Liberta - Rapporto Economia

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RAPPORTO ECONOMIA

SUPPLEMENTO AL NUMERO ODIERNO DI LIBERTÀ

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PUBBLICITÀ INFERIORE AL 45%

Piacenza fronteggia la crisi Nel 2008 il Pil procapite è salito: siamo al 21° posto in Italia

di PAOLO RIZZI

l 2008 si è chiuso con una tenuta sostanziale del sistema economico piacentino, ma solo grazie alla prima metà dell’anno che non aveva ancora subito gli effetti del crollo che sta travolgendo l’economia internazionale. Nel 2009 anche Piacenza sarà colpita dalla recessione, che per intensità sembra paragonabile solo alla depressione del ’29, essendo la prima vera crisi globale,che ha toccato tutti i paesi del mondo e trasversalmente tutti i settori economici. Per la prima volta dalla seconda guerra mondiale, l’economia plane-

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Il sistema economico sta reagendo taria riduce la crescita del Pil con situazioni drammatiche in alcune aree occidentali,Stati Uniti e Giappone in testa. Anche i paesi Bric (Brasile, Russia, India, Cina), la locomotiva del mondo,hanno dimezzato i loro tassi di crescita, pur ancora positivi. Non sappiamo ancora quali saranno gli effetti reali sul sistema economico piacentino, perché nel 2008 le stime sul prodotto interno lordo hanno registrato una leggera crescita seppure prossima allo zero. Anche il pil procapite è salito portando Piacenza al 21° posto nella

graduatoria nazionale.Un dato nuovo,il patrimonio medio familiare (case,depositi,attività finanziarie),posiziona Piacenza addirittura all’ottavo posto in Italia, confermando la ricchezza diffusa del nostro territorio. Anche sul fronte occupazionale il 2008 non ha fatto vedere a Piacenza lo tzunami internazionale: con un tasso di disoccupazione all’1,9% (il più basso in Italia) e discreti tassi di attività e occupazione,sembra quasi che le conseguenze della tempesta non si siano ancora manifestate.I segnali recessivi in effetti si sono riscon-

trati solo negli ultimi mesi dell’anno scorso, mentre la prima metà del 2008 aveva registrato trend molto positivi sul fronte industriale e delle esportazioni, come già nell’ultimo biennio. Quali sono allora gli indicatori negativi che preludono ad un 2009 che sarà sicuramente durissimo? In primis gli aumenti della cassa integrazione sia ordinaria che straordinaria, che già nel 2008 sono risultati consistenti, e che da gennaio sono addirittura esplosi in quasi tutti i settori,ad eccezione del comparto ener-

gia, raccorderia, e agroalimentare. Anche la demografia imprenditoriale ha mostrato segnali negativi con il tasso di natalità e di sviluppo delle imprese diventato negativo,considerando le cancellazioni d’ufficio. La congiuntura negativa si vede soprattutto nell’edilizia,nella meccanica, nel commercio e nell’artigianato che già hanno sofferto nel 2008 e nei primi mesi dell’anno segnano crolli a due cifre di vendite,ordini,fatturato. Infine l’interscambio con l’estero fa registrare,per la prima volta da an-

ni, un saldo della bilancia commerciale negativo anche a Piacenza.Con l’export che cresce in misura molto inferiore agli anni precedenti e subirà ulteriori ridimensionamenti nei prossimi mesi. Saprà reagire il sistema economico piacentino? Dipende ovviamente dalla durata della crisi mondiale,che si spera possa terminare nel 2010. Certo è che ai nostri imprenditori occorre da un lato un surplus di capacità innovativa e commerciale, ma anche il sostegno delle istituzioni,dei lavoratori e soprattutto del sistema del credito che non può dimenticare il proprio ruolo primario di supporto allo sviluppo delle imprese.


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Rapporto economia

Meno spinta propulsiva Calano volume di affari e ore lavorate Ecco i punti salienti dell’analisi congiunturale sull’economia piacentina presentata ieri pomeriggio da Giuseppe Parenti, presidente della Camera di Commercio di Piacenza,a Palazzo Gotico.

L’ECONOMIA PIACENTINA Ripassando velocemente quanto è emerso dalla raccolta e dall’analisi puntuale dei dati statistici che riassumono le dinamiche socioeconomiche evidenziatesi nel corso del 2008 nella nostra provincia, si iniziano a leggere segnali di rallentamento di alcuni trend che negli ultimi anni erano stati buoni, Prodotto interno lordo a prezzi correnti accompaPiacenza e confronti territoriali - Anni 2006/2008 gnati da risultati ancora favorevoli. Prodotto Interno Lordo in milioni di euro Il 2008 è staAnno 2006 Anno 2007 Anno 2008 to quindi in parte dicoPiacenza 7.773,7 8.331,9 8.528,6 tomico, positivo per alParma 12.910,0 13.639,9 13.694,8 cuni aspetti, Reggio Emilia 15.465,9 16.335,5 17.260,7 negativo per Giuseppe Parenti, presidente della altri. Cremona 9.316,7 9.738,3 9.694,8 Prodotto Camera di Commercio Lodi 5.638,4 5.879,8 6.207,7 interno lor- di Piacenza do e Valore Pavia 12.784,5 13.370,3 13.965,2 aggiunto sono stati stimati in creEMILIA-ROMAGNA 121.471,7 127.247,8 129.842,8 scita, a prezzi correnti e quindi al lordo dell’inflazione, anche nel ITALIA 1.485.377,3 1.544.915,1 1.572.243,1 confronto tra 2007 e 2008. Più 2,8% è la variazione del valore agFonte: Elaborazione Unioncamere - Istituto Tagliacarne giunto complessivo, più 2,4% quella del PIL. Dell’1% circa invece la crescita del prodotto interno lordo pro capite. Se il 2008 non porterà grosse sorprese, Piacenza dovrebbe confermarsi ai primi posti della graduatoria nazionale delle province per quanto riguarda il patrimonio medio familiare. Nel 2007 infatti occupavamo l’ottava posizione, davanti a realtà come la stessa Bologna. Sul fronte occupazione se da un lato la stima del valore del tasso di disoccupazione è ancora molto favorevole (1,9% per Piacenza) pure si riscontra un avvio di riduzione del tasso di occupazione (dal 50,3% del 2007 al 50% ipotiz- no avuto un 2008 difficile. Se per lancia commerciale negativo per zato per l’anno scorso) a cui si ab- l’industria manifatturiera i pro- 18 milioni di euro. Tra i prodotti bina una crescita molto elevata blemi seri sono iniziati con la ri- più importati spiccano gli autodella Cassa integrazione sia ordi- presa dell’attività dopo l’estate, veicoli mentre i più venduti alnaria che straordinaria. Del per il commercio ed ancora di più l’estero sono tubi e macchine. 579,43% l’aumento della cassa in- per l’artigianato tutto l’anno ha a- Piacenza resta tra le province tegrazione guadagni ordinaria vuto risultati peggiori del 2007 ed che esportano una quota molto (con meccanica, trasformazione un calo degli ordinativi a fine 2008 alta di prodotti ad alta tecnolodei minerali e metallurgia in pri- non lascia presagire nulla di buo- gia mentre importa soprattutto ma linea) e del 216,32% l’aumen- no per l’avvio del 2009. L’agricol- prodotti tradizionali. to che ha interessato la cassa inte- tura dovrebbe avere avuto a sua grazione straordinaria (la gestio- volta un anno non buono per la ne edilizia è passata da zero ore redditività a causa dell’aumento POPOLAZIONE nel 2007 a 135.496 ore nel 2008). La popolazione della provincia dei costi di gestione, a fronte di un La demografia imprenditoriale leggero calo della produzione lor- di Piacenza è arrivata a contare a ha mostrato segnali non uniformi. da vendibile. Il terziario dovrebbe dicembre 2008, secondo i dati Il saldo tra imprese iscritte e cessa- essere rimasto piuttosto staziona- provvisori forniti dalle amminite - al netto delle procedure di rio sia per consistenza che per ri- strazioni comunali, 285.922 abicancellazione d’ufficio - è stato sultati economici. tanti, 4.306 in più rispetto al dato positivo ma per un valore molto I fallimenti sono aumentati in di dicembre 2007 (+1,53%). contenuto, che La crescita registratasi tra fine percentuale del non si aveva più 36%, di fatto per 2007 e fine 2008 è superiore a dal 2000. Il tasso Popolazione in crescita 9 unità comples- quella che si era avuta tra la fine di crescita delle sive (da 25 a 34), i del 2006 e la fine del 2007 per cirimprese si è fer- In tutta la provincia a protesti invece ca un migliaio di abitanti. Pari al mato al di sotto dicembre 2008: 285.922 hanno visto una 48,77% è la rappresentanza madel valore medio riduzione sul schile a fronte del 51,23% di quelnazionale. Gli abitanti, 4.306 abitanti 2007 anche se la femminile. imprenditori nel in più rispetto Nel 2000 i residenti in provincia l’ammontare loro complesso complessivo è di erano 266.987: la crescita numerisono diminuiti al dicembre 2007 tutto rilievo, so- ca del periodo è stata di 18.935 uanche se al loro prattutto a causa nità, pari ad una variazione perinterno la comdella somma im- centuale del 7,1%. ponente femminile si è legger- putabile agli assegni che rappreLa densità abitativa è arrivata a mente rafforzata. sentano più del 60% degli effetti 110,42 abitanti per kmq, crescenSono aumentati nuovamente protestati. do di nuovo rispetto al valore di gli imprenditori stranieri, anche se La capacità attrattiva della pro- 108,75 abitanti segnalato nel 2007. in misura meno marcata rispetto vincia però non è venuta meno, in Sono 33 i comuni nei quali la denagli ultimi anni. D’altro canto è in quanto la popolazione è aumen- sità abitativa del 2008 è aumentaatto una brusca contrazione nel tata ancora grazie al saldo migra- ta rispetto a quella calcolata un settore dell’edilizia che, con il torio (quello naturale peraltro - anno fa, questo è successo in tutcommercio, accorpa il 70% degli pur restando negativo - ha visto ti i 17 comuni di pianura, in 14 di imprenditori stranieri operanti un leggero miglioramento). Nel- quelli collinari e solo in 2 dei monnella nostra provincia. l’ambito della popolazione stra- tani. Per contro in 9 comuni degli I segnali circa il rallentamento niera spicca la crescita marcata in- 11 montani la densità si è ridotta che ha interessato l’edilizia sono tervenuta nel gruppo di persone con la punta minima di Zerba molteplici: diminuisce la spinta nate in Romania. Il loro peso sul (4,18 abitanti a kmq.). propulsiva sullo stock delle impre- totale sta aumentando rapidaSuddividendo la popolazione se registrate, cala il volume di affa- mente. per fasce altimetriche si ricava cori, calano le ore lavorate dagli opeL’interscambio con l’estero è sì che in montagna risiede il 5,1% rai delle imprese iscritte alla cassa aumentato ancora - a velocità ri- della popolazione provinciale, in edile. dotta - ma l’import, per la prima collina il 29,2% ed in pianura il reAnche il settore manifatturiero, volta, ha superato l’export, de- stante 65,7% del totale. La serie il commercio e l’artigianato han- terminando un saldo della bi- storica dei dati dall’inizio del nuo-

LIBERTÀ Sabato 9 maggio 2009

Un 2008 difficile per il settore manifatturiero, il commercio e l’artigianato Per l’agricoltura un anno non buono

interprovinciali è necessario ricorrere all’impiego dei dati ISTAT (Bilancio demografico) che fanno riferimento alla situazione 2007. Con riguardo agli indicatori demografici si può osservare che il tasso di natalità riscontrato a Piacenza (8,7 per mille) era più basso sia della media regionale (9,5 per mille) che del valore medio italiano (9,5 per mille) e che, nell’ambito interprovinciale di confronto, solo Pavia (8,6 per mille) si collocava immediatamente al di sotto. Sul fronte mortalità l’indicatore relativo continuava a mantenere a Piacenza (12,5 per mille) un valore ben più alto sia della media regionale (10,9 per mille) che di quella del Paese (9,6 per mille). Di nuovo era Pavia ad avvicinarsi in Imprenditori individuali extracomunitari misura più stretta alla situazione Nel Registro Imprese - Piacenza e confronti territoriali - Anno 2008 demografica piacentina con un tasso di mortalità del 12 per mille. Imprenditori Totale Ditte % Imprenditori Il valore del saldo migratorio piaIndividuali Individuali ExtraUE centino (15,9 per mille) -sempre ExtraUE Registrate sul Totale con riferimento al 2007- è risultato più elevato sia di quello medio Piacenza 1.732 18.995 9,1 regionale (13,8 per mille) che di Parma 2.876 26.388 10,9 quello medio italiano (8,4 per mille). Solo Parma (tra le realtà in esaReggio Emilia 4.826 33.280 14,5 me) però ha avuto nel 2007 un salCremona 1.428 17.670 8,1 do migratorio più contenuto di quello piacentino: Pavia sembra Lodi 964 9.970 9,7 dall’altro lato essere stata quella Pavia 1.954 31.291 6,2 con la migliore attrattività avendo registrato un valore di questo indiEmilia Romagna 24.730 260.291 9,5 catore pari al 21,8 per mille. E’ inITALIA 240.594 3.432.916 7,0 teressante notare che questo risultato deriva sia da un saldo migratorio con l’estero consistente (12,8 Fonte: Elaborazione CCIAA di Piacenza su dati Infocamere per mille) che da un saldo migratorio interno significativo (8,3 per mille, contro un 3,2 per millle assegnato alla nostra provincia). Tornando ad esaminare il dato relativo alla componente straniera pare opportuno evidenziare che tra il 2006 ed il 2007 la dimensione della variazione intervenuta nello stock è tornata a crescere in tutte le realtà territoriali che siamo soliti studiare. Passando ad osservare - per Piacenza - quali sono i Paesi di provenienza degli stranieri che qui risiedono, si possono fare alcune osservazioni. La prima è che - fermandosi a guardare le nazionalità più rappresentate vo millennio mette ben in luce meno. L’esame puntuale dei dati non ci sono variazioni da un anno questi andamenti: una continua mette in luce che il comune che, all’altro. Albania, Marocco, Romacontrazione della popolazione in dopo Gossolengo, ha registrato il nia, Macedonia, Ecuador, India, montagna che invece va a collo- tasso migratorio più ampio è Ucraina, Bosnia Erzegovina, Tunicarsi in collina e ancora di più in quello di Ottone. I 29 nuovi iscrit- sia, Serbia e Montenegro raggruppianura. ti, a fronte dei quali sono state re- pano da tempo più del 70% dei Le variazioni assolute in senso gistrate 7 cancellazioni, hanno residenti non italiani. La seconda negativo hanno raggiunto i valori portato il tasso migratorio 2008 di osservazione è che tra il 2006 ed il maggiori nei comuni di Caminata, questa realtà al 35,6 per mille. 2007 vi sono state delle grosse vaCerignale, Ferriere e Piozzano. Per Piacenza città ha varcato la so- riazioni in alcuni di questi "grupcontro gli aumenti più consisten- glia dei 101mila residenti attestan- pi". ti hanno interessato Gossolengo e dosi sul valore di 101.778. I cittadini rumeni, ad esempio, Gragnano. Il peso della popolazione stra- sono aumentati dell’84,67%, pasTali modifiche non hanno rica- niera sul totale è arrivato nel 2008 sando da 1.800 a 3.324, ma anche dute sulla graduatoria dei comuni all’11,6% con la punta massima a gli ucraini hanno registrato un incon le densità più elevate che si Castel San Giovanni dove raggiun- cremento del 26,23% e gli indiani confermano Piacenza (859,18 abi- ge il 17,8%. In 10 dei 48 comuni la del 20,88%. Per effetto di queste tanti a kmq), Rottofreno (323,75 a- densità di questa componente si variazioni a fine 2007 albanesi e bitanti a kmq), Castel San Giovan- colloca al di sopra della media. I marocchini sono rimasti ai primi ni (306,60 ab/kmq) e Fiorenzuola comuni sono nell’ordine: Castel due posti della graduatoria co(247,86 ab/kmq). San Giovanni, struita sulla nuIl 2008 è stato allietato da 2.481 Borgonovo, Sarmerosità ma al nascite e rattristato da 3.523 de- mato, Agazzano, L’immigrazione terzo posto i macessi. Sia l’uno che l’altro dato so- Piacenza, Villacedoni sono stati no risultati in aumento rispetto al nova sull’Arda, A Piacenza è presente scalzati proprio 2007 ma dal momento che per Cortemaggiore, il 7,8% degli immigrati dai rumeni ed i fortuna l’aumento che ha interes- Fiorenzuola cittadini ucraini sato i nati è stato maggiore di d’Arda, Ziano e residenti in Emilia (con sono saliti dalquello delle morti (+52 nel primo Pianello. Nel ca- una popolazione che è il l’ottavo al setticaso e +27 nel secondo) il saldo poluogo, in parmo posto. naturale è migliorato passando da ticolare, la per- 6,6% di quella regionale) Un’ulteriore -1.067 a -1.042 unità. Il tasso di centuale di straosservazione si crescita naturale conseguente è nieri sul totale può fare fissanpari al -3,7 per mille. Otto i comu- dei residenti è del 14,1% (due pun- dosi sulla distinzione per genere, ni che hanno registrato un saldo ti in più rispetto al 2007) mentre il ovvero che le donne con nazionanaturale positivo, nell’ordine Rot- peso della componente dei mino- lità rumena, ecuadoriana e ucraitofreno, Gossolengo, Gragnano, ri si è fermato al 22,5%. Tra i co- na sono di più dei maschi con la San Giorgio, Rivergaro e Podenza- muni nei quali questa densità è stessa provenienza. no, San Pietro in Cerro e Pontenu- inferiore al 5% spicca Gossolengo, Sempre secondo il bilancio dere. unica realtà locale collocata in mografico 2007 pubblicato dall’INuovamente cresciuto il saldo pianura. Il totale provinciale dei stat l’incidenza della componente migratorio provinciale che già nel residenti con nazionalità estera è estera nelle province più occiden2007 era risultato di ben 995 unità di 33.148 unità, 4.729 in più sul tali dell’Emilia Romagna è supepiù elevato rispetto a quello del 2007. riore al 9% (10,1% a Piacenza, 2006. Nel 2008 la differenza tra Suddividendo questa popola- 9,2% a Parma, 10,3% a Reggio Epersone iscritte e cancellate alle zione per fasce di età si osserva milia) mentre la media regionale è anagrafi dei comuni provinciali è che il 51,11% è collocato nella fa- dell’8,6% e quella nazionale del arrivata a 5.348 unità pari ad un scia 15-39 anni che è quindi la più 5,8%. A Piacenza risulta essere tasso migratorio totale del 18,8 per numerosa, seguita da quella 40-64 presente il 7,8% degli immigrati mille (era stato del 15,9 per mille anni che raccoglie il 25,69% del to- residenti in regione (con una ponel 2007) che attesta una vivacità tale. Nella fascia sotto i 15 anni si polazione che è invece il 6,6% di di attrazione della provincia. So- raduna il 21% dei cittadini stranie- quella regionale). no stati solo 9 i comuni in cui il ri e solo il 2,18% ha più di 64 anni. tasso migratorio ha avuto segno Per poter eseguire dei confronti CONTINUA A PAGINA 2

Nel 2008 arrivano i primi segnali di rallentamento di alcuni trend E’ in atto una brusca contrazione nel settore dell’edilizia


Rapporto economia

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Piacenza la ventunesima

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Nel 2007 le famiglie piacentine avrebbero avuto in media un patrimonio di 480.199 euro (composto da attività reali ed attività finanziarie)

Al 6° posto tra quelle dell’Emilia

Consistenza e movimentazione anagrafica del Registro Imprese Piacenza - Anno 2008

