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NewsCinema.it
Testata Giornalistica di Cinema e Serie Tv Mensile Marzo 2016 ANNO III - N. 12 Registrazione Tribunale di Roma n.203/11 del 17 Giugno 2011 redazione@newscinema.it www.newscinema.it
Direttore Responsabile Giuseppe Rogolino
Capo Redattore/Capo Servizio Letizia Rogolino
Redattore/Responsabile Serie Tv Carlo Andriani
Hanno collaborato a questo numero: Carlo Andriani Letizia Rogolino Davide Sette Leila Cimarelli Carlo Lanna
Editore ASTUS s.r.l. Tel +39 0692918588 - Fax 0692911910 Roma - Italia
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Ridere con SACHA B. COHEN IL DISSACRANTE PROVOCATORE BRITANNICO DA BORAT A GRIMSBY di Davide Sette
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Nobby ha tutto quello che un uomo di un piccolo un omonimo film del 2006 diretto da Larry Charles. paesino di pescatori in Gran Bretagna potrebbe Per la prima volta Cohen, con il suo “studio culturale desiderare dalla propria vita: undici figli e la più bella sull'America a beneficio della gloriosa nazione del donna di tutto il nord del Paese come moglie. Kazakistan” riesce a far inviperire attraverso battute Nonostante ciò, Nobby non è mai riuscito a ritrovare al limite della decenza e ben oltre la sfera del il suo piccolo fratellino Sebastian, adottato da una politicamente corretto, sia il governo americano che diversa famiglia in tenera età. Quando il protagonista quello del Kazakistan. Il dissacrante road movie, riesce finalmente a rintracciare la posizione di suo infatti, ispirato ai primi lavori del duo composto da fratello, scopre che Sebastian è ormai diventato un Bob Hope e Bing Crosby, suscitò le ire dell’allora agente della MI6, impegnato in una missione presidente kazako, che ne chiese una immediata segretissima per la sicurezza mondiale. Questa è la rimozione dalle sale, oltre che una sanzione per tutti trama del nuovo, delirante, action movie con quelli coinvolti nella sua realizzazione e nella sua protagonista il divertente attore (e provocatore) sceneggiatura. Al centro del film il reporter Borat, Sacha Baron Cohen. In arrivo nelle nostre sale dal “nato dallo stupro di Boltak Violentatore su prossimo 7 aprile, Grimsby - Attenti a quell’altro è Asimbala Sagdiyev”, e il suo fidato compagno solo l’ultimo passo di una carriera cinematografica Azamat, coppia comica sul modello di Laurel e scoppiettante e dissacrante, costellata di personaggi Hardy, Abbott e Costello e Amos ’n’ Andy, in un ormai iconici e popolari in tutto il mondo. La viaggio lungo il continente americano alla ricerca del maschera che ne ha decretato il successo loro unico amore: Pamela Anderson. La più grande cinematografico è stata sicuramente quella del folle capacità del performer britannico è forse proprio giornalista kazako Borat Sagdiyev, protagonista di quella di immedesimarsi totalmente con i propri
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personaggi, tanto da non abbandonare i loro panni neanche per le fasi di promozione del film o per le
di trovarsi al centro di un film comico, che per questo hanno cercato di aggredirlo. Il camioncino
interviste televisive. La totale immedesimazione con
dei gelati utilizzato in Borat, per esempio, è stato
il personaggio è un aspetto fondamentale anche
segnalato come sospetto durante le riprese del film
per la buona riuscita di mockumentary come Borat
persino dalla FBI, i cui agenti più di una volta hanno
o Brüno, in quanto le persone coinvolte a loro
interrotto le riprese in cerca di spiegazioni su ciò
insaputa, se portate a credere alle parole di chi le
che stesse succedendo. Sacha Baron Cohen ha
intervista, sono “libere di aprirsi e di dire cose che in
giocato fin dai suoi esordi non solo con gli stereotipi del mondo americano, con i suoi vizi e le sue follie,
diretta TV invece non direbbero mai, rivelando anche inconsciamente i loro peggiori difetti”. Cohen ama lo scontro, la provocazione e il dibattito e per questo non perde occasione per generare controversie e prendersi gioco di moralisti e
ma soprattutto con le tante minoranze che lo compongono (data anche la sua provenienza ebraica). Impossibile non citare, infatti, il personaggio che ne ha consacrato lo straordinario
perbenisti attraverso un umorismo spesso lacerante
successo televisivo, il rapper Ali G, ironica parodia
e sopra le righe. Bersaglio preferito della sua satira
della cultura hip hop nera, di quei cantanti di strada che non abbandonerebbero il linguaggio del ghetto
è certamente il mondo della politica americana, da George W. Bush a Donald Trump, che in un recente folle video del comico finisce per contrarre il virus dell’AIDS nel caos di una sparatoria, a causa
neppure per intervistare i deputati del parlamento inglese. Proprio come la primordiale e genuina comicità dei Monty Python degli esordi, Sacha
di una pallottola volante e di schizzi di sangue
Baron Cohen è un caratterista travolgente e onesto
infetto. Cohen è stato molto spesso, a causa delle sue interpretazioni irriverenti e dissacranti, al centro
che, attraverso le maschere grottesche di un teatro antico che mette in scena i più vergognosi vizi della
di polemiche di stampo politico e giudiziario. I suoi
razza umana, riesce a farci riflettere sulla decadenza
numerosi travestimenti, infatti, dal misogino
della nostra cultura, ormai basata sulla costante paura del “diverso”, che esso sia un kazako o un
giornalista kazako al teutonico modello Brüno, hanno spesso messo in imbarazzo persone ignare
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omosessuale austriaco.
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batman v
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superman
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NEWSCINEMA
Il cinecomic più complicato di sempre per lo scontro epico tra due icone del fumetto di C.A.
“Bruce Wayne incontra Clark Kent. Adoro mettere passato unire le forze per salvare Metropolis e insieme le persone”. Chi parla è Lex Luthor che, in Gotham City dalle mire distruttive di Lex Luthor. Batman v Superman: Dawn of Justice, interrompe con Vedere Batman e Superman combattere l’uno contro la sua folle ironia gli aggressivi scambi di battute tra l’altro è il sogno di ogni amante dei fumetti ma è due dei supereroi DC più amati di sempre. Batman anche una delle operazioni più ambiziose della storia (Ben Affleck) è il cavaliere oscuro di una Gotham City del cinema. Ad assumersi il rischio c’è ancora una dominata da morte e distruzione e Superman (Henry
volta Zack Snyder che, dopo 300, Watchmen e Man
Cavill) è un eroe considerato da Metropolis una of Steel, torna dietro la macchina per dirigere Batman minaccia in grado di distruggere l’umanità. Tra i v Superman: Dawn of Justice, il cinecomic più detrattori di Superman c’è Bruce Wayne che ha visto complicato di tutti i tempi. Il regista di Sucker Punch sfrutta al massimo il talento visivo, lo slow motion e le la furia distruttiva de L’uomo d’acciaio durante lo interessanti sfumature action-pop del suo cinema per scontro con Zod (Michael Shannon); un odio che Lex stemperare i toni cupi del film. A partire dalla Luthor (Jesse Eisenberg) sfrutta per eliminare, con spettacolare introduzione capiamo che Batman avrà un solo colpo, i due vigilanti. Ma una terribile minaccia un ruolo fondamentale nella caratterizzazione porrà la razza umana nel più grande pericolo mai dell’opera, dark ma mai deprimente nei toni o affrontato prima. Toccherà così a Batman, Superman eccessivamente realistica come la splendida trilogia di e a una misteriosa eroina (Gal Gadot) apparsa dal Christopher Nolan. Batman v Superman: Dawn of
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Justice è la perfetta unione di due mondi opposti: la cupa Gotham City e la luminosa Metropolis, l’umana oscurità di Batman e l’eroica forza di Superman; due vigilanti che si completano grazie all’ottima sceneggiatura di Chris Terrio e David S. Goyer, alle azzeccate performance di Henry Cavill e Ben Affleck e all’adrenalinica regia di Zack Snyder che si risolleva dall’impersonale Man of Steel con un cinecomic legato stilisticamente ai suoi primi successi. Ancora una volta la carne al fuoco è tanta, forse troppa, quindi Batman v Superman è un’opera lontana dall’essere completa. Il 3D inutile, il “mostruoso” villain finale, la durata eccessiva di oltre 150 minuti e l’inevitabile caoticità di alcune scene lo rendono imperfetto, ma un pizzico di fracasso è perdonabile secondo le logiche del blockbuster contemporaneo. Dawn of Justice presenta punti di forza come lo spirito e l’ironia bondiani, una Wonder Woman di grande impatto e le spettacolari musiche di Hans Zimmer e Junkie XL che accompagnano con enfasi le migliori sequenze del film. Il risultato è il ritorno al cinecomic giocoso, divertente, fracassone ed emozionante e il preambolo di The Justice League, la prossima mossa targata Warner Bros che vedrà tutti i supereroi DC lottare in un epico blockbuster ancora una volta diretto da Zack Snyder.
