISTA, PENSANDO AD ESEMPIO ALLE UTOPIE DI FARAONICI HOTEL NEL DESERTO ARABO O CITTÀ INTERE COSTRUITE A TAVOLINO IN IMPERVIE ZONE DELLA CINA.
Come hai appena detto, é certamente possibile, e lo é stato da tempo. Tutte le nuove città sono idealmente connesse ai desideri: come le nuove costruzioni hanno bisogno di abitanti per funzionare in maniera propria, hanno anche bisogno di attrezzi che possano fare leva sui desideri per indurre al consumo. Il vero campo di battaglia in questa crociata di colonizzazione artificiale é l’immaginario. Quindi, uno studio sulle attrazioni turistiche diventa un documentario sui desideri di oggi, e infine una lettura dell’immaginario collettivo moderno. Per esempio, MIMA é un grandioso palcoscenico per un altro paradosso sociale moderno, che sarebbe la coesistenza tra il sogno immaginario di lusso (incoronato dalla voglia di esclusività assoluta) e la ricerca più bulimica della grossolanità (perfettamente rappresentato dall’eroica architettura unidimensionale dei bar aperitivo e dei beach clubs.) Credo poi che bisognerebbe investigare di più sulla natura dell’illusione. Possiamo certamente associarla con lo sviluppo dell’industria immobiliare, una specie di romanticizzazione della realtà per scopi commerciali.
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Sarebbe una sorta di falsità che si insedia non appena la realtà viene trasformata in immagini e finzione attraverso il linguaggio dei discorsi pubblicitari. Allora, é l’illusione che sta “sostenendo il falso”? Come, “abbiamo le spiagge delle Caraibi all’Adriatico”, o così via? Una specie di truffa? Credo che questo approccio sia molto miope e destinato oden Beach al fallimento, visto che la gente preferisce evitare le truffe bins on ethe nonshore le brama di nuovo ogni estate. La cosa veramente Bath house on the shore allows interessante dell’esempio di illusione prodotto da MIMA wooden bath cabins to conquernon era che stava impacchettando bubeach. It’sgie, the ma firstche softstava urban-creando distrazioni, spostando il focus on of the sand. A seasonal citypubblicitaria of della campagna per dirigere l’attenzione alwooden houses, and a forest of public Terrace is built trove. c tents for sun-shading. at Mare Pineta Hotel MIMA distrae, ma allo stesso tempo produce nuovi spazi per la crescita e lo sviluppo; The firstquesta hotel ofstrategia MiMa nowd’innovaoffers a space zione quasi schizofrenica (siown pensa ai public grattacieli, of its to host events,lenotpi-just for but for the entire tourist community. scine e poi luna park, i clients vari club, ecc...) ha permesso a
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questo motore di durare nel tempo. La distrazione poi mantiene un approccio ON o Modern OFF verso il resto della realtà. Siccome non é possibile Publictutto Space isfocus bornnello stesso momento, ci saprendere come ranno che conquisteranno l’attenzione, menAfterprotagonisti WWII the town gets its first Sky BarMentre at the of residents. dimenticati. trepermanent ci sarannopopulation sfondi completamente MiMa ON starts sparkling with a diffuse le parti adempiono allo loro funzione,top tutto ofpotrebbe Marinella sense of urbanity. First canopies apsuccedere parti OFF, e in questo modo gli ultimi diI Skyscraper pear as a nelle common device. ventano serbatoi di cambiamento e di potenziale creativo.
Wood-Pecker is
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nsions: a w typology tourism orn
he first ages of sm existence in a the small villa ogy is totally nant. he architectural e that gradually s to host differprograms. Soon gh, some of the villas start to their doors to ts. This means: u don’t need to a house to go acation; 2- the ay experience w for sale.
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1950
IN CEMENTO, NEI VECCHI ALBERGHI ABBANDONATI, I PARTY IN first open air SPIAGGIA O NEI STREET BAR the OSTEGGIATI DAI COLONI/RESIDENTI dancefloor TRADIZIONALI). UN’EVOLUZIONE SARÀ POSSIBILE SU UN TERRITORIO COSÌ Wood-Pecker was a dance-club for DISGREGATO DALLA REALTÀ OPPURE “IL FANTASMA” IMPLODERÀ youngsters: first a canopy in the city SU SE STESSO? center, then, after closure for loudness, it reopened later as a satellite, terrace in the Non esiste l’implosione: an la en-plain-air possibilità del trionfo deimiddle fanof the countryside away for the center La Pineta: tasmi sarà soltanto una of fase nel seguente periodo di sviMiMa. It was the dreamy attempt the First luppo. Forse il trionfo dei sará la forza che fa of fantasmi total independence of attraction, an isolated magnet ableall’insediato function Discotheque scoppiare la bolla economica, che dará spazio on its own, without the need of the mento di un nuovo ciclo city. economico. After a decade of popularity, the TouristQuesto entertainment with scenario potrebbe suggerire un caso di trasforWood-Pecker transformed into a new artificial means. The ghost. necessario, disco mazione is an incubator for qualcosa simile al ”Las Vegas era un’illusione divenuta città”*, parafrasando un’intervista a new type of attraction seeking from traindependence Koolhaas e Venturi. “Una sorta di resa consapevole natural resources. As an da parte di MIMA, al destino di abbandonare l’attrazione urban device, imported from turistica finalmente the big city toe the holiday diventare una città tout-court” scenery: the discotheque of the 60s lands in MiMa. It’s the first and most famous luxury club: an institution is founded.
1962
The traveling typology of the terrace is now built MARC AUGÈ FA UNA RIFLESSIONE* SUI NON LUOGHI at the top of the first skyDELL’IMMAGINE, DOVE L’IMMAGINE SI SOSTITUISCE scraper. This glamorous cafe is a place for celebriALL’IMMAGINAZIONE TRAMITE SIMULACRI O COPIE. Beach for the È ANCORAties LA DANCE-FLOOR O LA DISCOTEQUE, PIÙto meet and hang out: an ante-litteram version of EVANESCENTEmasses E “LIQUIDA” COME RAPPRESENTAZIONE, a luxury-ILclub. FLUSSO NOMADE UTILIZZA LO SPAZIO ARCHITETTONICO IN During seaside mass tourMANIERA VELOCE E MINIMALE, OPPURE SE NE APPROPRIA IN ism, the beach becomes a MODO “ILLEGALE” (“I RAVE BLOCCATI DALLE AUTORITÀ strict grid PARTY” of umbrellas NEL WOOD-PECKER IN ROVINA FACENDO CROLLARE L’ACCESSO and sunbathing beds. All The terrace functions like the platform of the wooden cabins are rethe bath house: it is a catalyst for tourism. placed by concrete beach structures. The shore is now a crowded territory.
1929
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1970s
first Summer Holiday Camp
Colonia Varese
Marinella I the Skyscraper Hotel
Condos: blocks of holiday homes
The first Summer-Camp compound of MiMa is built. These buildings are monumental structures funded by external local institutions to host their occupancy employees’kids, during the holiday period. This typology had great success during the period of the fascist regime as a form of welfare.
1926
Mare Pineta the first Hotel The first and most prestigious hotel of MiMa, is erected. It’s a hub for the newborn community of rich Milanese tourists.
Realized by the engineer Mario Loreti. It had a capacity of 800 beds in a symmetrical structure, split in two by a monumental system of ramps. Big outdoor spaces were the stage for geometrical parades of kids marching here as young soldiers.
A loop hole in building regulation (MiMa urbanistic law in the 50’s still had no limit to heights) the cityallowed of MiMa is Eugenio Beengineer rardibuilt to conceive entirely for the the perfect holiday machine. Centralized tourism services feeding a conceptually limitless amount of rooms with a view. An icon produced for holiday mass consumption and infinite growth of the engine of tourism.
1938
1950
Colonia Montecatini
Growing mass of Hotels
As a new typological challenge the Summer colony camp fosters debate and experiments in the Italian architectural scene of the 30’s. An architectural competition was organized in ‘36, with the results published in Casabella. The winning proposal was by architect Eugenio Faludi.
Economic boom implied a boom in tourism, mass produced goods generated mass conceived desires and finally mass tourism. A spontaneous generation of small hotels, scaled up versions of the existing villas, started to densely inhabit the cells of the still pine-green city grid.
1992
1960 Standard Hotel The adventure of skyscrapers on the beach had a very fast epilogue. After 2 replicas, a strong reaction from local hotel managers and a nation-wide scandal about landscape preservation, extinguished the gap in regulation that allowed the dream to exist.
The first signs of a crisis of tourism opens the way for another built type. The block of flats arrives on the grid. In some cases hotels running out of business chose the transformation into holiday apartments. After the transformation of small villas, into pensions and then hotels, it’s the second case of urban reuse in the city of MiMa.
The result was a massive construction of a newly standardized typology, that holiday home of the hotel, whose scaling and quantities were then simply pushed to the maximums allowed by the new limits of 6 floors.
