a cura di LORENZO FABIAN – STEFANO MUNARIN
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RE-CYCLE ITALY Atlante A cura di Lorenzo Fabian e Stefano Munarin Coordinamento editoriale Giulia Ciliberto Progetto grafico e impaginazione Giulia Ciliberto con Raffaello Buccheri (Officina22) “Re-cycle Italy. Nuovi cicli di vita per architetture e infrastrutture della città e del paesaggio”. Progetto di ricerca di rilevante interesse nazionale Prin 2010-2011. Questo volume costituisce l’esito conclusivo della sezione della ricerca denominata “Atlante”, curata da: Mauro Berta, Renato Bocchi, Maurizio Carta, Lorenzo Fabian, Carlo Gasparrini, Vincenzo Gioffrè, Andrea Gritti, Stefano Munarin, Mosè Ricci Il presente volume è stato realizzato con fondi Miur-Prin 2010-2011
ISBN 978-88-6242-200-0 Prima edizione italiana, marzo 2017 © LetteraVentidue Edizioni © Fotografie e testi: rispettivi autori Tutti i diritti riservati È vietata la riproduzione, anche parziale, effettuata con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l’autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l’acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto e opera ai danni della cultura. LetteraVentidue Edizioni s.r.l. Corso Umberto I, 106 96100 Siracusa Web www.letteraventidue.com Facebook LetteraVentidue Edizioni Twitter @letteraventidue Instagram letteraventidue_edizioni
“Re-cycle Italy. Nuovi cicli di vita per architetture e infrastrutture della città e del paesaggio”. Progetto di ricerca di rilevante interesse nazionale Prin 2010-2011 Responsabile scientifico nazionale Renato Bocchi Unità di Ricerca Università Iuav di Venezia Responsabile scientifico Renato Bocchi Università degli Studi di Trento Responsabile scientifico Giorgio Cacciaguerra Politecnico di Milano Responsabile scientifico Ilaria Valente Politecnico di Torino Responsabile scientifico Antonio De Rossi Università degli Studi di Genova Responsabili scientifici Mosè Ricci, Raffaella Fagnoni Università degli Studi di Roma “La Sapienza” Responsabile scientifico Piero Ostilio Rossi Università degli Studi di Napoli “Federico II” Responsabile scientifico Carlo Gasparrini Università degli Studi di Palermo Responsabile scientifico Maurizio Carta Università degli Studi “Mediterranea” di Reggio Calabria Responsabile scientifico Vincenzo Gioffrè Università degli Studi “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara Responsabile scientifico Francesco Garofalo Università degli Studi di Camerino Responsabile scientifico Pippo Ciorra L’elenco completo dei partecipanti alla ricerca è disponibile nel sito recycleitaly.it.
a cura di LORENZO FABIAN - STEFANO MUNARIN
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03 >
confindustria, BG
03 >
comuni di alzano lombardo, nembro, albino, castelli calepio
02 >
provincia di trento
02 >
museo delle scienze
02 >
volteco-ufficio ricerche autostrada del brennero
02 >
castello buonconsiglio
03 >
comune di sesto san giovanni
02 >
03 >
provincia di modena, comune di sassuolo
02 >
EURAC
02 >
fondazione bruno kessler
03 > 03 >
Confindustria Ceramica
02 //
03 //
UNITN
POLIMI
terni energia
01 //
IUAV
01 >
fondazione fabbri
01 >
VESTA
01 / 03>
AUDIS
03 >
CNR Itae, messina
04 >
parco del po
11 >
agenzia del demanio
04 >
parco gesso-stura
11 >
fondazione MAXXI
11 >
IBC emilia romagna
04 //
POLITO
11 //
05 >
CNAPPC
05 //
05 >
gruppo FS
05 >
associazione naz. comuni italiani
05 >
SIU
05 >
CE.SI.S.P.
UNI CAM
10 > parco naturale regionale sirente-velino
UNIGE
10 //
UNI CH
10 > comuni di: goriano sicoli, gagliano aterno, cocullo, popoli 10 > AITEC 07 //
06 >
ANCE
06 >
roma capitale
06 //
POLIBA
UNI ROMA 1 05 //
07 >
autorità di bacino sarno
07 >
autorità di bacino liri garigliano volturno
07 >
comune di napoli (dip. di urbanistica)
07 >
CNR:IRC
07 //
UNINA
09 //
Re-cycle Italy. Nuovi cicli di vita per architetture e infrastrutture della città e del paesaggio Progetto di ricerca di rilevante interesse nazionale (Prin 2010-2011) Obiettivo del progetto di rilevante interesse nazionale Re-Cycle Italy è l’esplorazione e la definizione di nuovi cicli di vita per quegli spazi, quegli elementi, quei brani della città e del territorio che hanno perso senso, uso e
08 >
RECS
08 >
CERISDI
08 >
confindustria/pa
08 >
ANCE/pa
08 >
ministero delle infrastrutture e trasporti
08 //
attenzione. Re-Cycle Italy ha coinvolto oltre un centinaio di studiosi dell’architettura, dell’urbanistica e del paesaggio, in undici università italiane.
