Lazagne magazine #11 Biennale Disegno Rimini

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lazagne art magazine #11

LAZMAG

profili del mondo - 2016

biennale disegno rimini

speciale catalogo

2nd Edition 1


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WWW.BIENNALEDISEGNORIMINI.IT COVER PHOTO/ IMMAGINE DI COPERTINA: MARIO SIRONI STUDI, PENNA E INCHIOSTRO NERO SU CARTA AVORIO, LONDRA, COLLEZIONE PRIVATA

DISEGNO

BIENNALE RIMINI 2016 PROFILI DEL MONDO da Guido Reni a Francis Bacon da Andrea Pazienza a Kiki Smith

2nd EDITION BIENNALE DISEGNO RIMINI 2

10 LUGLIO 2016

PRINTED BY: GRUPPO MAGGIOLI (ITALY)

LazagneMagazine ISSN2283-6004

23 APRILE

LAZAGNEMAGAZINE.COM ANNA BERTOZZI SABRINA RAVAGLIA LARA VITALI DANIEL YEATMAN


LAZMAG

BIENNALE DISEGNO RIMINI 2016 II edizione

PROFILI DEL MONDO da Guido Reni a Francis Bacon da Andrea Pazienza a Kiki Smith

COMITATO SCIENTIFICO Annamaria Bernucci Alessandra Bigi Iotti Piero Delucca Eleonora Frattarolo Alessandro Giovanardi Andrea Losavio Marinella Paderni Franco Pozzi Massimo Pulini Egisto Quinti Seriacopi Giulio Zavatta

IN COLLABORAZIONE CON Polo Museale dell’Emilia Romagna

PARTNER Unicredit Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini Romagna Acque UNIRSM Corso di laurea in disegno industriale Repubblica di San Marino UNIRIMINI Dipartimento di Scienze per la Qualità della Vita Gruppo Maggioli AEFFE Group Valentini Metropolis - Ivas SGR Anthea Gruppo HERA Orogel Delegazione Pontificia Santa Casa di Loreto - Vino e olio (mostra Profili del Cielo) FMR - UTET Grandi Opere (mostra Profili del Cielo) Guidobaldi Allestimenti Foligno (mostra Profili del Cielo) Tecnostampa Loreto (mostra Profili del Cielo) UNIVPM Università Politecnica delle Marche (mostra Profili del Cielo) Cooperativa muratori e braccianti di Carpi Fonderia Innocenti (mostre Architetture di Pier Carlo Bontempi e Luigi Poletti Architetto) Credito di Romagna (mostre Architetture di Pier Carlo Bontempi e Luigi Poletti Architetto) Primalight LABA Rimini ABABO Accademia di Belle Arti Bologna AIAP Associazione italiana Design della Comunicazione Visiva Mare di Libri / Festival dei ragazzi che leggono Komikazen / International Reality Comics Festival Opificio della Rosa ARTEXPLORA Cesena Cartoon Club Italia Nostra sezione Rimini FAI sezioni Rimini CI.VI.VO. Rimini Rimini Reservation Collezione Ramo Milano Società Geografica Italiana Roma

PARTNER ISTITUZIONALI

PARTNER DI RETE Santarcangelo dei disegni, Festival Internazionale del Teatro in Piazza Circolo Cinematografico Dogville Musas Santarcangelo, Cristallino, Focus Fondazione Tito Balestra Longiano Sogliano al Rubicone, Museo di Arte Povera Cotignola, Palazzo Sforza e Museo Civico Luigi Varoli

MEDIA PARTNER Drawing Storage / Lazagne Art Magazine / Calligraphie / Medusa Edizioni / NFC Edizioni / Maggioli Editore

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PRESTATORI ISTITUZIONALI Pinacoteca Nazionale di Bologna Musei Civici di Reggio Emilia Galleria Civica Modena Raccolta del Disegno Museo - Antico Tesoro della Santa Casa di Loreto Biblioteca Gambalunga Rimini Biblioteca Municipale A. Panizzi Reggip Emilia Biblioteca Civica d’Arte L. Poletti Modena Biblioteca Comunale Manfrediana Faenza Biblioteca Comunale Saffi Raccolte Piancastelli Forlì Biblioteca del Dipartimento delle Arti - Sezione musica e spettacolo, Università di Bologna Biblioteca Malatestiana Cesena Biblioteca Classense Ravenna Archivio Storico Comunale Ravenna Archivio di Stato Rimini Archivio di Stato Forlì Cesena

PRESTATORI PRIVATI Giorgio Baratti Antiquario Milano / Ferdinando Peretti / Gallery Kekko / Galleria Bonioni Reggio Emilia / Galleria Cantore Modena / Vittorio Sgarbi / Galleria Fabjbasaglia Rimini / Riccardo Bucella / Franco Pozzi / Mario Mussoni /Marina Comandini Pazienza / Chico De Luigi / Mâkhi Xenakis / Archivio Vincenzo Agnetti Milano / Galleria Raffaella Cortese Milano / P420 Bologna / Galleria Alberto Peola Torino / Galleria Tucci Russo / Prometeogallery Milano / Galleria Emilio Mazzoli Modena / Giorgio Vivaldi / Galleria Studio G7 Bologna / Metronom Modena / Marco Bay Milano / z2o gallery Roma / Collezione Maramotti Reggio Emilia / Galleria Lorcan O’Neill Roma / Galleria Pinksummer Genova / Luigi e Adriana Valentini /Galleria Poggiali e Forconi Firenze / Monica Rabaglia / Paolo e Lisa Lolli / Roberto Longi / Collezione Ramo Milano / Leonardo Spadoni / Galerie Mario Mazzoli Berlino / Patrizia Manfriani e Vieri Chini / famiglia Orlandi / Diana Quinto / Lora Guerra / Enea Righi Bologna / Maria Vittoria Capitanucci Milano / Carlo Pagliani Milano / Zero… Milano / Gino Battista / Pier Carlo Bontempi / Andrea Losavio D406 fedeli alla linea.

Bienna Disegno profili

AUTORI TESTI Ivana Balducci / Fausto Battistel / Emiliano Battistini / Annamaria Bernucci / Alessandra Bigi Iotti / Chiara Boldorini / Claudio Cavalli / Claudia Collina / Rosita Copioli / Liliana Cupido / Paola Delbianco / Michela Gori / Massimiliano Fabbri / Sonia Fabbrocino / Sabrina Foschini / Eleonora Frattarolo / Omar Galliani / Alessia Gattei / Alessandro Giovanardi / Tonino Guerra / Andrea Losavio / Fernando Mazzocca / Federico Mazzonelli / Marinella Paderni / Sandro Parmiggiani / Antonella Imolesi Pozzi / Massimo Pulini / Vito Punzi / Francesca Rigotti /Egisto Quinti Seriacopi / Claudio Spadoni / Manuela Zanelli / Giulio Zavatta / Irina Zucca Alessandrelli.

CREDITI FOTOGRAFICI Daniele Casadio / Giovanni Calabrese / Daniele Casadio / Sandro Cristallini / Piero Delucca / Rolando Paolo Guerzoni / Emilio Salvatori / Andrea Scardova / Gilberto Urbinati.

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PROFILI DEL MONDO

COLOPHON


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ale o Rimini i del mondo

da Guido Reni a Francis Bacon da Andrea Pazienza a Kiki Smith RINGRAZIAMENTI Mauro Abati / Massimiliano Abita / Stefania Albini / Gino Battista / Mina Bello / Maurizio Benvenuti / Pier Paolo Benedetti / Tonino Bernabè / Maurizio Biordi / Rosalba Branà / Francesco Bronzetti / Emanuele Burioni / Stefano Caminiti / Fabio Cassanelli / Martina Cavallarin / Antonella Cecchi / Andrea Cesari / Giorgio Conti / Massimo Corazzi / Alberto Corino / Paola Delbianco / Lia De venere / Pietro Di Natale / Patrizia Fabbri / Maurizio Fantini / Mauro Ferri / Laura Fontana / Angela Fontemaggi / Eleonora Frattarolo / Mila Fumini / Susanna Gabellini / Diva Galvani / Loris Garavelli / Fabio Grassi / Elhabib Hassani / Mohammed Hassani / Antonella Imolesi Pozzi / Stephan Kekko / Julian Kita / Antonella Leo / Margot Lengua / Luca Lorenzi / Piero Lungherini / Marcella Malizia / Antonella Marino / Oriana Maroni / Monica Masiero / Maddalena Mauri / Silvia Moni / Sauro Moretti / Cesare Novara / Angela Piegari / Orietta Piolanti / Giampiero Piscaglia / Lucia Pozzi / Elena Rossoni / Alberto Sabatini / Serenella Santoni / Michela Sapori / Mario Scalini / Pino Schiaratura / Nevio Semprini / Vittorio Sgarbi / Claudio Signorotti / Maurizio Succi / Luca Tognacci / Maria Grazia Tonni / Stefano Tonti / Gilberto Urbinati / Luigi Valentini / Donatella Valloni / Luca Vannoni / Grazia Verni / Liviana Zanetti / Paolo Zanoli. Un particolare ringraziamento a Stefania Albini e Margot Lengua che hanno collaborato all’organizzazione, a Massimo e Alessandro Mori, che hanno fornito preziosi consigli e a Renzo Ravegnini che ci ha fatto da Coach.

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MUSEO DELLA CITTÀ > PAG. 14 via Tonini 1, Rimini

Profili del mondo il racconto naturale e l’umano paesaggio L’umano paesaggio da Guido Reni a Kiki Smith a cura di Alessandra Bigi Iotti, Marinella Paderni, Massimo Pulini, Giulio Zavatta

La linea continua Disegni dei Musei Civici di Reggio Emilia. Da Lelio Orsi a Omar Galliani a cura di Alessandra Bigi Iotti, Alessandro Gazzotti, Elisabetta Farioli, Giulio Zavatta

Disegni dei nuovi mondi dal Fondo Des Vergers a cura di Rosita Copioli, Paola Delbianco La scultura disegnata Uno stiacciato di Agostino di Duccio dal Castello Sforzesco

INDICE/ INDEX EXHIBITIONS

Federico Fellini, disegni erotici Studi per il Casanova a cura di Giovanni Tiboni Il kamasutra di Tonino Guerra Fabrizio Corneli Luce fra luci dal Museo alla città

MUSEO DELLA CITTÀ - ALA NUOVA > PAG. 62 via Tonini 1, Rimini PROFILI DEL MONDO

Cantiere disegno Cinquanta artisti nelle stanze del contemporaneo a cura di Annamaria Bernucci, Andrea Losavio, Massimo Pulini

Nadir Quinto omaggio FAR Fabbrica Arte Rimini > PAG. 120 Piazza Cavour, Rimini

#2 BIENNALE DISEGNO RIMINI

Profili del mondo * (pag 16) il racconto naturale e l’umano paesaggio Il racconto naturale da Claude Lorrain a Giuseppe Penone a cura di Alessandra Bigi Iotti, Marinella Paderni, Massimo Pulini, Giulio Zavatta

L’acqua disegna a cura di Franco Pozzi, in collaborazione con Romagna Acque

Una nuova modernità. Architetture di Pier Carlo Bontempi a cura di Fausto Battistel, Alessia Gattei (Italia Nostra sezione di Rimini)

CASTEL SISMONDO > PAG. 136 Piazza Malatesta, Rimini

I Marziani Una selezione dalla collezione Ramo (disegno nell’arte italiana del xx secolo) a cura di Irina Zucca Alessandrelli

Profili del cielo La cupola di Loreto nei disegni del Pomarancio e di Cesare Maccari a cura di Vito Punzi

I Sironi di Sironi La raccolta dello studio a cura di Claudio Spadoni

Domenico Rambelli, il volume del segno a cura di Annamaria Bernucci

Galileo Chini 6

Disegni dalla collezione familiare


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Orlando Orlandi Grafica e pubblicità

Giancarlo Valentini 40 annni di grafica e progettazione a cura di Alessandro Giovanardi PAG. 180 > PALAZZO GAMBALUNGA via Gambalunga 27, Rimini

Pino Pascali fasto e leggerezza del disegno a cura di Eleonora Frattarolo e Alessandro Giovanardi Tullio Pericoli oltre i margini a cura di Eleonora Frattarolo PAG. 196 > TEATRO GALLI Piazza Cavour, Rimini

Andrea Pazienza “… credevo fosse uno sprazzo, invece era un inizio.” a cura di Egisto Quinti Seriacopi

Eroico Manoscritto a cura di Claudio Cavalli, in collaborazione con la Biblioteca Malatestiana di Cesena

Cenacolo Belgioioso. Ritratti e caricature milanesi A cura di Fernando Mazzocca

“Umanizzata e amorevole forma” Luigi Poletti Architetto a cura di Fausto Battistel, Sonia Fabbrocino, Alessia Gattei (Italia Nostra sezione di Rimini) PAG. 224 > PALAZZO GARAMPI Piazza Cavour, Rimini Erich Turroni Sinapsi PAG. 226 > COMPLESSO DEGLI AGOSTINIANI via Cairoli 44 , Rimini

Vie di Dialogo. Luca Caccioni e Massimiliano Fabbri a cura di Claudia Collina, in collaborazione con Ist. per i Beni Artistici Culturali e Naturali della Regione Emilia-Romagna

(Re) Presenting music: intorno al di-segno musicale a cura di Emiliano Battistini PAG. 236 > ORATORIO DI SAN GIOVANNINO via Dante 18 , Rimini

Cesare Pronti Monocromi e disegni a cura di Alessandro Giovanardi e Ivana Balducci PAG. 244 > LONGIANO - FONDAZIONE TITO BALESTRA I Segni nascosti a cura di Giuseppe Appella, Flaminio Balestra, Massimo Balestra PAG. 246 > SANTARCANGELO DI ROMAGNA - MUSAS Souvenir d’amèrique- Cristallino direzione artistica Francesco Bocchini, Claudio Ballestracci PAG. 248 > COTIGNOLA - MUSEO CIVICO LUIGI VAROLI E PALAZZO SFORZA Denis Riva - Fuochi diurni / Marina Girardi , Rocco Lombardi - L’argine PAG. 250 > SOGLIANO AL RUBICONE - MUSEO DI ARTE POVERA Lo spettacolo dell’Art Nouveau nella collezione Parenti PAG. 252 > CIRCUITO OPEN 7


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Disegno. Una parola che è una realtà e metafora e, a sua volta, contraddizione. Se da una parte il disegno precede l’opera, è uno ‘storyboard’ fragile su cui poi l’artista imbastisce e quindi finisce; dall’altra il disegno è quello di una divinità o di un demiurgo (si dice o no ‘disegno divino’?) e dunque concluso perfino nei dettagli. Precario o definitivo che sia, personalmente credo che con il disegno si definisca la città di oggi: ‘l’incompiuta permanente’ in cui vive e respira l’intera umanità. E Rimini è città contemporanea per antonomasia. Aperta e chiusa, capace di vivere il quotidiano con lungimiranza, solida e provvisoria, antica e neonata, mai finita e comunque completa: Il ‘disegno di Rimini’ si sublima nel disegno stesso, orizzonte distante un centimetro. La Biennale del Disegno, ancorché alla seconda edizione, è allora qui da sempre. La forma già inclusa nel marmo e solo in attesa del colpo di un martello. In un mercato di eventi d’arte ormai saturo e

ripetitivo anche quando coinvolge livelli superiori, l’evento ad anni alterni di Rimini si propone comeestrema contraddizione- format non trasferibile. Perché, al di là dell’eccezionalità dei pezzi in mostra e degli appuntamenti culturali inediti presentati, è la città stessa ad essere foglio, matita, china delle evoluzioni del pensiero lungo la storia dell’arte e dell’umanità. La proposta non riguarda, dunque, ‘solo’ un evento in grado di captare l’interesse di decine di migliaia di turisti dall’Italia e dall’Europa ma ridefinisce i confini della città nella sua relazione con il mondo. La Biennale del Disegno non è il biglietto da visita di Rimini: è Rimini, città contemporanea in bilico tra vuoto e pieno, tra transitorio e definitivo, in attesa di una matita o uno scalpello già però all’opera. Con questo (di)segno, plasmiamo il sogno in realtà. Niente è più durevole dell’effimero, niente oggi sbalordisce più di una grafite di tre secoli fa impressa su fogli delicati come le ali di una farfalla. Niente è più di Rimini. Andrea Gnassi, Sindaco di Rimini

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PROFILI DEL MONDO

ANDREA GNASSI SINDACO DI RIMINI


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Drawing. A word that is both reality and metaphor, and at the same time, a contradiction. If on one side the drawing precedes the opera, it’s a fragile ‘storyboard’ that the artist then shores up and finishes; on the other, it’s created by a divinity or a demiurge (isn’t it said, ‘divine design’?) and thus is concluded even in its details. As precarious or definitive as it is, I personally believe that the cities of today are defined by drawing: a ‘permanent incompleteness’ that all of humanity lives and breathes. Rimini is the quintessential contemporary city. It’s open and closed, able to live daily life with an eye towards the future, solid and temporary, ancient and new, never finished and always complete: ‘Rimini’s drawing’ is sublimated in art itself, a horizon that’s only a centimeter away. The Biennale del Disegno, even though it’s only in its second edition, has then always been here. Its form was already included in the marble, and was only waiting for the touch of a chisel. In a market of artistic events that’s already saturated and repetitive, even when it involves higher

levels, Rimini’s alternating yearly event proposes itself as an extreme contradiction – a non-transferable format. Because, beyond the exceptional nature of the exhibitions and the unprecedented cultural presentations, it’s the city itself that’s the paper, pencil, and ink of the evolution of thought that’s as long as both art’s and humanity’s history. This proposal isn’t, then, about ‘just’ an event that can capture the interest of tens of thousands of tourists from around Italy and Europe, but it redefines the boundaries of this city in relation with the world. The Biennale del Disegno it’s Rimini’s calling card: it is Rimini, a contemporary city balanced between empty and full, transient and definitive, waiting for a pencil or chisel that’s already at work. With this (de)sign, we shape dream into reality. Nothing is more long-lasting than the ephemeral, nothing is more astonishing than a three century old marking on papers as delicate as the wings of a butterfly. Nothing is more than Rimini. Andrea Gnassi Major of Rimini

2ND EDITION BIENNALE DISEGNO RIMINI

PROFILI DEL MONDO

ANDREA GNASSI SINDACO DI RIMINI

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EDITORIALE a Pirro Cuniberti e a Mario Brattella

Tra le immagini che scegliemmo a simbolo della prima edizione della Biennale Disegno spiccava il bellissimo e allegro Ritratto di fanciullo con disegno in mano di Giovan Francesco Caroto (Verona 1480 - 1555), conservato nel museo veronese di Castelvecchio. Si rimane incantati dalla sincerità di quell’artista che ritraeva il figlioletto dai capelli rossi, nell’atto di mostrare un proprio ‘scarabocchio’. Forse il bambino, a sua volta, aveva ritratto il padre al lavoro in quel pezzo di carta stropicciato e nel suo sorriso c’è tutto l’orgoglio di un primo risultato, la pura meraviglia di fronte a quel che la mano può riuscire a creare su di un foglio. Pochi mesi fa quel quadro, che non ebbe eguali nella coeva storia dell’arte e che dovette attendere il XX secolo per trovare paragoni di modernità, è stato rapito assieme ad altri sedici dipinti. Una banda organizzata, con pistole in pugno, ha sequestrato il custode e razziato diverse opere del museo scaligero. Proprio in questi giorni, dopo mesi di silenzio assoluto, ci sono stati sviluppi di indagine che hanno portato all’arresto dei malviventi, ma ancora dei quadri non si ha notizia. Come è capitato in altre occasioni si è puntato ad assicurare alla giustizia i colpevoli, dimenticandosi il rischio di distruzione che le opere possono correre. Ci auguriamo che tutto vada per il meglio, ma quei dipinti non sono una semplice ‘refurtiva’, sono individui rapiti, unici e insostituibili. Nell’inaugurare la seconda edizione di questa rassegna internazionale del Disegno, manifestiamo la stessa apprensione che avremmo per una vita sequestrata e offesa. Quel dipinto veronese ci parla del disegno come nido della creazione. Solo nel corso del Novecento si è diffusamente compreso quanto hanno da insegnarci i bambini in questo campo. Soprattutto quelli in età prescolare, ai quali non hanno ancora tolto le ali, dimostrano nell’atto di disegnare una relazione diretta col mondo più incantato e nucleare. Anche il disegno che il figlio di Caroto teneva in mano ci appare come un frammento a noi contemporaneo, incastonato in una tavola del XVI secolo. Ci ricorda, in qualche modo, la franchezza e l’ironia di alcuni disegnatori come Saul Steinberg, al quale due anni fa abbiamo dedicato il Festival Disegno (mentre oggi l’omaggio va ai compianti Pirro Cuniberti e a Mario Brattella). Ora, un’opera del grande artista statunitense di origine rumena, viene esposta a Rimini. È un foglio inedito, riempito di firme inventate, finte, attraverso le quali Steinberg disegna la scrittura e, in quell’apparente assenza di tema, riesce a prendersi gioco della nostra quotidiana retorica. È inserito nella mostra Profili del Mondo, che dà il titolo all’intera rassegna. Un’edizione costruita, come un castello di carte, dai disegni che raccontano il mondo, che ne hanno descritto i confini tra terra e mare, che hanno catalogato le specie dei tre regni, che hanno ritratto paesaggi e corpi umani con l’intento di conoscere e comprendere, di narrare e ricordare. Il seme della prima Biennale Disegno Rimini venne gettato per caso, in un giorno di neve e sugli scalini di piazza Cavour, davanti alla FAR. Si era appena inaugurata la mostra di Serse, uno dei più importanti disegnatori contemporanei e l’amico Franco Pozzi, anche lui artista, appassionato ricercatore di disegni e di storia, lanciò l’idea di una rassegna interamente dedicata a questo sensibile argomento, dal quale scaturiscono tutte le arti. Tutti quelli che lavorarono negli uffici comunali hanno dato il loro importante contributo, dal Sindaco agli Assessori, dal settore della segreteria a quello dell’amministrazione, dal Museo della Città all’ufficio stampa, dagli allestitori ai trasportatori, ma se non ci fosse stato l’impegno dell’ufficio mostre, di Annamaria Bernucci, Piero Delucca e Alessandra Bigi Iotti, e se non ci fossero stati gli altri studiosi del disegno come Eleonora Frattarolo, Giulio Zavatta, Marinella Paderni, Egisto Seriacopi e Alessandro Giovanardi questa impresa non si sarebbe compiuta. Le ventiquattro esposizioni che vennero aperte due anni fa sono testimoniate, meglio di ogni altro strumento di memoria, dal numero speciale della rivista Lazagne Art Magazine, la cui redazione ha saputo interpretare graficamente, e commentare nei concetti, il grande lavoro svolto. A Stefano Tonti va il merito di una geniale campagna di comunicazione. Fu indispensabile anche il supporto della casa editrice Medusa per la composizione dei cataloghi filologici, ora affiancata da NFC e Maggioli. 2ND EDITION BIENNALE DISEGNO RIMINI 10

PROFILI DEL MONDO

EDITORIAL MASSIMO PULINI


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Allora come oggi, fondamentale si è dimostrato il contributo di alcuni storici e critici d’arte che hanno fornito le proprie competenze e le relazioni con i collezionisti e i musei, con le gallerie e le biblioteche, curando diverse delle mostre offerte. Indimenticabile il ruolo di Mario Brattella che ideò l’allestimento di Basoli e che ora ci manca. Si può dire inoltre che molte componenti della città hanno aderito alla nostra chiamata fornendo aiuti e risposte, attraverso anche il circuito Open che ha visto allestire in negozi, librerie, studi di architettura e design, numerose e importanti piccole esposizioni, frutto di iniziativa privata. Anche le istituzioni del territorio, l’APT e l’IBC, oltre all’assessorato regionale alla Cultura, hanno sostenuto il progetto nel suo evolversi, così come è stato proficuo il lavoro di rete avviato con la Fondazione Tito Balestra di Longiano, il Musas e il Festival di Santarcangelo dei Teatri, con le Università riminesi e Sammarinesi, con le Accademie di Belle Arti di tutta la regione, con i festival di Cartoon Club e Mare di Libri. È recente il risultato istituzionale più rilevante, quello che ha visto la stesura e la firma di un accordo con il Polo Museale dell’Emilia Romagna, che prevede la collaborazione e la firma congiunta delle prossime tre edizioni, almeno fino al 2020. Tutto questo chiede alla Biennale Disegno Rimini di diventare adulta in tempi rapidi, la speranza è che ci riesca senza togliersi le ali. Massimo Pulini

EDITORIAL to Pirro Cuniberti and Mario Brattella

One of the images that we chose as the symbol for the first edition of the Biennale Disegno was of the beautifully happy “Ritratto di fanciullo con disegno in mano” by Giovan Francesco Caroto (Verona 1480 - 1555), preserved in the Castelvecchio museum in Verona. The sincerity of the artist in depicting his red haired son, in the act of showing off one of his ‘scribbles’, is enchanting. Perhaps the child, as well, had drawn his father at work on that crumpled piece of paper, and in his smile there’s all the pride of a first attempt, the pure wonder in front of what the hand can create with a pencil. A few months ago that painting, which had no equal among its peers and had to wait until the 20th century to find a modern comparison, was stolen along with other sixteen paintings. An organized group, guns in hand, sequestered the custodian and plundered various works of art from the Della Scala museum. Just in the past few days, after months of total silence, developments in the investigation lead to the arrest of the criminals, yet there has been no word of the paintings. As has happened in other occasions, the primary concern was bringing the guilty to justice, while forgetting the risk of destruction these works of art face. We hope that everything turns out for the best, but those paintings aren’t simply loot, they’re kidnapped individuals, unique and irreplaceable. For the inauguration of this second edition of the international exposition of Drawing, we show the same apprehension that we would have for an offended and sequestered life. That painting from Verona speaks to us of drawing as the nest of creation. Only during the course of the 900’s was it overtly understood how much kids had to teach us in this field. Especially those in their pre-school years, whose wings haven’t been taken away yet, demonstrate in the act of drawing a direct relationship with a more core and magical world.

2ND EDITION BIENNALE DISEGNO RIMINI

PROFILI DEL MONDO

EDITORIAL MASSIMO PULINI 11


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Even the drawing that Caroto’s son has in his hand seems like a modern fragment, set in a 16th century tablet. It reminds us, somehow, of the frank irony of some artists such as Saul Steinberg, to whom we dedicated the Festival Disegno two years ago (while this year that honor will go to Pirro Cuniberti). Now, one of the great Romanian-American’s works is on exhibition in Rimini. It’s an untouched page, filled with invented signature, fakes, through which Steinberg drew writing and, in that apparent lack of a theme, manages to make fun of our daily rhetoric. It’s within the Profili del Mondo exhibition, giving its title to the whole expo. An edition that’s built, like a house of cards, from drawings that recount the world, that described the borders between earth and sea, that catalogued the species of the three kingdoms, that depicted landscapes and human bodies with the intent of knowing, comprehending, narrating, and remembering. The seeds for the first Biennale Disegno Rimini were sown by chance, on a snowy day on the steps of Piazza Cavour, in front of the FAR. The Serse exhibition had just been inaugurated, dedicated to one of the most important contemporary artists and a friend of Franco Pozzi, himself an artist and a passionate researcher of drawings and history. He started the idea of an exhibition entirely dedicated to this sensitive subject, from which all other arts are born. Everybody that works in the municipal offices gave their important contribution, from the Mayor to the Assessors, from the secretariat to the administration, from the City Museum to the press office, from the set dresser to the carriers; however, if it weren’t for the efforts of the exhibition office, of Annamaria Bernucci, Piero Delucca, and Alessandro Bigi Iotti, along with other scholars of design such as Eleonora Frattarolo, Giulio Zavatta, Marinella Paderni, Egisto Seriacopi, and Alessandro Giovanardi, this endeavor would not have come to fruition. The twenty-four expositions that were given two years ago were witnessed, better than any other instrument of memory, by Lazagne Art Magazine, whose editorial staff knew how to graphically interpret, and give commentary on the concepts, of this great undertaking. Stefano Tonti has earned the merit of a genius communication campaign. Medusa publishing house’s support was also indispensable for the creation of the philological catalogues, now working alongside NFC and Maggioli. As important then as it is now, we must recognize the contribution that other art historians and art critics gave in their fields, in their relations with collectors and museums, with galleries and libraries, as they curated many of our current exhibitions. Mario Brattella’s role is unforgettable as he had the idea for the Basoli exhibition, and is now dearly missed. We can also say that many components of the city heard our call, giving us help and answers, some activities gave us economic support, while others gave services and ideas. Throughout the Circuito Open numerous important exhibitions have been set up in many galleries, shops, and architecture and design studies, the result of private initiative. Even our territorial institutions, the APT and the IBC, as well as the regional Cultural Assessors, supported the project during its evolution, just as the Tito Balestra Foundation’s web work has been fruitful in Longiano, the Musas, and the Festival di Santarcangelo dei Teatri, with the Universities of Rimini and San Marino, alongside every Academy of Fine Arts in the region, with the Cartoon Club and Mare di Libri festivals. The most relevant institutional result is quite recent, the one that foresaw the planning and signing of an agreement with the Polo Museale dell’Emilia Romagna, that foresees a tight scientific collaboration with the next three editions, at least until 2020. All of this requires the Biennale Disegno Rimini to become mature quickly, and we hope to be able to do that without losing our wings. M. P.

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PROFILI DEL MONDO

EDITORIAL MASSIMO PULINI


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Giovan Francesco Caroto Ritratto di fanciullo con disegno in mano, Verona, Museo di Castelvecchio

Saul Steinberg To Eugene Berman, Milano, Giorgio Baratti antiquario 13


Museo della città

via Tonini, 1 RIMINI

PHOTO BY GIOVANNI CALABRESE


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EXHIBITIONS/ Profili del mondo La linea continua disegni dei Musei Civici di Reggio Emilia Disegni dei nuovi mondi dal Fondo Des Vergers

La scultura disegnata Federico Fellini disegni erotici Il Kamasutra di

Tonino Guerra Fabrizio Corneli luce fra luci dal museo alla cittĂ

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LAZMAG

P

RO F I L I

IL RACCONTO NATURALE E L’UMANO PAESAGGIO

DEL

A CURA DI ALESSANDRA BIGI IOTTI MARINELLA PADERNI MASSIMO PULINI GIULIO ZAVATTA

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M O N DO


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Vincenzo Agnetti

Christo e Jeanne-Claude

Leoncillo

Concetto Pozzati

Adriano Altamira

Carlo Cignani

Ottavio Maria Leoni

Enrico Prampolini

Charles Avery

Jean Cocteau

Federico Lombardo

Laura Pugno

Francis Bacon

Fabrizio Cotognini

Matteo Loves

Luisa Rabbia

Enrico Baj

Donato Creti

Anna Maria Maiolino

Domenico Rambelli

Laura Baldassari

Enzo Cucchi

Antonio Mancini

Mauro Reggiani

Lucia Baldini

Dadamaino

Dacia Manto

Guido Reni

Miroslaw Balka

Angelo Davoli

Margherita Manzelli

Jusepe Ribera

Federico Barocci

Romano Dazzi

Antonio Marchetti

Davide Rivalta

Gino Barbieri

Berlinde De Bruyckere

Arturo Martini

Alessandro Roma

Giovan Francesco Barbieri

Gino De Dominicis

Fausto Melotti

Mimmo Rotella

detto Guercino

Flavio De Marco

Agostino Melissi

Pietro Ruffo

Riccardo Baruzzi

Stefano Della Bella

Claude Mellan

Luigi Russolo

Girolamo Mazzola Bedoli

Martina Della Valle

Ana Mendieta

Francesco Rustici

Davide Benati

Marco Di Giovanni

Anton Raphael Mengs

Andrea Sacchi

Federico Bencovich

Ilaria Facchin

Alexandre Jean Noel

Nicola SamorĂŹ

Giuseppe Bernardino Bison

Lucio Fontana

Giovanni Oberti

Mario Schifano

Giovanni Blanco

Girolamo Forabosco

Mimmo Paladino

Mario Sironi

Umberto Boccioni

Sam Francis

Pietro Giacomo Palmieri

Sissi

Botto e Bruno

Gaetano Gandolfi

Luca Pancrazzi

Kiky Smith

Sergio Breviario

Ubaldo Gandolfi

Ekaterina Panikanova

Giuseppe Stampone

Luigi Busi

Carlos Garaicoa

Giulio Paolini

Tancredi

Antonio Canal detto

Marina Gasparini

Claudio Parmiggiani

Gian Battista Tiepolo

Canaletto

Giovan Battista Gaulli

Lorenzo Pasinelli

Lorenzo Tiepolo

Simone Cantarini

detto Baciccio

Bartolomeo Passerotti

Marco Tirelli

Domenico Maria Canuti

Claude Gelèe Lorrain

Giuseppe Penone

Nicola Toffolini

Giuseppe Capogrossi

Felice Giani

Sante Peranda

Hana Usui

Gianni Caravaggio

Francesco Giuseppe

Alessandro Pessoli

Fabio Viale

Letizia Cariello

Cesare Grandi

Raymond Pettibon

Coriolano Vighi

Annibale Carracci

Ercole Graziani

Giovan Battista Piazzetta

Luca Vitone

Rosalba Carriera

Tue Greenfort

Simone Pignoni

Bill Woodrow

Francesco Casanova

Virgilio Guidi

Michelangelo Pistoletto

Alberto Zamboni

Annibale Castelli

Joan Jonas

Gianbattista Pittoni

Luca Zarattini

Andrea Chiesi

David Hockney

Francesco Polazzo

Federico Zuccari

Kiril Cholakov

Eberhard Keilhau

Graziano Pompili

Francesco Zuccarelli 17


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UOMO-NATURA, CORPO,

Gaetano Gandolfi, Studio di sette teste, Bologna, Pinacoteca Nazionale

VOLTO E PAESAGGIO. SULL’AMBIGUITÀ DEL GENERE RITRATTO di Alessandra Bigi Iotti e Giulio Zavatta Se tra la fine del Cinquecento e gli inizi del Seicento si inizia a profilare una

più

generi,

rigida

non

distinzione

di

meno

dei

persiste

l’uso di confondere i piani tra uomo e

e

natura,

paesaggio

corpi,

volti

divertissements

Jean Cocteau, Autoritratto,1962, pennarello su carta, cm 26x17. Courtesy collezione privata, Milano

artistici del resto antichi quanto

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l’invenzione della pittura, passati dall’arte

romana

spesso

giocando”,

Arcimboldo,

al

con

medioevo

come

faceva

composizioni

insieme umane e vegetali, animali o minerali, o puntando su immagini paradossali, retoriche

ossimori, che

e dal Barocco,

dal

figure

Manierismo

anche letterario,

si procrastinanoanche nei secoli successivi. Molto spesso queste interpretazioni si basarono sullo sfuggente e polisemantico concetto di ritratto.


Francesco Giuseppe Casanova, Paesaggio con contadini in riposo vicino a una cascata, coll. priv

È Leonardo, tuttavia, ad aver formulato per primo in immagini e parole l’idea, centrale nel Rinascimento, della profonda unità della natura, nel senso che l’uomo stabilisce un vivo rapporto organico con le cose, ne è sintesi e perfezionamento e soprattutto contiene in sé l’intera struttura del mondo. L’uomo è, per Leonardo, modello del mondo. “L’uomo è detto dagli antiqui mondo minore, e certo la dizione è bene collocata, imperochè se come l’omo è composto di terra, acqua, aria, foco, questo corpo della terra è il somigliante.“ ” Leonardo, Codice Atlantico


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Pietro Ruffo, Atlante dei popoli, 2015, inchiostro e intagli su carta millimetrata trasparente, 80x104.5 cm, Courtesy Galleria Lorcan O’Neill, Roma

MAN-NATURE, BODY, FACE AND LANDSCAPE. ON THE AMBIGUITY OF PORTRAIT GENRE by Alessandra Bigi Iotti e Giulio Zavatta Even if between the end of the 16th and the beginning of the 17th century a more rigid distinction between genres began to arise, nevertheless the habit of blending planes between man and nature, bodies, faces and landscapes persists. Artistic diversions as old as the invention of painting, passed on from Roman art to the Middle Ages as playful�, as Arcimboldo did, with humans, plants, animals, and minerals composed together, pointing towards paradoxical imagery, oxymorons, and rhetorical figures that lasted beyond Manierism and the Baroque. Quite often these interpretations were based on the elusive and multifaceted concept of portrait.

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Leonardo, in any case, was the first to formulate in words and images the central idea of the Renaissance, of profound unity with nature, meaning that man establishes a lively organic relation with things. He’s the synthesis and perfection of it, and above all he contains the entire structure of the world within himself. Man, according to Leonardo, is the model of the world.

“L’UOMO È DETTO DAGLI ANTIQUI MONDO MINORE, E CERTO LA DIZIONE È BENE COLLOCATA, IMPEROCHÈ SE COME L’OMO È COMPOSTO DI TERRA, ACQUA, ARIA, FOCO, QUESTO CORPO DELLA TERRA È IL SOMIGLIANTE” Leonardo, Codice Atlantico Christo e Jeanne-Claude, Progetto per azione sul Pont Neuf, Rimini, collezione privata


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PAESAGGI REALI. IL PRIMATO DEL DISEGNO SULL’EFFIMERO DIGITALE Marinella Paderni Il termine paesaggio rappresenta oggi lo spirito della nostra modernità. Il paesaggio è natura, città, flussi di comunicazione, mondo digitale, ma anche universo interiore, psichico, immaginazione. La parola connota una moltitudine di concetti, di visioni e simbologie che ne estendono in maniera esponenziale l’uso e l’importanza nel nostro linguaggio comune, anche oltre i confini del suo significato etimologico. Paesaggio significa territorio, ambiente, panorama, veduta. È mappa, luogo ma anche spazio - e tra le due definizioni c’è una notevole diversità, pur venendo spesso scambiati per sinonimi. Questa ricchezza semantica ci dà la temperatura del valore del paesaggio nella cultura contemporanea, di quanto sia diventato un fattore costitutivo, imprescindibile, dell’identità umana. Attraverso la creazione di paesaggi l’uomo contemporaneo proietta se stesso al di fuori dei suoi limiti fisici, estendendo la sua identità altrove. Da oggetto del disegno umano sul mondo, il paesaggio è diventato uno dei soggetti narrativi prediletti, protagonista di un mondo mutevole e in continuo cambiamento, a cui guardare per comprendere il presente e immaginare il futuro.

Corpo umano e paesaggio sono delle mappe simboliche che s’incontrano e s’intrecciano di continuo: ciò che facciamo alla terra, la facciamo anche ai nostri corpi, che trattengono il suo respiro.

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Gianni Caravaggio, Due, 2014, marmo, pastello, altezza cm 30 x diametro cm 60 Courtesy Galleria Tucci Russo, Torre Pellice


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Luca Pancrazzi , Interno, 1996, grafite su carta intelata, cm. 190x265, Courtesy Galleria Emilio Mazzoli, Modena

Tutte le immagini realizzate nei secoli sul paesaggio rivelano il nostro muoverci e vivere nel mondo. Dalle avanguardie storiche del Novecento ad oggi l’arte ha sempre amato il paesaggio. Non tanto come “genere" della ricerca artistica, piuttosto quale referente visivo ideale per rappresentare il divenire di un nuovo mondo alle soglie del passaggio millenario, accelerato dalle rivoluzioni scientifiche e scosso da grandi questioni geopolitiche oltre che ambientali. A partire dalle decostruzioni visive dei Cubisti e dalle città futuriste di Umberto Boccioni e di Mario Sironi, che anticiparono l’immagine del paesaggio liquido di oggi, si è arrivati nei decenni successivi alla Land Art, che abbandona i volumi ristretti dei musei e delle gallerie per esprimersi nei grandi spazi aperti del paesaggio, recuperando il rapporto diretto con la natura.

Fino all’odierna Street art, che usa i muri delle periferie metropolitane come spazio di manifestazione del dissenso e della libera espressione, svincolati da gerarchie sociali e politiche. Il disegno ha sempre avuto un ruolo importante nell’immaginazione contemporanea sul paesaggio, complice la sua versatilità e la sua immediatezza di espressione. Anche se oggi si fa spesso ricorso a media tecnologicamente più complessi o alla pratica dell’installazione - che, guarda caso, fa coincidere l’opera d’arte con la sua aderenza allo spazio e al contesto, esplorando i confini tra spazio privato e spazio pubblico - il disegno continua ad essere l’anima del segno che immagina e delinea nuovi mondi possibili.

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REAL LANDSCAPES. THE SUPREMACY OF DRAWING OVER DIGITAL EPHEMERA Marinella Paderni The term landscape today represents the spirit of our modernity. Landscapes are nature, city, flows of communication, the digital world, but also an inner universe, psychic, imagination. The word connotes a multitude of concepts, of visions and symbols that exponentially extend its use and importance in our everyday language, even beyond the confines of it etymological meaning. Landscapes can mean territory, surroundings, panorama, sights. It’s a map, a place, and also a space – among these definitions there are noticeable differences, even though they’re often mistaken as synonyms. This semantic wealth gives us a reading on the value of landscapes in modern culture, of how much it has become a main, essential, factor of human identity. Through the creation of landscapes, modern man projects himself beyond his physical limits, extending his identity elsewhere. From the object of human plans for the world, landscapes have become one of the favourite narrative subjects, protagonists of a mutable world in continuous flux, something we can look at to understand the present and imagine the future. Landscapes and the human body are symbolic maps that constantly meet and intertwine: what we make of the earth, we also do to our bodies, which hold its breath. Every image that we’ve created upon landscapes in the past century reveals our movements and life upon this world. From the historic avant-garde of the 900’s to today, art has always loved landscapes. Not so much as a “genre" of artistic research, but rather as an ideal visual reference to represent the becoming of a new world at the brink of a millenary passage, accelerated by scientific revolutions and shaken by great geopolitical and environmental questions. Starting from the Cubists’ visual deconstructions, along with Umberto Boccioni and Mario Sironi’s futuristic cities which anticipated the fluid image of today’s landscapes, in the following decades we’ve arrived at Land Art, which abandons the tight quarters of museums and art galleries in order to express itself in the big open spaces of landscapes, regaining a direct relationship with nature. Today we have modern Street Art, which utilizes the walls of metropolitan outskirts as spaces to voice dissent and free expression, unchained from social and political hierarchies.

Hana Usui, Radici, 2015, olio e china su carta, 96 x 273 cm. Courtesy l’artista. Foto Matthias Aschauer-Bildrecht, Vienna, 2015.

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G. Stampone, Ritratti Bic Data Blue, 2014, penna Bic su carta, cm 55 x40 ciascuno. Courtesy l’artista

Kiki Smith, Virgin Mary, 1994, occhi prostetici, pennello e penna nera su papier maché, 88,9x43,18x 61 cm. Courtesy Galleria Raffaella Cortese, Milano

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Drawing has always had an important role in our contemporary perception of landscapes due to its versatility and ease of expression.

