Chiudere gli occhi e rimettere insieme i frammenti che la memoria lascia riaffiorare per fermarli con l’aiuto dell’immaginazione e l’uso del disegno come filtro. La trascrizione di un viaggio che intercetta incontri, passioni, testi, progetti e disegni per rappresentarli – sulla base del principio dell’immediatezza e dell’improvvisazione – come una sequenza labirintica di spazi.
IL PASSAGGIO DELLO SCRITTO CHE ACCOMPAGNA IL DISEGNO “LABIRINTO DI PASSIONI”1 AFFERMA
APERTAMENTE L’OBIETTIVO DELLA RICERCA CHE QUESTO VOLUME RACCOGLIE E MOSTRA ATTRAVERSO UN ORDINE CRONOLOGICO INVERSO.
I NUOVI MONDI TESTIMONIANO LA VOLONTÀ DI RAPPRESENTARE UNA SERIE DI IMMAGINI MENTALI , IRREALI, INESPRIMIBILI CON ALTRI MEZZI, LA REALIZZAZIONE DI UN IMMAGINARIO PER TRASPORRE E DICHIARARE QUELLO CHE QUOTIDIANAMENTE POSSIAMO COGLIERE SOLO SUL PIANO AFFETTIVO.
DISEGNI COME LUOGHI DELLA MENTE DESTINATI, TALVOLTA, A RIMANERE TALI OVVERO A ESSERE
OGGETTO DI PROGRESSIVE ADDIZIONI, MANIPOLAZIONI E ALTERAZIONI CHE NE ACCRESCANO LA DIMENSIONE E LA COMPLESSITÀ.
UN OMAGGIO A MAURIZIO SACRIPANTI CHE AFFERMA COME L’IMPEGNO DI UN ARCHITETTO MODERNO DEBBA CONCRETIZZARSI «NEL PROGETTO DI UN MONDO, UN MONDO CONCRETO CHE NASCE COME
NECESSARIO SVILUPPO DEL PASSATO, SOTTOPOSTO A TENSIONE»2
UN OMAGGIO AL PRINCIPIO DI RAPIDITÀ DI CUI CI PARLA ITALO CALVINO QUANDO SI PROPONE DI ESAMINARE IL RAPPORTO CHE INSISTE TRA VELOCITÀ FISICA E VELOCITÀ MENTALE, LA CUI
DECLINAZIONE CONSENTE DI COGLIERE E RAFFIGURARE PIÙ IDEE SIMULTANEAMENTE O, ANCORA, DI PORRE IN CONNESSIONE ELEMENTI LONTANI NELLO SPAZIO E NEL TEMPO.
È POSSIBILE, INFATTI, LEGGERE QUESTO LAVORO ANCHE COME IL RACCONTO DI UN VIAGGIO NEL QUALE LA RELAZIONE TRA LO SPAZIO E IL TEMPO PUÒ DIVENTARE L’OCCASIONE PER FUGGIRE, FORSE, DA UN PRESENTE RITENUTO INACCETTABILE.
UN VIAGGIO NEL QUALE A CIASCUNO SIA DATA LA POSSIBILITÀ, NELL’ATTRAVERSARE IDEALMENTE QUESTI SPAZI, DI RIVENDICARE, ESERCITANDOLO, IL PROPRIO LIBERO ARBITRIO , ALL’INTERNO DI UNA REALTÀ CHE PRIVILEGIA UN APPROCCIO DEDICATO ESCLUSIVAMENTE ALLA RICERCA DI FORME E FIGURE CHE DESTITUISCONO L’UOMO DAL SUO RUOLO NATURALE DI ABITANTE.
PAESAGGI INSTABILI, COMPOSTI DA ENTITÀ NON MISURABILI, CHE ESCLUDONO PUNTI DI VISTA PRIVILEGIATI, CHE RICHIEDONO LA PARTECIPAZIONE ATTIVA DELL’OSSERVATORE PER ESSERE COMPRESI E VISSUTI, CHE RIVENDICANO LA NECESSITÀ DI RESTITUIRE CENTRALITÀ AL MOVIMENTO CORPOREO, ALLE CAPACITÀ SENSITIVE RISPETTO A QUELLE CARDINALI E DISTRIBUTIVE.
ARCHITETTURE CHE EMERGONO DA UN ALTRO DOVE RISPETTO ALLA PIÙ IMMEDIATA COSCIENZA, DA
QUELLA SFERA ISTINTIVA E PRIMORDIALE CHE LA CONSAPEVOLEZZA, ANCHE RAGIONEVOLMENTE FORSE, PONE ALLE VOLTE IN SECONDO PIANO.