UNIBAS
UNIRC
09 >
WWF
09 >
CNR
09 >
IIA
UNIPA
Unità di ricerca, partner nazionali e partner internazionali della ricerca 01 // Università iuav di Venezia 02 // Università degli Studi di Trento 03 // Politecnico di Milano 04 // Politecnico di Torino 05 // Università degli Studi di Genova 06 // Università degli Studi di Roma “La Sapienza” 07 // Università degli Studi di Napoli “Federico II” 08 // Università degli Studi di Palermo
09 // Università degli Studi “Mediterranea” di Reggio Calabria 10 // Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti Pescara 11 // Università degli Studi di Camerino
0. INTRODUZIONE Renato Bocchi Lorenzo Fabian Stefano Munarin con Ettore Donadoni
Concatenazione di parole e immagini, l’atlante è un dispositivo descrittivo che diventa forma cognitiva, dove la lettura del reale si trasforma in atto inventivo, pone domande e produce ipotesi. Questo atlante, frutto della ricerca “Re-cycle Italy. Nuovi cicli di vita per architetture e infrastrutture di città e paesaggio”, prodotto di uno sguardo molteplice, è orientato da un’idea di riciclo inteso come “manipolazione ri-creativa” capace di attivare nuovi cicli di vita. Così, dismissione, consumo di suolo, rischi ambientali, qui non sono solo fenomeni da mappare ma sfide e opportunità da interrogare. Lavorando intorno ad alcune parole d’ordine (territori infrastrutturati; drosscape; human smart city; utopie del reale; recycle footprint), delineando progetti e politiche, scenari e azioni, diventa testo “militante”, si fa “manifesto” per l’avvio di una grande intrapresa collettiva centrata sulla re-invenzione del capitale già disponibile, sull’immenso deposito di fatiche che già Carlo Cattaneo ci invitata a considerare con prospettica attenzione. Andando oltre la “modificazione”, a favore di una più ambiziosa “ri-creazione” del territorio italiano.
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INTRODUZIONE
100.000 35.000 20.000 5.000 500
Ha di suolo consumato fra il 1990-2006. (fonte CLC 1990/2000/2006) 3.000
Genova 2.985
2.000
Roma 2.365
1.000
Palermo 2.068
500
Milano 1.791
50
Napoli 1.107
edifici inutilizzati
consumo di suolo
rete autostradale
Numero di edifici inutilizzati al 2009 espressi in valore assoluto. (fonte: censimento ISTAT 2011)
0
Geografie dello scarto, sottoutilizzo, abbandono La mappa illustra e confronta, in nero il suolo consumato in Italia fra il 1990 e il 2006, in azzurro la localizzazione degli edifici inutilizzati al 2009. Il consumo di suolo è calcolato a partire dal confronto fra le carte di uso del suolo di cui alle immagini satellitari del 1990, 2000 e 2006; è rappresentato da cerchi di raggio proporzionale agli
ettari di suolo consumato spazializzati nel centroide del corrispettivo poligono cartografico. Gli edifici non utilizzati sono gli edifici riconosciuti dal censimento ISTAT 2011 come edifici non ancora adatti (neanche parzialmente) per essere utilizzati a fini abitativi e/o per la produzione di beni o di servizi, perché in costruzione o perché cadenti, in rovina e simili. Sono
100
200
rappresentati da cerchi di dimensioni proporzionali al numero edifici abbandonati spazializzati sul centroide della località ISTAT di riferimento. Il confronto fra i due fenomeni mette in evidenza almeno due possibili geografie, cui corrispondono altrettanti temi di trasformazione. La prima di queste geografie, del consumo senza riciclo, illumina le stesse aree urbane
300
400
500 Km
in cui il mercato immobiliare è stato più dinamico e spregiudicato, laddove i fenomeni di consumo di suolo e di inutilizzo coincidono e l’inutilizzo è a volte espressione di abbandono, a volte di edifici in costruzioni, a volte ancora di interventi immobiliari iniziati e mai terminati. La seconda, una geografia dell’abbandono, coincidente con le le aree interne e meno accessibili,
Re-cycle Italy. Atlante
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50.000 25.000 10.000 5.000 500
Abitazioni senza residenti espressi in valore assoluto. (fonte: censimento ISTAT 2011)
500 300 100 30 5
località senza residenti
abitazioni senza residenti
Località senza residenti espresse in relazione al n° di edifici. (fonte: censimento ISTAT 2011)
0
più evidente sull’arco alpino e appenninico, particolarmente intensa Puglia e in Sicilia. A questa geografia all’inutilizzo corrisponde più spesso l’abbandono, non solo delle architetture ma di interi territori. Abitazioni e località senza residenti Esiste poi una terza geografia, quella del sottoutilizzo delle aree produttive in sofferenza
ma ancora attive, delle località turistiche stagionali e delle seconde case di cui la mappa delle località senza residenti (in rosso) e delle abitazioni senza residenti (in nero) rappresenta solo l'epifenomeno. Come nella precedente mappa l'indicatore è illustrato con cerchi il cui raggio è proporzionale alla dimensione del fenomeno posizionati nel centroide della località ISTAT di riferimento.