SEGUE DA PAGINA 2

IL PROCESSO DI CREAZIONE DELLA RICCHEZZA Prodotto interno lordo e del Valore aggiunto sono gli indicatori che possono aiutare ad eseguire l’analisi della ricchezza generata all’interno di un territorio . Il valore aggiunto a prezzi correnti stimato dall’Istituto Tagliacarne e da Unioncamere per la nostra provincia - per l’anno 2007 - ammonta a 7.447,5 milioni di euro (+7,6% sul 2006) mentre dovrebbe essere arrivato a 7.658 milioni di euro per il 2008 (+2,8% sul 2007). L’entità delle variazioni medie osservate tra il 2006 ed il 2007 è piuttosto elevata e pone Piacenza al primo posto tra le province che studiamo. Tra il 2007 ed il 2008 la crescita del valore aggiunto è proseguita anche se in misura più diversificata. Risultati migliori rispetto a quelli del 2007 si sarebbero infatti evidenziati per Lodi e Reggio Emilia mentre per Piacenza e Parma l’incremento sarebbe stato più contenuto. Un unico segno meno accompagna il dato di variazione di Cremona. Il settore che ha visto a Piacenza una crescita maggiore del valore aggiunto prodotto tra il 2006 ed il 2007 è quello agricolo (+39,4%). Variazioni in aumento si leggono anche per l’industria nel suo complesso (+7,9%), con il contributo più elevato dato dal settore industriale in senso stretto (+8,5%). Un poco più lenta invece la crescita che ha riguardato i servizi (+5,8%). La composizione percentuale del valore aggiunto per settore di attività economica mostra che a Piacenza il peso dell’agricoltura nel 2007 è del 4,4% (era del 3.4% solo l’anno precedente), di un decimale più alto di quanto il settore primario pesi a Lodi mentre l’industria nel suo complesso (industria in senso stretto più costruzioni) arriva al 30,2% (in linea con il 2007), l’incidenza più contenuta se posta a confronto con quella del settore nelle province limitrofe. Rilevante è il significato dei servizi: a Piacenza il terziario fornisce il 65,4% del valore aggiunto complessivo, ammontare che risulta un poco più basso di quello nazionale (70,4%) ma più elevato di quello regionale (63,6%). Tra il 2006 ed il 2007 la sua importanza si è leggermente ridotta (di 1 punto percentuale circa la variazione). L’Istituto Tagliacarne ed Unioncamere hanno prodotto recentemente anche dei dati di stima sul Prodotto interno lordo del 2007 e del 2008. La sua consistenza complessiva sarebbe arrivata nel 2008 a Piacenza a 8.528,6 milioni di euro, con una variazione di 2,4 punti percentuali sul 2007. La revisione dei dati di contabilità economica territoriale eseguita a seguito della diffusione delle relative stime Istat ha fatto ricalcolare, al rialzo, la variazione intervenuta tra il 2006 ed il 2007 che è passata dal +5,2% stimato l’anno scorso al +7,2%, un risultato di tutto rilievo in quanto superiore a quanto riscontrato in tutti i confronti territoriali cui siamo abituati. Nell’ultimo anno invece incrementi più significativi hanno interessato Reggio Emilia (+5,7%), Lodi (+5,6%) e Pavia (+4,4%). Il PIL ai prezzi base per abitante, in euro correnti, sarebbe arrivato nel 2008, secondo le stime Tagliacarne-Unioncamere, a 30.059 euro, portando Piacenza ad occupare la 21nesima posizione nella graduatoria delle province italiane, con una risalita, rispetto al 2007, di 2 posizioni (il dato aggiornato relativo al 2007 è di 29.765 euro pro capite). Il dato piacentino è soddisfacente in quanto la provincia a

Registrate

A 01 Agricoltura, caccia e relativi servizi 6.274 A 02 Silvicoltura e utilizzaz.aree forestali 56 B 05 Pesca,piscicoltura e servizi connessi 3 CA11 Estraz.petrolio greggio e gas naturale 2 CB14 Altre industrie estrattive 33 DA15 Industrie alimentari e delle bevande 592 DA16 Industria del tabacco 1 DB17 Industrie tessili 98 DB18 Confez.articoli vestiario-prep.pellicce 142 DC19 Prep.e concia cuoio-fabbr.artic.viaggio 37 DD20 Ind.legno,esclusi mobili-fabbr.in paglia 201 DE21 Fabbric.pasta-carta,carta e prod.di carta 23 DE22 Editoria,stampa e riprod.supp.registrati 164 DG24 Fabbric.prodotti chimici e fibre sintetiche 37 DH25 Fabbric.artic.in gomma e mat.plastiche 77 DI26 Fabbric.prodotti lavoraz.min.non metallif. 97 DJ27 Produzione di metalli e loro leghe 34 DJ28 Fabbricaz.e lav.prod.metallo,escl.macchine 946 DK29 Fabbric.macchine ed appar.mecc.,instal. 516 DL30 Fabbric.macchine per uff.,elaboratori 21 DL31 Fabbric.di macchine ed appar.elettr.n.c.a. 137 DL32 Fabbric.appar.radiotel.e app.per comunic. 32 DL33 Fabbric.appar.medicali,precis.,strum.ottici 162 DM34 Fabbric.autoveicoli,rimorchi e semirim. 32 DM35 Fabbric.di altri mezzi di trasporto 25 DN36 Fabbric.mobili-altre industrie manifatturiere 268 DN37 Recupero e preparaz. per il riciclaggio 19 E 40 Produz.energia elettr.,gas,acqua calda 13 E 41 Raccolta,depurazione e distribuzione acqua 8 F 45 Costruzioni 5.419 G 50 Comm.manut.e rip.autov. e motocicli 1.066 G 51 Comm.ingr.e interm.del comm.escl.autov. 2.593 G 52 Comm.dett. escl. autov-rip.beni pers. 3.695 H 55 Alberghi e ristoranti 1.740 I 60 Trasporti terrestri-trasp. mediante condotta 1.129 I 61 Trasporti marittimi e per vie d’acqua 1 I 63 Attività ausiliarie dei trasp. - ag. viaggi 175 I 64 Poste e telecomunicazioni 44 J 65 Interm.mon.e finanz. (escl.assic.e fondi p.) 38 J 66 Assic.e fondi pens. (escl.ass.soc.obbl.) 19 J 67 Attività ausil. intermediazione finanziaria 533 K 70 Attività immobiliari 1.335 K 71 Noleggio macc.e attrezz.senza operat. 83 K 72 Informatica e attività connesse 528 K 73 Ricerca e sviluppo 12 K 74 Altre attivita' professionali e imprendit. 1.105 M 80 Istruzione 96 N 85 Sanità e altri servizi sociali 113 O 90 Smaltim.rifiuti solidi, acque scarico e sim. 29 O 91 Attività organizzazioni associative n.c.a. 3 O 92 Attività ricreative, culturali sportive 386 O 93 Altre attività dei servizi 952 X Imprese non classificate 851 TOTALE 31.995

Attive

Iscrizioni

6.234 46 2 1 23 522 1 82 116 31 193 16 143 31 65 80 30 872 444 19 120 30 151 31 22 246 16 10 7 5.128 978 2.332 3.476 1.506 1.060 1 151 40 25 17 517 1.131 75 473 11 989 87 106 27 2 276 935 60 28.987

246 4 0 0 1 25 0 1 4 3 6 1 4 1 3 3 0 47 32 3 7 0 7 0 2 16 1 0 0 478 41 111 192 95 32 0 8 4 0 0 43 48 9 30 0 84 6 6 0 0 21 40 457 2.122

Cessazioni Cancellate totali d’ufficio

312 0 0 0 1 40 0 12 19 6 8 4 8 1 5 6 2 56 38 1 8 3 9 3 1 14 0 3 0 468 62 197 289 132 80 0 14 1 4 1 57 85 2 35 1 93 7 6 0 0 36 50 51 2.231

3 0 0 0 0 8 0 5 5 3 0 2 1 0 2 1 1 13 9 0 3 1 1 2 0 2 0 1 0 32 12 45 14 8 8 0 7 0 4 0 3 22 0 11 0 21 2 2 0 0 3 2 9 268

Saldo totale

Saldo escluse cessate d’ufficio

-66 4 0 0 0 -15 0 -11 -15 -3 -2 -3 -4 0 -2 -3 -2 -9 -6 2 -1 -3 -2 -3 1 2 1 -3 0 10 -21 -86 -97 -37 -48 0 -6 3 -4 -1 -14 -37 7 -5 -1 -9 -1 0 0 0 -15 -10 406 -109

-63 4 0 0 0 -7 0 -6 -10 0 -2 -1 -3 0 0 -2 -1 4 3 2 2 -2 -1 -1 1 4 1 -2 0 42 -9 -41 -83 -29 -40 0 1 3 0 -1 -11 -15 7 6 -1 12 1 2 0 0 -12 -8 415 159

no messe in luce negli ultimi anni è stata quella che ha portato ad un progressivo aumento di importanza per le società di capitale all’interno della compagine imprenditoriale piacentina. Nel 2000 questa forma giuridica interessava 3.664 imprese su un totale di 30.071, nel 2008 le società di capitale sono arrivate a 5.465 unità su un totale di 31.995. Questo vuol dire che l’incidenza relativa è salita dal 12,2% al 17,1%. Osservando la serie storica dei dati non si può non evidenziare che tra il 2007 ed il 2008 il numero di società di capitale è diminuito (da 5.506 a 5.465). Tre sono i fattori che hanno determinato questa riduzione: da un lato le già citate cessazioni d’ufficio che hanno riguardato ben 219 società di capitale, dagli altri un calo effettivo nelle iscrizioni ed un leggero incremento delle cessazioni (anche escludendo quelle d’ufficio). Nonostante tali considerazioni, se non si fosse intervenuti con modifiche d’ufficio il tasso di crescita delle società di capitale sarebbe stato nuovamente positivo (2,72%). Anche lo stock di imprese individuali si è contratto nell’ultimo anno per effetto di più cessazioni e minori iscrizioni. Il totale è passato da 19.012 realtà nel 2007 a 18.995 nel 2008. In questo caso le cessazioni d’ufficio non hanno determinato sbalzi di rilievo in quanto si sono limitate a 29 unità. Nel 2008 le società di persone registrate ammontavano a 6.765 unità, (erano 6.817 nel 2007). Anche se lo stock nel complesso è calato, le cessazioni di queste imprese sono diminuite di quasi 100 unità tra il 2007 ed il 2008. Un saldo positivo è stato quello che ha interessato le altre forme la cui incidenza sul totale è di fatto stazionaria dal 2006.

Fonte: Moviemprese

Il terziario fornisce il 65,4% del valore aggiunto complessivo Nel 2008 il Pil a Piacenza a 8.528,6 milioni di euro (+2,4%) questo punto si colloca al 6° posto tra quelle dell’Emilia Romagna (alle spalle di Piacenza troviamo Forlì-Cesena, con 29.829 euro ad abitante, Ravenna, con 29.110 euro/abit. e Ferrara, con 26.271 euro/abit., pari al valore medio nazionale) e al terzo posto tra tutte le province di confronto in quanto Lodi, Cremona e Pavia sono piuttosto distanti (Lodi al 39° posto, Cremona al 45°, Pavia al 51°). Sia Parma che Cremona avrebbero visto una riduzione del PIL pro capite tra il 2007 ed il 2008. Un dato ulteriore che può fornire indicazioni circa la ricchezza disponibile a Piacenza è quello del patrimonio per famiglia. Nel 2007, secondo le elaborazioni Unioncamere-Tagliacarne, le famiglie piacentine avrebbero avuto in media un patrimonio di 480.199 euro (composto da attività reali ed attività finanziarie). Secondo questo indicatore Piacenza occupa l’8° posto nella graduatoria nazionale. E’ interessante osservare che, nelle prime 10 posizioni, si collocano ben 5 province emiliano-romagnole: Forlì (3°), Rimini (5°), Modena (6°), Piacenza e Bologna (9°). Al vertice della classifica è posizionata Aosta (con un patrimonio familiare medio di 518.793 euro) mentre al 103° posto è posizionata Vibo Valentia (191.408 eu-

ro). Ciò che accomuna tutte le realtà territoriali che esaminiamo è che il contributo maggiore alla formazione del patrimonio è dato dalle attività reali (abitazioni e terreni) mentre le attività finanziarie (depositi, valori mobiliari e riserve) incidono con proporzioni variabili che vanno dal 38,48% della media italiana al 43,63% di Reggio Emilia. Il reddito lordo disponibile complessivamente per le famiglie della provincia di Piacenza è passato da 5 milioni 722.800 euro nel 2006 a 5 milioni 897.400 euro nel 2007, con un incremento del 3,1%.

LA DINAMICA IMPRENDITORIALE A Piacenza l’imprenditorialità è abbastanza diffusa se la si calcola rapportando il numero di imprese attive alla popolazione residente. Il valore di tale rapporto è - per il 2008 - pari a 101,38 imprese attive ogni 1.000 abitanti. Questo perché il numero di imprese attive è salito da 28.528 del 2007 a 28.987 di fine 2008. Un parallelo con le province di confronto è possibile solo sul 2007 in quanto non sono ancora disponibili i dati demografici di fine 2008 raccolti dall’Istat. Ne emerge che il territorio regionale dell’Emilia Romagna risulta a vo-

cazione imprenditoriale più spinta di quello lombardo, con l’attenzione di sottolineare che si stanno solo confrontando delle consistenze e non dimensioni medie delle imprese o fatturato. Per Piacenza tra il dato 2007 e quello 2008 di fatto non esistono variazioni se non minime. Se, come si è implicitamente osservato sopra, le imprese attive a Piacenza sono aumentate di 459 unità, va invece fatto notare che lo stock di imprese registrate è passato da 32.090 a 31.995, con una riduzione netta di 95 imprese (-0,30%). Occorre rimarcare che gli uffici del Registro imprese hanno proseguito l’attività di verifica intrapresa nel 2007 sulle imprese effettivamente operative, attività che ha portato alla cancellazione d’ufficio, nel solo 2008, di 268 realtà aziendali. Se questo non fosse avvenuto la differenza di stock sarebbe stata ancora positiva ma per 173 unità, il valore più basso dal 2003. Il saldo tra imprese iscritte e cessate (ivi incluse le cancellate d’ufficio) è negativo per 109 realtà e determina in tal modo un valore del tasso di crescita negativo (-0,34%) per la prima volta dal 2000 ad oggi. Mentre le cessazioni avutesi nel 2008 (2.231 unità) sono sostanzialmente in linea con quelle del

2007 (al lordo delle cessazioni d’ufficio), le iscrizioni sono apparse in calo (da 2.341 a 2.122, riduzione pari a 9,35 punti percentuali). Forse le avvisaglie della crisi che si erano avvertite già a partire dal secondo semestre 2008 hanno influito sulla decisione di tentare nuove "avventure" imprenditoriali. Al netto delle cancellazioni d’ufficio invece le cessazioni 2008 sarebbero state di meno di quelle del 2007. Qualora si riconsideri il saldo a queste condizioni il suo ammontare sale a 159 unità pari ad un tasso di crescita dello 0,50%, di poco più contenuto di quello nazionale che arriva allo 0,59%. A Parma e Reggio Emilia il tasso di crescita sarebbe stato negativo anche senza che fossero intervenute le cancellazioni d’ufficio. Il rallentamento nella dinamica imprenditoriale ha accomunato tutte le realtà che studiamo, tra le quali la performance migliore è stata ottenuta da Pavia. Sessantasette in più del 2007 (+0,18%) il numero di unità locali registrate a Piacenza il cui totale è arrivato a 38.128 unità.

LA DINAMICA PER FORMA GIURIDICA Una delle tendenze che si so-

LA DINAMICA PER TERRITORIO Tutti negativi - fatta eccezione per Pavia - i valori delle variazioni nello stock di imprese registrate nelle province che teniamo sotto osservazione da alcuni anni. Lo stesso peraltro si può dire con riguardo sia al contesto regionale che a quello nazionale. Il range di tali variazioni è piuttosto contenuto oscillando dal 0,22% di Lodi e Cremona al 0,51% dell’Emilia Romagna nel suo complesso. A livello di struttura imprenditoriale anche nel 2008 Piacenza e Pavia restano, tra le province confinanti, quelle nelle quali l’incidenza delle imprese individuali ha il valore più elevato sul totale (nel pavese si è oltre il 62% delle imprese registrate), per contro Parma è contraddistinta dalla quota maggiore di società di capitale (22,14% sul totale). Nel 2008 in 30 dei 48 comuni che compongono la nostra provincia il saldo tra iscrizioni e cessazioni ha assunto segno negativo. Le realtà con le più grandi contrazioni sono, nell’ordine, Piacenza (-106), Borgonovo e Lugagnano (-16), Vernasca e Ziano (-12), Caorso (-11), Nibbiano e Piozzano (-10). Ribaltando la graduatoria sui 15 comuni in cui invece ci sono state variazioni positive (tre sono i comuni che pur avendo avuto movimentazioni hanno un bilancio in pareggio e tra questi spicca Fiorenzuola con 103 iscrizioni e 103 cessazioni) troviamo Rottofreno (+40), Castel San Giovanni (+17), Rivergaro (+15), Bobbio e Coli (+9). Calcolando il rapporto tra le imprese attive e la popolazione residente in ogni comune se ne può desumere un indicatore dell’imprenditorialità a livello di singola realtà territoriale. CONTINUA A PAGINA 5


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LIBERTĂ€

Sabato 9 maggio 2009


Rapporto economia

LIBERTÀ Sabato 9 maggio 2009

L’imprenditoria straniera

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Lavora nel campo dell’edilizia il 58,16% degli imprenditori stranieri. Coi commercianti il peso sul totale degli imprenditori stranieri passa al 78,30%

768 donne in attività d’impresa

Imprese artigiane registrate per settore di attività economica Piacenza e confronti territoriali - 2008

SEGUE DA PAGNA 3 Stanno sopra il valore medio provinciale 29 comuni (Piozzano ha un valore dell’indice pari a 254,90, Morfasso di 216,31, Farini di 200,26). I tre comuni più grandi della provincia sono tutti al di sotto della media (Fiorenzuola con 98,60 imprese attive ogni 1.000 abitanti, Piacenza con 94,49 e Castel San Giovanni con 88,79). Il rapporto più basso si individua per il comune di Gossolengo (69,56 imprese attive ogni 1.000 abitanti). Su questa graduatoria incide moltissimo la diffusione delle imprese agricole, particolarmente numerose proprio nei comuni che risultano avere una maggiore concentrazione di attività. Se il rapporto viene calcolato al netto dell’agricoltura infatti la graduatoria ne risulta modificata. Esaminando le variazioni dello stock di imprese registrate all’interno delle aree individuate dal Piano territoriale di coordinamento provinciale (PTCP), osserviamo che nel biennio 20072008 l’unica area ad essere cresciuta è stata quella della Val Trebbia. Stabile la Bassa Val d’Arda, mentre la Val Tidone - Val Luretta è quella che ha visto la riduzione percentuale più consistente.