LAZMAG
Mirabilandia
In ogni modo, credo che qui più che più che in altri posti, Theme Park serviranno visioni di città turistica che sappiano adottare le sue forze e guardare senza pietismi debolezze Artificial attractors alle takesue control and aim to replace the weakness e al suo potenziale. In maniere spietata, grazie all’aiuto di of drained natural resources. A pensatori a lungo termine e sperimentalisti coraggiosi. 40 ha amusement park is built Bisogna produrre qualcosa di veramente eccezionale ed inland from MiMa. Mirabilandia eccitante! is almost another city of enter-
200
tainment built next to MiMa.
Papeete Beach Pa
This night ori street bars h new imagery It’s strong en Note: *”Riminizzazione: deturpare con un’eccessiva concentrazione di costruzioni o, cial venues o Street Bars danse macab come si dice, con colate di cemento.” Dizionario italiano ragionato, Angelo Gianni based on rel Take Over - 1987 et circenses” ** Marc Augè “Rovine e Macerie” ed. Bollati Biringhieri - 2004 Alessio ValmoriAs - deaGayardon reactionBureau to the fall in attractiveness of *Rem Koolhaas: “Re-Learning from Las Vegas” interview Robert Venturi and natural resources, room is made fortoartificial leisure to expand. Denise Scott Brown, in “Content” - 2004 In terms of glamour, the night with its drink and dance culture overshadows the day of sunbathing on the beach. The entertainment side of MiMa as we see it today, is born.
1990
1989
hotel mass
2
the Artificial Sea It’s a nightmare year for MiMa. A seaweed is infesting areas of the Adriatic,making the sea practically unaccessible. Almost no tourists show up. As the sea itself risks becoming a ghost, a great number of Standard Hotels engage in building small and private versions of the sea within the boundaries of their plot.
Ne Lu & Ho
1990s Extensive transformation of Hotels into Condos The internationalization of tourism together with the increasingly popular low cost holiday-culture weighed down on the success of MiMa. The answer in the 90’s to a decreasing amount of tourists for hotels was that of transforming the program into apartments.
An in of fici lux city a and spe we
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LAZMAG
HELD WITHIN MONDITALIA AT THE 14TH BIENNALE DI VENEZIA ARCHITETTURA 2014, THE SEARCH FOR THIS COLLECTIVE HAS REVEALED THE PERSONALITY OF AN AREA WE THOUGHT WE KNEW WELL. TOGETHER WITH OTHER SEARCHES, WHERE THE SPACES HAVE A DECIDEDLY “ITALIAN” THEME, THE WORK WE WERE CONFRONTED WITH WAS A SORT OF UN-REVEAL OF A TERRITORIALLY ICONIC, POLITICALLY IMPORTANT LOCATION YEARNED FOR BY THOSE WHO ARE LOOKING FOR AN IDEALLY GRATIFYING VACATION. WHY CHOOSE MIMA? THE ITALIAN RIVIERA HAS HAD MANY EXAMPLES OF EGO-TOURISTIC TRANSFORMATIONS, AND THIS SLICE OF THE COASTLINE HAS ALWAYS HAD A SORT OF ELITIST FAME (just look at the nearby Riminization*) We wanted to go for something simple, somehow elementary: a concentrated case-study. Even in a scenario of analogies, genericness and blurred boundaries such as seaside Rivieras, we figured MIMA had something special. MIMA is touristic DNA in a pure state: an industrial machine for the production of leisure. It was founded in 1912 (not by an urbanist, but by an advertiser) upon this single purpose, it was not a pre-existing city that eventually discovered the seaside as a possibility for development and growth. It was instead fully conceived and built from scratch for tourism, out of a natural tabula-rasa. It is an early XXth century version of a modern holiday village, a 100 years old ancestor of a Club-Med resort. Therefore MIMA doesn’t have the complexity of an actual Italian-style city: almost no permanent population (only 5% of its capacities), no history, no monuments, no idea of a past, that could at some point be monumentalized and mobilize usual public consensus, (or produce attraction in that common Italian way of “we go there because it’s ancient and cultural and beautiful). MIMA is only a neighborhood, but despite its small size, it still has a brand which is renown (at least on a national scale), it’s attraction is still based on the fabrication and transmission of a specific identity. So as a case study it has the quality of concentration, it’s a condensed stage for the touristic magnet to operate. YOUR ANALYSIS IS MERCILESS, YET SURPRISINGLY THOROUGH. THE OLD-MARKETING THAT ACCOMPANIES THE BIRTH OF AN IDEAL SPACE IN A TERRITORY WITH NO EXCELLENT “NATURAL RESOURCES” (A CLOSED SEA, SOME PINE TREES, AND LITTLE ELSE EXCEPT AGRICULTURE), WAS THIS ALREADY PLANNED IN THE PROJECT’S DNA AS A COMMENT ON THE GROWTH OF “EMPTINESS” AND ILLUSION? Yes it very much was. I think that this hint of emptiness has something to do with the economic character of touristic machines. Touristic attraction ultimately happens as a form of consumption. Urban strategies for touristic survival completely coincide with those of shopping, advertising, and consumer culture. Then of course, already in the choice of the subject there’s a similar approach to “values”, then the one you could find in a market driven zeitgeist. Nevertheless I would like to distance ourselves from sheer moralism. The study for sure has something to do with illusory realms that suddenly become far too real, it surely addresses the blind exploitation of natural resources, but this is not the only nor the main point.
Even if ghosts are piling up on each-other, and the economic bubble of the hollow built-mass is reaching its burst, still attraction is performed, and -one could argue- mostly through spontaneous and unplanned strategies, the city has been resisting and surviving and remains nowadays popular, in someway “desirable”. So beyond the sarcasm, MIMA is also a declaration of potential and hope. IS IT STILL POSSIBLE TO PLAN SUCH ILLUSORY SPACES/TERRITORIES? THE COMMON PERCEPTION IS THAT THEY’RE STILL VALUABLE PLACES DESPITE THE CRISIS AND THE OBVIOUS LACK OF CARE DURING MOST OF THE YEAR. THIS IS THE REAL QUESTION WE SHOULD ASK THE PLANNERS, THINKING ABOUT THE UTOPISTIC EXAMPLES OF PHARAONIC HOTELS IN THE MIDDLE OF THE ARABIAN DESERT OR ENTIRE CITIES BUILT FROM SCRATCH IN IMPASSABLE AREAS OF CHINA. Of course as you just said it has been possible for a long time. New towns are everywhere ideally connected to desires: as new developments need inhabitants to properly function, they need a tool to act on people’s wishes, in order to induce them to consumption. The actual battlefield of this crusade of artificial colonization is IMAGERY. So a study of touristic attraction becomes also a documentation of present-day desires, and ultimately a reading of current collective Imagery. For example MIMA is a great stage of another current social paradox, which is the coexistence between the imaginary dream of luxury (crowned by lusts of absolute exclusivity), coupling with the most bulimic quest for cheapness (perfectly represented by the heroic one-dimensional-architecture of aperitivo streetbars or beach clubs). Then I think we should investigate more on the nature of the illusion. For sure we can easily associate for example with real estate development, a sort of romanticization of reality for marketing needs. Some kind of falsity that starts taking place as soon as reality is turned into fiction and images, by the means of language and advertising discourse. So is the illusion actually “claiming something false”? like “we have Caribbean beaches on the Adriatic Sea” or so? A kind of scam? I think this approach is very short-ended and mostly leads to failure, as people try to avoid scams rather then craving for them every new summer. So what interested us in MIMA’s example of illusion was not that of packaging lies but that of producing distraction: shifting the focus of the advertising campaign, in order to direct the attention elsewhere. MIMA distracts but at the same time produces new spaces for development and growth; in many ways throughout its history (think of skyscrapers, then swimming-pools and then theme parks, then clubs etc), this almost schizophrenic strategy of invention of new attractors has allowed the engine to endure. Distraction then supports a sort of ON and OFF approach towards the body of reality. As everything cannot be in focus at the same time, there will be protagonists conquering all the attention, and there will be a totally forgotten background. While the ON-parts perform, anything could occur to the OFF-parts, in this way the latter become reservoirs of change and creative potential.
MIMA is interesting as an almost didactic stage of an oxymoron, a paradoxical juxtaposition between total death, paralysis and decay on one side, and extreme vitality on the other. 118
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MARC AUGÈ HAS MADE VARIOUS REFLECTIONS* ON THE NON-PLACES OF IMAGES, WHERE THE IMAGE IS REPLACED WITH THE IMAGINARY THROUGH SIMULACRUMS OR COPIES. THE DANCE-FLOOR OR THE DISCOTEQUE IS EVEN MORE “FLUID” AND EVANESCENT AS A REPRESENTATION, THE NOMADIC FLUX USES THE ARCHITECTURAL SPACE IN A QUICK AND OPTIMAL MANNER, OR IT USURPS SPACES “ILLEGALLY” (RAVE PARTIES THAT WERE STOPPED IN THE OLD WOODPECKER THAT CAUSED THE CEMENT TO COLLAPSE, OLD ABANDONED HOTELS, BEACH PARTIES AND STREET BARS FREQUENTED BY TRADITIONAL RESIDENTS.) IS EVOLUTION POSSIBLE IN SUCH A FRACTURED TERRITORY, OR WILL “THE GHOST” IMPLODE ON ITSELF?
