FREEGAN - etica e alimentazione

Page 1

FREEGAN

non consumare, non sprecare



ETICA E ALIMENTAZIONE FREEGAN: non consumare, non sprecare

Francesco Olivieri Leonardo Pozzi Debora Veschi



Indice Cos’è freegan?

pag. 4

Sprechi alimentari

pag. 24

In Italia

pag. 36

Cibo e futuro

pag. 54

Bibliografia e sitografia

pag. 61



COS’È FREEGAN?

ll nome freegan si compone dal termine “free”, cioè gratuito, e “gan”, un suffisso che sta ad indicare il regime alimentare (vegan) adottato. Il freeganism nasce nell’area metropolitana di New York intorno alla fine degli anni novanta, come risposta al consumismo imperante e allo sfruttamento capitalista che dilaga in occidente (ogni anno negli Stati Uniti vengono gettate 17 milioni di tonnellate di cibo ancora buono.


La filosofia freegan

I freegans sono persone che adottano strategie di vita alternative allo stile di vita basato su economie convenzionali e puntano a diminuire l’utilizzo delle risorse disponibili,credendo nella condivisione, nella generosità, nella solidarietà sociale, nel libero arbitrio e nella cooperazione, in contrasto con una società fondata secondo il loro giudizio sul materialismo, l’apatia morale, la competitività, il conformismo, e l’avidità. L’origine del problema viene da loro individuato non nelle multinazionali incuranti del pianeta ma nell’intero sistema economico. Essere freegan è il totale boicottaggio di un sistema economico dove la ricerca del profitto ha cancellato considerazioni etiche e dove complicati sistemi di produzione, preparazione, imballaggio e distribuzione delle merci comportano che la maggior parte dei prodotti abbiano un impatto deleterio sul pianeta del quale spesso non ci se ne rende neanche conto. Per evitare di acquistare un certo prodotto da un’azienda solo per poi finire di favorirne un’altra, gli acquisti vengono limitati al massimo.

6


COS’È FREEGAN? COS’È VEGAN?

7


La parola freegans è composta da “free” (libero) e “vegan” (veganiano). I veganiani sono persone che evitano prodotti di origine animale, prodotti testati sugli animali nella speranza di risparmiare sofferenze agli animali. I freegans hanno accentuato la convinzione che in un sistema di produzione di massa in cui il profitto, l’abuso dei diritti umani, degli animali, e del pianeta concerne tutti i gradi della filiera (dall’acquisizione delle materie prime alla produzione al trasporto) qualsiasi prodotto disponibile è coinvolto nel processo. Sfruttamento, la distruzione delle foreste pluviali, il riscaldamento globale, lo sradicamento delle popolazioni locali, l’inquinamento delle acque e dell’aria, la distruzione della fauna indigena nelle coltivazioni intese come parassiti, il mantenimento in vita di dittature per garantire gli interessi economici di pochi, lo sfruttamento intensivo del miniere, le trivellazioni petrolifere in aree sensibili, l’impotenza dei sindacati, lo sfruttamento minorile, l’appoggio a regimi repressivi sono solo alcune delle problematiche che un inconsapevole cliente non può evitare.

8


COS’È FREEGAN?

Tale critica è attuata attraverso il recupero di cibo, perfettamente consumabile ma destinato all’ammasso perché invenduto alla fine della giornata. Uno studio del 2004 dell’Università dell’Arizona, ha rivelato che il 14-15 % del cibo commestibile americano rimane intatto o confezionato, tale quantità corrisponde a 43 miliardi di dollari di cibo commestibile ma sprecato. I freegans recuperano solo cibo che si trova in confezioni intatte o che comunque è certamente commestibile. Spesso recuperano anche altri oggetti: piccoli mobili, accessori per la casa, rifiuti ingombranti ecc.

L’immagine rappresenta la percentuale di cibo domestico sprecato negli Stati Uniti (15%)

9


La filosofia freegan è ben riassunta dallo slogan "dumpster diving" (letteralmente: «tuffarsi nel cassonetto») e dalle parole del fondatore del movimento newyorkese, Adam Weissman: «Il freeganismo è una reazione alla grande quantità di rifiuti, ma anche alle ingiustizie delle industrie che sottopagano i lavoratori e che distruggono la foresta pluviale. Come consumatore, mi sono reso conto che ero un complice di questo tipo di sfruttamento. Mangiando i rifiuti, dimostro di oppormi a queste pratiche […] Basta andare nei bidoni che si trovano vicino ai supermercati. Lì si possono trovare confezioni di cibo ancora intatte e in ottimo stato.»

Nella foto: Adam Weissman dopo il consueto giro di raccolta degli alimenti sprecati

10


COS’È FREEGAN?