LE DINAMICHE SETTORIALI Il settore che, nonostante riduzioni nella consistenza, continua a radunare al suo interno il numero maggiore di imprese piacentine è quello del Commercio e riparazione di beni personali. Esso infatti raccoglie il 23% delle aziende registrate nel nostro territorio, con le sue 7.354 unità (sono 86 in meno del 2007). Alle spalle del commercio si collocano, restando ad esaminare la numerosità dello stock, Agricoltura, Costruzioni e Manifatturiero. L’unico settore -tra questi- che non mostra una variazione annuale di stock negativa è quello delle costruzioni Il numero maggiore di iscrizioni ha interessato nell’ordine l’edilizia (478), il commercio (344) e l’agricoltura (250). Pur variando la disposizione sono questi stessi i settori che hanno visto il numero maggiore di cessazioni (incluse quelle d’ufficio). Il commercio ha avuto 548 cessazioni, l’edilizia 468 e l’agricoltura 312. Il tasso di crescita effettivo ha assunto valore positivo solo nel comparto edile, escludendo le cancellazioni d’ufficio invece anche le attività di servizi avanzati, l’istruzione e la sanità avrebbero avuto un tasso di crescita superiore a zero. Nell’ultimo anno non si è verificata alcuna variazione consi-

A B C D E F G H I J K L M N O P n.c TOTALE

Piacenza

Parma

Reggio Emilia

Cremona

174 0 9 2.244 1 4.249 676 3 870 0 272 0 13 4 896 0 6 9.417

249 0 23 4.421 0 6.882 872 0 898 0 759 0 29 20 1.310 0 5 15.468

321 0 12 5.934 0 11.730 1.004 0 1.504 0 679 0 9 3 1.335 0 28

182 0 5 2.753 0 4.642 597 10 738 2 356 0 19 0 1.025 0 12

22.559

10.341

Lodi

110 0 0 1.362 1 3.242 354 3 460 1 247 0 5 1 589 0 13 6.388

Pavia

285 0 8 4.050 0 7.574 918 2 1.028 0 571 0 6 3 1.614 0 20 16.079

Emilia Romagna

Italia

2.062 2 69 39.984 9 62.906 8.704 70 13.965 5 6.638 0 174 127 13.060 1 112 147.888

19.260 230 978 427.037 120 592.399 114.579 2.662 109.405 156 66.003 2 2.138 760 157.180 1 3.735 1.496.645

Fonte: Elaborazioni CCIAA di Piacenza su dati Infocamere

Il maggior numero di imprese è nel settore Commercio Raccoglie il 23% delle aziende registrate, con le sue 7.354 unità stente nel rapporto reciproco tra il peso dei grandi settori tradizionali (dal 71,35% del 2007 al 71,33% del 2008) e quello del raggruppamento che raccoglie i servizi alle imprese e alle persone (dal 25,88% al 26,01%). Questo perché di fatto le variazioni a livello di singoli settori risultano di portata molto limitata nel passare da un anno all’altro. Se si allarga invece lo sguardo al periodo 2000-2008 emergono con forza alcune differenze consistenti. E’ l’agricoltura il settore che ha conosciuto la maggiore compressione nella numerosità (13,78 punti percentuali), seguita dai trasporti (-5,99%). Sul fronte opposto sono molto rilevanti le modifiche che hanno interessato l’edilizia (+ 45,44 punti percentuali, il settore è arrivato a pesare sul totale per quasi il 17%), i servizi avanzati (+28,64%) nonché due ambiti di attività piccoli ma con un elevato dinamismo quali l’istruzione (+57,38%) e la sanità (+41,25%). Pur ponendo come presupposto il fatto che il 2008 non ha messo in evidenza dinamiche

territoriali di portata elevata, occorre attenzione per identificare i settori per i quali la variazione intercorsa tra il 2007 ed il 2008 ha avuto lo stesso segno in tutti i territori che esaminiamo. Di fatto queste assonanze sono riconducibili alla contrazione delle imprese agricole, delle imprese di trasporto e di quelle commerciali e all’incremento delle aziende operanti nel campo dei servizi avanzati. Anche alla luce di queste modifiche Piacenza resta comunque la provincia con l’incidenza maggiore del settore agricolo, di quello commerciale e di quello dei trasporti.

I TITOLARI DI CARICA I titolari di carica sono tutti coloro che, all’interno di una impresa, assumono un ruolo che può essere ricondotto a quello di titolare di ditta individuale, socio, amministratore o alla classe residuale delle altre cariche (amministratori, revisori…). Questo aggregato consente pertanto di studiare alcune caratteristiche

delle persone che esercitano attività d’impresa a Piacenza. In ordine alla consistenza complessiva si può osservare che, nell’arco dell’ultimo anno, le persone registrate negli archivi della nostra Camera di commercio sono diminuite di 171 unità arrivando così a determinare un totale di 50.725 unità. Nel 2007 avevamo considerato che la variazione si era esaurita quasi per intero nello stock femminile, che era aumentato di 15 unità a fronte di un calo intervenuto nello stock maschile. Nel 2008 le femmine sono nuovamente aumentate di 17 unità mentre la componente maschile si è ridotta di 188 individui. Effettivamente nell’arco del periodo 20002008 la variazione che ha interessato la componente maschile è stata a Piacenza decisamente più contenuta di quella che ha riguardato la parte femminile (+2,59% per la prima e + 6,88% per la seconda). Molto spiccata la crescita delle femmine per la provincia di Lodi (+10,29%) mentre nella media emiliano-romagnola non si è andati oltre ad

un +3,31%. Pavia si distingue dalle altre realtà perché l’entità delle variazioni delle due componenti in termini percentuali è stata molto simile. Nell’ultimo anno i maschi sono diminuiti oltre che nella nostra provincia anche negli altri ambiti territoriali, eccezion fatta per Lodi. Piacenza conserva -nel nostro spazio circoscritto di confronto- la maggiore incidenza della componente femminile (27,2 per cento del totale). I cinque settori nei quali a Piacenza le donne risultano più partecipi (tra i titolari di carica) sono, nell’ordine, gli Altri servizi pubblici sociali e personali, i Pubblici esercizi, l’Istruzione, la Sanità ed infine il Commercio, come già osservato nel 2007.

L’IMPRENDITORIA STRANIERA All’interno dell’insieme dei titolari di carica di cui abbiamo parlato esiste la possibilità di individuare quanti sono nati in Italia e quanti invece provengono da Paesi diversi. Il 92,85% di que-

sto totale, a Piacenza, è italiano, il 5,38% (ovvero 2.536 persone) è nato in uno Stato che non appartiene all’Unione Europea mentre la quota restante (formata da 782 persone) è costituita da imprenditori comunitari. Nelle province limitrofe il numero di imprenditori stranieri oscilla tra il 7,80% -punta massima- di Reggio Emilia ed il 5,56% -minimo- di Pavia. Il 44,12% delle persone non nate in Italia ha una carica in seno ad imprese piacentine del settore edile, il 18,78% nel commercio ed il 10,74% nel manifatturiero. Se si distingue tra titolari di carica extracomunitari e comunitari le percentuali si modificano in quanto la quota di extracomunitari che opera a vario titolo nell’edilizia sale addirittura al 48,34% degli extracomunitari iscritti al nostro registro imprese mentre i titolari di carica comunitari in questo settore sono il 30,43% del totale dei cittadini con provenienza UE. Sono 768, nel complesso, le donne straniere operanti a Piacenza in attività d’impresa. Volendo guardare ai loro Paesi di origine si trova che i gruppi con la numerosità maggiore (limitandosi ai primi 10) sono quelli di francesi e rumene (66 persone in entrambi i casi), seguite da svizzere (51), inglesi (49), cinesi (44), tedesche (31), argentine (29), albanesi e marocchine (28) ed infine da brasiliane e nigeriane (22). Se invece si esegue la stessa operazione sul totale degli imprenditori stranieri si scopre che nei primi 10 gruppi suddivisi per Paese di provenienza si trovano albanesi (431), marocchini (295), macedoni (251), rumeni (237), francesi e bosniaci (192), serbi (149), svizzeri (136), tunisini (131) ed inglesi (118). Passando ad esaminare i titolari di impresa individuale è possibile eseguire qualche ulteriore considerazione. Quelli con nazionalità non italiana sono passati dai 1.976 del 2007 ai 2.125 dell’anno appena trascorso. La variazione è stata del 7,5%, sostanzialmente buona alla luce dello scarso dinamismo imprenditoriale che abbiamo già più volte messo in luce nelle pagine precedenti. Ha confermato le attese il fatto che lo stock di imprese edili è cresciuto nuovamente di 83 realtà, mentre sono 32 in più le imprese del settore commercio. Lavorano nel campo dell’edilizia il 58,16% degli imprenditori stranieri; se poi a questi si sommano i commercianti il peso sul totale degli imprenditori stranieri attivi passa al 78,30%. La variazione 2007/2008 si è attestata sulle 10 unità sia per il manifatturiero che per il ramo dei pubblici esercizi. CONTINUA A PAGINA 6


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Rapporto economia

LIBERTÀ Sabato 9 maggio 2009

Trentaquattro i fallimenti

Attività manifatturiere (10 procedure), commercio (8) e costruzioni (6) sono i settori all’interno dei quali si è evidenziato il numero maggiore di default

Nel 2008 a carico di imprese Dinamica Imprese femminili SEGUE DA PAGINA 5

Piacenza e confronti territoriali - Anni 2007 - 2008

Limitandosi ad osservare il nuVariazione % su totale 2007 2008 PROVINCE % imprese cleo delle imprese individuali 2007/2008 2008 suddividendo gli imprenditori per provenienza, si hanno rapPiacenza 6.995 7.045 0,7 22,0 porti di composizione modificaParma 9.068 9.189 1,3 19,1 ti rispetto a quanto abbiamo segnalato in merito ai titolari di caReggio Emilia 9.975 10.100 1,3 17,2 rica. Gli imprenditori italiani inCremona 6.016 6.022 0,1 19,6 fatti rappresentano l’88,8% del totale, contro un 9,1% di extraLodi 3.471 3.495 0,7 19,1 comunitari ed un 2,1% di comuPavia 11.081 11.198 1,1 22,3 nitari. Il nocciolo degli imprenditori extra Ue è salito nell’ultiEMILIA ROMAGNA 95.640 96.204 0,6 20,2 mo anno dell’8,38%. ITALIA 1.426.029 1.429.267 0,2 23,4 Ad oggi il totale degli stranieri sul totale degli imprenditori individuali è del 31,7% nelle coFonte: Elaborazioni CCIAA su dati Infocamere-Imprenditoria femminile struzioni, del 23,5% nella sanità, del 13,5% nell’istruzione e del 10,7% nei trasporti. La crescita delle ditte individuali con titolare straniero ha rallentato la propria corsa tra il 2007 ed il 2008, a testimonianza che l’impatto della crisi è piuttosto vasto e coinvolge anche questa componente. Osservando il grafico che illustra tale dinamica si nota che questa frenata è in gran parte dovuta alla riduzione della spinta propulsiva che negli ultimi anni era stata impressa dal settore delle costruzioni. Osservando quanto accaduto nelle province limitrofe emerge che la variazione che ha interes- cento) di quelle che risultavano stosamente. Al primo posto insato gli extracomunitari, e che ci registrate a fine 2007. Di queste fatti si posizionano Fiorenzuola aveva indotto ad alcune consi- sono 6.697 quelle realtà nelle d’Arda, Piacenza e Castel San derazioni nel Rapporto 2007 in quali la presenza femminile è e- Giovanni (con un’incidenza del 21%), seguono Sarmato, Rottoordine alla diversa presenza di sclusiva. La variazione dello stock tra freno e quindi Ponte dell’Olio. cittadini rumeni e bulgari nelle E’ abbastanza consolidato che province emiliane ed in quelle 2007 e 2008 è stata meno ampia lombarde, è stata decisamente di quella che avevamo osservato molte delle imprese agricole, sopiù elevata nella sponda sinistra tra il 2006 ed il 2007 (1,3%) ma il prattutto in aree marginali, vendel Po. Molto limitati gli incre- dato è comunque molto positivo gano intestate a donne, madri o menti registrati a Parma e Reg- se confrontato con la dinamica compagne di uomini che sono gio Emilia (al di sotto del 3%). discendente che ha interessato il impegnati anche in altre attività lavorative. Questa consuetudine Piacenza risulta più vicina ai da- totale delle imprese piacentine. Decisamente favorevoli (in ha quindi una conseguenza diti lombardi, con il suo +8,38% quanto superiori all’1%) sono retta sulla consistenza di questo che abbiamo già commentato. In tutti i territori esaminati le stati i saldi annuali di stock per le aggregato e potrebbe non dare ditte individuali rette da un citta- imprese femminili registrati nel- un’immagine perfettamente "a dino extracomunitario assumo- le province di Parma, Reggio E- fuoco" della realtà imprenditono un’importanza sempre mag- milia e Pavia. Cremona invece riale femminile. Passando a considerare la giore sul totale delle ditte indivi- prosegue con un profilo più conduali. A Reggio Emilia questo va- tenuto (è passata da un -0,1% del suddivisione in forme giuridiche lore ha superato il 14% mentre a 2007 ad un +0,1%). Complessi- non si evidenziano differenze di Piacenza ci si attesta sul 9,1%, di vamente l’incidenza della realtà rilievo tra i territori di confronto poco inferiore alla media regio- imprenditoriale femminile sul per quanto riguarda l’incidenza totale delle imprese registrate a di ogni forma giuridica sul totanale (9,5%). Le ditte individuali con un ti- Piacenza è del 22%, con un pic- le, come dimostra il fatto che le tolare di sesso femminile e pro- colo miglioramento rispetto a ditte individuali femminili sono a Piacenza il 24,6% delle ditte invenienza estera sono arrivate a quella del 2007. Sono numerosi i settori nei dividuali in totale mentre rag327 unità. Il 42,8% di queste donne è commerciante mentre quali tra il 2007 ed il 2008 si è giungono il valore minimo a Loun’incidenza molto simile è messa in luce una variazione po- di con il 18,9%, e le società di caquella che attiene ai settori agri- sitiva delle imprese in rosa: tra- pitale con soci femmine sono a colo, manifatturiero, della risto- sporti, alberghi e ristoranti, co- Piacenza il 14,7% del totale delle razione, dei servizi avanzati e de- struzioni, servizi avanzati ed i- società di capitale contro l’11% gli altri servizi pubblici sociali e struzione hanno tassi di varia- che compete a Reggio Emilia. zione superiori al 3%. L’agricolLe variazioni percentuali che personali. Guardando all’incidenza degli tura ha segnato invece un +1,3%. si sono evidenziate nell’ultimo imprenditori individuali immi- Il segno negativo accompagna al anno nella nostra provincia sograti nei comuni che compongo- contrario la sanità, le attività ma- no piuttosto contenute per ogni no il territorio piacentino si arri- nifatturiere, i servizi finanziari categoria (la cancellazione d’ufed il commercio. ficio di molte società di capitale va a stilare una Dal momento probabilmente ha interessato graduatoria che la dimensio- anche realtà a conduzione femdelle relative Intestate alle donne ne delle crescite minile). Nelle restanti province concentrazioni. o delle diminu- così come in regione e nel Paese A Piacenza ca- Molte delle imprese zioni di fatto si le variazioni a carico delle strutpoluogo sono agricole intestate a madri configura in po- ture societarie più organizzate 1.025 le impreche unità, non ci sono state invece significative (si se individuali o compagne di uomini con titolare che sono impegnati anche sono modifiche passa del +3,25% di Cremona importanti nella all’8,01% di Reggio Emilia). straniero ed escomposizione Delle 7.045 imprese in rosa se rappresenta- in altre attività lavorative settoriale del- ben 3.199 risultano iscritte in cano il 20,52% l’insieme di im- mera di commercio dopo il 2000 delle imprese individuali con sede a Piacenza. prese femminili. Commercio ed (ovvero 45 imprese su 100 sono La media provinciale è agricoltura insieme raccolgono state costituite negli ultimi 8 andell’11,19%. Oltre a Piacenza, gli quasi il 50% delle aziende a tito- ni). Sono invece 28 le imprese (cioè 4 ogni mille) ancora in attialtri comuni in cui l’incidenza è larità femminile. Un dato interessante si ricava vità ma che furono costituite prisuperiore al valore medio sono Rottofreno (14,47%), Rivergaro anche dall’esame dell’incidenza ma degli anni ’60. La longevità di (13,97%), Castel San Giovanni delle imprese femminili a livello queste imprese ha una durata (13,73%), Sarmato (12,58%), comunale. Rapportando le im- molto simile anche nella media Gragnano (12,2%) e Fiorenzuola prese femminili con il totale del- italiana. Se infatti a Piacenza so(11,71%). Per contro una presen- le attività imprenditoriali ope- lo lo 0,4% delle imprese femmiza assai limitata è quella che ranti sul territorio specifico, il nili è nato prima del 1960, in Itaconnota CorteBrugnatella comune con la maggiore pre- lia questo stesso indicatore è pa(1,12%), Ottone (1,39%), Ferriere senza femminile è Ponte dell’O- ri allo 0,6%. lio (27 imprese su 100 risultano (2,19%) e Travo (2,5%). guidate da donne), seguito a I FALLIMENTI Trentaquattro complessivastrettissima distanza da Travo e L’IMPRENDITORIA quindi da Lugagnano e Corte mente i fallimenti che sono stati FEMMINILE aperti nel 2008 a carico di imBrugnatella. Se lo stesso conteggio viene e- prese piacentine. Dopo la riduLo stock di imprese femminili a Piacenza ha raggiunto le 7.045 seguito al netto delle attività a- zione che si era evidenziata nel unità, giusto 50 in più (+0,71 per gricole, la graduatoria cambia vi- 2007 (erano stati 25, 10 in meno

ne dell’interscambio pari al 4,97% per effetto delle importazioni - nelle altre realtà di confronto la variazione è stata di segno positivo. Particolarmente dinamica la situazione pavese, caratterizzata da un incremento considerevole sia per l’import che per l’export. Scendendo alle singole componenti di questo aggregato possiamo dire che nel corso del 2008 le importazioni piacentine sono aumentate dell’8,4% raggiungendo il valore di 2.511.223.038 euro mentre le esportazioni hanno totalizzato un aumento di 5,8 punti percentuali arrivando a 2.492.927.674 euro. Il saldo della bilancia commerciale si presenta pertanto in negativo per circa 18 milioni di euro. E’ la prima volta dal 2000 che questo si realizza anche se già da qualche anno era in atto un processo di avvicinamento tra le due grandezze. Soltanto Reggio Emilia, tra le province vicine, ha un saldo positivo, e lo stesso si può dire della regione. La bilancia commerciale italiana è invece in disavanzo (per 11.477 milioni di euro). Il tasso di copertura, cioè il rapporto tra esportazioni ed importazioni, scende a Piacenza al 99,27%. L’unica realtà provinciaLe tratte non accettate invece le limitrofa che mantiene un stanno progressivamente per- rapporto superiore all’unità è dendo rilevanza (pari a 143.107 Reggio Emilia. euro il loro valore nel 2008). Sia per quanto riguarda la proL’incidenza dei protesti levati pensione all’export che per l’inin provincia di Piacenza è pari al dicatore del grado di apertura 7% del totale della regione. del commercio estero la provinNelle città limitrofe - ad ecce- cia di Piacenza ha messo a segno zione di Lodi - il valore degli ef- degli importanti passi in avanti fetti protestati è superiore rispet- tra il 2006 ed il 2007. Il tasso di ato al dato piacentino (e si aggira pertura del 2007 è risultato in linell’intorno dei 19 milioni di eu- nea con quello del Nord Est e più ro complessivi). Anche a Parma, alto di quello medio della regiocome già osservato a Piacenza, ne e del Paese. Nel 2006, invece, gli assegni protestati rivestono sia il valore regionale che quello un ruolo determinante sull’am- della ripartizione di appartenenmontare complessivo, viceversa za erano risultati più ampi. C’è sia a Cremona che a Pavia sono ancora un certo scostamento ancora le cambiali a detenere con i valori di Parma e Reggio El’ammontare più elevato. milia che si confermano più inTra il 2007 ed il 2008 oltre a ternazionalizzate di Piacenza. Piacenza anche Lodi e Pavia Analizzando le variazioni prohanno registrato variazioni di se- vinciali 2007/2008 per macrosetgno meno sull’ammontare dei tore economico si può notare titoli protestati. Una sostanziale che dal punto di vista delle imstabilità ha contraddistinto Par- portazioni il 2008 ha visto crema mentre un aumento signifi- scere in misura piuttosto sostecativo ha interessato Cremona nuta il metalmeccanico (che da (+30,76%). A Lodi la forte ridu- solo rappresenta il 60,45% delzione dell’importo ha riassorbi- l’import) ma anche il sistema to completamente una variazio- moda (4,55% delle importazione di segno positivo molto con- ni) e il settore residuale Altro insistente registrata tra il 2006 ed il dustria (che raccoglie il 13,5% 2007 che pertanto era probabil- del totale importato). Positiva mente da collegare ad una situa- ma più contenuta la variazione zione circoscritta più che ad un che ha interessato l’alimentare. andamento generalizzato. Scendendo ad un dettaglio Il valore medio degli effetti maggiore, si osserva che nel 2008 protestati risulta più basso a Pa- il settore dei Mezzi di trasporto è via (1.860,079 euro) ed invece tornato a superare per valore più elevato a delle importaReggio Emilia, zioni quello dei Piacenza e Cre- Longevità delle imprese Metalli e prodotmona. ti in metallo Se si rapporta Sono 28 le imprese riacquistando il sia il numero (cioè quattro ogni mille) primo posto che che l’ammonaveva già detetare complessi- ancora in attività ma nuto nelle rilevo degli effetti che furono costituite vazioni degli anprotestati alla ni passati. Per il prima degli anni ’60 consistenza primo complesdelle imprese so di prodotti si registrate, la sono realizzati provincia in cui questo ultimo acquisti pari a 622 milioni 533 rapporto assume il valore più e- mila euro circa (+36,9% sul 2007) levato è Cremona (633,76 euro mentre nel secondo il valore delad impresa) seguita da Reggio E- l’acquistato è arrivato a 416 mimilia (557,58 euro ad impresa) lioni 195 mila euro (-12,8% sul mentre per le altre province il 2007). Sale al terzo posto l’aggrerange di variazione è piuttosto gato degli Altri prodotti delle incontenuto. dustrie manifatturiere ( 281 milioni 638mila euro, +5,2% sul IL COMMERCIO ESTERO 2007) e scende al quarto quello Tra il 2007 ed il 2008 l’inter- dei prodotti alimentari e delle scambio commerciale con l’e- bevande (258 milioni e 73mila stero dell’economia piacentina euro, +1,4%). Con valori sempre è aumentato del 7,09%, arrivan- superiori ai 200 milioni di euro do a 5.004.150.712 euro. Tra il si trovano poi le Macchine ed 2006 ed il 2007 l’incremento era apparecchi meccanici (+11,7%) stato di ben altro peso, la varia- e le Macchine ed apparecchiatuzione percentuale totalizzata e- re elettriche ed elettroniche ra stata infatti di 28,34 punti. (+26,5%). Fatta eccezione per Parma che ha registrato una contrazioCONTINUA A PAGINA 7