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preservation, nor of reuse, demoliThe beach is neither a place of invisible boundaries, a place inversionnor of ordinary codes, perfectly detached from tion, they simply stand there as it fossils the calm of the secluded and retired residential areas. Therefore appears toof be a rational territory of fully operating developmentprevious for the outdoor congestion of MiMa. Atourist place for themagnets. dance macabre to prosper and grow.
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There is no such thing as implosion: the possibility of the triumph of the ghost is going to be only a phase for a subsequent period of development. Maybe the triumph of ghosts will be the force bursting the economic bubble, allowing a new start for a new economic cycle to take place. This could in a way suggest a scenario of necessary transformation: something like “las Vegas was an illusion that became a city” *loosely quoting an interview from Koolhaas to Venturi. A sort of aware surrender to the fate of abandoning touristic attraction and finally becoming a city tout-court.
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DATE: AGOSTO 2014/ August, 2014 Cosa consiglieresti di ascoltare come sottofondo alla tua intervista? by Anna Bertozzi
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Birdy © Dirk H. Wilms
What would you suggest listening to in order to enjoy your interview? SOUNDTRACK: “THE SHELTERING SKY” FROM THE ALBUM “PLAYING THE PIANO” BY RYUICHI SAKAMOTO. 125
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In 2001 Dirk H. Wilms was diagnosed with HIV. An event that brought a “before” and an “after” to his life. Life “before the sickness” and life “after the sickness”. Dirk spoke in a previous interview: “I remember very well the carefree days in my life, when I awoke shortly after the sunrise, to catch some new moods with my camera on the beaches of the North Sea. I loved those days there by the sea, running barefoot through the sands, feeling the warmth and the easiness. I loved to be outside in nature, and to be by the sea in particular. Even as a child I felt this strong affinity with the sea. It was a perfect life, it was my perfect -life, and it should never end”
We won’t ask you what you felt after you got the news, but where did you find the strength that pushed you to begin portraying yourself? Defiance and rebellion. You must know, most of my friends left me because they were afraid of me. Because of the infection. They were very ignorant. I was upset and angry and sad and very hurt. Very hurt. That gave me not only the strength to carry on, but also to start something new. I thought, when I die because of AIDS, nobody knows that I had been in this world. And so I decided to start documenting my life as an art form in itself.
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Crown (without Camera) © Dirk H. Wilms
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. H
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Why are you covering your face? People often stare at me because I got a skulllike face. That is a side effect of the antiretroviral drugs. It’s called Lipodystrophy, a degenerative condition of the body’s adipose tissue. So the idea was to cover my face on most of the photos. Also, I’m a great admirer of René Magritte, and when you have a look at his painting “The Son of Man” you know why.
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Numb 2 © Dirk H. Wilms
Barthes in “camera chiara” said “Every photograph is a certificate of presence of the human condition.” Your photographs create your own body… and, at the same time, give proof to your presence. This artistic certification of your Being is only physical, or also within you? Hm, I guess it depends on the perspective. For the viewer of my photographs is probably my body the optically emergent material. But for me as an artist both are worthless without the other. Isn’t a body without a soul just a thing?
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Diane Arbus’ art was called “transgressive photography”, do you think this term can also be used to describe your art? I do not think about such terms or categorizations. Maybe not even Diane Arbus did it. I think there are always others but not the artists who divide their work into this and that.
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Does your to dismantle taboos?
art any
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Today, no more. This world in which we live today is already without taboos. I just want people to see my work with open eyes and an open mind. And if the incidental effect is, that a few people think about HIV and AIDS, that would be a good side effect. But I’m not a spotter, I’m an artist who wants to make himself visible.
The Ballad Of My Last Summer © Dirk H.Wilms131
Nel 2001 venne diagnosticato a Dirk H. Wilms, l’HIV. Un evento che portò nella sua vita un “prima” e “dopo”. Vita “prima della malattia” e vita “dopo la malattia”. Racconta Dirk in una sua precedente intervista: “Ricordo molto bene i giorni spensierati della mia vita, quando mi svegliavo poco dopo l’alba, per catturare alcuni nuovi stati d’animo con la mia macchina fotografica sulle spiagge del Mare del Nord. Amavo quei giorni al mare, correndo a piedi nudi sopra la sabbia, sentendo il calore e la semplicità. Mi è sempre piaciuto molto, stare fuori alla natura, ed in particolare essere in riva al mare. Fin da bambino ho sentito questa forte affinità con il mare. Era una vita perfetta, era la mia vita perfetta, e non avrebbe mai dovuta finire.” Non ti chiederemo cosa hai provato dopo la notizia, ma dove hai trovato la forza che ti ha spinto a incominciare a ritrarti? Nella ribellione e nella rivolta. Devi sapere, molti dei miei amici mi hanno lasciato perché avevano paura di me. Della mia infezione. Erano molto ignoranti. Ero turbato, arrabbiato, triste, e molto ferito. Questo non solo mi ha dato la forza di andare avanti, ma anche di dare inizio a qualcosa di nuovo. Ho pensato che, quando morirò di AIDS, nessuno saprà che sono stato in questo mondo. Quindi ho cominciato a documentare la mia vita come una forma d’arte in se stessa.
Laundry / Untitled No 36 / (All That) Glitter I / © Dirk H. Wilms
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Perché copri il tuo viso? La gente solitamente mi fissa perché ho la faccia simile ad un teschio. È un effetto collaterale delle medicine antiretrovirali. Si chiama Lipodistrofia, ed è una condizione degenerativa dei tessuti adiposi del corpo. Allora, mi venne l’idea di coprirmi la faccia nella maggior parte delle mie foto.
E poi, sono anche un grande ammiratore di Renè Magritte, e quando vedrai il suo quadro * “Il Figlio dell’Uomo”, saprai perché.
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R. Barthes in “camera chiara” disse ”Ogni fotografia è un certificato di presenza della condizione umana”. La tua fotografia crea il tuo corpo… e contemporaneamente dimostra la sua presenza. Questa certificazione artistica del tuo Essere è solo fisico o anche interiore? Beh, immagino che dipenda dalla prospettiva. Per chi vede le mie foto, probabilmente il mio corpo è il materiale ottico emergente. Però, per me che sono un’artista, entrambi sono inutili senza l’altro. Un corpo senz’anima non è solo un oggetto?
Con il termine “fotografia trasgressiva” venne definita l’arte di Diane Arbus. Pensi possa essere applicato anche per descrivere la tua arte? Non penso in questi termini di categorizzazione. Forse non lo faceva neanche Diane Arbus. Ci saranno sempre quelli che dividono l’arte in questo o in quello, ma mai gli artisti. -----------------------------------------------------------------La tua arte tenta di distruggere dei tabù sociali? Oggi, non più. Il mondo di oggi in cui viviamo è già senza tabù. Voglio soltanto che la gente possa vedere il mio lavoro con gli occhi aperti e con mente aperta. Se l’effetto secondario fosse che qualcuno pensi un attimo sull’HIV e sull’AIDS, sarebbe una bella cosa. Ma non sono un rendersi visibile.
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The Rubber Balloon © Dirk H. Wilms
www.dirkwilms.com
spettatore,
solo
un’artista
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* CURIOSITY DIRK H. WILMS RENÉ MAGRITTE RENÉ FRANÇOIS GHISLAIN MAGRITTE IL FIGLIO DELL'UOMO (1964) « EBBENE, QUI ABBIAMO QUALCOSA DI APPARENTEMENTE VISIBILE POICHÉ LA MELA NASCONDE CIÒ CHE È NASCOSTO E VISIBILE ALLO STESSO TEMPO, OVVERO IL VOLTO DELLA PERSONA. QUESTO PROCESSO AVVIENE INFINITAMENTE. OGNI COSA CHE NOI VEDIAMO NE NASCONDE UN'ALTRA; NOI VOGLIAMO SEMPRE VEDERE QUELLO CHE È NASCOSTO DA CIÒ CHE VEDIAMO. PROVIAMO INTERESSE IN QUELLO CHE È NASCOSTO E IN CIÒ CHE IL VISIBILE NON CI MOSTRA. QUESTO INTERESSE PUÒ ASSUMERE LA FORMA DI UN SENTIMENTO LETTERALMENTE INTENSO, UN TIPO DI DISPUTA, POTREI DIRE, FRA CIÒ CHE È NASCOSTO E VISIBILE E L'APPARENTEMENTE VISIBILE. »
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Presented inside Project “Time Space Existence” at Palazzo Bembo and Palazzo Mora in Venice. Venice Architecture Biennale 2014 by anna bertozzi
DATE: AGOSTO 2014/ August, 2014 Cosa consiglieresti di ascoltare come sottofondo alla tua intervista? What would you suggest listening to in order to enjoy your interview? SOUNDTRACK: ”THE FOG BY PAROV STELAR” 140
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Your “apocalypse” project gives a brutal impression of where art is going, by showing famous museums in deserts or wastelands or… why not, even in the ocean. Is this an extreme threat or an attempt to bring it back to us? Art is not an art anymore, it lost its artistic form. The very definition of art defines it as a social interaction, as a link between people, finally, as a dialogue, and not just an expression of uncontrolled egocentrism that we see in the last decades. So what this new modern dialogic art really is? We must admit that art is in crisis and having not the best times. Those five museums that we had chosen for our project are full of garbage, trash that we already see in our daily life.