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Ben
AFFLECK
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NEWSCINEMA Se vi dico Benjamin Géza Affleck – Boldt, questo l’esordio sul grande schermo, nel 1992 con il film nome vi dice qualcosa? Se aggiungo che lo Scuola d’onore. Da questo momento in poi, aiutato conosciamo da anni e anni, in ruoli sempre diversi in particolar modo dall’amicizia con il regista Kevin tra loro, talvolta anche contestati come l’ultimo che Smith, conosciuto in Generazione X, riesce a lo vede protagonista, in uno dei film che è tra i più ritagliare sempre un personaggio nei suoi film, per il attesi dell’anno? Forse alla parola “contestazione” ci giovane Ben. L’amicizia con Damon si rivela un vero siete arrivati. Si tratta di Ben Affleck. Dedicare uno colpo di fulmine, sia in senso amicale e sia in senso Speciale su di lui è doveroso, non solo perché è il professionale, perché dopo 5 anni dal suo esordio al nuovo uomo pipistrello, ma soprattutto per la sua cinema, decise di intraprendere una nuova strada, carriera pluripremiata, a sorpresa per molti. Di Ben quella dello sceneggiatore, con il film Will Hunting – Affleck si può dire molto, critiche comprese, ma una Genio Ribelle, svolgendo un doppio ruolo, come cosa è certa, non si può dire che sia uno dei pochi attore e sceneggiatore. Qui arriva la gratificazione attori che si è messo in discussione varie volte, più grande per un umile uomo, che ha messo la anche quando la strada era particolarmente in salita. propria vita in mano al cinema: vincere il Premio Nato a Berkeley, in California, diciamo che il cinema Oscar come migliore sceneggiatura originale. era nell’aria, quando con la famiglia si trasferì a Hollywood lo chiama e lo ama, tanto da dargli Cambridge. Oltre a lui, anche il fratello Casey, sempre maggiore spazio agli inizi degli anni 2000. decise di diventare attore, soprattutto dopo aver Compare in pellicole di successo economico e di conosciuto un ragazzo che abitava a pochi isolati pubblico, come l’intramontabile Shakespeare in dalla loro casa, un certo Matt Damon. Si avete Love (1998), o lo strappalacrime Armageddon di capito bene, lo stesso Matt Damon del film Dogma. Michael Bay. (Tranquilli potete canticchiare I Don’t I casi della vita. Dopo essersi diplomato inizia a prendere sul serio la carriera cinematografica, con
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Want to Miss a Thing degli Aerosmith mentre
continuate a leggere). Dopo due anni dall’esordio in veste di sceneggiatore con Matt Damon, i due si trovano a dividere nuovamente il set con il film Dogma dell’amico storico Kevin Smith. Questo fu un film che non venne particolarmente apprezzato, in particolar modo dalla Chiesa cattolica e dai protestanti. Ben e Matt erano due angeli caduti costretti a rimanere in Wisconsin per l’eternità, poiché considerato alla stregua dell’inferno stesso. Questo film è per lo più per le signorine. Chi è che non ha amato Buddy Amaral (Affleck) nel film Bounce insieme alla fidanzata dell’epoca Gwyneth Paltrow? Amore, bugie, lacrime e ancora amore. Una storia a dir poco tormentata. La tipica storia che potrebbe capitare a chiunque, magari quando la vita decide di giocare con il destino e metterti alla
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prova. Tornando ad Armegeddon – Giudizio finale, questo per Affleck fu un vero colpo di fortuna, perché la sua interpretazione così intensa, piacque particolarmente al regista Michael Bay, che lo volle a tutti i costi nel film Pearl Harbor, accanto a Kate Beckinsale e Josh Hartnett. Fu un vero e proprio successo per l’attore americano, il quale con la sua recitazione così naturale e davvero poco costruita, riuscì a fare breccia nel cuore delle donne di tutte le età. Le ragazzine da quel momento iniziarono a studiare la seconda guerra mondiale con maggiore attenzione. Qui diciamo che ci fu il primo passo falso di Ben Affleck, quando decise di unire la sua vita con Jennifer Lopez. Scherzo! (Ma non troppo) I due si conobbero sul set del film Amore estremo – Tough Love, decidendo di portare la loro relazione anche fuori dal set. Fu una storia molto chiacchierata, che terminò durante le riprese del film Jersey Girl, che decisero comunque di completare. Affleck ha una predilezione per le sue partner sul grande schermo, dopo la Paltrow e la Lopez, nel 2003 fu il turno della bellissima Jennifer Garner, conosciuta da tutti come la protagonista della serie tv Alias. Il film in questione lo vede per la prima volta interpretare un supereroe, ma questa volta con una tuta attillata rossa, uno sguardo “vitreo” ma solo perché ceco ed una agilità invidiabile: Daredevil. I premi iniziano a fioccare a partire dalla Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile nel film Hollywoodland , durante la 63^ Mostra internazione d’arte cinematografica di Venezia. Tornando al successo di Affleck, è uno strano attore, lasciatemelo dire. Quando va bene economicamente, la critica ci pensa ad affondarlo e viceversa, ed è un po’ quello che è accaduto con la commedia romantica La verità è che non gli piaci abbastanza, nel quale recita affianco a Jennifer Aniston, Bradley Cooper e Jennifer Connelly. Fu un successo al boxoffice, con ben 165 milioni di dollari in tutto il mondo, peccato che la critica non fu particolarmente entusiasta della pellicola in questione. Ma niente di nuovo. Questo è il cinema! L’anno successivo inizia ad affacciarsi anche in generi più ampi, come la politica e i media nel film State of Play. Nel 2007 esce il primo film da regista, Gone Baby Gone, nel quale recitò anche il fratello Casey e riguardante un caso di rapimento ai danni di una bambina di quattro anni. A soli 3 anni di distanza (2010), approda delle sale cinematografiche The Town, il secondo film diretto da Affleck, presentato alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Se dovessimo chiedere al bel Ben, qual è il suo anno magico e
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di massima felicità, professionalmente parlando, credo che risponderebbe il 2012. Come dice il detto “Tre, il numero perfetto”, è adattabile alla carriera di Affleck, il quale con la pellicola Argo, in veste di produttore, regista ed attore, riesce a vincere il premio Oscar come miglior film. Incentrato sull’operazione Canadian Caper, durante il 1979 tra gli Stati Uniti e il Canada, fu creata con lo scopo di risolvere la crisi degli ostaggi americani in Iran dopo la rivoluzione iraniana del 1979. Questo film fu una vera svolta nella sua carriera, perché il cinema internazionale, iniziò a guardarlo con rispetto e stima accresciuta, rispetto a prima. In fondo non è da tutti vincere un premio così importante dopo solo tre film seduto sulla sedia di regista. Ed ecco che ci troviamo al motivo per il quale sto scrivendo questo articolo. Nel 2013 venne annunciato in via ufficiale direttamente dalla Warner Bros. che sarà proprio lui ad interpretare il ruolo di Batman nello scontro Batman V Superman: Dawn of Justice, come sequel de L’uomo d’acciaio diretto sempre da Zack Snyder e in uscita a breve nelle sale italiane. Riprenderemo il discorso più avanti tranquilli! Il 2014 è un anno importante per Affleck, perché con il film L’amore bugiardo – Gone girl, riesce ad arrivare anche a quella fetta di pubblico mai toccata prima. Un film tratto dal besteseller di Gillian Flynn, e diretto da David Fincher, racconta la storia di un ex giornalista, Nik, che decide di aprirsi un bar. Tutto filava liscio, finché un giorno la moglie sparisce misteriosamente. Sangue e oggetti rotti in casa, fanno pensare che si tratti del solito caso di omicidio, da parte di un marito geloso o in preda ad un raptus. Ma niente è come sembra. A differenza del 2012, diciamo che il 2015 non è stato proprio un anno facilissimo. Tra la petizione per non fargli interpretare il personaggio di Batman, dopo essersi convinto ad indossare nuovamente i panni di un supereroe, e la fine del matrimonio con la moglie Jennifer Garner, dopo 10 anni e due bambini, nonostante tutto Ben è pronto per il grande debutto con il costume nero opaco e le ali da pipistrello. Il nuovo Bruce Wayne in arte Batman, paladino della giustizia a Gotham City, in questo capitolo si scontrerà con Superman, il difensore di Metropolis . La guerra tra i due è giustificata dal potere assoluto che potrebbe avere conseguenze disastrose se solo quest’ultimo volesse. Tutta la vicenda viene interrotta da una minaccia ben peggiore. Per la prima volta apparirà anche Wonder Woman, interpretata da Gal Gadot. Secondo le previsioni, in particolare dei fan, questo nuovo film DC Comics è tra i più attesi di tutti i tempi, sapere che mancano veramente pochi giorni prima dell’uscita nelle sale italiane (23 marzo), sta facendo salire la febbre da supereroi a tutti! Voi da che parte state, Batman o Superman?
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veloce come il vento
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NEWSCINEMA
Il film ad alta velocità con Stefano Accorsi a cura di Carlo Andriani
Il mondo delle corse automobilistiche è stato rappresentato dal cinema a stelle e strisce con
Giulia De Martino (Matilda De Angelis), una pilota
grande successo. Basti pensare alla saga di Fast
Campionato GT. La morte improvvisa del padre e il
and Furious, iniziata da Rob Cohen nel 2001 e
ritorno del fratello Loris (Stefano Accorsi), un ex
arrivata oggi al settimo capitolo, e a Rush, il biopic firmato da Ron Howard sulla rivalità tra i piloti di
pilota distrutto da alcol e droghe, la costringeranno ad affrontare da sola la pista e la vita… Ha esordito
formula 1 James Hunt e Niki Lauda. Immaginare
con Un gioco da ragazze e ha prodotto grandi
la stessa tipologia di opere in Italia non è facile
successi come Smetto quando voglio e i The Pills.
perché i budget esorbitanti e gli spettacolari effetti
Stiamo parlando di Matteo Rovere, l’autore di
speciali danno ai registi e autori americani una
Veloce come il vento, un film che sulla carta non
marcia in più. Ma, a distanza di quattordici anni dallo sperimentale Velocità massima di Daniele
prometteva granché bene. La storia è la stessa dei grandi action sportivi del cinema USA ma il budget,
Vicari, il cinema tricolore ci riprova con Veloce
gli stunt e gli effetti speciali sono ovviamente meno
come il vento, il film basato sulla vita del pilota di
di un centesimo degli investimenti ultra-milionari di
rally Carlo Capone. Diretto da Matteo Rovere e
stampo hollywoodiano. Eppure Veloce come il
interpretato da Stefano Accorsi, Matilda De
vento funziona grazie a una sceneggiatura priva dei
Angelis, Paolo Graziosi e Roberta Mattei, Veloce come il vento racconta l’emozionante storia di
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di diciassette anni che decide di partecipare al
soliti cliché, a una regia che dosa perfettamente azione e dramma e a dei personaggi accattivanti.
L’esordiente Matilda De Angelis stupisce nei panni di Giulia De Martino, una pilota disposta a tutto per inseguire il suo sogno e Stefano Accorsi regala una interpretazione diversa dai ruoli in cui lo abbiamo visto dagli esordi a oggi. Ma Veloce come il vento presenta anche delle scene d’azione che non hanno nulla da invidiare agli adrenalinici film americani e un mix di generi che dona all’opera non solo tante emozioni ma anche quel pizzico di ironia in grado di alleggerirne la drammaticità. La spettacolare colonna sonora e il ritmo dinamico sono gli ulteriori punti di forza di Veloce come il vento; un film che dimostra che il cinema tricolore può affrontare con intelligenza generi inediti nel panorama cinematografico italiano. Veloce come il vento verrà distribuito in tutti i cinema italiani da 01 Distribution il 7 aprile 2016.
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The Idol la libertĂ in una voce di C.A.
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NEWSCINEMA “Diventeremo famosi e cambieremo il mondo”. Con
valse la statuetta per il miglior film e per la miglior
queste parole Noir convince il fratello Mohammed
regia a Danny Boyle nel 2009 non si può dire lo
Assaf a perseguire il sogno di diventare un cantante. Nel frattempo l’assedio nel territorio di
stesso delle sensazioni suscitate nello spettatore. Il coinvolgente film di Boyle aveva una sua identità
Gaza si intensifica ma Mohammed, Noir, Ahmad
mentre l’opera di Abu-Hassad si limita a
e Omar non si preoccupano del conflitto in atto
raccontare in modo impersonale la straordinaria
ma pensano solo alla loro band. Col passare degli
storia di Mohammed Assaf. Il problema di The Idol
anni le cose si complicano. Diviso tra due lavori per
è la regia che, se regala nella prima parte un quadro
pagarsi gli studi universitari, Mohammed scopre
coinvolgente e appassionante della infanzia del
che esiste una possibilità che il suo sogno si
protagonista, nella seconda si perde in un riepilogo poco dinamico dei fatti accaduti al vero Assaf; una
avveri: Arab Idol, lo show più popolare del mondo arabo. I confini sono chiusi e non sembra esserci una via di uscita. Eppure la voglia di realizzare un sogno è più forte di ogni ostacolo. Mohammed parte così alla volta del Cairo per cambiare la sua
che sarebbe dovuto essere il cuore del film, la partecipazione di Mohammed ad Arab Idol. Nonostante l’ottima fotografia di Ehab
vita, mantenere fede alla promessa di Noir e
Assal e la struggente interpretazione di Tawfeek
liberare con la musica un popolo senza voce. C’è
Barhom, The Idol non ricrea l’autenticità e le
molto di The Millionaire in The Idol, il nuovo film di
emozioni della storia di Assaf; l’opera di Abu-
Hany Abu-Hassad. La sfida che un essere umano
Hassad resta però un’imperdibile occasione per
è disposto ad affrontare per realizzare un sogno è il tema portante dell’opera firmata dal candidato al Premio Oscar per Paradise Now e Omar. Ma se l’atmosfera e la storia sono simili al capolavoro che
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debolezza che non ci saremmo aspettati da quello
conoscere un lato inedito di Gaza dove, oltre ai conflitti, c’è il desiderio di tante persone di cambiare le cose. The Idol verrà distribuito da Adler Entertainment in tutti i cinema italiani il 14 Aprile 2016.