Even if today we often take advantage of more technologically complex media or installations

– that, it so happens, makes art coincide with its adherence to space and context, while exploring the boundaries between private and public spaces –

drawings continue to be the soul of the sign that imagines and outlines new possible worlds.

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Francis Bacon, Ritratto di Apollinaire, Londra, collezione privata

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Girolamo Forabosco, Ritratto di giovane donna, collezione privata

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L’INVENZIONE DEL RACCONTO Massimo Pulini Tra tutti gli strumenti della conoscenza il disegno è forse quello che, senza smarrire i propri caratteri originali, ha saputo meglio adattarsi alle infinite mutazioni delle culture, delle discipline e delle tecnologie che l’uomo ha prodotto lungo gli ultimi millenni. Ogni scoperta del mondo è stata ed è ancora oggi accompagnata da un disegno, da un agglomerato grafico che ci aiuta a catalogare e comprendere, a individuare e ricordare, a prospettare e impaginare, a separare e collegare le parti di un insieme. Il disegno ha alfabetizzato l’universo inventando il simbolo, ben prima che nascesse la scrittura e senza bisogno di un codice linguistico concordato tra un gruppo di persone. La semplice e fondamentale scoperta della sintesi grafica di una forma, capace di contenerne il ritratto, ha in qualche modo avviato la strada alla stessa nominazione delle cose. L’antilope, la lancia e il cacciatore sono stati forse i primi ideogrammi di una narrazione e di un repertorio che ancora non accenna ad arrestarsi. Ma quei disegni dei nostri antenati parlano già di qualcosa che non si limita a descrivere figure, sono sembianze che dicono della corsa e del cibo, della battaglia per la sopravvivenza, della strategia e del programma, dunque parlano di relazione tra una forma e l’altra, di pensiero che nel farsi immagine riesce a innescare e a far fiorire altri pensieri. Cosa è tutto questo se non una narrazione, l’illustrazione significante di una storia? Allora non è azzardato affermare che il primo disegno, tracciato sulla terra nuda o sul muro di una grotta, abbia inventato la Storia. Nasce in quell’atto la storia come racconto dell’esistenza, come memoria del vissuto umano e quale progetto per il domani. Si sono di certo persi nel vento e nella pioggia gli innumerevoli segni che i nostri avi hanno vergato sul terreno, mentre si sono dimostrati documenti longevi alcuni tra quelli eseguiti su certe pareti rupestri, ma anche i disegni smarriti hanno dato il loro contributo alla prima tecnologia prodotta dall’intelletto: l’espediente del racconto.

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Matteo Loves, Ritratto di studioso (Evangelista Torricelli?), Bologna, Pinacoteca Nazionale

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Giovan Francesco Barbieri detto Guercino, Nudo virile sdraiato, Bologna, Pinacoteca Nazionale

THE INVENTION OF STORY Massimo Pulini Of all our instruments of knowledge perhaps drawings have been able to better adapt to culture’s infinite mutations, without losing its original characteristics, more than other disciplines and technologies that humanity has produced in the last millennial. Every discovery in the world has been, and is even today, accompanied by a drawing, a graphic agglomerate that helps us catalogue and understand, identify and remember, to present and lay out, to separate and connect the parts of a whole. Drawings have alphabetized the universe by inventing symbols, long before writing was born, without the need for an agreed upon linguistic code in among a group of people. This simple and fundamental discovery of graphical synthesis with shapes, capable of containing a depiction, somehow started us upon the very path of naming things. The antelope, the spear, the hunter, were perhaps the first ideograms of a narrative repertoire that doesn’t show any signs of stopping. Yet those drawings our ancestors made don’t just describe figures, they’re semblances of running and food, of the fight for survival, of strategy and planning; therefore they speak of the relation between one form and another, of thought that becomes an image capable of triggering the blossoming of other thoughts.

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What is this if not a narration, the signifying

So, it’s not hasty to affirm that the first drawing, traced in the bare earth or on a cave wall, invented

Antonio Mancini, Ritratto di adolescente, Bologna, Pinacoteca Nazionale

illustration of a story?

Story.

In that act, story is formed as a telling of existence, as memory of human events and those projects for tomorrow. The countless signs our forbearers beat into the ground have certainly been lost to the wind and the rain, while some of their works made on cavern walls have demonstrably lasted longer; yet even these lost drawings gave their contribution to the first technology produced by our intellect: narrative device.


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Disegni dei Musei Civici di Reggio Emilia da Lelio Orsi a Omar Galliani

LA LINEA co n tinu a

Cirillo Manicardi, L’usura, Reggio Emilia, Musei Civici

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a cura di Alessandra Bigi Iotti, Alessandro Gazzotti, Elisabetta Farioli, Giulio Zavatta


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Museo della Città via Tonini, 1 Rimini

“Vi è una differenza immensa tra il vedere una cosa senza la matita in mano, e il vederla disegnandola. “ Paul Valéry

“Facendo un disegno, l’ar tista getta il primo fuoco del suo pensiero, s’abbandona a se stesso, si mostra com’è. ” Antonie-Joseph D èzailler d’Argenville

Giovanni Costetti, Nudo femminile, Reggio Emilia, Musei Civici

Vivaldo Poli, Ritratto di donna, Reggio Emilia, Musei Civici

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Giorgio Vasari nelle sue Vite del 1568 definisce “anticamente moderno” Giulio Romano, allievo prediletto di Raffaello e protagonista del rinnovamento del linguaggio classico nel Cinquecento. Nel passato, come spesso anche nell’arte contemporanea, alla base di un opera c’era sempre un’altra opera. L’importanza di un artista si misura pertanto nella capacità di ereditare e rielaborare una tradizione di immagini in un linguaggio nuovo, originale e “moderno”. I Musei di Reggio Emilia possiedono un tesoro costituito da migliaia di disegni dal Cinquecento al Novecento. Un tesoro “nascosto” perché la fragile natura di queste opere su carta non consente la loro esposizione se non per periodi limitati di tempo. Con l’occasione della pubblicazione del volume sui disegni antichi dei Musei Civici di Reggio Emilia, promossa dalla Fondazione Manodori di Reggio Emilia, presso Palazzo dei Musei è stata organizzata una esposizione che ha presentato una selezione della collezione di disegni proponendo un ideale dialogo tra opere antiche, opere del XIX secolo e del Novecento e disegni contemporanei. Prezioso contributo all’iniziativa espositiva è stata la sezione curata dall’artista Omar Galliani, tra i protagonisti del disegno contemporaneo. Prendendo spunto da un foglio di Antonio Fontanesi, Galliani ha offerto con una nuova grande opera un’interpretazione attuale dei temi del passato, disponendo poi in una sezione della mostra una piccola antologica in costante e serrato dialogo con alcuni disegni antichi. La mostra - curata da Alessandra Bigi Iotti, Elisabetta Farioli, Alessandro Gazzotti, Giulio Zavatta - viene ora riproposta in forma integrale alla Biennale del disegno di Rimini.

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ISPIRAZIONI - I Musei Civici di Reggio Emilia conservano il più importante nucleo di disegni e studi di Prospero Minghetti (1786-1853) – il più noto rappresentante in città del gusto neoclassico e maestro dei più importanti artisti reggiani dell’Ottocento. Vennero donati insieme al complesso di “libri, modelli, disegni antichi o stampe dei quali Minghetti amò circondarsi e per la formazione della sua cultura artistica e letteraria e per la esecuzione delle sue opere di pittura”. La sua collezione personale di disegni è dunque strumento essenziale del suo metodo di lavoro. L’artista si ispira in particolar modo alla grande tradizione bolognese: innanzitutto i Carracci e Guido Reni, artisti attestati in alcuni fogli della sua collezione oggi dispersi, ma anche Marcantonio Franceschini (1648-1729), Francesco Monti, Gaetano e Ubaldo Gandolfi (17341802; 1728-1781). In mostra lo Studio di nudo di Gaetano Gandolfi è stato così affiancato a un analogo foglio concepito dal pittore reggiano intorno al 1810. Altri disegni documentano l’attenzione di Minghetti anche verso alcuni modelli esemplari della cultura veneta, e in particolare le opere derivate da Jacopo Bassano (1510c.-1592) e di Jacopo Palma il Giovane (1548-1628).,

“MODERNAMENTE ANTICHI” Le raccolte reggiane dei disegni antichi provengono in larga parte dalla collezione di Giulio Ferrari e dalla collezione di Antonio Villani Il lungo lavoro di ricerca ha consentito di individuare, per alcuni disegni, l’opera per i quali essi furono ideati. Si tratta di disegni cosiddetti “preparatori”: dai progetti per dipinti, come quelli di Antonio Bellucci (1654-1726), Palma il Giovane (1548-1628), Alessandro Turchi detto l’Orbetto (1578-1649), Giovanni Maria Morandi (16221717) a quelli per affreschi, come nel caso dei disegni di Ubaldo Gandolfi (1728-1781), Angelo Michele Colonna (1604-1687) e Vittorio Maria Bigari (1692-1776), fino a studi per incisioni e libri, come nell’esempio di Giacomo Giovannini e addirittura di particolarissimi oggetti d’arte, come nel caso del disegno di Carlo Maratta (16251713), foglio preparatorio per il quadrante di un orologio notturno. La “modernità” dei maestri antichi trova ideale continuità nelle opere di artisti del Novecento che hanno lasciato importanti tracce nelle collezioni del Museo di Reggio: Giovanni Costetti (1874-1949), Renato Marino Mazzacurati (19071969), Giulio Aristide Sartorio (18601932), Pompilio Mandelli (19122006). Gli inediti accostamenti svelano prospettive e punti di vista differenti con cui guardare i fogli antichi e rivelano, al di là dell’epoca e del contesto che li ha prodotti, inaspettate affinità.


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“È necessario disegnare sempre: disegnare con gli occhi quando non lo si può fare con la matita.” Jean Auguste Dominique Ingres Antonio Fontanesi, Casolare ed alberi, Reggio Emilia, Musei Civici

IN POSA La sezione è dedicata in particolare ai disegni di nudo, pratica consueta nelle accademie, necessaria ai giovani artisti per raggiungere la padronanza della rappresentazione delle proporzioni umane. La maggior parte degli studi di nudo esposti proviene dal Liceo Istituto d’Arte Chierici di Reggio Emilia. Le esercitazioni dal vero di nudo coprono un lungo arco temporale dai primi decenni dell’Ottocento agli inizi del Novecento, attraversando le diverse stagioni artistiche del Neoclassicismo (Prospero Minghetti, Cosmo Cosmi), del Romanticismo (Domenico Pellizzi, Alfonso Chierici e Adeodato Malatesta), del Verismo (Gaetano Chierici), fino al Simbolismo (Augusto Mussini). I rimandi continui tra tradizione e innovazione, tra neoclassicismo e simbolismo contraddistinguono poi la serie dei “Putti” e quella delle “Danze”, in un sorprendente fil rouge tra il segno accurato di Minghetti, l’eleganza già estenuata delle forme di Costetti e il tratto sintetico di Sartorio. Anche l’esercitazione didattica su singole parti anatomiche caratterizza la formazione degli artisti dal Rinascimento in poi, come mostra l’affiancamento tra uno Studio anatomico di epoca cinquecentesca e probabilmente di ambito veneto, e il foglio di Domenico Pellizzi (1818-1875). Mentre il Nudo maschile stante, fortemente stilizzato, del senese Alessandro Casolani (1552/53-1607) dialoga, nella posa delle braccia alzate, con l’interpretazione del nudo già pienamente libera da ogni condizionamento accademico nell’icastico tratto novecentesco di Pirro Cuniberti.

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Reggio Emilia, Musei Civici

Ubaldo Gandolfi, Caino e Abele

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FONTANESI E IL DISEGNO La pratica del disegno accompagna l’intenso percorso artistico di Antonio Fontanesi (1818-1882), dalle prime prove più descrittive dei suoi anni reggiani ai fogli che segnano le inquiete sperimentazioni della sua ricerca più matura. Appartengono alla collezione di Reggio Emilia sei disegni tra cui due opere giovanili, il ritratto di Rodolfo Conzetti, e soprattutto l’importante Ingresso di un tempio in Giappone una delle poche opere dell’artista riferibile al suo soggiorno giapponese. Alla collezione Villani, appartiene un Paesaggio con albero sul cui retro compare un sintetico ritratto femminile, uno dei pochi disegni di figura oggi noti dell’artista. Proprio questo disegno è stato scelto da Omar Galliani per la sua personalissima interpretazione, esposta per l’occasione.

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DAL VERO Nell’ambito dei disegni di paesaggio si propongono alcuni accostamenti che consentono di seguire i diversi approcci al tema della rappresentazione della natura. Alla grafia chiara del foglio di Carlo Antonio Tavella, eseguito a Genova nel 1701, viene accostata una veduta di Prospero Minghetti (1786-1853), mentre una sua puntuale descrizione di un dirupo roccioso ritrova un precedente nell’analogo soggetto dell’emiliano Pietro Giovanni Palmieri, attivo nel XVIII secolo. Al secentesco foglio di Cantagallina, fanno da contrappunto le più minute descrizioni dei fogli della cerchia di Palmieri, l’emozionale interpretazione di Francesco Fontanesi (1751-1795) e la rappresentazione tratta dall’album di Giovanni Fontanesi (1813-1875), ancora romantica all’uso della luce. L’accostamento tra le seicentesche vedute marine di Baccio Del Bianco, e la pagina dell’album di Domenico Pellizzi (1818-1875), contrasta con la rappresentazione tutta d’invenzione del foglio di Romolo Liverani (1809-1872). Il motivo della veduta di città è rappresentata con fogli del XX secolo in cui diversi artisti, da Giovanni Costetti a Graziano Pompili, si esprimono in un progressivo sforzo di sintesi che dall’esigenza di rappresentazione approda a una più concettuale ripresa del motivo urbano.


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CARATTERI Jusepe de Ribera detto lo Spagnoletto (1591-1652) è considerato uno degli incisori e disegnatori più inventivi del suo tempo. I Musei di Reggio Emilia possiedono un esemplare della fortunatissima serie delle Teste grottesche, nota attraverso disegni e incisioni. Il vecchio barbuto, è reso con un segno fortemente inciso, sottile e tormentato e ha come modello le famose Teste grottesche di Leonardo. Non diversamente, la Testa d’uomo di profilo di Giovanni Costetti (1874-1949), al limite della deformazione espressionista, attinge invece alla tradizione del ritratto umanistico quattrocentesco, probabilmente nordico. Maestro indiscusso della ripresa “dal vero” fu Gaetano Chierici (1838-1920): il suo Ritratto d’uomo dialoga con il Ritratto di giovane a mezzo busto di Bernardino Poccetti (15481612), rappresentante della riforma fiorentina della fine del Cinquecento. La distribuzione sapiente delle luci con la biacca spiccano nell’originale Studio di testa di Prospero Minghetti, nel quale la parte del busto, non finita, è occupata da uno schizzo con una testa femminile classica. Nell’Autoritratto di Ottorino Davoli (1888-1945), invece, la forma si è dissolta, la linea di contorno è divenuta gesto, segno potentemente espressivo. Il volto è paesaggio dell’anima.

FINZIONI Particolarmente significativo il corpus di disegni di scenografia, che coprono un arco cronologico che va dalla fine del XVII secolo alla metà dell’Ottocento, e testimoniano la vitalità di una ricerca artistica che vede molti protagonisti reggiani attivi sulle scene dei principali teatri europei. Il passaggio a Reggio Emilia dei fratelli Bibiena tra il 1688 e il 1696 rappresenta una svolta per la produzione artistica locale, in grado di esprimere personalità come Giovanni Antonio Paglia e Prospero Zanichelli (1698-1772) fino a Francesco Fontanesi (1751-1795), La scenografia romantica è rappresentata dai fogli di Alessandro Prampolini e poi di Giulio Ferrari. Tra i disegni di architettura sono state scelte alcune vedute di cupole, soffitti e “sott in su”, ad accompagnare l’esposizione del disegno preparatorio di una importante opera d’arte contemporanea realizzata nel 2004 dall’artista americano Sol LeWitt per il soffitto della Sala lettura della Biblioteca Panizzi. Il grande cartone di Cirillo Manicardi rappresentante L’Usura che sotto forma di scheletro schiaccia l’umanità (cartone per la decorazione poi non realizzata per la facciata del Palazzo del Monte di Pietà), insieme a disegni e bozzetti per la decorazione del Palazzo della Cassa di Risparmio di Via Toschi, testimoniano l’impegno dell’artista nella pratica del disegno a cui in questi anni affida l’espressione delle sue nuove idee artistiche aggiornate alle ricerche dell’art nouveau.

“DAI DISEGNI RITROVATI” è la sezione curata da Omar Galliani, protagonista del disegno contemporaneo. Viene esposta la grande opera ispirata al disegno di Antonio Fontanesi del Museo accanto a una selezione di carte realizzate negli anni Settanta che si pongono in serrato dialogo con alcuni disegni antichi e dieci tavole tratte dal libro in poesia di Gian Ruggero Manzoni “Nel vortice delle acque superiori”.

Ambito bolognese (XVIII secolo) San Matteo e l’angelo, Reggio Emilia, Musei Civici

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Carlo Maratta, Reggio Emilia, Musei Civici

Girolamo da Carpi, Tre studi dall’antico, Reggio Emilia, Musei Civici

Jusepe Ribera, detto lo Spagnoletto, Testa di vecchio barbuto, incoronata da tralcio di vite (Dioniso) Reggio Emilia, Musei Civici

Innocenzo da Imola, Studio per figura maschile panneggiata, Reggio Emilia, Musei Civici


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DAI DISEGNI RITROVATI Cosa avrà letto la fanciulla seduta con in mano un libro nel piccolo disegno di Antonio Fontanesi? Lo avrà letto o lo stava aprendo per la prima volta guardando davanti a se il paesaggio nell’ora del tramonto o all’alba? Forse era sotto lo stesso albero disegnato sul recto del foglio? Forse aspettava qualcuno? Lo stesso Antonio che poi l’avrà fatta posare per qualche istante prima di chiudere il cavalletto sul tocco di biacca dell’ultimo paesaggio della sera? Quale era il suo nome? Non lo sapremo mai. Forse una contadina o la figlia del fioraio visto che un’altra piccola presenza avanza sul fondo del foglio in un fragile tocco di matita. Antonio non ha dipinto molte figure preferendo paesaggi, paesaggi dell’anima direi più che “en plein air”. Nel tempo i suoi paesaggi si sono tinti di tramonti o albe dove uomini o donne sembravano colti in pose di malinconici crucci interiori. I ruscelli, i pioppi verdeggianti o morti, le scie di luce al tramonto o di nebbie padane al mattino portavano in quei cuori malinconie romanze, sospese anche nel vuoto del foglio di questa piccola “lei” mai dipinta. Forse tra le mani stringeva l’album di schizzi di Antonio? Un’amante segreta? Una figlia senza nome? Un incontro casuale sul greto di un torrente o un disegno a memoria in ricordo di questa fanciulla conosciuta per un istante e mai più rivista dopo la sua partenza per il Giappone. Forse l’avrà dipinta a Tokyo ed è oggi appesa in qualche collezione di quel lontano paese dove la pittura era d’inchiostro e le donne vestivano di sete fiorite e i fiori di pesco si sostituivano ai pioppi della sua grande pianura? Forse l’avrà rivista al ritorno nello sfiorire degli anni e quel disegno l’avrà chiuso in un cassetto insieme a tanti altri fogli poi dimenticati tra Torino e Reggio Emilia. I disegni a volte nel tempo restano muti, per sempre e nel loro siderale silenzio compiono viaggi straordinari che non riusciremo mai a ricostruire. A volte gli storici dell’arte per vanità gli attribuiscono itinerari o geografie inventate. Qualche settima fa sono stato gentilmente invitato a sfogliare una cartella contenente tanti magnifici disegni appartenenti ai Musei Civici. Il primo che ho visto era di Antonio, l’ho scelto ed è quello che mi ha accompagnato in questo viaggio. Un lento ritorno a casa. Oggi nel mio studio tra altrettanti disegni chiusi in un cassetto ho cercato di ridare voce a quel foglio pensando ad una “lei” che oggi guarda e rilegge quel disegno, quei 2 disegni. Non è il tempo ad allontanarsi da noi e a lasciarci soli e sgomenti, dovremmo essere noi a rallentarne l’oblio. La rivisitazione dell’opera esige rispetto. Il suo silenzio chiede rispetto. Sta a noi cercare quel piano inclinato tra ieri e oggi che possa rigenerarsi all’interno dell’opera stessa. Il viaggio non e’ interrotto. L’opera si rigenera su se stessa. Il rallentamento del codice ci permetterà ancora una volta di restituirci la “visione” affidandoci anche soltanto ad una tenera e semplice “matita”. Omar Galliani, Freccia Rossa Milano - Reggio Emilia AV, 17 Novembre 2015, ore 19,30.

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The Straight Line

Drawings from the Musei Civici of Reggio Emilia from Lelio Orsi to Omar Galliani Giorgio Vasari in his Vite from 1568 defines Giulio Romano as “anciently modern”, one of Raffaello’s chosen students and protagonist of the renewal of classic language in the 500’s. In the past, as often in contemporary art, a work of art was based off another work of art. An artist’s importance is therefore measured in his ability to inherit and elaborate a tradition of images into a new language, original and “modern”. Reggio Emilia’s Museums hold a treasure constituted of thousands of drawings from the 500’s to the 900’s. A “hidden” treasure, since the fragile nature of these works of art doesn’t allow them to be put on exhibition for more than a short period of time. For the occasion of the publication of the Musei Civici of Reggio Emilia’s volume on antique drawings, promoted by the Manodori Foundation of Reggio Emilia, they organized an exposition at the Palazzo dei Musei that offered a selection from the collection of drawings. This allows for new ideal dialogue between these ancient works of art, drawings from the 19th century, and contemporary art. Omar Galliani’s precious contribution to the initiative was the section specially curated by the artist, one of the protagonists of modern art. Inspired by one of Antonio Fontanesi’s pages, Galliani has offered a new grand work that’s a current interpretation of the themes of the past, and has placed a small anthology in a section of the exhibit dedicated to the constant and strict dialogue with some of these ancient drawings. The exhibit – curated by Alessandra Bigi Iotti, Elisabetta Farioli, Alessandro Gazzotti, Giulio Zavatta – is now being held in its complete form at the Biennale del Disegno in Rimini.

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INSPIRATIONS - I The Musei Civici of Reggio Emilia preserve the most important nucleus of Prospero Minghetti’s drawings and studies (1786-1853) – he was the most notable representative of neoclassicism in the city, and master to one of the most important artists of Reggio Emilia of the time. These drawings were donated along with the entirety of “books, models, ancient drawings or prints that Minghetti loved to surround himself with, both for the formation of his artistic and literary culture, and his implementation of his paintings”. His personal collection of drawings is thus an essential instrument in understanding the way he worked. Minghetti was particularly influenced by the great traditions of Bologna: first of all Guido Reni’s Carracci, artists that were mentioned in some lost pages of his collection, but also Marcantonio Franceschini (1648-1729), Francesco Monti, Gaetano and Ubaldo Gandolfi (1734- 1802; 1728-1781). The Stu¬dio di Nudo by Gaetano Gandolfi is in exhibition, and is flanked by an analogous page conceived around 1810. Other drawings document Minghetti’s care towards examples of Venetian culture, in particular works derived from Jacopo Bassano (1510c.-1592) and Jacopo Palma il Giovane (1548-1628). ““ANTIQUELY MODERN” This collection of antique drawings comes mostly from Giulio Ferrari and Antonio Villani’s collection. After a long period of research, some of the drawings have since been associated with the works of art they were created for. They are the so-called “preparatory” drawings: projects for paintings, suh as those by Antonio Bellucci (1654-1726), Palma il Giovane (1548-1628), Alessandro Turchi a.k.a. l’Orbetto (1578-1649), Giovanni Maria Morandi (1622- 1717) and those for frescoes, such as those by Ubaldo Gan¬dolfi (1728-1781), Angelo Michele Colonna (1604-

1687) and Vittorio Maria Bigari (1692-1776). There are also drawings made for book engraving, such as Giacomo Giovannini’s examples, even very peculiar works of art, such as Carlo Maratta’s drawing (1625- 1713), a preparatory page for the face of a night clock. The “modernity” of these ancient artisans finds continuity in the works of artists of the 900’s that left traces in the Museo di Reggio collection: Giovanni Costetti (18741949), Renato Marino Mazzacurati (1907-1969), Giulio Aristide Sartorio (1860-1932), Pompilio Mandelli (1912-2006). These new pairings reveal different perspectives and points of view, as well as unexpected affinities beyond the era and context they were made in. POSING This section is dedicated to nude drawings in particular, a normal practice in academies, necessary for young artists to master the representation of human proportions. The majority of these nude studies on display comes from the Liceo Istituto d’Arte Chierici of Reggio Emilia. These exercises of real nudes covers a long span of time, from the first decades of the 800’s to the beginning of the 900’s, and passes through the different artistic seasons of Neoclassicism (Prospero Minghetti, Cosmo Cosmi), Romanticism (Domenico Pellizzi, Alfonso Chierici and Adeodato Malatesta), Verismo (Gaetano Chierici), up until Symbolism (Augusto Mussini). These continual references between tradition and innovation, Neoclassicism and Symbolism, marks the series of “Putti” and “Danze”, in a surprising red line between Minghetti’s accurate markings, the exhausted elegance of Costetti’s forms, and Sartorio’s summary traces. Even scholarly exercises on individual anatomical parts characterizes the education of artists from the Renaissance onwards, as seen in the pairing of an anatomical Study from the 500’s, most likely from


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Venice, and one of Domenico Pellizzi’s pages (1818- 1875). Meanwhile, the standing male Nude, strongly stylized by Alessandro Casolani (1552/53- 1607) is in dialogue, with his raised arms, with the free interpretation of nude by Pirro Cuniberti, unconditioned by academia. FONTANESI AND DESIGN Design practices accompany Antonio Fontanesi’s intense artistic journey (18181882), from his most descriptive first attempts from his years in Reggio Emilia, to the pages that mark his unquiet experimentation of his more mature research. Six drawings of his can be found in the Reggio Emilia collection; two of which are from his youth, the portrait of Rodolfo Conzetti, and moreover the important “Ingresso di un tempio in Giappone”, one of the few works of the artist that reference his stay in Japan. In Villani’s collection, we find “Paesaggio con albero”, where on the back we find a summary female portrait, one of the artist’s very few drawings of people. It was this very drawing that Omar Galliani chose for his extremely personal interpretation, on display for the occasion. FOR REAL On the topic of landscape drawings, pairings have been made that allow us to follow different thematic approaches to the representation of nature. From Carlo Antonio Tavella’s clear handwriting, made in Genova in 1701, to Prospero Minghetti (1786-1853), with a punctual description of a rocky cliff finds a previous analog in Pietro Giovanni Palmieri’s subject, from the 18th century. Cantagallina’s page from the 600’s that is a counterpoint to the more minute details of Palmieri’s leaves. Francesco Fontanesi (1751- 1795) and his emotional interpretation of nature, alongside a representation from Giovanni Fontanesi’s album (1813-1875), yet romantic in its use of light. The pairing of Baccio Del Bianco’s marine views from the 600’s, and Domenico Pellizzi’s album pages (1818-1875), con-

trast with the inventions of Romolo Liverani (1809-1872). The idea of cityscapes is represented with pages from the 20th century where various artists, such as Giovanni Costetti and Graziano Pompili, express themselves in a progressive synthetic struggle born from the need to represent the city, and end up with a more conceptual take on urban themes. CHARACTERS Jusepe de Ribera, also known as “lo Spagnoletto” (15911652) is considered to be one of the most innovative designers and engravers of his time. The Museums of Reggio Emilia hold an example of the lucky series of Grotesque Heads, noted through drawings and incisions. The old bearded man is crafted with strongly engraved marks, yet he appears subtle and tormented, modeled after Leonardo’s own famous Grotesque Heads. Similarly, the “Testa d’uo¬mo di profile” by Giovanni Costetti (18741949), at the limit of expressionist deformation, most likely draws from the tradition of humanistic portraiture of the 400’s. An unrivaled expert of “dal vero” references was Gaetano Chierici (1838-1920): his “Ritratto d’uomo” relates to the “Ritratto di giovane a mezzo busto” by Bernardino Poccetti (1548-1612), a representative of the Florentine reformation from the end of the 500’s. The wise distribution of light with white lead stands out in the original “Studio di testa” by Prospero Minghetti, in which part of the unfinished bust is occupied by a sketch with a classical feminine head. Instead in the “Autoritratto” by Ottorino Davoli (1888-1945), form is dissolved, outlines become gestures, a powerfully expressive sign. The profile is the landscape of the soul.

the vitality of the artistic research that saw many artists from Reggio Emilia become active in the scenes of main European theatres. The Bibiena brother’s passage through Reggio Emilia between 1688 and 1696 was a turning point for local artistic production, able to generate personalities such as Giovanni Antonio Paglia and Prospero Zanichelli (1698-1772) up until Francesco Fontanesi (1751-1795). Romantic scenography is espoused in Alessandro Prampolini’s work, followed by Giulio Ferrari. Among the chosen works of architecture are many chapels, ceilings, and “sott in su”, which accompany the preparatory design exhibition in an important work of contemporary art realized in 2004 by the American artist Sol LeWitt for the ceiling of the reading room in Biblioteca Panizzi. Cirillo Manicardi’s grand oeuvre representing “L’Usura” as a sort of skeleton that crushes humanity (intended for decoration yet unrealized for Palazzo del Monte di Pietà’s facade), alongside drawings and sketches meant to decorate Palazzo della Cassa di Risparmio in Via Toschi, are testimony to the artist’s efforts in his practical designs, where recently he has entrusted his new artistic ideas into a newfound research of art nouveau. “OF NEWFOUND DRAWINGS” is a section curated by Omar Galliani, a protagonist of contemporary art. His work, inspired by Antonio Fontanesi’s drawings from the Museum, will be displayed in exhibition with a selection of papers made in the 70’s that are in fierce relation with some ancient drawings and ten tablets from Gian Ruggero Manzoni’s poetry book, “In the vortex of superior waters”.

FICTIONS Of particular significance is the body of scenographic drawings, that span an arc of time from the end of the 17th century to the middle of the 19th century. They prove 41


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OF NEWFOUND DRAWINGS What could the young sitting maiden read from the book in her hand in Antonio Fontanesi’s small drawing? Had she read it before, or was she opening it for the first time as she looked ahead onto the landscape, bathed in either dawn or dusk? Perhaps it was under the same tree that was drawn on the book’s spine? Was she waiting for someone? Perhaps, the same Antonio that made her pose for a few instants before closing up his canvas on the landscape for the night? What was her name? We’ll never know. Perhaps she was a farmer, or a florist’s daughter, in light of the small presence left on the edge of the page in a fragile pencil stroke. Antonio never painted many figures as he preferred landscapes, landscapes of a decisively “en plein air” spirit. Over time, his landscapes became tinged with dawns and dusks where men and women appeared caught in poses of melancholic inner worry. The streams, the green or dead poplars, the streaks of light during dusk, or the fog of the plains that in the mornings brought those melancholic hearts romances, suspended in the emptiness of the page of this never painted “her”. Was she holding one of Antonio’s sketchbooks in her hands? A secret lover? A daughter with no name? A casual encounter on the banks of a torrent, or a drawing from memory in remembrance of this maiden he knew for a moment, and never saw again after her departure for Japan. Perhaps he painted it in Tokyo, and now it’s hanging in a collection in that faraway land, where paintings are done in ink, women wear flowery silks, and peach blossoms replace the poplars of the plains? Perhaps he met her again as the years went on, and he closed this drawing in a drawer somewhere with many other forgotten pages between Torino and Reggio Emilia. Drawings sometimes remain silent in time, and in their astral silence they take on extraordinary journeys that we’ll never be able to reconstruct. Sometimes art historians, out of vanity, give them invented itineraries or geographies. A few weeks ago I was cordially invited to browse a file that contained many magnificent drawings belonging to the Musei Civici. The first one that I saw was Antonio’s, I chose it, and it has accompanied me on this journey. A slow return home. Today in my study, among other drawings closed in my drawer, I tried to give back that page’s voice thinking about a “her” that would look at and reread that drawing, those two drawings. It isn’t time that distances itself from us, leaving us alone and dismayed, we must be the ones to slow down oblivion. The revisitation of a work of art requires respect. Its silence asks for respect. It’s up to us to find that inclined plane between yesterday and today that can regenerate itself within the work itself. The journey is not over. The art regenerates over itself. In slowing down this process, we can yet again regain a/ “vision” by trusting yet again a gentle and simple “pencil”. Omar Galliani, Freccia Rossa Milano Reggio Emilia AV, November 17, 2015, 7,30 pm

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Omar Galliani, ...aspettando Antonio, 2015, courtesy dell’artista Omar Galliani, ...da Fontanesi, matita su tavola su fogli Moleskine, 2015, courtesy dell’artista

Omar Galliani, Album, courtesy dell’artista

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A C URA D I

Disegni dei nuovi mondi dal Fondo des Vergers

R O S ITA C OP IOL I, PAOLA DELBIAN CO

Lucido di Carlo Ruspi per la tomba François di Vulci

Adolphe Noël des Vergers (1804-1867), arabista, antichista, archeologo, studioso eclettico, fu segretario della Societé de Géographie, e partecipò a molte missioni del Governo francese: la raccolta dei documenti arabi e normanni in Meridione e Sicilia, quella delle epigrafi latine che confluì nel Corpus Inscriptionum Latinarum (in Italia, in paesi europei ed extra-europei come l’Algeria), la pubblicazione delle opere di Bartolomeo Borghesi, sostenuta da Napoleone III. Con il suocero Ambroise Firmin Didot, fra i più importanti editori dell’epoca, erudito e collezionista, des Vergers collaborò in ogni progetto, anche in società di scavo. A Rimini possedette la villa di San Lorenzo in Correggiano, già Belmonti. Il Fondo des Vergers, composto di oggetti di scavo, delle carte di studio e della biblioteca collocati nella villa di Rimini, fu donato nel 1934 alla Biblioteca Gambalunga per volontà della figlia Hélène de Toulongeon. È di importanza assoluta per studiare l’intero mondo di interessi e di scoperte ottocentesche nel secolo delle grandi avventure della scienza, dell’archeologia, del collezionismo.

Per la prima volta ne esponiamo due profili dei multiformi interessi: l’uno geografico, l’altro archeologico: proiezioni sconfinate nel tempo e nello spazio. Entrambi delineano il carattere universale del mondo di Adolphe Noël des Vergers. Le mappe dilatate delle spedizioni oceaniche, i loro libri avventurosi, guidano ai 304 finissimi disegni che servirono per le incisioni dei tre volumi dell’Océanie, di Grégoire Louis Domeny de Rienzi pubblicati da Firmin Didot (1836-1837), nella collana «Univers pittoresque», cui des Vergers collaborò con propri titoli (Abyssinie, Arabie). Eseguiti in gran parte da Victor Felix Marie Danvin, oltre che dallo stesso De Rienzi e da Madame Danvin (incisi poi da varie mani, tra cui quelle di un dodicenne Puvis de Chavannes, forse), i bellissimi disegni dell’Océanie sono felici rielaborazioni da numerose spedizioni precedenti. In primis, dagli 866 disegni di Louis-Auguste de Sainson, pittore di bordo sulla corvetta Astrolabe nella spedizione in Oceania di Jules Dumont d’Urville (1826-1829), per la grande opera scientifica Voyage de la corvette l’“Astrolabe” exécuté par ordre du roi pendant les années 1826, 1827, 1828, 1829, 22 voll., 1830-1835; e per il suo Voyage pittoresque autour du monde, 2 voll., 1834-1835.


Il Fondo di Adolphe Noël des Vergers Disegni Océanie

della biblioteca Gambalunga. L’universo internazionale della cultura e delle arti tra Rimini, Parigi e Roma

Ma un fiume di immagini scorre da molte altre spedizioni, tra cui quelle settecentesche di James Cook, di JeanFrançois de Galoup de La Pérouse (Voyage autour du monde ... rédigé par M. L. A. Milet-Mureau, 1797) fino a quelle ottocentesche di Nicolas Baudin (Voyage de découvertes aux terres Australes ..., 1807), e del Barone di Bouganville (Album pittoresque de la frégate La Thetis et de la corvette l’Espérance, 1828). Le immagini di raffronto dei disegni dell’Océanie provengono dagli Atlanti originari conservati nella Biblioteca della Società Geografica Italiana; i libri di viaggio dalla Biblioteca del Fondo des Vergers della Gambalunghiana. Carte geografiche e topografiche puntualizzano scavi e reperti archeologici. Quattro vasi greci e un bucchero (di per sé schermi a tutto tondo per le silhouettes dei racconti mitici), marmi archeologici, epigrafi, urne etrusche (basi di rilievi e incisioni grafiche, messaggi storici, comunicazioni immaginose) sono affiancati da disegni a matita (tra cui i preziosi disegni di Lemaître dei gioielli etruschi della collezione des Vergers, venduti al Louvre), disegni acquarellati delle planches per L’Étrurie et les Étrusques (1863-1864), lucidi di scavo (scopritore con Alessandro François della tomba di Vulci che da quest’ultimo prende il nome, des Vergers acquistò per conto del suocero lucidi e copie a grandezza naturale delle pitture parietali eseguiti da Carlo Ruspi, il migliore dei pittori d’archeologia, per il Museo Gregoriano Etrusco, e li adoperò per i fregi della propria biblioteca di Rimini). Rosita Copioli, Paola Delbianco

Disegni Océanie

Museo della Città via Tonini, 1 Rimini


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Villa des Vergers, la biblioteca con le riproduzioni degli affreschi di Vulci, inizi Novecento. Dall’Album delle foto di Gaston Noël des Vergers, Gabinetto dei disegni e delle stampe, Accademia di Belle Arti, Bologna.

Adolphe Noël des Vergers (1804-1867), Arabist, antiquarian, archeologist, and eclectic researcher, was a member of the Societé de Géographie, and participated on many expeditions for the French government: the gathering of Arab and Norman documents in the South and Sicily, the collection of Latin epigraphs that flowed into the Corpus Inscriptionum Latinarum (in Italy, in European countries, and in extra-European countries such as Algeria), and the publication of Bartolomeo Borghesi’s work, with the support of Napoleone III. Des Vergers collaborated on every project, even on excavations, with his brother in law Ambroise Firmin Didot, one of the most important editors of the time, an erudite and collector. He owned the San Lorenzo in Correggiano villa, once named Belmonti.

Drawings of new worlds from the Fondo des Vergers 46


The Fondo

Disegni Océanie

Adolphe Noël des Vergers biblioteca Gambalunga. International universe culture and arts between Rimini, Paris and Rome The Fondo des Vergers, made of excavated objects, papers from his study, and his library from his villa in Rimini, was donated to the Gambalunga Library in 1934 by his daughter, Hélène de Toulongeon. It’s of absolute importance for the study of the world of interests and discoveries of the 19th century, with grand adventures in science, archeology, and collectionism. For the first time in exhibition, there are two facets of multiform interest: one geographical, the other archeological, unbound projections in time and space. Both of them describe the universal nature of Adolphe Noël des Vergers’ world. His dilapidated maps from his oceanic expeditions, his adventurous books, are the first of 304 refined drawings that were useful for the engraving of three volumes of the Océanie, by Grégoire Louis Domenyde Rienzi and published by Firmin Didot (1836-1837), in the «Univers pittoresque» run, to which des Vergers contributed his own work (Abyssinie, Arabie). For the most part, the beautiful drawings in the Océanie were made by Victor Felix Marie Danvin, apart from De Rienzi and Madame Danvin (engraved then by various authors, among which perhaps a twelve year old Puvis de Chavannes). They are happy retellings of their numerous prior expeditions. First of all, from the 866 drawings of Louis-Auguste de Sainson, on board painter for the corvette “Astrolabe” during his expedition in Oceania by Jules Dumont d’Urville (1826-1829 “Voyage de la corvette l’“Astrolabe” exécuté par ordre du roi pendant les années 1826, 1827, 1828, 1829, 22 voll., 1830-1835; e per il suo Voyage pittoresque autour du monde, 2 voll., 1834-1835”.

Rosita Copioli, Paola Delbianco

A torrent of images also flows from other expeditions, such as James Cook’s journeys in the 700’s, as well as Jean-François de Galoup de La Pérouse (Voyage autour du monde ... rédigé par M. L. A. Milet-Mureau, 1797) up until Nicolas Baudin in the 800’s (Voyage de découvertes aux terres Australes ..., 1807), and the Baron of Bouganville (Album pittoresque de la frégate La Thetis et de la corvette l’Espérance, 1828). The cover images for the Océanie’s drawings come from the original Atlases preserved in the Biblioteca della Società Geografica Italiana; the journey’s logs are in the Biblioteca del Fondo des Vergers della Gambalunghiana. Geographic and topographic maps punctuate archeological digs and excavations. Four Greek vases and an Etruscan vase (themselves round screens for the silhouettes of mythic tales), archeological marbles, epigraphs, and Etruscan urns (bas-relief and incisions, historical messages, communications with imagery) are placed alongside pencil drawings (such as Lemaître’s precious drawings of Etruscan jewels from the Des Verges collection, sold to the Louvre), watercolours of the planches for the Étrurie and the Étrusques (1863-1864), and pressings from dig sites (Des Verges discovered the Vulci tomb with Alessandro François, and he bought full-size copies of the wall paintings for his brother in law. These copies were done by Carlo Ruspi, the best archeological painter, for the Museo Gregoriano Etrusco, and he used them to decorate his own library in Rimini).