Il tuo progetto “apocalisse” genera una brutale immediatezza su dove sta andando l’arte, lo dimostri localizzando famosi musei in luoghi irti o deserti o perché no… in mezzo al mare. Una estrema minaccia o un tentativo di riportarla tra di noi? L’arte non è più arte, ha perso la sua forma artistica. La definizione stessa di arte la descrive come un’interazione sociale, un legame tra popoli e, finalmente, come un dialogo, e non solo come un’espressione di egocentrismo sfrenato specie quella che abbiamo visto negli ultimi decenni. Allora, cos’è veramente questa nuova arte moderna dialogica? Dobbiamo ammettere che l’arte e’ in crisi, e non sta passando il migliore dei tempi. Questi cinque musei che abbiamo scelto per il nostro progetto sono pieni di spazzatura, immondizia che vediamo di già nella nostra vita quotidiana. 142
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How important was your own Will in the creation of your artistic destiny?
Its really complicated question. There is a law of inertness that causes existence of styles alike. Every particular artist has his own destiny and his own vision of what he creates. Today we live in our art, with fighting no one and without wasting our energy on a battle with the windmills. We just always wanted to be independent artists and still follow the same idea. 144
“...We try to be masters of our creative destiny”
In your introduction to the project, you say “I’ve always been an artist, even when I’ve refused to produce artistic ideas and projects. I have never thought, and never will be able to think, about art’s destiny as something detached from my own destiny.”
“...We just always wanted to beindependent artists and still follow the same idea.”
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Nowadays fake art is becoming a trend but we won’t go with the flow. We try to be masters of our creative destiny and build it exclusively from how we feel and see this life. We are not fortune tellers and can not prognoses what is going to happen, but we have our own way that leads us to creative inspiring projects.
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With a closer look, the intent to show a “disturbance to presence” becomes quite clear. Two places out of balance. Two foreign bodies in rapport with one another. An architectural violence induced to express a profound reflection on art or our society? Architecture and paintings leave a certain message to next generations. Main idea shown through cultural monuments can effect on people and even events. “The deepest essence of art lies in union of idea and its material implementing. Modern art is not materialistic. And no matter what is happening in the world of art - great and true art has a power to reanimate. After all it gives us hope that very soon everything is going to be fine and we will recover from cultural loses. Ad un più attento esame, diventa subito chiaro il voler dimostrare il “disturbo della presenza”.Due luoghi in disequilibrio. Due corpi estranei in relazione fra loro. Una violenza architettonica indotta per esprimere una profonda riflessione sull’arte o sulla nostra società?
Nella introduzione al progetto dichiari “Sono sempre stato un artista, anche quando mi sono rifiutato di produrre progetti artistici. Non ho potuto e ancora non riesco a pensare, al destino dell’arte come ad una parte isolata del mio destino.“ Quant’è stata importante la Tua Volontà nella creazione del tuo destino artistico? É una domanda piuttosto complessa. Vige una legge dell’inerzia che causa l’esistenza di stili simili tra di loro. Ogni determinato artista ha un suo destino e una sua visione su ciò che crea. Oggi viviamo nella nostra arte, non combattiamo nessuno e non sprechiamo la nostra energia combattendo i mulini. Abbiamo sempre e solamente voluto essere degli artisti indipendenti che seguono comunque la stessa idea. Ai giorni d’oggi l’arte fasulla sta diventando di moda, ma non ci lasceremo prendere dalla corrente. Cerchiamo di essere i padroni del nostro destino creativo, creandolo esclusivamente da come sentiamo e da come vediamo la vita. Non siamo degli indovini, non possiamo pronosticare su quello che verrà, ma abbiamo i nostri metodi che ci porteranno a dei progetti d’ispirazione creativa.
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L’architettura e la pittura lasciano un certo messaggio alle generazioni future. L’idea principale che trapela dai monumenti culturali può avere un effetto sulla gente, e anche sugli eventi. L’essenza più profonda dell’arte rimane l’unione tra un’ idea e la sua implementazione materiale. L’arte moderna non è materialistica. Non importa ciò che sta accadendo nel mondo dell’arte – l’arte potente e veritiera ha il potere di rianimare. Dopo tutto, ci dà la speranza che presto tutto andrà bene e che ci riprenderemo dalle perdite culturali. Space, and the meaning of “space” in your artistic work. Can it be ideologically associated with the concept of “emptiness”? In our work space plays an important role, and we always strive to use the space as a symbol of our work. But at the same time emptiness is such a mystique and calling substance.
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Lo spazio, il significato di “spazio” nella tua opera artistica. Può essere ideologicamente associato al significato di “vuoto”? Lo spazio svolge un ruolo importante nel nostro lavoro, e cerchiamo sempre di utilizzare lo spazio come simbolo di esso. Però, allo stesso tempo, il vuoto è una sostanza così misteriosa ed affascinante. This project was presented inside the «Time Space Existence» project in Venice, in both Palazzo Bembo and Palazzo Mora in occasion of Venice’s 14th Biennale di Architettura. How did it feel to bring your art inside historic Venetian buildings… creating a further “frame”, another “space” for your work? We have already participated at 55th Venice Biennale, in curatorial project * Personal Structures*. And when Francesca Carol Rolla (one of the curators) saw our project “Apocalypse in art” she thought its exactly what is needed for Venice Architecture Biennale 2014 “Time Space Existence” . She had approved our project and we have got participation invitation. Its really a right place for our project to be and we are pleased to be understood and supported.
www.behance.net/tasioev
Il progetto è stato presentato all’interno del progetto «Time Space Existence» a Venezia presso Palazzo Bembo e Palazzo Mora in occasione della 14° Biennale di Architettura di Venezia. Qual’è stata la sensazione di portare la tua arte all’interno di palazzi storici veneziani… creando una ulteriore “cornice”, un ulteriore “spazio” alle tue opere? Abbiamo già partecipato alla 55esima Biennale di Venezia, in un progetto chiamato* Personal Structures*. Quando Francesca Carol Rolla (una delle curatrici) ha visto il nostro progetto “L’apocalisse nell’arte”, ha pensato che era esattamente quello che serviva per la Biennale dell’Architettura di Venezia 2014 “Time Space Existence”. Ha approvato il nostro progetto, e siamo stati invitati a partecipare. É veramente il posto giusto per il nostro lavoro, e per questo siamo molto felici di essere capiti e sostenuti.
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"Dentro e fuori cavità mi sembrano queste gigantesse fotografate. Dentro e fuori cavità sono gli interventi sul senso che risvolta di continuo, tra ampiezze di mantelli a montagna, , estendibili e inglobabili. C è un corpo piramidale con un viso sulla cuspide e il capo velato in discesa libera su sentieri che solcano inedite geometrie della vergogna. Tutto converge in una grotta vulcanica pronta ad accogliere per rigetto enigmatico. Questi paesaggi sottratti dei corpi, risiedono come calamitati da silenzio e stasi prima di parola e movimento. Eppur stanno e tendono a qualcosa. Una carica immobile li sospinge e ne salda al terreno contorni e cavità. Immagini totemiche e in dissolvenza. Questa leggerezza che sposta tutto fuori da sé per accogliere, assume fascinazioni da incompiuto". ..
MAIMOUNA PATRIZIA GUERRESI
DATE: AGOSTO 2014/ August, 2014 Cosa consiglieresti di ascoltare come sottofondo alla tua intervista? What would you suggest listening to in order to enjoy your interview? SOUNDTRACK: ”GIOVANNI SOLLIMA - TERRA DANZA”
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photographed giantesses. Inside and out there’s an assault on your senses that changes continuously, in the wide spaces between mantels and mountains, extendable
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pyramid
shaped
body with a face on its peak, it’s veiled head free-falling along paths
that
It
cut
all
volcanic
through
unknown
seems cavern,
rejects.
the
These
to ready
landscapes
geometries converge
to taken
of in
accept from
shame. a enigmatic
bodies,
seem
charged with silence and stillness before any word or motion. And yet they stay, waiting for something. An immobile force holds them
and
consolidates
the
contorted
holes.
Totemic,
dissolving images. This lightness that pushes everything except itself to welcome, assumes an air of
incompleteness”.
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Mother-Minaret, 2008, Lambda Print, 200 x 125 cm Maïmouna Guerresi © copyright
Penso agli anni 50’, tempi in cui la casualità diventa pratica artistica consueta. Nelle tue fotografie, dove tutto sembra perfettamente studiato, c’è posto per il fattore caso?