100
200
Le località senza residenti (cerchi rossi) possono essere spesso località in sofferenza, perché semi-abbandonate, come alcuni borghi delle aree interne alpine o appenniniche, o espressione di luoghi interamente votati alla stagionalità, come alcune località costituitesi intorno al turismo balneare o sciistico, o ancora con maggiore evidenza per dimensione, alcune località abusive, soprattutto
300
400
500 Km
concentrate nel sud Italia. Le abitazioni senza residenti si concentrano invece nelle aree metropolitane, nelle città d'arte e lungo le coste, in numero maggiore là dove c'è una maggiore densità urbana, espressione di sottoutilizzo ma quasi mai di abbandono, manifestando un uso temporaneo ed intermittente di un vasto patrimonio immobiliare.
c. Val di Bresimo a. Val Seriana b. Veneto
a. Bergamo d. Milano d. Torino a. Torrente Sangone
a. Modena-Reggio Emilia
c. Piana Cuneese c. Val di Zeri b. Abruzzo-Molise
b. Fiume Nera d. Roma
d. Napoli b. Vallo di Diano
b. Sulcis
d. Reggio Calabria c. Monti Sicani
Le mappe che rappresentavano l’Italia come un’eccezione geografica – conformata dalla spinta di placche tettoniche concorrenti, difesa dall’arco alpino e protesa a dividere in due porzioni il Mediterraneo – sono state, nel periodo risorgimentale, un veicolo essenziale per il compimento della storia unitaria [Boria, Mennini, 2011]. In seguito la varietà dei paesaggi, la ricchezza del patrimonio artistico e culturale, le differenze
delle società e delle economie locali hanno reindirizzato le descrizioni e le interpretazioni di quella stessa Italia verso modelli binari, ternari, centuriali, pulviscolari cui gli studi urbani e territoriali hanno offerto importanti contributi. Dalla metà dell’Ottocento ad oggi, mentre la pluralità di strutture e di accenti si andava affermando come la chiave di lettura più efficace per comprendere l’Italia unita, veniva però dispiegata una formidabile e, allo stesso
tempo, contraddittoria opera di unificazione condotta attraverso il progetto delle infrastrutture. Così la geografia fisica dello Stivale, con le sue ridotte pianure, le tormentate fasce costiere, le profonde vallate e gli impervi versanti, ha orientato il tracciamento di sedimi elettrificati, asfaltati, arginati che, rappresi intorno ai nodi urbani persistenti e a quelli specializzati nello scambio intermodale, hanno interconnesso valichi alpini e porti marittimi, offrendosi
come supporto per processi di urbanizzazione, un tempo dilaganti e ora in contrazione. Osservato con gli strumenti messi a disposizione dalle tecniche cartografiche questo calco artificiale di una matrice naturale, appare oggi come il soggetto privilegiato per una nuova e complessa azione progettuale, resa urgente dal rapido insorgere e dall’acuirsi di fenomeni di obsolescenza, abbandono e scarto, tanto del territorio quanto delle sue infrastrutture.
1. TERRITORI INFRASTRUTTURATI A cura di Mauro Berta Andrea Gritti
Le mappe che accompagnano il saggio introduttivo sono di Andrea Gritti e Marco Voltini, con Claudia Zanda. I grafici sono di Mauro Berta, con Tommaso Lanza.
Nell’osservare l’infrastrutturazione del territorio italiano con l’obiettivo di indicare alcune strategie progettuali per il riciclo dei suoli, delle reti, dei tessuti e dei manufatti che lo conformano, si è assunto il punto di vista che descrive e interpreta la “Grande Scala” [De Rossi, 2009]. Analizzando l’intreccio tra ragioni geomorfologiche, sistemi tecnologici e palinsesti insediativi è possibile infatti descrivere e interpretare le relazioni tra gli assetti espressi per macro-differenze dalle grandi regioni e per micro-identità dai contesti locali. Le ricerche qui presentate e i saggi che le introducono sono pertanto divisi secondo le ragioni di un catalogo che individua quattro differenti declinazioni, al contempo tematiche e geografiche: i sistemi pedemontani (a), le reti minori (b), l’entroterra (c), le aree metropolitane (d). L’intento non è quello di restituire una copertura del territorio italiano, ma piuttosto di campionarne la complessità, affidando ai saggi e alle mappe introduttive il compito di tessere relazioni e offrire chiavi interpretative. Le differenti parti di cui è composto questo capitolo sono scandite dalle immagini di fotografi, che hanno accompagnato Re-cycle Italy, consentendo a questa parte della ricerca di mantenere un’adeguata “profondità di campo”.
