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SUPPLEMENTO AL NUMERO ODIERNO DI LIBERTÀ
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L’EDITORIALE
Innovare restando se stessi di GAETANO RIZZUTO
ibertà festeggia oggi, con questo numero speciale da collezione, i suoi 125 anni. E lo fa scommettendo sul futuro di Piacenza e della sua gente. Da 125 anni Libertà - sempre con la famiglia Prati, editori illuminati, sempre con giornalisti liberi è testimone della storia piacentina, storia di donne e uomini che hanno trasmesso alte passioni civili. Una grande storia, raccontata sempre con autonomia, fedeltà e indipendenza, con l’unico obiettivo di informare bene i piacentini,a partire da quel primo numero del 27 gennaio 1883, che oggi ripubblichiamo integralmente. Da maggio Libertà è più giovane. E’ stato fatto un grosso investimento editoriale: nuovo formato, più snello e più agile; nuova grafica con le pagine tutte a colori; un modernissimo Centro Stampa con una rotativa all’avanguardia. Sì, Libertà ha innovato ma restando se stessa, fedele alla sua identità. E’ questo il contributo che Libertà vuole dare allo sviluppo e alla crescita di Piacenza e delle sue vallate, un territorio che sta costruendo il futuro e dovrà vincere, nei prossimi anni, sfide decisive. Libertà sarà sempre al fianco di chi progetta il domani e continuerà a tenere alto il dibattito di questi anni per un futuro condiviso, fatto di scelte coraggiose che sappiano assicurare alle nuove generazioni benessere e vivibilità. In questo numero raccontiamo la storia dei 125 anni di Libertà e di Piacenza, ma, nella prima parte, abbiamo affidato ai nostri editorialisti e ai giovani “cronisti” dei giornali studenteschi il compito di immaginare e sognare la Piacenza dei prossimi decenni. Così accanto ad economisti che prevedono una nuova missione per Piacenza, con priorità fondanti,con più capacità di attrazioni,ecco il sogno dei nostri giovani impegnati per un mondo pulito, una città a misura d’uomo, una scuola che sappia promuovere il rinnovamento. Insieme per far crescere Piacenza, terra orgogliosa dei propri talenti,oggi spesso costretti ad “emigrare”, e un domani, si spera, pronti a trovare qui il proprio futuro. In tutte le pagine ci sono le foto dei bambini, dei ragazzi e dei giovani piacentini. Sono la nostra scommessa.A loro Libertà,simbolicamente, consegna il futuro di Piacenza.
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LIBERTÀ Venerdì 21 novembre 2008
Luca Albieri
Tessuto urbano
Saper crescere rispettando arte e ambiente di AMINA
utti speriamo in una città migliore, ma sono veramente poche le persone che si danno da fare. Prima di tutto dovremmo rendere la città più pulita e accogliente, coinvolgendo le scuole e facendo fare volontariato ecologico ai ragazzi che lo desiderano. Regaleremo un’esperienza in più ai ragazzi e avremmo una città più pulita: comodo, no? Un aspetto locale su cui occorre riflettere è la cultura. Piacenza è una città d’arte: basta guardarsi intorno, con un giusto spirito di osservazione, ma anche senza, per vedere tanti monumenti che hanno una loro storia, intrecciata con quella italiana. Quest’arte e questa cultura stanno svanendo ogni giorno di più. Il Po è un’opera d’arte naturale che è stata rovinata dall’uomo. A tutti piacerebbe stare "sotto le coperte" aspettando che accada un miracolo, ma si ricorda che è stata madre natura nei tempi più antichi a crearci, a offrirci i suoi frutti, ci ha permesso di cacciare i suoi animali e grazie ai suoi alberi siamo riusciti a sopravvivere al freddo. Dobbiamo tutti quanti rimboccarci le maniche e darci da fare, perché se non lo facciamo noi chi lo farà? La città di Piacenza è come la natura: se non la rispettiamo cadrà a pezzi in poco tempo. Un’altra cosa che favorirebbe un maggiore sviluppo dell’industrializzazione della città sarebbe l’impiego giusto del territorio e delle sue risorse. Se tra il dire e il fare c’è il mare, allora, cerchiamo di ridurlo ad una goccia d’acqua, tutti insieme, per sempre e con gioia.
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La Pulce Istituto Colombini
Simone Borgonovi
Rachid Aamrani
Emanuele Romani
Vicky Balugani
Caterina Cordani
Camilla 2 anni
Luca 6 mesi
Per i prossimi vent’anni l’opportunità per i piacentini è rappresentata dal riuso delle tante strutture militari di GIACOMO VACIAGO
uando penso ai tanti Conventi che nei secoli hanno fatto grande Piacenza, ho chiaro che la sua fortuna è sempre stata quella di essere una bella città, accogliente. E penso che potrebbe tornare ad essere una città importante se solo sapesse riscoprire quella sua missione. Lo è stata per la Chiesa come per lo Stato che in passato ha messo qui un pezzo importante della sua Difesa nazionale: due Reggimenti, un Arsenale, un grande Ospedale militare. E quindi tanti giovani che da tutta l’Italia e in particolare dalle sue terre più meridionali qui venivano a imparare a servire il loro Paese, e a volte anche ad imparare …a leggere e scrivere! Di tutta questa bella storia e della sua retorica patriottica, è rimasto ancora qualcosa? Molti muri e tantissimi tetti sono ancora con noi, ma ho chiaro che questo è un passato finito da un pezzo. Non siamo stati all’altezza di ciò che avevano saputo fare i nostri antenati. Basta guardare l’eleganza di quegli edifici e confrontarli con quanto abbiamo costruito negli ultimi cinquant’anni! Una volta, i privati ed il settore pubblico andavano a gara a chi costruiva meglio e vediamo infatti accanto agli antichi palazzi dei nobili ed alle belle case dei ricchi borghesi, anche tante belle scuole ed altri edifici pubblici costruiti bene e con eleganza. Negli ultimi decenni tutto ciò è praticamente cessato: c’è sempre gara tra privati e pubblico, ma è gara a chi costruisce peggio, con sciatteria, quasi per fare dispetto. Ma anche qui il problema non è dato solo dai muri e dai tetti: degli edifici la cosa più importante è ancora ciò che ci sta dentro, sono le persone e la loro attività, che costruisce il futuro. E’ per questo che dovremmo tornare a ragionare su "chi" vogliamo essere in futuro, prima di discutere di quanto, dove, e come, dovremo costruire edifici (privati e/o pubblici), strade, servizi.
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Piacenza scelga bene la sua nuova missione E’ per questo che dovremmo tornare a ragionare di politica, e non di pettegolezzi come invece da anni si
fa in questo paese, anche a Piacenza. Politica: con ciò intendendo cosa serve ad una comunità di persone, anzitutto in termini di beni comuni, di ciò che accomuna. E’ per questo che chi dovrebbe avere quest’unica missione è il Comune, che è per
antonomasia ciò che più ab- niversità di serie A che assiebiamo tutti assieme, e che di me a noi hanno investito a quanto è comune e di null’al- Piacenza facendovi crescere tro dovrebbe occuparsi. Il Co- iniziative di qualità, destinate mune che (art. 3 dello Statu- ancora a svilupparsi se acto): "cura gli compagnate interessi della da adeguate comunità pro- Il Polo logistico strutture resimuovendone denziali (colIl Comune ha rinunciato lo sviluppo elegi nei conconomico e a farne lo strumento di venti; apparsociale". E’ attrazione di iniziative tamenti, menquesta la prise,….). Il Coma missione, mune ha invecui ne seguono, nel nostro ce buttato via il "polo Statuto, un’altra dozzina: dal- logistico", rinunciando a farla dignità della persona uma- ne lo strumento giusto per una giù giù fino alla tutela de- na politica di attrazione di igli animali. niziative imprenditoriali. C’è Senza "sviluppo economi- una terza opportunità per i co e sociale", il futuro sempli- prossimi vent’anni, che è rapcemente non c’è. Nel senso presentata dal riuso delle che se non c’è un nostro pro- tante strutture militari che getto forte e condiviso di chi stanno a Piacenza. vogliamo essere non sareAlcune, di grande valore armo noi a deciderlo ma su- chitettonico, sono in attesa di biremo le scelte altrui e sa- ricevere nuove destinazioni remo ciò che ad altri con- d’uso. Se non saranno più viene. militari, cosa potranno esseE’ questo il maggior pe- re? Quali investimenti riusciricolo per una città come remo ad attrarre a Piacenza e Piacenza che ha una tale per farne cosa, visto il livello centralità nella pianura nazionale e internazionale padana - e quindi in una che quegli edifici rappresendelle parti più ricche del tano? mondo - che ne fanno Il Comune saprà essere alun’incredibile opportu- l’altezza di questa nuova misnità, anzitutto per noi sione, o gli farà fare la fine piacentini se siamo al- mediocre del "polo logistil’altezza del compito, co"? Bisognerebbe almeno eoppure per tutti gli al- vitare il pettegolezzo della tri se noi non saremo politica-politicante, ed alzare in grado di farlo. un po’ il livello del dibattito Facendo un bilan- confrontandoci con le micio delle opportunità gliori esperienze nazionali e e delle occasioni internazionali. mancate, vediamo Da quella di Nola (vicino a che negli ultimi 20 Napoli) dove l’esercito proanni abbiamo a- getta un impianto militare vuto un grande come il nostro nuovo, anche successo pro- perché lì si è saputo investire muovendo il bene nella logistica. All’espe"polo universita- rienza di città già in declino rio", con due u- come Chicago che sono rinate trasformando porcilaie in centri di ricerca e cultura.
Strategie vincenti per continuare a volare di FABIO TONGHINI
n questi anni la città di Piacenza si sta evolvendo in modo esponenziale, facendo nascere nei suoi cittadini la domanda: "sino a che punto arriverà e quali aspetti coinvolgerà questo sviluppo?. Ormai Piacenza non è più il piccolo comune dei decenni precedenti, ma sta apportando delle modifiche significative alle sue strutture, alla sua viabilità, al suo essere città che cerchi nei prossimi anni di diventare un centro finanziario, culturale, turistico, economico a livello nazionale. Il dato che spicca maggiormente è il raggiungimento dell’anno scorso dei 100.000 abitanti, che non era più stato raggiunto dal lontano 1997, dimostrando che sta crescendo l’interesse per la città, aiutato anche dagli emigrati che vivono sul nostro territorio. Vi e stato un cambiamento molto significativo alla viabilità, bloccando l’accesso alle automobili nel centro storico, per far
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La Primogenita sfida il domani di preservare il patrimonio culturale che la nostra città ci offre, e di conseguenza aumentare i turisti presenti sul nostro territorio. Per raggiungere più velocemente i vari punti della città e in generale per muoverci, sono stati sostituiti i vecchi semafori con le rotonde, che hanno permesso di diminuire inutili ingorghi giornalieri nei punti più trafficati della città negli orari di punta. Piacenza si sta, inoltre, espandendo dal punto di vista industriale, costruendo importanti centri logistici a livello europeo come l’IKEA o il Trony nei pressi della zona di Le Mose, che consentono di avere più posti di lavoro, creare una maggiore economia, farsi conoscere non solo a livello nazionale ma anche a livello europeo. La nostra città punta molto
sulla logistica: infatti quest’anno è stato introdotto in alcune scuole piacentine un corso di logistica, e negli anni futuri anche un istituto superiore incentrato su tale specializzazione. Piacenza è conosciuta a livello nazionale per quanto riguarda l’Università, infatti sono già tre anni che la facoltà di Agraria della Cattolica risulta la più avanzata e completa sede per questa disciplina. Da qualche anno inoltre è anche sede di un distaccamento del Politecnico di Milano, che è stato situato all’ex macello dello Stradone Farnese, facendo così crescere ancora di più la nostra capacità di dare istruzione ai giovani che saranno il futuro di domani. La nostra città negli anni sta diventando anche un centro culturale, infatti recentemente è stato organizzato il primo Fe-
stival del Diritto, un’importante manifestazione nazionale cui hanno preso parte autorevoli esponenti del campo nel nostro paese. A margine di questa serie di convegni gli ospiti hanno potuto ammirare i palazzi storci della città, come il palazzo Farnese, palazzo Gotico, palazzo Galli, che non tutti i giorni aprono le porte per far vedere le proprie bellezze. Siamo famosi anche a livello sportivo, in quanto molti atleti si sono distinti in vari sport. Soprattutto a livello di sport di squadra la città di Piacenza ha dei pilastri a livello nazionale, basti pensare al Copra nella pallavolo, che ha raggiunto due finali consecutive dei playoff e addirittura di Champions League, ma anche il calcio che per anni ha militato in serie A, perdendola però quattro anni fa
con la retrocessione. In conseguenza a tutti questi fattori, la nostra città si sta evolvendo anche dal punto di vista urbanistico: negli ultimi tempi sono sempre più le nuove aree di costruzione per aree abitative, che comporteranno un sempre maggiore incremento della popolazione. Per questo motivo, stanno crescendo anche i centri commerciali presenti nel nostro territorio, fattore molto positivo perché danno valore all’economia piacentina, creano posti di lavoro e accrescono interesse per la città creando di conseguenza benessere. Siamo, però, ancora in una fase di inizio, in quanto per diventare un importante centro ci vorranno ancora degli sforzi da parte di tutti. In primo luogo si dovrà rafforzare la posizione
della nostra provincia a livello regionale, perché purtroppo siamo ancora indietro rispetto alle altre province della regione. Se Piacenza riuscirà a migliorare questi aspetti, si potrà ambire a più ampi spazi a livello nazionale. Per fare tutto ciò il Consiglio comunale e provinciale dovranno continuare il processo di sviluppo di cui da qualche anno Piacenza è al centro, cercando di emettere provvedimenti che migliorino sempre i più la nostra terra, sia dal punto di vista economico e culturale. Dovremo essere anche noi, ragazzi di oggi e cittadini di domani, a contribuire perché questo progetto vada avanti, cercando di dare il nostro appoggio, sollecitando proposte, criticando quello che non va bene e valorizzando quello che è valido. Facendo così si potrà creare insieme una grande comunità capace di guardare senza paura lo sviluppo e il progresso Il Calimero Istituto Casali
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LIBERTÀ Venerdì 21 novembre 2008
Oreste Achilli
Dietro l’angolo
Quel posto strano dove passeremo la nostra vita di MARTINA BARABASCHI
l futuro, alla fine, cos’è? Solo una parola di sei lettere. Perché il futuro, da qualunque parte lo si guardi, non si può conoscere. Cartomanti, sensitivi e altri individui del genere hanno provato a leggerlo. Ovviamente il risultato è stato insignificante: il futuro è illeggibile. Si possono formulare delle ipotesi, dei pensieri o dei sogni, dei progetti, su quello che ci potrebbe succedere, ma niente di tutto questo è concreto. Alcune cose possono accadere, altre no. Niente è certo nel futuro, niente è conosciuto. Tutto è come coperto da un velo. Si può solo è aspettare. Perché alla fine, il futuro, non esiste. Ogni millesimo di secondo, ogni secondo, minuto, ora, giorno; insomma: tutto il tempo è passato, presente e futuro nello stesso momento. Il secondo che ci è appena volato davanti e che era futuro, ora è passato. Un passato molto vicino, ma comunque passato. Tutto è fluido e, come arriva, se ne va. Il futuro non è ancora scritto. O forse sì.. non si sa. E chi lo può sapere d’altronde? In fin dei conti siamo noi gli artefici del nostro destino, ma non possiamo sapere quello che ci succederà. Perché ogni nostra piccola azione, qualsiasi azione che compiamo quotidianamente, può incidere sul nostro futuro. A volte pensiamo: "E se avessi fatto questa cosa, invece che un’altra? Forse ora sarebbe successo altro.." . Resta la speranza di poter decidere cosa vogliamo fare nel nostro futuro. Forse non sarà come lo vogliamo, ma potrebbe, forse, con un briciolo di fortuna e con un po’ di speranza. È bello credere che siamo noi gli artefici del nostro destino e del nostro futuro. Con le nostre mani, giorno dopo giorno, lo costruiremo.
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The Mente Itc Romagnosi
Letizia Marazzoli
Lorenzo Marazzoli
Manuela Chiodaroli
Alessandro 2 anni
Laura Lalatta
Simone Fornari
Enida Lika
Puntare ad essere la provincia-ombelico della Padania offrendo la migliore vivibilità possibile e tanto verde di PIERLUIGI MAGNASCHI
Piacenza attragga una dirigenza di alto livello
uando si parla del futuro di una città, si parla soprattutto del suo sviluppo economico. Quest’ultimo, iper-semplificando, dipende dagli imprenditori (anche se non si conosce ancora, e forse non si conoscerà mai, la ricetta per farli aumentare in numero e crescere in importanza ) e dalle condizioni ambientali. Di ro affetti, ma da un computer queste ultime, Piacenza, ne che è caricato di dati oggettiha una che gli ha regalato Id- vi, idonei a ottimizzare l’invedio: la sua posizione geogra- stimento. E, sul piano del fica, al centro del Nord Italia. computer, Piacenza è imbatL’altra, alla cui tibile, per costruzione quanto si rifedebbono inve- Duemila piante all’anno risce alle piatce provvedere Piacenza è una città senza taforme di gli enti pubblismistamento ci, soprattutto verde e, quel poco che c’è, delle merci locali, è la vivi- è gestito senza passione che sarà una bilità complesdelle più rilesiva della città. vanti attività La posizione geografica di economiche in un Italia che, Piacenza è tale per cui la no- a causa del suo altro costo stra città dista 50 minuti da lordo delle retribuzioni, reMilano e un’ora e mezza da sterà un paese di consumo Torino, Genova, La Spezia, che si orienterà in attività di Bologna, Verona, Lugano. In tipo quaternario: servizi, asun soffio di tempo, quindi, sistenza alle persone, ricerca. tutte le località dell’Italia del Ciò che consumeremo, in terNord che contano economi- mini di generi di largo consucamente, sono raggiungibili mo, sarà invece prodotto dalla nostra città. Si dirà che sempre più altrove, spesso in questa situazione geografica non è di oggi ma si affonda nella notte dei tempi, anche se finora essa non ha dato grandi benefici a Piacenza. Ciò vuol dire che la condizione di Piacenza come provincia-ombelico della Padania, non serve? Non è servita, in passato. Ma serve oggi, e servirà sempre più in futuro, come del resto dimostra, ad esempio, il centro di smistamento e stoccaggio dell’Ikea. Sinora infatti un imprenditore di Voghera, o di Cremona, o da Casalpusterlengo, inevitabilmente attaccato alle sue origini, piazzava i suoi stabilimenti o i propri capannoni, vicino a casa sua. Ma quando questa scelta di localizzazione la fa un’impresa che si trova dall’altra parte del mondo, il cuore non serve più, si utilizza il compasso. Quando da Copenhagen, Seattle o Shangai decidono di investire in Italia, lo localizzazione se la fanno suggerire, non dalle loro radici e dai lo-
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paesi molto lontani da noi. E tutto questo dovrà essere movimentato da imponenti ed efficienti strutture logistiche. Ma se si vuole attrarre anche attività produttive di punta, in un mondo sempre più integrato (avvisaglie di questo tipo si stanno già vedendo nella parte tecnologicamente più innovativa della struttura produttiva piacentina) Piacenza deve essere in grado di attrarre anche una dirigenza e dei tecnici di altissimo livello che ormai sono nomadi. Questi, vanno dove trovano grosse opportunità. E dove glielo consentono le loro famiglie. E cioè le loro moglie e i loro figli. Questa élite multinazionale, che spesso proviene da paesi iper-sviluppati, vuol vivere in città sicure, gradevoli, belle,
dotate di scuole che funzionino, di ospedali moderni, di verde diffuso, con poco inquinamento. Questo vuol dire che la Piacenza che può essere interessante e attrattiva per i nuovi investimenti e quindi anche per i nuovi tecnici, è una città che ha risposto alla domanda di migliore vivibilità che è già espressa dalla sua cittadinanza. Venendo incontro alle necessità dei piacentini, la pubblica amministrazione crea anche le condizioni per agevolare la localizzazione di nuove attività economiche avanzate. Queste condizioni, per avere effetto, debbono essere di sostanza, certo, ma anche di visibilissima apparenza. Oggi, ad esempio, per una famiglia al seguito di un tecnico americano, Piacenza è una
città senza verde e, quel poco che c’è, è gestito a casaccio, senza cura e senza passione. Che ci vuole a piantare duemila (e nessuna in meno) piante di alto fusto all’anno, dovunque sia possibile e festeggiando poi l’annuale evento dell’impianto della duemillesima pianta, con una grande festa popolare nella città? Una manifestazione con vecchi e bambini, non per gridare contro qualcosa o qualcuno, ma per felicitarsi a vicenda per il raggiungimento di un traguardo civile, utile per tutti e soprattutto per i più deboli. Piacenza, tanto per fare un altro esempio, è una città dove, dal Belvedere e dalla Galleana, se hai un bambino al seguito, o se non sei un giovane atleta disposto a rischiare, non puoi arrivare con la bicicletta, in centro città. E ciò solo perché la pubblica amministrazione locale, non avendo avuto sinora il coraggio di fare scelte inevitabili, cioè di cancellare duecento posti macchina, non osa fare delle piste ciclabili, non solo pateticamente dipinte sull’asfalto, ma fisicamente protette da cordoli. Queste ultime però non debbono rosicchiare i marciapiedi che, a Piacenza, spesso, non consentono nemmeno a due persone di rimanere affiancate. Una scelta di questo genere finirebbe per portare in centro migliaia persone che si muovono, felici, silenziosamente ed ecologicamente. Se è possibile a Bruges (dove piove 28 giorniall’anno) perché non deve essere possibile a Piacenza? Una città vivibile per i piacentini sarebbe un magnete per industrie ad alto valore aggiunto. Unirebbe, come si dice, l’utile al dilettevole.
La generazione “X” alla ricerca di contenuti di ILARIA SALVADERI
oi giovani ci sentiamo spesso rimproverare per il distacco e il disinteresse verso la cultura, che pare tipico e caratteristico della nostra generazione. Ci accusano di presunzione, perché viviamo nella convinzione che i nostri passatempi e occupazioni, che i grandi ritengono vuoti e inutili, possano bastarci per realizzarci nella vita futura. Non lo trovo un luogo comune infondato. Quanti ragazzi infatti si interessano ancora di arte o letteratura? Quanti vanno a teatro o ad assistere ad un’opera? Quanti vedono nella scuola una preziosa possibilità di miglioramento a livello umano e sociale? Di certo siamo più propensi a dar tempo e spazio mentale a programmi di intrattenimento televisivo - che difficilmente propongono argomenti che stimolano l’intelletto -,
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Fare cultura ai tempi dell’effimero a qualche giornaletto scandalistico e ai migliori “special guest” della zona nelle prossime serate in disco. Non voglio banalizzare o mettere alla berlina la mia generazione. Non ritengo, inoltre, che tali interessi siano assolutisticamente condivisi da tutti o che ci coinvolgano tutti in ugual misura. Ma sarebbe ipocrita non affermare che, di fatto, appariamo proprio così: quello che siamo soliti definire "cultura odierna" tende a prevalere nella sfera d’interesse dell’uomo medio, e in particolar modo in quella dei giovani. Mi sembra che noi nutriamo meno interesse rispetto alle generazioni precedenti per la cultura "alta": quello che ci viene insegnato a scuola non ci coinvolge, non sentiamo l’e-
sigenza o la curiosità di approfondire uno qualsiasi dei temi culturali o scolastici a noi proposti. Spesso siamo addirittura annoiati dall’apprendere il sapere, perché le notizie ricevute le sentiamo troppo lontane dal nostro vivere quotidiano e, di conseguenza, le percepiamo come estranee alla nostra esperienza. L’atteggiamento del giovane comune non è, però, dovuto a superficialità, presunzione o negligenza. Il problema sta nella nostra difficoltà di comprendere il valore intrinseco della cultura, e quale significato e ruolo possa esso assumere nella nostra vita, presente e futura. Se questo accade è anche perché viviamo in un mondo che non ci presenta la cultura come una cosa basilare per o-
gni individuo. Infatti, nella vita di tutti i giorni si dà maggior peso a ben altri interessi, attività, occupazioni mentali. Ne sono una dimostrazione lampante i mass media, la tv per prima, che non fanno altro che bombardarci di pubblicità e programmi che nulla hanno a che fare con cultura e sapere e che non propongono alcun valore o ideale a cui ispirarsi. Non sto rifiutando categoricamente tutto quello che la società mi offre. Sarebbe scorretto considerare tutto vuoto o inutile. Obiettivamente, viviamo meglio noi rispetto ai giovani di 100 anni fa, e questo è l’evidente segno del progresso. Con cultura tradizionale io intendo l’insieme delle conoscenze e del sapere, talvolta anche nozionistico, ma sem-
pre e comunque finalizzato a spiegare, contestualizzare e dare un’origine al mondo e alle cose che io vivo ora, nel presente. Essa è sì conoscenza di fatti, pensieri, scoperte e creazioni del passato, ma tale conoscenza, attualizzata e correlata alla realtà odierna, mi permette di comprendere meglio proprio quest’ultima . È per questo che per me è così semplice interessarmi della cosiddetta "cultura tradizionale", perchè riesco a darle un ruolo ed un compito, preciso e fondamentale, nella mia vita. Essa mi aiuta a comprendere meglio il contesto e i fatti che io, in prima persona, vivo nella mia vita di tutti i giorni. Purtroppo per tanti miei coetanei non c’è possibilità di mediazione: o il divertimento o la serietà più rigida. Mi sem-
bra un equivoco da combattere: divertirsi e vivere la nostra età non è solo un diritto, ma anche un sacrosanto dovere. Io non sono affatto un topo da biblioteca e appena ne ho l’opportunità cerco qualsiasi occasione per divertirmi quanto più posso (viviamo troppo poco e la gioventù è ahimè - ancor più breve: "carpe diem" diceva Orazio). Tuttavia dobbiamo impegnarci per un’adeguata mediazione tra questi interessi più "effimeri" e ciò che riguarda il nostro bagaglio culturale: infatti è solo attraverso quest’ultimo che possiamo costruire la nostra personalità, formandoci delle idee ed opinioni nostre. E l’avere una personalità ben delineata è l’unica chiave per riuscire a crescere e per realizzarsi. Per essere davvero se stessi. Qualsiasi cosa voglia dire. L’Acuto Liceo ginnasio Melchiorre Gioia
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LIBERTÀ Venerdì 21 novembre 2008
Graciela Alvarado
Filippo Moia
Luigi Alfieri
Francesco Segalini
Francesca Belloni
Luca Boselli
Jessica Rattotti
Marco Farinotti
Progettare il futuro: restituire alla città il Castello farnesiano e il convento di San Sisto e popolare di ragazzi il magnifico Bastione Borghetto di PAOLO RIZZI
ncerto. Non sappiamo come sarà il futuro di Piacenza tra 20 o 30 anni. Perché il futuro può essere pensato in due modi: in termini di pre-visione di ciò che con maggiore probabilità succederà, come dice l’etimo della parola (participio futuro del verbo latino antico "fuo") ovvero "che sarà", "che è per essere"; oppure cercando di immaginarsi cose belle, spinti dalla speranza e dalla volontà di costruire condizioni migliori. Allora se partiamo dalla prima nozione di futuro, nella sfera di cristallo vedo immagini positive e negative. Da un lato il probabile consolidamento di alcuni processi in corso come la ripresa demografica, la riqualificazione urbanistica del centro storico, lo sviluppo economico connesso alla crescita delle nostre migliori aziende, il rafforzamento del sistema di welfare locale, l’espansione ulteriore del nostro polo universitario. Quando passo dalla ex Caserma della Neve, rimango intimamente affascinato vedendo i tanti giovani futuri ingegneri e architetti, chiassosamente circolare tra le colonne del chiostro. Solo dieci anni fa’ non esisteva nulla, così come all’ex Macello meravigliosamente restituito alla città. Ma la mente "vede" anche il protrarsi e probabil-
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Nuovi spazi verdi e luoghi d’incontro mente il peggiorare di alcune tendenze pericolose, già oggi in essere: l’ulteriore incremento delle emissioni nocive nell’aria e nell’acqua; la congestione del traffico urbano; l’aumento di anziani soli; l’affollamento mattutino in stazione di pendolari che partono al buio con la 24ore e tornano la sera semidistrutti; la crescita di condomini incolori o di capannoni grigi che circondano la nostra città. Come potete intuire, il futuro visto da un economista è come sempre "da un lato bla bla bla..ma dall’altro bla bla bla…". Ho letto che un presidente degli Stati Uniti d’America voleva scegliersi gli economisti tra quelli dotati di un braccio solo, al fine di evitare che pronunciassero, dopo una dotta dissertazione su una possibile soluzione, quell’immancabile "d’altra parte" che lo mandava in bestia. Ma fortunatamente il futuro non è solo la continuazione meccanica di ciò che avviene oggi. E non è solo una questione di trend e scenari probabili, previsti (e mai azzeccati) da e-
conomisti e pseudoesperti. E’ anche innovazione, cambiamento, volontà di miglioramento, impegno, speranza. E allora la mia immaginazione spazia su orizzonti più liberi e penso che fra 20 anni sarebbe bello restituire alla città anche il castello farnesiano ed il convento di San Sisto (altri chiostri meravigliosi) con nuovi spazi verdi, piazze, luoghi di incontro per giovani, turisti, commercianti, residenti. Vedo l’area ex Acna che permetterà ai piacentini di tornare più spesso anche lungo il lato nord
delle mura farnesiane, con il magnifico Bastione Borghetto magari popolato da ragazzi che suonano e discutono. Mi immagino Piazza Cittadella tutta verde, così come la via Emilia a San Lazzaro passare sotto ad un tunnel lasciando solo erba ed alberi tra il Collegio Alberoni e la sede della Cattolica. Spero che ci siano anche nuovi luoghi destinati ai barboni ed ai senza tetto, semplici ma dignitosi e accoglien-
ti. Mi aspetto che finalmente la Faggiola dell’Azienda Tadini a Gariga realizzi il suo ardito progetto di ospitare il Museo nazionale del Grana Padano e la sede centrale dei vari consorzi di tutela dei nostri prodotti alimentari tipici, funzionando da primo snodo di attrazione del flusso di turisti e visitatori vogliosi di gustare le nostre delizie gastronomiche. Auspico che le nostre belle cantine vitivinicole diventino calamite per gli amanti del vino e del paesaggio rurale. Sogno la gente che ripopola le sponde del Po, magari senza viadotti autostradali; la centrale termoelettrica (anche quella attiva) trasformata in Tecnopolo con laboratori e ricercatori; un tapis roulant che porta dal fiume al centro passando per il Daturi e le cantine del Farnese; un ponte pedonale sul fiume, progettato da Calatrava come ha fatto a Venezia. Mi auguro soprattutto che il bello e l’arte riesca a sfondare anche nel modo di concepire le costruzioni, i progetti, la politica locale. Senza la bellezza, a cosa servono tutti i nostri sforzi? Pensiamo a come è cambiato il palazzo Farnese in questi decenni: da vecchia reggia in rovina ad altero monumento, illuminato oggi per ricordarci il ricco passato del Ducato. E pensiamo a come sarà arricchito dalla scultura di Groppi oggi situata
sul Faxal. Più di dieci anni fa, con Stefano, un consigliere comunale leghista, abbastanza fuori di testa, ma maledettamente simpatico, ci eravamo auto nominati assessori all’economia futura e all’arte futura. Ecco, credo che se riuscissimo a coniugare economia e arte, cioè capacità di produrre cose utili e ricchezza, e cose belle e cultura, forse potremmo costruire un futuro migliore. Capacità progettuale per trasformare il futuro, come fanno gli imprenditori ogni giorno o gli artisti davanti ad una tela o un blocco di marmo. La svolta che Piacenza deve e può compiere non è viaria e stradale, ma culturale e relazionale. Piacenza è già (relativamente) bella oggi, ma fra 20 anni lo può essere ancora di più. Spetta a noi, in questo breve tratto di cammino che ci aspetta, che è la nostra vita, dare un piccolo contributo, di idee, azioni, speranza, affinché il futuro sia più bello del presente. "Ogni creazione autentica è un dono al futuro" (Albert Camus) Una strana coincidenza fa sì che proprio in questi giorni sia iniziata la nuova edizione di Cives, scuola di formazione sociale organizzata da Diocesi e Università Cattolica, che titola proprio "Guardare il futuro". Come a dire che per progettare la Piacenza del domani dovremo anche riflettere e studiare un po’.
Voglia di sicurezza
Uscire dal labirinto della crisi
DAVIDE ARALDI CARLO BRAGHIERI e CRISTIAN BUBURUZAN
n un presente dove i ragazzi comunicano solo via sms, dove non c’è lavoro e dove le condizioni di vita sono precarie, il futuro non può che avere un aspetto minaccioso. La società è allo sbando a causa della mancanza di denaro, aspetto che non permette alle famiglie di arrivare a fine mese. Per questo le famiglie tendono a non procreare, cancellando già al principio un possibile futuro. Di questo passo anche l’economia subirà un drastico blocco a causa della riduzione di acquisti e quindi di vendite, il che porterà a una crisi potenzialmente in grado di investire l’intero mondo. I giovani della nuova generazione, invece, costituiscono a nostro parere un discorso a parte: la mag-
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gior parte non ha voglia di lavorare, faticano a socializzare e in questo modo distruggono il tessuto connettivo della società come siamo abituati a conoscerla. Un discorso a parte merita la disinvoltura con cui i teen agers mettono a repentaglio le loro vite (guida spericolata, consumo di sostanze stupefacenti, abuso di alcol). Atteggiamenti che, se non affrontati per tempo, rischiano di assottigliare in maniera preoccupante caratteristiche proprie dell’essere umano quali i sentimenti e perfino di intaccare il principio inalienabile rappresentato dalla vita stessa. Anche sul piano ambientale le condizioni sono critiche e il futu-
ro, salvo una decisa inversione di tendenza, non prospetta niente di buono. Il continuo crescere dell’inquinamento porterà ad una implosione del pianeta, con l’aumento delle temperature causato dall’effetto serra e quindi ad un progressivo scioglimento delle calotte polari. Questo rappresenta un circolo vizioso, un malefico cerchio continuo, perché anche l’intaccamento di un singolo aspetto può condurre a conseguenze terribili, come l’estinzione, in alcuni casi già avvenuta o in atto, di alcune specie animali. Tutto questo, naturalmente, porterà anche al cambiamento degli stili di vita, i quali dovranno adeguarsi alle nuove condizioni
sociali e anche politiche. Certamente, non si esclude che possano verificarsi e manifestarsi anche aspetti positivi: in medicina e nel progresso scientifico in generale, ma solo se quest’ultimo si metterà al servizio della salute del pianeta. Diversamente uno sviluppo senza attenzione aggraverà la sofferenza dell’ambiente in cui viviamo e lo spettro - per fare solo un esempio - della desertificazione di vaste aree un tempo lussureggianti di vita e vegetazione rischia di prendere sempre più consistenza. Pensiamo all’agricoltura, settore che nutre il pianeta, per la quale il disastro climatico renderebbe vane le conquiste tecnologiche. Ma noi vogliamo essere otti-
misti e pensare che le previsioni negative non si avverino. Il futuro, se l’uomo saprà indirizzare il suo sapere verso fini ragionevoli, avrà allora un’altra faccia: la tecnologia (restiamo nel campo dell’agricoltura, che è il nostro) porterà all’organizzazione di aziende completamente meccanizzate, alla riduzione dei tempi di produzione (ad esempio il vino delle nostre colline) e a un ridimensionamento dei costi. Una auspicabile novità futura potrebbe (dovrebbe) essere l’abbattimento dell’inquinamento, grazie a nuovi combustibili come l’idrogeno (già in uso) e quindi a un ritorno di condizioni atmosferiche accettabili, conseguenza del
ricompattamento della barriera di ozono "protettivo". Un simile risultato "raffredderebbe" una Terra surriscaldata, salvaguarderebbe i ghiacciai e scongiurerebbe il disastro che alcuni scienziati annunciano come Cassandre inascoltate. Uno sviluppo equilibrato dovrebbe anche avere il compito di riportare da noi e nel mondo un po’ di tranquillità sociale, con i progressi della medicina tesi a sconfiggere sofferenza e malattie. La scienza, forse, potrebbe fornirci rivelazioni tali da cancellare le nostre attuali verità. D’altronde, chi sa come finirà? Il futuro, da sempre, riserva paure e speranze: la verità sta nel futuro buono o in quello brutto? Non ci resta che aspettare… e sperare. Il Novello Ipaas G. Marcora - Castelsangiovanni e.06.06.08
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LIBERTÀ Venerdì 21 novembre 2008
Rebecca Aymar
Il prezzo dell’onestà
Una vita sospesa in attesa di rinascere di LIBERA LA MENTE
orologio del mio tempo si è fermato quando mi sono trovato escluso dal mondo esterno, dentro la mia cella triste e grigia, nel silenzio totale. Recita un vecchio detto: «Un uccello nella gabbia canta per amore o per rabbia». Nel mio caso si tratta solamente di piangere e non di cantare. Io di rabbia ne ho da vendere: rabbia per la mia vita sbagliata, rabbia per il reato che ho commesso, rabbia per come mi sono comportato. Oggi di me e del futuro so soltanto che la libertà non ha prezzo. Tra ferro e cemento sono riuscito a vedere chiaro. Con tutto il tempo a disposizione ho riflettuto a lungo su ciò che ho fatto. Ho riavvolto il filmino della mia vita all’indietro, seguendolo con molta attenzione, e ho visto tanti sbagli. Ero proprio cieco per non vederli. La felicità non è condurre una vita facile con soldi facili. Ho capito perchè mio padre, che è riuscito a sfamare con il suo lavoro la famiglia, quando tornava stanco dopo una giornata lavorativa, si sdraiava sul suo letto con un sorriso stampato sulle labbra. All’epoca io lo prendevo in giro, ma quello era il sorriso della libertà e dell’onestà che rende felici. Lui poteva dormire tranquillo, senza paura, cosa che a me non succede. Le mie notti sembrano interminabili e, quando si spegne la televisione, ho paura della voce della mia coscienza che si nasconde tra le pieghe del cuscino. Vorrei che tutto questo non fosse mai accaduto, però mi rendo conto che il tempo non torna mai indietro, neanche se il mio orologio si è fermato. Ma domani è un altro giorno e ringrazio Dio per la speranza che non mi abbandona così la mia anima può sempre volare libera, oltre le sbarre, e posso raggiungere mio figlio e la mia adorata moglie, sognando ad occhi aperti. Vivo nel passato, attraverso i bei ricordi, ma sogno un bel futuro con la mia famiglia, uniti e inseparabili, un tempo in cui lavorerò onestamente, tornerò a casa da loro e potrò starvi quanto e quando mi pare, semplicemente, perché sarò un uomo onesto e soprattutto libero.