Lo stock di imprese femminili ha raggiunto le 7.045 unità Ben 6.697 le realtà nelle quali la presenza in rosa è esclusiva dell’anno prima) questo indicatore è pertanto tornato a crescere. Nuovamente le società hanno rappresentato la quasi totalità dello stock (91,12%). Attività manifatturiere (10 procedure), commercio (8) e costruzioni (6) sono i settori all’interno dei quali si è evidenziato il numero maggiore di default. Anche osservando i dati in serie storica questi si mantengono i settori nei quali il numero delle procedure fallimentari che vengono aperte anno per anno è più consistente. I dati riferiti alle province circostanti mostrano che nel 2008 Pavia è stata la realtà in cui - in valore assoluto il numero di imprese entrate in procedura fallimentare è stato più elevato anche se per questa provincia il confronto 200772008 è positivo, essendosi ridotto il numero delle procedure (del 4,9%). Sotto questo aspetto la provincia di Lodi è stata invece quella che ha denotato l’incremento più elevato (il numero dei fallimenti si è quasi triplicato). Del 2,2% l’incremento dei fallimenti segnalato come medio sull’intero territorio nazionale. Se si osserva quanto pesano i fallimenti sul totale delle imprese registrate si vede che per Piacenza, Cremona, Pavia e la media italiana il valore è estremamente simile (0,11%-0,12%). Fanno eccezione da un lato Lodi che ha un’incidenza più che doppia (26%) e dall’altro Parma in cui ci si ferma allo 0,7%.

I PROTESTI Dopo la forte crescita che era stata verificata nel corso del 2007, nel 2008 sia il valore che il numero degli effetti protestati a Piacenza è sceso. L’importo complessivo è stato di 13 milioni 960.414 euro determinato da 3.768 effetti protestati. Ciò non toglie, tuttavia, che l’ammontare dei titoli protestati si sia mantenuto su livelli particolarmente consistenti, decisamente più elevato di quello registrato nei primi anni 2000. La variazione 2007/2008 a livello di numero degli effetti è stata del -3,3%, più forte quella che ha interessato l’importo complessivo (11,33%). Per effetto di queste differenze l’importo medio del singolo protesto è passato da 4.040 euro a 3.705 euro. Negli ultimi due anni gli assegni protestati hanno coperto più del 50% (in valore) dell’importo totale ed anzi è stato proprio il loro l’impulso che ha determinato l’innalzarsi del valore globale.


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Più import dalla Francia

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La Germania ci vende molti più prodotti Dalla Cina acquistiamo mobili, tubi, lampade elettriche. Dal Giappone cicli e motocicli

Auto, siderurgia e materie plastiche

Valore delle importazioni e delle esportazioni Piacenza e confronti territoriali - Anni 2007 - 2008 (valori in Euro)

SEGUE DA PAGINA 6 Scendendo direttamente a livello di prodotti, ordinandoli per valore, troviamo che al primo posto (con una variazione del 114,2% sul 2007) si trovano gli autoveicoli (361 milioni di euro), seguiti dai mobili (255 milioni di euro), quindi dai cicli e motocicli (170 milioni di euro, in decrescita sul 2007 dell’11,2%). Gli altri prodotti più importati sono: prodotti della siderurgia, tubi, pesci conservati e trasformati, carni e prodotti a base di carne, macchine e apparecchi per l’energia meccanica, altre macchine per impieghi speciali, parti ed accessori per autoveicoli. Esaminando le aree di provenienza geografica delle merci non ci sono sorprese. Come già in passato anche nel 2008 - con riferimento ai dati in valore l’Europa è il continente dal quale proviene l’assoluta maggioranza delle merci acquistate (1.645 milioni 927.544 euro), seguono l’Asia (611 milioni 143.112 euro), l’America (149 milioni 862.767 euro) ed infine l’Africa (84 milioni 278.578 euro). Nel confronto 2007/2008 si osserva che solo per l’Asia si è avuta una contrazione delle importazioni (-2%, peraltro concentratasi nelle merci di provenienza Asia orientale). Tra il 2007 ed il 2008 si è avuto un aumento del peso dell’import europeo (dal 63,9 al 65,5%) cui si è accompagnata una riduzione a carico del continente asiatico (dal 27 al 24,3%). Pressochè stabile il peso dell’import dall’America (quasi il 6%).

IMPORTAZIONI

PROVINCE

Piacenza Parma Reggio Emilia Cremona Lodi Pavia Emilia Romagna Italia

2007

2.316.070.341 5.442.136.413 3.514.670.994 3.972.392.278 2.099.628.448 6.164.381.312 28.927.405.128 373.339.814.043

2008

2.511.223.038 4.822.915.061 3.735.922.926 4.220.826.746 2.122.725.493 7.566.472.575 28.752.284.401 377.283.955.980

ESPORTAZIONI

Variaz. %

8,4 -11,4 6,3 6,3 1,1 22,7 -0,6 1,1

2007

2.356.961.831 4.379.452.608 8.100.230.294 3.006.575.092 1.373.541.209 3.141.255.294 46.344.222.652 364.743.919.186

2008

2.492.927.674 4.510.510.006 8.442.080.744 2.960.048.015 1.684.511.913 3.552.944.490 47.464.116.712 365.806.089.607

Variaz. %

5,8 3,0 4,2 -1,5 22,6 13,1 2,4 0,3

Fonte: Istat

Aumento del peso dell’import europeo (dal 63,9 al 65,5%) Riduzione a carico del continente asiatico (dal 27 al 24,3%) Quanto detto a proposito delle aree trova conferma nell’indicazione dei Paesi che hanno avuto maggior peso sulle importazioni piacentine dell’ultimo anno. Fra i primi 10 Paesi, 6 sono europei (Francia, Germania, Polonia, Paesi bassi, Spagna e Belgio), 2 sono asiatici (Cina e Giappone) ed uno americano (Stati

Uniti). Particolarmente rilevante l’incremento dell’import dal Paese del Presidente Sarkozy (+53,6%). Risulta di particolare interesse verificare quali sono i prodotti che importiamo dai primi 5 paesi in ordine di valore dell’import. Scopriamo così che la Francia concentra in una gam-

ma relativamente limitata di prodotti (qualificabile in autoveicoli, prodotti della siderurgia e articoli in materie plastiche) la gran parte delle sue vendite, la Germania invece vende molti più prodotti (parti ed accessori per autoveicoli, prodotti chimici di base, autoveicoli, macchine per ufficio e macchine ed appa-

recchi per la produzione e l’impiego di energia meccanica) anche se con un valore dei singoli più limitato. Dalla Cina acquistiamo mobili, prodotti della siderurgia, tubi, apparecchi di illuminazione e lampade elettriche mentre dal Giappone cicli e motocicli insieme a macchine ed apparecchi per la produzione

e l’impiego di energia meccanica. La Polonia infine ci vende mobili e tubi. Se nel 2007 Piacenza aveva fatto segnare la variazione più consistente nelle importazioni, al confronto con le province confinanti, nel 2008 la palma dell’incremento più elevato spetta a Pavia (+22,7%). Fortemente negativo il risultato di Parma (11,2%). Tolta Pavia, il quadro che esce da questo paragone mostra che nel 2007 le importazioni avevano conosciuto incrementi decisamente più consistenti in tutte le realtà esaminate. Spostandosi a studiare il fronte esportazioni, la prima evidenza è che Lodi e Pavia hanno mostrato nel 2008 una crescita dell’export - rispetto all’anno prima - estremamente rilevante mentre il risultato piacentino, pur positivo, non ha saputo eguagliare quanto realizzato nel 2007. Cremona è l’unica realtà territoriale in esame ad aver registrato una variazione negativa (-1,5%). La variazione registrata a Piacenza tra il 2007 ed il 2008 segna un rallentamento nella velocità di crescita delle vendite all’estero che dal 2004 registravano incrementi annui superiori al 19%. Tra il 2000 ed il 2008, a prezzi correnti, quindi al lordo dell’inflazione, il valore delle merci vendute da Piacenza all’estero è più che raddoppiato. Senza soffermarsi su questo dato a livello assoluto, proprio perchè influenzato dalle politiche monetarie, si deve comunque far notare che una variazione così alta si è verificata solo a Cremona e a Lodi. CONTINUA A PAGINA 8

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Il Qatar è il settimo Paese Per valore delle merci piacentine SEGUE DA PAGINA 7 Il 77,59% dell’export piacentino è da attribuirsi al macrosettore della metalmeccanica che ha visto una crescita ulteriore anche nel 2008 (+6,84%). Del 4,51% il peso dell’Alimentare e del 4,14% quello della Chimica, gomma e plastica. Sia l’uno che l’altro hanno subito una leggera contrazione tra il 2007 ed il 2008 (0,99% per il primo e -0,54% per il secondo). A livello settoriale sono le macchine ed apparecchi meccanici che assommano il valore assoluto più elevato nelle vendite (966 milioni 663.916 euro, il 12,3% in più del 2007), ad esse fanno seguito i metalli e prodotti in metallo (522 milioni 100.426 euro) in crescita del 10,3% e poi ancora i mezzi di trasporto (292 milioni 56.824 euro) per i quali si è registrata una riduzione dell’8%. Tubi, macchine per energia meccanica, altre macchine per impieghi generali e speciali, autoveicoli, mobili, macchine utensili, parti e accessori per autoveicoli, altri prodotti in metallo e navi ed imbarcazioni hanno rappresentato, ordinati per valore, i primi 10 prodotti del nostro flusso esportativo 2008. Anche nel 2007 l’ordine era quello visto, diversi però i valori. Una crescita consistente ha interessato i tubi (+19,3%), le macchine per impieghi speciali (+21,2%), i mobili (+15,2%), le macchine utensili (+20,1%) ed ancora le imbarcazioni (+29,6%). Se complessivamente le esportazioni piacentine hanno visto nel 2008 un aumento del 5,8%, differente è stata la situazione che si è

In Germania acquistano macchine di impiego generale, fili e cavi isolati, metalli di base, macchine per la produzione e l’impiego di energia meccanica

Il 77,59% dell’export piacentino è della metalmeccanica Crescita nel 2008: +6,84%. Contrazione di chimica e alimentare

messa a fuoco nelle diverse aree geografiche. Buoni risultati si sono ottenuti in Asia, America e Africa mentre si è assistito ad una riduzione non irrilevante delle vendite nel continente europeo ed in particolare nell’Europa a 27 (-6,1%). Se ci si sofferma ad osservare la graduatoria dei Paesi per valore delle esportazioni si nota che tra i primi 10, otto sono europei.

Ebbene, solo in Germania, Svizzera e Grecia le esportazioni piacentine sono aumentate nell’ultimo anno, negativo il risultato negli altri Stati. Degna di nota la segnalazione che, per effetto di un +145,45% tra il 2007 ed il 2008, il Qatar è arrivato ad essere il settimo Paese per valore delle merci vendute da ditte piacentine. Per effetto delle variazioni dell’ultimo anno il peso

dell’Europa nell’export piacentino si è ridotto al 59,9% mentre quello del continente asiatico è salito al 19,6%. Resta una prerogativa piacentina una presenza all’estero più diversificata a livello geografico rispetto alle province vicine. Cremona e Lodi, ad esempio, esportano oltre l’85% dei propri prodotti all’interno dei confini europei. Ma cosa vendiamo nei primi 5

Paesi per valore delle merci vendute? In Germania acquistano macchine di impiego generale, fili e cavi isolati, metalli di base non ferrosi, macchine per la produzione e l’impiego di energia meccanica, tubi; in Francia tubi, macchine utensili, altre macchine e preparati e conserve di frutta e ortaggi; in Austria sono collocati mobili e manufatti tessili confezionati. Oltre oceano, negli USA, arrivano tubi e macchine di provenienza piacentina e per finire in Svizzera vendiamo mobili e prodotti chimici di base. Concludiamo il capitolo con un’analisi dei flussi di importazioni ed esportazioni utilizzando la classificazione dei settori merceologici secondo la tassonomia di Pavitt . I beni commercializzati vengono suddivisi in tre gruppi: agricoltura e materie prime, prodotti tradizionali e standard e prodotti specializzati ed high tech. Il 63,6% delle importazioni piacentine è costituito da prodotti tradizionali e standard (nel 2007 ne avevano rappresentato il 70,4%) mentre il 35% da prodotti specializzati ed high tech (erano il 27,6% del totale importato nel 2007). In riduzione l’im-

portanza dell’import di prodotti agricoli e materie prime (dal 2% del 2007 all’1,4% del 2008). Invariato rispetto al 2007 il peso sulle esportazioni dei prodotti specializzati ed high tech (55,7%) così come quello dei prodotti tradizionali e standard (44,1%). Del 9,55% l’incremento tra il 2007 ed il 2008 del valore del settore dei prodotti specializzati ed high tech venduti all’estero e del 9,67% quello che ha riguardato i prodotti tradizionali. Analizzando i dati disponibili anche per le altre province ne emerge che Cremona e Pavia si discostano molto dalla situazione generale in quanto il 42,2% dell’import nel caso di Cremona ed il 52,2% nel caso di Pavia sono da imputare alla categoria Agricoltura e materie prime. In entrambe le province esistono impianti di raffinazione dei prodotti petroliferi ed è principalmente a questi prodotti che è da acrivere l’incidenza di cui sopra. Piacenza, Reggio Emilia e Lodi sono le tre realtà provinciali nelle quali la quota maggiore dell’import si deve ai Prodotti tradizionali e standard. Passando al fronte export il dato che ci balza più all’occhio è che la quota che attiene alla vendita dei Prodotti specializzati ed high tech di Piacenza è la maggiore tra quelle di confronto (ivi compreso il dato regionale ed italiano). Un dato simile è quello di Pavia (ove il 54,4% delle esportazioni riguarda questa tipologia di prodotti). Cremona invece spicca per la quota afferente alla categoria Prodotti tradizionali e standard (70,6%). CONTINUA A PAGINA 9 e.09.05.09

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La produzione agricola

A Piacenza si forma quasi il 10% della produzione regionale. A Piacenza opera l’8,9% delle imprese agricole emiliane

E’ arrivata a 393,53 milioni di euro SEGUE DA PAGINA 8

AGRICOLTURA In base alle valutazioni pubblicate da Ismea a fine gennaio 2009, sul fronte dell’agroalimentare nazionale il 2008 dovrebbe evidenziare un’agricoltura in sostanziale tenuta nonostante il forte incremento dei mezzi di produzione nei primi nove mesi dell’anno e gli effetti della crisi economico-finanziaria mondiale che ha travolto tutti i settori dell’economia nell’ultimo trimestre. Le stime Ismea mostrano, infatti, una crescita stabile del valore aggiunto reale della branca agricoltura, silvicoltura e pesca, dovuta al combinarsi di 2 fattori: l’andamento invariato della produzione agricola nel complesso e il contenimento dei costi operato dagli agricoltori, attraverso la sostituzione e/o riduzione di quei mezzi di produzione che hanno subito i rialzi più forti. Nel 2008 la redditività degli agricoltori ha subito un deterioramento nonostante la crescita dei prezzi alla produzione rispetto al 2007 a causa del perdurare del rialzo dei costi, arrestatosi solo nell’ultima parte dell’anno. La fase industriale è stata caratterizzata invece da una flessione della produzione nei primi 9 mesi dell’anno, che è risultata comunque meno intensa rispetto all’intero settore manifatturiero. L’analisi puntuale delle superfici dedicate alle diverse coltivazioni così come i dati di produzione sono elaborati dall’ufficio Statistiche agrarie dell’Amministrazione provinciale.

Gli imprenditori agricoli con più di 70 anni sono il 25,34% In calo quelli con meno di 29 anni: sono solo il 3,87 per cento Imprese agricole registrate Piacenza e confronti territoriali, anni 2000 - 2007 e 2008. 2000

Piacenza Parma Reggio Emilia Cremona Lodi Pavia Emilia-Romagna ITALIA

7.341 8.173 9.933 5.637 1.685 9.505 87.635 1.059.169

2007

6.370 7.352 8.129 5.079 1.641 8.284 72.618 920.916

2008

6.330 7.239 7.926 4.926 1.602 8.185 71.255 901.059

Variaz. % 2007/2008

-0,63 -1,54 -2,50 -3,01 -2,38 -1,20 -1,88 -2,16

Variaz. % 2000/2008

-13,77 -11,43 -20,21 -12,61 -4,93 -13,89 -18,69 -14,93

Fonte: Elaborazione CCIAA di Piacenza su dati Infocamere Stock View

Per quanto riguarda i cereali si può osservare che gli investimenti a frumento tenero, frumento duro e mais hanno visto un incremento (nell’ordine, +5,76%, +62,16% e +9,86%). Nel 2008 le superfici coltivate a fagiolo e fagiolino nonché a pisello sono diminuite. Vistosa la riduzione dell’investimento ad aglio e scalogno che ha portato a 8.000 quintali il prodotto raccolto complessivamente.