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1
TERRITORI INFRASTRUTTURATI
2
3
4
5
6
1. Bergamo 2. Bologna 3. Bolzano 4. Brescia 5. Firenze 6. Genova 7. La Spezia 8. Mestre 9. Milano 10. Padova 11. Torino 12. Verona 7
8
9
10
11
12
Territorio, infrastruttura e riciclo
1
7
2
8
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3
9
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5
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6
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1. Gioia Tauro 2. Ancona 3. Avezzano 4. Bari 5. Fiumicino 6. Brindisi 7. Taranto 8. Salerno 9. Porto Torres 10. Napoli 11. Cagliari 12.Trapani
10>
Abruzzo, Val Pescara
07>
Bacino estrattivo di Apricena Bacino estrattivo di Cutrofiano
06>
Coda della cometa
Litorale Domitio-Flegreo
07>
Napoli Est Piana del fiume Sarno
La necessità e l’urgenza di costruire e sistematizzare un quadro conoscitivo adeguato a raccontare la complessità, la frammistione e l’estensione del grado di compromissione che investe le aree urbane e periurbane dei territori contemporanei, non è mai stata oggetto dell’attenzione delle politiche pubbliche aldilà di azioni settoriali di messa in sicurezza e bonifica puntuale di acque e suoli e di inefficaci
tentativi di razionalizzazione del ciclo dei rifiuti. Il danno ambientale prodotto da alcune attività industriali, commerciali ed estrattive, si intreccia con quello prodotto all’interno degli spazi interstiziali della rete infrastrutturale e del suo indotto – dalla logistica precaria alla rottamazione dei veicoli usati – e le smagliature del ciclo dei rifiuti urbani e industriali, in cui il segmento di quelli
tossici ha assunto nel tempo una rilevanza enorme. Il tentativo è allora quello di ricostruire una “geografia del drosscape” capace di far emergere, alla scala nazionale ma soprattutto attraverso il salto di scala nelle aree geografiche di ricerca oggetto di questo capitolo, quell’arcipelago di spazi aperti contaminati dalle scorie del metabolismo urbano e industriale, inquinati e degradati
da processi intensivi di modificazione ambientale, incuneati nei tessuti della città consolidata e della dispersione urbana, le cui ricadute si estendono bel oltre i siti compromessi e tuttavia potenzialmente disponibili al riciclo dentro una dimensione urbana e paesaggistica delle azioni trasformative.
2. DROSSCAPE A cura di Carlo Gasparrini (ref.) Vincenzo P. Bagnato Matteo di Venosa Paola Guarini Anna Terracciano
La città degli scarti e dei rifiuti propone una diversa narrazione urbana in grado di interpretare e rappresentare le dinamiche dissipative connesse al suo metabolismo. C’è infatti un nesso inscindibile tra processi dissipativi ed esaurimento del ciclo di vita di alcune risorse naturali e antropiche. Il tradizionale funzionamento, la ristrutturazione e la crisi di settori produttivi, commerciali, distributivi e immobiliari si riverberano sui cicli di vita di risorse strutturanti della città. Acque e suoli ma anche alcuni tessuti edilizi e infrastrutture entrano nella geografia del dross, sollecitando lo sguardo e l’azione per la difesa e la valorizzazione dei “beni comuni”. La dimensione territoriale e paesaggistica dei drosscapes suggerisce strategie di riciclo multiscalari capaci di interpretare l’interazione tra le criticità ambientali, infrastrutturali e insediative e le occasioni di trasformazione per costruire paesaggi innovativi, modelli economici alternativi e cicli energetici sostenibili dentro scenari di rigenerazione ecologica e di riconfigurazione spaziale della città contemporanea. Attorno ai drosscapes sempre più convergono progetti, politiche, risorse, azioni diffuse di riciclo e pratiche non tradizionali per usi anche temporanei nella densa costellazione di spazi interstiziali, in abbandono e contaminati della città diffusa, di cui la mano pubblica non può prendersi cura da sola in una fase strutturale di scarsità di fondi pubblici.
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La via del riciclo come progetto integrato. Azioni progettuali nella cittĂ di Pescara.
CAROTAGGI
CAROTAGGI
La via del riciclo come progetto integrato. Stazione Ecologica.