L’
Istituto Marcora - Casa circondariale
Luca 5 anni
Camilla 9 anni
Matteo Gruppi
Gaia Trinciavelli
Elisa Trinciavelli
Giulia Re
Alessandro Beghi
Un Advisory Board indipendente con i talenti piacentini in giro per il mondo per indicazioni, progetti e controlli di ETTORE GOTTI TEDESCHI
l direttore di Libertà, Gaetano Rizzuto, ama stimolare i suoi concittadini a fare proposte sulle scelte per Piacenza, lo fa a fine anno e negli anniversari del giornale, e credo lo faccia anche per dimostrare che differenza corre tra quello che i piacentini vorrebbero e quello che invece ottengono, è un modo intelligente di stimolare vera democrazia. Stiamo al gioco, caro direttore, ma questa volta con un po’ di ironia se mi permetti. E’ infatti forse inutile spiegare cosa si auspica per Piacenza sapendo che contrasta con quel che vuole chi ha il potere… di non ascoltarlo. Quel che per me significa render Piacenza città più vivibile, più ricca, più bella, certamente si scontra con quello che altri signori, amministratori della città, pensano, poiché poi non ascoltano quasi mai, se non sotto elezioni, politiche o altro, diventa inutile persino proporre. Tutti i progetti e auspici che leggiamo sulla Libertà di oggi (che festeggia i 125anni), potenzialmente sono tutti realizzabili, manca invece, l’opportunità e spesso solo il "chi" sappia farlo. Non che non ci sia, è che se ci fosse sarebbe già deluso e si sarebbe messo da par-
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Un comitato di saggi per il bene delle città te. Così proviamo a tentare di aggirare l’ostacolo, proponendo di costituire per la nostra città una specie di Advisory Board indipendente e non politico, magari costituito anche da piacentini che non stanno a Piacenza, che si riunisca e dia indicazioni strategiche, proponga progetti, suggerisca soluzioni, faccia i dovuti controlli e alla fine di ogni anno tiri le somme di cosa è stato fatto. Faccia poi un bilancio "indipendente" e non politico, e lo discuta e pubblichi
su Libertà. Chi ne dovrebbe avere paura di questo comitato di saggi indipendenti e agenzia di rating (ante litteram) per il bene della città ?. Ma attenzione. Ciò che va fatto per Piacenza dal punto di vista economico e industriale è bene sentirlo spiegare dagli imprenditori che hanno già creato ricchezza per la città. Ciò che va fatto culturalmente è bene sen-
tirlo scrivere e motivare da chi ha già dato veri contributi culturali. L’Advisory Board deve fare altro, deve ascoltare e valutare, suggerire idee per progetti cittadini e può dare la disponibilità per aiutare a risolverli e attuarli. Purchè ci sia chi sappia ispirarli e poi attuarli. Qualche tempo fa il prof. Maurizio Baussola, preside della facoltà di economia alla nostra università Cattolica, ebbe una eccellente idea : richiamare, per fare lezioni-testimonianze, un gruppo di piacentini che avevano, nei loro specifici campi, acquisito prestigio e prodotto risultati a livello internazionale. Bene, si proponga a loro di costituire questo Advisory Board, presie-
duto dallo stesso Baussola. Se va come spero e penso vedrete che potremmo ottenere due effetti :nuove idee ragionate con maggior concretezza per le scelte per la città e miglior qualità delle persone scelte a guidare alcune istituzioni chiave per la città. Io non sono tanto sicuro che Piacenza abbia tanti vantaggi da sfruttare per diventare un paradiso, ma abbiamo talenti, talora sconosciuti, in giro per il mondo , il nostro vantaggio sta lì : utilizzarli per Piacenza. Altrimenti di progetti originali, attuati non solo promessi, ne vedremo ben pochi. Altrimenti, con i tempi che corrono, il rischio per noi è di continuare a decantare le nostre grandezze e sognare avvenire straordinari. Guardate che non è molto remoto il rischio di tornare, come ai bei tempi, a veder in giro arrotini e aggiusta ombrelli. Al posto di lussuose boutique potrebbero ritornare calzolai e modiste. Magari un Ciotti (forse Rizzuto non sa chi è…) potrebbe riapparire per vendere limoni. I tempi prossimi non saranno molto exciting, ergo disporre di persone di valore e saperle utilizzare, rappresenta un vantaggio da non perdere. Che resti tra noi, ma io spero persino che si possa riaprire al culto Sant’Agostino, grazie a un revival di spiritualità…
Il futuro di chi non abita dentro le mura di ELISA FILIOS
i siete mai chiesti che cos’è il futuro? Quante volte ognuno di noi ha chiuso gli occhi per un istante, immaginando di poter concretizzare i propri sogni in un domani forse neanche troppo lontano? Sicuramente tante, ma mai abbastanza per riuscire a liberarsi da quella sensazione di paura che emerge di fronte all’ignoto, di fronte a qualcosa di estremamente grande, ma vago, e difficile da concepire: il futuro. Un giovane sembrerebbe non avere ragioni per non guardare al proprio futuro con il sorriso e con la speranza nel cuore, ma sempre più spesso, purtroppo, porta con se’ anche una buona dose di preoccupazione derivante da una riflessione sulla realtà che lo circonda e che tende ad evolversi in continuazione. Ed è proprio soffermandosi sulla realtà circostante che e-
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Investire nel territorio merge anche l’aspetto legato al territorio nel quale si vive. E’ difficile, però, proiettare il pensiero sul futuro del territorio, su ciò che esso potrà offrire e su come potrà essere, forse perché nel far questo la mente di un adolescente agisce in una dimensione più grande rispetto a quella, più ristretta, nella quale è abituata ad agire. Crescendo bisogna, però, sicuramente imparare anche a ragionare nell’ottica di orizzonti più ampi proprio per comprendere meglio la realtà che ci circonda e per avere degli elementi su cui basare la nostra visione del futuro in ambito territoriale. Parlare delle prospettive future di cambiamento della Val Tidone non è sicuramente come parlare di quelle di una città co-
me Piacenza, poichè le problematiche sono molto differenti. E’ facilmente intuibile come, con il trascorrere degli anni, si verificherà la tendenza degli abitanti della vallata, soprattutto di quelli più giovani e provenienti da piccoli paesi e frazioni, a trasferirsi in realtà urbane più complesse. Questo non perché i giovani non saranno più in grado di valorizzare e di apprezzare il loro territorio, ma perché l’esigenza di inserirsi in un contesto lavorativo estremamente competitivo e in continua e rapida evoluzione li porterà a compiere una scelta, condizionata anche dall’aspirazione a fare carriera. Per fronteggiare una simile situazione e ridurre quindi il graduale spopolamento della valla-
ta, sarebbe certamente innovativa l’introduzione e la diffusione del telelavoro che, in termini occupazionali, permetterebbe lo svolgimento delle mansioni lavorative a casa tramite l’utilizzo delle nuove tecnologie informatiche. Se da un lato tutto questo presenta dei vantaggi, dall’altro potrebbe sollevare polemiche poichè, così facendo, il lavoratore si ritroverebbe a svolgere i propri compiti in una condizione di solitudine e avrebbe ben poche occasioni per socializzare con altri soggetti. Nell’ipotesi in cui, invece, il telelavoro fosse supportato della presenza, sul territorio, di centri specializzati per il lavoro telematico che costituiscono, per i lavoratori, luoghi di incon-
tro e di confronto sulle problematiche relative alle loro mansioni, in tal caso verrebbe meno la critica sollevata in precedenza. Da non trascurare il fatto che le donne, usufruendo di quest’opportunità, potrebbero conciliare meglio il loro ruolo di mogli, madri e lavoratrici. Il territorio della Val Tidone è un territorio ricco di risorse che merita un continuo investimento in da parte degli enti locali e provinciali per poterle preservare, per salvaguardare l’ambiente, per tutelare le bellezze paesaggistiche e culturali e per mantenere stretto il rapporto con i suoi abitanti. Operare un intervento finalizzato alla promozione e al sostegno del lavoro contribuirebbe a mantenere viva la realtà territoriale incrementando così le prospettive di sviluppo in molti settori. A Conti Fatti Itc Volta Borgonovo
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LIBERTÀ
Venerdì 21 novembre 2008
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LIBERTÀ Venerdì 21 novembre 2008
Sara Balduzzi
Fra paura e speranza
Saper essere all’altezza dei propri sogni di MARA MERLINI ed ERICA DEZI
l futuro.. il futuro è una speranza… la speranza di poter un giorno realizzare i propri sogni, o in alcuni casi, semplicemente la speranza di poter ancora sognare. Perché a volte sognare fa paura, così molte persone cercano di non fare progetti perché li terrorizza il fatto di non sapere come andrà a finire, di fallire. Si ha paura di non essere all’altezza dei propri sogni e delle proprie aspettative, si teme che le cose non vadano come le avevamo progettate noi e per questo si perdono ogni riferimento e ogni interesse per un domani che si presenta incerto. Per adesso il problema più grande è cercare di avere buoni voti e arrivare all’anno successivo. Ma che cosa succederà quando finiremo la scuola? Quando dovremo preoccuparci di riuscire ad arrivare a fine di mese, di trovare un lavoro che ce lo permetta? La solita paura causata dall’imprevedibilità del nostro avvenire picchia come un martello pneumatico nella nostra testa, una domanda senza una risposta. E’ così complicata la vita. Come fare? Pensare che anche soltanto un secondo te la può cambiare e può modificare tutta una serie di situazioni fa rimanere chiunque di noi senza parole. Quanti nostri coetanei sono morti o sono rimasti segnati per sempre a causa di un’imprudenza? Basta poco: una birra di troppo, un "sì" pronunciato per vigliaccheria. Ecco, è questo il punto: alla nostra età spesso gli errori si pagano troppo cari. La società di oggi di certo non ci aiuta ad acquisire fiducia, perché non ci consente alcuna certezza. Mille quesiti ci affollano la mente, e ciononostante noi dobbiamo avere ogni giorno il coraggio e la forza di lottare per ciò che vogliamo e passo dopo passo potremmo costruire una strada: la nostra finalmente. Forse avremo bisogno di aiuto, piangeremo, e magari certe volte ci sentiremo lontani mille miglia dalla meta, sicuramente però il futuro non ci strapperà solo lacrime, ma anche dei sorrisi, e dobbiamo dare il meglio di noi affinché esso sia ricco di soddisfazioni e di attimi indimenticabili. Non sappiamo quello che ci aspetta; possiamo solo sperare, ma non abbiamo nessuna certezza. Oggi non esistono più certezze. Molto spesso i nostri limiti ci pesano, ma dobbiamo avere fiducia in noi stessi, imparare dai nostri errori per poi continuare, con più grinta di prima, ad andare incontro al domani. Forse dovremmo preoccuparci un po’ meno di quello che la società prepara per noi e pensare solamente a quello che vorremmo, a come vorremmo noi che fosse il futuro, per non subire imposizioni. Per adesso ci sentiamo un po’ sospesi, persi ognuno nei propri pensieri e nelle proprie riflessioni. Il futuro è un mistero da affrontare vivendo ogni secondo della nostra vita con curiosità ed ottimismo. E’ una scommessa, una sfida: una partita dove ti sembra spesso di avere in mano le carte peggiori, ma che vale comunque la pena di giocare.
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The Mente Itc Romagnosi
Beatrice Assiemi
Francesco Assiemi
Francesco Righi
Luca Gualazzi
Elia Gualazzi
Virginia Merlino
Annalisa Repetti
Il Polo piacentino in costante sviluppo con i suoi centri di ricerca e il sostegno all’internazionalizzazione di MARCO ELEFANTI*
L’Università volàno per lo sviluppo economico
l dibattito sul ruolo dell’Università a sostegno dello sviluppo locale costituisce nella nostra Provincia, una costante se, come ha documentato con efficacia la collega Maria Bocci il 14 marzo 2008 nella prolusione all’i- del Politecnico di Milano e la naugurazione dello scorso creazione di un vero e proprio anno accademico, già nel- polo universitario. l’immediato dopoguerra le iIl Polo piacentino ha così stituzioni e l’imprenditoria vissuto, negli ultimi anni, un locale si interrogavano sulle costante sviluppo: attualragioni e sulle motivazioni mente il numero di studenti che stavano alla base della iscritti nelle due sedi univercostituzione dell’E.P.I.S.A. sitarie è intorno alle 4 mila u(Ente Per l’Inità, con una struzione Suquota signifiperiore Agra- Una città universitaria cativa di sturia). Questo Capace di attirare e di denti proveente ebbe lo nienti da altre storico ruolo di mantenere i talenti, più province, nel promuovere la importanti dei capitali caso dell’Unirealizzazione versità Cattodella prima lica. struttura per la formazione uIl raccordo tra Università e niversitaria a Piacenza con realtà locale è molto profonl’avvento dell’Università Cat- do, sia in termini di finanziatolica e della Facoltà di Agra- menti erogati da enti locali e ria. Il dibattito sul ruolo dell’Università a sostegno dello sviluppo locale non si è mai spento. Gli anni da allora trascorsi e gli eventi succedutisi hanno, da un lato confermato la lungimiranza di chi circa sessant’anni fa intravide nell’insediamento di strutture dedite agli studi Universitari una fondamentale opportunità da offrire ai piacentini nell’evoluzione verso la ’società della conoscenza’, da un altro punto di vista hanno consentito di riscontrare come la proliferazione spesso scomposta sul territorio di sedi universitarie, avvenuta nell’ultimo ventennio, imponga scelte di preciso posizionamento, di condiviso dialogo con il territorio, di convinta apertura internazionale. L’auspicata coesione e capacità di sviluppare spirito di squadra tra istituzioni e imprenditoria piacentina ha, in realtà da sempre, contraddistinto lo sviluppo delle strutture universitarie piacentine consentendo, nella seconda metà degli anni ’90, di portare a Piacenza anche una sede
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realtà economiche dell’area, sia in termini di iniziative di formazione e ricerca attivate in partnership tra le realtà accademiche ed i soggetti privati territoriali. Alla base della coesione tra le istituzioni e le realtà economiche vi è la diffusa consapevolezza della valenza strategica offerta dalla presenza dell’Università ai giovani, alle famiglie e alle imprese grazie alla creazione di un territorio dell’apprendimento che punti al consolidamento del polo universitario locale e dei centri di ricerca, alla promozione dei processi di trasferimento tecnologico e allo sviluppo equilibrato di progetti di ricerca applicata.
A quest’ultimo proposito, a partire dal 2003 hanno preso definitivamente piede iniziative di ricerca applicata che rappresentano il reale volano allo sviluppo economico su cui la presenza universitaria deve puntare. Significativi, anche grazie al supporto della Regione Emilia Romagna, l’avvio e il progressivo consolidamento di centri di ricerca/laboratori quali LEAP (settore energetico), MUSP (settore macchine utensili), ITL (logistica e trasporti), e laboratori di ricerca e certificazione nel settore vitivinicolo e alimentare (settore agrindustriale). La loro funzione, volta a favorire il trasferimento di
competenze e di tecnologie oltrechè a sviluppare progetti di ricerca e sviluppo per la imprese piacentine, costituisce uno strumento decisivo per la reale messa a valore della presenza universitaria a Piacenza. Un ulteriore contributo dell’Università al nostro territorio concerne l’apertura verso l’esterno e il sostegno di percorsi di internazionalizzazione. Su questo fronte il progetto Double Degree dell’Università Cattolica, che prevede la possibilità di scambio di studenti con altre 8 università europee e americane consorziate, costituisce una opportunità di confronto con l’estero per i nostri studenti e un’occasione di visita o di insediamento a Piacenza di studenti stranieri. L’ultima sfida concerne l’obiettivo di fare di Piacenza una “città universitaria” mediante lo sviluppo di iniziative che assicurino l’inserimento degli atenei e delle loro attività nel contesto cittadino e favoriscano la piena integrazione del mondo accademico e della popolazione studentesca, per far affluire studenti in numero sempre crescente anche da altre regioni d’Italia e da altri paesi. Allo stesso modo occorrono iniziative di promozione esterna finalizzate ad intercettare la elevata domanda di formazione superiore in aree nazionali ed estere. Ciò nella diffusa convinzione che la capacità di attirare e mantenere i talenti è diventata, nella società della conoscenza, un fattore anche più importante dell’attrazione dei capitali. E’ questa la reale scommessa del nostro territorio e delle sue Università. *Docente di Economia aziendale e membro del Consiglio di Amministrazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore
La riforma dell’istruzione non è solo una questione di partiti di LORENZO ARCOZZI
n questo spazio che Libertà mi concede dovrei parlare di futuro, del mio futuro, eppure non mi viene in mente nulla. Avete presente la tipica sindrome da "pagina bianca", quando non ti riesce di mettere in fila quattro parole senza che ti sembrino banali e inadatte? Bene, io temo di esserne attualmente affetto. Eppure, mentre sto seduto davanti allo schermo chiedendomi cos’è per me il futuro, mi rendo conto che la risposta è davanti ai miei occhi: una pagina bianca su cui non sai quali parole scrivere senza avere l’irresistibile impulso di cancellare. Alle soglie dell’esame di Maturità è naturale che si cominci a parlare di futuro. Quale università frequentare, con che materie proseguire, verso che occupazione orientarsi. Quesiti che aprono ad un interrogativo fondamentale per la persona: cosa vorresti fare per il resto della tua vita? Il fatto preoccupante è che per gran parte dei giovani questa domanda ha subito un cambiamento radicale negli ultimi anni diventando: cosa dovrai fare per
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Bamboccioni per forza di cose alla ricerca di un impiego sicuro vivere? Svolgere un’attività gratificante per la persona è passato in secondo piano, mentre è divenuto fondamentale proseguire gli studi per indirizzarsi verso un lavoro che permetta stabilità economica per il maggior tempo possibile. L’altro giorno, mentre discutevo con alcune mie compagne su come proseguire gli studi, è emerso con chiarezza che molte di loro stavano pensando di scegliere scuole che indirizzassero verso lavori con il più alto tasso di occupazione. L’idea di avere una famiglia, con un solo stipendio, non sembrava allettare nessuna di loro. Infatti una grossa difficoltà che i giovani, futuri lavoratori, si troveranno ad affrontare è proprio quella dei salari. I lavoratori a basso reddito (working poor) stanno crescendo a dismisura anche in Italia. Un tempo il lavoro garantiva un reddito che permetteva di migliorare sensibilmente la qualità della vita. Al giorno d’oggi invece
la situazione ha subito un’inversione di tendenza, tanto che all’orizzonte si profila uno scenario in cui - non importa per quanto uno lavori - resterà comunque povero. È normale che i ragazzi, dinanzi ad una realtà come questa, provino timori e paure portate recentemente in piazza sia da lavoratori che da studenti. E questo non avviene solo nelle grandi città, ma ovunque. Anche i giovani della provincia di Piacenza e dintorni iniziano ad avere forti perplessità, come dimostrato dalla manifestazione del 30 ottobre a Piacenza con una grande adesione di docenti e ragazzi. Tuttavia il recente decreto Gelmini non è stato altro che un condensato di tutte quelle ansie e paure che sono andate accumulandosi per anni nei giovani e nella società. Gli studenti non sono andati in piazza solo per la riforma scolastica, ma anche per esprimere un disagio che non è stato colto
da tutti. Anzi, si è preferito portare la polemica sul campo politico invece di ammettere l’esistenza di un problema. Bisogna comunque cogliere gli aspetti positivi della vicenda. Uno su tutti è proprio la mobilitazione che ha coinvolto migliaia di giovani. Trovo che sia un segnale molto forte quello lanciato dai ragazzi scesi in piazza nei giorni scorsi, soprattutto perché dimostra che non siamo bambini viziati a cui non importa nulla del futuro. È una presa di coscienza che contrasta fortemente con quella di coloro che sembrano staccarsi sempre di più dal loro futuro. Poiché il domani è incerto preferiscono vivere esclusivamente il presente, dimenticandosi di pensare al loro avvenire in una versione riveduta e corretta della favola della cicala e della formica. Ecco allora che lo studio diventa un alibi da sfruttare per isolarsi dalla realtà e rimandare l’entrata nel mondo del lavoro a data da destinarsi.
Al contrario, chi ha visto il proprio domani minacciato, ha coraggiosamente fatto sentire la propria voce. Possiamo discutere sui risvolti politici della discesa in campo degli studenti, ma non possiamo che gioire se tutto questo è servito a risvegliarci da uno stato di apatia che ci accompagnava da troppo tempo. Un ruolo fondamentale in questo ambito è sicuramente ricoperto dall’informazione che permette ai giovani di tenersi costantemente aggiornati, anche attraverso canali multimediali impensabili fino a pochi anni fa, su tutto ciò che avviene attorno a loro, in Italia e nel mondo. Nessuno è in grado di dire se questi movimenti avranno un seguito o si esauriranno nel giro di pochi mesi. Di certo l’auspicio è che si possa dare, tutti assieme, una scossa a questa società che troppo spesso si dimentica di noi etichettandoci come una generazione di ragazzi vuoti e fannulloni. Per quanto arduo possa sembrare, noi giovani non dobbiamo arrenderci perché solo così riusciremo a completare la nostra pagina bianca. Il Voltafaccia Liceo A.Volta di Castelsangiovanni
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LIBERTÀ Venerdì 21 novembre 2008
Matteo Migliorini
Asiah 8 anni
Alessandro 8 anni
Arianna 6 anni
Chiara Guardiani
Tatou Gueye
Jacopo Ian Angiolini
Tommaso Jarno Angiolini
Viaggio immaginario nel quartiere Roma del futuro tra integrazione, recupero e vivibilità con la gente che torna a chiacchierare di FRANZ BERGONZI*
erto non era prevedibile. Tutte le cose migliori sono meno facilmente prevedibili di quelle peggiori perché troviamo naturale cedere al pessimismo e rifugiarci nell’idea della catasfrofe imminente. Ma le crisi sono i momenti dove l’innovazione trova il terreno più fertile, dove può sbocciare il futuro e dove la "tradizione" mostra tutti i suoi limiti anagrafici. Il petrolio non sta finendo, ma guardando il quartiere dall’alto con GoogleEarth non riesco ancora a credere che abbiamo fatto installare così tanti pannelli solari. Comune, Regione, Provincia, Leap e noi abbiamo hanno facilitato il tutto, ma era prevedibile una risposta così forte dai privati? Sottovalutiamo sempre la capacità di reazione positiva della società. E proprio ieri Arianna mi ha quasi salvato la vita perché uscendo dall’Agenzia per andare ad un’inaugurazione in via Roma mi stavo facendo investire da una Smart elettrica. È vero, non è facile abituarsi all’assenza di rumore di una macchina, di uno scooter o dei nuovi microbus di
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Via Roma, quella pasticceria all’angolo... Tempi che appena iniziato a circolare. Dobbiamo stare tutti più attenti perché l’occhio vuole la sua parte, l’orecchio deve stare più attento, ma il naso e i polmoni ci guadagnano. E la tecnologia ci mette in tasca un computer più potente di quello che avevamo sulla scrivania 3 anni fa, ma la domenica è sempre bello rallentare e andare a comprare un po’ di paste per la famiglia. Oggi voglio provare la pasticceria sull’angolo con via Tibini perché ci trovi dolci siciliani, israeliani, palestinesi, albanesi e marocchini. Leo mi ha consigliato di fare un mix e, pur essendo molto tradizionalista in fatto di cibi, oggi seguirò il suo consiglio e mi metto in coda (tanto sono sicuro che i "nonni" avranno preparato un classico pranzo piacentino…). Poi devo passare alla Feltrinelli di via Scalabrini
per ritirare un libro e lo faccio di domenica perché è più tranquillo, ci sono adulti di tutte le etnie e meno studenti di architettura, ingegneria e del liceo artistico che si affollano in settimana e durante le presentazioni serali.
Vi confesso poi che ieri mi sono dato malato per un gruppo di amici milanesi che sono venuti a Piacenza per vedere Marco Paolini al Nuovo Cinema Roma. Questa cosa che lo spazio era un cinema porno che poi doveva diventare un parcheggio e che poi, fortunatamente, è diventato uno spazio off per spettacoli teatrali, musicali e di cabaret li aveva intrigati… gli architetti sono sempre curiosi e venire via da Milano per il weekend è una cosa a cui non rinunciano. Così ho fatto la voce "nasale" al telefono, ma gli ho prenotato le camere all’Albergo Ex Magazzini Generali, il pranzo alla Trattoria dell’Angelo e un pacchetto di visita alla Ricci Oddi e a Palazzo Farnese. Così l’ultima tappa li porta già sulla strada per il casello di Piacenza nord. Comunque lo spettacolo non perdetevelo
perché Liliana e Giorgia mi hanno spedito un video sul telefonino e ne vale la pena, d’altronde l’Agenzia non avrebbe mai partecipato all’organizzazione se non fossimo stati sicuri della sua qualità. Il pane? L’avevo dimenticato! Non si fanno uscire i nonni alla domenica mattina… passo in via Roma o in via Confalonieri tanto c’è aperto e approfitto anche per comprare un mazzo di fiori a Susanna che non se l’aspetta ma ci tiene molto. E mi perdona più volentieri quando, come oggi, lei è già a casa dei miei genitori con Luna e io sono in un classico e inguaribile ritardo. Ma lo stesso rallento verso i giardini Merluzzo, ci passo di lato e mi godo i colori dell’autunno inoltrato. È banale, ma è la mia stagione preferita con quella leggera malinconia che, invece di intristirti, ti regala una dolce tranquillità. Deve essere così anche per molti altri che vedo uscire dalla messa di San Savino perché indugiano a chiaccherare tra loro, invece di andare a casa. E mentre qualche foglia era indecisa se cadere o aspettare il buio per timidezza mi ferma una signora an-
ziana del quartiere che mi dice di essere contenta perché vede in giro meno polizia e carabinieri. È vero, sono d’accordo con lei. Per un anno abbiamo dovuto fare l’esatto contrario, ma ora la situazione è migliorata e ci possiamo permettere di vedere meno lampeggianti blu. Poi aggiunge che prima per comprare una lampadina doveva mandare sua nipote al centro commerciale e che ora, invece, trova quasi tutto vicino a casa e che è la nipote a venire da lei in bicicletta per fare spesa. È simpatica, ma devo salutarla con fermezza perché sono quasi in via Torta e il mio ritardo per il pranzo è quasi da denuncia. Domani è lunedì per il Quartiere Roma e per Piacenza e devo ricordarmi di chiamare Enrico per sapere se i cantieri dei negozi in via Capra e in via Guastafredda rispettano i tempi… forse devo chiamarlo già oggi pomeriggio. Forse è meglio mettersi avanti… Ma lunedì è domani. Oggi è ancora domenica. Facilmente prevedibile. Nessuna catastrofe all’orizzonte. Godiamoci ciò che resta del weekend. E del futuro. *Coordinatore dell’Agenzia di sviluppo ed integrazione Quartiere Roma fbergonzi@quartiereromapiacenza.it
OTTOBRE 2078/1 - Quello che immaginavamo quando eravamo illusi de "I SELVAGGI"
eduti ad un bar di piazza cavalli otto anziani chiacchierano in un FuturBar davanti ad un caffè…. C’è ne uno che dice:«Io immaginavo che oggi nell’Ottobre del 2078 le cose fossero vagamente diverse… pensavo che eliminassero dal commercio tutte le macchine a benzina, che la ricerca inventasse veicoli ad energia elettrica che non inquinassero neanche un po’. Immaginavo case dai tetti costruiti interamente con pannelli solari e grandi edifici a specchio che potessero catturare qualsiasi onda elettromagnetica per trasformarla in energia a nostro vantaggio. Immaginavo grandi mezzi di trasporto veloci e funzionali, che scorrazzavano per la città, perché la gente non avrebbe più utilizzato il proprio veicolo per uscire di casa. Tutti lo avrebbero usato il “BIG-BUSGREEN” quel grande bruco verde imbottito di persone che chiacchierano e che hanno voglia di spostarsi da un punto all’altro della città». Un altro sospirando esclama: «E’ vero anche io lo immaginavo diverso il futuro. Speravo che lo stadio diventasse un luogo di piacere dove andare con il proprio nipotino a pas-
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Al FuturBar di Piazza Cavalli sare le domeniche. Immaginavo che il calcio diventasse uno sport pulito e che i tifosi ridessero delle papere del portiere della propria squadra. Immaginavo che le paraolimpiadi quelle che fanno le persone invalide - diventassero più importanti delle olimpiadi classiche e che Pechino diventasse la capitale della democrazia. Immaginavo che la gente cominciasse a capire che c’è poco di sportivo nel fare una gara in base alla potenza del motore che si ha sotto il sedere». Un altro interrompe bruscamente dicendo: «…E io che credevo che la gente del futuro capisse che lavorare meno di sei ore al giorno portasse le persone ad avere più tempo libero per dedicarsi ai propri interessi, alla propria famiglia, ai propri amici. Credevo che nessuno avrebbe avuto più bisogno di rubare per vivere e tanto meno vivere per rubare, credevo addirittura che lo stato cominciasse a fornire i beni primari come gli ospedali gratuiti e scuole gratuite per tutti. Anche un lettino per dormire ed un pasto per mangiare
quando qualcuno ne avesse bisogno. Immaginavo che non ci fossero più i “ricchi-ricchi” e i “poveri proprio poveri”, immaginavo ci fossero persone un po’ più facoltose e persone un po’ meno, anzi... che essere poveri fosse un privilegio di pochi eletti. «Pensavo che lo stato avrebbe istituito un oratorio dove i lavoratori potessero esprimere le proprie idee e che addirittura il governo le avrebbe ascoltate per agire di conseguenza». «…Pensavo... - sibila a denti stretti il più lontano del gruppo - che non ci fossero più crisi economiche, che la borsa diventasse un gioco da tavolo per ragazzi secchioni e che le banche diventassero un luogo dove i propri soldi fruttassero più interessi che tasse. Pensavo che i commercianti cercassero di fare i prezzi in base alle condizioni economiche della popolazione e che la popolazione potesse scegliere liberamente quale prodotto acquistare senza essere bombardata da pubblicità e messaggi subliminali, senza essere violentata da spot martellanti. Pen-
savo che il libero mercato lasciasse meno spazio alla concorrenza spietata e allo spionaggio industriale per cercare di gemellare aziende per creare prodotti nuovi ed innovativi». «Pensavo che non esistessero più persone che non arrivassero a fine mese senza soldi, anzi pensavo che tutti potessero risparmiare dei soldi per fare dei bellissimi viaggi in giro per il mondo e che nessuno investisse più il proprio denaro per costruire case di cemento dato che restare in casa è poco divertente». Sorseggiando il caffè dalla tazzina esclama un altro «Io immaginavo tante persone, tutte di razze e culture diverse che avrebbero organizzato grandi feste di fratellanza con piste da ballo grandi come piazze, dove tutti i sabato sera la gente avrebbe potuto ballare liberamente fino al mattino e che nessuno avrebbe avuto mai bisogno di litigare». «Pensavo che ogni religione avrebbe avuto il proprio punto di preghiera accessibile a tutti indistintamente, pensavo che tutti avessero nozioni di teologia e che ognuno rispet-
tasse la religione di altri, anzi che tutti fossero curiosi di conoscere le religioni altrui. Pensavo che la gente avesse imparato dalla storia a capire che le guerre non hanno mai uno scopo religioso ma che alle spalle ci sono solo dei grandi movimenti economici. Il più anziano detto “il saggio” con un filo di voce rantolante sussurra lentamente: «Pensavo che la gente a fine lavoro tornasse a casa e con i propri figli andasse in giro magari in qualche bar futuristico pieno di gente con cui chiacchierare magari pieno anche di bambini dove tutti i figli di tutti potutessero giocare liberamente e chiacchierare proprio come fanno i grandi. Pensavo che il futuro migliorasse il concetto di famiglia nella testa delle persone». «Pensavo che il futuro fosse sinonimo di crescita, sinonimo di evoluzione, sinonimo di libertà». «Accidenti quant’è amaro scoprire che eravamo illusi, che eravamo solo dei sognatori, che producevamo solo nuvole, bei pensieri, idee belle ma impossibili… accidenti quant’è amaro questo caffè del futuro!». Elvis Isufi, Marco Balletti, Oreste Achilli, Davide Formichelli, Simone Marchettini, Josué Zambrano, Filippo Fratus, Pasquale Torraco Il Selvaggio - Ipsia Leonardo Da Vinci
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LIBERTÀ Venerdì 21 novembre 2008
Paolina Hidalgo
Gabriele 7 mesi
Camilla Sartori
Samuele 10 mesi
Nicolò Missaglia
Sara Nicoli
Allegra Scaglia
Elvis Isufi
Il parroco di San Savino: nel quartiere Roma cresca una comunità fraterna e solidale senza “paura del diverso” di don GIANPIERO FRANCESCHINI*
bello proiettarsi nel futuro e sognare come potrebbe essere Piacenza tra 20 - 30 anni. A sognare è il nuovo parroco di San Savino che da pochi giorni è entrato a far parte della comunità cristiana collocata nel cuore della città storica di Piacenza. Porto con me un’esperienza di sedici anni di vita missionaria in america Latina e di oltre dodici anni di direzione della Caritas Diocesana. Sono convinto che la nostra città abbia grandi potenzialità, dalla vocazione turistica a quella commerciale ed agricola, che abbia al proprio interno grandi risorse dal punto di vista della partecipazione sociale e della fiducia reciproca. Vorrei che i momenti in cui si debbono fare le scelte per chi ci dovrà amministrare non fossero incentrati, come purtroppo spesso capita, sulla denigrazione di quello che gli altri hanno fatto o pensano di fare, ma piuttosto sull’esame di una autentica programmazio-
E’
Accogliere i nuovi arrivati come risorse ne per il bene futuro della città. Che amministrazione e opposizione fossero capaci di interloquire costruttivamente per costruire una comunità sociale sempre più fraterna e solidale, che tenga presente gli ultimi, i più bisognosi. Che quando fosse necessario fare dei tagli sulle spese pubbliche non si mettesse a repentaglio la spesa sociale, perché nei momenti di difficoltà sono proprio i poveri ad avere maggiore necessità. In questi giorni riflettendo sul perché il Signore mi abbia chiamato ad essere parroco in questa comunità mi è venuto spontaneo di riferirmi al santo Patrono. Mi sembra di trovarmi in situazioni analoghe a quelle in cui si trovò Savino quando da Milano, ove esercitava l’incarico di diacono di
Sant’Ambrogio, fu trasferito a Piacenza come Vescovo della giovane comunità cristiana: è stato il secondo Vescovo della nostra Chiesa piacentina. Allora a Piacenza, città di frontiera, era acquartierato l’e-
sercito romano per far fronte alla venuta delle popolazioni galliche e germaniche che facevano pressione per entrare nell’impero romano che stava soffrendo per l’incapacità di difendere i propri confini. Ebbene, Savino ha cercato di essere presente in mezzo a quelle popolazioni presentando una comunità ecclesiale compatta al suo interno e accogliente verso i nuovi arrivati. Certamente Savino doveva essere in sintonia con il suo maestro Ambrogio che nel testo "I doveri" (3,45 ss) così si esprimeva "Non si devono affatto approvare coloro che scacciano dalla città gli estranei, li allontanano proprio nel tempo in cui dovrebbero aiutarli, li estromettono dalla vita della città, negano loro i prodotti del suolo per tutti, spez-
zano rapporti comuni ormai consolidati…non sopportiamo che i cani restino digiuni presso la nostra tavola e ne allontaniamo gli uomini." Ambrogio, prima di diventare Vescovo, era stato amministratore - oggi noi diremmo sindaco - della cosa pubblica a Milano! Ecco io sogno una comunità fraterna e solidale, una comunità che sappia accogliere le diversità come risorse, come ricchezze. Sono convinto che tutta la nostra città, in modo particolare la comunità ecclesiale di San Savino abbia la stessa vocazione del suo santo patrono. Penso che ci sia data una grande opportunità, quella di costruire una nuova società, un nuovo mondo dove le diverse culture si integrano. Parlando di integrazione spesso pensiamo che essa consista, per chi viene da fuori, vivere nella stessa forma in cui noi viviamo; per arrivare alla vera integrazione è necessaria una reciproca conoscenza, un vicendevole rispetto, il riconoscerci "diversi", e tutti portatori di valori. Aprire un proficuo dialogo
anche istituzionale perché possano sapere qual è le nostre leggi, quali sono le nostre tradizioni, il nostro modo di vivere e noi dobbiamo fare lo sforzo di conoscere quali sono le loro usanze. Dalla mia esperienza in America Latina, ho imparato che per quelle popolazioni la "casa" è il luogo dove si dorme la notte, non è il luogo dove si vive la giornata. Sono abituati a vivere all’aria aperta, per cui se li inviti in casa, dopo un po’ di tempo ti chiederanno se puoi aprire un po’ le finestre perché si sentono quasi soffocare. E noi ci meravigliamo di vederli sulle strade, sulle piazze. Dobbiamo conoscerli e lasciarci conoscere per quello che siamo. Sono convintissimo che siamo portatori di grandi valori, che siamo capaci di accoglienza, di solidarietà ma spesso la "paura del diverso" ci tarpa le ali e non ci permette di volare alto verso mete future. Sogno una Piacenza che si presenti alla nazione italiana come autentico laboratorio di integrazione sociale. *Parroco di San Savino - Quartiere Roma
OTTOBRE 2078/2 - Quello che accadde veramente de "I SELVAGGI"
iacenza Ottobre del 2078, otto anziani seduti in un FuturBar di piazza Cavalli. Uno degli anziani dice…« E’ una vergogna, la mia macchina oramai consuma sette batterie al mese e la prendo una sola volta a settimana. L’altro giorno ho dovuto pagare settanta EuroWord per lo smaltimento delle batterie che poi non si sa neanche dove vanno a finire… ho sentito dire che le lanciano nello spazio perché una sola di quelle batterie inquinerebbe una intera pertica piacentina. Oggi mi si è bloccato l’accumulatore di corrente e l’ultima tempesta elettromagnetica mi ha incenerito due fotovoltaici… roba da matti!». «Invece io ho portato il mio “miciorobot” dal tecnico perché ultimamente al posto di miagolare continuava a cantare “O mia bela madunina” il tecnico mi ha detto che è colpa del mio televisore 195 pollici che fa interferenza con i circuiti del “miciorobot”. L’altro giorno volevo vedermi le olimpiadi miste di lancio di Zio Lillo...». «…Che sport è il lancio di Zio Lillo?!» interrompe uno degli anziani. «Nel lancio di Zio Lillo si lancia un pupazzo che raffigura l’ultimo presidente dell’ultima repubblica democratica ovvero Lillo Giusti: tutti possono partecipa-
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«Immaginavo cose diverse» re, uomini, donne, bambini, marzianelli, invalidi, coccotassi, porcodrilli, pappagatti, tartaruspe, sia umani che mezzi umani… sia bestie che mezze bestie». «…Anche gli Abruzzesi?!» «…Da quest’anno sì… anche gli Abruzzesi…». «…Da non credere!» commentano in due. Con aria sospettosa uno degli anziani dice: «E’ inutile che continuate a lamentarvi tanto io lo so perché i nostri pannelli non funzionano… perché la luce del sole non passa più: guardate il cielo, c’è una nuvola nera sopra Piacenza spessa almeno cento chilometri. Il sole non passa più…» «È vero! - dice uno di loro - da quando si è scoperto che le scorie nucleari della centrale Arturo di Corso sono state seppellite clandestinamente sotto la Baia del re - dico io, lo sapevano da subito che non avrebbero saputo dove smaltirle - c’è questo nuvolone nero che, oltre a non far passare la luce non promette niente di buono….» Un altro dice: «È vero, avevo seminato una pianta di piselli in giardino e la vicina dopo un mese mi ha chiesto come
mai avessi seminato angurie: ogni pisello pesava 7kg. Sconcertante come questo nuvolone cambi la natura». «Ma hai sentito le ultime notizie sul calcio-gladiator (l’ultima trasformazione del calcio): Aschelli s’è smontato la gamba bionica mentre smarcava Drominek, ma in verità la sua gamba era un mitra e ha scaricato l’intero caricatore addosso a Truffi che è volato contro il filo spinato: è stato un violent-goal troppo entusiasmante, tutta la tribuna ovest ha esultato tirando delle testate fortissime contro lo stupd-sneck per la gioia… Momenti di gloria… la folla è impazzita: l’InterCooler ha vinto contro il MilanDistruction… aggiungendo il dodicesimo ’metalWar’ (l’equivalente dello scudetto del vecchio calcio) alla lista». «I campioni siamo noi…’po popo…po..po..po…’ (inno nazionale italiano adottato ormai dal 2010 che ricorda una canzoncina che si cantava quando la nazionale di “calcio antico” vinse i mondiali del 2006)». Prende parola un vecchietto con i baffi bianchi: «Sono stato in banca: questo mese devo pagare seicento EuroWord di pensione… di questo passo mi toccherà andare a prendere la “pillola sostitutiva”;
cucinare è diventato un costo troppo alto sia di materia prima che di energia elettrica». Dovete sapere cari lettori che la pensione nel 2078 la si paga e non la si riceve per via di una legge entrata in vigore dopo una devastante crisi economica nel 2008. La “pillola sostitutiva” invece è una pillola che si prende al “bancaccio degli straccioni” (frequentatissimo negli ultimi tempi): assunta una volta al giorno soddisfa il fabbisogno alimentare di un individuo di media statura lasciando in bocca un persistente retrogusto di coppa. Il “bancaccio degli straccioni” è un posto molto brutto, lì vanno tutte le persone che non hanno EuroWord per mangiare e bere; si passa lungo un corridoio scuro dove ci sono delle finestrelle da cui escono voci che dicono «straccione!», «pezzente!», «parassita!», «verme!». Di solito tutti quegli insulti ti fanno passare la fame, poi si arriva ad un bancaccio di ferro dove si inserisce la mano in una fessura e mentre sulla mano cade la pillola da un’altoparlante una voce suadente femminile sussurra: «…lei è un fallito: si tolga dai piedi!» E’ un posto molto brutto il “bancaccio
degli straccioni” perchè quasi tutti quelli che escono da lì hanno una pillola in mano e gli occhi lucidi gonfi di lacrime ma non si può piangere perchè è vietato piangere per strada, altrimenti si rischia una multa di 200 EuroWord. Un rumore assordante interrompe la conversazione: su via Venti settembre un gruppo di estremisti del Wakamaryuoli come delle schegge impazzite spaccano le vetrine dei Furtivendoli che hanno la frutta esposta in vetrina come nelle antiche gioiellerie. Un grido dal fondo: «Assaliamo anche quel bastardo del Cartoladro!» Il Cartoladro balza fuori dal negozio con in mano un fucile a canne zozze e spara qualche colpo in aria urlando «Io sono il gran maestro dei “figli di Scampia” e non vi permetterò di rubare i miei testi sacri…». Nel 2078 c’è una gran confusione tra partiti ideologici, partiti religiosi, religioni politiche e “bande di fatto”, ma chi davvero governa sono solo quattro grandi partiti che comandano a rotazione: Democratici dittatori, Moderati Dittatori, Fanatici Dittatori e Assoluti Dittatori, (questo è l’anno dei fanatici dittatori). Tutto il resto dei circa 759 partiti (religiosi e non) litiga per le strade. Il più anziano dà un sorso di caffè e dice: «Oggi è molto amaro questo caffè, lo zucchero fu vietato una dozzina d’anni fa…». Il Selvaggio - Ipsia Leonardo Da Vinci p.21.11.08
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LIBERTÀ
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LIBERTÀ Venerdì 21 novembre 2008
Yossef Cherif
Lorenzo Torano
Alberto Romano
Silvia Premoli
Carolina Premoli
Greta Sarselli
Alessandro Roda
Maria 4 anni
Puntare su progetti condivisi con una cultura basata sulla responsabilità e un consenso sempre più esteso
Piacentinità
La vera forza è nel nostro modo d’essere di MARGHERITA MERA
uante volte noi giovani ci siamo sentiti dire che siamo il futuro? Senza dubbio innumerevoli. Tuttavia, da quanto si evince da una ricerca condotta da Gallup per l’Agenzia nazionale per i giovani, i ragazzi italiani hanno una visione negativa del loro futuro. Il campione preso in esame, di età compresa tra i 15 e i 30 anni, dichiara di non avere speranze di miglioramento, anzi il contrario. Personalmente non mi sento di avvalorare questa prospettiva, almeno non per quanto riguarda il mio territorio, l’area piacentina. Infatti, ritengo che questa zona abbia buone potenzialità per un futuro di sviluppo sociale, culturale ed economico. Non bisogna dimenticare che nel territorio della "Primogenita" si trovano veri e propri gioielli d’immenso valore storico-culturale; basti pensare a Palazzo Farnese, con i suoi musei che contengono pezzi unici al mondo quale, ad esempio, il fegato etrusco. La città di Piacenza si sta inoltre aprendo agli studenti universitari, dando la possibilità di compiere studi d’alto livello nella succursale dell’Università Cattolica e del Politecnico, e mi aspetto che con il passare del tempo le facoltà presenti nella nostra città aumentino, facendo di conseguenza crescere anche il numero di studenti che frequenterebbero la zona piacentina portando freschezza d’idee e dunque possibilità di nuovi orizzonti culturali. Ma il futuro di Piacenza va ricercato soprattutto nella sua gente, nei suoi abitanti. Sono loro che possiedono tutti gli strumenti necessari per portare questa città ai massimi livelli di sviluppo. Ritengo di poter affermare che questo è possibile, basta semplicemente che ognuno di noi si renda conto dell’immenso potenziale trasformativo che gli appartiene. La forza degli abitanti, unita al patrimonio di cui la nostra città dispone, le permetteranno di avere un futuro importante. Io glielo, me lo e ve lo auguro di cuore.