Let’s think about the 50’s, when chance became practical in normal art. In your photographs, where everything seems perfectly placed, is there space for the element of chance?
M. Sensazioni, emozioni, stati d’animo, colori, volti, sono gli stimoli che contribuiscono alla creazione del mio lavoro; poi subentra la fase progettuale e realizzativa. Ma non basta far nascere un lavoro pianificandolo, perché l’opera ha una sua entità a volte separata dalla volontà dell’artista, quindi il caso o l’illuminazione “Ahwal” in arabo, momenti di illuminazione, stati di coscienza, sono determinanti per il completamento dell’idea e in seguito per la realizzazione dell’opera. Nei miei lavori c’è sempre una fase progettuale e compositiva, poi, quando comincio l’opera le cose possono cambiare… ad esempio, nelle fotografie che realizzo quasi sempre all’esterno può succedere l’imprevisto… un colpo di vento, un raggio di sole o un oggetto che aggiungo all’ ultimo momento. La scena può cambiare in maniera inaspettata. Lo scatto decide poi il risultato finale.
M. Sensations, emotions, states of being, colours, faces, these are all stimuli that contribute to the creation of my work; the planning, finishing stage comes later. But you can’t just create a piece by planning it, because its usually got a mind of its own that’s sometimes at odds with the artist’s will. Chance, or “Ahwal”, which is Arabic for illumination, that is a state of enlightenment, of conscientiousness, determine if an idea will reach fruition as a complete work of art. I always plan and compose my art beforehand, but when I start working things can always change... For example, there’s almost always something unexpected happening in my outdoor photography, be it a breath of wind, a ray of sunlight, or an object that adds something to the scene at the last minute. Scenes can change drastically when you least expect it. The shutter decides the final result.
Di chi sono i volti femminili e maschili ritratti nelle tue fotografie?
Who are the male and female faces in your photographs?
M. I personaggi che rappresento nelle mie foto fanno spesso parte della mia famiglia, oppure sono degli amici o persone comuni che accettano di essere fotografate.
M. The characters that I represent in my photos are usually part of my family, sometimes friends or mutual acquaintances that accept to be photographed.
Touba-Minaret, 2011, Lambda Print, 200 x 54 cm Maïmouna Guerresi © copyright
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Corpo manto, corpo mistico, corpo forma. Il corpo è da sempre al centro della tua ricerca artistica che parte dalla Body art negli anni 80’. Come inizia questa attrazione e come sei arrivata al corpo islamico?
A covering body, a mystical body, a formal body. Bodies have been central to your artistic life since the body art of the 80’s. How did this attraction begin, and how did you get to the Islamic body?
M. I miei primi lavori si inserivano nel
M. My first work was mainly in line
contesto artistico della body art. Cercavo
with Body art. I was looking for cosmic
un contatto cosmico con l’universo, iden-
contact with the Universe, I identified my
tificando il mio corpo con la natura, con
body with nature, with trees and mythi-
gli alberi e con personaggi mitologici, in
cal characters, in particular Daphne
particolare lo studio su Dafne e Apollo.
and Apollo. At the time I made my first
In quel periodo realizzavo le mie prime
photographs in black and white, titled
fotografie in bianco e nero, dal titolo
“mimesis”, which resembled sculptures in
“mimesis“, che accompagnavo a calchi
armour, like a chrysalis. My most recent
scultorei intesi come corazze, crisalidi.
work portrays veiled figures, where the
Fino ad arrivare ai lavori più recenti
rigidly sculpted veil becomes a new sort
delle figure velate, dove il velo irrigidito
of armour, a new chrysalis, a container
dalla materia scultorea diventa nuova-
of spiritual energy and other worlds.
mente corazza – crisalide, contenitore
My conversion to Islam didn’t just
di altri mondi e di energia spirituale.
give me a new spiritual vision of the
La mia conversione all’islam oltre che
world, but it helped me in my artistic
ad una nuova visione spirituale, ha
research while I looked for representa-
contribuito ad ampliare la mia ricer-
tions of a surreal and mystical body.
ca formale, indagata nella rappresen-
An interior metamorphosis accompa-
tazione di un corpo surreale e mistico.
nied by the desire to express it within
Una
visual art.
si
metamorfosi accompagna
poterla
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esprimere
interiore al
che
desiderio
nell’arte
di
visiva.
Faluka, 2010, Lambda Print, 200 x 125 cm, Maïmouna Guerresi © copyright
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Taliby (triptych) 2012, Lambda Print, 200x 80, 200 x 125,
200 x 80 cm, Maïmouna Guerresi © copyright
Nei tuoi maxi lavori fotografici tutto si fa sospeso in uno spazio concavo, surreale. Lo scatto sembra un mistero. Ad un certo punto il corpo velato dal hijab islamico si espande a invasione totale sul resto e si creano degli innesti interessanti con la moda. Lo spazio della composizione si organizza sulla centralità del corpo e del manto che lo avvolge. Si potrebbe parlare di “fashion body art”?
Non credo che il termine fashion body art si adatti alla mia espressione artistica. I costumi che realizzo non sono pensati per essere indossati, ma fanno parte di un atto creativo ed unico che si esplica nella fotografia. Sospensione, mistero, spazi vuoti, oscuri e concavi sono gli elementi con cui mi esprimo nelle composizioni fotografiche. I vestiti a forma di architetture metafisiche e surreali che indossano i miei personaggi diventano nella fotografia un tutt’uno con il loro corpo.
In your greatest photographic pieces of art, everything is suspended in a surreal, concave space. Your snapshots are a mystery. At a certain point, the Islamic hijab expands itself and invades the rest of the scene, creating an interesting comment on fashion. The scene’s space is composed by the organization of the body, whose centrality is underlined by the mantle it’s enveloped by. Could this be an example of “fashion body art”?
I don’t think the term fashion body art is right for my artistic expression. The costumes I imagine aren’t thought of with being wearable in mind, rather they’re part of the unique creativity that’s presented in my photography. Suspsense, mystery, empty space, darkness and concavity are the elements I use to express myself in my photograph’s composition. Clothes shaped like metaphysical architecture is surreal, and when the characters in my photographs wear the they become one with their body.
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Esponi continuamente all’estero, qual’ è la percezione della tua arte nei paesi di religione islamica o sufi? Cosa pensano le donne islamiche delle tue fotografie? … ci racconti qualche commento?
In genere curiosità ed interesse, poi naturalmente le reazioni possono variare a seconda della cultura di chi fruisce le opere. Mi hanno scritto alcune ragazze arabe chiedendomi di poter assistere al processo di creazione dei lavori e, sempre nei paesi arabi negli emirati, dopo la mostra personale a Sharjah, alcuni studenti mi hanno scritto per chiedermi consigli ed avere informazioni sulla mia arte, mentre una studentessa della scuola d’arte di Dubai ha fatto una tesi riferendosi al mio lavoro.
Sospesa, 2007, Lambda Print, 200 x 125 cm, Maïmouna Guerresi © copyright
Ibrahim, 2007, Lambda Print, 200x 125 cm, Maïmouna Guerresi © copyright
You’re always showing your art abroad; what’s the perception of your art in Islamic or Sufi countries? What do Islamic women think about your photographs? Any particular comments?
Generally it’s just an interesting curiousity, but naturally reactions vary depending on the culture of those examining my work. Some Arab girls wrote me, asking if they could participate in the creation of some of my work, and in some parts of the Emirates, after my exposition in Sharjah, some students asked me for advice and information about my art. One student in Dubai’s art school referenced me in her thesis.
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Lo
Il trono di Salomone, 2010, Lambda Print, 200 x 125 cm, Maïmouna Guerresi © copyright
Quali i prossimi progetti?
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Dopo la mostra personale dal titolo “Concava” alla far -fabbrica arte rimini- galleria d’arte moderna e contemporanea, sono stata presente in Italia con un installazione video e una performance dal titolo “Ahkfa”, nella mostra “sconfinamenti” curata da Achille Bonito Oliva a Spoleto dentro il Festival dei Due Mondi. Quella della performance è stata un’ esperienza nuova ed interessante, un progetto che avevo da tempo nel cassetto e che ripeterò ancora. A settembre invece sono stata invitata ad esporre in una personale organizzata dalla galleria indiana Tasveer al National Museum in Barehim.
What are your next plans?
What are your next plans?
After the personal expo, called “Concava” at the far-fabbrica arte Rimini-gallery of modern and contemporary art, I was present at the video installation and performance called “Ahkfa”, in the “Sconfinamenti” exhibition curated by Achille Bonito Oliva in Spoleto at the Festival Due Mondi. The performance was a new and interesting experience for me, a dream on my bucket list that I hope I can do again. I’ve also been invited to show some of my work at the Indian Tasveer gallery at the National Museum in Barehim, in September.