11


Il manifesto freegano, strategie per il non-consumo

Nel Febbraio del 2000 il batterista della band "Against me!" pubblica il manifesto "Why Freegan?" ("Perché Freegan?"), che, oltre a descrivere il neonato stile di vita freegano, critica molti aspetti del consumismo, quindi "Perché dire no al consumismo?". Di seguito vengono proposti alcuni estratti tradotti dall'originale. Riduzione dei rifiuti Viviamo in un sistema economico dove i venditori danno un valore ai prodotti e al terreno in base a quanto potrà fruttare economicamente. I consumatori sono costantemente bombardati con messaggi pubblicitari che consigliano di buttare e sostituire gli articoli che abbiamo già per incrementare le vendite, o di continuare consumare all’infinito. Questa pratica comporta la produzione di quantità di rifiuti così ingenti che molti potrebbero essere nutriti utilizzando gli scarti. Come freegans noi recuperiamo invece di comprare, nel tentativo di non essere “consumatori” noi stessi, e per confrontarci politicamente con l’ingiustizia di permettere che risorse vitali vadano sprecate mentre moltissime persone sono senza cibo, vestiti

12


COS’È FREEGAN?

e riparo, e per ridurre l’ammontare dei rifiuti che vanno a riempire discariche e inceneritori (che sono sproporzionatamente presenti in maggioranza in aree con popolazione povera, non bianca, e che incrementano i rischi di cancro e asma). Probabilmente l’attività più clamorosa dei freegans rientra nei termini “urban foraging” (raccolta urbana) e “dumpster diving” (il recupero dai rifiuti di quanto ancora utilizzabile). Questa pratica comporta la selezione direttamente dai bidoni dell’immondizia degli articoli che possono ancora essere utilizzati. Al contrario di quanto ci portano a pensare gli stereotipi relativi ai rifiuti, quanto recuperiamo è pulito, sicuro, e spesso in condizioni quasi perfette, una prova di quanto la nostra società sia incline allo spreco, consigliando un continuo rimpiazzo di articoli ancora in buono stato con articoli identici ma nuovi, magari diversi solo nella confezione ammiccante. I recuperatori agiscono da soli o in gruppo, ma la caratteristica comune è la condivisione di quanto recuperato con chi ha bisogno. Gruppi come il Food Not Bombs recupera cibo buttato nell’immondizia e lo cucina in posti pubblici di-

13


stribuendolo a chi lo richiede. Il recupero dei rifiuti fuori delle scuole, dagli hotel, dagli uffici ecc ci permette di recuperare ogni tipo di articolo: dal cibo agli indumenti ai giocattoli, ai mobili, ma anche veicoli, video, articoli di arredamento, parti elettroniche, e quantíaltro. Invece di contribuire ulteriormente all’aumento dei rifiuti, il riciclo fatto dai freegans riduce l’impatto ambientale che quantità enormi di rifiuti hanno sul pianeta. Molti oggetti possono essere recuperati gratuitamente o condivisi anche utilizzando internet. Ad esempio su Freecycle.org (che ha sedi anche in Italia) o nella rubrica donazioni dei siti o delle pubblicazioni gratuite di inserzioni. Riduzione dei rifiuti A causa delle frequenti visite nei depositi di rifiuti, gli aderenti al movimento freegans hanno preso consapevolezza delle quantità enormi di rifiuti che produciamo quotidianamente e hanno deciso di comportarsi diversamente; riciclando, riparando gli oggetti invece di sostituirli quando

14


COS’È FREEGAN?

possibile. Tutto ciò che non ha uno scopo pratico per noi viene ridistribuito tra i nostri conoscenti, nei centri di raccolta, o attraverso scambi organizzati in rete. Trasferimenti ecosolidali Siamo consci dell’impatto devastante sull’ambiente comportato dall’automobile. Non solo i gas provenienti dalla combustione del petrolio ma anche le aree verdi distrutte per far posto alle strade e gli incidenti che colpiscono uomini e animali. Inoltre la sete di petrolio è alla base di conflitti in molte parti del mondo, compreso l’Iraq. Perciò cerchiamo di evitare l’uso dell’automobile favorendo l’uso della bicicletta, l’autostop, camminando. L’autostop ottimizza lo spazio all’interno di un veicolo, che produrrebbe comunque inquinamento, senza incrementarlo. Non sempre l’uso delle automobili è vitabile ma cerchiamo di non utilizzare carburanti fossili utilizzando automobili diesel dove con carburante ecologico (olio recuperato dalle friggitrici industriali). Un altro esempio del riutilizzo di prodotti che andrebbero ad aumentare il totale dei rifiuti altrimenti. Gruppi di volontari stanno creandosi in diverse

15


What Would Jesus Buy? 16


COS’È FREEGAN?

parti del territorio per aiutare chi è interessato a riconvertire le auto con motori diesel in auto a olio riciclato. Edilizia garantita Noi crediamo che la casa sia un diritto e non un privilegio. Allo stesso modo in cui i freegans credono sia oltraggioso che ancora tanta gente non abbia da mangiare visto gli sprechi alimentari che ci sono, consideriamo vergognoso che ci sia gente che muore di freddo per strada quando migliaia di abitazioni rimangono vuote perché i proprietari speculano sul prezzo di affitto o di vendita. Occupare spazi disabitati e decrepiti, ristrutturandoli, e dando un tetto a chi ne ha bisogno vale più del concetto astratto di proprietà, senza dimenticare che chi possiede un immobile e non ne ha cura, favorendone la distruzione, non ha diritto di vantarne il possesso. Inoltre questi centri occupati possono diventare importanti per la comunità che li ospita, gestendo attività ricreative, fornendo informazioni utili alla conversione ecologica, fornendo accoglienza ecc.