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The Mente Itc Romagnosi
di UGO LOCATELLI*
Darsi priorità fondanti per far crescere la Piacenza del futuro
l futuro di Piacenza, fra 20-30 anni? Una riflessione su questo tema porta a rispolverare il Piano Strategico per Piacenza: "Piacenza 2020". Perchè dovrebbe contenere idee e progetti da riconfigurare, per estendersi e diventare "Piacenza 2030". Subi- vo, con alternative possibili, ato due considerazioni: la prima perto alla concertazione e alla è che lo si dovrebbe rinominare negoziazione con una pluralità Piano Strategico di Piacenza, per di soggetti? Come operare mochiarire fin dall’inizio che è il Pia- dernamente in modo adeguato, no della Città e non episodico o non il piano che “cosmetico”, qualcuno (l’Am- Strategie “dal basso” per migliorare il ministrazione posizionamenValorizzare il piano e/o gli esperti) to strategico ha predisposto come strumento della città e del per la città. Su di coinvolgimento territorio? Coquesta sostanme uscire dalla ziale differenza “camicia di forseguono più avanti alcuni chiari- za” di piani tradizionali rigidi, o menti. La seconda considerazio- velleitari, o vanificati da intermine è che, pur esistendo il sito de- nabili tempi decisionali? dicato www.pianostrategico.pc.it, contenente una serie di documenti collezionati nel tempo, sconcerta constatare che l’archivio ’Rassegna stampa 2008’ è vuoto, mentre nel 2007 si trova qualche traccia di vitalità del piano nel trimestre gennaio-marzo, con articoli che ne confermano l’esistenza e informano sui principali contenuti e sulle reazioni di alcune parti interessate ai progetti indicati. Il piano strategico di una città comporta necessariamente un percorso lungo e difficile, con luci e ombre. Certamente in ombra, finora, appare la comunicazione relativa al nostro. Possibile che in venti mesi non ci sia stato nulla da dire, da segnalare ai cittadini? Può, forse, dipendere da un mancato avanzamento dei progetti? Il Piano Strategico di Piacenza dovrebbe essere generato da una visione di medio-lungo termine del futuro della città, basata soprattutto sulle potenzialità inespresse, su iniziative per il miglioramento e lo sviluppo progressivi in vari campi: qualità urbana, infrastrutture, servizi, tutela del paesaggio, competitività territoriale, sistema educativo, cultura, comunicazione, immagine esterna, consolidamento delle imprese esistenti e nascita di nuove, valorizzazione delle risorse ambientali, paesaggistiche e storico-culturali. Ma come elaborare uno scenario non ridutti-
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Da alcuni decenni i concetti, le politiche e gli strumenti del mondo imprenditoriale si stanno estendendo a organizzazioni di diversa natura: enti pubblici preposti alla fornitura di servizi collettivi, strutture educative, culturali e assistenziali, ecc. In quest’ottica, la prima famiglia di piani strategici era caratterizzata da modelli decisionali di carattere gerarchico; da pratiche élitarie con “scelte d’autore”; da un’aspirazione alla onnicomprensività e dalla convinzione che il piano sia un puro processo tecnico; dall’illusione che, una volta definito in tutti i suoi elementi, possa realizzarsi attraverso un cammino lineare razionale. Caratteristiche che sono diventate punti molto deboli, dagli anni ottanta in poi, quando le
amministrazioni delle città si sono ritrovate a operare in condizioni di crescente incertezza per l’assottigliarsi delle risorse finanziarie pubbliche, l’aumento dei costi energetici, il declino demografico, l’ampliarsi delle povertà urbane, l’immigrazione, il peggioramento della qualità ambientale, ecc. Da qui la ricerca di forme più creative e flessibili di raccordo fra tutti i soggetti coinvolti, con particolare attenzione ai contesti in cui la tradizione partecipativa è più debole e poco strutturata. Il documento di piano viene considerato semplicemente come una tappa del processo di pianificazione, mentre è cruciale l’alleanza tra società civile e pubbli-
ca amministrazione per garantirne l’implementazione, supportata da un continuo e sistematico percorso di monitoraggio e di valutazione. Così alcuni Enti locali innovatori riescono a individuare le direttrici verso un futuro desiderabile e credibile per la città e il territorio, e a innescare una continua produzione di progetti condivisi. Sperimentando modelli di decisione pubblica realmente partecipata, con una cultura politico-amministrativa fondata sulla responsabilità, la cooperazione e sulla condivisione degli obiettivi (eventi che colleghino il presente al futuro) da parte di tutti: istituzioni, soggetti economici e sociali, cittadini. Con risultati a somma positiva fra gli interessi in campo, generati dalla progressiva evoluzione del piano, dallo svecchiamento del metodo, dallo sviluppo della capacità progettuale e dall’intensità del lavoro. Le resistenze al cambiamento nei casi di insuccesso sono quasi sempre originate da: gestione autoreferenziale della cosa pubblica, improvvisazione, conservazione miope dell’esistente, interessi corporativi, diffidenza e passività a diversi livelli. Il punto di svolta è darsi come priorità fondanti: la costruzione progressiva di un consenso reale sempre più esteso, sia nelle fasi di elaborazione che in quelle di attuazione del piano; la crescita culturale di una comunità locale attiva e solidale; la ricucitura delle strategie e delle esigenze “dal basso”, attraverso una valorizzazione del piano come strumento di comunicazione e di coinvolgimento; l’interazione multipla fra soggetti spesso debolmente rappresentati nella realtà urbana e territoriale; l’individuazione di esperienze internazionali eccellenti - le best practice (prassi migliori) - da analizzare e adattare. Solo in questa prospettiva Piacenza potrà crescere e rinnovarsi nei prossimi anni. E non retrocedere nel futuro. *Artista ricercatore - www.areale.it
Limitare gli sprechi per vivere meglio di ANDREA FANZINI FABIO MUTTI e FRANCESCA ODDI
l futuro si presenta come un bivio per i giovani; le strade da scegliere sono due, differenti come il giorno e la notte o come il bianco e il nero. Si può continuare a scivolare verso il burrone dell’imprevedibilità, inquietante e pericolosa, o si può cercare di risalire la china, come uno scalatore sull’Everest, e dare al nostro mondo vita nuova, vita pulita e vita progettata per le nuove generazioni. Concentrandoci sulla tematica ambientale i problemi sono molteplici al giorno d’oggi; le possibilità di cambiare ci sono, ma ci sono anche gli interessi economici legati al petrolio. Il surriscaldamento del clima, il problema idrico, il petrolio e il diboscamento sono solo ondate in mezzo al mare di problemi che il nostro mondo presenta. L’Istituto d’istruzione superiore “E.Mattei” di Fiorenzuola d’Arda ha contribuito a farci rendere con-
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Impegnarsi per un mondo pulito to di come il nostro mondo è malato sul versante ambientale; nella nostra realtà più prossima abbiamo trovato infatti soluzioni attuabili immediatamente per limitare gli sprechi, ovvero il primo passo verso la sostenibilità delle risorse. La nostra scuola ha infatti attuato progetti ed atti concreti per migliorare l’ambiente, progetti dei quali siamo stati parte integrante. Lo scorso anno alcune classi di liceo scientifico, Itc e Itis, coordinate dalle insegnanti Annella Zoppi, Valeria Galeazzi e Damiano Vivacqua, hanno seguito un interessante progetto di risparmio idrico: dalla scuola ci sono stati forniti diffusori di flusso per rubinetti (aumentano la quantità dell’aria all’interno del getto del rubinetto in modo da ridurne impercettibilmente la portata) da utilizzare in varie parti della casa. Non solo abbiamo usato i diffusori, ma abbia-
mo anche analizzato il nostro consumo idrico casalingo settimanale con e senza i diffusori impegnandoci al risparmio. I dati ricavati sono stati soddisfacenti, ci hanno mostrato che anche noi possiamo, con poco, ottimizzare l’utilizzo dell’acqua, bene prezioso. Attraverso questi progetti vediamo un’alternativa ad un possibile futuro caratterizzato dall’inquinamento ed è proprio quella la via che bisogna seguire. Purtroppo la riduzione degli sprechi segnata dall’utilizzo dei diffusori o dalla raccolta differenziata, ad esempio, non è sufficiente per salvarci dall’oro nero, ma per fortuna le forme di produzione energetica alternative esistono e sono pienamente collaudate. L’energia fotovoltaica rappresenta una risposta chiara, razionale e attuabile alla crescente richiesta di energia elettrica, a mag-
gior ragione se si prevede, come già da tempo lo stato italiano avrebbe dovuto fare, l’esaurimento dei pozzi di petrolio. Il sole rappresenta la maggiore fonte di energia che insieme a quella eolica, geotermica e del mare (onde e maree) ci permetterà di fare fronte sia ad una richiesta energetica massiccia, sia alla formazione di un’etica ambientale, assolutamente legittima da parte del cittadino, che esigerà i 220 volt di corrente elettrica a cui siamo abituati, prodotti con il minore inquinamento possibile. Purtroppo un impianto fotovoltaico presenta ancora almeno due punti deboli: la durata di un pannello non è infinita e il suo rendimento non è costante, esso può funzionare per una generazione se la manutenzione ordinaria poco impegnativa viene svolta puntualmente, ma passata quella soglia esso avrà un rendimento
così basso che non produrrà più una quantità di energia apprezzabile; l’acquisto di una metratura sufficiente di pannelli costruiti in silicio monocristallino per la produzione di un Kwh (17 metriquadri con un tempo sereno), che non sempre soddisfa il fabbisogno energetico di una casa, ha una costo non indifferente (ammortizzabile in 8 anni circa). Sicuramente la tecnologia ci viene in aiuto sia per aumentare la durata della vita di un pannello, sia per la ricerca di materiali di costruzione meno costosi o che necessitino di una minore lavorazione, tuttavia non bisogna sottovalutare l’effetto che si avrebbe sul prezzo dei pannelli se la domanda di mercato aumentasse in modo esponenziale: un conseguente ribasso sarebbe automatico. Le infrastrutture statali potrebbero usufruire dei contributi finanziari dello Stato per la costru-
zione di un impianto fotovoltaico o solare. Tra le scuole statali il polo scolastico Enrico Mattei è stato e rimane tutt’ora uno dei primi ad aver installato un impianto fotovoltaico ancora pienamente funzionante. E’ vero che un pannello da solo produce poca energia elettrica, utile ad alimentare solo qualche lampadina ad accensione elettronica. Se, però, tutte le infrastrutture statali, come le scuole, montassero un impianto di medie dimensioni e, poi, facessero lo stesso tutte le abitazioni private, quanti Mw di potenza potremmo raggiungere? Senza dimenticare che tutta questa energia pulita potrebbe essere integrata da quella eolica, geotermica e marina. Ci accorgiamo che la tecnologia ci permette scelte ecologiche: resta solo a noi decidere se scegliere il petrolio (per quel che ne resta) o il sole, che ci assicurerà una fonte inesauribile valida per sempre o almeno fino a che l’umanità avrà vita. Carpe Diem Istituto Mattei di Fiorenzuola
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LIBERTÀ Venerdì 21 novembre 2008
Alessandra Serena
Evan Pagani
Riccardo 21 mesi
Melissa Zanella
Camilla Risoli
Alessio Moroni
Federico Molinaroli
Sonia Cavanna
Vengono costruite cento piccole centrali geomagmatiche “pulite”, vengono chiuse le vecchie centrali e l’atmosfera torna pulita di DOMENICO FERRARI
vreste dovuto vedere esclamò Frrdnc - come erano stupiti i non-piacentini quando Piacenza si svegliò e, in qualche decennio, passò dalle ultime posizioni ai primi posti in tutte le classifiche, prima regionali e poi nazionali! Dalla nostra città per molto tempo non era uscito quasi nulla che fosse degno di nota. Mugugni e ronzii di dormienti, molti; e qualche tentativo di emersione, subito rientrato. Io sono nato qui cent’anni fa, proprio nel 2008, e nei primi trent’anni della mia vita ho conosciuto la Piacenza vecchio stile, quella della seconda metà del Novecento. Non ve la descrivo perché non mi credereste, tanto era diversa da quella d’oggi. Vi dico solo che il modello economico su cui era stata implicitamente costruita, quello "pesante" adottato, non si sa perché, dall’Italia (il "giardino d’Europa"!) dopo la seconda guerra mondiale, aveva avuto un effetto devastante sulla città e sul territorio provinciale, inquinati e deturpati da costruzioni mal disegnate e spudoratamente ostentate lungo le strade più importanti, senza alcuna cortina verde a mitigarne la bruttezza. Poi, nel 2038, tutto cambiò. La mia ex-compagna di scuola Pplbnc venne eletta sindaco della città con una valanga di voti. Aveva cominciato a far politica una
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Piacenza, finalmente nel 2038 cambiò tutto decina di anni prima, ma la sua era una politica molto diversa da quella cui i piacentini erano abituati. Una politica di vera rottura con il passato, che si rifletteva anche nel nome del partito (inizialmente locale) da lei fondato: Basta!. I bastisti pensavano che la cosa pubblica non doveva essere gestita come cosa loro, ma come cosa di tutti i cittadini, a cui di fatto ap-
parteneva sempre. Ogni decisione di qualche peso doveva essere presa dopo la più ampia consultazione, facilitata da un uso efficiente e universale di strumenti telematici. Non potete nemmeno immaginare quanto stufi dei loro governanti fossero i piacentini nel ’38, e quanto pervicacemente si aggrapparono alle promesse di vera trasparenza e genuino amore del
bene comune che venivano dal Basta!. Per la prima volta nella loro storia, non furono delusi. Pplbnc, leader carismatica ma non arrogante, anzi, sempre pronta all’ascolto, non era innovativa solo nel metodo: anche la sua "filosofia" era diversa da quella fino ad allora imperante. Era convinta che le vere vocazioni di Piacenza fossero agricoltura, conoscenza e ospitalità. Piacenza
doveva sostenere un’agricoltura e un agro-alimentare di qualità, produrre conoscenza e ospitare degnamente sia i visitatori di passaggio che quelli residenziali. Il nuovo sindaco e il nuovo presidente della Provincia, un bastista anch’egli appartenente alla "generazione dell’Otto" ed eletto l’anno successivo, favorirono in tutti i modi l’insediarsi di industrie e servizi della conoscenza, e cercarono con successo di attirare persone che potessero provocare o aiutare tali insediamenti. Incentivarono ricerche e corsi di specializzazione in alta tecnologia presso le università e le scuole locali (per esempio, quelli di biotecnologia nella Facoltà di Agraria dell’Università Cattolica), e scoraggiarono gli insediamenti
Investire in benessere di M.GIULIA
mmaginare Piacenza nel futuro resta un po’ difficile, ma dato che il traffico è arrivato ad un punto insostenibile io immagino la mia Piacenza con una città più a misura d’uomo cioè con "passeggi" per le persone che intendono fare una semplice camminata senza paura di essere infastiditi dall’alto numero di macchine. Una città dove nelle serate afose è possibile sedersi su una panchina al parco senza paura di essere infastiditi
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Verso una città a misura d’uomo da tossici. Per avere ciò bisognerebbe tagliare il più possibile il traffico su ruote e costruire sottopassaggi per autobus e auto. Verrebbe, così, eliminata anche la forte emissione di sostanze nocive dannose per la salute: In più ci sarebbero dei collegamenti per portare i lavoratori all’esterno della città dove nuovi centri industriali offrano un lavoro stabile, sicuro e duraturo che garantisca ad ogni lavorato-
re uno stipendio fisso. Uno stipendio che permetta di affrontare serenamente ogni spesa, sentirsi più appagati e quindi più felici e con il desiderio di trascorrere una serata con amici in uno dei nuovissimi centri culturali appositamente costruiti per il tempo libero. Con queste innovazioni i cittadini "rivoluzionerebbero" in meglio il loro stile di vita. Io vedo la mia Piacenza nel fu-
turo come una città più consona alle famiglie perché ci sarebbero varie possibilità di lavoro per il capo famiglia, ci sarebbero più asili e quindi le mamme avrebbero più tempo da dedicare a se stesse o per impegnarsi in attività lavorative adeguate alle loro attitudini. Spero, dunque, che nel futuro Piacenza diventerà più pulita, sicura, con meno disoccupati e con più piacentini felici. Teodolite/Slang Istituto Tecnico per Geometri A.Tramello
"sporchi". Gli investimenti pubblici (presto seguiti dai privati) privilegiarono la cultura (ma non i "circenses"!), le arti, le attrezzature per il tempo libero, il benessere psico-fisico. Si diede dunque la massima priorità alla qualità della vita? Sì, ma anche alla cultura e all’etica pubblica, senza le quali il benessere porta solo ad un aumento dell’edonismo e ad un degrado della civiltà, come capitò all’Italia nella seconda metà del Novecento. Con i proventi fiscali, resi più ampi dal federalismo e dai successi delle nuove imprese, Pplbnc diede inizio ad una generale ripulitura dell’ambiente. Molti degli edifici vuoti furono demoliti, oppure occupati dagli abitanti dei numerosi palazzoni ormai decrepiti, che furono eliminati e sostituiti dal verde. Con massicce piantagioni di alberi e cespugli, si nascosero le brutture residue, completando così la ripulitura del paesaggio. Mentre il governo nazionale annaspava ancora nel tentativo di tornare all’energia nucleare, il problema energetico nel piacentino fu risolto costruendo un centinaio di piccole centrali geomagmatiche praticamente invisibili e assolutamente "pulite". L’energia elettrica a basso costo rese molto appetibili le auto elettriche e il riscaldamento elettrico; con la chiusura delle vecchie centrali ormai fuori mercato, fu ripulita anche l’atmosfera. Il resto della storia lo sapete. Non vi sembra un sogno?"
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Luca Nicolini
Riccardo Garilli
Jaqueline Oddi
Dario Montesissa
Elisa Ceresa
Tommaso Cifalinò
Thomas Traversi
Priscilla Traversi
Una città insieme nuova ed eterna che rispetti la natura dei luoghi e che punti su un centro d’identità piacentina di BRUNA MILANI
l mio sogno per il futuro di Piacenza dipende anche dalle non rosee premesse odierne: sarà illusione o si avvererà? Nonostante certi abbellimenti la città ha visto altrettanti abbrutimenti quali Borgo Faxall, la perdita di un parco coi suoi daini, l’orrore di certi arredi urbani, un centro storico senza personalità e molto altro rendono infatti quasi follia il sogno di una Piacenza da sogno. Eppure per i 125 anni di Libertà è doveroso pensare al futuro di questa "città principessa fra incanto e disincanto" come scrissi una volta. Doveroso perché un giornale cittadino è occasione non solo di informazione, ma anche di formazione, confronto, riflessione e una città per programmare il suo futuro deve pensarsi, sapere chi è e cosa vuol diventare dal punto di vista urbanistico ed economico ma sapere anche quale tessuto sociale vuol essere. Da qui scaturiscono i progetti. Io vorrei una città davvero piacentina, non per ottuso campanilismo, ma una città, coordinata alla provincia, che rispecchi ed esprima il nostro essere. Improntata alla sobrietà, schiva come siamo noi, cioè che non rincorra vuoti personaggi famosi per i vari eventi, ma sia invece orgogliosa dei propri talenti in ogni campo, talenti che la città deve imparare a individuare, va-
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Una terra orgogliosa dei propri talenti lorizzare, esportare. Sogno una Piacenza dove i luoghi pur trasformandosi e il tempo pur scorrendo non cancellino le tracce precedenti, una città insieme nuova ed eterna che sappia offrire atmosfere differenti, situazioni sfaccettate, per un’ampia scelta del vivere e del sentire, una città quindi che rispetti l’anima dei luoghi. Una Piacenza universitaria,
culturale, artistica, musicale che sappia essere interessante come alternativa di vita. Immagino i vecchi splendidi palazzi vivi e belli, pieni di voci e iniziative: una sede prestigiosa per il Cine club, la Cavallerizza che torna ad essere luogo di cavalli con equitazione, ippoterapia, spettacoli equestri, mostre, fiere a tema e negozi specializzati sull’argomento, il tutto collegato ad i-
tinerari a cavallo nella nostra provincia. Vorrei un palazzetto del ghiaccio e una splendida palestra per la ginnastica artistica per dare ai giovani occasioni anti noia che fanno bene al corpo e alla psiche. Sogno un’eccellente scuola di arti e mestieri perduti, una scuola circense; scuole con arredi ergonomici e colori allegri e l’ex ospedale militare diventato, come proposto dal-
l’ing. Aldo Benedetti, una cittadella della moda più comoda da raggiungere per gli stilisti che attraversare Milano. Vorrei che gli stranieri presenti potessero esprimersi in eventi culturali di alto profilo ma sogno gente che non confonda cultura con spettacolo e che spenda per gli ultimi prima che per l’immagine. E poi fiori bianco rossi alle porte della città, sul Municipio, davanti al Farnese, strade col nome anche in dialetto e luoghi identificati da targhe con versi di poeti; periferie con muri affrescati, luci particolari, luoghi di eventi; soprattutto vorrei una Piacenza ecologica che migliori la vita, esempio di legalità, trasparenza, solidarietà, pensiero critico, dove gli adulti
Dietro le sbarre di LIBERA LA MENTE
on voglio nascondermi dietro all’ambiente in cui sono cresciuto o dietro alla mancanza di aspettative: anche al sud esistono ambienti sani e puliti. Io però ho sempre frequentato posti dove la parola è tenuta in gran conto, dove si impara presto a far tutto, tranne che conoscere se stessi, dove l’onesto comportamento vale poco e l’omertà più delle belle parole. Nella mia precaria condizio-
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Il mio domani profuma di libertà ne, dopo quanto ho vissuto e sofferto, come potrei non pensare al peggio? Un ragazzo in carcere non può essere sereno e, quando uscirò, mi ritroverò in seno ad una società cambiata. Certo, bisogna sempre chiedere molto a se stessi e nulla agli altri, ma spero in una mano tesa, nel consiglio giusto. La buona volontà non mi manca e, quando sarò fuori, affronterò i mille problemi, poi i mille che verranno, e
ancora altri mille se sarà necessario. Ma quale sarà la realtà? Quanti interrogativi… La ragione mi aiuta a mantenermi a galla e ad autoconvincermi che un futuro ancora c’è, lontano da quel mondo in cui credevo di esistere, quel mondo ingannevole che mi ha portato fin qui. Mi prenderò una rivincita con questa vita: ora ne ho la forza.
Un semplice lavoro onesto, una compagna, e poi chissà. Magari riuscirò anch’io a ritagliarmi il mio piccolo spazio nel mondo. Ora ho le idee ben chiare. Spero solo di non illudermi troppo e che Dio illumini i miei passi. Ecco cosa mi aspetto dal futuro: una vita semplice ed umile per poter vivere serenamente e libero. Per comprendere la vita bisogna tornare indietro nel tempo, ma per viverla bisogna solo andare avanti, sempre. Istituto Marcora - Casa circondariale
siano da esempio, i giovani non si svendano e trovino lavoro qui. Mio desiderio/progetto è un Centro d’identità Piacentina, nostro "biglietto da visita" magari a Porta Borghetto, dove raccogliere ricordi, progetti sulla città e tutta la cultura che Piacenza ha prodotto, non in contrapposizione ad altri ma come tassello che contribuisca al grande diversificato mosaico della convivenza umana. Forse solo partendo da noi, dal nostro carattere più emiliano che lombardo potremo progettare quell’economia un po’ agricola e un po’ meccatronica che ci è congeniale; rispettare e valorizzare il nostro patrimonio paesaggistico, produrre un pensiero politico nuovo e responsabilizzante, pubblicizzare la nostra cultura, essere proposta sociale. Solo ricordando la nostra storia e la nostra gente non scopiazzeremo modelli imposti dal dio mercato (fallibilissimo come si è visto), ma potremo fare una nostra proposta di stile di vita e progresso. La nostra ironica diffidenza può evitarci errori e potremmo "vendere" con successo ciò che siamo e sappiamo fare e pensare. Per riuscire occorre il coraggio intellettuale di non subire le cose rassegnati, ma dire ciò che pensiamo anche a costo di inimicarci qualcuno, e dobbiamo migliorarci per esprimere una classe politica migliore. Tutti siamo corresponsabili del futuro.
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Irene Cecere
Beatrice Salini
Jessica Ferrari
Sofia Roda
Paolo Morlacchini
Alice Lombardelli
Beatrice Chiroli
Riccardo Chiroli
Per il futuro del nostro Appennino ci vuole la presenza umana che lo sa riconoscere
Dopo la scuola
Quel grosso punto interrogativo chiamato lavoro di DANIELA STUARDO JETMIRA PJETRI ALESSIA CARRESCIA E JESSICA RISO
a società è formata anche da molti giovani come noi con tanti sogni, ma poche possibilità di realizzarli. Il futuro è, dunque, un gran punto di domanda: che fine faranno i nostri sogni? Purtroppo, siamo consapevoli di dover fare i conti con la realtà accontentandoci di ciò che la società ci mette a disposizione. Il futuro lo subiremo o lo creeremo? Giorno per giorno ci accorgiamo che per andare avanti c’è bisogno di basi solide. I giovani tra i banchi di scuola continuano a sognare un futuro rose e fiori fatto di un bel lavoro e un adeguato stipendio, ma appena comincia ad avvicinarsi il traguardo del diploma tutto sfuma e si inizia a confrontarsi con il mondo esterno che per certi versi è meno protetto ed ovattato di quello scolastico. Le opportunità di lavoro che ci si presentano sono limitate e molte volte non corrispondono alle nostre aspirazioni e ai nostri studi. C’è una piccola percentuale di ragazzi, però, che grazie a conoscenze di famiglia e a denaro speso "bene" riescono a costruirsi il futuro a loro piacimento; e chi non ha queste possibilità? Secondo la costituzione italiana, il lavoro è un diritto e lo Stato dovrebbe fare in modo che fosse realizzabile per tutti. Invece chi non ha conoscenze o un’attività di famiglia, non ha il supporto da parte dei governi che si susseguono, anzi ogni giorno la situazione peggiora. Molte riforme miopi sono state realizzate solo a scopo di fare cassa senza pensare all’avvenire di chi ha una vita davanti. Partendo, ad esempio, dai più piccoli, a cui dal prossimo anno scolastico non verrà lasciata la possibilità di avere più persone accanto ma solo un maestro unico, fino ad arrivare agli adolescenti a cui anche gli istituti professionali che dovrebbero aiutare ad affacciarsi al mondo del lavoro non sono spesso in grado di contribuire al loro futuro favorendone l’inserimento lavorativo. Il problema fondamentale, soprattutto in un momento di crisi come questo, rimane quello della scarsità di fondi. La scuola rischia sempre di essere la vittima sacrificale per interessi politici e personali che guardano solo al risultato di bilancio senza preoccuparsi del futuro del nostro paese. In fondo, perché politici così anziani, di cui molti ultrasettantenni, dovrebbero preoccuparsi del futuro? Contemporaneamente, però, continua la critica a noi giovani riguardo la nostra presunta ignoranza, senza che si faccia nulla per cambiare le cose se non diminuire i fondi all’istruzione. Di certo una riforma migliorativa è necessaria ma non siamo sicure che le ultime siano tali… Dopo la scuola, inoltre, anche ammettendo di riuscire a trovare un lavoro, si ha a che fare con troppi contratti a breve termine che rendono difficile mantenere se stessi, figuriamoci dare basi sicure su cui fondare e crescere una famiglia. Diventa difficile progettare, specie a lungo termine, e si rischia di accontentarsi o essere costretti di vivere alla giornata. Infatti, una delle paure che più ci affligge è quella di non poterci assicurare una vita dignitosa, oltre alla quasi certezza di dover rinunciare a realizzare i nostri ideali per colpe non nostre.
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Calimero Istituto Casali
di CARLO DEVOTI*
a mia riflessione - sul presente e del futuro della nostra montagna - non può che partire dal passato, periodo in cui le nostre montagne erano talmente popolate da costringere parti della popolazione alla emigrazione. Il presente invece vede la popolazione residente in continuo calo, una tendenza che sembra non invertire la rotta e tutto ciò nonostante i principali servizi sociali siano garantiti anche se con qualche difficoltà. Tutto ciò porta e porterà sempre di più il nostro Governo a ridurre i costi dei servizi sociali, cosa che sta già avvenendo e che è ancora più giustificata dal periodo di recessione economica che stiamo attraversando. Tutto si gioca dunque su una politica abitativa che riporti sulle nostre montagne la presenza umana e non solo quella residente ma anche quella villeggiante, quella turistica, quella occasionale. Per realizzare ciò è necessario anzitutto partire dall’essenziale e l’essenziale è bene filtrarlo anche con gli occhi di tutti coloro che per vari motivi scelgono la nostra montagna come luogo di incontro. Fra questi e non ultimo c’è quella popolazione variegata del mondo che ogni anno ci fa visita in occasione del nostro
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Rafforzare l’identità della gente di montagna Festival a Ferriere. Si tratta di occhi importanti, di occhi attenti, occhi disincantati, occhi di artisti abituati a cogliere il particolare, l’essenziale appunto. (Ricordo con che attenzione la Barilla indagava con un suo staff di esperti sui gusti dei giovani allievi che allora partecipavano alla Scuola di Sport). Per loro l’essenziale non è solo l’opportunità di incontro e scambio, di divertimento ma è anche l’ambulanza quando, in occasione di qualche disagio devono scendere a Piacenza, è il medico che presta le prime cure, è lo spirito di accoglienza, i sorrisi e gli applausi a riconoscimento del loro valore e di cui si
sentono circondati e che li fanno sentire come a casa loro. E’ anche l’ambiente naturale che li circonda, fatto di aria e di acqua buona, di tanto verde, di sentieri accessibili grazie ai quali possono raggiungere vette da cui rimirare incantevoli panorami che invitano a respiri profondi. Ecco di cosa ha bisogno la nostra montagna: di una presenza umana che la sa riconoscere, che sa utilizzare al meglio le proprie peculiarità, la propria vocazione naturale. Non si tratta di un turismo povero, come spesso mi sento dire, ma di turismo veramente ricco perché rispettoso, acculturato, perché attento a soddisfare i bisogni che, pur soffocati dalle miriadi di messaggi pubblicitari, tendono e tenderanno sempre più a venire a galla anche a seguito di una recessione economica a cui dovremo gradualmente abituarci. Quali sono, a questo punto, gli o-
stacoli che si frappongono ad un rilancio così inteso della nostra montagna? A mio avviso i principali ostacoli siamo noi montanari che da una parte stiamo perdendo la nostra identità, le nostre radici per rincorrere tutti quegli pseudo bisogni, quelle pseudo comodità che spesso confondiamo con ricchezza. La mancanza di identità ci porta all’insicurezza e dunque alla chiusura verso quelle forme di accoglienza aperte ad una diversità di presenza umana sul nostro territorio. Quella mancanza di identità che ci porta a provare fastidio quando altra gente ce la mostra con molto orgoglio, con molta sicurezza come spesso ci capita di vedere in occasione degli incontri con i giovani artisti stranieri ospiti del nostro Festival. Mi sembra anche di cogliere il fastidio che spesso proviamo quando vediamo gli altri, gli stranieri che sanno vedere, riconoscere ed apprezzare tutto ciò di cui noi abbiamo perso il gusto. Dovremmo dunque interrogarci di più, riflettere di più a mente aperta, onestamente, su quei limiti che ci hanno portato a perdere di vista le peculiarità, le vere risorse della nostra montagna e questo anche approfittando di quegli occhi e di quei cuori "diversi" che ci vengono a fare visita. E’ questo il motivo per cui ogni anno mi impegno ad organizzare il Festival sulle nostre montagne, è questo il motivo per cui da anni propongo il nostro Appennino come sede ideale di incontro della migliore gioventù del mondo. Sono infatti convinto che è soprattutto dalla presenza di "stranieri" sul nostro territorio che ci possono derivare tutti quegli stimoli positivi che ci daranno la forza di riqualificare, ripensare, riconsiderare passo dopo passo tutte quelle vere risorse sociali, culturali, economiche di cui eravamo e siamo dotati e tutto questo a garanzia del futuro della nostra montagna.