VICTOR
la storia segreta del dottor frankenstein di C.A.
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NEWSCINEMA il mostro, non l’uomo. Ma a volte il mostro è
conoscenze scientifiche, Victor sconfigge la morte ma il delirio di onnipotenza prende il sopravvento
l’uomo.” Chi parla è Igor, l’assistente di Victor
sulla sua umanità. Toccherà così a Igor aiutarlo ad
Frankenstein, il folle scienziato nato dalla penna di
affrontare i suoi demoni interiori e quelli che ha
“Conoscete questa storia. Il mondo di sicuro ricorda
Mary Shelley. Dimenticate le trasposizioni cinematografiche dedicate al mito di Frankenstein perché il film diretto da Paul McGuigan e interpretato da Daniel Radcliffe e James McAvoy è completamente diverso da tutto quello che
creato con le sue stesse mani…Paul McGuigan ha diretto interessanti opere cinematografiche come Slevin – Patto Criminale e Appuntamento a Wicker Park e apprezzati show come Devious Maids, Smash e Sherlock, ma è il cult della
abbiamo visto finora. Partendo dal presupposto
televisione con Benedict Cumberbatch e Martin
che l’iconica creatura riportata in vita dallo scienziato appare solo negli ultimi venti minuti di
Freeman ad avere ispirato maggiormente questo
film, l’intento di Victor Frankenstein è esattamente
Shelley. La regia dinamica e patinata ci introduce
opposto all’adattamento in chiave indie di Bernard
nell’universo circense di Igor che, coraggioso ed
Rose. Se l’horror del regista di Candyman
eretto nella schiena, domina la scena grazie
racconta la storia dal punto di vista del mostro,
all’ottima performance di Daniel Radcliffe e alla
l’action di McGuigan si concentra esclusivamente
divertente sceneggiatura di Max Landis che,
su Victor Frankenstein (James McAvoy), lo
coraggiosamente, trasforma in eroe l’anti-eroe per
scienziato che l’ha riportato in vita. Aiutato da
eccellenza. James McAvoy interpreta, con
Igor (Daniel Radcliffe), un circense con grandi
straordinaria moderazione, un personaggio sopra
originale adattamento del classico di Mary
le righe che sembra scritto e pensato per Johnny
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Depp. La chimica tra i due diverte regalando allo stesso tempo un originale punto di vista sulla collaborazione che ha segnato la letteratura degli ultimi secoli e la cinematografia dal 1930 a oggi. Ma è lo spirito action il punto di forza di questa divertente pellicola che, strizzando l’occhio ad action movie ricchi di spettacolari effetti speciali e creature mostruose come La mummia di Stephen Sommers, riporta in vita il cinema-giocattolo degli anni ’90. Chi ha amato la teatralità del Frankenstein di Kenneth Branagh o l’innovazione dell’esperimento di Rose probabilmente storcerà il naso di fronte al simpatico prodotto senza pretese di McGuigan che firma un Victor Frankenstein sospeso tra gli Sherlock Holmes della BBC/Guy Ritchie e il monster-movie alla Stephen Sommers; un’opera caotica ma visivamente brillante che abbandona il dramma e la profondità del romanzo di Mary Shelley per regalare intrattenimento di grande qualità. La 20th Century Fox distribuirà Victor – La storia segreta del dott. Frankenstein in tutti i cinema il 7 aprile 2016.
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Daniel
RADCLIFFE Harry Potter è diventato UN adulto IMPEGNATO di L.C.
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Senza ombra di dubbio, per me e forse non solo, lui rappresenta il personaggio cinematografico per
Harry Potter. Nel 2000 partecipò ai provini per la trasposizione cinematografica della collana di libri
eccellenza del 2000. Il maghetto con l’aria da bravo
della scrittrice J.K. Rowling e venne scelto come
ragazzo, dallo sguardo limpido e una cicatrice sulla
protagonista. Di seguito ha partecipato a tutti gli
fronte, corrisponde al nome di Daniel Radcliffe. In
otto film tratti dai capitoli della saga del maghetto
questo articolo però non troverete l’excursus di
orfano dei genitori, per colpa del temibile Lord
Harry Potter, ma dell’attore nello specifico, il quale
Voldemort, accanto ad Emma Watson e Rupert
è riuscito a scrollarsi di dosso l’etichetta di
Grint. Merito di questo grande personaggio che ha
Hogwarts per far posto a molte produzioni di vario
saputo regalargli molto, essendo cresciuto insieme a lui a partire dal 2001 fino al 2011. Terminate le
genere, tra cinema e teatro. Nonostante entrambi i genitori fossero conosciuti nell’ambiente dello
riprese si cimentò per la prima volta in una
spettacolo, Daniel non ebbe da subito il benestare
produzione teatrale, recitando nel dramma
della famiglia, ed intraprese la carriera di attore per
psicologico Equus di Peter Shaffer, che narra la
risolvere vari problemi. L’espressione verbale e le
storia di uno psichiatra che tenta di curare un
difficoltà nel socializzare riuscirono a far posto al grande talento dell’attore oggi 25enne, diventando
ragazzo con un’attrazione patologica per i cavalli.
l’attore che noi tutti apprezziamo e seguiamo. Solo temporaneamente, fino a quando interpretò nel
anni, e le polemiche non mancarono, specialmente per le scene passionali e il nudo integrale.
1999 il giovane David Copperfield, tratto dal
L’esperienza teatrale è stata illuminante per
romanzo omonimo, e distribuito dalla BBC. Subito
Radcliffe tanto da tornare a teatro nel 2010 fino al
dopo prese parte al film Il sarto di Panama, nel ruolo
2012 nel musical How To Succeed in Business
di Mark Pendel. Da questo momento in poi, a tutti
Without Really Trying. Per un po’ lasciò il teatro,
gli effetti, divenne per il pubblico di tutto il mondo,
dedicandosi al suo primo amore, il cinema, nel film
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Quando Radcliffe venne ingaggiato aveva solo 17
horror che lo vede protagonista The Woman in Black. Nel 2012 a cavallo tra l’abbandono temporaneo al teatro e l’uscita dell’horror movie, iniziò le riprese del film Kill Your Darlings, presentato al Sundance Film Festival del 2013. Terza produzione teatrale per Daniel Radcliffe, nel ruolo di Billy Claven nello spettacolo The Criplle of Inishman, in scena a Londra. Lo stesso spettacolo venne riproposto a Broadway, nel 2014. Nel 2015, nonostante la sua carriera non sia molto ricca rispetto a molti suoi colleghi, è riuscito a conquistare la stella sulla Walk of Fame di Hollywood. Amato da grandi e piccini, il ragazzo della porta accanto, in questo 2016 sarà protagonista di almeno due film quali Viktor – La storia segreta del dottor Frankestein nel ruolo di Igor, l’aiutante del Dottore; e il report americano Jake Adelstein in Tokyo Vice. Particolarmente sensibile all’uguaglianza dei diritti per gli omosessuali, ha
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preso parte al famoso progetto Trevor, nel quale veniva promossa la consapevolezza dei gay e delle prevenzione del suicidio adolescenziale, piaga sociale di questi ultimi anni, contribuendo alla causa anche economicamente. Per questo motivo gli venne conferito il premio Hero nel 2011. A dir poco riservato nella sua vita privata, da un po’ di tempo viene fotografato con la collega Erin Darke, di cinque anni più grande. Galeotto fu il set del film Kill Your Darlings nel 2012, iniziando a fare coppia fissa anche fuori. Il segreto del loro amore è il fatto di avere accanto la sua migliore amica. Per questo motivo, merito anche dell’esempio dei suoi genitori, insieme da trent’anni, Radcliffe ha ottime intenzioni affinché possa seguire le orme dei propri familiari. Zero scandali, (cavalli a parte) e colpi di testa, apertamente ateo, il bel Daniel ha solo una grande passione per l’arte della poesia, tanto da averne pubblicate alcune sotto il falso nome di Jacob Gershon ed ama particolarmente suonare il basso. Cosa dire di più? Un ragazzo acqua e sapone, dalla vita tranquilla e magica a modo suo, dedita alla carriera e all’amore, quello vero.
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MR. Chocolat
OMAR SY è il primo clown di colore della bella epoque di L.C.
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NEWSCINEMA I film tratti da alcune storie vere, specialmente di personaggi umili giunti al successo dopo tanti
Epoque, quando fu proposto il personaggio di
sacrifici, solitamente sono visti con un altro occhio, rispetto ad ltri. Il cinema francese in particolare, in
accettato subito e con grande entusiasmo, perché interpretare un personaggio del genere, non è da
questi ultimi anni ha saputo sfornare delle storie
tutti i giorni. Primo film in costume per entrambi, la
uniche, emozionanti e alla pari (in alcuni casi) di grandi produzioni americane. La comicità francese
bravura del protagonista del commovente Quasi
non sempre è apprezzata come meriterebbe, nel
film sono stati fonte di ispirazione, come La vie en
nostro Paese, ma nonostante questo, per noi italiani alcuni film sono stati fonte di ispirazione e di remake per pellicole di grande successo. Tornando a film tratti dalla vita di uomini e donne realmente esistiti, questa volta a finire sul grande schermo sarà un personaggio simbolo della Francia che forse non tutti conoscono, anzi quasi sicuramente, conosceranno in pochi. Di certo, anche il regista Roschdy Zem, non era a conoscenza della sua vita. Solo dopo aver letto con immensa sorpresa la sceneggiatura, scoprì che vita avesse vissuto il clown Chocolat. Ambientato a Parigi, nella Parigi della Belle
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protagonista, all’attore Omar Sy, dichiarò di aver
Amici, è palpabile per tutti i 110 minuti di film. Molti rose di Olivier Dahan e Barry Lindon di Stanley Kubrick, riguardo le riprese e l’estetica generale del film. Per seguire il periodo temporale ed aiutare i costumisti e il regista nella scelta degli abiti e dei tessuti, sono stati utilizzati moltissimi documenti e dipinti storici. Molta attenzione è stata prestata al trucco dei clown, affinchè nulla fosse dato per scontato e arronzato, in un lavoro così dettagliato e accurato da parte di Zem. Quanto alla scelta degli attori, a parte Omar Sy, c’è anche il famosissimo attore francese James Thierrée, particolarmente apprezzato in Francia.