SPAZI CHE, LUNGI DAL VOLER PREFIGURARE UNA PROIEZIONE FUTURA, ASPIRANO A COLLOCARSI «IN QUEL TEMPO POSTO FUORI DAL TEMPO», COME SCRIVE BORGES NELL’ALEPH. UN FATTORE – QUELLO DEL TEMPO –CHE, NELLA COSTRUZIONE DI QUESTI DISEGNI, ACQUISTA DIMENSIONE E CONSISTENZA ATTRAVERSO QUEI
CONFLITTI, QUELLE SCOMPOSIZIONI E QUELLE RISONANZE CHE NE DEFINISCONO IL CARATTERE.
«LUOGHI AL DI FUORI DI OGNI LUOGO», LI AVREBBE CLASSIFICATI FOUCAULT, MA NON PER QUESTO
NECESSARIAMENTE ETEROTOPICI O DISTOPICI, UN OMAGGIO A QUEL «CORAGGIOSO CREATORE DI MONDI» CHE È LEBBEUS WOODS, LA CUI OPERA COSTITUISCE UN INCONSAPEVOLE RIFERIMENTO FIGURATIVO, PER AVER IMMAGINATO QUELLE COSTRUZIONI LIBERE DA VALORI, USI O SIGNIFICATI PRECONCETTI
NEI QUALI I DISEGNI SI RICONOSCONO PER LA LORO NATURA MUTEVOLE A AMBIGUA.
LUOGHI DELLA MENTE FUNZIONALI ALLA DEFINIZIONE DI POTENZIALI NUOVE CATEGORIE E CODICI PER LA LETTURA, L’INTERPRETAZIONE, LA TRASFORMAZIONE E LA DETERMINAZIONE DELLA REALTÀ .
COMPOSIZIONI PRIVE DI GERARCHIE CHE, RIFUGGENDO QUALSIASI SCHEMA O PREFIGURAZIONE, TROVANO NELL’ETERARCHIA LA LOGICA CHE LE RENDE CLASSIFICABILI IN MODI SEMPRE DIVERSI, PREDISPONENDOLE A CONTINUE MANOMISSIONI FINO A OFFRIRSI COME VERE E PROPRIE ROVINE ABITABILI.
INVASI APERTI IN QUANTO NON-FINITI, IN CONTINUA TRASFORMAZIONE, IN PERENNE COSTRUZIONE PERCHÉ «LA DISTRUZIONE NON INIZI MAI» COME ACCADE NELL’INVISIBILE CITTÀ DI TECLA RACCONTATA DA ITALO CALVINO
UN INVITO A COLTIVARE L’INVENZIONE COME UNO STRUMENTO FONDAMENTALE PER TENERE VIVE LE CONTRADDIZIONI NELL’ATTO DI PRATICARE IL PROGETTO DI ARCHITETTURA.
UN INVITO A CONSIDERARE CHE IL SENSO DI UN LAVORO DI UN ARCHITETTO NON STIA «NELLA RICERCA DI UN’IMPOSSIBILE COERENZA», COME CI RICORDA ANCORA MAURIZIO SACRIPANTI, QUANTO PIUTTOSTO IN UNA SUA NECESSITÀ.
UN INVITO PER CIASCUNO DI NOI, ARCHITETTI E NON, A COSTRUIRE NUOVI MONDI CHE ABBIAMO IL DOVERE DI IMMAGINARE
Memoria: se ariamo il passato scopriamo, nel tessuto apparentemente unito dei tempi, improvvise fratture, distanze ove tempo e spazio si impennano lasciandosi alle spalle quanto non serve più: nel fluire cala, o si coagula, un filtro. Oltre le scorie consumate procede solo l’“origine” del fluire, ed il segno dei simboli è mutato, è nato un futuro. Movimenti privilegiati della nascita dei tempi umani.
TERRITORI
Maurizio Sacripanti, La memoria… La città… Lo spazio, 1989
DELLA LETTURA
Uno degli obiettivi alla base di questa ricerca è quello di verificare la possibilità di assumere l’immaginazione e la visione come dispositivi di lettura della realtà.
Questo particolare esercizio di trascrizione di entità visibili e tangibili permette di interrogarsi su quale sensazione uno spazio produca realmente ai nostri occhi, su come possa essere superata l’ipotesi di viverlo e percepirlo unicamente nella sua dimensione fisica. Una modalità che suggerisce l’idea di identificare un luogo tanto come uno spunto per la costruzione di una vera narrazione quanto come ambito deputato allo svolgimento di eventi all’interno dei quali il racconto e la memoria di ogni fruitore possano produrre sensazioni sempre diverse perché differente è il sentimento di ciascun individuo che lo vive.
Un approccio che consente di determinare categorie di analisi inedite, a partire da quelle che Bernard Tschumi seleziona nei suoi Manhattan Transcripts definendo tre livelli di lettura della realtà disgiunti tra loro: quello degli oggetti, dei
movimenti e degli eventi per relazionarsi con i quali i relativi codici diventano il fotogramma, la sequenza, la narrazione, il limite, la disgiunzione e la reciprocità.