Andrea Fanzini
Flavio Villa
Giulia 6 anni
Sofia 5 anni
Francesca Oddi
*Direttore Casa Montagna Valnure di Ferriere
Fabio Mutti
Valorizzare le eccellenze
L’agricoltura piacentina sappia rinnovarsi senza rinunciare alla tradizione di HODA KHALEF e ALESSANDRA SERENA
uest’anno tra i corridoi del Marcora tira aria di novità. La classe 4ª A ha partecipato ad uno stage di due settimane, presso aziende agro alimentari presenti sul nostro territorio. È un’attività compresa nel percorso scuola-lavoro che ci permette di confrontarci con la realtà occupazionale piacentina, mettere alla prova le competenze acquisite a scuola e capire se il settore agricolo potrà avere sbocchi adeguati alle nostre aspettative future. Sotto la supervisione della nostra tutor: professoressa Maria LodovicaToma , siamo stati ospitati in varie aziende: agricole, zootecniche, vitivinicole, agriturismi, salumifici ed abbiamo sperimentato molteplici attività. Quest’ esperienza ci ha permesso di conoscere persone competenti e disponibili che ci hanno aiutato in questo percorso. Ad alcuni di loro abbiamo chiesto cosa pensano del futuro dell’agricoltura piacentina. «La nostra terra è fruttifera, infatti posse-
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diamo i migliori prodotti alimentari internazionali (vini D.O.C., salumi D.O.P., Grana Padano). Il segreto consiste nel valorizzarli», sostengono Piera e Roberto Gennari, rispettivamente di 36 e 43 anni, dipendente e imprenditore dell’azienda vitivinicola "Fratelli Gennari". Sono dello stesso parere i fratelli Giuseppe, Andrea ed Enrico Grilli, proprietari dell’azienda zootecnica "Formigaro", ma si ritengono preoccupati del ribasso dei prezzi di questo ultimo anno e della crisi gravissima a livello mondiale in tutti i settori. Elia Curtarelli, amministratore dell’azienda zootecnica "Ballini" rivela il suo pensiero in queste parole: «Il futuro dell’agricoltura sarà molto condizionato dalle direttive europee e vedrà avvantaggiato il settore zootecnico». Si ritengono poco ottimisti verso il futuro dell’agricoltura Luigi Leccacorvi e Manuel Ferri, entrambi operatori in aziende vitivinicole site nel comune di Castell’Arquato. Prospettive non troppo rosee prevedono anche Gabriele Rossi, operatore agricolo
della ditta "Mirillo-Poi" di Mercore di Besenzone e Marco Segalini della società agricola "Sesenna" di Bacedasco, che deunciano la scarsità di investimenti da parte dello Stato nel settore primario. Gianpietro Bisagni, 42 anni, agricoltore dell’Agriturismo Battibue, afferma che «Gli ultimi anni hanno profondamente mutato le mie aspettative, in azienda la parte "agricola" ha lasciato molto spazio alla parte agrituristica in un’ottica di diversificazione che consenta una maggiore redditività aziendale. Mantenendo un trend che va avanti da molti anni le aziende agricole saranno nel prossimo futuro costrette a diminuire in numero e ad accorparsi. Resta però inteso che la qualità e le produzioni italiane sono tra le migliori al mondo e con tali premesse un margine di premialità esisterà sempre, ma solo per chi riuscirà ad andarlo a cercare». Dal produttore al commerciante, abbiamo sentito il parere di Stefano Rossi, 43 anni, responsabile di produzione al salumificio "La Rocca" di Fiorenzuola: «L’agro alimentare pia-
centino è costituito per lo più da imprese che fanno prodotti d’altissima qualità. Il problema dei piacentini è che finora non sono stati capaci di far conoscere e promuovere la qualità dei loro prodotti. Il futuro del produttore agro-alimentare piacentino sarà premiato dalla capacità di unire associazioni e consorzi (salumi, vini, formaggi) al fine di creare una forza che consenta di comunicare e promuovere i nostri prodotti in Italia e all’estero. Se riusciremo a fare questo, penso che la provincia di Piacenza possa avere ampi margini di miglioramento». Noi, giovani del Marcora, non vogliamo credere che la situazione agro alimentare piacentina sia critica, ci piace pensare positivo: la nostra esperienza lavorativa dimostra che il settore dell’agricoltura consente di effettuare attività interessanti, di conoscere l’ambiente che ci circonda e di instaurare rapportiti interpersonali duraturi e costruttivi. Pensiamo che l’agricoltura piacentina abbia tutte le caratteristiche adatte: dai prodotti, agli operatori, alle tecnologie impiegate nel settore per uno sviluppo che le consenta di inserirsi in un contesto commerciale a livello mondiale. Obiettivo Terra Ipaas Marcora Cortemaggiore
Giulia Lusardi
Diana Sprega
Stefano Civardi
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Margherita Gazzola
Ragazzi e potere
Fermi ad aspettare i tempi lunghi di un ricambio di FRANCESCA
l binomio giovani-futuro è un classico. Tutti sono convinti che la nuova generazione abbia le idee chiare su quale sia il proprio avvenire, la propria strada da intraprendere nella vita privata e professionale, e su come cambiare o migliorare il territorio in cui vive. In realtà le idee sono molto confuse come confusa è la società odierna. Attualmente infatti viviamo in un contesto sociale difficile: pur essendo una società fortemente industrializzata e globalizzata, essa presenta sempre più difficoltà sia a livello economico-lavorativo che sociale. La frenesia di ogni giorno e lo stress che ci portiamo dietro ci impediscono di fermarci a riflettere a cosa porterà tutto questo? Proviamo a rispondere a questa domanda. Molti giovani non sanno cosa sia il futuro, non lo prendono nemmeno in considerazione poiché la situazione è talmente grave che nessuno si aspetta qualcosa dal domani. Esso infatti viene visto dalla maggior parte come un vicolo buio che bisogna percorrere ma che non si sa dove porterà e dove ci si lascia trascinare dalle situazioni della vita. Come si fa a pensare a un futuro roseo se ogni giorno guardando la tv o leggendo i giornali ci si sente dire che non c’è lavoro, che molti laureati sono disoccupati, che è difficilissimo entrare nel mondo lavorativo senza le raccomandazioni? Su questa base è difficile immaginarsi quale sarà il proprio avvenire ma possiamo sempre sapere quali sono le nostre aspettative e cosa vorremmo che finalmente cambiasse. Parlando in particolare di Piacenza, il territorio in cui vivo, mi aspetto che questa in futuro diventi una città più grande e più importante poiché ultimamente è stata un po’ dimenticata e non viene presa abbastanza in considerazione. Inoltre sotto molti aspetti è ancora una città vecchio stampo e alcune volte anche un po’ chiusa. Il mio desiderio per il futuro è che essa sia in grado di aprirsi sempre di più e di creare avvenimenti interessanti e divertenti. Mi piacerebbe vedere Piacenza guidata da giovani, coscienti delle problematiche giovanili, che vadano incontro ai ragazzi organizzando avvenimenti e incontri in cui essi stessi sono i protagonisti. Penso sia proprio ora che gli adulti permettano ai giovani di crearsi una propria esperienza partecipando attivamente alla vita sociale e proponendo progetti.
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La Pulce Istituto Colombini
Nicole 4 anni
Monica Prazzoli
Riccardo Bernazzani
Alex Questi
Manuel Ottola
Nicholas Ottola
Alessia Braghieri
Il sogno di una città felice con i bambini e le bambine che giocano in un centro storico senza auto di DANIELE NOVARA
iù di 10 anni fa scrissi un libro sull’educazione al futuro, forse l’unico del genere nella bibliografia pedagogica italiana. Nel concetto di futuro vi trovavo la possibilità che i ragazzi potessero staccarsi dall’ovvio, dal banale e dallo scontato e scoprire nella distanza e in un certo "estraniamento" la possibilità di vedere le cose da un altro punto di vista, forse più autentico. La lontananza rivela ciò che l’eccesso di vicinanza preclude. Inventai tutta una serie di giochi e attività didattiche come ad esempio presentare la propria città a un visitatore extraterrestre, far finta di essere archeologi nel 2500 trovando reperti della nostra epoca... Insomma guardare al presente in un’ottica futura e mettere alla gogna i tanti vizi della consuetudine. Nei laboratori che realizzammo in giro per l’Italia, i ragazzi e le ragazze si divertirono moltissimo. Provo a fare lo stesso con Piacenza e mi chiedo: fra 30 anni cosa vorrei non ci fosse più? Scelgo i desideri più urgenti: lo smog che d’inverno soffoca il respiro; il complesso di inferiorità dei piacentini; i bambini davanti alla tv troppe ore al giorno; i SUV e consimili nel centro storico; i pedoni e i ciclisti investiti dalle auto; i cassonetti dei rifiuti sui marciapiedi; il muro delle vecchie carceri e i capannoni sulla via Emilia; la sede dell’Enel di fronte a Palazzo Farnese e l’autostrada a ridosso della città; le scorie nucleari a Caorso e i caccia-bombar-
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Un Museo della pace sulle aree militari dieri Tornado a San Damiano. Decidere cosa non si vuole è già un modo per desiderare qualcosa di diverso. Poi occorre un progetto. Allora faccio come i bambini: il gioco del vorrei! Che tornasse a Piacenza Ritratto di Signora di Gustav Klimt impunemente rubato nel ’97 proprio quando ero consigliere comunale e, tanto che ci siamo, che tornasse a Piacenza anche la Madonna Sistina di Raffaello e insieme all’Antonello da Messina e al Botticelli si mettesse insieme una mostra da far invidia a Firenze. Poi vorrei che un bel pezzo di aree militari fosse destinato all’educazione permanente per la pace nel rispetto dell’articolo 11 della nostra Costituzione e che questo Museo della pace ci ricordasse che siamo stati una città militare - e non è un bel ricordo! Vorrei che i bambini e le bambine potessero giocare in tutto il centro storico perché le auto non vi entrano più, solo bici e mezzi pubblici a propellente ecologico. E poi vorrei che tanti visitatori venissero a Piacenza, accolti con generosità e allegria dai nostri concittadini e al ritorno nelle loro case potesse-
ro davvero pensare che Piacenza merita questo nome tanto la gente é piacevole, aperta e sorridente. Torno col pensiero al libro. Nella seconda parte proponevo attività riguardanti l’immaginare il futuro stesso. Fra queste la linea del tempo. Un grafico dove una linea orizzontale segue alcuni eventi storici del passato e poi si divide in due tronconi: il futuro desiderato e il futuro probabile. Ossia il classico conflitto fra sogno e possibile, fra immaginazione e necessità. Decido stavolta di correre un rischio e di riunificare le due linee provando a far coincidere il desiderio con il realismo e scommettere su un vero e profondo cambiamento di Piacenza. E allora vedo questo: che Piacenza diventa un’eccellenza nazionale nel modello di integrazione tra piacentini e stranieri, consentendo a tutti di lavorare e di rispettarsi a partire dai bambini ben accolti nelle scuole, aiutati dai compagni nell’apprendimento e che addirittura diventa la prima città italiana ad avere un Sindaco di origine straniera; che Piacenza sente come sua la scritta posta accanto ai cartelli stradali A sostegno dei bambini e addirittura questi cartelli vengono
cambiati scrivendo per favorire la creatività dei bambini diventando un luogo di sperimentazione di nuove forme educative e di sviluppo dell’infanzia; che Piacenza promuove forme di lavoro avanzate senza più le soffocanti gerarchie del passato, dove ognuno può realizzare le sue capacità a partire dai giovani, oggi così mortificati e lasciati in anticamera. Insomma una città felice perché la felicità è il vero diritto che ci manca e perché la felicità produce ricchezza economica ed educativa, nelle relazioni, a tavola, sulle strade, nelle case. Tanti anni fa, proprio qui a Piacenza, Danilo Dolci chiedeva ai ragazzi del Liceo Scientifico: "Qual è il tuo sogno?". Ecco: solo da un sogno comune, da tanti sogni comuni, potrà nascere la vera Piacenza, quella Piacenza ancora addormentata, ma ormai davvero pronta a uno storico risveglio. Per parafrasare Barack Obama, mi piacerebbe svegliarmi un giorno con questa certezza: "Nulla di bello e creativo è impossibile a Piacenza". Più del passato conta la voglia di riscatto, il gusto dell’impossibile che diventa storia.
e i nostri figli dovessero vivere per vedere il prossimo secolo quali cambiamenti vedranno? Che progressi noi avremo compiuto?». Barack Obama conclude il discorso pronunciato dopo l’annuncio della vittoria alle elezioni del 4 novembre 2008, aprendo una nuova prospettiva verso il futuro. L’elezione a presidente degli Stati Uniti d’America di un giovane uomo di colore non può non essere nel mondo attuale che una ventata di novità e (per utilizzare la parola chiave della sua campagna elettorale) di "speranza". Mezzo secolo prima un altro uomo di colore, Martin Luther King, parlava del sogno che aveva e della speranza che lo accompagnava di vedere un giorno la fine del razzismo di colore e della schiavitù dei neri. Ed esattamente novant’anni prima l’Italia usciva vittoriosa dalla Grande Guerra annunciando la conquista di un potere politico-diplomatico tra le grandi potenze europee. Il 4 novembre come data cardine per i cambiamenti futuri: da quelli successivi al 1918 a quelli che probabilmente Obama compirà. Forse la nuova linea americana confermerà l’unilateralismo statunitense e forse ci salverà dalla recessione. Forse. Obama crede di farcela:
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Susanna 11 anni
Andrea 5 anni
Beatrice 15 anni
Nuovi stimoli dagli Stati Uniti di ILARIA MALTONI
Serena Varrucciu
I giovani possono riscrivere la storia se diventeranno costruttori di pace «Questo è il nostro tempo, per mettere le nostre persone al lavoro e aprire le porte delle opportunità ai nostri bambini; per ristabilire la prosperità e promuovere la causa della pace». Il sogno americano che il quarantaquattresimo presidente statunitense ci sta proponendo vorremmo non rimanesse oltreoceano. Il destino europeo è condiviso con gli Stati Uniti d’America a causa di una forte crisi economica, della carenza di posti di lavoro, di una tendenza alla dissoluzione dei valori patriottici. Cosa riserverà il futuro a noi giovani? E’ ovvio che in una società progredita che ci ha abituati ad una certa agiatezza, al diritto all’istruzione, alla possibilità di numerose occasioni di svago, di divertimento, di cultura, le aspettative sono alte. Si spera di avere un lavoro, di poter contare sull’indipendenza economica, di poter raggiungere facilmente i propri obiettivi. Per contro, in un contesto sociale ed economico in rapido cambiamento, nulla è scontato, ed alla luce dei segnali negativi che investono tanti settori, il nostro atteggiamento nei con-
fronti del futuro non può limitarsi a sperare che la situazione migliori. Occorre impegnarsi, essere costruttivi, credere che ciascuno di noi può dare il proprio contributo per uscire dalla crisi, per creare condizioni più favorevoli ad uno sviluppo della nostra società. Pensare al futuro significa costruire il futuro. Indubbiamente governi, forze economiche, globalizzazione, mezzi di comunicazione sono le componenti che tracciano le direttrici del cambiamento, impattando fortemente sull’evoluzione del sistema sociale, ma l’impegno di ciascuno di noi, e soprattutto di noi giovani, può essere importantissimo per creare condizioni migliori, per aprire nuove prospettive, anche per riportare un po’ di certezza in una società sempre più connotata dalla precarietà. Impegno nel mondo della scuola, quello più vicino a noi, ma non solo; un’attenzione verso le problematiche ambientali, le tragedie causate dai tanti conflitti, la fame che sta straziando tanti popoli, la repressione ancora attuata in alcuni paesi, e ancora, e soprattutto, il rispetto delle regole, il
senso civico, la partecipazione costruttiva nelle nostre relazioni quotidiane potranno formare generazioni più attrezzate per vincere le sfide economiche e sociali, per non perdere i valori fondamentali della nostra vita, per salvaguardare la nostra storia e la nostra cultura. Tutto ciò non significa rinunciare ai propri interessi, ai propri divertimenti, significa essere più aperti, più attivi ed anche più creativi, più indipendenti. Questa dovrà essere la forza dei giovani, quella forza che Barack Obama ha saputo infondere nel popolo americano, con la convinzione che la svolta sia possibile. Lo slogan «Yes, we can» ha reso la sua campagna elettorale fortemente incisiva; il suo progetto riformista sostenuto con l’impegno di tutti potrà realizzare il sogno americano. «Vi chiederò di aiutarmi a ricostruire questa nazione: mattone su mattone. Sarò sempre onesto con voi: vi ascolterò, anche se la penseremo diversamente» ha promesso Obama la notte del 5 novembre al Grant Park di Chicago. Le emblematiche parole del nuovo presidente americano lanciano un messaggio alla sua nazione, ma tutti noi potremmo condividerlo. È questa la nuova filosofia del futuro. Il Buco Liceo Scientifico Respighi
Maria Letizia Losi
Stefano Paolo Losi
Valentina Triulzi
I piacentini hanno voglia di migliorarsi di FEDERICA RUGGI
volte chiedendo un po’ in giro di parlare di futuro, si ha la sensazione che si provi una certa insofferenza. Sembra di percepire paura e timore quasi che il contesto nel quale oggi viviamo non ci lasci più alcuna aspettativa. Non so se questo sia l’effetto di un lungo benessere che in questo momento storico sembra scricchiolare di fronte alle sfide del nuovo millennio. Eppure, almeno noi giovani non dovremmo provare questo timore. Altre volte le aspettative per il futuro si traducono un lungo elenco di richieste: più sicurezza, più attrezzature, più divertimento e più ambiente ecc.. In tutte queste richieste sembra però mancare la prospettiva che il futuro lo si costruisce mettendosi in gioco in prima perso-
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Riscoprire la forza della partecipazione per diventare cittadini consapevoli na. Pur non essendo così evidente una grande idea per il futuro, guardando la nostra realtà piacentina si sono mosse e si stanno muovendo diverse cose. La città di Piacenza ha conosciuto un salto di qualità dal 2001 al 2008. Un cambiamento che ha interessato non solo l’aspetto geofisico di Piacenza che è stata abbellita con rotonde, ristrutturazioni edilizie, piste ciclabili oltre che da nuovi centri universitari, di ricerca e innovazione, che hanno contribuito ad innalzare il livello culturale e infrastrutturale della città. Sembra che la crescita qualitativa della città non si fermi: è già stato proposto
dal comune di Piacenza un piano strategico per potenziare maggiormente il settore politico, sociale, comunicativo, tecnologico, economico e ambientale entro il 2020 (al progetto Vision 2020 sono state chiamate a partecipare anche tutte le scuole). Per quanto riguarda i neodiplomati, il fatto che la città si stia muovendo verso orizzonti culturali più aperti e innovativi è sicuramente un vantaggio. La maggior parte degli studenti infatti terminata la scuola superiore si avvia a conseguire la laurea in altre città, soprattutto a Milano, a Pavia e a Parma. Il potenziamento degli studi universi-
tario con la possibilità di frequentare più facoltà universitarie a Piacenza è un notevole arricchimento per la città sotto il profilo culturale e rappresenta un notevole risparmio di risorse e di energie da parte di studenti e famiglie. Per garantire un futuro migliore della città, si cerca di coinvolgere i cittadini in assemblee che permettono loro di esprimere il proprio giudizio sulla situazione della provincia o perlomeno di tenersi aggiornati sui cambiamenti a cui si va incontro. A mio parere questa iniziativa permette di realizzare al meglio le aspettative che i piacentini hanno, proprio perché si può contare sul loro appoggio. Nella nostra città si stanno moltiplicando iniziative culturali di notevole spessore; l’ultima in ordine di tempo è quella del Festival del diritto. Tra le iniziative promosse a Piacenza ritengo im-
portante anche quella dei Mercoledì della Scienza, organizzata dalla mia scuola (Liceo Respighi) che da circa quindici anni porta nella nostra città i più importanti matematici e ricercatori del mondo scientifico. Queste attività sono fondamentali per gettare le basi di un futuro in cui le persone devono sentirsi sempre più coinvolte e responsabili per la propria crescita personale e per lo sviluppo culturale della nostra società. La mia convinzione è che se avremo il coraggio di potenziare le iniziative intraprese e farle diventare sempre più patrimonio di tutti sapremo rispondere alle grandi sfide del nuovo millennio. Il futuro della città è nelle nostre mani, occorre che ognuno di noi si assuma la responsabilità di questo. Il Buco Liceo Scientifico Respighi
LIBERTÀ
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PROGRESS Modena
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presenta... l’intera collezione
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Novembre aperto domenica pomeriggio
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Francesca Balletti
Verso il domani
Noi, confusi fra la paura e la speranza di LUCREZIA REPETTI
iacenza è una città non molto grande. Non offre tanto sia per quanto riguarda il mondo lavorativo, sia riguardo ai divertimenti per noi giovani. Vedendo come si sta trasformando, Piacenza fra vent’anni sarà ricoperta di palazzi e di enormi edifici. Il poco verde che c’è sarà eliminato per dar spazio ad abitazioni, dato che la popolazione sarà in continuo aumento. I giovani in questo periodo riescono a trovare lavoro soprattutto nelle grandi città (ad esempio a Milano) perché offrono loro maggiori opportunità professionali. A causa di questa concorrenza si spera, comunque, che a Piacenza vengano attuati “piani di miglioramento”, in modo tale che posa diventare un “nome” nel mondo del lavoro. Purtroppo l’economia è in grave crisi ovunque, quindi si è molto restii nel credere in un miglioramento della realtà piacentina. Per quanto riguarda la nostra scuola, mi riferisco all’Istituto tecnico, riteniamo che essa ci dia una buona preparazione a livello lavorativo anche se si potrebbero realizzare più incontri/progetti con le aziende, in modo tale che per noi risulti poi più semplice rapportarci con le imprese. L’ISII è una scuola che ci fa crescere professionalmente; i professori spiegano, cercando di farci capire come sarà il mondo lavorativo e questo ci invoglia a svolgere i nostri compiti nel migliore dei modi. Questo aspetto non è particolarmente presente nelle altre scuole: sentendo le testimonianze di ragazzi a noi vicine, abbiamo appurato che il rapporto con le aziende viene spesso trascurato. Si spera che questo aspetto, anche nelle altre scuole, venga rivalutato, in modo che nessun ragazzo abbia grandi difficoltà nel proprio futuro lavorativo. Certo il salto scuola - lavoro non sarà semplice, ma se un individuo ha alle spalle le conoscenze e le competenze fondamentali, il passaggio risulterà più semplice.
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Lorenzo Cornia
Marco Balletti
Beatrice Tramelli
Lorenzo Tramelli
Aurora Rosi
Tommy Lambri
ISTRUZIONE / Investire in qualità per valorizzare le eccellenze di ANDREA BERTUZZI
na riflessione sul futuro deve inevitabilmente muovere da alcuni interrogativi fondamentali, ai quali risulta forse difficile trovare una risposta rassicurante e persuasiva: Come si ripercuoteranno su di noi i repentini cambiamenti che stanno interessando il nostro Paese? A quali stili di vita, a chi e a che cosa ci dovremo adeguare? Quali nuove opportunità di lavoro ci verranno proposte? Come evolverà l’industria, da sempre il settore di spicco del nostro territorio? Una prima risposta può venire da una frase di Giorgio Angelo Livraga: «Non potremmo in alcun modo capire il futuro se non tenessimo conto del passato». Noi siamo la nostra storia, il passato dà spessore al presente e ci orienta consapevolmente verso nuove mete. Per fare previsioni, o meglio supposizioni, è dunque necessario osservare ciò che la storia ci ha già insegnato e analizzare con attenzione il mondo che ci circonda. E chi meglio di un esperto della scuola e insieme del territorio può fornire qualche indicazione? Sergio Fontanella, ingegnere aeronautico, docente di Disegno e Progettazione dell’ISII Marconi, da sempre a contatto con le giovani menti che costruiranno la società di domani, afferma: «Rispetto a ieri, riscontro nei giovani una mancanza generale del senso di responsabilità e una sempre
U
La scuola sia locomotiva del rinnovamento più netta spaccatura tra i ragazzi che hanno volontà d’apprendere e quelli che continuano gli studi per inerzia, demotivati anche dalla coscienza di andare a svolgere quasi sicuramente mansioni di livello inferiore alla preparazione raggiunta. Per fare un esempio nel settore tecnico, i periti vengono impiegati spesso come operai, quando in passato erano chiamati a svolgere incarichi di maggior responsabilità». Verrebbe spontaneo domandarsi perché rimanere relegati a questa morta gora e non tentare su altri fronti. «Questa - continua Fontanella - è proprio una delle cause della fuga dei cervelli all’estero. Si tratta però di una scelta, non di un’imposizione: qui a Piacenza, polo della meccatronica, vengono offerti ancora sbocchi professionali interessanti». Le parole del docente inducono ad alcune riflessioni. Proprio dalla scuola deve partire lo slancio per il rinnovamento: al di là delle polemiche suscitate dalla nuova riforma, la scuola resta ancora la prima palestra del sapere consapevolmente costruito, il banco di prova delle proprie capacità, la sfida a superare se stessi nella competizione e nel confronto, insomma l’allenamento necessario alla vita e al lavoro. Valori importanti soprattutto per un I-
stituto tecnico che, per sua stessa natura, è aperto all’innovazione ed è in costante dialogo con il mondo dell’industria. Viviamo in una città dove la meccatronica, fiore all’occhiello dell’imprenditoria locale, ha raggiunto livelli di eccellenza tecnologica ed è in grado di competere addirittura con altre aziende di calibro mondiale. È logico penasre che la tecnologia giocherà un ruolo importantissimo nel futuro: ormai siamo figli della tecnologia e di tecnologia viviamo, ci nutriamo, ci circondiamo. I tecnici che la scuola forma e fa crescere saranno, dunque, i protagonisti principali del prossimo futuro. D’altra parte il mondo dell’industria deve necessariamente fare i conti con la realtà economica, essere sempre pronto alle nuove sfide. Dice l’ingegner Gabriele Gasperini, vicepresidente di Confindustria Piacenza e presidente dell’MCM: «La crisi economia che stiamo attraversando, fortunatamente, non ha ancora influito in misura sensibile sull’industria; per il momento riguarda le banche. Sono lievemente diminuiti gli ordini. C’è più cautela, pochi acquistano, tutti sono in attesa di una maggiore solidità finanziaria. L’attesa, in uno scenario simile, è purtroppo l’uni-
Hell ISII Tecnico Marconi
ca arma, in quanto è impossibile prevedere quel che accadrà. Per questo l’industria piacentina è in una fase di stallo». Su cosa dovranno puntare le aziende per essere competitive sul mercato e uscire dalla crisi? «Indubbiamente si dovrà puntare alla qualità più che alla quantità: nel caso della mia azienda, tecnologia e precisione. Il motivo di tutto questo è molto semplice: non possiamo competere, a livello di quantità, con Paesi asiatici o dell’Est europeo dove la manodopera è molto meno cara». Quindi, chi andrà a lavorare nell’industria, dovrà essere tecnologicamente attrezzato e preparato. La Piacenza di domani richiederà un vastissimo bagaglio culturale per riuscire a reggere la spietata concorrenza della globalizzazione. La società vedrà accentuarsi il solco fra chi ha spirito e mezzi competitivi e i perdenti, gli esclusi, che non sapranno investire nelle competenze e nel rinnovamento. Viviamo in una società cosmopolita, ma nonostante ciò spesso non siamo aperti al dialogo con le altre culture. Uno dei punti di forza del piacentino, però, sta nella sua mentalità. Una mentalità fortemente legata al territorio, ma attenta anche al mondo. Questa attitudine giocherà un ruolo fondamentale nel futuro che dovrà continuamente fare i conti con la globalizzazione. La Piacenza di domani sarà un fertile terreno per la tecnologia avanzata e aprirà nuovi orizzonti sull’innovazione, e proprio nelle doti della sua gente tenace, operosa, intuitiva, geniale, troverà la forza di vincere le sfide dei nuovi decenni. Di conseguenza ognuno di noi dovrà attrezzarsi per riuscire a realizzare i propri obiettivi: "Tutti dovremmo preoccuparci del futuro, perchè là dobbiamo passare il resto della nostra vita". (Charles Kettering)
difficile per noi giovani pensare al futuro senza chiederci quale potrebbe essere il nostro ruolo: dove saremo? Cosa faremo? Abbiamo svolto una piccola indagine all’interno della nostra classe, non prima però di aver analizzato le recenti analisi dell’Assessorato alla formazione della Provincia, relative alle condizioni dei diplomati al Mattei nel 2003, rilevate a due anni dall’esame di maturità. Dei ragazzi dell’istituto professionale, a due anni dal diploma, la totalità lavora. Per i diplomati in ragioneria, il 79% lavora. Chi lavora per il 43% percepisce una retribuzione mensile tra gli 800 e i 1000 euro, ma c’è anche chi (il 24%) arriva ai 1200. Il 53% lavorano a Fiorenzuola. Chi si è formato negli istituti tecnici riesce anche a trovare lavoro, in alternativa, in Valdarda e a Piacenza, ma chi proseguirà gli studi, alla fine della laurea, avrà più difficoltà a trovare un’occupazione e sarà costretto al pendolarismo (come mostrano alcune indagini promosse dal Comune con l’Università Cattolica). Tornando alla ricerca della Provincia, si rileva come gli studenti del
E’
Giulia Zerbin
Greta 3 anni
Alex 2 mesi
Nicole Manfredi
Amalia Vegua Tranchese
Hell ISII Tecnico Marconi
Josue Zambrano
Opportunità e strategie territoriali di CARPE DIEM
Irina Shyti
Affascinati da ciò che sarà ma intimoriti dall’avvenire incerto liceo, una volta diplomati, scelgano in massa di proseguire gli studi. Le facoltà preferite sono ingegneria (24%), economia (26%), giurisprudenza (14%). La collocazione geografica della nostra vallata influisce sulla destinazione: il 64% sceglie l’ateneo di Parma, ma anche Piacenza è ben rappresentata, con il 17%, grazie alla Cattolica e al “nostro” Politecnico che riteniamo essere una sede strategica. Molte le domande che assillano i giovani: i ragazzi intervistati hanno preferito proseguire gli studi oppure entrare nel mondo del lavoro? Chi ha intrapreso una carriera lavorativa che tipo di occupazione ha trovato? E’ stata coerente con il percorso di studi? Quali fattori hanno contribuito alla scelta dell’indirizzo universitario? I ragazzi hanno scelto città più vicine alla Valdarda o sono stati disposti ad allontanarsi da casa? In un dibattito in classe abbiamo riproposto alcune di queste domande. Alcuni, come Camilla e Giulia, ritengono che studiare all’estero sia una possibilità in grado di offrire loro
grandi opportunità formative, garantendo così maggiori sbocchi nel mondo del lavoro. Tuttavia solo tre persone su venti vorrebbero affrontare una tale esperienza; il resto della classe è più propenso a restare in Italia. Anche in questo caso le posizioni sono però divergenti: alcuni intendono rimanere in una zona non troppo distante da casa, raggiungibile con mezzi pubblici mentre altri andrebbero volentieri a vivere in modo indipendente affrontando così una nuova esperienza di vita. Stefano, ad esempio, è tra coloro che non intendono allontanarsi troppo per non abbandonare di colpo la propria quotidianità costituita da famiglia, amici, gruppo sportivo. Diana invece intende trasferirsi a Bologna perché dopo aver consultato i programmi della facoltà di suo interesse, ha reputato che quella fosse la più vicina ai suoi desideri; ritiene anche di poter trovare maggiori agganci lavorativi e che sia giunto per lei il momento di imparare a vivere da sola. Abbiamo toccato anche l’aspetto
economico chiedendoci se fosse meglio scegliere in base al vero interesse o a un presunto guadagno: Elia, osservando le esperienze di persone a lui vicine si è convinto che riesca meglio, sia nello studio che nel lavoro, chi effettua una scelta in base alle proprie attitudini. Marco aggiunge che bisogna comunque tenere in conto che a volte anche una laurea conseguita in un ambito che sembrava offrire molte opportunità non garantisce al cento per cento un impiego immediato nel campo in questione. Dario fa presente che è possibile inserirsi nei canali lavorativi familiari, qualora esistenti, ed improntare il proprio indirizzo universitario a questa finalità. Fabrizio, dal canto suo, ammette che nella sua scelta futura influiranno in maniera preponderante le prospettive occupazionali e di guadagno garantite dal corso di studi. Ad altri piacerebbe spostarsi ma sono impossibilitati dai voleri dei genitori che impongono una scelta indirizzata verso una carriera im-
portante senza tener conto delle vere aspirazioni dei figli, o anche da impedimenti di carattere economico. Ci sono inoltre ragazzi che realizzeranno i sogni della propria infanzia, come Federica che finalmente avrà la possibilità di diventare farmacista. Ma noi studenti siamo informati adeguatamente riguardo alle offerte del mondo universitario a cui ci affacceremo tra pochi mesi? La risposta è no. Ci sentiamo poco informati e non crediamo di avere dati a sufficienza per poter maturare una scelta sicura e consapevole. Soprattutto non sappiamo quali offerte occupazionali concrete siano disponibili nel nostro territorio una volta conseguita la laurea. Tirando le somme possiamo affermare che abbiamo idee abbastanza chiare sulle nostre aspirazioni, ma non sappiamo ancora come tradurle in concreto poiché non crediamo di possedere sufficienti nozioni. "Il futuro affascina ma intimorisce". Questa frase di Fulvio è emblematica. Tuttavia non vogliamo farci spaventare troppo da ciò che ci aspetta, ma buttarci con entusiasmo nel nostro avvenire. Istituto Mattei di Fiorenzuola
Arianna Venturin
Erika Zambianchi
Francesca Veneziani
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Mirko Bellabarba
Scenari
Per i giovani il domani è già cominciato di NICOLA PARABOSCHI
oi giovani siamo il futuro. Può non piacere, ci si può non pensare o non rendersene conto ma il futuro siamo noi. E’ arrivato il nostro turno: dobbiamo afferrare il testimone e continuare a correre nella maratona della vita e del progresso. Per conoscere il futuro non è sufficiente rivolgersi ad una chiromante o un predicatore, sperando che ci venga data una soluzione dei problemi che ci affliggeranno; possiamo agire solo con la volontà di migliorare senza guardarci troppo indietro, proiettandoci verso l’avvenire e costruirlo, o accettarlo, per quello che sarà. Oramai, per molti di noi, sono giunte al termine le diverse fasi di passaggio verso la vita adulta che rendono impervie le nostre scelte: arriva per tutti il momento di crescere lasciando nel passato eccessi da teenager e pensare in modo serio al futuro, alla nostra vita ed alla realtà che ci circonda. Potremo costruire una politica diversa magari esprimendo idee innovative e impegnandoci direttamente per migliorare ed aiutare il nostro Bel Paese. Oppure sarà l’Europa a compiere il più grande passo evolutivo, allargando sempre di più i suoi obiettivi per portare pace e benessere nelle nazioni alleate e non. Parlando delle imprese, chissà se ci sarà una rivincita da parte dei piccoli privati o se questi saranno schiacciati dalle imprese mastodontiche. Il mercato dell’abbigliamento, poi, potrebbe evolversi al punto tale da sfornare abiti in puro stile Star Trek e farci andare in giro su auto abbinate, sempre più tecnologiche ed in grado di "capire" tutti i pericoli, reagendo di conseguenza senza che il pilota debba far nulla, con linee e design presi in prestito da vari film di fantascienza. Nel futuro troveranno i loro spazi pure i distributori automatici: è di recente moda, soprattutto in Giappone e in Usa, il loro utilizzo per molti oggetti come libri, videogame, film... Magari nell’attesa di poter prendere "l’autobus aereo" ci ritroveremo ad acquistare scarpe nuove, cappelli e souvenir per il viaggio evitando il disturbo di fare shopping. E chissà che insieme alla possibilità di teletrasportarci da un posto all’altro, non venga inventato pure un chip o una medicina per "restare sulla dritta via". Sarà appunto la tecnologia che ci permetterà di realizzare molte ambizioni e piccoli desideri; ad esempio è già in corso il progetto di un traduttore per gli animali: molti di noi, almeno una volta nella vita, avranno desiderato di sapere cosa ci stia dicendo il nostro fedele amico animale. Ma non si deve scordare una cosa molto importante nel nostro futuro: l’informazione. Saremo noi i cronisti del nostro futuro: studiare per poter avere idee nuove con le quali affrontare dibattiti, sostenere argomentazioni e divulgare informazioni attraverso i media è e resterà un impegno costante per la nostra società e per il nostro avvenire. Qualunque sia però il nostro futuro forse è meglio non conoscerlo del tutto, perché la vita è bella in quanto imprevedibile, ma soprattutto non dobbiamo scordarci che, anche se possiamo evolverci all’infinito, ci saranno sempre i sentimenti: quelli non muteranno mai.
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Obiettivo Terra Istituto Marcora di Cortemaggiore
Alice 14 mesi
Martina Barabasci
Mattia Tiozzo
Gloria Gastaldi
Evelina Pezza
Francesca Lombardelli
Alessandro Tassi
ISTRUZIONE / Si può diventare competitivi riducendo gli investimenti? di DAVIDE POCHINTESTA
on il voto al senato della Repubblica, il 29 ottobre, è entrata in vigore la riforma della scuola, voluta da tutto il governo per portare ad un’innovazione l’intero sistema dell’istruzione. Infatti, la premessa che si trova alla base di tutto questo, è legata ad una visione della scuola come luogo non più in grado di educare, di fornire valori solidi e duraturi. Probabilmente molte di queste critiche dipendono dai recenti episodi di bullismo, di violenza verso i più deboli (primi su tutti i portatori di handicap) e di non rispetto delle figure di maggiore autorità, quali i presidi, gli insegnanti e i collaboratori scolastici. La riforma del ministro Gelmini, perciò, mira ad un notevole cambiamento di gran parte delle strutture educative esistenti e si apre, con una veduta molto ampia, a sottolineare determinati valori dell’Italia e dell’Europa moderna. Il primo provvedimento, voluto soprattutto dalle denunce dell’opinione pubblica, prevede l’inserimento del famoso "5 in condotta", e, cioè, della possibilità per gli insegnanti di non ammettere uno studente alla classe successiva, se quest’ultimo persiste in comportamenti lesivi e offensivi verso i compagni o i do-
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Malgrado la Gelmini sogniamo la California centi. Un’altra novità, introdotta non tanto dalla riforma, ma dalla finanziaria, è il taglio dei finanziamenti pubblici, corrispondente a circa 8 miliardi di euro in tre anni. Per il futuro, però, sono attese ulteriori innovazioni, le quali alimentano diverse critiche e preoccupazioni da parte di tutto il corpo docenti e dagli alunni stessi. Infatti si prevede l’abolizione di greco e latino in alcuni licei, sostituiti da un potenziamento delle lingue straniere, voluto principalmente per sottolineare e consolidare il senso di appartenenza alla comunità europea. Tale aspetto, però, è orientato alla rovina e deturpazione delle nostre radici, nonché alla cancellazione di un potente mezzo per lo sviluppo della mente di ognuno. Altra innovazione, altra protesta: la legge 133, quella sull’università, prevede da un lato il taglio del-
le assunzioni; dall’altro però getta le basi per la trasformazione delle strutture accademiche in fondazioni private, con conseguente aumento delle tasse annuali per tutti i frequentanti. Contro tali provvedimenti si è svolta, perciò, a Roma, il 30 ottobre, una manifestazione generale, la quale ha visto la partecipazione di circa un milione di persone. Tale protesta, caratterizzata da slogan quali "rivoluzione Gelmini", ha visto la presenza anche di alunni piacentini e in particolare del liceo "A. Volta" di Castel San Giovanni. Ecco perché si ritiene opportuno citare alcune dichiarazioni rilasciate da uno studente iscritto alla classe 5^B, Matteo Gaiaschi. Costui è molto conosciuto nella piccola struttura piacentina in quanto, dal luglio 2007 al luglio 2008, ha trascorso un periodo di studio a San Francisco, in California. Dopo i convenevoli, ci ha parlato della scuola a-
mericana, la quale, secondo Matteo, è impostata su modelli educativi più ampi e non rigorosi come quelli italiani. Di conseguenza sarebbe corretto costruire un sistema scolastico simile a quello degli Stati Uniti e non modificarlo sulle basi della riforma. «A Roma si respirava un’aria di cambiamento, persone che manifestavano con lo stesso obiettivo, questo ci ha uniti nel dimostrare che il nostro futuro deve essere costruito in modo diverso.» ha dichiarato Gaiaschi riguardo al corteo nella capitale. A proposito del voto in condotta, invece, ha voluto sottolineare come la minaccia non sia un deterrente efficace contro i violenti, mentre sarebbe più opportuno cercare un modo di inserirli maggiormente nella società. Il mezzo principale per formare un individuo, secondo lo studente, è il potenziamento del rapporto alunno-professore, indispensabile per dare al primo la voglia di impegnarsi nello studio. «Anche il latino deve essere salvaguardato - ha detto Matteo- per rafforzare la nostra identità nazionale e per insegnarci gli usi e i costumi che ci hanno portato al mondo moderno». In conclusione, sembra giusto evidenziare come ogni studente, per il futuro, si senta fortemente minacciato dai passi della "riforma Gelmini", indipendentemente dal partito politico scelto, perché si vanno a ledere alcuni diritti naturali e costituzionali, indispensabili per la formazione dei lavoratori dei prossimi anni.