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Hats Minarets, 2011, Lambda Print, Maïmouna Guerresi © copyright
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MAIMOUNA PATRIZIA GUERRESI www.maimounaguerresi.com
166 Mountains-Silvy, Lambda Print, 70 x 157 cm, Maïmouna Guerresi © copyright
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Perché i libri, un oggetto con una struttura “difficile” molto riconoscibile e indipendente? Una tela sui generis per raccontare una storia dipinta ...
Scelgo i libri a posto della tela perché sono parte fondamentale della mia ricerca. La mia indagine non è sola sulla figura dipinta ma è sul rapporto degli elementi di costruzione culturali educativi religiosi . I libri che scelgo per i miei quadri sono di solito i testi scolastici,quaderni , testi religiosi ,statistiche,lingue,tutte quelle materi dove si facile percepisce l’ingabbiamento culturale di ogni individuo . Il libro letto, usato è come un ritratto di ogni essere. I segni, scarabocchi, sottolineature, disegni sui lati dei testi sono come lineamenti che fanno ogni viso individuale . Ciò che descrivi è molto familiare, riusciamo a leggerlo, eppure potrebbe essere scritto in tutte le lingue del mondo. L’arte è il mezzo ideale per rendere comprensibile il mondo, come le pagine di un racconto universale …
I lavori di Ekaterina ci hanno fatto fare una pausa. Ci siamo fermati e abbiamo voluto a tutti costi leggere cosa c’era scritto sotto quegli strati dipinti, stratificati attraverso le pagine, le copertine i colori. Opera nell’opera che sfuma i confini tra pittura,installazione e collage. Ma in fondo eravamo già soddisfatte, quelle figure che si ricomponevano attraverso la trama di file di libri, documenti caratteri e segni diversi ci erano familiari e ci riconciliavano con la curiosità. by lara vitali
A volte le cose molto facili appaiono molto difficili e le difficili sembrano ovvie. Il comportamento umano non è così semplice. Sarà alla nostra sensibilità saperlo leggere. La mia ricerca sulle immagini è finalizzata all’emozione diversa di ogni singolo individuo. Un quadro può essere paragonato alla grande macchia di rorschach, dove ognuno vede ciò che gli interessa, paure, gioie, fino ad arrivare a un dialogo privato al suo inconscio. Il disegno ci affascina. Forse non siamo più così abituati alla rappresentazione della realtà che ci circonda. Evocativa nei tratti degli inchiostri neri o dei rimandi oro delle icone ci portano a rispettare e ripensare la nostra memoria …
Il disegno legato al libro aggiunge il valore, uno all’altro. Il segno dell’inchiostro fissa l’attimo di memoria. I pezzi di grandi puzzle formano delle immagini ma non sono sempre perfette. I tuoi libri, incontrati per caso, hanno ripreso un nuova vita. Ma potendo scegliere, quali testo ti piacerebbe trovare per realizzare una storia non ancora svelata?
www.ekaterinapanikanova.com 168
Non c’è una cosa che cerco particolarmente. Ogni libro è già speciale per me. Rimango sempre affascinata dai manoscritti e antichi quaderni. 169
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Uno,due,tre,fuoco(particolare) 2013, installazione sui libri
Un’apparizione inaspettata 2012, inchiostro di china sui libri, legno, chiodi 170
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Because the books, an object with a structure “difficult” very recognizable and independent? A sui generis canvas to tell a story painted ...
I chose books instead of easels and canvases because their a fundamental part of my artistic self. My search isn’t just about painted figures, rather, its focused on the relationship between cultural building elements in religiously educational settings. The books I choose for my paintings are usually scholastic texts, notebooks, religious texts, statistics, language books, all those subjects where it’s easy to perceive every individual’s cultural cage. A read, used book is like a portrait of a living being. All the sketches, doodles, marks, and underlining in a book become the features of a clearly definable face.
The work of Ekaterina made u s take a break. We stopped at all costs and we wanted to read what was written under those layers paintings, layered through the pages, cover colors. Opera in the work that blurs the boundaries between painting, installation and collage. But in the end we were satisfied, those figures are recomposed through the plot of rows of books, documents, fonts and different signs were familiar and reconciled us with curiosity.
What you describe is very familiar, we can read it, but it could be written in any language in the world. Art is the ideal way to make the world intelligible, like the pages of a universal story ...
Sometimes very easy things appear to be extremely difficult, and difficult things seem obvious. Human behavior isn’t that simple. It’s up to our own reasoning to read through this. My work on imagery has the goal of provoking different emotions in everyone. A painting can be compared to a big Rorschach blot, where everyone sees their own interests, joys, and fears, until one begins a private dialogue with their own subconscious. The design fascinates us. Maybe we are not so used to the representation of the reality that surrounds us. Evocative in the features of the inks blacks or references gold icons lead us to rethink our respect and memory ...
Drawings in books add value, the one to the other. The ink on the page fixes that moment in one’s memory. Like large puzzle pieces, they form images that yet are not always perfect. Your books, met by chance, have started a new life. But given the choice, what would you like to find text to make a story not yet revealed?
There’s nothing I’m particularly looking for. Every book is special to me, although I’m quite fascinated by ancient manuscripts and notebooks. 172
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Torta di ciliegie nere 2013 inchiostro di china sui libri, legno, chiodi 174
Fuoco e fuori fuoco, 2013, inchiostro di china sui libri, legno, chiodi 175
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Riepilogando ,
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2013, inchiostro di china sui libri, legno, chiodi
Errata corrige #1 2011, inchiostro di china sui libri, legno, chiodi 177
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BY ANNA BERTOZZI E SABRINA RAVAGLIA
www.hollowlandfilm.wordpress.com
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Michelle & Uri Kranot
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“God on our side”
MICHELLE & URI KRANOT
2005 ‘God on our side’, 7 min, Netherlands.
MICHELLE AND NOT ARE TWO DIRECTORS. THEY’RE AN COUPLE. THEY’RE A WIFE AND
URI KRAINDEPENDENT ARTISTIC COUPLE. HUSBAND.
THEY’RE ISRAELI, BUT THEY MOVED TO THE NETHERLANDS AND THEN TO DENMARK. FOR THOSE WHO DON’T KNOW THEM, THEY’RE ABSOLUTELY WORTH DISCOVERING. THE ANIMATION THAT WE HAD THE GOOD FORTUNE TO SEE WAS “GOD ON OUR SIDE”, FROM 2005, SET IN ISRAEL.
LAZ:
YOU CHOSE IN THIS FILM TO ATTRIBUTE YOUR STYLE TO PICASSO’S “GUERNICA” – THE ICON OF ARTISTIC PROTEST AGAINST THE HORRORS OF WAR. JUST LIKE THE PAINTING, THE IMAGERY IS OF A HORSE CRYING OUT AS IT COLLAPSES AGAINST A WALL COVERED IN BARBED WIRE. WAS THIS CHOICE MADE BECAUSE OF THE FILM’S OWN IMAGERY, OR WAS PICASSO’S WORK THE INSPIRATION FOR YOUR OWN VISION?
M-U: ‘GUERNICA’ HAS ALWAYS BEEN A BIG INFLUENCE ON OUR WORK. THE FILM WAS MADE AT TIME OF WAR, JUST LIKE NOW, AND WE FELT THAT THIS IS OUR WAY TO PROTEST. WE TOOK THE ICONIC SYMBOLS OF THE PAINTING AND TRANSFORMED THEM INTO LOCAL MIDDLE-EASTERN ONES. THE HORSE BECAME A DONKEY, THE WOMEN WERE VEILED AND A DEAD BABY ALWAYS STAYS A DEAD BABY…
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“HOLLOW LAND” MICHELLE & URI KRANOT 2013 ‘Hollow Land’, 14 min. Denmark/ France/ Canada. LAZ:
LET’S TALK ABOUT ONE OF YOUR MORE RECENT WORKS, “HOLLOW LAND”. IT TELLS THE STORY OF A COUPLE EXPECTING THEIR FIRST CHILD, THAT FACES A JOURNEY THROUGH A FOREIGN LAND (EXCUSE THE SUPER-SUMMARY). PREGNANCY IS A COMMON THEME BETWEEN THESE TWO FILMS. IS THIS IMPORTANT, OR IS IT JUST COINCIDENCE?
M-U: ‘GOD ON OUR SIDE’ SHOULD BE READ AS AN ANIMATED DOCUMENTARY. IT IS NOT A PERSONAL STORY BUT REPORTAGE. HOLLOW LAND, ALTHOUGH BEING FICTION, HAS MANY PARALLEL LINES WITH OUR JOURNEY, AND THE JOURNEY OF OUR ANCESTORS. HAVING OUR FIRST CHILD MADE US QUESTION ALL WE KNEW BY THEN. QUESTIONS OF IDENTITY, GEOGRAPHY AND EXISTENCE.