17


Diventare verdi Viviamo in un mondo dove spesso il cibo che mangiano è prodotto dall’altra parte del mondo, trattato chimicamente, e trasportato per migliaia di chilometri, conservato per tempi troppo lunghi, tutto questo ad alti costi per l’ecosistema. Tutto questo ci ha fatto perdere di vista il ciclo stagionale e naturale della vita. Gli ecologisti urbani trasformano aree abbandonate e destinate alla discarica abusiva in aree verdi, piantando fiori e pulendo. La creazione di giardini comunali autogestiti può sostituire sugli scaffali dei nostri supermercati il cibo trattato con vegetali freschi prodotti in zona. Nelle aree dove le percentuali di inquinamento dell’aria sono a livelli troppo alti, piantare degli alberi favorisce la produzione di ossigeno. In un panorama caratterizzato da mattoni, asfalto e cemento, un’area verde modifica l’architettura urbana, mettendo a disposizione di tutti aree che possono essere utilizzate per aggregazioni, cerimonie collettive, e facilitare connessioni interpersonali in un mondo che tende sempre più a isolarci. L’agricoltura biologica alternativa ci permette di nutrirci

18


COS’È FREEGAN?

senza passare attraverso le grandi catene di distribuzione e di disintossicarci utilizzando erbe che crescono spontaneamente intorno a noi. Perino nei nostri parchi cittadini possiamo trovare piante officinali, dandoci la sensazione di poter vivere consumando i prodotti offerti dalla Madre Terra e non imposti dalla grande distribuzione. Alcuni tra noi, fedeli a questa nuova consapevolezza, abbandonano i centri abitati e si trasferiscono in zone poco abitate dove creano comunità che rispettano l’ambiente e i ritmi di vita naturali. Lavorare meno / disoccupazione volontaria Quanto del nostro tempo perdiamo per pagare i conti o acquistare nuovi prodotti inutili? Per molti di noi lavorare significa sacrificare la nostra libertà per ricevere ordini da altri, stress, noia, monotonia, e in molti casi aumentando il rischio di squilibri fisici e mentali. Una volta afferrato il concetto che non sono solo un numero limitato di prodotti o un numero limitato di aziende a causare la devastazione del pianeta ma che è proprio il sistema che non funziona, si comincia a capire che

19


noi, in quanto lavoratori, siamo solo ingranaggi di una macchina che produce violenza, morte, sfruttamento, e distruzione. Il commesso della macelleria che ti taglia la bistecca è forse meno responsabile del contadino di una fattoria che pratica l’allevamento intensivo? E il creativo che mostra il prodotto in maniera appetibile? E il commercialista che tiene la contabilità del negozio e gli permette di continuare a lavorare? O l’operaio che produce fisicamente il frigo? E, naturalmente, i managers che gestiscono le grandi concentrazioni economiche hanno la più grande responsabilità per la produzione di rifiuti e di sprechi. Non bisogna essere azionista di una società che possiede una fabbrica o un impianto chimico per essere considerato responsabile. Riuscendo a nutrirsi, muoversi, trovare casa, e cambiando i ritmi di vita senza spendere grosse quantità di denaro, un freegans può rimanere senza lavorare per periodi medio lunghi. Avremo così più tempo per le mostre famiglie, fare volontariato, unirsi a gruppi di attivisti che tengano a bada le grandi concentrazioni economiche che altrimenti tenderebbero a decidere per noi mentre lavoriamo per

20


COS’È FREEGAN?

Is there life after a job?

21


loro. Certo per la maggior parte di noi non avere un impiego non è attuabile: è molto più facile trovare un mobile nella spazzatura di un dentista che offrano cure gratuite, ma limitando le proprie uscite molti tra noi possono diminuire il tempo lavorativo e avere tempo libero per se stessi e la comunità. Ma anche se costretti a lavorare possiamo cercare di creare all’interno del nostro posto di lavoro una sensibilità verso i bisogni di tutti e un diverso approccio verso le associazioni di lavoratori.

22


23



SPRECHI ALIMENTARI

L’analisi realizzata nel 2011 dalla FAO stima gli sprechi alimentari nel mondo in 1,3 miliardi di tonnellate all’anno, pari a circa un terzo della produzione totale di cibo destinato al consumo umano, mentre un’altra ricerca (Smil, 2010) indica che solo il 43% dell’equivalente calorico dei prodotti coltivati a scopo alimentare a livello globale viene direttamente consumato dall’uomo.