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Nel 2008 è stata leggermente ampliata la superficie coltivata a pomodoro da industria, invertendo un trend che era in atto da qualche anno. L’investimento non è stato però premiato da una resa unitaria molto soddisfacente (in calo di 11 punti percentuali sul 2007); di conseguenza la produzione raccolta si è abbassata del 9,42%. Riduzioni sia in superficie che in produzione totale hanno ri-

guardato anche la soia e la barbabietola da zucchero. Come era già successo nel 2007, anche nel 2008 vi sono state riduzioni diffuse sia nella superficie destinata a coltivazioni foraggere che nella produzione raccolta. Nell’ambito delle coltivazioni legnose la superficie più estesa è quella interessata dalla coltivazione della vite. Sono stati 6.562 gli ettari occupati dalla vite da vino (15 ettari in meno del 2007)

ma la superficie entrata in produzione è leggermente aumentata (da 6.196 a 6.213 ettari). Il 2008 ha portato una riduzione del numero di forme di Grana padano prodotte in provincia di Piacenza. Nell’ultimo anno il numero degli animali allevati in provincia di Piacenza è calato. Questo vale per le singole categorie anche se ci sono state variazioni di segno diverso all’interno di ogni singolo ordine. Il numero complessivo dei bovini è calato dello 0,27% ma al suo interno le vacche da latte sono aumentate del 25,88%. La consistenza di ovini e caprini è diminuita di 2,38 punti percentuali mentre quella dei suini di 27,36 punti percentuali. L’unico caso di aumento riguarda gli equini (+1,27%). La produzione lorda vendibile agricola piacentina (PLV), secondo i dati provvisori provenienti dalla Regione Emilia, è arrivata a 393,53 milioni di euro (erano 418 milioni di euro nel 2007), con un decremento del 5,85% sull’anno precedente. Il 41,04% della PLV provinciale deriva dagli allevamenti (era il 38,36% nel 2007). Patate ed ortaggi formano un altro 22,55%

(anche questo dato è in crescita rispetto al 2007), le arboree il 16,51% (in ribasso rispetto al 19,6% del 2007) ed i cereali il 16,23%. A Piacenza si forma quasi il 10% della PLV regionale (che è arrivata a 3.955,71 milioni di euro, con una debole contrazione sul 2007). L’analisi della media annuale dei prezzi dei prodotti agricoli mostra che le varietà speciali di forza di grano tenero hanno avuto un riconoscimento nel prezzo favorevole (+11,27%) anche nel 2008, e lo stesso si può dire del granturco (+4,6%). In leggero calo sul 2007 le quotazioni dei grani teneri fino e buono mercantile nonché dell’orzo pesante, che però restano al di sopra di quelle degli ultimi anni. Le imprese agricole iscritte al registro imprese della nostra camera di commercio sono risultate, nel 2008, 6.330, 40 in meno del 2007. A Piacenza opera l’8,9% delle imprese agricole emiliano romagnole. La distinzione delle aziende agricole iscritte al registro delle imprese per forma giuridica rivela che in provincia di Piacenza l’81,86% è costituito da ditte individuali. La classe imprenditoriale che guida le imprese agricole a Piacenza è composta in maggioranza da persone che hanno più di 50 anni. La classe di imprenditori con più di 70 anni è passata a pesare dal 23% del totale nel 2004, al 25,34% nel 2008. Per contro gli imprenditori con meno di 29 anni sono passati nello stesso arco temporale dal 4,72% al 3,87% del totale. CONTINUA A PAGINA 11


LIBERTÀ

Sabato 9 maggio 2009

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Rapporto economia

LIBERTÀ Sabato 9 maggio 2009

Negativo il secondo semestre

E’ aumentato il numero medio di operai (3.055 contro i 3.027), si è ridotto leggermente il numero medio di ore lavorate ad operaio (da 1.510 a 1.498)

Diminuzione del giro d’affari SEGUE DA PAGINA 9

INDUSTRIA E COSTRUZIONI L’indagine congiunturale condotta dal sistema camerale pone in evidenza che, dal secondo semestre 2008, i risultati del settore industriale manifatturiero hanno iniziato a peggiorare sensibilmente. La produzione, che si era mantenuta su ritmi non elevatissimi ma comunque positivi (e la fase positiva continuava dal secondo trimestre 2005), ha segnato due meno consecutivi, ovvero sia nel terzo che nel quarto trimestre ve n’è stata una riduzione rispetto ai corrispondenti trimestri del 2007. Il fatturato ha seguito un trend analogo e, stante il fatto che gli ordini dell’ultimo semestre sono risultati in calo rispetto allo stesso periodo del 2007, probabilmente anche i primi mesi del 2009 non dovrebbero dare esito positivo. Un andamento migliore ha contrassegnato le esportazioni che nell’autunno si sono contratte per poi aver segnato un + 1,2% nell’ultimo scorcio del 2008 quando, peraltro, l’aumento dei prezzi praticati alla clientela sul mercato estero è stato più contenuto. Per il settore delle costruzioni, che già nel 2007 aveva rilevato contrazioni del fatturato, anche il 2008 ha segnalato una diminuzione piuttosto importante del giro d’affari. Nel secondo trimestre il fatturato sarebbe diminuito del 7,7% rispetto al secondo trimestre 2007 ma anche nel terzo e quarto trimestre la riduzione ha raggiunto il 4% sul corrispondente periodo 2007.

I dati di sintesi della Cassa edile mostrano un nuovo incremento nel numero di imprese attive iscritte alla cassa (sono soggette all’iscrizione le imprese esercenti attività edile ed affine che, sotto qualsiasi ragione sociale, esercitano l’attività edilizia nel territorio della Provincia di Piacenza). Se nell’ultima rilevazione erano state conteggiate in 981 unità, al terzo trimestre 2008 sono arrivate a contare 1.045 unità. E’ aumentato così anche il numero medio di operai (3.055 contro i 3.027 dell’anno passato) mentre si è ridotto leggermente il numero medio di ore lavorate ad operaio (da 1.510 a 1.498). Mentre nel primo trimestre del 2008 il numero di ore lavorate complessivamente era risultato più alto di quelle lavorate nel corrispondente periodo del 2007, nel secondo e terzo trimestre 2008 questo numero è calato, in linea con quanto emerso dalle rilevazioni congiunturali sulle imprese del settore. La cassa integrazione guadagni ordinaria ha ripreso a crescere dopo un biennio in cui se ne era verificato un calo molto significativo. L’incremento dell’ultimo anno è stato del 579,43% che ne ha riportato il valore sui livelli del 2003. Le ore assegnate sono state 152.105. La gestione edilizia ordinaria ha invece registrato un calo del 17,26% sul 2007, totalizzando complessivamente 113.290 ore. Il totale della gestione ordinaria è così arrivato a 265.395 ore, il 66,59% in più dell’anno scorso. I tre settori che, nell’ordine, hanno richiesto ed ottenuto il numero più elevato di ore sono sta-

Nel settore costruzioni 4% in meno il fatturato Ma nel 2008 le imprese sono salite a 1.045 unità Fallimenti dichiarati

Forze di lavoro

Piacenza - Serie storica

Piacenza e confronti territoriali - Anno 2008

ANNI

11

Individui Società

Totale Soggetti

2001 2002

0 4

37 28

37 32

2003 2004 2005

5 11 6

36 26 43

41 37 49

2006 2007 2008

2 2 3

33 23 31

35 25 34

Camera Commercio Piacenza - Ufficio Protesti

ti le industrie meccaniche (69.891), quelle di trasformazione dei minerali (21.029) e quelle metallurgiche (16.545). Solo nel settore "moda" si è registrata una riduzione delle ore autorizzate nel 2008 rispetto all’autorizzazione 2007. Deciso anche l’incremento delle ore autorizzate per interventi di cassa integrazione

PROVINCE

Piacenza Parma Reggio Emilia Cremona Lodi Pavia EMILIA-ROMAGNA ITALIA

di cui Occupati

Totale

125,0 204,3 253,4 163,8 103,4 238,0 2.044,8 25.096,6

122,7 199,0 246,8 156,4 99,2 226,5 1.979,6 23.404,7

di cui Persone in cerca di occupazione

2,3 5,4 6,6 7,4 4,2 11,5 65,2 1.691,9

Fonte: Elaborazione Istituto Guglielmo Tagliacarne su dati Istat

straordinaria. Tra il 2007 ed il 2008 queste sono passate da 98.650 a 312.052 (+216,32%). Se l’aumento che ha riguardato il totale industria si è per così dire "fermato" al 76,79%, l’edilizia invece è passata da zero ore nel 2007 a 135.496 ore nel 2008. All’interno della gestione industria sono state la meccanica e quella di trasformazione dei

prodotti agricoli a pesare in misura maggiore (in quest’ultimo caso nel 2008 sono giunte a compimento alcune procedure richieste già nel 2007). Il complesso di imprese del settore cosiddetto secondario al netto delle imprese artigiane ha sommato, a fine 2008, 2.633 unità. Rispetto al 2007 sono 58 le unità in meno (nel settore si so-

no però avute nell’ultimo anno 81 cancellazioni d’ufficio e questo ha pesato sul confronto tra i due periodi). Le imprese di natura manifatturiera ammontavano a 1.417, quelle edili a 1.170. Pari a 26 le imprese operanti nell’industria estrattiva e a 20 in quella energetica. Tutto il settore metalmeccanico è molto ben rappresentato a Piacenza considerato che vi appartiene più del 40% delle imprese manifatturiere non artigiane. Le imprese che appartengono ai settori Industria ed edilizia e che non sono iscritte all’Albo artigiani hanno in prevalenza la forma giuridica della società di capitale. Per le costruzioni il peso di questa forma giuridica è del 55% sul totale mentre per l’industria si sale al 63%. Le società di persone rappresentano il 21-22% del totale mentre sono in forma di ditta individuale l’11% delle manifatturiere ed il 17% delle imprese edili. Se si esegue la stessa analisi prendendo come riferimento le imprese artigiane che lavorano negli stessi settori di attività emerge una profonda differenziazione del peso delle singole forme giuridiche. L’incidenza delle società di capitale scende al 2% nell’edilizia e al 4% nell’industria, le società di persone diventano il 32% del totale nel secondario e si fermano all’11% nelle costruzioni mentre le ditte individuali arrivano a rappresentare una quota dell’87% delle imprese edili e del 64% nell’industria. CONTINUA A PAGINA 13

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LIBERTĂ€

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Rapporto economia

LIBERTÀ Sabato 9 maggio 2009

Comparto da 1.006,7 milioni

Tra il 2000 ed il 2008 la crescita dello stock è arrivata a Piacenza al 14,02% Le imprese edili rappresentano il 45,12%

Il 2008 un anno molto negativo SEGUE DA PAGINA 11

ARTIGIANATO Per l’artigianato manifatturiero il 2008 è stato un anno carico di risultati negativi. Tutti gli indicatori congiunturali (produzione, fatturato, ordini) sono risultati in riduzione rispetto al 2007, che già era tornato a rallentare. Le variazioni in assoluto meno pesanti hanno riguardato l’export che, anzi, nell’ultimo trimestre dovrebbe essere risultato in crescita rispetto alla fine del 2007. Le imprese artigiane registrate a Piacenza a dicembre 2008 sono arrivate a quota 9.417 (9.391 quelle attive). L’incidenza delle imprese artigiane sul totale delle registrate è leggermente aumentata rispetto all’anno passato (29,46%). La variazione di stock osservata tra il 2007 ed il 2008 è stata di 65 unità, ovvero dello 0,7%, pari a circa un punto percentuale in più rispetto a quella osservata l’anno scorso. La variazione annuale è stata positiva anche per Cremona, Lodi e Pavia oltre che per il livello nazionale. Le province emiliane anche nel 2008 non hanno saputo eguagliare il tasso di crescita dell’artigianato che si è verificato in Lombardia dove a Pavia la variazione di stock è stata dell’1,83%. Tra il 2000 ed il 2008 la crescita dello stock è arrivata a Piacenza al 14,02%. Superiori al 22% le variazioni che han-

I nuovi artigiani: alberghi ristoranti, costruzioni e servizi In crescita le imprese come società di capitale e ditte individuali Imprese artigiane registrate Piacenza e confronti territoriali. PROVINCE

2000

Piacenza Parma Reggio Emilia Cremona Lodi Pavia Emilia Romagna Italia

2007

8259 14192 18433 9185 5216 14302 134524 1395478

no interessato sia Lodi che Reggio Emilia. E’ Parma la provincia nella quale la crescita è stata più contenuta. I settori che presentano un saldo attivo tra imprese iscritte e cessate nella nostra provincia sono cinque: agricoltura, attività manifatturiere, costruzioni, servizi alle imprese e sanità. Per tutti gli altri grup-

9.352 15.637 22.653 10.217 6.311 15.790 148.752 1.494.517

13

2008

9417 15468 22559 10341 6388 16079 147888 1496645

pi il tasso di crescita è negativo. Il valore assoluto più negativo riguarda di nuovo i trasporti (-38 imprese), seguito dal commercio e riparazioni di beni (-18 unità). Il saldo più ampio è stato nelle costruzioni (+99 realtà) la cui dinamica ha però iniziato a rallentare (l’anno passato il saldo era stato di 132 u-

Variaz. % 2007/2008

0,70 -1,08 -0,41 1,21 1,22 1,83 -0,58 0,14

Variaz. % 2000/2008

14,02 8,99 22,38 12,59 22,47 12,42 9,93 7,25

nità). Al netto di questo contributo la differenza tra imprese iscritte e cessate sarebbe stata negativa per 34 unità (comprese le cessazioni eseguite d’ufficio che sono state 16). Va detto che le imprese edili rappresentano il 45,12% delle imprese artigiane registrate mentre quelle manifat-

turiere arrivano al 23,4%. Esaminando il complesso delle imprese artigiane per classi di età di iscrizione, si può osservare più del 50% delle stesse ha iniziato ad operare dopo il 2000, il 23,49% tra il 1990 e il 1999 mentre meno del 3% ha avviato l’attività prima del 1970. Alberghi e ristoranti, costruzioni e servizi alle imprese sono i settori nei quali lavora l’incidenza maggiore delle imprese più giovani. Sono quindi questi gli ambiti nei quali si sta concentrando la nuova imprenditoria artigiana. Per contro le imprese "storiche" ancora in attività si individuano nelle riparazioni di beni (10), nelle manifatture (9), nelle costruzioni (3), negli altri servizi pubblici (2) per finire con i trasporti (dove resiste solo 1 impresa nata tra il ’50 ed il ’59). Nel corso dell’ultimo anno è aumentata a Piacenza la consistenza delle imprese artigiane che hanno assunto la forma della società di capitale (+26 realtà) e della ditta individuale (+92) mentre hanno ridotto la propria consistenza

le società di persone (-50) e le altre forme giuridiche (-3). Anche nel periodo più ampio (2006/2008) sono cresciute società di capitale e ditte individuali e sono invece calate le società di persone. Solo a Lodi le società di persone sono risultate in aumento nel 2007 per poi scendere nel 2008. Alla luce di queste variazioni piuttosto contenute, è sostanzialmente invariata la ripartizione per forma giuridica del complesso degli artigiani. Pressoché inalterato il numero dei titolari di carica. La variazione numerica positiva più consistente ha riguardato il settore dell’edilizia (+74), quello primario (+6) e quello degli altri servizi (+6). Il valore aggiunto del settore artigiano è stato stimato dall’Istituto Tagliacarne, con riferimento al 2006. Complessivamente il comparto avrebbe prodotto, a Piacenza, 1.006,7 milioni di euro. Industria e costruzioni nel loro complesso hanno un peso sul totale del 64%. Un settore che a Piacenza incide ancora in misura elevata sul valore aggiunto artigiano, nonostante tutti i cambiamenti e le difficoltà degli ultimi anni, è quello dei trasporti. La quota di pertinenza è del 17,7%, ben superiore a quanto si osserva in tutti i confronti territoriali (nelle altre province il range di variazione è compreso tra il 10% ed il 12,9%). CONTINUA A PAGINA 14 e.09.05.09

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Piccola e media distribuzione

I prodotti alimentari diminuiti dello 0,9% gli altri scesi del 2,1%. Il migliore andamento da ipermercati, supermercati e grandi magazzini

Un decremento del 2,5 per cento SEGUE DA PAGINA 13

COMMERCIO E TERZIARIO Il settore terziario contava, alla fine del 2008, 15.675 imprese registrate (71 in meno rispetto al dicembre 2007). Nella determinazione delle variazioni di stock emerge di nuovo un ruolo giocato dalle cancellazioni d’ufficio che hanno ripulito gli archivi depurandoli di 164 realtà che non erano più operanti ma che risultavano ancora iscritte. Al netto di queste cancellazioni tra il 2007 ed il 2008 si sarebbe registrato un incremento per 93 unità. Lavorando sui dati al lordo delle cancellazioni d’ufficio, si evidenziano i settori in crescita : sono quelli dei servizi alle imprese (attività immobiliari, noleggio, informatica e ricerca) e degli alberghi e ristoranti, entrambi con 34 realtà in più del 2007, l’istruzione (+4), la sanità (+3) e gli altri servizi pubblici sociali e personali (+2). Hanno invece segno meno le variazioni sullo stock delle imprese del commercio e riparazione di beni personali (-86), dei trasporti e comunicazioni (-43) e dei servizi monetari e finanziari (-16). E’ stata elevata la contrazione delle imprese di commercio all’ingrosso (1,78%) mentre quella delle unità di commercio al dettaglio non è arrivata all’1%. Nell’ambito del settore trasporti e comunicazioni la riduzione delle imprese che esercitano attività nei trasporti terrestri ha superato il 4% ma sono comparse 4 imprese in più nello stock di quelle dedite a servizi di recapito postale e telecomunicazioni. La diminuzione che ha interessato imprese operanti nel set-

Commercio: in flessione il bilancio delle vendite Solo la grande distribuzione è riuscita a crescere: +1,3 per cento tore dei servizi ausiliari all’intermediazione finanziaria è stata invece del 2,4% . Del 2% in positivo la dimensione della variazione a carico delle altre attività professionali ed imprenditoriali (pari a 22 unità in più). E’ sicuramente un segnale dello stop che ha incontrato l’attività edilizia. Le imprese con connotazione artigiana attive nel terziario sono 2.734 (l’1,87% in meno rispetto al 2007). Esse rappresentano il 17,44% del totale. Questi artigiani del terziario lavorano per il 32,77% nei servizi pubblici sociali e personali, per il 31,82% nei trasporti, per il 24,73% nel commercio e riparazione di beni. Buona la presenza anche nel settore dei servizi alle imprese (9,95%). Nell’ultimo anno il numero di esercizi attivi con superficie di vendita a Piacenza si è ridotto di 10 unità che percentualmente equivalgono ad un -0,19%,arrivando nel complesso a 5.126. Le specializzazioni merceologiche che hanno l’incidenza maggiore a Piacenza sono l’abbigliamento e pellicceria (12,62% del totale e a loro carico si è registrata una riduzione nell’ultimo anno), gli altri esercizi non specializzati non alimentari (10,73% del totale, calo nel 2008),

Imprese del settore terziario ed incidenza sul totale Piacenza e confronti territoriali - Anno 2008 Imprese settore terziario

Incidenza del terziario sul totale

15.675 22.831 25.634 15.320 9.460 24.636 245.216 3.215.857

48,99 47,44 43,67 49,80 51,71 49,02 51,39 52,68

Piacenza Parma Reggio Emilia Cremona Lodi Pavia EMILIA ROMAGNA ITALIA

Fonte: Elaborazioni CCIAA di Piacenza su dati Infocamere Stock View

e i non specializzati con prevalenza alimentare (8,88% del totale, in aumento rispetto al 2007). Prosegue a Piacenza la crescita delle imprese che praticano il commercio ma non in sede fissa. L’entità della variazione 2007/2008 è di 2,32 punti percentuali. Nel 2001 il numero di ambulanti era a Piacenza pari a 616 unità, è arrivato a 749 nell’ultimo anno. Gli ambulanti itineranti p.09.05.09

hanno conosciuto a Piacenza un nuovo incremento anche nel 2008 mentre di nuovo si è ridotto il numero degli ambulanti con posteggio fisso (sono pari rispettivamente a 397 quelli a posteggio fisso, 261 quelli itineranti). Il settore degli intermediari: a Piacenza il loro numero complessivo è aumentato tra il 2007 ed il 2008 dello 0,49%, per effetto di una nuova crescita della numeroCONFAGRICOLTURA

sità dei commercianti all’ingrosso a fronte di una diminuzione degli intermediari del commercio e degli intermediari del settore auto. Le caratteristiche strutturali del sistema distributivo locale possono essere lette anche grazie all’ausilio dei dati del Ministero dello sviluppo economico. L’indagine che dà il quadro al 1° gennaio di ogni anno- ci mostra come il 2007 abbia di fatto rappresentato un momento di cambiamento nell’assetto delle tipologie commerciali investigate (grandi superfici specializzate, grandi magazzini, supermercati, ipermercati e minimercati). Sono cresciute le grandi superfici specializzate (con un incremento dell’occupazione pari al 26,57%) così come gli ipermercati (da 2 a 4 con più del raddoppio delle forze lavoro impiegate), sono aumentati anche i grandi magazzini e i supermercati (ma gli addetti sono diminuiti) mentre è venuto meno un minimercato. Il rapporto tra le superfici di vendita e il numero degli abitanti è cresciuto in misura accentuata per Grandi superfici specializzate e Supermercati; ha invece subito un calo nel caso dei Grandi magazzini.