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AGOSTINO

DI DUCCIO

LA SCULTURA DISEGNATA

UNO STIACCIATO DI AGOSTINO DI DUCCIO DAL CASTELLO SFORZESSCO di chiara boldorini

Museo della Città, Sala Bellini via Tonini, 1 Rimini

Agostino di Duccio (Firenze, 1418 – Perugia, circa 1481), San Sigismondo in viaggio verso Agauno, marmo, 83×185,5×6 cm Milano, Museo d’Arte Antica, Castello Sforzesco, già nel Tempio Malatestiano di Rimini

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La scena raffigurata nella lastra attribuita ad Agostino di Duccio mostra un corteo di cavalieri che, in un paesaggio collinare, viene sorpreso da una figura femminile vestita con abiti panneggiati. Lo stupore causato dall’apparizione è osservabile dalle labbra aperte del cavaliere più anziano e della sua compagna, e dal gesto di indicazione di uno dei cavalieri più giovani. La difficoltà a riconoscere la scena scolpita nel rilievo è acuita dalla complessità delle vicende che hanno caratterizzato la storia della lastra. Essa fu trovata a Covignano, distante da Rimini circa un miglio e mezzo, in un fondo dei Padri Olivetani, e nel 1812 venne acquistata dall’Accademia di Brera di Milano, le cui raccolte confluirono nel Museo Patrio di Archeologia e, nel 1900, nelle sale del Castello Sforzesco. L’opera venne comprata senza conoscerne né il soggetto né l’autore, ma la sua altissima qualità non sfuggì ai membri della commissione delegata dall’Accademia. Nel 1828, Vincenzo Follini studiò la scena scolpita a bassissimo rilievo sulla lastra, dandone l’interpretazione che resta tutt’ora accettata: l’opera raffigura il viaggio che San Sigismondo, re dei Burgundi, intraprese dopo aver ucciso il figlio avuto dalla prima moglie. Il rilievo, dunque, mostra il momento in cui un angelo ordina al corteo regale di fermarsi sul luogo del martirio di San Maurizio per fondare il monastero di Agauno nella Gallia narbonese (oggi Saint-Maurice-en-Valais). Per riconoscere in Agostino di Duccio l’autore dell’opera si dovette attendere il 1882, con la proposta di Charles Yriarte. Sia l’interpretazione avanzata da Follini sia l’attribuzione dell’opera trovarono conferma nella più precisa ricostruzione delle vicende del rilievo proposta da Corrado Ricci nel 1924, quando lo storico dell’arte dimostrò che la lastra era originariamente collocata nel Tempio Malatestiano e, nello specifico, nella cappella di San Sigismondo, fra la mensa dell’altare e la nicchia contenente la statua del santo. Secondo Ricci, nel 1581 la lastra venne coperta da una ricca ancona dipinta da Francesco Longhi, atto che causò la rimozione dell’opera di Agostino di Duccio e il suo spostamento nell’abbazia olivetana di Scolca, presso Covignano. I cambiamenti di sede subiti dal rilievo trovano conferma nelle erosioni lungo il perimetro della lastra e negli incavi eseguiti probabilmente per favorire diversi ancoraggi, come è emerso dall’attento esame autoptico condotto nel 2006 dalla ditta di restauro Aconerre, che ha, inoltre, rilevato segni di manipolazione molto pronunciati nella zona del cielo. Agostino di Duccio dovette scolpire il rilievo entro il 1452, anno di consacrazione della cappella: nell’opera si osserva la via personale raggiunta a Rimini dall’artista, caratterizzata da un linearismo armonioso ed elegante, quasi dimentico della lezione plastica appresa dal maestro Donatello. Nel rilievo, l’evidenza prospettica è resa tramite il digradare dei volumi: l’opera risente della formazione fiorentina dell’artista e, insieme, del mondo cortese di Pisanello, riecheggiante l’atmosfera erudita della corte malatestiana. Il gusto di Agostino di Duccio per l’antico venne riconosciuto dallo storico dell’arte Aby Warburg nell’angelo scolpito al centro della scena, le cui vesti panneggiate ricordano i rilievi neoattici con Menadi danzanti.

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The scene pictured in Agostino di Duccio’s creation is that of a procession of knights who, in a hilly landscape, are surprised by a feminine figure clothed in fabric. The shock caused by the apparition is visible on the open lips of the oldest knight and his retinue, as well as by his indication of one of the younger knights. It is difficult to recognize the scene that has been chiseled in this relief due to the complex nature of the history behind this work. It was found in Covignano, about a mile and a half away from Rimini, in a foundation by the Olivetani Fathers. In 1812 it was acquired by the Brera Academy of Milan, whose collection then went to the Museo Patrio di Archeologia. Then, in 1900, it ended up among the halls of the Sforzesco Castle. It was bought without any knowledge of the author nor the subject, yet its high quality didn’t escape the members of the Academy’s delegate commission. In 1828, Vincenzo Follini studied the scene that was chiseled in bas-relief into the marble, giving his interpretation that remains accepted even now: the scene depicts the travels of San Sigismondo, King of the Burgundy, after he killed the son he had with his first wife. The relief, then, shows the moment when an angel orders the royal procession to stop at the place where San Maurizio was martyred, in order to found the Agauno nella Gallia narbonese monastery (current day Saint-Maurice-en-Valais). It wasn’t until 1882 that Agostino di Duccio was recognized as the artist, in a proposal by Charles Yriarte. Both Follini’s interpretation and the attribution of the work of art to Agostino di Duccio were confirmed in the precise reconstruction of events put forward by Corrado Ricce in 1924, when the art historian demonstrated that the relief was originally located in the Tempio Malatestiano. Specifically, in the chapel of San Sigismondo, between the altar and the niche that contains the saint’s statue. According to Ricci, this work of art was covered by one of Francesco Longhi’s rich paintings in 1581, which prompted the removal of Agostino di Duccio’s work and its transfer to the Scolca abbey, in Covignano. These changes of residence can be confirmed by the erosions present along the marble’s perimeter, and in the holes that were potentially installed as anchorage points, which came forth from an attentive examination by the restoration firm ACONERRE in 2006. Furthermore, they revealed noticeable evidence of manipulation in the area around the sky.

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chapel’s year of

consecration: in

the work, we can

see the personal

road that brought

the artist to Rimini,

characterized by a

harmonious and

elegant linearity,

almost in contrast

to the lessons of

plasticity brought

by Donatello.

In the relief,

perspective is

created through

the degradation

of volumes:

the artist’s Florentine formation is obvious, alongside Pisanello’s courtly world, echoing the erudite atmosphere of the Malatestian court. Agostino di Duccio’s love for ancient art was recognized by art historian Aby Warburg because of the angel in the center of the scene, whose wispy garments recall the Neo-Attic reliefs of dancing Maenads.

this by 1452, the

Milano, Archivio Civiche Raccolte d’Arte, Museo d’Arte Antica, Dossier Inventario 1089 Milano, Archivio Accademia di Brera, Fondo CARPI, Cartella A V 5, già R III, I cart. 26; Fondo CARPI, Cartella A III 3 Calzona, A., Ceriana M. (a cura di), Per un nuovo Agostino di Duccio, Fondazione Centro Studi Leon Battista Alberti, Scripta Edizioni, Mantova 2010 Campigli, M., Luce e marmo: Agostino di Duccio, L. S. Olschki Editore, Firenze 1999 Fiorio M. T. (a cura di), Museo d’Arte Antica del Castello Sforzesco, Scultura Lapidea, Tomo II, Mondadori Electa Spa, Milano 2013 Follini V., Sopra un bassorilievo di marmo appartenente alla città di Rimini, in “Nuovo giornale de’ letterati”, Firenze 1828 Paolucci A. (a cura di), Mirabilia Italiae. Il Tempio Malatestiano di Rimini, Franco Cosimo Panini, Modena 2010 Ricci C., Il Tempio Malatestiano in Rimini, Bestetti & Tumminelli, Roma-Milano 1925 Turchini A., Il Tempio Malatestiano. Sigismondo Pandolfo Malatesta e Leon Battista Alberti, Il Ponte Vecchio, Cesena 2000 Warburg A., La rinascita del paganesimo antico, La Nuova Italia, Firenze 1980

Bibliografia Essenziale/ Essential Bibliography

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Agostino di Duccio

must have sculpted

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IL

AMASUTRA DI

TONINO GUERRA


Il nodo illustrazione di Tonino Guerra

Il nodo L’intimità del “nodo” è quando i due corpi si scontrano come se l’uomo volesse abbattere la donna e viceversa. In questa lotta, le braccia si attorcigliano e le gambe si chiudono a tenaglia fino a trovare in cima a questa cattiveria un incastro intimo così grandioso da rendere difficile agli amanti, dopo l’esplosione, riappropriarsi dei propri arti.

o n i n to a r r e gu

Tonino Guerra


FABRIZIO CORNELI

Luce fra luci dal Museo alla Città

Museo della Città via Tonini, 1 Rimini


(…) Corneli con il suo lavoro rovescia … la rigorosa partenza progettuale, quasi scientifica dei suoi esperimenti visivi e rappresentativi nel senso del paradosso e dell’improbabile, dello strano, del singolare e dell’inconsueto, ribaltando il procedimento del calcolo e della regola in una pratica della meraviglia, dell’imprevedibile e del misterioso. Così è in quello scarto e nelle pieghe, nelle zone oscure del nostro vedere che egli stimola, oltre lo sguardo esterno, la ragione e le componenti logico-cognitive del pensiero, lo sguardo interno quello del nostro pensiero immaginario e contrasta l’idea di una spettacolarità contemporanea del mondo della immagine, superficiale e fine a se stessa, quella del consumo dai ritmi veloci, passivo, solitario e individuale, rendendo il fruitore non solo spettatore ma protagonista attivo dell’opera. Anche lo spettatore ripercorre, per certi versi, infatti, il procedimento di decostruzione e ricostruzione delle immagini messo in atto dall’artista e concorre egli stesso, coinvolto in maniera diretta nel gioco della visione, attraverso i tempi e i meccanismi psico-percettivi che mette in moto di fronte all’opera alla costruzione di quelle immagini. Sempre più Corneli ricerca oggi il coinvolgimento di chi guarda.(…) Manuela Zanelli, 2000

“Augenblick” 1997


(…) Corneli’s work overturns… rigorous planning, with a nearly scientific bent to his visual experiments that represent a sense of paradox and the improbable, of the strange, the singular, and the unusual, changing a procedure of calculations and rules into a practice of wonder, of unpredictable, and of the mysterious. So it’s in the discarded folds, the dark zones of our sight that he stimulates, beyond our exterior vision, reason and the logical-cognitive components of thought. He focuses on our inner sight, our imagination, which contrasts with the idea of a modern, spectacularly superficial world of images; an end unto itself, of fast, rhythmic consumption, and the passiveness and solitary nature of the individual. This transforms the audience’s role from spectator to an active protagonist of the work of art. Even the spectators, in certain aspects, follow this process of deconstruction and reconstruction of images the artist made, participating directly in this game of vision, through the rhythms and psycho-perceptive mechanisms put in motion to create those images. Corneli today searches for onlooker’s engagement more and more.(…) Manuela Zanelli, 2000

“Hermes di Prassitele” 1993


“Piazza dei Miracoli”, 2009 e “Finestra della Moschea di Qeyçoun III”, 2005


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DANIELA ALFARANO ANDREA BRUNO LUCA COSER CARLO CREMASCHI FRANCESCO IGORY DEIANA ERICAILCANE DANIELE GALLIANO FRANCESCA GHERMANDI FAUSTO GILBERTI GILBERTO GIOVAGNOLI AURÉLIE WILLIAM LEVAUX NICO MINGOZZI SERGIO PADOVANI PASSOTRIPLO: ALESSANDRO PESSOLI STEFANO RICCI GIANLUIGI TOCCAFONDO MICHELANGELO SETOLA NICOLA TOFFOLINI

[

MARIANNA BALDUCCI MIRKO BARICCHI ROBERTA CASADEI VANIA COMORETTI NICOLA CUCCHIARO WALTER DAVANZO ROBERTO DE GRANDIS MIRCO DENICOLÒ AMNESIE: GABRIELE GEMINIANI GIOVANNI GIULIANELLI DOMENICO GRENCI ELENA HAMERSKI ANGELO MAISTO LAURINA PAPERINA MAURO PIPANI DAVIDE RIVALTA ALESSANDRO SATURNO AGIM SULAJ ELDI VEIZAJ

[

MAURIZIO BATTAGLIA LUCAS BRUNNEN ANDREA CHIESI VITTORIO D’AUGUSTA SABRINA FOSCHINI MARINA GASPARINI ALAN GATTAMORTA ANDREA GUASTAVINO OLIVIA MARANI GIORGIA MORETTI MAURO MOSCATELLI ANDREA PIRONI DENIS RIVA MEHMET ULUSEL MONICA ZANI LUCA ZARATTINI

Museo della Città, Ala Nuova via Tonini, 1 Rimini

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ogni disegno è un ritratto del mondo C’è un filo segreto e misterioso che lega tutti i disegni tra loro e rende legittimo immaginare una vasta esposizione grafica che metta, uno accanto all’altro, migliaia di carte provenienti da regioni ed epoche tra loro lontane. Sopravvive almeno un grado di parentela anche tra disegni che nascono da motivazioni e pensieri divergenti, che mettono in campo opposti atteggiamenti espressivi, che dispiegano un’estrema libertà o un controllo assoluto, la pura improvvisazione o un ingessato rigore professionale. Il disegno ha sempre qualcosa di sorgivo, è, per eccellenza, il terreno della maieutica, del più intimo e sincero parto dell’artista. E là dove nascono le idee si fissa un incanto, il pensiero si specchia e si riconosce per la prima volta, prende coscienza di sé e, segno dopo segno, inizia a dialogare col genitore, ad annunciare scorribande sul foglio o a pretendere la massima attenzione. A volte il disegno procede senza che l’autore abbia stabilito nulla, e allora si sommano idee che fanno nascere a ogni momento nuove strade, nuove soluzioni, in altri casi tutti gli accampamenti da disporre sulla carta sono già stati decisi a priori, da una lucida e geometrica strategia. Ciononostante il disegno parla mentre nasce, è un genio che esprime desideri e inchioda sentenze, che denuda le ambizioni di chi lo ha pensato e scioglie i muscoli rattrappiti della mente. Il disegno è anche ginnica del pensiero, palestra di azioni preparatorie, che riscaldano la mano in attesa dell’agone, del salto dal foglio a un’altra destinazione, a un’altra vita. Davanti alla carta bianca la mente secerne pensieri che le dita della mano, al pari delle zampe di un ragno, orientano e distribuiscono nello spazio. Il segno dunque è come un filo di bava mentale, che viene talvolta temprato dalla ragione mentre in altri frangenti è fecondato dall’inconscio. Nel suo farsi il disegno diventa lingua e, come nell’anticamera della parola, l’uomo prepara le concatenazioni di senso in un’azione che ordina i termini, il tono e la forza di uscita della voce, allo stesso modo il disegnatore dispone di una carlinga mentale, dalla quale fa paracadutare l’intonazione, l’intensità e anche il significato dei segni che la mano produce. Così come quando spostiamo una ragnatela si ha l’errata convinzione di averla spezzata e invece abbiamo solamente accostato i filamenti della trama, per analogo equivoco pensiamo al disegno come a un’immagine fragile, effimera e indifesa, senza sapere che quelle ragnatele di segni, stese magari con un pezzetto di carbone su un semplice foglio di carta vegetale, possono durare secoli e millenni, conservando intatta la freschezza della voce che l’ha prodotta. Che sia temprato dalla ragione, fecondato dall’inconscio o sottoposto al caso fortuito, quel segno disarticolato o quell’insieme semantico ci parla della terra in cui viviamo, restituendone un parziale ma somigliante ritratto. Forse sarà dall’unione di tutti i disegni compiuti, in un’unica, labirintica ed enigmatica disposizione, che si comporrà il volto del mondo.

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Every drawing is a portrait of the world There’s a hidden and mysterious thread that ties every drawing to one another and makes it legitimate to imagine a vast graphical exposition that puts thousands of pieces of paper next to each other, across far away regions and eras. Even a degree of parentage survives between drawings that are born of divergent thoughts and motivations, that bring contrasting expressive behavior to the field, that deploy an extreme liberty or absolute control, pure improvisation or solid professional rigor. Drawing is always something of a source. It is, par excellence, the terrain wherein the most intimate, sincere part of the artist can give birth. There, where ideas are from, thought becomes mirrored and one can recognize himself for the first time, and can become aware of himself, mark after mark. Dialogues with parents, jaunts onto the paper, insisting on the utmost attention. At times, drawings proceed without the author having established anything; then, ideas are added together that allow new roads to form, new solutions. Other times, everything you need to put onto paper has already been decided upon by a lucid and geometric strategy. In any case, drawings speak as they’re born, it’s a genie that grants wishes and nails sentences, that lays bare the ambitions of the creator and melts the calcified muscles of the mind. Drawing is exercise for the mind, a gym of preparatory actions, that warm up your hands before the trial, before it jumps from the page onto another destination, another life. Before a blank piece of paper the mind secretes thoughts that our fingers orient and distribute into space, intuitively like a spider’s legs. Our markings are like a mental thread of silk, that’s sometimes tempered by our mind’s reasoning, and other times is fertilized by our subconscious. Drawings become a language as they’re formed in the same way that, in the antechamber of thought, man prepares the links between sense and action that orders the terms, the tone and strength of his voice. In the same manner, an artist has mental fuselage at his disposal, with which he can guide the tone, intensity, and meaning of the signs his hand produces. When we move a spider web we think that we’ve broken it, yet we’ve only moved the filaments; we often see drawings as fragile images, ephemeral and unguarded, without realized that the whole spider web of sketchings, drawn with an ordinary piece of charcoal on paper, can last hundreds or thousands of years, all the while preserving the freshness of the voice that created it. Whether it’s due to reason, the subconscious, or random chance, those disarticulate markings or semantic whole speak of the world we live in, giving us a partial, yet familiar, portrait. Perhaps it will only be through the union of all the drawings, in a unique, labyrinthine and enigmatic arrangement, that the true face of the world.

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DANIELA ALFARANO

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Daniela Alfarano “Sacra natura morta”, grafite su carta, cm 38x32, anno 2014

Daniela Alfarano “Precious: un giorno raccoglierò le mie piume e volerò via...” Installazione di 60 disegni a grafite su tavola in legno, cm 17x17 cad., 2015-2016

“Coloro che amiamo e abbiamo perduto

“Those

non sono più dove erano

they were anymore, but they’re everywhere we

ma sono ovunque noi siamo.”

are.”

we love who we have lost are not where


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ANDREA BRUNO

Andrea Bruno “Cinema Zenit I”, inchiostro su carta, anno 2014

Andrea Bruno “Cinema Zenit II”, inchiostro su carta, anno 2015

Il

The sign can perhaps represent the other part of the story, the one wherein words aren’t enough. With Cinema Zenit I wanted to experiment,

segno

può

forse

rappresentare

l’altra

parte del racconto, quella per cui le parole non bastano.

Con Cinema Zenit

sperimentare,

invent an autonomous imaginary world that

inventare un mondo immaginario autonomo che

exists even though it may seem incomprehen-

esiste anche se può risultare incomprensibile.

sible.

Mi piace, nei fumetti, l’idea di “Teatro”, in un’accezione molto infantile, più che Teatro direi proprio un teatrino, un teatrino di carta. Alla fine i fumetti sono anche questo, sono

I like, in comics, the idea of “Theatre”, in a very infantile understanding, more than Theatre I’d say it’s a little theatre, made of paper. Comics are also this, they’re paper dolls that you draw that move around in the reader’s mind.

volevo

dei pupazzetti di carta che tu disegni e che si muovono nella mente del lettore.

Andrea Bruno Andrea Bruno

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LUCA COSER

Luca Coser “Modi interiori”, tecnica mista su carta rosaspina, cm 100x70, anno 2016

Luca Coser “Modi interiori”, tecnica mista su carta rosaspina, cm 100x70, anno 2016

La

dipinti, disegni, collages, sculture e installazioni

si realizza attraverso

Luca Coser’s research is done through paintings, drawings, collages, sculptures and installations

caratterizzati da una tensione verso quella che

characterized by a tendency towards what we could

che diviene la cifra costante del suo lavoro,

constant sign of his work, determining its psycho-

Luca Coser

ricerca di

potremmo definire come una dimensione di lateralità,

determinandone insieme la condizione psicologica

logical condition and linguistic choice, as well as

e la riflessione formale.

Coser’s

e la scelta linguistica, la dichiarazione poetica

Lo

Coser si posiziona in tal senso a dell’immagine, opera per dissolvenza, muo-

sguardo di

lato

vendosi tra simulazione e finzione nel tentativo di

its poetic declarations and formal reflections.

gaze is placed above the image, moving

between simulation and fiction in an attempt to open a real, undefined space between the work of art

and the audience, as if it were a place that brings

aprire tra opera e spettatore uno spazio tanto reale

other places within itself, like something that passes

sé altri luoghi, come qualcosa che ci passa accanto

that’s nearby, but not here.

quanto indefinito, come fosse un luogo che porta in ma è sempre da un’altra parte, qualcosa ch’è vicino, ma non qui.

Alla

stratificazione

delle

immagini

e

dettagli inattesi, leggeri affida tra

un

processo

cancellazione,

“strappi”

di

parziale

cover more about the stratification of images with

e

riemersione di un visibile inatteso e inattuale, di ciò che si muove dietro il teatro della realtà,

“sul dorso delle cose”. Federico Mazzonelli

begins a process of poetic rediscovery via

cancelation, partial occultation, and immersion in

Coser poetica,

occultamento

di ciò che lentamente si muove, citando

Coser

an expected but not current view of what moves

visivi,

riscoperta

close to us yet is always on the other side, something

degli

elementi del reale, attraverso scarti prospettici,

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call a dimension of laterality, which becomes a

Ernst Bloch,

behind the theater of reality; this is done to dis-

elements of reality through perspective swerves,

details, and slight visual “tears”. It’s about what moves slowly, citing Ernst Bloch, “on the spine of things”. Federico Mazzonelli unexpected


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CARLO CREMASCHI

Carlo Cremaschi “Senza titolo”, carboncino e tecnica mista su carta, cm 100x70, anno 2009, collezione privata Modena foto Rolando Paolo Guerzoni

Il

disegno

del

fare

è

la

artistico,

parte

più

di-segno

il

Carlo Cremaschi “Senza titolo”, carboncino e tecnica mista su carta, cm 100x70, anno 2009, collezione privata Modena foto Rolando Paolo Guerzoni

spirituale così

legato

alla mano e contemporaneamente al pensiero, è il lento immergersi nella riflessione che dà

immagine

essere

sia

alla

memoria.

l’abbozzo

o

Il

schizzo

disegno

può

momentaneo;

un appunto insomma, che poi si getta via.

Ma anche una disciplina a sé stante, un linguaggio. Accarezzando la carta con il carbone o tracciando con rabbia, segnando con la punta della matita (un po’ sadica), con il disegno si catturano le immagini, si sottolineano i concetti che via via si formano nella mente. Sul supporto cartaceo bianco d’aria volano i segni.

Drawing is the most spiritual part of artistic life, draw-ing is so tied to one’s hand and contemporaneously to thought, it’s the slow immersion in reflection that gives image to memory. A drawing can be a rough draft or momentary sketch; a summary note, that then gets thrown away. It can also be a discipline unto itself, a language. Caressing paper with charcoal or tracing one’s anger, marking with the pencil’s tip (a bit sadistically), through drawing we can capture images, underline concepts that slowly form in one’s mind. On the papery white firmament fly symbols in the air. Carlo Cremaschi

Carlo Cremaschi

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FRANCESCO IGORY DEIANA

Francesco Igory Deiana “Involving Doubts”, veduta della installazione presso galleria D406 fedeli alla linea, Modena, anno 2014 Foto Rolando Paolo Guerzoni

“My

pursuit

binds

together

the

connections

“La

mia

ricerca

collega

connessioni

tra l’uomo, la natura e i sistemi sociali in cui

in.

viviamo.

I

Cerco

try and create an archive in which there is no

di creare un archivio in cui non esiste una

hierarchy between contemporary events and his-

gerarchia fra gli eventi contemporanei e i fatti

torical facts.

storici.

I

Uso

use landscape, portraiture, and iconography in

il paesaggio, il ritratto, e l’iconografia nel

an effort to conjure the detached and unsettling

tentativo di evocare il sentimento distaccato e

feeling of our fractured contemporary world.”

inquietante

del

nostro

fratturato.”

Francesco Igory Deiana Francesco Igory Deiana

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le

between man, nature and the social systems we live

mondo

contemporaneo


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ERICAILCANE

Ericailcane “Zona derattizzata”

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DANIELE GALLIANO

Daniele Galliano “The man who managed to get pussy off his mind”, animazione a passo uno di 1465 disegni a micromina 0,5, matita e gomma su carta, cm 5x8 cad., 2’ e 30”, 2012

“Chi legge sa molto, chi osserva sa molto di più.”

“He

who reads knows a lot, he who observes

knows more.”

Daniele Galliano Daniele Galliano

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FRANCESCA GHERMANDI

Francesca Ghermandi “Wipeout”, pennarelli colorati, pastelli, grafite e china su carta, cm 24x33, anno 2003

Francesca Ghermandi “Wipeout”, pennarelli colorati, pastelli, grafite e china su carta, cm 24x33, anno 2003

“...la

“...the

visione

era

stata

raccapricciante,

vision

was

chilling,

perhaps

it

left

forse aveva lasciato traccia nel suo subconscio,

traces in his subconscious, yet reason accepted

ma la ragione accettava l’accaduto come parte

what happened as part of the normal order...”

dell’ordine normale...”

Francesca Ghermandi

Francesca Ghermandi

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FAUSTO GILBERTI

Fausto Gilberti “Thursday radiantions”, inchiostro su carta, cm 250x170 anno 2012, particolare

Fausto

Gilberti

è

un

artista:

pittore,

ma soprattutto disegnatore.

Vincitore del premio ACACIA ti fa volare 2004 e del premio CAIRO 2007 ha all’attivo un centinaio di mostre tra personali e collettive in Italia e all’estero.

Negli

ultimi anni si è dedicato anche ai libri

illustrati e ha pubblicato con l’editore

Corraini bambini”,

“Rockstars”, ”L’Orco che mangiava i “Bianca” e “Ciao come stai?”. Sempre per Corraini sta lavorando ad una collana di libri (di cui è l’autore sia dei testi, sia delle illustrazioni) dedicata ad alcuni artisti protagonisti indiscussi dell’arte del novecento. Sono già in libreria: “Piero Manzoni”, “Jackson Pollock”, ”Yves Klein” e “Marcel Duchamp”. E prestissimo arriverà anche “Lucio Fontana”. Vive e lavora a Brescia e sta bene.

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Fausto Gilberti “Muse”, inchiostro su carta, cm 21x29,5, anno 2011, serie “Rockstars”

Fausto Gilberti is an artist; painter, but above all, drawer. Winner of the “ACACIA ti fa volare” award of 2004, and the CAIRO 2007 award, he has over one hundred active exhibitions both personal and collective in Italy and abroad. In recent years he has dedicated himself to illustrated books and published with the Corraini editors “Rockstars”, ”L’Orco che mangiava i bambini”, “Bianca” and “Ciao come stai?”. For Corraini, he is also working on a series of books (as both an author and illustrator) dedicated

to

some

undisputed

protagonists

artists of the art of the twentieth century.

Already in bookstores: “Piero Manzoni”, “Jackson Pollock”, “Yves Klein” and “Marcel Duchamp”. Very soon “Lucio Fontana” will also be released. He lives and works in Brescia and is well.


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GILBERTO GIOVAGNOLI

Gilberto Giovagnoli Antonin Artaud installazione di 100 disegni su carta, cm 29,5x21 cadauno

“Una

cieca e inflessibile mancanza di disciplina

in ogni tempo costituisce la vera forza di tutti

Gilberto Giovagnoli “Orson Welles” (serie ombre), tecnica mista su carta, cm 42x30, anno 2009

“A constant blind and inflexible lack of discipline constitutes the true strength of all free men.”

gli uomini liberi.”

Alfred Jarry Alfred Jarry

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AURÉLIE WILLIAM LEVAUX

Aurélie William Levaux “Vulgaire la pute” tecnica mista e cucito su tessuto, anno

Aurélie William Levaux “Kidnap your William” 2014

tecnica mista e cucito su tessuto, anno collezione privata

Sopra

a campiture di tessuto di cotone,

il fumetto e l’arte contemporanea) dove

Aurélie mixes in time ink colours with embroidery, giving life to complex narrative compositions (between comics and contemporary art) where expressive strength

la forza espressiva e la delicatezza del segno

and the delicateness of symbols coexist in perfect

convivono in un equilibrio perfetto.

harmony.

miscela al contempo colori a china e

Aurélie ricami,

dando vita a complesse composizioni narrative

(fra

“La vie n’est pas facile, surtout pour Je veux faire quelche chose, laisser écrire, dessiner, dire!” Aurélie William Levaux

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une femme. une trace,

Above

2012

Modena

fields of cotton cloth,

“La vita non è facile, soprattutto per una donna. Voglio fare qualcosa, lasciare una traccia, scrivere, disegnare, parlare!” Aurélie William Levaux


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NICO MINGOZZI

Nico Mingozzi “Scorci violati”

Nico Mingozzi “Scorci violati”

tecnica mista su cartolina primi del novecento, cm anno

15x10,

2014

tecnica mista su cartoline primi del novecento, cm anno

Patetico, effimero all’obiettivo, cieco

15x30,

2014

volto sbiadito che sorridi

Pathetic,

ephemeral faded face that smiles at

alla vanitas della tua vita,

the camera, blind to the vanity of your life,

ignaro del tuo destino, dell’inutilità delle tue

unaware of your fate, of the futility of your

pose, dei tuoi gesti ridicoli e costruiti...

ti

poses, of your constructed ridiculous gestures…

distruggerò”, sembra dire l’artista allorquando

“I’ll destroy you”, the artist seems to say when he

ruba un fotogramma all’album dei ricordi e dà

steal a photograph from an album of memories and

inizio ad un cruento, inesorabile, lavorio di

begins a cruel, inexorable work of violence and

violenza e distruzione.

destruction.

Di

“Io

sfregi perpetrati con

Slashes made with ink and acrylics,

china e bianchi acrilici, di cancellazione di volti

erasing faces (in particular the eyes and mouth),

(in

of sudden tears and incisions, to then slowly,

particolare di occhi e bocca), di repentini

strappi e incisioni, per poi lentamente, con la cura

with the care of a

di un “orrido” sarto, ricucire, in ordine sparso,

random order, inhomogeneous and deformed with

disomogeneo e deforme e con l’aiuto di corde

the help of ropes(painted) and metallic points

(dipinte)

(real),

e puntine metalliche

(vere), l’imma-

“horrid”

tailor, resew, in

the image of a new humanity, tragic and

gine di un’umanità nuova, tragica e mostruosa.

monstrous. The man in the photo has lost his iden-

L’uomo della foto ha perso la sua identità, è emerso oltre la superficie, oltre la banalità di ciò che appare, per accedere ad un nuovo status, indefinito, ineffabile e dolente.

tity, has emerged beyond the surface, beyond the banality of appearances, to enter into a new status, indefinite, ineffable and painful.

Michela Gori Michela Gori

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SERGIO PADOVANI

Sergio Padovani “La terra lecca le ferite”, olio bitume e resina su carta, cm 26x33, particolare, anno 2016

“...Senza annerimento non ci sarà bianchezza.” Antoine Joseph Pernety dal “Dictionnaire” , 1758

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“...Without whiteness.”

blackening

there

Antoine Joseph Pernety from “Dictionnaire” , 1758

will

be

no


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PASSOTRIPLO/ ALESSANDRO PESSOLI STEFANO RICCI GIANLUIGI TOCCAFONDO

Alessandro Pessoli, Stefano Ricci e Gianluigi Toccafondo, “Passotriplo”, 84 fogli a tecnica mista su carta, cm 50x100 cad., 2001

Sei

mani che sperimentano, sovrapponendo e

Six

hands that experiment, superimposing and

confondendo stampa serigrafica, monotipo e

confusing serigraphic prints, monotype and

disegno originale.

original design.

Tre

Three

artisti che dialogano fra loro con la più

artists that converse with one another

assoluta libertà di linguaggio grafico, mossi

with absolute freedom in graphical language,

da puro divertimento creativo.

moved by pure creative fun.

Progetto realizzato per “L’Istituto Nazionale per la Grafica e Calcografia di Roma” nell’anno 2001.

Project created for “L’Istituto Nazionale per la Grafica e Calcografia di Roma” in 2001.

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MICHELANGELO SETOLA È

un territorio duplice quello in cui si muove

Setola:

così tenacemente legato alla vita, di cui si respira la polvere, e allo stesso tempo a una dimensione altra al limite del surreale e del grottesco.

Come nei film di Aki

Kaurismaki, dove la poesia sta nel gesto più piccolo e dove l’umanità stessa dei personaggi, mostrati nella loro nudità, nella loro follia o nella loro banalità, basta a dire tutto, così atmosfere e azioni dei disegni ci raccontano sensazioni ed esistenze che hanno la capacità di essere evocative, di aprire porte su qualcosa di più lontano e più grande rispetto a quello che vediamo. Liliana Cupido Bats, workers, pine needles. Michelangelo Setola loves drawing minutiae. Gravel on paved roads, lines within wood, the infinite symbols, creases, and stains on a wall, pine needles. If particulars are the lymph of narration, in drawing its visual details that remind you of others and that

Michelangelo Setola “Pausa pranzo” grafite su carta da lucido, cm 100x100, anno 2014, particolare.

Pipistrelli, operai, aghi di pino. Michelangelo Setola ama disegnare con minuzia. I sassolini sulla terra battuta, le venature del legno, gli infiniti segni, le crepe, le macchie presenti su un muro, gli aghi di pino. Se il particolare è la linfa della narrativa, nel disegno il dettaglio visivo ne fa venire in mente altri e suggerisce più di quanto non dica. La sua propensione è stare sempre un po’ di scarto, ma molto attento a rielaborare la visione del reale con una stortura nel segno, nelle fisionomie, nelle forme, e creare quella frattura su cui si concentra l’attenzione di chi guarda.

Setola con il suo segno a grafite esile e minuzioso riesce a condensare nel gesto preciso la potenza dell’incisione con l’evocazione di una narrazione fatta anche di tremolii e continui ripensamenti.

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Si tratta di un tormento lieve che svela la freschezza espressiva del tratto. Il suo lavoro, che centrifuga le visioni di artisti come Kiki Smith, Jake e Dinos Chapman, Helge Reumann, Bernd e Hilla Becher, ci offre una gamma grafica ricca e complessa, fatta di variazioni di tratteggio, sfumature di grigio, linee incise o evaporate, sempre radicate in una dimensione narrativa.

suggest more than what hasn’t been said.

His propensity

is to be a bit on the sidelines, while very attentive in elaborating his vision of reality with a symbolic twist, in physiognomy, in shapes, to create that fracture that will draw the eyes of whoever’s watching.

He

combs with his slender and minute markings,

condensing precise gestures with the power of incision, evoking a narration of continuous shuddering and rethinking.

It’s

a slight torment that reveals the

expressive freshness of his art. the vision of artists such as

His work, that combines Kiki Smith, Jake and Dinos

Chapman, Helge Reumann, Bernd and Hilla Becher, offers us a rich and complex artistic array, made of variations in pressure, shades of gray, incised or evaporated lines, all rooted in a narrative dimension. It’s a twofold territory in which Setola moves; so tenaciously linked with life, breathing in its dust, while at the same time living in a dimension that borders on the surreal and grotesque. As in Aki Kaurismaki’s films, where poetry is found in the smallest gestures and where the character’s own humanity, in its starkness, madness, or banality, says enough on its own, atmospheres and actions in these drawings recount sensations and existences that have the ability to be evocative, to open doors upon something larger and farther than what we normally see.

Liliana Cupido


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NICOLA TOFFOLINI

Nicola Toffolini “CX#02” , 2014/2015 Disegno con penne Copic Multiliner SP 0.03, 0.05, 0.1, 0.2, 0.25, 0.3, 0.35, 0.5, 0.7 di color nero, Copic Marker, Copic Sketch colori 100 Black e 110 Special Black su carta Fabriano Accademia da 200gsm, 150x300 cm

[…] Oggi

costruttiva si considera autonoma e si dà come

[…] Today it’s verified– not in science, but in a diffused philosophy of science– a completely new phenomenon; creative practice is considered to be autonomous and is taken as such, while thought

tale, e il pensiero si riduce deliberatamente

is deliberately reduced to the group of gathering

all’insieme delle tecniche di presa o di captazione

techniques that it happens to invent.

che esso inventa. Pensare significa sperimentare,

means to experiment, work, transform, with the

operare, trasformare, con l’unica riserva di un

only reserve being an experimental control in

controllo sperimentale in cui intervengano solo

which highly «elaborated» phenomena intervene,

«elaborati», che i nostri apparecchi, più che registrare, producono. […]

that our instruments, more than record, produce.

Maurice Merleau Ponty - L’occhio e lo spirito Edizione SE – pag. 13

Maurice Merleau Ponty - L’occhio e lo spirito Edizione SE – pag. 13

si verifica

non nella scienza, ma in

una filosofia delle scienze abbastanza diffuse

un fenomeno completamente nuovo: la pratica

fenomeni altamente

To

think

[…]

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MARIANNA BALDUCCI

Marianna Balducci Estratto dal progetto “Personal Rorschach Test” (una raccolta di 62 tavole, 31 macchie “nude” e 31 macchie illustrate) “Cappuccetto” inchiostro di china, matite, pastelli, pastelli a cera, pennarelli, rapidograph.

Il

test delle macchie d’inchiostro (noto anche

come test di

Rorschach)

The ink blot test (also called the Roschach test)

è un metodo di

is a method of psychological evaluation used to

valutazione psicologica per tracciare il profilo

create an emotional profile of the patient and

emotivo del paziente e indagare la sua percezione

investigate his perception of the world.

del mondo.

Partendo

dalle macchie realizzate a china, ho

Starting “Chaos”

with my own ink blots,

left it to

il privilegio di dare il là,

minds could open their lesser known parts and,

cosicché la mente aprisse anche le sue parentesi

through attributing a shape to the shapeless,

più inconsapevoli e, attribuendo una forma

it could create a profile of my inner world.

all’informe, tracciasse i profili del mio mondo

My own personal “Roschach Test” was born.

lasciato al

“Chaos”

interiore.

È nato il mio personale “Rorschach Test”. Marianna Balducci Marianna Balducci

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I

to give it something, so that our


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MIRKO BARICCHI

BONIONI ARTE s.n.c. Reggio Emilia Mirko Baricchi “Humus”, cm 180x150, 2015 courtesy

“Vorrei

che tutto fosse estremamente chiaro,

BONIONI ARTE s.n.c. Reggio Emilia Mirko Baricchi “Humus”, cm 181x151, 2015 courtesy

“I

wish that everything was extremely clear,

semplice e incondizionato.

simple, unconditional.

Spesso

Often

le immagini mi si presentano come non

images appear as unmanageable, illogical,

gestibili, non logiche, senza significato.

meaningless.

Sono ossessionato. Dalla pittura, dal disegno. Questa ossessione ti porta al punto di credere che

I’m obsessed. By painting, by drawing. This obsession brings you to the point of believing that it’s possible to change men through painting. To do something you must believe in it, to paint it’s necessary to take on great responsibility.”

sia possibile cambiare gli uomini attraverso la pittura.

Per

fare qualcosa bisogna crederci,per dipingere

è necessario assumersi un grande impegno.”

Mirko Baricchi Mirko Baricchi

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ROBERTA CASADEI

Roberta Casadei “Salgo (nello spazio fuori del tempo)”, cm 46x30x7, Carta, matita, cera su legno.

Roberta Casadei “Salgo (nello spazio fuori del tempo)”, cm 46x30x7, Carta, matita, cera su legno.

“Il

sempre in bilico tra pittura e letteratura come

“Roberta’s work is a personal geography that’s always balancing between painting and

conoscenza del passato e radice di innovazione”.

literature as knowledge of the past and the root

lavoro di

Roberta

è una geografia personale

of innovation”.

Francesco Martani Francesco Martani Il

paesaggio di volti e parole sotto la cera,

è un tracciato di risonanze che si fa richiamo

The

a un mondo e un tempo che cercano di affermare la

a group of resonances that recalls a world and a

landscape of faces and words under wax, is

poesia nel momento stesso in cui si perde.

time that try to affirm poetry in the exact moment in which it’s lost.

Roberta Casadei Roberta Casadei

84


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VANIA COMORETTI

Vania Comoretti e Guidi & Schoen Arte Contemporanea, Genova “Iride” 2011-2016

Nell’installazione “Iride” l’interesse dell’artista per l’organo della vista si concentra su una piccolissima porzione dell’occhio. Attraverso l’iride sono spesso visibili, all’interno delle generazioni di una stessa famiglia, il perpetuarsi dei legami genetici, essa identifica così “il luogo di appartenenza delle persone”. Comoretti ritrae l’iride dei familiari, poi quella

In

di amici e persone che hanno un legame con lei

in a network of people bound by genetic and

e tra loro, ne risulta una rete di conoscenze nella

affective links.

quale si intrecciano legami genetici ed affettivi.

The “Iride” installation is made up of various elements ­Person, Eye, Iris – where the subject is analyzed first by their face, then their eye, then their iris. Therefore the relationship between the iris and the creases in the skin are described, as if the ability to open and close one’s eyelids restored the passage between individual and the outside.

L’installazione “Iride” è composta da più elementi - Person, Eye, Iris - in cui del soggetto si analizzano il volto, l’occhio e in fine l’iride, in questo modo viene descritto anche l’intorno, ossia il rapporto dell’iride con le linee della pelle che la contengono, come se la possibilità di conteni-

the

“Iride”

installation the artist’s interest

for our eyes is concentrated on an extremely small portion of the eye.

Through

our

iris

generations

of

perpetuating

of

we

often

the

same

genetic

see,within

the

family,

the

bonds,

identifying

thus “people’s place of belonging”.

Comoretti

depicts the iris of his family, then

friends and people that he has a link to, resulting

mento e di apertura delle palpebre restituissero il passaggio tra l’individuo e l’esterno.

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NICOLA CUCCHIARO

Nicola Cucchiaro “Senza titolo”, 2015″ cm 100x70

Nicola Cucchiaro “Senza titolo”, 2015″ cm 100x70

disegno a grafite e foto digitale su cartoncino

disegno a grafite e foto digitale su cartoncino

“Il

“The

cielo sopra il porto aveva il colore della

televisione sintonizzata su un canale morto.”

television tuned in to a dead channel.”

William Gibson, Neuromante

William Gibson, Neuromante

Sono tumulti silenziosi questi corpi. Sembrano dormire nel perimetro delle loro forme sfilacciate, divorati da un movimento interno, costruiti da fluide modificazioni. Nicola Cucchiaro si esercita nella

These

virtualizzazione del reale come una pratica

process capable of consolidating the imagi-

speculare capace di consolidare l’immaginario,

nary, giving shape to a world that’s made out of

dando

bodies are silent uprisings.

They

seem

to sleep in the perimeter of their frayed forms, devoured by internal movement, built by fluid modification.

Nicola Cucchiaro

exercises himself

in the virtualization of reality as a specular

materia

fantasy, a dark realm where our mind’s fears are

costitutiva è solo la fantasia, il regno oscuro

nested, visions our intellect cannot keep at bay.

dove si annidano le paure della mente, le visioni

As

che l’intelletto non riesce a tenere a bada.

made out of fantastic figures, monstrous hybrids

Come

formaad

un

mondo

la

cui

in the

Roman

and

Gothic

iconographic world

nel mondo iconografico romanico e gotico

with dragon wings and human heads, devils and

fatto di figure fantastiche, ibridi mostruosi con

sirens, almost penetrating into the mists of the

ali di drago e teste umane, diavoli e sirene, quasi

subconscious.

un penetrare le nebbie dell’inconscio.

ferent frontier of the virtual body, antechamber

Disegni,

of its plastic work, its project and intimate root.

questi, che sono una diversa frontiera

del corpo virtuale, anticamera della sua opera plastica, suo progetto e sua intima radice.