Un’emergenza etica, economica, ma anche ambientale

In Italia, così come negli altri paesi ricchi, è in casa che si spreca di più: oltre 75 i chili di cibo a testa che finiscono ogni anno nella spazzatura con uno spreco di 500 euro l’anno! Oggi il mondo sta producendo una quantità di cibo sufficiente per nutrire tutta la sua popolazione, ma paradossalmente quasi un miliardo di persone soffre ancora fame e due miliardi sono malnutrite. Un fattore che contribuisce a questi profondi squilibri è la quantità cibo che viene sprecata. In un mondo di sette miliardi di persone, che supererà i nove miliardi in pochi decenni, sprecare il cibo è assolutamente inaccettabile e illogico dal punto di vista etico, economico e anche ambientale. Con il cibo “buttato” vanno sprecati anche la terra, l'acqua, i fertilizzanti che sono stati necessari per produrlo, senza contare gli inquinanti e i gas serra rilasciati tanto durante il processo produttivo quanto dal cibo in decomposizione nelle discariche. Il sistema alimentare mondiale ha profonde implicazioni per l'ambiente e produrre cibo che nessuno mangia serve solo a esacerbare le già elevatissime pressioni. È quanto mai urgente

26


SPRECHI ALIMENTARI

ridurre l’uso di risorse naturali e renderlo più efficiente e sostenibile. Nei paesi in via di sviluppo la quasi totalità delle perdite alimentari è non intenzionale, dovuta a limiti finanziari, infrastrutturali e di commercializzazione. Nei paesi ricchi invece è la parte finale della catena alimentare che ha il ruolo più importante: la distribuzione al dettaglio, che spreca grosse quantità di cibo a causa di standard di qualità che danno troppa importanza all'apparenza e per confusione sulle date di scadenza, e i consumatori, che buttano via il cibo a causa di acquisti eccessivi, modalità di conservazione inappropriate e pasti troppo abbondanti.

27


Titolo titolo titolo titolo titolo titolo titolo Testo da inserire qui

28


COS’È VEGAN?

29


Costi indiretti degli sprechi: CO2 e acqua

Connessi agli sprechi alimentari ci sono sprechi "diretti" della filiera (industria alimentare e grande distribuzione organizzata) e "indiretti" (fertilizzanti, fitosanitari, energia, acqua). Lo spreco alimentare ha conseguenze non solo etiche, economiche, sociali ma anche sanitarie e ambientali, dal momento che le enormi quantitĂ di cibo non consumato contribuiscono fortemente al riscaldamento globale e alle carenze idriche. Per ogni kg di cibo si emettono in media 4,5 chilogrammi di CO2 : ne consegue che le 89 milioni di tonnellate di cibo sprecate in Europa producono 170 milioni di tonnellate di CO2eq l'anno. Oltre alla CO2 in quanto la decomposizione dei rifiuti alimentari produce metano, gas a effetto serra 21 volte piĂš potente del biossido di carbonio. Oltre alla CO2, enormi quantitĂ d'acqua sono necessarie a produrre il cibo che mangiamo ogni giorno. In particolare, la produzione di carne necessita di una quantitĂ di acqua maggiore rispetto ad altre produzioni vegetali. Per ottenere un chilo di mele sono necessari

30


SPRECHI ALIMENTARI

820 litri, per un kg di mais 1.220 litri di acqua, per un chilo di riso 2.500 litri, per un chilo di pollo 4.300 litri, per un chilo di maiale 5.990 litri e per un chilo manzo ben 15.500 litri di acqua. A determinare numeri così elevati sono le 3 componenti dell'utilizzo idrico individuate dal calcolo dell'impronta idrica: l'acqua piovana, l'acqua di falda e l'acqua che torna inquinata all'ambiente. Nel caso della carne, oltre al consumo diretto d'acqua per esempio per dissetare gli animali, bisogna considerare quanta acqua è servita per far crescere soia, foraggio e cereali e per il resto della filiera incluso il problema dello smaltimento dell'enorme quantità di deiezioni prodotte e i fertilizzanti e pesticidi che inquinano fortemente le risorse idriche. Per risparmiare davvero acqua è fondamentale diminuire i consumi di alimenti animali, privilegiando il consumo diretto di vegetali (cereali, legumi, verdura, frutta, nelle migliaia di possibili ricette appetitose che si possono preparare): come singola azione da compiere è la più potente in assoluto, molto di più di qualsiasi altra azione

31


di risparmio il singolo cittadino possa intraprendere Ridurre gli sprechi di prodotti commestibili consentirebbe un pi첫 efficiente utilizzo dei terreni, una migliore gestione delle risorse idriche oltre a ricadute benefiche su tutto il comparto agricolo a livello mondiale.

200 litri

32

100 litri


SPRECHI ALIMENTARI

L’infografica riporta la quantità di litri d’acqua utilizzati per produrre un chilo di ciascun alimento rappresentato

33


I PARADOSSI ATTUALI Decessi nel mondo ogni anno per:

29 milioni

36 milioni

ECCESSO DI CIBO

ASSENZA DI CIBO

155 milioni

148 milioni

obesi o sovrappeso

1 miliardo DI PERSONE SONO MALNUTRITE

sottopeso

1 miliardo NON HA ACCESSO ALL’ACQUA

Automobili o persone?