183
urban DIY/DIT smart grid
9
drosscapes
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reversing city
open-source city
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2
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RE-MAKE
landfill reuse
RE-SPONSIBLE
RE-SILIENCE
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waterfront regeneration
energy district
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self-sufficient block
urban centers crowdsourcing
sharing economy
fablab
social streets
cyber-physical spaces
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retrofitting urban metabolism
7
RE-CYCLICAL URBANISM
1. Oltre la smart city: progettare la augmented city di Maurizio Carta 2. Rappresentare il cambiamento di Vincenzo Melluso 3. Metamorfosi urbane e politiche per i beni culturali di Angela Badami 4. Rappresentare la smartness. Tempi, spazi ed energie della quotidianità urbana di Daniele Ronsivalle 5. Impact Regenerative Design: paradigmi, strategie e mappature di Consuelo Nava
6
co-working/co-housing
urban farms urban acupuncture cloud governance
RE-THINK
RE-TICULAR
interpretation
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RE-NOWN
1
adaptive spaces
hub spaces gateway city
metropolitan archipelago
8
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ecological network
creative ecosystem
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living lab
cultural districts branding upcycling
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RE-MOTE
talents
city apps
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5
social innovation centers
MAKERS SOCIAL INNOVATION
1
DISTRICTS INFRASTRUCTURES CITY LANDSCAPE
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PARADIGMS
6. Smart Community as Social Innovation and Recycle Process di Giuseppe Mangano 7. City-forming Rome: mappe di una città da ricolonizzare di Annalisa Contato, Barbara Lino, Carmelo Galati Tardanico, Jessica Smeralda Oliva 8. Hyper-metropolitan Palermo. Mappature non convenzionali per gli scenari metropolitani del re-ciclo di Maurizio Carta 9. Palermo inversa, rappresentare i vuoti di Barbara Lino
10. Mappe di Palermo città adattiva e tecnologica. Una sintesi metodologica di Daniele Ronsivalle, Jessica Smeralda Oliva, Carmelo Galati Tardanico, Claudio Schifani 11. Mappare la qualità della trasformazione urbana: un regolamento sostenibile dei cicli di vita urbana di Raffaella Riva Sanseverino 12. Sicani Smart Land di Marilena Orlando 13. Amsterdam Smart City di Annalisa Contato
14. Rotterdam Smart Delta City di Jessica Smeralda Oliva 15. Il fattore umano nelle strategie di riciclo dei brownfield. La miniera di carbone di Arnao in Spagna di Federica Scaffidi 16. Blue policies per una nuova smart land di Francesca Montagna
3. HUMAN SMART CITY A cura di Maurizio Carta
Pagina precedente A partire dalla mappa concettuale del Creative Recycling Urbanism, pubblicata in: Carta M., Lino B. (a cura di, 2015), Urban Hyper-Metabolism, Aracne editrice, Roma, sono stati selezionati i rami paradigmatici principali e secondari che intercettano i saggi e i carotaggi di questo capitolo.
Le città contemporanee, guardate sia attraverso rinnovate e più sofisticate ottiche tecniche, sia con nuove e più sensibili ottiche sociali, mostrano nuovi fattori di qualità e sviluppo e l’emergere di preziose riserve di resilienza, utili per affrontare le proteiformi crisi in cui siamo immersi. Luoghi di una geografia inversa indispensabili per riattivare i meccanismi vitali in evoluzione e necessari per riprogettare le città in metamorfosi. Questa parte dell’Atlante si propone come una piattaforma costitutiva per l’alleanza tra il paradigma del re-ciclo, gli strumenti della smart city e le pratiche di cittadinanza attiva per alimentare il fattore umano della città intelligente: la Human Smart City. Dobbiamo rifiutare la consolazione di un approccio molecolare e accettare la sfida dell’approccio sistemico, organico. Servono paradigmi efficaci e progetti concreti intesi come impegni che devono agire per un’urbanistica che sappia influire sul metabolismo urbano, ricombinando il codice genetico contenuto nelle aree di riciclo. Serve un Re-cyclical Urbanism che sappia proporre nuovi paradigmi, protocolli e soprattutto strumenti progettuali per una città che voglia riattivare i suoi cicli di vita entro una nuova visione di futuro, di nuovo generatrice e non consumatrice, di nuovo creativa e non erosiva. Il Re-cyclical Urbanism ci chiama all’impegno di una nuova responsabilità e una nuova ermeneutica del progetto come esito di una creatività generatrice fatta di resilienze, di cure, di recuperi e di riattivazioni di città che tornino a essere dispositivi sociali per alimentare nuovi cicli di vita, nutrici dei talenti degli abitanti, magneti per attrarre idee, propulsori per generare innovazione, catalizzatori per produrre nuove economie e tessitrici per rafforzare reti di comunità.