86

sky above the port was the colour of a

Annamaria Bernucci

These

Annamaria Bernucci

drawings, which are a dif-


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WALTER DAVANZO

Walter Davanzo Fotoricordo Arazzo, cm 632x61, tecnica mista su tela, particolare, 2014

“F a parte delle imperfezioni e delle rinunce

“I t ’ s

della vita umana il fatto che la nostra

imperfections of our human lives that

infanzia

our

debba

diventarci

estranea

e

part

of

childhood

the

sacrifices

must

become

into

oblivion ,

cadere nell ’ oblio , come un tesoro sfuggito

to

a mani che giocavano , e precipitato in un

treasure

pozzo profondo .”

hands , falling into a deep well .”

H ermann H esse

H ermann H esse

us

and

fall

that

slipped

out

of

and

foreign like

a

playful

87


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ROBERTO DE GRANDIS

Roberto De Grandis foto di Sandro Cristallini

“C’è uno spettacolo più grandioso del mare, ed è il cielo, c’è uno spettacolo più grandioso del cielo, ed è l’interno di un’anima.“

“There’s a more majestic spectacle than the sea, and it’s the sky, there’s a more majestic spectacle than the sky, and it’s the insides of a soul.“

Victor Hugo

Victor Hugo

In

una

disegnata,

in

tante

facce

In

a drawn face, in many drawn faces, there

ai

are traces of faithfulness to what we’ve lived

vissuti, deragliamenti e desideri, contraddizioni

through,the derailments, desires, contradictions,

e fughe.

and escapes.

Come

How

disegnate

88

faccia ci

sono

residui

di

fedeltà

dare voce all’enigma, alla casualità, al

to give voice to the enigma, causality,

disagio, all’incertezza, alla gioia, al piacere in un

uncertainty, unease, joy, and pleasure in an

sovrapporsi organico e mentale, in un groviglio

organic and mental overlapping, in a tangle that’s

che si fa identità e folla.

both identity and crowd.

Annamaria Bernucci

Annamaria Bernucci


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MIRCO DENICOLÒ

Mirco Denicolò

Sono

un disegnatore, ho imparato a disegnare

come si impara una seconda lingua, quella che si adopera per commerciare, quella che cambia il modo di agire.

Sono

un disegnatore che fa il ceramista, penso e

lavoro usando segni e misurando spazi.

Un’opera è l’esplorazione di un territorio sconosciuto, i gesti e le materie che lo rendono visibile sono il lavoro fisico dell’arte. Quando finisco un’opera, quando sono giunto a completare una riflessione, mi ritrovo con casse colme di terrecotte incise, pile di libri e quaderni ricoperti di segni e di mappe, l’hard disk pieno di clip di immagini animate. Sono un disegnatore, le mie opere sanno solo fare domande.

I draw, I learned to draw as if learning a second language, one used to commerce, one that changes your way of doing things. I’m a drawer that makes ceramics, I think and work using symbols and measuring spaces. A work of art is the exploration of an unknown land, the gestures and materials that make it visible are the physical work of art. When I finish something, when I’ve completed a reflection, I find myself with cases full of engraved terracotta, piles of books and notebooks covered in symbols and maps, my hard drive full of clips and animated images. I draw, and my work only knows how to ask questions. Mirco Denicolò

Mirco Denicolò

89


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AMNESIE/ GABRIELE GEMINIANI GIOVANNI GIULIANELLI

Geminiani_Giulianelli “Amnesie”

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Profili della terra dove sei nato. Il sentimento dei profili, come elemento metafisico del paesaggio, è qualcosa che ci appartiene e affiora costantemente in noi, nei pensieri e nelle azioni. Alla fine non abbiamo fatto altro che rovesciare sul tavolo ciò che c’eravamo a lungo confidati. Ognuno ha portato le proprie tracce di luce incerta e tremolante, comete dell’infanzia dalle teste tronche e corpi martoriati. L’amalgama nebuloso liberato sulle tavole è la

Outlines of the land you were born in. The feeling of an outline, as a metaphysical element of a landscape, is something that belongs to us and that constantly blossoms within us, in our thoughts and actions. In the end we did nothing more than dump everything we told ourselves on the table. Everyone brought their own traces of uncertain and trembling light, infant comets with lopsided heads and tormented bodies. This nebulous amalgam which was freed upon

cifra del nostro viaggio su questo lembo di

these tables is the cypher of our voyage upon this

terra antica: echi di guerrieri a cavallo con armi

strip of ancient land; echoes of warriors on

di ferro, grammatiche di vegetazione dettate da

horses with steel weapons, squares of vegetation

uomini sapienti e ancora dirupi e fiumi sonno-

presided by knowledgeable men, and cliffs and

lenti che cullano gli eroi nel loro eterno errare

lazy rivers that cradle these heroes in their

verso il mare.

eternal wandering towards the sea.

Verso un familiare approdo. Verso il bagliore di un’origine.

Towards a familiar arrival. Towards the brilliance of an origin.

Geminiani_Giulianelli

Geminiani_Giulianelli


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DOMENICO GRENCI

Domenico Grenci “E.”, cm 152x101, anno 2015 bitume, olio e carboncino su tela

Sono,

Domenico Grenci “Igne”, cm 152x152, anno 2015 bitume, olio e carboncino su tela

sguardo di dolente tenerezza, come se, finalmente,

These faces by Grenci are the evocations that come from far away, recalled from an “other” world. They express a sort of “piercing” feeling of distance, the desire of wanting to return while knowing that this is impossible. A looking back of painfull tenderness as if, finally, the ultimate

in queste immagini si fosse coagulato l’approdo

point of arrival at the truth of life had coalesced

ultimo alla verità della vita.

in these images. In many

Si respira, in tanti dipinti di Grenci, ciò che Georges Braque aveva nel tempo maturato: “La sola cosa che ci rimane è quella che ci tolgono, ed è la cosa migliore che possediamo.”

imbibes what

Sandro Parmiggiani

Sandro Parmiggiani

questi volti di

Grenci,

evocazioni che

vengono da lontano, richiamate da un mondo

“altro”;

esprimono

una

sorta

di

sentimento

lancinante della lontananza, il desiderio di un fare ritorno che pure si sa essere impossibile, uno

Paintings by Grenci one

George Braque

had concluded over

the years: “the only thing that remains is what is taken away from us, and it is the best thing we have”.

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ELENA HAMERSKI

Elena Hamerski

Elena Hamerski

Piante medicianli e velenose della flora italiana, Plantaginacee, Rubiacee, Caprifogliacee, Valerianacee, n.26,

Piante medicianli e velenose della flora italiana, Plantaginacee, Rubiacee, Caprifogliacee, Valerianacee, n.26,

Valeriana officinalis, cm 29,7x21, pastello, carbone e olio di lino su carta, anno 2015

Sambucus racemosa, cm 29,7x21, pastello, carbone e olio di lino su carta, anno 2015

Herbarium costituisce una nuova tappa del l’indagine di Elena Hamerski sul tema delle ‘sterili nature’. Questa volta a essere rappresentate con tecnica

Herbarium constitutes a new step into Elena Hamerski’s research on the theme of ‘sterile natures’. This time, elongated tables are repre-

pittorica su carta sono alcune tavole di formato

essence of

allungato che rappresentano essenze della flora

is due to their medicinal nature, with curative

mediterranea; queste essenze sono accomunate

properties, yet at the same time these plants are

dall’essere

poisonous, with an intrinsic toxic potential.

tutte

piante

officinali,

con

un

Mediterranean

potenziale quindi curativo, ma allo stesso tempo

Nature

si tratta di essenze velenose, anche con un intrin-

mother and stepmother.

seco potenziale tossico.

of view, the

La

natura

offre

anche

così

ambiguo di madre e matrigna.

il

suo

volto

Anche da un punto

botanic

Even from a formal point Herbarium is placed between these tables, with its lucid gaze and

rigorous composition with which the subjects were

le tavole botaniche, per lo sguardo lucido

compositions

e la composizione rigorosa con cui i soggetti

the

ritratti,

e

le

sofisticate

composizioni

di natura morta, per l’utilizzo estremamente pittorico e prezioso del nero come sfondo e gli effetti raffinati del tratto a pastello.

flora; this essence

thus shows its ambiguous face as both

di vista formale l’Herbarium sta a metà tra

sono

92

sented by her painting technique that recall the

use

portrayed, of

and still

extremely of

black

as

the nature.

sophisticated

This

pictorially a

background,

refined effects of pastel traces.

allows precious

with

the


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ANGELO MAISTO

Angelo Maisto “Coleoptera Maisti e Cydonia sinensis”, cm 50x70, acquerello su carta, anno 2014 courtesy Casa Turese arte contemporanea

Le

cose,

sempre

più,

vanno

incontro

Angelo Maisto “Vedetta (Coracophilax florens)”, cm 35x50, acquerello su carta, anno 2010 courtesy Casa Turese arte contemporanea allo

Things,

evermore, go against their deprival of

svuotamento del loro significato simbolico.

symbolic meaning.

I fiori, il profilo di un albero, le piccole creature, il riflesso di un vetro, la presenza di un corpo, tutto ciò cerco di salvare.

Flowers, the profiles of trees, small creatures, reflections on glass, the presence of a body, I try to save all of this.

Angelo Maisto

Angelo Maisto

93


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LAURINA PAPERINA

Laurina Paperina “Babel”, cm 200x130, tecnica mista su tela, anno 2015

In un mondo dove regna l’inautentico (come scriveva Dorfles) Pape, trasgressiva e giocosa ha iconizzato l’ovvio e i clichés, la parodia e il paradosso, ricalcando i post graffitisti e i fumetti, con l’ironia grondante

In a world where inauthenticity reigns (as Dorfles wrote), Pape has playfully and transgressively iconized the obvious and clichés, parody and paradox, recalling graffiti and comic, thick

di chi trasferisce e riversa dai cartoon e

from the hyperbole of the reversed televised

dall’iperbole

imaginary, full of clues like an escape plan from

dell’immaginario

televisivo

un

with the irony of those who transfer cartoons

mondo rovesciato, disseminato di indizi come via

banality, molds, and daily feelings.

di fuga da banalità, muffe e umori del quotidiano.

is

Il

Duckland, Caccolaman colpisce Braindead “cerebralmente MORTO” minaccia l’estinzione degli artisti... Ma lei l’enfant prodige fa resistenza... e non si fa ingoiare… suo mondo è

inesorabile

mentre

His world Duckland, Caccolaman inexorably hits while Braindead “cerebrally DEAD” threatens the existence of artists... but as the enfant prodige she resists... and doesn’t let herself be swallowed... Annamaria Bernucci

Annamaria Bernucci

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MAURO PIPANI

Mauro Pipani

Mauro Pipani

Antropocene Segni di perturbazioni, alterazioni indotte dall’uomo, segni come impronte fossili della nostra vita, segni di una terra post-umana incenerita da accelerazioni. I nostri database come fossili negli attraversamenti della memoria.

Antropocene Signs of perturbations,

Mauro Pipani

alterations deduced by

human signs like fossil imprints of our life, signs of a post human earth made ashen by accelerations.

Our

databases as fossils in the traversals of

memory.

Mauro Pipani

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DAVIDE RIVALTA

Davide Rivalta “Bufala” San Giovanni Valdarno

Davide Rivalta “Rhino” pencil on wall

pencil on wall

S in

dagli esordi la ricerca di

è

R ivalta ’ s

artistic

research ,

since

the

beginning , is all about the animal world

relazione con la vita umana .

and its relationship with human life .

Il

suo

disegno

si

concentra

H is

drawings focus on the portrait of an

animal , excluding every reference to the

ogni riferimento al paesaggio , è costruito

landscape , built with masses and volumes ,

volumi ,

e

adding and removing marking with pencil

gomma ,

and eraser , until he achieves the same plas -

per

di

masse

togliendo

animale ,

sul

escludendo

ritratto

96

R ivalta

incentrata sul mondo animale e sulla sua

un e

segni

con

aggiungendo

grafite

e

fino a raggiungere la plasticità e l ’ energia

ticity and energy of the original bodies .

dei corpi originari .

S hape

L a figura si fonde con l ’ architettura , il suo spazio è senza limiti .

is limitless .

is fused with architecture , its space


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ALESSANDRO SATURNO

Alessandro Saturno

Alessandro Saturno

“L’Essere è un divenire costante. È un continuo precipitare della figura del mondo di foglio in foglio.” Conversazioni di Carlo Sini su “foglio-mondo”

“Being is a constant becoming. It’s a continous plummeting of the shape of the world from page to page.” Conversations by Carlo Sini on “world-paper”

Il disegno è profilo, confine, argine della forma. Ogni forma, ogni corpo, è un mondo. Tracciare un segno determina l’impossibilità di tale definizione, non si dà forma se non in condizione d’infinita mutevolezza. Non si può delimitare il mondo senza che esso sfugga

Drawing is the profile, confine, and embankment of form. Every form, every body, is its own world. Sketching a mark determines the impossibility of definition, form is not given if not in a condition of infinite mutability. It’s impossible to deline-

continuamente ai margini del segno e oltre l’orlo

ate the world without it constantly escaping the

del foglio.

margins of our etchings, and going past the edge

Lo

of the page.

spazio del gesto è teatro di questa fuga, o

The

space of gestures is the theatre

meglio, il gesto testimonia questa interminabile

of this escape, or better yet, gestures are witness

migrazione, il disarticolarsi del corpo, l’apparire

to this interminable migration, making bodies

e il dileguarsi della forma oltre sé stessa.

disarticulate, the appearance and dispersal of form beyond itself.

Alessandro Saturno Alessandro Saturno 97


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AGIM SULAJ

Agim Sulaj “Pencil”

Abitare

Agim Sulaj “A la recherche du memorie”

storie è più agevole con il segno di una

Living the language of a country, to go beyond its borders and tell stories is easier with the markings of a pencil. As the graphite that flows upon paper stops, the sense of

matita.

motion and the discovery of a haven reassumes an ancient

superarne

la i

lingua confini

di e

un

paese,

raccontare

Come la grafite sulla carta che scorre e s’arresta, il senso dell’andare

story, an exodus in renewal.

e il trovare un approdo condensa una vicenda antica, un esodo che si rinnova.

Annamaria Bernucci

98

Annamaria Bernucci


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ELDI VEIZAJ

Eldi Veizaj “Ros”, cm 150x150, grafite e pastelli a cera su carta, anno

Eldi Veizaj “Elisa”, cm 170x150, 2012

Disegnare per me è come un incontro di pugilato, bisogna allenarsi tutti i giorni, imparare la tecnica, possederla, osservare l’avversario e saper colpire al momento giusto, poi sconfiggerlo. Quando mi trovo di fronte a una carta bianca mi trovo di fronte a un avversario, lo osservo e cerco di capire i suoi punti deboli, comincio piano piano, senza svelare tutta la mia forza, lo stuzzico, lo provoco per studiare la sua reazione. Poi appena lo trovo scoperto o stanco, lo colpisco con tutta la mia forza, usando la tecnica, cercando di abbatterlo, poi faccio un passo indietro e mi metto in posizione di difesa,cerco di approfittare del suo tempo di reazione per prendere fiato. E poi mi ributto di nuovo in attacco. Ci deve essere forza, tecnica, intelligenza e cattiveria per vincere un incontro. A volte credo che la ricerca del segno sia come la ricerca di nuove parole, nuove lettere, nuovi significati: tutti codificati, e che solo l’artista può conoscere, perché nei segni è annidato un po’ del suo passato e un po’ del suo presente.

grafite e pastelli a cera su carta, anno

2013

For me, drawing is like a boxing match. You’ve got to train every day, learn techniques, own them, watch the enemy and know to hit when the moment is right, to beat him.

When I’m in front of a blank piece of paper I’m in front of my enemy, I watch him and try to understand his weak points. Slowly, without revealing all my strength, I poke him, try to provoke him so I can study his reactions. As soon as I see him lose his guard or get tired, I hit him with all my might, using my techniques, trying to get him down, then I step back and put my own guard up, trying to take advantage of his reaction time to take a breath. Then I throw myself into another attack. There must be strength, technique, intelligence, and malice to win a match. Sometimes I think that artistic work is like creating new words, new letters, new meanings; they’re all codified, and only the artist can know them, because within those symbols lie a bit of his past and a bit of his present.

Eldi Veizaj Eldi Veizaj 99


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MAURIZIO BATTAGLIA

Maurizio Battaglia 15 disegni, anno 2008 plexiglas, morsetto da banco, molla fermafogli cm 30x45x15

100

Maurizio Battaglia “Germogliatore� anno 2009 acetato, plexiglass,e ferro cm 60x15


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LUCAS BRUNNEN

Lucas Brunnen REMEMBRANDT 1 selbst, cm 5,2x5,7 china su carta, anno 2015

Sono

qui, nascosto tra i miei segni, la mia mano ha fatto un nido

con poco posto per gli occhi.

Gli occhi difatti sono tutti precipitati

in questa mia mano, crepitante sul foglio come un formicaio che ammassa la sabbia, per fare una casa spaziosa.

Io

faccio la mia

testa, che è la prima casa della mia pittura, la strada più breve tra i canali, tra i boschi attorno al paese per arrivare al centro dei pensieri e infilzarli con la penna come perle di una collana scucita.

La penna nel suo primo tempo ha volato, poi bagnata nell’inchiostro ha disegnato e ancora volerebbe, se non fosse che con i segni io mi diverto, oppure mi danno, a costruire vortici e vincoli teneri, per radicarmi a terra. Sempre sono rimasto aggrappato alla terra, anche nei quadri di santi, sporcati di farina e d’umano sguardo, non ho mai fatto nulla per guadagnare il cielo. I miei vicini ebrei, mercanti solerti, sono stati profeti veritieri sulla mia tela, loro conoscevano la parola e l’avevano ripetuta cantando, lettera dopo lettera, inseguendola da bambini sulla pergamena, con una piccola mano d’argento.

I miei segni sono il mio libro, tutti insieme compongono la storia che quasi sempre torna alla mia faccia, perché è dagli occhi che tutto quanto è passato, dagli occhi tutto restituito, con quella stessa fila, paziente, di formiche che raccoglie briciole e le porta dentro, poi esce di nuovo a cercare.

Segni e formiche mi escono dalle mani, io che vengo da un mulino con questi segni ho insidiato il pane di mio padre, l’ho fatto d’oro e d’olio di lino, ho sorpassato la mia razza con una bellezza che mi cresceva solitaria tra le dita.

La

pittura mi ha scelto, la pittura mi ha

incoronato, la pittura mi ha perso, piccolo re sotto le mentite spoglie di un garzone da stalla, con un pennello conficcato nella roccia. sabrina foschini

101


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ANDREA CHIESI

Andrea Chiesi “Touch me”, cm 210x300 inchiostro su carta telata, anno

La

102

1997

un ponte non faccio altro che dipingere un

pittura basta a se stessa.

Painting is When I paint

ponte, ma l’atto del dipingere è una sintesi

more than paint a bridge, yet the act of

carica di moltissimi significati, portatrice

painting is a synthesis charged with many

di un valore che va al di là della semplice

meanings, it carries a value that goes beyond

rappresentazione.

simple representation.

Devi

Quando

dipingo

a

goal

a bridge,

I

within

itself.

don’t do anything

quadro. Impara ad osservare.

You only have to listen to the picture. Learn to observe.

Andrea Chiesi

Andrea Chiesi

“Un istante è diecimila anni,

“An instant is ten thousand years,

un capello attraversa miriadi di fiori.

a hair passes through myriads of flowers.

sta a te superare la prova,

it’s up to you to pass the test,

sta a te superare la folla”.

it’s up to you to pass the crowd”.

Dogen Kigen (1200-1253) Maestro Zen fondatore della scuola Soto

Dogen Kigen (1200-1253) Maestro Zen founder of Soto school

solo

ascoltare

il


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VITTORIO D’AUGUSTA

Vittorio D’Augusta “Autoritratto con occhi bendati” grafite su carta, anno 2016

“La pittura è il mestiere di un cieco.”

“Painting is the profession of the blind.”

Picasso

Picasso

103


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SABRINA FOSCHINI

104

Sabrina Foschini “L’inverno di Proserpina”, acquarello su carta, 36x50 cm anno 2016

Sabrina Foschini “L’inverno di Proserpina”, acquarello su carta, 36x50 cm anno 2016

“Q ualsiasi metafora è un mito in miniatura .”

“A ny

G iambattista V ico

G iambattista V ico

metaphor is a miniaturized myth .”


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MARINA GASPARINI

Marina Gasparini “Spaesaggio”, fili di cotone nero e indurente tessile. Installazione composta da 11 elementi di dimensioni varie da 45x60 a 100x140 cm., anno 2011, Foto di Rolando Paolo Guerzoni

“…e

le parole messe una dopo l’altra danno

dal latino textum, con quella “x” messa lì bene

“…and the words put one after another give space to the line (from Linum, a string or small rope of linen). The line and words together produce the text, from the Latin word “textum”, with that “x” put

in mezzo a sottolineare l’intreccio di frasi.

right there in the middle to underline the plot of

Che

phrases.

luogo alla linea (da linum, il filo o la cordicella di lino).

La

linea e la parola insieme producono il testo,

cosa raccontano le parole e le frasi e le

linee?

What do the words and phrases and lines

Ci dicono del mondo materiale e delle idee immateriali. Parlano delle cose e degli oggetti; soprattutto degli oggetti, quelle cose solide che ti vengono gettate davanti (dal latino ob-jectum) e che ti

tell us? They tell us of the material world and of

impicciano e che ti ingombrano e con le quali devi

in your way and block you that you have to deal

fare i conti.”

with.”

Francesca Rigotti in Parole, oggetti, fili: una lettura del lavoro di Marina Gasparini

Francesca Rigotti in Parole, oggetti, fili: a philosophical reading of Marina Gasparini’s

filosofica

immaterial ideas.

They speak of things and of objects; above all of objects, those solid things that are thrown in front of you (from the Latin “ob-jectum”) that get

105


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ALAN GATTAMORTA

106

Alan Gattamorta “Zanzara”

Alan Gattamorta “Zanzara”

Ho cacciato il mammut, visitato ogni luogo, costruito di tutto. Dipingo da quindicimila anni, e so riconoscere la bellezza dovunque.

I’ve hunted mammoths, visited every place, built every sort of thing. I’ve been painting for fifteen thousand years, and I can recognize beauty anywhere.

Alan Gattamorta

Alan Gattamorta


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ANDREA GUASTAVINO

courtesy

Monica Zani

Andrea Guastavino “Aeree”, cm 200x200 tecnica mista su carta fotografica, anno

“Disegnare

2015

a fare una passeggiata.”

è l’arte di portare una linea

“Drawing walk.”

Paul Klee

Paul Klee

is the art of taking a line for a

107


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OLIVIA MARANI

Olivia Marani “Sans Debit I ”, grafite su carta, anno 2016

Ho

108

letto

- o,

credendo di ricordare, invento

Olivia Marani “Sans Debit II”, grafite su carta e glitter, anno 2016

-

che

I’ve

read

-

or, believing to remember,

I

invent

esistono lingue in cui il medesimo verbo significa

that languages exist where the same verb means

“cadere (in

both “falling (into a trap)” and “achieving (finding

trappola)” e

“riuscire (trovare

il

proprio compimento)”.

one’s fulfillment)”.

Roger Caillois

Roger Caillois


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GIORGIA MORETTI

Giorgia Moretti “Donna inspira assenzio”

“La fantasia è un posto dove ci piove dentro.”

“Fantasy is a place where it rains inside.”

Italo Calvino

Italo Calvino

109


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MAURO MOSCATELLI

Mauro Moscatelli “Assalti” tecnica mista su carta, cm

Mauro Moscatelli “Assalti” 103x74

103x74

“L’imperfettibile. Quando ebbe vent’anni alzò gli occhi, guardò il cielo, guardò di nuovo la terra,-con attenzione. Era vero, allora! Dio non aveva fatto che abbozzare il mondo. Non aveva lasciato che rovine.

“The imperfectable. When I was twenty I

Rovine questa quercia, pur così bella. Rovine quest’acqua, che viene a rompersi così dolcemente sulla riva. Rovine il mondo stesso. Rovine tutti questi segni della bellezza, lo dicono le nuvole, ancora più belle.

Ruins of this oak, yet so beautiful. Ruins of this water, that comes to break so softly on the shore. Ruins of the world itself. Ruins all these signs of beauty, the clouds say, even more beautiful.

Solo la luce ha avuto vita piena, forse, mormora a se stesso. Ed è per questo che sembra così semplice, e increata. Da allora non ama più, nell’opera dei pittori, che gli abbozzi. Il tratto che si chiude su se stesso

Only

sembra tradire la causa di quel dio che ha preferito l’angoscia della ricerca alla gioia dell’opera compiuta.” da

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tecnica mista su carta, cm

L’uva di Zeusi di Yves Bonnefoy

looked up, at the sky, and looked back down at the earth, -attentively. It was true, then! God had only sketched out the world. He had left nothing but ruins.

light has had a full life, maybe, it mumbles to itself. It’s because of this that it seems so simple, and uncreated. From then on it loves no more, in the work of painters, than sketches. Traces that close in upon themselves seems to betray the cause of that god which preferred the anguish of searching to the joy of achieving.” from

L’uva di Zeusi by Yves Bonnefoy


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ANDREA PIRONI

Andrea Pironi “Magnetic uno”, collage, cm 70X100, anno 2015

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DENIS RIVA

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Denis Riva “Vivono senza niente”, cm 35x50 china e lievito madre su carta, anno 2015

Denis Riva “Calma apparente”, cm 32x32 china e lievito madre su carta, anno 2015

Deriva è un esploratore. Nomina le cose e ha una tuta. Resuscita i pennelli morti e chiude i pezzetti secchi di colore nei barattoli. E aspetta. Non so se bendato. Di sicuro in ascolto.

Deriva is an explorer. He names things and wears overalls. He resuscitates dead brushes and closes dry pieces of colour in buckets. He waits. I don’t know if he’s blindfolded. He surely listens.

Massimiliano Fabbri

Massimiliano Fabbri


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MEHMET ULUSEL

Mehmet Ulusel cm 50x65

“il disegno è una terapia occupazionale.”

“Drawing is an occupational therapy.”

Mehmet Ulusel, Istanbul

Mehmet Ulusel, Istanbul

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MONICA ZANI

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Monica Zani

Monica Zani

Il grande pittore dipinge l’insegna per il fornaio

The great painter

il grande scultore

the great sculptor

dĂ forma a una macchina

gives shape to a machine

il grande architetto progetta la casa

the great architect plans a home

per il capo del governo

for the leader of government

il grande poeta

the great poet

scrive canzoni popolari

writes popular songs

il grande musicista

the great musician

scrive la musica

writes music

per le canzoni del poeta

for the poet’s songs

un popolo civile

a civil people

vive

lives

in mezzo alla sua arte

within its own art

Bruno Munari

Bruno Munari

paints a sign for the baker


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LUCA ZARATTINI

Luca Zarattini

È

solo attraverso l’atto del disegnare che la

It’s

only through the act of drawing that shape

forma emerge restituendo il corpo umano, geografie

emerges, restoring the human body, interior geog-

interiori composte da dinamismi nello spazio.

raphies made from dynamicity in space.

Un gesto: il segno da cui tutto ha origine.

the sign that is origin to everything.

L’immagine si costruisce in un continuo divenire. Muovo l’occhio, la mano e direziono la matita con

Image builds itself in a continual becoming. I move my eye, my hand, and direct the pencil with

la precisa volontà di far emergere sul foglio quella

precise will to make the power of the image emerge

che definisco la potenza dell’immagine.

on paper.

Lavoro

I

spostando continuamente il segno dal

A gesture;

work by continually moving the subject’s sign;

soggetto: al di fuori e al di dentro della forma.

beyond and within shape.

Solo

visible its most authentic, delicate, ferocious, and

così posso renderne visibile la sua più

autentica, delicata, feroce e segreta natura.

Only

thus can

I

make

secret nature.

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Roberto Paci Dalò, “Trame”, anno 2014

Eron, “Soul of The Wall”, anno 2014, Biennale Disegno Rimini

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OPERE IN PERMANENZA AL MUSEO DELLA CITTÀ - ALA NUOVA

ERON

ROBERTO PACI DALÒ

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Omaggio a

N

A

sfogliare

le

strisce

tavole

migliaia

di

impaginate

incompiute

e

dei

disegni

matita,

a

ripassate

a

fumetti,

le

china,

le

copertine

illustrate dei libri di favole, i fitti album di studio e

le

cartelle

Nadir

di

QUINTO

schizzi

Quinto

si

che è

increduli e

l’archivio

compongono

progressivamente

commozione.

alla

A D I R

di

Davanti agli ammirati, scorrono le

occhi,

esposti

sempre

più

intense e raffinate

immagini di una vita fatta di continuo e instancabile lavoro, di estro e sentimento.

Si

dispiega sulla carta anche l’intera parabola dello stile

di un artista che ha svolto un ruolo, centrale eppure appartato, nel mondo dell’illustrazione italiana ed europea.

Pochi

Nadir Quinto

sanno che

assoluto

nella

storia

del

è stato un pioniere

fumetto,

che

ha

saputo

conquistare la stima dei più importanti editori, oltre a

guadagnarsi

la

passione

dei

lettori

attraverso

i suoi più noti personaggi, pubblicati nelle serie del

Corriere dei Piccoli e del Giornalino. La matita di Nadir è stata una delle più elevate e classiche del Novecento italiano, non solo nello specifico settore delle riviste ‘per ragazzi’, ma iscritta in assoluto, nella più generale disciplina del disegno. In

quell’archivio

non

si

trova

nessuna

uscita

dall’eleganza, ma solo più o meno controllo della mano, la

freschezza

di

segno

della

grafite

incontra,

semmai, la sintesi più contrastata nel bianco e nero finale.

La

tenuta qualitativa, la coerenza dello stile,

la grazia espressiva e la sapienza formale raggiungono livelli che trovano pochi paragoni tra i contemporanei.

Si deve risalire a figure di eccelsi disegnatori di fine Cinquecento come Federico Zuccari, Antonio Tempesta e Bernardino Poccetti o ad artisti della generazione successiva, come il Pesarese Simone Cantarini e Tanzio da Varallo, per trovare modelli e confronti. Avendo legato la propria fantasia al racconto, alla letteratura e alla fiaba, ogni disegno ne richiama un altro e tutti si inseguono in un fraseggio di immagini, di espressioni e gesti che sono e resteranno dialoganti. Lo stupore e l’incanto sono gli stati d’animo che Nadir Quinto ha preferito su tutti gli altri, nei volti delle sue figure. Stupore e incanto è quel che si porta con se, dopo aver preso in mano quei fogli significanti.

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nadir quinto Browsing

the thousands of pencil made drawings,

his archive there’s no escaping his elegance,

the lines gone over again in ink, the unfinished

his control of lines, and his refreshing drawings

storyboards of comics, the illustrated covers of

encounter, if anything, their most contrasting

fairytales, the dense reams of study material, and

synthesis in their final blacks and whites.

Nadir Quinto’s archive, one becomes progressively closer to commotion. In front of one’s eyes, ever more incredulous and full of admiration, the intense and

level of quality, the strong stylistic coherence,

refined images flow from a life made of continuous

would have to search for notable artists from the

and inexhaustible work, of inspiration and feeling.

end of the

the folders full of sketches that make up

The entire artistic arc of an artist is laid bare on paper, one that played a central, yet secluded role in the world of Italian and European Illustration. Few know that Nadir Quinto was an absolute pioneer in the history of comics, that he knew how to garner the respect of the most important publishers, apart from earning the passion of his readers through his most famous characters, published in the series “Corriere dei Piccoli e del Giornalino”. Nadir’s pencil created some of the most renowned classics of the 900’s in Italy, not only in the specific sector of “young adult” magazines, but also in the more general discipline of drawing.

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In

The

the expressive grace and knowledge of formal art achieve levels that few can contest nowadays.

To

find others with his same artistic sensibilities, one

16th century such as Federico Zuccari, Antonio Tempesta, and Bernardino Poccettio, or artists from the following generations such as

Simone Cantarini

and

Tanzio

daVarallo.

Having

tied his own fantasy to storytelling, to literature and fables, every one of his drawings calls back to something, and they all were, and remain, in dialogue with the reader in a common phrasebook of images, expressions, and gestures. enchantment are the states of

Quinto

Wonder and mind that Nadir

has always preferred over others on the

faces of his characters.

Wonder

and enchantment

are also what one takes with them, after getting their hands on those important pages.


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far fabbrica arte rimini

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PHOTO BY GIOVANNI CALABRESE

Piazza Cavour RIMINI


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EXHIBITIONS/ Profili del mondo L’acqua disegna Una nuova modernità. Architetture di Pier Carlo Bontempi

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www.romagnacque.it Francesco Bombardi Oceano, 2015 progetto di monumento ai lavoratori della diga di Ridracoli, commissionato da Romagna Acque, in corso di realizzazione


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FAR Fabbrica Arte Rimini

L’acqua disegna a cura di

Franco Pozzi in collaborazione con Romagna Acque

Samuel Prout Veduta di Rimini, 1824 acquerello su carta, Rimini, collezione privata 124


Giulia Dall’Olio g 8][17 d, 2015, carboncino e olio su tavola incisa

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l’acqua disegna

Solcando i terreni e scavando le rocce, inondando i campi e ramificandosi nei fossi, l’acqua crea disegni che mutano per stile e forma in ordine alla sua naturale relazione con le materie del mondo. La visione satellitare, ormai divenuta di uso quotidiano, restituisce a ognuno di noi la percezione di quanto i percorsi dell’acqua influiscano sul profilo dei luoghi. Lo scaturire delle sorgenti e la discesa a valle dei corsi, il loro confluire in alvei più grandi, ma anche la sosta imposta dalle conche che formano i laghi o il diversificarsi delle foci, mutano in modo consistente l’aspetto di un territorio. Se immaginiamo le Terre emerse come corpi, le vie d’acqua certamente ne costituiscono il sistema di irrorazione, fatto di vene, arterie e capillari. Forse, secondo la medesima metafora, le strade costruite dall’uomo strutturano l’apparato nervoso del paesaggio, spesso affiancato e intersecato a quello venoso. 125


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Deviazione del fiume Lamone fatta da Federico II nel 1240 (datazione tra il 1460 e il 1504) inchiostro su carta Archivio Storico Comunale Ravenna

Oltre al loro adattamento al tipo di suolo incontrato, i corsi idrici hanno creato le condizioni intorno alle quali si sono concentrate le opere umane. Le città sono nate sempre in prossimità di fiumi, di laghi o di coste marine. Non solo i mulini o i maceri, non solo le fabbriche o le imprese che hanno usato i flussi come energia e come elemento dinamico, ma tutte i momenti dell’esistenza e dell’operosità del nostro genere si coniugano in modo vitale con l’acqua. L’Acqua è uno dei quattro elementi che, sin dall’antichità, sono stati definiti come fondativi del cosmo. Oltre all’Aria, alla Terra e al Fuoco è l’Acqua a impastare la materia e a modellare le forme del pianeta, a dare vita e ristoro. Che tutta l’acqua del mondo sia la stessa di sempre, che ha la capacità di rigenerarsi e di tornare, lo si è compreso da secoli. Dei quattro elementi è forse il primo a essere stato interpretato come ciclico e anche in questo vi è un disegno. L’evaporazione invisibile dei mari ha qualcosa di spirituale, di elevazione della materia; l’assorbenza spugnosa delle nuvole, che da immacolate si incupiscono al pari di volti rabbiosi, fino a grondare pioggia e a chiedere voce al vento ha un valore simbolico di restituzione che il cielo fa alla terra. Ma anche il filtro che la stessa terra opera sul liquido, attraverso la porosità del mondo minerale, attua una purificazione che rimette a disposizione del mondo l’elemento principe della vita. Ma il disegno dell’acqua nel grande foglio del mondo è dato soprattutto dal suo scorrere verso i mari. Il mare è, in qualche modo, l’acqua che dipinge, che colora il pianeta, che lo intona allo specchio del cielo, ma l’acqua disegna quando crea fiumi, quando traccia solchi e argini, fossi e ruscelli. L’uomo ha poi portato l’acqua a disegnare percorsi più geometrici, dai primi acquedotti romani, che hanno trasformato le campagne, arricchendole di archi e strutture che da subito parlarono dell’ingegno e della forza dell’uomo di modificare il proprio destino naturale. Ma rientrano, nei variegati stili attraverso i quali l’acqua disegna, anche le più recenti infrastrutture, la rete di tubazioni e di canali di distribuzione, le vasche di filtraggio e di depurazione, fino a parlare delle fontane che hanno ispirato, lungo la storia dell’arte, espressioni meravigliose fatte di disegno, di scultura e architettura. .Infine, del disegno che l’acqua traccia all’interno del corpo umano è materia che sarà in qualche misura toccata dalla mostra che,in questa Biennale Disegno 2016, parla di Umano paesaggio. 126

Massimo Pulini


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Felice Giani Galleria Romagnola, Porto di Rimini inchiostro su carta Biblioteca comunale Forlì, Raccolte Piancastelli, Sez. Stampe e Disegni

Water draws

Water cuts through the earth and digs through rocks, it floods fields and branches into ditches, creating drawings that change style and shape according to its relationship with the other materials of the world. Satellite imagery, nowadays become readily available, gives us the perception of how much these flows of water influence these place’s profiles. Springs descend along valleys, merging into bigger honeycombs, stopping in basins that create lakes and rivers, consistently changing the landscape’s appearance. If we imagine dry land as bodies, these waterways are certainly its system of irrigation, made of veins, arteries, and capillaries. Perhaps, following the same metaphor, man made roads make up the nervous system of the land, often followed and intersected by the veins.

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Romolo Liverani Album Romolo Liverani, Uno dei pericolosi passaggi per andare al Acqua Chieta in Alpe come nel 1858 penna e inchiostro acquerellato su carta Biblioteca comunale ForlĂŹ, Raccolte Piancastelli, Sez. Stampe e Disegni

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Pianta della cittĂ di Rimino suo barigelato suo contato inchiostro e acquerello su carta Biblioteca Gambalunga Rimini, Gabinetto dei Disegni e delle Stampe

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Apart from their adaption to the type of terrain, these waterways have also created the conditions around which human settlements have risen. Cities are always born near rivers, lakes, or coasts. Not only the mills, not only the factories and operations that use water as a source of energy, but every moment our kind has existed or worked is vitally linked to water. Water is one of the four elements that, since antiquity, was defined as a fundamental force of the cosmos. Other than Air, Earth, and Fire, Water kneads matter and moulds the shapes of the planet, it gives life, it restores. The fact that all the water of the world has always been the same, that it has the ability to regenerate itself and come back, has been known for centuries. Of the four elements, perhaps water is the first to have been interpreted as cyclical, and in this too there is a drawing. The invisible evaporation of the oceans has something spiritual to it, the elevation of matter; the absorption into clouds, that from clear turn into grey angry faces, until they finally drip out rain in a symbolic gesture of restitution from the sky to the earth. Even the filter that the earth itself puts the liquid through, via the porous nature of the mineral world, purifies water and gives the world the main element for life. Yet water’s drawing in the great paper of the world is given above all by its flow towards the oceans. The ocean is, somehow, water that draws and colours the planet, that tunes it to the colour of the sky, but water also draws when it creates rivers, when it traces grooves and banks, ditches and streams. Man then brought water to draw more geometric designs, from the first Roman aqueducts, that transformed the countryside, enrichening them with arcs and structures that immediately spoke of humanity’s strength and ingenuity in changing their natural destiny. Even recent infrastructure falls under water’s drawing, with networks of tubes and distribution channels, filtering and purifying pools, and fountains that have inspired, during the history of art, wonderful expressions made of drawing, sculpture, and architecture. In conclusion, the design that water traces inside our bodies will be touched upon in the exhibit that will speak about the Human Landscape, during this Biennale Disegno 2016.

Massimo Pulini

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L’acqua e le immagini del territorio romagnolo nelle Raccolte Piancastelli: dall’utile al pittoresco. di Antonella Imolesi Pozzi Responsabile Fondi Antichi, Manoscritti e Raccolte Piancastelli, Biblioteca comunale “A. Saffi” Forlì

La grande collezione che Carlo Piancastelli realizzò fra gli ultimi anni dell’Ottocento e i primi quarant’anni del Novecento, ha come fulcro tematico un territorio, la Romagna, che il collezionista ha documentato attraverso l’inesausta raccolta di fonti diverse, a volte apparentemente incongrue per tipologia, come gli archivi di grandi famiglie, i carteggi, le mappe, i cabrei, gli oggetti, le opere d’arte, gli spartiti musicali, le opere letterarie e le cartoline, espressioni di un ininterrotto processo formativo, costitutivo e organizzativo della realtà culturale e ambientale di quell’insieme policentrico di luoghi che caratterizza la nostra terra. I materiali conservati all’interno della Sezione Stampe e Disegni delle Raccolte forlivesi, descrivono questo spazio nei suoi essenziali tratti geografico-economici, nei suoi profili antropici, ne illustrano l’evoluzione storica attraverso testimonianze cartografiche, artistiche e fotografiche che ben rappresentano l’interesse di Piancastelli - proprietario terriero titolare di un’azienda agricola modello della Bassa Romagna - per le vicende idrografiche del territorio compreso fra Primaro e Savio, oggetto in ogni epoca di una serie continua di prosciugamenti, drenaggi, bonifica di paludi, inalveazione di fiumi, creazione di canali. La lunga narrazione tracciata in queste carte che il passato ci consegna, ci parla di una lunga lotta messa in campo per salvare la terra dalle acque, ci parla di argini e di canali che hanno lungamente disegnato l’immagine del nostro territorio e che lo disegnano ancor oggi. Questo reticolo, questa

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trama possente fatta d’acque, ci parla di lavoro, di una conquista difficile e ardua, di una difesa strenua di terre e di campi, di torrenti e di strade e ci consegna l’immagine di un paesaggio e di uno spazio umano denso di umori etnografici e antropologici che ci raccontano la fatica e l’operosità, certamente non eroica e non idilliaca, della gente di Romagna. Accanto alle mappe e ai cabrei, i disegni e le incisioni delle Raccolte ci raccontano anche l’identità poetica di un mondo e un modo di osservare il paesaggio che si è andato sedimentando nel tempo e ci restituiscono un’organizzazione visiva e figurativa dello spazio che è debitrice della tradizione della pittura e della scenografia teatrale e che si è impressa nella nostra memoria collettiva. Se è vero, come è stato giustamente affermato, che “il paesaggio è l’anima indiscutibile della visualità dell’Ottocento” - dopo l’abbandono della pittura di storia e di allegoria da parte degli artisti che si dedicarono alla descrizione dell’ambiente - i disegni di Felice Giani e di Romolo Liverani, conservati nelle Raccolte forlivesi e prestati per questa occasione, sono elementi fondanti di questa visualità, di questo “sistema di forme” e di questo sguardo sul paesaggio romagnolo. I paesaggi realizzati da Felice Giani ad inchiostro bruno per la serie Galleria Romagnola e quelli a matita grassa del suo Album di viaggio da Faenza a Marradi, rappresentano un vero itinerario per immagini, disegnato dal geniale pittore neoclassico piemontese durante i suoi soggiorni romagnoli del

1794 e del 1809. In questi fogli le cascate del Lamone assumono una forte accentuazione emozionale. Nella sproporzione fra uomo e natura il pittore interpreta lo spazio reale in modo soggettivo e sentimentale, e rivela la sua adesione alle inquietudini e all’estetica del pittoresco. In particolare nelle vedute delle cascate, dei ponti sui fiumi, l’acqua - unica e preziosa fonte energetica in epoca preindustriale da sfruttare per i mulini e gli opifici - si spoglia della sua connotazione reale e utilitaristica e diviene elemento estetico del paesaggio trasfigurato e idealizzato. Questa temperatura emozionale si ritrova qualche decennio dopo, in ideale continuità, negli scorci di paese, nelle immagini delle rovine di rocche e castelli, delle pinete e delle cascate raffigurate sullo sfondo di cieli tempestosi e temporaleschi, e nei suggestivi notturni dei disegni del grande scenografo faentino Romolo Liverani, che fissò, negli anni tra il 1830 e il 1860, l’immagine di una Romagna romantica, interpretata con lo sguardo dell’uomo di teatro, che trasforma piazze e palazzi in quinte scenografiche, calandole in atmosfere di sospensione e spaesamento. Dalla sua penna, grondante di inchiostri notturni, sono nate le vedute del mulino di Coccolia e delle cascate dell’Acquacheta che si espongono in mostra, e tantissimi “ritratti” di città, destinati a far da modello per generazioni di incisori e vedutisti, fino ad influenzare l’angolazione di ripresa di tante immagini scattate dai pionieri della fotografia fra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento.