Un’ulteriore uso improprio della terra riguarda la produzione di biofuel, sempre più terreni agricoli vengono destinati alla produzione di biocarburante.

34

2 miliardi

le persone che hanno difficolta di accesso al cibo

1 miliardo

i possessori di automobili (biofuel)


no al

o-

TRA CIBO E NUTRIZIONE Persone o animali? Chi nutrire?

50% delle emissioni agricole

3 miliardi animali d’allevamento PRODUZIONE ALIMENTARE GLOBALE DESTINATA ALLA LORO NUTRIZIONE

1/3

FABBISOGNO MONDIALE ANNUO DI ACQUA PER L’ALLEVAMENTO NEL 2050

NEL 2000

45

27,5

miliardi di mc

miliardi di mc

+64% Il consumo annuale di mais negli Stati Uniti è di 390.000 mc.

45% utilizzato per la

produzione di etanolo

55% destinato a fini alimentari

35



IN ITALIA

« Chi crede che una crescita esponenziale possa continuare all'infinito in un mondo finito è un folle, oppure un economista. » «La Felicità interna lorda è più importante del Prodotto interno lordo», slogan di Jigme Singye Wangchuck, ex re del Bhutan, sulla facciata della Scuola di arti tradizionali di Thimphu, nel 2010.


Il movimento per la decrescita felice

Il Movimento per la Decrescita Felice (MDF) è un movimento italiano nato e cresciuto informalmente dall'inizio degli anni 2000 sui temi della demitizzazione dello sviluppo fine a se stesso, e successivamente sfociato in un'associazione fondata da Pallante, esperto di risparmio energetico. Il movimento, chiaramente ispirato alla decrescita teorizzata da Georgescu-Roegen, fondatore della bioeconomia, ed in linea con il pensiero di Latouche, parte dal presupposto che la correlazione tra crescita economica e benessere non sia necessariamente positiva, ma che esistano situazioni frequenti in cui ad un aumento del Prodotto interno lordo (PIL) si riscontra una diminuzione della qualità della vita.[senza fonte] Successivamente MDF si è formalmente costituita come un'associazione di promozione sociale e nello specifico la sua struttura ha una forma federale; un'associazione di associazioni coi suoi Circoli Territoriali attivi sul territorio nazionale. Nell'aprile del 2013 nascono gruppi tematici nazionali: Agricoltura e alimentazione; Salute; Territorio e insediamenti umani. L’obiettivo è sviluppare specifiche tematiche teoriche inerenti la decrescita e/o condividere

38


IN ITALIA

materiali e portare avanti dei progetti concreti inerenti la decrescita. Sintesi del manifesto Nell’ottica di un indirizzo più autarchico della società, dove l’autosufficienza e quindi l’autoproduzione giochino un forte ruolo, il manifesto del movimento sostiene che un normale prodotto alimentare commerciale coinvolga un giro sproporzionato di risorse, che vanno ad incidere non solo sullo stesso prodotto finale, e sul suo prezzo al consumo, ma ancora di più sull’intero sistema. Si fa il paragone, appunto come esempio, tra un vasetto di yogurt autoprodotto, al prezzo del solo latte, ed uno di produzione industriale. Si conteggia il costo di produzione, trasporto e smaltimento finale di contenuto, contenitore ed imballaggi, ed i costi ecologici e sociali indotti, dal consumo di carburante, smaltimento e riciclaggio dei rifiuti agli aspetti sanitari ed ambientali derivati, considerando tutte le ricadute economiche collaterali, mostrando così che il prodotto fatto in casa ha un impatto ecologico minore rispetto a quello indu-

39


striale e addirittura conseguenze migliori sul benessere delle persone. Autosufficienza e pil I sostenitori del MDF ritengono che vi siano casi piuttosto frequenti in cui attraverso processi di autoconsumo, di risparmio energetico e di relazioni di scambio che non transitino necessariamente per il mercato, si verifichi un incremento della qualità della vita materiale associata ad una diminuzione del PIL. Viene auspicato quindi l’aumento del benessere riducendo il PIL tramite autosufficienza e produzione in proprio. Un esempio classico in seno alle scienze economiche è quello paradigmatico dell’economia contadina. Un primo limite di quest’ultima sono gli effetti nefasti della mancanza di tecnologia (si pensi al servizio meteo, al pacemaker, al processo di sintesi della penicillina o alla semplice mancanza di cure e protesi dentali). Un secondo limite sarebbe la reviviscenza del Modello di Malthus sui picchi e crolli demografici causati dalla disparità tra risorse prodotte da un’economia contadina e un aumento geometrico della