Laura Tagliaferri
Michelangelo 3 anni
Virginia 7 anni
Matteo Taranti
Chiara 13 anni
Il Voltafaccia Liceo A.Volta di Castelsangiovanni
Il futuro nelle aziende agricole di SELENE CARBONE MARIA A.RUSSO ANGILERI e ALBERTO TERRABUSI
l futuro nelle aziende agricole dipende in grande misura dalle innovazioni e dallo sviluppo tecnologico che le aziende stesse sapranno imprimere alla loro conduzione. Per ottenere risultati, quindi, oltre a un cospicuo capitale iniziale e d’accompagnamento, sarà necessaria una oculata gestione aziendale. Oggi, un problema che colpisce un po’ tutti i settori e in particolare quello agricolo, è individuabile nei costi elevati: viviamo in un paese in cui in agricoltura - settore primario dell’economia - si richiede ancora un lavoro e un impegno duri, in cambio di guadagni spesso, se non quasi sempre, non corrispondenti alla fatica profusa. Ma che cosa intendiamo per capitale aziendale? Si tratta dell’aspetto principale inerente la conduzione; serve per "mandare avanti" le aziende affrontando le non indifferenti spese da mettere in preventivo: mantenimento animali, cure e attenzioni veterinarie, attrezzature, sementi, antiparassitari, manutenzione generale. Numerosi proprietari terrieri, pur disponendo di notevoli capitali, cercano di condurre la propria azienda avvalendosi di poca manodopera, considerando improduttivo il rapporto spese-ricavi. Per converso,
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Pomodori ad alta tecnologia per conquistare nuovi mercati molte piccole aziende sono già state costrette a cedere e gli agricoltori già proprietari sono stati obbligati a cambiare lavoro. Per il futuro, almeno quello prossimo, pensiamo che il loro esempio sarà seguito da altri "piccoli" mentre il successo arriderà appunto a quelle imprese che possiamo definire grandi, ben fornite di capitale e naturalmente sostenute da una buona gestione aziendale. Per queste, anzi, è prevedibile un ulteriore sviluppo, poiché sono frequenti casi di inglobamento di piccole proprietà in difficoltà ad opera di proprietà più grandi, solide e robuste. Abbiamo già parlato due volte di "buona gestione" e riteniamo quindi di dovere una spiegazione. Per buona gestione si intende la capacità di dotarsi di macchinari tecnologicamente avanzati per la lavorazione del terreno, un’ottima cura del bestiame, il quale rappresenta la fonte primaria dello sviluppo economico aziendale, l’indispensabile informatizzazione dell’azienda, poiché oggi e ancor più nel futuro sarà fondamentale l’immediata e corretta disponibilità dei dati di gestione. Queste sono le caratteristiche delle imprese agricole destinate a continuare la loro attività
anche in futuro e la speranza, di ordine generale, è che molti costi oggi a carico delle aziende possano ridursi. Una riflessione a parte merita l’allevamento animale. Il patrimonio rappresentato dai capi di bestiame è importante perché permette all’allevatore di ricavare carne e latte da cui si possono ottenere formaggi: rappresenta dunque un guadagno, ma sempre più, nel futuro, esso dipenderà dall’aggiornamento tecnologico. Nel caso di aziende dedite all’allevamento, fondamentale sarà l’adeguatezza dell’impianto zoologico, quindi di stalle ventilate, di impianti di mungitura moderni e via elencando. Non dimentichiamo, comunque, che anche nel futuro il sapiente utilizzo di ciò che da sempre offre il mondo animale resterà indispensabile; nell’allevamento, per esempio, sono importanti anche le deiezioni animali, e non più solo per la produzione di concime organico. Adesso, grazie a una scoperta scientifico-tecnologica, da esse si può ottenere perfino un buon ricavo. con la produzione di biogas, il quale può essere impiegato ai fini della produzione di acqua calda ed energia elettrica. Il bio-
gas è la miscela di vari tipi di gas prodotti dalla fermentazione batterica. E’ anaerobico (cioè senza ossigeno) e permette di risparmiare sui costi energetici indispensabili all’azienda. Un’altra innovazione destinata ad influenzare il futuro in campo agricolo è rappresentata dalle biomasse, per le quali è necessario dotarsi di un impianto per la combustione di materiali organici (dal mais al legno): il risultato consiste nella produzione di calore e di gas combustibile. Questo è lo scenario, a nostro avviso, che si spalanca di fronte al mondo delle aziende agricole nel prossimo futuro: più tecnologia e maggiore capacità di intercettarne le potenzialità. Concludiamo con l’auspicio che il futuro porti alla costituzione di più "gruppi agricoli", associazioni e consorzi (del resto, l’unione fa la forza) in modo da non sprecare quelle risorse e quelle opportunità che le nuove tecnologie offriranno al vasto mondo agricolo. Con un occhio di riguardo, naturalmente, alla salvaguardia dell’ambiente, minacciato da troppi anni di colpevole noncuranza. Il Novello Ipaas G. Marcora - Castelsangiovanni
Camilla 13 anni
Elisa Terzoni
Fabio Tonghini
Pasquale Torraco
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Caterina Bergamaschi
Anna Cignatta
Carlotta Bergonzi
Riccardo con la sorellina Sofia
Zoraide ed Esteban Picciani
Gemma Ghinelli
Luca Fazari
Elia Belforti
ISTRUZIONE / Il futuro precario dei classicisti di MARGHERITA GAZZOLA BIANCA PELLIZZON E JESUS
l mondo della scuola è ormai saturo, quello della ricerca ha sempre meno fondi e se dovessimo parlare dell’università non ne usciremmo più. E noi studenti del liceo classico? Quali prospettive possiamo avere in un’Italia dove spesso contano più le raccomandazioni del merito? Dopo cinque anni passati tra versioni di latino e greco siamo "costretti", se vogliamo trovare un lavoro, ad iscriverci ad un’università. Ma come sceglierla? Con una laurea in lettere classiche, ad esempio, le uniche possibilità lavorative sono l’insegnamento e la ricerca, ma entrambe le opzioni portano a infiniti anni di precariato che non permettono nemmeno di assumersi seri impegni familiari. Saremmo quindi propensi a scegliere una facoltà che si distanzia dal nostro principale ambito di studio, come medicina, ingegneria, architettura. Certamente per le nostre menti malleabili questo non sarebbe un così grande problema, ma vedersi precluse delle possibilità solo per il fatto che non danno prospettive lavorative non può certo far piacere. D’altronde c’è anche chi, pur di riuscire a realizzare i propri sogni, è disposto a trasferirsi dall’altra parte del Paese o, addirittura, all’estero. È negli altri stati europei o oltreoceano infatti che
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Tra fughe di cervelli e riforme fantasma più spesso si apprezzano le qualità dei giovani italiani, soprattutto per quanto riguarda i campi umanistici. Ma l’emigrazione è davvero la scelta giusta? Non ci
si può certo lamentare per la fuga dei nostri "cervelli" dato che, restando in Italia, questi "cervelli" non avrebbero un futuro. Non è raro trovare insegnanti o ricer-
catori italiani in prestigiosi college inglesi o americani, molto più difficile trovare un giovane con un posto di lavoro stabile in Italia.
Nonostante i vari difetti della scuola statunitense, come lo scarsissimo livello di preparazione dato dalla scuola superiore e le rette da capogiro delle università, gli USA restano uno stato che dà molta fiducia ai giovani, basti pensare a Bill Gates, che presentandosi con un semplice progetto, riuscì ad ottenere i finanziamenti per creare quello che ora è il più grande impero tecnologico del mondo, e in cui un quasi sconosciuto come Barack Obama, molto giovane per
Quando sei sotto di un gol di MASSIMO FRUTTIDORO
iao, sono Massimo, un po’ di anni sono passati da quando ho aperto gli occhi sul mondo, ma non ho ancora inquadrato bene nella mia mente come mai sia trascorso tutto questo tempo senza che io abbia apportato qualcosa di soddisfacente alla mia vita. "Zero a zero" sembra essere il risultato della mia partita con la vita, anzi, credo di essere sotto di un goal, perché mi trovo in un luogo in cui il tempo si ferma, mentre il mondo, fuori, avanza velocemente. Il tempo si ferma, ma si può pensare, pensare in positivo, e riflettere sul modo in cui diventare più saggi nei confronti del mondo intero, quello che sto vivendo e quello che arriverà, capire cosa
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Uno scatto verso la vittoria è sbagliato e cosa è buono. C’è stato un tempo in cui pensavo che il guadagno facile fosse la soluzione per una vita facile, invece, se avessi dedicato il mio tempo ad un lavoro onesto, forse oggi non sarei qui e i miei familiari, i miei amici, che mi vogliono bene, non soffrirebbero. Ora sto pagando per gli errori commessi ma spero in una vita migliore. Io non credo che il destino scelga per noi, ma piuttosto che il destino possa essere migliore se noi lo vogliamo. In futuro voglio dedicarmi solo alle persone che meritano, ai miei nipoti, alla mia famiglia e al lavoro. Ora so di avere un cervello che funziona e che nella vita bisogna andare avanti e non indietro. Sto
recuperando il tempo perduto con lo studio e sicuramente questo mi aiuterà. La forza di volontà mi sostiene e sono sicuro di riuscire ad essere migliore e di dare anch’io il mio contributo a una migliore qualità della vita. Il mondo cambia, giorno per giorno, e corre così tanto che solo chi riesce a stare al passo rimane in corsa e forse riesce anche a passare in testa, ma c’è anche qualcuno che rimane indietro. Io però mi sento fortunato: a scuola apprendo facilmente e in fretta, e posso ancora correre. Non tanto tempo fa avevo un bel mestiere, che finalmente mi dava soddisfazione, avevo uno stipendio normale. Vivendo solo, non era facile stare dietro a tutto
(affitto, bollette, assicurazione auto, vestiario…), ma riuscivo ad essere indipendente, facevo progetti per il futuro e, piano piano, stavo raggiungendo i miei obiettivi. Poi il tempo si è ancora fermato. Quando avrò pagato il mio debito con la giustizia voglio riprendere il mio mestiere, là dove l’avevo lasciato, tornare ai miei progetti e ai miei obiettivi lasciati a metà. Per prima cosa ringrazierò i miei amici che non si sono mai dimenticati di me; mi scrivono sempre e mi mandano a vicenda i saluti e io di questo sono molto contento. Gli amici mi aiutano a capire che certe cose sono più importanti dei soldi: i valori umani non hanno prezzo. Libera la Mente Istituto Marcora presso Casa circondariale
la politica e per di più nero, è diventato presidente. Sarà mai possibile che in Italia accada una cosa del genere? Non bisogna guardare alla scuola come a un modo per alleggerire le spese statali, ma qualcosa si deve comunque fare. Sarebbero necessarie, per esempio, riforme volte non a tagliare i fondi alla ricerca, ma a incentivare il merito e lo scambio generazionale. Come non è giusto che uno rimanga precario per tutta la vita, non è corretto nè che un professore, solo perché tale, resti ancorato alla sua cattedra fino a ottant’anni, né che una persona immeritevole ottenga un posto di lavoro solo grazie ad una raccomandazione. E non si può neanche pensare di tagliare i fondi indiscriminatamente sia agli atenei in cui gli sprechi sono presenti, sia a quelli che eccellono non solo per quanto riguarda la preparazione, ma anche per l’organizzazione interna. C’è bisogno di una boccata d’aria fresca: la società è basata su criteri di anzianità che precludono le opportunità alle nuove generazioni e al cambiamento. Senza cambiamento una società può effettivamente progredire? Si continua a ripetere che i giovani sono il futuro dell’Italia come di tutto il mondo, ma poi si dà loro la possibilità di creare questo futuro? L’acuto Liceo ginnasio Melchiorre Gioia c.21.11.08
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LIBERTÀ Venerdì 21 novembre 2008
Marco Bernardelli
In fuga dal presente
Esperienza e tenacia per ricominciare di LIBERA LA MENTE
l mio passato: un lavoro appagante e creativo che mi assorbiva totalmente, una famiglia che forse ho un po’ trascurato, una disavventura che mi ha portato qui, tra ferro e cemento. Le speranze per il mio futuro: dividermi tra lavoro e famiglia, dedicando a quest’ultima più tempo di quanto non abbia fatto in precedenza. La maturazione mi ha portato infatti a riconoscere valori trascurati e ad apprezzarli. Dovrò rifarmi una posizione e, in questo periodo di crisi, non sarà facile, ma desidero anche dedicare molto tempo a godermi la gioia di seguire i miei splendidi nipotini nei loro primi studi e di vederli crescere sani e felici. Il mondo del lavoro in questi anni è sicuramente difficile ma, per chi conosce a fondo il proprio mestiere ed è coadiuvato da persone oneste ed esperte, si può sperare di ricominciare: nulla è impossibile. Non è necessario cercare ciò che non c’è. Sono sicuro che con la caparbietà e la dedizione riuscirò nell’intento. Il tutto dovrà essere accompagnato da quel pizzico di fortuna che è fondamentale nella vita e da quella potenti medicine che sono l’esperienza e la tenacia.
I
Istituto Marcora /Casa circondariale
Alessia 6 mesi
Loris Politi
Gaia Zanetti
Mara Merlini
Samuele Peveri
Silvia Peveri
Alessia Prati
Un sogno d’asfalto di MARCO CALICCHIO
uando la mia “Prof” mi ha chiesto di scrivere un testo su come immaginavo il futuro del mio paese o meglio di descrivere cosa sognavo per il nostro futuro, non immaginavo che fosse così tanto difficile. In effetti, mi sono reso subito conto di essere a corto di idee che potessero migliorare il mondo in cui vivo. Ero privo di qualsiasi immaginazione. Allora ho pensato che non c’era proprio nulla da migliorare, che nella mia città tutto andava bene così com’era, o forse che ero a corto di idee solo perché questa società, avviata sempre più verso la globalizzazione, ci ha tolto anche il diritto/dovere ed il piacere di sognare. Forse noi giovani siamo abituati ad avere tutto ancora prima di nascere, spesso ciò che vogliamo lo otteniamo semplicemente interagendo con quel grande mezzo di trasporto chiamato Internet. Poi ho capito che ci sono tante cose che potrebbero essere fatte per migliorare la qualità della vita, anche nella mia città, a partire dalle cose semplici. Ad esempio mi piacerebbe che al più presto venisse realizzato il "famoso" ponte sul fiume Trebbia, di cui sento parlare da quando sono nato e che per tanti motivi, spesso di natura politica, non è mai stato realizzato.
Q
e.21.11.08
Aspettando il ponte del tempo ritrovato
Quello attuale, formato da due sole corsie, crea un vero e proprio imbottigliamento per i tantissimi mezzi che circolano sulla via Emilia. Ho pensato al ponte, perché sono sicuro che la sua realizzazione migliorerebbe sensibilmente la vita di tantissime persone che ogni giorno sono costrette ad affrontare questo disagio. Fino a qualche anno fa non me ne rendevo conto, ma oggi, che anch’io sono costretto ad attraversarlo, mi accorgo della sua importanza. Vivo nel Comune di
Politecnico di Milano Sede di Piacenza: le ragioni per una scelta.
POLITECNICO DI MILANO SEDE DI PIACENZA Via Scalabrini, 76 www.sede-piacenza.polimi.it
Le terre piacentine hanno dato i natali a scienziati e tecnici che hanno fatto e che fanno onore alle loro origini. Ricordiamo tra tutti Enrico Fermi e Edoardo Amaldi il cui centenario della nascita è stato celebrato presso la Sede di Piacenza del Politecnico di Milano nello scorso settembre. Entrambi gli scienziati hanno seguito gli studi universitari lontano da Piacenza e le ricadute della loro attività hanno prodotto risultati scientifici ed economici in terre lontane. Piacenza è un territorio che ha sviluppato conoscenza scientifica nel corso degli anni, a Bobbio intorno all'anno 1000 l'Abate Gerberto, poi Papa Silvestro II, introduceva la numerazione araba nei problemi di calcolo delle aree. A partire dal 1750 il Collegio Alberoni si è caratterizzato per l'apertura alle idee e ai movimenti culturali più avanzati e progressisti. Vennero infatti avviati nell'istituto studi di matematica e fisica e predisposti laboratori organizzati, dotati di strumentazione d'avanguardia con cui vennero condotte sperimentazioni di alto livello scientifico. La prima esperienza universitaria a Piacenza è nata soltanto 50 anni fa e riguardava le Scienze Agrarie. Da un decennio è stata avviata e si sta fortemente consolidando la Sede di Piacenza del Politecnico di Milano che eroga i corsi di Laurea in Ingegneria Meccanica e in Architettura Ambientale. Le attività di didattica trovano il supporto nelle attività di ricerca che i docenti svolgono nei laboratori di ricerca, MUSP e LEAP, rispettivamente dedicati ai temi della meccanica avanzata e dell'energia, che offrono agli allievi ingegneri una ulteriore opportunità di crescita professionale. Parimenti per le Scienze dell'Architettura operano i Laboratori LabSAT , "Città di Piacenza", "Architettura dei luoghi della mobilità" . La presenza dei Laboratori consente lo sviluppo di attività di ricerca e di trasferimento tecnologico a supporto della competitività delle imprese e delle Istituzioni. I Laureati in Ingegneria meccanica trovano occupazione immediatamente al conseguimento della Laurea, i laureati in Architettura entro sei mesi dalla Laurea, tale riscontro è ancora più evidente dal successo dei Laureati della sede di Piacenza nel mondo del lavoro internazionale. Gli studenti stranieri che scelgono la sede di Piacenza del Politecnico sono in aumento, 20 sono quelli che frequentano la Laurea magistrale in Architettura. Studenti di università europee scelgono Piacenza come sedi di corsi brevi nel settore dell'energia e dei sistemi di produzione. Studiare ingegneria a Piacenza vuol dire avere maggiore facilità ad inserirsi nel tessuto industriale della meccanica avanzata. Qui vengono prodotte le macchine utensili che aziende come Ferrari e Renault utilizzano per costruire le proprie vetture, qui vengono realizzate le macchine che Boeing utilizza per lavorare le parti strutturali degli aerei del futuro. Sono inoltre offerte opportunità di tirocinio in azienda, periodi di studio all'estero, borse di studio, attività culturali e sportive, che completano la formazione e rafforzano i rapporti umani. Studiare a Piacenza risulta una scelta importante per il futuro del paese e dei nostri giovani, il patrimonio di conoscenze servirà per portare i prodotti di Piacenza nel mondo senza disperdere le risorse umane, che ne sono la base.
Rottofreno da quando sono nato e da due anni frequento l’Istituto per Geometri "Tramello" di Piacenza. Ogni mattina come tante altre persone sono costretto a svegliarmi alle sei in punto per uscire di casa alle sette meno un quarto e poi prendere la corriera delle sette che mi porta a Piacenza. A quell’ora, nonostante sia ancora molto presto, la via Emilia è già molto trafficata e quando la corriera arriva a San Nicolò a Trebbia si trova davanti un vero e proprio sbarramento di auto e camion.
Solitamente, solo per oltrepassare l’incrocio con la via Agazzano bisogna aspettare che il semaforo diventi verde due o tre volte. Da quel punto in poi ci vogliono circa trenta minuti per raggiungere la mia scuola, e di questi, ben venti solo per percorrere il tratto di strada che da San Nicolò a Trebbia porta a San Antonio, appena tre chilometri di strada. Se consideriamo che il pullman e sempre strapieno di studenti e che la maggior parte delle volte sono costretto a viaggiare in piedi o al massimo seduto sui gradini, non mi darete di certo torto se considero la costruzione del ponte sul fiume Trebbia un vero e proprio "sogno". Appena trenta/quaranta minuti più tardi, la situazione è ancora peggiore perché a quell’ora gli automobilisti sono veramente tanti e tutti in coda per più di mezzora. C’è chi è costretto a partire un’ora prima per arrivare in tempo sul posto di lavoro! Credo che le autorità preposte alla realizzazione del progetto, dovrebbero impegnarsi a fondo affinché il nuovo ponte sia rea-
Descrizione dei corsi di studio. La sede di Piacenza del Politecnico di Milano offre una didattica basata su due filoni principali: architettura e ingegneria. Entrambi i corsi di studio hanno durata quinquennale (3+2). Una volta conseguita la laurea specialistica (5 anni) in uno dei due filoni agli studenti è consentito l'accesso ai corsi di Dottorato del Politecnico di Milano. Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica. Si tratta di un corso di studi che prevede un filone principale, quello della meccanica, teso a trattare nozioni di tipo meccanico sotto tutti i punti di vista e sotto tutte le declinazioni possibili, nell'ottica di fornire una base di conoscenza il più possibile vasta e completa. A partire dal terzo anno di corso si ha una differenziazione nell'ambito della quale è possibile scegliere di proseguire con diversi indirizzi del corso di Laurea in Ingegneria Meccanica Ulteriore possibilità offerta dalla Sede è quella di seguire il primo anno del corso di Laurea in Ingegneria Energetica dal momento che i corsi sono in comune con quelli previsti dal corso di Laurea in Ingegneria Meccanica attivato presso la Sede. Corso di Laurea in Architettura. Il corso di Laurea in Architettura si compone di un corso di laurea triennale, nel quale si intendono fornire i fondamenti dell'architettura con particolare attenzione agli aspetti ambientali, e prosegue con un corso di Laurea Magistrale riconosciuto, tra l'altro, in tutta la Comunità Europea in virtù anche del processo di internazionalizzazione che la riguarda (le lezioni sono infatti condotte in lingua inglese essendo presenti studenti di nazionalità diverse). A differenza dei corsi della Laurea in Ingegneria per la quale sono previste lezioni ex-cathedra, buona parte delle lezioni del corso di Architettura constano in laboratori durante i quali gli studenti svolgono concretamente la propria attività seguiti costantemente dai professori. Corsi di Dottorato in Ingegneria e Architettura. Al corso di Dottorato del Politecnico di Milano prendono parte 8 studenti di Architettura e 8 studenti di Ingegneria. Gli studenti dei Dottorati di Ricerca del Politecnico di Milano possono svolgere la propria attività di ricerca presso la Sede di Piacenza. Tutti gli studenti della Sede di Piacenza che hanno partecipato all'esame di ammissione al Corso di Dottorato presso il Politecnico di Milano hanno vinto la borsa di studio. Questo colloca la Sede di Piacenza ad una delle più alte percentuali in termini di studenti partecipanti al corso di Dottorato. Come iscriversi ai corsi. Architettura: è previsto un Test In Presenza (TIP) da sostenersi presso la Sede di Milano del Politecnico agli inizi del mese di settembre. Ingegneria: il test si svolge per via telematica (TOL: Test On Line) e può essere sostenuto da marzo ad inizio settembre di ogni anno; possono partecipare al test anche ragazzi del quarto anno delle scuole superiori, che confermeranno l'iscrizione una volta conseguita la maturità. La preparazione per affrontare i due test è molto importante: oltre a conoscenze in ambito scientifico (matematica e fisica) è richiesta preparazione anche nella lingua inglese, comprensione verbale e logica. Per facilitare la preparazione ai test di ammissione la Sede di Piacenza ha
lizzato al più presto perché la sua costruzione contribuirebbe a risolvere tantissimi problemi legati all’ambiente e alla salute delle persone. Negli ultimi anni, nei tanti vertici dei paesi più industrializzati, non si fa altro che parlare di come diminuire l’inquinamento atmosferico che è responsabile dei cambiamenti climatici e delle tante malattie gravi. Si parla di come concentrare gli sforzi per mettere in atto le strategie più idonee per il miglioramento della qualità della vita. Bene, io credo che per quanto sia un piccolo problema da risolvere rispetto a quanto accade nel mondo, anche la realizzazione di questo nuovo ponte potrebbe dare un valido contributo a migliorare il futuro. In primo luogo perché si contribuirebbe a ridurre l’inquinamento atmosferico in quanto le migliaia di auto che tutte le mattine formano un serpentone lungo 3/4 chilometri potrebbero transitare più velocemente lasciando la zona libera di "respirare". In secondo luogo perché le persone che vanno al lavoro sarebbero molto meno stressate e più cordiali nei rapporti con amici e colleghi con ripercussioni positive sul posto di lavoro. Infine, ma non meno importante, è il fatto che potrei svegliarmi un’ora dopo ogni mattina! Teodolite/Slang Istituto Tecnico per Geometri A.Tramello
messo in atto in collaborazione con le scuole piacentine il TOL GAME durante il quale i ragazzi possono comprendere quali siano le conoscenze da approfondire per il superamento del test. Per superare i test di ammissione è necessario raggiungere il punteggio di 60 punti come somma dei punteggi ottenuti nelle diverse materie (aree) ma per non avere debiti formativi (OFA: Obblighi Formativi Accademici) occorre superare singolarmente tutte le aree. Nel caso in cui questo non avvenga, lo studente può iscriversi al Corso di Studi ma non può sostenere esami fino a che gli OFA non verranno recuperati. Caratteristiche della sede di Piacenza - rapporto diretto studente-docente; - infrastrutture e aule informatizzate di livello elevato; - spazi ed attrezzature in linea con i più elevati standard europei; - accessibilità alla Sede fino alle ore 24:00 con tesserino magnetico; - tavolo di lavoro personalizzato per gli studenti di architettura; - didattica per gli studenti stranieri; - programma ERASMUS; - servizio bar e tavola calda; Le tasse di iscrizione: 1a rata di circa euro 800,00 2a rata varia in base al reddito e va da euro zero (fascia 1 e 2) a € 2.900. Esonero dalle tasse di iscrizione L'esonero dalle tasse riguarda la seconda rata e si consegue per merito: gli studenti con votazione media pari a 27 hanno un esonero del 50% delle tasse, gli studenti con votazione media a partire da 29 sono totalmente esonerati. E' previsto l'esonero dalle tasse per categorie quali : disabili - studentesse madri - lavoratori - per chi presta servizio civile volontario - per gli iscritti al programma Erasmus. Borse di studio Per ingegneria: • 3 borse di studio annuali "Pizzigati-Minoja", dell'importo di € 5.600,00 ciascuna • 2 borse di studio triennali "Dott. Ing. Aldo Aonzo" dell'importo di € 15.000,00 ciascuna • 2 borse di studio Chain Log annuali dell'importo di € 750,00 ciascuna Per Architettura: • 2 Borse di Laurea Rotary Piacenza Farnese dell'importo di € 750,00 ciascuna Ed inoltre borse di studio ISU e Borse Erasmus sia per Ingegneria che per Architettura istituite dal Politecnico di Milano. Alloggi Per gli allievi non residenti possibilità di n. 55 posti letto tra alloggi e Collegi convenzionati più posti letto in Collegi vicini alla sede universitaria oltre a possibilità di appartamenti presso privati. Informazioni Per ulteriori informazioni consultare il sito www.sede-piacenza.polimi.it o contattare i numeri 0523 35.6873 - 0523 35.6801.
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LIBERTÀ
Venerdì 21 novembre 2008
Venerdì 21 novembre 2008
I mesi del cuore Dodici quadri per un 2009 di solidarietà
G
li artisti piacentini uniti per i bambini più sfortunati: Carlo Bertè, Giancarlo Braghieri, Stefano Canepari, Alfredo Casali, Elisabetta Casella, Franco Corradini, Mauro Fornari, Alberto Gallerati, Bruno Grassi, Giorgio Milani, Bruno Sapiente e Veniero. E’ accaduto per il calendario 2009 “I mesi del cuore”, scaturito da un’iniziativa di Libertà con la Fondazione di Piacenza e Vigevano. Il tutto ha uno scopo fondamentale, che torna a sottolineare l’impegno di «Piacenza città dei bambini»: il ricavato contribuirà infatti a sostenere le cause benefiche nelle quali, da tempo e con grande forza di spirito e coerenza d’intenti, l’Unicef è in prima linea. Tutto ciò non sarebbe mai accaduto senza la volontà di Giovanni Cuminetti, il presidente del comitato piacentino Unicef, sempre pronto ad abbracciare nuove imprese e a sensibilizzare autorità e cittadini nell’importanza di impegnarsi a favore dei bambini in difficoltà, quelli che vivono nelle zone più povere del mondo e in condizioni tali che la nostra mente occidentale riesce a malapena a sfiorare. In questo caso, ad essere coinvolti sono stati i dodici artisti piacentini, che a partire dal loro talento e dalla ricchezza dei loro interessi si sono subito ritrovati sulla stessa lunghezza d’onda emotiva, producendo opere originali, ricche di bellezza e di pathos. Non solo differenze di stili, dunque, ma unione d’intenti.
Dodici pittori piacentini a sostegno dell’Unicef
L’asta del cuore allo Spazio Rotative di Libertà arte piacentina va in scena allo Spazio Rotative di via Benedettine. In attesa dell’uscita del calendario 2009 “I mesi del cuore”, con le immagini dei dipinti di Carlo Bertè, Giancarlo Braghieri, Stefano Canepari, Alfredo Casali, Elisab e t t a Ca s e l l a , Fr a n c o Corradini, Mauro Fornari, Alberto Gallerati, Bruno Grassi, Giorgio Milani, Bruno Sapiente e Veniero, questa sera (venerdì 21 novembre) alle 20.15 i quadri originali verranno battuti all’asta nel corso di una cena benefica che si svolgerà nello Spazio Rotative. L’intero ricavato della cena e dell’asta dei dipinti andrà a favore dell’Unicef, per contribuire alla realizzazione delle sue numerose attività benefiche a favore dei bambini meno fortunati. L’iniziativa, che anticipa l’uscita del calendario (in cui l’immagine di ogni dipinto raffigurerà un mese), va ad aggiungersi al progetto artistico-benefico che ha coinvolto i dodici artisti piacentini ed è stato promosso da Libertà con la Fondazione di Piacenza e Vigevano in collaborazione con il Comitato piacentino dell’Unicef, presieduto da Giovanni Cuminetti.
L’
I quadri del cuore Carlo Berté “Domus Aurea” Giancarlo Braghieri “Racconto di mezzanotte” Stefano Canepari “Il giullare e l’arlecchino” Alfredo Casali “Sognare non è proibito” Elisabetta Casella “Opera Cento” Franco Corradini “Buscando Luz” Mauro Fornari “Appunti di mezza estate” Alberto Gallerati “Ieri al bar” Bruno Grassi “Guardando l’Angelo” Giorgio Milani “Felice te” Bruno Sapiente “Pensiero strappato” Veniero “Naquane”8
Eleonora Bagarotti
PARTICOLARI DEI 12 QUADRI DELL’ASTA BENEFICA PER L’UNICEF
I MESI DEL CUORE
Carlo Berté - “Domus Aurea”, acrilico su tela 65x80, 2000
Giancarlo Braghieri - “Racconto di mezzanotte”, olio su tela, 50x70, 2007
Stefano Canepari - “Il giullare e l’arlecchino”, olio su tavola, 20x30, 2008
Alfredo Casali - “Sognare non è proibito”, olio su tavola, 50x70, 2007
Carlo Berté
Giancarlo Braghieri
Stefano Canepari
Alfredo Casali
Nato a Piacenza nel 1939, si è formato all’Accademia di Brera dove è stato allievo di Mauro Reggiani. Dopo gli anni iniziali trascorsi nella città natale si trasferisce a Londra e poi a Parigi. Nella capitale francese frequenta Patrick Waldberg, Roberto Garzia York, Gerardo Chavez. Incontra Masson, Italo Calvino, il filosofo Marcel Paquet. Collabora con la casa editrice “Les Editions de la Difference” e sue opere compaiono nei volumi di Oscar Panizza e Michel Waldberg. Rientrato in Italia, nel 1980 si stabilisce a Milano dove tuttora vive e lavora. Collabora dal 1987 con la Galleria San Carlo di Milano. E’ selezionato tra gli artisti italiani le cui opere vengono esposte in Giappone nel corso del 1987 per la mostra Capolavori dell’Arte italiana del ’900. Ha al suo attivo oltre sessanta personali in Italia e all’estero. Sue opere sono in permanenza alla Galerie S. Jaques di Bruxelles, alla galerie La Hune di Parigi e alla San Carlo di Milano.
Nato a Castelsangiovanni nel 1930 Giancarlo Braghieri ha frequentato l’Istituto Gazzola di Piacenza sotto la guida di Umberto Concerti, l’Accademia di Brera seguendo i corsi di Pompeo Borra e l’Accademia di Belle Arti di Venezia sotto la guida di Bruno Saetti. E’ presente nell’attività artistica nazionale e internazionale dal 1959 con numerose personali e collettive. Sue opere si trovano alla Galleria d’arte moderna Ricci Oddi e al MIM di San Pietro in Cerro. Un ciclo permanente di sue dodici grandi tele è collocato nella sede piacentina dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Vive e lavora tra la città e la quiete della sua casa di Vicobarone in Valtidone. In ambito letterario nel 1983 ha pubblicato il libro di poesie “Ai fiordi dell’esistenza”. Lo scorso anno ha dato alle stampe un volume - “Pensieri incoerenti” - nel quale ha raccolto una consistente serie di scritti relativi all’ultimo decennio.
Stefano Canepari si avvicina già da adolescente alla pittura grazie agli incoraggiamenti del padre. Rigorosamente autodidatta la sua figurazione si caratterizza per una forma espressiva in cui l’immagine diventa la sintesi tra un’ironia sottile ed un profondo senso della caducità della vicenda umana. Vive e lavora a Piacenza. Ha esposto in numerose gallerie italiane e straniere. Da segnalare la partecipazione alla rassegna “Visionari, primitivi, eccentrici - da Alberto Martini a Licini, Ligabue, Ontani” alla galleria civica di Palazzo Loffreddo a Potenza, la personale del 2004 a Ferrara alla Galleria del Carbone e nel 2007 la partecipazione ad una selezionata collettiva curata da Laura Gavioli per la Koller Galéria di Budapest. Il suo dipinto con la statua equestre di Alessandro Farnese che sta per scappare da Piazza Cavalli esposto in occasione della mostra sul “Surrealismo padano” a Palazzo Gotico nel 2002 è stato una delle opere allora più ammirate da critica e pubblico.
Alfredo Casali nasce a Piacenza nel 1955. All’esordio tende a una personale interpretazione del repertorio fantastico e surreale cui si dedicavano, nei medesimi anni, vari altri artisti piacentini. Si tratta però solamente di una fase di ricerca, abbandonata negli anni Ottanta per dedicarsi ad esperienze nel campo della poesia visiva che approderanno a un originale linguaggio fondato su pochi elementi archetipici, ognuno dei quali sarà ricorrente all’interno di veri e propri cicli. Sono le case, i tavoli, le montagne, gli alberi a costituire da ora gli idoli permanenti di una riflessione che si applica alle radici delle cose e dell’esistenza, sulla base di una estrema, poetica, rarefatta e anche scabra essenzialità. Tra i primi ad accorgersi ed a valorizzare la sua arte è Giovanni Fumagalli, che lo vuole tra gli artisti della sua Galleria delle "Ore" di Milano e che, dal 1986 al 1996, fungerà da guida e da maestro. Nel 1993 è invitato alla XXXII Biennale d’Arte città di Milano ed alla III Biennale di Cremona, dove torna nel 1999 per la VI edizione. Numerose le personali, in Italia ed all’estero.
Dodici pittori piacentini a sostegno dell’Unicef
Elisabetta Casella - “Opera Cento”, tecnica mista su tela, 60x90, 2008
Mauro Fornari - “Appunti di mezza estate”, olio su tavola, 50x70, 2008
Franco Corradini - “Buscando Luz”, tecnica mista su tavola, 58x72, 2004
Alberto Gallerati - “Ieri al bar”, olio su tavola, 40x50, 2008
Elisabetta Casella
Franco Corradini
Mauro Fornari
Alberto Gallerati
Elisabetta Casella è nata a Piacenza nel 1973. Si diploma all’Accademia “A. Galli” di Como con una tesi dedicata all’opera di Ludovico Mosconi. A Como acquisisce una particolare padronanza con la pittura ma anche con il restauro. Approfondisce lo studio del disegno e della figura per poi rivolgere la sua scelta espressiva ad un linguaggio informale. In seguito si rivolge ad una pittura in cui anche l’elemento figurativo è presente. Un’artista giovane ma già ben riconoscibile nei suoi lavori. Dieci anni di attività e nel curriculum già diversi appuntamenti significativi: tra questi nel 2002 insieme a Mauro Fornari e William Xerra alla galleria Solaria la mostra “Gioco proibito”, nel 2004 la personale “Acqua” nella sala delle colonne a Ponti sul Mincio (Mantova) e nel 2006 la personale da Agorarte a Milano. Recentemente, sempre a Milano, ha partecipato a “Contemporanea 2008”, mostra collettiva dello Studio d’arte del Lauro.
Franco Corradini è nato nel 1945 a Borgonovo Valtidone, dove vive e ha lo studio nella ex chiesa di San Pietro. Ha frequentato scuole d’arte a Venezia e Basilea. Espone dal 1969. Ha insegnato xilografia e incisione al Liceo artistico di Piacenza. Dal 1988 fa parte degli artisti della Galleria Carzaniga di Basilea. Sue opere figurano in collezioni pubbliche a Piacenza, Genova, Milano, Carpi, Parigi, Venezia, Aosta,ecc. A Piacenza ha realizzato il grande dipinto murale nell’Auditorium dell’Università Cattolica. Negli ultimi anni personali a Berlino, Praga, Venezia, Basilea, Mendrisio, Piacenza, Zug, Novara, Pavia, Lugano, Verdun. Ha partecipato per invito alle Biennali di Xilografia di Genova e Carpi, alla Triennale di incisione di MIlano, alle Biennali d’arte sacra di Cremona e Crema. Nel campo dell’arte sacra, ha realizzato cicli di dipinti e vetrate nelle diocesi di Piacenza-Bobbio, Modena, Padova,Perugia, Rieti, Parma, Berkeley. L’ultima personale a Piacenza alla Galleria Solaria Arte, presto una personale a Pamplona. (www.francocorradini.com)
Mauro Fornari ha studiato all’Istituto d’Arte "Gazzola di Piacenza e all’Istituto Belle Arti di Parma. A vent’anni, nel 1969, risiede per alcune stagioni a Parigi dove alterna la frequenza alla famosa scuola serale di nudo de "La grande Chaumière" all’impegno quotidiano dello studio e della diretta conoscenza meditata delle opere della grande pittura antica e moderna. Di ritorno a Piacenza, conosce artisti come Foppiani e Mosconi il quale lo introduce nell’ambiente milanese. Il critico d’arte Mario Ghilardi ne intuisce le qualità e presenta le sue prime personali del 1976 e del 1979 sottolineando la sua alta sensibilità pittorica che si dispiega come una trama di evocazioni e di attese. Il prof. Mauro Corradini ha curato la monografia che raccoglie un gruppo di opere fra il 1975 e il 1996. Lo studio critico segue un percorso quasi trentennale e indica la presenza di una sottile componente ironica comune ad una certa cultura emiliana, ma che in Fornari si avvale di un linguaggio naturalmente lirico ed evocativo
Alberto Gallerati è nato a Piacenza nel 1945 ed è stato allievo dell’Istituto d’Arte Gazzola di Piacenza. Nel ’68 partecipa a Noli ad un premio di pittura, in seguito vince ex aequo la Biennale della Cassa di Risparmio di Piacenza. Ha tenuto personali e partecipato a collettive in Italia ed all’estero: a Buenos Aires, a Gand in Belgio, a Monaco, a Montecarlo, a Madrid, a Strasburgo ed in Olanda all’Art Fair. Ha esposto a Palazzo Farnese di Piacenza con il gruppo “I narratori piacentini” presentato da Rossana Bossaglia. Sue opere sono alla Galleria Ricci Oddi di Piacenza. Lavora tra Roma, Milano e Piacenza dove vive. Nel corso del 2006 ha presentato alla Galleria Italarte di Roma una monografia autobiografica nella collana in chiaroscuro “Es, io, super-io”. Nel 2007 personale a Vienna su invito dell’Istituto di Cultura Austria-Italia presentata in video dal vicepresidente austriaco Spindeleger.