LAZ:
WHILE WATCHING THE FINAL SCENE IN YOUR FILM, YOU FEEL THE NEED TO SHOUT “LET HER GO, SHE’S SUFFERING, SHE’S GIVING BIRTH.” YOU PUT THE VIEWER, WHO IS TOTALLY INVOLVED IN THE PLOT, IN THE IMPOSSIBLE POSITION OF WANTING TO DO SOMETHING, CREATING TWO BOUNDARIES: THE GEOGRAPHIC AREA THE WOMAN WANTS TO GO THROUGH, AND THE BOUNDARY BETWEEN THE VIEWER AND THE ART. WHAT DOES IT MEAN TO YOU, “TO BE ABLE TO GO, AND CROSS BOUNDARIES?”
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M-U: First, all the events are based on true stories. Pregnant women were stopped at checkpoints giving birth there. At the time, we just started our exodus from Israel and ever since are struggling with visas, residencies European borders etc. so in that sense, yes we are always aware of physical boundaries, and these barriers sneak unconsciously into our work.
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TRAILER > PLAY M-U: NOT AT ALL. ‘HOLLOW LAND ‘IS A DYSTOPIAN STORY, THAT DRAWS INSPIRATION FROM MANY OTHER DYSTOPIAN STORIES, SUCH AS ‘FARENHEIT 451’ AND OTHERS. THE BEAUTY OF DYSTOPIA IS THAT ONCE YOU ACCEPT THE RULES OF THE WORLD, ANYTHING IS POSSIBLE AND NOTHING IS STRANGE ANYMORE, WHETHER IF IT’S BURNING BOOKS OR PUTTING A PLUNGER ON YOUR HEAD.
LAZ:
THE MOST EVIDENT CONCEPT IS THE VOYAGE INTO A NON-PLACE PLACE, WHICH YOU ACCOMPANY WITH OTHER THEMES YOU’VE SURROUNDED THIS TALE WITH MANY OTHER TYPES OF INPUT, STRONG YET DELICATE. HOW DO YOU MANAGE THIS SCREENPLAY WITH FOUR HANDS, AND ESPECIALLY WITH TWO HEADS?
LAZ:
THE TECHNIQUE OF THIS SHORT IS DIFFERENT FROM “GOD ON OUR SIDE”. THERE, YOU CREATED CHARACTERS USING PIECES OF PAPER WITH VIVID THEATRICAL STYLE, WHILE NOW YOU’VE MODELLED PLASTICINE DOLLS ON A DIGITAL BACKDROP IN STOP MOTION, CREATING A VISUAL STYLE THAT YOU JUST WANT TO REACH OUT AND TOUCH. THE TWO CHARACTERS OF "BERTA AND SOLOM" HAVE JUST ARRIVED AT "CUSTOMS" AND ARE FORCED TO WEAR PECULIAR "PLUNGERS" ON THEIR HEADS. I THINK THIS IS A VERY STRONG IMAGE. WITH A SIMPLE GESTURE AND A
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SIMPLE OBJECT THAT EVERYONE'S HAD TO USE AT SOME POINT, WHO HASN'T HAD THE PLEASURE OF USING A PLUNGER? IT'S A VERY "FARENHEIT 451" STYLE OF WORLD. IT OFTEN HAPPENS THAT I FEEL STRONG EMOTIONS THAT ARE NOWHERE NEAR WHAT THE ARTIST HAD IN MIND, AND I THINK THAT'S WHAT'S BEAUTIFUL ABOUT ART AND SUBJECTIVITY. IS WHAT I "FELT" WHEN I SAW THIS SCENE FAR FROM WHAT YOU INTENDED TO EXPRESS?
M-U: IT TOOK MORE THAN A YEAR AND MANY DRAFTS OF STORYBOARDS TO REACH THE POINT WHERE FELT “WELL, MAYBE IT WILL MAKE SENSE, SOMEHOW”. WE KNEW THIS FILM IS A BIT ‘STRANGE’ IN ITS CORE, BUT ALSO ENJOYED THE CHALLENGE OF WORKING AGAINST THE FORMULA. THE STORY WAS BUILT FROM STRONG IMAGES THAT SLOWLY GOT CONNECTED TO EACH OTHER. WE WORK TOGETHER BUT EACH ONE HAS HIS/HER QUALITIES, AND WE’VE LEARNED TO RESPECT EACH OTHER.
LAZ:
EVERYBODY HAS SOMETHING THAT THEY ALWAYS BRING WITH THEM, A “LIFEBOAT”, OR WHY NOT, A BATHTUB. WHAT IS YOUR “BATHTUB”?
M-U: OUR PASSPORTS.
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“God on our side”
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> PLAY
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LAZ:
MICHELLE E URI KRANOT SONO DUE REGISTI INDIPENDENTI. SONO UNA COPPIA ARTISTICA. SONO UNA COPPIA. MOGLIE E MARITO. SONO ISRAELIANI, MA TRASFERITI IN OLANDA E POI IN DANIMARCA. E SONO ASSOLUTAMENTE PER CHI NON LI CONOSCESSE GIA', DA SCOPRIRE. L’OPERA D’ANIMAZIONE CHE ABBIAMO AVUTO LA FORTUNA DI VEDERE PER PRIMA È “GOD ON OUR SIDE” DEL 2005 AMBIENTATA A ISRAELE.
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AVETE SCELTO IN QUESTO MOVIE DI RICONDURRE IL VOSTRO TRATTO ALL’OPERA DI PICASSO “GUERNICA” – L’ICONA DELLA PROTESTA ARTISTICA CONTRO GLI ORRORI DELLA GUERRA. PROPRIO COME NEL DIPINTO, L’IMMAGINE PIÙ EVIDENTE È QUELLA DI UN CAVALLO URLANTE CHE SI ACCASCIA CONTRO IL MURO LUNGO LA RECINZIONE DI FILO SPINATO. È STATA UNA SCELTA CONSEGUENTE ALLA SCENEGGIATURA DEL CORTO O È L’OPERA PICASSIANA CHE VI HA ISPIRATO COME RACCONTARE LA VOSTRA VISIONE?
M-U: DA SEMPRE, LA ‘GUERNICA’ HA INFLUENZATO MOLTISSIMO IL NOSTRO LAVORO. IL FILM ERA FATTO DURANTE L’EPOCA DELLA GUERRA, GIUSTO COME ADESSO, E SENTIVAMO CHE ERA QUESTO IL NOSTRO MODO DI PROTESTARE. ABBIAMO PRESO I SIMBOLI ICONICI DELLA PITTURA E LI ABBIAMO TRASFORMATI IN SIMBOLI TIPICI DEL MEDIO-ORIENTE. IL CAVALLO DIVENTÒ UN ASINO, LE DONNE SI SONO COPERTE DI VELO, E IL BAMBINO MORTO RIMASE SEMPRE IL BAMBINO MORTO…
“RIUSCIRE AD ANDARE... OLTREPASSARE IL CONFINE” ?
M-U: PER PRIMA COSA, TUTTI GLI EVENTI SONO BASATI SU STORIE VERE. LE DONNE INCINTA FURONO FERMATE AI POSTI DI BLOCCO E PARTORIRONO LÌ. ALL’EPOCA, AVEVAMO APPENA INCOMINCIATO IL NOSTRO ESODO DA ISRAELE E FIN DA ALLORA ABBIAMO LOTTATO CON VISTI, RESIDENZE, CONFINI EUROPEI, ECC… QUINDI, IN QUESTO SENSO, SIAMO CERTAMENTE CONSAPEVOLI DEI CONFINI FISICI, E QUESTE BARRIERE SI INTRUFOLANO INCONSCIAMENTE NEL NOSTRO LAVORO.
LAZ:
ED ORA ARRIVIAMO AD UNA VOSTRA OPERA PIÙ RECENTE, “HOLLOW LAND”. RACCONTA IL CAMMINO DI UNA COPPIA IN ATTESA DEL PRIMO FIGLIO, CHE AFFRONTA UN VIAGGIO IN UN’ALTRA TERRA. (SCUSATE LA IPER-SINTESI) LA MATERNITÀ SEGNA UN FILO CONDUTTORE TRA I DUE MOVIE. É IMPORTANTE O È UNA CASUALITÀ?
M-U: LAZ:
MENTRE SI GUARDA LA SCENA FINALE DEL FILM, SI SENTE L’ESIGENZA DI URLARE: “FATELA PASSARE, STA MALE, STA PARTORENDO”. METTETE QUINDI LO SPETTATORE, ORMAI TOTALMENTE COINVOLTO DALLA TRAMA, NELLA CONDIZIONE E CONTEMPORANEAMENTE NELL’ IMPOSSIBILITÀ DI FARE QUALCOSA, COSÌ SI CREANO DUE CONFINI: QUELLO GEOGRAFICO CHE LA DONNA VUOLE ATTRAVERSARE ED IL CONFINE TRA LO SPETTATORE E LO SCHERMO. COSA SIGNIFICA PER VOI
‘GOD ON OUR SIDE’ DOVREBBE ESSERE LETTO COME UN DOCUMENTARIO ANIMATO. NON É UNA STORIA PERSONALE, MA UN REPORTAGE. HOLLOW LAND, SEPPUR TRATTANDOSI DI FINZIONE, HA MOLTE LINE IN PARALLELO CON IL NOSTRO PERCORSO, E IL PERCORSO DEI NOSTRI ANTENATI. ABBIAMO MESSO TUTTO IN QUESTO QUANDO ABBIAMO AVUTO IL NOSTRO PRIMO FIGLIO; QUESTIONI DI IDENTITÀ, DI GEOGRAFIA, DI ESISTENZA.