40


IN ITALIA

popolazione. Altre fonti coerenti con manifesto e scopo del movimento, comprendono il pensiero di economisti che criticano l’approccio ideologico occidentale come Serge Latouche sia dal punto di vista economico che da quello culturale, da cui il primo discende. Nel 2008 il Presidente francese Nicolas Sarkozy incarica una Commissione, Stiglitz-Sen-Fitoussi[8], di studiare modelli e indicatori alternativi al PIL col fine di aiutare cittadini e amministratori nell’individuare misure più corrette per la qualità della vita. Fra questi indicatori vi sono numerosi riferimenti culturali agli stili auspicati e applicati da MDF. A titolo esemplificativo si accennano alcune azioni “quotidiane” prese in considerazione: camminare, fare l’amore, fare esercizio fisico, giocare, leggere (non per lavoro), mangiare, pregare, riposarsi, cucinare, prendersi cura del proprio corpo, lavori domestici, lavorare, usare il computer (non per lavoro), prendersi cura dei figli, altri viaggi/spostamenti. Riconosciuta la critica dell’indicatore economico PIL, puramente quantitativo e non qualitativo, sono sorti una

41


Titolo titolo titolo titolo titolo titolo titolo Testo da inserire qui

42


COS’È VEGAN?

43


serie di indicatori per comprendere meglio la società, utili a pianificare politiche più adeguate alla qualità della vita. Nel 1972 il sovrano del Bhutan conia il Gross national happiness per misurare la qualità della vita e il progresso sociale. Nel 1994 un’istituzione canadese, Redefining Progress, ha realizzato il Genuine Progress Indicator (GPI). La fondazione ENI Enrico Mattei col WWF, ha realizzato un indicatore macroeconomico denominato RIBES (Ricostruzione di un Indice di benessere economico sostenibile). La New Economics Foundation, nel luglio del 2006, presenta l’Happy Planet Index (HPI). L’HPI combina l’impatto ambientale con il benessere umano per misurare l’efficienza ambientale con cui, paese per paese, le persone vivono una vita lunga e felice. Un buon indicatore ecologico aggregato di qualità delle acque fluviali è l’Indice biotico esteso (IBE). Un altro indice di sostenibilità ambientale è l’Impronta ecologica. Il 27 dicembre 2010 l’ISTAT comunica che sarà avviato un “Gruppo di indirizzo sulla misura del progresso della so-

44


IN ITALIA

cietà italiana” per sviluppare un approccio multidimensionale del “benessere equo e sostenibile” (Bes). Stile di vita Gli stili di vita della decrescita promuovono la sobrietà, la sostenibilità (ecologica e sociale), la calma e le relazioni fra le persone. Valorizzano la convivialità, la cooperazione e l’altruismo a scapito dell’individualismo, della competizione e dell’egoismo; il gioco disinteressato e il piacere di godere del proprio tempo libero rispetto alla frenesia del lavoro e del fare sempre di più. Vorrebbero un essere umano che si ponga in maniera diversa nei confronti dei suoi simili e nei confronti della natura, in una atteggiamento più di armonia, che di sfruttamento; un atteggiamento in cui la frenesia dei tempi moderni possa lasciare sempre più spazio alla lentezza, alla contemplazione ed ad una piena espressione della propria affettività che non può che portare con sé una maggiore serenità. Uno stile di vita improntato alla decrescita farebbe inoltre riacquistare un senso al fare, in quanto il fare finaliz-

45


zato a fare sempre di più viene ad essere sostituito con un fare bene finalizzato alla contemplazione e al miglioramento dell’esistente, che proietta le persone di per sé verso un futuro migliore. Ritengono infine importante riaquisire un legame con il sapere e il saper fare del passato, andando oltre l’equazione moderna che fa coincidere il nuovo con il meglio, il vecchio con il sorpassato, incentivando al contempo però tutto il meglio che la modernità ci propone. Da un punto di economico per facilitare l’instaurarsi di stili di vita più “decrescenti”, ritengono fondamentale ridurre la sfera di influenza del mercato nella vita umana tramite: •

L’aumento dell’autoproduzione di beni e servizi (es. pane, yogurt, ortaggi/ riparazione della bicicletta, babysitter)

L’aumento degli scambi non mercantili fondati sul dono e la reciprocitàLa riduzione della mercificazione

La riduzione del tempo dedicato al lavoro salariato

46


IN ITALIA

a favore dell’aumento del tempo dedicato alle relazioni interpersonali, all’autoproduzione e alla coltivazione delle dimensioni dell’esistenza “rimosse” (sociale, politica, culturale, artistica, spirituale, etc.). Se tutti fossero più sobri, si potrebbe lavorare meno e dedicarsi maggiormente a se stessi, alla propria vita e agli altri e vi sarebbe qualche posto di lavoro in più per qualche giovane disoccupato! Ritengono che la Decrescita non possa che partire da qui, dalla decolonizzazione del nostro immaginario dai valori della crescita, da un cambiamento di noi stessi e del nostro modo di essere, che non può che poi ripercuotersi a cascata sugli altri e sul mondo, mettendo in moto un circolo virtuoso in tutti i rimanenti settori. Non c’è una una ricetta valida per tutti ed in assoluto, ma sta ad ognuno di noi il costruirsi il proprio “abito su misura”, a seconda della suo peculiare modalità di essere al mondo. Ovviamente non tutti hanno il tempo di autoprodurre o la possibilità di lavorare meno, ma si pensa che comun-