I MESI DEL CUORE
Bruno Grassi - “Guardando l’Angelo”, olio su tavola, 30x40, 2008
Bruno Sapiente - “Pensiero strappato”, tecnica mista su tela, 80x100, 2003
Dodici pittori piacentini a sostegno dell’Unicef
Giorgio Milani - “Felice te”, tecnica mista su tela, 60x80, 2008
Veniero - “Naquane”, tecnica mista su tavola, 50x70, 2007/2008
Bruno Grassi
Giorgio Milani
Bruno Sapiente
Veniero
Bruno Grassi è nato a Piacenza nel 1944, ha studiato all’Istituto d’Arte Gazzola ed al Conservatorio di Musica di Piacenza. Non ancora ventenne espone per la prima volta con gli amici del Gruppo dei Sei. Nel 1971 la prima personale e nel 1972 viene premiato al Concorso arti figurative della Cassa di Risparmio di Piacenza. Ancora vincitore del primo premio nel 1978. Dal 1972 al 1978 la Galleria Gian Ferrari di Milano gli organizza importanti rassegne. Partecipa nel 1980 alla Biennale nazionale d’arte figurativa “Ironia e favola”. Numerose le personali in città italiane ed estere. Ha illustrato con sue acqueforti preziosi volumi di lirica. Nel 1980 ha esposto alla Galleria Ricci Oddi nella mostra Tuttagrafica Piacenza. A fine 2006 la personale “I quadri degli amici di Bruno” nella Rocca municipale di San Giorgio. Un suo dipinto è presente nelle raccolte della Galleria Ricci Oddi. Vive e lavora tra Calendasco e Roma dove ha il proprio studio a due passi da piazza Navona.
Giorgio Milani è nato a Piacenza nel 1946 dove vive e lavora. Due eventi risultano decisivi per la sua produzione artistica: il ritrovamento di un epistolario d’amore (più di mille lettere) risalente alla fine del secolo scorso e l’incontro con Gianfranco Bellora, gallerista storico di Milano, tra i maggiori conoscitori della "poesia visiva" in Italia che lo porta a lavorare dalla metà degli anni Settanta e per tutto il ventennio successivo intorno al rapporto tra immagine e scrittura. In seguito un altro ritrovamento, quello di una infinita serie di caratteri tipografici in legno non più in uso, lo indirizza verso i Poetari, a cui comincia a dedicarsi nel 1995. Sue opere sono ospitate in mostre o collocate in musei in Italia ed all’estero ed in luoghi di cultura come la sede dell’Università cattolica a Piacenza. Nel 2002 il Druckkunst Museum di Lipsia gli dedica una personale, nel 2007 è la volta della DFG di Bonn. Nel 2005 è invitato alla XIV Quadriennale di Roma dove espone “Opera aperta” composta da 1.800 caratteri tipografici.
Bruno Sapiente nasce a Pavia nel 1946. Nel 1972 tiene la sua prima personale a Pavia alla galleria Paviarte ed a Venezia alla galleria Ca’ d’Oro. Negli anni Ottanta espone anche in diverse città estere, a Parigi al Centro internazionale d’arte contemporanea e poi a Madrid, New York e Basilea. Nel 1986 realizza un volumetto dal titolo “Cos’è la grafica originale” e negli anni seguenti “Poesie da Charles Bukowski” e “Stoptiamo”. Nel 1993 è a Londra con una personale al Italian Community Center. Nel suo lavoro non abbandona mai la sperimentazione effettuando anche diverse performances. Vive e lavora a Piacenza. Tra le numerose rassegne nel 2000 la personale “Forme di mutamento” alla galleria Rosso Tiziano, nel 2002 “Sguardi sull’arte” alla galleria d’arte moderna Ricci Oddi, nel 2003 la personale “Geometrie della passione” al Collegio Cairoli di Pavia e nel 2007 “Appunti” a Brescia. Nel 1998 la monografia curata da Stefano Fugazza e Eugenio Gazzola.
Veniero è nato a Piacenza dove attualmente vive e lavora. Ha frequentato l’Istituto d’arte Gazzola di Piacenza e dal 1972 si è inserito nell’ambiente artistico allestendo mostre personali in diverse città italiane e all’estero. Ha partecipato a Miart di Milano nel 1997, ad Artefiera a Bologna nel 1997-’98, a Strasburgo Arte nel 1998 ospitato dalla Galleria l’Ariete di Bologna. Dal 1984 una sua opera fa parte della collezione del Museo d’Arte Contemporanea della città di Praia a Mare (Cosenza). Nel 2000 ha esposto alla collettiva “Per invito” curata da Giuliano Serafini allo Studio Mladen Karen, nel 2001 alla collettiva per i dieci anni di attività della galleria Alphacentauri e nel 2003 al premio nazionale Città di Novara. Tra le personali più recenti nel 2000 all’Istituto di cultura germanica di Bologna e nel 2004 alla galleria Rosso Tiziano a Piacenza. Nel 2000 la grande antologica negli spazi espositivi di Palazzo Farnese.
I testi delle biografie sono a cura di Carlo Francou.
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LIBERTÀ Venerdì 21 novembre 2008
Annalisa Merli
Tommaso 6 mesi
Andrea Bertuzzi
Elena Gazzola
Marco Gazzola
Luca Bolla
Giulia Lodo
Emanuele Rossi
LA STORIA DI LIBERTÀ - Piacenza contava meno di 35mila abitanti,la provincia oltre 230mila.Qui nacque nel 1891 la prima Camera del Lavoro d’Italia
1883, la “Primogenita” città piccola ma molto vivace Guida la diocesi il giovane vescovo Scalabrini di FAUSTO FIORENTINI
ome immaginare la Piacenza del gennaio 1883 quando ha visto la luce il quotidiano "Libertà"? Se ci sforziamo di storicizzare la risposta di non fare cioè come molti che tendono a leggere il passato con i parametri del presente - non possiamo non vedere un quadro decisamente positivo. Prima di tutto qualche dato: il censimento del 31 dicembre 1881 registra nella provincia una popolazione presente di 226.717 unità, mentre i residenti sono 234.603. Questi dati, rapportati al capoluogo, diventano nell’ordine 34.987 e 34.602. Il censimento seguente ci sarà solo il 10 febbraio 1901 e i presenti saranno per la provincia 241.475 (res. 250.491) mentre per il capoluogo i presenti salgono a 36.764 ed i residenti a 35.647. Nel complesso una popolazione stabile con una distribuzione sostanzialmente equilibrata nelle zone geografiche in cui di solito si divide la provincia: pianura, collina e montagna. E’ ancora lontano l’urbanesimo degli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso. Tra l’altro il capoluogo è ancora stretto entro la cinta delle mura rinascimentali: solo nel 1923 verranno aggregati i cosiddetti "comuni contermini", San Lazzaro, Mortizza e Sant’Antonio, con tutto il territorio oggi rappresentato dalle frazioni. E all’interno della città sono ancora molti gli spazi verdi. Una città piccola, ma molto vivace che si è appena lasciata alle spalle l’esperienza del 1848 con la scelta risorgimentale, che le ha meritato il titolo di "La Primogenita", ma soprattutto una comunità dove, nel corso degli ultimi decenni, è avvenuto un cambio sostanziale nella classe dirigente con l’avvento di un’imprenditoria agricola aperta al nuovo e pronta ad affrontare la prova dell’industrializzazione.
C
nno 1883: si è già parlato della vivacità culturale della società piacentina, almeno nelle componenti più sensibili. Non va dimenticato che da qualche decennio gli italiani avevano scoperto il gusto della partecipazione con le amministrazioni municipali e con l’elezione dei propri rappresentati alla Camera dei deputati. Ad esempio, proprio all’inizio dell’anno, a Piacenza, a seguito delle dimissioni di Medoro Savini, si elegge un deputato e la spunta, di stretta misura, Felice Cavallotti, esponente della sinistra radicale, morto il 6 marzo 1898 a Roma, in duello. Allora erano tempi in cui le polemiche giornalistiche si risolvevano anche con la sciabola, come è capitato anche al direttore di "Libertà", Ernesto Prati senior. Nel dibattito politico protagonisti indiscussi sono i giornali, strumenti di partecipazione che a Piacenza avevano mosso i primi passi nel 1848, con il governo provvisorio. In città nel 1883 escono diverse testate: "Il Pro-
A
E’ in piena gestazione il processo cooperativo che vede il sorgere del consorzio per l’acquisto dei concimi e il comizio agricolo da cui nasceranno, di lì a pochi anni, realtà associative come la Federconsorzi seguita dal Consorzio Agrario Provinciale. E non si tratta di una presa di posizione degli imprenditori in modo corporativo: contemporaneamente si muove la classe operaia che porterà nel 1891 alla nascita della prima Camera del Lavoro d’Italia (in origine si chiama "Borsa del lavoro"). Torniamo ai nostri imprenditori: rappresentano un’agricoltura che si sta aprendo alla meccanizzazione non solo per l’impiego delle macchine, ma anche
nella loro stessa costruzione. Basta citare la Bubba, i Ceresa ed i Fioruzzi, solo per fare alcuni nomi, impegnati nella costruzione di trattori e di macchine operatrici. Quando ai primi del Novecento verranno aperte le prime fabbriche di conserve di pomodoro e i primi zuccherifici, che rappresentano l’avvento dell’industria di trasformazione, Piacenza è in prima fila non solo perché ha affrontato il singolo problema della meccanizzazione, ma anche perché ha saputo inserirlo in un contesto più ampio valutandone in modo intelligente il quadro complessivo. La Cattedra ambulante di agricoltura non è un fiore nel deserto: fa parte di un progetto che prevede
Ernesto Prati, fondatore di Libertà nel lontano 1883
anche l’istruzione per dotare il settore di maestranze adeguatamente preparate. Questa ampiezza di orizzonti è dimostrata anche da altri particolari: ad esempio si sta sviluppando in questo periodo un solido credito cooperativo; per tutti
citiamo la Banca Popolare Piacentina. Abbiamo prima parlato di industrializzazione collegata all’agricoltura. Non solo! Ad esempio dagli anni Settanta si è mossa l’industria bottoniera, una delle principali del nostro sistema produttivo.
27 gennaio 1883
Ernesto Prati di Mottaziana fonda il quotidiano Libertà ■ (F.F.) "Libertà" nasce nel
gennaio del 1883 come giornale di parte e nell’articolo di presentazione il direttore Ernesto Prati senior non fa nulla per nasconderlo: "… è giunto il tempo in cui al fascio repubblicano si deve contrapporre il fascio monarchico". Sono tempi in cui gli oppositori alla monarchia non risparmiano energie. Prati non nasconde la sua voglia di lottare: "Vogliamo la lotta, perché nella lotta c’è la vita, ma la lotta civile, la lotta legale soltanto". E il direttore aveva già dimostrato nei fatti questa sua volontà: non era infatti nuovo alle battaglie giornalistiche. Ma il suo discorso programmatico viene inquadrato in una solida cornice di principi ai quali in seguito i Prati si sono attenuti. "Il nostro programma si riassume in quest’ultima parola: Libertà. Libertà per tutti e per ciascuno - libertà in tutte le sue varie manifestazioni - libertà contro le violenze, che accennano a salir dalla piazza. Ma la libertà non sia licenza, non si scompagni mai dall’ordine". Più avanti: "E la lotta sia sempre civile. Alle idee si contrappongano le idee, ai principii, i principii. A questo patto soltanto, potremo sperar nel nostro trionfo - a questo patto soltanto, potremo dire che l’avvenire è nostro… appunto perché la lotta sia sempre lotta civile - appunto perché si possa raggiungere un reale, un vero progresso, senza scosse, senza reazioni, che noi vogliamo un governo forte, autorevole, rispettabile, rispettato…".
gresso", quotidiano liberale democratico, in edicola dal 28 agosto 1867 al 22 maggio 1911; "Il Piccolo", bisettimanale della sinistra (dal 4 marzo 1877 al 14 ottobre 1923); "L’Unione Liberale Monarchica" (dal 3 al 9 gennaio); "La Voce del Paese" (fino al 30 dicembre), "La Stella" (era apparso il 14 gennaio 1882 e resterà sulla piazza fino al 13 gen-
Sopra,la tipografia di via Benedettine negli anni 80,quando si lavorava ancora con caratteri di piombo e cliché di metallo.Sotto,a sinistra,Marcello Prati e,a destra,Ernesto Prati con l’impaginatore Nino Bosoni
22 agosto 1945, Libertà rinasce con Ernesto e Marcello Prati Il giornale nei 125 anni si è sempre mosso con autonomia naio) ed infine "La Libertà" (terrà l’articolo per una decina d’anni) in vendita dal 27 gennaio. Fondatore Ernesto Prati senior. "Libertà", pur nascendo come giornale con un proprio orientamento (liberale moderato), nel tempo riesce a muoversi con autonomia e questa è una delle ragioni sulla sua lunga vita.
Ad esempio riesce a superare anche la prova - in genere molto impegnativa quando si ha a che fare con un personaggio dotato di un forte carisma - della morte del fondatore avvenuta il 29 dicembre 1920. Ad Ernesto Prati subentra il figlio Filiberto (1888-1944) che, nel dopoguerra, deve affrontare il confronto con il nascente fascismo il qua-
le, nel 1927, imporrà il proprio foglio, "La Scure". Filiberto era soprattutto esperto nella tecnica della stampa (è lui a trasferire nel 1929 1930 la tipografia da via Romagnosi 80 a via Benedettine 68); sul piano redazionale la linea di Ernesto viene invece continuata dal redattore capo Pio Bertolasi. Libertà torna in edicola, dopo
Spostiamo l’attenzione su altri settori. Dal 1876 guida la diocesi di Piacenza un giovane vescovo di Como, Giovanni Battista Scalabrini. Il suo predecessore, il piacentino Antonio Ranza, favorevole al potere temporale del papa, aveva vissuto il suo tempo e ne era rimasto condizionato; anche Scalabrini è un vescovo di fine Ottocento, ma ha decisamente una visuale d’ampio respiro. E non solo sul problema dell’emigrazione, a cui di solito viene collegato avendo fondato l’unica congregazione del mondo cattolico specializzata nei flussi migratori, ma proprio come capo della diocesi. Intuì che i tempi stavano cambiando sul piano politico, comprese l’importanza del catechismo e della comunicazione in generale, ovunque mise le mani fu un anticipatore (si pensi ai sordomuti). Fu indubbiamente un uomo di parte, ma quando morì nel giugno del 1905 ebbe riconoscimenti incondizionati anche da parte degli oppositori e va tenuto conto che in questo periodo il confronto tra gli opposti schieramenti era tutto, tranne che tenero. Scalabrini e la Gattorno, altra grande donna del mondo cattolico, fondatrice delle Figlie di Sant’Anna (entrambi sono stati recentemente proclamati beati), ci portano anche ad un’altra pagina di questo periodo meno positiva di quanto abbiamo detto finora: l’indigenza, se non la fame, le malattie e la poca cultura. Per le prime spesso si mosse anche la solidarietà comune, mentre per l’analfabetismo, che purtroppo veniva da lontano, si sta impegnando la scuola pubblica (dal 1859 è in vigore la legge Casati mentre in città stanno sorgendo i rioni scolastici). Nonostante vi siano ancora molte persone che non sanno leggere, le prospettive sono buone, come dimostra un giornalismo quanto mai vivo. Nessuna pretesa di esaurire la fotografia di una città in poche battute. Prima di chiudere, tra le diverse realizzazioni di questi mesi, merita un cenno la Piacenza militare che proprio il 1° gennaio viene scelta come sede del 4° reggimento genio specializzato nella costruzione di ponti: è il reparto che noi conosciamo come 2° pontieri e che, quando ha compiuto il secolo di vita, dal Comune è stato proclamato cittadino onorario.
la caduta di Mussolini, nell’agosto 1943, ma per poco: escono solo 18 numeri. L’ultimo porta la data di sabato 11 settembre. Torna "La Scure" e gli artefici della rinascita di "Libertà", tra cui lo stesso Filiberto Prati, devono allontanarsi da Piacenza per sfuggire al "Tribunale provinciale straordinario". A differenza di altri, il Prati resta in zona e questo gli è fatale: nel pomeriggio del 13 maggio 1944 torna nella propria tipografia proprio quando questa viene colpita dalle bombe degli aerei alleati e perde la vita. Il giornale rinasce con i figli Ernesto e Marcello. Il primo numero è in edicola il 22 agosto 1945. Il giornale resterà l’unico quotidiano di Piacenza per tutto il secolo. Ernesto muore il 2 agosto 1994 dopo aver guidato la rinascita della testata affiancandole anche un’emittente televisiva. A lui subentrano, nella direzione, Ernesto Leone, Luigi Bacialli, Paolo Baldini, Luciano Dacquati e Gaetano Rizzuto. F.F.
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Venerdì 21 novembre 2008
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Giulia Cremona
Federico Perotti
Paola Burzoni
Tommaso Lambri
Laura Bergamaschi
Gabriele Casella
Brisilda Kavaja
Hoda Ithalef
LE MACCHINE DI LIBERTÀ - Da quelle manuali a una stampatrice francese che,azionata da un motore a gas,stampava 300 copie in un’ora di FAUSTO FIORENTINI
er secoli la comunicazione scritta è stata di pertinenza degli amanuensi degli scriptoria; poi a metà Quattrocento Gutemberg ha inventato il carattere mobile che, per secoli, è stato il protagonista. A fine Ottocento la tecnologia ha fatto il suo ingresso nelle stamperie sostituendo i vecchi torchi e da allora i cambiamenti non si sono più contati. Vediamo in breve il rapporto che "Libertà" ha avuto con le macchine. Il giornale inizia il suo cammino il 27 gennaio 1883 e per Ernesto Prati senior, il fondatore, anche se di norma di lui si ricorda l’impegno profuso nel mettere a punto i contenuti del nuovo giornale, non meno pressante è stato il problema organizzativo, dal settore delle vendite, ricorrendo anche ad espedienti utilizzati per stimolare le inserzioni pubblicitarie dei commercianti (annunci pagati in natura), alla dotazione tecnica relativa al procedimento della stampa. In un primo tempo la nuova testata utilizza la Tipografia Sociale, posta al numero 80 di Strada San Lazzaro, l’attuale via Roma, mentre gli uffici amministrativi erano al n. 13 di via San Pietro. Dopo un paio di mesi, a prova che il giornale aveva successo, Prati allestisce una propria tipografia al n. 20 di Strada Diritta (attuale via XX Settembre). La dotazione tecnica è modesta, qualche cassa di caratteri ed una piccola stampatrice che entra in funzione con l’edizione del 26 maggio 1883. Il giornale non si muove, per alcuni decenni, da questa sede: siamo nell’edificio che si trovava presso la chiesa cittadina di San Francesco dove oggi sorge il Terzo Lotto. La composizione avviene ancora a mano: la tipografia impiega alcuni operai che lavorano a cottimo. Anche la macchina da stampa viene azionata a mano e, poiché la parte più voluminosa è un grosso cilindro, i tipografi la chiamano familiarmente "al rudòn". Si passa poi ad una Marinoni, una stampatrice francese, che, azionata da un motore a gas, è in grado di stampare in un’ora 250300 copie. Stampa un solo foglio, prima da una parte e poi dall’altra; il giornale esce in questo periodo a quattro pagine (foliazione che manterrà a lungo). La distribuzione avveniva attraverso
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ultimo capitolo della lunga storia del rapporto tra "Libertà" e le macchine da stampa è stato scritto nella primavera scorsa: il 3 maggio il giornale è giunto in edicola con una veste del tutto nuova: 64 pagine, tutte a colori, formato 31 x 45. Forse in tutta la storia del giornale, questo cambiamento è stato il più impegnativo (con i raffronti storici, però, c’è sempre d’andarci cauti): la rotativa offset "Goss-Suburban", collocata in locali di via Benedettine 68, è stata sostituita da una Wifag Of 370 Gtd. Per comprendere meglio che cosa sta dietro a questa sigla sarà bene precisare che la nuova stampatrice pesa 300 tonnellate, dispone di due torri per quadricromie, è collegata ad una piegatrice capace di gestire 128 pagine, carica le pesanti bobine di carta in modo automatico, può stampare fino a 64 pagine di cm. 31 x 45. La macchina, che ha le dimensioni di una piccola casa (5 metri x 40 e dieci di altezza), è collegata ad una linea di
L’
Dalla mitica “Sposa del vento” alla bella Marinoni Sempre all’avanguardia e innovative le scelte della famiglia Prati le due edicole cittadine e, per i centri della provincia, si ricorreva come mezzo di trasporto alle corriere. La tipografia dispone anche di una piccola Marinoni, modello "Liberty", che viene utilizzata soprattutto per stampare un altro giornale piacentino, "L’Amico del popolo". Nel 1903 arriva la linotype, macchina compositrice nata una ventina d’anni prima in America. E’ la prima a Piacenza e rappresenta un notevole passo in avanti sul piano delle nuove tecnologie. Per spiegarci ricorderemo che finora la composizione veni-
va fatta a mano, prendendo dalle casse un carattere alla volta che poi veniva allineato con gli altri su un apposito supporto in modo da formare una riga; la nuova macchina è in grado di allineare le matrici scelte dall’operatore e di fondere in un unico pezzo l’intera riga. Un risparmio notevole di tempo sia nella composizione della colonna sia nell’operazione contraria dello scomporre. Parliamo del testo degli articoli in quanto per i titoli prosegue la composizione manuale e solo in un secondo tempo arriveranno le titolatrici. Sul
piano aziendale ricorderemo che nel 1898 era nato lo Stabilimento Tipografico Piacentino, l’editore del giornale che resterà in servizio per gran parte del secolo scorso. Nel 1905 entrano in servizio due nuove macchine da stampa della società "Scheller e Giesecke" di Lipsia: una "Windsbraut" dotata di un grosso cilindro rotante detta la "Sposa del vento" per la sua velocità (15001800 copie all’ora) e una "Fenice" derivata dalla "Liberty" a pedale capace di stampare da 800 a 1600 copie. In questo periodo lo
stabilimento è già dotato di una zincografia per i cliché. E’ solo il caso di ricordare che i primi giornali, che a Piacenza fanno la loro comparsa dal 1848 in avanti, non riportano foto. L’illustrazione viene affidata spesso a incisori che con il bulino incidono le lastre. Sono illustrazioni costituite soprattutto da disegni; un settore che nei giornali dell’Ottocento ha particolare successo è quello delle vignette che in alcuni giornali raggiungono livelli non privi di interesse artistico. Nel maggio del 1911 la tipografia si trasferisce in via Romagno-
L’archivio storico
125 anni di memorie dalle buste di carta allo scanner
La mitica rotativa Marinoni con cui si stampò Libertà dal 1963 al 1982,poi sostituita da una Goss Suburban che è rimasta in produzione nello stabilimento di via Benedettine fino al 30 aprile 2008
3 maggio 2008, dalla vecchia “Goss” alla avveniristica “Wifag” E’ il giornale del futuro: 64 pagine tutte a colori spedizione della svizzera Ferag in grado di trasferire le copie del giornale a due macchine che confezionano i pacchi e li avvolgono nel cellophane, pronti per gli spedizionieri. A questa stampatrice, guidata e controllata da un complesso sistema di computer, giungono le pagine direttamente dalla redazione; vengono quindi realizzate le lastre che, con molta facilità, vengono applicate ai cilindri. Questo nuovo impianto, dopo l’avviamento, è in grado di stampare 33mila co-
pie all’ora. Tutto questo complesso ha richiesto la costruzione di un apposito edificio con una superficie di ben cinquemila mq.. Una simile realizzazione era impensabile in via Benedettine e pertanto l’amministrazione di "Libertà" ha realizzato il nuovo centro stampa in località Dossarelli, nella periferia sud est della città. E’ la prima volta che la redazione si allontana fisicamente dalla propria tipografia, ma anche questo è un segno dei nuovi
tempi: il computer, in questo caso, ha annullato le distanze. A ricordare il rapporto con le origini ci ha pensato il progettista: sulla facciata del nuovo centro stampa sono stati posti grandi pannelli in cemento che riproducono la pagina di un giornale ancora realizzato in piombo. Tra qualche anno ai giovani si dovrà spiegare che cosa rappresentano quelle strane colonne e sarà difficile far capire loro il cambiamento che nel processo di stampa (ma anche nelle redazioni) ha
■ (F.F.) Il concetto di meccanizzazione con il tempo si è sempre più complicato. Il carattere mobile e il torchio hanno resistito per secoli. La tipografia moderna, invece, è per natura legata ai cambiamenti. Non fa eccezione nemmeno l’archivio. Fin dalle origini fotografie e ritagli di giornali erano conservati in grosse buste numerate che facevano riferimento ad uno schedario diviso per personaggi e per soggetti. Le copie dei giornali venivano rilegate in grossi volumi che, con il passare degli anni, da annuali, si sono fatti trimestrali e poi mensili. Negli anni Ottanta del secolo scorso i Prati decisero di far microfilmare l’intera raccolta. Un lavoro proibitivo che portò alla realizzazione di centinaia di bobine da consultare con un lettore in grado di fotocopiare. Quando i microfilm furono realizzati non si mancò di rivolgere un pensiero grato alla tecnologia amica del lavoro umano. I microfilm - si pensava - avrebbero sfidato i secoli. Neanche i decenni! Poco dopo l’informatica ha indicato che su un singolo cd ci stanno milioni di dati; non solo questi dati passano direttamente dalla stampa all’archivio; per la ricerca ci pensa lui, il computer. E così l’attuale archivista non aggiorna più le buste, ma addirittura le sta vuotando per passare il loro contenuto allo scanner. Quando avrà terminato, le ricerche d’archivio si faranno da un terminale mentre i microfilm, che dovevano sfidare i secoli, malinconici stanno a guardare.
imposto l’informatica negli anni Ottanta del secolo scorso (per quanto riguarda "Libertà"). Nelle redazioni il computer ha portato solo benefici? Chi viene dal giornalismo di ieri forse qualche dubbio lo ha, pur riconoscendo i molti vantaggi; per il processo di stampa, invece, non ci sono riserve. Dalla Duplex del dopoguerra, di cui parliamo in altra parte, alla Wifag Of 370 Gtd del centro stampa dei Dossarelli, vi è un salto di qualità che non ha precedenti nel passato. Forse
si 80: al piano terra vengono sistemate la prima "Duplex" (macchina a stampa piana, ma con foglio continuo) e due linotype. Si arriva così al 1927 (il fondatore, come ricordiamo in altra parte, era morto il 29 dicembre 1920): con l’inizio di gennaio "Libertà" viene assorbita dal quotidiano fascista "La Scure". I Prati, soprattutto Filiberto, continuano ad occuparsi della tipografia che nel maggio del 1929 viene trasferita in via Benedettine 68 dove si trova tuttora. La storia del giornale riprende per qualche giorno nel 1943, quando ci si illude che la guerra sia finita, e poi definitivamente nel 1945. La tipografia è sempre in via Benedettine 68 ed è qui che viene distrutta da un bombardamento il 13 maggio 1944. Sotto le bombe degli aerei alleati perde la vita anche Filiberto Prati. "Libertà" torna in edicola, grazie ad una pattuglia di pionieri capitanata da Ernesto Prati junior, nell’agosto del 1945. Si parte con la Duplex e con una sola linotype (due erano state date ad un’altra tipografia, ma presto rientrano; le macchine erano state salvate). Come hanno più volte scritto i protagonisti si parte un po’ all’insegna dell’avventura, ma presto il giornale si consolida e così anche la dotazione tecnica. Aumenta il numero delle linotype, mentre le Duplex diventano due che lavorano in copia. Nel 1963 giunge la rotativa, una "Marinoni" che già aveva lavorato per un giornale francese. Infine nel 1982 si passa ad una moderna rotativa offset "GossSuburban" in grado di stampare anche a colori: la prima quadricromia viene realizzata in occasione della visita del presidente Pertini nel settembre del 1982. Nel frattempo si sta preparando in questi anni l’avvento del computer anche nel segmento che precede la stampa, quello della composizione. Il passaggio avverrà a fine 1986. Ovviamente non si tratta di un punto d’arrivo: da questa data sia per la redazione sia per il settore della composizione, la vecchia tipografia, è solo l’inizio di un nuovo periodo, forse più convulso di quello precedente. In gergo per i sistemi editoriali dei giornali si parla di "generazioni" e a "Libertà", nonostante i pochi anni trascorsi, ne sono già passate diverse. Anche la stampa, come vediamo a parte, ha affrontato nuovi capitoli.
si deve andare al carattere mobile di Gutemberg di metà Quattrocento o all’arrivo della Linotype a fine Ottocento. L’informatica ha liberato nell’impaginazione i grafici dalla schiavitù del piombo (ai giornalisti chiedeva invece una ginnastica mentale che spesso faceva molto bene), mentre per la stampa ha permesso di razionalizzare l’intero settore. Per realizzare il centro dei Dossarelli si è lavorato per due anni ed alla fine gli stessi artefici si sono mostrati stupiti dei risultati raggiunti. Basterebbe riandare alla notte tra il 2 e il 3 maggio scorso e leggere lo stupore sui volti dei presenti quando la linea di trasferimento, superati i molti controlli, ha cominciato a portare i giornali alle uscite per il confezionamento. Molti erano veterani del settore, avevano vissuto altri importanti cambiamenti, ma il gigante in funzione non mancava di sprigionare un suo fascino. Anche le macchine possono essere belle. F.F.
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LIBERTÀ Venerdì 21 novembre 2008
Veronica Guerrini
1883 1892
Giulia Zucconi
Alessia Fracassi
Beatrice Silva
Elena Ghetti
Margherita Mera
Alicia Ghinelli
Nasce a Piacenza “Libertà”,il giornale che diventa un libro di storia.A Montechino si scopre il petrolio,si accendono le prime lampadine
Libertà diventa una macchina del tempo. Per compiere un viaggio lungo 120 anni. La nascita di Libertà avviene quando sindaco di Piacenza è l’avvocato Francesco Achille (a cui succederà il conte Carlo Scotti) e vescovo mons. Scalabrini. Il giornale costa 5 centesimi. Fondatore e direttore è Ernesto Prati. E’ il 1883. Cosa avviene in quell’anno nel mondo, in Europa, in Italia, a Piacenza? Appare il manifesto dei Nichilisti russi, presagio di future tragedie: «Noi, socialisti ed amici del popolo, che rappresentiamo la nazione russa curvata sotto il gioco del dispotismo...». E annunciano: «Uccideremo lo zar il giorno della sua incoronazione». Iniziano gli scavi per costruire il canale artificiale nell’istmo di Panama; si assiste per la prima volta allo spettacolo di un dirigibile che solca i cieli: è il “France”; Nipkow realizza il “disco forato”: è l’inizio della strada che porterà alla televisione; e Mercalli formula sui terremoti una scala sismica. Fanno la loro comparsa la Linotype, la Coca Coca, la penna stilografica, la motocicletta e il fonografo. Ford costruisce la sua prima automobile. In Africa Orientale avviene il massacro di Dogali (vittime 500 soldati italiani), a New York sorge la statua della Libertà, a Parigi la Torre Eiffel e a Milano la prima centrale elettrica italiana. Muoiono Wagner, Marx, Victor
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Mattia Lambri
Compare il primo telefono Scoppiano tumulti in piazza Cavalli per il caro-pane Hugo, Francesco De Sanctis, Rimbaud, Melville, Walt Whitman. Van Gogh si suicida. Nascono Kafka, Marc Chagall, Le Corbusier, Eliot, O’Neill, Pasternak, Gramsci, e la cartolina postale, la pizza Margherita, la chiusura lampo. In tutta Europa si comincia a celebrare la festa del Primo Maggio. Puccini, Mascagni e Leoncavallo cominciano la loro trionfale ascesa, Nietzsche termina “Così parlò Zarathustra”, De Amicis scrive “Cuore”, Cechov i suoi racconti, Verga “Mastro Don Gesualdo”, Oscar Wilde “Il ritratto di Dorian Gray”, Svevo “Una vita”. In tutta Italia infuriano il colera e il vaiolo. Si susseguono comizi e proteste contro il rifiuto del suffragio universale; manifestazioni antiaustriache in varie città, specialmente a Trieste. I nuovi “treni-lampi” da Milano a Roma impiegano 14 ore. Desta meraviglia che una donna d’Asti sia diventata segretario comunale. A Piacenza dimostrazioni di folla e tumulti in piazza Cavalli per il caro-pane. Emanuele Ru-
spoli, monarchico-liberale, «valoroso soldato e patriota», è eletto deputato al Parlamento per il Collegio di Piacenza. Viene annunciata la costituzione di un comitato per la costruzione della ferrovia Genova-PiacenzaCremona. Verdi realizza altri due capolavori: l’“Otello” e l’ospedale per i poveri a Villanova, per non vedere più gli ammalati «sospinti malamente all’ospedale di Piacenza su infami curriculi». Il Re e la Regina transitano
alla stazione e la folla corre ad acclamarli. Per la stazione passano anche migliaia di emigranti diretti a Genova dove partiranno verso l’America e la speranza di una nuova vita; e partono pure i primi missionari di Scalabrini per andare ad assisterli e i “soldati d’Africa” per Massaua. Per gli operai scuole serali e case; per le sartine vita dura e proteste: 16 ore di lavoro al giorno sono troppe; numerosi duel-
li per ragioni d’onore e numerosissime, quasi ogni giorno nei quartieri più popolari, guerre di donne che si accapigliano e si prendono a zoccolate, e quasi sempre il motivo è la gelosia. Sul Facsal si tira alle quaglie, e dalla città si va in gita a Pontedellolio, Rivergaro e Cotrebbia. Carducci viene a Piacenza come ispettore delle scuole. Si accendono in città le prime lampadine elettriche, compare il telefono, si estende l’uso del gas. Piacenza diventa la capitale dei Consorzi Agrari, ma manca ancora di fognature e il 90 per cento dei pozzi fornisce acqua non potabile. Viene eretto, dopo molte polemiche, davanti alla stazione il monumento a Garibaldi; e nella piazza di Bettola quello di Colombo. Si inaugura il «grandioso ponte» sul Po a Cremona; viene costruito il nuovo carcere; e c’è grande soddisfazione a Farini per la costruzione del ponte sul Nure. Per la prima volta i piacentini ascoltano Wagner. Si fanno strada Luigi Illica e Amilcare Zanella, Stefano Bruzzi, Francesco
Ghittoni e Pacifico Sidoli. Fa capolino nella cronaca (tiene una conferenza sull’amore nella letteratura italiana) un giovane professore di nome Valente Faustini. Giovanni Raineri cura una rubrica d’agricoltura dal titolo “Interessi Agricoli”. Muore Ponchielli e il Municipale chiude in segno di lutto. Scompare Angelo Genocchi e l’esploratore Gaetano Sacconi, nativo di Borgonovo, muore in Africa sfinito dalle febbri e dalle privazioni dopo una lunga prigionia; muoiono anche, quasi centenari, Giulio Ziliani e Pietro Cravedi di Rivergaro che avevano combattuto nella grande armata di Napoleone. A Montechino si scopre il petrolio e a Corano si grida al miracolo: appare la Madonna e i “veggenti”, oltre cento, appariranno davanti al pretore di Borgonovo. Alla fine del decennio 18831892 Piacenza conta quasi 41mila abitanti (compresi i soldati e i religiosi che all’epoca affollavano le numerose caserme e i tanti conventi). E agli abitanti si raccomanda: non buttate acqua o immondizia dalle finestre. Un tema d’italiano (molto deamicisiano) all’esame liceale: «Ricordi e speranze d’un giovane che ama i genitori, gli studi, la patria». E, cosa mai vista, una ragazza fa gli esami per entrare all’Istituto Tecnico, allora esclusivamente maschile.
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LIBERTÀ Venerdì 21 novembre 2008
Elisabetta Achilli
1893 1902
Beatrice 4 anni
Alberto Capelli
Federico Cristalli
Corinne Franzoso
Elisabetta Sangalli
Filippo Fratus
Il re buono viene ucciso e nascono la radio e il cinema.Ancora proteste contro il caro-pane e per la tassa sulle biciclette
osa offre di notevole il decennio 1893-1902 per quanto riguarda la grande storia del mondo e quella più piccola della nostra terra piacentina? Anzitutto il passaggio da un secolo all’altro, dall’Ottocento al Novecento. Poi il consueto esplodere di guerre e in più una corsa forsennata alla colonizzazione: l’Italia avvia la campagna d’Africa contro l’Abissinia, riportando sanguinose perdite, come quella dell’Amba Alagi e di Adua. Anni di grave depressione economica negli Usa e di moti popolari e disordini sociali in Italia. A Milano rivolta contro il carovita: il generale Bava Beccaris reprime l’insurrezione a cannonate. Anni di attentati anarchici: a Monza re Umberto I viene assassinato a colpi di pistola (e Libertà esce listata a lutto) e a Ginevra Elisabetta d’Austria, la famosa Sissi, cade accoltellata al cuore. In Cina esplode la rivolta dei Boxer con l’assalto alle legazioni straniere; in Russia scompare Alessandro III e sale al trono il figlio che prende il nome di Nicola II, l’ultimo zar; a Londra muore la Regina Vittoria e con lei finisce un’epoca. A Torino nasce la Fiat. Marconi trasmette segnali a distanza senza usare collegamenti elettrici: è la nascita del telegrafo senza fili e della radio. Con i fratelli Lumière vede la luce il cinema; il fisico tedesco Roentgen scopre i raggi x; il francese Emile il bacil-
C
Claudia 4 anni
Ecco le prime due linotype Piacenza, 41mila abitanti. Toscanini al Municipale lo della peste e un altro francese, Roux, mette a punto il siero contro la difterite, vengono inventati l’aspirina e l’aspirapolvere. Il fisico Becquerel scopre la radioattività dell’uranio e i coniugi Curie studiano la radioattività e isolano il radio. Freud usa per la prima volta il termine “psicoanalisi” e pubblica “L’interpretazione dei sogni”. Nobel istituisce i premi che portano il suo nome. Alla Scala viene rappresentata quella che sarà l’ultima opera di Verdi ottantenne, “Falsfaff”: ultima opera e ultimo trionfo, il Maestro muore nel 1901. Spiccano il volo altre celebri opere liriche: “Manon Lescaut”, “Bohème” e “Tosca” di Puccini, “Andrea Chenier” di Giordano. Dvorak trionfa a New York con la sinfonia “Dal Nuovo Mondo”, la voce di Caruso tiene trionfalmente a battesimo l’“Arlesiana” di Cilea, Mahler inizia il ciclo delle sue Sinfonie. A Londra Oscar Wilde è condannato, nel processo più clamoroso di fine secolo, a due anni di carcere per omosessualità: dopo il carcere, riparerà a Parigi
Il maestro Arturo Toscanini
dove morirà. Muoiono anche Gounod, Catalani, Thomas, Bruckner, Brahms, Guy de Maupassant, Stevenson, Verlaine, Daudet, Mallarmé, Lewis Carrol, Nietzsche, Zola, Nobel, i pittori Segatini e Toulouse-Lautrec, Bismarck. A Londra muore Engels, teorico del socialismo, Marx pubblica il terzo volume del “Capitale”, Lenin fonda a San Pietro-
burgo l’Unione di lotta per l’emancipazione della classe operaia, con conseguente arresto, carcere e poi confino in Siberia. Nascono Isaac Babel, Faulkner, Brecht, Hemingway, Garcia Lorca, Gershwin. D’Annunzio pubblica il “Poema paradisiaco”, Pascoli i “Primi poemetti”, Carducci “Rime e ritmi”; escono “Piccolo mondo antico” di Fogazzaro, “I
Vicerè” di De Roberto, “Il libro della giungla” e “Kim” di Kipling, “La macchina del tempo” di Welles, Rostand scrive “Cirano di Bergerac”. Sono anche gli anni dei racconti di Gor’kij, delle prime novelle di Thomas Mann, di “Senilità” di Svevo, dello “Zio Vanja” di Cechov, di “Resurrezione” di Tolstoi. Vede la luce in volume lo “Zibaldone” di Leopardi e Croce dà alle stampe “Materialismo storico ed economia marxista”. Gauguin torna a Parigi da Thaiti con alcuni dei suoi quadri più famosi e Picasso apre la prima fase della sua attività artistica, il “periodo blu”. Prime Olimpiadi dell’era moderna: si svolgono ad Atene. All’inizio del decennio Piacenza conta 41.211 abitanti e 75 telefoni. In città arriva l’acquedotto e con esso le fontanelle pubbliche, viene costruito il ponte ferroviario sul Po, si vara il piano della pubblica illuminazione (in tutto 18 lampade). Approda in città la fabbrica di biciclette Orio-Marchand e a Sarmato arriva lo zuccherificio. In corso Garibaldi viene impiantata la prima
macchina per il ghiaccio artificiale. Scoppia la vicenda di don Miraglia, il prete ribelle e scomunicato che predica contro la Chiesa cattolica. Esplodono dimostrazioni e disordini alla notizia della disfatta di Adua. Cortei, tafferugli, saccheggi ed anche tre morti, numerosi feriti e molti arrestati in violenti manifestazioni contro il caro-pane. Muore in duello alla spada Felice Cavallotti. Nascono le scuole serali per gli operai, si paga la tassa sulla bicicletta, si disputano la prima corsa in automobile e il primo campionato ciclistico. Fregoli si esibisce al Politeama e Zacconi al Municipale. Toscanini, giovane ma già famoso, al Municipale dirige (senza spartito) l’orchestra della Scala. Il tenore Tamagno, dopo un concerto al Municipale, torna in albergo in carrozza accompagnato da un corteo di fiaccole e dalla banda. Il conte Francesco Caracciolo regala al Museo di Piacenza un bronzo antico, il famoso fegato etrusco rinvenuto in un campo presso Settima. Mons. Scalabrini compie un lungo viaggio in America fra gli emigrati italiani e i suoi missionari. Muore a Roma la futura beata suor Rosa Gattorno, che a Piacenza aveva aperto la prima Casa della sua congregazione di Sant’Anna. A Coli scendono i lupi, nella tipografia di Libertà arrivano le prime due linotype.
