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L’architetto e il suo doppio (2003)*

(I disegni di architettura di Luciano Semerani)

I disegni che vengono pubblicati qui sono esemplari di come Luciano Semerani intende il mezzo del disegno e di come lo utilizza in relazione al suo lavoro. – Devo dire qui di passaggio che non sono quasi mai d’accordo con quello che fa e che dice L.S. e che tuttavia sono un suo ammiratore convinto, credo per come lo fa e per come lo dice, ma anche proprio per questa nostra cordiale totale cacofonia –.

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A detta di L.S., non esiste un altro tipo di disegni di sua mano, che sia rappresentativo di una fase successiva e più avanzata del suo lavoro di architetto. All’infuori di questi schizzi, che sono del tutto preliminari al lavoro del progetto, per lui, ci sono soltanto i disegni tecnici.

La mia ipotesi, sulla quale baso del resto anche la mia lettura dei disegni qui riprodotti, è che fra questi schizzi e i disegni esecutivi dei progetti (fatti a macchina come si usa oggi) vi sia qualcos’altro, che non è direttamente riconducibile al disegno, visto che vi lascia solo una debole traccia, ma che rappresenta appunto l’elemento più singolare e interessante del modo di affrontare il progetto di L.S., almeno per me.

Potrebbe essere il ricorso a un altro diverso mezzo espressivo, cosa del resto non verificabile, ma potrebbe anche essere, più probabilmente, qualcosa come l’intervento, diciamo così, di un altro che ha una visione e degli interessi più vasti e curiosi di quelli che normalmente sono il bagaglio di un architetto, un po’ come l’intervento di un doppio che a volte interviene al suo posto, qualcuno che decide per lui ma su un piano diverso e che fa apparire la materia del suo progetto molto più ricca e fascinosa di quello che è, di cui appunto lascia solo una debole traccia e soltanto in alcuni particolari disegni (si rende conto a questo punto L.S. di ospitare probabilmente, anche lui come molti insigni predecessori, un clandestino?).

Cominciamo col dire che questi di L.S. sono disegni autentici. Sono autentici schizzi di lavoro, non sono particolarmente affascinanti, né vogliono esserlo, almeno secondo me, non sono per nulla curati, è mia opinione che siano trattati così di proposito, fanno vedere solo quel minimo che in quel momento passa per la mente dell’architetto e che gli serve come aiuto momentaneo e/o

* Pubblicato, in “Il Disegno di Architettura” n. 34, aprile 2008, a commento di alcuni disegni di Luciano Semerani ivi riprodotti.

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