47


que chiunque possa fare qualcosa, cominciando anche semplicemente a guardare il mondo con occhi diversi. Nelle prospettiva della decrescita (che tiene conto sia delle sostenibilità che del benessere umano in questo caso inteso anche come salute) l’alimentazione è un fatto chiave. Una parte rilevante della nostra impronta ecologica è determinata da ciò di cui ci cibiamo; per fare un esempio, l’allevamento a livello mondiale produce emissioni di CO2 paragonabili a quelle prodotte dal comparto dei trasporti. Cosa significa mangiare in maniera decrescente e sostenibile? Significa ridurre il consumo di carne a favore di piatti vegetariani e vegani, prediligere prodotti di filiera corta, seguire la stagionalità dei prodotti, ridurre i cibi imballati, precotti ed eccessivamente trasformati (come i surgelati che necessitano di un grande apporto energetico per la loro conservazione).

48


IN ITALIA

La lumaca è uno degli animali simbolo del Movimento per la decrescita felice.

49


Last Minute Market

Last Minute Market (LMM) è una società spin—off dell’Università di Bologna, nata nel 1998 come attività di ricerca e dal 2003 diventata una realtà imprenditoriale presente su tutto il territorio nazionale, con progetti volti al recupero dei beni invenduti (o non commercializzabili) a favore di enti caritativi. LMM si avvale di un team operativo affiancato da docenti e ricercatori dell’Università di Bologna. Con oltre 40 progetti attivati in Comuni, Province e Regioni italiane, LMM ha consolidato un metodo di lavoro che permette di attivare in maniera progressiva il sistema di donazioni/ritiri, tenendo sotto controllo gli aspetti nutrizionali, igienico sanitari, logistici e fiscali. I modelli logistico-organizzativi adottati permettono di recuperare in totale sicurezza tutte le tipologie di prodotti, inclusi quelli che rientrano nelle categorie dei “freschi” e “freschissimi”. LMM, infatti, non gestisce direttamente i prodotti invenduti, né ha magazzini o mezzi propri per il ritiro: l’organizzazione favorisce l’incontro diretto tra la domanda e l’offerta, occupandosi della messa in sicurezza di tutte le fasi del sistema. Oggi le attività di LMM legate allo spreco alimenta-

50


IN ITALIA

re sono indirizzate al recupero di prodotti alimentari, eccedenze di attività commerciali e produttive (LMMFOOD), prodotti ortofrutticoli non raccolti e rimasti nei campi (LMM-HARVEST) e pasti pronti recuperati dalla ristorazione collettiva, come scuole e aziende (LMMCATERING). Nel corso degli anni il modello è stato esteso anche ad altre tipologie di beni e di attività commerciali e produttive (farmaci da banco e parafarmaci prossimi alla scadenza, libri o beni editoriali destinati al macero, altri beni non alimentari), intervenendo ovunque si “producano” sprechi. Alcuni numeri sui risultati concreti ottenuti da Last Minute Market: •

da uno degli ospedali di Bologna si recuperano ogni giorno 30 pasti pronti per la mensa, per oltre 35 mila euro l’anno;

a Verona, da 8 mense scolastiche si recuperano 8 tonnellate all’anno di prodotti cotti, pari a 15 mila pasti;

tra il 2010 e il 2011, nelle Province di Bologna e Ravenna sono stati ridistribuiti 43 mila pasti.

51


Tra le numerose iniziative collaterali realizzate da LMM si possono ricordare anche: •

l’ideazione,

il

lancio

e

la

promozione

del-

la “Dichiarazione Congiunta contro lo Spreco Alimentare”, presentata il 28 ottobre 2010 al Parlamento Europeo a Bruxelles, nella quale sono specificati gli obiettivi da raggiungere entro il 2025 per ridurre lo spreco del 50% lungo tutta la filiera alimentare; •

il supporto alla Risoluzione Europea, presentata dall’europarlamentare Salvatore Caronna e approvata in sessione plenaria dal Parlamento Europeo per ridurre lo spreco alimentare e migliorare l’efficienza della filiera alimentare;

il

contributo

alla

promozione

della

“Legge

Antisprechi” (L. 244/24 dicembre 2007), che ha permesso di incentivare la donazione di beni non alimentari; •

la campagna pluriennale Un anno contro lo spreco, promossa con l’alto patrocinio della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento

52


IN ITALIA

Europeo, finalizzata a sensibilizzare l’opinione pubblica europea e italiana sulle cause e le conseguenze dello spreco.

53



CIBO E FUTURO

Nel 2050 la popolazione mondiale raggiungerà i 9 miliardi di persone, in questo momento la produzione mondiale di cibo è sufficiente per nutrire i 7 miliardi di abitanti nella loro totalità , ma con i cambiamenti climatici e con la costante distruzione dei nostri ecosistemi cosa ci aspetta per quella data? Cosa fare e quali soluzioni adottare per garantire un futuro alle nuove generazioni?


?

2050: come nutrire il pianeta?