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Water and the images of Romagna’s territory in the Piancastelli Collection: From Useful to Picturesque. by Antonella Imolesi Pozzi Director of Fondi Antichi, Manoscritti e Raccolte Piancastelli, Municipal Library “A. Saffi” Forlì

Carlo Piancastelli’s grand collection that he created between the end of the 19th century and beginning of the 20th century had one territory as a central theme, Romagna. This collector documented the land through an inexhaustible gathering of items from different sources, which sometimes seemed typologically incongruous, such as archives from great families, charts, maps, objects, knick-knacks, works of art, musical sheets, literary works and post cards; these all were part of an uninterrupted formative process geared towards constituting and organizing the cultural and environmental reality of that polycentric gathering of places that characterizes our lands. The materials preserved inside the Prints and Drawings Section of the Forlivese Collection describe this space in its essential geographical and economical traits, in its anthropological profiles, and illustrate its historical evolution through cartographic, artistic, and photographic testimonials that represent Piancastelli’s interests. He was a landowner and proprietor of a sterling agricultural business in Lower Romagna, and was also involved in the hydrographic events of the territory between Primaro and Savio, subject to a constant series of drainings, droughts, reclamations from swamps, creation of canals, and redirections of rivers. The long narration that marks these papers given to us by the past, speaks of a long struggle to save dry land from water, and of the banks and canals that have drawn the image of our territory since forever, even today. This reticule, this powerful plot based

upon water, is really about work, of an arduous and difficult conquest, of a strenuous defense of lands and fields, of torrents and roads together that give us an idea of a landscape and a human dimension wherein ethnographic and anthropological factors tell us of the, certainly non heroic or idyllic, tireless work of the people of Romagna. Along with the maps, drawings, and incisions of the Collection, we also have the poetic identity of a world and a way of watching the landscape that has rooted itself, giving us a visual and figurative organization of space that owes something to our tradition of painting and scenography, which is impressed upon our collective memory. If it is true, as it has been duly noted, that “landscapes are the indisputable soul of 19th century visuals” – after the abandonment of historical painting and allegory by those artists who dedicated themselves to describing the environment – then fundamental parts of this visual nature are the drawings of Felice Giani and Romolo Liverani, preserved in the Forlivese Collection and loaned for the occasion, creating a “system of form” of this perspective on Romagna’s landscapes. Felice Giani’s landscapes made in brown inks for the Galleria Romagnola series, and the ones in thick pencil in his “Album di viaggio da Faenza a Marradi”, represent a true itinerary of images, drawn by the brilliant Neoclassical Piemontese painter during his stays in Romagna in 1794 and 1809. The Lamone waterfalls take on a strong emotional accent in these

pages. In the disproportion between man and nature, the painter interprets real space in a subjective and sentimental way, revealing his bond with the disquiet aesthetic of the picturesque. In particular, with his views on waterfalls, from bridges to rivers, water – the only precious source of energy in a preindustrial era, used by windmills and factories – is stripped of its real and utilitarian connotations, becoming an aesthetic element of an idealized, transfigured landscape. This emotional warmth is rediscovered a few decades later, in continuity, with his glimpses of villages, in his images of ruined fortresses and castles, of pine trees and waterfalls on stormy backdrops, and in Romolo Liverani’s suggestive nightscapes, who defined, between 1830 and 1860, the image of a romantic Romagna, interpreted with an eye for theater, transforming squares and palaces into scenographic sets, lowering them into atmospheres of astonishment and suspense. From his pen, dripping with nightly ink, the views from Coccolia’s windmill and the Acquacheta waterfalls were born, which are on display in the exhibit along with many city “portraits”, destined to be the models for generations of engravers, and even influencing the shot angles of many pioneers of photography between the end of the 19th century and the beginning of the 20th century.

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PiermU oCarlo na nuova dernitĂ Bontempi Architetture di Pier Carlo Bontempi FAR Fabbrica Arte Rimini

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a cura di Fausto Battistel, Alessia Gattei


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Pier Carlo Bontempi è un architetto controverso, amato fuori dall’Italia e guardato con sospetto qui da noi. La sua poetica è colma di riferimenti storici, proiettando chi guarda in un tempo indefinito. Le sue opere meravigliano l’osservatore per l’eleganza, la proporzione e la rigorosa gentilezza nel dialogo con il “Genius Loci”. Queste architetture si inseriscono con attualità nel paesaggio come se da sempre fossero state lì, interpretando ed esprimendo l’identità del luogo. Pioniere del postmoderno con Alchimia, nei primi anni ottanta, oggi Pier Carlo Bontempi rimarca l’importanza del benessere dell’uomo e dell’appartenenza dell’edificio al luogo osservando con ironia, grazie alla sua vasta cultura, le opere di una certa “Modernità che innalza edifici dal virtuosismo ingiustificato (spirali sbilenche, muri storti…)”. Critica così quella modernità che adotta un linguaggio autoreferenziale più attenta alle celebrazioni della propria fama che alla vita delle comunità. La costante attenzione per l’architettura tradizionale italiana ed il confronto continuo con i maestri del passato non sconfina mai in un manierismo accademico ed i suoi progetti mostrano sempre una solida coerenza. Le accurate scelte architettoniche, le studiate proporzioni, sono il frutto di un lavoro costante per esaminare l’impatto delle costruzioni sul territorio, attraverso il disegno. Nello studio Giuseppe Greci, collaboratore da più di venti anni, ha messo a punto un metodo di rappresentazione ad acquarello che descrive con precisione e raffinatezza, fino al minimo dettaglio, il carattere previsto. I progetti di Pier Carlo Bontempi sono assolutamente attuali ed il filo conduttore del suo lavoro mostra, con lucidità ed arguzia, le possibilità delle tecniche edilizie ecologiche e dei materiali da costruzione locali.

Il bisogno di trasmettere valori permanenti d’identità e senso civico sono espressi dalla scala urbana fino al dettaglio decorativo. Le costruzioni di Pier Carlo Bontempi sono un buon esempio di pratiche troppo spesso dimenticate e questo nonostante l’Italia vanti il primo posto al mondo nella ricchezza del patrimonio paesaggistico, urbano ed architettonico. Le sue architetture e le tecniche variano da luogo a luogo, data la diversa natura di ogni località, la sua “unicità”, evitando di conformarsi ad uno sterile e monotono funzionalismo, contribuiscono ad accrescere un senso di comunità attraverso la “bellezza” e la riconoscibilità delle funzioni degli edifici. Pier Carlo Bontempi nei suoi progetti realizzati all’estero porta sempre un po’ d’italianità e di cultura millenaria che contribuiscono alla creazione di un senso di appartenenza e di memoria storica per le comunità. La sensazione di stupore, benessere ed equilibrio che si prova nel percorrere le città storiche e la benefica influenza sul nostro spirito, si percepisce anche davanti alla architettura proporzionata ed armonica realizzata dall’architetto parmigiano, sia che si tratti di un intervento urbano, residenziale o di restauro. Il lavoro di Pier Carlo Bontempi dimostra che i valori simbolici ed umanistici, collegati ad una consapevolezza ecologica, possono essere la base di una rinascita culturale del costruire. L’architettura può unire le comunità e migliorare la vita delle persone che vi abitano arricchendo allo stesso tempo l’ambiente circostante.

Fausto Battistel Architetto

Pier Carlo Bontempi, Piazzetta sul mare con Torre Civica. Seaside, Florida - 2008, 105 X 70 cm, Acquerello di Giuseppe Greci

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Pier Carlo Bontempi, Place de Toscane. Val d’Europe, Parigi – 2003 135 X 62 cm Acquerello di Giuseppe Greci

Pier Carlo Bontempi, Borgo termale Fonti di Matilde. Reggio Emilia– 2000 80 X 54 cm Acquerello di Giuseppe Greci

“Osservate con diligenza le cose dei tempi passati, perché fanno lume alle future e quello che è e sarà, è stato in altro tempo.” cit. Luigi Guicciardini 134


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Pier Carlo Bontempi is a controversial architect, loved outside of Italy while looked upon suspiciously around here. His poeticism is full of historical references, projecting onlookers into an indefinite time. His works of art astound viewers with their elegance, proportions, and rigorous kindness in a dialogue with the “Genius Loci”. These architectural structures are inserted modernly into landscapes as if they had always been there, interpreting and expressing the identity of that place. A pioneer of Postmodernism with Alchimia, in the early 80’s, Pier Carlo Bontempi underlines the importance of human wellbeing and of buildings’ belonging by ironically observing, thanks to his vast cultural background, the works of a certain “Modernity that raises buildings of unjustified virtuosity (crooked walls, lopsided spirals…)”. He thus criticizes that modernity that adopts a self-referential language that cares more for the celebration of its own fame than than the life of the community. The constant attention for traditional Italian architecture and the continual comparison with masters of the past never become dry academicism, and his projects always maintain a solid coherence. His curated architectural choices, his studied proportions, are the fruit of his constant work in examining the impact buildings have on the land, through drawing. Giuseppe Greci, who has collaborated with us for more than twenty years, has created a watercolour method of representation that describes these prior characteristics with precision and refinement, to the minor detail. Pier Carlo Bontempi’s projects are absolutely modern, and the throughline of his work shows, with cunning lucidity, the possibilities of ecological building techniques and local construction materials. The need to transmit permanent identity values and civic sense are expressed on an urban scale, even in the decorative details. Pier Carlo Bontempi’s buildings are good examples of often forgotten techniques, despite the fact that Italy boasts the first place in the world for the richness of its urban, architectural, and landscape’s heritage. His architectural techniques vary from place to place, based on the diverse traits of every locale, their “uniqueness”, thereby avoiding conformity to a sterile and monotone functionalism, which contributes to fostering a sense of community through “beauty” and the recognizability of these buildings. In his foreign projects, Pier Carlo Bontempi always brings a bit of “Italianness” and millennia old culture to his creations, in a sense of belonging to a historical communal memory. The sensation of astonishment, wellbeing, and balance that can be found wandering historical cities, its beneficial influence on our spirit, can also be felt in front of the proportioned and harmonious architectures Bontempi creates, whether it’s urban, residential, or a renovation. Pier Carlo Bontempi’s work demonstrates that symbolic and humanistic values, linked to environmental savviness, can be the base of a cultural rebirth in construction. Architecture can unite communities and better the lives of those who live within them, as well as enhancing the surrounding environs.

Fausto Battistel Architetto

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Castel Sismondo

Piazza Malatesta RIMINI

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FOTO DI GIOVANNI CALABRESE


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EXHIBITIONS/ I Marziani Profili del cielo La cupola di Loreto Pomarancio e Giuseppe Maccari

I Sironi di Sironi Domenico Rambelli Galileo Chini Orlando Orlandi

FOTO DI EMILIO SALVATORI

Giancarlo Valentini

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Aldo Mondino Brücke, anni ‘80 Matita grafite e smalto su carta 64.9 x 49.7 cm Courtesy Collezione Ramo, Milano

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I Marziani

UNA SELEZIONE DALLA COLLEZIONE RAMO (DISEGNO NELL’ARTE ITALIANA DEL XX SECOLO) A CURA DI IRINA ZUCCA ALESSANDRELLI

Castel Sismondo piazza Malatesta Rimini

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La mostra presenta una sessantina di opere provenienti dalla collezione Ramo di Milano, per la prima volta aperta al pubblico. La collezione, iniziata alcuni anni fa dall’interesse di Giuseppe Rabolini per il segno e le opere su carta, ripercorre le tappe della storia dell’arte italiana a partire dal disegno, non solo inteso come mezzo preparatorio per dipinti e sculture, ma come espressione primaria della ricerca artistica italiana. A partire dal primo ‘900, la collezione segue le tracce su carta dei maggiori protagonisti delle avanguardie storiche fino agli anni Novanta. L’intenzione del collezionista è di documentare con lavori su carta, non solo disegni, ma artworks on paper (acquerelli, collages, gouaches, pastelli), l’evoluzione di ogni cifra stilistica. Lo scopo della collezione è di testimoniare la grande importanza dell’arte italiana del secolo scorso e, nello stesso tempo, promuovere una cultura del disegno, dal valore autonomo, al pari di pittura e scultura.

Adolfo Wildt Animantium Rex Homo, 1925 Matita grafite e carboncino su carta 89.8 x 130.7 cm Courtesy Collezione Ramo, Milano

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Domenico Gnoli Caprice n. 6 - The apple, 1955 Acquerello, inchiostro e matita grafite su carta 99.5 x 70.1 cm Courtesy Collezione Ramo, Milano

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I Marziani mette in luce sedici artisti italiani che, per l’importanza del loro lavoro e l’originalità della loro poetica si possono definire anacronistici rispetto alla produzione artistica del loro tempo. Ognuno di loro è un modello di libertà artistica e di fede nel proprio operato, che a volte ha coinciso con l’isolamento, altre con l’incomprensione, altre ancora con la difficoltà ad entrare nella storia dell’arte ufficiale. Questi artisti appaiono al di fuori del proprio tempo per originalità di stili e tematiche trattate, vere e proprie meteore per i contemporanei e i posteri. Le opere di questi paradigmatici marziani all’interno della collezione Ramo, coprono circa novant’anni, partendo da Medardo Rosso fino a Mondino passando per Wildt, Cagnaccio di San Pietro, il Depero americano, Munari, Tancredi, Gnoli, Calderara, Cavaliere, Rama, Lai, Agnetti, Baruchello, Baj e De Dominicis. Ne emerge una panoramica obliqua del XX secolo italiano, in cui vengono presentati artisti che, nella maggior parte dei casi, non sono stati in dialogo diretto tra loro e hanno attraversato diversi movimenti e stili. Aver rivoluzionato l’idea stessa di arte ed essere stati impermeabili alle mode del mercato, li ha resi per lunghi periodi inafferrabili dalla critica e dal pubblico. A volte, la scarsa capacità di promuoversi e di compiacere i collezionisti, o ancora l’interesse per i più disparati mezzi espressivi di difficile catalogazione ha contribuito a creare instabilità nel mercato -basti pensare a Baruchello che si è occupato di video, di montaggio con pellicola cinematografica di scarto, di assemblaggi, di pittura o a Munari che è passato dal design industriale alla didattica, dalla scenografia alle proiezioni di pittura, alla scultura, alla grafica. Alcuni sono stati rivalutati solo dopo la morte, altri non sono ancora oggi adeguatamente apprezzati e riconosciuti, come lo dimostra l’assenza di loro opere nelle collezioni museali internazionali e la scarsa documentazione in quelle nazionali. La condizione di marziani, inoltre, ha fatto sì che fosse difficile a posteriori creare gli archivi che autenticano e catalogano le opere di un artista come nel caso di Munari, Gnoli, Tancredi. Benché tutti gli autori in mostra, abbiano ottenuto premi e incontrato estimatori durante la loro vita, oggi è ancora in fase di ricerca la loro storia estetica e non se ne conosce appieno la poetica.

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Fortunato Depero Senza titolo, 1948 Matita grafite e china su carta 31.3 x 25.5 cm Courtesy Collezione Ramo, Milano

I Marziani è una mostra che invita a scoprire e ripensare alcuni capitoli della storia dell’arte italiana del secolo scorso attraverso opere su carta (per la maggior parte mai viste in un museo) sotto forma di nuovi incroci visivi ed intellettuali. La fortuna critica è la chiave di lettura per capire ciò che è stato e ampliare il punto di vista contemporaneo attraverso il disegno, che tanto ha significato anche per gli artisti che non ne hanno fatto il proprio mezzo espressivo di elezione e che poco si conoscono per il lavoro su carta. La volontà è quella di far riflettere sulla fortuna critica degli artisti, su quello che i loro contemporanei pensavano della loro arte e su come oggi la recepiamo, proprio sul loro essere marziani allora e sulle alterne vicende della critica che negli anni li ha portati fino alla nostra attenzione. Attraverso le vicende biografiche, affiancate da commenti e articoli di epoche diverse posti tra le opere, il visitatore viene avviato alla considerazione del destino a cui un artista è andato incontro. Tramite alcune delle personalità più controcorrente, “I Marziani” propone il secolo scorso in Italia sotto una nuova luce.

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Alik Cavaliere Senza Titolo, metĂ anni ‘80 Matita grafite, matita colorata, pastello a cera e vernice aerografata su carta 50.7 x 73 cm Courtesy Collezione Ramo, Milano

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I MARZIANI (THE MARTIANS)

A SELECTION FROM THE RAMO COLLECTION (DRAWING IN ITALIAN 20TH-CENTURY ART)

CURATED BY IRINA ZUCCA ALESSANDRELLI

The exhibition contains about sixty works from the Ramo Collection of Milan, open to the public for the first time. The collection, which began several years ago due to the interest of Giuseppe Rabolini in drawing and works on paper, retraces the phases of Italian art history through a focus on drawing, seen not only as a means of preparation for paintings and sculptures, but also as a primary expression of Italian artistic research. Starting with the early 1900s, the collection follows the traces on paper of the great protagonists of the historical avant-gardes, all the way to the 1990s. The intention of the collector is to document the evolution of stylistic approaches with artworks on paper (not just drawings but also watercolors, collages, gouaches, pastels). The purpose of the collection is to bear witness to the great importance of Italian 20th-century art, while at the same time fostering a culture of drawing, with its own independent value, on a par with painting and sculpture. I Marziani puts the spotlight on 16 Italian artists who due to the importance of their work and the originality of their poetics can be defined as anachronistic with respect to the artistic output of their time. All of them are models of artistic freedom and faith in their own efforts, which at times coincided with isolation, at times with incomprehension, or with difficulty in entering the official history of art.

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Maria Lai Diario, 1979 Stoffa, carta e filo 23 x 17.5 x 0.8 cm Courtesy Collezione Ramo, Milano

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These artists seem to be detached from their own time because of the originality of their styles and the subjects approached, like true meteors for their contemporaries and for posterity. The works of these paradigmatic “Martians” in the Ramo Collection span about 90 years, from Medardo Rosso to Mondino by way of Wildt, Cagnaccio di San Pietro, the American period of Depero, Munari, Tancredi, Gnoli, Calderara, Cavaliere, Rama, Lai, Agnetti, Baruchello, Baj, and De Dominicis. What emerges is an oblique overview of the Italian 20th century, featuring artists who for the most part had no direct dialogue with each other, associated with different movements and styles. Having revolutionized the very idea of art and been impervious to market fashions, they were misunderstood for long periods by critics and audiences. At times their inability to promote themselves and to cultivate collectors, or their interest in a wide range of expressive media which made them hard to categorize, contributed to create market instability – just consider Baruchello, who has worked with video, editing of found film footage, assemblages and painting, or Munari who shifted from industrial design to teaching, set design to projections of painting, sculpture, graphics. Some of these talents met with acclaim only after death, while others have yet to be appropriately appreciated and recognized, a neglect that is reflected by the absence of their works in international museum collections, and lack of documentation on the part of national institutions. Their status as “Martians” has also made it hard, a posteriori, to create the archives to authenticate and catalogue the works of artists like Munari, Gnoli and Tancredi. Though all the artists in the exhibition received prizes and had admirers during their lifetimes, today research still needs to be conducted on their aesthetic history for a fuller understanding of their poetics.

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I Marziani is an exhibition that encourages viewers to discover or reconsider certain chapters of Italian art history from the last century through works on paper (most of which have never been shown in museums) from the angle of new visual and intellectual intersections. Critical reception is the key of interpretation to understand what has taken place in the past and to expand the contemporary viewpoint through drawing, which has meant so much also for artists who did not make it their elective medium of expression, and are not very well known for their works on paper.

Enrico Baj Senza titolo (Doppio naso), 1975 Matita grafite su carta 69.3 x 49 cm Courtesy Collezione Ramo, Milano

The aim is to prompt reflection on the critical response to the artists, on what their contemporaries thought of their art and how we perceive it today, precisely in relation to their status as outsiders then, and to the ups and downs of the acclaim that has brought them to our attention over the years. Through biographical notes flanked by comments and articles from different eras placed between the works, visitors are encouraged to ponder the destinies of these talents. With its selection of some of the most maverick personalities, I Marziani presents the Italian 20th century in a new light.

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La cupola di Loreto nei disegni del Pomarancio e di Cesare Maccari a cura di Vito Punzi

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Castel Sismondo piazza Malatesta Rimini

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Cristoforo Roncalli detto il Pomarancio Incoronazione della Vergine

Pomarancio e Cesare Maccari in mostra alla Biennale di Rimini L’esposizione focalizza l’attenzione sui bozzetti e sui disegni preparatori realizzati per le due versioni della decorazione della cupola della Basilica della Santa Casa di Loreto, quella compiuta da Cristoforo Roncalli detto il Pomarancio (1552/53-1626) tra il 1609 e il 1615 e l’altra che la sostituì alla fine del l’Ottocento, realizzata da Cesare Maccari (1840-1919) con a tema le Litanie Lauretane e il dogma dell’Immacolata Concezione. Il corpus dei disegni del Pomarancio, conservato presso l’Archivio Storico della Santa Casa di Loreto e costituito di 41 fogli, rappresenta un raro esempio di documentazione preparatoria comprensiva del progetto generale. Trafugati da Napoleone, i disegni vennero restituiti nel 1928 da J.H. Leightbody a mons. Aluigi Cossio, allora vescovo di Loreto-Recanati, e nel 1960 tornarono ad essere patrimonio del santuario. Distribuiti nel mondo per lo più presso istituzioni museali, esistono altri 32 fogli riconducibili ai lavori preparatori di Pomarancio per la cupola lauretana.

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Tra i disegni di Loreto si è deciso di sceglierne 15 tra quelli più significativi ed esemplari. Tre di questi sono eseguiti a penna con acquerellature colorate: il modello generale per la decorazione della cupola, lo studio di composizione relativo alla scena principale con l’Incoronazione della Vergine e la decorazione per la volta del lanternino. I restanti 12 fogli, tutti in sanguigna su carta avorio, a parte l’Incoronazione della Vergine illustrano gli studi di Pomarancio per singole figure e di particolari di figura. Si possono così ammirare teste di angeli, angeli musicanti alle prese con cornetto o salterio, putti alati, schizzi di mani, un angelo reggiscudo e infine uno schizzo per figure di virtù. Rivelatori dell’assoluta padronanza del segno grafico, i disegni lauretani di Pomarancio testimoniano altresì la prassi operativa consueta nel contesto toscano, cioè l’analisi di soluzioni grafiche come strumento per giungere all’elaborazione figurativa. È altrettanto evidente quanto attraverso il disegno sia passato il rapporto dell’artista con la statuaria antica e con Raffaello e Michelangelo. Nelle Sale del Museo-Antico Tesoro di Loreto sono custoditi i 24 cartoni preparatori per gli affreschi della cupola lauretana, realizzati da Cesare Maccari negli anni 1890-1907, in sostituzione di quelli del Pomarancio, deterioratisi nel corso del tempo. Di quei cartoni, donati al santuario dagli eredi del Maccari nel 1954 e realizzati con la tecnica della matita e biacca su carta grigia, sono 21 quelli qui esposti, tutti a manifestazione dell’eccezionale tecnica disegnativa dell’artista senese. La decorazione della cupola, di grande complessità simbolica e iconografica, prevedeva nella calotta la celebrazione delle litanie della Vergine Maria (le cosiddette Litanie Lauretane) e della Chiesa trionfante attraverso una serie di episodi legati alle invocazioni mariane, e nel tamburo, come svolgimento dell’invocazione “Regina concepita senza peccato originale”, l’affermazione del dogma dell’Immacolata Concezione, attraverso il richiamo a quegli avvenimenti che ne precedettero la proclamazione da parte di Pio IX nel 1854. Nel contesto della vasta e radicale opera di restauro della Basilica lauretana promossa dal santuario e dallo Stato italiano da poco costituitosi, era compresa la nuova decorazione della cupola, e fu l’architetto Giuseppe Sacconi, incaricato dei restauri, a chiedere che quel lavoro fosse affidato a Maccari. E questi nel dicembre 1888 presentò il piano generale da lui elaborato. I disegni preparatori, dei quali non è possibile individuare una cronologia precisa, risultano accademici (come gran parte della produzione grafica ottocentesca) e tuttavia ne va sottolineato l’eccezionale livello di definizione e rifinitura, tanto che essi si pongono come vere e proprie opere compiute in sé. A conferma di questa loro autonomia, basti ricordare le variazioni che venivano apportate al momento dell’esecuzione finale in affresco. Vito Punzi

P R O F I L I D


Cristoforo Roncalli detto il Pomarancio Studio per un angelo reggiscudo

The Loreto Chapel in Pomarancio and Giuseppe Maccari’s drawings Pomarancio and Cesare Maccari on display at the Biennale di Rimini The exposition focuses its attention on the sketches and preparatory drawings made for the two versions of the decorations for the Basilica della Santa Casa di Loreto’s chapel; the one made by Cristoforo Roncalli, a.k.a. Pomarancio (1552/53-1626) between 1609 and 1615, and the other that replaced it at the end of the 800’s, made by Cesare Maccari (1840-1919), thematically following the Litanie Lauretane and the dogma of the Immacolata Concezione. The body of Pomarancio’s drawings, made from 41 pages and preserved in the Archivio Storico della Santa Casa di Loreto, representa a rare example of comprehensive preparatory documentation of the general project. Pilfered by Napoleon, the drawings were given back in 1928 by J.H. Leightbody and brother Aluigi Cossio, then bishop of LoretoRecanati, and in 1960 they once again become heritage of the sanctuary.

D E L C I E L O


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Cesare Maccari Regina Angelorum

Distributed around the world by museum institutions, there are another 32 pages that can be traced back to Pomarancio’s preparatory works for the Lauretan chapel. Among Loreto’s drawings, 15 of them were chosen as the most important and exemplary. Three of these were crafted in ink and watercolours: the general model for the decoration of the chapel, a study on relative composition of the main scene, and the Incoronazione della Vergine with decorations for the lanterns. The remaining 12 pages, all red on ivory paper, illustrate Pomarancio’s studies of individual figures and details, apart from the Incoronazione della Vergine. One can admire angelic heads, celestial musicians with horns and psaltery, cherubs, sketches of hands, an angelic shield bearer, and a sketch of the figures of virtue. Pomarancio’s Lauretan drawings reveal a total mastery of graphic design, and are proof of artistic practices that were common in the Tuscan context, such as the analysis of graphical solutions as an instrument in figurative elaboration. It’s also evident how the artist’s relationship with ancient statues, Raffaello, and Michelangelo comes through in his drawings.

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Cesare Maccari Speculum Iustitiae (particolare)

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In the rooms of the Museo-Antico Tesoro of Loreto there are also 24 preparatory papers for the frescos of the Lauretan chapel, created by Cesare Maccari between 1890-1907, meant to replace Pomarancio’s ones that deteriorated with the passage of time. Of these papers, donated to the sanctuary by Maccari’s heirs in 1954, and crafed with pencils and leads on grey backgrounds, 21 of them are on display, all of them demonstrating the artist’s exceptional design techniques. The chapel’s decoration, of great symbolic and iconographic complexity, foresaw in the cap a celebration of the litanies to the Vergine Maria (the so-called Litanie Lauretane) and of the triumphant Church through a series of episodes linked to the Marian invocations, as a development of the “Queen conceived without original sin”, an affirmation of the dogma of the Immacolata Concezione. These references would go back to Pius IX’s proclamations on the matter in 1854. In the context of the vast and radical renovations of the Lauretan Basilica put in motion by the sanctuary and the newly formed Italian State, a new decoration for the chapel was needed, and Giuseppe Sacconi, the architect in charge of the project, asked that Maccari be given the responsibility of the job. Maccari thus presented his plans in December of 1888. His preparatory drawings, of which it’s difficult to ascertain a precise chronology, are scholarly (as are most of the drawings of its kind in the 800’s), yet they underline an exceptional level of definition and refinement, so much so that they can be considered true works of art unto themselves. As confirmation of this autonomy, one must only remember the variations that were made during the actual completion of the fresco.

Vito Punzi 151


di SIRONI

i SIRONI

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Castel Sismondo piazza Malatesta Rimini

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LA RACCOLTA DELLO STUDIO MARIO SIRONI

a cura di Claudio Spadoni

Sironi il fiume di Massimo Pulini

Parlare di Mario Sironi è quasi come descrivere i caratteri di un fiume, tale è la sensazione di forza del suo pensiero, di possente flusso delle idee e d’inarrestabile fioritura formale seppure, al pari dell’acqua, l’artista abbia adattato il proprio elemento inventivo alle condizioni più diverse, alle occasioni e alle necessità date dai tempi e dai luoghi che ha incontrato sulla sua strada. Versatilità e determinazione, adattamento e coerenza, sembrano aspetti ossimorici, inconciliabili, ma tutta la storia dell’arte racconta quanto queste proprietà temperamentali convergano nei più grandi pensieri estetici di ogni epoca. Sironi ebbe in sé un tumulto rivoluzionario, ma fu insieme strumento e protagonista cosciente della propaganda iconica di uno tra i più sprezzanti totalitarismi del XX secolo.


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Mario Sironi, Studi, penna e inchiostro nero su carta avorio, Londra, collezione privata

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Per la verità lo stesso Fascismo, ai suoi esordi, era concepito come atto rivoluzionario, e sappiamo quanto suggestionò gli animi di artisti di frangia innovativa, quasi in perfetta sincronia con l’altra rivoluzione, quella russa, che pure partiva da principi opposti, per giungere ad analoghi esiti dittatoriali. Ma mentre l’impero sovietico azzerò rapidamente ogni fronda di ricerca futurista, qualsiasi residuo di volo verso la modernità, per imporre il peso specifico di un’arte celebrativa e potentemente figurata, in Italia, personalità come quelle di Mario Sironi riuscirono a far accettare una continuità anche della ricerca estetica più eversiva, in assoluto parallelo con le sempre più rigide esigenze del regime. Sicuramente l’immagine che abbiamo del fascismo, la sua trionfale parata iconica, sarebbe diversa se non ci fosse stato Sironi, se, come tanti altri, fosse fuggito dalla patria, magari rifugiandosi a Parigi, ma è pur vero che la presenza di Sironi al centro di quel sistema produsse un argine, forse singolare e velleitario, alla deriva estetica passatista che sia i Soviet che il Terzo Reich misero in atto. Osservando gli affreschi, i quadri, i manifesti, i bassorilievi e la mole di disegni e studi preparatori che Sironi realizzò durante il ventennio si avvertono di certo mutazioni e incupimenti di stile, intonazioni che dall’ironico virano verso la gravità, che dalla leggerezza trasmutano in piombo, ma non c’è opera che non contenga un’invenzione eccellente, che non trovi una soluzione geniale alla domanda che gli veniva posta. La parabola espressiva di Mario Sironi, a guardarla allo specchio di un altro gigantesco pittore a lui contemporaneo, non appare meno libera di quella di Picasso, è vulcanica e innovativa, unica e riconoscibile quanto quella. Lo stesso Pablo Picasso riconosceva apertamente il genio artistico di Mario Sironi, eleggendolo sopra ogni altro pensiero dell’epoca, e non solo tra i confini italici. Nel campo del disegno, che è materia specifica della presente mostra, questa libertà preservata è ancora più visibile, più intimamente protetta. Ma anche nel chiuso del proprio studio, nelle mani di altri artisti, giungeva visibile il condizionamento, la catena mentale, in Sironi mai, non si vedono vincoli ideologici alla fantasia fiorita di questi fogli, non si avvertono trattenimenti di opportunità. La matita e la penna scorrono sul foglio con sfrontato piacere e con una piena curiosità dello stesso autore. Malgrado i limiti dell’autarchia culturale si ritrovano analoghe esperienze nei migliori sperimentatori d’Europa e la ricerca che emerge dalle carte non è seconda a nessuna, per coraggio e impeto.


Mario Sironi, Studio di cavallo, matita nera su carta, Londra, collezione privata

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Le opere su carta, i progetti abbozzati sono talvolta le uniche testimonianze sopravvissute dei tanti cantieri decorativi affrontati dall’artista, dei componimenti che in molti casi vennero distrutti dopo la disfatta del regime. Non è questo il tavolo di lavoro per affrontare uno scandaglio filologico di ognuno dei 55 disegni esposti, perlopiù inediti, sarà compito di uno studio monografico di cui si attende ancora l’inizio e che si prospetta vastissimo e impervio. L’occasione della Biennale Disegno non poteva essere mancata per mostrare un sunto degli stili grafici del più importante disegnatore italiano di tutto il Novecento. 155


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Sironi the river Talking about Mario Sironi is almost like describing the characteristics of a river, so strong is the sensation of his thought, the powerful flow of his ideas, and the unstoppable artistic currents even though. Just like water, Sironi has adapted his inventive element to disparate conditions, to the occasions and necessities given by the times and places that he encountered along his journey. Versatility and determination, adaptation and coherence, they seem like oxymoronic aspects, irreconcilable, but all of art history tells us of how these temperamental properties converge in the biggest aesthetic thoughts of every era. Sironi had a revolutionary uprising in him, and he was both a tool and a willing protagonist for the iconic propaganda of one of the most contemptuous totalitarian regimes of the 20th century. In truth, Fascism itself, in the beginning, was conceived as a revolutionary act, and we know how much it influenced artists with innovative souls, almost in perfect synchronicity with the other revolution, the Russian one. Yet these began with opposing principles, only to end up with analogous dictatorial results. However, while the Soviet empire rapidly eliminated every branch of Futurist research, any residual flight towards modernity, in order to impose the specific weight of a celebratory and powerfully depicted body of art, in Italy people like Mario Sironi managed to allow even the most subversive aesthetics to flourish, in absolute parallel with the growing rigidity of the regime. Surely the image we have of Fascism, with its iconic triumphant parades, would have been different if we didn’t have Sironi, if, like many others, he would have fled his homeland, perhaps seeking refuge in Paris. It’s also true that Sironi’s central presence in that system created an embankment, perhaps singular and wishful, to the glorifying aesthetic of the past that both the Soviets and the Third Reich put in motion. By observing his frescos, paintings, manifestos, bas-reliefs, and abundance of sketches that Sironi created during those twenty years, one can notice glum mutations in style; intonations that go from ironic to grave, from light to leaden, yet there isn’t a work of art that doesn’t contain an excellent invention, that doesn’t find a genius solution to the question he was put in front of. Mario Sironi’s expressive arc doesn’t seem any less free than Picasso’s, comparing him to the great contemporary painter; it’s volcanic and innovative, just as unique and recognizable.

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Mario Sironi, Soldati al tavolo, 1918, matita nera su carta, Londra, collezione privata

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Mario Sironi, Testa e figura, penna e matita nera su carta avorio, Londra, collezione privata

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Pablo Picasso himself openly recognized Mario Sironi’s genius, praising him above any other current train of thought, not only within the Italian borders. Within the realm of design, which is the specific matter of this exhibition, this preserved freedom is even more visible, more intimately protected. Yet even in the closed doors of his study, in the hands of other artists, one could recognize the mental link leading to Sironi. One would never find ideological restrictions to the blooming fantasy on those pages, there’s no withholding of opportunity. Pencil and pen flow across the paper with unabashed pleasure and the full curiosity of the author himself. Despite the limitations of the cultural autarchy, analogous experiences can be found with Europe’s best experimenters, and the results on paper are second to none, both for courage and impetus. His sketch work and scribbled projects are sometimes the only surviving testimony of the many decorative projects that Siboni faced, as many of his compositions were destroyed after the dismantling of the regime. This isn’t the time or place to start following a logical thread through his 55 drawings in the exhibition, inedited no less. That will be the work of a monographic study that has yet to begin, which will be extremely vast and impervious. The opportunity that Biennale Disegno gave us could not be missed, a chance to show a summary of the graphical styles of one of Italy’s most important artists of the 20th century. M. P.

Mario Sironi, Studi di costumi, penna e inchiostro nero su carta, Londra, collezione privata

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Castel Sismondo piazza Malatesta Rimini

Domenico Rambelli Il volume del segno a cura di Annamaria Bernucci

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Domenico Rambelli (Faenza 1886 - Roma 1972) è conosciuto per essere uno dei più originali scultori del ‘900; ma fu anche un disegnatore di rara capacità. Rambelli pensa da scultore, tutto il suo agire d’artista pulsa verso la forma e il volume. La sua lingua è intimamente monumentale e la sua scultura si tende in superfici larghe e sintetiche, in espansione fluida e dinamica, come un’onda. Ma la trasformazione della materia avviene per gradi, si modella sulla carta, in una miriade inesausta di disegni e di prove, una successione di immagini che testimonia una volontà raffinatissima di fare secondo un preciso stile che rivela ancora oggi inusuali, inediti, potenti esiti.


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Domenico Rambelli Nudo di donna, 1923, c. Carboncino, cm. 100 x75 Faenza, Biblioteca Comunale Manfrediana

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Domenico Rambelli Donna che si infila una calza, 1920 ca. Carboncino, cm. 100x75 Faenza, Biblioteca Comunale Manfrediana

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Il ruolo assunto dal disegno per l’intero arco di produzione artistica dello scultore faentino è talmente pregnante da poter essere considerato tra i più rappresentativi del ‘900 italiano. Figura umana, -volto e corpo- sono perno di una ricerca ed esercizio di forma e di progettazione che non rimane solo legato alla sua attività di scultore. E’ un suo plasmare con la matita e con l’inchiostro, raggiungendo esiti unici di sintesi grafica che fa di questi disegni, sia schizzi su blocchetti sia stesure dove raffina fitti contrasti di luce e ombra o distende segni filiformi, a creare la sua vera sperimentazione. Profili e volti piegano sovente ad una vis caricaturale e ironicogrottesca come espressione di un’acuta indagine della realtà che Rambelli compie in graduali passaggi dal naturalismo a forme sintetiche. Ritratti che possiedono il vero -il vero fisionomico- ma che conducono verso un potenziale espressivo che rasenta umori espressionistici. Rubando l’anima agli effigiati. Le opere proposte afferiscono a quella stagione che va dagli anni ‘20 agli anni ‘40 e che lo videro toccare originalmente anche l’art déco in alcuni pastelli del 1919-1920. Passaggi in successione che documentano nel laboratorio grafico di Rambelli affondi e conquiste, equilibrio e razionalizzazione sino alla esibizione di una plastica, fisica concretezza del segno. Rambelli cresce in quel vivaio di intelligenze che a Faenza tra fine ‘800 e primo’900 dapprima sotto la guida di Antonio Berti alla Scuola delle Arti e Mestieri poi per spontaneo aggregarsi attorno al talentuoso Baccarini (ma anche di Nonni, Drei, Guerrini, Calzi, Toschi, Ugonia) fece la storia non solo di una città vocata alle arti ma di una intera generazione e del suo respiro verso nuovi orientamenti estetici.

Rambelli aveva amato Michelangelo, Auguste Rodin, il belga Costantin Meunier; traghettò negli anni Venti una sintassi plastica stilizzata e già informata all’espressionismo del tedesco Ernst Barlach, tutto ciò in controtendenza rispetto al suo tempo. Fu apprezzato da Wildt, fu amico di Costetti, Viani e Carrà. “Amo la statuaria monumentale: una statuaria che illustri la nostra vita di passione e di azione in una forma che regga lo spazio” ebbe a dire. Compendiare nella sintesi della forma i tratti salienti dei personaggi, raggiungere un punto di equilibrio tra ridondanza di forme e movimento attraverso l’ astrazione diventa il principio ordinatore della sua ricerca. Di Domenico Rambelli viene evocato spesso il linguaggio scultoreo monumentale e solenne (espresso nelle opere maggiori, cioè i monumenti di Viareggio, Brisighella e Lugo) che possiede un accento originalissimo ma che è il punto d’arrivo di un complesso lavoro preparatorio che ha come protagonista il disegno.

