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Il formalismo nell’architettura moderna (1978)*
Sono stato invitato a esprimere il mio parere sulle questioni sollevate da questa esposizione1 , io faccio l’architetto, non lo storico o il critico, e mi sembra giusto di cogliere questa occasione per mettere in discussione una questione che riguarda direttamente il mio lavoro, che riguarda cioè il progetto oggi. Una questione che riguarda però direttamente anche l’architettura del movimento moderno, infatti quello cui assistiamo oggi nel campo dell’architettura ha un preciso riscontro nell’esperienza di allora, mi riferisco alla questione del formalismo, accennerò soltanto a alcuni aspetti.
Parlare di formalismo, non come categoria astratta, ma come pratica progettuale, come momento tecnico/pratico, significa parlare di esempi concreti: per far questo mi riferirò all’esperienza italiana, ma anche più in generale a quella europea di quegli anni. Anzitutto una constatazione, io credo di non esagerare quando dico che oggi nessuna ricerca progettuale sfugge al formalismo. Naturalmente questa osservazione è piuttosto schematica nel suo essere anche un giudizio, perché è altresì evidente che questo problema riguarda solo in parte le forme in quanto tali. Questo dipende da condizioni oggettive, che non è il caso qui di approfondire, basti ricordare che da un lato sta la qualità specifica dell’architettura, quella cioè di essere opera collettiva per eccellenza, dall’altro sta l’assenza di contenuti collettivi nella privatizzata città borghese. Non m’interessa quindi parlare qui del professionalismo, che rappresenta l’adesione alla città del capitalismo quale essa è, mi riferisco invece a tutte quelle esperienze nel campo dell’architettura che in un modo o nell’altro si contrappongono a questa città rifiutandone i contenuti. Ecco, io sostengo che quasi sempre questa contrapposizione è per l’appunto una contrapposizione soltanto formale e che il formalismo nella situazione attuale non è affatto l’unica soluzione possibile, anche se certamente la più diffusa. Lo stesso possiamo dire, secondo me, per l’architettura del movimento moderno nel suo complesso, ad esclusione di pochissime esperienze.
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