Ai due è stata data carta bianca da parte del regista, vista la predisposizione di quest’ultimo nella regia e nella creazione di spettacoli circensi, perfettamente in linea con il film. I due hanno lavorato intensamente sulla mimica e sulla voce, creando un rapporto simile a quello dei loro personaggi. Un affiatamento magico. Se pensate che interpretare un pagliaccio sia una cosa così semplice, siete totalmente fuori strada! Infatti l’attore Omar Sy è stato preoccupato per buona parte della pellicole, in particolar modo per alcune scene dell’Otello, dove la versione di Orson Welles incombeva come uno spettro in lui. Le difficoltà a parte questo, sono state per le sequenze nelle quali la scena sarebbe stata creata nella fase di post-produzione. Tornando alla storia di Mister Chocolat,all’anagrafe Rafael Dadilla, nacque a Cuba nel 1860. Un uomo nato schiavo, che ha saputo sfruttare il suo talento comico per emanciparsi ed avere il meritato successo in Francia. Una carriera iniziata con il circo e terminata con il teatro, ha portato Chocolat, dall’anonimato al successo per tutto il Paese. Il picco nella sua carriera lo raggiunge con il collega, Footit, il clown dalla carnagione bianca. Il duo comico, composta un uomo bianco e uno nero, si fece conoscere nella Parigi della Belle Epoque. Sfortunatamente, a segnare la fine del successo, furono i soldi facili, il gioco d’azzardo e la continua discriminazione razziale. Dietro questo breve riassunto c’è molto di più. In Francia è stato campione d’incassi e di critica, e sicuramente saprà farsi valere anche nel nostro Paese. Per l’uscita nelle sale cinematografiche dovrete pazientare ancora un po’, precisamente il 7 aprile 2016.
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hardcore
dalla russia uno shooter in prima persona di D.S.
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NEWSCINEMA In arrivo nelle nostre sale il prossimo mercoledì 13 cinematografico in cui sono totalmente assenti aprile, Hardcore è il nuovo, folle, progetto sviluppo del personaggio e approfondimento cinematografico proveniente dal continente russo, psicologico. Il progetto, nato da un crowdfunding di sotto la supervisione americana della STX successo su Indiegogo, mette al centro di questa Entertainment. Diretto da Ilya Naishuller, che ne ha esperienza multimediale lo spettatore stesso che, curato anche la sceneggiatura, Hardcore è un attraverso le mani di Henry, diventa carnefice di una audace tentativo di pellicola "in prima persona", mattanza esagerata quanto ironica, che riprende il
sulla falsariga degli sparatutto videoludici, in cui le gusto pulp tarantiniano coniugandolo con la frenesia vicende al centro della trama sono narrate agli tipica degli shooter su binari dei videogiochi in stile spettatori attraverso gli occhi di Henry, un uomo Time Crisis. La folle idea nasce inspiegabilmente tornato in vita dopo la propria morte sotto forma di proprio nel nostro Paese, in cui Naishuller si trovava un super soldato assassino che non ricorda nulla del qualche anno fa in settimana bianca. Munito di una proprio passato. La pochezza (apparente) della GoPro, il regista russo si è divertito per giorni a sceneggiatura, con un protagonista non dotato del riprendere le sue mirabili imprese sullo snowboard, dono della parola, sembra non essere però un limite maturando un certo interesse per le riprese in prima al delirante e sanguinario percorso di Henry, che ha persona. Da questa esperienza, Naishuller, insieme già raccolto pareri decisamente positivi da parte ad un piccolo gruppo di amici, decise di costruire della critica americana, che ne ha elogiato la regia e piccoli episodi da pubblicare sul web. I video le adrenaliniche scene di azione. Un esperimento riscossero in pochissimo tempo un successo quasi postmoderno in cui lo stesso concetto di trama incredibile, con milioni di visualizzazioni da tutto il è vilipeso e ignorato, per confezionare un lavoro mondo, tanto da convincere il cineasta a compiere il
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grande passo e a imbarcarsi nella produzione di un lungometraggio vero e proprio. Nella concezione di Naishuller, Hardcore deve essere un progetto in grado di stimolare il pubblico ad un dibattito sulla concezione stilistica e artistica del cinema piuttosto che sulla qualità narrativa del singolo prodotto. Hardcore!, però, nonostante le influenze videoludiche, è prima di tutto un prodotto cinematografico. “Adoro i giochi”, ha spiegato Naishuller, “ma questo è prima di tutto un film. Non ho mai pensato di tradurlo in un videogioco. È stato fatto per gli spettatori di cinema. È ovvio comunque che se uno spettatore è anche un appassionato giocatore riuscirà a godere maggiormente del lavoro svolto, ma ci sono numerosi citazioni e riferimenti anche per i cinefili più incalliti. Le divise che i cattivi indossano alla fine del film sono state ispirate, per esempio, da Arancia Meccanica”. Proprio in virtù di questo, il futuro del regista russo è diretto verso nuove strade e verso la lavorazione di film più "canonici", ispirati ai lavori di Kubrick e a pellicole cult quali I soliti sospetti. A credere nel progetto, decidendo così di finanziarlo personalmente, è stato il regista e produttore kazako Timur Bekmambetov, già autore di Wanted con Angelina Jolie, La leggenda del cacciatore di vampiri e del prossimo remake di Ben-Hur. “Non cerco registi buoni ma prevedibili”, ha affermato Bekmambetov, “ma persone che vogliono fare qualcosa che non sia mai stata fatta prima di loro. Il mondo è pieno di persone di questo genere, che ovviamente devono essere supportate per poterlo fare. Persone con una visione e con l’ambizione di andare oltre ciò che si è già visto o fatto al cinema”. La realizzazione del film però, come spesso accade, ha incontrato numerosi ostacoli durante le fasi di ripresa. A causa delle difficoltà tecniche ben due direttori della fotografia hanno deciso di abbandonare in corsa il progetto, e il macchinista che si occupava personalmente delle riprese con la GoPro è stato costretto a lasciare il set a causa di problemi di salute (dovuti proprio alla pesantezza della struttura che poggiava sul suo corpo durante le fasi di shooting). Non ci resta quindi che aspettare il 13 aprile per poter giudicare finalmente il folle progetto di Ilya Naishuller nella speranza che, sotto la patina di semplice divertissement, si nasconda un prodotto cinematografico valido e interessante.
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Fabio
VOLO “kung fu panda 3 è il mio film più autobiografico” di C.A.
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Questa mattina l’attore, doppiatore e scrittore Fabio Volo ha incontrato la stampa italiana per presentare Kung Fu Panda 3, l’atteso terzo capitolo della celebre saga Dreamworks Animation nata nel 2008. Diretto da Alessandro Carloni e Jennifer Yuh, Kung Fu Panda 3 racconta una nuova avventura del simpatico maestro di arti marziali Po che, dopo essersi ricongiunto con il padre naturale Li, torna al suo villaggio di origine e scopre il paradiso segreto dei panda. Ma una terribile minaccia è dietro l’angolo. Lo spirito maligno Kai sconfigge tutti i maestri di kung fu. Ci vorranno tutta la pazienza e le abilità di Po per insegnare ai suoi simili l’arte del kung fu e sconfiggere così il crudele Kai. Potete trovare qui sotto le dichiarazioni di Fabio Volo, la voce italiana del panda Po: Po ha due padri. Che cosa pensi al riguardo? Kung Fu Panda 3 non è legato al tema caldo di questi giorni ma c’è un momento in cui Po è effettivamente in mezzo a due padri. Da quando sono genitore ho capito che un bambino ha bisogno di un nucleo che lo faccia sentire amato. In una famiglia ognuno cerca di fare del proprio meglio ma la formula tradizionale non è perfetta. Non credo che per un bambino sia importante distinguere tra madre e padre ma solo sentirsi amato. Quanta libertà hai nel doppiare Po? In realtà il margine è molto stretto. Non posso recitare liberamente ma devo seguire il lavoro di Jack Black. Fortunatamente ho dei grandi maestri che mi aiutano a fare un mestiere che non è il mio. Qual è il messaggio della saga di Kung Fu Panda? Credo che Kung Fu Panda sia in assoluto il mio film più autobiografico. Po è un personaggio che, nonostante le prese in giro e le critiche, realizza i suoi sogni. Il messaggio è che nessuno deve permettersi di dire che non
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possiamo fare qualcosa. Ogni volta che vedo il film mi commuovo. Mi piace il pizzico di ingenuità e il coraggio non pensato di Po e non vedo l’ora che miei figli siano più grandi per scoprire questo meraviglioso cartone. Qual è il segreto del tuo successo? Credo di riuscire sempre a mantenere una mia originalità. Che si tratti di un libro o di un film cerco di cambiare e di indicarmi la strada giusta da percorrere. Quali sono i tuoi cartoni preferiti? Da adulto mi sono commosso con Up, Gli incredibili e Madagascar. Da piccolo invece mi ha toccato il cuore Red & Toby. Che cosa vedi nel futuro di Po? Po ha ormai realizzato tutti i suoi sogni. Credo che ora ci si aspetti la fidanzatina e magari la famiglia… Quali sono i tuoi prossimi progetti? Sto lavorando a una serie televisiva scritta e prodotta da me. L’abbiamo girata tra New York e l’Italia. Il titolo ancora non c’è ma vi assicuro che sarà molto divertente.
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kung fu panda 3 la nuova avventura targata dreamworks pictures di D.S.