238
Rur-Urban Metropolitan Archipelago L’area è caratterizzata da un’identità frammentata, un insieme sconnesso di “isole” e “comunità-isola”, enclaves ambientali, la cui frammentazione è accentuata dai confini infrastrutturali.
Il GRA. Corridoio infrastrutturale di notevole importanza a livello metropolitano, rappresenta per il quadrante di progetto un potenziale di accessibilità ma anche un elemento di separazione fisica che genera frammentazione urbana, separando al posto di connettere, allontanando al posto di avvicinare.
HUMAN SMART CITY
CAROTAGGI
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Magliana. Il quartiere della Magliana, denso di siti di interesse storicoarcheologico, si estende tra il GRA, il Tevere e oltre il fosso della Magliana, che attraversa la riserva della Tenuta dei Massimi.
Corviale. Il Corviale, complesso di edilizia residenziale pubblica di impianto unitario progettato negli anni ’70 da Mario Fiorentino per circa 8.500 abitanti, è un quartiereedificio della lunghezza di 1 km, un “serpentone”, landmark che è stato assunto dal gruppo di lavoro come unità di misura per l’area e come generatore della griglia che delimita i sub-quadranti (o tasselli) di 1 kmq.
EUR. Complesso architettonico e urbanistico di pregio, progettato e realizzato negli anni ‘30 del secolo scorso sotto la direzione di Marcello Piacentini, per l’Esposizione Universale di Roma del 1942 che non ebbe mai luogo, fu completato verso la fine degli anni ‘50 in occasione della XVII Olimpiade del 1960.
fossili edilizi SINÈDDOCHE UTOPIA immaginari fragili PERIFERIA E PIANIFICAZIONE
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10 monumento e meraviglia ANTICIPATING THE IMPOSSIBLE
06 02
metropoli molecolare DISURBANISMO VENETO
contenitori commerciali dismessi DEMALLING ITALY
12 07 04 inversione di marcia RELITTI DEL TURISMO DI MASSA
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edilizia abbandonata IL RICICLO DELL’ORDINARIO
05
scheletri architettonici RICICLO DI STRUTTURE INCOMPIUTE geometrie variabili PROGETTO DI MARGINE URBANO
> la città adriatica 01
addizioni senza limiti CITTÀ ADRIATICA RICICLASI
08
09
emergenza inondazione MISURATI ALLAGAMENTI
tessuto connettivo agricolo INVASIONI DI CAMPO mutazioni radicali NUOVI CICLI DI VITA PER IL PATRIMONIO ABITATIVO aree urbane vulnerabili UTOPIE DEL DIVENIRE
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15
> la coda della cometa drosscape e reti dello scarto ORIZZONTI DI METODO PER LA RIGENERAZIONE URBANA
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stock abitativo accumulato RI-COSTRUIRE LA RESIDENZA
11
utopia della partecipazione IL PROGETTO DEI CITTADINI territori urbani di confine FARE PAESAGGI
03
18
> la città stradale
20
19 00
Campo di applicazione dei casi studio proposti nel Capitolo 4 dell’Atlante sono i paesaggi del quotidiano, del banale, dell’ordinario, che connotano gli insediamenti urbani di recente formazione sorti in Italia, all’incirca negli ultimi 30 anni, ai margini delle città consolidate. A partire dagli anni Novanta del Novecento quasi il quaranta per cento delle grandi trasformazioni urbane è avvenuto attraverso la creazione di aree a bassa densità
nella fascia compresa tra i cinque e i dieci chilometri di distanza dai centri urbani maggiori. Un fenomeno che si caratterizza per la bassa densità e l’estrema diluizione del costruito in campagne e spazi aperti e definisce una condizione urbana polverizzata e ibrida caratterizzata dalla persistenza di vaste aree rurali e naturali all’interno dei perimetri metropolitani. Dalla “Città stradale” di Reggio Calabria alla “Coda della Cometa” di Roma,
dalla “Città Adriatica” fino al “Disurbanismo veneto”, il capitolo descrive luoghi e fenomeni della contemporaneità che sono in atto in buona parte del territorio nazionale. Si tratta di casi studio emblematici ed esemplificativi di una più generale condizione dell’habitat urbano contemporaneo che da Nord a Sud si manifesta con forme e qualità differenti ma con criticità e problematiche ricorrenti. I contributi spaziano da
strategie condivise RIZEMUL@B
attivare comunità NUOVI PAESAGGI CONDIVISI nuovi immaginari agrourbani METROPOLI PAESAGGIO
visioni immaginifiche di un futuro prossimo, ad approcci programmatici che pongono come condizione preminente le emergenze ambientali e sociali; il capitolo si conclude con una serie di contributi incentrati nella narrazione di interventi concreti, una “utopia della partecipazione” sperimentata nel riciclo di spazi pubblici del meridione d’Italia attraverso il coinvolgimento attivo della comunità di abitanti.