Il significato dell’attività di trascrizione, grazie all’impiego del disegno come “medium”, consente di ipotizzare una diversa modalità per declinare il rapporto che insiste tra percezione e immaginazione. Se, infatti, come afferma Jean Paul Sartre10 la percezione è identificabile con l’atto dell’intuizione di una realtà fisicamente presente che permette di riconoscerne il contenuto ‘sensibile’, l’immaginazione, libera da questo vincolo, può andare oltre la semplice evidenza delle tracce che la memoria ha consentito di rilevare. L’atmosfera di un luogo reale, espressa come un ritratto della mente, pur continuando comunque a riferirsi a qualcosa di evidentemente vissuto, può allora aprire differenti e molteplici livelli di conoscenza, manifestazioni lampanti di quello che lo stesso Sartre definisce come flusso di qualità soggettive inesprimibili.
So, at the same time, the buildings and events depicted are not real buildings or events, for distancing and subjectivity are also themes of the transcription. Thus the reality of its sequences does not lie in the accurate transposition of the outside world, but in the internal logic these sequences display.
Bernard Tschumi, The Manhattan Transcripts, 1981
L’ombra del mondo
L’ombra del mondo non va “ignorata” va “adoperata”. Con questa frase si chiude un testo di Maurizio Sacripanti sulla linguistica architettonica.
L’ombra che, in un altro testo, il maestro romano definisce come la prima manifestazione del tempo sulla terra che… ruotando intorno al totem e alla muraglia genera ritmo dall’opacità.
L’ombra è l’elemento naturale che disegna lo spazio della selva, misura la sua introversione, condiziona il suo rapporto con l’esterno, limitandolo a spiragli di luce e di cielo.
Un luogo nel quale… io non so ben ridir com’i v’intrai… come scrive Dante nel primo Canto dell’Inferno, uno spazio sprecato come quello che Terragni immagina di offrire al visitatore del suo Danteum ponendolo di fronte alle 100 colonne. Ombra e selva diventano occasione per riflettere sulla
necessità di impiegare gli strumenti dell’immaginazione e della visione tanto per la lettura della realtà quanto per la sua trasformazione. Il bastione dell’ottagono San Pietro si offre come campo di ricerca. Isola priva di gabbie per guardare il mondo senza confini mentali seppur dentro uno spazio delimitato da precisi confini fisici, territorio nel quale, grazie all’immaginario, natura e artificio – e con essi la teoria e il progetto – si fondono attraverso il disegno; i loro codici si ibridano, la linea ipotetica di demarcazione tra questi apparenti opposti perde ogni tipo di nitidezza. Si raggiunge un’isola – conosciuta o sconosciuta che sia – per scelta, per caso o perché obbligati: meta di un viaggio, luogo di esilio, tappa di un naufragio, l’isola diventa comunque un rifugio. All’interno di questo
spazio inesplorato, che possiamo anche negare, non c’è scambio tra interno ed esterno, tutto è introverso, fuori da qualsiasi luogo e qualsiasi tempo. In quel tempo posto fuori dal tempo, come scrive Borges nell’Aleph, che produce quel disordine incerto di sensazioni sconnesse nel quale scoprire nuove potenziali relazioni tra lo spazio e l’uomo, definite da voci che riempiono lo spazio stesso.
Isolarsi è un’opportunità per pensare su come desideriamo modellare il nostro spazio e il nostro tempo, per comprendere – meglio che altrove – quale prezzo siamo disposti a pagare per soddisfare i nostri istinti, le nostre ambizioni, le nostre speranze, per esplorare la potenzialità della mente di ognuno di noi quando esce dagli schemi. A partire dalla revisione integrale del concetto di soglia e di limite, ciascuno di noi può,
Isolario Venezia Sylva. L’ombra del mondo: lettura, 2021
Progettare in “profondità”: il problema torna ad essere di comunicazione. E la comunicazione appare oggi duttile, perché la sua è una realtà bivalente: è vero che possediamo i “codici”: ma è anche vero che in un mondo tutto scritto, figurale, costruito, sonoro, rischiamo la catatonia per eccesso di segnali
Maurizio Sacripanti, Strutture “aperte”, 1989
…quelle che seguono sono le immagini, non complete, di un tema sotterraneo che è la città, delle occasioni che ho avuto per servirmi dell’ombra, del “sotto”; e da questi grumi condensati lungo la giornata
di un’avventura, continuo a passare con la mano e la mente a reticoli dove ciascun nucleo divenga immutevole e mutevole, tanto da produrre e, insieme, subire campi di relazione in moto. Come nella natura