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LIBERTÀ Venerdì 21 novembre 2008
Sara Zanellini
1903 1912
Gianemilio Fontanella
Matilde 4 anni
Nancy Esposito
Xhind Klesdi
Glenda Cinotti
Maurizio Ferrari
L’Italia alla conquista di Tripoli,muore papa Leone XIII,affonda il Titanic e a Piacenza viene inaugurata la prima rete telefonica d’Italia
lla conquista di Tripoli, «bel suol d’amore...». L’Italia entra in guerra contro la Turchia per mettere le mani sulla Libia (e per Tripoli partono anche alcuni reparti di stanza a Piacenza, mentre Giulio Gonella compone una canzonetta su versi dialettali di Faustini, “Tripoli italiana”) e subito il nostro Paese si trova, sul fronte interno, in un mare di difficoltà per le proteste contro l’impresa coloniale: scioperi e disordini seguiti da arresti e processi. Tra i processati anche un certo Mussolini. Muore Leone XIII, gli succede sul soglio pontificio Pio X. Negli Stati Uniti a Theodore Roosevelt succede alla presidenza Wilson. E’ il periodo del primo volo umano dei fratelli Wright e poco dopo della prima traversata aerea della Manica e della prima trasvolata delle Alpi. E’ l’era di Giolitti, che introduce il suffragio universale maschile. Gli anni del primo Giro d’Italia, del cubismo, del futurismo, del modernismo. E di catastrofi: il terremoto e l’incendio che distruggono San Francisco, il terremoto che rade al suolo Messina e Reggio Calabria (tra le vittime a Reggio anche un piacentino, certo Peppino Sgorbati), l’iceberg che manda a picco l’inaffondabile Titanic, il rogo che manda in cenere la Biblioteca nazionale di Torino. E di altri clamorosi eventi come il romanzesco ammutinamento a Odessa dell’equipaggio della
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Amedeo Zangrandi
Il nuovo ponte sul Po Lo inaugura re Vittorio Emanuele III. Muore Scalabrini corazzata Potemkin e il clamoroso colpo al Louvre, dove qualcuno ruba la Gioconda di Leonardo: ci vorranno due anni per scoprire il ladro (un imbianchino italiano) e recuperare il capolavoro. Amundsen individua il Polo Nord magnetico e raggiunge il Polo Sud, in Perù viene scoperta l’antica città reale degli Incas, lo Zar di Russia elimina la servitù della gleba. Scende in mare il primo U-1 tedesco, in Italia muovono i primi passi l’Alfa Romeo, la Lancia, l’Olivetti. Vola il primo elicottero, appaiono nelle cucine le prime lavatrici e il detersivo, vengono fabbricate le prime materie plastiche, scoperte le vitamine e la bachelite, inventati il tergicristallo, la scala mobile, la luce al neon. Coloni ebraici fondano in Palestina la città di Tel Aviv, e il poliziotto italo-americano Petrosino viene assassinato a Palermo mentre indaga sulla mafia. Maria Montessori si applica con straordinari risultati alla pedagogia infantile. Un giovane Guglielmo Marconi (ha solo 35 anni) vince il
Nobel per la fisica, e Kipling per la letteratura. Brutta accoglienza alla Scala per “Madama Butterfly” di Puccini, prima mostra a Parigi di Picasso. Benedetto Croce fonda la rivista “La Critica”, Prezzolini e Papini il “Leonardo”, Prezzolini la “Voce”, Trotzky inizia la pubblicazione della “Pravda”. D’Annunzio scrive “La figlia di Jorio”, Pirandello dà alle stampe “Il fu
Mattia Pascal”, Thomas Mann “La morte a Venezia”, Einstein la “Teoria della relatività ristretta”, Freud la “Psicopatologia della vita quotidiana”, Croce il “Breviario di Estetica”, Giovanni Gentile “L’atto del pensiero come atto puro”. Stravinskij mette in scena “L’uccello di fuoco”, Richard Strauss il “Cavaliere della rosa” e “Salomè”, Schonberg compone il “Pierrot lunaire”, Marcel Proust
parte “Alla ricerca del tempo perduto”. Nascono Salvator Dalì e Sartre. Muoiono i pittori Gauguin, Pissarro e Cézanne, i musicisti Grieg, Rimskij-Korsakov, Mahler e Massenet, gli scrittori e poeti Carducci (dopo aver vinto il Nobel), De Amicis, Mark Twain, Tolstoj, Fogazzaro, Pascoli e i drammaturghi Cechov, Ibsen e Strindberg. A Piacenza è sindaco Francesco Manfredi, a cui succedono Porri e Pallastrelli. La città è in lutto per la morte di un grande vescovo come Scalabrini (a cui succede mons. Pellizzari). La salma del “padre degli emigrati” verrà poi traslata e tumulata in Duomo, il rito è accompagnato da un brano musicale - un “Benedictus” - composto appositamente dal Perosi. Vittorio Emanuele III viene a Piacenza per inaugurare il nuovo ponte sul Po; vi torna poco tempo dopo - più che in privato in incognito - e a Perino ha un incidente con l’auto: è soccorso da un contadino. Il senatore Giuseppe Manfredi è eletto presidente del Senato del
Regno. Viene inaugurata dal ministro Raineri, piacentino, la rete telefonica provinciale, la prima d’Italia. I grammofoni si moltiplicano e possono diventare molesti: «Ce ne sono di quelli - si lamenta un abitante di piazza Cavalli - che non cessano mai di suonare e cantare». Gli strilloni protestano perché possono gridare i titoli dei giornali, non le notizie; e gli abitanti di Vernasca e dintorni si sentono assediati dai lupi affamati. Su una splendida Mercedes passa in città e si ferma all’Hotel San Marco il miliardario Rockefeller. Buffalo Bill e il suo circo arrivano a Piacenza: il grande tendone è innalzato in piazza Cittadella. Cristalli è l’acclamato tenore della nuova opera di Mascagni, “Isabeau”, mentre al Municipale arriva la nuova opera di Puccini, “La fanciulla del West” e al Politeama applausi per Irma Gramatica e per Trilussa che recita le sue poesie romanesche. Due reggimenti di fanteria vengono mandati a Gossolengo per sedare agitazioni dei contadini e un becchino viene denunciato per aver rubato le scarpe ad una morta. Libertà pubblica in appendice il romanzo del piacentino Francesco Giarelli, “Un secolare mistero di sangue, o il Fantasma della Rocca di Monticelli”. E, per finire, da ricordare il luglio canicolare del 1911: 50 gradi.
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LIBERTÀ Venerdì 21 novembre 2008
Greta Alberici
1913 1922
Laura Casali
Luca 6 mesi
Sofia 5 anni
Marcello 6 mesi
Sonia Ghinelli
Anna Simeone
Sono gli anni della Grande Guerra e della rivoluzione in Russia,della “marcia su Roma”,della terribile “Spagnola”e delle grandi migrazioni
ul panorama del decennio ’13-’22 spiccano avvenimenti che hanno cambiato la storia dell’umanità: il primo conflitto mondiale, la rivoluzione russa, le guerre civili in Messico e in Irlanda, l’avvento del fascismo, l’ascesa di Hitler e di Stalin. Ma anche fatti che hanno toccato il cuore di Piacenza: la morte, il 29 dicembre 1920, di Ernesto Prati, fondatore e direttore di Libertà; e, il 24 aprile 1922, di Valente Faustini. Dopo Sarajevo l’inferno della Grande Guerra, compresi i sottomarini e le navi corsare della Germania che seminano il terrore sui mari. Sul fronte italiano, da Caporetto alla strenua difesa sulla linea AsiagoGrappa-Piave fino a Vittorio Veneto e alla conquista di Trento e Trieste, fino all’impresa di Fiume di D’Annunzio. Il tempo di guerra è tempo di razionamento (pane, farine, pasta e riso), di fame, tessere, code. A Carpaneto manca lo zucchero, e a Fiorenzuola si chiedono: «Rimarremo senza carne?». Furti di galline, di uova, di zucchero, di legna, di cavalli, anche di fieno. I furti di biciclette e di galline sono all’ordine del giorno, e «i ladri, gente di facile accontentatura, quando non riescono a rubare i polli, si rassegnano ad impadronirsi anche dei pulcini». In tutto il Piacentino si infittiscono le raccolte di offerte in denaro, lana, coperte e indumenti per i soldati al fronte, di pane per
S
Aurora Libè
Muore il padre di Libertà Il 29 dicembre 1920. Scompaiono anche Faustini e Illica i nostri prigionieri, spettacoli «pro valorosi combattenti», aiuti per i profughi, assistenza agli orfani di guerra. Mobilitazione civile delle donne, e prove per far fronte a temuti allarmi aerei. Nasce un comitato pro mutilati, si dà vita ad una sottoscrizione per la Brigata Piacenza che «nella vittoria delle nostre armi sul Piave si è coperta di gloria» e si svolgono cerimonie per la consegna di ricompense al valore. Dal fronte tornano i fanti e Libertà invita: «Tutta Piacenza sia a salutarli, reduci vittoriosi!». Nel «programma di opere pubbliche da compiersi dal Comune nel dopo guerra», vengono indicati due lavori ancora oggi di grande attualità: navigazione fluviale sul Po e porto di Piacenza. Mussolini sfida a duello (duello che poi non si farà) il direttore del Secolo di Genova, Pontremoli: si era sentito chiamato in causa quando il giornalista aveva scritto di «qualche triviale avventuriero della politica». Si parla della questione dei sanatori «per la cura dei tubercolisi in Italia» e
A sinistra,Valente Faustini; sopra,Ernesto Prati
della riforma agraria. Muoiono Guido Gozzano, Proust, Verga, Boito, Debussy, Leoncavallo, Caruso e Luigi Illica. Joyce pubblica “Dedalus” e “Ulisse”. A Detroit Henry Ford inventa la catena di montaggio e sempre in America viene alla luce l’“Antologia di Spoon River” di Masters. Per quanto riguarda la nostra città, si parla del «rinascimento economico della Valtidone» con
un appello agli agricoltori «per la costruzione di un grande serbatoio», una diga, in territorio di Caminata. A Borgonovo prima assemblea del Consorzio di irrigazione della Valtidone, a Genova «imponente adunanza» per una linea ferroviaria Genova-Piacenza-Cremona-Verona-Brennero. Arriva una proposta di impianto idroelettrico sul Po e si parla del Parco provinciale. Sono gli anni della terribile
“Spagnola”, anni di grandi emigrazioni e di forti turbolenze sociali. Agitazioni e proteste contro il caro-viveri, e scioperi di fornai, spazzini, garzoni di muratori, carrettieri, tramvieri, anche dei contadini, scioperi questi ultimi funestati da sanguinosi scontri a Cortemaggiore, San Bonico, Sant’Antonio, Pittolo, Vicobarone, Villò, Besenzone (qui, precisamente a Case Bianche, restano uccisi nel ’19 cinque scioperanti). Sempre dentro i confini di Piacenza, riapre dopo anni di chiusura dovuta alla guerra, il Municipale con la “stagione della vittoria”: l’inaugurazione è con “Rigoletto”, nella parte di Gilda canta una giovanissima e non ancora nota Toti Del Monte. Grande successo anche per il tenore Aurelio Pertile in “Manon” e in “Mefistofele”. Nel primo numero di Libertà del ’17 l’annuncio che era in arrivo al Politeama «la più meravigliosa pellicola del mondo», “Cabiria” di D’Annunzio e Pastrone, con «grande accompagnamento orchestrale, venti celebri Professori d’Orchestra»: è il
primo kolossal della storia del cinema destinato a entrare nel mito. «Pubblico folto ed elegante» per Ermete Novelli che al Politeama ottiene un caloroso successo con “Il Cardinale Lambertini”; Irma Gramatica applaudita ne “La nemica”; e Francesca Bertini è la protagonista al cinemateatro Iris di “Fedora”. Ancora al Politeama vanno in scena l’operetta “La reginetta delle rose” di Leoncavallo diretta da Ettore Valla (ma la prima dello spettacolo viene rinviata «causa il mancato arrivo del vestiario») e lo spettacolo di “trasformazioni” del «sommo Fregoli», la comicità stralunata di Petrolini e l’arte mattatoriale di Ruggero Ruggeri . A gennaio e marzo del ’20 Marinetti parla di futurismo a Palazzo Farnese e al Circolo Militare. In aprile nasce l’associazione Amici dell’arte, presidente il conte Francesco Pallastrelli, segretario Aldo Ambrogio, in agosto mostra di Ricchetti nel Ridotto del Municipale e due anni dopo a Roma e Bologna. Turismo scolastico: nel ’21 il via ad «una promessa e tanto attesa primizia», una gita nautica sul Po, e poco dopo una gita a Monte Santo e l’esperimento della Colonia Padana per «i fanciulli del popolo», soggiorno estivo sulle sponde del fiume. Libertà indice un concorso di «bellezza infantile» pro Ospizio Marino di Fano.
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LIBERTÀ Venerdì 21 novembre 2008
Martina Mori
1923 1932
Lorenzo Massari
Giacomo Covelli
Matteo Cicero
Gloria Pilotto
Massimo 3 anni
Alessandro Lucchini
Diego Pirozzi
Dopo il“venerdì nero”dell’ottobre 1929 esplode la grande depressione:crisi e disoccupazione dilagano,inflazione alle stelle
Mussolini visita Piacenza E la figlia Edda viene in vacanza a Gropparello a Grande Depressione incombe su tutto il mondo. Tutti i Paesi si dibattono in gravi difficoltà economiche. Dopo il crollo della borsa a Wall Street in quel “venerdì nero” dell’ottobre del ’29, crisi e disoccupazione dilagano: negli Usa i senza lavoro sono 12 milioni, in Germania (dove l’inflazione è alle stelle: un dollaro vale 4,2 miliardi di marchi) 6 milioni, e Cosima Wagner, vedova del grande musicista, è ridotta in miseria a causa della svalutazione e costretta a vendere preziosi ricordi del marito a poco prezzo. In Germania Hitler tenta il “Putsch della birreria” di Monaco, in Italia Mussolini vara le leggi speciali, il Tribunale speciale, la polizia segreta, il confino politico, la Milizia fascista, il Gran Consiglio del Fascismo, decide lo scioglimento dei partiti e delle associazioni contrarie al regime e la soppressione della stampa d’opposizione e della festa del Primo Maggio. Sono gli anni bui del sequestro e dell’assassinio di Matteotti e delle aggressioni a Gobetti e Amendola. Gli anni dei Patti Lateranensi tra Italia e Vaticano, del dirigibile “Italia” di Umberto Nobile che si schianta sulla banchisa polare; della vicenda dello “smemorato di Collegno”; dei Nobel a Grazia Deledda e a Thomas Mann. Il cardinale Pacelli diventa segretario di Stato, e il principe ereditario Umberto di Savoia sposa Maria José del Belgio. La Fiat mette in strada la sua nuova creatura, la “Balilla”, 75 chilometri all’ora. Perde la vita in corsa il campione automobilistico Ascari, l’aviatore De Pinedo compie spettacolari viaggi aerei fino in Australia e Giappone e in America. Entra in vigore la tassa sui celibi. In questo scorcio di secolo che va dal ’23 al ’32, Lenin muore e Stalin si impadronisce di tutto il potere; negli Stati Uniti vengono giustiziati Sacco e Vanzetti; Lindbergh compie il leggendario raid New York-Parigi a bordo di un monoplano; a Chicago si scatena la guerra dei gangster e si consuma la strage di San Valentino; Gandhi in India predica la disobbedienza civile agli inglesi e Al Capone viene condannato per evasione fiscale; e il democratico Roosevelt è il nuovo presidente americano. Vengono scoperti i raggi X e i
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Sopra,Mussolini a Piacenza e,a sinistra,tra i sindacalisti interventisti nel cortile della Camera del lavoro.Sotto,disoccupati in cerca di lavoro in Usa nel 1929,dopo il crollo di Wall Street
duzione di Pavese. Esordio di “Opera da tre soldi” di Brecht. Mussolini visita, salutato da «entusiastiche accoglienze», Piacenza e provincia. Anche la regina Margherita visita la nostra città e prega sulla tomba di Scalabrini, mentre Vittorio Emanuele III viene ad inaugurare il monumento al Pontiere. Altri visitatori illustri sono i Principi di Piemonte, cioé gli eredi al trono, Umberto II e Maria
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Escono classici dello schermo come “Febbre dell’oro” di Chaplin, “Incrociatore Potemkin” di Eisenstein, “L’angelo azzurro” di Sternberg. Vengono pubblicati “I sonetti di Orfeo” di Rilke, “La montagna incantata” di Thomas Mann, “Ossi di seppia” di Montale, “Il grande Gatsby” di Fitzgerald, “Senilità” di Svevo, “Gli indifferenti” di Moravia, “Santuario” di Faulkner, “Moby Dick” di Melville nella trae.13.09.08
raggi cosmici, la penicillina e la vitamina A, inventato l’elettrocardiogramma. Ravel compone il “Bolero”, Walt Disney crea Topolino. Muoiono Puccini (che lascia incompiuta l’ultima sua opera, “Turandot”), Kafka, Eleonora Duse, la Regina Margherita vedova del Re Buono, Armando Diaz il Duca della Vittoria e l’inventore Edison. Il poeta russo Maiakovskij si suicida.
José, ed Edda Mussolini va in vacanza al castello di Gropparello. Di passaggio in treno addirittura Gandhi, e in auto Charlie Chaplin, che arriva con una lussuosa macchina americana, una bellissima bruna, interprete e segretario. Nel gennaio del ’27 il fascismo impone a Libertà la fusione con La Scure, foglio di regime: il giornale comincia ad uscire con un doppio nome, Libertà e La Scure. Di lì a qualche anno nella testata resterà solo il titolo La Scure. Nel ’45 tornerà Libertà. Barbiellini diventa podestà. Un’esplosione alla Pertite uccide 13 operai e ne ferisce decine. Si riparla del progetto di una ferrovia attraverso la Valdarda facente parte di una diretta Mar Ligure-Brennero; e viene avanzato un altro progetto: per fare di Sant’Agostino il Pantheon dei piacentini caduti in guerra. Nei cinema vengono proiettati i primi film sonori e parlati. Muoiono il tenore Cristalli, il giurista e studioso Nereo Bosi, Spartaco Coppellotti benefattore, lo scultore Pier Enrico Astorri, l’architetto Manfredo Manfredi e il più vecchio soldato del Risorgimento, Pietro Bassanetti di Fiorenzuola. L’Istituto Nicolini diventa Liceo musicale. Pirandello presenta al pubblico del Municipale il suo “Enrico IV”. Riccardo Zandonai porta al Municipale con successo “Francesca da Rimini” e “Giulietta e Romeo”; al Politeama passano due importanti personaggi, Raffaele Viviani con “Campagna napoletana” e “Caffè di notte e giorno”; e Johann Strauss con i suoi valzer viennesi. A.G. Borgese al Municipale commemora Manzoni nel cinquantenario della morte (mentre i 150 anni dalla nascita di Giordani passano quasi sotto silenzio), e sempre nell’ambito delle celebrazioni manzoniane al Teatro Verdi di Fiorenzuola si rappresenta “I promessi sposi” di Ponchielli. Giuseppe Ricci Oddi dona la propria galleria d’arte a Piacenza e Stefano Fermi si chiede in un articolo su Libertà, a proposito della quadreria di Palazzo Farnese portata a Napoli: «Tornerà o non tornerà a Piacenza?». Bobbio ed altri Comuni (come Ottone, Cerignale, Caminata) sono annessi alla provincia di Piacenza. E i Comuni di Sant’Antonio, San Lazzaro e Mortizza vengono aggregati a quello di Piacenza. Purghe fasciste (con olio di ricino) agli ubriachi trovati per strada. A Fiorenzuola eletta la Reginetta dello Sport, e a Salsomaggiore solenne cerimonia inaugurale del «grandioso stabilimento termale».
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Luca Bruno
Martina Lusardi
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Amina Mehboub
Viene inaugurata la nuova stazione ferroviaria,muoiono Giuseppe Ricci Oddi,il mecenate della Galleria,e l’ultimo garibaldino piacentino
Le battaglie del grano Strangolate dalla crisi diverse banche piacentine è chi come Mussolini cerca un impero in Africa e chi, avendolo già, come Edoardo VIII d’Inghilterra, lo abbandona per amore di una donna. Hitler conquista il potere e scatena il finimondo. Il mondo è in breve un immenso campo di battaglia. Si combatte e si muore da Dunkerque a Pearl Harbour, dal Don alle Midway, da Stalingrado a Guadalcanal e ad El Alamain, mentre da un fronte all’altro volano le tristi note di “Lilì Marlene”. E’ l’epoca dei campi di sterminio nazisti e dell’Olocausto degli ebrei, della sanguinosa guerra civile spagnola, della “lunga marcia di Mao” e delle feroci purghe staliniane. Fermi accende la prima pila ad uranio e apre l’era atomica. Pirandello vince il Nobel per la letteratura e Fermi quello per la fisica; Picasso dipinge “Guernica”, Chaplin gira “Tempi moderni” e “Il grande dittatore”, e Walt Disney realizza il suo primo lungometraggio a cartoni animati, “Biancaneve e i sette nani”, Camus pubblica “Lo straniero”, Hemingway i “Quarantanove rac-
C’
Nicole e Davide Caruso
conti” e Brancati “Don Giovanni in Sicilia”. Vedono la luce Cinecittà, la Fiat 500 Topolino (costa 8.900 lire, 85 all’ora), la televisione, la Biro, il nylon e la fotocopiatrice. Gramsci muore dopo 11 anni di prigionia nelle carceri fasciste, Garcia Lorca in Spagna è fucilato dai franchisti. Scompaiono anche Guglielmo Marconi, Pirandello, D’Annunzio, Petrolini, Gor’kij, Freud e Joyce. Lutto nella Chiesa: se ne va Pio XI e diventa papa Eugenio Pacelli col nome di Pio XII. Lancia le sue prime note il Quartetto Cetra, ed il mitico Learco Guerra vince un Giro d’Italia. A Piacenza, come in ogni altra parte d’Italia, battaglie del grano prima, oscuramenti in vista di bombardamenti aerei poi. Nascono i Figli della Lupa e viene inventato il Sabato Fascista, mentre Camicie Nere e lavoratori partono cantando per l’Africa Orientale. E’ il tempo dei treni popolari per gite festose, ma anche quello delle sanzioni della Società della Nazioni, del pane nero, dei razionamenti e delle
La stazione ferroviaria - Porta Nuova - in due foto d’epoca
tessere annonarie, della raccolta delle fedi nuziali d’oro e della requisizione del rame. Tempi tristi, dentro cui si apre una pagina dolorosissima (la prima di altre pagine nere che la guerra sfoglierà) per la storia della nostra città: l’esplosione della Pertite nell’agosto del ’40 con più di 40 morti, più di mezzo migliaio di feriti. Travolte dalla grande crisi economica falliscono diverse banche locali: la Luigi Agnelli di Bettola, la Raguzzi, la Sant’Antonino e la Banca Popolare Piacenti-
na, ma dopo tanti fallimenti apre una nuova banca, la Banca di Piacenza. Viene inaugurata la nuova stazione ferroviaria e posta la prima pietra del nuovo Liceo-Ginnasio. Muore Giuseppe Ricci Oddi, il mecenate a cui si deve la Galleria d’arte moderna che porta il suo nome; e Bernardo Barbiellini Amidei cade combattendo sul fronte greco. Luciano Ricchetti vince per due volte l’importante Premio Cremona. E comincia a mettersi in luce un ragazzo dal brillante
avvenire, Pino Dordoni, il futuro olimpionico. Il mercato ortofrutticolo deve lasciare piazza Cittadella per trasferirsi a Barriera Roma. Sul campo sportivo di Barriera Genova si esibisce Primo Carnera davanti a migliaia di spettatori; e Ondina Valla (campionessa olimpionica a Berlino) trionfa nei campionati nazionali femminili di atletica leggera. Ruggero Ruggeri e Paola Borboni in coppia trionfano al Politeama, mentre Toti Dal Monte è applauditissima al Municipale.
Caccia al biglietto per Beniamino Gigli che nel nostro massimo teatro canta in “Manon Lescaut”. Intanto esordisce una nuova bella voce piacentina, quella del baritono Pietro Campolonghi. L’agricoltura piacentina si fa onore: è al primo posto nella regione per la produzione di grano: 63,75 quintali per ettaro. Dai Giardini Margherita scompare la “Batusa”, la statua della bella popolana piacentina che stava ritta e fiera accanto al suo poeta e cantore, Faustini. Nel sottosuolo di Podenzano viene scoperto il metano: grandi progetti e grandi illusioni. A Bobbio si ricava fibra tessile dalla ginestra. A Perino si svolge una gara di tiro al passero e in piazza Cavalli si disputano gare di tiro a segno. A Lugagnano preso con le mani nel sacco un cacciatore di gatti, e a Carpaneto mercato di pelli del domestico felino. A Castelvetro muore l’ultimo garibaldino, Giuseppe Tinelli, 95 anni. Il Duce dona a Piacenza la Lupa che viene collocata sul monumento a Barriera Roma; e compie una improvvisa e rapida visita alla città arrivando su un aereo da lui stesso pilotato. . Nel ’34 un litro di latte costa 60 centesimi, un chilo di pane 1,201,50 lire, un chilo di burro 9-10 lire. Nel ’38 Piacenza conta 66.562 abitanti. E nel ’40 la posta impiega un giorno per arrivare da Piacenza a San Lazzaro. p.25.06.08
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LIBERTÀ Venerdì 21 novembre 2008
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La città martoriata dai bombardamenti.Sotto le macerie muore Filiberto Prati.De Gasperi visita i pozzi di Cortemaggiore
Bombe su Piacenza La guerra, la liberazione e la ricostruzione a guerra divampa in tutto il mondo, dall’Europa all’Africa e al Pacifico, volgendo a favore degli Alleati: Stalingrado, sbarco alleato in Sicilia, 25 luglio e 8 settembre ’43, la Repubblica di Salò e la Resistenza, Anzio e Normandia, le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki. E’ la fine della guerra e l’inizio di quella fredda con l’accendersi di nuovi conflitti in Vietnam (in campo ci sono i francesi) e Corea. Mao diventa l’“imperatore” della Cina. L’“Exodus” naviga verso la Palestina col suo carico di profughi ebrei. Gandhi viene ucciso da un estremista indù. Stalin ordina purghe ferocissime. E’ la nascita della Repubblica italiana, la ricostruzione, la stagione irrepetibile del neorealismo con “Roma città aperta” e “Paisà” di Rossellini e “Sciuscià” e “Ladri di biciclette” di De Sica. Sono gli anni del presidente Luigi Einaudi (che nell’ottobre del ’49 inaugura il ponte stradale sul Po e posa la prima pietra della Facoltà d’Agraria a San Lazzaro), dell’attentato a Togliatti, della scoperta di giacimenti di petro-
L
Giulia Casana
lio e metano a Cortemaggiore (uno dei pozzi prende fuoco e occorrono più di due mesi per spegnere l’incendio), dell’uccisione del bandito Giuliano, dell’alluvione del Polesine. Fa il suo esordio la Sisal, che poi, cambiando nome, diventerà Totocalcio. Nasce la stella di Marilyn Monroe. Vedono la luce libri importanti, come “La peste” di Camus, “1984” di Orwell, “Cronache di poveri amanti” di Pratolini, “La Romana” di Moravia e “La bella estate” e “La luna e i falò” di Pavese. Sulle strade corrono gli scooter, Vespe e Lambrette. Piacenza è alle prese con l’oscuramento e i bombardamenti: nella prima incursione aerea vengono colpite piazza Duomo, via XX Settembre, via Chiapponi, via Sopramuro e via Sant’Antonino con morti e feriti. In un’altra lo stabilimento di “Libertà” (e il giornale per un paio di settimane esce in formato ridotto) e sotto le macerie trova la morte Filiberto Prati, in un’altra ancora vengono distrutti i ponti ferroviario e quello stradale sul Po. Per dare un tetto a chi dopo i
Sopra,il comandante Antonio Cristalli,il 5 maggio 1945; a sinistra,Piazza Duomo dopo i bombardamenti
bombardamenti è rimasto senza casa, vengono requisiti gli alloggi disabitati. Dopo la liberazione, nell’agosto del ’45, “Libertà” torna nelle edicole dopo la parentesi de “La Scure”. All’assemblea costituente vengono eletti il democristiano Giovanni Pallastrelli e i socialisti Nino Mazzoni e Giuseppe Arata; alle prime elezioni politiche del ’48 eletti Vittorio Minoja per il Senato, Giuseppe Berti, Francesco Marenghi, Antonio Molinaroli, Amerigo
Clocchiatti e Giuseppe Arata per la Camera. Perino vuole staccarsi da Coli e formare un Comune autonomo. Un’ordinanza del sindaco di Piacenza vieta di allevare polli, conigli ed altri animali. Finisce il razionamento del pane. De Gasperi visita i pozzi dell’Eni a Cortemaggiore. Un giovane marciatore piacentino, Pino Dordoni, si avvia a diventare uno dei più grandi campioni italiani, e nel ’52 ad Helsinki conquista l’oro o-
limpico. Nel gennaio del ’48 muore a 75 anni Amilcare Zanella, e nell’aprile dell’anno dopo monsignor Francesco Torta, il “tesoriere della Provvidenza”. Nel maggio del ’51 una robusta scossa di terremoto sveglia a mezzanotte Piacenza: nessun danno alle persone, ma gente impaurita e qualche lesione ai fabbricati; Bruno Cassinari ottiene importanti successi, fra cui, nell’ottobre del ’45 il Premio Bergamo (e Alberto
Cavallari gli dedica un lungo articolo in prima pagina) e nel giugno del ’52, il primo premio alla Biennale di Venezia . Al Circolo della Galleria concerto di Arturo Benedetti Michelangeli e conversazioni con Quasimodo e Strehler. Al Politeama Macario fa un pienone con la rivista “Le educande di San Babila”, e sempre al Politeama la rivista trionfa con Totò (“Orlando curioso”), Vanda Osiris in coppia con Carlo Dapporto, Rascel. Un treno speciale da Piacenza a San Nicolò per una serata dov’è protagonista Luciano Tajoli. A Salsominore arriva l’ufficio postale, ma manca la strada. Il latte comincia ad essere venduto solo in bottiglia. Addio ai carri funebri trainati dai cavalli: al loro posto arrivano i furgoni automobilistici. Giuseppe Visconti, comunista, è il primo sindaco dopo la Liberazione; gli succedono Ettore Crovini, pure lui del Pci, e Giacomo Chiapponi, indipendente eletto nelle liste della Dc. Ettore Martini, della Dc, 78 anni, diventa presidente della Provincia. Monsignor Umberto Malchiodi viene nominato vescovo coadiutore di monsignor Menzani. Nasce un classico del teatro piacentino: “Malett i sood” di Carella-Ambrogio. Si corre il primo Circuito automobilistico piacentino lungo il triangolo Pubblico Passeggioviale Beverora-Stradone Farnese.
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LIBERTÀ Venerdì 21 novembre 2008
Elena Chiodaroli
1953 1962
Laura
Gloria De Rossi
Guendalina Piselli
Letizia Longo
Luca Consiglieri
Rebecca Ballordi
Davide Delfanti
Piacenza piange la sciagura dei tagliariso e la tragedia di Pizzo Palù.Muoiono Bot e Carella.Trionfano Poggi e Labò
Il boom economico Col juke-box e la Seicento arriva la dolce vita rriva la mitica Seicento e la Penisola si mette al volante. Sono gli anni della morte di Pio XII, di Stalin e di Marilyn Monroe, gli anni di Krusciov, di Papa Roncalli e di Kennedy, di “Lascia o raddoppia?” e di film che hanno sucitato clamori e polemiche ma che hanno fatto la storia del cinema: “La dolce vita” di Fellini, “Rocco e i suoi fratelli” di Visconti, “La notte” di Antoniomi e “Accattone” di Pasolini. Gli anni del Gattopardo e del Dottor Zivago. Termina la guerra in Corea, Trieste torna all’Italia, comincia il Concilio Vaticano. Ma gravi eventi internazionali creano paurose tensioni: la rivolta in Ungheria, la guerra d’Algeria, la crisi di Suez e quella di Cuba che porterà il mondo sull’orlo di una nuova e più terribile guerra mondiale. A “casa nostra” l’ottobre 1956 segna una data rimasta nella memoria collettiva, soprattutto della gente di montagna, tra le più tristi. Dodici tagliariso morti ed altri otto feriti precipitando nel Trebbia col camion su cui viaggiavano diretti nel Vercellese. La sciagura, poco lontana da Bobbio, su-
A
A sinistra,la Fiat Seicento, sopra, Flaviano Labò alla Scala in Don Carlo di Giuseppe Verdi
scita un’enorme impressione in tutto il Piacentino. L’anno dopo una grande frana comincia a scendere verso il centro di Perino e minaccia la chiesa. Sempre nel ’57 muore Angelo Faggi, eletto sindaco di Piacenza l’anno prima; poche ore dopo il funerale, muore anche la moglie stroncata dal dolore. Il ’57 è anche l’anno della morte di Toscanini, di origini piacentine, spentosi a New York all’età di 90 anni. E a marzo trage-
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indossare nella “Gioconda” di Ponchielli i costumi di scena del grande Caruso. Nuovo sindaco dopo Faggi è Giovanni Montani; Alfredo Conti è presidente della Provincia (e nel maggio del ’58 sarà eletto al Senato). Il Comitato per l’Autostrada Milano-Bologna decide che il tracciato della futura Autosole passi per Piacenza (e non per Cremona, come aveva chiesto la città lombarda).
Irene Ghiadoni
e.10.10.08
dia in montagna: a Pizzo Palù, sulle Alpi svizzere, perdono la vita sei piacentini travolti da una slavina. Il novembre del ’58 morirà Oswaldo Bot. Ma il decennio ’63-’52 si segnala anche per altri eventi meno drammatici, alcuni trionfali: come la studentessa piacentina Emilia Sarogni che vince a "Lascia o raddoppia?", e il tenore Gianni Poggi al quale il Metropolitan di New York concede il privilegio di
Nei bar trionfano i juke-box, alla tv è l’epoca di “Lascia o raddoppia?” con Mike Bongiorno che diventa un mito nazionale e “Il Musichiere” con Mario Riva. Nel ’58 Modugno trionfa a Sanremo con “Volare”. Il Piacenza pencola tra la quarta Serie e la Serie C o la Quarta Serie d’Eccellenza, che presto diventerà la Serie D. Al Nicolini sciopero degli studenti. Ambiguo il motivo: scioperano perché è stato concesso l’auditorium per un concerto jazz, oppure scioperano perché mentre si dà spazio al jazz agli studenti è proibito anche solo fischiettarne un motivo? Cominciano le lezioni alla Facoltà d’Agraria a San Lazzaro, e un pretino di nome don Ersilio Tonini fa il suo ingresso a Salsomaggiore come parroco di San Vitale (dopo aver lasciato la direzione de “Il Nuovo Giornale”). Nell’ottobre del ’53 il Teatro Verdi di Fiorenzuola (che ora è in fase di ristrutturazione) festeggia il secolo di vita. Sul monte Pillerone un guardacaccia mostra fiero uno splendido esemplare di aquila reale da lui abbattuto. Nel gennaio del ’54 il Monte di Pietà, visto il freddo che imperversava, decide di restituire gratuitamente indumenti di lana e coperte che erano stati impegnati. Ma nel febbraio del ’56 il freddo sarà davvero polare. A San Giorgio gela perfino l’acqua santa in chiesa e gelano gli albumi delle uova che scoppiano.
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LIBERTÀ Venerdì 21 novembre 2008
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Andrea Braghieri
Gianmarco Bruni
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Marika Ruggiero
Annalisa Marciano
Monica Salvi
L’uomo conquista la luna,approvata la legge sul divorzio.Piacenza arriva a quota centomila.A San Damiano c’è la Madonna
1968, giovani in rivolta Bellocchio gira il suo primo film: “I pugni in tasca” il decennio del disastro del Vajont, del terremoto del Belice e dell’alluvione di Firenze, dell’assassinio di John Kennedy, di suo fratello Robert e di Martin Luther King, i tristi anni della guerra del Vietnam. Ma è anche l’epoca dei Beatles, de “L’uomo a una dimensione” di Marcuse e de “I pugni in tasca” di Bellocchio. Che Guevara combatte e muore da guerrigliero in Bolivia, in Cina esplode la Rivoluzione culturale e le Guardie rosse dettano legge. Esce postumo “Lettera a una professoressa” di don Lorenzo Milani e Barnard in Sudafrica esegue il primo trapianto di cuore. Muoiono Papa Giovanni, Krusciov e Totò, a Sanremo Luigi Tenco si spara deluso a morte del Festival, e a Sagrate l’editore Feltrinelli è dilaniato dalla bomba che stava sistemando su un traliccio dell’alta tensione. L’uomo conquista la Luna, al largo della Calabria vengono ripescati i Bronzi di Riace e in Cecoslovacchia la “Primavera di Praga” viene stroncata dai carri armati sovietici, mentre venti nuovi scorrono in Italia e in Europa: contestazione studentesca e movimento femminista.