RAMBELLI

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La Biblioteca Manfrediana di Faenza assieme alla Pinacoteca Comunale ha in dote un eccezionale corpus di disegni e documenti pervenuti in dono per volontà dello scultore nella città natale che costituisce assieme al nutritissimo lascito Ino Savini uno strumento elettivo per conoscere da vicino l’opera grafica rambelliana. Grazie alla sensibile collaborazione della direttrice dell’Istituto, Daniela Simonini, e di Silvia Fanti ora trentacinque grandi disegni incorniciati sono in mostra assieme ad una inedita selezione di ventisei disegni provenienti dallo studio dell’artista nel suo ultimo soggiorno a Roma (ex collezione Ennio Zingaro) confluiti poi nel mercato collezionistico privato. Visti gli uni accanto agli altri diventano occasione irrinunciabile per accostarsi a Rambelli modernizzatore del linguaggio della scultura e del disegno, innovatore che seppe coltivare germi ribollenti di un gusto capace di travalicare i confini storici e entrare nell’universalità dell’arte. Annamaria Bernucci Domenico Rambelli Donna che sbadiglia, 1923 c, pastello e carboncino, cm 112x 80 Faenza, Biblioteca Comunale Manfrediana

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Domenico Rambelli Bimbo, Carboncino, cm.100x75 Faenza, Biblioteca Comunale Manfrediana

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The volume of the sign Curated by Annamaria Bernucci Domenico Rambelli (Faenza 1886 - Roma 1972) is known as one of the most original sculptors of the 900’s, yet he was also had a rare talent for drawing. Rambelli thinks like a sculptor, all of his artistic life pulsates towards shape and volume. His language is intimately monumental, and his sculptures tend towards large and summary surfaces, in dynamic and fluid expansion, like a wave. The transformation of matter happens by degrees, on paper models, in an inexhaustible myriad of drawings and trials, a succession of images that testify an extremely refined will to act according to a precise style that even today reveals unusual, unforeseen, and powerful results. The role that drawing held during Rambelli’s entire artistic career is so pregnant that it can be considered one of the representatives of 20th century Italy. Human forms, -face and bodyare the hinge of a research and exercise into shape and planning that does not remain linked only to his work as a sculptor. It’s his shaping with pencil and ink that reaches unique results of graphical synthesis that makes these drawings, both blocky sketches as well as refined layouts where tight contrasts of light and shadow distends thin lines, truly experimental. Profiles and faces fold into caricatures and ironic-grotesque expressions in an acute investigation of reality that Rambelli puts forward, with sharp turns from naturalism to summary forms. Portraits that depict real –physiologically real- subjects that yet lead towards an expressive potential that recalls Expressionistic sensibilities. He steals the souls of those he depicts. The works on display hearken back to the years between 1920 and 1940, when he originally came into contact with art déco in some of his pastels from 1919-1920. Successive artistic passages document Rambelli’s artistic work of conquest, balance, and rationalization into the exhibition of a plastic, concrete physicality of his drawings. Rambelli grew in that collection of intelligence that was Faenza between the end of the 19th century and beginning of the 20th century, first under the guidance of Antonio Berti at the Scuola delle Arti e Mestieri, until he spontaneously congregated with the talented Baccarini (along with Nonni, Drei, Guerrini, Calzi, Toschi, Ugonia), making history not only in a city with a vocation for art, but in an entire generation with a life dedicated to new aesthetic orientations. Rambelli loved Michelangelo, Auguste Rodin, and the Belgian Costantin Meunier; during the Twenties he charted a plastic stylized syntax informed by the German Expressionism of Ernst Barlach, against the grain of his time. He was appreciated by Wildt, and was friends with Costetti, Viani and Carrà. “I love monumental statues; statues that illustrate our life of passion and action in a shape that carries space”, he said. His goal was to gather the salient traits of personalities within shape, to reach a balance between redundancy of shape and movement through the abstraction which became the primary point of his research. Domenico Rambelli is often cited for his sculptural and monumentally solemn lexicon (expressed in his biggest works, such as the monuments of Viareggio, Brisighella and Lugo) that possess an extremely unique accent. They are the end result of a complex preparatory work that all started as drawings.

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The Biblioteca Manfrediana of Faenza along with the Pinacoteca Comunale maintains an excellent body of drawings and documents donated by the sculptor in the city of his birth, that creates, alongside Ino Savini, a very precious tool to better understand Rambelli’s artwork up close. Thanks to the sensible collaboration of the Institute’s director, Daniela Simonini, and also with Silvia Fanti, thirty-five great framed drawings are on display with a new selection of twenty-six drawings from the artist’s study during his sojourn in Rome (Ennio Zingaro’s ex collection) with then ended up in the private collector’s market. Seeing them side by side becomes an unforgettable chance to get in touch with Rambelli as a modernizer of sculptural language and drawing, an innovator that knew how to cultivate hot seeds with an able taste in going beyond historical confines and entering into the universality of art. Annamaria Bernucci

Domenico Rambelli Studio per il monumento a Francesco Baracca, 1929-30 Carboncino, cm. 73x57 Faenza, Biblioteca Comunale Manfrediana

Domenico Rambelli Oriani (studio per monumento) Carboncino e matita, cm.35x26 Faenza, Biblioteca Comunale Manfrediana

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galileo chini

Galileo Chini Studio per vaso Archivio Chini di Borgo San Lorenzo 168


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Galileo Chini l’eclettico, il grafico, il pittore, il ceramista, il decoratore, l’inventore di stili seduttivi, credente nell’unione delle arti e dell’artigianato, del loro ruolo fondamentale all’insegna della bellezza nella riqualificazione della vita quotidiana e dell’ambiente. Di questo artista che divenne precocemente tra i più pregnanti e alla moda nell’Italia pre-bellica, che volle abbracciare, negli anni dei fasti umbertini e delle sensibilità pucciniane, una modernizzazione della classicità e la sensibilizzazione verso un liberty internazionale, si propone una selezione di disegni, progetti e pensieri in forma di grafica provenienti dall’Archivio Chini di Borgo San Lorenzo.

galileo chini L’etimo del termine decorazione riporta al concetto di pertinenza e parla di ciò che si dimostra appropriato, adeguato a una cosa, a una situazione o a un contesto. Condivide la stessa matrice semantica della parola Accordo. Durante quel valico epocale, scandito dal passaggio tra Otto e Novecento, si scontrarono due atteggiamenti estetici intorno al tema di un’arte adeguata o impertinente, applicata alla vita vissuta o avulsa nella propria libertà, nella sfera di un pensiero utopistico ed estremo. In tutta Europa il terreno della decorazione fu inteso al pari di uno spartiacque che, per alcuni sanciva la separazione definitiva dell’arte dall’artigianato, mentre altri sognavano un’eleganza diffusa fin nelle quotidiane necessità, da ritrovarsi in ogni luogo abitativo, in ogni oggetto che circondava l’esistenza umana. Due estremi estetici che divisero la strada delle avanguardie da quella tracciata dal Liberty e dal Decò. Chi rifiutava quell’accordo estetico, spinse verso il progressivo abbattimento di ogni limite, di ogni pertinenza, mentre le varie ‘secessioni europee’ celebravano l’apoteosi di un’arte totale, attraverso cui la grazia e il bello venivano diffusi e potevano divenire di uso comune. Nel multiforme ingegno di Galileo Chini e nella fucina fiorentina di arti e mestieri si trovano concentrati i destini italiani di questa seconda e meno fortunata utopia. Mentre a Vienna quel germe fiorì in un esteso e fertile politecnico, che contagiò numerose personalità attive in ogni campo delle cosiddette arti applicate, nel nostro paese queste figure rimasero piante isolate, seppure generose di frutti e di qualità. Forse solo passato

disegni dalla collezione familiare Castel Sismondo piazza Malatesta Rimini

il valico dell’Appennino, a Faenza e nel Cenacolo baccariniano, si trovò qualcosa di analogo. Il disegno costituì per Galileo Chini il cardine intorno al quale ruotarono le sue differenti e impressionanti ramificazioni artistiche. Questa mostra riminese non può che offrire un accenno rapsodico alla vulcanica energia creativa dell’artista fiorentino. Eppure si è voluta almeno questa presenza, così come nella prima edizione si volle quella di Domenico Baccarini, per presidiare una postazione di forte rilevanza storica, che purtroppo il corso del Novecento ha trascurato. Annamaria Bernucci, Massimo Pulinii 169


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Galileo Chini the painter, decorator, master of ceramics, inventor of seductive styles, the eclectic tutor and believer in the union between artisanal work and art, of its fundamental role in the beauty and requalification of everyday life and environment. A selection of drawings, projects, and thoughts in the form of art from the Archivio Chini di Borgo San Lorenzo is proposed for this artist that precociously became one of the most weighty and fashionable artists of pre-war Italy, who embraced, in the years of Umbertini pomp and Puccinian sensibilities, a modernization of the classical towards an international Liberty.

The etymology of the world decoration pertinently brings us back to what seems appropriate, suitable for a thing, a situation, or a context. It shares the same semantic matrix with the word Accord. During this crucial era between the 19th and 20th century, two aesthetic behaviours clashed regarding the topic of appropriate or impertinent art, applied to life lived or deprived of its own freedom, with regards to a utopistic and extreme realm of thought. In all of Europe, the realm of decoration was understood as a divider that under some aspects allowed for the definitive separation between art and artisan, while others dreamt of a diffused elegance in everyday life that could be found in every residence, in every object that surrounded human existence. Two aesthetic extremes that divided the road of the avant-garde were Liberty and Decò. There were those who refused this aesthetic accord, pushed towards the progressive demolition of every boundary, of pertinence, while varous ‘European secessions’ celebrated the total apotheosis of art, through which grace and beauty were diffused and could become commonly held. In Galileo Chini’s multifaceted genius and in the Florentine Forge of art and craft, the Italian destiny of this second, and less fortunate, utopia was found. While in Vienna this seed blossomed into an extensive and fertile politechnicity, that affected numerous active artists in every field of the so-called applied arts, in our country these figures remained isolated plants, yet generous in the quality of their fruits. Perhaps only past the crossing of the Apennines, in Faenza and in the Baccarinian Cenacolo, was it possible to find something analogous. For Galileo Chini, drawing formed the cornerstone around which different impressive artistic branches were built. This exhibit in Rimini can only offer a rhapsodic and volcanic nod to the creative energy of this Florentine artist. And yet, at least with this presence, just as in the first edition with Domenco Baccarini, we wish for Galileo Chini to preside over station of strong historical relevance, which the 20th century unfortunately neglected. Annamaria Bernucci, Massimo Pulinii 170


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Galileo Chini Studio per vaso Archivio Chini di Borgo San Lorenzo

Galileo Chini Studio per vaso Archivio Chini di Borgo San Lorenzo

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OR_ LAN_ _DO ORLANDI grafica e pubblicità

Castel Sismondo piazza Malatesta Rimini

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Una valigia rigida di colore scuro. Fu trovata tra le macerie della casa distrutta dai bombardamenti alleati a Milano con tutto il suo contenuto di bozzetti originali e cartelli pubblicitari realizzati da Orlando Orlandi tra il 1920 e il 1930. Il racconto è del pronipote Fabio Orlandi che di quella valigia e del suo fortunoso ritrovamento avvenuto per mano del nonno Arnoldo, con la tragedia della guerra ancora in corso, costellata di lutti e perdite, ha scritto un commosso omaggio ricostruendo il percorso artistico e censendo l’intensa produzione grafica del bisnonno artista. Orlando Orlandi era nato a Grassano nel 1875, morì a Milano nel 1935 e fu grafico, illustratore e cartellonista. Il contenuto di quella valigia preservato dalle bombe, ora in mano agli eredi, è esposto, almeno in parte, in questa mostra riminese. Lo stile e la scioltezza inventiva di Orlandi si situano in quella fase storica della grafica che dà origine all’iconografia del moderno in Italia. 172


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Orlando Orlandi Dischi RCA, tempera su carta, Rimini, collezione privata

Orlando Orlandi NECCHI macchine da cucire, tempera su carta, Rimini, collezione privata

Orlandi attraversò una stagione fertile che da Leonetto Cappiello con il suo arabesco-idea, perfetta sintesi grafica composta da personaggi anti-realistici su fondo nero (come gli indimenticabili Cavallo rosso e Chocolat Klaus) arriva a Depero futurista con le sue forme sintetiche e l’urto dei suoi contrasti di colore. Invenzioni grafiche incisive a livello inconscio ed emozionale che fecero la fortuna dei prodotti allora in commercio. Il manifesto sin dalle sue origini possiede tra le forme della comunicazione grafica una sua originale efficacia, capace di trasformarsi in sillabario stradale, in persuasore che ammicca e seduce il passante o il consumatore. Era nato allo sboccio dell’era industriale, servito di pennelli, matite e pietre litografiche. Orlandi fu poliedrico; durante gli anni giovanili lavorò a Firenze, studiò Ingegneria Navale frequentando l’Università di Pavia, lavorò come progettista ai cantieri navali di La Spezia, ma per tutta la vita fu un grafico. Amico e collaboratore di Raffaello Bertieri promotore di “Risorgimento grafico” curò numerose copertine, tra cui la prima del 1902 ed illustrazioni interne alla celebre rivista. Realizzò per la Croce Rossa il simbolo che servì come immagine per la stampa di francobolli commemorativi; tra le sue opere vanno ricordati i manifesti per il Lloyd Sabaudo, per le manifatture Borsalino, per la Pirelli, per Cicli Cellina, per la RCA Italiana, per CGE, per Assicurazioni Levant, per l’Eiar l’ente italiano audizioni; celebri i suoi manifesti per la macchine da scrivere Royal. Strinse amicizia e collaborazione con Marcello Dudovich, il quale della Borsalino e della Ricordi era stato il comunicatore stratega di immagini indimenticabili. Orlandi offrì un mondo in bilico tra le estreme aggraziate propaggini art nouveau, i travestimenti classico-rinascimentali ispirati alla rappresentazione allegorico simbolica dei miti della scienza o della vita quotidiana e le meccanicistiche compostezze vicine a certo razionalismo. La sua grafica va ad eliminare orpelli decorativi, andando verso la semplificazione delle forme e verso volumi puri, con l’utilizzo di colori fondamentali, nero, rosso, bianco. Secondo il principio funzionalista secondo cui “la bellezza è intrinseca nella praticità”. Annamaria Bernucci 173


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Orlando Orlandi Motori CGE tempera su carta, Rimini, collezione privata

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A stiff dark briefcase. Was found amongst the rubble of a house destroyed by allied bombings in Milan, containing all of Orlando Orlandi’s original sketches and ad folders made between 1920 and 1930. This story was told by his great-grandson Fabio Orlandi, saying that his grandfather Arnoldo made the fortuitous discovery of that briefcase as the war raged on, amongst mournings and losses. Fabio then wrote a moving homage that rebuilt the artistic paths and intense graphical production of his artistic great grandfather. Orlando Orlandi was born in Grassano in 1875, and died in Milan in 1935. He was an artist, an illustrator, and an advertiser. The contents of that briefcase that escaped the bombs, now in the hands of his heirs, is partially on display in this exposition in Rimini. Orlandi’s style and inventive ease are in a historical phase of art that’s the origin of modern Italian iconography. Orlandi lived in a prolific time, from Leonetto Cappiello with his arabesque-ideas, a perfect artistic mix made by anti-realistic characters on a black background (like the unforgettable Red horse and Chocolat Klaus) to the Futurist Depero with his summary shapes and impactful contrasts of colour.

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Incisive artistic inventions on a subconscious and emotional level that made a fortune for the products they sold. Manifestos, from the beginning, have an original efficiency in their method of communication, able to transform themselves into street signs, or into a winking persuader that seduces passerby and consumers. It was born during the blooming years of the industrial era, out of brushes, pencils, and lithographic stones. Orlandi versatile; during his youth he worked in Florence, studying Naval Engineering at the Università di Pavia. He also worked as one of the planners for the shipyards in La Spezia, yet he was an artist his whole life. He was one of Raffaello Bertieri’s friends and collaborators, promoting the “Risorgimento grafico” by curating many of its covers, among which the first issue in 1902 with internal illustrations of that famous magazine. He made the image the Red Cross would put on commemorative stamps; some of his more famous work includes the advertisements for Lloyd Sabaudo, for the Borsalino manufacturers, for Pirelli, for Cicli Cellina, RCA Italiana, CGE, Assicurazioni Levant, and the Eiar Italian Audition Authority. His ads for Royal typewriters are also famous. He became a good friend with Marcello Dudovih, and worked with him for Borsalino and Ricordi as the chief purveyors of unforgettable images.


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Orlando Orlandi Lloyd Sabaudo tempera su carta, Rimini, collezione privata

Orlandi offered a world in precarious balance between the extremely ingratiated art nouveau offshoots, and classical-renaissance reskins inspired by the symbolic and allegorical representations of scientific myths and everyday life, with mechanical composure close to rationalism. His artwork eliminated decorative frills, tending towards the simplification of form and towards pure volumes, with the use of fundamental colours, black, red, white, following the functionalist principle of “intrinsic beauty in practicality�. Annamaria Bernucci

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Orlando Orlandi Orlando Orlandi nel 1911

ORLANDO ORLANDI

Orlando Orlandi Risorgimento Grafico 175


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40 GIANCARLO VALENTINI

anni di grafica e progettazione a cura di Alessandro Giovanardi

LA LIBERTĂ€ DEL GRAFICO

Castel Sismondo piazza Malatesta Rimini

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Figlio d’arte del pittore Mario– noto maestro del Novecento artistico riminese che aveva saputo coltivare insieme decorazione, disegno e sperimentazione astratta- Giancarlo Valentini è soprattutto conosciuto per la sua sofisticatissima sensibilità grafica che gli ha meritato l’attenzione di Bruno Munari e la segnalazione a diversi premi specialistici milanesi. Attraverso i suoi splendidi manifesti, Valentini ha accompagnato la storia intellettuale, turistica ed economica delle città di Rimini e Riccione e della Repubblica di San Marino, offrendo un immagine persuasiva ed elegante alle più importanti manifestazioni pubbliche d’interesse nazionale ed europeo tra la fine gli anni Sessanta e l’inizio dei Novanta: le esposizioni fieristiche riminesi, il Premio Riccione per il Teatro, la Sagra Musicale Malatestiana, il sammarinese Festival Teatrale dei Popoli e soprattutto la rassegna “Città Spazio Scultura”, da lui stesso ideata, che, tra il 1973 e il 1980 porterà nelle piazze riminesi i più grandi artisti contemporanei.

Offrendoci ora una sintesi ampia ed esaustiva di questa produzione per il pubblico, l’artista ci svela innanzitutto il suo laboratorio poetico privato, la sua duttile fucina di investigazioni grafiche, cromatiche e – a dir così scultoree, perché le sue Tensioni sembrano quasi declinare in un lessico razionale, le piegature di carta nipponiche, i loro vuoti, le loro ombre. Una trasgressione dei mezzi che sconfina tra disegno, pittura, costruzione tridimensionale e che risente il fascino delle meditazioni spaziali di Lucio Fontana.

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Mentre nelle loro ruvidità le tele e le jute rasentano di certo un disegno fatto di sovrapposizioni materiche e pittura, un ripensare l’astrazione oltre le due dimensioni. E, al contrario, i Plexiglass possono quasi riportare lo spessore del mezzo-supporto alla purissima pianura del foglio, gareggiando per nitore con le profondità immaginarie della geometria illusoria. Così l’eleganza delle Sensazioni o l’ironia arcimboldesca dei Puzzle o ancora le liquide e ondivaghe Serigrafie, sembrano suggerire una felice, ritrovata libertà dalle committenze, un’apertura teatrale all’istinto del disegno che non conosce canoni se non quelli che l’artista dà a se stesso. Il tratto squisito e le sapienti sovrapposizioni cromatiche non vogliono comunicare altro che la gioia di darsi, come se l’inconscio del maestro dei più bei manifesti riminesi, si fosse liberato una volta chiusa la porta dello studio. Alessandro Giovanardi

GRAPHIC DESIGNER’S FREEDOM_ One of Mario’s artistic progeny – a notable master of 20th century art in Rimini that cultivated decoration, design, and abstract experimentation - Giancarlo Valentini is better known for his extremely sophisticated artistic sensibilities that earned him the attention of Bruno Munari, as well as the awarding of various merits in Milanese expertise. With his splendid manifestos, Valentini followed the intellectual, touristic, and economical history of Rimini and Riccione, as well as the Republic of San Marino, offering a persuasive and elegant image to the most important public interest manifestations in Italy and in Europe towards the end of the 60’s and the beginning of the 90’s. His contributions include fairs in Rimini, the Premio Riccione for Theater, the Malatestiana Musical Fair, the People’s Theatrical Festival in San Marino, and above all the “Città Spazio Scultura” project, which he thought of himself and which, between 1973 and 1980, he brought into Rimini’s squares with the greatest artists of the time. Valentini has offered us an ample and exhaustive summary of this production for the public, revealing first and foremost his private poetic laboratory, his malleable smithy of artistic investigations, chromatic and sculptural, since his Tendencies almost seem to decline into a rational lexicon, the folds of his Japanese papers, their emptiness, and their shadows. A transgression of means that divides drawing, painting, and three-dimensional construction that recalls Lucio Fontana’s fascination with special meditations. While the roughness of the canvas and jute resemble a drawing made by the superimposition of matter and painting, it’s an abstract reconsideration beyond two dimensions. It’s, au contraire, Plexiglass that brings the thickness of the means-support of the purest plains of the page, racing the imaginary depths of this illusory geometry. Thus the elegance of the Sensations or the Arcimboldesque irony of the Puzzle, or yet the fluid and wavy Serigrafie, seem to suggest a happy, newfound liberty from commitment, a theatrical opening to instinct that doesn’t know canons outside from what the artist gives himself. The exquisite lines and the sapient chromatic superimpositions don’t want to communicate anything other than the joy of giving themselves, as if the subconscious of the master of the best manifestos in Rimini, had been freed once the door of his study was closed. Alessandro Giovanardi 178


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Palazzo Gambalunga

via

Gambalunga, 27

RIMINI

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DI EMILIO SALVATORI


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EXHIBITIONS/ Pino Pascali Fasto e leggerezza del disegno

Tullio Pericoli Oltre i margini

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PINO PINO PASCALI fasto e leggerezza del disegno a cura di Eleonora Frattarolo e Alessandro Giovanardi

Galleria dell’Immagine Palazzo Gambalunga via Gambalunga, 27 Rimini

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PASCALI


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Cinquanta disegni di Pino Pascali (Polignano-Bari 1935, Roma 1968) provenienti dalla collezione di Gino Battista (Triggiano-Bari) vengono esposti nella galleria dell’Immagine. I pulsanti e godibilissimi lavori di grafica, eseguiti per la televisione, per i cartoni animati, per la pubblicità, offrono l’occasione per osservare lo svolgersi di un disegno ricchissimo d’inventiva e straordinariamente effervescente, che nell’itinerario di questo mago dell’Arte si svolge parallelo alla creazione dell’opera minimalista e concettuale, opera, è vero, plasmata in una sintesi rigorosa, tuttavia sempre frutto di una poetica teatrale e di un gesto ribollente, che vengono poi calmierati e raffreddati nella forma finale, segnata da uno stile unico e a suo modo classico.

Pino Pascali Gran General Collezione Gino Battista

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Pino Pascali Le mignotte personaggi da marciapiede Collezione Gino Battista

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Nell’affrontare con raffinata ironia e con invidiabile leggerezza i fasti e le contraddizioni del boom economico italiano, nella pratica del disegno Pascali gioca con gli echi diretti ed indiretti della cultura pop e delle avanguardie (grande attenzione è riservata alla stagione del secondo futurismo), e in sintonia con essi vive una vocazione creativa da artigiano che opera su commissione e che convoglia il proprio genio in opere di universale e oggettiva comunicabilità. E se nel disegno si spegne ogni concettualismo astratto e si ravviva l’aspetto ludico e insieme serio del rito, per cui ciò che è lieve e giocoso sgorga sì immediato, ma dopo ore di fatica e di pensiero, nei fogli inimitabili di questo giovane genio italiano si connettono opposti apparentemente inconciliabili, eppure vivi e sorprendenti. Il sortilegio del suo gesto grafico, riconoscibile eppure sempre in trasformazione, dei suoi complessi collages cartacei, delle sue tecniche miste e sperimentali, consiste nello schiudere mondi e scenografie in uno spazio minuscolo, delineando e colorando microcosmi, organismi urbani e umani in attesa o in subbuglio. Dai disegni del mare, delle barche, della navi, ad alcune carte della serie delle armi; dagli indimenticabili Al Cafone e Ragno per i film di animazione, ai personaggi-giocattolo; dal lettering inglobato in impeccabili strutture grafiche, alle scenografie con un soggetto molto amato, il treno, tra il postimpressionismo e l’informale. È un mondo stilisticamente eclettico e insieme omogeneo che prende forma sub specie ludi. «Sono nato nel 1935- ebbe a dichiarare Pino Pascali- i miei primi giocattoli erano mucchi di oggetti trovati in casa che diventavano armi. Per esempio un fagiolo diventava una pallottola, un bastone di scopa e una scatola tenuti insieme da un elastico diventavano un fucile, un rotolo di carta legato ad uno sgabello, un cannone, una pentola, un elmetto, due pezzi di legno inchiodati una sciabola, tre pezzi di legno un aeroplano. Il mio rapporto di gioco con gli altri bambini era in gran parte basato sulla rappresentazione eroico guerresca dei grandi (…)». Eleonora Frattarolo, Alessandro Giovanardi

Pino Pascali Pastore Collezione Gino Battista

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Pino Pascali Al cafone e ragno Collezione Gino Battista

Fifty drawings belonging to Pino Pascali (Polignano-Bari 1935, Roma 1968) from the Gino Battista (Triggiano-Bari) collection are on exhibition in the Immagine gallery. These vibrant and immensely enjoyable visual works, made for television, for cartoons, for advertisement, offer the opportunity to observe the development of an inventively rich drawing that’s extraordinarily effervescent. The itinerary of this Artistic wizard happens parallel with the creation with the creation of minimalist and conceptual work; a work, it’s true, that was formed through rigorous synthesis, that yet was the fruit of theatrical poetry and boiling gestures that cooled and coalesced in their final form, marked by a uniquely classical style. Pascali, while confronting the pompousness and contradictions of the Italian economic boom with refined irony and enviable levity, in practice plays with the direct and indirect echoes of pop culture and its avant-garde (great attention was given to the season of the second futurism), and lives a creative vocation with them in harmony as an artisan that works by commission, involving his own genius in universal and objectively communicable works. Even though in drawing every abstract conceptualism is turned off, and a more playful, yet somber aspect of the rite emerges, these traces remain alive and surprising. What is light and playful immediately springs forward, but only after tiresome hours of thought; in the unparalleled pages of this young Italian genius apparently irreconcilable opposites are connected 186


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Pino Pascali Suonatore di tuba, 1963, pastelli a cera su acetato Collezione Gino Battista

The magic of this graphical gesture, recognizable even as it transforms in his complex paper collages, consists in his opening of scenographical worlds in such a miniscule space. This mixed technique outlines and colours microcosms, urban and human organisms kept in confusion or in waiting. From his drawings of the sea, boats, ships, to some papers from his series on weapons; from the unforgettable Al Cafone and Ragno for these animated films, to the character-toys; from the globular lettering in impeccable graphical structures, to the scenography of a well-loved subject, the train, between postimpressionism and informality. It’s a stylistically eclectic world, yet homogenous in shape that’s inspired by thesub specie ludi. «I was born in 1935 -Pino Pascali declared- and my first toy were piles of objects found around the house that became weapons. For example, a bean became a bullet, a broom handle and a box held together with a rubber band was a rifle, a paper tube tied to a stool was a cannon, pots were helmets, two pieces of wood were a scimitar, three pieces became an airplane. My playful relationship with other kids was largely based on grown-up representations of warlike heroism. (…)». Eleonora Frattarolo, Alessandro Giovanardi

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TullioP e r i c o l i OLTRE I MARGINI

carte dal 2015 al 2016 a cura di Eleonora Frattarolo

Tullio Pericoli (Colli del Tronto - Ascoli Piceno, 1936) partecipa alla Biennale del Disegno esponendo nelle magnifiche sale storiche della biblioteca “Gambalunga” cinquanta opere su carta dipinte e disegnate, molte delle quali eseguite per quest’occasione. Gli spazi della biblioteca riminese in cui furono raccolti i fondi librari più preziosi dell’Istituzione sono davvero appropriati al linguaggio e alla poetica di Tullio Pericoli, che da decenni approfondisce, con una singolarissima declinazione stilistica, le relazioni tra scrittura e tratto, tra materia e colore, ben oltre i margini del foglio, in una riflessione che abbraccia l’analisi concreta e teorica del paesaggio e della sua rappresentazione. Un paesaggio mentale scaturito da una memoria che è sempre atto d’immaginazione, e che ha casa, oltre che nel cervello, nella mano nel braccio nel corpo dell’Artista, tanto che ogni segno, per Pericoli, contiene tutti i segni da lui stesso creati in precedenza e tutti i segni della storia dell’uomo.

Sale antiche della Biblioteca Gambalunga via Gambalunga, 27 Rimini

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Tullio Pericoli Tracciati, 2015 pastelli, 30x44 cm

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TullioP e r i c o l i

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Tullio Pericoli Colli, 2015 carboncino su carta amatruda, 59,5x59,5 cm

Sfilano davanti ai nostri occhi, tra preziosi mobili del ‘600 e del ’700, sullo sfondo di dorsi e legature e stampigliature auree di rara bellezza, disegni pittorici dedicati a terre marchigiane, luoghi densi di tracce autobiografiche elaborate dal pensiero e dalla matita dell’Artista fino a divenire condensati emblematici di uno stile e di un immaginario. Campi, valli, boschi, colture “inscritti” dalla sapienza contadina e dall’addomesticamento della Natura, percorsi dalla storia e dal lavoro di un popolo, di conseguenza divengono “testi” nel lavoro di Pericoli, per mezzo di un lavoro di sottrazione, di scarnificazione, del visibile, e di una sintassi nutrita di grafemi, stilemi, simboli. Tratto, linea e gesto, grafiti e pennelli, lievi e densi insieme, aerei e incisivi insieme, su queste carte dai molteplici andamenti: punteggiature, macchie, fratture, velature, piccole voragini, pressione della matita e affioramenti, visioni esplicite o nascoste, sotterranee o appariscenti. Rappresentazione di segni che configurano un linguaggio, su cui Pericoli si sofferma quando analizza i modi del vedere, nell’intervista che costituisce parte del testo del catalogo pubblicato per la mostra. Eleonora Frattarolo 190


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Tullio Pericoli Terre separate, 2015 olio e china su cartone, 30x30 cm

OLTRE I MARGINI

carte dal 2015 al 2016

Tullio Pericoli Terreni attivi, 2015 olio e china su cartone, 30x30 cm

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BEYOND THE BORDERS

papers from 2015 to 2016

Tullio Pericoli (Colli del Tronto - Ascoli Piceno, 1936) participates with the Biennale del Disegno, showing fifty works of art, both painted and drawn, in the magnificently historic rooms of the “Gambalunga” library, half of which were created for the occasion. The rooms of this Riminese library where the Institution’s most precious collection of books are kept are quite appropriate for Tullio Pericoli’s linguistic poeticism. For decades he has been involved in an in depth examination, with his own unique stylistic declension, of the relationship between writing and drawing, between matter and colour, beyond the borders of the page, in a reflection that embraces both concrete and theoretical analysis of landscapes and their representation. A mindscape born from a memory that’s always in the act of imagining, and that resides not just in the brain, but in the hands, arms, and body of the Artist, so much so that every mark, for Pericoli, contains everything he has created before as well as every mark of human history. They strut before our eyes, among precious furniture from the 600’s and 700’s, on a backdrop of spines, bindings, and golden engravings of rare beauty, pages dedicated to Marchese lands, places dense with autobiographical traces elaborated from the Artist’s thought and pencil until they become emblematic condensations of a style and imaginarium. Fields, valleys, forests, and “inscribed” cultivations from the taming of Nature, paths of history and of a people’s work, then become “texts” in Pericoli’s work, through a process of subtraction, stripping away the visible, in a syntax nurtured by graphemes, stylemes, and symbols. Traces, lines and gestures, graphite and ink, both light and dense, together aerial and incisive, on these multifaceted papers: punctuation, stains, fractures, coverings, small chasms, pressure from the pencil and blossoming, explicit or hidden visions, subterranean or striking. A representation of signs that configures a language, upon which Pericoli rests in a profound and detailed way when he analyzes the senses and the methods of vision, in the interview that constitutes part of the catalogue’s text that was published for the exhibit. Eleonora Frattarolo

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Tullio Pericoli Controcampo, 2015 pastello e inchiostro su carta amatruda, 59,5x59,5 cm

Tullio Pericoli Piccolo cielo, 2015 pastello e inchiostro su carta amatruda, 59,5x59,5 cm

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IL MODELLO RITROVATO

Il disegno di Francesco Coghetti per il velario del Teatro Galli

Francesco Coghetti, Cesare varca il Rubicone, (particolare) Rimini, Museo della CittĂ , dono di Luigi e Adriana Valentini 194


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Lo studio relativo alle opere esposte durante la prima Biennale del Disegno ha portato nuovi dati di conoscenza su Francesco Coghetti. Tra i fogli della mostra Krobylos figurava un inedito schizzo del pittore bergamasco che si è rivelato preparatorio per il Transito della Vergine, un tempo conservato nel duomo di Piacenza, opera dello stesso anno del sipario di Rimini, ovvero del 1857. Una contestuale revisione dell’opera di Coghetti negli anni della commissione riminese ha pertanto portato Giulio Zavatta a riconoscere e pubblicare l’importante cartone non come Studio per la battaglia di Ponte Milvio ma a identificarlo nel bellissimo modello preparatorio per il sipario del teatro Galli. Da quel momento è iniziata la ricerca dell’opera sul mercato antiquario, nella speranza che dopo il passaggio in asta nel 2008 potesse tornare disponibile; attesa durata fino a pochi giorni fa, quando finalmente l’opera è stata ritrovata presso un mercante e assicurata, grazie alla generosità di Luigi e Adriana Valentini, alle collezioni del museo.

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Teatro Galli

piazza Cavour RIMINI

PHOTO 196 BY GIOVANNI CALABRESE


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EXHIBITIONS/ Andrea Pazienza Eroico Manoscritto Cenacolo Belgioioso Ritratti e caricature milanesi

Luigi Poletti Umanizzata e amorevole forma

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ANDREA

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Andrea Pazienza

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«... credevo fosse uno sprazzo, era invece un inizio.» A CURA DI EGISTO QUINTI SERIACOPI

Teatro Galli

piazza Cavour Rimini

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Andrea Pazienza ritratto da Milo Manara Courtesy © Eredi Pazienza

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IEN

A

L’opera di Andrea Pazienza è un work in progress. Cominciato e mai finito, vista la sua prematura scomparsa. La sua vasta produzione, in alcuni casi ancora inedita, spazia dal linguaggio del fumetto all’illustrazione alla pittura, con organica naturalezza sempre diversa e sempre fortemente rappresentativa di quel segno/ disegno distinguibile e ancora oggi inconfondibile. Premettendo che ansia, depressione, solitudini profonde non mancano in nessuno e sono frequenti anche in individui sani capaci d’integrarsi socialmente e che, quindi, il sottoporsi ad analisi non è indice di anormalità quanto piuttosto un modo di capirsi per giungere a un più alto livello di esistenza, credo che una valutazione approfondita dell’opera globale di Andrea Pazienza sia più di competenza dello psicanalista che del critico. Pazienza è stato l’unico autore italiano assolutamente libero di scrivere e disegnare quello che ha voluto o, almeno, sentito. La sua opera grafica è, salvo qualche rara eccezione, espressione immediata e sincera di quanto l’artista provava o sentiva al momento della sua realizzazione. “… credevo fosse uno sprazzo, invece era un inizio.” È una frase tratta dal testo che chiude la prima puntata di “Pentothal” pubblicata su Alter Alter (1977), il periodico che accoglie la prima apparizione di un lavoro narrato con il linguaggio del fumetto e già rappresentativo della sua autoreferenzialità; come pure lo saranno le sue opere più ampie, e forse più conosciute oltre “Pentotal”, ovvero “Zanardi” e “Pompeo”.

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Le straordinarie avventure di Pentothal Data prima pubblicazione, 1982 Courtesy Š Eredi Pazienza

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Il cui protagonista, pur con nomi e fisionomie differenti, è sempre Andrea Pazienza: un cronista che, raccogliendo gli umori del vissuto quotidiano, gli accadimenti, i luoghi di quegli anni, i fermenti e le pulsioni giovanili, ne amplifica - rafforzandole - tutte le specifiche. La sua apparizione su Alter Alter fu una “prima” folgorante: per quel taglio giornalistico del suo contenuto e per l’identificazione dei personaggi, perfetto riflesso contemporaneo di pensieri e momenti in grado di raccontarci, penetrandola, la vita quotidiana dei protagonisti di quel “movimento del 77” bolognese. Distopica per quegli anni. Pazienza nasce a San Benedetto del Tronto il 23 maggio del 1956, figlio d’arte di Enrico Pazienza, insegnante di educazione artistica e pittore, e di Giuliana Di Cretico. Cresce a San Severo, in provincia di Foggia, città natia del padre. Si trasferisce appena dodicenne a Pescara, dove nel 1968 frequenta il liceo artistico. Produce in quegli anni scenografie teatrali e partecipa con i suoi dipinti a collettive e personali. Si iscrive al DAMS di Bologna nel 1974, vivendo appieno gli anni della contestazione giovanile che racconterà, nel dettaglio visivo e linguistico, in quella sua opera prima dal titolo già provocatorio, “Le straordinarie avventure di Pentothal”. Dove lo “straordinario” non è certamente ouverture di positive avventure fantastiche. Ne è invece il contrario, è lo straordinario della realtà e della difficoltà quotidiana da parte dei giovani di quel decennio (1977-1987) di vivere la società culturale, politica e intellettuale di quel momento. Dotato di uno straordinario talento grafico, di rapidità esecutiva e di un’eccellente creatività, si esprime passando con semplicità da una tecnica ad un’altra: l’uso di matita, penna, pennello, pennarello, tempera, olio, o tecnica mista ne dimostrano le grandi capacità espressive. Alla sua produzione narrativa affianca un’intensa produzione vignettistica e illustrativa che trova ampia ospitalità su testate come Cannibale (1977/1978), Il Male (1977/1982) e Frigidaire (1980/1985), dalla cui costola nascono altre riviste, inserti ed allegati, interessanti esperimenti dalla breve vita editoriale come Frìzzer, Vomito e Tempi supplementari. Fra le sue tante produzioni vogliamo ricordare manifesto e locandina per “La città delle Donne” (1980) di Federico Fellini, per “Lontano da Dove” (1983) di Francesca Marciano e Stefania Casini, e quattro straordinarie copertine per altrettanti album vinilici di Roberto Vecchioni. Muore a Montepulciano nel giugno del 1988, in piena produzione artistica, lasciando alcune opere incompiute. Aveva però terminato quello che certamente possiamo considerare la sua opera più importante, “Pompeo”, che oggi definiremmo un graphic novel. La storia incontra numerose controversie e possibili rifiuti di pubblicazione a causa dei suoi contenuti, proprio da chi lo aveva scoperto e sempre ospitato esaltandone la grande qualità narrativa e artistica; Linus e Alter Alter. “Pompeo” è realizzato di getto usando pennarelli neri, su fogli di block notes a quadretti, organizzato come un diario non razionalizzato. Questo modo di raccontare sembra ancora più intimo e autoreferenziale di un diario, ma invece di escluderci dalla sua comprensione, la sua forma ci fa arrivare il messaggio nella maniera più diretta, efficace e viscerale. 201


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Zanardi, La prima delle tre (Pazienza compare nella storia) Data prima pubblicazione, 1985 Courtesy © Eredi Pazienza

da “Il Male” periodico di satira politica Date inizio e fine editoriale, 1977_1982 Courtesy © Eredi Pazienza 202

Pompeo Data prima pubblicazione, 1987 Courtesy © Eredi Pazienza

da “Il Male” periodico di satira politica Date inizio e fine editoriale, 1977_1982 Courtesy © Eredi Pazienza


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Giallo Scolastico Data prima pubblicazione, 1981 Courtesy Š Eredi Pazienza

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Attraverso “Pompeo” (attenzione a nome e mestiere del protagonista: Pompeo comincia con la “P” come Pazienza ed è un insegnante di fumetti), Andrea Pazienza ci racconta il vortice di emozioni, dubbi, turbamenti e incubi che affastellano la sua mente. Il risultato è il racconto di un inferno doloroso che è poi l’inferno di tanti giovani che non hanno voce e che spesso sono rappresentati da una sola cifra statistica. L’eroina in quegli anni poteva anche rappresentare, non conoscendola appieno e prima di diventare un fenomeno di consumo di massa, un espediente per ampliare le percezioni artistiche e cognitive. La storia di Pompeo invece ne traccia, attraverso la sua drammaturgia segnica e narrativa, tutte le sofferenze contraddittorie e la negatività. Nella prima edizione in volume di “Pentotal” (1987), Andrea Pazienza aggiunge in appendice una sorta di quello che in quel momento può essere letto come una riflessione, o il voltare pagina sulla sua produzione artistica. I tragici accadimenti legati alla sua improvvisa scomparsa, di cui ancora oggi non si conoscono le reali cause, lo fanno invece apparire come un lucido e disturbante testamento. Egisto Quinti Seriacopi

«... I thought it was a flash, instead it was a beginning.» Andrea Pazienza’s work is a continual work in progress. Began and never finished, due to his premature death. His vast production, with most of his work left unedited, goes from the language of comics to illustration and painting, with an organic ease that’s always diverse and strongly representative of that sign/design that’s unmistakable and distinguishable even today. With the pretext that anxiety, depression, and profound loneliness are found in everyone, and their common even in sane individuals capable of integrating into society, therefore undergoing analysis is not signal of abnormality, but rather a way of understanding oneself to arrive at a higher level of existence. I believe that an in-depth evaluation of Andrea Pazienza’s global work would be more appropriate for a psychoanalyst than an art critic. Pazienza was the only Italian author that was absolutely free to write and draw what he wanted or, at least, what he felt. His artwork is, except for rare exceptions, an immediate and sincere expression of what the artist felt or experienced as he was creating it. “…I thought it was a flash, instead it was a beginning”, is a phrase from the text that closes the first episode of “Pentothal”, published by Alter Alter (1977), a periodical that welcomed the first apparition of narrative work in comics that was representative of its self-referential nature. The rest of his works would be in a similar artistic vein, such as “Zanardi” and “Pompeo”; the protagonist always has different names and bodies, but it’s always Andrea Pazienza, a chronicler who gathers the humors of everyday life, the going ons, the places of the time, the passions and trends of the youth, amplifying - reinforcing – all the specifics. His appearance in Alter Alter was a shocking “first”; the journalistic gib of his content and the identification of characters was a perfect modern reflection of thoughts and moments that could tell stories, penetrating into the daily lives of the protagonists of that “77 movement” in Bologna. Dystopic, for the times. Pazienza was born in San Benedetto del Tronto May 23, 1956, to Enrico Pazienza, an art teacher and a painter, and Giuliana Di Cretico. He grew up in San Severo, in the province of Foggia, his father’s native city. At the age of twelve, he moved to Pescara, where in 1968 he would go to Art School. In those years he would produce theatrical scenography as well as participate with collective and personal paintings. He enrolled in the DAMS of Bologna in 1974, fully living within the years of youthful contestation that he would write stories about, in linguistic and visual detail, in his first provocatory work “Le straordinarie avventure di Pentothal”. In this case the “extraordinary” overtures are not positive fantastical adventures, but rather the extraordinary reality and daily difficulties the youth faced in that decade (1977-1987) while living in the cultural, political, and intellectual society of the time. 204


Zanardi Data prima pubblicazione, 1981 Courtesy © Eredi Pazienza

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Possessing an extraordinary artistic talent, able to work quickly with excellent creativity, he expresses himself by passing easily from one style to another; pencils, pens, brushes, markers, oils, rubbings, and mixed techniques demonstrate this great artistic expressiveness. Alongside his narrative production, he intensely produced vignettes and illustrations that were well regarded in publications such as Cannibale (1977/1978), Il Male (1977/1982) and Frigidaire (1980/1985), from which other magazines, inserts, and interesting short experiments were born, like Frìzzer, Vomito and Tempi supplementari. Of his many works of art, we’d like to recall the poster for “La città delle Donne” (1980) by Federico Fellini, as well as “Lontano da Dove” (1983) by Francesca Marciano and Stefania Casini, with four other extraordinary covers for Roberto Vecchioni’s vinyl albums. Andrea Pazienza died in Montepulciano, in June of 1988, during the height of his artistic production, leaving many of his works unfinished. He had already finished what could be considered his most important work, “Pompeo”, that today would be considered a graphic novel. This story encountered many controversies and possible refusals due to its content, from those who always welcomed his work’s artistic and narrative qualities: Linus and Alter Alter. “Pompeo” was made quickly; black markers on grid block notes, organized like an irrational diary. This method of storytelling seems even more intimate and self-referential than a diary, but instead of excluding us from understanding it, its form allows us to get to the message even more directly, efficiently and viscerally. Through “Pompeo” (care should be brought to the protagonist’s name and career; Pompeo begins with a “P” like Pazienza, and he’s a comic book professor), Andrea Pazienza tells us of the vortex of emotions, doubts, troubles and nightmares that are bundled within his mind. The result is a story of a painful hell, which is the same hell for a lot of young people without a voice that feel represented as only a statistic. Heroin, in those years before it was well known and became widely consumed, represented a means to amplify artistic perceptions and cognitive prowess. Pompeo’s story traces, through his symbolic dramaturgy and narration, all the contradictory suffering and negativity it brought. In its first edition in a volume of “Pentothal” (1987), Andrea Pazienza added in addendum something that could be read as a reflection, a new page for his artistic production. The tragic events linked to his sudden disappearance, that are not clear even today, make it appear as a lucid and disturbing last will.