4. UTOPIE DEL REALE A cura di Vincenzo Gioffrè (ref.) Andrea Bruschi Marco D’Annuntiis Paola Misino
Il Capitolo 4 propone un repertorio di approcci interpretativi, prefigurazioni, strategie, tattiche per avviare a nuovi cicli di vita gli insediamenti urbani di recente formazione; quei contesti dove si concentra la maggiore quantità di architetture, infrastrutture, spazi aperti “riciclabili”. Si tratta di un vasto repertorio di luoghi, manufatti, aree, che hanno terminato il loro – breve – ciclo di vita in quanto già obsoleti nella concezione funzionale o produttiva, in altri casi sovradimensionati, sbagliati, usurati, danneggiati o incompiuti. Sono le “macerie” della modernità: centri commerciali abbandonati, poli industriali dismessi, porti insabbiati, aree agricole oggi incolte, complessi turistici inutilizzati, case solo parzialmente abitate. Un insieme di luoghi precari e instabili, sottoposti a continue metamorfosi e, quindi, maggiormente suscettibili di miglioramento con processi sperimentali di forte rinnovamento. Le tesi esposte propongono nuovi immaginari a partire dal cortocircuito tra uno slancio innovativo, necessario per superare la condizione di crisi della città contemporanea, e il radicamento ai luoghi e alle storie; un approccio visionario e prefigurativo ma contestuale e adattivo; utopie del reale per fare emergere il fantastico e il poetico nei luoghi dell’ordinario e del quotidiano.
298
Sperimentazione nei paesaggi di margine dell’area territoriale di Reggio Calabria: Mappa degli spazi “disponibili”, classificati in funzione della fase temporale, del grado di attività e della dimensione relativi.
Mappa delle aree attive e potenzialmente attive, con specifico riferimento alla rappresentazione del livello di ibridazione funzionale del territorio.
UTOPIE DEL REALE
Fare paesaggi
299
Mappa dei flussi e dei nodi di socialitĂ .
Mappa delle connessioni.
Hannover
05>
Ultra Agro
Genova
05>
Re-Cycle Footprint
Roma 20-25 05>
05>
05>
Matera Ri/formare Matera
Barcellona Re-citying // Agri-Cultures, Agro-Cities
La catalogazione del nuovo patrimonio pubblico e privato, la classificazione con parametri che tengono in considerazione i possibili scenari di attivazione dei nuovi cicli di vita per spazi abbandonati o in possibile dismissione, la predisposizione di azioni di valorizzazione anche attraverso la prefigurazione di scenari alternativi al fine di valutare le diverse ipotesi progettuali di valorizzazione sono gli aspetti innovativi che questo capitolo dell’atlante
vuole indagare. L’impronta del riciclo imprime nell’immaginario collettivo la traccia di un passato incompiuto, invenduto, inutilizzato, ma soprattutto apre uno scenario di potenzialità, divenendo catalizzatore di un panorama di risorse, un patrimonio delle opportunità. In questa sezione, come in un laboratorio urbano, vengono quindi esplorate nuove progettualità traguardandone anche i possibili sviluppi. Gli scenari
aperti sono eterogenei, dalle mostre e installazioni per la divulgazione dei temi e la capacità attrattiva degli eventi negli spazi, al tema della condivisione, che vede nei cittadini attivi i primi soggetti promotori di un vero cambiamento che parte dal basso. Per seguire poi visioni progettuali legate alla ricerca e alla sperimentazione condivise con partner stranieri e nazionali. Per concludere poi rilanciando con tutte le attività generate dalla
mappatura, che hanno visto intraprendere lavori di ricerca riguardanti la costituzione di gruppi di lavoro locali, sanciti da convenzioni con amministrazioni o enti pubblici e hanno inoltre avviato lo sviluppo di un processo per il riconoscimento e la diffusione di buone pratiche capaci di dare nuovi valori e significati al patrimonio dismesso.
5. RECYCLE FOOTPRINT A cura di Mosè Ricci (ref.) Raffaella Fagnoni Sara Favargiotti Chiara Olivastri Emanuele Sommariva Jeannette Sordi
Un atlante è un atlante. È una raccolta di mappe che rappresentano uno spazio misurabile. Di solito gli atlanti mettono insieme la cartografia cominciando dalla scala più vasta fino ad arrivare agli approfondimenti tematici o alla scala locale. Cristoforo Buondelmonti, un monaco geografo italiano della fine del 1300, per primo integrò negli Isolari oltre allo spazio misurabile il senso degli spazi descritti. Se gli Atlanti descrivono gli spazi, gli Isolari raccontano i luoghi, come scrive Franco Farinelli1. Questo Atlante delle Impronte da Riciclo cerca di fare tutte e due le cose. È una raccolta di mappe che misurano le riserve di spazio del patrimonio architettonico paesaggistico e urbano abbandonato, inutilizzato e dismesso a partire dalla scala di riferimento più grande che in questo caso è quella nazionale per la natura stessa della ricerca Recycle Italy. Ma anche, come un Isolario, l’Atlante delle Impronte da Riciclo serve a raccontare le storie, cioè le occasioni e il senso delle azioni progettuali che possono innescare nuovi cicli di vita dei materiali paesaggistici, architettonici e urbani in sede locale.