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Il bilancio annuale delle vendite - in base all’indagine congiunturale di Unioncamere Emilia Romagna - è stato caratterizzato da una flessione in termini monetari dello 0,7 per cento: una performance certo non brillante, ma in ogni caso migliore del valore registrato a livello Italia, che si attesta ad un -2,5. Tra le classi dimensionali, solo la grande distribuzione è riuscita a crescere (+1,3 per cento), ma su ritmi inferiori a quelli medi del quinquennio precedente pari a +3,9 per cento. La piccola e media distribuzione ha subito un nuovo decremento (-2,5 per cento), che ha consolidato la fase negativa in atto da inizio decennio. Nell’ambito dei settori di attività, i prodotti alimentari sono diminuiti dello 0,9 per cento, mentre quelli non alimentari sono scesi del 2,1 per cento. Il migliore andamento annuale è stato evidenziato da ipermercati, supermercati e grandi magazzini, la cui crescita del 2,2 per cento è tuttavia risultata più contenuta rispetto a quella media del triennio 2005-2007, pari al 5,6 per cento. A determinare questo andamento sono stati i soli esercizi della grande distribuzione. Gli stessi esercizi hanno inoltre registrato una quota di chi ha giudicato il magazzino adeguato pari al 77 per cento, su valori decisamente bassi in rapporto al passato. Durante tutto il 2008 i commercianti piacentini hanno denunciato un calo delle vendite al confronto con lo stesso trimestre dell’anno precedente. Il secondo ed il quarto trimestre sono stati quelli più negativi.

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Rapporto economia

LIBERTÀ Sabato 9 maggio 2009

La voce degli industriali

«Si avverte un’aria nuova, il momento di caduta economica sembra essersi fermato, adesso bisogna lavorare per la ripresa con prodotti innovativi»

La ricetta: poco budget, più creatività

Giglio: primi spiragli si torna ad investire Crisi, più ottimista il presidente degli industriali di Piacenza oco budget e molta creatività. La ricetta della Brawn Gp per sbaragliare in Formula 1 avversari ben più corazzati piace a Sergio Giglio, presidente di Confindustria Piacenza, che la caldeggia anche per le imprese piacentine. Ecco la bussola per reagire non solo nella stagione della crisi sub-prime, ma ogni volta che il mercato si contrae: innovazione, agilità, senso della sfida. E a Piacenza intanto si sente un’aria nuova, si torna ad investire: «Avevamo toccato il fondo e piano piano ci stiamo stabilizzati, è un buon segnale». «La crisi - riprende Giglio - è anche un’opportunità e nelle difficoltà saltano fuori le soluzioni vincenti, proprio come sta accadendo con la Brawn, compagnia low cost che ha dato i risultati migliori nel proprio mercato». C’è stato un momento - argomenta Giglio - qualche settimana or sono, in cui per una serie di situazioni il pessimismo ha prevalso sull’ottimismo: «Due mesi fa tutto volgeva al peggio, oggi le cose vanno meglio. Basta un indicatore, la maggior richiesta di macchine,

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di materie prime e poi c’è minor volatilità nella Borsa che ha un suo equilibrio e se pure il Pil scenderà a meno 4,4 per cento, sembra che la caduta si sia fermata». E ci sono gli effetti dell’intervento globalizzato da parte delle varie banche e istituti mondiali, l’azione della Fed che ha fatto ripartire il mercato finanziario. Segnali che inducono il

a crisi economico-finanziaria che ha investito tutti i settori produttivi ha determinato, tra l’altro, l’aumento delle difficoltà di accesso al credito per le piccole e medie imprese. E’ un contesto che ha portato i consorzi fidi a svolgere una funzione cruciale di sostegno ai fabbisogni finanziari delle imprese. Proprio in questa prospettiva si è concretizzata, in questi ultimi mesi, l’azione di Cofind, il consorzio di piccole e medie imprese industriali piacentine, che svolge la propria azione guidato dai criteri della mutualità e dall’assenza di scopo di lucro. Con una convergenza d’intenti che ha visto come protagonisti

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mondo imprenditoriale, finanziario ed economico in senso lato a respirare meglio. «Questo vale anche per noi» prosegue il presidente degli industriali, alludendo all’Italia e a Piacenza. «So da imprenditori amici e colleghi che sta tornando una certa voglia di investire - spiega Giglio - quindi abbiamo buone speranze che tra la fine del 2009 e l’inizio del

Sergio Giglio, presidente di Confindustria Piacenza

2010 si rialzi la testa». I migliori distretti, le imprese più pronte a proporre prodotti nuovi, sono stati penaliz-

zati, è vero, dalla recessione, come dice Emma Marcegaglia, da qui l’esigenza costante, ancor oggi, di avere dalle banche

In campo per i fabbisogni finanziari delle imprese

Funzione cruciale di Cofind Banca di Piacenza, Cariparma e Piacenza, Il presidente Cofind e ConEnrico Ghiadoni findustria Piacenza è stato infatti messo a punto un importante strumento finalizzato a consolidare le passività a breve o a spostare nel medio periodo le esigenze di liquidità a breve termine. Attraverso la forma tecnica del mutuo chirografario, le imprese

possono ottenere un importo massimo di 300mila euro da restituire in 36 mesi, oltre ad un massimo di 1 anno di preammortamento. Il Cofind interviene con una garanzia accessoria pari al 50% dell’importo concesso. Il tasso è variabile e collegato all’Euribor 3 mesi/360 media mese precedente + 1,00 punto percentuale. E’ stata inoltre prevista la possibilità, da parte di Cofind, di riconoscere un contri-

buto in abbattimento tasso di 0,25 punti percentuali, limitatamente al periodo di preammortamento e fino a concorrenza dei fondi disponibili a tale scopo. Il rimborso avviene in rate mensili o trimestrali posticipate e nessuna spesa di istruttoria viene applicata dagli Istituti di credito. Si tratta di un accordo che rappresenta sia per l’oggetto, sia per le condizioni, una concreta significativa risposta all’attuale fase congiunturale e che si aggiunge

un flusso positivo di credito: «Tema al centro anche delle nostre richieste, ma a onor del vero le banche locali non hanno mai fatto mancare credito, sono state solo più selettive». La nostra provincia deve essere pronta alla ripresa. «Il 25 maggio incontreremo i candidati alle Provinciali, Gian Luigi Boiardi e Massimo Trespidi e proprio come Confindustria ha fatto con i candidati europei chiederemo quali sono i programmi su sviluppo, territorio, imprese e infrastrutture. E ripeteremo che, sull’emergenza ponte di Po, è il caso di coinvolgere, noi lo faremo, il nostro economista Ettore Gotti Tedeschi, presidente di Srg SpA F2i, Fondi Italiani per le infrastrutture e membro del Cda della Cassa Depositi e prestiti». Patrizia Soffientini patrizia.soffientini@liberta.it

alle convenzioni già in essere con i principali istituti di credito operanti sul nostro territorio, grazie alle quali le imprese possono utilizzare le garanzie offerte da Cofind per accedere a tutta una serie di finanziamenti a breve-medio termine oppure a medio-lungo periodo. Cofind è inoltre sportello operativo di Fidindustria Emilia-Romagna (il consorzio fidi regionale a favore delle pmi). Infine Cofind svolge la propria azione in costante sinergia con Confindustria Piacenza, e l’efficacia dei propri interventi di garanzia viene rafforzata dal sostegno finanziario che la Camera di Commercio di Piacenza destina al sistema di consorzi fidi.


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LIBERTÀ Sabato 9 maggio 2009

La voce dei sindacati

L’esplosione della cassa integrazione ordinaria già alla fine del 2008 si è addirittura accentuata quest’anno: ma bisogna anche guardare oltre

Di fronte a segnali preoccupanti CGIL

Qualità, le imprese facciano uno scatto in avanti di MICHELE RANCATI

a crisi economica come occasione per le aziende di investire sulla qualità del lavoro e dell’occupazione. Ne è convinto il segretario provinciale della Camera del lavoro Gianni Copelli, che prima di tutto mette in guardia il sistema sul possibile perdurare della congiuntura negativa. «Qualcuno dice che c’è la luce in fondo al tunnel - afferma - ma io dico di stare attenti che non si tratti di un treno che arri-

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CISL va e ci travolge. Non voglio essere pessimista, ma è indispensabile non fare calare il livello di attenzione verso le problematiche delle imprese e dei lavoratori». Anche alla luce dei dati relativi alla cassa integrazione ordinaria: «A Piacenza era praticamente assente da anni - spiega Copelli ma il 2008 ha visto un finale piuttosto burrascoso con un suo aumento del 600 per cento, nei primi quattro mesi del 2009 è cresciuta addirittura del 1.100 per cento. Da qualche settimana abbiamo sottoscritto in Commissione provinciale di concertazione un nuovo protocollo che offre nuovi strumenti di tutela e riqualificazione per chi è coinvolto da problemi aziendali, così come ci

sono stati alcuni provvedimenti della Regione che suppliscono Gianni Copelli alle carenze segretario Cgil del Governo, che pare non voler considerare la gravità della crisi. Ma tutto ciò deve essere accompagnato da uno scatto in avanti del sistema delle imprese, che oltre a concentrarsi sul radicamento territoriale deve investire sulla qualità: oggi si compete solo con prodotti di eccellenza e per farli è indispensabile un organico il più qualificato possibile. Anche perchè altrove hanno materie prime e manodopera a basso costo».

UIL

Ragionare di democrazia economica econdo il segretario provinciale della Cisl Gianni Salerno bisognerà attendere la fine dell’estate per iniziare a sperare che l’economia piacentina si risollevi dalla crisi. «Che nel nostro territorio - precisa - ha auto effetti meno “violenti" che altrove ma che ha comunque portato molti problemi alle aziende e ai lavoratori. A mio avviso in queste settimane abbiamo raggiunto il punto più basso, resta da capire con quale velocità e efficacia riusciremo a risalire la china».

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Ma il quadro non è solo a tinte fosche: «L’allarme - spiega Salerno - è legato all’esplosione della cassa integrazione ordinaria e ai tanti precari a cui non sono stati rinnovati gli accordi: in questi mesi la nostra attenzione, assieme a quelle delle istituzioni locali, si è concentrata su questi aspetti. Ma le casse integrazioni straordinarie sono ancora poche e alcuni settori come la raccorderia e la perforazione dimostrano di reggere bene». Il segretario Cisl è convinto che la crisi rappresenti anche l’occasione per le imprese di poter rivedere le proprie strutture: «Per sopravvivere le aziende dovranno necessariamente ripensare al proprio ciclo produttivo, che ten-

ga conto dei nuovi standard ambientali e delle difficoltà di acGianni Salerno cesso al credisegretario Cisl to che avranno. Chi riuscirà a garantirsi una forte capitalizzazione e a ottimizzare i processi interni, uscirà da questo momento notevolmente rinforzato. E speriamo che finalmente si possa cominciare a ragionare seriamente di democrazia economica, cioè dell’apporto diretto che i dipendenti devono dare alla gestione di una società in tutti i suoi aspetti, a partire dalla presenza nel suo capitale».

l’Ugl, qualcuno sta sfruttando questo periodo difficile come pretesto: «I problemi ci sono ed è giusto affrontarli con onestà da entrambe le parti - aggiunge la Bevilacqua - ma c’è chi tende a esasperarli per poi utilizzarli come pretesto per ristrutturazioni o riorganizzazioni aziendali non indispensabili, che generalmente penalizzano i dipendenti». Per il sindacato, Piacenza è una delle province in cui la crisi si è fatta meno sentire: «Il tasso di disoccupazione si mantiene basso spiega la segretaria provinciale e regionale - e il ricorso agli ammortizzatori sociali è molto cresciuto ma non ha toccato le cifre spaventose di realtà come Bologna, Modena e Reggio Emilia. La

meccanica e tutto il suo indotto fatto di piccole e picTullia Bevilacqua colissime imprese sono segretario Ugl quelli che hanno sofferto di più, il crollo dei consumi ha prevedibilmente penalizzato anche il commercio, ma dobbiamo ammettere che le istituzioni locali si sono mosse in maniera adeguata». Le difficoltà stanno terminando? «Nessuno lo può dire - risponde la Bevilacqua - anche se qualche segnale positivo c’è: per ripartire c’è bisogno di idee e fiducia, a cominciare da quella delle banche nei confronti delle aziende».

UGL

Per Piacenza arriva il momento più duro Piacenza la crisi non ha ancora raggiunto il suo apice: fino ad ora il sistema provinciale ha resistito meglio che altrove, ora arriva il momento più duro in cui dovremo tutti dimostrare unità di intenti». Il monito arriva da Massimiliano Borotti, segretario provinciale della Uil. «Le grandi difficoltà di queste settimane - aggiunge - derivano soprattutto dalla difficoltà di poter programmare il lavoro e gli investimenti: le commesse arrivano a sin-

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ghiozzo, non si riesce a guardare al di là di due-tre mesi, se l’orizzonte fosse più a medio-lungo termine si riuscirebbe a capire cosa ci aspetta, ma purtroppo non è possibile. Questa situazione delle realtà più grandi e importanti - prosegue Borotti - sta avendo un tremendo effetto a cascata sulla miriade di piccole e piccolissime imprese che rappresentano l’indotto e danno da lavorare a migliaia di persone, le quali non possono contare su pochissime forme di ammortizzatori sociali. Soffre molto anche il commercio, visto che il potere di acquisto di salari e pensioni continua a crollare». Come se ne può uscire? «Gli annunci non bastano - dice Bo-

rotti - e sinceramente fino ad ora non abbiamo avuto una rispoMassimiliano Borotti sta adeguata segretario Uil da parte del governo. Ci vogliono atti e provvedimenti concreti, a partire magari dalla revisione del sistema degli ammortizzatori sociali che dia possibilità di un adeguato intervento non solo in momenti di crisi. A patto che ci sia molta attenzione, evitando che qualcuno utilizzi la cassa integrazione in modo distorto e eccessivo, attribuendo alla crisi problemi differenti che non è riuscito a risolvere altrimenti».

Contratti di solidarietà contro la crisi ontratti di solidarietà. Questa la soluzione ideale per molte crisi aziendali secondo la segretaria provinciale e regionale dell’Ugl, Tullia Bevilacqua. «Si tratta di un ammortizzatore sociale che consiste nella riduzione dell’orario di lavoro a ciascun lavoratore - precisa senza che però nessuno venga lasciato a casa. Purtroppo la sua applicazione è praticamente pari a zero, le dirigenze sembrano non conoscerli o non volerli applicare». Anche perchè, secondo

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LIBERTÀ Sabato 9 maggio 2009

La voce degli artigiani

I piccoli imprenditori, soprattutto in certi settori, pagano la situazione generale e chiedono più aiuto per contrastarla

La richiesta di maggiore attenzione CNA

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Autotrasporto: una crisi che coinvolge tutti

Pagamenti in ritardo, ormai è un’emergenza

Nel 2009 primi timidi spiragli di miglioramento

pe aziende sono in grave sofferenza. In molti casi hanno già perduto un patrimonio importantissimo: la forza lavoro specializzata e si sono verificate riduzioni delle commesse del di ANNA ANSELMI 60%». Sul tema della sicurezza che, ribadisce Costantini, resta ella città della logisti- «prioritario», la Cna chiede sia aca, la crisi dell’auto- scoltata la voce competente di trasporto deve essere chi opera quotidianamente sul motivo di riflessione per tutte le campo. Invece ora gli artigiani si parti sociali. Ogni cittadino può confrontano con «una produzioconstatatare i parcheggi pieni di ne normativa floridissima, che mezzi pesanti fermi; i camion obbliga le aziende ad aggiornarstranieri in sosta per si o, peggio, a cambiare giorni nelle zone della spesso in corsa - il modo logistica, con autisti che di lavorare». Per favorire vivono per settimane la ripresa, Costantini lontani da casa e che sottolinea il contributo soggiornano nei pardella cooperativa di gacheggi in condizioni ranzia Unifidi per l’aclontane dalla nostra vicesso al credito, l’apporsione dei diritti acquisiti to di Cna innovazione e dei lavoratori». Dario Il presidente la positiva partecipazioCostantini, presidente Dario Costantini ne delle imprese in della Cna di Piacenza, gruppo agli appalti. Tra parte dalla grave situale richieste rivolte a livelzione dell’autotrasporto lo locale e nazionale: «Una conper "fotografare" l’artigianato certazione reale, senza essere piacentino. «Il quadro globale è consultati solo a cose fatte»; «più come prevedevamo peggiorato», agevolazioni per l’imprenditoria prosegue Costantini, perché allo in rosa e giovanile»; «un coinvolstato attuale «o le nostre aziende gimento diretto delle nostre achiudono o i nostri imprenditori ziende dei trasporti nel sistema tornano a essere concorrenziali, di mobilità di merci e persone»; utilizzando la forza lavoro in mo- «una riduzione coraggiosa della do da azzerare tutti i progressi di burocrazia, passando per ammiciviltà conquistati nel tempo». La nistrazioni che cantierano più osoluzione potrebbe giungere sol- pere possibili e che devono accetanto «prendendo decisioni forti lerare tempi imbarazzanti nei in aiuto di un settore che sta mo- pagamenti», «un’analisi seria surendo». Pessimo l’avvio nel 2009 gli ammortizzatori sociali, riserdi metalmeccanica ed edilizia. vandoli anche a chi si sta rimboc«Quest’ultima dovrebbe però ri- cando ancora una volta le manisentire dei benefici del Piano Ca- che per far fronte alla crisi causasa, mentre nella meccanica trop- ta dai creativi della finanza».