Egisto Quinti Seriacopi

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Dacia Manto E’ il trascorrere degli anni sui muri esterni, fra crepe e segni sugli intonaci: sono erbe, rampicanti e fiori che si avvicendano, sovrappongono, scompaiono, cancellati dal racconto del tempo e della natura, per poi rinascere accanto ad apparizioni di farfalle e immobili salamandre al sole.

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Teatro Galli

piazza Cavour Rimini

roico Manoscritto

IN COLLABORAZIONE CON LA BIBLIOTECA MALATESTIANA DI CESENA ideazione, testi e direzione artistica: Claudio Cavalli

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I 24 artisti partecipanti

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Denis Riva Malatesta Novello, se pure caduto, è già una scultura: un profilo monumentale nella storia; gli danno l’assalto con schieramenti, cavalli, armi e gesta di guerra tre anonimi eserciti lillipuziani di cui non resterà alcuna memoria. Le quaranta guardie della storia sono 40 anche nel dipinto.

Lucia Baldini - Claudio Ballestracci Silvano Barducci - Maurizio Battaglia Giovanna Benzi - Alberto Cosentino Luca Giovagnoli - Lorenzo Di Lucido - Eron Sabrina Foschini - Federico Guerri Kiril Cholakov - Miria Malandri Tinin Mantegazza - Dacia Manto Olivia Marani - Massimo Modula Mauro Moscatelli - Bottega Pascucci Luca Piovaccari - Franco Pozzi Vittorio Presepi - Denis Riva - Erich Turroni

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Il 2015 proponeva a Cesena un anniversario: la Biblioteca Malatestiana Antica, memoria del mondo e bellezza unica del periodo umanistico, festeggiava i 550 anni di biblioteca pubblica e civica , un fatto di grande importanza storica e culturale che abbiamo proposto di festeggiare in forma straordinaria. Se la biblioteca di preziosi manoscritti fu un regalo di Malatesta Novello, la città poteva ricambiare con un suo regalo: grande da coinvolgere migliaia di mani, menti e passioni di persone di ogni età e cultura, e prezioso di opere d’arte contemporanee, scritture, conoscenze artigianali e invenzioni tecniche. Così abbiamo proposto un’impresa senza precedenti, la realizzazione del “Eroico Manoscritto”: un libro interamente realizzato con le mani, con pagine di m. 1,40 di base e di m. 2,10 di altezza. L’aggettivo “eroico” lo abbiamo scelto perché si addice al percorso affrontato che ha comportato ricerche in territori inesplorati, come avviene nei racconti di eroi i cui viaggi hanno mete oltre i confini del conosciuto. Il testo, basato sulle pubblicazioni storiche esistenti, è la narrazione in 18 episodi quanto la città ha fatto per proteggere e valorizzare la sua biblioteca. I copisti sono stati gli studenti delle scuole cesenati di ogni ordine e grado che hanno “copiato” le storie in una unica calligrafia umanistica, elegante e ben leggibile. Le grandi “miniature”, la copertura, i grandi dipinti sono opera di 24 artisti professionisti della Romagna, mentre gli 82 capolettera ornamentali più piccoli sono opera ancora dei ragazzi delle scuole, coordinati dagli artisti. Con l’Eroico Manoscritto abbiamo voluto creare un’opera originale, bella, che richiama gli antichi codici nella struttura ed è contemporanea nelle immagini e nei contenuti, forte da sfidare gli dei del tempo e della dimenticanza, capace di essere narrazione alle future generazioni di quello che è oggi la città e i suoi abitanti, con la loro anima identitaria antica e profonda nella Malatestiana Antica. Tutto questo, insieme alla sfida a fare qualcosa di difficile e mai realizzato - che i più giovani potranno raccontare ai figli e ai nipoti - ha aperto le porte allo stupore, al sorriso e all’adesione vasta ed entusiasta dei cittadini di ogni età che ben volentieri hanno accettato di regalare qualcosa di sé: in particolare abilità, conoscenze, mani, tempo, chi ha potuto soldi o materiali. L’osservatore attento potrà così leggere nelle pagine dell’Eroico Manoscritto il piacere di accorciare la distanza fra la vita quotidiana e il desiderio di bellezza, e quanto di arte, saperi, abilità e genialità inventiva è nascosto dietro ai volti e ai lavori di ordinaria quotidianità delle persone di questa Romagna, ora terra ai margini di imperi planetari. Questa opera, che ha realizzato anche un importante guinness dei primati “the latest manuscript of the world”, è più cose insieme: un’opera e un racconto d’arte e letteratura, un elemento di valorizzazione di quel sito artistico per viaggi interiori che è la Malatestiana Antica, ma è anche una bella storia italiana che, con uno scarto dalla quotidianità e citando il tempo straordinario del nostro rinascimento, ha vissuto un’impresa indimenticabile.

Alberto Cosentino

Claudio Cavalli, ideatore e direttore artistico del progetto Artexplora, organizzazione e coordinamento

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EROICO MANO-


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The Heroic Manuscript 2015 was an anniversary year in Cesena: the Biblioteca Malatestiana Antica, memory of the world and a unique beauty of the humanistic era, celebrated 550 years as a public and civic library, a matter of great historical and cultural significance that we proposed to celebrate in an extraordinary way. If the library full of precious manuscripts was a present from Malatesta Novello, the city could give something in return: something big enough to involve thousands of hands, passions, and people of every age and culture, rich in works of contemporary art, writing, artisanal knowledge and technical invention. We thus proposed an unprecedented undertaking, the completion of the “Heroic Manuscript”: a book made entirely by hand, whose pages would be 1.40 by 2.10 meters. We chose the “heroic” adjective because it was fitting for the path we faced that involved research in unexplored territory, the likes of which happen in heroic stories where travels take us to destinations beyond our knowing. The text, based upon existing historical publications, is an 18 episode narration of what the city did to protect and give value to its library. The copyists were students from the Cesena schools of every grade and level, who “copied” these stories into an entire humanistic calligraphy, elegant and easy to read. The big “miniatures”, the cover, and the large paintings were accomplished by 24 professional artists from around Romagna, while the 82 smaller illustrated capitals were done by the schoolchildren, coordinated by the artists. For the “Heroic Manuscript” we wanted to create an original work, a thing of beauty, that evokes the ancient codes in its structure while being contemporary in its imagery and contents, strong enough to challenge the gods of time and forgetfulness, while being able to be a narration to future generations of what the city and its inhabitants are like, with their ancient identifying spirit deep within the Malatestiana Antica. All of this, alongside the challenge of doing something difficult and never done before – that the youth can tell their children and grandchildren about – has opened the doors to the astonishment, smiles, and enthusiastic participation of citizens of all ages. They’re more than happy to give something: particular abilities, knowledge, time, money, materials, or just to lend a hand. An attentive observer can thus find in the pages of the “Heroic Manuscript” the pleasure of shortening the distances between everyday life and our desire for beauty, art, knowledge, ability, and inventive genius that is hidden behind the faces and jobs of the everyday people of this Romagna, now at the margins of planetary empires. This work of art, which also achieved an important Guinness World Record, “The Latest Manuscript of the World”, is a lot of things put together: both a work of art and a story about art and literature, an element that gives value to the Malatestiana Antica, and also a nice Italian story that, through a slice of life of the extraordinary times of our Renaissance, has lived through an unforgettable endeavor.

Olivia Marani Si è perduto nella lettura di libri manoscritti fino a dimenticare la propria vita quotidiana, gli amici, la casa da dove era partito: è stato come immergersi in petali di fiori, freschi di profumi.

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Cenacolo

Belgioioso

RITRATTI E CARICATURE MILANESI a cura di Fernando Mazzocca

Sguardi dal Risorgimento “Chi sarei stato se non avessi potuto vedere gli occhi di coloro che vissero prima di me?” Aleksandr Sokurov

Teatro Galli

piazza Cavour Rimini

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Mi è più volte capitato di ragionare sul fatto che ben poche materie naturali abbiano la proprietà di riflettere. Lungo l’arco di millenni l’umanità ha potuto specchiarsi quasi solo nell’acqua ferma di uno stagno, nelle pozzanghere formatesi dopo una giornata di pioggia o nei recipienti costruiti dal primario ingegno. Solo dopo lunghi e imperfetti tentativi è riuscita, dall’acquisito dominio dei metalli, a ottenere superfici riflettenti e somiglianti alla visione diretta della realtà. Viene da chiedersi quale percezione avessero di se stesse le persone che vivevano in assenza di quelle misteriose protesi della vista che ci restituiscono le nostre sembianze.


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Giuseppe Palanti Ritratto di Ludovico Pogliaghi Milano, Giorgio Baratti Antiquario 211


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E se per un caso fortuito la natura non avesse concesso a quelle poche materie questa proprietĂ , cosa ne sarebbe stato del mondo? Di certo la nostra vita sarebbe diversa senza nemmeno quel giornaliero appoggio, che talvolta ci rassicura, mentre in altri casi inquieta. Nonostante i successi tecnologici effettuati in questo campo resta il fatto che ognuno di noi vede piĂš spesso gli altri e in certi casi finisce per conoscerli meglio della stessa propria persona. Forse le espressioni piĂš salienti e spontanee del nostro volto ci sono ignote, mentre risultano accessibili, abituali, per chi ci sta vicino. 212

Enzo Morelli? Caricatura di Zanoni col mal di denti Milano, Giorgio Baratti Antiquario

Achille Beltrame Ritratto di Mario Bettinelli Milano, Giorgio Baratti Antiquario


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Magari proprio quelle che formano un giudizio nel nostro prossimo, che le fanno innamorare o le fanno allontanare da noi. La storia millenaria del nostro continente ha assecondato, coltivato e favorito l’arte del ritratto, in maniera maggiore e più sistematica di quanto non abbiano fatto altre culture, altri popoli. Certe religioni hanno finito per limitare o per mettere al bando, assieme alle immagini del divino, anche la raffigurazione umana, la sua parvenza. Dalla scultura funeraria della Roma repubblicana fino ai giorni nostri, ogni epoca ha potuto trasmettere lo sguardo e le espressioni di un’umanità che mutava. Forse nessun documento storico, meglio di un ritratto, riesce a restituirci l’imponderabile spirito del tempo, assieme ai caratteri di un individuo, irripetibili nella loro essenza. È a partire dal singolo che talvolta si può risalire ad una dimensione plurale. Poter vedere insieme, uno accanto all’altro, più di cento singoli ritratti di importanti personaggi vissuti in una stessa città e nella medesima epoca, ci permette allora di immergere il pensiero in uno snodo cruciale della nostra memoria storica e artistica. Avere poi ancora intatti, ancora uniti in un’unica raccolta, i volti esperti e fieri di coloro che, in quel tempo e in quel luogo, sapevano ritrarre il volto degli altri, costituisce una fortuna ulteriore e un patrimonio di valore incalcolabile. Palazzo Belgioioso, a Milano e nella stagione risorgimentale, ospitava un cenacolo di artisti che, per proprio statuto aggiungeva alle pareti, il ritratto di ogni nuovo iscritto al circolo della patriottica. Artisti che ritraevano altri artisti dunque, che facevano da specchio nobile ad amici in posa. Il piglio, l’espressione pensante, il taglio della capigliatura, la cura dei baffi o della barba, il colletto inamidato e la vivezza delle pupille, fanno di questi volti un distillato dei singoli caratteri, ma nell’insieme un repertorio acuto e puntuale del senso morale e politico di alcune generazioni di italiani.

Carlo Stragliati Ritratto di Alessandro Mazzuccotelli Milano, Giorgio Baratti Antiquario

Enzo Morelli Ritratto di artista Milano, Giorgio Baratti Antiquario

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Questa serie di visi nitidi e sereni, colti nella dimensione feriale di una serata passata a discutere, con un bicchiere a portata di mano e il sigaro che forse li attendeva fumante nel portacenere, ai miei occhi significano molto di più degli stipati dipinti dalla tematica storica, che interpretano episodi del risorgimento nazionale, che dispiegano in immagine la retorica civile e politica del tempo. Con una straordinaria sintesi espressiva, colta nella sobrietà di un unico strumento d’indagine costituito da una matita nera, da un gessetto bianco per i punti di massima luce, col semplice supporto di un foglio di carta color pastello e con la dovizia di uno sguardo attento e misurato, si svolge la disciplina elegante di questi ritratti lombardi. Una eleganza che dall’aristocrazia intellettuale si declina verso i connotati dell’incipiente mondo borghese, quasi senza soluzione di continuità. Tutto questo, grazie alla quantità dei volti ritratti, assume qualcosa di filmico, nel suo insieme. Si forma una specie di documentario che mette in sequenza le fisionomie e i pensieri, le attitudini e il temperamento di una schiera di pittori e di scultori che hanno segnato il gusto e il costume di una capitale culturale e politica tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo. Massimo Pulini

Gazes from the Risorgimento Whom would I have been if I could not have seen the eyes of those who lived before me? Aleksandr Sokurov I’ve often thought about how very few natural substances have a reflective property. For thousands of years, humanity has only been able to see its reflection in the still water of a pond, in puddles after the rain, or in receptacles built by knowledgeable artisans. Only after many imperfect tries have we been able, through our dominion over metal, to obtain reflective surfaces that resemble our direct vision of reality.

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It’s natural to ask ourselves what perception these people had of themselves, living in absence of these mysterious visual prostheses that give our semblance back to us. And if by some fortuitous case, Nature had not granted this property to those few materials, what would have been of our world? Our life would certainly be different without that daily support, which sometimes reassures us, and other times disturbs us. Despite our technological successes in this field, the fact remains that every one of us sees other people more often, and can sometimes know them better than themselves. Perhaps the most salient and spontaneous expressions of our face are unknown to us, while they’re accessible, habitual, for those around us. Maybe they’re just what makes an opinion in our neighbors, making them fall in love or ostracize us. The millenary history of our continent has indulged, nurtured, and favoured the art of portraiture, in a greater and more systematic way than other cultures or peoples have done. Certain religions have even limited or banned human depiction, along with divine images or semblances. From the Roman funerary sculpture of the Republic until modern day, every era has been able to pass down the expressions of a mutable humanity. Perhaps no other historical document, better than portraiture, can give us a glimpse of time’s imponderable spirit, along with the characteristics of an individual, unrepeatable in their essence. It’s starting from the singular, that sometimes one can rediscover the plural. To be able to see together, one next to the other, more than one hundred single portraits of important people that lived in the same city in the same era, allows us to immerse our thought in a crucial node of our historic and artistic memory. To add to this fortune and this priceless heritage, we have the faces of proud experts that, in past times and places, knew how to depict the faces of others. Palazzo Belgioioso, during the Risorgimento in Milan, had a circle of artists who, of their own accord, made portraits on the walls for every new arrival in this patriotic group.


Giuseppe Palanti Caricatura della serie Le nostre modelle Milano, Giorgio Baratti Antiquario

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Artists depicting other artists then, who made their posing friends look like noblemen. The look, the thoughtful expression, the haircut, the curated beard and moustache, the starched collars and lively eyes, all distilled these faces into singular characters, and together they create an acute and punctual repertoire of the morals and politics of those Italian generations. This series of clear and serene faces, caught in the weekday attitude of a night spent discussing, perhaps with a glass at hand and a cigar in the ashtray, is worth much more to me than the constrained paintings of historical themes, that depict episodes of national Risorgimento, deploying through imagery the civil and political rhetoric of the time. With extraordinary expressive summary, captured with the sobriety of only one black pencil, or white chalk for the lightest parts, with the simple support of a pastel sheet of paper and with the wealth of a measured and attentive gaze, the elegant discipline of these Lombard portraits came to be. An elegance that spirals from the intellectual aristocracy towards the burgeoning world of the bourgeoisie, nearly seamlessly. All of this thanks to the numerous portraits that almost seem like a film, when taken all together. A type of documentary is formed that puts physiognomy and thought in sequence, attitudes and temperaments of a crowd of artists and sculptors that marked the tastes and customs of a political and cultural capital between the end of the 19th century and the beginning of the 20th century.

M. P.

Francesco Bruneri? Caricatura di Ernesto Pirovano Milano, Giorgio Baratti Antiquario 215


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Il volto dell’Ottocento Fernando Mazzocca Questa straordinaria galleria di ben centoquarantaquattro ritratti, miracolosamente sopravvissuta nella sua integrità grazie ad un provvidenziale intervento di tutela e alla sensibilità del suo attuale proprietario, Giorgio Baratti, alla dispersione del patrimonio artistico appartenuto ad una gloriosa istituzione ambrosiana, la Società degli Artisti e Patriottica, rappresenta una testimonianza fondamentale non solo per ricostruire la fisionomia artistica, ma anche il volto, attraverso l’immagine dei protagonisti della vita culturale, di Milano nella seconda metà dell’Ottocento.

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In un momento in cui, dopo l’unità d’Italia che proprio qui era stata faticosamente e eroicamente costruita, la città diventava la guida del progresso della giovane nazione che ambiva ad entrare nella modernità e a mettersi al passo con l’Europa industrializzata. Sono molti gli elementi che hanno contribuito a creare il mito della “capitale morale” – definizione suggestiva che rende bene il ruolo storico di Milano tra Otto e Novecento - , come sono stati moltissimi gli uomini che sono stati protagonisti di tale eccezionale congiuntura. Questi ritratti, che vengono qui presentati per la prima volta nella loro completezza, ci restituiscono, attraverso la superba qualità e –come vedremo- una impressionante verità, la memoria di alcuni di loro e a saperli guardare bene riescono a raccontarci anche i caratteri e le storie personali. Un grandioso e quasi epico “come eravamo” emerge e si delinea attraverso i tratti fieri e fermati nell’attimo di questi volti consapevoli, di una bellezza virile che rimanda sempre anche ad una forte dimensione interiore, ad una tensione che doveva essere proprio quella di quegli anni eroici, impegnati a creare, anche attraverso l’arte e la cultura, una società migliore. E al proposito queste facce intense, fermate su fragili fogli di carta da un disegno prodigioso, sembrano registrare insieme alle attese e alle speranze, anche le immancabili delusioni, nel percorso di una storia non sempre lineare, finita anche nella tragedia, se pensiamo come il vecchio secolo sarà chiuso proprio a Milano dalle cannonate fatte sparare sulla folla dal famigerato Bava Beccaris e quello nuovo sarà aperto dall’uccisione, a Monza, del secondo re d’Italia Umberto I. Questo insieme così cospicuo per numero e qualità, copre l’arco di quasi un secolo.

...Oltre a questa magnifica galleria dei ritratti è sopravvissuta alla dispersione del ricco patrimonio artistico della Società degli Artisti e Patriottica un’altra serie grafica che, se non pari all’altra per qualità e importanza storica, rimane tuttavia un’importante testimonianza della ininterrotta vitalità di un’associazione che ormai vantava origini antiche. Era sorta infatti dalla fusione avvenuta nel 1875 della Società Patriottica, nata addirittura nel 1776 nel solco della formidabile politica di riforme della Milano teresiana e proiettata soprattutto alla promozione degli studi di agricoltura e comunque su un versante scientifico, e la Società Milanese degli Artisti, sorta invece nel 1844 in un momento in cui Milano era indiscutibilmente il maggiore centro italiano dell’arte contemporanea grazie al prestigio dell’Accademia di Brera e delle mostre annuali che vi venivano allestite. La nuova Società degli Artisti e Patriottica ampliava quindi gli orizzonti, spostandosi progressivamente dall’impegno politico, che aveva caratterizzato soprattutto negli anni del Risorgimento la Patriottica, a quello culturale, nell’intento di conciliare i prevalenti interessi artistici con quelli scientifici e letterari. Per capire una fisionomia, destinata a durare anche nel corso del Novecento, va notato come la sua attività fosse articolata in diverse sezioni speciali. Prima di tutto la Scuola del Nudo e del Costume, retaggio di una formazione accademica ritenuta ancora fondamentale, poi quella delle Arti Fotografiche e della Musica. Mentre rivestivano un carattere più mondano e legato alla vita societaria le sezioni del Gioco degli Scacchi e della Scherma, quest’ultima particolarmente attiva e frequentata. Ma va ricordata anche la biblioteca ricca di ventimila volumi, ormai dispersa, ma che sarebbe ora per noi una testimonianza fondamentale per ricostruire la cultura e la vocazione della Società diventata nel Novecento, come ha sottolineato il Maggi rievocandone nel 1925 la storia, una sorta di club intellettuale a vocazione moderna frequentato da duemila soci di diversa estrazione e fede politica. Mentre la galleria dei ritratti restituisce, attraverso il volto degli artisti che l’hanno frequentata, la storia dell’associazione nella seconda metà dell’Ottocento e nei primi quattro decenni del secolo successivo, questa raccolta di caricature assume più una testimonianza della dimensione mondana prevalente appunto negli anni venti e trenta del Novecento, quando anche per ragioni storiche l’impegno politico e militante veniva a spegnersi. Fernando Mazzocca


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Giuseppe Palanti Caricatura della serie Le nostre modelle Milano, Giorgio Baratti Antiquario 217


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«Umanizzata e amorevole forma»

a cura di Fausto Battistel, Sonia Fabbrocino, Alessia Gattei (Italia Nostra sezione di Rimini)

Teatro Galli piazza Cavour Rimini

Sezione trasversale verso l’ingresso del teatro, acquerello, 65,7x98,6 cm (Biblioteca civica d’arte Luigi Poletti)

Luigi Poletti Architetto

Luigi Poletti Architetto, Ingegnere (Modena 1792 – Milano 1869) è l’ultimo rappresentante della scuola romana di architettura; esponente di rilievo del neoclassicismo, corrente artistica ispirata all’arte del mondo classico, nata dagli studi di Winckelmann dalla seconda metà del ‘700 (architettura, pittura e scultura), è orientato all’estetica purista che guarda gli archetipi greci, romani e rinascimentali e li pone a modello del proprio operare.

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L’originalità stilistica polettiana è nella purezza delle geometrie, nella nitidezza delle forme, nella cura del dettaglio e della rifinitura che non è mai fredda, ma sempre “umanizzata” e “amorevole”. (Cfr. Luigi Poletti, “Intorno all’architettura moderna”, Roma, 1861). L’invenzione non come copia pedissequa dei classici greci, ma come “poiesi” dell’artista che reinterpreta il passato dandogli nuova vita attraverso l’utilizzo e la combinazione di diversi elementi, come novità all’interno dei teatri, nel rispetto delle linee puriste e delle proporzioni dell’arte classica in una nuova modernità. 219


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Prospetto principale, acquerello, 63,5 x 96,2 cm (Biblioteca civica d’arte Luigi Poletti)

La novità è nella spazialità armoniosa, nell’eleganza inconfondibile dei profili, nell’attenzione alla luce e ai suoi effetti sulle masse sempre modulate e musicali. La luce naturale è usata con sapienza per modellare con semplicità le forme importanti dei volumi alleggerendone la massa. Per raggiungere un’eleganza ed un’ariosità spaziale studiata con attenzione e originalità. Il risultato è di una bellezza unica. Esiti di assoluta originalità e di bellezza Poletti li raggiunge nell’architettura teatrale. Italia Nostra Rimini propone i disegni originali del progetto, per favorire la comprensione e la lettura di una delle opere più importanti della città. Il percorso dell’esposizione, realizzato grazie alla collaborazione con la Biblioteca civica d’arte Luigi Poletti di Modena che conserva uno straordinario patrimonio di disegni polettiani, illustra cronologicamente l’ideazione del Teatro Galli, dalla scala urbana, passando ai prospetti esterni fino alle sezioni interne ed ai dettagli decorativi. Elaborati grafici a china, matita ed acquerello, offrono la possibilità di osservare e valutare la coerenza e l’attenzione posta alla realizzazione dell’opera. Le tavole rappresentano uno spartito musicale armonioso e completo. Rappresentano la cultura e la sensibilità di Luigi Poletti che è stato capace di fondere le conoscenze del passato, applicarle nel presente con spirito attuale e renderle immortali nel futuro con raffinata e proporzionata eleganza; 220


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Sezione longitudinale, acquerello, 66,6 x 99,5 cm (Biblioteca civica d’arte Luigi Poletti)

inserendo con discrezione e sapienza un volume rilevante in uno spazio della città importante per la presenza di opere come la vecchia pescheria del Buonamici, la Fontana della Pigna citata da Leonardo e la Rocca Malatestiana di Brunelleschiana memoria. I disegni allestiti all’interno del Galli, non rappresentano solo prodotti finali di una progettazione, utile unicamente ad una messa in mostra ma rappresentano il punto di ripartenza nella conoscenza del nostro patrimonio storico culturale che dal 1943, le bombe della seconda guerra mondiale distrussero ed in particolare gran parte del Teatro Comunale di Rimini. Il merito di Luigi Poletti raggiunto grazie anche alla sapienza nell’arte del disegno, è proprio quello di aver arricchito il profilo della città di Rimini con una proposizione eccellente in grado di rapportarsi alle già citate presenze con «Umanizzata e amorevole forma». Fausto Battistel, Sonia Fabbrocino, Alessia Gattei Italia Nostra Rimini, con la collaborazione delle sezioni di Italia Nostra Modena, Italia Nostra Vallate Rubicone e Uso 221


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Luigi Poletti Architect, Engineer (Modena 1792 – Milano 1869) is the last representative of the Roman school of architecture; a major exponent of Neoclassicism, an artistic trend inspired by the Classic world, born from Winckelmann’s studies in the second half of the ‘700 (architecture, painting, sculpture), it’s focused on purist aesthetics such as Roman, Greek, and Renaissance archetypes, making them the model of new art. The stylistic originality of Poletti’s work is in the purity of his geometries, the clarity of his shapes, in the attention to detail and finishing touches that are never cold, but “humanized” and “affectionate”. (Cfr. Luigi Poletti, “Intorno all’architettura moderna”, Roma, 1861). Invention isn’t a servile copy of Greek classics, but the artist’s creative act that reinterprets the past, giving it new life through the use and combination of diverse elements, like novelty within theatre, while respecting the purist lines and proportions of classic art in a new modernity. Novelty can be found in harmonious spaces, in the unmistakable elegance of profiles, in the care for light and its effects on the modulated and musical masses. Natural light is used intelligently to easily mold important shapes, thus lightening their weight in order to achieve an elegance and spacial airiness that’s carefully studied and original. The result is unparalleled beauty. The result of absolute originality and beauty, which Poletti creates in theatrical architecture. Italia Nostra Rimini exhibits the original designs of the project, to allow a better reading and comprehension of one of the most important city works. The exhibition, realized thanks to the collaboration with the Biblioteca civica d’arte Luigi Poletti of Modena that preserves an incredible heritage of Poletti’s designs, chronologically illustrates Teatro Galli’s conception, from the urban scale, passing on to the exterior, and then into the internal sections and decorative details.

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Elaborate designs in china, pencil and watercolor, offer the possibility to appraise the coherence and attention required to complete this work of art. This represents Luigi Poletti’s culture and sensibility, in that he was able to fuse his knowledge of the past and apply it to the present with a modern spirit, rendering it immortal for the future with elegantly refined proportions; inserting with discretion and wisdom a relevant volume in a part of the city that’s important for plays such as the Buonamici old fishery, the Fontana della Pigna cited by Leonardo, and the Rocca Malatestiana of Brunelleschian memory. The designs that trim the interior of the Galli don’t only represent the final product of this planning, but also represent a new starting point in the knowledge of our historical and cultural heritage. During Second World War, in 1943, bombs destroyed much of our heritage, and particularly most of Rimini’s Communal Theatre. Luigi Poletti’s worth is also due to his foresight in art and design, as he truly enriched Rimini’s profile with excellent proposals that were able to relate to the aforementioned presences with «Humanized and Affectionate Form». Fausto Battistel, Sonia Fabbrocino, Alessia Gattei Italia Nostra Rimini, with the collaboration of the IN- Modena and IN -Vallate Rubicone and Uso sections


Sezione trasversa al livello della bocca scenica e studio di sipario, matita, 77,0 x 55,0 cm (Biblioteca civica d’arte Luigi Poletti)

Particolare del capitello, scala 1:1 matita, 80,0 x 55,0 cm (Biblioteca civica d’arte Luigi Poletti)

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ERICH TURRONI SINAPSI “L’aria è il fiato di tutto quello che è stato.” Mariangela Gualtieri Nelle scale di Palazzo Garampi, che portano alla residenza comunale riminese e nei corridoi che precedono la Sala della Giunta, si è allestita una selezione di opere di Erich Turroni. Parlano di disegno sia i dipinti resinosi che le installazioni scultoree, facendo convergere sul tema grafico le molteplici declinazioni della sua attività creativa. Un uomo accovacciato, in una posa ancestrale, soffia in una cerbottana che trasforma il fiato in un disegno aereo. C’è qualcosa di primordiale nella scena, vengono evocati rituali magici e si è spinti a dare un’accezione spirituale a quest’opera che insegue la traccia del pneuma e del pensiero. Anche le evanescenze immerse nei blocchi di resina trattano il disegno come un archetipo, come fosse una memoria della creazione, immersa in un lago d’ambra fossile.

Erich Turroni - Sinapsi

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Complesso degli Agostiniani

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PHOTO © EMILIO SALVATORI

via Cairoli,44 RIMINI


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EXHIBITIONS/ Vie di Dialogo Luca Caccioni e Massimiliano Fabbri

(re)presenting music intorno al di-segno musicale

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a cura di claudia collina, massimo pulini in collaborazione con Ist. per i Beni Artistici Culturali e Naturali della Regione Emilia-Romagna

VIE DI

DIALOGO LUCA CACCIONI E MASSIMILIANO FABBRI Complesso degli Agostiniani via Cairoli, 44 Rimini

L’Istituto Beni Culturali, ha promosso una collaborazione tra istituzioni pubbliche per la conoscenza, la valorizzazione e la fruizione del patrimonio artistico della contemporaneità presente sul territorio regionale, al fine di sostenere sempre più l’integrazione nella società della pluralità di espressioni artistiche odierne con un offerta culturale scientificamente qualificata, al fine di creare una rete di virtuosa collaborazione istituzionale ed incremento delle collezioni museali pubbliche ai sensi del Patto per l’arte contemporanea stilato dalle Regioni nel 2003. Da una intesa comune, siglata nel 2006, scaturiva il progetto “Rassegna d’Arte biennale VIE DI DIALOGO”, manifestazione che si pone l’obiettivo di valorizzare le espressioni artistiche di qualità presenti in Emilia-Romagna e selezionati, di volta in volta, da un Comitato scientifico. Dal 2011 la rassegna è ospitata dal Comune di Rimini che si fa promotore del progetto, unitamente a IBC come ente organizzatore, itinerante tra le sedi espositive della città. Il comitato scientifico risulta, da quella data in poi, così composto: Laura Carlini Fanfogna, Claudia Collina, Massimo Pulini, Davide Benati, Marco Pierini e Claudio Spadoni. Con la direzione artistica di Claudia Collina (IBC) e Massimo Pulini (Comune di Rimini) il progetto prevede il confronto espositivo, ma non solo, di due artisti che sappiano dialogare insieme attraverso il loro lavoro, parallelo e tangente, durante il processo di creazione della mostra e del catalogo, liberando nuove energie scaturite dalla reciproca collaborazione artistica; affinché “il dialogo dell’arte può così divenire anche il dialogo delle istituzioni, la “via” di un’operosa ed intelligente collaborazione” (E. Raimondi, Presentazione, Vie di dialogo, 2006). Come afferma il Presidente di IBC, Angelo Varni, “attraverso Vie di dialogo le istituzioni culturali, sia quella regionale dell’IBC, sia quella comunale di Rimini che ospita la rassegna, formano a cadenza biennale un singolare osservatorio, che non intende sancire graduatorie di valore, semmai analizzare alcuni casi emblematici del panorama artistico, per acquisire e affinare gli strumenti della conoscenza per comprendere gli orizzonti della cultura in continua trasformazione.” 228


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Massimiliano Fabbri, Respiro, 2009, olio su tela, cm 100x100. Foto Daniele Casadio 2016

L’edizione del 2016 coincide, con la seconda Biennale Disegno Rimini, all’interno della quale viene ospitata, in virtù di una scelta della commissione ricaduta su due artisti che hanno una singolare relazione con il disegno e con il supporto cartaceo. Luca Caccioni, da anni, lavora su grandi cartoni di scena, recuperati dal mondo del teatro. Le sue opere sembrano allora trasudare dalla storia, da un vissuto della materia che diviene un diaframma percettivo e semantico aldilà del quale si svolge l’azione dell’immagine. Nelle opere di Massimiliano Fabbri emerge una urgenza di catalogazione affettiva, messa in campo con grandi tavole sinottiche che parlano dei tre regni terrestri. Entro quella marcata e ossessiva stratificazione sembra comporsi la forma di un immenso cervello, di un infinito labirinto enciclopedico. 229


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DIALOGUE WAY LUCA CACCIONI and MASSIMILIANO FABBRI The Cultural Heritage Institute has encouraged collaboration among public institutions of knowledge, as well as the valorization and fruition of modern artistic heritage present in the region, with the goal being to further integrate the plurality of artistic expressions in society today with scientifically qualified cultural proposals, in an attempt to create a network of virtuous institutional collaboration. All this is done to increase public museum collections according to the “Pact for contemporary art", drafted by the Regions in 2003. From a common understanding, announced in 2006, began the project “Rassegna d’Arte biennale VIE DI DIALOGO”, a manifestation with the goal of giving value to the artistic expressions present in Emilia-Romagna and elsewhere, one by one, through a Scientific Committee. This exposition has been hosted by the Municipality of Rimini since 2011, who is the main promoter of the project along with IBC, the organizing entity, as it travels between the city’s exhibitions. The scientific committee, from that date onwards, has been composed of: Laura Carlini Fanfogna, Claudia Collina, Massimo Pulini, Davide Benati, Marco Pierini, and Claudio Spadoni. With Claudia Collina (IBC) and Massimo Pulini’s (Comune di Rimini) artistic direction, the project expects an artistic comparison between two artists that know how to converse through

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their work, both parallel and tangential, during a creative process of exhibition and catalogue, freeing new energies born from this reciprocal collaboration; “artistic dialogue can then become institutional dialogue, the “method” of a diligent and intelligent collaboration.” (E. Raimondi, Presentazione, Vie di dialogo, 2006). As the President of the IBC, Angelo Varni, affirms, “through Methods of Conversation, cultural institutions, both regional ones such as IBC as well as the Municipal ones present in Rimini, will form a singular observatory biannually. The intent is not to sanction rankings of value, but to analyze certain emblematic cases in the artistic landscape in order to acquire and refine the instruments of knowledge to better understand our continually shifting horizons of culture.” The 2016 edition coincides with the second Biennale Disegno Rimini, and will be hosted within this event, in light of the committee’s choice that fell upon these two artists that have a singular relation with drawing and the paper medium. Luca Caccioni, for years, has worked on big scenic pages, retrieved from the world of theater. His works seem to ooze with history, as his lived in materials become a perceptive and semantic diaphragm beyond with the action of the images are done. In Massimiliano Fabbri’s work, there emerges an urgency of affectionate categorization, put in action with great synoptic tables that speak of the three earthly kingdoms. Within this obsessively marked stratification, the shape of an immense brain seems to form, like an infinite encyclopedic library..


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Luca Caccioni, Ninfeo.(alma sei del tuo sembiante) Atto IV, 2016 carta garza tessuto carbone su tela, cm 380x255 Foto Andrea Scardova (IBC), 2016.

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(Re) Presenting music: intorno al di-segno musicale 232

Cristian Gentilini, M51 (per flauto in Sol e clavicembalo) (2010)

a cura di Emiliano Battistini in collaborazione con Galerie Mario Mazzoli Berlino

Istituto Musicale G. Lettimi via Cairoli, 44 Rimini


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Sylvano Bussotti, Rara Eco Sierologico,1964, ink on paper

In occasione della seconda edizione della Biennale del Disegno, la mostra collettiva (Re)Presenting Music: intorno al di-segno musicale si propone come luogo di riflessione sui rapporti tra musica e arti visive. Luogo principe di tale incontro è la partitura dove il segno grafico ha da sempre mediato tra visione e audizione della musica, ponendo problemi creativi e interpretativi. Nella sua posa in partitura il segno musicale si fa di-segno: dai neumi della musica antica alle partiture grafiche novecentesche la scrittura musicale oscilla in maniera fertile tra chiarezza e complessità, interrogando il musicista sulla propria pratica di lettura ed esecuzione della musica. Il fascino della scrittura musicale arriva anche a chi non sa leggerla, a chi ne apprezza semplicemente la veste grafica, la grafia, il significante, di là dal significato. Ciò è accaduto ad esempio alle partiture grafiche di John Cage che i pittori Robert Rauschenberg e Jasper Johns hanno esposto come quadri nella New York anni ’50 e accade ancora oggi alle pagine musicali dei codici medievali che, esposte nei musei, vengono apprezzate più per la loro qualità grafico-visiva che per i canti a cui rimandano.

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È per sondare i territori intorno a questa idea che si è chiesto alla Galerie Mario Mazzoli di Berlino e ai suoi compositori la possibilità di ripresentare a Rimini la notevole mostra (Re)Presenting Music#2 che, dal 12 settembre al 17 ottobre 2015, ha offerto nella capitale tedesca un percorso sulla relazione tra musica pensata, musica scritta e musica eseguita, interrogandosi proprio sul rimando opaco tra questi “passaggi di stato”, un rimando a volte felice a volte purtroppo tragico. Infatti, la mostra berlinese prendeva spunto da un aneddoto: si dice che dopo la prima del suo Per Orchestra, Franco Donatoni tentò di suicidarsi, deluso dalla performance, che visse con vergogna come un pubblico fallimento. Secondo Mario Mazzoli, curatore della mostra, tale storia ci porta a riflettere sulla disgiunzione tra la creazione dell’artista, come egli se la dipinge in mente, e il modo in cui questa è trasmessa e percepita dagli altri (soprattutto nel caso della performance musicale): ci interroga sulle particolari soluzioni che i compositori concepiscono per tradurre i loro pensieri musicali in elementi visivi, nella speranza che i performer saranno poi in grado di riprodurre accuratamente tali pensieri. Queste riflessioni rimangono per la riproposizione riminese, dal semplice titolo (Re)Presenting Music, che a partire dal nucleo della mostra di Berlino espone una collezione di opere di compositori contemporanei con stili e poetiche differenti – per età, formazione e carattere – ma accomunate dal confine sfumato tra segno musicale e segno grafico: scrittura musicale e scrittura grafica non si configurano come poli opposti di una rigida dicotomia ma campi di azione che permettono una serie infinita di mosse creative fruttuosamente ibride e contaminate. Superfici di incisione del pensiero musicale e luogo di condensazione del lavorio creativo dei compositori, le partiture esposte testimoniano del loro doppio aspetto grafico-visivo e acustico-sonoro e, soprattutto, della messa in relazione di questi due aspetti. Per questo infine, a mio avviso, il titolo (Re)Presenting Music: è proprio al segno grafico-musicale a cui chiediamo il compito di rimandare, di rappresentare la musica, e al contempo di presentarla al più largo pubblico. Opere di: Sylvano Bussotti, Martin Daske, Agostino Di Scipio, Cristian Gentilini, Antonio Giacometti, Adriano Guarnieri, Christina Kubish, Roberto Paci Dalò, Franco Donatoni, Marianthi Papalexandri-Alexandri, Maurizio Pisati, Roberto Pugliese, Raffaele Sargenti, Stefano Trevisi, Andrea Valle, Marco Visconti-Prasca, Iannis Xenakis. Un sentito grazie va a Mario Mazzoli della Galerie Mario Mazzoli, Berlino (GER), per la sua cortese disponibilità.