1. Farinelli F., Certezza del rappresentare, “Urbanistica”, 1989, n. 97, dicembre, pp. 7-16.
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CAROTAGGI
Vi[n]coli Strategia del limite nei vuoti urbani del centro storico di Genova Area geografica Italia Unità di ricerca Genova A cura di Silvia Sangriso
Analizzando i pieni e i vuoti è emerso che i vicoli, i vuoti, costituiscono la superficie più estesa seppure versino in condizioni di forte degrado rendendo un quarto del centro storico praticamente inutilizzato. Molte ragioni hanno portato i cittadini a rinunciare a frequentarli, perchè considerati luoghi stretti e bui e per la presenza di attività illecite come prostituzione e spaccio e infine il fatto che molti di questi siano stati chiusi. Chiudere i vicoli non è la soluzione al degrado, è necessaria un’altra strategia: - mappatura del degrado con un database contenente tutti i vicoli; - categorizzazione secondo le tre caratteristiche principali di degrado: stretti, chiusi, con attività illecite; - abaco di 46 interventi diversi tra loro per durata e per tipo di azione (invadere, innestare, riempire). Si possono quindi applicare azioni temporanee di un giorno, come eventi e performances per attirare l’attenzione sugli spazi, azioni che possono durare più giorni o mesi per consolidare il progetto effimero, ed azioni di tipo definitivo che possano cambiare la conformazione della città.
Analisi dei pieni.
Analisi dei vuoti.
Classificazione dei vicoli.
CAROTAGGI
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Vicoli chiusi Le soluzioni adottate si possono dividere in quattro fasi: la prima di denuncia, con interventi temporanei di invasione del vicolo; la seconda di apertura temporanea, con attività che ne permettano l’affluenza e lo sfruttamento da parte dei cittadini; la terza con l’apertura definitiva, che implica l’attribuzione di nuove destinazioni d’uso. Infine la quarta e ultima fase, la più estrema, consiste in una chiusura alternativa, poiché effettuata non più con un cancello ma con verde o elementi architettonici.
Vicoli con attività illecite La strategia applicata è quella di inserirvi attività che comportino una grande affluenza: eventi, performances, attività ludiche, in modo che la grande quantità di persone impedisca lo svolgimento di tali attività.
Vicoli stretti Vengono adottate soluzioni parallele per questa tipologia: la prima può essere quella di illuminare il vicolo, sia con giochi di luce che con colorazioni delle pareti, la seconda è quella di fare in modo che la luce non sia un elemento vincolante trasformando i percorsi con tappeti di vario genere o sfruttando la vicinanza degli edifici per creare collegamenti e nuovi percorsi sospesi. Un altro tipo di soluzione è quella di sfruttare lo spazio chiuso per formare “nuove stanze” a breve o lungo termine. In questa soluzione estrema è la chiusura del vicolo con una nuova costruzione.
Questo atlante, frutto della ricerca “Re-cycle Italy. Nuovi cicli di vita per architetture e infrastrutture di città e paesaggio”, è orientato da un’idea di riciclo inteso come “manipolazione ricreativa”, capace di attivare “nuovi cicli di vita”. In questo volume – dispositivo descrittivo che diventa forma cognitiva e atto inventivo – la dismissione, lo scarto, il consumo di suolo, non sono solo fenomeni da mappare ma sfide e opportunità da interrogare. I sei capitoli che lo compongono – 0. Introduzione; 1. Territori infrastrutturati; 2. Drosscape; 3. Human smart city; 4. Utopie del reale; 5. Recycle footprint – riflettono sull’idea di atlante, delineano differenti “geografie dell’abbandono” e dei rischi correlati, prospettano progetti, politiche, scenari e azioni, facendo sempre dello specifico tema, della particolare prospettiva e del caso studio locale, occasioni per delineare ipotesi e strategie di carattere generale. Nel suo insieme l’atlante diventa così testo “militante”, si fa “manifesto” per l’avvio di una grande intrapresa collettiva centrata sulla re-invenzione del capitale già disponibile, sull’immenso deposito di fatiche – ma oggi anche di scarti e rifiuti – che già Carlo Cattaneo ci invitava a considerare con prospettica attenzione. Riconoscendo la necessità di andare oltre la “modificazione”, a favore di una più ambiziosa “ri-creazione” del territorio italiano.
€ 45,00