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dro, Acerbi cita lo stato di stallo dell’economia in generale, un incremento giudicato fuori norma dei prezzi delle case tra il 2007 e il 2008, l’innalzamento improvviso dei tassi dei mutui. «Entro la ’artigiano di per sé sa fine dell’estate 2009 si spera che reagire di fronte alle dif- il costo dei mutui possa stabilizficoltà, grazie alla fanta- zarsi verso il basso». Agli istituti sia e alla flessibilità, ma se il mer- di credito il pensiero di Acerbi si cato non dà alcun segnale diven- rivolge anche in relazione a un ta impossibile la ripresa». Gior- altro aspetto della questione: «Gli gio Acerbi, presidente della Libe- artigiani potrebbero superare la ra associazione artigiani di Pia- stasi del mercato delle nuove cocenza, evidenzia come le piccole struzioni dedicandosi alla manue medie imprese sia editenzione e alla ristruttuli sia meccaniche stiano razione dell’esistente». risentendo pesanteQui entrano in gioco le mente degli effetti negabanche: «Il mondo fitivi in cui sono coinvolti nanziario ha poca liquialtri settori dell’econodità da reinvestire e mia, rispetto ai quali padunque ora pone vincotiscono oltretutto trattali eccessivamente rigomenti penalizzanti. «Le rosi. Senza denaro non banche sono diventate Il presidente si possono fare lavori e molto rigide per quanto Giorgio Acerbi così anche l’ambito delriguarda i criteri di acle ristruttuazioni è fercesso al credito; d’altra mo». Acerbi parla di efparte gli artigiani sono fetto a catena, tra le cui gli ultimi a essere pagati una vol- vittime c’è anche l’autotrasporto. ta eseguiti i lavori, perché hanno La meccanica, legata alle subformeno forza contrattuale. Così niture, sta registrando un forte quando c’è un rallentamento calo nelle esportazioni: «Con nella liquidità - osserva Acerbi - l’eccezione di poche mosche siamo i primi a farne le spese». bianche, imprese fino a ieri molGuardando al settore delle co- to attive sono tutte in cassaintestruzioni, il presidente della Li- grazione. Officine superspeciabera sottolinea come la crisi si sia lizzate che hanno investito in fatta sentire nell’estate: «Attorno macchinari adesso non sanno all’edilizia girano molte imprese come far fronte agli impegni». Il artigiane piacentine, che sono ritardo nei pagamenti ha assunstate coinvolte in questa grave si- to i contorni di un’emergenza: tuazione. Con sofferenza i can- «Non c’è un collega che non sia tieri avviati sono andati avanti, in attesa dei denari per lavori ma in parte sono poi rimasti in- conclusi da tempo». Aiuti stanno venduti e gli artigiani non sono giungendo da cooperativa Unifistati pagati». Ad aggravare il qua- di e da Camera di Commercio.

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c’è però il caso «di alcuni settori, specie le subforniture, che hanno risentito del sensibile calo di commesse per le grandi imprese, le quali hanno ritirato i lavori esterni, facendoli eseli ultimi mesi del 2008 da guire all’interno dell’azienda dimenticare, mentre il stessa». Sul fronte dei crediti, 2009 avanza con "timidi l’Unione artigiani da settembre spiragli di miglioramento". Pie- è entrata nell’Unifidi Emilia Rotro Bragalini, presidente pro- magna, che si rapporta direttavinciale di Upa - Federimpresa, mente con le banche per favoconferma come l’instabilità ge- rire finanziamenti a tasso agenerale sia stata avvertita anche volato agli artigiani: «Nei primi a livello locale: «Il mondo arti- tre mesi del 2009, la concessiogiano ha registrato e sta ne di garanzie al sistesoffrendo la crisi, che ma bancario da parte dalla passata estate ha di Unifidi ha riscontramesso in ginocchio la to una forte impennagrande azienda induta, superando i 250 mistriale e il commercio». lioni di euro nell’intera «Ci sono stati eviregione, di cui 35miliodenti appesantimenti ni relativi alla sola Pianei settori che da anni cenza. I tassi agevolati sono in difficoltà» evi- Il presidente sottolinea Bragalini denzia Bragalini, citan- Pietro Bragalini sono parametrati aldo l’autotrasporto, cui l’euribor, che per il mesi è purtroppo aggiunta se di maggio è l’edilizia: «Dal settembre 2008 dell’1,437%, oltre a uno spread si è verificato un tracollo delle dello 0,675% (con un tasso lorvendite, causato dalla stretta do pari dunque a 2,11%) o delcreditizia che le banche hanno lo 0,875% (con un tasso lordo di messo in campo e, in parte, dal- 2,348%), a seconda che si tratti la mancanza di certezza del fu- di investimenti o liquidità». In turo da parte della famiglia». Si periodi come questo, le impresarebbe così innescato un cir- se «lamentano il peso sempre colo vizioso, con ripercussioni troppo elevato della burocrasui privati e sulle imprese. Ep- zia, che comporta ulteriori copure i primi, piccoli segnali di sti. Sono entrate in vigore nuoripresa sembrano arrivare pro- ve disposizioni normative, coprio «dai settori delle costruzio- me quelle per la sicurezza e ni e metalmeccanico». Se in ge- l’ambiente, che spesso risultanerale l’artigianato piacentino no incomprensibili a un arti- spiega Bragalini - ha sofferto giano, sulle cui spalle vanno ad meno delle grandi aziende, for- addossarsi ancora spese per la te del fatto di essere formato in formazione e l’aggiornamenbuona parte da microimprese, to».

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Rapporto economia

LIBERTÀ Sabato 9 maggio 2009

La voce del commercio

«Le famiglie non hanno risorse da spendere per lo shopping supplementare» «Scontiamo una debolezza strutturale»

Preoccupa l’attuale momento UNIONE COMMERCIANTI

CONFESERCENTI

«Già da tre anni c’erano segnali della crisi»

«A Piacenza non ci sono settori al riparo»

saintegrazione; anche a Piacenza. Eppure «la situazione non è poi così disastrosa - sostiene il direttore dell’Unione Commercianti - è in stallo. C’è qualche segnale di ripresa, dovuto sopratdi ELISABETTA PARABOSCHI tutto alle numerose attività promozionali e ai saldi, che contriiamo stati considerati a buiscono a risollevare le attività lungo delle Cassandre, commerciali; ma noi temiamo ma ora la situazione è che l’ondata di crisi si protragga sotto gli occhi di tutti». ancora a lungo». Crisi, vendite in calo e fatturaA essere maggiormente colpiti ti che precipitano. Parla chiaro sono ovviamente i piccoli comGiovanni Struzzola, direttore del- mercianti, il classico negozio del l’Unione commercianti vicinato che sembra ordi Piacenza: «Già da tre mai destinato a scompao quattro anni il settore rire; sopravvivono (anha avvertito i segnali di che loro comunque non una situazione econosenza difficoltà) le granmica difficile e spinosa: di distribuzioni. E le consumi in discesa libecause sono sempre le ra, fatturati che seguono stesse. Almeno a Piacena ruota. Oggi è una realtà za. Si denuncia ancora concreta, che non ri- Giovanni «la mancanza di adeguarda più solo pochi Struzzola guate infrastrutture, settori, ma l’intera sol’assenza di parcheggi e cietà: si cerca inutilmenla politica di interdiziote di ottimizzare delle misure di ne alle autovetture» che rappreincremento degli acquisti, ma le sentano ormai un tratto carattefamiglie non hanno risorse da rizzante del centro di Piacenza. spendere per lo shopping sup- «Soprattutto nella parte nord delplementare». la città il problema parcheggio è Vive sul quotidiano il commer- piuttosto serio» aggiunge Struzcio piacentino: sull’indispensa- zola; un’area piuttosto penalizzabile e nulla di più. E a soffrire è il ta questa, a cui l’Unione Comsettore dell’abbigliamento, ma mercianti di Piacenza ha cercato anche quello dell’alta tecnologia, di venire incontro col progetto che sembrava uno dei più solidi; “Baia sul Po" sostenuto anche dal persino gli alimentari ormai ri- Comune. E ovviamente se si parcorrono allo stratagemma degli la di area nord di Piacenza, non si sconti. «Non dobbiamo - prose- può tacere del ponte crollato: gue Struzzola - meravigliarci: il «Anche il commercio della nostra commercio segue l’andamento città subirà delle conseguenze dell’economia, risente della si- per una situazione che sinceratuazione generale». Calano i red- mente sembra tutto fuorché così diti in famiglia, aumenta la cas- transitoria».

on è una novità questa crisi. Almeno non lo è per Fausto Arzani, direttore di Confesercenti Piacenza che parla di «debolezza strutturale». «Siamo in crisi da anni - spiega e nel passato il commercio costituiva un ammortizzatore sociale per far fronte alle difficoltà delle realtà industriali, artigianali e agricole: ora invece è debole e gli effetti sono devastanti». A Piacenza la situazione presenta luci ed ombre. Parla chiaro Confesercenti: «Non ci sono settori al riparo, i beni durevoli sono i più Fausto colpiti, mentre para- Arzani dossalmente il settore moda ha risposto bene, almeno in determinati casi: i saldi da poco trascorsi sono stati ottimi». Lo stesso non si può dire del settore alimentare che progressivamente sta colando a picco, «almeno per quanto riguarda le grandi distribuzioni che marcano il passo, mentre si mantiene ancora l’ambulantato e il piccolo negozio del vicinato». L’unico settore che apparentemente non manifesta segnali di disagio sembra essere quello del turismo: «Basta vedere i ponti del 25 aprile e del 1 maggio da poco trascorsi», spiega il direttore di Confesercenti. Ma può davvero andare tutto bene? Arzani risponde: «E’ una

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crisi subdola, apparentemente non preoccupante, ma in realtà le proteste ci sono e si fanno sentire». La criticità maggiore è quella delle piccole imprese, «verso le quali le banche si mostrano più chiuse e meno sensibili», denuncia Confesercenti. Eppure sembra che il peggio debba ancora venire: «Le grandi crisi, come quella di Coalpi e Campagnolo, non sono paragonabili alla situazione che viviamo oggi», spiega Arzani, «pensiamo che il momento di default sarà raggiunto a mediolungo periodo. L’economia odierna è come una locomotiva che entra in stazione ed ormai è ferma: noi siamo l’ultima carrozza, ancora in movimento ma per poco. Il terziario è ormai arrivato al capolinea». Esistono soluzioni efficaci? «Bisogna essere realisti. Non abbiamo ancora visto delle iniziative concrete da parte del Governo». E a livello locale? Confesercenti Piacenza non le esclude, anche se «è difficile immaginare degli interventi così limitati, sarebbe necessario un piano di strategie più ampie e profonde: è a questo che sta pensando Confesercenti, ad agire su un ambito nazionale». Ma qualcosa anche a Piacenza si muove: «Domandiamo che sia incrementato l’impegno contro la vendita abusiva, che i centri commerciali extraurbani siano considerati capitale sociale e ci sia un’azione per sostenere il consumo interno». (ep)

«Tradito il risparmio della gente»

prestito, anche se invariabilmente i tempi di pagamento si allungano», spiega la Cordani. Ma non finisce qui il dramma dei consumatori: «Federconsumatori deve agire anche sul llarme-risparmio». A fronte degli indebitamenti per lanciarlo è Angela Cor- l’acquisto di una casa ma anche dani, presidente di Fe- di altri beni di consumo», va aderconsumatori Piacenza che vanti la presidente. «In questo delinea per la città una situazio- caso due sono le situazioni che ne drammatica. «Ogni giorno af- ci troviamo ad affrontare: il mufrontiamo dei problemi che de- tuo attraverso le banche oppure rivano dalla crisi - dice - e sono tramite le finanziarie». I consuquelle situazioni che noi defi- matori non riescono a pagare e niamo del “risparmio allora che fare? La ritradito". Ci sono stati i sposta è una sola, almecrac di Cirio, Parmalat, no per quanto riguarda ma ora la crisi riguarda i sistemi bancari: «Certutti, è globale ed anche chiamo degli accordi a livello locale è stato per tenere in sospeso le colpito di nuovo il rirate del mutuo», spiega sparmio: oggi a noi si rila Cordani. Decisamenvolgono i numerosi te più spinoso e probleconsumatori che si so- Angela matico è invece il conno fidati delle banche e Cordani fronto con le finanziache invece adesso si ririe: «In questi casi la sitrovano in mano dei tituazione è più difficile, i toli spazzatura». tassi imposti ai consumatori Anche a Piacenza sono deci- spesso sono davvero al limite ne coloro che si rivolgono a Fe- dell’usura», sostiene la presiderconsumatori: traditi dalle dente di Federconsumatori. banche, detentori di titoli in caE del resto, titoli e mutui a duta libera e magari con mutui parte, a minacciare i risparmi da pagare. È dura la vita dei ri- dei piacentini sono le spese di osparmiatori piacentini di oggi; gni giorno, le bollette in contied è tragica la situazione de- nua crescita da pagare, i gestori scritta dalla Cordani. «Di chi è la sempre più onerosi: Federconcolpa?» si chiede Federconsu- sumatori vede nero: «Rispetto al matori, che per far fronte alla passato la situazione è drasticacrisi agisce su più fronti: per mente peggiorata». E il «passaquanto riguarda i titoli vengono to» non è questione di anni: «Da seguite delle assicurazioni col- gennaio c’è stato un boom di rilegate a forma di previdenza chieste da parte dei piacentini maggiori, mentre per le assicu- conclude la Cordani - e pensiarazioni «portiamo avanti delle mo purtroppo che sia un fenoproposte di riconversione del meno destinato a durare». (ep)

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LIBERTÀ

Sabato 9 maggio 2009

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Rapporto economia

LIBERTÀ Sabato 9 maggio 2009

La voce dell’agricoltura

Gli agricoltori locali si trovano alle prese con un quadro che evidenzia complessità, ma che al tempo stesso lascia spazio a nuove prospettive

Tra tradizione e innovazione COLDIRETTI

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Dalla crisi opportunità per il nostro progetto

Montagna: una risorsa da sfruttare

Il pomodoro tiene ma bisogna restare in guardia

gli agricoltori esercitano nei confronti degli altri attori della filiera. Basti pensare che per ogni euro speso dal consumatore, solo 17 centesimi finiscono nelle tasche degli agricoltori: il di CLAUDIA MOLINARI resto va all’industria, ai servizi e soprattutto alla grande distriarte proprio dalla crisi il buzione organizzata». Il seconprogetto innovativo di do vero problema denunciato Coldiretti, che propone ai da Coldiretti sta nel fatto che consumatori un una iniziativa per ogni prodotto agricolo reaconcreta attraverso la quale lizzato nei campi o negli alleval’organizzazione punta alla rea- menti situati in Italia, si sviluplizzazione di una filiera agroali- pa un Made in Italy alimentare mentatre tutta italiana, cinque volte più granfirmata dagli agricoltode tra contraffazioni e ri. «Possiamo ripartire imitazioni. Nonostante spiega lo stesso presiciò l’agricoltura italiadente di Coldiretti Piana è una grande realtà cenza Luigi Bisi - proche ha in sé le potenprio dalla situazione zialità per trovare una difficile alla quale sianuova strada. mo giunti. Queste diffiDa qui l’intenzione coltà possono rappre- Il presidente di Coldiretti di realizzasentare un’ occasione Luigi Bisi re «un grande sistema unica per far riacquisiagroalimentare, che re il primato alla verità premi i produttori e ofe alla concretezza che sono le fra ai consumatori prodotti di parole d’ordine dell’agricoltura qualità e a un prezzo giusto». italiana». In questa ottica Col«Sarà una filiera italiana fino diretti propone un progetto in in fondo - aggiunge il presidenfavore delle imprese italiane e te di Coldiretti Piacenza - perdei consumatori: un progetto ché tutti i processi devono avpresentato recentemente a Ro- venire in Italia. Un sistema nel ma alla convention, alla quale quale sarà garantita trasparenhanno preso parte quindicimi- za attraverso un’etichettatura la agricoltori e i massimi vertici adeguata, che indichi l’origine del Governo e delle Istituzioni. del prodotto e il legame con il In questa occasione Coldiretti territorio. Con ricadute molto ha presentato il "piano spesa si- positive non solo per gli agricolcura" per portare il vero Made tori, ma per tutta l’economia e in Italy sulle tavole al giusto i territori. Protagonisti della geprezzo. stione di questa filiera saranno «Il primo vero problema del- gli agricoltori, sempre più diretl’agricoltura - spiega Bisi - è il tamente in prima linea anche basso potere contrattuale che attraverso i farmer market».

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centro a Fiorenzuola, in centro. Proprio con l’obiettivo di facilitare la vita ai soci, che sempre meno possono permettersi di perdere tempo». Per quanto riguarda le colture i allarga a vari ambiti l’ana- tipiche del nostro territorio, lisi attraverso la quale CIA - Malchiodi manifesta alcune Confederazione italiana a- preoccupazioni: «Oltre che ovgricoltori, legge la realtà dell’a- viamente il prezzo del latte, gricoltura provinciale. «Come guardiamo con molta attenzioper tutto il comparto agricolo ne anche il pomodoro. Per il nazionale in questo momento - quale non possiamo permetterspiega il presidente di CIA Pia- ci errori di programmazione». cenza Giovanni Malchiodi - il Molto complesso il discorso delnostro settore vive una la montagna sul quale situazione congiuntuCia Piacenza ha sviluprale non facile. Tuttavia pato una particolare vi è proprio per questo "vocazione": «In una sil’opportunità di riaffertuazione di complessimare la centralità delva difficoltà - chiarisce l’agricoltura nell’econoMalchiodi - emergono mia. Un esempio in alcune possibilità che questo senso è proprio devono poter essere offerto dall’impegno Il presidente sfruttate adeguatamenche l’organizzazione si Giovanni Malchiodi te. Innanzitutto le asta assumendo nei congroenergie che potrebfronti delle popolazione bero trovare in montaterremotate dell’Abruzzo. Anche gna un felice sviluppo e che dein questo caso al di là della rac- vono essere valorizzate adeguacolta fondi (Cia per l’Abruzzo), tamente, ma anche i pascoli. Uvi è una forte volontà per rilan- na vera risorsa per la montagna ciare vendita dei prodotti agroa- che potrebbe favorire l’insedialimentari tipici dell’Abruzzo». mento di allevamenti da carne, In termini operativi questo specializzati nella produzione impegno si traduce anche nel biologica». Importante, seconporre il massimo impegno nel do Malchiodi, rimane il problemigliorare i servizi per i soci, ma del latte in montagna, che «perché siamo consapevoli che dovrà essere risolto attraverso oggi le aziende non si possono progetti specifici: «In particolare permettere disservizi di alcun - chiarisce - pensiamo ai minigenere». caseifici, per la produzione di «In questa direzione - conti- prodotti caseari freschi, che rapnua il presidente - va letto lo presentano una via percorribile sforzo messo in atto dall’orga- - forse l’unica - per mantenere nizzazione piacentina che ha re- viva la zootecnia da latte in centemente aperto un ufficio in montagna».

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Europea; la politica comunitaria che ha ampliato i contingenti di produzione ed abolito i meccanismi di compensazione valutaria nel momento meno opportuno. Per tutti questi motivi, urge n quadro che evidenzia che la Ue adotti seri provvedicomplessità, ma che la- menti di contrasto, con l’immescia anche spazio a nuove diata reintroduzione, sia pure prospettive. Questa la valutazio- temporanea, di alcune misure ne complessiva di Michele Lodi- soppresse». giani, presidente di ConfagricolMentre a livello nazionale tura Piacenza. «Il primo settore Confagricoltura chiede il riconoche dobbiamo prendere in esa- scimento dello stato di crisi e l’ame - chiarisce - è la zootecnia, dozione delle misure conseper la quale ci lasciamo guenti, migliore la situaalle spalle, con molta azione invece per quanto marezza, la "querelle" riguarda il pomodoro, sul decreto latte. Solo che «costituisce ancora l’incessante pressione un punto di forza dell’eesercitata da Confagriconomia della nostra coltura, con estese maprovincia». Tuttavia per nifestazioni sul territola campagna 2009 bisorio che non hanno mai gnerà vigilare affinché travalicato i limiti della Il presidente sovrapproduzione e caciviltà, ha permesso so- Michele Lodigiani lo dei consumi non porstanziali miglioramenti tino ad una depressione al testo definitivo: tuttadel mercato con consevia possiamo dire con buona ra- guenze gravi. «E se il settore del gione di avere limitato i danni, vino assicura ancora vitalità econon certo esprimere soddisfa- nomica ad una fascia importanzione». te del nostro territorio - altriMa Lodigiani entra anche nel menti destinato all’abbandono merito del problema del prezzo i produttori dovranno in vista del latte alla stalla: «Alla pesante della nuova OCM e anche del situazione attuale che vede il lat- nuovo disciplinare dei DOC piate fermo ai livelli di prezzo di 25 centini essere ben consapevoli anni fa, concorre un insieme di che la competizione è forte e che circostanze: un calo dei consumi insieme al vino occorre promuoindotto dalla crisi economica, vere il territorio. Infine per quancui non ha corrisposto in misura to riguarda la cerealicoltura non sufficiente la contrazione dell’of- va dimenticato il ruolo che svolferta dei nostri trasformati tipici; ge sul nostro territorio il polo del il rafforzamento dell’euro sul mais dolce, così come non vandollaro che rende di fatto impos- no sottovalutate le opportunità sibile l’esportazione dei surplus potrebbero derivare dalla filiera produttivi in aree extra Unione agroenergetica».