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A distanza di cinque anni dalla sua ultima in cui era imprigionato e mira alla conquista della apparizione sul grande schermo, e dopo aver Cina. A questo punto Po è costretto a prendere in conquistato il quattordicesimo posto tra i progetti mano le redini della situazione, allenando così i suoi animati più remunerativi della storia, il simpatico amici, pigri e maldestri, affinché diventino dei panda Po è pronto a invadere nuovamente le sale combattenti in grado di affrontare le forze maligne al cinematografiche italiane con il terzo capitolo della loro seguito. A margine di una storia avvincente, se saga a lui dedicata, Kung Fu Panda 3 (in uscita pur abbastanza lineare e canonica, la nuova sabato 12 marzo). A prestare la voce al protagonista produzione targata DreamWorks Animation mette nella versione nostrana è ancora una volta Fabio in scena con ironia e leggerezza alcuni temi Volo, tra i pochissimi attori in una formazione particolarmente delicati e quanto mai attuali, primo composta quasi esclusivamente da doppiatori fra tutti quello del rapporto padre-figlio, inquadrato in professionisti. A vestire i panni di produttore una famiglia, per dirla con un termine in voga negli esecutivo troviamo nuovamente il regista messicano ultimi mesi, “non tradizionale”. Il protagonista Po Guillermo Del Toro, supervisore del progetto già dal dovrà infatti fare i conti con il proprio passato, secondo episodio del franchise. Il giovane ricongiungendosi con il suo padre reale e con quello protagonista Po ha ormai completato il suo faticoso “putativo”, la divertente oca Mr. Ping. Non solo, a addestramento di arti marziali, e viene spinto dal fare irruzione nella narrazione cinematografica anche maestro Shifu a prendere finalmente in eredità il suo il tema religioso e sociale, strettamente connesso posto come mentore e insegnante. Nonostante la con il vero fil rouge che lega ogni scena, quello del lusinghiera richiesta, il panda si dimostra però ritrovamento della propria identità smarrita. Ma dove insicuro e riluttante. Nel frattempo una nuova questo Kung Fu Panda 3 realmente eccelle è senza minaccia incombe sul destino della Terra: lo spirito dubbio sul piano della animazione, mescolando una della guerra Kai, acerrimo nemico del maestro riuscita e ormai consolidata tecnica di rendering Oogway, è riuscito a evadere dal mondo delle anime tridimensionale a suggestivi e pittorici sfondi in due
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dimensioni, giocando ancora una volta sulla dualità fra animazione occidentale e orientale, fra yin e yang, per una resa visiva spesso mozzafiato. A rendere il tutto ancora più dinamico e frenetico ci pensa la tecnica dello “split screen”, utilizzata in maniera sapiente e intelligente, evitando pericolosi abusi stucchevoli e fastidiosi. Una nota doverosa riguarda inoltre il coinvolgimento nella regia, al fianco della talentuosa Jennifer Yuh (già regista dei due precedenti capitoli), del nostro connazionale Alessandro Carloni, story artist dei primi due capitoli dedicati al panda Po, oltre che sceneggiatore della celebre saga di Dragon Trainer. La DreamWorks firma un prodotto ben confezionato e ai suoi massimi valori produttivi, divertente e coinvolgente per i più piccoli, piacevole e interessante per i loro accompagnatori più grandi. Pur rimanendo nel campo di un cinema prettamente “commerciale”, lontano dal reale spirito della cinematografia animata orientale quanto dai recenti esperimenti targati Pixar, il nuovo lavoro del duo Yuh – Carloni riesce nel non facile compito di migliorare quanto già di buono era stato fatto nel corso di questi ultimi anni. Alla prova finale, Kung Fu Panda 3 si presenta come un film di animazione in linea con i due capitoli precedenti: fresco, divertente, mai banale, forte di personaggi riconoscibili e iconici, sfruttabili sia sul fronte cinematografico che su quello del merchandising. Pur mancando della carica artistica deIl viaggio di Arlo, della profondità narrativa di Inside out o della frizzante verve “di genere” del recente Zootropolis, siamo sicuri che anche questa nuova avventura del simpatico panda Po sarà capace di conquistare la sua meritata fetta di pubblico, potendo contare su di una sceneggiatura matura e ben scritta e su protagonisti ormai ampiamente conosciuti e apprezzati, entrati a tutti gli effetti nel corso degli anni nel nostro variegato immaginario collettivo.
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Il Mio Grosso Grasso Matrimonio Greco 2 il ritorno della famiglia portokalos di L.R.
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Mio Grosso Grasso Matrimonio Greco, la famiglia
viene rivelato e porta gli amati personaggi di nuovo insieme per un matrimonio ancora più grande e
Portokalos torna sul grande schermo con un
più greco. La sceneggiatura è ancora una volta la
sequel divertente e sorprendentemente riuscito.
scelta vincente e il cuore del film, con dialoghi
Quando si realizza un sequel a distanza di molti
brillanti e uno spazio perfettamente distribuito tra i
anni la critica e il pubblico non hanno molte
vari personaggi, vecchi e nuovi. Si citano alcuni indimenticabili momenti del primo film, che tuttavia
Quattordici anni dopo il primo grande successo Il
aspettative, temendo il fenomeno “minestra riscaldata” o la facile ripetitività che rende inutile l’impresa. Nel 2002 Nia Vardalos, attrice canadese di origini greca, aveva indovinato la ricetta giusta per una commedia frizzante e nuova,
non risultano banali e ripetitivi, ma sono utili omaggi che completano una storia nuova divertente e spassosa, che arricchisce la struttura iniziale di nuovi e curiosi particolari. Alla ricerca di
raccontando con ironia e sentimento la cultura del
una nuova risata collettiva, Il Mio Grosso Grasso
suo Paese e della sua famiglia. Nel primo film la
Matrimonio Greco 2 si rivela uno di quei pochi
Grecia e l’America si confrontano per la storia
sequel capace di re-inventarsi, unendo la nostalgia
d’amore di Toula Portokalos e l’ affascinante
del primo successo con una nuova vena creativa. Non si avverte il peso degli anni che dividono la
americano Ian, sorridendo delle diversità tra le due culture e rendendo omaggio ad un paese con una
prima e seconda avventura sul grande schermo,
storia antica ed interessante. Scritto da Nia
dovuti alle difficoltà della Vardalos di avere un
Vardalos e diretto da Kirk Jones, Il Mio Grosso
bambino con il marito Ian Gomez. Al centro
Grasso Matrimonio Greco 2 riprende la storia
sempre la famiglia tradizionale greca, molto simile
di Toula eIan ormai felicemente sposati che faticano a trovare il tempo uno per l’altro, e a gestire la figlia adolescente Paris. Come se non bastasse, un segreto della famiglia Portokalos
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a quella italiana da Roma al meridione. Un film per tutti, una boccata di aria fresca scanzonata e terapeutica, che dimostra che si può ridere e divertirsi anche senza scadere nel demenziale e nella scarsità di idee.
love & mercy l’isolamento di brian wilson dei beach boys di L.R.
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Alla 65° edizione del Festival di Berlino 2015 è stato presentato in anteprima il biopic Love &
disturbi mentali che sconfinano nella paranoia e nella schizofrenia, fino a fargli perdere la strada e
Mercy diretto da Bill Pohlad, produttore dei recenti
rinchiudendolo in solitudine nel suo mondo abitato
successi 12 Anni Schiavo e Wild. Il cinema
da voci e suoni improvvisi. Love & Mercy si
internazionale ha realizzato negli ultimi anni film
sofferma in particolare su due momenti della vita
biografici che raccontano la vita di un artista della
dell’artista: la comparsa dei primi segni della sua
musica da un punto di vista diverso. Basti pensare
malattia mentre lavora all’album Pet Sounds, e
al recente Jimi – All is By My Side o l’originale Io
l’incontro con Melinda (Elizabeth Banks), che poi
Non sono Qui di Todd Haynes sulla figura di Bob
diventa la sua seconda moglie, salvandolo dallo
Dylan. Come in questi ultimi, Pohlad mette da
psichiatra manipolatore Eugene Landy,
parte la solita ricetta di sesso, droga e rock ‘n roll,
interpretato da Paul Giamatti. Si riconosce da
per concentrare l’attenzione sulla storia personale
subito lo stile di Oren Moverman, che nel 2007 ha
travagliata del protagonista, Brian Wilson, co-
firmato la sceneggiatura del film biografico Io Non
fondatore dei Beach Boys. Paul Dano ha passato
Sono Qui. Infatti anche in Love & Mercy egli si
ben sei mesi a studiare canto e pianoforte per
muove lontano dall’autodistruzione sconsiderata
interpretare l’anima artistica e creativa della famosa
delle rockstar, presentando non una mente creativa
band americana degli anni ’60, Brian Wilson. Dopo i primi anni di successo spensierato,
dipendente dalla droga e dall’alcool e intento a continui atti di masochismo, ma un genio fragile,
passando gran parte delle giornate con gli amici
che non riesce a combattere da solo i fantasmi di
sulla spiaggia e alle numerose feste a bordo piscina, Brian viene stravolto da una serie di
un passato doloroso e violento. Nonostante il suo
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innato talento per la musica, Brian è un
incompreso e cade vittima del Dr. Eugene Landy, che si approfitta della sua condizione mentale per dominarlo e muoverlo come un burattino, per poter gestire il suo patrimonio economico. Brian ha bisogno di aiuto per poter avere una speranza di ritrovare l’amore e abbracciare nuovamente la sua vita, e Melinda si rivela la sua unica speranza. Una donna testarda e innamorata, che Elizabeth Banks porta sullo schermo in modo perfetto, con dolcezza e sentimento, lasciando da parte quei ruoli più appuntiti e ironici nei quali l’abbiamo vista fino ad oggi. Paul Dano conferma ancora una volta il suo talento, affiancato da John Cusak che interpreta il Brian Wilson adulto, che lotta per uscire dalla sua condizione di reclusione. Il regista rende la musica vera protagonista del film, raccontando una storia personale difficile che viaggia su due binari temporali diversi. Se la sceneggiatura è lineare e coinvolgente, la regia è poco convenzionale e coraggiosa, e regala fin dalla prima inquadratura un’emozione retrò che tocca le corde emotive giuste per far vivere allo spettatore la condizione intensa del protagonista. Ad uno stile di ripresa moderno, Pohlad unisce scene girate come la vecchia amata pellicola, donando al film un aspetto estetico originale e intrigante. Love & Mercy è un film che emoziona e permette di conoscere la storia di un protagonista della musica internazionale che ha composto canzoni rimaste nella storia, con le quali tante generazioni sono cresciute fino ad oggi. Una storia drammatica, una storia d’amore e una vena thriller che tengono vivo il ritmo del film, anche grazie alla colonna sonora imperdibile. Ad Aprile nei cinema.
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VINCENT
CASSEL
“io la figlia di un amico nemmeno la vedo, o almeno ci provo” di L.R.
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NEWSCINEMA “Il film originale è la storia di un amore impossibile, passare insieme le vacanze con le loro rispettive questo invece è più che altro su un’amicizia tradita”. figlie, Louna e Marie. Ma, come una moderna Lolita, Vincent Cassel apre così la conferenza stampa di Louna si innamora del padre di Marie e comincia a Roma del Un Momento di Follia nelle sale italiane sedurlo fino a far nascere una storia d’amore, o dal 24 Marzo distribuito da Medusa e CamiMovie. meglio un momento di follia, almeno per Laurent. L’attore francese e il regista Jean-Francois Richet “Ci sono ragazze di 18 anni che sono già donne, ma hanno presentato il film, remake dell’originale Un io leggendo il copione non credevo possibile che Moment d’egarement di Claude Berri dl 1977. “La questo uomo potesse amare una ragazza ancora trama è sempre la stessa, ma ho sempre pensato così immatura. Secondo me il problema vero del che quel film raccontasse molto bene un’epoca, mio personaggio è quello di aver tradito un’amicizia quella degli anni ’60-’70, e raccontandola oggi con la di sempre. Non penso sia così scandaloso una storia stessa trama pensavo di poter parlare in modo tra una ragazza giovane e un uomo maturo, non è efficace dei rapporti interpersonali e del rapporto così strano ed è inutile costruire un castello su padre-figli. Vengo da film molto dark, ma anche se la questo per moralità. Nel film originale la ragazza mia tendenza è più verso quel genere, avevo voglia aveva 15 anni, e noi l’abbiamo resa quasi di cambiare. Amo spaziare al cinema e cimentarmi in maggiorenne. Ma il problema è che oggi basta una generi diversi” ha precisato Richet, che infatti ha frase che presa fuori dal contesto diventa tutt’altro diretto thriller e polizieschi come Nemico Pubblico che la verità…c’è la cultura del gossip e dello N. 1 e Assault on Precinct 13. Scritto da Virginie Le scandalo vuoto” ha sottolineato Cassel che si trova Pionnier Un Momento di Follia racconta la storia di ad interpretare questo uomo in conflitto con se due amici di lunga data, Antoine (Francois Cluzet) e Laurent (Vincent Cassel) che si organizzano per
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stesso e con la figlia Marie, che deve accettare un legame sentimentale tra il padre e la migliore amica.