1968:la protesta dei giovani arriva anche a Piacenza; a sinistra una manifestazione in Piazza Cavalli
E’
In Irlanda del Nord scoppia la guerra civile tra cattolici e protestanti e in Italia inizia l’era del piombo e delle Brigate Rosse, della strategia della tensione, degli attentati terroristici, sequestri di persona e dirottamenti di aerei. Vengono approvate le leggi sul divorzio e sull’obiezione di coscienza, in Cile Allende diventa presidente. Inizia il disgelo tra Usa e Cina. in America scoppia lo scandalo Watergate, e da noi lo
scandalo per “Ultimo tango a Parigi” di Bertolucci sequestrato per oltraggio al pudore. A Piacenza i botteghini del lotto sono presi d’assalto dalla gente che vuole giocare i numeri per la morte di Papa Roncalli. Nel ’63 muore a 95 anni Pacifico Sidoli, decano dei pittori piacentini, e nel ’69 Nazareno Sidoli che aveva 89 anni. Sempre nel ’63 nella nostra città vivevano 103 stranieri, i più numerosi erano
svizzeri, tedeschi e statunitensi. Nel luglio del ’65 un ciclone si abbatte sul Piacentino: otto minuti di terrore con 5 morti, decine di feriti, auto lanciate a centinaia di metri di distanza, 5 miliardi di danni; a settembre il presidente del Consiglio Moro inaugura il nuovo stabilimento della De Rica di San Polo. Il 3 giugno ’66 per la prima volta compare il colore su “Libertà”, dal marzo ’67 comincia ad uscire una pagina dedicata al Basso Lodigiano, e nel gennaio ’70 nasce “Libertà Lunedì”. Dicembre ’66, la città arriva a quota 100mila abitanti. Nel gennaio del ’68 iniziano i lavori dell’Autostrada Piacenza-CremonaBrescia (che verrà aperta nel novembre ’71) e nel marzo del ’69 viene aperto il primo tratto dell’Autostrada dei Vini che unisce Piacenza a Voghera. Nel maggio del ’70 il liceo musicale “Nicolini” dopo 131 anni di attività diventa Conservatorio. Nel luglio del ’72 allarme droga anche a Piacenza: due giovani denunciati perché in possesso di pastiglie di Lsd che nascondevano nelle scarpe. Labò incanta il pubblico del Metropolitan di New York con “Ballo in
maschera”, ”Cavalleria rusticana” e “Traviata”. Un giovane e promettente tenore, ancora alle prime armi, canta per la prima volta al Municipale: si chiama Luciano Pavarotti. Nel ’64 sulla scena del Municipale passa Ferruccio Tagliavini e nel ’72 cantano Magda Olivero, Placido Domingo e la piacentina Maria Della Spezia. Delirio di applausi al Politeama per Gaber e Mina insieme. A Bacedasco entrano in funzione le nuove terme. L’Angilon del Duomo torna al suo posto dopo il restauro. Taglia di 20mila lire in Valdaveto sulla testa di un lupo. Giovanni Menzani è il nuovo sindaco di Piacenza, gli succede Carlo Cerlesi, che muore nell’ottobre del ’66; al suo posto arriva Giancarlo Montani, che lascia poi il posto ad Erio Ghillani. Presidenti della Provincia sono prima Franco Giacoboni, poi Giordano Persicani e Fiorenzo Tosi. Monsignor Agostino Casaroli è nominato dal Papa segretario agli affari straordinari, monsignor Ersilio Tonini diventa vescovo di Macerata, ed Enrico Manfredini vescovo di Piacenza. Il Piacenza Calcio esordisce vittoriosamente in serie B nel nuovo stadio della Galleana. Omaggio a Ricchetti che compie 70 anni con una mostra antologica di quadri e sculture. Il vescovo Malchiodi si pronuncia contro le presunte e miracolose apparizioni della Madonna ad una donna di San Damiano. L’Enel decide di costruire a Zerbio di Caorso la più potente centrale atomica d’Italia.
Alice Perini
Giacomo Botti
Martina Zoni
Simone Zoni
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LIBERTÀ Venerdì 21 novembre 2008
Matteo Labirinti
1973 1982
Valentina Molinaroli
Giorgia Cravedi
Michela Marullo
Martina Dezza
Gabriele Marchetti
Valerio Rossi
Gli anni di piombo:le stragi di Bologna e Ustica,i delitti di Aldo Moro e Dalla Chiesa.A Piacenza muore Ricchetti e sorge il dolmen di Xerra
erribili anni. Anni di stragi (in piazza della Loggia a Brescia, sul treno Italicus, sul DC9 inabissatosi nel mare di Ustica, alla stazione di Bologna). Anni di scandali (Watergate, Lockheed, calcio scommesse) e di piombo. Il terrorismo si lascia dietro una lunga scia di sangue e di morti: il momento più clamoroso e tragico è il rapimento e l’uccisione da parte delle Br di Aldo Moro. Termina la guerra in Vietnam ma ne esplodono altre; quella del Kippur tra Egitto ed Israele, quella per le Falkland, quella in Libano e quella in Afghanistan invaso dall’Armata Rossa. Anni di paura, col terremoto in Friuli, Seveso invasa dalla nube di diossina, il generale Dalla Chiesa assassinato a Palermo da un commando della mafia. In Cile un golpe militare travolge Allende e Pinochet inizia la sua feroce dittatura; in Argentina un’altra dittatura militare porta terrore e migliaia di "desaparecidos"; in Iran scoppia la rivoluzione islamica e Khomeini instaura il regime degli ayatollah; Saddam Hussein diventa despota dell’Iraq. Sulle piazze e nelle strade d’Italia sembra riscoppiare il Sessantotto, col nuovo movimento degli studenti e la guerriglia urbana. Sfilano sul palcoscenico della storia anni oppressi dall’incubo di sequestri con riscatti miliardari (fra i rapimenti anche quello del petroliere piacentino
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Veronica Molinaroli
Parte la centrale di Caorso Piacenza in lutto per la morte di Marcello Prati Dino Armani), ma anche anni del riflusso, e mode, cibo e divertimento diventano le nuove parole d’ordine. Sono gli anni di Reagan, della tv a colori e della crisi petrolifera, è tempo di austerity, delle domeniche a piedi e della riscoperta della bicicletta. Il ’75 è l’anno dell’assassinio di Pasolini per mano di un "ragazzo di vita"; il ’78 l’anno dei due Conclavi e dei tre Papi; e l’81 l’anno dell’attentato a Papa Wojtyla in piazza San Pietro. E’ il decennio segnato dalla strategia della tensione, dalle imprese criminali di Renato Vallanzasca, dal colera a Napoli, dalla fuga dall’ospedale militare del Celio a Roma dell’ex colonnello delle SS Kappler, dalla scoperte delle liste coi nomi degli iscritti alla P2 di Gelli. Salgono alla ribalta della cronaca internazionale Walesa e Solidarnosc, compare la "Lady di ferro" Margaret Tatcher. In Italia Pertini è il nuovo presidente, viene introdotta la legge sull’aborto e vengono chiusi i manicomi. Fabrizio De Andrè è rapito in Sardegna con Dori Ghezzi, Montale conquista il No-
bel per la letteratura e Madre Teresa di Calcutta quello per la pace, Montanelli fonda Il giornale e Scalfari la Repubblica. Fioriscono le antenne delle tv locali, la Apple presenta il primo personal computer, gli azzurri vincono i "Mundial" di calcio in Spagna,
arrivano i primi orologi al quarzo, aprono i primi bancomat, compare il compact disc, L’Iva sostituisce l’Ige. Muoiono il pittore del secolo Picasso, la diva Maria Callas e la principessa Grace di Monaco. Se ne vanno anche De Sica, Pietro Germi, Lu-
chino Visconti, Charlie Chaplin, Rossellini, Ingrid Bergman, Jean Renoir, John Wayne, Peter Sellers, Henry Fonda, Mario del Monaco, John Lennon ed Elvis Presley. Lutto nel mondo della cultura anche per la scomparsa di Sartre, di Prevert e Montale, dello scienziato Von Braun e del pittore De Chirico. E Piacenza? A Piacenza è sindaco Ghillani a cui succedono Trabacchi e Pareti. Libertà e la città sono in lutto per la scomparsa di Marcello Prati, artefice insieme al fratello Ernesto della rinascita del giornale dopo la bufera della guerra. Muore anche Ricchetti e sorge il dolmen ideato da William Xerra in memoria della Resistenza. All’ospedale di Monticelli il dottor Braibanti dà il via ai "parti dolci", applicando il metodo Leboyer della "nascita senza violenza". Nel Piacentino si scoprono basi delle "Brigate Rosse": un rifugio in via Campagna in città ed altri in provincia, a Pianello e a Gelati di Gropparello. Nasce l’isola pedonale nel centro storico di Piacenza. Folle di devoti attorno al pero di Mamma Rosa a San Da-
miano (la veggente morirà nell’81). Una spaventosa tromba d’aria sconvolge Gropparello e dintorni; nei pressi di Veleia esplode il metanodotto La SpeziaCortemaggiore; grosse frane devastano Roccapulzana di Pianello, Oneto di Morfasso, Braschi di Coli, Bramaiano di Bettola. Entra in funzione la centrale nucleare di Caorso, il Palazzo Farnese riapre dopo lunghi restauri, si viaggia sul nuovo ponte di Tuna. Casaroli, già ministro degli esteri della Santa Sede, diventa Segretario di Stato del Vaticano, Tonini è nominato arcivescovo di Ravenna e Opilio Rossi diventa cardinale. Si fa strada una voce nuova piacentina, quella di Fiordaliso che trionfa a Castrocaro; la quindicenne Isabella Ferrari (allora Fogliazza) è miss Teen-ager d’Italia; e la velocista Cecilia Molinari conquista per la quinta volta il titolo tricolore nei cento metri. Si vedono in giro le prime vigilesse, scarseggiano gli spiccioli e dilagano i mini-assegni da 50 e da 100 lire. I vigili urbani multano l’auto di Fanfani posteggiata in divieto di sosta; e Nilla Pizzi durante una serata musicale a Carpaneto è derubata della pelliccia di visone (che però viene recuperata in pochi minuti). Il 6 gennaio del ’79 il barometro a Piacenza scende a meno 20 gradi (record di freddo superato solo nel ’29); e l’11 ottobre del ’79 Cortemaggiore festeggia 500 anni di vita.
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LIBERTÀ Venerdì 21 novembre 2008
Ilaria Platè
1983 1992
Michela Marchesi
Agnese Polledri
Michael Barbieri
Matteo Coroli
Erica Prazzoli
Rebecca Sola
Arriva Gorbaciov,scoppia Chernobyl,e a Caorso chiude la centrale.Cade il Muro di Berlino.Esplode Tangentopoli
l mondo è in rapido mutamento. Al Cremlino ascesa al potere del giovane Gorbaciov, l’ultimo “zar” dell’Urss, l’uomo nuovo che subito intavola colloqui con Reagan, l’uomo della Glasnost e della Perestroika che seppellirà il comunismo e decreterà la fine dell’impero sovietico e della guerra fredda. Cade il Muro di Berlino, ma nuove paure assillano il mondo: la nube radioattiva di Chernobyl e l’Aids. Segni del mondo che cambia sono piazza Tienan-men, Solidarnosc, la riunificazione delle due Germanie. In Argentina crolla il regime dei militari (ma resta il pianto delle “Madri di Plaza de Mayo”), Pinochet sconfitto dal voto popolare lascia il potere, si dimette la Thatcher, muore l’ex presidente Pertini. Esplode la guerra del Golfo contro Saddam Hussein, il Libano è dilaniato dalla guerra civile e la Jugoslavia è martoriata anche dalla pulizia etnica, in Sudafrica ha termine l’apartheid e viene liberato Nelson Mandela, nei territori palestinesi ha inizio l’Intifada contro Israele. L’Italia è investita dalla fuga in massa di albanesi, il Pci cambia il nome in Pds, Craxi affonda nelle tangenti, e mentre scoppia Tangentopoli la mafia uccide Falcone e Borsellino. Il presidente Cossiga comincia a “picconare”, poi si dimette e gli succede Scalfaro. Finisce il nucleare, sbigottisce l’allucinante vicenda giudi-
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Ludovica Bocchi
1983, i 100 anni di Libertà Papa Wojtyla e il presidente Cossiga a Piacenza ziaria di Enzo Tortora, suscitano entusiasmo le imprese di “Azzurra” e del “Moro di Venezia” nella sfida mondiale di Coppa America. Sono gli anni del sequestro dell’“Achille Lauro”, dello scandalo del vino al metanolo, dei Premi Nobel per la pace a Walesa e a Gorbaciov, quello per la fisica a Carlo Rubbia e quello per la medicina a Rita Levi Montalcini. Oscar a “L’ultimo imperatore” di Bertolucci, a “Nuovo Cinema Paradiso” di Tornatore e a “Mediterraneo” di Salvatores. Passa nei cieli la Cometa di Halley. Scompaiono dalla scena Berlinguer ed Eduardo De Filippo, gli scrittori Bacchelli, Calvino, la Morante, Primo Levi, Cassola, Leonardo Sciascia, Moravia, Tennessee Williams, Boll, Borges, Graham Green, Isaac Singer, Natalia Ginsburg. E poi i cantanti Dalida e Claudio Villa, gli attori David Niven, Rock Hudson, Rita Hayworth, Laurence Olivier, Silvana Mangano, Ava Gardner, Aldo Fabrizi, Ugo Tognazzi, Walter Chiari, Rascel, Randone, Montand e la divina Garbo, i registi Blasetti, Orson Welles, André
Papa Wojtyla,col cardinale Casaroli,in visita pastorale a Piacenza e Castelsangiovanni
Cayatte e Sergio Leone, i musicisti Luigi Nono e Leonard Bernstein, i pittori Marc Chagall e Guttuso, lo scultore Giacomo Manzù, l’inventore della Lambretta Innocenti ed Enzo Ferrari inventore delle Rosse col cavallino rampante, l’imperatore Hirohito, l’imam Khomeini e l’ultimo re d’Italia Umberto II. Alberto Tomba è il grande
campione di sci, la gente va matta per gli orologi di plastica della Swatch, entrano in commercio i computer portatili ed escono dal mercato i dischi a 45 giri, mentre comincia a diffondersi Internet e il video registratore diventa un elettrodomestico di massa. Intanto Libertà celebra un secolo di vita, Papa Wojtyla è in visita pastorale col suo “vice” Ca-
saroli a Piacenza e Castelsangiovanni, Cossiga viene a San Damiano e a Piacenza. Carolina di Monaco e Stefano Casiraghi a cena a Piacenza con alcuni amici, Margareth d’Inghilterra è ospite a Rivalta, il ministro De Michelis balla in discoteca. Monsignor Manfredini è nominato arcivescovo di Bologna, al suo posto arriva monsignor Antonio Mazza. Dieci minuti di applausi per Riccardo Muti al Municipale. Apre al Farnese il Museo civico, e si ferma per sempre la centrale nucleare di Caorso. Omaggio a Cassinari con una grande mostra antologica a Palazzo Farnese, ed inaugurazione in piazzetta Tempio della statua dell’uomo a cavallo da lui donata alla città. Muore il nonno dei piacentini: Oreste Muggia di Cortemaggiore, quasi 107 anni. Muoiono anche Edoardo Amaldi, il fisico originario di Carpaneto, i tenori Poggi e Labò (quest’ultimo in un incidente d’auto), i pittori Bruno Sichel, Gustavo Foppiani, Lodovico Mosconi (ucciso nel suo studio a Milano), Cassinari, l’ex calciatore ed allenatore Sandro
Puppo, e il medico scalatore Guido Pagani che aveva fatto parte della spedizione che nel ’54 aveva conquistato il K2. La Camera del Lavoro (la più vecchia d’Italia) festeggia i cento anni e l’Angilon del Duomo i 650. Le statue equestri di Alessandro e Ranuccio Farnese sono sottoposte nella “clinica” dell’Arsenale a lunghe operazioni di restauro. A Castelsangiovanni iniziano i lavori per riaprire dopo 60 anni il Teatro Verdi. A Piacenza fanno la loro comparsa i primi parchimetri e i primi telefonini, e la Cattolica di San Lazzaro apre a una seconda facoltà, quella di economia e commercio. Cortei e bandiere per le strade per il Piacenza promosso in B (ma sarà retrocesso in C1, per poi tornare trionfalmente in B). Il Giro d’Italia torna dopo anni a far tappa a Piacenza. Rocambolesche evasioni dal carcere: ne sono protagonisti attraverso un tunnel e le fognature sei detenuti, e scalando il muro di cinta e calandosi con lenzuola annodate altri due. Irrefrenabile ascesa della tazzina del caffè, da 500 a 1.200 lire. Il gennaio dell’83 verrà ricordato per una temperatura primaverile di 18,8 gradi, il luglio dello stesso anno per il caldo torrido (40 gradi all’ombra), il gennaio dell’85 per il freddo (-21), il gennaio del ’90 per la nebbia fittissima, tanto che vengono chiusi per ore il ponte sul Po e l’Autosole.
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LIBERTÀ Venerdì 21 novembre 2008
Cecilia Merli
1993 2008
Luca Illica Magrini
Fernando Botti
Eisa Critelli
Simone Rossi
Salvatore Marchese
Nicola Marazzi
Le Torri Gemelle irrompono nel Terzo Millennio.A Piacenza muore Ernesto Prati,deraglia il Pendolino e sparisce la signora di Klimt
2008, Libertà nel futuro Nuovo Centro Stampa, il giornale tutto a colori na macchina del tempo che si chiama Libertà. Il tre maggio 2008 il giornale entra nel futuro: nasce il nuovo Centro Stampa ai Dossarelli, arriva una modernissima rotativa Wifag, 64 pagine tutte a colori. Il lungo viaggio su questa macchina attraverso le pagine - e la storia - di Libertà è all’ultima tappa, agli avvenimenti a noi più vicini nel tempo e nella memoria, come la morte di Ernesto Prati, nipote del fondatore del nostro giornale e direttore per quasi mezzo secolo. Ecco gli ultimi quindici anni. Dall’attentato terroristico alle Torri Gemelle di New York, a Tangentopoli e Di Pietro, all’emergenza immigrati, alla mucca pazza e alla pecora Dolly, al Giubileo e al Grande Fratello. Gli anni del doppio passaggio da un secolo e da un millennio all’altro. Si naviga in Internet e scoppia il boom dei telefonini. In primo piano le vicende della Somalia (dove vengono uccisi la giornalista Rai Ilaria Alpi e gli operatori Hrovatin e Palmisano), della Bosnia, di Sarajevo, del Kosovo, del-
U
Matilde Di Michele
la Cecenia, dell’Albania, dell’Afghanistan, dove i Talebani conquistano il potere e impongono alle donne il “burque”. In Italia viene catturato dopo 23 anni di latitanza il boss dei boss Totò Riina, Andreotti accusato di associazione mafiosa viene assolto e Pacciani è accusato di essere il “mostro di Firenze”; a Clinton, alle prese con lo scandalo del Sexgate scatenato dalla bella Monica Lewinski, succede George Bush e dopo Bush viene eletto alla Casa Bianca il primo presidente di colore, Barack Obama. Dopo Ciampi tocca a Giorgio Napolitano salire al Quirinale. Dopo Chirac a Sarkozy in Francia. Putin governa al Cremlino e Bush Junior alla Casa Bianca. Il premier israeliano Rabin è ucciso da un fanatico, Berlusconi entra in politica, fonda Forza Italia e diventa premier nel 1994, nel 2001 e nel 2008. Dario Fo vince il Nobel e “La vita è bella” di Benigni conquista tre Oscar. Agnelli lascia lo scettro della Fiat a Romiti e le cure anticancro di Di Bella accendono molte (e vane) speranze. Anche
A sinistra, Enrica Prati, editore di Libertà e Telelibertà, con il primo numero "full color"; a destra, la nuova rotativa Wifag del nuovo centro stampa
in Italia comincia la vendita del Viagra e il mondo del calcio è sconvolto dallo scandalo doping, la Ferrari vince i Mondiali di Formula 1. La cronaca registra luttuosi avvenimenti: il terremoto in Umbria e Marche, la sciagura di Cermis, il disastro di Sarno e Quindici, i tragici giorni di Genova per il G8, gli atroci delitti compiuti da Erika e Omar, il rogo del teatro “La Fenice”. Muoiono Fellini e la Masina, Craxi (ad Hammamet, in Tunisia, dove, travolto dallo scandalo tangenti, si era ri-
fugiato) e Mitterand, Madre Teresa di Calcutta e Lady Diana, Lucio Battisti, Fabrizio De André e Mia Martini, Nureyev e Gassman, Montanelli, Pavarotti e l’ultima regina d’Italia Maria José, la Mercouri e Jacqueline Kennedy, Troisi e Volontè, Tino Carraro e Mario Carotenuto, Burt Lancaster, Dean Martin e Kubrick, e Muccioli, fondatore di San Patrignano. Scalfaro è per tre volte a Piacenza. Filippo Grandi è il nuovo sindaco, cui succedono Giacomo
Vaciago, Gianguido Guidotti e Roberto Reggi. Dario Squeri è alla guida della Provincia per due mandati, gli succede Gianluigi Boiardi. Luciano Monari vescovo di Piacenza-Bobbio per più di dieci anni: gli succede Gianni Ambrosio. Piacenza scende sotto quota 100 mila abitanti e poi vi torna. Poco distante dalla stazione deraglia il Pendolino: otto morti, decine di feriti; sparisce dalla Galleria Ricci Oddi la bella “Signora” di Klimt; il vescovo Scalabrini diventa beato; sul no-
stro Appennino tornano a volare le aquile (avvistati e fotografati alcuni esemplari). All’Università Cattolica arriva la terza Facoltà: dopo Agraria ed Economia anche Giurisprudenza. Muore, nella sua casa di Cortemaggiore, Franco Fabrizi, 79 anni, 160 film; scompaiono anche Alberto Cavallari, il pittore monticellese Giacomo Malfanti, il cardinale Silvio Oddi e quello che era stato il “vice Papa”, Agostino Casaroli. Se ne vanno pure il baritono Piero Campolonghi, gli industriali Giancarlo Mandelli e Leonardo Garilli, l’avvocato Carlo Tassi, l’ex sindaco Angelo Tansini, monsignor Guido Tammi, l’olimpionico Dordoni, l’imprenditore Vincenzo Romagnoli, padre Gherardo, il “frate dei bambini”, e Giuseppe Prati, uno degli ultimi comandanti partigiani piacentini. Torna in Piazza, restaurata, la statua di Ranuccio Farnese; dopo 13 anni di lavori torna nella sua storica sede di Palazzo San Pietro anche la Biblioteca Passerini Landi; riapre i battenti dopo 20 anni di chiusura e una laboriosa ristrutturazione il teatro Filodrammatico e viene inaugurata la restauratissima Galleria Ricci Oddi. Grandi mostre d’arte nel Palazzo Gotico di opere di Ricchetti nel centenario della nascita e del Panini. Chiudono i battenti lo zuccherificio di Sarmato, l’Arbos di Piacenza e lo stabilimento Agip di Cortemaggiore.
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Daniele Castellana
Sofia Baldiati
Gianmarco Gabrielli
Sebastiano Villa
Bianca Pellizzon e Jesus
Michele Malvicini
Davide Grossetti
Nicola Paraboschi
Spazio Rotative di Libertà
FOTO GALLERY
Tutte donne tranne Enzino - Iacchetti - 2007
Sergey Krylov - Valtidone Festival - 2007
Murales degli allievi del Liceo Cassinari - 2001
“Un mondo di figure d’ombra. Omaggio a Lele Luzzati” - Teatro Gioco Vita - 2002
Il grande pianista russo Grigorij Sokolov - Valtidone Festival - 2008
Performance dei liceali del Cassinari - 2007
Frédérique Loliée e Gabriele Benedetti - Elettra - 2006
Carlo Caracciolo e Donatella Ronconi
Il maestro Riccardo Muti con l’Orchestra Giovanile “Luigi Cherubini” - 2005
Recita del Liceo Gioia - 2004
Mascitelli racconta la resistenza - 2005
L’ingresso dello Spazio Rotative di Libertà in via Benedettine.
Concerto 16 pianisti, 8 piani - 2004
Il logo dei 120 anni di Libertà - 2003
Corrado Casati suona “Imagine” alla festa dei 120 anni di Libertà - 2003
Piacenza Jazz Fest - 2007
Luis Bacalov - Piacenza Jazz Fest - 2008
Tomislav Baynov - 2004
Orfeus di Mario Mascitelli - 2005
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Emanula Cella
ell’area industriale retrostante la redazione di Libertà, dove fino al 1982 era in funzione la storica rotativa Marinoni, ora c’è lo Spazio Rotative, auditorium polivalente inaugurato nel 2001 in occasione del nuovo formato di Libertà a 7 colonne. Un evento emozionante, durante il quale alcuni studenti del liceo artistico “Cassinari” hanno dipinto un grande affresco su un’intera parete. Nato come teatro-studio per ospitare il pubblico delle più seguite trasmissioni televisive e, nelle intenzioni dell’editore Donatella Ronconi, come nuovo media - un luogo d’incontro dei piacentini per conventions, presentazioni li-
N
Amedeo 4 mesi
Giada Peveri
Elisa Filios
Angelica Ghizzoni
DALL’INAUGURAZIONE NEL 2001
Da Luzzati a Muti, da Bacalov a Krylov e Sokolov: tante star internazionali ospitate nell’auditorium brarie ed eventi di ogni genere - lo Spazio Rotative è subito decollato divenendo un punto di riferimento culturale per tutta la città. A partire dal 2002, quando ha ospitato la grande mostra del Teatro d’ombre del mitico Lele Luzzati, visitata da migliaia di studenti e famiglie, seguita da una serie di aperitivi in musica e concerti estivi. Poi, nel 2003, c’è stata la grande festa dedicata ai 120 anni di Libertà, una ricorrenza importante per
tutta la città, con la presentazione del volume dedicato ai 120 anni di cronaca di Piacenza e dintorni. Nel 2004 lo Spazio Rotative fa il tutto esaurito con il Concerto a 8 pianoforti del Baynov Piano Ensemble, nell’ambito del Valtidone Festival diretto artisticamente da Livio Bollani, in cui 16 pianisti hanno interpretato un concerto a 32 mani. Sempre in ambito classico, nel 2005 si sono svolte le Lezioni-concerto del grande direttore
Samanta Mandes
d’orchestra Riccardo Muti con l’Orchestra giovanile “Luigi Cherubini”. Nello stesso anno ha preso il via il Piacenza Jazz Fest diretto da Gianni Azzali, che da allora organizza varie serate nell’auditorium: dall’Omaggio a Pasolini con Valerio Mastandrea a Tango and around con il Premio Oscar Luis Bacalov. Alcuni tra i più grandi interpreti della musica classica sono stati portati allo Spazio Rotative, ogni anno, dal Valtidone Festival: dal violinista Sergej Krylov al mito del pianoforte Grigory Sokolov, da Giovanni Sollima a Carlo Levi Minzi. Largo spazio anche alla Prosa con lo straordinario allestimento dell’Elettra, per la Stagione teatrale di Diego Maj, e
Alessio De Filippo
Daniela Petraglia
gli accattivanti spettacoli di Mario Mascitelli: dall’Orfeo con Gianni Schicchi, attore-feticcio di Marco Bellocchio, a Resistenza. Per non parlare dell’esilarante Enzo Iacchetti con Tutte donne tranne Enzino e il corto Pazza di te. Grande successo anche per la presentazione del libro Al cinema con Cat, curato da Stefano Pareti e Mauro Molinaroli, il concorso di scrittura indetto da Porsche “Volo rapido” e la mostra di auto d’epoca. Lo Spazio Rotative viene abitualmente usato anche per i brunch aziendali in occasione del compleanno di Libertà e per “Edicolando”, un momento di incontro con gli edicolanti di città e provincia. Eleonora Bagarotti
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Michele Cavalli
Dodici anni che sembrano un secolo ibertà On Line nasce ufficialmente il 4 giugno 1996 ma la sua gestazione iniziò nove mesi prima, nel settembre 1995. A quei tempi internet, in Italia, era ancora una misteriosa e sconosciuta tecnologia, utilizzata solamente da pochi addetti nei centri di ricerca e nelle università. Il pioniere italiano fu Nicola Grauso, all'epoca editore dell'Unione Sarda, con un progetto ambizioso, faraonico per l'epoca - Video On Line - destinato a soccombere sotto il peso delle stesse linee telefoniche che invece gli avrebbero dovuto garantire il sostentamento. Contemporaneamente, con molte meno ambizioni ma con i piedi ben saldi a terra, quattro quotidiani di provincia iniziavano un'avventura sinergica che li avrebbe portati, nel giro di poco tempo, ad essere le prime realtà editoriali presenti sul web: Libertà, l'Eco di Bergamo, il Giornale di Brescia e il Cittadino di Lodi. Il primo passo per la diffusione dell'uso di internet fu la creazione di una rete di accesso tramite modem (all'epoca - infatti - non esistevano ancora i grossi provider nazionali, nè tantomeno le linee Adsl). Libertà, che poteva contare su un piccolo ed agile gruppo di lavoro, sbaragliò - per cosi dire - la concorrenza dei propri partner, e fu il secondo quotidiano italiano a pubblicare sul web l'edizione del giorno. Un risultato riconosciuto all'editore con il premio Pio Manzù della Camera dei Deputati, "per lo straordinario impulso dato allo sviluppo tecnologico e imprenditoriale della stampa locale". Impulso che non si è arrestato, e che ha permesso di essere il primo quotidiano italiano a presentare - nel 1999 - la versione Wap per cellulari e nel 2004 la versione per palmari. L'evoluzione di Libertà On Line è ancora in atto, e sta per prendere le forme della novità di questo primo decennio del nuovo secolo: il web 2.0 nella sua più conosciuta accezione, il social networking.
L
Matteo Sartori
Alessandro Maggi
Gaia Cavazzini
Giulia Delmonte
Giulia Malta
Davide Formichelli
Libertà On Line, dal 1996 l’evoluzione dell’informazione a Piacenza Oltre 100.000 visite al mese per il panorama più completo di informazioni on line del territorio
Ilaria Maltoni
Dove c’è un computer c’è Libertà ove c'è un piacentino c'è Libertà", recitava la pubblicità estiva dei luoghi di vacanza raggiunti dalla consegna quotidiana del fascicolo di carta; ancor più vero per la versione elettronica, che già dalle sette di mattina è in consegna sui computer dei piacentini sparsi nel mondo, in un istante. La mappa parla chiaro: dall'Australia al Qatar, dalla Siberia alla Patagonia, dal Sud Africa all'Alaska, in ogni angolo del mondo c'è un piacentino con il desiderio nel cuore di sapere cosa sta succedendo a Piacenza, di tenersi informato sulla vita cittadina e della provincia, di vedere cosa succede e chi muore. Con più di 3.000 visitatori unici al giorno e più di 150.000 pagine lette al mese sull’insieme dei suoi portali, Libertà On Line è una realtà consolidata nel panorama piacentino dell'informazione sul web. Analogo discorso per la sola versione online del quotidiano, che ogni giorno viene sfogliata da 2.700 persone provenienti da tutto il mondo. Negli ultimi 6 mesi, cioè dall'introduzione della nuova versione online contemporanea al nuovo formato cartaceo, sono più di 800.000 le pagine lette, con una media giornaliera di quasi 5.000; più di 6.000 nel mese di ottobre appena trascorso. Le visite in questo semestre sono state quasi 500.000, compiute da 130.000 visitatori unici.
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IL GIORNALE ON LINE IN NUMERI DATI MAGGIO-OTTOBRE 2008
Totale pagine viste Media pagine viste/mese Media pagine viste/giorno
817.000 136.000 4.550
Totale visite Media visite/mese Media visite/giorno
496.000 82.700 2.700
DATI DEL MESE DI OTTOBRE 2008
Pagine viste Visitatori totali
MAPPA DEI CONTATTI DI LIBERTÀ ON LINE NEL MONDO
Non solo il quotidiano Libertà on line, ma agenda del territorio, Piacentini nel mondo, e una rete di canali tematici per soddisfare una pluralità di interessi
Piacentini nel mondo
Agenda
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LIBERTÀ Venerdì 21 novembre 2008
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L’emittente di Piacenza “in onda”da più di trent’anni e ogni giorno attenta testimone della vita della città e provincia
Due figure storiche:Guido Ratti “Al caffè con Guido e…” ed Emilio Rossi “ In cucina con amore”
Marilena Massarini autrice di “Agricoltura piacentina”e “Terra piacentina” tra territorio e folklore
Telelibertà, sorella del nostro quotidiano elelibertà dev’essere nata sotto una buona stella perché in pochi anni ha eguagliato l’affezione dei piacentini che invece la sorella maggiore, Libertà, ha dovuto coltivare per parecchi decenni. Un’emittente profondamente compenetrata come testimonia l’adagio “l’ha detto Telelibertà”, spesso pronunciato nella lingua del Faustini. Era la sera del 4 luglio 1977, le stelle brillavano alte nel cielo di piazza Cavalli mentre andava in scena la canzone dialettale a celebrare il patrono e le telecamere di TLP catturavano voci, note, personaggi e lo stupore del pubblico: era la prima registrazione effettuata con la regia mobile che nei giorni successivi avrebbe riportato nelle case l’evento. Da qualche mese i fratelli Prati, Ernesto direttore di Libertà e Marcello, responsabile amministrati-
T
vo della società, si erano cimentati nell’impresa che stava affascinando tutta l’Italia: la tivù privata. Pur guidati dalla proverbiale cautela, gli imprenditori di via Benedettine, in particolare Marcello investito del compito di studiare la nuova tecnologia, in poco tempo allestirono gli studi e catalizzarono un gruppo di dipendenti e collaboratori. Neofiti ed autodidatti animati da grande entusiasmo e passione. Fin da subito si crearono, per attitudine o per affinità professionale, aree di interesse che portarono all’avvio di rubriche di genere: “L’avvocato con voi”, “In cucina con amore le ricette di Emilietto”, “Il lavoro nelle Campagne”, “Al cinema con Cat”, “La parola del Vescovo”, “Libero ingrasso”, “Ciciarum in Libartè”, “Poster”, “Attualità Piacentina”, “Periscopio”, “Terra piacentina”, “Un palco al-
l’opera”. Inoltre molti titoli di sport e talk show: “Il caffè di Guido Ratti”, intrattenimenti musicali “Il millepiedi”, senza contare le registrazioni della cronaca quotidiana che, nel 1991, lasciarono il campo al notiziario. Giornalisti e cameramen andarono ben oltre il territorio provinciale: Telelibertà fu la prima emittente privata ad entrare in Vaticano, nel giugno 1979 per la consegna del galero cardinalizio ad Agostino Casaroli; a frequentare i campi di calcio di mezza italia; seguì gli interventi dei concittadini nei paesi devastati dal terremoto; fece conoscere le storie dei nostri emigrati a New York; andò in Africa e nell’ex Jugoslavia per documentare la solidarietà dei concittadini. Un firmamento di ragioni che hanno fatto di Telelibertà la tradizione e la cultura di una società.
“Industriando”con Nicoletta Bracchi per approfondire l’attualità economica e conoscere le aziende
“Penelope”e “Penelope Jeans”testimoni di storie di vita e di tematiche declinate al femminile Alberto Brenni cronista e poeta di “Tutti in tv”,“Miss Italia”e dei tanti speciali di attualità
Chiara Messori,Marzia Foletti e Giovanni Palisto redattori del “Tgl”e “Tgl Settimana”,realizzati con MariaVittoria Gazzola,Alberto Brenni,Roberto Calza e Federico Gelati. Roberto Calza autore dello storico “Meeting”, settimanale dedicato a tutte le discipline sportive
Ludovico Lalatta e Maria Vittoria Gazzola,per anni conduttori del telegiornale “Telelibertà notizie”
“Kronoscalata”con Carlo Danani:da due stagioni il ciclismo amatoriale e giovanile in primo piano
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UNO STRUMENTO PER TUTTI
Intuito,inventiva e velocità Ecco a voi il Tg
Da più di trent’anni l’etere dei piacentini
◗◗ Distrutti, ma soddisfatti. Sopportare la tensione, gli imprevisti, l’adrenalina che scorre, i nervi che saltano, i minuti che passano e l’ora della messa in onda si avvicina. La cassetta non si trova, la grafica va corretta, le immagini sono poche, l’intervista va tagliata, la lampada è saltata, i titoli non sono pronti. Poi la notizia dell’ultimo minuto, il confronto con i colleghi. Senza dimenticare le riunioni di redazione, il telefono che squilla e la vita che scorre là fuori, dove qualcuno si sta godendo un aperitivo. Ma ecco la sigla. Anche oggi siamo in onda. Per fare il Tg ci vuole il fisico. Comunque, sempre meglio che lavorare.
◗◗ Nel circuito dei mezzi mediatici, l’importanza della televisione è indiscussa, soprattutto oggi, in un mercato che pone l’immagine come strumento di comunicazione capace di entrare democraticamente nelle case di tutti. La lunga vita di Telelibertà, documentata anche nelle pagine della storia della radiotelevisione privata del nostro Paese, dimostra la lungimiranza dei fondatori e la competenza e tenacia di tutti coloro che, negli anni, hanno saputo coglierne il testimone. La tecnologia e l’innovazione, l’esperienza e la coerenza di tutti, con la fiducia dei telespettatori, sono da sempre "il palinsesto" di Telelibertà.
Il neonato “Extratime”con Daniele Losi e Sara Giacobbe, pensato per il calcio dilettantistico
Un’emittente sportiva “globale”
Il nostro palinsesto,mappa di Piacenza
Le immagini e il dietro le quinte
◗◗ Di sport “se ne fa”molto a Telelibertà. Dal quotidiano TglSport, all’interno delle edizioni del Tgl, ai format che seguono diverse realtà sportive del nostro territorio. Senza gerarchie tra sport cosiddetti minori e quelli di vertice. Spazi sì per l’emergente pallavolo e il diffusissimo ciclismo, ma anche per il baseball, il basket e il rugby. E il calcio? Dalla massima serie seguendo la storia del Piacenza Calcio ai dilettanti, dalla storica “Eco della A”, al salotto di “Zona Calcio”, per arrivare ai dilettanti con “Extratime”. E quando cambia la stagione, in via Benedettine si pedala con “Kronoscalata”.
◗◗ I gusti cambiano, le mode passano, i tormentoni stancano, mentre il palinsesto di Telelibertà cresce assecondando le attese dei telespettatori. Oggi la sequenza della messa in onda rispecchia e rispetta Piacenza. Ogni giorno il nostro telegiornale informa senza dimenticare la cronaca dei paesini più lontani. I format tematici approfondiscono temi economici con “Industriando”, musicali con “Piano Bar”e “Liscia & Gassata”, di folklore con “Tutti in tv”e “Terra piacentina”, di agricoltura con “Qui Agricoltura”, delle donne con “Penelope”, di sport con “Zona Calcio”,“Kronoscalata”e la neonata “Extratime”. E per gli eventi? Ci siamo, ci siamo sempre.
◗◗ Non esiste notizia, sigla, approfondimento, spot o scoop se non c’è qualcuno che le manda in onda. Da noi sono tante le persone che senza mai apparire in video rendono concreta quella regola che ti ricorda che “la tv è fatta di immagini”. Una troupe di tecnici, cameramen, microfonisti, registi che risponde, alle richieste e necessità di una tecnologia sempre più spinta, con competenze sempre più elevate e specifiche. Dirette o registrate, in studio o da un teatro, da una piazza, da un palazzetto dello sport. Non c’è differenza. Arriva puntuale il momento in cui ti dicono “noi siamo pronti, 3,2,1 in onda!”.
LIBERTÀ Venerdì 21 novembre 2008
Supplemento gratuito al numero odierno di LIBERTÀ
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