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Il mondo delle cooperative è meno colpito dalla crisi Una sorta di patto di solidarietà aiuta le diverse imprese di ELISABETTA PARABOSCHI

a cooperativa salverà l’economia? Forse no, però una certezza c’è: il mondo cooperativistico è di gran lunga quello meno colpito dagli effetti devastanti della crisi. Non è un allarme quello lanciato dai presidenti di Confcooperative e Legacoop Francesco Milza e Marco Carini: le cooperative piacentine non se la passano male. Nessuna situazione di “default" o di crisi aziendale, allontanato lo spauracchio della “"recessione", si parla di calma. «Una fase di stallo», la definisce Legacoop; e del resto Piacenza non presenta eccezioni, anzi si mostra piuttosto in linea con le altre realtà del territorio. E pure senza ammortizzatori sociali si resiste, «anche

L

perché non abbiamo registrato casi che richiedano questi tipi di intervento» spiega Confcooperative, «Semmai ci sono stati episodi di interscambio fra le varie cooperative di medesimo genere che hanno permesso di garantire il lavoro ai nostri associati». Un patto di solidarietà dunque: ed in effetti è proprio questo lo strumento che permette al mondo cooperativistico piacentino di non retrocedere di fronte a un’economia disastrata, ma anzi di riuscire a navigare nell’oceano del mercato attraverso l’arma del consenso e della condivisione. «Una forma di impresa di persone e non di capitali»: questa la definizione di «cooperativa» secondo il presidente di Legacoop. Ed in effetti è azzeccata: qui si possono rintracciare

i segreti di un mondo che costituisce una felice eccezione nell’universo economico. Niente drammi dunque per le cooperative piacentine, ma solo qualche leggera contrazione: «come quella che interessa il settore agro-alimentare» precisa Milza, «anche se nel complesso va bene: dalla produzione alla logistica e al deposito non abbiamo riscontrato punti di criticità». Piacenza si riconferma ancora una volta polo dell’agro-industriale. Diversa è invece la situazione del settore abitativo: Legacoop registra un mercato immobiliare fermo che contrasta con la buona tenuta dei servizi di produzione lavoro; Confcooperative parla di «cooperative lungimiranti nell’ambito dell’edilizia abitativa e impegnate in un

Marco Carini, presidente di Legacoop

«La nostra forza? Privilegiare le persone, non i capitali» a crisi sembra colpire tutti, anche il mondo delle cooperative? Per Marco Carini, presidente di Legacoop, è però necessaria una precisazione: «Il mondo delle cooperative non sta vivendo una fase di recessione - spiega - ma sta affrontando un periodo di calma. È in stallo». Alla base ci sono dati molto chiari, che registrano un incremento percentuale del 3% circa per i valori di produzione nel 2008. Aggiunge Carini: «Si parla di cooperazione in generale, ma comunque la situazione piacentina non rappresenta certo un’eccezione: i dati relativi allo scorso anno parlano di un miglioramento e in tempi di crisi come quelli odierni è particolare». Il motivo è chiaro: per il presidente di Legacoop, il tratto caratterizzante la forma di impresa delle cooperative è tutto racchiuso in quella che lui stesso definisce «tipicità anticiclica»: perché il mondo cooperativistico risente meno degli effetti della crisi globale e anzi è per sua natura portato a sostenere meglio tali periodi di

L

Marco Carini:«Stallo,non recessione»

difficoltà? «In parte perché i settori delle cooperative sono meno coinvolti», spiega Carini, «e poi non è possibile sottovalutare le caratteristiche di questa forma di impresa, basata sulle persone e non sui capitali: la sua capacità di saper stare sul mercato come un qualunque soggetto privato, la possibilità di seguire le regole interne basate sul consenso e sulla condivisione e quelle esterne improntate sulla logica dell’economia».

paio di interventi a filiera». «La contrazione non riguarda solo le domande dei consumatori spiega Milza - ma è anche causata dalle difficoltà del sistema bancario a concedere mutui». Il presidente di Confcooperative parla anche del settore dell’artigianato: «non abbiamo realtà significative - dice - ma immagino che anche in questo ambito i problemi siano seri». A costituire un’eccezione sembra invece essere il comparto della progettazione sociale: il carattere pubblico garantisce la loro erogazione. Ma sia Confcooperative che Legacoop sono d’accordo: «I problemi dei servizi socio-assistenziali non vanno ricercati negli effetti della crisi» spiegano: «questo ambito sconta i rinnovi contrattuali».

Nel settore cooperativo,Piacenza si mostra in linea con le altre realtà italiane.

Francesco Milza, presidente di Confcooperative Ed è forse questo senso di appartenenza, «che non è uguale in tutti i settori», a costituire un valido strumento contro gli effetti della crisi: «Nell’ambito dei servizi la condivisione è meno sentita - aggiunge il presidente di Legacoop - mentre è decisamente più forte nel sociale e nella produzione lavoro». Restano comunque le difficoltà generate da un’economia che ormai sembra essere a pezzi: le cooperative sono state meno colpite, ma i segnali della crisi non mancano. Ci sono distinzioni di settore? «In questo momento è difficile tracciare dei bilanci, perché ogni cooperativa li chiuderà nelle prossime settimane» spiega Carini. «Posso dire che sulla base di una mia personale percezione, la crisi ha evidentemente colpito il consumo: la gente spende meno. Anche il settore abitativo ha risentito dell’attuale situazione problematica: il mercato immobiliare è fermo già da un po’». Ma tra i punti di criticità, qualche ambito si salva: «Sicuramente i servizi di produzione lavoro, ossia chi fa i cantieri, non chi vende case aggiunge Carini - e il settore delle cooperative sociali che hanno però dovuto affrontare i problemi derivanti dai rinnovi contrattuali». (ep)

«La situazione è meno critica e drammatica del previsto» on ci sono situazioni di default e di crisi aziendale. È questo il bilancio tracciato dal presidente di Confcooperative Francesco Milza, che ne è a capo dal 2004. «Nel settore dei servizi all’impresa siamo ricorsi a una sorta di interscambio fra le varie cooperative di medesimo genere che ha permesso di garantire il lavoro ai nostri associati». Una specie di patto di solidarietà insomma, per arginare e fronteggiare la crisi: «E comunque la situazione è meno critica e drammatica del previsto - continua Milza -dobbiamo affrontare problemi di altro tipo, come l’anomalia di alcune offerte riguardo ai servizi erogati: problematica che del resto non costituisce di certo una novità. E poi ovviamente non si può negare che l’eccessivo risparmio da parte dei consumatori incide in parte anche nei nostri settori». Da numerosi decenni Confcooperative rappresenta ed assiste sotto il profilo politico-sindacale un sistema territoriale di imprese impegnate nei diversi comparti della produzione e dei servizi; negli ultimi anni l’asso-

N

Francesco Milza:«Nessun default»

ciazione ha visto aumentare le sue adesioni, fra cui si conta anche un istituto di credito cooperativo. È di fronte a una crisi che coinvolge globalmente tutti i settori dell’economia che Confcooperative agisce: «C’è da considerare che molte nostre cooperative non hanno degli ammortizzatori sociali. Se ne parla da tempo, ma per ora non sono presenti situazioni che richiedano questi tipi di interventi». Ma quali sono i comparti più colpiti? E quali invece quelli che

ancora resistono ai colpi della crisi? Piacenza si riconferma centro nevralgico del settore agro-alimentare: «Dalla produzione alla logistica e al deposito questo è un comparto che va bene: nel complesso ha subito una leggera contrazione ma non abbiamo rilevato particolari problemi». Qualche punto di criticità è invece quello riscontrato nell’edilizia abitativa: «In questo settore le cooperative si sono mostrate lungimiranti e alcune sono impegnate in interventi a filiera. È innegabile riscontare una contrazione, che tuttavia non riguarda solamente le domande del mercato: il problema è soprattutto nel sistema bancario che con difficoltà è disposto a concedere dei mutui. Anche solo rispetto ad un anno fa i cambiamenti sono stati evidenti e si fanno sentire». E l’artigianato? «Noi non abbiamo realtà significative di artigianato, ma immagino che la situazione non sia delle migliori», commenta Milza. Per quanto riguarda infine la progettazione sociale, «i servizi socio-assistenziali devono essere erogati e dunque lo sono anche ora: le cooperative sociali scontano un rinnovo contrattuale molto forte, ma hanno il sostegno del Comune che ha recepito il problema». (ep) g.09.05.09

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Rapporto economia

LIBERTÀ Sabato 9 maggio 2009

Produzione, più uno per cento

Leggero aumento per cooperative di consumo, dettaglianti, coop sociali e di servizi, agricoltura In calo le coop di abitazione e lavoro

Ma riduzione per l’ultimo trimestre SEGUE DA PAGINA 14 Molto discreta la movimentazione delle cooperative registrate a Piacenza nel corso del 2008. Sono state solo 4 infatti quelle conteggiate in più nello stock (pari ad una variazione percentuale dello 0,69%). La consistenza delle imprese cooperative registrate a Piacenza è cresciuta di 15 unità nel corso del 2007, equivalenti ad una percentuale del 2,66%. Un calo di imprese cooperative registrate si è avuto solo nel contesto lodigiano mentre nelle altre province di confronto il segno della variazione è positivo. L’incidenza delle cooperative attive rispetto a quelle registrate è superiore al 60% in tutte le province in esame oltre che nel contesto regionale emiliano romagnolo; sta sotto a questo valore nella media del Paese. A Piacenza, in particolare, è passato dal 58,72% del 2007 al 60,21%. Le cooperative piacentine rappresentano il 7,84% di quelle regionali mentre il totale delle imprese piacentine è pari al 6,7% di quelle regionali: la forma cooperativa è quindi meglio rappresentata a Piacenza rispetto ad altre forme giuridiche. L’incidenza delle imprese cooperative sul totale delle registrate è di nuovo salita leggermente arrivando all’1,82% (dall’1,74% del 2005). Nel corso del 2008 a Piacenza abbiamo registrato 23 iscrizioni di cooperative a fronte delle quali si sono avute 19 cessazioni (con una movimenta-

Le cooperative piacentine il 7,84% di quelle regionali Cresce il peso delle coop di costruzione, in calo quelle agricole Cooperative registrate Piacenza e confronti territoriali, 2006 - 2007 e 2008.

Piacenza Parma Reggio Emilia Cremona Lodi Pavia Emilia Romagna ITALIA

2006

2007

2008

564 772 968 460 462 632 7.133 146.592

579 759 983 474 465 676 7.275 148.916

583 774 995 486 449 683 7.435 150.114

Variaz. % 2006/2007

Variaz. % 2007/2008

2,66 -1,68 1,55 3,04 0,65 6,96 1,99 1,59

0,69 1,98 1,22 2,53 -3,44 1,04 2,20 0,80

Fonte: Elaborazione CCIAA di Piacenza su dati Stock View

zione in entrambi i sensi maggiore di quella del 2007). Il numero maggiore di iscrizioni fatta eccezione per le non classificate - si è addensato nelle costruzioni (3/23); le cessazioni invece hanno riguardato diversi settori con singole unità. Il dato più significativo ha riguardato gli Altri servizi (8 cessazioni/19). Il tasso di crescita

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delle cooperative a Piacenza nel 2008 è stato così dello 0,69%. Può essere interessante osservare che tra le iscrizioni 19 hanno riguardato società cooperative a responsabilità limitata per azioni mentre 12 delle 19 cessazioni sono state a carico delle società cooperative a responsabilità limitata. Il settore degli altri servizi

pubblici sociali e personali resta quello con la maggiore incidenza sul totale (20,41%) ma il suo peso si sta gradualmente riducendo. Per contro è il settore dei Servizi alle imprese quello che sta crescendo con progressione continua (19,38% nel 2008, era il 17,9% nel 2006). Tra il 2007 ed il 2008 è salito anche il peso delle cooperative di

costruzione (dal 10,88% all’11,32%), è invece calato leggermente (dal 10,88% al 10,63%) l’incidenza delle cooperative agricole. Vi sono settori nei quali le variazioni numeriche osservate dal 2000 sono particolarmente importanti. Per i trasporti, ad esempio, il numero delle cooperative è più che raddoppiato (dalle 21 del 2000 alle 44 del 2008). La variazione complessiva invece si è fermata al 16,14%. Sanità ed istruzione continuano a restare i due ambiti di attività nei quali le cooperative pesano maggiormente rispetto al totale delle imprese esistenti. Nel primo caso le cooperative rappresentano il 29,2% delle imprese registrate mentre nel secondo arrivano al 14,58%. Nel settore degli Altri servizi pubblici sociali e personali è l’8,69% delle imprese presenti che ha la forma della cooperativa. Nell’ultimo anno le Società cooperative - che rappresentano quasi il 93% delle cooperative attive - sono aumentate a Piacenza del 3,82% mentre le società cooperative consortili

sono diminuite di 25 punti percentuali (di fatto 1 unità). Stabile il numero di cooperative sociali. A Parma questa forma giuridica è ben rappresentata, basso invece il numero di cooperative sociali a Cremona e Pavia. Per quanto concerne l’andamento economico delle imprese cooperative per l’anno 2008, un contributo all’analisi viene dai dati preconsuntivi forniti dalle diverse centrali regionali di AGCI, Confcooperative e Legacooperative riportati nel rapporto di Unioncamere Emilia Romagna. Secondo i dati di Legacooperative il valore della produzione manifesta un trend di contenuto aumento (probabilmente pari all’1 per cento) mentre le tendenze di utili e occupazione fanno prevedere un forte ridimensionamento per la prima grandezza e una sostanziale stabilità per la seconda (l’occupazione fa registrare, però, segnali di riduzione per l’ultimo trimestre dell’anno). E’ possibile anche compiere un’analisi dell’andamento delle cooperative iscritte trasversale ai settori. Per quel che riguarda il valore della produzione, l’andamento preconsuntivo per il 2008 vede una sostanziale stabilità, o al più un leggero aumento, per parecchi comparti quali consumo, dettaglianti, cooperative sociali e di servizi. Lo stesso indicatore viene previsto in aumento per l’agricoltura ed in diminuzione per le cooperative di abitazione ma stabile per le cooperative di produzione e lavoro. CONTINUA A PAGINA 30


Rapporto economia

LIBERTÀ Sabato 9 maggio 2009

Il fatturato è in aumento

L’unico settore che registra una diminuzione del fatturato è quello delle cooperative di consumo, tutti gli altri segnano aumenti

Cresce l’occupazione complessiva

Incrementi delle quotazioni in tutti i settori del comparto agroindustriale Il settore vitivinicolo ha registrato un aumento della produzione SEGUE DA PAGINA 29

sociali saranno stabili o al più in leggero aumento. Anche i dati preconsuntivi Per quanto concerne l’occupazione, il preconsuntivo forniti da Confcooperative 2008 indica invariabilità per i consentono un’analisi delcomparti del consumo, dei l’andamento economico per dettaglianti, della produzione il 2008 delle cooperative adelavoro e dell’abitazione. Il pa- renti. Si conferma l’inversiorametro è previsto stabile o in ne di tendenza verificatasi nel leggero aumento per le coo- 2007 e cominciata nel 2006, con variazioni perative sociadel valore delli e di servizi ed in aumento Il settore lattiero caseario la produzione superiori al per le coope- E’ stabile sia sotto tasso di inflarative agricole. zione per quaVenendo alla l’aspetto produttivo si tutti i settori redditività (in- sia delle quotazioni di attività. tendendo coIl comparto me tale la produzione di utili), questa è agroindustriale conferma la prevista in forte riduzione per situazione del 2007: dopo alle cooperative agricole e di cune annate di forti riduzioni consumo ed in riduzione per delle quotazioni dei prodotti quelle di produzione e lavo- agricoli all’origine, si registrano incrementi delle quotazioro. Per il comparto servizi gli ni in quasi tutti i settori. Il setutili sono previsti stabili tore ortofrutticolo si carattementre per le cooperative di rizza per la tenuta dei livelli abitazione si parla di utili sta- produttivi della frutta estiva bili o in leggera riduzione ed (ad eccezione di ciliegie ed alinfine quelli delle cooperative bicocche) ed un aumento Supplemento gratuito al numero odierno di LIBERTÀ

Non può essere distribuito separatamente da Libertà

DIRETTORE RESPONSABILE

Gaetano Rizzuto

CAPOREDATTORE CENTRALE Alberto Agosti

Cooperative attive e registrate Piacenza e confronti territoriali - Anno 2008 PROVINCE

Cooperative Cooperative registrate attive

Piacenza Parma Reggio Emilia Cremona Lodi Pavia Emilia-Romagna ITALIA

351 537 692 337 275 430 5.187 78.358

Incidenza cooperative attive/regis.

583 774 995 486 449 683 7.435 150.114

60,21 69,38 69,55 69,34 61,25 62,96 69,76 52,20

Fonte: Elaborazione CCIAA di Piacenza su dati Stock View

delle quantità per la frutta invernale (ad eccezione delle pere). Buono è risultato anche il mercato della frutta destinato alla trasformazione dove l’industria ha assorbito tutto il prodotto a prezzi inte-

COORDINAMENTO REDAZIONALE Pier Carlo Marcoccia

PROGETTO GRAFICO Paolo Terzago

ressanti. Il settore vinicolo ha registrato un aumento della produzione di vino accompagnata da rilevanti scorte, il che ha portato ad una forte riduzione delle quotazioni in campagna. Il settore lattiero

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CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE PRESIDENTE

Donatella Ronconi

caseario risulta stabile, sia sotto l’aspetto produttivo, sia delle quotazioni che continuano, però, a non garantire la piena copertura dei costi di produzione. La crisi del consumo delle carni rosse ha contraltare positivo nell’aumento della domanda di quelle bianche. Una percentuale consistente delle vendite avviene, però, durante le iniziative promozionali che comportano una marginalità esigua. L’occupazione del settore agroindustriale risulta in sostanziale tenuta, anche se aumenta il ricorso all’occupazione avventizia. Il settore lavoro e servizi, pur evidenziando un incremento di fatturato, continua a presentare problemi in termini di marginalità, soprattutto per i settori a basso livello tecnologico. Continua il calo delle commesse nel settore delle costruzioni. Il settore della solidarietà sociale registra incrementi del fatturato, soprattutto per le grandi cooperati-

CONSIGLIERI Enrica Prati Francesco Arcucci Pierangelo Calegari

Maurizio De Luca Luigi Guastamacchia Alessandro Miglioli

DIRETTORE GENERALE Marco Zazzali

ve, ma risente di alcuni fenomeni negativi quali il calo della redditività a seguito dell’aggiudicazione degli appalti al massimo ribasso e l’allungamento dei tempi di pagamento da parte degli enti pubblici. I dati forniti da AGCI Emilia-Romagna hanno consentito un confronto della situazione al 25 novembre 2008 con quella esistente alla fine del 2007. Per quel che riguarda il complesso delle cooperative aderenti, il fatturato è in aumento così come anche l’occupazione complessiva (intendendo come tale quella data dalla somma del numero dei soci lavoratori e dei dipendenti non soci). Anche in questo caso è possibile analizzare l’andamento delle cooperative nei diversi comparti di attività. L’unico settore che registra una diminuzione del fatturato è quello delle cooperative di consumo, tutti gli altri (produzione e servizi, agricoltura e pesca, abitazione, cultura, solidarietà e credito e finanza) segnano, invece, aumenti. Per quel che riguarda l’occupazione (definita come detto più sopra) si hanno incrementi nei settori della produzione di servizi e dell’agricoltura e pesca, quello della solidarietà registra una diminuzione mentre gli altri sono stabili. FINE PUBBLICITÀ CONCESSIONARIA ESCLUSIVA

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