Padre anche nella vita, l’ex marito di Monica Bellucci ha aggiunto: “Io sono aperto come il mio personaggio. Oggi abbiamo la fortuna di essere dei papà-mamma e questo ha dei lati interessanti come una vicinanza con i bambini che i papà all’antica non avevano. Spero che le mie figlie mi conoscano meglio di quanto io conoscevo mio padre. Ma pensando a questo argomento secondo me il problema di fondo è fisiologico: un uomo di 50 anni può fare un bambino con una ragazza di 18 anni, mentre il contrario non è possibile. Quindi non resto scioccato nel vedere queste coppie con molta differenza di età, ma sembra quasi una cosa contro natura se uno fa i conti con l’ orologio biologico. Tuttavia non si possono controllare le proprie figlie, la donna oggi è libera e in Francia il rapporto sessuale consensuale non è reato a partire dai 15 anni“. Richet punta molto sulla commedia, anche il film attraversa momenti più riflessivi e intimi, e fa affidamento su un cast di attori professionisti con cui la giovane attrice Lola Le Lann sembra perfettamente a suo agio. “Lola non aveva mai fatto nulla al cinema. Abbiamo visto circa 600 ragazze della sua età, e anche con Vincent abbiamo scelto lei. In fondo penso che il lavoro del regista sia anche quello di adattarsi a ciò che l’attore può offrirti sul set, così non ti ritrovi a dirigere dei robot. Quindi accettare il contributo di una giovane ragazza senza esperienza mi ha fatto ricordare l’essenza del mio mestiere, senza limitarlo come avviene a volte quando lavori con i grandi attori” ha aggiunto Jean-Francois Richet. Questo remake con la stessa storia dell’originale ma una sostanza diversa, affronta un argomento delicato sul quale però si scherza anche facilmente. E Vincent Cassel, prima di volare negli Stati Uniti dopo la conferenza per girare le ultime scene di Bourne 5, ha salutato ironicamente dicendo: “Io ho quasi 50 anni e sono quasi maturo, mentre la donna può essere matura già in giovane età. Comunque io la figlia di un amico nemmeno la vedo, o almeno ci provo“.
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la macchinazione 53
NEWSCINEMA
Il thriller sul delitto Pasolini
con Massimo Ranieri protagonista di C.A.
L’estate del 1975 viene ricordata per il misterioso primo e il due novembre del 1975 all’Idroscalo di delitto di Pier Paolo Pasolini. Dietro l’omicidio del Ostia; una trappola pianificata nei minimi particolari regista diAccattone non c’è il giovane ragazzo di da una criminalità che successivamente diventerà borgata Pino Pelosi, ma la criminalità organizzata. padrona della città. Dopo il disastro firmato da Abel Questa è la tesi di David Grieco che, ne La Ferrara, David Grieco riapre il caso sulla morte di macchinazione, riapre il caso analizzando i fatti Pier Paolo Pasolini. L’intento è ammirevole perché accaduti tra l’agosto e il novembre del 1975. Mentre La Macchinazione, a distanza di quaranta anni Pasolini (Massimo Ranieri) ultima il montaggio di dall’omicidio del regista di Uccellacci e uccellini, Salò conosce Pino Pelosi (Alessandro Sardelli), un cerca la verità ma i difetti dell’opera sono adolescente di borgata con cui inizia una relazione sicuramente più dei pregi. La regia eccessiva, la che suscita il sarcasmo della periferia romana. Nel sceneggiatura debole e la recitazione grossolana dei frattempo incontra Giorgio Steimetz (Roberto co-protagonisti stonano con il cinema-verità di Citran), l’autore del libro di denuncia Questo è Cefis, riferimento. Così, mentre vediamo alcuni retroscena sollevando l’interesse dei servizi segreti sulla stesura del lavoro Pasoliniano, veniamo circondati dalle del romanzo Petrolio, un atto di accusa contro il musiche dei Pink Floyd, da scelte di regia pop (il potere politico ed economico dell’epoca. Quando negativo che apre le varie scene, lo slow-motion) e viene rubato il negativo di Salò dagli stabilimenti da battute che ricreano in modo forzato la romanità
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romani della Technicolor, Pasolini fa di tutto per della borgata. Massimo Ranieri ha bisogno di un riaverlo indietro. L’incontro avviene nella notte tra il paio di occhiali per regalare un’altra delle sue
straordinarie performance ma è Alessandro Sardelli il punto di forza della pellicola di Grieco; il giovane esordiente emoziona con una rappresentazione autentica e sincera di Pino Pelosi, l’ingenuo ragazzo di borgata usato come capro espiatorio dalla criminalità organizzata. Il quadro originale e provocatorio che emerge da La macchinazione apre così una parentesi inedita sulla morte di una delle più grandi personalità della cinematografia italiana; un obiettivo importante che, grazie al convincente epilogo e al coraggio di Grieco, salva in parte La macchinazione da una serie di debolezze che purtroppo ne inficiano la qualità. La Macchinazione verrà distribuito da Microcinema in 120 sale italiane il 24 marzo 2016.
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Stephan
JAMES
“jesse owens è un eroe mondiale” di C.A.
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NEWSCINEMA Si è tenuta al Salone d’Onore del Coni di Roma la conferenza stampa di Race – Il colore della vittoria, il biopic sul campione olimpico a Berlino nel 1936 Jesse Owens. Diretto da Stephen Hopkins e interpretato da Stephan James, Jason Sudeikis e Jeremy Irons, Race racconta l’emozionante storia di Jesse Owens (Stephan James), l’atleta che affrontò le tensioni razziali dell’America della post-depressione. Guidato dal coach Larry Snyder (Jason Sudeikis),Jesse entrò nella squadra olimpica e divenne il simbolo della lotta contro il razzismo americano e l’oppressione nazista. Potete trovare qui sotto le dichiarazioni rilasciate dal protagonista Stephan James, dal doppiatore Federico Buffa, dall’atleta Fiona May e dal distributore Andrea Goretti. Che cosa ha portato la Eagle Pictures a distribuire Race? Andrea Goretti: Il nostro lavoro è comprare dei film e portarli nelle sale; un lavoro complicato perché è necessario interpretare i gusti e le attese del pubblico. Race ha qualcosa in più, lo spirito olimpico. Owens ha dimostrato che lo sport può essere più forte anche del razzismo e del nazismo. Come è stato doppiare questo film? Federico Buffa: Ho sempre sognato di poter doppiare un film. Lentamente ho guadagnato la fiducia del direttore del doppiaggio che mi ha insegnato come parlare con l’enfasi del ’36. Perché ha scelto di interpretare Jesse Owens? Stephan James: Perché non avrei dovuto? Jesse Owens non è solo un eroe americano ma mondiale. Molte persone guardano a lui come una fonte di ispirazione. Entrare nei suoi panni è stata una esperienza che mi ha cambiato la vita. Abbiamo bisogno di raccontare questa storia. Che cosa rappresenta oggi Jesse Owens? Fiona May: Una persona coraggiosa, un atleta incredibile e un icona mondiale. Owens ha dimostrato a tutti che non ha importanza il colore della pelle. Dobbiamo imparare da lui.
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Che cosa pensa del razzismo ai giorni di oggi? Stephan James: Owens ha vissuto nell’America razzista del ’36. La schiavitù è stata abolita solo un ventennio prima. La situazione di Owens era molto pesante e difficile. Credo sia importante, a prescindere dal colore della pelle, la capacità di ciascuno di noi di fare qualcosa. Owens ce lo ha insegnato e dobbiamo continuare a raccontare la sua storia. Trova delle similarità tra Race e Creed? Stephan James: Sicuramente ci sono delle somiglianze tra questi due film, ma Race è ambientato nel ’36 e tra due persone che non si conoscono. Larry Snyder ha visto in Owens la possibilità di vincere. Come si è preparato fisicamente per interpretare Jesse Owens? Stephan James: L’allenamento è stato una dura sfida. Ho sempre fatto sport ma mai a questi livelli. La cosa più complicata è stato il salto in lungo. Ho cercato di fare attenzione a ogni dettaglio per rappresentare Owens nel migliore dei modi. Qualcuno l’ha paragonata a Denzel Washington e Forest Whitaker. Che cosa ne pensa? Stephan James: Sono molto lusingato di venire paragonato a questi due grandi attori. Non sono al loro livello. Sarei onorato di raggiungere la metà del loro successo. Race è un biopic fedele alla storia di Jesse Owens? Federico Buffa: Non è la prima volta che Hollywood fa un biopic. Ovviamente la vita di Owens è molto più complicata dei due anni raccontati nel film. La sceneggiatura, curata da Marlene Owens, ha voluto sottolineare che il presidente americano Roosevelt non mandò mai un telegramma di felicitazioni a Owens. Bisognerà attendere oltre quaranta anni perché un presidente Usa parli di questo grande atleta. C’è ancora del razzismo nello sport? Fiona May: In atletica ci sono più problemi di doping che di razzismo. La cosa importante è capire che abbiamo tutti gli stessi obiettivi, successi, delusioni. Lo sport deve dare a tutti la possibilità di partecipare. Il rispetto è fondamentale. C’è chi vince e chi perde. Lo spirito è che siamo tutti uguali. Eagle Pictures distribuirà Race in 200 copie in tutti i cinema italiani il 31 marzo 2016.
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RACE
il biopic sull’atleta che sfidò il nazismo di Carlo Andriani
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NEWSCINEMA Tra le sorprese più belle che attendono i cinefili nel invidia e un profondo rispetto. L’incontro tra i due mese di Febbraio c’è un gioiellino che risponde al confermerà il talento e la brillantezza di Wallace, ma titolo The End of the Tour. Il tour in questione è del suo idolo Lipsky imparerà soprattutto a quello che nel 1996 intraprese lo scrittore David conoscere i tormenti, le frustrazioni e quell’infelicità Foster Wallace per la promozione del suo libro che dodici anni dopo lo spinse a compiere il gesto Infinite Jest che, di lì a poco, diventerà un romanzo più estremo. Il film rinuncia al sensazionalismo optando per un omaggio sentito e dovuto a David cult, una sorta di Bibbia laica per gli intellettuali del Foster Wallace la cui interpretazione vale a Jason Novecento. Tra i suoi fan c’era anche un giornalista Segel il plauso della critica. Nei giorni che di nome David Lipsky, giornalista di Rolling Stone precedono la consegna dei premi Oscar vale la che fu incaricato di tracciare il profilo di questa pena sottolineare come la sua performance, per nuova icona pop americana. Quell’intervista non fu spessore e originalità, avrebbe senz’altro meritato mai pubblicata ma raccontata in un libro dal titolo qualche riconoscimento. La sua esclusione a Come diventare se stessi, dove Lipsky raccoglie le vantaggio di un Matt Damon o di un Eddie sue conversazioni con Wallace. Da quelle pagine Redmayne, che non hanno fatto meglio in The prende spunto il nuovo film di James Ponsoldt (The Spectacular Now) che orchestra i due attori Martian o nel deleterio The Danish Girl, è l’ennesima protagonisti, Jason Segel e Jesse Eisenberg, nella realizzazione di un imperdibile tête à tête. The End of the Tour è un road movie appassionante e toccante che vede un giornalista a confronto con il suo mito in carne ed ossa per cui nutre una sincera
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discriminazione nei confronti del cinema indie, una delle tante per cui viene criticata l’Academy. Lo stesso Jesse Eisenberg, di cui avevamo conosciuto la vena nervosa in The Social Network, emerge qui attraverso una recitazione attenta, misurata e toccante. Lipsky non vuole accontentarsi
di ciò che Wallace vuole mostrargli di sé e, andando oltre, costringe lo scrittore a rivelargli tutte le proprie fragilità. Paradossalmente l’uno vorrebbe ciò che l’altro ha in quel momento ma nessuno dei due è pienamente consapevole dei rischi che un cambiamento in entrambi i sensi comporterebbe. La fama non ha reso Wallace un uomo migliore, o più sereno. L’attività da giornalista non è abbastanza per Lipsky per nutre in cuor suo un grande desiderio di rivalsa come scrittore, dopo l’insuccesso del suo primo libro. Il semplice fatto che la fidanzata rimanga sveglia di notte per divorare le 1400 (impegnative) pagine di Infinite Jest gli provoca non solo gelosia ma perfino rabbia e livore. I dialoghi incalzanti e le emozioni che le loro conversazioni sono in grado di suscitare fanno di The End of the Tour non solo un’occasione imperdibile per approfondire la conoscenza della “mente più brillante della sua generazione” ma soprattutto per riflettere sul confine tra arte e realtà, tra artista e uomo ed esplorare i sentimenti e i pensieri più reconditi di entrambi. Una chance che potrete cogliere dall’11 febbraio quando il film approderà finalmente anche nelle sale italiane.