Emiliano Battistini

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In occasion for the second edition of the Biennale del Disegno, the collective exhibition (Re) Presenting Music: about musical (draw) ing proposes itself as a place to reflect upon the relationship between music and visual art. The main place this encounter occurs is on musical sheets, where graphical signs have always mediated between seeing and hearing music, offering us creative and interpretative issues. The position of notes on a sheet “draw” music; from ancient music to the graphically ornate sheets of the 900’s, musical scripture oscillates in a fertile way between clarity and complexity, questioning the musician about his own practice of reading and executing music. This fascination with musical scripture also comes to those who can’t read it, those who merely appreciate its art, importance, and calligraphy, apart from its meaning. This happened, for instance, to John Cage’s musical sheets that painters Robert Rauschenberg and Jasper Johns made into exhibits as paintings in New York in the 50’s, and it happens today to musical sheets from medieval tomes that, held in museums, are appreciated more for their graphical-visual qualities than the music they contain. The Galerie Mario Mazzoli of Berlin was asked to research the contours of this idea, giving its composers the chance to represent Rimini in the notable exhibition (Re)Presenting Music#2 which, from the 12th of September to the 17th of October 2015, offered a course in the German capital on the supposed relationship between music we think of, written music, and performed music, while asking questions about this opaque space between these “changes of state” which are sometimes happy and sometimes tragic. In fact, the exhibition in Berlin began as an anecdote; it’s said that after the first performance of Franco Donatoni’s “Per Orchestra”, he attempted to commit suicide, so disappointed he was with it, instead of living life in the shame of public failure. According to Mario Mazzoli, curator of the exhibition, this story brings us to reflect upon the disjunction between the artist’s creation, as he perceives it within his mind, and the way that it is then transmitted and perceived by others (especially in the case of musical performances). The question arises around particular solutions that composers conceive of to translate their musical thoughts into visual elements, in the hope that the performers will then be able to accurately reproduce these thoughts. These reflections remain for the proposal of this project in Rimini, with the simple title (Re)Presenting Music, that starts with the core of the Berlin exhibit with a collection of works by modern composers with different poetic styles – due to either age, education, or personality – that are yet linked by the blurred boundaries between musical and graphical signs. Musical and literary writing are not opposite poles in a rigid dichotomy, but fields of action that allow an infinite series of creative moves that self-contaminate and transform into hybrids. Surfaces of incision of musical thought and a place where creative work condenses, the sheets on display are testimonials of their dual aspects as graphicalvisual and acoustic-sonorous, and above all speak to the relationship between these aspects. Because of this, in my opinion, the title (Re)Presenting Music: is a true graphical-musical symbol that we ask to represent music, while presenting it to the public at large. Works by: Sylvano Bussotti, Martin Daske, Agostino Di Scipio, Cristian Gentilini, Antonio Giacometti, Adriano Guarnieri, Christina Kubish, Roberto Paci Dalò, Franco Donatoni, Marianthi Papalexandri-Alexandri, Maurizio Pisati, Roberto Pugliese, Raffaele Sargenti, Stefano Trevisi, Andrea Valle, Marco Visconti-Prasca, Iannis Xenakis. Heartfelt thanks goes to Mario Mazzoli and the Galerie Mario Mazzoli, Berlin (GER), for their courteous availability. Emiliano Battistini

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PHOTO Š GILBERTO URBINATI

della confraternita di san girolamo

Oratorio di San Giovannino

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EXHIBITION/ Cesare Pronti il disegno dipinto

via Dante,18 RIMINI

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Cesare Pronti, Martirio di Sant’Agata, Milano, Giorgio Baratti Antiquario

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Cesare Pronti

Il disegno dipinto

Cesare Pronti Storie della vita di San Girolamo Tentazione e penitenza Rimini, Oratorio di San Giovannino foto di Gilberto Urbinati

a cura di Alessandro Giovanardi e Ivana Balducci

Oratorio di San Giovannino via Dante, 18 Rimini

La confraternita riminese di San Girolamo custodisce, nell’oratorio settecentesco di San Giovannino, ventisei deliziosi monocromi di mano del pittore e frate agostiniano Cesare Pronti (Cattolica 1626 - Ravenna 1708). Realizzati intorno al 1687-88, in parte ovali ed in irregolarmente esagoni, si trovavano in origine a coronamento degli antichi stalli lignei dei confratelli. Si potrebbe parlare di veri e propri disegni eseguiti sulla tela col pennello: un discorso che va esteso al bellissimo bozzetto su carta col Martirio di sant’Agata , proveniente dalla Collezione Baratti. Erede di una delle più colte e ricche organizzazioni religiose della città, la Confraternita aveva eletto san Girolamo (345 ca. - 420), Dottore della Chiesa, a suo patrono: 239


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Cesare Pronti Storie della vita di San Girolamo San Girolamo pellegrino Rimini, Oratorio di San Giovannino foto di Gilberto Urbinati

letterato, filosofo, filologo e traduttore della Bibbia ebraica e greca nel latino efficace ed elegante della Vulgata , era considerato protettore e modello degli umanisti, capace di commisurare l’amore per le lettere al desiderio di Dio, ponendo il primo a servizio del secondo. Difatti, Girolamo, come raccontano i tondi stessi del Pronti, fu soprattutto un grande asceta e pellegrino del deserto e un uomo che, attraverso la lotta spirituale, aveva ricomposto in sé la scissione tra cultura classica e sapienza cristiana. Un esempio per i dotti confratelli riminesi, storicamente dediti all’erudizione, e una fonte ispiratrice per il monaco pittore che – pur in una commissione per certi versi minore – ha offerto qui il meglio della sua arte, riscontrandovi i pilastri della regola stessa di Sant’Agostino: il rigore ascetico, il senso del lavoro disinteressato e, soprattutto, la tensione verso «la bellezza spirituale». La vocazione grafica dei monocromi del Pronti, che offrono la stessa attenzione per il dettaglio di disegni nati per l’incisione, si riscontra nei delicati paesaggi, negli audaci scorci prospettici, nelle minuzie architettoniche, nella coltissima descrizione delle rovine, nella realizzazione meticolosa di cartigli e di lapidi incise. Le telette evocano, in vero, il sapore delle antiporte o dei frontespizi di libri coevi, splendidamente impaginati e illustrati. È proprio il dominio sofisticato della spazialità che rende le operette di Pronti nobili e suggestive, sia per il senso architettonico della classicità ereditato da Guercino, sia per la vivacità barocca che, respirando l’influsso di Carlo Cignani, gli permette di accogliere, con vivace naturalezza, presenze celesti nei luoghi concreti: il San Girolamo nello studio ne è un esempio felicissimo e suggestivo.

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Cesare Pronti Storie della vita di San Girolamo San Girolamo punito da un angelo Rimini, Oratorio di San Giovannino foto di Gilberto Urbinati

painted

drawings

Rimini’s brotherhood of Saint Jerome safeguards, in the 17th century oratory of San Giovannino, 26 delightful monochromes made by the painter and Agostinian friar Cesare Pronti (Cattolica 1626 - Ravenna 1708). Created around 1687-88, partially oval and irregularly hexagonal, they were originally placed crowning the brother’s’ ancient wooden alcoves. One could speak of real drawings made with brush on canvas: a discussion that can also be extended towards the beautiful paper sketch of the Martirio di sant’Agata , from the Baratti Collection. Inheritor of one of the most culturally rich religious organizations of the city, the Brotherhood elected Saint Jerome (345 ca. - 420), Doctor of the Church, as its patron. He was a scholar, philosopher, philologist, and translator of the Greek and Hebrew bible into the elegant and efficient Latin of the Vulgata , and was considered the protector and model of the humanists. Capable of commensurating his love for letters with God’s wishes, he put the former in service to the latter. In fact, as Pronti’s works of art depict, Jerome was a great ascetic and pilgrim of the desert, and a man who, through spiritual struggle, recombined within himself the schism between classic culture and Christian knowledge.

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He was an example for the learned Rimini brothers, historically dedicated to erudition, and was an inspiring source for the painting monk that – even in a minor commission – offered the best of his art, rediscovering the tenets of Saint Augustine’s own teachings: ascetic rigor, a detached sense of duty and, above all, the pull towards «spiritual beauty». Pronti’s graphical vocation for monochromes, which offer the same attention to detail as drawings or incisions, is found in his delicate landscapes, in his audacious perspectives, in his architectural minutiae, in his cultured descriptions of ruins, and in his meticulous depiction of title blocks and commemorative plaques. These canvases truly evoke the flavour of the covers and facades of his contemporary books, splendidly laid out and illustrated. Pronti’s works are noble and suggestive due to his sophisticated dominion over space, both because of his classicism inherited from Guercino, and his Baroque liveliness that, inspired by Carlo Cignani, allows him to accommodate, with energetic simplicity, celestial presences in concrete places: San Girolamo nello studio is a happy and evocative example of this.

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Cesare Pronti Storie della vita di San Girolamo San Girolamo medita sul giudizio finale Rimini, Oratorio di San Giovannino foto di Gilberto Urbinati

Cesare Pronti Storie della vita di San Girolamo San Girolamo e il leone Rimini, Oratorio di San Giovannino foto di Gilberto Urbinati

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I SEGNI NASCOSTI

FONDAZIONE TITO BALESTRA Taccuini e album di Fabrizio Clerici, Pericle Fazzini, Mario Mafai, Roberto Melli, Antonietta Raphaël, Toti Scialoja, Guido Strazza. 1905-1980. A cura di Giuseppe Appella, Flaminio Balestra, Massimo Balestra

Fondazione Tito Balestra Onlus Castello Malatestiano Longiano

Settantacinque anni di disegno, relegato in taccuini e album segreti, in massima parte inediti, con cui attraversare le esperienze e le atmosfere del secolo appena trascorso dalla porta nascosta degli studi degli artisti, lì dove, in silenzio, spesso su piccoli fogli, si compie il vero lavoro di ricerca e le intuizioni prendono corpo inseguendo il tragitto del pensiero. In concomitanza della 2a edizione della Biennale del Disegno di Rimini la Fondazione Tito Balestra Onlus di Longiano (FC) ha accolto l’invito di partecipare, con una propria mostra, alla molteplicità di avvenimenti previsti per l’occasione, mantenendo una consuetudine che le appartiene nel profondo, quella di investigare aspetti più intimi o meno noti di un periodo dell’arte, in questo caso, del Novecento, esponendo una selezione di disegni, di alcuni dei più interessanti artisti italiani, realizzati dalla prima alla seconda metà del XX secolo. I taccuini e gli album presenti in mostra intendono indurre lo sguardo su quell’atmosfera creativa propria dell’interiorizzazione, di quella possibilità del disegno di attuarsi in una sperimentazione capace di indagare e appuntare, per mezzo di libertà e immediatezza,

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ciò che attraverso la mente prende forma. Un ‘disvelamento’ interpretativo che, segno dopo segno, costruisce e restituisce una visione più segreta e profonda. Per l’occasione alcuni taccuini e album saranno sciolti e i fogli distesi, altri invece verranno esposti nella loro integrità mantenendo le proprie caratteristiche di veri e propri registri di percorso. In questo caso si attueranno delle soluzioni espositive che ne permetteranno la visione attraverso riproduzioni digitali e, in alcune occasioni o su richiesta, sarà possibile assistere allo sfoglio di una parte dei materiali.

THE HIDDEN SIGNS

TITO BALESTRA FOUNDATION Notebooks and albums belonging to Fabrizio Clerici, Pericle Fazzini, Mario Mafai, Roberto Melli, Antonietta Raphaël, Toti Scialoja, and Guido Strazza. 1905-1980. Seventy five years of drawings, relegated to notebooks and secret albums, mostly unedited, with which one can go through the experiences and atmospheres of the past century from the artist’s hidden door to their studies, where, silently, true research and intuition takes shape on small pages following the trajectory of thought. With the 2nd edition of the Biennale del Disegno of Rimini the Tito Balestra Onlus Foundation of Longiano (FC) has accepted the invitation to participate, with its own exhibition, with the numerous events that have been scheduled for the occasion, while maintaining their own deeply seated habits; investigating the more intimate and lesser known aspects of an artistic era, in this case the 20th century, by displaying a selection of drawings belonging to some of the most interesting Italian artists, created within the first half of the 1900’s.

These notebooks and albums on display intend to introduce a new perspective into the creative atmosphere of interiorization, with the possibility of drawings that actuate themselves in an experimentation capable of investigating and taking notes, through the means of free immediacy, regarding what takes shape within the mind. An interpretive ‘unrevealing’ that, sign after sign, builds and rediscovers a deeply secret vision. Some of these notebooks and albums will be unraveled for the occasion, with their pages splayed, while others will be put on display in their entirety, maintaining their characteristics as real journey logs. In these cases, digital reproductions will be put on display as a solution, and in some cases by request, it will be possible to witness the unveiling of parts of the subject material.

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MUSAS Museo Storico Archeologico via della Costa, 26 SANTARCANGELO DI ROMAGNA

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direzione artistica Francesco Bocchini Claudio Ballestracci a cura di Roberta Bertozzi

SOUVENIR D’AMÉRIQUE

© Luca Piovaccari

opere di Carloni & Franceschetti Pamela Casadio Amanda Chiarucci Federico Guerri Giovanni Lanzoni Luca Piovaccari Gloria Salvatori Giorgia Severi


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SOUVENIR D’AMÈRIQUE nell’ambito di CRISTALLINO – Luoghi per le arti visive

Dal 9 APRILE 2016 al 16 LUGLIO 2016

© Gloria Salvatori, “I passi di Nini’ e Gabriele” ( per Nini’ Pietrasanta e Gabriele Boccalatte), 29X22 cm carta, inchiostro, grafite, pastello

www.cristallino.org

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Museo Civico Luigi Varoli Cotignola Inaugurazione venerdì 27 maggio ore 18 Le mostre saranno aperte dal 27 maggio al 19 luglio 2016

L

UIGI

Denis Riva

“Fuochi diurni” Palazzo Sforza

LI ARO

V

Marina Girardi Rocco Lombardi “L’argine”

Casa-studio Luigi Varoli

museovaroli.blogspot.it

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TUTTO CRAIG THOMPSON Craig Thompson incontra il suo pubblico a Rimini giovedì 7 aprile 2016 presso il Museo della Città, Sala del Giudizio Evento speciale anteprima di “Mare di Libri Festival dei Ragazzi che leggono” 17, 18 e 19 giugno 2016

www.maredilibri.it


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L’ART NOUVEAU NELLA COLLEZIONE PARENTI La grafica da fine Ottocento a metà Novecento nel segno Liberty, Art Dèco e Futurista a cura di Andrea Speziali Omaggio alla collezione Roberto Parenti

Dal 24 aprile al 10 luglio 2016 Museo di Arte Povera Sogliano al Rubicone (Palazzo Marcosanti) Nell’ambito della seconda Biennale del Disegno, inaugura il 24 aprile all’interno di Palazzo Marcosanti di Sogliano al Rubiconde una mostra interamente dedicata al disegno durante il periodo della Belle Époque con preziosi esempi di Liberty italiano, Art Nouveau, Art Dèco e Futurismo. ‘’L’Art Nouveau nella collezione Parenti. La grafica tra fine Ottocento e metà Novecento nel segno Liberty, Art Dèco e Futurista’’, a cura del giovane critico Andrea Speziali, rimarrà allestita fino al 10 luglio e trova spazio nelle sale del Palazzo Marcosanti che ospitano il Museo di Arte Povera, scelto come principale Museo per il Liberty su territorio nazionale proprio lo scorso anno dall’istituzione culturale “Italia Liberty”. L’esposizione intende valorizzare le opere del periodo compreso tra fine ‘800 e metà ‘900 di proprietà del genio collezionista Roberto Parenti, capace di aver raccolto un inestimabile patrimonio di arti grafiche. In mostra cartoline, locandine e manifesti a firma di autori italiani e stranieri che propongono rari esempi di Art Nouveau nelle sue diverse sfaccettature: dal Liberty al Modernismo, allo Stile Floreale, ma anche Jugendstil, Art and Craft e Secessione Viennese. Senza escludere il periodo dell’Art Dèco e del Futurismo. Per quest’ultimo la mostra gode della promozione da parte del comitato 100 Sant’Elia. L’obbiettivo è coinvolgere e sensibilizzare giovani e comuni fruitori per conoscere e apprezzare l’Art Nouveau e divulgare opere inedite realizzate durante il periodo Liberty, come un libro di oltre cento pagine disegnato a mano centimetro per centimetro, nonché promuovere la bellezza e far conoscere il disegno Art Nouveau e Dèco, spiegandone ai visitatori la storia, i dettagli, le varie caratteristiche e simbologie.

L’ingresso è libero. La mostra è indicata a un largo pubblico. Oltre mille opere esposte realizzate da centinaia di artisti. La mostra è aperta il sabato e la domenica dalle 15:00 alle 19:00. Durante la settimana su appuntamento per scuole e gruppi. 250

www.italialiberty.it/mostrasoglianoartnouveau www.museodiartepovera.com t. 0541.948418/ 334 8592312


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Osvaldo Cavandoli. La Linea e altro‌ a cura di Sabrina Zanetti e Nedo Zanotti

4 giugno-31 luglio 2016

Palazzo dell’Arengo - piazza Cavour, Rimini

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circuito open

c/o NEGOZI E ANTIQUARI

Gallerie

RESIDENZE E STUDI D’ARTISTA

Studi d'Architettura

Rimini

circuito open


c/o

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circuito open

gallerie PAOLO SERRA / CHRISTÓS 2012 VANESSA ENRÍQUEZ / FLUTTUAZIONI GALLERIA PRIMO PIANO Vicolo San Bernardino, 1

23 aprile ore 21.00 al 23 maggio, Christòs 2012; 29 maggio ore 19.00 con performance dell’artista, al 30 giugno, Fluttuazioni. Visite previo appuntamento telefonico artgallery@primopiano.club / tel. 0541 783816 (studio legale Lombardi & Pacia) / tel. 338 7609080 dal dal

VIKTOR KROELL / PROTOCOLLS, MESSAGGI IN CODICE DAL PROFONDO DELL’ANIMA CLUB LOLA LANGUSTA PRESSO GALLERIA GORZA Via XX Settembre, 32 15 Maggio ore 18.30 al 10 Luglio; da mercoledì a sabato 10.00-13.00/ 17.00-20.00, domenica 18.00-20.00 / tel. 393 346559884 www.galleriagorza.com dal

info@galleriagorza.com

LUIGI FRANCHI – ZINO / DE FINIBUS IMAGINUM a cura di

Guya Bacciocchi

AGENZIA NFC DI AMEDEO BARTOLINI & C. sas 29 aprile al 3 luglio; da lunedì a venerdì 10.00-18.00 amedeo.b@agenzianfc.com / tel. 0541 673550

Via XX Settembre, 32

dal

FEDERICO ZANZI / LO SGAMBETTO DEL DIAVOLO ROBERTO MINIATI / DE L’INFINITO, UNIVERSO E MONDI OMAGGIO A MARIO SCHIFANO SOLERI ARTE Via Giordano Bruno, 14

23 Aprile all’8 Maggio Lo sgambetto del diavolo; dal 14 Aprile al 29 Maggio De l’infinito, universo e mondi; 18 Giugno al 10 Luglio Omaggio a Mario Schifano. Tutti i giorni 10.30-13.00/ 16.00-19.00 soleriarte@gmail.com / tel. 335 6353617 dal dal

IRENE PODGORNIK BADIA, MARIA GIULIA TERENZI, SUSANNA BEVERINI DI/SEGNI E DI/PROFILI RACCONTI DI DONNE a cura di

Moreno Mondaini

GALLERIA NO LIMITS TO FLY

Via Aurelio Bertola, 17 6 Maggio al 19 Giugno; da lunedì a sabato 10.00-12.30/ 16.30-19.00 domenica 16.00-19.00 pepote@pepote.it dal

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Circuito Open Biennale Disegno Rimini

NICOLETTA CEI, MONICA PARA, SILVIA GRANATA, MARILÚ S. MANZINI, GIANCARLO NUCCI PROGETTAZIONI AD ARTE a cura di

Cristina Brogi

EMBASSY GALLERY

Viale Vespucci, 33 25 Marzo al 30 Aprile Nicoletta Cei e Monica Para; da martedì a domenica 15.30-18.30, chiamare il lunedì. dal 7 Maggio al 29 Maggio Silvia Granata; da martedì a domenica 16.00-19.00, chiamare il lunedì. dal 4 Giugno al 26 Giugno Marilù S. Manzini. dal 2 Luglio al 30 Luglio Giancarlo Nucci; 20.00-23.00, chiamare il lunedì embassygalleryrimini@gmail.com / tel. 335 5779745 dal

GIUSEPPE FERRI, GIOVANNA MINEI, MAURIZIO MINARINI NEL SEGNO, PROGETTI E INCISIONI a cura di

Cristina Brogi

EMBASSY EX VILLINO CACCIAGUERRA

Viale Vespucci, 33 7 Maggio al 19 Luglio; tutti i giorni dalle 16 alle 19, chiuso il lunedì embassygalleryrimini@gmail.com / tel. 335 5779745 dal

CLAUDIO GASPAROTTO, CLAUDIO MARIA LERARIO DIALOGO SILENZIOSO a cura di

Matteo Sormani

AUGEO ART SPACE

Corso d’Augusto, 217 30 Aprile al 10 Luglio; da martedì a sabato 10.00-12.00/ 16.00-19.00 info@augeo.it / tel. 0541 53720 / www.augeo.it dal

VITTORIO D’AUGUSTA, PAOLO ICARO, ELISEO MATTIACCI, PINO SPAGNULO, MARCO GASTINI PENTAGONALE GALLERIA D’ARTE FABJBASAGLIA Via Soardi, 23 16.00-19.30, escluso martedì e festivi. 23 Aprile ore 16.00 inaugurazione 0541 785646 / www.fabjbasaglia.com

tutti i giorni tel.

studi d’architettura VINCINO, TH8Z, MAYBE / LA RIVOLTA DEL BELLO – DISEGNI DI ARTE AVANTI! a cura di

Marimao/^perpiù

SPAZIO ESPOSITIVO DI NUOVA RICERCA

Viale Settembrini 17/h (2° piano) 23 Aprile al 9 Luglio; da lunedì a venerdì 7.30-20.00, sabato 7.30-12.00, festivi chiuso marimao@marimao.it / tel. 0541 55029 (possibilità visite guidate) dal

CARITRATTURE E VIGNETTE DE LATALPA & CO a cura di

Marino Bonizzato

STUDIO DI URBANISTICA E ARCHITETTURA – MARINO BONIZZATO ARCHITETTO Corso D’Augusto, 118 (1° piano) 23 aprile al 10 luglio; da lunedì a venerdì 17.30-19.30, sabato e festivi esclusi marimao@marimao.it / su appuntamento: tel. 0541 55029

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c/o

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circuito open

VOLTI_CARATTERI_TIPI PROFILI DELL’UMANO ED ARCHETIPI FELLINIANI NELLE CARICATURE E NEI RITRATTI DI GIULIO CUMO a cura di

Alessandro Mori

CUMO MORI ROVERSI ARCHITETTI

Via G. Verdi, 11 9.00-12.00/ 16.00-19.00; solo su appuntamento sabato 16.00-19.00. Aperture straordinarie: dal 20 al 29 Maggio tutti i giorni dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 20.00 studio@cumomoriroversi.com / tel. 0541 23604 / www.cumomoriroversi.com preferibilmente su appuntamento da lunedì a venerdì

VOLTI COME PAESAGGI DALLA “PASSIONE DI GIOVANNA D’ARCO” DI C. TH. DREYER a cura di

Stefano Morbidelli

SPAZIO ESPOSITIVO

P.tta S. Martino, 11 15 al 30 maggio 2016; tutti i giorni 9.30-12.0/ 15.00-19.00 morbidellistefano@tiscali.it / tel. 335 6609344 dal

THEA TINI BIVERSO a cura di

Annamaria Bernucci

BILUNE STUDIO

Piazza Ferrari, 22 9.00-13.00/15.30-19.30, chiuso lunedì mattina e festivi; Giugno - Luglio 9.00-13.00/15.00-19.30, sabato 10.00-12.30, domenica e festivi chiuso. bilune@libero.it / tel. 335 1949714

RESIDENZE E STUDI D’ARTISTA ALESSANDRO LA MOTTA LA FASCINAZIONE DELL’ANTICO a cura di Aurelia Nicolosi RITORNO DA ADE – DALLE DEE MADRI AI MITI DELLA RINASCITA LA MOTTA E IL ‘900: OPERE A CONFRONTO OFFICINA LA MOTTA GALLERIA 11A Via Asili Baldini, 11A

a cura

Serena Raffiotta

23 Aprile al 22 Maggio La fascinazione dell’antico con la partecipazione di Francisco Benitez; 25 Maggio al 11 Giugno Ritorno da Ade – dalle dee madri ai miti della rinascita; dal 12 Giugno al 10 Luglio La Motta e il ‘900: opere a confronto; da lunedì a sabato 16.00-20.00, domenica e altri orari su appuntamento contact@alessandrolamotta.com / tel. 393 2489264 / www.alessandrolamotta.com dal dal

DAVIDE FRISONI / PAPER CITY – DISEGNO DIGITALE a cura di

Giorgio Bertozzi

FRISONI ART SPACE Via Balilla, 25 dal

7 al 21 Maggio; da lunedì a venerdì 10.00-12.30/ 17.00-19.00, sabato, domenica e altri orari su appuntamento / tel. 339 3237273 / www.davidefrisoni.com

d.frisoni@gmail.com

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c/o circuito open

NEGOZI E ANTIQUARI GIUSEPPE POLVERARI DISEGNI a cura di

Ruggiero Ennio

CORNICI DI RUGGIERO ENNIO Piazzetta S. Bernardino, 5 16.00-19.30, da martedì a venerdì 9.00-12.30/ 16.00-19.30 0541 781309

lunedì tel.

CONCETTA FERRARIO SEGNO CALLIGRAFICO AGRODOLCE Via Sigismondo, 50 dal

7 Maggio fino al 10 Luglio; da lunedì a sabato 9.30-13.00/16.00-20.00, domenica 16.00-20.00 / tel. 0541 718250 / www.agrodolcerimini.it

info@agrodolcerimini.it Riccardo Maneglia JAZZTOONS disegni animati in jazz

GRUPPO ARTISTICO: ALTRI LUOGHI / CARDIOGRAFFITI, DISEGNI E SUONI RICCARDO MANEGLIA / JAZZTOONS, DISEGNI ANIMATI IN JAZZ a cura di

Massimo Modula

PRIMA O POI IN COLLINA Via Mirandola, 21/A Vergiano RN

18.30-24.00; 13 Maggio ore 19.30 inaugurazione Jazztoons con performance disegno dal vivo; 24 Giugno ore 19.30 inaugurazione Cardiograffiti con performance disegno dal vivo info@pizzeriaprimaopoi.it / tel. 0451 728570 da mercoledì a giovedì

in mostra il percorso e i fotogrammi disegnati di video animati dedicati alle origini del jazz e i suoi protagonisti. Biografia Riccardo Maneglia nasce a Rimini nel 1967 dove vive e lavora. Grafico pubblicitario, opera in campo teatrale. «…Giovane esponente di quelle che ormai vanno considerate le ultime generazioni cartonistiche, reinventa il jazz-fìlm o il jazz-cartoon. ». “(…) Maneglia mette in scena direttamente alcuni "dischi chiave" del jazz moderno per costruirvi "sopra" e "attorno" una visualizzazione dal sapore addirittura joyciano (il James Joyce ovviamente di Ulisse o del Finnegans Wake) per l'intelligenza con la quale il cartoonista riesce a collegare il sound dei boppers a un flusso di coscienza che evita le pastoie e le ovvietà della narrazione per mirare dritto al cuore del flusso di coscienza, che a sua volta in termini visivi si traduce nella scelta più istintiva delle immagini più disparate anche tutte riconducibili al vissuto e alla sua idea di jazz quale musica libera, anarchica, tollerante, antiautoritaria, totalmente improvvisata”. (dal libro BIBIDI BOBIDI BU di Guido Michelone e Giuseppe Valenzise - Castelvecchi Editore –1998) Vince premi significativi in festival intemazionali. Nel 2000 il Denver Jazz Festival gli dedica una personale titolata "Musicaimmagina". Presente nelle trasmessioni da Video Music Italia e RAI 3.

NADIA FALASCONI / INTERIORS/LA VITA DENTRO ENRICO NANNI / ORME a cura di

Stefano Lombardelli e Anna Maria Del Bianco

BRUNO BERNARDI LAMPADARI D’ANTIQUARIATO Via Dante, 13

16 Aprile al 7 Maggio Orme; dal 21 Maggio ore 18.00 all’11 Giugno interiors/La vita dentro 10.00-12.20/16.00-19.30, martedì 10.00-12.20, su appuntamento nei giorni di chiusura info@brunobernardi.com / tel. 348 2430869 dal

lunedì, mercoledì a sabato

VALENTINO MAGNANI / OMAGGIO A F. P. MICHETTI L’ERBAVOGLIO ANTIQUARIATO Via Serpieri, 39 tutti i giorni

9.00-13.00/ 16.00-19.30 / tel. 338 9696856

info@lerbavoglioantiquariato.it

GIANLUCA BOSELLO L’INSOLITO. IL SEGRETO È NEI DETTAGLI Via Bertola, 3 10.00-12.30/ 16.00-19.30, martedì pomeriggio e domenica chiuso insolitorimini@gmail.com / tel. 392 2708971- 348 7051758

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Circuito Open Biennale Disegno Rimini

PEPPE ZAGAGLIA, MITZI NERI, ERMANNO VITES, LILLI QUADRELLI, EMANUELE SANTARINI GRAFICA a cura di

Mitzi Neri

MITZI SAIDA NERI Via Giordano Bruno, 35 – Via Clodia, 34 dal lunedì al sabato tel.

0541 27237

10.30-13.30/ 16.00-19.30

SUSANA GUEVARA / DALLE ANDE AGLI APPENNINI E RITORNO a cura di

Paolo Giovagnoli

OLIO&ACQUA articoli per belle arti, Via Bertola, 36 da lunedì a sabato

9.00-12.30/ 16.00-19.30 / tel. 0541 709834

susana25@libero.it

CARLO RAVAIOLI / IDENTIKIT a cura di

Marisa Zattini

LACERBA, Piazza Ferrari, 2 lunedì, da mercoledì a sabato lacerba96@gmail.com

9.30-13.00/ 16.00-20.00, martedì 9.30-13.00 / tel. 0541 52558

DUE PASSI NELL’ANTICO DISEGNI DAL ‘500 ALL’800 a cura di

Anna Maria Cucci

ANTICHITÀ ISOTTA Piazza Tre Martiri, 2

9.00 alle 20.00 / tel. 333 3290299

tutti i giorni compresi festivi dalle annacucci@me.com

DISEGNI ANTICHI GRIFONDORO vicolo Pescheria, 4 – Via Cairoli, 5; Piazza Tre Martiri, 35 dall’8

Maggio al 10 Luglio. Vicolo pescheria - via Cairoli: da lunedì a sabato 09.00-13.00/15.30-20.00; domenica e martedì pomeriggio chiuso

Piazza Tre Martiri: da lunedì a sabato 9.00-19.45, domenica chiuso grifondororimini@gmail.com / tel. 0541 24257

laboratori CATERINA MENDOLICCHIO / INKscape PANORAMI LETTERARI a cura di

Cristiana Curreli

ReeDoLab, laboratorio di moda autoprodotta Via Bertola, 86 dal

23 Aprile al 3 Luglio; dal martedì al sabato 10.00-13.00/ 16.30-19.30 / tel. 348 3866701

prenotareedolab@gmail.com

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c/o circuito open

librerie UN DISEGNATORE NELLA BOTTEGA DELL’ANTIQUARIO – OMAGGIO A CESARE FILIPPI LIBRERIA RISORGIMENTO DI LUISÈ EDITORE Via Leon Battista Alberti, 7 lunedì

9.00-12.30/ 16.00-19.00, martedì 9.00-12.30, da mercoledì a sabato 9.00-12.30/ 16.00-19.00 / tel. 0541 28755

luiseeditore@gmail.com

ALICE BARBERINI / IL CANE E LA LUNA a cura di

Serena Zocca

LIBRERIA VIALE DEI CILIEGI 17 Via Bertola, 53

23 Aprile al 18 Giugno; lunedì 15.30-19.30. dal martedì al sabato 9.00-13.00/ 15.30-19.30; dal 20 Giugno al 9 Luglio 16.30-20.00, martedì, giovedì e sabato 10.00-13.00/ 16.30-20.00, mercoledì e venerdì 10.00-13.00/ 16.30-22.30 info@vialedeiciliegi17.it / tel. 0541 25357 dal

lunedì

FABRIZIO PAVOLUCCI, GREGORIO PRADA CASTILLO CITTÀ COME DONNE, DONNE COME STELLE LIBRERIA LA FELTRINELLI Largo G. Cesare, 4 da lunedì a venerdì

10.00-20.00, sabato 9.30-20, domenica 10.30-13.00/16.00-20.00 / tel. 0541 788090

rimini@lafeltrinelli.it

CARMELO BENE: “UN AMLETO DI MENO” (1973) FOTOGRAFIE ORIGINALI DAL SET DI ERMANNO VANNUTELLI LIBRERIA RIMINESE DI MIRCO PECCI Piazzetta Gregorio da Rimini, 13 dal

23 aprile al 14 maggio; da lunedì a sabato 8.45-12.45/ 15.30-19.30 / tel. 0541 26417 / www.libreriariminese.it

info@libreriariminese.it

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Sabrina Foschini, caffè su carta piazza Cavour, 5 • Rimini • spazirimini@yahoo.it


2200 anni di storia nel cuore d’Italia



Giuseppe Palanti, caricatura Milano courtesy Giorgio Baratti Antiquario

GROUP


Mario Sironi Senza titolo, Londra, collezione privata


www.kia.com/it/ruggeri


www.maggioli.it


Anonimo, cabreo 1727 collezione privata


Il museo contemporaneo

CULTURA DI PROGETTO E QUALITÀ PROFESSIONALI


Possiamo suddividere l’operatività del museo in tre ambiti sostanziali: quello relativo alla gestione del patrimonio (depositi, archivi, centri di documentazione, restauro, ecc.) quello legato alla ricerca scientifica e quello proprio della valorizzazione (comunicazione, allestimento, eventi, promozione, didattica, ecc.). Scorrendo il catalogo di Maggioli Musei troviamo una efficace risposta ai bisogni operativi di questi ambiti: la capacità di progettare soluzioni personalizzate a partire dall’analisi delle problematiche e delle esigenze di ogni singola realtà. Il museo quale “macchina museale” è oggi alla ricerca di un ruolo ben definito nella società per rispondere alle continue richieste circa la ragion d’essere della sua esistenza e investimento di risorse. Un museo e utile alla collettività, non solo perché capace di ben gestire il patrimonio affidato ma perché sa essere protagonista del suo tempo e in continuo dialogo con il pubblico. Sono molteplici gli ambiti d’azione e di progetto del museo contemporaneo. Forse da sempre, ma oggi ancor di più, data la “notorietà” presso l’opinione pubblica e le aspettative di un pubblico sempre più informato ed esigente, chiedono al museo la capacità di aprire dialoghi costruttivi con la società e quel mondo della comunicazione che ha come obiettivo la diffusione della cultura. In tal senso il museo è chiamato oggi ad adottare processi di valutazione della propria efficacia culturale e sociale per adottare una vera “Cultura del progetto” con un deciso orientamento all’innovazione quali piani sostanziali dell’ efficacia dell’azione del museo. Il museo può configurarsi come centro di progetto e di azione, libero da ogni autoreferenzialità e disponibile ad accettare le sfide del contemporaneo e dei nuovi strumenti di comunicazione. Vien da sè che per il museo diventa strategicamente importante la ricerca di partner e alleanze capaci di rispondere, in termini innovativi, all’ampio spettro delle necessità della macchina museale, in una visione aperta e di ricerca d’integrazione fra tutti gli aspetti della vita del museo. Ne deriva che la scelta dei partner diventa essenziale e, in modo particolare, in quel rapporto pubblico-privato che può associare le prerogative ed i bisogni di un management museale, sempre più bisognoso di capacità professionali pronte a reagire alle sue sollecitazioni, a quel mondo dell’impresa orientato alla ricerca di soluzioni mirate alla gestione dei patrimoni conservati, alla ricerca e alla valorizzazione delle opere, delle collezioni, alla comunicazione della cultura del museo.

La gestione del rapporto con i pubblici diventa spesso questione di mezzi utilizzati. Seppur spesso appaiono interessanti le modalità e le intenzioni, non altrettanto appaiono adeguate le soluzioni, i veicoli, le tecniche adottate. Ogni soluzione richiede l’applicazione di esperienze e un saper fare che non può che scaturire da esperienze affinate sul campo e dalla presenza di team interdiscipliari e interprofessionali. Per tale motivo proponiamo soluzioni tecnologiche e progettuali che scaturiscono dal continuo dialogo e interazione fra professionisti, professionalità e Studi che Maggioli Spa ha sintetizzato in Maggioli Musei. Sostanzialmente quel che il museo contemporaneo oggi richiede è la disponibilità delle professioni ad entrare in quel team ideale di progettazione che è luogo delle interrelazioni produttive, e questo è proprio ciò che caratterizza Maggioli Musei.

Maggioli Musei, progetto di Maggioli Spa, propone uno spettro di soluzioni e offerte progettuali (descritte su www.maggiolimusei.it) in grado di offrire al museo soluzioni adeguate ed interventi di qualità in diversi ambiti della complessità museale.

Servizio Clienti Tel. 0541 628222 Fax 0541 621903 musei@maggioli.it www.maggiolimusei.it

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GEODRAWING. IL DISEGNO DEL PAESAGGIO IL PAESAGGIO “Paesaggio” designa una parte del territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere risulta dall’ azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni.” Convenzione Europea del Paesaggio – Firenze, Palazzo Vecchio, 20 ottobre 2000

IL DISEGNO DI PAESAGGIO “ […] dicessi disegnar vedute a quello studio, che fanno i pittori, particolarmente Paesanti, andando attorno per diverse campagne, o in luoghi eminenti di Città, ritraendo con penna, o con stile, o con inchiostro della China, o con acquerelli, paesi, abitazioni boscherecce, Città, fiumi e simili” F. Baldinucci, Vocabolario Toscano delle Arti del Disegno, Firenze, 1681, voce Veduta.

GEODRAWING è uno strumento digitale che consente di contestualizzare su mappa i disegni di paesaggio dal vero. Attualmente è l’unico sistema in grado di collocare sul territorio i disegni di paesaggio, anche se esistono altri sistemi che georeferenziano incisioni geografiche e carte storiche. Nasce dunque per essere una sorta di piattaforma, di ponte, tra geografi e storici del disegno, ma può ospitare qualsiasi altra fonte di carattere iconografico. Creato per lo studio e la ricerca nei settori della geografia storica e della storia del disegno di paesaggio, può essere utilizzato per beni e fonti figurative inerenti a pittura, scultura, fotografia, e per studi pertinenti a storia locale, architettura, economia, scienze agrarie, folklore. E’ un sistema duttile, a forte componente dinamica, che può facilmente aprirsi ad altre tipologie di fonti figurative accomunate dal tema della rappresentazione del territorio.

Geodrawing è nato come progetto di ricerca dell’Università di Cassino e del Lazio Meridionale, con la collaborazione del Laboratorio di Geografia Applicata dell’Università di Firenze. Il sistema conta attualmente centotrenta disegni di paesaggio dei secoli XV, XVI e XVII che rappresentano luoghi esistenti della Toscana, ma il numero è destinato ad aumentare comprendendo anche disegni di altre regioni italiane. Circa la metà dei disegni presenti appartengono al Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi di Firenze, gli altri sono conservati nelle raccolte di grafica di tutto il mondo. Ad ogni disegno è associata una mappa navigabile, visibile sia in formato grafico, sia in formato 3d. Ogni disegno è corredato da una scheda che riporta informazioni sugli aspetti tecnici, figurativi, bibliografici, geografici e critici.


Geodrawing consente di effettuare una schedatura di base dei disegni secondo gli standard dublin core e di inserire, tra gli elementi descrittivi, la georeferenziazione dei luoghi rappresentati nei disegni rendendo possibile modalità di ricerca anche di tipo map-searching. La schedatura riguarda i dati scientifici relativi ai disegni (autore, soggetto, descrizione, tecnica, misure, iscrizioni, luogo di conservazione, bibliografia, note critiche). Ad ogni scheda è possibile allegare una fotografia del disegno e collegare la scheda al sistema di georefenziazione, ottenendo direttamente su Googlemaps la visione dei luoghi rappresentati. Per compilare il campo della descrizione del disegno, nella scheda del database, è stato appositamente realizzato un Vocabolario chiuso di termini geografici e architettonici. I vocaboli sono strutturati gerarchicamente ed ordinati in categorie via via più specifiche. Il Vocabolario è collegato ad una delle tre modalità di Ricerca nel programma elettronico, consentendo di compiere ricerche puntuali sulle caratteristiche specificatamente geografiche dei disegni (orografia, idrografia, copertura vegetale, caratteristiche degli insediamenti, ecc.). Per mettere a punto il Vocabolario sono stati consultati testi specialistici di carattere geografico e architettonico.

Il sistema di ricerca consente di compiere ricerche mediante tre modalità: testuale, cioè libera entro qualsiasi campo del database; geografica, cioè accedendo ai disegni attraverso selezione su mappa geografica; tipologica, cioè mediante selezione delle parole del Vocabolario utilizzato per la descrizione dei disegni (anche questa agisce su tutti i campi). Si possono utilizzare parole o numeri su tutti i settori che scandiscono il programma: Opere, Autori, Luoghi. E’ possibile effettuare ricerche di disegni a partire dalle mappe, mediante sistemi map- searching di selezione geografica. La caratteristica principale di Geodrawing vuole essere infatti la facilità d’uso, non solo per il fruitore ma anche per chi immette i dati utilizzando un normale sistema di scrittura entro le stesse maschere che poi appaiono a chi consulta il programma.

Geodrawing non è rivolto solo a specialisti e studiosi, ma a tutti coloro che si appassionano alle vicende dei luoghi, dell’arte, della storia, nella consapevolezza della necessità di avvicinare quante più persone possibile a strumenti che sono e di ricerca e di conoscenza.

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P. Fanti, CittĂ ideale collezione privata


“C’è un patrimonio straordinario da conservare, tutelare, promuovere: l’arte e la storia della nostra terra. Noi lo stiamo facendo da tempo”.

Giovan Gioseffo Dal Sole (1654 - 1719), Studio per Sant’Agata Rimini, Fondazione Cassa di Risparmio


Domenico Rambelli, Donne al mare, collezione privata


www.valentini.com

Antonio Basoli, Alfabeto pittorico - Bologna 1839


Annibale Castelli (attribuito), Gloria di angeli, Rimini, collezione privata


Cristoforo Roncalli detto il Pomarancio Modello per la decorazione della cupola di Loreto, Loreto Museo, Pinacoteca della Santa Casa


Cristoforo Roncalli detto il Pomarancio

Studio per un angelo reggiscudo Loreto, Museo – Antico Tesoro


Cesare Maccari La cacciata dal Paradiso Loreto, Museo – Antico Tesoro


Luigi Poletti, Prospetto principale, acquerello, Modena, Biblioteca civica d’arte Luigi Poletti


Insieme, siamo il mio capolavoro preferito.

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ale del Disegno di Rimini che avvicinano la grande arte a un pubblico pi첫 ampio. Antonio Donghi, Ritratto di madre e figlia, 1942, Olio su tela, 65.5 x 54.5 cm, UniCredit Art Collection.


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23 aprile - 10 luglio 2016 seconda edizione www.biennaledisegnorimini.it

Hana Usui, Radici, 2015, olio e china su carta, 96 x 273 cm. Courtesy l’artista. Foto Matthias Aschauer-Bildrecht, Vienna, 2015.


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