La Fao stima che la produzione alimentare necessaria al 2050 richiederebbe un aumento nella produzione agricola del 70%, considerati l'incremento previsto della popolazione umana (che dovrebbe raggiungere per quell'anno i 9,3 miliardi di abitanti) e i cambiamenti attesi nella dieta e nei livelli di consumo associati all'incremento dell'urbanizzazione. Ad oggi le perdite post-raccolto ammontano al 14% circa della produzione agricola totale e che un altro 15% è perso in fase di distribuzione e sotto forma di rifiuti domestici, si potrebbero coprire i tre quinti dell'aumento totale della produzione alimentare necessario entro il 2050 semplicemente smettendo di sprecare cibo. Oggi oltre il 50% della popolazione umana (circa 3miliardi e mezzo di persone) vive in aree urbane e nel 2050 due persone su tre (6 miliardi di individui) vivranno in aree urbane. L'urbanizzazione associata all'incremento dei consumi condurrà all'esacerbarsi della pressione sui sistemi naturali rispetto alla situazione attuale Inoltre, se nelle economie industrializzate si assiste ad un continuo incremento il tasso di cementificazione a sca-

56


CIBO E FUTURO

pito della superficie agricola, nei paesi in via di sviluppo prosegue a tassi allarmanti la deforestazione a per creare nuovi spazi per l'agricoltura. Le conseguenti ripercussioni sulla biodiversità, sulla conservazione delle acque e del suolo, sulle società, sulla salute e sulla mitigazione dei cambiamenti climatici in atto sono solo alcuni degli effetti della deforestazione Dopo quasi mezzo secolo dalla cosiddetta Rivoluzione Verde, che ha fortemente incrementato la produttività agricola con l'utilizzo di nuove sementi selezionate e significativi input di energia, fertilizzanti artificiali e pesticidi, una quota considerevole dell'umanità (che si aggira intorno al miliardo di individui) soffre ancora di fame cronica. Inoltre, gran parte dei risultati della Rivoluzione Verde sono stati ottenuti con un'agricoltura intensiva che dipende pesantemente dai combustibili fossili. La questione dell'aumento della produttività dei terreni agricoli del pianeta è inficiata dalla questione se sia possibile farlo senza compromettere i suoli fertili, i cicli idrici e la diversità delle colture da cui dipendiamo

57


A fronte di una domanda globale in aumento, le materie prime e le risorse scarseggiano. Il riscaldamento climatico provocherà un cambiamento della distribuzione globale delle precipitazioni, un ulteriore innalzamento del livello dei mari e una maggiore frequenza e intensità di eventi estremi (ondate di caldo, siccità, violente precipitazioni e cicloni tropicali). Gli effetti saranno diversi a seconda del luogo. Garantire cibo sufficiente alla popolazione mondiale con tali presupposti è una sfida particolare e richiede adeguamenti lungo l'intera filiera alimentare, senza tali adeguamenti tutte le nazioni si troveranno ad affrontare una pesante crisi alimentare. Per questo ora la Fao ha lanciato una nuova strategia che va sotto il titolo di “Save and grow” (cioè “Salvare e crescere”). Questo perché “l’attuale paradigma di produzione intensiva non riesce più a stare al passo con le sfide poste dal nuovo millennio. Per crescere l’agricoltura deve ora imparare a preservare”. Così il nuovo approccio, che punta a “produrre di più con meno”, si rivolge soprattutto ai piccoli contadini dei paesi in via di svilup-

58


CIBO E FUTURO

po. Aiutare le famiglie rurali a basso reddito - circa 2,5 miliardi di persone - ad economizzare sui costi di produzione e costruire prosperi sistemi agro-alimentari, li metterà nelle condizioni di massimizzare le rese ed investire i risparmi nella salute e nella scolarizzazione. Come questa agricoltura su scala più ridotta, dove la proprietà è diffusa e legata al territorio si incrocerà con la presenza delle grandi multinazionali del settore (basta pensare alla Cargill che fattura 120 miliardi di dollari commerciando in cereali, semi oleosi e alimenti, o ai colossi del biotech come Monsanto, Basf e Syngenta), è tutto da scoprire. Gli interessi in gioco son ovviamente enormi. Forse noi consumatori italiani, ci potremmo sentire lontani da queste riflessioni e da questi scenari. Già anche solo capire le problematiche dell’agricoltura nella dimensione europea è piuttosto difficile. Ma come abbiamo visto le ricadute di ogni scelta sono globali. Il punto centrale per una agricoltura come quella italiana, il cui cuore sono tanti prodotti e cibi di qualità, conosciuti e apprezzati in tutto il mondo, è con che idea di se stessa vuole essere protagonista nel futuro.

59



Bibliografia e sitografia Sprechi Tristram Stuart, Bruno Mondadori, 2013 Freeganismo, Wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Freeganismo Freegan Info freegan.info FAO http://faostat.fao.org Last Minute Market http://www.lastminutemarket.it http://it.wikipedia.org Movimento per la decrescita felice http://it.wikipedia.org Sprechi e ambiente http://www.oneplanetfood.info

61



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.