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SPIDERMAN
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NEWSCINEMA
Cosa sappiamo del ruolo di Spider-man in Captain America: Civil War? di Davide Sette
Dopo quattordici anni di storia cinematografica, il personaggio di Spider-Man è pronto per essere “azzerato” per la terza volta in occasione del prossimo Capitan America: Civil War. A differenza delle precedenti trasposizioni, però, questa volta il personaggio sarà inserito nello stesso universo in cui operano anche gli altri supereroi, grazie alla concessione di diritti ottenuta dalla Marvel. Tutti gli appassionati aspettavano quindi il momento di poterlo vedere in scena. Momento che è arrivato con la pubblicazione del nuovo trailer dedicato al film dei fratelli Russo, in cui il simpatico Uomo Ragno di Tom Holland è protagonista di un breve cameo di pochi secondi. Ancora molte cose dovranno essere rivelate sul personaggio ma, dalla sua breve apparizione, abbiamo già alcuni elementi per poter discutere su questo nuovo “restyling”. Ecco quindi cosa ci possiamo aspettare dal film di imminente uscita. TOM HOLLAND Il prossimo Peter Parker sarà interpretato dal giovane attore Tom Holland, recentemente protagonista del film di Ron Howard In the heart of the sea. La piccola star è un grande appassionato di tuffi e parkour, a testimonianza di una atleticità e fisicità adeguate per interpretare lo scaltro spara ragnatele. La tenera età di Holland, inoltre, permetterà di approfondire in maniera più credibile la realtà adolescenziale del personaggio, dai problemi scolastici a quelli sentimentali (che, nel bene o nel male, sono sempre stati tra i punti cardine delle storie con protagonista Parker). Nonostante ciò, è stato anticipato che il nuovo Spiderman manterrà intatta la sua carica giocosa e ironica e, insieme al minuscolo Ant-man, alleggerirà il duro scontro di Civil War con battute e momenti divertenti.
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IL COSTUME Il nuovo costume è stato sicuramente ciò che più ha monopolizzato il dibattito degli appassionati di fumetti negli ultimi giorni. Nonostante uno stile moderno e contemporaneo, il costume del nuovo Uomo Ragno proviene direttamente dai fumetti anni ’60 targati Ditko e Romita, in particolare per la possibilità di aprire o restringere gli occhi presenti sulla maschera. È improbabile che un costume così tecnologico, però, sia stato messo a punto dallo squattrinato Parker con i suoi pochi mezzi a disposizione. È probabile, quindi, che ci saranno due costumi diversi, uno più casalingo e quello visto nel trailer, probabilmente donatogli da Tony Stark in persona. LE ABILITÀ Le abilità che caratterizzeranno il personaggio saranno quelle tipiche delle precedenti trasposizioni cinematografiche: super forza, riflessi avanzati, senso di ragno e possibilità di arrampicarsi sui muri. Proprio come nei due Amazing Spider-Man, le ragnatele potranno essere sparate attraverso uno strumento meccanico posto sul braccio del personaggio, e non a causa di una mutazione organica come avveniva nella trilogia di Raimi. Vedremo se nella pellicola saranno rivelati ulteriori gadget, gentilmente forniti dalle Stark Industries. LE ALLEANZE Nonostante si mantenga ancora il più totale riserbo sulla partecipazione di Spider-Man al conflitto fra i due team capitanati da Capitan America e Iron Man, è certo che (almeno inizialmente) lo spara ragnatele sosterrà nella battaglia la squadra composta da Stark, War Machine, Vedova Nera, Vision e Pantera Nera contro quella di Capitan America, Falcon, Winter Soldier, Scarlet Witch, Hawkeye e Ant-Man. Nonostante ciò, tutti coloro che hanno letto il fumetto originale sapranno bene che Spider-Man decide di cambiare casacca a metà della storia, cosa che potrebbe essere riproposta anche nella trasposizione cinematografica. Gli appassionati del personaggio dovranno però prepararsi alla possibilità di vedere il proprio eroe preferito in una forma molto più ridimensionata del previsto. Nonostante ciò, Holland ha già firmato con la Marvel un contratto per almeno tre future pellicole (in cui non è considerata la sua apparizione in Civil War). Tutti i fan di Peter Parker potranno quindi godersi il suo film da protagonista in uscita il prossimo anno, in attesa di rivederlo comparire qua e là in altre pellicole del Marvel Cinematic Universe.
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SERIE TV
flaked
la tragicomica serie Netflix con Will Arnett di Carlo Andriani
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NEWSCINEMA “Sono venuto a Venice per caso. Anzi, diciamola
Californication. Ma chi si aspetta le risate di
tutta. Sono venuto a Venice per un caso
Arrested Development - Ti presento i miei o The
sfortunato. Dieci anni fa ho ucciso un uomo”. Si
Millers rimarrà deluso perché Flaked è qualcosa di
apre in una clinica di recupero per ex alcolisti
nuovo per il celebre comico e attore statunitense:
Flaked, la nuova serie targata Netflix. Prodotta,
“Mi è piaciuto molto interpretare questo
creata e interpretata da Will Arnett, Flaked
personaggio sopra le righe - ha raccontato Will
racconta la tragicomica storia di un sedicente guru di Venice a cui non importa di rompere le
Arnett - ho voluto realizzare qualcosa di diverso;
regole o di perdere la testa per la ragazza del
personaggi poco piacevoli”. Effettivamente perfino
migliore amico. Chip (Will Arnett) sa come
Dennis, il migliore amico di Chip, è un uomo ben
catturare l’attenzione altrui, soprattutto quella di
lontano dalla perfezione: “Will e io non
giovani e affascinanti ragazze che lo credono un
interpretiamo ‘bei’ personaggi - ha dichiarato
essere umano migliore di quello che è. Ma sotto il magnetismo si nasconde un egoista che non ha mai superato il suo passato turbolento. Riuscirà Chip ad assumersi le responsabilità delle sue azioni o continuerà a predicare bene e razzolare male? Dopo lo straordinario successo di Love, Netflix torna a raccontare l’amore in Flaked, uno show a tinte indie interpretato da un protagonista che strizza l’occhio al mitico Hank Moody di
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una commedia asciutta, priva di battute e ricca di
David Sullivan - Essere consapevoli dei nostri difetti ci rende umani. Questa commedia riassume il dramma delle nostre vite”. La pluralità di generi non è il punto di forza di Flaked ma la sua più grande debolezza. L’autoconclusività degli episodi non spinge lo spettatore a divorare la serie tutta d’un fiato e l’eccessiva attenzione a Chip impedisce allo show di andare oltre l’importanza della autoanalisi: “Il messaggio di Flaked è che
non dobbiamo spingerci oltre nel criticare gli altri - ha concluso Arnett - è importante realizzare che ciò che non ci piace degli altri è ciò che non ci piace di noi stessi”.
Ma
nonostante l’intrattenimento sia garantito, i dialoghi fiacchi e il ritmo lento rendono Flaked un esperimento poco riuscito. Dopo capolavori action come Daredevil e Jessica Jones e il delicato Love, Netflix firma una serie in cui l’appeal della commedia indipendente americana non è tale da renderlo un’esperienza televisiva imperdibile.
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damien il terrificante sequel tv di omen di Carlo Andriani
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NEWSCINEMA Il diavolo può essere chiamato in tanti modi. Bestia, Anticristo o semplicemente Damien. Ebbene sì, il bambino più terrorizzante della storia del cinema è il protagonista di Damien, il sequel televisivo di Omen – Il presagio, il cult del 1976 di Richard Donner con Gregory Peck. Ambientato ai giorni d’oggi, lo show vede un giovane fotografo ricordare improvvisamente la sua infanzia dopo un inquietante incontro nel quartiere cristiano di Damasco. Damien (Bradley James) non è un ragazzo come tutti gli altri ma il responsabile della catena di omicidi innescata nel film originale. Compiuti i trenta anni alcune visioni del passato iniziano a tormentarlo e alcuni tragici fatti colpiscono chiunque provi a impedire il suo destino. Riuscirà Damien a controllare la Bestia? Scritto da Glen Mazzara e diretto da Shekhar Kaphur, Damien è una di quelle serie che non ci saremmo aspettati di vedere. La scelta di continuare la storia originale riutilizzando parti dell’opera di Richard Donner e di abbandonare così il debole remake di John Moore del 2006 è efficace: “Abbiamo iniziato a lavorare a questo show nel 2013 – ha rivelato Glen Mazzara, lo sceneggiatore di The Walking Dead – è una storia molto interessante perché analizza l’umanità di Damien. Ho ignorato i sequel per ricollegarmi solo al film di Donner del 1976. Volevo un protagonista umano che lotta contro la sua natura demoniaca”. L’attore chiamato a reggere il confronto con il bambino prodigio nominato al Golden Globe Harvey Stephens è Bradley James, il protagonista di interessanti show come Merlin e iZombie e dell’atteso Underworld 5: “Quando ho ricevuto lo script ero impegnato a Vancouver sul set di iZombie – ha
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raccontato Bradley James – più leggevo la sceneggiatura più non capivo dove sarebbe andata a parare. Mi ha affascinato l’umanità del personaggio che non è la solita caricatura dell’Anticristo”. Damien sarà costretto a prendere una decisione e il pubblico si chiederà più volte che cosa avrebbe fatto al suo posto. Il pilot vede dietro la macchina da presa Shekhar Kapur, il visionario autore di Elizabeth e Le quattro piume che dona alla serie l’eleganza pittorica della sua cinematografia ma anche il ritmo, l’audacia e alcune immancabili incoerenze del cinema horror. Damien è così uno show accattivante e originale che regala uno sguardo inedito su Damien Thorn, il diabolico bambino divenuto oggi un essere umano in conflitto con la sua identità.