LAZ:
LA TECNICA DI QUESTO CORTO È DIVERSA DA “GOD ON OUR SIDE”…IN QUEL CASO AVEVATE CREATO I PERSONAGGI UTILIZZANDO RITAGLI DI CARTA CON TECNICHE TEATRALI E PITTORICHE, ORA AVETE PLASMATO BURATTINI DI PLASTILINA PIATTI SU SFONDI DIGITALI IN STOP MOTION, REALIZZANDO UNO STILE VISIVO CHE …TI VIENE VOGLIA DI TOCCARE. I DUE PERSONAGGI “ BERTA E SOLOM “ APPENA SBARCATI, ALLA “DOGANA” SONO COSTRETTI A INDOSSARE UN CURIOSO “STURA LAVANDINO” SULLA TESTA. UN’IMMAGINE A PARER MIO MOLTO FORTE. CON UN SEMPLICE GESTO E CON UN SEMPLICE OGGETTO, CHE TUTTI PRIMA O POI HANNO DOVUTO USARE, CHI NON HA AVUTO IL PIACERE DI STURARE UN LAVANDINO? SI ESPRIME UN MONDO STILE “FAHRENHEIT 451”. MOLTE VOLTE MI SUCCEDE DI PROVARE EMOZIONI CHE NON SONO ASSOLUTAMENTE VICINE A CIÒ CHE L’ARTISTA VOLEVA DIRE. PENSO CHE SIA IL BELLO DELL’ ARTE E DELLA SOGGETTIVITÀ. QUELLO CHE HO “SENTITO” VEDENDO QUEL GESTO È LONTANO DA COSA VOLEVATE ESPRIMERE?
M-U: NO, PER NIENTE. ‘HOLLOW LAND‘ É UNA STORIA DISPOTICA, CHE TRAE ISPIRAZIONE DA MOLTE ALTRE STORIE DISPOTICHE, COME ‘FARENHEIT 451’ E ALTRI. LA BELLEZZA DEL MONDO DISPOTICO É CHE UNA VOLTA CHE ACCETTI LE REGOLE, TUTTO DIVENTA POSSIBILE E NON C’È PIÙ NULLA DI STRANO, NON IMPORTA SE SIA BRUCIARE I LIBRI O METTERTI UNO STURA LAVANDINI IN TESTA.
LAZ:
IL CONCETTO PIÙ EVIDENTE SEMBRA QUELLO DEL VIAGGIO IN UN LUOGO NON LUOGO, MA NON È LASCIATO “DA SOLO” NEMMENO PER UN ATTIMO. L’AVETE CIRCONDATO DI TANTI ALTRI INPUT MOLTO FORTI MA AL CONTEMPO
DELICATI. COME NASCE UNA GIATURA A QUATTRO SOPRATTUTTO DUE TESTE?
SCENEGMANI E
M-U: ABBIAMO LAVORATO PIÙ DI UN ANNO E CI SONO VOLUTE MOLTE REVISIONI PRIMA DI RAGGIUNGERE UN PUNTO DOVE ABBIAMO SENTITO CHE ”BEH, FORSE TUTTO È OK, IN QUALCHE MODO”. SAPEVAMO CHE IL NOSTRO FILM ERA UN “PO’ STRANO” NEL SUO INTIMO, MA CI É ANCHE PIACIUTO LAVORARE CONTRO LA FORMULA PRESTABILITA. LA STORIA FU CREATA DA IMMAGINI FORTI CHE PIANO PIANO SI SONO CONNESSE TRA DI LORO. LAVORIAMO INSIEME, MA OGNUNO HA LE SUE CARATTERISTICHE SPECIFICHE, E ABBIAMO IMPARATO A RISPETTARCI A VICENDA.
LAZ:
OGNUNO DI NOI HA QUALCOSA CHE PORTA CON SÉ, UNA “ANCORA DI SALVEZZA”, O PERCHÉ NO, UNA VASCA DA BAGNO. QUAL’È LA VOSTRA “VASCA DA BAGNO”?
M-U: I NOSTRI PASSAPORTI.
michelle and uri kranot 189
Tradimento divino e umano. Perdita del Paradiso. Nuovi sermoni per vecchie messe.Mutamento della direzione della libido.Rilke. Il non pervenuto Vangelo di Giuda. DEPRESSIONE POST PARTUM. Wilde. nfanticidio. Karma.ScomposizionE Mito. Colpa.Ombra (in ambito analitico)Nietzsche. Necessità e desiderio. Kierkegaard. Figlioli prodighi.Il Sacro nella sua declinazione selvaggia. L’autentico.Il maledetto cerchio fa-
La rottura del guscio narcisistico.Piccole liturgie. Mutilazioni antologiche.Partecipazioni. Holderein. .Transitorietà e immanenza.
migliare.
Tradimento divino e umano. Perdita del Paradiso.Nuovi sermoni per vecchie messe Mutamento della direzione della
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“Collage” AND
SOMETHING MORE.
BOB
SAPHENA in fondo non ha mai abitato un mondo vero, ma uno spazio di libere associazioni. Adesso nei collage cerca una dignità che lo plachi.
Tradimento divino e umano. Perdita del Paradiso. Nuovi sermoni per vecchie messe. Mutamento della direzione della libido. Rilke. Il non pervenuto Vangelo di Giuda. DEPRESSIONE POST PARTUM.
Wilde. Infanticidio. Karma. Scomposizione del Mito.
Colpa.
Ombra (in ambito analitico).
Nietzsche. La Metafora Cristiana della Porta Stretta.
Necessità e desiderio.
Kierkegaard. Figlioli prodighi. Il Sacro nella sua declinazione selvaggia. L’autentico. Il maledetto cerchio famigliare.
La rottura del guscio narcisistico.
Piccole liturgie. Mutilazioni antologiche. Partecipazioni.
Holderein.
Transitorietà e immanenza.
occhi stanchi © bob saphena
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Neron
e © bo
b saph
ena
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D
evo creare, attraverso il cortocircuito temporale nato dallo scontro di tracce del tempo passato e le attuali utopie, un teatro delle emozioni, dove è permessa l’esibizione di rituali di passaggio (come quelli dal sacro al profano, o dalla malattia alla guarigione); metto in scena lo spettacolo di una sospensione temporale che consente la sperimentazione di una specie di futuro, per il quale non è permessa manomissione. Tuttavia i rituali rappresentati non sono codificati, perché contemplano, per ogni visione, l’imprevisto e concedono al “flâneur” il suo girovagare pensieroso.
a quiet life © bob saphena
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Sono rappresentazioni che rifuggono l’osceno della fissità e lasciano illuminate sia le porte di sicurezza che lo spazio del ritocco e della rappresaglia. A cura di Svetlana W.
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never
truly lived in a real world,
but one made
from free
association.
Now,
in his collages,
he searches
for a
placating
dignity.
al di sopra dei propri mezzi Š bob saphena
il vecchio scolaro Š bob saphena 194
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Human and divine betrayal. The loss of Paradise. New sermons for old Masses. Mutations in the direction of libido. Rilke. The undiscovered Gospel of Judas. POST PARTUM DEPRESSION. Wilde. Infanticide. Karma. decomposition of Myth. Guilt. shadow (in analytical sense).
Nietzsche. the Christian metaphor of the Narrow Door. Necessity and Desire. Kierkegaard. Prodigal sons.
The Sacred in its wild decline. authenticity. The cursed family circle.
The shattering of the Narcicistic shell.
Small lithurgies. Anthological mutilations. Partecipations. Holderein.
TRANSIENCE AND IMMANENCE.
mom Š bob saphena 196
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teseo e il minotauro © bob saphena
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must create, through the temporal shortcircuit born from the clash of current utopias with traces of the past, a theatre of emotions, where they allow the exhibition of rites of passage (such as those from the sacred to the profane, or from illness to health); I reenact the spectacle of temporal suspension that permits the experimentation of a sort of future, that which cannot be altered. Nevertheless the represented rituals are not codified, as they contemplate, through every vision, the unexpected and they grant the “flâneur” his pensive roaming. They are representations that rebuke obscene staticity while illuminating the doors of security and the space reserved for retouches and reprisal. Curated by Svetlana W.
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giro armonico in savana © bob saphena
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LAZMAG
would you like some more Bernard le grand/ Canada/ © Lupien Philippe-Viens Marie-helene
INTERNATIONAL FILM FESTIVAL 2014 FORLI’ 3-12 OCTOBER 2014 200
WWW.SEDICICORTO.IT
LAZAGNE
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ART MAGAZINE .07
euro 15.00 202Tiè!, 2009, (particular) pottery and marble, 15x85x40 cm - courtesy © Andrea Salvatori
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