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bates motel l’evoluzione di un serial killer dalla prima all’attesa quarta stagione di Carlo Lanna
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Sviluppato per il pubblico televisivo da Carlton Cuse, Bates Motel è un omaggio al grande cinema degli anni ’60, un prodotto che seppur viene più volte contaminato dagli usi e costumi della moderna narrazione seriale, è un grande puzzle di eventi, un immortale affresco televisivo di rara crudeltà. Basterebbero poche parole per descrivere Bates Motel, la serie trasmessa sul network cable A&E in onda dallo scorso 7 Marzo con gli episodi della stagione 4 (una quinta si profila già all’orizzonte), ma lo show è così denso di significati e sfumature che la sua bellezza non si esaurisce subitaneamente. Raccontare la gioventù e la genesi stessa di uno dei serial killer più iconici del grande schermo non è certo un’impresa facile, anche perché in passato un orribile Psycho 4 ha cercato di tratteggiare la psicologia contorta ed il disagio umano di Norman Bates fallendo miseramente. La serie tv che appunto è creata da Carlton Cuse e vede in Vera Farmiga e Freddie Highmore due iconici protagonisti, si pone l’obbiettivo di guardare al passato al mito di Psycho, ma al tempo stesso volgere uno sguardo al futuro del ‘franchise’ (se così vogliamo chiamarlo) aggiungendo ed arricchendo una mitologia che – almeno fino ad ora – era piuttosto scarna. Bates Motel quindi in appena 3 anni di programmazione (fra alti e bassi) compie una sorta di miracolo, ovvero nel mixare tutte le tematiche più particolari di un family drama dalle tinte dark, tratteggia un rapporto malato fra madre e figlio che inevitabilmente sfocia in tragedia. La stagione uno: i personaggi come vero punto di forza La storia è ambientata in Oregon nella fittizia Pine Bay, una cittadina da i mille segreti, nella quale Norma e suo figlio cercano di ricostruire la propria esistenza. Eppure con tutte le buoni intenzioni, Norma e Norman, si troveranno presto di fronte a delle svolte inaspettate. La prima stagione, composta da appena 10 episodi, nella sua interezza non è assolutamente perfetta; ha dei buchi nella sceneggiatura, risvolti approssimativi e colpi di scena prevedibili eppure nonostante queste serie difficoltà, Bates Motel può contare su un incipit di
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grande impatto, un cast di grande spessore (che valorizza i personaggi) ed un season finale capace di capovolgere l’intera situazione.Il passato di Norma, la consapevolezza dei problemi psicologici di Norman ed i segreti della piccola Pine Bay, sono la cornice perfetta per inscenare una storia di torbidi sentimenti materni. La stagione due: la consapevolezza di essere un diverso Un’accusa di omicidio pende sulla testa di Norman mentre alle sue spalle prendono vita sordide macchinazioni per il predominio del traffico di droga. Queste le due costanti più lampanti della stagione 2 di Bates che, nel confezionare una soap-opera moderna e stilizzata (con tutte le attenuanti del caso), scava profondo nell’animo di Norman. Il giovane arriva alla consapevolezza di essere un diverso, di avere un problema psicologico che pian piano lo conduce non solo a bramare l’amore di sua madre ma anche al desiderio di uccidere. In netto anticipo rispetto alla tabella di marcia, il secondo ciclo di episodi (anche se si perde in alcuni lungaggini), comincia a delineare il futuro di Norman. La stagione tre: la nascita di Psycho Seppur mantenendo i suoi palesi difetti stilistici, la stagione trasmessa in America lo scorso anno, è la più intensa e complessa fino ad ora prodotta. Se da una parte con la consapevolezza di Norman si inasprisce il rapporto con la madre, dall’altra i segreti di Pine Bay sono ancora il motore necessario per la vicenda stessa. Particolarità che permette di approfondire l’animo dei personaggi, metterli di fronte ad alcune scelte e soprattutto permette loro di toccare il ‘lato oscuro della forza’. In Bates Motel non ci sono infatti personaggi positivi, tutti sono vittima di eventi più grandi di loro e, pur di sopravvivere ad una realtà competitiva, sono costretti ad ingannare, uccidere e ricattare. Il colpo di scena finale poi, chiara celebrazione al film di Hitchcock, chiude un cerchio aprendo però altrettante prospettive. E per la stagione 4, cosa ci attende? All’orizzonte si intravedono problemi per il giovane Norman (anche alla luce di un ennesimo omicidio), ma se da una parte è palese che i segreti di Pine Bay invaderanno nuovamente l’apparente quiete familiare, sarà sicuramente di grande impatto il momento in cui Norma si troverà faccia a faccia con il mostro da lei stessa creato. Lo show è stato già rinnovato per quinta stagione che, di questo passo, si crede essere anche l’ultima. Da una parte forme è meglio così.
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FUORISCENA una nuova visione del cinema
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L’Ignoto, l’illustrazione ispirata a 2001: Odissea nello Spazio Alle origini dell’uomo un misterioso monolite compare sulla Terra. La sua presenza attiva
nelle note dell’avvolgente colonna sonora del Danubio Blu, Kubrick mette in scena una storia
l’intelligenza dei primati che comprendono l’uso
ispirata al romanzo La Sentinella di Arthur C.
delle ossa degli animali uccisi quali prolungamenti
Clarke, ponendo al centro di tutto il rapporto tra
delle loro braccia. 2001. Sulla Luna, in prossimità del
civiltà e tecnologia, senza l’uso di effetti speciali
cratere Tyco, viene trovato un monolite la cui esistenza viene tenuta sotto il massimo segreto.
mozzafiato o scene action sullo stile di Star Wars,
Questo strano oggetto improvvisamente lancia un segnale indirizzato verso il pianeta Giove. Diciotto
il mistero e l’ignoto del futuro portano nell’essere umano che si affaccia ad una nuova Era.
mesi dopo l’astronave Discovery si dirige verso il
Nell’illustrazione un primate e un astronauta si
pianeta. 2001, Odissea nello Spazio, il film più discusso e ammirato della storia del cinema, diretto
trovano uno di fronte all’altro, e in mezzo a loro il
dal maestro Stanley Kubrick nel 1968, ha ispirato gli artisti Giovanni Manna e Laura Manaresi per la
unisce nella contemplazione. Entrambi studiano e cercano di interagire con questo oggetto
nuova illustrazione della rubrica FuoriScena.
apparentemente inanimato e inutile, ma che
“Ognuno è libero di speculare a suo gusto sul
rappresenta invece l’ignoto e la sete di conoscenza
significato filosofico del film, io ho tentato di
che attiva silenziosamente il loro intelletto. L’ignoto
rappresentare un’esperienza visiva, che aggiri la comprensione per penetrare con il suo contenuto
che avvolge lo spazio, la vita ma anche l’anima di ogni essere vivente, in qualsiasi era si ritrovi a vivere
emotivo direttamente nell’inconscio” dichiarava il
la propria esistenza. La civiltà si raggiunge
regista anni fa. Questa suggestiva illustrazione vuole fare altrettanto, riproponendo una nuova visione di questo film di fama internazionale che ha cambiato l’idea classica della fantascienza, portando sullo schermo una favola apocalittica sul destino dell’umanità e lo sviluppo della tecnologia. In un ambiente spaziale ovattato, sconfinato e sommerso
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ma concentrandosi sull’emotività e le sensazioni che
misterioso monolite che non li separa, bensì li
attraverso la conoscenza e la conoscenza porta allo sviluppo di una popolazione e della tecnologia, ma il primate e l’astronauta hanno la stessa lunga strada davanti a loro, una “siderale distanza” che li attende entrambi, poichè la strada della conoscenza è lunga, soprattutto quella della conoscenza di noi stessi.
NEWSCINEMA
NEWSGAMES Le uscite di Aprile 2016
Playstation, XBox, Nintendo e Wii a cura di Carlo Andriani
Con il mese di aprile iniziano le prime soleggianti giornate primaverili ma gli amanti delle consolle preferiranno chiudersi in casa e giocare ad alcuni dei videogames più attesi dell’anno. Quantum Break, Dark Souls III e Killing Floor 2 sono solo un assaggio di una lunga serie di videogiochi da non perdere. Ma preferiamo non svelarvi nulla in anticipo e rimandarvi direttamente alla nostra lista delle uscite games:
1 Aprile: Nights of Azure (PS3, PS4, PS Vita): Sviluppato dalle stesse menti creative della serie Atelier, Nights of Azure racconta la magica storia di due ragazze disposte a tutto per esplorare Rusewall, un’isola popolata da creature note come Jayou. Caratterizzato da incredibili personaggi e intense battaglie, Nights of Azure promette tanto divertimento e grandi emozioni. 5 Aprile : DiRT Rally (PS4, Xbox One): Se amate il rally questo è il gioco che fa per voi. Sviluppato da Codemasters, DiRT Rally permette al giocatore di sfrecciare su pericolosissime strade ad alta velocità. Un solo urto è sufficiente per perdere la gara quindi è indispensabile tener conto della aderenza lungo le diverse superfici e delle condizioni atmosferiche per vincere in questo adrenalinico videogame. Quantum Break (Xbox One, PC): Indossa i panni di Jack Joyce, l’intrepido eroe in grado di saltare avanti e indietro nel tempo di Quantum Break. Prodotto da Microsoft,
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NEWSCINEMA
il videogame presenta una trama degna del migliore action movie americano, incredibili sequenze d’azione e una grafica che toglie il fiato. In attesa di Uncharted 4, è Quantum Break il gioco più quotato degli ultimi mesi. 7 Aprile: Nitroplus Blasterz: Heroines Infinite Duel (PS3, PS4): Vi piacciono i picchiaduro ma siete stanchi dei soliti Street Fighter e Mortal Kombat? Allora preparatevi a indossare i panni delle bizzarre eroine di Nitro+ nel divertente Nitroplus Blasterz: Heroines Infinite Duel, un videogame sviluppato dal team Examu che promette spettacolari combattimenti e tanto divertimento 12 Aprile: Dark Souls III (PS4, Xbox One, PC): Tra i giochi più attesi del mese c’è sicuramente Dark Souls III, il terzo capitolo della serie Souls. Prodotto da Namco Bandai e caratterizzato da una grafica immersiva, Dark Souls III appassionerà gli amanti della saga originale e catturerà l’attenzione di tanti nuovi giocatori. 21 Aprile: Killing Floor 2 (PS4, Xbox One, PC): Sviluppato da Tripwire Interactive, Killing Floor 2 segue le vicende raccontate nel primo capitolo del 2009. La fluidità e il realismo dei movimenti degli zombie rendono questo sequel una esperienza di gioco imperdibile per gli amanti del genere sparatutto. Pro Evolution Soccer 2016 - UEFA Euro (PS3-PS4): Sviluppato da Konami, PES è il quindicesimo videogioco della più famosa serie di calcio della storia dei videogames. Uscito in occasione del ventesimo anniversario del primo capitolo, Pro Evolution Soccer 2016 regala una maggiore dinamicità nei movimenti e un incredibile dettaglio grafico nei volti dei calciatori e negli stadi. 26 Aprile: King’s Quest Episode 3: Once Upon a Climb (PS3, PS4, Xbox One, Xbox 360, PC): Il terzo capitolo della saga sviluppata da The Odd Gentlemen rivela la storia della Regina Valanice. Caratterizzato da azione, magia e un pizzico di emozioni, King’s Quest Episode 3 vi divertirà permettendovi di conoscere la verità sulla fiaba romantica di Graham.
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